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KCAP Architects&Planners COSTRUIRE IN LATERIZIO Django Building ad Amsterdam Nieuwe Park Rozenburgschool a Rotterdam 9522 Spaans-Zuid a Hoofddorp Appartamenti Breevaarthoek a Gouda Residenze e centro di cura a Deventer Residenze a Gravehof Tecniche Nuove S.p.A. via Eritrea, 21 20157 Milano (Mi) tel. 02 39090.1 Organo ufficiale dell'Associazione Nazionale Degli Industriali dei Laterizi via Alessandro Torlonia 15 00161 Roma www.laterizio.it Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale DL 353/2003 (conv. in legge il 27.02.2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Milano ISSN 0394 - 1590 Febbraio 2014 Anno XXVII Rivista bimestrale Contiene I.P.

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Page 1: Laterizio  Feb2014

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KCAPArchitects&Planners

COSTRUIRE IN LATERIZIO

Django Building ad Amsterdam Nieuwe Park Rozenburgschool a

Rotterdam 9522 Spaans-Zuid a Hoofddorp Appartamenti Breevaarthoek

a Gouda Residenze e centro di cura a Deventer Residenze a Gravehof

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COSTRUIRE IN LATERIZIO SOMMARIO

Rivistabimestrale Anno XXVII

Febbraio 2014156

Aderente aOrgano ufficialeAssociazione Nazionale Degli Industriali dei Laterizivia Alessandro Torlonia 15 - 00161 Romatel. +39 (0)6 44236926 (r.a.)fax +39 (0)6 [email protected] - www.laterizio.it main sponsor

Soluzioni Tecnicheper l’Architetturae le Costruzioni

SALONE INTERNAZIONALE DELL’EDILIZIA

NEWS 6 a cura di Roberto Gamba

PRODOTTI 8 a cura della redazione

PANORAMA 10 a cura della redazione

IN PRIMO PIANO 12 Juan Navarro Baldeweg Studio Da Gai Architetti Ristrutturazione della biblioteca Hertziana, Roma Claudio Piferi

EDITORIALE 16 L’architettura della Network City europea Nicola Marzot

PROGETTI 18 KCAP architects&planners Ricerca e sostenibilità Alberto Ferraresi

18 Django Building ad Amsterdam (NL), 2002-2010 Adolfo F. L. Baratta

24 Nieuwe Park Rozenburgschool a Rotterdam (NL), 2008-2013 Chiara Testoni

30 9522 Spaans-Zuid a Hoofddorp, Haarlemmermeer (NL), 1996-2003 Claudio Piferi

36 Appartamenti Breevaarthoek, Gouda (NL), 1997-2001 Alberto Ferraresi

42 Complesso residenziale e centro di cura a Deventer (NL), 2002-2008 Igor Maglica

46 Residenze a Gravehof a Deventer (NL), 2002-2007 Roberto Gamba

L’INTERVISTA 50 Sul laterizio e il suo impiego contemporaneo Alberto Ferraresi

RICERCA 52 Nuove applicazioni di elementi in laterizio fonoassorbente Alice Fruzzetti, Simone Secchi, Nicolò Zuccherini Martello

58 La denominazione dei prodotti da costruzione in INNOVance Elisabetta Oliveri, Giovanna Aracri, Maria Teresa Guaglianone, Alberto Pavan, Fulvio Re Cecconi, Sebastiano Maltese

TECNOLOGIA 64 Climatizzazione naturale. Dalla cultura islamica ottimi spunti Alessandra Pezzoli

DETTAGLI 70 Monoliticità e variazioni in dettaglio Monica Lavagna

RECENSIONI 74 a cura di Roberto Gamba

Di ret to re re spon sa bi le/Editor - in - chiefGiu sep pe Nar del la

Di rezione edi to ria le/Editorial directionLuigi Di Carlantonio – e-mail: [email protected] tel. +39 (0)644236926

Re da zio ne/Editorial office Livia Randaccio (responsabile)e-mail: [email protected] - tel. +39 (0)2 39090354Monica Iezzi - e-mail: [email protected]. +39 (0)2 39090232 - fax +39 (0)2 39090332

Comitato di Redazione/Editorial BoardAdolfo F. L. Baratta, Lorenzo Bari, Veronica Dal Buono, Roberta Cristallo, Alfonsina Di Fusco, Elisa Di Giuseppe, Alberto Ferraresi, Roberto Gamba, Rosario Gulino, Igor Maglica, Chiara Testoni

Comitato Scientifico/Scientific Advisory BoardAlfonso Acocella (Università di Ferrara), Andrea Campioli (Politecnico di Milano), Jean Luc Chevalier (CSTB Parigi), Marco D’Orazio (Università Politecnica delle Marche, Ancona), Manuel Garcìa Roig (ETSAM Madrid), Zheng Shilling (Tongji University Shanghai), M. Chiara Torricelli (Università di Firenze)

Comitato Direttivo/Managing BoardLuigi Di Carlantonio (Presidente), Guelnaz Atila, Vincenzo Briziarelli, Mario Cunial, Fernando Cuogo, Roberto Danesi, Fabrizio Fantini, Gianni Meneghini, Antonio Soliani

Direzione commerciale/Sales manager Cesare Gnocchi - e-mail: [email protected]

Coor di na men to stampa e pubblicità/Printing and advertising coordination Fabrizio Lubner (responsabile) Fabiola Galbiati - tel. +39 (0)2 39090206 - fax +39 (0)2 39090236

Grafica, disegni e im pa gi na zio ne/Graphics, drawings and layout Grafica Quadrifoglio srl - Milano

Han no col la bo ra to a que sto fa sci co lo/Con tributors to this editionGiovanna Aracri, Adolfo F. L. Baratta, Alberto Ferraresi, Alice Fruzzetti, Roberto Gamba, Maria Teresa Guaglianone, Monica Lavagna, Igor Maglica, Sebastiano Maltese, Nicola Marzot, Elisabetta Oliveri, Alberto Pavan, Alessandra Pezzoli, Claudio Piferi, Fulvio Re Cecconi, Simone Secchi, Chiara Testoni, Nicolò Zuccherini Martello.

Ab bo na men ti/Subscriptions Luisa Branchi (responsabile) e-mail: [email protected] Caltagirone, e-mail: [email protected] Sanrocco, e-mail: [email protected]. +39 (0)2 39090440 - fax +39 (0)2 39090335e-mail: [email protected] Tariffe per l'Italia: cartaceo annuale € 37,00; cartaceo biennale € 65,00; digitale annuale € 27,00.Tariffe per l'Estero: digitale annuale € 27,00.Per abbonarsi a Costruire in Laterizio è sufficiente versare l'importo sul conto corrente postale n. 394270 - oppure a mezzo vaglia o assegno bancario intestati a Tecniche Nuove Spa - Via Eritrea 21 - 20157 Milano.Gli abbonamenti decorrono dal mese successivo al ricevimento del pagamento.Costo copia singola € 1,50 (presso l'editore, fiere e manifestazioni)Abbonamento digitale € 27,00.

Ufficio commerciale - vendita spazi pubblicitari/Commercial department - sale of advertising spacesTecniche Nuove S.p.A. - Mi la no - Via Eritrea, 21tel. +39 (0)2 39090283 - +39 (0)2 39090272 fax +39 (0)2 3551535 - e-mail: [email protected]

Uffici regionali/Regional officesBo lo gna - Via di Corticella 181/3 - tel. +39 (0)5 1325511 - fax +39 (0)5 1324647 Vi cen za - Contrà S. Caterina, 29 - tel. +39 (0)44 4540233 - fax +39 (0)44 4540270

Stam pa/Printing Litorama - Via Quaranta, 44 - Milano

Re spon sa bi li tà/Responsibility La ri pro du zio ne del le il lu stra zio ni e ar ti co li pub bli ca ti dal la ri vi sta, non ché la lo ro tra du zio ne è ri ser va ta e non può av ve ni re sen za espres sa au to riz za zio ne del la Ca sa edi tri ce. I ma no-scrit ti e le il lu stra zio ni in via ti al la re da zio ne non sa ran no re sti tui ti, an che se non pub bli ca ti e la Ca sa edi tri ce non si as su me re spon sa bi li tà nel ca so di even tua li er ro ri con te nu ti ne gli ar ti co li pub bli ca ti o di er ro ri in cui fos se in cor sa nel la lo ro ri pro du zio ne sul la ri vi sta.

Periodicità/Frequency of publication: bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbo-namento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in 27/02/2004 - n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

Dichiarazione dell’Editore: La diffusione di questo fascicolo carta + on line è di 23.000 copie

Re gi stra zio ne/Registration: n. 869 del 18/12/1987 - Tri bu na le di Mi la no - Iscri tta al ROC Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 6419 (delibera 236/01/Cons. del 30/6/01 dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni).

Divisione edilizia e costruzioni• Costruire in laterizio • Il commercio edile • www.clickthebrick.it• Il nuovo cantiere • Imprese edili • www.edilizianews.it• Macchine edili • Noleggio• Progettare architettura • Progetto colore città territorio • Serramenti+Design

Tecniche Nuove pubblica le seguenti riviste/Tecniche Nuove publishes the following magazines: AE Apparecchi Elettrodomestici, Arredo e Design, Automazione Integrata, Backstage, Bagno Design, Bicitech, Commercio Idrotermosanitario, Computer Music Studio, Cosmesi in farmacia, Costruire in Laterizio, Cucina Naturale, DM Il Dentista Moderno, Elettro, Energia Solare & rinnovabili, Energie, Estetica Medica, Estetica Moderna, Farmacia News, Fluid Trasmissioni di Potenza, Fonderia - Pressofusione, GEC Il Giornale del Cartolaio, Global Heating and Cooling, Global Metalworking, Griffe Collection, Griffe, GT Il Giornale del Termoidraulico, HA Household Appliances, Hotel Domani, Il Commercio Edile, Il Latte, Il Nuovo Cantiere, Il Pediatra, Il Progettista Industriale, Il Tuo elettrodomestico, Imbottigliamento, Impianti Solari, Imprese Agricole, Imprese Edili, Industria della Carta, Italia Grafica, Kosmetica, L’Igienista Moderno, L’Odontotecnico Moderno, La tua farmacia, Laboratorio 2000, Lamiera, L’Erborista, L’Impianto Elettrico & Domotico, Logistica, Luce e Design China, Luce e Design, Macchine Agricole, Macchine Alimentari, Macchine Edili, Macchine Utensili, Medicina Naturale, Nautech, NCF Notiziario Chimico Farmaceutico, Noleggio, Oleodinamica Pneumatica Lubrificazione, Organi di Trasmissione, Ortopedici e Sanitari, Plastix, Porte & Finestre, Progettare Architettura – Città - Territorio, Progetto Colore, RCI, Serramenti + Design, Stampi Progettazione e Costruzione, Strumenti Musicali, Subfornitura News, Technofashion, Tecnica Calzaturiera, Tecnica Ospedaliera, Tecnologie del Filo, Tema Farmacia, TF Trattamenti e Finiture, Utensili & Attrezzature, Veicoli elettrici, VQ - Vite, Vino & Qualità, Watt Elettroforniture, ZeroSottoZero

Se volete comunicare con la nostra redazione l’indirizzo di posta elettronica è:[email protected]

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NEWS a cura di Roberto Gamba

L’architettura emiliana dal Saie a Mosca Innovazione, sicurezza, sostenibilità e green building sono stati gli elementi cardine dell’edizione 2013 di Saie. Con lo scopo di rafforzare la collaborazione internazionale, la Russia era stata individuata come Paese ospite. Durante gli incontri avvenuti tra una rappresentanza dell’Unione degli architetti della Russia e aziende e professionisti italiani, è stata presentata una documentazione sulla progettazione post sisma e sull’architettura di qualità in Emilia Romagna, divisa in tre aree: «Ricostruire l’Emilia Green», a cura di Saie e di Regione Emilia Romagna; «Come è andata a finire Emilia Romagna», a cura di Europaconcorsi e di Ordine degli Architetti di Bologna; «Repertorio – Selezione architettura di qualità 2001 – 2011», a cura di Ibc, Istituto per i beni artistici, culturali e naturali dell’Emilia Romagna, che si affianca alla banca dati dell’architettura di qualità del secondo Novecento (1945-2000), nella Regione e raccoglie opere, realizzate dal 2001 a oggi, selezionate da Ibc sulla base di specifici bandi periodici. I delegati russi hanno apprezzato le costruzioni emiliane degli ultimi anni e hanno chiesto a Saie di poter esporre il materiale al XXI Festival di Architettura di Mosca – «Zodchestvo 2013» – in programma dal 22 al 25 novembre 2013. Il festival, organizzato dall’Unione degli Architetti della Russia, dal 1993, ha avuto come tema principale il Paesaggio nazionale, a cura di Irina Korobyina, diviso in due parti: «la città» e «il paesaggio».Nella foto: uno dei progetti italiani esposti, il Centro servizi e alloggi della Guardia di Finanza, in via Tanaria a Bologna, opera di Carlo Quintelli (2006).

Progetto formativo per le fornaci di lateriziIn dicembre a Torino si è svolto il convegno finale del Progetto formativo finanziato da Fondimpresa «Formazione per un Nuovo approccio competitivo e innovativo» realizzato dalla società Sei e dal Centro Ricerche Ecam Ricert di Vicenza accreditato Miur. Nel corso del convegno sono stati illustrati i risultati ottenuti, in termine di innovazione tecnologica di prodotto e processo, dalle fornaci coinvolte (Di Bassignana, Mosso Paolo di Santena, Laterizi Carena di Cambiano, Industria Laterizi S. Grato di Pralormo, Eugenio Casetta di Alba). È stato inoltre illustrato il percorso formativo attraverso il quale le aziende hanno introdotto nel proprio processo produttivo l’utilizzo di materie prime seconde di origine naturale. Il risultato conseguito, illustrato dalle stesse aziende, è stato un significativo abbattimento dei costi di approvvigionamento, gestionali ed energetici, ottenendo anche un manufatto con caratteristiche migliorate dal punto di vista della coibentazione, del peso e della resistenza alle sollecitazioni meccaniche. I risultati del progetto hanno suscitato l’interesse dei ricercatori del Politecnico di Milano, rappresentati del Progetto Innovance di cui Andil/Laterservice è partner. Le fornaci coinvolte hanno inoltre annunciato di voler intraprendere un nuovo progetto formativo per l’apprendimento delle competenze necessarie all’acquisizione di una marcatura Epd (Environmental Product Declaration – dichiarazione strumentale di politica ambientale che ha lo scopo di comunicare al mercato le caratteristiche e le prestazioni ambientali di un prodotto) che risulterebbe tra i primi casi in Italia.

Premio Tda per la tutela dei beni architettoniciSecondo l’Unesco, l’Italia vanta il maggior numero di siti – ben 47 – inclusi nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, 3.609 musei, 5.000 siti culturali, 46.025 beni architettonici vincolati, 12.609 biblioteche, 34.000 luoghi di spettacolo. Il Concorso Tda ha lo scopo di stimolare e promuovere la tutela e il recupero dei beni architettonici, in un’ottica di fruizione sostenibile e contribuire alla continuità storica dei beni culturali cosiddetti «minori». È promosso da Unpli (Unione nazionale pro loco d’Italia) Padova, da numerosi enti istituzionali, con la collaborazione e il sostegno di SanMarco-Terreal, Fila, Ometto Costruzioni. A Villa Contarini a Piazzola sul Brenta, in novembre, sono stati proclamati vincitori, per la categoria Dimore storiche: ex aequo l’edificio «Sacello» a Aviano (Pn) – di Ado Furlan, Vittorio Pierini, Giorgio dal Fabbro, Gianluca Zanette, Gianni Mirolo; ex aequo il Castello di Semivicoli a Casacanditella (Ch) di Lelio Oriano di Zio e Antonietta di Clemente; menzione a la Torre dell’orologio e porta a levante del castello di Noale (Ve) di Patrizia Valle; per la categoria Edifici Di Culto: il Chiostro dell’ex convento di Santa Margherita V.M. a Vigonza (Pd) di Massimo Benetollo e Pietro Menegus; menzione a la Chiesa romanica di S. Giorgio Martire a Vicenza di Angela Blandini, Gabriele Zorzetto, Marta Scaggiari; per la categoria Aree Pubbliche: il Centro storico di Pontemanco a Due Carrare (Pd) di Adelmo M. Lazzari, Serena Franceschi; Giardino di Villa Farsetti a Santa Maria di Sala (Ve) di Loris Vedovato. La giuria era composta da Ugo Soragni, Amerigo Restucci, Vincenzo Fabris, Giuseppe Cappochin, Fernando Tomasello, Franco Frison, Davide Desiderio.

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NEWS

Premios ceramica – arquitectura – interiorismo 2013Ascer (Asociación Española de Fabricantes de Azulejos y Pavimentos Cerámicos), con questa iniziativa premia i progetti che hanno valorizzato, attraverso scelte formali e tecnologiche, l’utilizzo della ceramica spagnola.La giuria, formata da Manuel Gallego, Ignacio García Pedrosa, Francisco Freire, Luca Molinari, Tomás Alonso e Ramón Monfort, ha proclamato vincitori per la 12a edizione 2013, il progetto Remodelación de la Riera de la Salut (Sant Feliu de Llobregat) di Pol Femenias Ureña, sezione architettura e la Casa Luz di Arquitectura-G, sezione interni. Il primo intervento è realizzato in un popoloso quartiere della cittadina poco distante da Barcelona, con l’intenzione di recuperarne il passato industriale e riproporne le cortine murarie dei cortili. Al posto di una delle ultime fabbriche, è sorto infatti un parcheggio sotterraneo e il vuoto dell’area ha reso evidenti le pareti dei cortili delle vecchie case precedentemente nascoste. Così, per renderle significative facciate dello spazio pubblico, si è scelto di rivestirle

con un reticolo formato da pezzi diversi per forma e colore di gres porcellanato, creando una tessitura originale che riflette i diversi stati e interventi subiti dalla città nel corso del tempo. Quella di Casa Luz è la rifunzionalizzazione

anche strutturale di una vecchio edificio a Cilleros, vicino a Caceres. Il piano terra svuotato è stato convertito in spazio polivalente che gode delle ombreggiature prodotte dalle piante del cortile adiacente. Una «tessitura» di

«baldosín catalán» e di altri manufatti laterizi è stata integrata al sistema costruttivo preesistente, a pavimento e a plafone, determinando così un’atmosfera predominata dal rosso del cotto e dal verde delle piante.

Nuovo aggiornamento 3.1 per Andilwall Andilwall, software per il calcolo strutturale nato da un progetto congiunto di Andil, Crsoft, e Eucentre (Centro Europeo di Formazione e Ricerca in Ingegneria Sismica di Pavia, di cui è coordinatore per la Sezione murature il professor Guido Magenes), consente di eseguire agevolmente e con la massima affidabilità le verifiche sismiche di edifici in muratura portante ordinaria, armata e mista, mediante l’analisi statica lineare e non. Il modello di calcolo si basa su una schematizzazione a telaio equivalente dell’edificio, sviluppato a partire dal 1997. La prima release è del 2006. L’ultimissima versione 3.1 ha nuove potenzialità e funzioni, che lo rendono funzionale anche per la verifica di edifici esistenti in muratura o con struttura mista. Innanzitutto ha una nuova interfaccia grafica, sviluppata in modo da sfruttare le potenzialità dei processori a 32 e a 64 bit, riducendo i tempi di elaborazione. Per quel che riguarda le opzioni di analisi, permette, oltre alla modellazione a diaframmi di solaio rigidi, anche la modellazione a diaframmi infinitamente deformabili (opzione utilizzabile quando siano presenti orizzontamenti molto flessibili nel proprio piano) e gestire dunque orizzontamenti e coperture, realizzate per esempio con struttura in legno e semplice assito, con putrelle in acciaio ed elementi di alleggerimento, come tavelloni o voltine in laterizio, e altre tipologie di solaio flessibile, diffuse nei fabbricati esistenti. Offre inoltre maggiori opzioni per la modellazione della capacità di elementi in cemento armato (setti, travi e pilastri). Sul sito www.andilwall.it è possibile scaricare con validità 30 giorni una versione completa del programma senza limitazioni di dimensioni del modello o di funzionalità e stampa.

