l’isola felice la favola che e’ finita - webdiocesi · la favola che e’ finita. vita...

12
Periodico di informazione dell’Arcidiocesi di Campobasso - Bojano Ufficio per le Comunicazioni Sociali Registrazione Tribunale di Campobasso n. 231 del 20.02.1994 Anno XII - n. 18 25 ottobre 2009 1 Euro EVENTI Tre nuovi parroci a Riccia, Toro e Monteverde pag. 11 DIOCESI La veglia missionaria “Vangelo senza confini” pag. 8 SOCIETA’ Cattolici, al chiodo le pantofole pag. 3 INTERVISTE Don Fabio Di Tommaso Don Massimo Muccillo pag. 7 LA RADICE E I FRUTTI L uigi Picardi chiude la sua ultima, pregevole fa- tica storiografica (Il Molise e i cattolici tra 2 giu- gno e 18 aprile) con queste parole, che inca- psulano una vicenda durata mezzo secolo: “Il 18 apri- le [1948] è anche un punto di partenza di una egemo- nia politica destinata a delineare una zona bianca nel- la quale la storia della Democrazia Cristiana e quella del Molise procederanno strettamente intrecciate in un complesso esercizio di governo e di potere.” A quali risultati abbia condotto questa lunga egemo- nia, prolungatasi in certo senso fino ad oggi, pur se con mutate etichette partitiche (perché i nomi sono solo re- lativamente nuovi) è doveroso chiederselo. Questa esigenza è tornata come grande domanda che mons. Bregantini ha posto nella serata di presen- tazione del libro di Picardi: “Ma insomma, il Molise, co- s’è? Qual è la sua identità?” Noi crediamo che a questa domanda si debba ri- spondere con serenità ma anche con severità, lontani sia dal servilismo clientelare sia dal livore propagandi- stico. Il progresso compiuto dal tempo dei “cafoni” jovinia- ni è innegabile, pur sceverando quanto spetti alla forza trainante del generale progresso nazionale e quanto ai meriti del popolo e della classe dirigente molisana. Ma sono altrettanto innegabili i limiti di questo sviluppo, d’al- tronde preannunciati dalle contraddizioni di partenza, che Picardi lucidamente espone: un notabilato oppor- tunista e conservatore non cristiano ma presto diventa- to democristiano, la tutela talvolta soffocante della ge- rarchia ecclesiastica nostalgica della “società cristiana”, un’adesione dei cattolici più devozionale che politica- mente motivata. Da queste debolezze nasce quella che un altro sto- rico, Massullo, chiama il deficit di azione politica che pe- nalizza la regione. Ma se il 18 aprile è stato data-simbolo di scontro po- litico-ideale, è pur vero che allora un popolo entrò nel- la storia della democrazia, pur con tutte le ambiguità di una partecipazione condizionata da moniti, miti e in- genuità. Entrandovi, portò con sé una carica di speran- za e un anelito di riscatto che non si può disconoscere. Il Molise non ebbe Resistenza, non ebbe il suo 25 aprile. Ma forse il 18 aprile del ’48, quando, lasciata la zappa il contadino impugnò la scheda, fu anch’esso una sorta di fuoriuscita dal “feudalesimo”. Noi vogliamo credere che il popolo molisano – che non è esente da responsabilità, in tutte le sue compo- nenti, laiche ed ecclesiastiche, nella edificazione di un sistema di potere eticamente troppo fragile – sappia rin- novare quella antica voglia di partecipare, di capire, di voltar pagina, inverando i valori cristiani in una rinasci- ta dello spirito pubblico tutta tesa al bene comune. Sa- rebbe quel 25 aprile che noi non vivemmo. Andrea de Lisio “Un fiume fangoso di droga scorre per le strade, le piazze, le case di Campobasso e sporca centinaia di donne e di uomini di ogni età e di ogni condizione sociale, dai minorenni ai cinquantenni, dagli stu- denti agli insospettabili professionisti. La città è malata. Il cuore di un vescovo non può non sanguinare di fronte a questa tragedia, che cor- rompe la fibra morale del popolo affidatogli da Dio.” + p. GianCarlo vescovo a pag. 4 - Trecento persone al giorno al SERT di Campobasso L’ISOL L’ISOL A FELICE... A FELICE... L L A F A F A A VOL VOL A A CHE E’ FINIT CHE E’ FINIT A A

Upload: dangnhan

Post on 16-Feb-2019

217 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Periodico di informazionedell’Arcidiocesi di Campobasso - Bojano

Ufficio per le Comunicazioni SocialiRegistrazione Tribunale di Campobasso

n. 231 del 20.02.1994Anno XII - n. 1825 ottobre 20091 Euro

EVENTITre nuovi parroci a

Riccia, Toro e Monteverdepag. 11

DIOCESILa veglia missionaria

“Vangelo senza confini”pag. 8

SOCIETA’Cattolici,

al chiodo le pantofolepag. 3

INTERVISTEDon Fabio Di TommasoDon Massimo Muccillo

pag. 7

LA RADICE E I FRUTTILuigi Picardi chiude la sua ultima, pregevole fa-

tica storiografica (Il Molise e i cattolici tra 2 giu-gno e 18 aprile) con queste parole, che inca-

psulano una vicenda durata mezzo secolo: “Il 18 apri-le [1948] è anche un punto di partenza di una egemo-nia politica destinata a delineare una zona bianca nel-la quale la storia della Democrazia Cristiana e quelladel Molise procederanno strettamente intrecciate in uncomplesso esercizio di governo e di potere.”

A quali risultati abbia condotto questa lunga egemo-nia, prolungatasi in certo senso fino ad oggi, pur se conmutate etichette partitiche (perché i nomi sono solo re-lativamente nuovi) è doveroso chiederselo.

Questa esigenza è tornata come grande domandache mons. Bregantini ha posto nella serata di presen-tazione del libro di Picardi: “Ma insomma, il Molise, co-s’è? Qual è la sua identità?”

Noi crediamo che a questa domanda si debba ri-spondere con serenità ma anche con severità, lontanisia dal servilismo clientelare sia dal livore propagandi-stico.

Il progresso compiuto dal tempo dei “cafoni” jovinia-ni è innegabile, pur sceverando quanto spetti alla forzatrainante del generale progresso nazionale e quanto aimeriti del popolo e della classe dirigente molisana. Masono altrettanto innegabili i limiti di questo sviluppo, d’al-tronde preannunciati dalle contraddizioni di partenza,che Picardi lucidamente espone: un notabilato oppor-tunista e conservatore non cristiano ma presto diventa-to democristiano, la tutela talvolta soffocante della ge-rarchia ecclesiastica nostalgica della “società cristiana”,un’adesione dei cattolici più devozionale che politica-mente motivata.

Da queste debolezze nasce quella che un altro sto-rico, Massullo, chiama il deficit di azione politica che pe-nalizza la regione.

Ma se il 18 aprile è stato data-simbolo di scontro po-litico-ideale, è pur vero che allora un popolo entrò nel-la storia della democrazia, pur con tutte le ambiguitàdi una partecipazione condizionata da moniti, miti e in-genuità. Entrandovi, portò con sé una carica di speran-za e un anelito di riscatto che non si può disconoscere.

Il Molise non ebbe Resistenza, non ebbe il suo 25aprile. Ma forse il 18 aprile del ’48, quando, lasciata lazappa il contadino impugnò la scheda, fu anch’esso unasorta di fuoriuscita dal “feudalesimo”.

Noi vogliamo credere che il popolo molisano – chenon è esente da responsabilità, in tutte le sue compo-nenti, laiche ed ecclesiastiche, nella edificazione di unsistema di potere eticamente troppo fragile – sappia rin-novare quella antica voglia di partecipare, di capire, divoltar pagina, inverando i valori cristiani in una rinasci-ta dello spirito pubblico tutta tesa al bene comune. Sa-rebbe quel 25 aprile che noi non vivemmo.

Andrea de Lisio

“Un fiume fangoso di droga scorre per le strade, le piazze, le casedi Campobasso e sporca centinaia di donne e di uomini di ogni età edi ogni condizione sociale, dai minorenni ai cinquantenni, dagli stu-denti agli insospettabili professionisti. La città è malata. Il cuore di unvescovo non può non sanguinare di fronte a questa tragedia, che cor-rompe la fibra morale del popolo affidatogli da Dio.”

+ p. GianCarlo vescovo

a pag. 4 - Trecento persone al giorno al SERT di Campobasso

L’ISOLL’ISOL A FELICE...A FELICE...LL A FA FAAVOLVOL A A CHE E’ FINITCHE E’ FINITAA

Vita DIOCESANA n. 18 Anno XII

PRIMO PIANO

Il frutto più succoso della serata, durante laquale è stata presentata l’ultima fatica sto-riografica di Luigi Picardi, dedicata ai cat-

tolici molisani (Il Molise e i cattolici tra il 2 giugnoe il 18 aprile – 1946-1948) curiosamente, ma nontanto, non è stato il volume scritto, ma … quelloda scrivere, che unanimemente i presenti han-no consigliato, anzi quasi ingiunto all’autore direalizzare, per continuare un discorso che, inizia-to quasi vent’anni fa, urge completare.

Perché? Perché è sacrosanto quello che Pi-cardi, a conclusione dell’incontro, ha detto: “L’e-gemonia ‘cattolica’ sulla politica – e quindi sullasocietà molisana – dal 18 aprile del 1948 è pas-saggio indispensabile per capire cosa sia stato ecosa è il Molise oggi, nel bene e nel male.”

Raramente infatti come in questo caso la sto-ria è apparsa ciò che sempre dovrebbe essere,cioè magistra vitae.

