la divina provvidenza n. 2/2012

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« Viviamo nella fiducia del Signore che ci ama tanto. Confidiamo perché Gesù è amico fedele » san Luigi Guanella 2012 2 RICORRENZA Cent'anni della Basilica S. Giuseppe al Trionfale in Roma FILO ROSSO Quando integrare è difficile: la morte PELLEGRINAGGIO La Diocesi di Como, l'Opera don Guanella, l'UNITALSI a Lourdes la divina Provvidenza Provvidenza una voce della carità Rivista fondata da San Luigi Guanella nel 1892 - Anno CXX- numero 2 - II Trimestre 2012 spedizione in abbonamento postale - iscrizione ROC n. 1219 del 12.12.1989

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Pubblicazione della Casa Divina Provvidenza Opera Don Guanella di Como

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Page 1: La Divina Provvidenza n. 2/2012

« Viviamo nella fiducia del Signore che ci ama tanto. Confidiamo perché Gesù è amico fedele » san Luigi Guanella

20122

RicoRRenza

Cent'anni della Basilica S. Giuseppe al Trionfalein Roma

Filo Rosso

Quando integrare è difficile: la morte

PellegRinaggio

La Diocesi di Como, l'Opera don Guanella, l'UNITALSI a Lourdes

la divinaProvvidenzaProvvidenzauna voce della carità

Rivista fondata da San Luigi Guanella nel 1892 - Anno CXX- numero 2 - II Trimestre 2012

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periodico trimestrale fondato da san luigi guanellan. 2 - ii trimestre 2012

LA DIVINA PROVVIDENZA periodico edito dalla Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità Opera Don Guanella

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Casa Divina Provvidenza via Tomaso Grossi 18 - 22100 Como tel. 031 296 711 - fax 031 296 898 sito web: http://www.guanellacomo.it e-mail: [email protected]

Direttore responsabile Mario Carrera

Direttore di redazione Angelo Gottardi

Progetto grafico e impaginazione Gianmario Colciago

Collaboratori di questo numero Gabriele Cantaluppi, Gianmario Colciago, Silvia Fasana, Angelo Gottardi, Franca Vendramin, Pino Venerito, Vito Viganò

Fotografie Archivio Fotografico Guanelliano, Alberto Bellomo, Angelo Gottardi, Flavio Vendramin e Operatori

Stampa Arti Grafiche Frattini viale Industria 9/11 - 20010 Bernate Ticino (Milano) tel. e fax (+39) 02 97256041 - 02 9754454

Autorizzazione Tribunale di Como decreto 27.06.1978 n. 3/48

Pubblicazione periodica Poste Italiane SpA, spedizione in abb. post. Iscrizione ROC n. 1219 del 12.12.1989

CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICA

INFORMAZIONICentralino: 031 296 711; Direzione Casa Divina Provvidenza: [email protected] - [email protected]; sito: www.guanellacomo.it; Santuario del Sacro Cuore: [email protected]; sito: www.sacrocuorecomo.it; Museo guanellia-no: 031.296.894 (don Adriano Folonaro); Servizio Civile Volontario: 031.296.783 (sig.ra Elisabetta Caronni); Volontari per RSA: 031.296.774 (sig. Carlo Guffanti); Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile: 031.296.783 (don Roberto Rossi, sig.ra Elisabetta Ca-ronni); Comunità di Accoglienza Vocazionale: 031.296.795 (don Roberto Rossi); Centro Missionario Guanelliano: 031.296.811 (sig. Silvio Verga); ExAllievi: 031.296.709 solo il mercoledì dalle ore 21.00 (sig. Walter Arnaboldi).