Conferenze sull’efficienza energetica Nell’ambito della «Campagna Efficienza Italia», l’associazione «Amici della Terra Onlus», che rappresenta in Italia «Friends of the Earth», ha organizzato a Roma, nel novembre scorso, la 5a Conferenza nazionale per l’efficienza energetica, dal titolo «La ripresa vuole efficienza – Servizi e tecnologie avanzate per l’efficienza energetica»; L’iniziativa è stata condivisa da Confindustria, Assocarta, Confindustria Ceramica, Federacciai, Federchimica e da Andil. È stato evidenziato come la richiesta di migliori prestazioni energetiche ha portato a favorire soluzioni progettuali a bassissima trasmittanza; caratterizzate però, in estate, da condizioni di discomfort termoigrometrico, da costi elevati di costruzione e non ridotti costi energetici di gestione. A questo approccio vuole porre rimedio la direttiva Epbd2, recepita dalla Legge 98/2013, che definisce necessarie scelte più equilibrate, che tengano conto sia dei costi che dei benefici. Considerando che la spinta all’isolamento eccessivo, sul modello dei paesi del nord Europa, comporta, nel contesto mediterraneo, condizioni di insalubrità, disagio e discomfort termico, che vengono contrastati con energivori impianti di climatizzazione, conseguentemente è da promuovere un’edilizia a consumo energetico nullo, sia in inverno che in estate, ben rappresentata al Saie 2013 dal progetto della «Casa Nzeb in laterizio, antisismica, sostenibile e confortevole», concepita conformemente alla direttiva Epbd2. Infatti, per ridurre ‘realmente’ i consumi in edilizia è fondamentale contenere quelli estivi, finora assolutamente sottostimati. Sempre della casa Nzeb in laterizio si è parlato anche in gennaio, a Reggio Emilia in una giornata di studio, organizzata da Acer e Andil, con il patrocinio di Ance e Res – Edili Reggio Emilia.

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PRODOTTI a cura della redazione

Tramezze Preincise Le Tramezze Preincise Poroton e Poroton Plan Danesi nascono con lo scopo di agevo-lare e velocizzare la realizzazione delle tracce per il passaggio degli impianti in maniera sicu-ra e senza necessità di particolari attrezzature. La pre-incisione si unisce alle caratteristiche di resistenza meccanica, isolamento termo-acustico, rapidità di posa.Opportunamente disposte su entrambe le facce dell’elemento, sono presenti 4 coppie di fori che, grazie a un particolare accorgimento produttivo, pre-sentano delle pre-incisioni lungo tutta la loro altezza. Una volta costruita la parete, si può procedere alla realizzazione delle tracce sem-plicemente per mezzo di un martello, andan-do a rompere la superficie esterna delle tra-mezze in corrispondenza della pre-incisione.

Nuovo accessorio per tettiDoppio Piemonte è il nuovo accessorio per il Sistema Tetto di SanMarco, capace di coniu-gare funzionalità e attenzione alla tradizione. Migliora la stabilità del manto di copertura e ottimizza i tempi di posa, nel rispetto dell’e-stetica e in linea con le istanze di eco-compa-tibilità e di comfort degli spazi abitativi (DLgs 311/2006 e smi, CasaClima). Particolarmente indicato nelle ristrutturazioni, così come nel-le nuove edificazioni, Doppio Piemonte con-sente un’ottima capacità di smaltimento delle acque piovane (dovuta alla grande dimensio-ne dei canali che permettono di mantenere pulito il manto di copertura) e una massima flessibilità di utilizzo, che ne permette l’appli-cazione oltre che con Coppo Piemonte anche con Coppo Veneto e i coppi di recupero.

Soluzione per cappottoIl nuovo sistema in laterizio Porotherm Bio Plan Etics di Wienerberger, sviluppato per gli interventi in cui è previsto un isolamen-to termico a cappotto, assicura un miglio-ramento delle prestazioni rispetto all’im-piego di soluzioni tradizionali e risultati certificati per edifici in Classe A. Ciò che lo distingue è la planarità della faccia su cui viene posato il cappotto, velocizzan-do il montaggio e riducendo gli errori nel-la posa del cappotto stesso dovuti all’irre-golarità del supporto. Sul lato esterno ha una foratura più fitta per favorire l’appli-cazione dei tasselli di fissaggio, mentre la parte del blocco che resta all’interno pre-senta fori più larghi per facilitare le tracce impiantistiche.

Rinforzo strutturaleRuregold Xr Muratura di Ruredil è un siste-ma di rinforzo strutturale costituito da una rete bidirezionale in fibre di Pbo (polipara-fenilenbenzobisoxazolo) e da una matrice inorganica stabilizzata di natura pozzolanica appositamente formulata per l’utilizzo su sup-porti in muratura. Questo sistema brevettato, denominato Frcm (Fiber Reinforced Cemen-titious Matrix), non utilizza resine epossidiche ma impiega un legante idraulico pozzolanico perfettamente compatibile con il supporto di muratura. Il sistema può essere utilizzato per il rinforzo strutturale delle murature, sostituen-do e migliorando affidabilità e prestazioni delle tecniche tradizionali basate sull’impiego di reti di fibre di vetro, sintetiche e di acciaio e, più in generale, dei sistemi Frp con tutti i tipi di fibre.

Premiscelato deumidificantePoromin iP7 di Harobau è un intonaco premi-scelato a base cementizia con una formula a base di caseina che lo pone in linea con i requi-siti bioedili. Il prodotto associa i vantaggi offerti dall’additivo Poromin alla praticità d’impiego, poiché le strutture realizzate con Poromin iP7 hanno tempi di presa e di asciugatura ridotti e non richiedono specifiche attrezzature per la stesura. Può infatti essere applicato sia manual-mente che spruzzato, previa miscelazione di almeno 8 minuti.Durante la preparazione del-la malta, con l’idratazione inizia la reazione di ventilazione che crea un aumento del volume sino al 25% lasciando nella massa una macro-porosità con elevato potere deumidificante, tra-spirante nonché impermeabilizzante.

Tracciatore e puntatore laserIl tracciatore e puntatore laser Pt 1.2 Xl e il ricevitore Pt 9012 Spektra si distinguono per praticità d’uso, robustezza, affidabilità e per il design compatto. Il tracciatore laser Pt 1.2 Xl è un’attrezzatura di precisione, adatto per tutte le operazioni di livellamento (linea orizzontale e linea verticale) e allineamen-to (linea verticale), squadratura, per fare le quote e tracciare punti in cantiere. Il suo uti-lizzo riduce gli errori durante le lavorazio-ni, di conseguenza, gli sprechi di tempo e di denaro. Questi due strumenti vengono pro-posti anche in maniera combinata. L’accop-piata tracciatore laser e ricevitore (con por-tata superiore a 40 m) garantiscono misu-re precise anche in caso di forte luminosità.

Nuovi misuratori laser I due nuovi misuratori laser (DW03050-XJ e DW03101-XJ 100M) di Dewalt consentono di eseguire con esattezza e rapidità rilevamenti, altezze di pareti non misurabili in modo diretto, somme e sottrazioni di misure, distanza minima e massima, memorizzare le distanze e calcola-re superfici, volumi, aree. Sono dotati di tasti monofunzione che permettono una maggiore facilità d’uso e di tasti multifunzione attivabili solo se necessario; sono caratterizzati da design più ergonomico grazie alla gomma di protezione che li rendono strumenti ancora più compatti, robusti e maneggevoli. Sono inoltre caratteriz-zati da portata elevata, rispettivamente 50 m e 100 m, sono testati per 2 m di caduta grazie alle protezioni in gomma e contraddistinti da IP 54.

La tegola garantita 30 anniCoppo Domus di Braas, la tegola che sembra realizzata a mano, artigianalmen-te come i coppi antichi, ha colorazioni sapientemente ispirate al paesaggio ita-liano, alla sua campagna, ai suoi borghi medievali e al suo stile mediterraneo, che ne esaltano la forma e il profilo consen-tendo di creare coperture uniche, sugge-stive e personalizzate. Oggi, dopo appro-fonditi studi e specifici test, Braas ha rag-giunto il nuovo traguardo della garanzia di 30 anni. La garanzia si applica alla tegola Coppo Domus prodotta nello stabilimento di Castelletto di Branduzzo, in provincia di Pavia e garantisce il rispetto del requisito di impermeabilità della tegola per 30 anni.

Fornaci Laterizi Danesi

[email protected]

Harobau

[email protected]

Wienerberger

comunicazione@Wienerberger

Dewalt

[email protected]

SanMarco Terreal Italia

[email protected]

Spektra

[email protected]

Ruredil

[email protected]

Monier

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PANORAMA

L’intervento Colle Ameno, residen-ze nel litorale anconetano, presenta caratteristiche particolari dovute alla combinazione del classico mattone a mano (scelto accuratamente nel colore giallo senza sabbia in super-ficie e messo in opera a cortina) con frangisole tubolari a sezione quadra-ta, assemblati a secco su strutture in alluminio.Il progetto, un intervento privato curato dallo Studio Brau degli archi-tetti Battistelli e Roccheggiani con la collaborazione dell’arch. Duranti, ha

niciato in colore rosso. Il basamento dell’edificio è composto da un corpo aggettante rivestito in mattone fac-ciavista. Il prospetto lato monte, nel quale si affacciano camere e servizi, è più chiu-so di quello fronte mare ed è caratte-rizzato da alternanza di parti intona-cate e facciavista.Tutti i soggiorni sono ubicati fron-te mare e dotati di terrazzi abitabili schermati con pareti in brise soleil di laterizio che caratterizzano fortemente l’architettura del progetto. Le parti di

previsto la costruzione di un edificio a uso residenziale comprendente 38 unità immobiliari e un piano destinato a parcheggi per un totale di circa 50 posti auto.Vista la particolarità dell’area, prospi-ciente il mare e con vista sulla parte storica della città di Ancona, e consi-derata la forma stretta e allungata del lotto, si è pensato a un edificio lungo 100 metri con quattro corpi scala che creano cannocchiali passanti tra mare e campagna. Ogni corpo scala, dotato di ascensore, è stato intonacato e ver-

La schermatura che nasce dall'incontro del laterizio «nuovo» con il mattone tradizionale

a cura della redazione

OggettoEdificio residenziale Colle AmenoLocalitàAnconaConceptBrau Battistelli Roccheggiani Associati con arch. DurantiCollaboratoriArch. Stefano DurantiDati dimensionaliSuperficie del lotto 3826 m2

Sul 3061 m3

Volume 14261 m2

CronologiaProgetto 2008/2011Anno di esecuzione 2008/in corsoFotografieStudio BrauProduttore LateriziSanMarcoTerreal ItaliaLaterizi utilizzatiFrangisole Autan champagne mattone giallo vivo

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parapetto non provviste di schermatu-re in laterizio sono realizzate in lastre di vetro. La struttura portante è in cemento armato.Nuovo laterizio e mattone tradiziona-le si trovano accoppiati a realizzare la schermatura del complesso, caratte-rizzando l’immagine delle residenze e permettendo il filtraggio della luce e del calore del sole.

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IN PRIMO PIANO Claudio Piferi*

mosaici parietali policromi, nicchie e strutture affrescate e una grande esedra in muratura con pavimentazione in pezzi di marmi di recupero.Lo schema costitutivo messo a punto per la nuova biblioteca ha permesso di liberare il sottosuolo dell’edificio (solitamente occupato dalle fondazioni) per consentire l’uso e la fruizione del patrimonio archeologico: la biblioteca, infatti, non è dotata di fondazioni «canoniche», ma si appoggia su un «piano-trave» sorretto da un doppio allineamento di micropali realizzati in aderenza alle fondazioni delle facciate (in una zona già compromessa da interventi strutturali).Il piano-trave è composto da due solette armate fra cui sono interposti setti in cemento armato precompresso e si appoggia su una serie di apparecchi idraulici regolabili; all’interno di esso si trovano alcuni depositi per i libri e al di sotto è in via di realizzazione un ballatoio sospeso di affaccio a diretto contatto con la vasta area archeologica rinvenuta.

* Claudio Piferi PhD, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Firenze

La ristrutturazione della Bibliotheca Hertziana di Roma è uno degli interventi più interessanti che siano stati attuati sul territorio nazionale. L’interesse è dovuto a molteplici aspetti tra i quali: la particolare localizzazione nei pressi di Trinità dei Monti, la vittoria del concorso di progettazione da parte di Juan Navarro Baldeweg, le soluzioni architettoniche individuate, le difficoltà riscontrate in fase di realizzazione e le soluzioni messe a punto per la risoluzione di tali problematiche.L’istituto di ricerca, uno dei più prestigiosi della storia dell’arte italiana, fondato nel 1912 da Henriette Hertz, che donò sia il palazzo Zuccari che il patrimonio librario posseduto al Kaiser Wilheim Gesellschaft, ente tedesco di promozione della scienza (confluito dal 1948 nella fondazione Max-Planck Gesellschaft), occupa un lotto di forma trapezoidale tra via Sistina e via Gregoriana, sul quale insistono il Palazzo Zuccari, l’edificio della biblioteca e il Palazzo Stroganoff (sede della fototeca).La biblioteca esistente, costruita nel 1962 sull’area dell’originario giardino del Palazzo Zuccari, a murare il celebre portale detto del «Mascherone», non era più in grado di accogliere l’imponente consistenza del patrimonio librario (oltre trecentomila volumi in costante accrescimento di circa cinquemila volumi l’anno) e non era adeguata alle vigenti disposizioni normative in ambito di sicurezza e di antincendio.L’istituto Max-Planck ha deciso allora di investire sulla rifunzionalizzazione della biblioteca, bandendo un concorso internazionale di progettazione che prevedeva la demolizione della struttura esistente e la ricostruzione degli spazi necessari.Il concorso fu aggiudicato all’architetto madrileno Baldeweg, con un progetto fortemente caratterizzato da un cortile centrale a cielo aperto su cui si affacciano, per mezzo di ballatoi degradanti, le aree di consultazione. Il cortile è chiuso su tre lati da una vetrata in cristallo strutturale a tutta altezza e sull’altro da un muro inclinato in mattoni faccia a vista.Oltre al ripristino dell’ingresso scenografico del «Mascherone», il progetto prevedeva diversi piani organizzati secondo una distribuzione regolare con le librerie collocate nella zona verso via Sistina e le zone di lettura nella metà corrispondente a via Gregoriana, oltre a una sala lettura con terrazza al piano superiore.Sia i parapetti dei ballatoi che il muro inclinato in mattoni sono caratterizzati da un trattamento superficiale (una scialbatura bianca di calce) che permette una riflessione maggiore della luce entrante, non nascondendo la texture irregolare dei paramenti. La riflessione della luce non è però accecante, in quanto la tipica conformazione dei mattoni in laterizio ne permette il parziale assorbimento e la graduale reimmissione nell’aria.Proprio la luce, al pari del laterizio, del travertino e del legno di acero, è protagonista indiscussa del progetto (Baldeweg usava ripetere «luz es materia»).Le fasi di progettazione esecutiva della vetrata, infatti, sono state condotte con l’obiettivo di garantire la massima trasparenza del vetro, compatibilmente con le necessità statiche, climatiche e di illuminazione naturale. Sono state studiate le traiettorie del sole nelle diverse ore del giorno e nei diversi periodi dell’anno, in modo da avere un quadro completo di tutta la gamma delle incidenze dei raggi solari sulla vetrata. La fase di ricerca sulla comprensione degli effetti della luce all’interno dell’edificio ha portato a definire scelte differenziate in base alla posizione delle lastre vetrate.L’esecuzione delle opere è stata seguita dallo studio Da Gai Architetti con la supervisione di Baldeweg. Gli imprevisti e le difficoltà riscontrate in fase esecutiva hanno condizionato fortemente la realizzazione dell’opera e gli oltre 10 anni necessari per giungere all’inaugurazione dell’edificio ne sono una dimostrazione.La problematica maggiore era dovuta ai ritrovamenti, nel sottosuolo dell’area su cui insiste la nuova biblioteca, dei resti di una villa romana caratterizzata da

Juan Navarro Baldeweg Studio Da Gai Architetti

Ristrutturazione della biblioteca Hertziana a Roma

OggettoRistrutturazione della Bibliotheca Hertziana – Max Planck Insitut für KunstgeschichteLocalitàvia Gregoriana, n. 28, RomaCommittenteMax Planck Gesellschaft zur Foerderung der Wissenschaften e. V. München (Rep. Fed. Germania)Progetto architettonicoArch. Juan Navarro BaldewegStudio Da Gai ArchitettiCollaboratoriarch. Elena Parducci, arch. Orante Paris, per. ind.le Corrado Becucci, per. ind.le Franz Steiner, Franco Rasori, arch. Veronica Scortecci, Andrea Viganò, arch. Fernando Pino, arch. Elena Barroso (N. Baldeweg Asociados)Progetto strutturaleTekno In (prof. ing. Alberto Parducci, ing. Alfredo Marimpietri, ing. Sergio Olivero, ing. Marco Mezzi)Progetto impianti meccaniciTecnisches Büro – Franz Steiner (Egna – BZ), ingg. Jaeger, Mornhinweg + Partner (Stuttgart)Impresa di costruzioneConsorzio Cooperative Costruzioni – CDC Cooperative di Costruzioni (Modena)Cronologia1995-2003-2012Superficie2.150 m2

Costo complessivo20.000.000 gFotografieOrante Paris

The renovation of the Hertzian Library of Rome represents a further valid example of how the clever combination of architecture and engineering, technology and restoration, allows the achievement of excellent results from a qualitative point of view

Identificazione degli edificiNella pagina a fianco: Vista dei ballatoi interni..

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Ritrovamenti archeologici.Ingresso del Mascherone.

Prospetto su via Gregoriana.

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Muro di chiusura della corte vetrata.

Sezione longitudinale.

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Editoriale Nicola Marzot* La riflessione teorica e l’attività professionale dello Studio KCAP

Architects&Planners definiscono in maniera reciprocamente integrata uno dei contributi più maturi al dibattito contemporaneo sull’architettura della città, stimolato dalla feconda partnership avviata da Kees Christiaanse con Rem Koolhaas nel corso degli anni ‘80, cruciali per il riconoscimento dei profondi mutamenti territoriali generati dai crescenti processi di globalizzazione del mercato. L’interpretazione della legacy del maestro olandese assume tratti di spiccata originalità nel decennio successivo, che coincide con la fondazione dello Studio, attraverso una elaborazione personale di motivi derivanti dalla tradizione europea dello spazio pubblico d’ispirazione borghese, riletti alla luce degli importanti fattori strutturali di cambiamento che impongono sulla scena nuovi agenti della trasformazione di scala internazionale.In questa fase il merito indiscutibile di KCAP Architects&Planners è sicuramente quello di aver preso progressivamente le distanze tanto dal dilagante interesse mostrato dalla cultura del progetto per la dimensione dei flussi – di beni, servizi, risorse finanziarie e persone – quale nuovo paradigma

interpretativo attraverso cui dar forma e sviluppo alla cosiddetta società liquida degli immateriali, quanto rispetto al perdurare di una metafisica della città continentale ancora implicitamente fondata sulle categorie metastoriche proposte da Aldo Rossi a partire dagli

anni ‘70, nel tentativo di rendere la disciplina architettonica «autonoma» rispetto alle forze di un capitalismo industriale, ritenuto oramai reiterare stancamente formule di funzionalismo ingenuo. Pur non rinnegando l’interesse dello studioso italiano per l’ontologia della città europea, parafrasando una felice quanto problematica intuizione di Antony Vidler contenuta nel famoso saggio «The third typology», KCAP Architects&Planners riconosce come una coerente teoria del progetto urbano non possa che fondarsi sulla pratica, e che quest’ultima, a sua volta, debba registrare nel suo farsi le conflittualità latenti nella società di cui risulta espressione operante, prescindendo da ogni forma di pregiudizio ideologico. Il realismo proprio della cultura olandese, mercantile e calvinista, si pone in tal modo al servizio di un’operazione di consapevole rifondazione del mestiere dell’architetto che sottopone il rapporto tra morfologia urbana e tipologia edilizia, maturato nei decenni precedenti attraverso la «ricostruzione della città su sé stessa», alla verifica della contemporaneità e delle forze economiche, sociali, culturali e politiche che l’attraversano, rivendicando una legittimazione di ruolo nelle forme dello spazio costruito. La mostra del 2003 ad Anversa, dal titolo «The City as Loft», costituisce in tal senso il manifesto di KCAP Architects&Planners. L’informalità dei vuoti urbani generati dalla società post-industriale, che si rendono disponibili a un processo di colonizzazione dinamico e imprevedibile; la coesistenza di più livelli di complessità reciprocamente implicati all’interno dello stesso organismo urbano, che ne contraddicono ogni controllo gerarchicamente ordinato; la dialettica tra compattezza morfologica e sprawl edilizio; il valore strategico delle condizioni di accessibilità intermodale quale fattore di successo delle città nel sistema della

L’architettura della Network City europea

The work of KCAP Architects&Planners has to be seen in the context of the transformation of the European city due to the globalization processes. Their architectural and urban concepts represent coherent solutions to the contextual specificities

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Il nuovo distretto portuale di Amburgo.

