liberadelfia mag-giu 2013

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Fotocopiato in proprio Numero unico - Mag-Giu 2013 Distribuzuine gratuita LiberAdelfia pensare globale, agire locale LiberAdelfia E-mail: [email protected] P.za Galtieri, 51 - Adelfia penSo A Berlusconi Se dICo lenocinioA ChI penSI? Kud Ked Mr: White Lui era Antonio Faiola dello Scarabocchio su via Conella. Il 4 maggio 2013 con la sua diparta (aveva 38 anni) abbiamo perso un amico ed un lavoratore serio e capace. Antonio era l’ulmo anello della catena del nostro LiberAdelfia, colui che con la sua cocciutaggine riusciva a stamparlo in b/n, ma in modo perfeo. Grazie Antonio, sarai sempre nei nostri pensieri e nei cuori di chi ha sempre smato. Riposa in pace. La città, Adelfia, che vogliamo! Una città ricca di verde e con le strade sgombre di macchine di ogni dimensione. Vogliamo che il Corso Vittorio Veneto da piazza Vittoriano Cimmarrusti sino a Via Generale Dalla Chiesa ritorni ai cittadini, in modo che soprattutto la sera si possa tranquillamente passeggiare, sotto la luce dei lampioni, senza che una gio- vane madre col suo piccino/a nel carrozzino sia costretta a praticare lo slalom tra una fila di macchine parcheggiate ed un’altra macchina che le viene, o di corsa o con civile educazione, davanti o di dietro. Non sopporto che gli anziani che, d’estate e non solo, sono soliti sedersi sul pro- prio marciapiede debbano sorbirsi e respirare anidride carbonica od ossido di carbonio delle macchine che spadroneggiano a volontà, senza un minimo ri- spetto degli altri, che pure meritano di essere rispettati. Il Corso Vittorio Veneto di Adelfia deve, dico deve, essere un’isola pedonale, così come a Bari è il Corso Sparano, da Corso Vittorio Emanuele alla Stazione Ferroviaria, con le isole verdi, con al centro una palma ormai adulta, e con un tappetino di ciclamini o di gerani rossi, gialli … Se Bari è ormai avviata ad essere una delle città più belle d’Italia, nonostante i suoi mille problemi, perché Adelfia, che ha la fortuna di avere un nome presti- gioso, col quale può dignitosamente sfidare il futuro, non dovrebbe poter respi- rare, come è giusto che sia, almeno nella più bella delle sue arterie da un borgo all’altro!? Nessuno pensa, e dovrebbero pure pensarlo un po’ tutti, che come esiste il diritto di costruire su un suolo proprio (ius aedificandi), così è sacrosanto il “diritto di vivere decorosamente e igienicamente” per i bambini e per gli anziani, cioè per tutti (ius bene vivendi pueris et senibus, id est omnibus)! Non si può vivere con il ritmo della città di oggi, stressante e con il fiato sempre ..! Perché io e mia moglie, dopo cinquant’anni di vita a Bari, siamo tornati a con- sumare gli ultimi spiccioli della vita nel paese in cui siamo nati? Perché il ritmo della città, come Bari, non può essere sostenuto da ultraottantenni! Però, una volta tornati ad Adelfia, abbiamo trovato gli stessi difetti della città di Bari. Strade con macchine parcheggiate non solo regolarmente, ma in doppia fila, col beneplacito, spesso, delle autorità e dei Vigili, che dovrebbero far rispettare le regole della civile convivenza, le prime timorose di perdere il voto alle prossime scadenze elettorali, i secondi spesso sottoposti a pressioni di non infierire ec- cessivamente! E così la va male per i bambini, che non hanno spazi per giocare a pallone, e per gli anziani, che escono in piazza, per ammalarsi ancóra di più di asma, di malattie respiratorie e vascolari, perché l’aria che respiriamo è inquinata. Desideriamo una città vivibile, dove almeno il pomeriggio e la sera si rianimi la cultura del vicinato, quando le persone, dopo la fatica della giornata, pote- vano guardarsi negli occhi e sorridersi, scambiarsi qualche straccio di conver- sazione, per predisporsi serenamente al meritorio riposo notturno, senza ricorrere alle gocce e alle goccine, per trovare un’ora o due di sonno. Vogliamo più verde e meno stress inutile e dannoso! Che la autorità, finalmente, ci ascoltino per davvero, altrimenti la “partecipa- zione”, a base di “bigliettini” si risolve in una puntuale presa in giro. “Che Dio ci aiuti!” Grazie Rocco Labellarte Progetto2 a:Copia di Copia di Layout 1 21/05/2013 18.26 Pagina 1

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Fotocopiato in proprio Numero unico - Mag-Giu 2013Distribuzuine gratuita

LiberAdelf iapensare globale, agire locale

LiberAdelfiaE-mail: [email protected]

P.za Galtieri, 51 - Adelfia

penSo A

Berlusconi

Se dICo

“lenocinio”A ChI penSI?

KudKed

Mr: White

Lui era Antonio Faiola dello

Scarabocchio su via Conella.

Il 4 maggio 2013 con la sua

dipartita (aveva 38 anni) abbiamo

perso un amico ed un lavoratore

serio e capace. Antonio era

l’ultimo anello della catena del

nostro LiberAdelfia, colui che con

la sua cocciutaggine riusciva a

stamparlo in b/n, ma in modo

perfetto. Grazie Antonio, sarai

sempre nei nostri pensieri e nei

cuori di chi ti ha sempre stimato.

Riposa in pace.

