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38 AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2003 In cima al toubkal Testo e foto di Giovanni Marras Marrakesh, 3,30 di sabato 19 ottobre 2002 Dopo più di 29 ore questa lunghissima giornata, ini- ziata alle sei di questa mattina (o meglio di ieri), è al- la fine. Un'attesa interminabile all'aeroporto della Malpen- sa, bloccato dallo sciopero, ancora 2 ore di ritardo nella partenza da Casablanca per Marrakesh; alle 3, ma in Italia e nel nostro orologio biologico già le 5, arriviamo a Marrakesh in un albergo di fortuna; e l'e- spressione "di fortuna" è più che mai appropriata: ci sistemiamo sulla terrazza dell'albergo sotto il cielo, la luna piena, le stelle, lo splendente blu della volta ce- leste, il canto del muezzin. I compagni dei futuri giorni, GianMatteo, Antonio, Giorgio, Mauro e il nostro coordinatore Agostino, mi sembrano tutti delle brave persone. Il primo contatto con Marrakesh, un immensa e de- solatamente abbandonata piazza di asfalto sporco e sbrecciato, accanto all'albergo, dove ci lascia il tas- sista, rimanda a quell'impressione di degrado, ab- bandono, miseria di precedenti viaggi nelle terre di questa parte del mondo. Anche l'albergo l' "Ali" mi sembra squallido, sporco. Ma sopra la terrazza il cielo sopra di me dà un sen- so di incommensurabile bellezza che colora tutto quanto; mi addormento stanco e felice. Marrakesh, sabato 19 ottobre La piazza di Marrakesh, Jamaa el fna, vista ancora stamattina è uno sterminato e desolato piazzalone di asfalto, senza alcun ornamento o bellezza. Ma la sera avviene il miracolo: spuntano dal nulla in- numerevoli banchetti ove si cucinano le cose più dis- parate, teste di capretti, lumache, carni grigliate di tutti i generi, con l'ovvia esclusione dell' "immondo" maiale, tajine traboccanti di verdure conosciute e sco- nosciute, dolci dalle fogge strane trasudanti miele; at- torno ai banchetti tavole lunghe raccolgono clienti che mangiano sorseggiando uno squisito tè alla menta. E tutt'intorno per l'intera superficie della vasta piazza,

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Page 1: Marrakesh, 3,30 di sabato 19 ottobre 2002 Marrakesh ... · arriviamo a Marrakesh in un albergo di fortuna; ... venerdì 25 ottobre 1470 metri di salita. Una brutta vescica non

38 AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2003

In cima al toubkal

Testo e foto di Giovanni Marras

Marrakesh, 3,30 di sabato 19 ottobre 2002Dopo più di 29 ore questa lunghissima giornata, ini-ziata alle sei di questa mattina (o meglio di ieri), è al-la fine. Un'attesa interminabile all'aeroporto della Malpen-sa, bloccato dallo sciopero, ancora 2 ore di ritardonella partenza da Casablanca per Marrakesh; alle 3,ma in Italia e nel nostro orologio biologico già le 5,arriviamo a Marrakesh in un albergo di fortuna; e l'e-spressione "di fortuna" è più che mai appropriata: cisistemiamo sulla terrazza dell'albergo sotto il cielo, laluna piena, le stelle, lo splendente blu della volta ce-leste, il canto del muezzin.

I compagni dei futuri giorni, GianMatteo, Antonio,Giorgio, Mauro e il nostro coordinatore Agostino, misembrano tutti delle brave persone.Il primo contatto con Marrakesh, un immensa e de-solatamente abbandonata piazza di asfalto sporco esbrecciato, accanto all'albergo, dove ci lascia il tas-sista, rimanda a quell'impressione di degrado, ab-bandono, miseria di precedenti viaggi nelle terre diquesta parte del mondo.Anche l'albergo l' "Ali" mi sembra squallido, sporco.Ma sopra la terrazza il cielo sopra di me dà un sen-so di incommensurabile bellezza che colora tuttoquanto; mi addormento stanco e felice.