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competizione globale; l’insorgere di nuove configurazioni architettoniche dall’inequivocabile carattere ibrido quali condensatori del processo insediativo; l’articolazione del progetto per parti contraddistinte da caratteri identitari unici e irripetibili, capaci di generare unità nella diversità, secondo il modello dell’arcipelago urbano; la mixitè e l’indeterminazione funzionale delle pratiche d’uso sociale dello spazio sono i temi attraverso i quali l’esposizione delle realizzazioni dello Studio si trasforma in un catalogo ragionato della forma della città contemporanea. La pubblicazione del libro «Situation» nel 2005 e l’adesione di Kees Christiaanse, nell’ambito dell’esperienza didattica condotta presso l’Istituto di Studi Urbani dell’ETH di Zurigo, al programma di ricerca «Urban Network City and Landscape», confermano come la comprensione del complesso fenomeno urbano contemporaneo porti progressivamente lo Studio KCAP Architects&Planners ad un’intensa attività progettuale volta problematicamente a identificare nelle Reti di Città l’architettura territoriale all’interno della quale si costruiscono le condizioni di produzione, legittimazione e riconoscimento delle forze agenti localmente sullo scenario globale. La quarta Biennale Internazionale di Architettura di Rotterdam, intitolata «Open City. Designing Coexistence», ne consacra nel 2009 l’oramai raggiunta consapevolezza. L’articolata produzione edilizia dello Studio, di cui questo numero monografico offre un’istantanea, si colloca pertanto all’interno di un’ampia riflessione sulla città contemporanea, e la relativa architettura che si è ritenuto necessario sinteticamente restituire. Non solo la varietà dei temi trattati è rappresentativa della molteplicità espressiva del fenomeno urbano – declinato nel quadro della tradizione olandese – dalla rilettura dell’isolato urbano perimetralmente chiuso a elevata densità, ricorrente nelle condizioni di tessuto consolidato (Django Building, Amsterdam; Hoornwerk, Deventer; Nieuwe Park Rozenburgschool, Rotterdam; Spaansplein Hoofddorp) al modello della città campus di tradizione anglosassone, ancora diffuso nel sistema universitario (student accommodation, Delft); dalla sperimentazione sui nuovi condensatori sociali a elevata complessità relazionale, utilizzati al fine di riscattare zone prive di carattere identitario (Breevaarthoek, Gouda) alla reinterpretazione del modello della villa urbana di chiare reminiscenze lecorbuseriane, quale fattore di polarizzazione dell’orizzontalità del paesaggio (Gravehof, Deventer). Anche le scelte tecnologiche e le stesse modalità di utilizzo del materiale laterizio non sarebbero comprensibili al di fuori di una serrata dialettica tra vincoli imperativi del processo edilizio locale, espressione operante di una filiera altamente industrializzata che non trova pari nel panorama europeo, e ricerca sulla texture, la cui dichiarata antitettonicità trascende i confini nazionali, pur essendo del tutto coerente alle relativa cultura, per aprirsi a rimandi trans territoriali. In ciò confermando l’inesausta tensione dello Studio a una ricerca progettuale che si presenta tanto eclettica nel suo conformarsi alla scala del fenomeno urbano contemporaneo, e alle relative forze, quanto unitaria nell’adeguarsi a quei fattori della produzione che localmente ne condizionano il farsi, resistendo a ogni tentativo di destabilizzazione eteronoma. ¶

* Nicola Marzot

Dottore di Ricerca in Ingegneria Edilizia e Territoriale, Docente presso il Dipartimento di Architettura

di Ferrara e Visiting Professor presso la Cattedra di Public Building della TU Delft Bouwkunde.

Responsabile urbanistica di Nomisma Real Estate, si occupa di progetti urbani complessi.

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Giardini urbani nelle recenti espansioni di Rotterdam.

Il waterfront di Amsterdam si arricchisce di linguaggi contemporanei.

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Dettaglio del rivestimento in mattoni faccia a vista di colore nero.

Nella pagina a fianco:L’involucro è animato da ampie vetrate e balconi sfalsati.

A sud del centro storico di Am-sterdam nel 1998 la Municipa-lità ha affidato a De Architekten CIE il masterplan di un nuovo quartiere dal nome Zuidas. Il complesso polifunzionale, che ospita prevalentemente residenze, occupa una superficie di 2,5 km2 e verrà completato nel 2023. Gli elementi che maggiormente ca-ratterizzano il masterplan sono la viabilità e gli edifici a forte sviluppo verticale. Per quanto riguarda il primo aspetto, le in-frastrutture principali sono state interrate in sette tunnel, di cui cinque dedicati alla rete ferro-viaria e alla metropolitana, con l’obiettivo dichiarato di poten-ziare enormemente il trasporto pubblico. Per quanto riguarda il secondo aspetto, il quartiere si sviluppa in altezza per poter inte-grare il costruito con ampie aree verdi. Il cuore del quartiere Zui-das è composto da un comparto che porta il nome di Gershwin. In questa zona, che ha una su-perficie complessiva di 280.000 m2 (168.000 m2 di residenziale; 63.000 m2 di uffici; 38.000 m2 di servizi e commercio), gli edifici ricordano alcune leggende del jazz quali Miles Davis, Ella Fitzge-rald, Duke Ellington e Django Reinhardt. Quest’ultimo, belga di origine nomade noto con il solo nome di Django, è famoso per aver sviluppato una tecnica chitarristica rivoluzionaria per superare, dopo una lunga e dolo-rosa degenza, una menomazione fisica alla mano sinistra dovuta a un incendio. È curioso come l’edificio più basso del comparto urbano sia stato battezzato con il nome del più alto esponente del

A complex of buildings that are named after jazz legends is located in the new Zuidas district, in the South of the city center of Amsterdam. Among these there is the Django building which, like the music of the great jazz guitarist, plays with the contrast of lightness and tension

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mondo jazz, in particolare «Manouche». Con soli 34 m e nove piani fuori terra, in un’area urbana che presenta i 29 piani dell’imponente torre Amsterdam Sym-phony progettata da De Architekten CIE e i 20 piani della Duke Tower progettata da Ateliers Lion Architectes Urbani-stes, il Django Building è stato definito come «un Davide tra i Golia» da Han van der Born, uno dei soci di KCAP Architects&Planners.Il Django Building, su una superficie to-tale da 15.000 m2, comprende 108 appar-tamenti (in affitto) di diversa metratura e su uno o due livelli, spazi commerciali e un parcheggio interrato su un solo livello progettati da Inbo Architecten.L’edificio, così come la musica de Le Quintette du Hot Club de France di Django e Grappelli, è carico ora di leg-gerezza, ora di tensione.Il programma complessivo si articola in un corpo di fabbrica che è continuo nei primi tre piani fuori terra e poi è scom-posto in due volumi, quello sull’angolo

Proge

tti Alberto Ferraresi*

kcap architects & planners

Ricerca e sostenibilitàDai testi dei KCAP architects&planners, a descrizione del proprio lavoro, emerge con forza la consapevolezza del potere demiurgico del progetto, fra senso di responsabilità ed impegno per un fu-turo più rispettoso dell’ambiente e dell’uomo. La progettazione è il fonda-mento per un futuro a basse emissioni di CO2, ed è la soluzione più efficace al cam-biamento climatico - ancor più delle energie rinnovabili. La progettazione ci permette di fare di più, con meno. Con vocazione allo stesso tempo di architetti e di pianifi-catori, i KCAP architects & planners perseguono questo intento, quasi una missione, a tutte le scale del progetto ed in tutte le fasi del programma di lavoro.Il laterizio è nel dna dei progettisti olan-desi, così come lo è la libera ricerca di modalità espressive contemporanee e di soluzioni tecniche aggiornate. Il mat-tone costituisce allora in molteplici pro-getti il più forte legame con il proprio passato, e l’alleato adatto per la sosteni-bilità delle costruzioni. Viene impiegato in modi mai convenzionali, ad esempio con ricercata finitura superficiale, o sca-vato, ovvero posato a colla in luogo delle malte cementizie. Affinché il messaggio si diffonda in modo esteso e capillare, è importante che ne sia tramite l’ar-chitettura più a diretto contatto con la comunità: quella dell’edilizia sociale, del terziario e delle scuole.

* Alberto Ferraresi

Architetto, libero professionista

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sud-ovest a pianta quasi quadrata e quello sull’angolo nord-est con una pianta a elle che obbliga due fronti stradali. Il rigore dei volumi viene meno per i corpi di fab-brica collocati sulla copertura piana, poco visibili dalla strada perché arretrati rispetto al filo esterno, generati da una linea curva che descrive dei piccoli corpi organici. Sul lato sud-est del lotto si trova un sun-ken garden, un giardino riparato dal vento e dal freddo che cattura i raggi solari e permette, nel rigido clima olandese, la coltivazione di piante delicate; uno spazio che invita al raccoglimento, alla contem-plazione e quasi all’estraniamento da ciò che lo circonda anche grazie al fatto che ospiti i bambini di un asilo. I tre piani inferiori, a destinazione com-merciale, sono assimilati da uno schermo avanzato in vetro stampato che riproduce una bambusaia, i piani superiori, invece, presentano un rivestimento in mattoni faccia a vista di colore nero: mentre la parte bassa ha un aspetto accogliente che

ricorda il sunken garden e i giardini pen-sili circostanti, la facciata scura, necessaria per distaccarsi cromaticamente dall’in-gombrante Amsterdam Symphony, è se-vera anche se animata da ampie vetrate con serramenti a sezione variabile in me-tallo anodizzato di colore champagne e balconi sfalsati. L’omogeneità dell’involucro, ritmata da un’alternanza ripetitiva, accresce il ca-rattere scultoreo dei volumi opachi sulla base vetrata. Nell’editoriale della monografia di Co-struire in Laterizio dedicata alle «Nuove espressività fiamminghe» l’architettura olandese viene descritta come «un’attitu-

Scheda tecnicaOggetto: Django Building, complesso residenziale e commercialeLocalità: Amsterdam (NL)Committente: Consortium Royaal Zuid (Era Contour, Prospect Zuidas e Bouwfonds Ontwikkeling)Cronologia: 2002-2010Superficie: 15.000 m2 (escluso parcheggio) di cui 13.000 m2 residenziale e 2.000 m2 commercialeFotografie: Paulien Borst

dine, una sensibilità riconosciuta […] che ha generato una cultura architettonica ibrida, la cui multidentità si è consolidata attraverso l’uso prevalente dei materiali della tradizione, una particolare sensibi-lità per l’ambiente, la cura per il dettaglio costruttivo» (Alini, L. [2008] «Il materiale come strategia del costruire», Costruire in Laterizio, n. 121, pp. 2-3). Quanto af-fermato da Alini rappresenta un’efficace sintesi del Django Building di KCAP Architects&Planners. ¶

Adolfo F. L. Baratta

Ricercatore, Dipartimento di Architettura,

Università degli Studi di Roma Tre

Il carattere scultoreo dei due volumi opachi è esaltato dai primi tre piani vetrati.Nella pagina a fianco: Il rivestimento in laterizio scuro serve a distaccare cromaticamente il Django Building dall’Amsterdam Symphony.

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Pianta del piano terra.

Pianta del sesto piano.

Pianta del nono piano.

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«Un David tra i Golia».

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Il quartiere Kralingen-Croo-swijk a Rotterdam ospita una comunità eterogenea, di diversa connotazione etnica e socio-cul-turale. La scuola elementare è un punto di riferimento importante per la collettività, funzionale a consolidare necessarie dinami-che di coesione e integrazione sociale nell’area. In passato, la scuola del quartiere era suddivisa in due differenti localizzazioni, a discapito dell’u-nitarietà del plesso: il nuovo edificio, progettato da KCAP come ampliamento di una delle due scuole esistenti – un’archi-tettura degli anni ‘30 di pregio storico, realizzata su progetto di Evert ed Herman Kraaijvanger e ristrutturata nel 2005 sempre da KCAP – si propone di racco-gliere in un unico organismo ar-chitettonico e istituzionale l’in-sieme delle funzioni didattiche e amministrative presenti.Il complesso scolastico nel suo insieme ospita 21 classi, di cui 14 nel nuovo edificio (di superficie pari a 2.000 m2) e 7 nel vecchio (di superficie pari a1.200 m2).L’ampliamento, articolato se-condo un semplice impianto a «C», è concepito in una stretta relazione con l’edificio esistente: il raccordo tra vecchio e nuovo avviene attraverso un corpo ve-trato, volumetricamente e fun-zionalmente riconoscibile, che funge da «nodo» tra i due fabbri-cati e ospita un’area di ingresso comune con portineria.Il nuovo fabbricato, sviluppato su tre piani, presenta una chiara e funzionale logica distributiva: ampi corridoi rettilinei non figu-rano solo sistemi di connessione

The school building, an expansion of an existing building of the thirties, is characterized by a sensitive design approach which does not renounce to give architecture a lively dynamic and a vibrant figurative quality

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ma anche spazi polivalenti da fruire in relazione alle attività di studio svolte nei locali adiacenti. Le aule didattiche sono collocate prevalentemente ai piani primo e secondo, mentre il piano terra ospita al-cune aule tematiche, uffici della direzione e spazi polifunzionali destinati ad attività ludico – ricreative e artistico – espressive, tra cui la palestra e l’auditorium.Da un punto di vista costruttivo, l’edificio presenta una struttura portante in grado di soddisfare le esigenze di flessibilità degli spazi e garantire, grazie al contributo delle finiture interne in legno, un’atmosfera dai toni caldi e dalla gradevole caratterizza-zione naturale.L’involucro esterno è rivestito in laterizio, in coerenza con la consolidata tradizione costruttiva olandese e con i tratti tipolo-gici delle architetture limitrofe. La compostezza massiva delle facciate rivela un approccio progettuale rigoroso che non rinuncia tuttavia a conferire alle superfici un vivace dinamismo e una vibrante qualità figurativa: il ritmo delle tessiture in laterizio articolate in corsi a sviluppo orizzontale e verticale, la varietà

delle sfumature policrome dei mattoni, la scansione delle aperture a tutt’altezza, con chiusure in pannelli scorrevoli in legno, creano un’armonica unitarietà e confe-riscono all’architettura un carattere forte-mente identitario nonostante la generale sobrietà e semplicità dell’impianto.Come spesso capita in Olanda, l’archi-tettura istituzionale è ideata e realizzata con grande responsabilità civica da parte dei progettisti. Oltre al valore semantico connesso, in questo caso, alla destinazione scolastica ed esplicitato in una scrupolosa attenzione alla qualità compositiva e al lin-guaggio espressivo, l’intervento denuncia un notevole impegno nell’utilizzo di ma-teriali durevoli, naturali, di grande impatto ma al contempo tali da non comportare elevati oneri di manutenzione, secondo un principio di correttezza che attribuisce all’architettura, fino dai tempi dalla firmitas, utilitas, venustas di vitruviana memoria, il compito di contrastare la transitorietà dei tempi attraverso un’irriducibile tensione alla permanenza e attraverso gesti semplici e mai banali, refrattari all’enfasi dello spet-tacolarismo e delle mode. ¶

Chiara Testoni

Dottoranda, Dipartimento di Architettura,

Università degli Studi di Ferrara

Inquadramento urbanistico.

Nella pagina a fianco: Fronte ovest, particolare dell’ala sud.

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Scheda tecnicaOggetto: Nieuwe Park RozenburgschoolLocalità: Rotterdam (NL)Committente: Stadsontwikkeling Rotterdam, JOS (Jeugd, Onderwijs en Samenleving)Cronologia: 2008 - 2013Superficie: 3.200 m2

Fotografie: Ossip van Duivenbode

Pianta del piano terra.

Legendaarea polifunzionale – palestraarea polifunzionale – auditoriumportineriasala insegnantiaule didattichedirezione

Pianta del piano primo.

Legendaaule didatticheinsegnamento di supporto

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Vista del fronte ovest verso nord.

Sezione.

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Fronte ovest.

Dettaglio della facciata.Edificio scolastico preesistente.

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Fronte sud-ovest.

Spazio di raccordo tra vecchio e nuovo edificio.Palestra al piano terra.

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Il masterplan di Hoofddorp.

LegendaKC= KCAP Architects&PlannersEL= ELV ArchitectenUT= Rudy Uytenhaak Architect

Il masterplan «Centrum Hoofd-dorp 2000» nasce dall’esigenza della municipalità di Haarlem-mermeer di incrementare le at-tività commerciali del villaggio principale di Hoofddorp che, no-nostante gli oltre 70.000 abitanti, non possedeva una vera e propria arteria commerciale. La disloca-zione isolata delle differenti aree dedicate preesistenti, infatti, non garantiva uno sviluppo adeguato delle attività produttive. La proget-tazione degli edifici è stata affidata a tre studi di architettura tra cui, ol-tre a KCAP Architects&Planners, lo studio ELV Architecten (Eller-man, Lucas e Van Vught) e quello di Rudy Uytenhaak. Il Piano partiva della dismissione di un vasto sito industriale in disuso e prevedeva la progettazione di un nuovo asse commerciale affiancato dalla costruzione di edifici per uf-fici per la cultura, abitazioni e par-cheggi oltre a ampie zone verdi e corsi d’acqua.L’attuazione del masterplan è stata suddivisa in più fasi: nella prima sono stati realizzati tre compren-sori edilizi, delle vere e proprie «ville urbane», ciascuna delle quali composta da 22 unità abitative, oltre a 50 abitazioni unifamiliari a schiera. Nella seconda fase sono state realizzate la parti commerciali e sono state completate ulteriori 55 unità abitative: infine, la terza fase ha previsto la conclusione della costruzione dell’edificio resi-denziale denominato «il serpente», composto da 97 appartamenti, e del centro servizi. La nuova area residenziale congiunge «l’argine degli ingegneri», ovvero il Genie-dijk, patrimonio mondiale dell’U-NESCO, costruito al fine di per-mettere il collegamento fra il forte

The buildings designed by KCAP Architects&Planners within the masterplan for the centre of Hoofddorp are characterized by balanced volumes and the use of a particular brick in brick in the facade

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e le casematte realizzate alla fine del XIX secolo a protezione della città di Amster-dam, al centro di Hoofddorp, attraverso tre assi principali di collegamento di circa 200 metri, larghi 21, con due file di alberi e posti auto su entrambi i lati. I tre assi in-tersecano un grande parco urbano attra-versato da corsi di acqua, suddividendo il lotto in due grandi aree, una più rurale che dialoga con il Geniedijk e una più urbana in comunicazione con il nuovo centro di Hoofddorp. L’intensificarsi degli edifici re-sidenziali e la riduzione dell’altezza degli immobili verso il Geniedijk tende a raf-forzare questa divisione. Lo studio di Kees Christiaanse, all’interno del masterplan, ol-tre a un centro commerciale, ha progettato delle ville urbane, due tipologie di case a schiera (denominate 4.50 e 7.50) e una stecca di appartamenti.Le ville urbane, il cui posizionamento sui canali contribuisce a rafforzare l’idea del quartiere aperto verso l’ambiente cir-costante, sono caratterizzate da un piano seminterrato destinato a garage e da un piano terra, in parte porticato e affacciato

sul corso d’acqua e in parte destinato a tre unità abitative. I piani dal primo al quarto sono occupati ciascuno da quattro appar-tamenti, mentre il quinto è destinato a tre grandi attici. Le ville urbane prevedono la presenza di un nucleo centrale destinato ai collegamenti verticali (scale e ascensori) e ai locali di servizio (servizi igienici, riposti-gli, ecc.). Tutti gli appartamenti terminano nelle due testate degli edifici, occupate da ampi soggiorni, zone pranzo e cucine che, per mezzo di ampie vetrate affacciate su profonde terrazze, mettono in relazione gli abitanti con il contesto.Ognuna delle tre stecche di case a schiera 4.50, in prossimità delle ville urbane e di-sposte perpendicolarmente a esse, è com-posta da 9 appartamenti che si sviluppano ciascuno su 4 piani fuori terra: il piano terra ha un uso flessibile; il primo piano, caratte-rizzato dalla presenza di un bow-window aggettante continuo che corre lungo tutta la facciata, è destinato alla zona giorno; il secondo piano, per metà occupato da una terrazza, e il terzo sono destinati, invece, alla zona notte. I fronti degli edifici sono

Nella pagina a fianco: Residenze a schiera 4.50.

1. case a schiera 5.702. ville urbane3. case a schiera 4.50

4. appartamenti5. centro commerciale

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Fronte strada delle residenze a schiera 4.50 e prospetto laterale di una villa urbana.

Prospetto lungostrada delle ville urbane.

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Vista del complesso.

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Vista dei mattoni faccia a vista con tasca posizionati di coltello.

Nella pagina a fianco: Testata delle residenze a schiera 4.50.

