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La Dotta delle startup Con più di trecento neoimprese Bologna è la prima provincia di una regione in forte crescita. Viaggio in un universo in costante evoluzione di Vittorio Russo In un anno 1.781 aziende innovative in più sul territorio nazionale Quindici - 12 Economia C ’è chi ha creato un’app per risolvere i problemi tra coinquilini e chi realizza vestiti per bambini con la fibra di latte. Chi si adopera per la cremazione degli animali domestici e chi ha dato vita a una piattaforma digitale per permettere ai ristoratori di ordinare i prodotti direttamente online. È questa la nuova frontiera delle startup a Bologna e in Emilia- Romagna che, dopo la Lombardia e il Lazio, è la regione italiana con il maggior numero di startup attive: 919 di cui 313 solo nella Città metropolitana. Prima provincia in ambito regionale, Bologna è la quinta a livello nazionale, preceduta da Milano, Roma, Napoli e Torino. A testimoniarlo, il rapporto del Ministero dello Sviluppo Economico e InfoCamere, per il quale in Italia è boom di startup. Nell’ultimo anno, infatti, la crescita delle imprese innovative è proseguita senza sosta: solo nel terzo trimestre del 2018 c’è stato un incremento di 251 unità per un totale di 9.647 startup, il 23% in più rispetto al 2017. Numeri che sono segnali dell’ottima salute del settore e del suo successo, confermato da un fatturato complessivo di 960 milioni di euro e destinato a crescere. In aumento anche i dipendenti delle startup, attualmente sono oltre 52mila i soci operativi e gli addetti, ovvero tutti coloro in possesso di un contratto a carattere subordinato con l’azienda, inclusi i lavoratori part-time e stagionali. In questo universo in continuo divenire, Bologna con- ferma di essere “la Dotta”; una fucina di talenti e di menti originali, che lascia spazio ai giovani e alle novi- tà. Riflesso della situazione nazionale e regionale, nella Città Metropolitana il 78% delle startup innovative è attiva nei servizi, commercio e turismo inclusi, mentre il restante 22% confluisce nel settore manifatturiero e in quello delle costruzioni. A secco, invece, l’ambito della agricoltura e della pesca. Importante opportuni- tà per l’imprenditoria, le startup non sono né l’anti- doto contro la disoccupazione giovanile né una fonte

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La Dotta delle startup

Con più di trecento neoimprese Bologna è la prima provincia di una regione in forte crescita. Viaggio in un universo in costante evoluzione

di Vittorio Russo

In un anno 1.781 aziende innovative in più sul territorio nazionale

Quindici - 12

Economia

C’è chi ha creato un’app per risolvere i problemi tra coinquilini e chi realizza vestiti per bambini con la fibra di latte. Chi si adopera per la cremazione degli animali domestici e chi ha dato vita a una

piattaforma digitale per permettere ai ristoratori di ordinare i prodotti direttamente online. È questa la nuova frontiera delle startup a Bologna e in Emilia-Romagna che, dopo la Lombardia e il Lazio, è la regione italiana con il maggior numero di startup attive: 919 di cui 313 solo nella Città metropolitana. Prima provincia in ambito regionale, Bologna è la quinta a livello nazionale, preceduta da Milano, Roma, Napoli e Torino. A testimoniarlo, il rapporto del Ministero dello Sviluppo Economico e InfoCamere, per il quale in Italia è boom di startup. Nell’ultimo anno, infatti, la crescita delle imprese innovative è proseguita senza sosta: solo nel terzo trimestre del 2018 c’è stato un incremento di 251 unità per un totale

di 9.647 startup, il 23% in più rispetto al 2017. Numeri che sono segnali dell’ottima salute del settore e del suo successo, confermato da un fatturato complessivo di 960 milioni di euro e destinato a crescere. In aumento anche i dipendenti delle startup, attualmente sono oltre 52mila i soci operativi e gli addetti, ovvero tutti coloro in possesso di un contratto a carattere subordinato con l’azienda, inclusi i lavoratori part-time e stagionali. In questo universo in continuo divenire, Bologna con-ferma di essere “la Dotta”; una fucina di talenti e di menti originali, che lascia spazio ai giovani e alle novi-tà. Riflesso della situazione nazionale e regionale, nella Città Metropolitana il 78% delle startup innovative è attiva nei servizi, commercio e turismo inclusi, mentre il restante 22% confluisce nel settore manifatturiero e in quello delle costruzioni. A secco, invece, l’ambito della agricoltura e della pesca. Importante opportuni-tà per l’imprenditoria, le startup non sono né l’anti-doto contro la disoccupazione giovanile né una fonte

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sicura di reddito. Il successo, così come il guadagno, dipende da più fattori, primo tra tutti il grado di inno-vazione e concretezza alla base della neoimpresa. Ecco le storie di chi, grazie all’inventiva, all’originalità e a anche a un po’ di fortuna è riuscito a lasciare un se-gno nell’ecosistema delle startup emiliano-romagnole.