La città, Adelfia, che vogliamo!Una città ricca di verde e con le strade sgombre di macchine di ogni dimensione.Vogliamo che il Corso Vittorio Veneto da piazza Vittoriano Cimmarrusti sino aVia Generale Dalla Chiesa ritorni ai cittadini, in modo che soprattutto la sera sipossa tranquillamente passeggiare, sotto la luce dei lampioni, senza che una gio-vane madre col suo piccino/a nel carrozzino sia costretta a praticare lo slalomtra una fila di macchine parcheggiate ed un’altra macchina che le viene, o dicorsa o con civile educazione, davanti o di dietro. Non sopporto che gli anziani che, d’estate e non solo, sono soliti sedersi sul pro-prio marciapiede debbano sorbirsi e respirare anidride carbonica od ossido dicarbonio delle macchine che spadroneggiano a volontà, senza un minimo ri-spetto degli altri, che pure meritano di essere rispettati. Il Corso Vittorio Venetodi Adelfia deve, dico deve, essere un’isola pedonale, così come a Bari è il CorsoSparano, da Corso Vittorio Emanuele alla Stazione Ferroviaria, con le isoleverdi, con al centro una palma ormai adulta, e con un tappetino di ciclamini odi gerani rossi, gialli …Se Bari è ormai avviata ad essere una delle città più belle d’Italia, nonostante isuoi mille problemi, perché Adelfia, che ha la fortuna di avere un nome presti-gioso, col quale può dignitosamente sfidare il futuro, non dovrebbe poter respi-rare, come è giusto che sia, almeno nella più bella delle sue arterie da un borgoall’altro!? Nessuno pensa, e dovrebbero pure pensarlo un po’ tutti, che comeesiste il diritto di costruire su un suolo proprio (ius aedificandi), così è sacrosantoil “diritto di vivere decorosamente e igienicamente” per i bambini e per glianziani, cioè per tutti (ius bene vivendi pueris et senibus, id est omnibus)!Non si può vivere con il ritmo della città di oggi, stressante e con il fiato sempre ..!Perché io e mia moglie, dopo cinquant’anni di vita a Bari, siamo tornati a con-sumare gli ultimi spiccioli della vita nel paese in cui siamo nati?Perché il ritmo della città, come Bari, non può essere sostenuto da ultraottantenni!Però, una volta tornati ad Adelfia, abbiamo trovato gli stessi difetti della cittàdi Bari.Strade con macchine parcheggiate non solo regolarmente, ma in doppia fila, colbeneplacito, spesso, delle autorità e dei Vigili, che dovrebbero far rispettare leregole della civile convivenza, le prime timorose di perdere il voto alle prossimescadenze elettorali, i secondi spesso sottoposti a pressioni di non infierire ec-cessivamente!E così la va male per i bambini, che non hanno spazi per giocare a pallone, eper gli anziani, che escono in piazza, per ammalarsi ancóra di più di asma, dimalattie respiratorie e vascolari, perché l’aria che respiriamo è inquinata.Desideriamo una città vivibile, dove almeno il pomeriggio e la sera si rianimila cultura del vicinato, quando le persone, dopo la fatica della giornata, pote-vano guardarsi negli occhi e sorridersi, scambiarsi qualche straccio di conver-sazione, per predisporsi serenamente al meritorio riposo notturno, senzaricorrere alle gocce e alle goccine, per trovare un’ora o due di sonno.Vogliamo più verde e meno stress inutile e dannoso!Che la autorità, finalmente, ci ascoltino per davvero, altrimenti la “partecipa-

zione”, a base di “bigliettini” si risolve in una puntuale presa in giro. “Che

Dio ci aiuti!”

GrazieRocco Labellarte

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Politica - Società - Inchieste

2 LiberAdelfia Mag-Giu 2013

LA VICENDA EX SAPAa che punto siamo?

Quasi un anno è passato dall’incen-dio avvenuto nell’area ex-Sapa.Facciamo il punto della situazione? Ad oggi i cumuli sono stati raffred-dati e smassati, ma sono ancora lì,come le piramidi, venti piccolemontagne. Non rocciose, ma di ma-teriale definito “compost fuori spe-cifica” dai tecnici ed esperti, cheapplicano meccanicamente leggi,decreti e regolamenti. Nessun in-quinante è particolarmente fuorisoglia: peccato che la tossicità bio-logica dipenda non solo dai singoliinquinanti, ma dalla loro azione si-nergica, cioè dalla “mistura” risul-tante, che può risultare tossicaanche per basse concentrazioni deisingoli inquinanti. Ciò è confer-mato anche dal Prof. Schettino (cheringraziamo per la sua collabora-zione): purtroppo la politica e leleggi recepiscono con grande ri-tardo idee e teorie che il buonsenso dovrebbe rendere, invece, diimmediata comprensione. Non ciresta, per citare un aforisma, chemorire a norma di legge...Dall’incendio (fase critica) alla finedi questi lavori preliminari, sonotrascorsi più di otto mesi. Perchénon si è ritenuto di dichiarare lostato di emergenza. Punto. E purcercando di esser celeri, la burocrazia è lenta come un bradipoassonnato. Voglio offrirvi, però, unaltro punto di vista. Otto mesiprima del raffreddamento e dellosmassamento: ci stiamo dimenti-cando tutti gli anni che sono tra-scorsi dal sequestro? E gli anni che è stato in funzione l’impianto?Ed i fumi emessi dalla ciminiera?E quello che, forse, ci siamo respi-rato, bevuto e mangiato ? Beh, al-lora otto mesi non sono tanti. E dichi è la responsabilità? Sicuramente c’è un problema difondo: dopo il sequestro ed il fal-limento, il sito è stato affidato ad uncuratore fallimentare o, meglio, unfallimentare curatore. Certo, non hopeli sulla lingua. Il