Proprio perché a rompere quel tanto di cli-ma accademico che aleggiava (d’altronde la se-de, l’aula magna di giurisprudenza dell’Universitàdel Molise, lo facilitava) è stato mons. Bregantini,il quale, con la santa semplicità (o era santa im-pertinenza?) che lo connota, ha posto la grandedomanda: “Ma cos’è oggi il Molise? Qual è la suaidentità? E’ stato un bene separarlo dall’Abruz-zo?”. Che è come dire: che bilancio possiamotracciare dei primi sessant’anni di vita democra-tica molisana, dei primi quarantacinque anni diautonomia regionale?

Picardi aiuta in misura decisiva a capire, rac-contando da par suo il recente passato, le for-me dell’oggi. Davanti a un pubblico folto, maahimé povero di sacerdoti e di giovani, hanno par-lato tre storici contemporaneisti, Giovanni Cer-chia, docente a Campobasso, che ha anche fat-to gli onori di casa in assenza del rettore Can-nata, Vittorio De Marco, che insegna a Lecce eAgostino Giovagnoli, della Cattolica di Milano.

De Marco ha ripercorso con pazienza e lim-pidezza didattica tutto l’itinerario del volume, la-sciando ai colleghi le problematiche di più vasto

respiro, ma non trascurando di sottolineare il fon-damentale pregio dell’opera: raccontare con ap-prezzabile equilibrio la storia molisana comeframmento non trascurabile della più generalestoria d’Italia, senza cedimenti né al localismo néall’annullamento delle specificità periferiche.

Cerchia ha ribadito che “i meriti del libro stan-no soprattutto nell’avere analizzato la tensione,non facile a cogliersi, tra separatezza dai proces-si di cambiamento nazionali e contiguità con es-si, in una regione che sembra destinata alla con-danna di “essere senza storia”, annegata in unazona grigia di eterna irrilevanza. Interessante èapparsa anche l’approfondimento dedicato daCerchia all’analisi della debolezza delle forze disinistra, che hanno riversato sulla DC il ruolo dipartito-società e quindi di partito-stato, tipico del-la realtà molisana.

Anche Giovagnoli ha rimarcato la finezza diun’analisi storiografica che sa mantenersi in equi-librio tra macro e microstoria, tanto più utile quan-to più è vero che la storia italiana non può scriver-si se non nell’orizzonte della continua dialetticatra il nazionale e il regionale. Ma, ha aggiunto l’au-torevole discepolo di Pietro Scoppola, oltre allo“scrivere bene” (che, diciamo noi, è dote forse ra-ra tra gli storici, almeno italiani, come sapeva be-ne Indro Montanelli) Picardi convince il lettore perle sue “conclusioni” veramente persuasive. Do-po averci fatto rientrare in quel Molise del biennio46-48, gravido di passato e di futuro che s’intrec-ciavano drammaticamente, egli coglie benissimoil senso di quel 18 aprile del 1948, che è al cen-tro di una disputa storiografica: fu restaurazione?Fu operazione gattopardesca? Fu il compimentodi un vigoroso processo di rinnovamento? O for-se fu – come Picardi argomenta – il massimo pos-sibile di evoluzione democratica per una societàcome la molisana, che era ancora quella di Pie-tro Veleno (Signora Ava) e di Luca Marano (Ter-re del Sacramento)? L’ingresso dei molisani nel-la storia della democrazia avvenne però per laporta stretta dell’ambiguità: senza il battesimo di

LA PRESENTAZIONE DELL’ULTIMO VOLUME DI LUIGI PICARDIUN LIBRO TIRA L’ALTROUn folto pubblico , ma pochi giovani

sangue e di mobilitazione civile della Resisten-za, la democrazia dei molisani fu inquinata dai si-stemi clientelari parafeudali dei notabili, non cri-stiani ma prontamente democristiani, dalla pe-sante “tutela” esercitata dalla gerarchia ecclesia-stica, dall’adesione più devozionale che civile del-le masse al partito cattolico [chi ha una certa etàricorda il tempo in cui nel Molise dire democra-zia significava democrazia cristiana].

E tuttavia non si può negare che l’ethos cri-stiano-popolare per la prima volta si trasformavain gesto politico e nonostante la debolezza stori-ca di una borghesia (infiltrata di massoneria) chefu borbonica con i borboni, liberale con i liberali,fascista con i fascisti e si scoprì democristiana daun giorno all’altro, un consistente passo avantiverso la modernità cominciava a compiersi, trasperanze e progetti, cui il piccolo cabotaggio delsottogoverno impediva il decollo.

La cronaca, però, deve fermarsi qui e non in-dulgere alla recensione.

Aggiungeremo che sono intervenuti, tra gli al-tri, mons. Bregantini il quale, alla domanda cuis’è fatto cenno, ha aggiunto una tirata d’orecchialla stampa locale, ricca di notizie, ma poveradi editoriali capaci di interpretarle e ha annuncia-to il progetto di un settimanale cattolico dellequattro diocesi molisane. Di Giandomenico, in-vece, l’ex-segretario regionale della DC, ha trac-ciato un – peraltro contestato – quadro agiogra-fico dei decenni democristiani.

Antonio D’Ambrosio, invece, già presidentedel Consiglio Regionale del Molise, ha raccoltoe rilanciato la domanda del vescovo, sposandopienamente le tesi di fondo del libro. Il cui auto-re, alla fine, ringraziando tutti, non ha respinto l’in-vito a continuare la ricerca storica sull’arco delcentrismo, ma – a nostro avviso opportunamen-te – ha invocato un concorso di forze intellettua-li per la realizzazione di questo progetto, cheguardino al delicato compito, però, sine ira et stu-dio, osservando infine che qualche opera col-lettanea recentissima pecca deplorevolmentedi miope laicismo anticattolico, facendo torto nontanto ai cattolici quanto alla serietà della storia.

AdL

da sinistra: Cerchia, De Marco, Giovagnoli, Picardi.

3

Vita DIOCESANA n. 18 Anno XII

PRIMO PIANOTERZA PAGINA

Anticipiamo un brano della Lettera che padre GianCarlo in-dirizzerà agli studenti della diocesi. E’ veramente un “cor adcor”, sommesso dialogo tra un vescovo e ogni giovane.

LE ALI PER VOLARE AL CIELOLa vita eremitica di san Celestino ci permette di riscoprire il

gusto della preghiera. Con i suoi tempi e i suoi respiri.Due infatti sono le ali che ci permettono di volare alto: la pre-

ghiera e il servizio. Può sembrare strano parlare di preghiera. Eppure oggi insieme al chiasso di tanti rumori, che ci avvol-

gono, c’è nel cuore di tanti di voi, ragazzi e ragazze, quella vo-glia di silenzio e di musica bella che stupisce.

Ritorna il Gregoriano. Ti piace spaziare dalla finestra della tua camera. Osservi con ammirazione una pittura difficile ma capace di

evocare il mistero. Ami gli animali, con cui si parla con il cuore. Torna così il gusto della preghiera. Perché è il respiro della vi-

ta. E te la descrivo con le parole del grande sant’Agostino: // pre-gare consiste nel bussare alla porta di Dio e invocarlo con insi-stente e devoto ardore del cuore. Il dovere della preghiera siadempie meglio con i gemiti che con le parole, più con le lacrimeche con i discorsi.

Dio infatti “pone davanti al suo cospetto tutte le nostre lacri-me (Salmo 55,9) e il nostro gemito non rimane nascosto a lui chetutto ha creato per mezzo del Verbo, Gesù, e non cerca le paro-le degli uomini!”.

Come si vede, è soprattutto questione di cuore. La preghie-ra allora è un affidarsi nelle braccia di Dio, poiché di fidi di lui. Co-me un bimbo in braccio a sua madre!

Mi chiederai: Ma come faccio a pregare in un mondo cosìstressante?

Apri il tuo cuore al mattino, con un pezzetto di cielo, una poe-sia, un salmo, una pagina di vangelo. Un sorriso, un gemito d’a-more. E alla sera, addormèntati con il tuo diario.

Io adoro il mio diario. Mi fa sempre compagnia, lo scrivo spes-so, lo sento compagno di lacrime asciugate. Perché per me loscrivere (anche perché ... con chi parla un vescovo?) mi fa bene,mi libera dalle spine più pungenti, mi scioglie il dolore, mi relati-vizza le tensioni. Lo scrivere è terapeutico, cioè liberante.

E nello scrivere il diario, scorre la preghiera e la benedizione.Non la nostalgia, che produce frutti acerbi per te e per gli altri.

Ma la benedizione, che rende la vita dolce e succosa! E’ so-lo con la preghiera che riesco a vivere quel monito, decisivo pertutti, che san Paolo ci ha lasciato lo scorso anno: “Non lasciartivincere dal male, ma vinci, con il bene, il male “ (Romani 12,21).

E non dimenticare la messa alla Domenica. Forse è pesante, ma ti permette di pregare insieme, non so-

lo nella tua cameretta. Ma con e in una comunità. E se ti scoccia, fatti aiutare dai tuoi amici. Insieme è più bello.

+ padre GianCarlo vescovo

C’è uno stato di disagio,sempre più diffuso, deicattolici nei confronti

della rappresentanza politica. Alcuni giorni fa quasi tutti i quo-

tidiani si sono precipitati a pubbli-care il rapporto Ipsos dal quale èemerso che un’alta percentuale dicattolici non hanno votato alle ultimeEuropee: con l’astensione dal votosembra che i cattolici abbiano volu-to chiedere a tutti di fare un passoindietro e di riprendere a dialogareper il bene del paese.