3 EDITORIALE Il cucchiaino di Angelo Gottardi

4 RIcORREnzE sTORIchE 4 Cent'anni di una chiesa di Gabriele Cantaluppi 7 Un mattino primaverile 8 Chiara... fior di primavera di Franca Vendramin

11 FILO ROssO 11 Quando integrare è difficile di Vito Viganò 11 Fare un lutto salutare di Vito Viganò 14 Il mistero della morte nella spiritualità di don Guanella di Pino Venerito

16 nOTIzIE DI cAsA 16 Grande pellegrinaggio a Lourdes 18 Progetto "Parla con me" di Silvia Fasana 20 Premiazione Concorso "Don Guanella colora la carità" 20 Le voci del nuovo organo 21 Lettere amiche

22 LE PAGInE DEGLI AMIcI 22 Grazie, don Guanella! 22 Da' il nome ad una canna

Sommario Sommario« Viviamo nella fiducia del Signore che ci ama tanto. Confidiamo perché Gesù è amico fedele » san Luigi Guanella

20122

RicoRRenza

Cent'anni della Basilica S. Giuseppe al Trionfalein Roma

Filo Rosso

Quando integrare è difficile: la morte

PellegRinaggio

La Diocesi di Como, l'Opera don Guanella, l'UNITALSI a Lourdes

la divinaProvvidenzaProvvidenzauna voce della carità

Rivista fondata da San Luigi Guanella nel 1892 - Anno CXX- numero 2 - II Trimestre 2012

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foto di copertina Allegria d'estate

(foto Flavio Vendramin)

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Il meglio, per tutti noi, deve ancora arrivare.

il cucchiainoc ari Amici e Benefattori.

Una vecchietta serena, sul letto d’ospedale, parlava con il parroco che era venuta a visitarla:

“Il Signore mi ha donato una vita bellissima. Sono pronta a partire”. “Lo so” mormorò il parroco.“C’è una cosa che desidero. Quando mi seppelliranno, voglio avere un cuc-chiaino in mano”.“Un cucchiaino?” – domandò sorpreso il buon parroco – “Perché vuole essere sepolta con un cucchiaino in mano?”.“Mi è sempre piaciuto partecipare ai pranzi e alle cene delle feste in par-rocchia. Quando arrivavo al mi posto, guardavo subito se c’era il cucchiaino vicino al piatto. Sa che cosa voleva dire? Che alla fine sarebbe arrivato il dolce o il gelato”.“E allora?”“Significa che il meglio arrivava alla fine! E’ proprio questo che voglio dire al mio funerale. Quando passeranno vicino alla mia bara si chiederanno: “Perché quel cucchiaino?”. Desidero che lei risponda che io ho il cucchiaino perché sta arrivando il meglio”.

Il racconto — nessuno si meravigli — ha avuto la forza di farmi sorridere, anche se parlava di morte. E forse anche qualcuno di voi, cari lettori.Ma è certo: quella signora aveva imparato a morire tranquilla, anzi gioiosa, perché aveva imparato a vivere!Per questo ha ragione uno degli articoli del filo rosso — il dossier che affron-ta appunto il tema dell’ “integrazione” dell’esperienza della morte — che è un’arte il vivere come è un’arte il morire. La morte è il momento più importante della vita.Il cucchiaino non te lo dà in mano nessuno se non hai scoperto da te che il meglio arriva alla fine.L’ha capito suor Chiara, di cui celebriamo il 125° di morte: anche lei col suo cucchiaino in mano perché arrivava il dolce Sposo.L’hanno capito anche don Guanella e i nostri confratelli quando hanno co-struito la parrocchia del Trionfale a Roma, che celebra il suo primo centena-rio; il cucchiaino per il dolce lo stanno già tenendo in mano i parrocchiani di oggi, con una splendida Basilica.Ma lo stanno comprendendo anche i nostri ragazzi, ospiti del nostro Centro, che si stanno preparando a ben vivere, per avere poi il cucchiaino del dolce nel futuro prossimo e remoto.Così, leggendo ogni pagina della nostra rivista, scoprirete, cari amici, che questo numero non è un testo da funerale, ma un testo di vita, che forse ci stimola ad avere in mano non solo un cucchiaino, ma tutte le posate, come sicuramente ha fatto san Luigi Guanella.Il meglio deve ancora venire e conviene avere non solo un cucchiaino, per-ché l’eternità è lunga.