sito non è mai stato messo in sicu-rezza. È divenuto terra di nessuno,Muri di recinzione rotti, furti. Con-siderate che i lavori svolti hannointeressato solo la parte esterna del-l’area interna del sito, ove è avvenuto l’incendio. Nei capannonic’è ancora altro materiale non ca-talogato, ma non possiamo entrare.Non è nostra proprietà. Se l’incen-dio non avesse messo a rischio lasalute pubblica, allora, saremmo ancora nella stessa situa-zione precedente? Dobbiamo, dun-que, ringraziare il fuoco (o chi peresso). Non sapete chi sia il curatorefallimentare ? Chiedete, e vi saràdetto. ...Ma non è stata l’unica zavorra. Do-v’erano le amministrazioni comu-nali, maggioranza, opposizione, gliorganismi di controllo? Dov’eranoi cittadini? Alla festa dell’Uva? ASan Trifone? A San Vittoriano? ASanta Maria della Stella? Alla sagradell’emigrante/parmigiana/focac-cia? Alla Magìa d’estate? Eh sì, nessuno sapeva nulla, a nes-suno importava nulla. Vogliamo,per caso screditare l’unica fonte diricchezza? L’agricoltura? Qual è ilcompito degli amministratori senon quello di amministrare e ge-stire il territorio? Voi terreste nelvostro giardino materiale tossicooppure una fonte di pericolo per lasalute? No di certo, anzi vi lavatespesso ed igienizzate tutto (anchetroppo). Qui se ne sono lavati lemani tutti. E che pena sentir dire“Sì, ma noi abbiamo scritto, ab-biamo fatto questo, quell’altro...”Al massimo serve per lavarsi la co-scienza. Ma perché scottarsi conuna “patata bollente” quando pos-siamo rimandare ed evitare? Primao poi la situazione scoppierà inmano a qualcuno, e dovranno occu-parsene per forza. La Regione Pu-glia, adesso, dovrà stanziare ingentifondi per la bonifica. Soldi pub-blici, che sarebbero stati risparmiatise i nostri amministratori avesserocompiuto il loro dovere. Soldi pub-blici, soldi delle nostre tasse (perchi le paga), di chi fatica ognigiorno. La logica vorrebbe che fos-sero proprio loro a pagare: ammi-

nistratori, organismi di controllo,curatore fallimentare. Non noi. Maquesta burocrazia rende le respon-sabilità evanescenti. Anche l’ap-palto per i lavori di smassamentonon ci hanno soddisfatto: un sitointernet affidato con procedurad’urgenza ed attivo per poco più diun mese (nel senso che è stato ag-giornato per quel periodo),recinzione esterna realizzata pede-stremente, teli volati via al primovento (e, stante l’ultima determina,ci vorranno più di 6.000 euro perripristinarli, la ditta non si ritieneresponsabile), ritardi nell’esecu-zione dei lavori, maestranze nonproprio esperte, mancanza di accortezze durante le fasi di lavo-razione (non sono state chiuse leprese di scarico presenti nell’areainteressata). Fondi mal gestiti, appros-simazione. Certo, almeno qualcosa èstato fatto, dopo anni di immobilità as-soluta. Termino, a fronte di questo disa-stro, con alcune osservazioni. Non possiamo sperare in un cam-biamento di questa classe dirigente.Nessuno compie il proprio dovere,perché il degrado morale è troppoelevato. Troppi interessi e troppisoldi ci sono in gioco. Ma loro sonola minoranza, e noi la maggioranza.Civilmente dobbiamo lottare.Uscire dalla nostra pigrizia, daiforum, ed agire. Se ci limitiamo alamentarci davanti al bar, non cam-bierà mai nulla.

Il Presidente del Comitato NO-SAPA

Ing. Vincenzo Antonicelli

I numeri arretrati e a colori di

LiberAdelfia puoi trovarli sul sito:

http://issuu.com/liberadelfia

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Page 3: LiberAdelfia Mag-Giu 2013

Politica - Società - Inchieste

Mag-Giu 2013 LiberAdelfia 3

GUERRE

ALIMENTARI

“La crisi alimentare è l’effetto di unaguerra alimentare. La guerra alimentareè, innanzitutto, una guerra tra paradigmi:tra un modello industriale e uno ecolo-gico, ma è guerra anche perché nega aun miliardo di persone affamate il dirittoal cibo e ad altri due miliardi di persone,che soffrono di malattie legate al cibo, ildiritto a un’alimentazione sana. E’ unaguerra contro i contadini, che vedono di-strutta la loro vita, insieme ai mezzi disussistenza. Ed è guerra contro il pianeta, nella misura in cui a essere distruttisono il suolo, la biodiversità, l’acqua.Gli strumenti di questa guerra contro laTerra operano sul campo e, insieme,sulle menti. La crisi alimentare incarnae illustra le molteplici crisi della nostraepoca: quella finanziaria, quella energe-tica, la crisi legata al clima, la crisi del-l’acqua, della biodiversità, della salute edella nutrizione, la crisi dell’occupa-zione e quella della democrazia.La crisi alimentare ha già condannato unmiliardo di persone alla fame perma-nente e strutturale, e altri due miliardi amalattie come obesità, diabete e iperten-sione. E se le tendenze attuali si manter-ranno invariate, l’emergenza alimentaresi aggraverà, colpendo altri miliardi dipersone. L’emergenza e la crisi alimen-tari sono dovute, secondo me, a tre im-portanti cause.In primo luogo, l’appropriazione e la di-struzione, da parte delle corporation (or-

ganizzazioni corporative capitalistiche

finanziarie e/o industriali) dei doni dellanatura fondamentali per la produzione dialimenti (suolo e terra, acqua, sementi ebiodiversità) ai fini dell’agricolturaindustrializzata e globale, controllata epromossa dalle corporation stesse.In secondo luogo, il sistema inefficientee inquinante della produzione alimentareindustriale, fondato sull’impiego inten-sivo di sostanze chimiche, carburantifossili e capitali, che distrugge da un lato