Marrakesh, sabato 19 ottobreLa piazza di Marrakesh, Jamaa el fna, vista ancorastamattina è uno sterminato e desolato piazzalone diasfalto, senza alcun ornamento o bellezza.Ma la sera avviene il miracolo: spuntano dal nulla in-numerevoli banchetti ove si cucinano le cose più dis-parate, teste di capretti, lumache, carni grigliate ditutti i generi, con l'ovvia esclusione dell' "immondo"maiale, tajine traboccanti di verdure conosciute e sco-nosciute, dolci dalle fogge strane trasudanti miele; at-torno ai banchetti tavole lunghe raccolgono clienti chemangiano sorseggiando uno squisito tè alla menta. Etutt'intorno per l'intera superficie della vasta piazza,

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saltimbanchi, cantastorie, danzatori, musicanti, gioco-lieri, incantatori di serpenti, venditori delle cose più im-probabili, miseri che vendono la loro povertà e le loromutilazioni.E poi la gente, incredibilmente tanta, quindici, forseventimila persone, un vociare continuo, il ritmico, oralento ora velocissimo, rullare di tamburi, gli applausi,onde di fumo di colori diversi che si levano dalle millecucine improvvisate.Impossibile non rimanere storditi, non essere coinvolti,fino, come è capitato a me, di decidere di fuggire, sal-vo poi rimanere per ore a guardare e a sentire dall’ al-to della terrazza dell'albergo "Ali" che sovrasta la mol-titudine di persone ma è sovrastata dalle luci, dalle vo-ci di questa magica piazza.

Tiziane, domenica 20 ottobreI primi paesi berberi, paglia, terra rossa e acqua, lostesso colore dei monti su cui si distinguono con le lo-ro linee diritte di piccole costruzioni fortificate, am-mucchiate le une sulle altre.La nostra guida si chiama Abdalì ed abbiamo tre mu-lattieri per altrettanti muli. Tutto è ridotto all'essenzialeper non caricare eccessivamente le bestie: se mangia-mo noi, loro aspettano, i piatti e le posate sono per sei.Il primo pranzo lo facciamo comunque in una casa ber-bera; al nostro arrivo, dopo una discesa da Tizi (chesignifica passo) t necht che abbiamo risalito prove-nendo da Imi ourhlad, una donna giovane ma dall'e-tà indefinibile accoglie Abdalì baciandolo rispettosa-mente sulla spalla, intorno cinque o sei bambini, pic-coli, belli, allegri che ci accolgono con gioia.Il pranzo è essenziale ma memorabile: l'ottimo panemarocchino intinto nell'olio, olive squisite, datteri e frut-ta secca (che però io, diffidente, non tocco) e un deli-zioso tè alla menta, verbena e altre erbe misteriose.La ricerca dell'acqua minerale a Quagmoute divieneun affare che coinvolge l'intero paese; abbiamo la sen-sazione che tutti o quasi gli abitanti si indichino a vi-cenda dove potremmo trovare l'acqua che ovviamen-te alla fine non troviamo: ma siamo fuori stagione enon ci sono venditori.Dormiamo a Tiziane in una casa berbera: la luna spen-de talmente che non può essere guardata. Ciò non-ostante il cielo, tersissimo, è pieno di stelle.