Certamente sulle scelte di moltihanno influito fatti e storie che purnon rientrando in categorie di reatopenalmente perseguibili, sono mo-ralmente inaccettabili e socialmen-te dannosi.

Chi sceglie di operare nel pub-blico ed assume responsabilità po-litiche, ha ricordato l’onorevole MinoMartinazzoli, dovrebbe avere atteg-giamenti e comportamenti incensu-rabili, se vuole essere riferimentoper il paese e dare credibilità al po-polo che rappresenta.

Come può essere credibile unrappresentante del Governo su pro-stituzione, rispetto della persona, di-gnità di comportamenti se poi luistesso, nella così detta vita privata,viola i principi fondamentali del vive-re e dello stare insieme? Come puòaffrontare le problematiche della fa-miglia se con i suoi comportamentiè contro la famiglia?

Sono questi gli interrogativi chei cattolici, in particolare, si pongonoe oggi non trovano risposta nel mon-do politico. Tuttavia una parte deicattolici boccia questo governo nontanto per i comportamenti poco eti-ci dei suoi rappresentanti ma peruna mancata politica a sostegnodelle famiglie che sono totalmentein difficoltà.

La delusione alimenta la sfiduciaed allontana dall’impegno politico,lasciato nelle mani di quelli che lovedono come attività professionalee di guadagno e non come impegnoper il bene comune.

Il risveglio che si intravede in al-cuni ambienti della società ed in or-ganizzazioni cattoliche dovrebbequindi essere favorito per ricondur-re il dibattito politico a temi di inte-resse generale e che carità e gra-tuità, come ha affermato il Papa nel-la sua grande ultima enciclica, nonsiano più solo virtù morali, ma siano

“messe al centro dell’economia, alposto dell’egoismo e dell’individua-lismo”.

L’allontanarsi dall’impegno e dal-la azione politica di molti cattolici èdovuto anche ai comportamenti dieletti che si richiamano al mondocattolico ma che con le loro decisio-ni o il silenzio o con l’accettazionesupina degli “ordini di scuderia” delcapo sono in netto contrasto con ladottrina sociale della Chiesa.

C’è urgente bisogno di una nuo-va generazione di laici cristiani im-pegnati, ricchi di competenza e rigo-re morale, invocata da BenedettoXVI lo scorso anno in Sardegna. E’l’ora di un nuovo impegno e una piùattiva presenza dei cristiani nella so-cietà.

Non più passivi, a subire e rin-correre altri che modellano la nostravita con disvalori. Non è il momen-to delle labbra cucite, ma quello del-la testimonianza e dell’impegno. Lasolidarietà deve tornare ad esserevalore politico ed economico e chista al Governo deve privilegiare i piùdeboli, guardando alle famiglie. E’ larichiesta pressante che i cattoliciavanzano a tutti gli eletti, a qualsia-si livello, soprattutto se professanodi richiamarsi ai valori della Chiesa.Forse la sfiducia e l’astensionismosi ridurrebbero sensibilmente.

Mario Ialenti

UN APPELLO A RIPRENDERE POSTO NELLA VITA PUBBLICACATTOLICI, APPENDETE AL CHIODO LE PANTOFOLEIl Papa: “Carità e gratuità al centro dell’economia”

Vita DIOCESANA n. 18 Anno XII

4PRIMO PIANOSOCIETA’

Dopo i 17 arresti per spaccio e deten-zione di droga dell’8 ottobre scorso lacittadina di Campobasso pare esser-

si risvegliata da un lungo sonno. Stupore e ama-rezza i sentimenti prevalenti. Ancor più che sisa che i soggetti in questione si rifornivano siste-maticamente al quartiere di Scampia, tristemen-te famoso, di Napoli. Si parla di “ragazzi e ragaz-ze giovanissimi, meno giovani ed anche cinquan-tenni”.

Tra i consumatori anche due insegnanti discuola media superiore, sorprese subito dopoaver acquistato eroina per uso personale. Sce-nario non proprio rassicurante da un lato.

Ma che non dovrebbe suscitare poi tantoscalpore dall’altro.

Il fenomeno, in realtà, è sotto gli occhi di tut-ti. E’ evidente che “la città è malata”, come ha det-to il nostro vescovo mons. Bregantini. Ad atte-starlo anche i dati ufficiali.

Quelli dei Sert, quelli del Ministero della Sa-lute, quelli contenuti nelle relazioni annuali sul fe-nomeno del Parlamento.

Ed anche se in questi campi e in questi casi– basti pensare al sommerso di cui i numeri sfug-gono – i dati appaiono riduttivi, è importante ser-virsene per avere un quadro della situazione, lo-cale e non, anche per iscrivere il fenomeno in unorizzonte più ampio, laddove il Molise e la città diCampobasso sono ‘nella norma’.

Cominciamo con la Rilevazione attività nelsettore tossicodipendenze – anno 2007 fatta at-traverso i dati forniti dai Sert locali e poi aggrega-ti a livello regionale e nazionale. Secondo que-sto documento nel corso del 2007 sono stati pre-si in carico dai 519 Servizi pubblici per le tossi-codipendenze rilevati,172.303 soggetti tossico-dipendenti.

La percentuale dei nuovi utenti oscilla da unminimo dell’11% nella Provincia autonoma di Bol-zano ad un massimo del 35% in Molise, dove siregistrano 970 utenti dei servizi pubblici per letossicodipendenze su 6 sert e 162 utenti per ogniSert.

I sei Sert della nostra regione, come confer-matoci dalla dott.ssa Ioffreda del Sert di Campo-basso, sono quelli, per l’appunto, di Campobas-so, di Isernia, Venafro, Termoli, Larino e Agnone.I dati relativi al 2008 non sono stati ancora pub-blicati, ma informalmente la dott.ssa De Cerce– direttrice del Sert di Campobasso – ci dice chesolo presso la sua struttura passano almeno 300,350 persone al giorno.

E secondo padre Lino Jacobucci - fondato-re di tre comunità per tossicodipendenti, tra cuidue in Molise - si arriverebbe anche a 500 per-sone al giorno.

Se si comparano questi dati a quelli totali, siintuisce facilmente che Campobasso, in Molise,è la città con il Sert più affollato.

Distinguendo l’utenza per sesso, a livello na-zionale i maschi sono 148.549 (86,2%) e le fem-

GLI ARRESTI DEI GIORNI SCORSI HANNO FATTO BOOM, MA LO STUPORE È FINTOSERT DI CAMPOBASSO: OLTRE 300 PERSONE AL GIORNOI numeri ufficiali del fenomeno droga in Italia e in Molise

mine 23.763 (13,8%). Il Molise riconferma que-st’andamento con 863 maschi e 107 femmine.

L’analisi dell’utenza per classi di età indicache i soggetti presi in carico nel 2007 sono piùfrequentemente ultratrentenni (69,6%).

E anche in questo caso il Molise è ‘nella nor-ma’ con un’età media degli utenti dei servizi di30,9. Nel tempo, quindi, si osserva un evidentee progressivo invecchiamento dei pazienti affe-renti ai Servizi. Dato, questo, confermatoci dapadre Lino.

Continuando con i numeri, l’assunzione dicannabinoidi è piuttosto elevata, tra le altre re-gioni, in Molise (11,6%) come anche quella di co-caina (43,8%).

Passiamo ai dati contenuti nella RelazioneAnnuale al Parlamento sullo stato delle tossi-

codipendenze in Italia - anno 2007 fatta sul uncampione di popolazione residente in Italia com-presa tra i 15 e i 64 anni.

Sulla base dello studio Ipsad 2007-2008: l’u-tilizzo dell’eroina nel periodo 2007-2008 ha re-gistrato una situazione di sostanziale stabilità, conuna media dello 0,3% del campione che ne ha di-chiarato l’uso durante i 12 mesi precedenti.

Dall’analisi del consumo di eroina nel corsodegli ultimi 12 mesi, i giovani fra i 15 e i 24 annipresentano le percentuali più alte.

L’utilizzo di cocaina segna un arresto dellacrescita pluriennale del consumo con il 2,2% del-la popolazione intervistata, che nel periodo 2007-2008 ne ha dichiarato l’uso durante i 12 mesi pre-cedenti: il consumo frequente è pari allo 0,1% delcampione, il consumo negli ultimi 30 giorni è pa-ri allo 0,7%, mentre il consumo almeno una vol-ta nella vita registra una percentuale pari al 6,9%.

E’ nell’utilizzo della cannabis che si registra-no le maggiori novità, con una forte crescita delconsumo. Ben il 14% della popolazione intervi-stata ne ha dichiarato l’uso una o più volte nelcorso dei 12 mesi precedenti.

Ed è la fascia di età compresa tra i 15 e i 24anni a rappresentare l’intervallo del campione conla maggiore percentuale di utilizzo (28,2% ma-schi e 18,5% femmine).

Continua a pag. 12

ARCIDIOCESI DI CAMPOBASSO-BOJANOUfficio delle Comunicazioni Sociali

Via Mazzini, 80 – 86100 – Campobasso – 0874482780 – [email protected] STAMPA

Un fiume fangoso di droga scorre per le strade, le piazze, le case di Campobasso e sporcacentinaia di donne e di uomini di ogni età e di ogni condizione sociale, dai minorenni ai cin-quantenni, dagli studenti agli insospettabili professionisti. La città è malata. Il cuore di un ve-scovo non può non sanguinare di fronte a questa tragedia, che corrompe la fibra morale delpopolo affidatogli da Dio.