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AnGELO GOTTARDIdirettore

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Ricorrenze storiche

La Divina Provvidenza4 ● 2-2012

Una quarantina d’anni fa, nei co-siddetti “anni di piombo”, segna-ti da rivolte anche violente e da

contestazioni di tutto ciò che avesse sa-pore di tradizione, era facile vedere sui muri delle nostre città frasi di questo tipo: “meno chiese, più case”. e forse l’eco di questa mentalità non si è anco-ra del tutto spenta, se capita di sentire ancora qualcuno ostracizzare le inizia-tive periodicamente messe in cantiere dalle diocesi per la costruzione di edifi-ci di culto, soprattutto nelle nuove peri-ferie urbane.Ma “niente di nuovo sotto il sole”: dove-va essere una mentalità usuale anche ai primi del Novecento, se il bollettino “La

divina Provvidenza”, dando relazione dei lavori che si stavano svolgendo per la co-struzione della chiesa di San Giuseppe a Roma, riportava l’obiezione di molti: “Qual bisogno di chiesa? E poi in Roma ci sono già troppe chiese; perché una nuova chiesa? E che interessa ai lontani del quar-tiere Trionfale in Roma? Che fare, mentre oggi la vita è tanto costosa e difficile?”.1

La risposta viene subito dopo con l’indica-re che, proprio dalla vicinanza della chie-sa, avrebbero avuto origine opere di ca-rità, che avrebbero portato sollievo agli abitanti di una zona tanto depressa mate-rialmente e spiritualmente, come era allo-ra quella del quartiere Trionfale.2 E questo era anche l’obiettivo di don Guanella: l’a-

Cent'anni di una chiesa Basilica San Giuseppe al Trionfale in Roma

Una chiesa realizzata da san Luigi Guanella nel quartiere Trionfale di Roma su desiderio espresso del Papa S. Pio X che lo aiutò con il consiglio e con il denaro.

di Gabriele Cantaluppi

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La Divina Provvidenza5 ● 2-2012

veva dichiarato egli stesso, ma lo mostrava anche l’im-magine “virtuale” della co-struzione su un numero del bollettino, dove appariva-no numerosi portici e ampi locali.3

Forse la descrizione che dell’ambiente dà don Na-tale Bormetti, un sacerdo-te che don Guanella stesso aveva inviato perché prov-vedesse alla raccolta degli aiuti necessari per la co-struzione, è un po’ esage-rata, ma non lontana dal vero, se la si confronta con quella che ne danno anche le prime suore mandate ad avviare le prime iniziati-ve di carità; tanto da fargli esclamare: “E pensare che siamo in Roma, nella capi-tale del mondo, nel centro del cattolicesimo!”.4

Don Guanella era sicuro che quella chiesa fosse volu-ta da Dio: anzitutto perché

rudimentale processione fino al luogo dove si stava-no ponendo le fondamen-ta.6

Proprio per questo l’aveva voluta bella e solenne, di stile bramantesco e di fa-cile accesso per gli ospiti, vecchi e orfani, che avreb-be ospitato nelle sue opere adiacenti;7 perfino le porte d’ingresso erano quelle an-tiche del duomo di Milano.8