Rifugio di Tazarhart, o Lepinay(mt 3000), lunedì 21 ottobreSiamo saliti di 1400 metri: qui la parola confort è sco-nosciuta, si cammina duro, si mangia intingendo le ma-ni nello stesso piatto e come dice Agostino "bisognafarci l'abitudine" e mangiare come gli altri quello de-gli altri.Il rifugio è essenziale e le montagne tutte intorno ricor-dano un po' le nostre Alpi Marittime, soltanto i villag-gi dell’assif (torrente) n’Ouiassadene verso il basso e l’arido paesaggio all’ orizzonte ci ricordano dove sia-mo, ma è presto ricoperto da un mare di nebbia. Do-po il tramonto un freddo pungente e violente raffichedi vento ci costringono a rintanarci nel rifugio insiemead un gruppo composto da due australiane (una dellequali "intriga" subito Giorgio), un ragazzo svizzero, ealcuni neozelandesi. Sarà l'unico gruppo in cui ci im-batteremo durante il trekking.

Rifugio Toubkal, o Neltner(mt 3200), martedì 22 ottobreIl rifugio ci appare in cima alla valle, al centro di un'im-ponente bastionata. Sembra una fortezza del deserto,la fortezza del deserto dei tartari. I tetti sono piatti, evi-dentemente non deve poi nevicare tantoCi arriviamo dopo poco più di una mezza giornata dicammino, dopo essere scesi dal rifugio di Tazarhart,risaliti al Tizi n' taddat, da capo ridiscesi lungo il pie-troso costone della valle. Optiamo per dormire nellenostre tende, al centro la grande tenda bianca di Ab-dalì e dei mulattieri dove si cucina, si cena, si fa con-versazione e, la notte, questi ultimi dormono.Il sole si nasconde dietro la montagna già verso le 3del pomeriggio e la temperatura si fa subito rigida.La notte, la solita stellata che continua a lasciare sen-za fiato (anche perché fa decisamente freddino).

Jebel Toubkal (mt 4167), mercoledì 23 ottobreSalita alla cima del Toubkal.Ma che fatica: Giovanni, che poi sarei io, il sesto delgruppo, è sempre il fanalino di coda e a turno gli stan-no accanto Agostino, Mauro, o Giorgio.Una vista imperdibile, il deserto tutto intorno, un pae-saggio o una serie di paesaggi completamente diversida quelli che siamo abituati a vedere. Non ce ne an-dremmo più, ma il saggio Agostino ci richiama all'or-dine.Alle tende il sole va via alle 3, alle 6,30 si cena, alle 8siamo tutti in tenda a nanna.La notte sono "costretto" a uscire dalla tenda: la valleè bianca sotto una luna incredibile e le stelle sono dap-pertutto.

Lago Ifnil, Amsouzert, giovedì 24 ottobreSalita al Tizi n’ Ouanoumss e lunghissima discesa (al-la fine della giornata saranno 1800 metri) su un sen-tiero incassato tra alte rocce. La discesa sembra nondover mai finire, poi, le pareti che ci incombono ad-dosso si allargano aprendo dinanzi a noi un'immensadistesa di pietre. Diventiamo piccoli e distanti in unagrandiosa pianura, orlata sui lati da alte montagne echiusa alla fine da un lago dall'incredibile colore ver-de; sembra di vivere l'alba della creazione prima del-la vita: …"a glimpse of the world trough God's eye"…Ecco, mi viene il pensiero che se prima della creazio-ne della vita, avessi potuto vedere il mondo creato, ilquarto giorno della Genesi, avrei visto quello che og-gi i miei occhi hanno visto.Per tutta la traversata ci allontaniamo, nel silenzio, sen-za dire una parola, gli uni dagli altri.Dopo la sosta del pranzo, consumato a base delle so-lite ma oggi più deliziose crudités e sgombri, nella pros-simità del lago riparandoci dal sole in anfratti della roc-cia adattati a ricoveri per le bestie e i pastori, il cam-mino riprende: lunga discesa, meno ripida, riapparedopo quattro giorni la vegetazione, un vero e propriobosco, di nuovo il verde tenero dell'erba delle fasce,un paese berbero, Omsouzerte. Qui la vita è veramenteridotta all'essenziale: tranne che prodotti della terra,chiaramente appena sufficiente rispetto all'estensionedell'abitato, qualche bestia, alcune pecore oltre le so-lite capre, e gli immancabili polli, non c'è niente altro.Tappeti appesi fuori delle porte fanno pensare ad unuso domestico più che commerciale, del resto qui ho lasensazione che tutto sia identico a dieci, cinquanta,cento anni fa.

39AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2003

MAROCCO

Scendendo alla Valle dell’Assif N’Ouissadene

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40 AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2003

Dormiamo in una casa berbera: è stata predispostauna stanza con i tappeti per terra, ma scegliamo tuttidi dormire sulla terrazza; il cielo è stellato, la lunasplende (ripeto queste parole che però qui esprimonorealtà del tutto diverse).Alle otto tutti dormiamo.

Azib likemt, venerdì 25 ottobre1470 metri di salita. Una brutta vescica non mi dà tre-gua e ogni passo è molto doloroso. Arriviamo a Tizi n’Ououraine e la discesa attenua la frizione dello scar-pone sulla ferita. La sosta per il pranzo è accanto allasorgente, come al solito: in questi giorni le tappe delpranzo e della sera sono sempre state decise dalla pros-simità ad una sorgente.Il percorso successivo si svolge lungo una pianeggian-te valle solcata da un torrentello di un intenso blu. Ilpaesaggio è incredibilmente e selvaggiamente bello.Non incontriamo nessuno e per lunghissimi tratti il ru-more delle pietre e il lieve soffio del vento sono gli uni-ci suoni: è un pianeta deserto quello che attraversiamoe anche il cielo, da giorni, non rimanda immagini diuna vita al di fuori della nostra; la solitudine della mon-tagna e la solitudine del deserto si sovrappongono equello che tutti avvertiamo è al di là delle parole che lopossano esprimere.La sera, sopra le tende, il cielo è pieno di stelle.

Jagedirt, sabato 26 ottobreSalita di sofferenza, "appena" 800 metri di dislivelloma ogni passo è dolorosissimo. Mauro mi marca davicino e alla fine accetto la racchetta che già più voltemi aveva offerto. Poco più su, Giorgio mi dà la sua rac-chetta e si prende il mio zaino, va meglio, ma gli ulti-mi 30 metri mi sembrano non finire mai. Intorno il pae-saggio è, come sempre .”splendido,splendente”.Sul passo Agostino mi dà i suoi scarponi e prende imiei: per me è la fine delle sofferenze, per lui, ma losaprò solo a fine giornata, l'inizio di un piccolo dolo-re perché i miei scarponi gli sono un po' corti.

I 1300 metri di discesa mi sembrano lievi.La distesa pietrosa di Taggedirt, scelta da Abdalì peraccamparsi, irrita qualcuno di noi, probabilmente piùper la stanchezza, che ormai prende un po' tutti, cheper altro: in effetti, la sistemazione di stasera è miglio-re di altre. Un delizioso cuscus fa tornare il buon umo-re e alle nove (che tardi!) tutti a nanna.

Imlil, domenica 27 ottobreSiamo all' "hotel" (ma qui le parole esprimono realtàdel tutto differenti da quelle cui siamo abituati) Aksoual:tuttavia il posto è pulito e dignitoso, senz'altro più ac-cogliente dell'hotel Alì di Marrakesh, c'è un gabinetto,alla turca e senza carta ovviamente, finalmente la doc-cia perfino tiepidina, si mangia seduti su delle sedie in-torno al tavolo, ma il cibo non è un granché (Abdalì cicurava meglio) e, infine, c'è la corrente elettrica, la pri-ma volta da che siamo partiti da Marrakesh; mi ritro-vo a giocare come un bambino accendendo e spe-gnendo la luce con l'interruttore.Insomma, ci sembra di essere dei signori.Il trekking è finito: per me e GianMatteo prima deglialtri, già stamani a Taggedirt, da cui siamo scesi sulcassone di un fatiscente camioncino che a velocità ver-tiginosa ha disceso lo stretto sterrato tutto curve taglia-to lungo i ripidissimi e pietrosi pendii delle montagneche da Taggedirt conducono a Imlil; io e GianMatteo,letteralmente avvinghiati alle catene che collegavano lesponde del camion, ci siamo divertiti moltissimo, ma ioqualche raccomandazione alla Provvidenza di nongiocare brutti scherzi l'ho fatta.Gli 800 metri di salita di ieri e i 1300 metri di discesahanno definitivamente azzerato le mie capacità deam-bulatorie; bucato, doccia, disinfezione della ferita (benun'ora e una puzza di marcetto niente male, speriamobene, ad ogni buon conto a Mauro, che è il nostro me-dico, non dico proprio niente). A Imlil le curiosità, i tempi e i ritmi, veloci e lenti, co-munque incomprensibili, di questi luoghi: dappertuttoqui il tempo ha un valore diverso e l'efficienza e la lo-