La vastità e la capillarità allarmanti del fenomeno interpellano ormai tutti. Nessuno può tirarsiindietro. Ognuno di noi deve chiedersi: dov’ero io mentre si drogavano i giovani della mia scuo-la, gli operai della mia fabbrica, i colleghi del mio ufficio, i ragazzi del mio quartiere o della miaparrocchia?

Mentre preghiamo il Dio della misericordia e del perdono, risentiamo tuttavia il monito evange-lico a non scandalizzare i piccoli, per non diventare meritevoli “di essere gettati in mare con unamacina di mulino al collo.” (Matteo 18,6)

Diventa perciò urgente rispondere alla sfida educativa dei nostri tempi difficili. Ma essa non si pone più nei modi antichi di un ritorno dei genitori al loro “dovere”, perché è la

stessa generazione dei genitori che ha bisogno di essere rieducata. Sono spesso gli adulti -soprattutto potenti - che infettano la coscienza collettiva con i loro comportamenti sfacciata-mente trasgressivi, torbidi e impuniti: tutto veleno che inquina il senso morale, esalta la vita irre-sponsabile, distrugge la speranza.

Come padre e “sentinella” della mia gente ho richiamato, nella Lettera pastorale (“Tenendo losguardo fisso a Gesù”), la lezione di San Celestino V che seppe dire “no” alle lusinghe del po-tere e della gloria umana e che è modello luminoso di perseveranza nel bene fino alle estremeed eroiche conseguenze. Da lui lasciamoci guidare più che mai in questa fase storica, in cui trop-pi soggiacciono agli idoli del successo e del facile e disonesto guadagno.

Nella stessa Lettera ho chiesto alle parrocchie un’attenta lettura del territorio, fatta con amorepaterno e cuore materno, per una rinnovata opera di evangelizzazione e di prossimità ai biso-gni della gente, davvero indilazionabile.

Chiedo perciò la preghiera, la conversione del cuore, la scelta della sobrietà, della sempli-cità, della fedeltà ai propri stati di vita. Chiedo che ai giovani venga trasmessa – con l’esempiopiù ancora che con la parola – la fede, la fiducia nel domani e nelle proprie forze, la certezza chei valori contano più degli interessi.

La nostra città, la nostra regione meritano di poter guardare ad un orizzonte più luminoso.Con affetto di padre

p. GianCarlo, vescovoCampobasso, 9 ottobre 2009

Elisa Tomasso

5

Vita DIOCESANA n. 18 Anno XII

PRIMO PIANOOSSERVATORIO

“Se la poesia vive, vive una società,una civiltà; se la poesia muore,muore la più alta espressione dello

spirito”. Lo ha detto a Guardialfiera il prof. Dome-nico Simi de’ Burgis, venuto dal lido di Veneziaa celebrare sulla terra di Jovine la XXI GiornataMondiale della Poesia - tenuta in contemporaneaalla manifestazione stabile di Parigi - per tutela-re ed esaltare il pensiero poetico, i valori, le tra-dizioni, la cultura delle realtà albanologhe e croa-te presenti in regione.

Nella sala “Conedera” gremita fino all’invero-simile, il linguaggio appassionato e poetico di Vin-cenzo Di Sabato ha destato, fin dall’introibo,un’attenzione ed un silenzio che ha immerso ipoeti presenti, giunti dall’Italia e da varie parti delmondo, in quella sacralità lirica che è madre efiglia di ogni arte e cultura, come tanti figli di Guar-dialfiera (Carlo Romeo, martirizzato per la poe-sia nel 1799 a Napoli, Don Giglio di Rocco) e iversi di Dominick Ferrante (giovanissimo poetamorto tragicamente quattro anni fa) hanno can-tato. L’Assessore Regionale alla Cultura SandroArco, nel suo intervento, si è definito portatoredella speranza di chi crede che, entro uno svilup-po complessivo di lavoro e produzione, va esal-tato ciò che egli definisce “TAC” (Turismo-Am-biente-Cultura) da orientare per una riconoscibi-lità della nostra terra, considerata sintesi di unamiriade di identità di 136 borghi-gioiello che so-no natura, approccio, preludio all’espressionepoetica.

Va promosso, facendone pietra angolare, ilsettore cultura che a sua volta produce sviluppo.

Antonio Picariello, cocchiere di barca della se-rata, ha definito la poesia molisana l’archetipo del-la liricità.

E le parole di De’ Burgis, presidente mondia-le dell’Associazione “2 ottobre”, hanno evocatovolti e nomi di amici molisani poeti, molti dei qua-li presenti e premiati con l’ “Alfierino d’oro” alle cuiproduzioni apparivano come un commento. Eglisi è chiesto perché i poeti nel tempo della po-vertà? Perché il poeta, nella notte del mondo,canta il sacro, si ispira alla traccia degli dèi fuggi-ti. Sottolinea come i corsi e ricorsi della storiaumana riconducono a fede e speranza, alla mis-sione della Parola, per riprendere a credere neiminacciati valori dell’esistenza.

Definisce la poesia “correttore” del fare indi-viduale e sociale, il “sacro della nostra mente”,perché conduce al bel fare.

Ricorda San Francesco, Luzi, Holderlin perdire come sia essenziale riscoprire lo stupore pri-mordiale per una ricerca della continuità che lavita stessa esige.

Mons. Angelo Spina, vescovo di Sulmona,poeta del Matese molisano, relaziona sulla bio-poesia, espressione di luce e vita stessa dell’uo-mo; sulla poesia “rivoluzionaria” nell’attuale so-cietà consumistica e mediatica che pone l’uomofuori di sé, lo bombarda per sete di profitto, lo sol-lecita con emozioni, lo incatena al presente per-ché non guardi al futuro.

Scienza, tecnologia, ricerca non possono es-sere solo mezzi, devono diventare fini; bisognariprendere coscienza del pensiero pensato.

La poesia fa bene all’uomo. Specialmente quando è visitato dall’invisibile,

dall’imprevedibile (terremoti, tsunami, alluvioni),risveglia in lui l’amore, la coscienza della poten-za del male, la solidarietà, lo riporta al cuore del-la vita: l’uomo è un albero con le radici nel cielo;ha in sé un sole che colora la sua vita come si co-lorano quelle miriadi di goccioline sospese nell’a-ria dopo un temporale a formare l’arcobaleno.

Spazi musicali, il canto nostalgico “Lontanodalle terre delle aquile” modulato da Silvana Li-cersi, l’“armonie nobili” eseguite dai tromboni diAldo Caterina ed Andrea Piergentili, hanno ancorpiù impreziosito la serata, chiusa con la voce cal-da e solenne di don Elio Benedetto che ha mes-so in musica ed eseguito “Vergine Madre”dal Pa-radiso di Dante, creando fremiti e suggestioni in-descrivibili.

Linetta Mazzilli Colavita

A GUARDIALFIERA LA XXI GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA

NEI VERSI LA SALVEZZA DEL MONDO

... l’uomo è un alberocon le radici nel cielo; ha in sé un sole che colora la sua vita come si colorano quelle miriadi di gocciolinesospese nell’aria dopoun temporale a formare l’arcobaleno.

AFRICA AFRICA un continente sempre più cattolicoL’Africa diventa sempre più una grandecertezza cristiana. Nella visione profetica del-la fede che conquisterà il mondo questogrande continente appare oggi la testimo-nianza più confortante, anche se l’intensitàdelle conversioni continua ad andare di paripasso con i grandi problemi di quella terra econ la difficoltà stessa di professare la fedeltàa Cristo, a volte fino al martirio.

Si è appena concluso a Roma il Sino-do per l’Africa che ha dato un’imma-gine significativa ed entusiasmante

della crescente diffusione della parola del Van-gelo: i cattolici erano poco più di due milioni al-l’inizio del Novecento e sono passati da 55 a164 milioni negli ultimi trent’anni: tra 25 anni –calcola, anche con molta prudenza, il mensilegesuita “Popoli” – i cattolici africani supereran-no addirittura tutti quelli presenti in Europa. So-no numeri vertiginosi che, se associati allagrande risposta delle vocazioni (circa 62.000suore, oltre 47.000 sacerdoti e religiosi), fannocapire quanto frutto sia germogliato dal semepazientemente sparso su questa difficile ter-ra, dove guerre, miseria, malattie e profondedisuguaglianze dimostrano quanto sia ancoraarduo e lungo il cammino da percorrere.

Il senso e l’importanza di questa crescitasono perciò una lezione per l’Europa ed un se-gno promettente per il futuro del cattolicesimo.

La lezione, soprattutto per noi occidentali,è tutta nella capacità che gli africani ci offronovivendo la loro fede: proprio in occasione delSinodo mons. Hiiboro Kussala, vescovo delladiocesi di Tombura Yambio nel Sudan meridio-nale, ha raccontato di nuovi massacri contro icristiani, alcuni dei quali sono stati addiritturacrocifissi agli alberi dalle milizie ribelli addestra-te anche da Al Qaeda. Oltre alle violenze, checontinuano senza che se ne venga spessonemmeno a conoscenza, restano in piedi i pro-blemi legati allo sviluppo che è complicato,estremamente diverso da paese a paese edinoltre condizionato proprio dalle conseguenzedel colonialismo e dagli interessi odierni di po-tenti multinazionali: “Lo scandalo – ricorda unmissionario comboniano, padre Giulio Albane-se – è che l’Africa, per la rapina delle risorse,dà all’Occidente più di quanto riceva”. Il velosollevato dal Sinodo, se ha fatto conoscere lagrande speranza cristiana che esiste e crescenell’altra parte dell’emisfero mondiale, toccaanche le nostre coscienze, perché la gioia del-la grande vocazione cattolica dell’Africa, chespesso giunge al sacrificio della vita, in qual-che modo è una severa cartina di tornasole delmodo scettico e sovente disilluso con cui vivia-mo la nostra fede.