il capitale della natura e dall’altro quellodella società, sradicando le piccole fat-torie e distruggendo la salute.Le piccole aziende agricole fornisconoil 70 per cento del cibo mondiale, eppurevengono distrutte con la scusa del basso“rendimento”. L’88 per cento del ciboviene consumato nella stessa eco-re-gione o area in cui viene prodotto. L’in-dustrializzazione e la globalizzazionesono l’eccezione, non la regola. E dovele piccole aziende agricole e le econo-mie alimentari locali non sono state an-cora distrutte dall’industrializzazione, labiodiversità e il cibo continuano a dareda vivere alle popolazioni. La biodiver-sità agricola viene salvaguardata dai pic-coli contadini. Come riferisce il rapportodel gruppo ETC “i piccoli contadini al-levano e curano 40 specie di animali equasi 8000 varietà di piante. Coltivano,inoltre, 5000 varietà agricole domestichee hanno donato più di 1,9 milioni di va-rietà alle banche genetiche mondiali. Gliallevatori ittici hanno raccolto e protettopiù di 15.000 specie d’acqua dolce. Il la-voro di contadini e allevatori a salva-guardia della fertilità del suolo è diciottovolte più efficace dei fertilizzanti sinte-tici forniti dalle sette maggiori corpora-tion” (Who Will Feed Us, 14 dicembre2009). Quando questo sistema ali-mentare ricco di biodiversità viene so-stituito da monocolture industriali, e ilcibo mercificato, le conseguenze sonofame e malnutrizione. Degli attuali 6,6miliardi di esseri umani sulla terra sonocirca un miliardo quelli che non hannocibo a sufficienza; e un miliardo sonoquelli che hanno abbastanza calorie, maun nutrimento insufficiente, soprattuttoin termini di micronutrienti. Un miliardoe trecento milioni sono gli obesi, malnu-triti perché costretti a cibi industriali, po-veri di sostanze nutritive, ma ricchi dicalorie e artificialmente poco costosi.Metà della popolazione mondiale è vit-tima di fame strutturale e di ingiustiziaalimentare. Nel corso della storia, lafame era sempre causata da fattoriesterni: guerre e calamità naturali. Era

circoscritta nello spazio e nel tempo. Lafame di oggi è permanente e globale. E’preordinata. Ciò non significa che chigoverna i sistemi alimentari attuali lacrei intenzionalmente. Significa che lafame è implicita nel sistema di produ-zione industriale e di distribuzione glo-bale del cibo creato dalle corporation.La vulgata oggi prevalente afferma chel’agricoltura industriale produce piùcibo e risparmia terra. Eppure, quantopiù l’agricoltura industriale si diffonde,tanto più cresce il numero delle personeaffamate e si estende l’esproprio delleterre coltivabili.La produttività, nell’agricoltura indu-striale, si misura in termini di “rendi-mento” per ettaro, non di produttivitàcomplessiva. L’unico input di cui sitiene conto è la forza lavoro, che ab-bonda, mentre si trascurano le risorsenaturali, che invece sono scarse.Un sistema agricolo che distrugge e di-vora risorse non risparmia affatto laterra, al contrario ne richiede sempre dipiù. L’agricoltura industriale, infatti, stapromuovendo un gigantesco accaparra-mento di terre in tutto il pianeta, attra-verso la deforestazione in Amazzonia,per la soia, e in Indonesia, per l’olio dipalma; e in Africa tramite lo sradica-mento di allevatori e contadini. Il si-stema agricolo industriale porta allafame sia perché riduce la disponibilità dicibo, in quanto distrugge biodiversità,sia perché trasforma in profughi i conta-dini e i produttori di cibo.La terza causa della fame è da cercarenella globalizzazione e nella mercifica-zione dei sistemi alimentari. La globa-lizzazione dell’agricoltura industriale,che si accompagna all’appropriazionedell’agricoltura da parte delle corpora-tion, sta ulteriormente accelerando ladiffusione della fame. Secondo la sud-detta vulgata, la globalizzazione avrebbeprodotto una diminuzione dei prezzi emesso a disposizione dei poveri cibo apoco prezzo. In realtà, quando il ciboviene trasformato in merce e la sua

segue a pagina 7

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Politica - Società - Inchieste

I Post-it

di Mr. White

Nonostante le ripetute segnalazioni(ma non mollo e le farò fino allaloro risoluzione), tutto rimane e/otorna come prima:

La canalina sita in via Conella,adiacente la linea ferroviaria e

sotto il ponte della circonvalla-zione, è ostruita da detriti che osta-colano il deflusso delle acquepiovane verso l’alveo.A due passi dalla canalina c’è larete che delimita i binari e che do-vrebbe ostacolare il passaggio deicittadini che da via Bachelet si re-cano in viale C.A. Dalla Chiesa oviceversa. A quando la posa di unarete più consistente? Prevenire èmeglio che piangere o curare.

Quando non vedremo più lasosta selvaggia su strisce pe-

donali, su marciapiedi, in doppiafila, su sosta riservata ai diversa-mente abili e davanti agli scivoli sianelle zone centrali che periferiche?Il paradosso è che tali infrazionivengono commesse addirittura pro-prio nelle vicinanze del Comandodi Polizia Municipale.

Iponti che attraversano l’alveonon riescono a far defluire le

acque perché le loro basi-piatta-forme in cemento risultano infos-sate rispetto al letto dell’alveostesso, a causa di accumuli di de-triti e della crescita di erbacce. Ciòrenderà sempre più difficile il de-flusso delle acque con pericolo diesondazione delle stesse.

Sulla circonvallazione, via Gen.M. Scattaglia, sul ponte che dai

pressi di via Card. Brancaccio vaverso la s.p. per Acquaviva, unagrata divelta durante un forte ventonon è stata ancora rimpiazzata.