gica sono l'ultima delle preoccupazioni…ma chissà sei folli non siamo noi anziché loro. Imlil non offre nulla:a parte l'odore dei muli cui però comincio ad affezio-narmi, e le solite cianfrusaglie che in questa stagionetrovano ancora meno acquirenti con l'effetto di rende-re se possibile ancora più insistenti i venditori.

Essaouira,lunedì 28, martedì 29 ottobreEssaouira, la "ben disegnata": ci arrivo non proprioben disposto, siamo dovuti scendere a sud in direzio-ne opposta a quella che porta alle città imperiali chemi interessano maggiormente, ma cambio rapida-mente disposizione d'animo: l'albergo Chakib ha lelenzuola lise, l'intonaco delle stanze che cade a pezzi,le pareti del locale doccia, un sottoscala privo di qual-siasi apertura, ammuffite, ma è decoroso, e probabil-mente il migliore degli alberghi in cui ci siamo ferma-ti, e poi appare pulito, anche nel gabinetto, e la doc-cia è veramente calda; è incredibile con quanta rapi-dità abbia iniziato ad apprezzare situazioni che avreidisprezzato appena dieci giorni fa, o forse, molto piùsemplicemente si è dilatata la mia capacità di espe-rienza. La cittadina, contornata dalle mura fortificate disegna-te nel 1700 dall'architetto francese Cornut con un evi-dente occhio al gusto e alla cultura araba, si affacciasull'Atlantico; all'interno delle mura non circolano vei-coli e i nostri bagagli, sempre più pesanti, vengono tra-sportati all'albergo con un carretto da un ragazzo cuiAgostino, che è il nostro severo cassiere, consegneràalla fine ben 10 dihran (sì e no 1 euro), ma il nostroragazzo è contento e si candida già per riportarci i ba-gagli fuori della cittadina quando partiremo.Poco prima del tramonto, nuvole turbinose di gabbia-ni stridenti ed impazziti accompagnano il rientro deipescherecci e lo sbarco del pescato effettuato a manoda un formicaio di persone che si muovono in modofrenetico e urlando in questa lingua così dura e guttu-rale: il pesce, di mille tipi, anche piccoli pescecani vaa finire sui banchi di marmo del mercato situato all'in-terno della città, ma parte viene prontamente stivato incasse coperte poi di ghiaccio che grandi furgoni tra-sporteranno verso destinazioni che ignoro. Non man-cano i poveri, anzi i miserabili, le vedove, con i bam-bini, che aspettano di ricevere il pesce: rumori, voci,visioni e colori indimenticabili.Dal porto, alla piazza, elegante con tanti tavolini fuo-ri cui sono seduti marocchini e anche molti stranieri,parte dei quali ho l'impressione che vivano qui; dallapiazza alle vie bianche su cui si affacciano finestre or-late di azzurro, le mille bottegucce e i micronegoziettiche offrono alimentari, spezie, essenze, dolci, artigia-nato di ogni genere, pelli, ceramiche, ma soprattuttooggetti di legno di tuia o di cedro per la cui lavora-zione Essaouira è famosa.Ancora gli odori, i colori, le luci e soprattutto i suoni:forse di questi giorni il ricordo più significativo rimar-rà quello dei suoni, delle voci, della musica, anzi del-le musiche che si intrecciano in questo mondo dando-gli una consistenza, una realtà assolutamente inimma-ginabile fuori di qui.Il bagno nell'Atlantico, nonostante la stagione, è gra-devolissimo. La gente ti sorride amichevolmente e ti ac-