la FesTa

Nel 1912 cadeva il venti-cinquesimo anniversario dell’arrivo di don Guanel-la a Como e quindi l’inizio, potremmo dire ufficiale, della sua Opera. Lo ricor-da anche un breve articolo apparso su “la divina Prov-videnza”, notando che, a rigore di matematica, la data esatta sarebbe stata quella dell’anno preceden-te, ma che “si è protrat-to l’anno corrente, perché si aprisse col nostro defi-nitivo e augurale stabilirsi nel cuore della Città Eter-na”.9 Ma era anche il dupli-ce giubileo sacerdotale ed episcopale del papa Pio X, a cui don Guanella voleva fare omaggio della chiesa, dedicandola anche al san-to di cui portava il nome all’anagrafe civile: Giusep-pe Sarto.Era il martedì della quar-ta settimana di quaresima quel 19 marzo, che la litur-gia dedicava alla solennità di S. Giuseppe. Alle cinque del mattino don Guanella, delegato dal Cardinale Vi-cario di Roma, procede-va alla benedizione del-la chiesa, circondato da un buon gruppo di sacerdoti e di amici. Toccò poi anco-ra a lui celebrare la prima Messa nella nuova chiesa, con un chierichetto d’ec-

era un desiderio espres-so dal papa Pio X, che tan-to lo aiutava col consiglio e con il denaro. Ma ne aveva avuto la prova anche nel-la protezione del Santo in occasione dell’innalzamen-to delle colonne interne al tempio: proprio mentre si stava ponendo l’ultima, essa cadde per la rottura del gancio della carrucola, senza minimamente col-pire gli operai che pure le stavano attorno.5

Il cardinale Camillo Lau-renti, commemorando nel 1937 il venticinquesimo della parrocchia, ricordò di essere stato testimone di quando, prima ancora che la chiesa fosse edifica-ta, don Guanella aveva tol-to una povera immagine di San Giuseppe da un’umi-le cappellina rurale che si trovava nei paraggi, e con essa aveva organizzato una

Transito di San Giuseppe mosaico dell'abside della Basilica raffigurante San Giuseppe morente

Statua di San Giuseppe portata in processione durante la celebrazione del centenario della Basilica

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Ricorrenze storiche

La Divina Provvidenza6 ● 2-2012

cezione: lo stesso proget-tatore della chiesa l’inge-gner Aristide Leonori, che, nota il cronista, ricevette “insieme con l’egregio fra-tello cav. ing. Pio” la santa Comunione nel corso della celebrazione (a quei tem-pi era usanza distribuire la santa Comunione ai fedeli o prima o dopo la celebra-zione della Messa).Più volte sul periodico ”La divina Provvidenza” don Guanella aveva parlato del pellegrinaggio lombardo da lui promosso in occasione della consacrazione della chiesa, indicandone anche gli scopi: rafforzare la fede dei partecipanti, crescere nella carità cristiana e pre-sentare al papa la chiesa come dono.10

Il giorno della festa il tem-pio era stipato da questi pellegrini, guidati da Mons. Francesco Balconi, arcipre-te del duomo di Milano: il treno si era anche fermato a Modena per raccogliere quelli della bassa Lombar-dia e delle regioni limitro-fe.Furano tre giorni di un sus-seguirsi di solenni celebra-zioni, officiate da cardinali e vescovi, alle quali pre-starono servizio liturgico i chierici di alcuni seminari presenti in città e i cantori

della cappella Sistina. Ma ciò che rallegrò mag-giormente i sacerdoti fu l’assidua frequenza ai sa-cramenti della Confessio-ne e dell’Eucaristia, tan-to da far ritenere che “una turba di fedeli si affollava intorno ai confessionali; e quella frequenza che fino ad ora inoltrata occupò il ministero di più sacerdoti, gettava nei nostri cuori la fiamma di dolcissime spe-ranze”.11

la nUoVa PaRRoccHia

Ciò che rallegrava don Guanella era anche sape-re di aver fatto cosa gradi-ta al papa, che sempre se-guiva con grande interesse i lavori e che era presen-te all’inaugurazione nel-la persona delle sue sorel-le. E nello spazio dei giorni immediatamente successi-vi ebbe l’occasione di par-tecipare a due udienze dal Santo Padre e di sentirsi da lui rivolgere parole di af-fetto e di apprezzamento per la sua opera.Pio X aveva già espresso a don Guanella l’intenzio-ne di erigere a parrocchia la chiesa di San Giusep-pe e per questo le prati-che per l’erezione cano-nica furono sollecite. Il 30

