la fenice - febbraio

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CHI VUOL ESSERE LIETO SIA 28 FEBBRAIO 2014 ANNO II, NUMERO IV L A F ENICE I.I.S. M ARCO T ERENZIO V ARRONE N on giunge nuovo che gli otti- misti siano immancabilmen- te tacciati di ingenuità dagli irriducibili pessimisti. Tuttavia, il se- greto del successo e della felicità ha ragione di essere immaginato dalle tinte varie e sfavillanti piuttosto he immerso in cupi monocromatici gri- giori. La positività autentica non si riempie di entusiasti sorrisi forzati o proverbiali frasi di incoraggiamento, ma è un atteggiamento della mente, una chiave di lettura della realtà. A ciò segue che l'ottimista non tenga gli occhi ben serrati rispetto al mondo che gli si staglia prepotente dinanzi, bensì che lo studi minuziosamente per cogliere una scintilla di luce in fondo all'oblio. Il ben pensante non inibisce la propria percezione dei pro- blemi, ma la loro capacità di espan- sione e di contaminazione. Per di più, limitare le difficoltà ai loro stretti con- fini significa conservare lucidità e prontezza oltre che focalizzare nitida- mente gli ostacoli ed aggirarli con efficacia. Non lasciare che il proprio campo visivo sia interamente ingom- brato da asperità rigonfie e lievitate consente di contemplarvi di fianco le proprie capacità di rimettere a posto le cose. Dunque, imprime un podero- so impulso alle fiducia in se stessi, terreno notoriamente fertile per la coltivazione di progetti ed ambizioni. Piuttosto che offuscare la vista per- mettendo solo una visione semplici- stica degli eventi, l'ottimismo è ciò che consente di cogliere la costante complessità della realtà: ogni disav- ventura, infatti, cela l'opportunità di spolverare un tassello in più della propria personalità e di irrobustire la propria forza d'animo. Difatti, è l'osti- nata speranza che qualcosa di meglio possa sempre sopravvenire che ali- menta la tenacia e la perseveranza necessarie a realizzarsi. D'altra parte, nell'incertezza dell'avvenire, conviene assaporare il presente condendolo col miele dell'ottimismo. Il risultato sarà senz'altro più positivo di quanto non sarebbe quello di una costante attitudine pessimistica nei riguardi della vita: se la speranza sarà soddi- sfatta, si sarà goduto della felicità più a lungo; se invece sarà disattesa, non si sarà già fiaccati da una milizia di sopportazione, ma si sarà in forze per la resistenza. MARTA RINALDI, III D SPINELLI AL POSTO DEI SOGNI ROBERTA AMELINI - Pagina 2 C’era una volta un Paese in cui studia- re serviva a qualcosa, proiettarsi nel mondo del lavoro era possibile e, avere dei sogni, lecito. In questo Paese le pa- role “raccomandazione” e “clientelismo” erano pressoché ignote, e la meritocrazia, invece, aveva lustro, valore e pregio... OPEN NIGHT: I L VARRONE CAMBIA PELLE UNA SERA DEMETRIO DI GENOVA - Pagina 3 Venerdì 21 febbraio si è tenuto in pale- stra l’”Open Night”, un modo per far conoscere ai ragazzi delle terze medie l’altra faccia di quella scuola tan- to temuta per la presunta pesantezza: il Liceo Classico. Una faccia fatta di di- vertimento per gli studenti liceali e soprattutto per quelli delle medie, con musica dal vivo, balli di gruppo e anche un corposo buffet. LA NOSTRA VOCAZIONE PIETRO SCASCIAFRATTE - Pagina 3 L’aula magna da poco intitolata ad In- dro Montanelli era piena come si vede raramente, complice anche la riuscita operazione di marketing messa in atto dalla prof.ssa Manuela Marinelli, pro- motrice degli incontri del Cineforum. Nell’ultimo di questi veniva esaminata la figura di S.Francesco nella cinemato- grafia insieme ad un insolito ospite: Frà Marino. IL VARRONE IN MASCHERA LAURA CAROSELLA - Pagina 6 Foto dell’ Assemblea d’Istituto A lato: “Gli dei dell’Olimpo” Classe II B Vincitrice Assemblea di Carnevale