MAROCCOSotto il Tizi N’ Ouanoumss

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coglie con simpatia: un posto da viverci (del resto ciavevano già pensato Jimmy Hendrix e Cat Stevens…).Il tramonto dagli spalti della Skala, la cittadella fortifi-cata sul mare, mi fa sentire più vicino e più lontano ilmondo che ho lasciato in Italia.

Fez,giovedì 30, venerdì 31 ottobreTutto quello che si può sognare sul Marocco, ed anchequello che una fotografia, un libro, un film possono fa-re immaginare, e di più, di più, di più: questa è Fez. Questo e qualcos'altro.Ci arriviamo dopo un estenuante viaggio da Marra-kesh, via Casablanca, sulle "confortevoli" corriere diuna compagnia privata: unti sedili di plastica sbrec-ciata, finestrini accuratamente sigillati, sudore e polve-re, qualche gallina, un variopinto ventaglio di perso-naggi, sforiamo di brutto qualsiasi previsione di ora-rio. Ma entrando da bab (porta) Boujiloud e giù per l'in-trico delle vie della Medina si vive, si respira il me-dioevo, mille e più anni fa; ma è un medioevo che vaa braccetto con il nostro tempo: nel dedalo caotico divicoli, bottegucce e persone che si incontrano e si dis-perdono nella penombra dei cannicci che riparano dalsole di mezzogiorno, si batte il ferro al color rosso, siconciano e colorano le pelli, si intarsia il legno, si tes-sono i tappeti, si modellano e si cuociono le ceramichee hai la sensazione di acquistare cose che sono statefatte sotto i tuoi occhi. Muli sfrecciano velocissimi concarichi inverosimili portando verso destinazioni ignotei mille e mille oggetti qui piallati, forgiati, cotti, tessuti:è un bagno di energia, un oceano di folla dove donnedi cui scorgi appena gli occhi, magari con un cellula-re in mano, passano accanto alle giovani con jeans emagliette attillate. Tra mercanzie di ogni genere si af-facciano visi scuri e antichi, dietro intravedi i legni emarmi finemente arabescati,maioliche dai colorati edeleganti disegni geo-

metrici, mentre vedove e storpi che riassumono in séuna miseria secolare e totale implorano un dihran: quidavvero l'inferno ed il paradiso convivono in un in-treccio inestricabile.

Meknes, Casablanca, 1 e 2 novembreUltimi giorni, un po’ turistici: Volubilis, la “romanità”lo-cale, la più emozionante Moulay Idriss con le sue bian-che case avvitate a grappolo sull’ affollata moscheapiastrellata di ver-

de, ancora l’ imponente moschea voluta a Casblancada Hassan II sulla riva dell’ Atlantico a sua memoria ea testimonianza della vitalità e ricchezza delle raffi-nate tradizioni artistiche di questo popolo mai real-mente colonizzato. Siamo un po’ tutti travolti dallafebbre dei nostri piccoli acquisti, evitando (almeno io)di incontrare lo sguardo affettuosamente canzonato-rio del nostro Agostino che in tutti questi giorni è sta-to il custode della nostra parsimonia e sobrietà, con si-curo vantaggio del mio portafoglio e della leggerez-za del bagaglio.

41AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2003

MAROCCOParete nord del Toubkal

Verxsante Est del Toubkal

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