giugno successivo fu una domenica ancora partico-larmente solenne: il cardi-nal Pietro Respighi, Cardi-nale Vicario, diede lettura della Bolla papale di costi-tuzione della parrocchia e fece l’immissione canoni-ca del parroco, don Aurelio Bacciarini. Egli avrebbe do-vuto, secondo la prassi del tempo, sostenere gli esami prescritti di confessore e di parroco presso il Vicariato, ma non fece in tempo. Il Papa concesse la dispensa scherzando: “Don Guanella ha bisogno sempre di ecce-zioni, e ben vada per la via delle eccezioni…”.La nuova parrocchia com-prendeva quindicimila abi-tanti, ma la cronaca anno-ta: “che si avviano a divenir presto ventimila e più” e comprendeva anche parti di territori smembrati da altre parrocchie viciniori, giungendo fino a confinare con le mura vaticane. Una porzione di popolo di Dio molto vasto che, unito allo zelo apostolico del parro-co e dei suoi primi collabo-ratori, faceva dire da Pio X a don Guanella: “Ho un la-mento da fare: quei vostri preti di San Giuseppe lavo-rano troppo”. Ma proprio don Luigi aveva insegnato ai suoi preti che alla sera dovevano andare a letto stanchi, come se avessero ricevuto un sacco di basto-nate. ●

1 La Divina Provvidenza, ottobre 1911, pag. 1282 Id. pag. 128; febbraio 1911, pag. 343 Id., aprile 1911, pag. 584 Id. gennaio 1911, pag. 205 Id. agosto 1911, pag. 1176 Beria Attilio, La devozione a S. Giuseppe nella vita spirituale del beato don Luigi Guanella, in “Atti della seconda settimana giuseppina”, Roma 1964, pag. 857 La Divina Provvidenza, febbraio 1911, pag. 348 Id. novembre 1911, pag. 1389 Id. marzo 1912, pag. 4310 Id. dicembre 1911, pag. 15011 Id. aprile 1912, pag. 63

La prima basilichetta foto di gruppo del 1912

Il primo oratorio annesso alla Basilica San Giuseppe al Trionfale

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La Divina Provvidenza7 ● 2-2012

E rano i primi giorni del ridente mag-gio e l’aria spirava leggera e fresca,

non ancora riscaldata dai raggi nascenti del sole; la natura pareva invitasse tut-ti a muover passo verso la fiorita campa-gna per contemplare la magnificenza del suo aspetto. Io ero salita sopra una riva, e di là ammiravo con la massima com-piacenza il panorama grandioso che si spiegava dinnanzi a me e in cui, ad ogni tratto, vi scoprivo nuove vedute, nuove bellezze. Intanto mi divertivo seduta su molle erbetta a cogliere odorose mam-mole, margheritine rosse e bianche, ci-clamini e altri leggiadri fiorellini, di cui era smaltato quel praticello.

Si vedevano le farfalle, tinte a varii co-lori, svolazzare festose, poi posarsi sui calici dei fiori a succhiarne il nettare, e

le snelle e baldanzose capre correre su e giù in cerca di fresco citiso. Si udiva solo il dolce mormorio del limpido ru-scello, che quasi sotto ai miei piedi scor-reva tranquillo, e il tintinnio del campa-nello di qualche capra o giovenca poco lontano a pascolare.

Di quali pensieri sublimi e casti affetti non è fecondo un silenzio così maesto-so! Mi pareva di essere trasferita in un nuovo mondo, ove vi regnasse solo l’or-dine e la calma. Vi stetti tre lunghe ore a leggere ed a contemplare il gran libro della natura, ad ammirare la potenza, la sapienza e la bontà del Creatore; e con l’animo compreso da sensi di amore e di riconoscenza per Dio, cheta cheta mi av-viai alla mia consueta abitazione1.

suor Chiara Bosatta

Un mattino primaverile

1887 - 2012 125° anniversario della morte di suor Chiara Bosatta

Suor Chiara è a Gravedona (Como), presso l’istituto delle Canossiane, per completare gli studi (1881-1882). Ecco un compito d’italiano: una pagina suggestiva che ci avvicina al suo volto bello, sereno e al suo spirito atto alla contemplazione.