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Page 1: La Fenice - Febbraio

CHI VUOL ESSERE LIETO SIA

28 FEBBRAIO 2014 ANNO II, NUMERO IV

LA FENICE I.I.S. MARCO TERENZIO VARRONE

N on giunge nuovo che gli otti-

misti siano immancabilmen-

te tacciati di ingenuità dagli

irriducibili pessimisti. Tuttavia, il se-

greto del successo e della felicità ha

ragione di essere immaginato dalle

tinte varie e sfavillanti piuttosto he

immerso in cupi monocromatici gri-

giori. La positività autentica non si

riempie di entusiasti sorrisi forzati o

proverbiali frasi di incoraggiamento,

ma è un atteggiamento della mente,

una chiave di lettura della realtà. A

ciò segue che l'ottimista non tenga gli

occhi ben serrati rispetto al mondo

che gli si staglia prepotente dinanzi,

bensì che lo studi minuziosamente

per cogliere una scintilla di luce in

fondo all'oblio. Il ben pensante non

inibisce la propria percezione dei pro-

blemi, ma la loro capacità di espan-

sione e di contaminazione. Per di più,

limitare le difficoltà ai loro stretti con-

fini significa conservare lucidità e

prontezza oltre che focalizzare nitida-

mente gli ostacoli ed aggirarli con

efficacia. Non lasciare che il proprio

campo visivo sia interamente ingom-

brato da asperità rigonfie e lievitate

consente di contemplarvi di fianco le

proprie capacità di rimettere a posto

le cose. Dunque, imprime un podero-

so impulso alle fiducia in se stessi,

terreno notoriamente fertile per la

coltivazione di progetti ed ambizioni.

Piuttosto che offuscare la vista per-

mettendo solo una visione semplici-

stica degli eventi, l'ottimismo è ciò

che consente di cogliere la costante

complessità della realtà: ogni disav-

ventura, infatti, cela l'opportunità di

spolverare un tassello in più della

propria personalità e di irrobustire la

propria forza d'animo. Difatti, è l'osti-

nata speranza che qualcosa di meglio

possa sempre sopravvenire che ali-

menta la tenacia e la perseveranza

necessarie a realizzarsi. D'altra parte,

nell'incertezza dell'avvenire, conviene

assaporare il presente condendolo

col miele dell'ottimismo. Il risultato

sarà senz'altro più positivo di quanto

non sarebbe quello di una costante

attitudine pessimistica nei riguardi

della vita: se la speranza sarà soddi-

sfatta, si sarà goduto della felicità più

a lungo; se invece sarà disattesa, non

si sarà già fiaccati da una milizia di

sopportazione, ma si sarà in forze per

la resistenza.

MARTA RINALDI, III D

SPINELLI AL POSTO

DEI SOGNI

ROBERTA AMELINI - Pagina 2

“C’era una volta un Paese in cui studia-

re serviva a qualcosa, proiettarsi nel

mondo del lavoro era possibile e, avere

dei sogni, lecito. In questo Paese le pa-

role “raccomandazione” e

“clientelismo” erano pressoché ignote,

e la meritocrazia, invece, aveva lustro,

valore e pregio...

OPEN NIGHT:

IL VARRONE CAMBIA PELLE

UNA SERA

DEMETRIO DI GENOVA - Pagina 3

Venerdì 21 febbraio si è tenuto in pale-

stra l’”Open Night”, un modo per far

conoscere ai ragazzi delle terze medie

l’altra faccia di quella scuola tan-

to temuta per la presunta pesantezza: il

Liceo Classico. Una faccia fatta di di-

vertimento per gli studenti liceali e

soprattutto per quelli delle medie, con

musica dal vivo, balli di gruppo e anche

un corposo buffet.

LA NOSTRA VOCAZIONE

PIETRO SCASCIAFRATTE - Pagina 3

L’aula magna da poco intitolata ad In-

dro Montanelli era piena come si vede

raramente, complice anche la riuscita

operazione di marketing messa in atto

dalla prof.ssa Manuela Marinelli, pro-

motrice degli incontri del Cineforum.

Nell’ultimo di questi veniva esaminata

la figura di S.Francesco nella cinemato-

grafia insieme ad un insolito ospite: Frà

Marino.