L’Africa è proprio la dimostrazione che ilVangelo, se abbracciato con entusiasmo e confiducia, diviene segno di rinnovamento totaledella vita e strumento per realizzare una gran-de forma di coesione, utile anche per ridurre ledisuguaglianze ed assicurare giustizia e pro-sperità a popoli che ancora subiscono tiranniee prepotenze.

Felice Mancinelli

6PRIMO PIANOCRONACHE

Come ogni anno i parrocchiani dellaChiesa Mater Ecclesiae, circa 100, sisono recati sabato 17 in pellegrinag-

gio a Pompei per un incontro sempre atteso con

la Madonna del Rosario.In mattinata c’è stata l’opportunità di visitare

a Napoli due chiese molto importanti: S. Dome-nico Maggiore, dove ha vissuto per alcuni anni

S.Tommaso, e Gesù Nuovo, dove si conserva ilcorpo di S. Giuseppe Moscati.

Il gruppo è stato guidato dal parroco p. Pie-rangelo Casella e dal vice parroco p.Gildo Saglio.Grande la soddisfazione dei partecipanti.

Durante il viaggio non sono mancati momen-ti di riflessione e di preghiera ed i due sacerdotisi sono soffermati sul ruolo di intermediazionedi Maria che ci aiuta ad arrivare a Gesù ed a Dio.E’ stata anche rilevata l’importanza dei santi checi danno forti esempi di vita vissuta da imitare conprofonda fede, umiltà e disponibilità al “servire”,come ricordato nel Vangelo del giorno (Mc 10,35-45),

I tre esempi di santità proposti in questa oc-casione sono stati S.Tommaso d’Aquino, S.Giu-seppe Moscati e il beato Bartolo Longo.

P.Gildo ha tenuto una lezione approfonditae articolata anche sotto il profilo teologico, par-lando dei tre santi in più momenti. Di S.Tomma-so d’Aquino ha messo in luce gli aspetti della vi-ta e le contrarietà dei familiari circa la scelta reli-giosa nell’ordine dei domenicani. Tommaso nondesistette e diventò domenicano, andando a stu-diare a Parigi e Colonia. Fu forse il più grandefilosofo del medioevo cristiano. S.Tommaso è sta-to anche un grande santo impegnato a parlare diDio e con Dio. S.Tommaso è stato diversi annia S. Domenico Maggiore e lì predicava, insegna-va e pregava molto anche di notte di nascosto daiconfratelli.

S.Giuseppe Moscati (Benevento 1880 - Na-poli 1927) è stato ricordato da p.Gildo nella chie-sa di Gesù Nuovo, nel centro storico di Napoli.Nella chiesa si conservano il corpo, lo studio e labiblioteca del Santo. Sulle pareti, inoltre, sono at-taccati molti ex voto per grazie ricevute. Mosca-ti è stato definito il medico dei poveri sia per lasua grande disponibilità sia perché spesso da-va ai bisognosi non solo la ricetta per le medici-ne, ma anche i soldi necessari. Il grande medi-co molisano Antonio Cardarelli (1831-1927) ap-prezzò molto la sua vasta preparazione al con-corso per coadiutore nel 1911 e lo chiamò co-me suo medico curante. Era un fervente cattoli-co che si nutriva ogni giorno dell’Eucarestia ed achi si preoccupava dell’intenso lavoro in ospeda-le e fuori, rispondeva con S.Paolo: “Io posso tut-to in Colui che mi conforta”(Fil 4.13) . La Madon-na era in cima ai suoi pensieri tanto da portarela corona del rosario nel taschino. Ogni giorno re-citava l’Angelus, anche in ospedale con i malati

Giovanni Paolo II in occasione della canoniz-zazione avvenuta il 25.10.1987 così si espres-se:”L’uomo che da oggi invocheremo come San-to della chiesa universale, si presenta a noi co-me un’attuazione concreta dell’ideale del cristia-no laico”.

Nel pomeriggio la visita al Santuario della Ma-donna del Rosario di Pompei. Tutti hanno avutoanche l’opportunità della “riconciliazione” con ilSignore, ammirando, negli intervalli, le bellezzearchitettoniche e artistiche del Santuario. Moltihanno pregato anche davanti alla tomba del bea-to Bartolo Longo (Latiano 1841 - Pompei 1926)che, dopo un periodo di crisi spirituale lontano daDio, sentì una voce che lo invitava a pregare sevoleva salvarsi. Ritornò alla fede, diffuse la piapratica del rosario, si prodigò per la costruzionedel santuario con il noto quadro della Madonna,di asili, orfanotrofi e scrisse la famosa Supplicaalla Madonna del Rosario.

Alla fine i numerosi pellegrini presenti, anchedi altre regioni, hanno partecipato alla bella con-celebrazione insieme con i nostri sacerdoti e conil Vescovo di Pompei mons.Carlo Liberati.

Tonino Di Tullio

LL A MAA MATER ECCLESIAE A POMPEITER ECCLESIAE A POMPEI

E’ andato in scena il 10 ottobre scorso“S..LEGAMI” - lo spettacolo teatraleche i ragazzi della Comunità “Il Noce”

di Petacciato (nata in seno all’associazione FA-CED – Famiglie Contro Emarginazione Droga)hanno messo su insieme alla compagnia filo-drammatica campobassana de “I Malriusciti”.

Uno spettacolo a scopo di beneficenza, cheha rivelato un valore etico-sociale di alto spes-sore.

Nel breve intervento introduttivo di Gabriel-la Antonelli (regista) e in quelli di don Silvio Pic-coli e di mons. Bregantini si è infatti colto, sen-za concessioni alla retorica, il senso di un per-corso di recupero dal vortice della tossicodipen-denza, che è insieme testimonianza di solida-rietà, restituzione di dignità, risarcimento do-vuto, da una società troppo indifferente, a chinon solo per propria colpa cede alla tentazio-ne della “fuga”.

Lo spettacolo è breve e incisivo, si apre conuna preziosa carrellata di letture proposte daMassimo Di Vita (Teatro Officina di Milano) sultema dell’accoglienza e dell’incontro, e prose-gue con un’azione scenica dominata dal climadi morte e di lutto (Isabella Astorri, Carmela DiSoccio, Domenico Cornacchine).

Ma i veri protagonisti – in ogni senso – so-no loro, i ragazzi della Cooperativa Il Noce, chenel secondo momento dello spettacolo mostra-no la fatica e la gioia quotidiana del loro lavoroin fattoria, capaci di rispondere alla morte conla vita, alla disperazione con la speranza.

S…LEGAMI è una delle tante proiezioniesterne del progetto - targato Caritas Italiana -“Convivialità delle differenze”, che sta lumino-samente operando, per (citiamo mons. Bregan-tini) “riportare in cielo le stelle” , ridare cioè a una

UNO SPETTACOLO DE E PER “IL NOCE”E’ DI SCENA LA SPERANZA“Rispondere alla morte con la vita, alla disperazione con la speranza”.

società smarrita, a un gruppo di persone “per-se”, i punti di riferimento, gli itinerari ideali perrinascere e ritrovare il senso dell’esistenza.

Il Teatro Officina di Milano, impegnato dasempre sui grandi temi sociali scomodi, ha for-temente contribuito alla riuscita di questa inizia-tiva. Serena, Nazario, Riccardo, Francesco …e tanti, come loro, hanno appunto scelto di “ri-mettere le stelle in cielo”.

Il pensiero non può non andare al “fiumefangoso di droga” che sporca Campobasso eche è stato nei giorni scorsi denunciato dall’o-perazione “Via Bakù” (vedi anche pag.12).

Ma dobbiamo anche credere che don SilvioPiccoli abbia ragione: “Le ferite della vita si pos-sono chiudere. E riaprire alla vita.”

7 PRIMO PIANOINTERVISTE

Una ventata di aria fresca, nuova, diquelle che fanno bene all’ambiente ea chi lo frequenta. Stiamo parlando

della nomina del giovane don Fabio Di Tomma-so a nuovo direttore dell’Ufficio Pastorale dellaSanità. Vita Diocesana si è rivolta al nuovo di-rettore per coglierne gli umori e sentire dalla suastessa voce quali sono le aspettative e gli obiet-tivi che ripone in questo nuovo incarico.

Don Fabio, come hai accolto la nominadel vescovo alla Pastorale Sanitaria?

“Il vescovo Bregantini mi ha chiesto di so-stituire il dimissionario dott. Marco Tagliaferri,che si trovava nelle condizioni di non poter piùgarantire il suo operato per i troppi impegni, rite-nendomi la persona più adatta anche per la spe-cializzazione che sto conseguendo in Teologiapastorale della salute. Sono contento di esserestato investito di questo incarico, ma se avessipotuto scegliere il periodo avrei aspettato an-cora un anno, perché sto completando il mio per-corso di studi. Sfrutterò comunque questo perio-do iniziale per osservare, valutare, e capire quel-lo a cui mi capiterà di andare incontro”.

Quali sono le tue intenzioni, hai dei pro-getti in mente da sviluppare nel breve perio-do per questa Pastorale ?

“Anche se giocoforza dovrò rendermi contostrada facendo delle situazioni da affrontare, a

dire il vero ho già presentato a padre GianCar-lo e a don Michele Tartaglia un progetto di for-mazione etico/umanistica per gli operatori sa-nitari, pastorali, e per tutti i volontari che opera-no nel settore dell’assistenza ai malati. Il proget-to mi è stato approvato, ed inoltre si rivolge an-che ai frequentanti della scuola di teologia cheintendono intraprendere il cammino dell’assi-stenza alle persone bisognose di cure.”