Scheda tecnicaOggetto: edifici residenzialiLocalità: Hoofddorp, Haarlemmermeer, (NL)Committente: Amvest, AmsterdamCronologia: 1996-2003Fotografie: Rob't Hart

perlopiù massivi con piccole aperture, a eccezione dei piani bow-windows, quasi completamente vetrati, che si differen-ziano, anche, per l’uso di materiali di rive-stimento disuguali. Le facciate sono caratterizzate dall’uso di laterizi faccia a vista particolari, denotati dalla presenza centrale di una tasca. Tale tipologia di elementi, se solitamente viene utilizzata per permettere la connessione

tra due corsi di mattoni senza giunti di malta (la miscela legante viene posizionata all’interno della tasca in modo da garan-tire il collegamento tra le file successive), in questo caso nasce per esigenze costruttive ma viene utilizzata per esigenze estetiche: i mattoni, infatti, sono posti in opera di taglio e la cavità centrale, oltre a caratte-rizzare morfologicamente la facciata, per-mette giochi chiaroscurali di particolare

interesse. Le differenti gradazioni di colore dei mattoni e la texture superficiale degli stessi contribuiscono ulteriormente a esal-tare le variazioni di luce che consentono di alleggerire notevolmente la composizione massiva dei prospetti. ¶

Claudio Piferi

PhD, Dipartimento di Architettura,

Università degli Studi di Firenze

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Scheda tecnicaOggetto: appartamenti Breevaarthoek, nuovo quartiere residenzialeLocalità: Gouda (NL)Committente: Bouwgroep Ouwe Gouwe, GoudaCronologia: 1997 - 2001Superficie: 6.070 m2 per 52 unità immobiliariFotografie: Rob't Hart

Tra le prime realizzazioni laterizie significative, completate nel nuovo millennio, troviamo questo quartiere prettamente resi-denziale a Gouda, fra città e natura. Situata tra Utrecht e Rotterdam, la cittadina sorge su terre riconqui-state alle acque ed è attiva già in epoca medievale. Logicamente laterizia, l’architettura storica mo-numentale permane e caratterizza il centro della città. Poco oltre, le abbondanti dotazioni d’acqua ren-dono rigogliosa la pianura all’im-mediato limite del costruito. Per la specifica posizione in cui si colloca, l’insediamento di progetto compone la frontiera fra città e na-tura, fra terra e acqua. Il triangolo di base suggerisce lungo i suoi lati tre distinte aree: a sud, verso la strada principale, l’edificio più alto e continuo costituisce una sorta di barriera al rumore del traffico car-rabile. Al suo interno, si distingue per la grande varietà di proposta tipologica delle piante degli ap-partamenti, assecondando così la sagoma sempre diversa del volume. Lo stesso edificio verso strada co-struisce l’affaccio urbano dell’intero intervento; è modellato con «slitta-mento» progressivo dei piani, per permettere l’ingresso della luce sino ai piani più bassi degli edifici retro-stanti, e per aprire traguardi visivi verso le schiere ubicate poco oltre.Sugli altri due lati, i maggiori, si al-lineano delle ville a schiera divise al centro delle due stecche da un parco verde. Verso strada si pro-pongono, invece, delle ville con giardino privato, verso fiume altre ville con affaccio prettamente ve-trato rivolto al paesaggio d’acqua. Volumi alti con variazioni di posi-zionamento rispetto agli affacci co-

The residential development forms the border between its urban sorroundings and nature. Brick is the constitutive and connective element of the new part of the city. It bravely sets itself the objective of innovation in a context which is strongly bound to tradition

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ronano i blocchi a schiera, inserendo il tema progettuale delle misurate modificazioni entro la ripetitività della tipologia modulare.Il quartiere colloca cinquantadue nuove unità immobiliari fra due strade di diverso ordine e una via d’acqua. L’automobile pe-netra il «massiccio» costruito verso la città ed entra in un ambito in cui il tema della misura d’uomo e della natura, dominano. Le sagome complessive degli edifici e le loro giaciture a terra assecondano le geometrie naturali dell’intorno, regolarizzandole. Ne deriva per il quartiere una forma insolita, che pure antropizza la forma organica non determinata in origine dall’uomo. Entro il disegno unitario del quartiere, si pensano tre distinte tipologie abitative, ciascuna proposta in diverse varianti. I materiali e i colori assumono il ruolo di elementi di continuità e unione. La continuità è perse-guita fino a tradire l’uso tradizionale e mas-sivo del mattone, non portante, impiegato come in assenza di architravi e a risvoltare sotto gli aggetti di intere solette di piano. Entro la tessitura muraria sempre costante, si distingue solo il bordo eseguito con una testa di mattone, posta di coltello, a marcare la sommità muraria in corrispondenza dei ballatoi di piano. Nel singolo concio late-rizio già normalmente si concentrano, dal punto di vista concettuale, secoli di saperi artigianali dell’uomo e di sfruttamento delle argille abbondanti nel sottosuolo, addomesticato dalle comunità locali. Con-formemente alle leggi naturali, il mattone cerca inoltre qui coloriture non costanti e omogenee, composte nella ricchezza di cromie in gradazione, sui toni del rosa e del marrone. Non sono aggiunti colori ulteriori ai materiali naturali impiegati, il mattone e il legno, proprio per accrescere il senso di naturalità e di integrazione con il paesaggio. A Gouda, il secondo e terzo martedì precedenti il Natale, la città spegne ogni illuminazione elettrica per accendersi solo di candele, secondo la tradizione ri-salente alle prime fabbriche locali fondate

nel 1853. L’evento riporta il centro storico al Medioevo, in cui riprendono vita gli sce-nari rappresentati dai pittori fiamminghi tardomedievali, di bui intensi contrastati dalle sole candele. Gouda è pure famosa per l’estesa produzione dell’omonimo for-maggio tipico, di cui si decantano la storica tradizione e la genuinità. Ciò per delineare il profilo della comunità locale, fortemente legata ai propri natali, con poca propen-sione all’ibridazione e all’innovazione. Ri-spetto a questo scenario, è coraggioso da parte degli architetti proporre sperimen-tazione in un ambiente così legato alla tradizione; ma «Chi non arde non vive», riportando liberamente all’italiano Trilussa di «La candela». ¶

Alberto Ferraresi

Architetto, libero professionista

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L’insediamento generale mostra la ricchezza della proposta tipologica e abitativa. Il gioco di riflessi estende le dimensioni dell’architettura laterizia.

L’edificato basso osserva il paesaggio d’acqua da distanza ravvicinata.

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Lo scorcio dal corso d’acqua, evidenzia le relazioni dimensionali fra stecche a schiera ed edificio di testa.

Alcune sezioni tipiche dell’edificio di testa, che si deforma per concedere luce e visuali.Nella pagina a fianco: Una delle soluzioni di estremità dell’edificio in linea, rivolto alla città.

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Gli unici materiali e i colori sono quelli del laterizio e del legno.

Piante dell’edificio di testa. Dall'alto: piano terra, terzo e sesto.Nella pagina a fianco: L’edificio in linea si plasma per concedere sole e traguardi visivi all’edificato basso dell’insediamento.

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Scheda tecnicaCommittente: Housing cooperation Ieder1, Deventer (NL)Superficie: 19.200 m2 slpCronologia: 2002 - 2008Fotografie: Luuk Kramer

A Deventer, una cittadina olan-dese con meno di centomila abitanti, situata nella provincia di Overijssel, nella parte centro orientale del paese, il quartiere Hoornwerk ha rappresentato, già prima della «grande guerra» una piccola realtà territoriale contraddistinta da una forte matrice architettonica e urba-nistica. Le numerose abitazioni, costruite per ospitare i lavo-ratori delle officine industriali limitrofe, nel corso del tempo hanno perso tutto il fascino pionieristico e i loro standard abitativi, una volta all’avanguar-dia, erano divenuti insufficienti e non più adeguati allo stile di vita contemporaneo. Dopo un periodo di studi e analisi, si è optato per un intervento radi-cale di demolizione e ricostru-zione dell’intero insediamento tardo ottocentesco.L’area originaria, vicina al cen-tro storico cittadino, già oggetto di altri interventi architettonici di rinnovo urbano come l’IJs-selland College e la nuova sede della Social Insurance Bank, è situata sulla riva orientale del fiume IJssel − come, d’altronde, la stragrande porzione del ter-ritorio cittadino − e presenta una conformazione geometrica vagamente triangolare. I KCAP Architects & Planners, incaricati della realizzazione del progetto in tutti i suoi aspetti, anche quelli pianificatori di insedia-mento urbanistico, hanno, fin dal principio, dovuto scegliere che tipo di soluzione urbanistica privilegiare: una, più intima, con piccole case unifamiliari e abi-tazioni raggruppate a schiera o

Hoornwerk Deventer complex brings together, in three distinct but not separete units, single-family duplex housing, apartments and a care centre, in a pleasant mix of functions and residential types

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quella più «moderna» con alcuni grossi blocchi edilizi autonomi inseriti nel verde. La loro risposta progettuale tiene in conto tutte le implicazioni e i det-tami contemporanei che un tale inse-diamento può comportare proponendo un insieme residenziale equilibrato che oscilla tra visioni di scorci architetto-nici moderni e «pezzi di città a misura d’uomo» inseriti con maestria nel pae-saggio circostante. Il nuovo intervento è, in realtà, suddi-viso in tre grandi unità che, insieme, grazie alle loro caratteristiche formali comuni (utilizzo di mattoni faccia a vi-sta per il rivestimento, ampie superfici vetrate, un gran numero di elementi aggettanti come balconi e ballatoi, parti pedonali lignee) formano un unico grande complesso.La conformazione perimetrale plani-metrica presenta, invece, grosso modo due porzioni parallele che a volte cam-biano l’angolatura nell’intento di mo-vimentare i prospetti esterni e di creare suggestive parti-luoghi di socializza-zione pedonali tra le due. Inoltre, i tre edifici (due «paralleli» posti nella parte

ovest e uno, a est, formato da due vo-lumi uniti in un’unica grande struttura trasparente e coperta) hanno altezze diverse: questo contribuisce a rompere la presunta monotonia dell’insieme ar-chitettonico conferendogli anche un aspetto più conciliante con il terreno circostante.Anche nella pianta l’intervento di Ho-ornwerk rispecchia in pieno la filoso-fia adottata come guida dal progetto, alternando alloggi unifamiliari duplex agli appartamenti di taglio tradizionale, o mischiando parti collettive adibite alla cura delle persone bisognose con zone prettamente residenziali, in un mix spensierato ed efficace di allegria e benessere.In mezzo, un’allungata area pedonale, attrezzata con alberi, pan-chine e percorsi rialzati, come se invi-tasse tutti gli abitanti e anche gli ospiti, occasionali o fissi, di questa felice e particolare «oasi» urbana a cambiare atteggiamento e stare, almeno per un po’, calmi e rilassati. ¶

Igor Maglica

PhD, architetto e giornalista

L’entrata al complesso da ovest.

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Vista del complesso da sud.

Dettaglio del volume basso sul fronte sud.

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Fronte sud di uno dei due volumi orientali uniti da due facciate e una copertura completamente trasparenti.

Planimetria generale.

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Tessitura del paramento murario esterno.

L’interno del volume coperto.

Vista dall’interno del complesso verso ovest.

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Scheda tecnicaOggetto: palazzina con 16 appartamentiLocalità: Deventer (NL)Committente: Hollestelle Vastgoedontwikkeling B.V., GroningenCronologia: 2002 - 2007Superficie: 16 appartamenti di 150 – 200 m2

Fotografie: Luuk Kramer

La cittadina di Deventer è un importante centro commerciale e di comunicazioni della provincia dell’Overijssel (appunto sulla riva destra del fiume IJssel), di antiche origini, con circa 70.000 abitanti. Il suo centro storico è circon-dato da canali e vanta un’elegante piazza, il Brink, caratterizzata da architetture cinquecentesche e seicentesche. Il progetto qui presentato è col-locato nella periferia est, tra le pa-lazzine residenziali del quartiere di Colmschate e ai margini della città giardino di Vijfhoek, sorta negli anni ‘90 del Novecento e adiacente alla riserva naturale di Het Bannink.La vicinanza di negozi e servizi alle residenze e le numerose piste cicla-bili senza auto, che conducono al centro di Deventer, evitano l’isola-mento di questa parte urbana.Gravehof è una complesso che dà conferma della qualità abitativa dell’area; ha una planimetria tra-pezoidale che si sviluppa attorno a un cortile interno verde e su tre livelli, con due piani abitati, stac-cati dal terreno e appoggiati su una serie di sottili colonne cilin-driche, che ripropongono l’essen-zialità della concezione composi-tiva a pilotis di Le Corbusier.Le facciate esterne si adattano al paesaggio con una combinazione di mattoni color sabbia e doghe di legno, nelle cornici delle finestre, trattate a imitazione della pietra e del mattone. Lo strato di doghe, la cui superficie liscia e uniforme conferisce regolarità e luminosità, prosegue nei soffitti e sulle fac-ciate interne del cortile.Il rivestimento in laterizio faccia a vista enfatizza la forma a corte del

The Gravehof complex has a trapezoidal plan which develops around a courtyard with two floors supported by slender columns. Outside, the finishing in sand-coloured split face bricks imitates the effect of the natural stone

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complesso, diversificando l’esterno della composizione, dall’interno: i mattoni co-lor sabbia sono del tipo splittato, con una finitura superficiale esterna irregolare e offrono un aspetto grezzo, come la pietra naturale.La palazzina ha tre tipologie di apparta-menti: A, B e C, di circa 150 – 200 m2, distribuiti da quattro corpi scala, con ascen-sore; ciascuno dotato di una loggia sempre orientata nel modo più favorevole all’ir-raggiamento solare, di solito sulla parte esterna dell’edificio, o a sud, o a ovest. Una porta scorrevole in vetro separa l’in-gresso di ciascuno dei 16 appartamenti dal soggiorno, con cucina a vista e passaggio verso lo spazioso balcone; poi ci sono due camere da letto e due bagni senza finestre, ricavati al centro dei corpi di fabbrica e distribuiti da un corridoio centrale.I quattro ingressi, sui quattro lati dell’edi-ficio offrono una decorazione originale che riproduce alcuni estratti di mappa storici di Deventer, raccolti nei due vo-lumi dell’Atlas Novus (titolo completo: Theatrum orbis terrarum, sive, Atlas no-vus), del cartografo ufficiale della Com-pagnia Olandese delle Indie Orientali Johannes Blaue (Alkmaar, 23 settembre 1596 – Amsterdam, 28 maggio 1673), autore anche della collezione di mappe di città olandesi, chiamata Tooneel der

Steeden (Teatro delle Città); dell’Atlas Maior, atlante in 11 volumi, più uno per gli oceani, opera di Timothy Pont, editore del primo atlante della Scozia.L’edificio Gravehof è stato selezionato nell’«Annuario Architecture 2008 - 2009» edito da NAI010, insieme a altri 31 pro-getti, ritenuti la migliore architettura olan-dese del 2008.Proprio di fronte al Gravehof, con ana-loghe finiture di facciata, un paio d’anni prima era stato realizzato, dagli stessi KCAP Architects&Planners, un insieme di quattro ville allineate a due piani e ga-rage, poco differenziate tra di loro nella volumetria, nella composizione e nell’or-ganizzazione interna, con lunghe finestre orizzontali.Anche in questo caso il rivestimento di mattoni non presenta con evidenza giunti orizzontali e verticali, ma con il partico-lare trattamento superficiale e la colora-zione rugginosa, fa assumere ai fabbricati un aspetto solido e originale. ¶

Roberto Gamba

Architetto, libero professionista

L’edifico è collocato nella periferia est di Deventer, circondata da canali.

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Il complesso è a pianta trapezoidale e si sviluppa attorno a un cortile interno verde, su tre livelli.

Sezioni.

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I tre livelli dell’edificio, con due piani abitati, staccati dal terreno e appoggiati su sottili colonne cilindriche. Su ognuno dei quattro lati c’è una riproduzione di estratti di mappa storici di Deventer.

Il cortile interno a verde.

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La palazzina ha tre tipologie di appartamenti, ciascuno dotato di una loggia.

Il rivestimento in laterizio faccia a vista color sabbia, del tipo splittato.

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tervista Alberto Ferraresi *

Sul laterizio e il suo impiego contemporaneo

Come mai il laterizio è così utilizzato nell’architettura olandese? Nei Paesi Bassi l’utilizzo del mattone ha una lunga tradi-zione, tanto da affermare che abbia inequivocabilmente superato la prova del tempo. Non possedendo risorse na-turali quali montagne di granito o depositi di arenaria, in Olanda il laterizio è diventato con il passare degli anni il materiale tipico dell’edilizia tradizionale. Interi paesi, con le loro chiese, le tradizionali piazze del mercato e la pavimentazione stradale, sono stati costruiti in laterizio. Ha dimostrato di essere un materiale resistente, in grado di essere sia lavorato dagli artigiani locali, che realizzato con elevata produttività e con scarsa necessità di manuten-zione. A partire dall’inizio del XX secolo, sia all’interno della Scuola di Amsterdam che dell’Art Deco, l’utilizzo del laterizio ha rivelato le sue qualità di espressività artistica nella creazione di diverse forme, texture e superfici, grazie alla combinazione di tecnologia e arte. Il lavoro di gran parte degli architetti olandesi contemporanei trae spunto senza dubbio dall’architettura tradizionale in laterizio. At-traverso questo patrimonio culturale, insieme allo studio approfondito delle qualità del materiale, il laterizio viene reinterpretato in modi differenti e utilizzato nell’architet-tura contemporanea come ‘materiale moderno’.

Come mai i KCAP Architects&Planners utilizzano il late-rizio così spesso? Quali sono le sue principali qualità? KCAP è uno studio che opera a livello internazionale ma che si sviluppa da un background olandese, traendo ori-gine, quindi, da una base educativa e culturale tipica dei

Paesi Bassi. Influenzati chiaramente da ciò, l’uso del lateri-zio gioca un ruolo importante nella materializzazione dei nostri progetti, anche se esso è uno della serie dei materiali da costruzione che usiamo nei nostri lavori e che mutano in funzione del programma, della tipologia edilizia e del contesto urbano in cui il progetto è inserito. Laddove viene utilizzato, il mattone rivela diverse qualità. Tra queste, la prima è quella di esprimere valenze estetiche ed emozio-nali. Il laterizio, grazie all’aspetto caldo e naturale, soprat-tutto nell’edilizia abitativa, richiama gli edifici tipici della tradizione olandese, permettendo la chiara identificazione culturale. Essendo disponibile in diversi formati, colori, texture e forme, permette grande flessibilità nel processo creativo di noi architetti. Tecnicamente offre eccellenti qualità di durevolezza, sostenibilità e bassa manutenzione. Esse, unite a costi decisamente accessibili, propongono un materiale economicamente attraente. Considerando tutte queste caratteristiche, il laterizio rivela contemporanea-mente semplicità e versatilità tali che ci portano a utiliz-zarlo con molta frequenza. Abbiamo impiegato il mattone non solo nei progetti olandesi, ma anche in quelli di altri paesi europei e in Cina. Esso è pensato sia a completa-mento di situazioni urbane esistenti sia in contrasto a esse, in relazione alla natura del progetto e al contesto in cui è inserito. Sta di fatto che il laterizio è legato fortemente alla tradizione di molti paesi e regioni del mondo, grazie alla sua facile produzione, conosciuta anche in tempi passati. È inoltre un materiale capace di una gamma di possibilità estetiche e tecniche tali da rendere il suo utilizzo una scelta ovvia per molti architetti in diversi paesi.

The use of bricks, a material that belongs to the Dutch architecture, allows to obtain a contemporary architectural image while alludes of tradition but directing toward a future which and respecting the mission, directed towards a future which is more and more careful to the human scale and to the environment

KCAP Architects&Planners. Da sinistra: Han van den Born, Kees Christiaanse, Ruurd Gietema, Irma van Oort, Ute Schneider.

Lo studio KCAP Architects&Planners, fondato da Kees Chri-stiaanse nel 1989, ha oggi sedi a Rotterdam, Zurigo e Shanghai, proponendo approcci di respiro internazionale ai temi del progetto. I tre uffici raggruppano uno staff di circa settantacinque professio-nisti di oltre venti nazionalità, con comprovata esperienza archi-tettonica, urbanistica e di progettazione del paesaggio.

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Per il laterizio si può costruire una strategia di im-piego nell’architettura contemporanea, quella di trovare spazio insieme ad altri materiali, dunque di potersi affiancare ai metalli, al vetro, a materiali di produzione industriale? I metodi tradizionali di costruzione mono-materica si basano sulla disponibilità limitata di materiali. In pas-sato infatti sono state spesso le risorse locali a definire il materiale da costruzione da utilizzare. Nell’architettura contemporanea, invece, quasi tutti i materiali sono dispo-nibili ovunque. Non solo la disponibilità, ma, oggi, anche la ricerca della minimizzazione dei costi, esige la com-binazione di materiali differenti per sfruttare al massimo le loro potenzialità. Questo porta alla commistione del laterizio con altri materiali. Esso, per le sue caratteristi-che, si presta fortemente a queste combinazioni grazie in particolare alle sue piccole dimensioni e alla versatilità del colore, della consistenza e quindi dell’aspetto; può rapportarsi sia in maniera contrastante, che complemen-tare, agli altri materiali, a seconda dell’effetto desiderato. Non di rado oggi si assiste alla composizione di questo con altri materiali, ma il merito degli architetti contem-poranei è di andare oltre il semplice mix: conoscendo ormai pressoché tutte le caratteristiche del laterizio, sia a livello di forma che di stabilità, termiche e ambientali, ecc. Gli architetti sono portati a scoprire nuove possibi-lità, e tendono a sperimentarne gli utilizzi, sfruttando le sue speciali potenzialità, reinterpretandolo formalmente, tecnicamente e strutturalmente.