IL VARRONE IN MASCHERA

LAURA CAROSELLA - Pagina 6

Foto dell’ Assemblea d’Istituto

A lato:

“Gli dei

dell’Olimpo”

Classe II B

Vincitrice

Assemblea di

Carnevale

Page 2: La Fenice - Febbraio

PAGINA II LA FENICE

OTTIMISMO

" L'ottimismo è il profumo della

vita" recitava uno spot di qualche

anno fa. Una frase forte e veritie-

ra in quanto l'ottimismo è l'essenza

delle nostre vite, è quella mano invisi-

bile che zucchera, colora, ammorbidi-

sce le azioni, le conversazioni, i proget-

ti quotidiani che viviamo. E di ottimi-

smo (di bicchieri mezzi pieni per inten-

derci!) al giorno d'oggi si parla poco:

c'è forse il tempo di sprecare un servi-

zio giornalistico (ho le mie riserve su

Studio Aperto!) su quest'argomento

quando ci sono Renzi che diventa pre-

sidente del Consiglio, spread e trattati-

ve varie e Zuckemberg che acquista

Whatsapp? No, però, anche se

quest'ultimo Sanremo non è stato friz-

zante ed intrigante come l'anno scor-

so, quest'anno ha apportato un miglio-

ramento sul palco dell'Ariston: non si è

parlato del Quirinale ma di bellezza, di

quella vera, naturale, di quella sorri-

dente e poi anche il temuto arrivo di

Crozza si è dissolto quando il comico

ha cominciato a decantare le bellezze

del nostro paese, per una volta senza

introdurre la politica -a parte l'imita-

zione renziana finale-, senza inutili

disfattismi, ma con tanta voglia di ri-

sollevare gli umori e di istillare un po'

di sano orgoglio patriottico. Ma tutto

questo deve essere un impulso, non un

punto di arrivo: l'ottimismo da solo ha

vita breve ("chi vive di speranze, muore

disperato"), alla lunga quel bicchiere

mezzo pieno, se non riempito, si svuo-

ta, cade, si frantuma, quindi deve esse-

re sorretto dal pragmatismo, applicato

in ogni singolo settore della nostra

esistenza. E le critiche non devono

essere prese esclusivamente come

tentativi di demolizione (correremmo

anche il rischio di offendere Kant), se

sono costruttive possono migliorare

qualsiasi ambiente che si frequenta:

casa, palestra, scuola... Per esempio

facciamo sí che nella nostra scuola

quest'entusiasmo generato dall'Open

Night non sia inghiottito dall'oblio, che

all'impegno per accogliere si affianchi

anche quello di conservare l'ottimismo

di chi è già studente al Varrone, che la

mattina, passando per i corridoi i no-

stri flebili "buongiorno" ricevano rispo-

sta, che si combatta per una scuola a

misura di studente, che a volte si chiu-

da un occhio sugli sbagli del vicino di

banco, del personale Ata, del professo-

re dell'ora dopo o della segreteria e si

tenti di aiutare e di rimediare, senza

subito sparare a zero, anche perché

nonostante che ci siano una cattedra e

ruoli diversi a dividerci, facciamo tutti

una gran fatica ad alzarci presto e vor-

remmo vivere quelle 5/6 ore all'inse-

gna del pacifismo e della solarità.

PERLA TOZZI, III B

“ C’era una volta un Paese in cui

studiare serviva a qualcosa,

proiettarsi nel mondo del lavoro

era possibile e, avere dei sogni, lecito.

In questo Paese le parole

“raccomandazione” e “clientelismo”