Quando inizierà il corso ?“Dovrebbe essere attivato nel mese di Ot-

tobre del 2010, quando potrò finalmente dedi-carmi a tempo pieno alla cosa, e avrà una dura-ta biennale, terminando intorno al mese di Giu-gno del 2012”.

Ritieni che ci sia molto lavoro da fare nelcampo della Pastorale Sanitaria diocesana ?

“Io penso che chi mi ha preceduto è riusci-to a mettere in piedi diverse attività. Per quantomi riguarda ho due grandi obiettivi, da consegui-re pazientemente e con l’aiuto del Signore. Il pri-mo è quello di dare vita alla Consulta per la Pa-storale della Sanità, che dovrà essere compostadalle associazioni di stampo cattolico, ma anchedalle realtà laiche che comunque operano nelmondo della salute. Avranno il compito di scan-dagliare attentamente il territorio, raccogliendole istanze della gente, soprattutto di coloro i qua-li non possono godere dell’assistenza sanitaria

Da settembre 2009 è lei il nuovo cap-pellano dell’università. Da cosa na-sce questa sua carica?

La figura che ora rivesto nasce da una pro-posta del vescovo, poiché, essendo già respon-sabile del servizio diocesano per il progetto cul-turale, è maggiormente possibile coordinare laproposta culturale della diocesi e conciliarla conquella dell’università.

A cosa serve tale figura in Università?Il senso della sua presenza viene dal fatto

che la fede, insieme alla ragione, serve ad unacrescita umana “corretta”. Insieme alla vita cultu-rale, c’è quella spirituale. Serve, quindi, un aiu-to per accompagnare gli studenti alla crescita.

In particolare qual è la motivazione dellasua presenza in ateneo?

E’ duplice: una di carattere prettamente spi-rituale; una di carattere culturale. L’intento è unareciproca integrazione tra mondo universitario ecultura cristiana.

Qual è il suo incarico?

Svolgere un ruolo di coordinamento e di ser-vizio a studenti, docenti, personale, e alle realtàcattoliche presenti nell’Università degli Studi delMolise, ossia la FUCI, Federazione UniversitariaCattolica Italiana, e la CM, Comunione e Libe-razione.

Quali sono le attività proposte?La Pastorale Universitaria per il 2009/2010,

anno celestiniano, propone la riflessione su Ce-lestino V. Ci saranno diversi incontri a tema nel-l’arco di questi mesi, soprattutto in quaresima. Unesempio è “Vocazione alla santità nel Medioevoe oggi”, ma anche “La purificazione e il primatodella coscienza”. Mensilmente si celebrerà lamessa in Università. Il percorso spirituale e cul-turale che faremo insieme, sarà, inoltre, accom-pagnato da momenti di preghiera, tra cui vegliee confessioni, e di dialogo e scambio. Personal-mente sarò a disposizione per tutti ogni giovedìnell’aula multiculturale del II Edificio Polifunzio-nale.

Quale idea ha in mente all’inizio di questa

UN GIOVANE SACERDOTE “SPECIALISTA” ALLA GUIDADELLA PASTORALE SANITARIA

I DUE OBIEI DUE OBIE TTIVI DI DON FTTIVI DI DON F ABIOABIOUna Consulta per la Pastorale della Sanità, con associazioni cattoliche elaiche. Solide cappellanie ospedaliere

a tempo pieno, negli ospedali e nelle strutturepreposte, e che per diversi motivi indipendentidalla loro volontà sono costretti a curarsi, e a sof-frire, a casa propria. Puntiamo ad una vicinanzaconcreta, che si concretizzi nell’ascolto e nell’as-sistenza fattiva. Un’altra delle cose che mi pia-cerebbe veder realizzata è la formazione di so-lide cappellanie ospedaliere, intorno alle qualipossano riunirsi sacerdoti, ministri religiosi, dia-coni e volontari, in preghiera e in assistenza aimalati, ricreando così all’interno degli ospedali edelle altre strutture sanitarie una comunità dedi-ta alla preghiera e all’assistenza che nulla abbiada “invidiare” a quelle di una normale comunitàpresente al di fuori delle mura ospedaliere”

Vita Diocesana non può che formulare a DonFabio i migliori auguri di buon lavoro, il quale,siamo sicuri, non mancherà.

Francesco de Lisio

PARLA DON MASSIMO MUCCILLO, NUOVO CAPPELLANO DELL’UNIVERSITÀ DEL MOLISE“FAVORIRE LA CONOSCENZA DEL BENE”Continua integrazione tra cultura e vita spirituale

nuova esperienza e che scopo si prefigge?Io credo che un percorso del genere, ossia

culturale/spirituale, possa essere uno slancio permigliorare se stessi. Se alla fine di quest’anno sa-remo stati capaci di valorizzare le nostre prospet-tive e quelle dell’altro, sarà già un grande risulta-to. E poi, Dio ci aiuti sempre a favorire la “cono-scenza del bene”.

Dato che è entrato attivamente a far par-te dell’Università del Molise, cosa ne pensa?

Sicuramente rilevo l’importanza che l’univer-sità in generale ha nella vita delle persone.

Credo che quella molisana abbia grandi po-tenzialità, forse va perfezionato il tessuto di re-lazioni con la regione, per mettere meglio in dia-logo le varie realtà territoriali.

Noemi Galuppo

8PRIMO PIANODIOCESI

La veglia della 83° giornata missionariamondiale si è celebrata nell’anticachiesa di S. Maria della Croce, restau-

rata da poco, sempre cara al popolo di Campo-basso arricchita per l’occasione di segni cherimandano al senso fraterno e comunitario del-la preghiera. Riscaldati dai canti di un folto grup-po di ragazzi, accompagnati da vari giovani cheda un anno animano il centro missionario gio-vanile della diocesi, in molti con buona volontàci si è raccolti intorno all’arcivescovo Breganti-ni che ha presieduto l’evento.

La lettura della Parola ha ravvivato la cer-tezza che l’amore di Dio è per tutti. Ha scossodalla tentazione di pensare che in questa epo-ca del villaggio globale (in cui solo in apparen-za aumenta la prossimità fra noi), Dio sia in pau-sa nel suo impegno di far nuove tutte le cose,sia addirittura sconfitto! il Regno invece è ora edobbiamo coglierne i segni nel vortice dei gior-ni per alimentare la speranza in un mondo checorre, spesso inutilmente, spesso male, spes-so in disperata solitudine.

Le testimonianze di alcune persone, attivein campi diversi, hanno attestato come sia pos-sibile, guidati dalla Grazia, seminare germi del-l’autentico amore della prima creazione.

Suor Agnese, superiora a Campobasso del-le suore di S. Francesco di Sales, di origine in-diana, ha parlato di come la sua congregazio-ne religiosa (diffusa in varie parti del mondo)in India si confronti coraggiosamente con l’osti-lità dello Stato (avverso al cristianesimo, che èbenevolo coi poveri), con la miseria, la fame, lemalattie, l’analfabetismo dei più e dei bambini,che aiuta in tutti i modi possibili.

Pia Di Ricco, insegnante, moglie, madre,terziaria francescana, attiva nell’associazioneGiovanni XXIII ha accennato alle varie espe-rienze missionarie che ha compiuto col maritoe altre coppie a Scutari (Albania), dove hannoportato sollievo morale e materiale in un conte-sto umano di indigenza ma carico di dignità e dispirito accogliente.

Loredana Costa (presidente di Dalla partedegli ultimi, associazione attiva da venti anni),opera con persone di formazione diversa matutte capaci di testimonianze cristianamentecredibili. Da tempo è interessata alle sorti delCongo, paese ricco e perciò teatro di annosiscontri bellicosi. Visitandolo, è rimasta colpitadalla cordialità, festosità, tenacia del popolocongolese, sempre pronto a ricominciare conmaturità civica, appoggiato nel suo riscatto so-ciale anche dalla Chiesa locale.

Joseph Diantom, giovane del Togo, ospiteda due anni di una famiglia di Campobasso estudente universitario, ha rilevato che le diffi-coltà vissute nel suo Paese sono state per luinon un limite ma la forza per andare avanti. Egli,che dà molta attenzione alla preghiera rivoltaalla pace, convinto che la si raggiunge concre-tamente col rispetto, la tolleranza, l’amarsi fra-ternamente, si adopera per la costruzione diuna scuola nel suo villaggio.

Le parole di padre GianCarlo, brevi ma in-cisive, con fermezza e dolcezza hanno ricapi-tolato i temi della preghiera e di tutti gli inter-venti, esortandoci a essere forti nella fede, mis-sionari veri e coraggiosi in famiglia, sulla stra-da con spirito di attenzione, di misericordia, di

concordia anche con credenti di altre religioniperché prima o poi in ciascuno s’inneschi la se-te di Gesù ... pienezza di Verità, vero sensodella vita.

Con un ringraziamento rivolto alla missionedi Gore con cui siamo gemellati, a suor Ange-la che nello Zambia si prodiga con instancabi-le impegno e a quanti dedicano con trasporto laloro vita al Vangelo di Cristo il vescovo ha so-lennemente benedetto i presenti.

Affidando simbolicamente al Signore il mon-do intero è stata quindi invocata la fratellanzauniversale, caratterizzata dal coraggio dell’an-nuncio, dalla carità generosa, dalla preghierafervente.