Sulla S.C. Fieno persiste la di-scarica abusiva. Non solo: nelle

sue vicinanze è situato un pozzettoprivo di copertura idonea. Attual-mente è coperto da un coperchio diplastica, che potrebbe volare alprimo vento e rendere il pozzettomolto pericoloso.

Sulla S.C. Piscina Nuova segna-lammo, molto tempo fa, la pre-

senza di lastre di onduline dieternit-amianto sulla strada. Ora lelastre, probabilmente le stesse,sono state buttate in un terreno in-colto e grazie all’erba cresciuta dicirca 1 metro sono invisibili. Lastessa situazione si presenta piùavanti, solo che invece delle ondu-line sono presenti tubi di eternit-amianto. Stessa segnalazione perpresenza di tubi di eternit-amiantoè valida per via Coppola Rossa.

s.c. Piscina nuova

lastre rotte di eternit-amianto

via coppola rossa

discarica di rifiuti pericolosi

e non spariti tra l’erba

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Mag-Giu 2013 LiberAdelfia 5

Politica - Società - Inchieste

Queste, invece, sono alcune dellesegnalazioni, dei cittadini di Adel-fia, che per questione di privacyhanno chiesto di omettere il loronominativo:

….. invito a documentare e denun-ciare lo stato dei marciapiedi nellezone periferiche che sono ricopertida escrementi dei cani: il pedonedeve fare lo slalom per cammi-narci!

….. torna alla ex GIL e scatta lefoto sul lato via Verdi. Assolutamancanza di rispetto nei confrontidi disabili e donne con carrozzini.Hanno aperto il varco di accesso alparcheggio e non hanno creato larampetta: c’è un marciapiede alto20 centimetri. …..

….. , sul prossimo numero, se puoi,denuncia documentando con foto lacurva situata a sud-ovest della cir-convallazione nei pressi della lot-tizzazione “Niviera”. In particolarmodo, evidenzia l’assenza di illu-minazione, l’asfalto sporco e liscio,l’assenza di barriere di conteni-mento laterali e i muretti a secco di-strutti dalle auto che Vi sono finitesopra ..... Aggiungi anche che il se-maforo sull’incrocio per la provin-ciale per Cassano è distrutto equindi spento da mesi...uno spetta-colo indecente oltre che un pericoloserio per gli automobilisti!

Peccato! Alcuni giorni fa alcuni operai diuna ditta adelfiese stavano falciando l’erbadel parco di via Fieno. Ieri sera era tuttasecca. Che abbiano intriso le lame dei fal-ciaerba con del diserbante per fare prima?Questa è Adelfia!

Scandaloso !!!!!! se sapeste quantosono costati i semafori, i pilomat ele chiavi elettroniche … ma ribadi-sco che il centro storico è nelle me-desime condizioni, praticamente unparcheggio a cielo aperto: comeprima di spendere i soldi per faretutto ciò ....

Ci sarebbero poi alcuni che hannosegnalato il mancato e/o cattivofunzionamento delle fontane. Acosa servono le fontane se non adissetare i cittadini? Queste fontane

servono forse a questo? O si ren-dono funzionanti o si eliminano.

Strano ma vero

“Buongiorno, mi chiamo GabrieleFrancesco. Sono nato a Novara l’11aprile 2013 e oggi avrei un mese,se fossi ancora vivo. Invece sonomorto lo stesso giorno in cui sononato. Adesso tutti starete pensando chemamma e papà non si sono comportatibene: in effetti mi hanno lasciato solo,sotto un cavalcavia, con indosso pochistracci e senza un biberon nei paraggi. Maio non mi permetto di giudicarli. Certo èche noi neonati siamo indifesi: ci buttanodai ponti, ci fanno esplodere sotto lebombe, ci vendono per pochi soldi. Siamocarne da telegiornale. Prima di chiuderegli occhi, mi sono raggomitolato tra i ri-fiuti per cercare conforto e ho pensato: maè davvero così brutto questo mondo chesto già per lasciare? Poi mi sono sentitosollevare e sulla nuvola da cui vi scrivo hovisto che la bellezza c’è ancora. C’è bel-lezza nel camionista che mi ha trovato enell’ispettore che mi ha messo questonome meraviglioso: è importante avere unnome, significa che sei esistito davvero.C’è bellezza nei poliziotti che per il miofunerale hanno fatto una colletta a cui sisono uniti tutti, dai pompieri alle guardieforestali. E c’è, la bellezza, nella ditta dipompe funebri che ha detto «per il fune-rale non vogliamo un euro», così i soldisono andati ai volontari che in ospedaleaiutano i bimbi malati. Dove sono nato io,metteranno addirittura una targa. Alloranon sono nato invano. Mi chiamo GabrieleFrancesco e ci sono ancora”.

Massimo Gramellini(Giornalista e scrittore)

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6 LiberAdelfia Mag-Giu 2013

Politica - Società - Inchieste

CAMBIARE TUTTO(perché nulla cambi)