erano pressoché ignote, e la meritocra-

zia, invece, aveva lustro, valore e pre-

gio. Le scuole erano pullulanti di stu-

denti motivati, l’edilizia scolastica in

ottimo stato, e i docenti affabili e di-

sponibili. La popolazione aveva tanta

fiducia nella classe politica e nelle isti-

tuzioni, integre e di buoni costumi, che

alle elezioni l’ affluenza non era mai in

calo. Tutti avevano un lavoro, non vi

erano privilegi di sorta e la giustizia era

applicata per chiunque allo stesso mo-

do. Anche un eventuale cittadino X, Y o

Z che avesse posseduto reti televisive,

un impero edilizio e una carica di rilie-

vo nella politica, sarebbe stato trattato

come tutti gli altri. Le notizie erano

diffuse dai media con veridicità e senza

alcun tipo di estromissione o distorsio-

ne delle informazioni dettate dai poteri

forti. Nessuno mai aveva dovuto la-

sciare gli studi perché non disponeva di

denaro sufficiente, né i genitori erano

costretti a privare i propri bambini di

qualsivoglia piacere perché cassinte-

grati o, peggio ancora, disoccupati. In

questo Paese vivevano tutti felici e

contenti, ma soprattutto ottimisti!” Sì,

avete capito bene, non stiamo parlan-

do dell’Italia. Il ritratto precedente è

estremamente discordante con la so-

cietà che ci accoglie che “Madre è di

parto, ma di voler matrigna”, per defi-

nirla con un celebre verso di Leopardi.

Non farebbe forse la stessa invettiva

presente nel VI canto del Purgatorio il

povero Dante Alighieri, se potesse ve-

dere le condizioni in cui versa il Bel

Paese? “Ahi serva Italia, di dolore o-

stello”. Eppure, soprattutto ai giovani,

si chiede ottimismo! Ma è giusto, che

diavolo! Mai perdersi d’animo. Suvvia,

magari uno la “spintarella” la trova e

ben che vada rimedia anche un lavo-

retto. Ottimismo signori, sopportate la

pressione fiscale ormai insostenibile,

che a luglio del 2013 si aggirava intor-

no al 44.6% del Pil, tanto tutti i soldi

che si pagano d’imposte vengono inve-

stiti nel potenziamento dei servizi pub-

blici, è evidente. Ma sì, siate speranzo-

si. Il governo si sta spendendo in nome

della giustizia, con quel geniale stru-

mento di controllo dell’evasione fisca-

le, quale è il redditometro. Se infatti

siete un povero artigiano che per man-

dare avanti la propria famiglia fa del

lavoro a nero, sarete colti in flagrante

e surclassati da una miriade di tasse

penali aggiuntive. Poi, il fatto che im-

prenditori e politici evadano milioni di

euro senza essere disturbati, questo è

un dettaglio, dovranno pur avere un

compenso per tutto quello che fanno

per noi! Ed infine, ragazzi, pensate che

meraviglia quando subito dopo esservi

laureati avrete un nuovo quadro da

appendere in camera e tanto, tanto

tempo libero. Ma tranquilli, il Movi-

mento 5 stelle nel gennaio 2014 ha

proposto la legge per la legalizzazione

delle droghe leggere. Potrete sempre

farvi le canne tutto il giorno e cantare

il famoso verso di Daniele Silvestri

“Che bello quattro amici, una chitarra

e uno spinello” con Grillo e Casaleggio.

S’azzardano a chiederci ottimismo.

Non ci avrete mai come volete voi!

ROBERTA AMELINI, III E

SPINELLI AL POSTO DEI SOGNI

Page 3: La Fenice - Febbraio

IL VARRONE CAMBIA PELLE UNA SERA

PAGINA III ANNO II, NUMERO IV

V enerdì 21 febbraio si è tenuto

in palestra l’”Open Night”, un

modo per far conoscere ai

ragazzi delle terze medie l’altra faccia

di quella scuola tanto temuta per la

presunta pesantezza: il Liceo Classico.

Una faccia fatta di divertimento per gli

studenti liceali e soprattutto per quelli

delle medie, con musica dal vivo, balli

di gruppo e anche un corposo buffet.

Bella iniziativa, soprattutto se si guar-

da al prossimo anno ed alle future i-

scrizioni in questa scuola. Sappiamo

bene come, purtroppo, il nostro liceo

stia subendo un calo esponenziale de-

gli iscritti. Che sia per la crisi, che non

permette più a molti di poter intra-

prendere studi del genere sia per soldi

che per possibilità lavorative future,

che sia per la poca voglia che i ragazzi

hanno di studiare molto e in maniera

seria. Ma questo non importa. Il punto

centrale è: come fare per far innamo-

rare di nuovo i giovani del Liceo Classi-

co? Basta un’iniziativa del genere? E'

difficile trovare una risposta,anche se

Venerdì l’affluenza è stata abbastanza

buona da parte dei ragazzi non ancora

liceali, e questo è un buon segno. Dato

che la vita ci impone ottimismo noi

facciamo gli ottimisti. “Perlomeno ora

sanno che esistiamo ancora e che ogni

tanto apriamo anche la sera”! –

verrebbe da dire. Ma non basta una

serata “diversa” per convincere giova-

ni confusi –soprattutto dalle famiglie-

e in maggior parte timorosi di questo

dinosauro armonico chiamato “Liceo”.