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Figure significative

La Divina Provvidenza8 ● 2-2012

Segno della carità di Dio fu la beata Chiara Bosatta, discepola di don Luigi Guanella e con lui partecipe del carisma di dedizione agli ultimi, nella piena e incrollabile fiducia della Provvidenza. Beato Giovanni Paolo II Omelia della Beatificazione 21 aprile 1991

suor Chiara Bosat-ta muore il 20 apri-le 1887, non ha anco-

ra compiuto i 29 anni. Sono trascorsi ormai 125 anni da quel giorno eppure si av-verte la sua presenza fre-sca e giovane: un invito for-te a ritornare alle origini e a vivere meglio la spiritua-lità e la missione guanel-liana. Il Santo Padre Gio-vanni Paolo II, nell’omelia

per la beatificazione, ave-va evidenziato come suor Chiara seppe essere “par-tecipe” del carisma gua-nelliano vissuto fino all’e-roismo: “Segno della carità di Dio fu la beata Chiara Bosatta, discepola di don Luigi Guanella e con lui partecipe del carisma di dedizione agli ultimi, nella piena e incrollabile fiducia della Provvidenza.”2 E Don

Guanella non aveva esitato a definirla “pietra fonda-mentale” della sua opera, “vittima preziosa”.

Di conseguenza per chiun-que, a vario titolo, si ri-conosce parte della gran-de famiglia guanelliana, il ripensare e il confrontarsi con suor Chiara è anzitut-to un atto di fiducia, di de-vozione verso don Guanella

Chiara... fior di primaveradi Franca Vendramin

L’addioVenne il momento di riporre il corpo nel suo feretro. Fu chi osservò (don Guanella) a suor Mar-cellina: “Suor Chiara in tempo di malattia e quando nelle sue pene interiori pativa tanto, met-teva la mano al cuore e si contorceva e pareva che quel suo cuore le scoppiasse in seno ... O che mistero di quel cuore benedetto! Non si potrebbe aprire sezione e vedere?”. Suor Marcellina tacque, aveva gli occhi rossi di lacrime e rispose: “No, perchè mi parrebbe di farle male ... suor Chiara è un’anima bella e Dio lo sa. Quello che essa è al cospetto di Dio, quello sarà per sempre”. E si dispose al seppellimento. Coperse di un velo bianco quel volto sempre candido ed escla-mò per ultimo: “Il tuo sacrificio è compiuto, prega per tutti noi”.7

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stesso. Se ci si pone in tale ottica, si comprende come questa ricorrenza giubila-re, non è un semplice ge-sto esteriore bensì investe in profondità la nostra esi-stenza. Don Luigi Guanella conservò sempre nel cuore la commozione per essere stato prescelto dalla Prov-videnza ad accompagnare questa vocazione straordi-naria. Risaltano immedia-ti lo stupore e la tenerez-za con cui egli “guardava” suor Chiara fin da bambina: un fiore. Della sua infan-zia dice: “Marcellina è la sorella maggiore: è buona conoscitrice, è buona mer-cantessa nel trattare le buone merci che la riguar-dano. Con occhio scrutato-re osservava i passi della giovinetta Dina (suor Chia-ra): ne studiava gli anda-menti, ne scrutava le in-clinazioni più minute. E scorgeva che la sua Dina in casa sorrideva ai genitori come un fior di primavera, tra i fratelli era come la viola mammola olezzante di modestia, in strada era

popolo cristiano”4.