Spesso le vostre progettazioni vi impegnano prima alla scala urbana, poi a quella architettonica. In quale fase del vostro lavoro iniziate a pensare ai materiali con cui costruire i vostri progetti? In quale momento il laterizio trova posto in questo iter?L’utilizzo dei materiali e la scala di dettaglio sono parte integrante del processo di progettazione. Tutti i nostri progetti rispondono fortemente al contesto urbano. Sulla base di questo incipit cominciamo a lavorare su concept, per poi arrivare alla fase materica nel processo preliminare del progetto. Base per tutti i nostri progetti è l’analisi ap-profondita del programma, della tipologia e del contesto urbano, non esulando tuttavia dall’affrontare aspetti eco-nomici e pratici. Se tutti i fattori analizzati lo consentono, la scelta del materiale avviene nel momento in cui le sue caratteristiche possono essere incorporate al meglio all’in-terno dell’intero processo di progettazione.

Sostenibilità, ecologia, prefabbricazione, costru-zione a secco, avanzamento tecnologico, sono im-portanti nelle vostre progettazioni? Secondo il vo-stro punto di vista il laterizio ha saputo aggiornarsi

rispetto alle odierne esigenze del mondo delle co-struzioni?Il laterizio consegue risultati eccellenti in una serie di aspetti molto importanti per l’edilizia contemporanea. L’argilla come materia prima del laterizio è un elemento naturale ed efficiente disponibile in molte regioni e paesi del mondo. I costi per l’estrazione e il trasporto dell’ar-gilla possono essere mantenuti bassi grazie alla possibilità di produzione e lavorazione del mattone a livello locale. Il materiale viene realizzato quindi con il minimo spreco e ha diverse possibilità di riciclaggio o down-cycling, in nuove strutture o anche nella costruzione di strade. Per mantenere gli standard attuali di sostenibilità ed ecologia, l’innovazione diventa uno strumento molto importante nel nostro lavoro. Per questo optiamo per un approccio pratico piuttosto che scientifico nei nostri progetti. Pionieristico per esempio è l’utilizzo di colla in luogo della tradizionale malta, scelta che ci ha permesso di risparmiare in diversi progetti circa 1/3 del materiale solitamente necessario. Incollare i mattoni e disporli in uno schema verticale ha comportato maggiore stabilità, e permesso di utilizzare anche quei mattoni che risultassero meno spessi, evitando lo scarto. A livello estetico il vantaggio è stato ulteriore, poiché abbiamo realizzato un nuovo e piacevole sistema di rivestimento di facciata.

Sempre più spesso i vostri progetti assumono gran-dezze significative, si tratta di intere parti di città. Oggi sono necessari tempi di esecuzione molto ra-pidi, nonostante le grandi dimensioni. In che modo la scelta dei materiali gioca un ruolo strategico nel processo di progettazione e costruzione?Oggi i progetti architettonici e urbani devono chiara-mente rispondere non solo alle esigenze estetiche e fun-zionali, ma anche a quelle finanziarie: determinanti sulle fasi di progettazione e di esecuzione. La necessità di tempi di costruzione brevi, intesa come uno dei fattori finanziari all’interno del progetto, svolge un ruolo importante nel nostro lavoro e influenza la scelta del materiale da co-struzione. È il materiale locale, disponibile, che dobbiamo utilizzare, o quello che necessita di un trasporto lungo e costoso? Può essere prefabbricato, o richiede una proget-tazione e una produzione artigianale? Tale materiale può essere prodotto da costruttori locali o richiede interventi specializzati? Tutti questi fattori portano alla sua scelta già nelle prime fasi di progettazione, non solo a scala architet-tonica ma anche urbana. Il laterizio offre risposte positive alle molte domande che progetto e cantiere pongono ed è quindi utilizzato spesso nei nostri progetti, sia come unico materiale da costruzione, sia in combinazione con altri. ¶

* Alberto Ferraresi

Architetto, Libero professionista

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Ricerca

Alice Fruzzetti*Simone Secchi**Nicolò Zuccherini Martello***

Nuove applicazioni di elementi in laterizio fonoassorbente

New application of clay units sound absorbing elements

La ricerca riguarda la progettazione di elementi fonoassorbenti, lastre e frangisole in laterizio per la correzione acustica degli spazi interni e per la riduzione del livello di rumore in facciata

Since ancient times cotto (clay units) has been widely used in Italy as a structural component and for the finishes of buil-dings. Even today, cotto (clay) elements is commonly applied

to the interior and exterior of buildings when it is wished to endow them with particular aesthetic properties or to recall forms of traditio-nal architecture. However, the physical properties of clay units – its compactness and rigidity - render it not always the optimal material for acoustic applications. Here we report the results of a study carried out in collaboration with a major Italian manufacturer of terracotta (clay) elements. The aim was to characterize the form and dimensions of wall cladding elements

in order to to give them significant sound absorption characteristics. The first phase of the study was conducted through the form opti-mization of elements already in production, using a prediction sof-tware for the theoretical estimation of the sound absorption coefficient. The goal was to design sound-absorbing cotto (clay) elements, such as slabs or components of sun screening systems, to be used respectively for the acoustic improvement of interior spaces and to reduce the sound pressure from the outside over the façade. Subsequently, some elements designed for the acoustic improvement of interior spaces were tested in the laboratory to measure their sound absorption coefficient, giving a good accordance with the results of the prediction software.

L a possibilità di utilizzare elementi in laterizio per la corre-zione acustica degli ambienti esterni agli edifici è stata ve-rificata ed indagata, negli ultimi anni, dall’Università di Fi-

renze sia con lavori teorici che con sperimentazioni riguardanti l’incidenza della forma della facciata nella protezione dal rumore [1, 2, 3, 4]. L’ultimo studio in merito, in ordine di tempo, qui presentato è stato svolto grazie alla collaborazione tra l’Università ed un’azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di elementi per facciate: la prima ha fornito le conoscenze teori-che riguardanti le complesse problematiche relative all’acustica, mentre la seconda ha messo a disposizione quelle necessarie alla progettazione degli elementi in laterizio.Sono stati oggetto di studio lastre ed elementi frangisole desti-nati ad applicazioni utili sia alla correzione acustica degli spazi interni [5] che alla riduzione del livello di rumore proveniente dall’esterno. Considerata la difficoltà a simulare la propagazione sonora in prossimità di una facciata rivestita con elementi scher-manti frangisole è stato necessario creare dei modelli virtuali

tridimensionali in modo da coniugare le esigenze di calcolo dei programmi di simulazione con quelle richieste dallo specifico studio svolto. Le analisi effettuate hanno fornito risultati inte-ressanti e dei quali è in corso di pianificazione la verifica su casi reali con prove sul campo.Le lastre fonoassorbenti in laterizio già esistenti, commercializ-zate da anni, sono state prese a riferimento per la configurazione di nuovi elementi, progettati e validati mediante software previ-sionali, ottimizzati dal punto di vista acustico. Il partner industriale ha realizzato due prototipi - per tre varianti - che, testati in laboratorio, hanno restituito apprezzabili valori di assorbimento acustico simili ed in alcuni casi migliori a quanto simulato analiticamente.

Laterizio e fonoassorbimentoIl laterizio a causa della sua natura estremamente compatta è di per sé un materiale dalle proprietà fonoassorbenti limitate, di conseguenza, non è solitamente utilizzato per la correzio-

KEYWORDS Laterizio, Acustica, Fonoassorbimento, Frangisole

KEYWORDS Clay, acoustics, sound absorbing, sunscreens

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ne acustica degli ambienti. Può invece assumere una valenza acustica in funzione di elementi in laterizio con determinate caratteristiche di forma e dimensione. Infatti, non potendo agi-re sulle sue caratteristiche intrinseche, non resta che intervenire appunto sulla geometria. In base al meccanismo di fonoassor-bimento del risonatore di Helmholtz1 la realizzazione di una serie di cavità che abbiano un volume adeguato e un collo di sezione e spessore consoni fa sì che l’onda sonora, entrandovi, dissipi la propria energia in calore. Ricreando tali condizioni in un elemento in laterizio è possibile, quindi, ottenere apprezzabili prestazioni fonoassorbenti. Vi è da dire che tale assorbimento avviene, però, prevalentemente nell’intorno di una determinata frequenza detta di risonanza2.Attraverso l’inserimento di un materiale fibroso (ad esempio, la lana di roccia) nella cavità del risonatore di Helmholtz si pos-sono ulteriormente migliorare le prestazioni di assorbimento acustico allargando il picco di fonoassorbimento alle frequenze nell’intorno di quelle di risonanza.

Ideazione dei frangisole fonoassorbenti in laterizioLe aziende produttrici di elementi in laterizio, negli ultimi anni, stanno sperimentando soluzioni innovative che preve-dono l’utilizzo di questo materiale nei campi più svariati; in tal senso i sistemi di frangisole sono una delle applicazioni più interessanti di questo materiale. Con quest’ultima il “cotto” si propone come possibile so-luzione ai problemi illuminotecnici, termici (di soleggia-mento) ed acustici, che sono caratteristici di edifici molto vetrati, ad esempio quelli destinati ad uffici o edifici scola-stici. I frangisole possono essere applicati anche a tipologie residenziali, così che, oltre a migliorare la distribuzione della luce naturale all’interno dell’ambiente, si possa in presenza di balconi, prolungare l’appartamento all’esterno, creando spazi parzialmente protetti dall’irraggiamento solare e dal rumore. Le simulazioni effettuate, per studiare le caratteristiche fo-noassorbenti dei singoli elementi, sono state eseguite utiliz-zando il software Zorba della Marshall Day Acoustic [6], che

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1. Andamento del coefficiente di fonoassorbimento a di frangisole di sezione 15 x 5 cm (a) e 20 x 5 cm (b).

2. Schema dei due edifici tipo studiati: uffici (a) e residenze (b).

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stima l’andamento del coefficiente di assorbimento a3 alle varie frequenze. In questo modo è stato creato un campio-nario di prestazioni relative a differenti modelli di frangisole fonoassorbenti. I risultati più significativi sono riportati in figura 1.Dopo aver ottimizzato le caratteristiche intrinseche dei sin-goli elementi, è stata simulata la prestazione in opera del si-stema di frangisole fonoassorbenti in cotto, applicato a due tipologie edilizie tipo: la prima è assimilabile ad un edificio per uffici, con ampie facciate vetrate, l’altra è tipicamente re-sidenziale e presenta una facciata con balconi in calcestruzzo armato. (fig. 2)Partendo dall’ipotesi di frangisole posizionati in orizzontale, la ricerca del loro interasse è stata effettuata valutando di vol-ta in volta, mediante il software di calcolo illuminotecnico Relux [7], il rispetto dei parametri di illuminazione naturale

(fattore di luce diurna) richiesti da regolamenti nelle due ti-pologie edilizie prese in considerazione. L’analisi acustica per verificare l’efficacia della barriera contro il rumore, del siste-ma di frangisole fonoassorbenti, è stata effettuata mediante il pacchetto software Disia (per la simulazione della propaga-zione sonora in ambiente esterno [8]).I risultati ottenuti sono riportati sia mediante rappresenta-zioni grafiche, per ciascun modello di frangisole studiato (fig. 3), che in tabelle di confronto complessive con i valori in dB di ricevitori posti in corrispondenza di ogni piano degli edifici. (tab. 1)Le simulazioni acustiche effettuate evidenziano che le pre-stazioni migliori si hanno con lastre di dimensioni maggiori e, in generale, ai piani più alti: essendo i frangisole dispo-sti in orizzontale è, infatti, possibile intercettare in maniera più efficace le onde sonore provenienti da una sorgente as-

Piano

LpA = senza frangisole

LpO = frangisole in laterizio

LpA = senza frangisole

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LpO = frangisole in laterizio

LpM = frangisole in laterizio fonoassorbente

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1° 82,9 82,8 0,2 82,9 80,7 2,2 82,8 80,7 2,1

2° 82,0 81,0 1,0 82,0 78,2 3,8 81,0 78,2 2,8

3° 80,3 79,4 0,9 80,3 76,6 3,7 79,4 76,6 2,8

4° 79,5 77,9 1,5 79,5 75,5 4,0 77,9 75,5 2,4

Tabella 1. Tipologia residenze: tabella riassuntiva della media logaritmica (dB) tra i livelli di pressione dei tre ricevitori puntiformi posti ai vari piani caratterizzati.

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3.Tipologia residenze: rappresentazione grafica dei livelli di pressione sonora (dB) in facciata misurati in corrispondenza del secondo piano in assenza di frangisole (a), in presenza di frangisole originali di sezione 15 x 5 cm (b), frangisole fonoassorbenti di sezione 15 x 5 cm (c) e 20 x 5 cm (d).

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similabile al motore di un’automobile al livello del terreno. Il tipo di frangisole ideato è stato quindi applicato a livello esemplificativo ad un tipico edificio scolastico (la scuola me-dia “F. Rasetti” di Castiglione del Lago, PG). (fig. 4) L’edificio, allo stato attuale, presenta problematiche sia dal punto di vista energetico che illuminotecnico, dovute all’o-rientamento di tutte le aule a sud, con ampie pareti esterne vetrate, non ha nessun isolamento termico e non presenta schermature solari efficaci. È stato, quindi, ipotizzato un progetto di riqualificazione energetica globale, con particolare attenzione agli aspetti le-gati al comfort illuminotecnico ed acustico. Anche in questo caso è stato utilizzato il software Relux per ottimizzare ai fini illuminotecnici ed energetici l’interasse dei frangisole, conservando un adeguato illuminamento naturale nelle aule (fattore di luce diurna, FLD≥3%)4, eliminando le situazioni di abbagliamento. Una volta stabilito l’interasse de-gli elementi è stata valutata l’efficacia come barriera acustica del sistema di frangisole. La sorgente sonora è assimilabile ad una strada di scorrimen-to urbano, che passa ad una decina di metri dalla scuola. I

risultati acustici ottenuti dalle simulazioni evidenziano un miglioramento fino a 3 dB, all’interno delle aule del secondo piano, rispetto al caso in assenza di frangisole. (fig. 5)

Sviluppo di lastre fonoassorbenti in laterizio per interniL’impiego di lastre fonoassorbenti in laterizio per la corre-zione acustica di auditorium o sale per l’ascolto della musica è già stato sperimentato ed indagato in varie occasioni [5]. In questo caso è stato possibile confrontare i dati previsionali riferiti alle prestazioni acustiche dei singoli elementi, ottenuti con il software Zorba, con risultati sperimentali su prototipi realizzati e testati in un laboratorio di acustica.La loro progettazione si basa sull’iniziale modifica di alcuni elementi esistenti, in modo tale da ricreare meccanismi di fo-noassorbimento misti, abbinando il risonatore di Helmholtz ad un materiale fonoassorbente.Anche in questo caso sono state progettate molte varianti, ad una serie di elementi base, per ciascuna delle quali è stato analizzato il coefficiente di assorbimento a. Di seguito sono riportati i grafici di a per i prototipi che poi sono stati rea-lizzati e testati in laboratorio.

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4. Scuola: rappresentazione grafica dei livelli di pressione sonora (dB) misurati su tutta la facciata a finestre aperte (a), in corrispondenza del secondo piano (b) e vista renderizzata post-intervento (c).

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Le prove di laboratorio (in rosso nei grafici) evidenziano un andamento del coefficiente a migliore di quanto inizialmen-te previsto con il software.Per poter valutare l’efficacia acustica di un rivestimento fo-noassorbente in laterizio, è stato scelto di analizzare l’audi-torium del Joint Research Centre di Ispra (VA), in quanto erano già disponibili i dati acustici della sala (indispensabili per calibrare il modello per l’analisi con il software previsio-nale Ramsete [9] specifico per le simulazioni acustiche in ambiente interno).Nella figura 6 sono riportati i grafici del tempo di river-berazione nelle situazioni iniziale (sala rivestita in lastre di “cotto” non fonoassorbente) e di sala corretta acusticamente con le diverse tipologie di lastre fonoassorbenti in laterizio sperimentate. (fig. 6)In rosso è rappresentata la linea di riferimento del tempo di riverberazione ottimale valutata in funzione del volume della sala in analisi. Si nota come il tempo di riverberazione migliori significativamente dalla situazione iniziale della sala (rivestita con lastre in laterizio non fonoassorbenti), rispetto ai casi in cui sono stati applicati alle pareti sistemi fonoassor-benti in laterizio. (fig. 7)

ConclusioniL’uso di lastre in laterizio, acusticamente ottimizzate, per-mette di coniugare le loro indiscusse qualità estetiche con la possibilità di migliorare la protezione e la qualità acustica

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5. Variazione in frequenza del coefficiente di assorbimento acustico simulato (linea blu) e misurato in laboratorio (linea rossa) di una lastra doppia con lana di roccia all’interno delle intercapedini (a), di una lastra monostrato con retrostante lana di roccia con spessore 50 mm (b) e 100 mm (c). I valori misurati di a superiori all'unità, fisicamente non ammissibili, sono legati alla procedura di misura in laboratorio.

6. Tempo di riverbero simulato in condizioni di sala rivestita con lastre in cotto non fonoassorbente (a), lastre doppie fonoassorbenti con lana di roccia nelle intercapedini (b), lastre monostrato fonoassorbenti con retrostante lana di roccia di spessore 50 mm (c) e 100 mm (d). La linea rossa indica i valori di riferimento ottimali.

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sia negli ambienti interni (auditorium, sale conferenze, teatri, ecc.), sia in spazi esterni (logge, balconi, ecc.).In particolare, l’impiego di lastre in laterizio fonoassorbenti come elementi frangisole, se opportunamente dimensionate, può garantire il miglioramento significativo dell’isolamento acustico dai rumori provenienti dall’esterno e consentire una protezione degli ambienti anche a finestre aperte, soprattutto ai piani più alti degli edifici.La realizzazione in stabilimento di elementi in laterizio fo-noassorbente non necessariamente richiede l’impiego di tecniche onerose come quella del waterjet5, pertanto può rappresentare un’opportunità di sviluppo del prodotto anche verso nuovi settori di mercato.La sperimentazione degli elementi frangisole ha evidenziato ottimi risultati sia nell’analisi previsionale sui singoli elemen-ti, sia nelle sperimentazioni di laboratorio e nelle simulazioni nei contesti reali.

* Alice Fruzzetti

Architetto, libero professionista

** Simone Secchi

Ricercatore, Dipartimento di Ingegneria Industriale,

Università degli Studi di Firenze

*** Nicolò Zuccherini Martello

Architetto, libero professionista

Note1. Il risonatore di Helmhotz può essere schematizzato come una cavità comuni-cante con l’esterno attraverso un foro praticato su di una parete o un setto non troppo sottile (collo del risonatore). L’aria contenuta nel collo si comporta come un pistone oscillante mentre la cavità costituisce l’elemento elastico del sistema. In questo modo il risuonatore smorza l’onda sonora entrante sfruttando il mec-canismo massa-molla-massa.2. La frequenza di risonanza è la naturale frequenza di oscillazione di un sistema. Il fenomeno di risonanza acustica si presenta quando la frequenza naturale di oscil-lazione del sistema, obbligato a seguire il moto imposto da una forza periodica esterna, è uguale alla frequenza di quest’ultima.3. Il coefficiente di fonoassorbimento a è definito come il rapporto tra potenza sonora assorbita e potenza sonora incidente su un dato materiale.4. DM 18/12/1975 “Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica, da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica”– UNI 10840 “Luce e illumina-zione. Locali scolastici. Criteri generali per l’illuminazione artificiale e naturale”.5. La tecnologia di taglio waterjet sfrutta getti d’acqua ad altissima pressione misti a polveri abrasive per tagliare con grande precisione materiali piuttosto duri e di notevole spessore.

Bibliografia[1] L. Busa, S. Secchi, Efficacia dei sistemi schermanti di facciata per la protezione

acustica degli ambienti interni, Atti del 34° convegno nazionale A.I.A., Firenze, giugno 2007.

[2] L. Busa, Morfologia della facciata e protezione acustica, Costruire in Laterizio 122 (Marzo/Aprile 2008) 54-61.

[3] L. Busa, S. Secchi, S. Baldini, Effect of Façade Shape for the Acoustic Protection of Buildings, Building Acoustics Vol. 17, 4 (December 2010) 317–338.

[4] S. Secchi, S. Baldini, Misure sperimentali su modello in scala dell’effetto di schermature di facciata, Atti del 38° convegno nazionale A.I.A., Rimini, gi-ugno 2011.

[5] S. Baldini, R. Gulino, S. Secchi, L’uso del laterizio per la correzione acustica degli ambienti, Costruire in Laterizio 146 (Marzo/Aprile 2012) 58-63.

[6] www.zorba.co.nz.[7] www.relux.biz.[8] A. Farina, Validation of the pyramid tracing algorithm for sound propaga-tion

outdoors: comparison with experimental measurements and with the ISO/DIS 9613 standards Advances in Engineering Software 31 (4) April 2000 241-250.

[9] www.ramsete.com.