Bisogna continuare a mostrare quanto

studiare certe materie e donarsi –

perché ci si dona- a una vita all’insegna

del pensiero e del metodo, sia, oltre

che estremamente importante, bellis-

simo. Che poi, diciamocelo, questa

scuola, nel bene e nel male, così infer-

nale non è, anzi. Il problema si trova

fuori dalle nostre mura –anche se in

alcuni casi anche dentro-: mediocrità

su mediocrità su mediocrità. Questo

bisogna sconfiggere. L’indifferente

accontentarsi di noi giovani delle mo-

de, del divertimento facile, dei telefoni

che sostituiscono il libri e così via. Da

studente che sta quasi finendo il suo

percorso, mi sento in dovere di dire

fermamente quanto questa scuola sia

eccezionale, da ogni punto di vista.

Dallo studio fino al divertimento. Per-

sonalmente credo davvero che questa

scuola sia unica -lo penserò sempre-

nonostante tante cose e persone sba-

gliate che la avvelenano. Quindi, va

benissimo l’”Open Night”, felicitazioni

per la buona partecipazione, sperando

che a settembre si formino almeno un

paio classi (ridiamoci su!). .

DEMETRIO DI GENOVA, II D

SPECIALE OPEN NIGHT !

L ’aula magna da poco intitolata

ad Indro Montanelli era piena

come si vede raramente, com-

plice anche la riuscita operazione di

marketing messa in atto dalla prof.ssa

Manuela Marinelli, promotrice degli

incontri del Cineforum. Nell’ultimo di

questi veniva esaminata la figura di

S.Francesco nella cinematografia insie-

me ad un insolito ospite: Frà Marino.

Questi è un religioso dell’ordine dei

francescani minori, riuniti nel nostro

territorio a Fonte Colombo. I punti

salienti dell’intervento del nostro ospi-

te sono stati molti, anche senza un

nesso logico tra loro, riferiti come pen-

nellate impressioniste che, alla fine

dell’incontro, ci hanno aiutato a rico-

struire il quadro della personalità del

frate. Frà Marino ha dato alcuni cenni

storici su Francesco d’Assisi e

sull’Ordine Francescano, ma anche

spunti biografici della sua vita, dal Lice-

o Classico fatto a Tivoli, fino ai 15 anni

di missione in Africa. Questo frate non

si è limitato a fornirci informazioni su

di sé e sul suo Ordine, anzi, non si

è risparmiato nemmeno di dire la sua

su questioni di grande attualità, parlan-

do senza peli sulla lingua del menefre-

ghismo internazionale nei confronti di

alcuni Paesi africani e della vita di pro-

vincia, calma quasi al punto di alienare

chi la conduce. Fa riflettere il fatto che

un uomo che ha fatto una scelta di vita

così povera ci abbia lasciato in qualche

modo più ricchi. Il nostro ospite ha

messo grande passione nel dire che se

che se si ha un sogno, esso non può

essere coltivato come una chiacchiera

da salotto, e tantomeno come un argo-

mento da spendere dopo l’ennesimo

caffè al bar, ma bisogna lottare, rag-

giungere i propri obiettivi mettendosi

in gioco. Infine è stato proiettato un

video, dove Frà Marino è il protagoni-

sta. Guardando i suoi occhi sereni,

mentre balla giocosamente con donne

poverissime, escluse anche dalla socie-

tà africana, si afferra per un attimo

l’idea che la pienezza di vivere non

risiede nel raggiungere i canoni e le

apparenze imposte dalla società del

2014, ma nel seguire liberamente la

strada che ci indica il cuore, o, come la

chiamerebbe il nostro amico Marino,

<<la nostra vocazione>>.