Mi sembra significativo, al-lora, riproporre l’even-to della morte di Chiara “ascoltando” la voce di don Guanella. La narrazione è suddivisa idealmente in tre quadri. Unica è la corni-ce luminosa: la primavera, e per questo fiore non po-teva essere diversamente. Scrive: “Verso il principio di marzo, proprio all’av-vicinarsi della primavera, ella intuì che non l’avreb-be più veduta con gli occhi del corpo ... non rare vol-te cadeva in un sopore che pareva agonia … traeva un sospirone e diceva: Vedrò il mio Signore!”.5

A distanza di 125 anni, suor Chiara mantiene la lumino-sità e la fragranza di un fio-re di primavera. Credo che questa sconcer-tante realtà è un segno di speranza e, nel contem-po, ci sprona all’imitazio-ne. Nella semplicità del quotidiano possiamo infat-ti, camminare dietro le sue

Caro don Leone,quest’angioletto di Suor Chiara par proprio che voglia spiegar le ali al Cielo.Se vuoi salutarla vivente converrà che tu venga stasera perché domani potrebbe non essere più con noi.

Don Luigi GuanellaPianello, 20 aprile 1887

un giglio puro, nella Chie-sa era già un piccolo serafi-no di fervore”3.

Un altro esempio esplici-to sono le biografie che egli scrisse o fece scrive-re: il suo manoscritto “Un fiore di virtù da terra tra-piantato nel paradiso” (1887/1888); la prima bio-grafia ufficiale del sacer-dote Luigi D’Antuono: “Un primo fiore svelto dal giar-dino della Piccola Casa del-la divina Provvidenza della città di Como e trapianta-to in cielo” (1892), il testo di Maddalena Albini Crosta “Fiore di Cielo. Cenni bio-grafici di suor Chiara Bosat-ta al secolo Dina” (1910). E questo fiore sbocciò vera-mente in tutta la sua bel-lezza. Si legge nel breve apostolico della beatifica-zione: “La venerabile serva di Dio Chiara Bosatta è il primo fiore di santità della famiglia religiosa che don Luigi Guanella ha fondato e deve essere considerata una delle lampade che dif-fondono la luce di Dio sul

Elogio funebreNell’anno del Signore 1887, il giorno 20 del mese di aprile, alle ore sei pomeridiane, ha reso l’a-nima a Dio Dina Bosatta (suor Chiara), figlia del fu Alessandro e della ancora vivente Rosa Maz-zucchi, in comunione con la santa madre Chiesa, dopo essersi confessata da me Luigi Guanel-la, ricevuta l’Eucaristia e l’Unzione degli Infermi. Le sue spoglie mortali furono da me sepolte nel cimitero di questa chiesa il giorno 22 seguente. La suddetta Dina Bosatta non ha mai mac-chiato l’innocenza battesimale. Visse nell’ospizio di Pianello come vicesuperiora. Fu grande-mente amata dalle fanciulle orfane e dalle consorelle. Fu modello di tutte le virtù. Negli ultimi due anni fu arricchita da Dio di speciali carismi. Mentre stava per morire, come rapita in estasi, sospirò il paradiso e il Signore. Visse ventotto anni. Il numeroso concorso del popolo di Pianello e dei paesi vicini, la pianse nei riti funebri e per se stesso trovò conforto. Per cinque mesi, tutti i giorni, con grandissima devozione ricevette la santissima Eucaristia; mentre era degente nella casa parrocchiale, affetta da lenta malattia, consumò la sua vita attraverso una vera passione del corpo e dello spirito. La nostra sorella fu come giglio piantato nel giardino del paradiso. Preghi per me e per tutti gli ospiti delle case dell’ospizio di Pianello e di Como, dove la diletta consorella, mentre era vicesuperiora, con la propria sorella Marcellina, nell’ottobre dell’anno scorso cadde inferma, offrendosi vittima per tutti i suoi a Dio. Luigi Guanella, economo spirituale e direttore degli ospizi, sebbene inesperto e indegno.8

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Figure significative

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Suor Chiara amatissima, che umile fino all’eroismo

passasti sulla terra quasi fiore di cielo, spargendo intorno

il profumo delle virtù più difficili, prega

il tuo Sposo celeste per la Casa che tanto amasti e per quanti in

essa spendono la vita ed il cuore.