La vicende susseguitesi dalle elezionidi febbraio alla formazione del go-verno Letta - Alfano hanno segnato lasconfitta del Centrosinistra. Tuttaviasono state rivelatrici. Hanno messo inluce la natura del PD come soggettopolitico. Ci hanno detto che quella del2007 fra DS e Margherita fu una “fu-sione a freddo” e tale è rimasta. Lo di-mostra il fatto che da allora, su ognitema di rilievo – di quelli che dovreb-bero caratterizzare una forza politica –il PD ha avuto almeno due linee di-verse.Alcuni esempi:Sul lavoro una parte del PD difendel’art. 18 e in generale i diritti dei lavo-ratori; un’altra parte (ad esempio, Vel-troni) difende il modello FIAT diMarchionne, basato proprio sulla can-cellazione dell’art. 18 e sulla diminu-zione del salario reale. Una posizionearretrata perfino rispetto al Presidentedemocratico USA, Obama, che nel di-scorso di insediamento del 22 gennaioscorso affermava: “Il nostro paese nonpuò avere successo quando alcuni rie-scono a fare molto bene e un numerosempre più grande di persone invecefatica a fare: la paga minima dei la-voratori americani dovrà … essereancorata al livello di inflazione”.Su scuola e università la stessa cosa:c’è una parte che difende le scuole e leUniversità statali e un’altra parte chedifende le private (o paritarie).Sull’energia: una parte – ricordandoche solo due anni fa 27 milioni di ita-liani si sono espressi su questo nei re-ferendum – dice no al nucleare e sibatte per le energie sostenibili; un’altraparte (ad esempio, il neo ministro Za-nonato) dichiara di lavorare per il su-peramento del risultato referendario,per il cosiddetto “nucleare sicuro”.Anche su questo il Presidente dem o -cratico USA, Obama, rivela posizionimolto più avanzate:“ Risponderemoalla minaccia del cambiamento clima-tico, sapendo che non farlo sarebbetradire i nostri figli e le generazioni fu-ture … Il cammino verso le fonti dienergia sostenibili sarà lungo e tal-volta difficile. Ma l’America non puòresistere a questa transizione , anzi

dobbiamo condurla”.Bersani, che – bisogna dargliene atto- aveva capito che la politica delle de-stre europee va a colpire sempre piùduramente chi ha già poco, ha avuto ri-dottissimi margini di manovra: sindalla nascita di “Italia bene comune”(cioè dell’alleanza PD – SEL – PSI) eancor prima, dalla cosiddetta “foto diVasto”, i poteri reali – fuori, ma anchedentro, il PD – hanno sabotato la pos-sibilità che il PD assumesse una lineapiù chiaramente di sinistra e che l’Ita-lia contribuisse a mettere in discus-sione le politiche europee di austeritya senso unico e di attacco alle tutelepubbliche come la sanità, la scuola, ibeni comuni.Questa è la situazione. Una situa-zione accompagnata dal plauso quasiunanime di stampa e TV alla tregua,alla concordia, alla pacificazione ecc. E questo governo può durare a lungo,se i suoi partner si dividono i compitirecitando i ruoli di maggioranza e op-posizione al loro interno. La vicendadell’IMU è esemplare, da questo puntodi vista.Noi di SEL, invece, non possiamorassegnarci all’idea che in Italia (esolo in Italia) non debba avere citta-dinanza un punto di vista di sinistra. Certo, non siamo una grande forza po-litica. Ma ci tocca svolgere il ruolo dellievito per una nuova soggettività po-litica della sinistra che vada oltre SEL,lavorando da subito insieme a chi cista, senza rivendicare primogeniture esenza presunzioni. Condividendo al-cuni punti fermi: la difesa della dignitàdel lavoro e dei diritti dei lavoratori; ladifesa dei beni comuni; la battaglia perla riconversione ecologica dell’econo-mia; la battaglia per la piena afferma-zione dei diritti civili.Un’ultima cosa: io non mi associo alcoro di osanna dei giorni scorsi, neiriguardi del presidente Napolitano.Ha promosso, nel 2011, un governotecnico che ha peggiorato le condi-zioni di vita degli italiani, invece chedare la parola agli elettori. Ancora:quest’anno, all’indomani delle ele-zioni, ha impedito a Bersani di presen-tarsi alle Camere a chiedere la fiduciacostringendolo di fatto a rinunciareall’incarico; poi ha lavorato attiva-mente per far nascere l’attuale governoPD – PDL. Il risultato, che è sotto gliocchi di tutti, è lo smarrimento del po-polo di centrosinistra e la riconsegnadel Paese a Berlusconi.

A SEL, dunque, il compito di tenerevive le ragioni della Sinistra sa-pendo che il cimento sarà duro, macon la certezza di interpretare i bi-sogni veri e urgenti dell’Italia chesoffre, ma non si rassegna.

Carlo De Santis

Domenica mattina (12.5.2013 - NdR) alParco. Sotto un sole cocente, Sindaco, Vi-cesindaco e alcuni Consiglieri, hanno ac-colto un folto gruppo di Compaesani ditutte le età, curiosi di avere notizie suinuovi progetti nascenti per alcune aree delpaese: si parlava soprattutto delle “Lame”o “Alveo”, ma anche della “Fossa deiLeoni”. Ho curiosato qua e là. Bello il pla-stico dei ragazzi, ma anche quello di unpercorso ginnico predisposto dal Comune.Sulle ali di questi entusiasmi, il prof. La-bellarte ha auspicato un avveniristico in-grandimento del Parco, fino ad includerele campagne circostanti...Uno degli espertiintervenuti ha colto al volo l’idea, dicendoche in molti luoghi in Italia, ma soprattuttoall’estero, stanno includendo spazi di areedi campagna nei parchi, per salvaguardarela vegetazione naturale, con pochi inter-venti dell’uomo, e perché le coltivazionisi possano conservare nella loro sponta-neità. Non sono la persona adatta a parlaredi queste cose, non sono né una paesaggi-sta, né una tecnica e non so neanche leg-gere bene le piantine, ma qualcosa deidiscorsi sentiti ha attratto la mia atten-zione, e fra queste, due idee in particolare.Gli adulti cercano e auspicano un luogo diincontro: mercato, piazza, anfiteatro, giar-dino, che favorisca l’integrazione delledue anime adalfiesi: “Canneto” e “Mon-trone”... i bambini, dovendo proporrequalcosa in proposito hanno parlato del-l’alveo come di una “cerniera”. Però, misono detta... questa visuale “innocente” misembra veramente appropriata! Forse aibambini questo fatto della doppia identità,dopotutto, non dispiace e ce l’hanno fattocapire con l’immagine della cerniera. Ineffetti, le due anime di Adelfia potrebberoessere una nostra particolarità, non neces-sariamente negativa e se colta in modo po-sitivo potrebbe addirittura unirci: infattiuna cerniera chiude due lembi, ma ancheli apre, quando è necessario che sianoaperti. Così potremmo essere Canneto eMontrone in alcuni casi e solo Adelfia inaltri, da scegliere di volta in volta; la cer-niera, andando su e giù, alla fine si consu-merebbe, tanto che qualcuno, vistal’inutilità, deciderebbe di lasciarla apertadel tutto... Cioè, pian piano nel tempo ledifferenze finirebbero per assottigliarsispontaneamente e senza alcuna imposi-zione i due nomi resterebbero sconfinati inqualche documento storico. Intanto, bel-lissimi i progetti di rivalutazione delle areeinusate o dimenticate, che ha proposto ilSindaco... riappropriarsi con continuità ditutto il territorio potrebbe aiutare “la cer-niera”, che poi siamo noi, a vivere meglioquesto nostro paese, e renderlo sempre piùvivibile.