Centro Missionario Diocesano

STELLE POLARI DI UN CAMMINO ECCLESIALE

A S. MARIA DELLA CROCE IL “VANGELO SENZA CONFINI”

CON LE BRACCIA ALZATEIN PREGHIERA MISSIONARIA

PRIMO PIANODIOCESI

La chiesa di sant’Antonio di Padovaa Campobasso, opera dell’arch. Anto-nelli, si arricchirà di una pregevole de-corazione artistica. Padre Gaetano Ja-cobucci, esperto di arte medievale esensibilissimo ai valori estetici, haideato un ciclo di affreschi sul “Miste-ro del Verbo Incarnato” nella predica-zione di S. Antonio, che ha al centroMaria, la donna del primo annunzio. Ilpercorso degli affreschi, realizzati contecniche modernissime e collaudate,con sofistificato trasferimento delleimmagini dalla sinopia all’intonaco, cisono stati “anticipati” dal parroco p.Gaetano. In un prossimo servizio am-pi particolari sull’evento.

LUCI E COLORI PER IL NUOVO ABSIDE DI

S. ANTONIO DI PADOVA

IELSI Sabato 17 è stata benedetta la Cappella dell’Addo-lorata (vedi foto) già dei Capozio, annessa al PalazzoValiante, dedicata alla Vergine Addolorata, da poco to-talmente ristrutturata e decorata e arricchita di signifi-cative vetrate, di santi restaurati, di opere in legno ein paglia e grano (realizzate come ogni anno nella festadi S. Anna).Presente il vescovo GianCarlo Bregantini,che ha ringraziato le ditte, le famiglie, gli artigiani, i di-versi lavoratori e i fedeli che con generosità hanno con-tribuito alla riapertura dell’edificio sacro.Giovedì 19 la comunità di Jelsi ha poi celebrato il120° Anniversario di consacrazione della Chiesa Ma-dre, avvenuto il 15/10/1889 ad opera dell’arcivescovodi Benevento, Cardinale Cammillo Siciliano dei Marche-si di Rende. Le celebrazioni sono state precedute da momenticulturali di preparazione e di riconciliazione soprat-tutto per ragazzi della catechesi, giovani e famiglie.

CONVEGNO REGIONALE“AIMMF”Lunedì, 9 novembre 2009, alle ore

15.00, presso il Centrum Palace Hotel diCampobasso, si svolgerà il convegno regio-nale dell’Associazione Italiana dei Magistra-ti per i minorenni e per la famiglia – Sezio-ne del Molise.

“A che gioco giochiamo?” è il titolo dellaconvention, verso una corretta proceduradelle segnalazioni di maltrattamenti e abusisessuali a danno dei minori di età. Sono pre-visti numerosi interventi di professionisti ap-partenenti al settore, nonché del Tribunaleper i minorenni di Campobasso. A conclusio-ne del convegno è stata programmata unatavola rotonda sulla multidisciplinarietà a tu-tela dei diritti delle vittime.

PRIMO PIANOANNO SACERDOTALE

“Nel mondo di oggi, come nei difficilitempi del Curato d’Ars, occorreche i presbiteri nella loro vita e

azione si distinguano per una forte testimonian-za evangelica. Ha giustamente osservato PaoloVI: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentie-ri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestrilo fa perché sono dei testimoni».

Perché non nasca un vuoto esistenziale in noie non sia compromessa l’efficacia del nostro mi-nistero, occorre che ci interroghiamo sempre dinuovo: «Siamo veramente pervasi dalla Paroladi Dio? È vero che essa è il nutrimento di cui vi-viamo, più di quanto lo siano il pane e le cose diquesto mondo? La conosciamo davvero? Laamiamo? Ci occupiamo interiormente di questaParola al punto che essa realmente dia un’im-pronta alla nostra vita e formi il nostro pensie-ro?».33

Come Gesù chiamò i Dodici perché stesserocon Lui (cfr Mc 3, 14) e solo dopo li mandò a pre-dicare, così anche ai giorni nostri i sacerdoti so-no chiamati ad assimilare quel «nuovo stile di vi-

ta» che è stato inaugurato dal Signore Gesù edè stato fatto proprio dagli Apostoli.”

Così si esprimeva Benedetto XVI nella lette-ra per l’indizione di un anno Sacerdotale in occa-sione del 150° anniversario dalla nascita del Cu-rato D’Ars.

Faccio mie queste parole a meno di un an-no dalla mia ordinazione sacerdotale, avvenuta il16 Agosto 2008 nel Santuario dell’Addolorata diCastelpetroso , sento che sono vere per la miavita e per il mio ministero.

La mia chiamata al sacerdozio l’ho vissutaproprio alla luce di quel “perché stessero con Lui”che l’evangelista Marco annota nel Vangelo, rac-contando la chiamata dei discepoli.

Gli anni della formazione in seminario sonostati proprio così, uno stare con Lui, una ricercadi intimità con Gesù, un volerlo conoscere me-glio. Quasi geloso di un così grande tesoro sco-perto e ora nelle mie mani che come vasi di cre-ta non sempre riescono a custodirlo.

Ora, invece, nell’esperienza del ministerosperimento la bellezza e la fatica della testimo-

LA MADONNA COME UNA PASSWORD“Vorrei sporcarmi di più le mani nel vissuto della gente. Nell’esperienza del ministero sperimento la bellezza e la fatica della testimonianza evangelica”

nianza evangelica, che per me suona molto co-me “stile di vita” secondo il Vangelo.

Una povertà che si fa dono di tutto ciò che siha «Il mio segreto è semplice: dare tutto e nonconservare niente». Spiegava il Curato d’Ars. Inuna società come la nostra non è facile mante-nere il cuore lontano da idoli e tentazioni per man-tenersi “casti” ovvero pienamente presi, afferra-ti da Cristo.

In questo breve tempo di esperienza pasto-rale ho capito senz’altro che serve molta umiltàper mettersi al servizio degli altri come loro ami-co di viaggio, come guida posta sul loro cammi-no da Cristo. E’ una missione che come dicevoprima della mia ordinazione fa tremare i polsi.

Si, perché di missione si tratta. Le nostre co-munità, la nostra Chiesa ,direi, deve riscoprirequesta parola in tutta la sua profondità.

Il mandato vero di ogni prete, della chiesa tut-ta è la missione. “Andate…!”. Oggi c’è bisogno ditestimoni come diceva Paolo VI per una nuovaevangelizzazione. Nelle nostre belle comunitàsi corre il rischio,e l’ho corso, di adeguarci all’e-sistente fatto di tradizioni e ed espressioni genui-ne ma spesso pagane della fede. Una fede a vol-te stanca e ripetitiva. Signore ridonami e ridona-ci l’ardore della missione, della evangelizzazionenella Fedeltà a Te, alla Tua Parola, al tuo manda-to.

Vorrei sporcarmi di più le mani nel vissuto del-la gente, renderli partecipi con me della bellez-za dell’essere discepoli del Cristo. La mia vita haun senso perché Lui me lo ha dato.

E come se, uso un’immagine, prima vedevole cose dall’esterno, come chi guarda una bellavetrata di una Cattedrale gotica dall’esterno e noncapisce cosa vi è rappresentato su. Mentre sela si guarda dall’interno, con la luce esterna checolpisce e illumina la vetrata allora gli occhi siaprono alla meraviglia e gustano quel capolavo-ro. Così è la vita. Cristo è quella Luce che attra-verso la Chiesa, Mia Madre, come amava chia-marla santa Teresa di Lisieux, mi dà il senso del-la mia vita, mi offre la password si direbbe oggiin tempi di massmedialità.

Adriano Cifelli 1.a parte

PER TENER VIVA E AL PASSO CON I TEMPI UN’ANTICAFORMA DI ASSOCIAZIONISMO IL TERZO CAMMINO DI FRAIL TERZO CAMMINO DI FRATERNITTERNITÀÀA CAMPOBASSOA CAMPOBASSOOrganizzato dalla neonata Confederazione delle Confraternite

Anche quest’anno si è rinnovato (domenica 11 ottobre a Campobasso) l’appuntamento con ilCammino di Fraternità delle Confraternite, giunto alla sua terza edizione. Grazie alla costituzione del-la Confederazione delle Confraternite dell’arcidiocesi di Campobasso - Boiano, fortemente voluta inpassato da mons. Armando Dini ed approvata e sostenuta da mons. GianCarlo M. Bregantini, tuttele confraternite della diocesi si sono ritrovate per trascorrere, insieme - novità di quest’anno - allealtre confraternite del Molise provenienti dalle diocesi di Termoli - Larino e di Isernia - Venafro, unaparticolare giornata.

Alle ore 10.30 infatti, si è tenuto presso il salone della parrocchia S. Giuseppe Artigiano, il con-vegno dal tema “La corresponsabilità nella nostra Chiesa locale” riprendendo in tal modo le linee gui-da del nuovo anno pastorale 2009-2010 che ha preso il via con la convocazione diocesana di set-tembre. Hanno preso parte all’incontro, oltre all’arcivescovo, anche don Giuseppe Di Iorio, parrocoin Colle D’Anchise, che ha da poco ricevuto la nomina come nuovo responsabile diocesano dellaConsulta della Confraternita; Angelo Palladino, priore della Confraternita San Giovanni Battista diCampobasso in qualità di presidente della Consulta; l’assessore regionale Angela Fusco Perrella e,in rappresentanza del Comune di Campobasso, l’assessore Di Giorgio.

Tre i punti fondamentali che sono emersi nel corso dell’intervento di p. GianCarlo, riassunti dallalettera pastorale “Tenendo lo sguardo fisso su Gesù” (Lettera agli Ebrei): 1) la corresponsabilità, pre-ti e laici insieme, 2) la perseveranza “la nostalgia del passato e la paura del futuro”, 3) il bene comu-ne. Animato si è rivelato il dibattito che ha seguito gli interventi. Sono infatti emerse nuove ed inte-ressanti proposte per un migliore cammino di tutte le confraternite: avviare iniziative di sostegnoper le confraternite che, purtroppo, si sono ridotte o stanno scomparendo, la necessità di dare nuo-ve segni alla carità antica e, soprattutto, incoraggiare la formazione dei confratelli.