PIETRO SCASCIAFRATTE, II E

LA NOSTRA VOCAZIONE

Page 4: La Fenice - Febbraio

PAGINA IV LA FENICE

I l Laboratorio di Archeologia è

un’attività, nata per iniziativa del-

la prof.ssa Anna Pasquetti e forte-

mente incoraggiata dal dipartimento di

Latino e Greco, che coinvolge dallo

scorso anno l’attuale classe V A e da

quest’anno anche le matricole della IV

A. Gli alunni si trovano ad affrontare

ogni settimana un’ora di approfondi-

mento focalizzata, per quanto riguarda

la teoria, su usi e costumi dell’antica

Roma: la struttura della familia vista

nel contesto della civiltà dell’Urbe e lo

studio dei suoi componenti, le fasi del-

la crescita del puer e le attività in cui è

impegnato nel corso del tempo, le

tipologie abitative romane e le usanze

ereditate anche di altre civiltà, quale

quella greca, come la funzione del sim-

posio. Queste ore spese all’interno

dell’Istituto non prevedono soltanto

una lezione frontale in classe

(similmente alle altre ore della matti-

nata), ma anche approfondimenti te-

nuti in aula informatica dove - si ritie-

ne - sia più facile reperire informazioni

ulteriori rispetto a quelle riportate sui

testi, sottolineando e quindi riducendo

l’immensa distanza tra antico e moder-

no. Vengono affiancate a queste ore

varie attività laboratoriali che hanno

concretamente avvicinato gli allievi

allo studio dei reperti: più incontri

hanno loro permesso di comprendere

l’immenso lavoro celato dietro la tra-

duzione di iscrizioni antiche e ancor di

più dietro la riesumazione dei reperti

effettuata dagli archeologi che hanno

guidato i ragazzi nel corso di questa

esperienza. Il fatto di interfacciarsi in

modo operativo con la cultura compa-

gna di tutti i giorni all’interno del no-

stro Istituto costituisce una grande

opportunità: diversamente rispetto ad

altre scuole i nostri alunni hanno avuto

la possibilità di lavorare sul campo,

entrando in contatto con oggetti di

vita quotidiana, strutture ed infrastrut-

ture conosciute fino a quel momento

soltanto su carta. Tutto ciò è stato

sperimentato nelle uscite previste

sia presso il sito archeologico di Campo

Reatino (la testimonianza di scavo a-

perto più vicino alla nostra realtà reati-

na unito anche alle Terme di Vespasia-

no) sia presso siti più lontani quali il

Foro Romano. Un vero evento ha poi

riguardato i ragazzi della classe V A

che: dopo un lungo ed impegnativo

lavoro, sono stati chiamati il 31 genna-

io scorso a presentare al pubblico i

reperti appartenenti alla collezione di

Don Vincenzo Boschi presso il Museo

Civico di Rieti, il quale è parte attiva

del progetto stesso. Molto entusiasmo

è stato rilevato dagli alunni di entram-

be le classi che si sono dichiarati soddi-

sfatti per il fatto di essere tutt’ora pro-

tagonisti di questo progetto sperimen-

tale che sicuramente crea un ponte più

solido con il nostro passato: si auspica

che questa iniziativa verrà proposta

anche alle classi entranti nei prossimi

anni.

NICOLO’ BAISTROCCHI, II C

CLASSICISTI IN CAMPO

Studenti al lavoro sulle epigrafi del museo. (Fonte: sito web Museo Civico Rieti)

Page 5: La Fenice - Febbraio

PAGINA V ANNO II, NUMERO IV

C iò che ci rende umani, aldilà

delle funzioni biologiche, è la

capacità di interagire, creare e

soprattutto apprezzare la bellezza in

tutte le sue molteplici forme e sfaccet-

tature. “Le cose non è necessario farle,

nemmeno saperle fare, apprezzarle sì.