Graziamaria Pellecchia

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Politica - Società - Inchieste

distribuzione è spinta da profitti spe-culativi, i prezzi salgono. Quandol’agribusiness assume il controllodelle coltivazioni, vendendo input co-stosi ai contadini e acquistando i loroprodotti a prezzi bassi, l’agricoltura di-venta un’economia in perdita. Gli in-troiti dei contadini calano, e i poveridevono pagare di più per avere damangiare. L’emergenza alimentareaffonda le radici nella creazione di unsistema che crea deliberatamente ca-restia di sementi sottoponendo i semia brevetto, creando “sementi killer”,impedendo ai contadini di fare scorte.Le sementi sono fonte di vita: si mol-tiplicano e si riproducono. Impeden-done la moltiplicazione e lo scambiotra coltivatori, le corporation stannotrasformano i semi in “antisemi”. Que-sto sistema crea anche le carestie. Lenostre aziende agricole si stanno tra-sformando in “deserti alimentari” cheproducono merci e non sostentamento.I contadini devono ricorrere ai prestitiper acquistare beni primari costosi evendono a prezzi bassi quel che colti-vano per ripagare i debiti. Un sistemain cui i costi di produzione sono piùelevati del prezzo del prodotto èun’economia in perdita, suicida. Dopoaver ucciso il suolo e la biodiversità edespropriato i piccoli contadini, la mer-cificazione sta portando alla specula-zione sul cibo, condannando milioni dipersone alla fame. Invece di nutrire laterra, i produttori e le persone affa-mate, questo approccio avvelena laterra e l’uomo, sradicando i piccolicontadini. Le sementi e il cibo – fon-damento stesso della vita – sono statitrasformati in “antivita”. C’è qualcosadi gravemente sbagliato nell’organiz-zazione del sistema alimentare. Ripen-sare questo sistema è ormaiimperativo.L’avidità ha trasformato il cibo in “an-ticibo”, in “cibo-spazzatura”, in “pseu-docibo”. Dobbiamo rivendicare lanostra sovranità sulle sementi e sulcibo per la nostra sopravvivenza e lanostra libertà. Dobbiamo far sì che isemi e il cibo tornino a essere fonti di

vita … Così come la fame è conse-guenza inevitabile di un sistema alimen-tare mosso dall’avidità, l’eliminazionedella fame può essere perseguita con si-stemi ispirati alla sostenibilità, alla giu-stizia e alla pace.”

(tratto da VANDANA SHIVA: FAREPACE CON LA TERRA – Feltrinellimarzo 2012 – pagg. 135-139)

Pino Macchia

RANDAGISMO. UNAPOSSIBILE SOLUZIONE

E’ L’ADOZIONE

Una delle problematiche più sentitedalla nostra comunità è certamentequella del randagismo. Adelfia non èprovvista di una struttura adeguata.Alle istituzioni non resta che prenderei cani randagi, munirli di microchip,sterilizzarli e rimetterli nuovamentesul territorio, con tutti i rischi che que-sto produce sulla sicurezza dei citta-dini o sulla circolazione stradale.In periodi di ristrettezze economiche edi patti di stabilità, ai comuni non èpossibile costruire un canile.Allora proviamo a ragionare su quelloche oggi ci costa il fenomeno.Attualmente il comune di Adelfia uti-lizza due strutture, una di Valenzano euna di Altamura. I dati sono riscontra-bili sulle determine che ogni mesel’amministrazione delibera su cui èpossibile leggere quanto segue:> alla struttura di Valenzano viene pa-gato un costo di degenza di € 2,00 +IVA al giorno per ogni cane (1,30 +IVA per i cani non sterilizzabili). Ilcosto del mese di novembre è stato di950,00 + IVA (totale 1.179,75) desu-mendo pertanto che ci siano circa 30cani (come riferitomi da volontari);> alla struttura di Altamura, desu-mendo che i costi non differiscanomolto rispetto a quella di Valenzano,sono stati pagati per il periodo giugno-agosto € 4.566,60+IVA (totale5479,82) e pertanto presumibilmente siamo intorno ai 30 cani ( 4566,60/92giorni del trimestre).In totale, il costo di mantenimento deicani ammonta a € 36.200,00 all’anno(22.000 per Altamura e 14.200 per Va-