Dopo il convegno, tutti i confratelli si sono riuniti per pranzare insieme, grazie all’ottima organiz-zazione delle confraternite campobassane che gentilmente hanno offerto il pranzo. Sempre dalla par-rocchia di San Giuseppe artigiano si è dispiegato il corteo che ha visto la partecipazione di tutti in abi-to confraternale, bandiere e stendardi. E’ iniziato così il III Cammino di Fraternità che, attraversan-do le strade principali della Città, si è concluso nella Cattedrale della SS. Trinità dove è stata celebra-ta la Santa Messa presieduta, dal nostro amato arcivescovo.

Si è scritta così, con la gioia di tutti, una nuova pagina della storia delle confraternite dell’arcidio-cesi di Campobasso — Boiano. Infine, un pensiero e un grazie di cuore a padre Giovanni Romero,ex parroco di Riccia (CB), che ha guidato, con impegno fino ad oggi, le confraternite diocesane.

Michele Pasquale

11 PRIMO PIANOEVENTI

TRE NUOVI PARROCIIn basso Don Adriano Cifelli a Monte-verde di BojanoIn alto a destra padre Annibale Fanel-li a RicciaIn basso a destra padre Cesare Neria Toro

FAMIGLIEFAMIGLIED’ABRUZZO D’ABRUZZO

E MOLISEE MOLISEUna trentina di famiglie della diocesi di

Campobasso si sono “gemellate”, in unsimpatico incontro, con le loro consorelledella diocesi di Sulmona domenica 18 ot-tobre. Teatro dell’incontro, l’Oasi di sanFrancesco a Campo di Giove. Ha guidato ilmeeting mons. Angelo Spina, vescovo diSulmona-Valva, che ha tenuto una cateche-si sul tema celestiniano del perdono. E’ sta-ta visitata anche la nuova cappella che, nel-la cattedrale di san Panfilo a Sulmona, ospi-ta le reliquie di san Pietro Celestino.

Vita DIOCESANA n. 18 Anno XII

12APPUNTAMENTI

Periodico di informazionedell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano

Ufficio per le Comunicazioni Socialivia G. Mazzini, 80 - 86100 Campobasso

Telefax: 0874.482780 e-mail: [email protected]

Registrazione Tribunale di Campobasson. 231 del 20.02.1998

Spedizione in abb. post. D.L. 353/2003(conv. L 27.02.2004 N 46 Art. 1, comma 2 DCB - Campobasso)

Anno XII n.18 del 25 ottobre 2009Copia singola 1 euro - Abbonamento annuo 15 euroda versare sul c/c postale n. 20241196 intestato a:

Arcidiocesi di Campobasso - BojanoUfficio per le Comunicazioni Sociali

Direttore responsabile: Sergio BucciDirettore: Andrea de Lisio

Redattori: Fabiana Carozza, Francesco de Lisio, Noemi Galuppo, Elisa Tomasso

Segretaria di redazione: Patrizia EspositoGrafica e impaginazione a cura dell’UCS

da un progetto di Antonio Spadaccino e Laura PalladinoLe foto di attualità sono di Diego De Vivo

La collaborazione è sempre a titolo gratuito e volontario. Manoscritti e foto inviati non vengono restituiti.

Stampato presso la tipografia ARTI GRAFICHE LA REGIONE S.r.l.

C.da Pesco Farese, 44 - 86025 Ripalimosani (z.i.)Tel. 0874.483224

e-mail: [email protected]: 700 copie

LL’AGENDA’AGENDA DELDEL VESCOVO dal 25 ottobre all’8 novembre VESCOVO dal 25 ottobre all’8 novembre CALENDARIO DIOCESANODAL 26 ALL’ 08 NOVEMBRE DAL 25 AL 26 OTTOBRE

A VERONA: INCONTRO CON I SACERDOTI STIMMATINIA DENNO: VISITA ALLA MAMMA ALBINAMARTEDI 27ORE 9.00 UDIENZE CLERO

MERCOLEDI 28 ORE 9.30 UDIENZE PER TUTTI ORE 17.00 RICORDO DI DON GIOVANNI BATTISTAA S. LEONARDO (CB)

GIOVEDI 29ORE10.30 ROTARY CLUB ORE 18,00 CELEBRAZIONE EUCARISTICAIN MEMORIADI DON GIOVANNI BATTISTA

VENERDI 30ORE 10.00 UDIENZE PRENOTATE ORE 18.00 CONVEGNO “IL SACERDOTE FONTANADEL VILLAGGIO” SALA CELESTINO V

SABATO 31ORE 10,00 UDIENZE PRENOTATE ORE 19,00 CATTEDRALE (CB)CELEBRAZIONE EUCARISTICAIN MEMORIA DEI SACERDOTI E VESCOVI DEFUNTI

DOMENICA 01 NOVEMBREORE 15,30 SANTA MESSACIMITERO DI BOJANO

LUNEDI 02 ORE 9,30 UDIENZE CLERO ORE 14,00 CELEBRAZIONE EUCARISTICACIMITERO DI CAMPOBASSO

MARTEDI 03 ORE 10.00 RITIRO DEL CLERO ORE 18,00 CONCERTO PER DON V. PERRELLA

MERCOLEDI 04ORE 10,00 UDIENZE GIA’ PRENOTATE ORE 20,00 A FROSINONE

GIOVEDI 05 ORE 09,30 VISITA ALLE SCUOLE MARIO PAGANO ORE 16,00 A PIETRACATELLACONVEGNO SU DON MILANI ORE 19,00 COMITATO CELESTINIANO ORE 21,30 TELEMOLISE

VENERDI 06 ORE 9,30 UDINZE GIA PRENOTATE

SABATO 07 ORE 9,30 INCONTRO CON I PRETI GIOVANI ORE 17,00 VISITA CENTRO ANZIANI “ L’INCONTRO“ VIA MAZZINI

VENERDÌ 30 Ore 18.00 - Sala S. Celestino V (CB): Anno Sa-cerdotale:Convegno sulla ParrocchiaSABATO 31 Ore 19.00 - Cattedrale (CB): Celebrazione eu-caristica in suffragio sacerdoti e vescovi defun-ti della DiocesiDOMENICA 1 NOVEMBREOre 17,00 - Colle d’Anchise: Incontro diocesa-no FamiglieMARTEDÌ 3Ore 9.30 –, Villa Di Penta (Matrice): Ritiro delclero – “Lettera agli Ebrei”SABATO 7Incontro giovani presbiteri con il vescovoDOMENICA 8Ore 15.00 -19.30 – Convento SS. Trinità (Sepi-no): Incontro Vocazionale

CONTINUA DA PAG. 4

SERT DI CAMPOBASSO: OLTRE 300 PERSONE AL GIORNOAltri e due dati molto eloquenti sono quelli re-

lativi alla reperibilità delle sostanze e alla spesaper le stesse: eroina e cocaina sono facilmentereperibili per strada ed in discoteca, mentre glistimolanti e gli allucinogeni sono più facilmentereperibili in discoteca; la cannabis invece si ri-tiene sia reperibile prevalentemente in strada ea casa di amici. Il 46% sia degli utilizzatori di eroi-na che dei consumatori di cocaina spendono piùdi 100 euro al mese, il 36% degli utilizzatori dieroina ed il 27% di quelli che usano cocainaspendono tra i 50 e i 100 euro, le restanti quotespendono meno di 50 euro. Per la cannabis il62% dei consumatori spende meno di 50 euro almese, il 21% tra i 50 ed i 100 euro ed il 17% piùdi 100 euro.

“La percentuale dei nuovi utenti oscilla da unminimo dell’11% nella Provincia autonoma di Bol-zano ad un massimo del 35% in Molise, dove siregistrano 970 utenti dei servizi pubblici per letossicodipendenze su 6 sert e 162 utenti per ogniSert”

“solo presso la sua struttura passano alme-no 300, 350 persone al giorno. E secondo padreLino Jacobucci - fondatore di tre comunità pertossicodipendenti, tra cui due in Molise - si arri-verebbe anche a 500 persone al giorno”

“l’assunzione di cannabinoidi è piuttosto ele-vata, tra le altre regioni, in Molise (11,6%) comeanche quella di cocaina (43,8%)”

“E’ nell’utilizzo della cannabis che si registra-no le maggiori novità, con una forte crescita delconsumo. Ben il 14% della popolazione intervi-stata ne ha dichiarato l’uso una o più volte nelcorso dei 12 mesi precedenti”

“Il 46% sia degli utilizzatori di eroina che deiconsumatori di cocaina spendono più di 100 eu-ro al mese, il 36% degli utilizzatori di eroina edil 27% di quelli che usano cocaina spendono trai 50 e i 100 euro, le restanti quote spendono me-no di 50 euro. Per la cannabis il 62% dei consu-matori spende meno di 50 euro al mese, il 21%tra i 50 ed i 100 euro ed il 17% più di 100 euro”

“la cannabis invece si ritiene sia reperibileprevalentemente in strada e a casa di amici”

Lo studio IPSAD (Italian Population Surveyon alcohol and drugs) è uno studio campionariosul consumo di alcol, tabacco e sostanze psico-trope legali e illegali nella popolazione generaleresidente in Italia di età compresa tra 15 e 54 an-ni, ripetuto con cadenza biennale dal 2001.

Elisa Tomasso