I COINQUILINI DI ROOMMATE

Niente più discussioni tra chi con-divide un appartamento. È lo sco-po di RoomMate, la startup nata «per semplificare la vita dei coin-quilini, soprattutto quella degli universitari fuorisede come noi» racconta Mattia Raffaelli, fonda-tore della startup insieme a Mirko Martignon e Matteo Bucci, amici

di lunga data e studenti Unibo. RoomMate è un’appli-cazione mobile gratuita con quattro funzionalità di-verse: gestione delle spese comuni, registrazione delle bollette, lista delle commissioni e turnazione delle fac-cende da svolgere. A ciò si aggiungono i servizi di puli-zia, riparazioni e spesa a domicilio, garantiti agli utenti dalle partnership di RoomMate. Lanciata nel settem-bre 2017, oggi la startup ha oltre quattromila utenti ed è attiva nelle più grandi città universitarie italiane, tra cui Bologna, Milano e Torino. «Siamo in fase di cresci-ta e puntiamo a diventare il punto di riferimento anche delle famiglie» continua Mattia. I guadagni? «Stiamo testando il nostro modello di business e quello che Ro-omMate ottiene è frutto della collaborazione con i par-tner che transitano sull’applicazione, come “EasyFeel” per la pulizia a domicilio». Un futuro ancora da scri-vere per Mattia, Mirko e Matteo, adesso concentrati sull’aumento degli utenti e non sulla monetizzazione.

L’AIRB&B DELLA RISTORAZIONE

Un mercato virtuale di paese in cui i fornitori espongono i loro i prodotti e i ristoratori decido-no se acquistarli; una piattafor-ma digitale che collega i primi ai secondi. Si tratta di Myweb-catering, la startup nata dalle

menti di Marco e Massimo Cantagallo, entrambi ope-ratori della ristorazione con l’esigenza di trovare un modo efficace per gestire la loro fornitura quotidiana e reperire nuovi venditori. «Noi non interveniamo nelle trattative delle aziende, alle quali offriamo sem-plicemente uno spazio digitale per “incontrarsi”» spie-ga Marco, fondatore della neoimpresa e chef di cucina. I guadagni derivano dalla locazione dello spazio, sem-pre gratuito per il ristoratore a differenza dei fornitori che, solo in caso di vendita dei loro prodotti, pagano una percentuale compresa tra l’1 e il 3% del fatturato. Tra gli obiettivi, «entro cinque anni vogliamo raggiun-gere il 10% dell’attività ristorativa italiana ed esportare

l’idea anche all’estero» precisa Marco, orgoglioso dei risultati raggiunti: a oggi, 400 sono le attività commer-ciali presenti sulla piattaforma e 230 i fornitori.

ECOSOSTENIBILITA’ INFORMATICA

Green Idea Technologies è la pri-ma azienda europea, con sede a Bologna, ad applicare i principi dell’economia circolare al settore delle tecnologie dell’informazio-ne e della comunicazione. L’idea è di Domingo Noguera, fondato-

re della startup nata un anno e mezzo fa per aiutare le imprese a non sprecare denaro e a inquinare di meno quando devono sostituire e smaltire prodotti informa-tici vecchi. «Tra i servizi offerti dalla società – afferma Noguera-, oltre allo smaltimento delle vecchie appa-recchiature, ci sono anche l’acquisto di beni rigenerati e la certificazione della riduzione delle emissioni di CO2». Grazie a questo modello lavorativo, l’azienda fa risparmiare alle imprese 340euro e 400chili di CO2 per dipendente. La startup bolognese vanta tra i suoi clienti banche, assicurazioni e società importanti: «Abbiamo già collaborato con Intesa Sanpaolo, Decathlon e Dedagroup e altre realtà di spessore han-no mostrato interesse nei nostri confronti» continua Noguera, che ha le idee chiare per il futuro: «Per quest’anno prevediamo un guadagno di centocin-quanta mila euro. Speriamo di arrivare a oltre un mi-lione nel 2019 e di diventare i principali protagonisti dell’ecosostenibilità informatica nel mondo».