7. Vista renderizzata post-intervento dell’auditorium.

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Ricerca

Elisabetta Oliveri*Giovanna Aracri*Maria Teresa Guaglianone*Alberto Pavan**Fulvio Re Cecconi**,Sebastiano Maltese**

La denominazione dei prodotti da costruzione in INNOVance

La denominazione dei prodotti da costruzione, realizzata nell’ambito del progetto INNOVance, si pone come obiettivo l’agevolazione dello scambio di informazioni nel settore delle costruzioni, in maniera condivisa e non ambigua

Il settore delle costruzioni da sempre riveste per l’assetto eco-nomico nazionale italiano un ruolo di primaria importanza. Tuttavia, da una recente indagine condotta dall’Associazione

Nazionale Costruttori Edili (ANCE), risulta come negli ultimi tempi il comparto edile stia attraversando un momento di forte recessione che rischia di destabilizzare ulteriormente l’intero sistema se a breve non verranno predisposti interventi che ne favoriscano la ripresa [1]. Ciò nonostante, le attività di ricerca, innovazione e sperimen-tazione nel settore non hanno subito interruzioni, anzi, nuovi prodotti, soluzioni tecnologiche e tecniche innovative sempre più sofisticate vengono introdotte, al fine di migliorare gli in-dici prestazionali di un’opera in termini di razionalizzazione dell’energia, di risparmio energetico e di confort ambientale. A questi si aggiungono, inoltre, gli aggiornamenti normativi di tipo mandatario a cui i diversi operatori sono chiamati ad

ottemperare nelle diverse fasi del processo edilizio. Tali fatto-ri influenzano l’andamento del settore delle costruzioni e ne determinano la costante evoluzione. Questo mutamento con-tinuo, che è tipico dei domini specialistici, e ancor di più di quelli strettamente applicativi quale per l’appunto il settore delle costruzioni, se da un lato contribuisce a innalzare i livelli qualitativi della filiera, ad esempio in sede di progettazione e di esecuzione di un’opera, dall’altra, impone una riflessione su aspetti di natura più gestionale che riguardano l’identificazione di soluzioni efficaci per il trattamento e il trasferimento delle informazioni riguardanti l’avanzamento di un progetto edilizio.Infatti, l’eterogeneità dei soggetti coinvolti, l’aumento delle in-formazioni e l’assenza di strumenti idonei a garantirne la cor-retta organizzazione e condivisione possono causare in talune situazioni incomprensioni o persino perdita delle informazioni stesse. Ragion per cui, è sempre più stringente l’esigenza di

The naming process of construction products in INNOVance project

The naming process of construction products, carried out in the IN-NOVance project, aims facilitating the exchange of information in the construction industry, in a shared and unambiguous way. This

exigency is due to some relevant aspects: the relevance of the construction sector for the national economy; the heterogeneity of people who interact and of terms used to indicate products, materials and tools; the continuous technological evolution and the regulatory developments.In order to guarantee a clear and efficient communication among people and to support the redaction of formal and informal documents in the specific domain, within the project it has being realizing the first national database concerning the building domain, in which products, works results,

materials, etc. are exactly codified and described through the specification of most significant information about them. In this database, code and description are essential. Therefore, in this paper we are going to present the activity which the Italian National Research Council (ITC-CNR) is carrying out, in collaboration with the Politecnico of Milan and some trade associations of construction product, in order to realize a specialized lexicon. It can be used to reduce misunderstanding and communication mistakes, since it is a structural specialized lexicon, which collects and connects each other a set of terms used in a conventional and consensual way by those working in the construction field and which organizes words in a semantic net through hierarchical, associative and equivalence relations.

KEYWORDS INNOVance, specialized lexicon, semantic interoperability, construction product

KEYWORDS INNOVance, interoperabilità semantica, prodotti da costruzione

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mettere a punto sistemi che siano in grado di favorire l’intero-perabilità e lo scambio delle informazioni in maniera precisa e non ambigua [2].La mancanza di un modo di comunicare condiviso tra gli ope-ratori della filiera delle costruzioni e di strumenti in grado di gestire la molteplicità delle informazioni generate durante l’e-secuzione di un’opera può compromettere lo sviluppo dell’o-pera stessa, nel rispetto del budget e della tempistica a disposi-zione. Basti pensare ad esempio, alle rivisitazioni del progetto originale effettuate in corso d’opera che se non tempestiva-mente comunicate in modo coerente e condiviso rischiano di compromettere non solo il risultato dell’opera, ma anche di prolungare i lavori nel tempo, provocando contestualmente una diminuzione degli utili dell’impresa appaltante. La perdita di informazione rilevante o il misunderstanding nello scambio comunicativo fra gli attori della filiera può tradursi, quindi, in un ingente dispendio di risorse in termini di tempi e costi.A tali problematiche intende rispondere il progetto INNO-Vance1, il quale ha come obiettivo ultimo la predisposizione di una banca dati di respiro nazionale, in cui ciascun soggetto, oggetto e azione della filiera delle costruzioni sia identificato in maniera univoca grazie alla specificazione di un codice e di una denominazione esplicativa, che insieme danno luogo al nome complesso. In particolare, i criteri di codifica e deno-minazione sono dettagliati nella norma UNI 11337:2009 [3] che stabilisce le regole di ordinamento (e classificazione) delle

informazioni partendo, appunto, dal “nome complesso” che ri-sulta preferibilmente composto da un “nome comune ricono-scibile” e “caratteri identificativi inconfondibili” (figura 1). Co-dice e denominazione costituiscono il fondamento dell’intero sistema, tanto è vero che ogni coppia codice-denominazione è corredata di una scheda tecnica [4] in cui sono specificate informazioni aggiuntive inerenti a soggetti, oggetti e azioni che in maniera indipendente o congiunta, intervengono durante la realizzazione di un’opera. INNOVance, inoltre, vista la frammentarietà del dominio, do-vuta sia all’evoluzione tecnologica e normativa e sia alla mol-teplicità di competenze che intervengono, soprattutto nella realizzazione di progetti edilizi complessi, si propone la siste-matizzazione dei dati, delle informazioni e della conoscenza di settore. Tale scopo è perseguito tramite la realizzazione di una risorsa terminologica di supporto agli scambi comunicativi all’interno del settore e la messa a punto di una piattaforma integrata per la gestione delle diverse fasi del processo edili-zio. Entrambi gli obiettivi, infatti, mirano a fornire strumenti in grado di garantire l’interoperabilità tecnica2 e semantica3, per lo scambio delle informazioni e la loro corretta interpretazione. Ed è proprio a garanzia di esaustività che nell’ambito di IN-NOVance, parallelamente alla costruzione della banca dati, si sta procedendo alla realizzazione di un lessico (insieme di termini e di espressioni) di riferimento per il comparto edile, che favo-risca principalmente la comunicazione all’interno dello stesso,

1. Rappresentazione dei criteri di identificazione contenuti nella UNI 11337:2009 [3]: a) caratteri fondamentali di identificazione, denominazione e descrizione; b) denominazione univoca attraverso il “nome complesso”.

a)

b)

AZIONE SCOPO

SOGGETTO

OGGETTO

AZIONE

ID

IDENTIFICAZIONE

DESCRIVERE

RICONOSCIBILE

INCONFONDIBILE

DENOMINARE

NOMECOMPLESSO

NOME COMUNE

CARATTERIIDENTIFICTIVI

NOMECOMPLESSO

CARATTERISTICHEQuali/quantitative

UNIVOCITÀDEL DATO

ESAUSTIVITÀDEL DATO

AZIONE SCOPO

SOGGETTO

OGGETTO

AZIONE

ID

IDENTIFICAZIONE

DESCRIVERE

RICONOSCIBILE

INCONFONDIBILE

DENOMINARE

NOMECOMPLESSO

NOME COMUNE

CARATTERIIDENTIFICTIVI

NOMECOMPLESSO

CARATTERISTICHEQuali/quantitative

UNIVOCITÀDEL DATO

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in quanto condiviso dai diversi operatori, che sopperisca all’as-senza di vocabolari di indirizzo per la redazione dei documenti tecnici, che preservi e conferisca “ordine” alla ricchezza lessica-le e semantica del settore. Il lessico settoriale, tuttora in corso di lavorazione, è il risul-tato di una intensa attività di analisi e di identifi cazione degli aspetti prioritari del dominio, condotta dall’Istituto per le Tec-nologie della Costruzione del Consiglio Nazionale delle Ri-cerche (ITC-CNR), in sinergia con il Politecnico di Milano, che sta predisponendo il sistema di codifi ca dei soggetti, degli oggetti e delle azioni coinvolte nella fi liera e la scelta dei criteri da adottare per la loro corretta identifi cazione, e con le asso-ciazioni di categoria dei produttori coinvolte nel progetto (tra cui Andil), impegnate nella defi nizione del format di scheda tecnica [4] funzionale alla descrizione puntuale dei prodotti da costruzione. Le attività svolte dai partner concorrono ad assicu-rare la correttezza e la coerenza nella rappresentazione e nello scambio dell’informazione all’interno del settore. La codifi ca ha suggerito possibili criteri di classifi cazione da impiegare per l’organizzazione dei termini, mentre la schedatura ha fornito indicazioni sulla tipologia di informazioni da specifi care. L’ap-porto di entrambi si sta concretizzando nell’arricchimento del lessico. A sua volta il lessico è di supporto al processo di co-difi cazione dei prodotti da costruzione4 e alla redazione delle relative schede tecniche, in qualità di strumento di riferimento per un uso maggiormente condiviso della terminologia nel dominio di interesse, senza imporre un modello rigido che ri-schierebbe di essere usato dai soli esperti. Al contrario, il lessico

intende tenere traccia della variabilità linguistica del settore in funzione dei contesti in cui ci si trovi ad operare, mediante l’uso di alcune strategie di seguito illustrate. Convenzionalmente per lessico si intende: “il complesso dei vocaboli e delle locuzioni che costi-tuiscono una lingua […]” [5], quando i vocaboli ovvero le parole, sono usate in maniera condivisa e consensuale per lo scambio di informazioni in un dato dominio della conoscenza, esso si defi nisce specialistico. Il lessico, che generalmente non è dota-to di una struttura articolata ma di una struttura piatta, in cui l’ordinamento previsto è di tipo alfabetico, in INNOVance as-sume una conformazione sistematizzata in cui i diversi concetti sono collegati tra di loro sulla base di relazioni semantiche. Per cui, tale confi gurazione fa sì che il lessico possa essere defi nito strutturato. Il lessico raccoglie, innanzitutto, i termini che com-pongono la denominazione dei prodotti da costruzione e che, insieme ai codici, sono contenuti nella banca dati INNOVance, ciò a evidenziare la correlazione tra le attività di creazione del lessico, di codifi cazione dei prodotti da costruzione e di descri-zione degli stessi. L’importanza di fornire una corretta denomi-nazione dei prodotti da costruzione consiste nel fatto che non è suffi ciente identifi carli in maniera univoca attraverso l’assegna-zione di un codice, ma è ugualmente necessaria l’attribuzione di una descrizione altrettanto puntuale e chiara. La costruzione del lessico strutturato è stata agevolata dalla messa a punto di uno strumento software grazie al quale è possibile eff ettuare agevolmente l’inserimento, la gestione, l’organizzazione e la strutturazione dei termini rilevanti per il settore delle costru-zioni e delle informazioni ad essi associate. Il lessico dà evidenza

2. Schermata di accesso online alle schede terminologiche del “Lessico INNOVance” [6].

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della rete semantica in cui i termini sono inseriti, esplicitando una serie di relazioni: relazione di equivalenza, che lega fra loro termini diversi che designano lo stesso prodotto e che possono, quindi, essere considerati sinonimi o quasi-sinonimi; relazione gerarchica, del tipo genere-specie, che esprime il nesso fra un prodotto e la categoria più generale che lo contiene; relazione associativa del tipo “vedi anche”, che rimanda a termini che possono essere variamente collegati fra loro. Inoltre, per ogni termine inserito è disponibile una scheda terminologica, che contiene varie informazioni rilevanti riguardanti un dato ter-mine, tra cui:- la fonte in cui il termine è attestato;- il dominio di riferimento a cui il termine appartiene (pro-

dotto da costruzione, caratteristiche prestazionali, ecc.);- l’eventuale traduzione del termine in altre lingue;- la defi nizione del termine, se prevista dalle normative armo-

nizzate di prodotto;- le annotazioni e le informazioni aggiuntive sulla defi nizione

o sull’uso del termine.La versione beta del lessico è disponibile online (fi gura 2) [6]. La piattaforma che lo ospita off re un’interfaccia di ricerca, con-sultazione e navigazione fra i termini del lessico attraverso una serie di link reciproci che rimandano ai termini legati fra loro e che danno evidenza delle relazioni semantiche fra gli stessi.A titolo esemplifi cativo, si riportano due schede terminologi-che riguardanti la tegola marsigliese ed il blocco per solaio (fi -gure 3.a e 3.b). La prima informazione che è possibile cogliere dalla scheda terminologica è il fatto che un termine sia consi-derato o meno “Termine Preferito” (TP) [2]. L’indicazione di questa informazione è presente quando vi siano più termini che possono essere utilizzati per designare uno stesso prodot-to. In questo caso, l’etichetta TP indica il termine corretto da utilizzare per indicare un prodotto e i sinonimi restano legati al termine tramite il collegamento ad una scheda terminologica dedicata. La scheda del sinonimo conterrà a sua volta un riman-do verso quello che è considerato il termine preferito (relazio-ne di equivalenza). Il termine preferito è quello più corretto da utilizzare perché proviene da fonti ritenute affi dabili e autore-voli, quali ad esempio le norme armonizzate, la denominazione dei prodotti da costruzione defi nita dalla codifi ca INNOVance

e i manuali di posa predisposti dalle associazioni di categoria. La relazione di equivalenza fra termini consiste, quindi, nell’as-segnazione ad un termine dei suoi sinonimi, inclusi eventuali acronimi, e ha essenzialmente lo scopo di consentire l’accesso al lessico e all’informazione in esso contenuta attraverso una terminologia più ricca. I termini preferiti, infatti, pur essendo punti di accesso privilegiati, non sempre rientrano nelle scelte e nelle abitudini linguistiche degli operatori del settore, ragion per cui è opportuno tenere traccia, all’interno delle risorse ter-minologiche di riferimento, del vocabolario corrente attraverso una relazione di equivalenza. Questo consente all’utente, che eff ettua una ricerca attraverso un termine considerato non pre-ferito, di riuscire comunque a recuperare le informazioni desi-derate sul quel determinato prodotto. Infatti, sebbene siano stati privilegiati come termini preferiti i termini rintracciati all’in-terno delle norme armonizzate, anche quelli ritrovati nell’uso comune o in altre tipologie di documenti (prezzari, cataloghi, ecc.) sono stati inclusi nel lessico. Così facendo, gli utenti hanno la possibilità di accedere all’informazione di interesse in ma-niera semplice, agevolati dal fatto che la relazione di sinonimia tra Termine Preferito (TP) e Termine non Preferito (TNP) sia espressa in maniera esplicita indirizzando così l’utente verso l’uso corretto dei termini. Le informazioni presenti all’interno della scheda terminologica forniscono una sistematizzazione dei prodotti in categorie e sottocategorie. Tale strutturazione, di tipo gerarchico, è veico-lata dall’organizzazione dei termini in Iperonimi e Iponimi, i quali non fanno altro che restituire una classifi cazione dei pro-dotti in cui la categoria è rappresentata dalla famiglia di pro-dotti (Iperonimi) mentre la sottocategoria contiene le diverse tipologie di prodotto per ciascuna famiglia (Iponimi). I termini così collegati, permettono all’utente di navigare nella gerarchia proposta e personalizzare la ricerca, scegliendone il grado di specifi cità in base alle proprie esigenze. Ad esempio, è possibi-le ampliare la ricerca fra i prodotti selezionando concetti con un signifi cato più ampio (ad esempio: prodotto da costruzione elemento per muratura - fi gura 4) ed affi narla, quindi, specifi -cando un concetto più preciso (elemento per muratura pieno).Le schede terminologiche prevedono ulteriori eventuali nota-zioni aggiuntive attraverso l’indicazione dei cosiddetti termi-

3.a. Scheda terminologica relativa al prodotto da costruzione “tegola marsigliese”. 3.b. Scheda terminologica relativa al prodotto da costruzione “blocco per solaio”.

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ni correlati (relazione associativa), come ad esempio i termini riguardanti le caratteristiche prestazionali, distinguendo quelle essenziali indicate nell’Allegato ZA delle norme armonizzate europee, come riportato in fi gura 5.L’integrazione del lessico strutturato nel portale INNO-Vance consentirà di fornire una serie di chiavi di ricerca che permetteranno all’utente di recuperare, tramite l’im-postazione di una serie di parametri, le schede tecniche dei prodotti di interesse. Grazie alle relazioni fra termini espli-

citate a priori, sarà possibile riuscire a recuperare e visionare la scheda tecnica di un prodotto anche ricercandolo attra-verso il suo nome comune collegato a quello utilizzato per la denominazione uffi ciale nella scheda tecnica. In conclusione, la funzione primaria del lessico, oltre a quella di facilitare la ricerca delle schede tecniche del portale IN-NOVance, è quella di orientare gli operatori del settore verso un uso più coerente dei termini utilizzati per denominare i prodotti senza perdere la varietà che caratterizza il linguag-gio d’uso comune. Infatti, si è tentato di far coesistere i due aspetti di normalizzazione del linguaggio e di preservazione della ricchezza comunicativa. ¶

* Elisabetta Oliveri, Giovanna Aracri, Maria Teresa Guaglianone

Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Consiglio Nazionale

delle Ricerche (ITC-CNR)

** Alberto Pavan, Fulvio Re Cecconi, Sebastiano Maltese

Dipartimento di Architettura, Ambiente Costruito e Ingegneria

delle Costruzioni (ABC), Politecnico di Milano

5. Esempio di relazione associativa tra prodotto da costruzione e le relative caratteristiche essenziali.

4. Organizzazione dei termini secondo la relazione gerarchica genere-specie.

Note1. INNOVance: programma di Innovazione Industriale finanziato dal Ministero dello Sviluppo Econo-

mico nell’ambito di Industria 2015 - http://innovance.it 2. Interoperabilità tecnica intesa come capacità di diversi sistemi tecnologici ed informativi di scambiare

informazioni secondo un protocollo comune, in modo automatico e senza perdita di informazioni.3. Interoperabilità semantica intesa come capacità di interpretare ed utilizzare le informazioni scambiate

in modo corretto e significativo.4. «Qualsiasi prodotto o kit fabbricato e immesso sul mercato per essere incorporato in modo permanente

in opere di costruzione o in parti di esse e la cui prestazione incide sulla prestazione delle opere di costruzione rispetto ai requisiti di base delle opere stesse»; estratto dal Regolamento UE N. 305/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio, 9 marzo 2011, Condizioni armonizzate per la commercializ-zazione dei prodotti da costruzione, e che abroga la Direttiva 89/106/CEE.

Bibliografia[1] Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, a cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi, Giugno 2013. [2] ISO 25964-1:2011 Information and documentation - Thesauri and interoperability with other voca-bularies - Part 1: Thesauri for information retrieval.[3] UNI 11337:2009 Edilizia e opere di ingegneria civile. Criteri di codificazione di opere e prodotti da costruzione, attività e risorse. Identificazione, descrizione e interoperabilità.[4] A. Pavan, F. Re Cecconi, S. Maltese, E. Oliveri, G. Aracri, M.T. Guaglianone, La scheda prodotti interattiva di INNOVance, Costruire in Laterizio 155 (2013) 60-63 .[5] Treccani, L’Enciclopedia italiana - www.treccani.it [6] Lessico Innovance, a cura del CNR Istituto per le Tecnologie della Costruzionehttp://database.itc.cnr.it/glossario/home_page.php?db_to_use=gls_innovance&status=public

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Tecn

olog

iaAlessandra Pezzoli * Climatizzazione naturale.

Dalla cultura islamica ottimi spunti

Le soluzioni offerte dall’architettura mediterranea tradizionale ancora oggi indicano efficaci metodi per risolvere alcune problematiche della climatizzazione evitando energivori impianti per garantire il comfort degli edifici

La climatizzazione artificiale è divenuta sempre più d’uso comune, non solo nei luoghi di lavoro ma anche nelle abitazioni. Voci critiche si levano però contro gli effetti

dannosi dell’aria condizionata artificiale sulla salute nonché l’elevato consumo elettrico per il suo funzionamento. Ricer-che per il benessere ambientale “passive” o “ecosostenibili” ci portano nuovamente ad esplorare l’antica saggezza dei nostri predecessori mediterranei che già utilizzavano soluzioni sem-plici, economiche e e non dannose per la salute. L’ area geografica e culturale del Medio-Oriente Islamico, è caratterizzata da un clima caldo-secco, con temperature medie giornaliere estive che variano dai 40°C ai 50°; queste condi-zioni hanno determinato l’adozione di particolari strategie di controllo microclimatico, dal controllo della radiazione solare all’utilizzo della ventilazione, allo sfruttamento dell’acqua per l’azione raffrescante. La disposizione dei gruppi di abitazioni è sicuramente la prima scelta che permette di limitare o sfrut-

tare la presenza del sole e del vento (a seconda che si desideri fare scudo contro i loro eccessi o potenziarne gli effetti) e di drenare le acque. Gli edifici possono proteggersi a vicenda contro gli eccessi di radiazioni solari, o essere disposti in modo da migliorare la ventilazione e la luminosità interne. Ad esempio, il tracciato delle classiche vie tortuose delle città mediterranee crea zone d’ombra, favorisce e incanala, ove oc-corra, brezze rinfrescanti, mentre frena i venti di tempesta; così come la tipica casa “a patio”, raccolta intorno a un cortile centrale con i lati porticati, crea giochi di aperture, cortili in ombra e camini per captare il vento o per aspirare verso l’alto l’aria calda. Di particolare interesse sono alcuni sistemi edilizi costruiti per il controllo e l’incremento della ventilazione na-turale e per il raffrescamento tramite evaporazione dell’acqua, diversi a seconda delle singole situazioni climatiche, delle con-dizioni socio-economiche delle popolazioni, del tipo e della funzione degli edifici.