lenzano), con un costo per cane di €450,00 all’anno.A questi costi dovrebbero aggiungersiquelli per la microchippatura, che tut-tavia per i comuni sono limitati.Innanzitutto mi ha lasciato perplessola cifra complessiva. Scarsi 36.000euro è la metà di quanto l’amministra-zione ha pagato nel 2011 per le feste ele sagre. Ma lasciamo la bieca pole-mica sterile per avanzare la proposta;anche perchè ai 80 cani ricoverati sene aggiungono i circa 50-70 in circo-lazione sul territorio, per un totale di130-150.Pertanto partiamo dal dato certo: 450euro per cane. Numerosi comunihanno affrontato il problema (con suc-cesso soprattutto al Nord), creando unregolamento ad hoc per l’affidamentodei cani dietro l’elargizione di un con-tributo che varia dai 200 ai 400 euro,dato in forma semestrale, al fine dicontrollare lo stato di salute degli ani-mali, per un periodo di 3-4 anniAmmettiamo che Adelfia si posizionisul valore più alto della forchetta. Sipotrebbe pensare di creare un regola-mento ed emanare un bando appositoper l’adozione dei cani. Gli unici costi che effettivamente po-trebbero, per una famiglia, essere po-tenzialmente difficili da sosteneresono quelli del veterinario. In merito,bisogna considerare che i cani hannogià tutti i vaccini, sono sterilizzati, maad esempio il Comune di Frattaminore(NA) si è convenzionato con l’ASL ei per i cani adottati le visite sono gra-tuite. Io un cane l’ho avuto, ha vissutofino alla veneranda età di 16 anni emangiando le stesse cose che cucinavamia madre non credo ci sia costato piùdi 400 euro all’anno. L’idea, a conti fatti, è finanziariamentesostenibile soprattutto nel lungo pe-riodo, senza di fatto aggiungere nem-meno un euro e libera posti nei caniliper i cani in circolazione. Una proposta concreta, che non neces-sita di dibattiti sulla tenuta dei contidel comune ma solo di volontà poli-tica.Qui a l nord ha funz ionato enona caso il problema del randa-gismo è praticamente nullo.

Antonio Di Gilio

(segue dalla terza pagina)

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Politica - Società - Inchieste

DISCARICHEABUSIVE

Discariche abusive nella città enelle campagne. Le campagne checircondano Adelfia hanno subitouno stupro. Sono poche le campa-gne immune da depositi di amianto,vernici, rifiuti elettronici, coper-toni, materiali di risulta edili, ecc..ora è pur vero che il controllo delterritorio è deficitario ma i cittadiniche lasciano detti materiali in ognidove si rendono veramente conto diquello che fanno? Sanno che conquesti loro gesti insensati avvele-nano essi stessi, i loro figli ed i loronipoti? Sono a conoscenza chedetto materiale provoca malattiepericolose quali il tumore? Intantoil Comune dovrebbe provvederealla pulizia delle campagne, anchedi lotti privati, tramite ingiunzioniai proprietari terrieri in cui sichiede il rimborso per il ritiro deimateriali pericolosi con la relativapulizia del sito. Inoltre, cari citta-dini non sporcate posti appena pu-liti. Perciò prima di abbandonaredetto materiale pensateci magari ri-volgendovi o telefonando al nr.080-4594363 del Comune Amicoche provvederà a comunicarvi ladata di ritiro del materiale ingom-brante, escluso il materiale di ri-sulta edile ed il verde, che sieffettua nei giorni di lunedì e gio-vedì dalle ore 08.30 alle 10.30, acosto zero. Chi non rispetta l’am-

biente non ha rispetto per la salutesua, dei suoi figli e dei suoi nipoti!Ecco cosa comporta respirare amianto.

I numeri sulle morti da amianto

fanno sgomento: ogni anno sono

circa 5000 le persone che muoiono

in seguito a patologie asbesto cor-

relate, “bisogna considerare che ci

sono circa 1.500 casi di mesote-

lioma, ai quali corrispondono il

doppio di tumori del polmone, e poi

si deve tener conto di tutte le altre

patologie neoplastiche dell’appa-

rato respiratorio e di tutti gli altri

organi, anche dell’utero, oltre che

del colon e l’elenco potrebbe con-

tinuare ancora”, spiega Bonanni.

Uno stillicidio che secondo le sta-

tistiche proseguirà anche nel pros-

simo futuro visto che l’amianto è

stato utilizzato in modo massiccio

durante il boom economico del-

l’Italia nell’edilizia ma anche nella

costruzione dei più variegati pro-

dotti di uso domestico e quotidiano,

nonostante il Tribunale di Torino

abbia dichiarato la sua dannosità,

pensate, fin dal 1906.

Dal 2011 Ezio Bonanni (avvocato -

ndr) è presidente dell’Osservatorio

Nazionale sull’Amianto, una onlus

con oltre diecimila iscritti su tutto

il territorio nazionale che riunisce

oltre alle vittime e ai loro familiari

anche importanti scienziati italiani,

europei e americani.

(affaritaliani.it)Poi c’è la diossinaDa un bel po’ di tempo si sente

parlare del pericolo “diossina“,

del suo effetto inquinante e dei ri-

schi che comporta per la salute, ma

che cos’è la diossina? In maniera

corretta, dovremmo parlare di

diossine, in quanto appartengono

a questa categoria un gruppo di

circa 200 sostanze, più o meno tos-

siche, che si liberano nell’aria, in

acqua e che si depositano sul

suolo, derivate dalla combustione

di sostanze organiche in presenza

di cloro. La diossina non si spri-

giona solo dagli inceneritori e dai

roghi di rifiuti, ma anche dalle in-

dustrie, dalle centrali termoelettri-

che, dalla combustione di legno e

di materiale non biodegradabile, di

carbone e di rifiuti speciali (quelli

ospedalieri).

Le diossine hanno un effetto can-

cerogeno potentissimo, soprattuttola 2378, ritenuta causa di linfomi e

tumori ai tessuti molli, data la ten-denza ad accumularsi nelle cellule

adipose e, determina alterazioniepatiche, neurologiche e polmo-

nari.(www.ecologiae.com)

Michele Labianca

Via ceglie

lama di Fosca

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