Goderne la loro esistenza è una fortu-

na”. L’essere umano è artefice delle

più grandi atrocità e autore delle più

spettacolari invenzioni. Probabilmente

senza la sofferenza, che è una condi-

zione dell’uomo, non potremmo bene-

ficiare dell’Arte. Ogni qualsivoglia for-

ma d’arte è frutto di riscatto, denuncia,

presa di coscienza, ribellione, analisi

interiore. La bellezza dell’arte è intrin-

seca, ed è una chiara dimostrazione

della straordinarietà dell’animo uma-

no. Quello che affascina sono la poten-

za delle immagini e le sensazioni che

esse suscitano: più di tutto nell’arte

figurativa. Una costante che si ritrova

in molti pittori è il fiducioso ottimi-

smo verso la vita e la convinzione che,

nonostante tragici avvenimenti perso-

nali e sociali, l’uomo sia più capace di

amare e migliorarsi piuttosto che di

rimanere indifferente. Una famosa

testimonianza è quella di Pablo Picasso

nel Guernica, dipinto realizzato dopo il

bombardamento aereo della città o-

monima durante la guerra civile spa-

gnola. Qui l’artista non

richiama il luogo o il

tempo di tale misfatto,

ma protesta contro la

violenza, la guerra e la

distruzione. E’ una de-

nuncia di come l’uomo

possa essere capace di

impensabili brutalità,

ma è soprattutto un

invito a non rimanere

passivi: ad impegnarsi

per cancellare la crudel-

tà e l’ingiustizia e, nello

stesso momento, per

non dimenticare e non

commettere in futuro

errori simili. Una donna

che è stata capace di

risollevarsi da un terri-

bile incidente, che la

costringerà a sottopor-

si, nel corso della sua

vita, a ben 32 interven-

ti, è Frida Kahlo. Obbli-

gata per anni a rimane-

re nel letto con il busto

ingessato e chiusa in

una profonda solitudi-

ne, Frida inizia a dipingere una serie di

autoritratti essendo “il soggetto che

conosce meglio”. L’arte per la pittrice è

l’unica distrazione da una vita segnata

da un così tragico evento: il simbolismo

che caratterizza le sue opere però non

è frutto di estraniamento, ma piuttosto

di presa di coscienza della sua condi-

zione. I dipinti non si limitano ad e-

sporre fatti della sua vita, anzi raccon-

tano i suoi stati d’animo, la relazione

con il suo corpo, impossibilitato a ge-

nerare, e il rapporto con il mondo che

la circonda: “Ho sempre dipinto la mia

realtà, non i miei sogni”. Nonostante i

numerosi problemi fisici, il travagliato

rapporto con il marito Diego Rivera,

anche lui famoso pittore, e i traumi che

hanno segnato la sua esistenza, Frida

Kahlo visse una vita intensa, scandita

da importanti incontri e dalla certa

compagnia della sua arte. Dimostrazio-

ne della grande voglia di vivere e

dell’audacia che caratterizzò il suo per-

sonaggio, è l’ultimo quadro, realizzato

otto giorni prima della sua prematura

morte: Viva la vida!. Ancora una volta

la pittrice dimostra la forza dei propri

simboli, il potere evocativo del-

le proprie metafore e la complessità

del prorpio essere donna sensuale e

indipendente.

GRETA DE GRANDIS, II A

LA FORZA DELLE IMMAGINI

“Autoritratto”, Frida Kahlo, 1940, Olio su tela 62.2 x

47.6 cm, Harry Ransom Humanities Research Center,

“Guernica”, Pablo Picasso, 1937, olio su tela, 349 cm x 778 cm,

Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia (Madrid).

Page 6: La Fenice - Febbraio

PAGINA VI LA FENICE

IL VARRONE IN MASCHERA !

VA

CLASSIFICA

1°- II B, Dei dell’Olimpo

2°- I C, Indiani

3°- V C, peter pan

II B

I C

FOTO DI LAURA CAROSELLA, I C

Page 7: La Fenice - Febbraio

PAGINA VII ANNO II, NUMERO IV

II E

II A

III B

Page 8: La Fenice - Febbraio

FOTO DEL MESE Gaia Ricci

Direttore Responsabile

Marta Rinaldi

Fotografia

Gaia Ricci

Direzione Grafica

Diego Miluzzi

Redattori

Nicolò Baistrocchi

Roberta Amelini

Pietro Scasciafratte

Greta De Grandis

Perla Tozzi

Demetrio Di Genova

Nikolaj Cocco

LA REDAZIONE