Natural air conditioning. Excellent ideas from the Islamic culture

The results of many studies show the harmful effects of artificial air conditioning on human health and the high energy consumption for its operation. The research for the “passive” or “eco-friendly”

environmental well-being brings us to explore once again the ancient wisdom of our Mediterranean predecessors, who were already using sim-ple and inexpensive solutions.The Islamic Middle East is characterized by a hot and dry climate, with summer average daily temperatures ranging from 40° to 50° C; these conditions have led to the adoption of specific strategies of microclimatic control, from the control of solar radiation to the use of ventilation and the exploitation of water for the cooling action.

The most advanced natural cooling techniques by ventilation are those developed within such civilizations as the Arabian or the Persian one, for example those applied in the malqaf, a tower for the picking up of the air, which is placed on the top of inhabited spaces and built with an opening that faces towards the prevailing winds, or the Qà’a, an opening which is placed leeward and allows the emission of the warmest air of the indoor environment, or the Iranian bad-ghir, a “windcatcher” for the hot air extraction, oriented upwind.Such natural ventilation systems can be associated with evapora-tive cooling systems, such as the one in the Palazzo della Zisa in Palermo.

KEYWORDS Sustainability, ventilation, comfort, Mediterranean architecture

KEYWORDS Sostenibilità, ventilazione, comfort, architettura mediterranea

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La ventilazione naturaleLe tecniche di raffrescamento naturale per ventilazione più avanzate sono quelle sviluppate in seno a civiltà come l’araba o la persiana, quali quelle applicate nei malqaf, nei Qà’a e nei bad-ghir iraniani.

Il malqaf Il malqaf è una torre di captazione dell’aria posta sulla som-mità di locali, realizzata con un’apertura rivolta verso i venti dominanti ad una certa altezza dall’edificio. Essa ha il pregio di funzionare anche in assenza di vento: durante la notte la massa che lo costituisce si raffresca, per irraggiamento e con-vezione asporta calore dall’aria presente al suo interno che, aumentando di densità, scende nei locali dell’edificio; durante il giorno, quando la temperatura esterna aumenta, la massa muraria costituente la torre mantiene una temperatura mi-nore, per cui può continuare a raffrescare l’aria al suo interno, che penetra negli ambienti. In presenza di vento questo feno-meno viene accelerato. Il malqaf si trova in varie forme e dimensioni, dal Nord Africa, attraverso il Medio Oriente, sino alle regioni del Pakistan. In Iraq, dove la temperatura esterna estiva è di circa 45°C, i

malqaf sono di dimensioni ridotte ed hanno uno sbocco in ogni stanza, sino a quella più interna detta serdab, un locale interrato, in grado di raffrescare ulteriormente l’aria in arrivo dal malqaf, in cui la famiglia si rifugia nelle ore più calde della giornata. I malqaf iraniani sono in muratura, hanno pianta rettangolare e sono alti dagli 8 ai 15 metri; l’apertura di cap-tazione è realizzata con un colonnato aperto nella direzione dei venti dominanti. Anche in Egitto il malqaf è stato usato fin dall’antichità nelle abitazioni tradizionali; ha una forma diversa dalle torri del vento mediorientali, infatti è costituito da una copertura in legno inclinata tra i 30° e i 45° posta sul tetto degli edifici. In Pakistan, e in particolare nella città di Hyderabad, l’alta tem-peratura e la scarsa umidità vengono combattute mediante centinaia di torri del vento di tipo unilaterale, direzionate tutte nello stesso verso perché in quella regione dell’India il vento soffia sempre dalla stessa parte. Il modo più semplice di realizzare dispositivi multidirezionali è quello di incorporare una vela o un’aletta orientabile che ruota su un perno, manovrabile dall’interno dell’abitazione, orientate in modo da poter gestire due differenti angolazioni di vento dominante.

1. Schema funzionale del Malquaf.

3. Schema funzionale del Bad-ghir.

2. L’applicazione del Malquaf in una residenza araba.

4.Schema funzionale del Qa’a.

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Il Qà’a Il sistema di estrazione dell’aria più comune, il wind-escape, è un’apertura posta sottovento che permette all’aria più calda dell’ambiente confinato di fuoriuscire, grazie alla depressione che si crea presso l’apertura che ha l’effetto di smuovere i flussi d’aria.Dalla tradizione turca deriva il qà’a, un ambiente ventilato naturalmente, utilizzato secondo la tradizione per ricevere gli ospiti. Il qà’a è composto da tre ambienti: il durqà’a, un lo-cale centrale a tutta altezza, con pavimento in marmo usato per la circolazione delle persone, coperto con un lanternino in legno che fornisce illuminazione; gli iwanat, due ambienti annessi, chiusi, sollevati e con tappeti, dove avvengono le pub-bliche relazioni. Il principio su cui si basa il qà’a è molto semplice: in estate l’aria calda dell’ambiente tende a salire verso l’alto e fuoriesce dalle aperture del lanternino; tale flusso richiama aria fresca dagli ambienti circostanti. In inverno, invece, le aperture ven-gono chiuse con del vetro e l’effetto serra che si crea riscalda l’ambiente, reso freddo dall’aria invernale.Un esempio emblematico derivante dalla tradizione araba è il qà’a associato al malqaf nell’edificio Muhib Al Din Eshafei al Cairo, risalente al 1350 d.C. Il sistema funziona grazie alla differenza di pressione tra le parti in gioco: il malqaf, posto sopravento, cattura l’aria dei venti dominanti, la incanala en-tro l’iwan e poi nel durqà’a, che ha un soffitto molto più alto degli ambienti circostanti, a forma di lanternino. Al centro della stanza è posta una fontana che aumenta l’umidità relativa dell’ambiente e diminuisce la temperatura dell’aria. Il flusso d’aria esce per effetto camino all’esterno, attraverso le grate di legno poste sulle pareti del lanternino, che, surriscaldan-dosi per i raggi solari, favorisce ulteriormente il meccanismo. Questo surriscaldamento non influenza il microclima interno poiché la sommità del lanternino del qà’a si trova molto in alto rispetto alla parte destinata all’uomo. Tale sistema permette di avere un buon movimento dell’aria anche quando all’esterno non vi siano brezze.In Iran, tradizionalmente, è realizzato con una copertura a cupola, che evita eccessivi surriscaldamenti, alla cui sommità vengono realizzate delle aperture per l’uscita dell’aria calda.

Il Bad-ghirIn altri casi, come per la ventilazione di grandi ambienti pub-blici come moschee, scuole, bagni o depositi commerciali, è più diffuso l’impiego di prese d’aria unidirezionali, molto si-mili alle “maniche a vento” usate sulle navi, orientate contro-vento, per l’ estrazione dell’aria calda.Il sistema più noto ed efficace è quello dei bad-ghir, letteral-mente in persiano “prendi vento”, diffusi in Iran e nelle aree del Golfo. Il sistema è basato sul principio della ventilazione termica o “dei moti convettivi”, ed è costituito essenzialmente da una canna in muratura leggera (generalmente a pianta qua-

drilatera ma anche ottagonale o circolare), a sua volta suddi-visa nel senso dell’altezza in quattro o più settori, quadrati o triangolari. Qualunque sia la giacitura dell’edificio, la stagione e l’ora, almeno due settori contigui saranno in ombra e all’in-terno della canna si determinerà un doppio flusso parallelo, tale da estrarre aria calda e immettere aria fresca. Inoltre la massa del bad-ghir funziona da volano termico: il mattino è più fredda dell’aria esterna che, a contatto con la massiccia muratura, si raffredda e diventando più densa scende verso il basso ed entra nell’edificio; durante il giorno accumula calore che restituisce di notte all’aria che tende a salire, innescando così un ciclo di ventilazione inverso. Se canna, altezza e orien-tamento saranno ben dimensionati, negli ambienti in cui ter-mina il bad-ghir (spesso è la sala comune o di rappresentanza della famiglia) si avvierà una sensibile circolazione d’aria, ma soprattutto si otterrà un abbassamento di temperatura, valuta-bile tra i 6 e i 10 gradi.In alcuni casi le torri del vento sono costruite ad una certa distanza dall’edificio e collegate ad essi tramite condotti sot-terranei; il funzionamento della torre è analogo a quello del bad-ghir, ma il condotto induce un ulteriore raffrescamento dell’aria captata per l’elevata inerzia termica del terreno.

Il raffrescamento “evaporativo”. Le fontaneI sistemi di raffrescamento naturali più efficaci che si trovano nell’architettura tradizionale araba utilizzano anche l’acqua. È

5.Una delle caratteristiche torri del vento di Bastakija, Dubai (Emirati Arabi Uniti).

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questa una caratteristica fondamentale della cultura islamica: si sfrutta il raffrescamento per evaporazione.Il raffrescamento “evaporativo” è un processo in cui l’effetto dell’evaporazione del contenuto d’acqua dell’aria viene uti-lizzato come pozzo termico naturale; il calore sensibile dell’a-ria viene ceduto alle molecole d’acqua sotto forma di calore latente, al fine di consentirne l’evaporazione. La quantità di calore sensibile assorbito dipende dall’ammontare di acqua che può essere evaporata. Le tecniche di raffrescamento evaporativo hanno radici an-tiche di migliaia di anni e si sono sviluppate nei tipici paesi islamici con climi caldi e secchi, nei quali l’acqua ha assunto anche un forte significato simbolico e religioso. La fontana, posta generalmente nel mezzo del cortile o del patio, spesso ha una forma simbolica che rievoca la volta celeste: è esterna-mente quadrata con il bacino centrale ottagonale o a più facce e dei semicerchi negli spigoli dei quadrati. L’acqua in movimento nelle fontane è efficace nel raffreddare l’aria, e spesso infatti viene collocata al centro dei locali forniti di torri del vento, che convogliano l’aria esterna verso l’acqua della fontana, diminuendo la temperatura dell’aria ed incre-mentandone il contenuto di umidità. Spesso associato alla fontana è il salsabil, una lastra di marmo obliqua lavorata con disegni minuti, che grazie all’irregolarità della superficie movimenta l’acqua aumentando la superficie di scambio per l’umidificazione dell’aria; esso è generalmente

posto in una nicchia di fronte all’iwàn, il luogo adibito alle re-lazioni sociali ed è collegato ad una fontana posta poco lontano. Nella tradizione mediorientale e araba alcuni elementi dell’in-volucro edilizio tipici hanno la funzione di controllo del micro-clima interno, come ad esempio la mashrabìya, uno schermo di legno dalle geometrie molto decorative, applicato sulle aper-ture di facciata. La mashrabìya ha la funzione di controllare il passaggio della luce e assicurare la privacy, ma anche di ridurre la temperatura dell’aria e aumentarne l’umidità, grazie al ma-teriale usato, il legno. Esso infatti assorbe l’umidità del vento durante la notte e, quando è colpita dai raggi del sole di giorno, rilascia l’umidità all’aria nell’ambiente. Questo effetto poteva essere aumentato costruendo un ambiente apposito a sbalzo, chiuso da pannelli in legno, nel quale venivano collocate delle giare di terracotta naturalmente porose, piene d’acqua.Anche i cortili dell’architettura mediterranea sono conosciuti, almeno sin dal Medioevo, come un utile modo di rinfrescare le case. Quando il clima è particolarmente secco, l’architet-tura araba e moresca ricorre alle fontane o ai canali d’acqua circolanti fra patios e giardini. Nell’architettura moresca, in particolare, il cortile si comporta come un pozzo che racco-glie l’aria fresca della notte e la mantiene, sinché il sole non giunge a perpendicolo. In un palazzo con due cortili, uno più ampio e basso e l’altro più stretto e profondo, si crea così un flusso di aria fresca, attraverso gli ambienti intermedi, nelle ore più calde e torride della giornata. Questo sistema era in uso

6. Il raffrescamento dei cortili del Palazzo del Generalife, Alhambra, Granada, avviene tramite evaporazione dell’acqua.

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in molti edifici del mondo islamico in particolare nei palazzi signorili della Casbah di Algeri. Le case della vecchia Algeri non hanno fontane all’interno, poiché l’aria è troppo umida (da 70% a 90% di umidità relativa, a seconda delle stagioni). Ma altrove la fontana nel cortile ha garantito il raffreddamento e l’umificazione dell’aria che entra nelle stanze d’abitazione. Spesso l’impiego di materiali da costruzione porosi, come la terra cruda, ha lo scopo preciso di rinfrescare l’ambiente per evaporazione, aspirando umidità dal terreno.

Il raffrescamento evaporativo associato alla ventila-zione: il Palazzo della Zisa di PalermoLa realizzazione del palazzo della Zisa di Palermo risale all’e-poca di dominazione normanna in Sicilia, seguita all’egemo-nia islamica dell’isola durata per due secoli. Il palazzo venne ultimato intorno al 1166 dal re Guglielmo II, con la duplice finalità di realizzare una dimora in cui trascorrere le calde giornate estive e la volontà di lasciare un segno tangibile del suo potere e della grandezza della dominazione normanna in Sicilia. L’edificio venne progettato in un unico contesto con il giardino circostante, il parco reale del Genoard (Paradiso in terra), arricchito da una vasca, la “peschiera”, in asse all’in-gresso: la presenza del giardino progettato alla maniera araba testimonia la forte influenza islamica subita dai Normanni, che

furono fortemente attratti dalla cultura dei loro predecessori. Il massiccio involucro del palazzo è costituito da un paralle-lepipedo orientato nella direzione est-ovest, con due corpi sporgenti che rompono la linearità dei fronti sui due prospetti laterali. Tutto il palazzo è realizzato intorno ad un vano qua-drato, posto al centro, che costituisce il fulcro dell’edificio ai cui lati sorgono simmetricamente gli ambienti residenziali. Al piano terra si trova la sala di rappresentanza, che con la sua doppia altezza, le ricche decorazioni murarie e la presenza dell’acqua, che simboleggia una delle sorgenti del paradiso coranico, costituisce un elemento caratteristico dell’edilizia palazziale islamica. Il secondo piano si sviluppava originaria-mente attorno a un grande atrio scoperto, con loggette ai quattro angoli, sovrastante il salone della fontana; anche gli ambienti adiacenti erano scoperti. Così come era tradizione nel mondo islamico, nell’ideazione e nella realizzazione della Zisa è stata posta molta attenzione al rapporto tra la natura ed il costruito al fine di sfruttare al meglio tutti quegli elementi che potevano influire sul micro-clima interno al palazzo. Il massiccio involucro costituisce una frontiera per proteggere gli ambienti interni dalla forte radiazione solare. Sul prospetto posteriore, rivolto ad ovest, un corridoio non ha solo funzione distributiva ma è utile come ostacolo per il surriscaldamento

7. Palazzo della Zisa (Palermo).

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degli ambienti; le aperture su questo fronte sono di dimensioni molto ridotte per impedire che durante le lunghe ore di insola-zione nelle giornate estive la temperatura degli ambienti salga. Tra i diversi accorgimenti progettuali, quello che più di ogni altro caratterizza la Zisa è il sistema di ventilazione naturale in-terna che, prima delle numerose trasformazioni a cui il palazzo è stato soggetto nel corso dei secoli, riusciva a garantire una costante refrigerio portato dalle brezze più fresche. Quest’ul-time lambivano l’acqua della peschiera antistante l’edificio, en-travano dai fornici del prospetto principale e raggiungevano la sala della fontana. La presenza dell’acqua che scorreva all’interno del vano per-metteva di aumentare la percentuale di umidità dell’aria prima che questa cominciasse il suo naturale moto ascendente verso i piani superiori. Nella sala della fontana è infatti presente un salsabil. L’acqua veniva convogliata alla fontana attraverso un’apertura sul muro e da lì scorrendo sul marmoreo salsabil raggiungeva le vasche e poi la peschiera. Il sistema di ventilazione era reso possibile dalla presenza di condotti verticali di ventilazione posti all’interno dei corpi sporgenti sui lati corti del palazzo, che comunicavano con aperture ai diversi piani del palazzo; sfruttando l’effetto ca-mino, determinato dal moto ascendente dell’aria calda, le brezze che venivano introdotte all’interno del palazzo anda-

vano a sostituire l’aria calda presente negli ambienti che tro-vava uno sfogo naturale attraverso le torri. La scoperta delle canne di ventilazione è avvenuta durante i recenti lavori di consolidamento e restauro; infatti le fenditure (lunghe 120 cm e larghe 25 cm) nelle volte erano state otturate nei secoli scorsi, così come nelle stesse pareti erano state aperte finestre che annullavano il tiraggio e il ricambio dell’aria. La sala centrale del secondo piano e gli atri adiacenti venivano ventilati direttamente dalle ampie aperture presenti nella co-pertura del palazzo, che garantivano la circolazione dell’aria per l’effetto camino. Le aperture contrapposte sui due pro-spetti est ed ovest rendevano possibile, oltre alla mobilitazione dell’aria in senso verticale dovuta all’effetto camino, anche la ventilazione orizzontale; questa era incrementata inoltre dalla presenza di ulteriori aperture al di sopra delle porte interne, che mettevano in comunicazione i diversi ambienti. Queste piccole finestrelle, ancora oggi visibili, permettevano all’aria di muoversi costantemente tra gli ambienti ad una quota supe-riore a quella abitata, evitando fastidiose correnti. Il palazzo della Zisa ha subito nel corso dei secoli pesanti trasformazioni: nel tempo sono state ostruite molte delle aper-ture che permettevano all’aria di circolare all’interno degli ambienti, le canne di ventilazione sono state chiuse in più punti ed è stata creata una copertura degli ambienti del se-condo piano; tutti questi interventi hanno eliminato l’effetto camino grazie a cui si aveva la mobilitazione dell’aria negli ambienti del palazzo. Inoltre, interventi secenteschi hanno di-strutto tutte le bifore del prospetto principale sostituendole con finestre rettangolari di luce maggiore, cosa che ha incre-mentato la superficie di accesso dell’irraggiamento solare de-terminando il surriscaldamento degli ambienti esposti ad est. Il recente restauro ha riportato il palazzo alla sua bellezza ed oggi la Zisa ospita il museo dell’Islam; alcuni elementi origi-nari sono stati parzialmente ripristinati, ma il raffinato sistema di controllo microclimatico risulta notevolmente ridotto. ¶

* Alessandra Pezzoli Ingegnere, libera professionista

Bibliografia[1] Attia, S.; De Herde, A. [2009] “Designing the Malqaf for Summer Cooling in Low-Rise Housing, an Experimental Study”, 26th Conference on Passive and Low Energy Archi-tecture, Quebec (CAN).[2] Bori, D. [2006] Il raffrescamento passivo degli edifici: tecniche, tecnologie, esempi, cenni di termofisica applicata, Sistemi editoriali, Napoli.[3] Bottero, M.; Rossi, G.; Scudo, G.; Silvestrini G. [1984] Architettura solare: tecnologie passive e analisi costi-benefici, CLUP, Milano.[4] Bruno, S. [2001] Progettazione bioclimatica e bioedilizia: manuale di architettura per edifici e impianti ecocompatibili, ilSole24ore, Milano. [5] Comandini, S.; Dal fiume, A.; Ratti, A. [1998] Architettura sostenibile, Pitagora editrice, Bologna.[6] Fathy, H.; Shearer, W.; Sultan, A. [1986] Natural energy and vernacular architecture: prin-ciples and examples with reference to hot arid climates, University of Chicago Press, Chicago (USA).[7] Hoag, J. [1978] Architettura islamica, Electa, Milano.[8] Sala, M.; Ceccherini Nelli, L. [1993] Tecnologie solari, SE editrice, Napoli. [9] Scudo, G. [1988] Materiali, clima e costruzione, CLUP, Milano. [10] Sassi, P. [2008] Strategie per l’architettura sostenibile: i fondamenti di un nuovo approccio al progetto, edizioni Ambiente, Milano.[11] Zangheri, L. (a cura di) [1986] Architettura islamica e orientale: note e contributi, Alinea editrice, Firenze.