VESTIRSI DI ORIGAMI

A Cesena esiste una startup che realizza vestitini per neo-nati da 0 a 24 mesi con la fibra di latte. Si chiama Origami ed è il frutto dell’esperienza per-sonale e formativa di Mad-dalena Falaschi, ispirata da una tesi di laurea in Fashion Design e dalla nascita di un

nipotino. «La fibra di latte, anallergica, idratante e termo-regolatrice, previene nei bambini rossori pro-vocati dai tessuti non adeguati e dermatiti atopiche» spiega la Falaschi, accompagnata in questo percorso da Giuditta Gelsumini, architetto e neomamma, e So-nia di Benedetto, psicologa cognitiva. Prodotti nella zona tosco-romagnola, i vestitini si distinguono anche per il design minimale studiato per garantire comodi-tà al neonato. Con una linea di abbigliamento anche per i nati prematuri, quello di Origami è un mar-chio ancora da promuovere, non senza la colla-borazione con negozi selezionati e influncer di settore. «Perché investire nella nostra startup? Per-ché il nostro è un mercato in forte crescita, per-ché l’utilizzo della fibra di latte ci rende unici in Italia e per il valore etico della nostra impresa».

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ANIMALI DOMESTICI COME CREMARLI

Anche i cani e i gatti meritano un addio dignitoso. No, non è il sog-getto di un film e nemmeno il pa-ratesto di un libro di fantascienza. È, invece, la missione di MyPeter-Pan, la startup di Reggio Emilia e prima piattaforma digitale italia-na con la quale è possibile preno-

tare il servizio funerario degli animali da compagnia. Dal recupero della salma alla cremazione, singola o personalizzata, fino alla consegna a domicilio dell’ur-na cineraria. Un’esequie a portata di click: il proprieta-rio si collega alla piattaforma, fa l’ordine e gli verrà indicato il crematorio più vicino. Un servizio curioso, ma necessario «che bisogna consolidare per contrasta-re la disinformazione sulla gestione etica del fine vita di cani e gatti» precisa Gabriele Canovi, uno dei quat-tro fondatori. Nata nel settembre 2017 e online dallo scorso aprile, a oggi la neoimpresa copre 41 province, 900 comuni e un terzo dei forni crematori italiani. No-nostante ciò, alla startup serve liquidità per crescere ancora: «Stiamo pensando a un finanziamento in ban-ca, oppure a soci di capitale (aziende, privati) consa-pevoli del settore pet» prosegue Canovi. E il futuro? «Ci vorrebbe una sfera di cristallo. Ci auguriamo di trovare una solida spalla economica per trasformarci in qualcosa di industrializzabile».

DAGLI SCARTI AL PACKAGING

Recuperare gli scarti della filiera agroalimentare ed estrarre da questi biopolimeri per realizzare integratori, gel e packaging de-gradabili. In questo consiste la sfida di Packtin, startup dell’ università di Modena e Reggio Emilia, sorta a maggio 2017. L’obiettivo è quello di ridurre

l’inquinamento, gli sprechi alimentari e garantire agli alimenti una maggiore sicurezza e conservazione. «Il beneficio che viene dalla nostra impresa- dichiara Riccardo De Leo, uno degli ideatori-, non è solo capi-talistico, ma anche sociale ed etico». In meno di un anno di attività, Packtin ha incassato più di 100mila euro, «ma abbiamo ancora bisogno di finanziamenti per completare il nostro percorso di business. Finan-ziamenti che abbiamo deciso di cercare non più attra-verso i programmi di incubazione, bensì tra partener industriali e imprenditoriali, capaci realmente di aiutarci a realizzare il nostro business» continua De Leo. Un futuro promettente e non senza difficoltà, so-prattutto quelle relative alla parte burocratica che, in Italia, continua a essere lunga e tanto prolissa: «Cio-nonostante, abbiamo ottenuto fondi dalla Regione per brevettare la startup, cosa che speriamo continui in futuro anche con altre realtà interessate al progetto».

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Quindici - 15