8. Nicchia della sala principale con fontana del castello della Zisa (Palermo).

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Dettagli Monica Lavagna* Monoliticità e

variazioni in dettaglioVolumi squadrati, superfici continue e massa muraria connotano l’architettura del quartiere universitario di Delft e la nuova residenza per studenti, dove l’uniformità dei paramenti è impreziosita da raffinati giochi decorativi di dettaglio

L a residenza per studenti De Vries van Heijstplantsoen si trova nel quartiere universitario del Politecnico di Delft (TUD). L’area di progetto confina a nord con il centro di

Delft, lateralmente con quartieri residenziali e a sud con il quar-tiere universitario. L’immediato intorno dunque si caratterizza per edifici di vecchia costruzione, sia nella parte residenziale sia nella parte universitaria, risalenti al periodo della Scuola di Amsterdam e dell’architettura di Berlage, connotati dallo sviluppo continuo dei fronti (articolati in edifici in linea o a corte), dalle forme nette e dai volumi squadrati, dalle ampie aperture, dall’uso diffuso della muratura e dall’uniformità dei paramenti in mattoni faccia a vista. Lo studio dell’intorno ha fortemente influenzato il progetto, che si è dovuto anche confrontare con la presenza nell’area di un edificio di particolar pregio monumentale costruito nel 1923. Il nuovo progetto è una combinazione tra nuova costruzione e ristrutturazione della Villa e prevede un corpo a corte, che ingloba lungo un lato il volume dell'edificio storico. In questo modo si è potuto arretrare il nuovo fronte rispetto alla strada Michiel de Ruyterweg. Si è inoltre creato un punto di accesso principale sul fronte strada in asse con lo scalone dell'edificio storico, posto sul lato opposto della corte interna. Per fare questo si è studiato un basamento che si ditingue dal corpo dell’edificio, sia per conno-tazione formale, sia per sviluppo e che rientra in corrispondenza dell’ingresso principale, lasciando il corpo superiore a sbalzo.Nella corte interna si viene a creare uno spazio intimo e riservato ma di condivisione, favorevole allo sviluppo di rapporti sociali tra studenti. Le unità residenziali sono state studiate per dare risposta alle richieste degli studenti. E’previsto che in futuro, a seconda del mercato, le unità possono essere modificate. In questo modo, il progetto segue un approccio flessibile e sostenibile. Gli apparta-menti per studenti possono essere utilizzati per soggiorni di breve durata e di lungo periodo, in affitto. Il complesso può ospitare 303 studenti: il nuovo edificio a forma di U con 6 piani offre 212 unità residenziali e 15 appartamenti condivisi, la Villa ristrutturata è composta da 6 unità residenziali e 6 appartamenti condivisi. Il progetto della facciata del nuovo edificio nasce da un accurato

Massive volumes, continuous surfaces and brick facades characterize the architecture of the university district of Delft and the new student residence, where the uniformity of the facades is enriched by refined decorative details

studio della composizione di quelle degli edifici storici adiacenti, in particolare della TU. Lo studio ha consentito di individuare al-cuni elementi ricorrenti caratterizzanti gli edifici esistenti: l’artico-lazione in basamento, corpo, coronamento; la prevalenza di linee verticali nel corpo principale; la presenza di rilievi, lesene, rien-tranze e sporgenze che, pur nella continuità e uniformità dello svi-luppo della facciata, consentono di conferire ritmo e movimento; lo sviluppo verticale delle finestre, articolato in parti; la presenza di sottili linee orizzontali marcapiano; l’uso esteso di mattoni faccia a vista tranne che per pochi elementi decorativi del vano finestra. Tutti questi elementi connotanti sono stati trasferiti nel progetto, con rielaborazioni. La distinzione tra basamento, corpo principale e copertura vede una accentuazione nella distinzione del basa-mento, che si differenzia per passo delle aperture (più strette e più fitte) e per giacitura (disallineamenti, rientranze e sporgenze), e una maggiore uniformità tra corpo e copertura, anche se il coro-namento cambia texture (da mattoni a tessitura orizzontale a mat-toni a tessitura verticale) e altezza. Viene riproposta la prevalenza di linee verticali, ma spezzando l’allineamento con sfalsamenti tra le finestre ai diversi piani. Vengono realizzate rientranze e sporgenze tra parti in muratura e aperture e anche tra le diverse parti in mu-ratura stesse, sostituendo alla lesena l’articolazione dei piani murari su diversi livelli. Vengono configurate aperture a sviluppo verticale, grazie alla continuità a doppia altezza, e con una articolazione data dal marcapiano. Per creare linee orizzontali dal disegno lieve, ogni due piani l’elemento marcapiano viene distinto tramite il cambia-mento di texture (da mattoni a tessitura orizzontale a mattoni a tessitura verticale). Viene adottato il faccia a vista in laterizio come unico paramento, evitando elementi ornamentali in altri mate-riali e lavorando sulla decorazione data dalle diverse giaciture dei mattoni, a creare texture diverse, ma soprattutto lievi sporgenze e rientranze, e dunque piani murari differenti, grazie all’uso di mattoni con spessori differenti. La rivisitazione dei caratteri con-notativi del passato fa sì che l’edificio si inserisca con continuità nel contesto, calibrando proporzioni e rapporti con l’intorno, ma allo stesso tempo si distingua per la capacità di rielaborare i temi del passato in un linguaggio contemporaneo. ¶

* Monica Lavagna

Ricercatore, Dipartimento di Architettura, Ambiente Costruito e Ingegneria

delle Costruzioni (ABC) Politecnico di Milano

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Dettaglio 1Sezione verticale della facciata in corrispon-denza della rientranza del basamento.

DescrizioneIl volume imponente dell’edificio si spezza alla base con un andamento autonomo del basamento rispetto al corpo principale supe-riore e, dunque, con la creazione di rientranze e parti a sbalzo, caratterizzate dalla continuità del paramento murario in laterizio che conno-ta anche il rivestimento dell’intradosso.

Legenda1. parapetto in vetro2. serramento in legno-alluminio3. fascia marcapiano con 10 cm di isolante4. mattoni faccia a vista in laterizio5. solaio in c.a. da 35 cm6. massetto autolivellante in anidrite con

riscaldamento radiante

Planimetria.

Pianta del piano terra. In evidenza gli ingressi principali.

Vista dell’edificio da est.

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Prospetto dell’edificio da est.

Vista da sud dell’ingresso.

Interno dell’ingresso.

Dettaglio 2Sezione verticale della facciata in corrispon-denza del coronamento e sezione orizzonta-le lungo il fronte.

DescrizioneIl coronamento è elemento apparentemente in continuità con il corpo, ma in realtà se ne differenzia per gli aspetti di dettaglio, come il cambio della texture (da mattoni a tessitu-ra orizzontale a mattoni a tessitura vertica-le), e di forma, come la diversa altezza lungo lo sviluppo dell’edificio che diventa elemen-to di variazione dell’uniformità del volume.

Legenda1. coronamento con mattoni faccia a vista

in laterizio, isolante, pannello in legno stratificato e guaina impermeabilizzante.

2. isolante di spessore variabile da 20 a 35 cm

3. solaio in c.a.4. serramento in legno-alluminio5. parapetto in vetro6. solaio in c.a. con isolante esterno7. mattoni faccia a vista in laterizio da 11.5 cm8. intercapedine9. telaio in legno

10. isolante da 17 cm11. cartongesso

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Dettaglio 3Sezione verticale della facciata verso la corte, con il ballatoio.

DescrizioneIl paramento murario si sviluppa uniforme-mente su tutti i fronti, interrotto solo dalle aperture e, nella corte interna, dall’uscita dei solai dei ballatoi. La monoliticità del para-mento murario viene però stemperata dal cambio di texture in corrispondenza del coronamento e delle fasce marcapiano ogni due piani e dalla differente profondità dei mattoni faccia a vista, che creano piani murari differenti, rompendo la continuità della superficie.

Legenda1. serramento legno-alluminio2. parapetto in vetro3. mattoni faccia a vista in laterizio4. solaio in cemento armato5. ballatoio in cemento armato

Dettaglio di prova dei piani murari su diversi livelli.

Vista della corte interna.

Il ballatoio.

I disegni sono stati rielaborati da Davide Mondini e Tindaro Niosi sulla base della documentazione gentilmente messa a disposizione dallo studio.

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Attivo sviluppo architettonico

In questo libro, terzo volume della serie Forum (dopo Amsterdam e L’Aia), Kees Christiaanse riferisce come a Rotterdam, dall’inizio degli anni ‘80, si sia verificato uno svilup-po significativo, ispirato da scrittori, designer e architetti.Christiaanse ha studiato all’Uni-versità di Delft e si è trasferito nei sobborghi di Rotterdam nel 1977; ha iniziato la sua carriera nello stu-dio di Rem Koolhaas; ha fondato nel 1989 Kcap, in associazione con Han van den Born, Ruurd Gietema e Irma van Oort; ha frequentato il Centro culturale Lantaren Venster, la Cooperativa Werkgemeenschap Utopia, è stato membro della sezio-ne Architettura del Rotterdamse Kunststichting, Rks; del Van der Leeuw Kring, supervisore del Laurenskwartier. Nel 1996 è stato nominato profes-sore a Berlino e nel 2003 a Zurigo. Intenso risulta il suo legame con gli aspetti della vita civile e culturale, con le architetture e le trasformazio-ni che Rotterdam ha subito.La sua esperienza professionale di progettista gli consente di delineare di questa città, che alla la fine degli anni Settanta è rinata dalle distru-zioni della guerra, un quadro affa-scinante, che è premessa alla presen-tazione di 21 progetti e realizzazioni urbane. Infine ne conferma la sua conoscenza e ammirazione, nell’in-tervista che ha concesso a Fabienne Hoelzel, sua assistente nell’or-ganizzazione della 4° Biennale Internazionale di Architettura (Iabr) di Rotterdam nel 2009.

Rotterdam Kees ChristiaanseForum 010 Publishers (Rotterdam), 2012English editionpp. 80, € 29,50

Libertà spaziale e distributiva

La parola «loft» è usata per descri-vere spazi urbani trasformabili, fles-sibili alla vita e al lavoro.Il libro offre un ritratto di oltre 30 aree industriali riutilizzate, in una varietà di luoghi, nel mondo; dimo-strando come il reinterpretare le strutture ereditate dall’era industria-le esprima energia vitale e creatività.Esamina gli sfondi, le persone e i concetti coinvolti e illustra strategie per il riutilizzo, con saggi e intervi-ste a operatori e progettisti.Dei due curatori, la Baum (urbani-sta e docente a Karlsruhe e Zurigo) sottolinea l’interesse che si mani-festa alla qualità e al recupero di strutture abbandonate caratterizzate da un forte linguaggio architetto-nico, che è testimone di particolari identità legate al primo sviluppo industriale. Inoltre ricorda che, con questi interventi, le persone si appropria-no degli spazi, li modificano e, sperimentando nuovi stili di vita, agiscono da pionieri per il cambia-mento sociale.Christiaanse cita invece date (1950), luoghi (New York), eventi e arti-sti (Leo Castelli, Jackson Pollock, Allan Kaprow, Andy Warhol, Jane Jacobs) che hanno contribuito al formarsi della nozione di «loft» e ne fa la storia. Considera che tale concetto, in con-tinuità con il Piano Domino di Le Corbusier, accettando la provviso-rietà distributiva degli spazi, rispec-chia il desiderio di libertà e di fuga dalla tradizionale compartimenta-zione di vita e ambiente di lavoro.

City as Loft – Adaptive Reuse as a Resource for Sustainable Urban Development Martina Baum, Kees Christiaansegta publishers (Eth Zurich), 2012pp. 386, € 58,00

Architettura, scienza, città

Si intende per campus (termine lati-no ormai ovunque adottato) un’a-rea a verde, in cui sono situati vari edifici universitari, o insediamenti di interesse scientifico, ideologico, o cittadelle dotate di servizi condivisi, per vivere e lavorare in autonomia.Il libro presenta le tendenze proget-tuali che riguardano questa tipolo-gia, nel suo rapporto con il contesto urbano; le forme di organizzazione spaziale; l’interazione sociale.I trenta campus qui raccolti sono già stati discussi a un seminario tenutosi al Politecnico di Zurigo, nel 2006, al cui coordinamento hanno contribuito i curatori. La selezione riguarda campus acca-demici e commerciali; secondo una categorizzazione, riferita alla loca-lizzazione nel centro città, all’essere costruiti su terreni vergini, alla tec-nologia di costruzione adottata, alla vocazione aziendale.Riguardo al rapporto con il cen-tro città, i campus universitari traggono importante profitto dal contesto urbano e, in cambio, producono stimoli nei quartieri; i campus high-tech mirano natu-ralmente a generare sinergie tra scienza e industria; nei campus aziendali risalta il conflitto tra il desiderio di apertura e intera-zione con l’esterno e la necessità di mantenere la segretezza delle ricerche. All’interno di ogni categoria, i campus sono ordinati cronologica-mente, nell’ordine in cui sono stati fondati, con dati, fotografie e pla-nimetrie.

Campus and the city – Urban Design for the Knowledge SocietyKerstin Hoeger, Kees Christiaansegta publishers (Eth Zurich), 2007pp. 328, € 30,00

Trasformazioni e permanenze

Il libro discute le strategie di svi-luppo in corso in sei città europee, di medie dimensioni (Amsterdam, Bilbao, Copenaghen, Dublino, Zagabria e Zurigo). Sono città con circa un milione di abitanti; che si distinguono per atti-vità economiche, culturali e scienti-fiche e che sono dotate di un aero-porto internazionale.I saggi e le interviste riportate, introdotte dai curatori (Schüller e Wollenberg, progettisti e studiosi presso l’Eth, con base ora a Berlino; Christiaanse, fondatore di Kcap e docente all’Eth) provengono da un simposio tenutosi nel 2006 pres-so lo Eidgenossiscbe Technische Hochschule, Eth di Zurigo; orga-nizzato in tre sessioni, in cui le città, rappresentate da un portavoce e da un architetto locale, alla luce delle strategie adottate e delle trasforma-zioni avvenute, da società industria-li, a società di servizi, a società della conoscenza, si sono confrontate rispetto agli effetti della globaliz-zazione: la pianificazione urbana non avviene più nei territori chia-ramente definiti in termini spaziali e amministrativi; difficile è inoltre conservare le identità locali, senza subire le influenze delle interdipen-denze transfrontaliere e delle attività complesse emergenti.I dati raccolti, riassunti anche in tabelle e diagrammi, forniscono informazioni su clima, cultura, ecologia, economia, salute, storia, demografia, disponibilità residen-ziali, investimenti pubblici, turismo e trasporti.

Urban reports – Urban strategies and visions in mid-sized cities in a local and global contextNicola Schüller, Petra Wollenberg, Kees Christiaansegta publishers (Eth Zurich), 2009pp. 372, € 48,00

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Rec

ension

iEntità culturali dell’architettura

Si consideri che la meccanica quan-tistica è una teoria della fisica moderna che descrive il comporta-mento e le reciproche interazioni della materia e della radiazione. Inoltre che «entanglement» (dall’in-glese to entangle, impigliare, intri-care) è un legame esistente fra particelle costituenti un sistema di correlazione quantistica, per cui lo stato quantico di ogni costituente il sistema dipende istantaneamente dallo stato degli altri costituenti. Sulla base di ciò l’autore, professio-nista trapanese, docente a Palermo, in questo libro considera che «l’ar-chitettura può essere considerata un «sistema» le cui proprietà perma-nenti, o «individualità» sono costi-tuite da entità materiali, ma anche da entità culturali».Propone pertanto una meditazione di tipo interdisciplinare sul senso della architettura e descrive «un processo di generazione dell’essere architettoni-co che parte dagli elementi «apriori» per intricarsi, fino ad assumere una fisionomia la cui decodifica risulta oltremodo complessa».Per sviluppare l’argomento prende a pretesto le proprie esperienze didat-tiche, sociali, civili, di rappresentan-za istituzionale e quelle di progetta-zione, riferite a un complesso stori-co, per l’allestimento di un piccolo Museo Diocesano, all’interno dei recuperati spazi del complesso di S. Nicolò a Trapani. Alla presentazio-ne di quest’opera contribuisce, nelle pagine iniziali, lo scritto di Alberto Ferlenga.

Entanglement nell’architetturaIl progetto del complesso monumentale del San Nicolò a Trapani come case historyVito Marcellomaria CorteAracne Editrice (Roma), 2013pp. 544, € 37,00

Innovatività sensibile

L’architettura giapponese contem-poranea ha raggiunto a livello mon-diale un notevole riconoscimento, per l’innovatività e la sensibilità con cui sa rispondere al contesto cultu-rale e fisico di un territorio sempre più urbanizzato. La guida si compo-ne di una mappa della nazione, utile per individuare regioni e province, in cui sono collocate le opere illustra-te nel volume; avvertenze, spiega-zioni grafiche e aspetti introduttivi, riportate dall’autore, insegnante di architettura all’Universtà di Urbana-Champaign nell’Illinois e esperto studioso dell’architettura e dell’urba-nistica giapponesi.Il saggio storico introduttivo propo-ne un percorso illustrato nell’archi-tettura contemporanea, distinguendo l’epoca della Restaurazione Meiji (catena di eventi che ha reintegrato il dominio imperiale in Giappone nel 1868), il periodo di evoluzione avvenuto negli anni precedenti la guerra; quello del dopoguerra; quel-lo segnato dal Metabolismo, movi-mento che ha visto le idee fondar-si su megastrutture architettoniche e sulla crescita biologica organica. Più recenti sono le opere influenzate dal Postmodernismo e le sperimen-tazioni architettoniche della «bolla economica», con i successivi svi-luppi del 21° secolo. La successiva presentazione di oltre 700 opere è suddivisa nelle 10 regioni (ciascuna distinta da una colorazione diver-sa dei bordi pagina), con un testo introduttivo, piante, foto, indirizzo e descrizione.

Japan Architectural GuideBotond BognarDom publishers (Berlino), 2012pp. 552, € 38,00

Ricerca e progettazione

Questa pubblicazione è stata rea-lizzata con il contributo del Miur, nell’ambito della ricerca «I luoghi della residenza – criteri per la pro-gettazione e la valorizzazione delle aree e degli edifici residenziali». Vi hanno partecipato le Università di Bologna – Cesena (coordi-natore Gino Malacarne), Iuav di Venezia (Eleonora Mantese), Trieste (Giovanni Marras) e Milano (Adalberto Del Bo). Lo studio è condotto sia alla scala della stanza, come luogo domestico per eccellen-za, che e a quella del progetto urba-no di aree e insediamenti residenziali di completamento e di nuova edifica-zione. A Cesena sono state elaborate ipotesi per insediamenti residenziali in zone periferiche e semirurali, tra le città di Forlì e Cesena; analizzando come riferimento forme e tradizioni della casa giapponese. A Venezia si è messo in atto un sistema modu-lare di dispositivi abitativi di ridot-te dimensioni, destinati a occupare spazi interni di edifici esistenti; inol-tre un progetto per la macroisola nord di Porto Marghera.A Trieste obiettivo è stato il riciclo di strutture abbandonate da desti-nare alla residenza; ci si è appli-cati su aree studio a Gorizia, sulla Manifattura Tabacchi e sull’area industriale di Straccis.A Milano si sono presi a modello la pianificazione urbana del Lafayette Park a Detroit di Hilberseimer e le esperienze brasiliane di autoco-struzione, per intervenire sulle aree dello Scalo Farini.

La casa – forme e luoghi dell’abitare urbanoGino Malacarne (cura di)Skira (Milano), 2013pp. 264, € 35,00

Vicende del moderno

Il secondo volume della colla-na «Itinerari di architettura mila-nese: l’architettura moderna come descrizione della città», a cura della Fondazione e dell’Ordine degli Architetti di Milano, per la divul-gazione dell’architettura moder-na milanese, diretta da Maurizio Carones, è stato dedicato allo studio Bbpr, fondato a Milano nel 1932 da Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers, uno dei primi e più interes-santi casi di sodalizio artistico e cul-turale, fonte di prestigio per l’Italia, dalla «ricostruzione» in poi.Oltre a immagini, planimetrie e descrizioni di 12 opere milanesi (indicate su una mappa della città), a cura di Brambilla (docente al Politecnico di Milano), esso com-prende, con la traduzione inglese, il saggio introduttivo di Guidarini e Molinari (docenti rispettivamente a Milano e Napoli) e, in fondo, quel-lo di Sartori e Suriano. Nel primo si ricorda dei Bbpr il valore civile della loro architettura e l’approccio progettuale, organizzato secondo un modello di stampo anglosassone, di cui il progetto della Torre Velasca fu il grande banco di prova; nell’altro si sottolinea «la specificità del percorso culturale e professionale che mani-festa, nell’equilibrio tra autonomia del razionalismo, materialità della costruzione e riferimento alla tradi-zione, dei valori più generali che pos-sono riassumere in prospettiva tutta la vicenda del moderno milanese».

Lo studio Bbpr e MilanoStefano Guidarini, Luca Molinari, Paolo Brambilla, Alessandro Sartori, Stefano Suriano (a cura di)Abitare-Rcs e Fondazione dell’Ordine degli architetti Ppc della Provincia di Milano, 2013pp. 80, € 12,50

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