Fiore di Cielo, fa' sentire il tuo profumo

a chiunque ti legge, di te parla, o ti invoca!

Maddalena Albini Crosta

orme anche noi sicuri di poter rivestire, un giorno, i colori sempre nuovi e fre-schi del fiore eterno: quel-lo dell’Amore. Ed è proprio così che si conclude il sigil-lo della causa di beatifica-zione.

“Suor Chiara: questa umi-le figlia della Chiesa, de-dicandosi al compimento delle consuete azioni del-la vita quotidiana, ha rag-giunto virtù altissime. La stessa può indicare a tutti i fedeli che come lei pere-grinano, attraverso le dif-ficoltà e le lotte della vita, quale sia la via da intra-prendere per poter più fa-cilmente e più sicuramente giungere alla mèta. Ancor più siamo presi da grande ammirazione e ci sentiamo confortati, perché a tutti è dato di vedere una grande perfezione ed abbondan-za di meriti, attraverso il compimento delle semplici azioni di ogni giorno, fat-te per amore di Dio. è ciò che decretiamo e vogliamo sia valido ora e per il tem-po futuro”.6

La morteSuor Chiara era giunta all’eroismo di tanta pazienza e di tan-ti patimenti, confortata dalla S. Comunione. Verso sera peg-giorò assai. Si chiamarono le consorelle, vennero pie perso-ne e si espose il SS. Sacramento, intanto si pregava perché il transito pareva imminente. Un gruppo delle sue orfanelle vennero a salutarla per l’ul-tima volta e ricevere la benedizione; poi suor Chiara fece cenno che partissero, che partissero presto. Voleva essere sola con Dio nella tribolazione estrema. Le pareva troppo che cuori teneri ed innocenti assistessero ad una lotta da gigante. Scendeva il fresco della sera e suor Agnese alimentava un focherello nel caminetto: “Via quel fuoco!” esclamava suor Chiara con voce quasi morente. E suor Agnese subito spen-se quella fiammella. Che era questo? Parve senza dubbio al Sacerdote assistente le sue agonie che suor Chiara ricordas-se le fiamme del Purgatorio e che dicesse: “Non le voglio … io mi sono offerta tutta al Signore nell’anima e nel corpo e voglio volare al Cielo”. E così è da credere poiché suor Chia-ra poteva ben dire con fiducia il consummatum est … ave-va fatto in tutto e sempre la volontà del Signore, aveva fat-to del bene e aveva pure patito tanto. Che temere allora? Continuò per brevi istanti la sua agonia e spirò placidamen-te nel Signore. In volto le rimase impressa la compostezza e per poco non dico l’aureola propria di persona santa, vergine e martire. Si compose la salma benedetta e si diede il permesso di vi-sitarla e di pregare. Le persone che si succedevano esclamavano: “Quanta bel-lezza! Non è morta ma dorme! Quante benedizioni la bell’ani-ma di suor Chiara attirerà dal Cielo sopra l’Ospizio e sopra tut-to il paese!”.9

1 E. Soscia - F. Bucci, Chiara Bosatta. Scritti e documenti, Nuove Frontiere Editrice, Roma 2002, pp. 26-27.2 Giovanni Paolo II, Omelia per la beatificazione di suor Chiara Bosatta, Roma 21.4.1991.3 L. Guanella, Non ritornerà più dunque Suor Chiara fra noi?, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1982, pp. 13-14. 4 E. Soscia - F. Bucci, Chiara Bosatta..., op. cit., p. 396.5 L. Guanella, Non ritornerà... , op. cit., p. 88.6 Ibidem, p. 391.7 Ibidem, p. 92.8 E. Soscia - F. Bucci, Chiara Bosatta..., op. cit., pp. 199-200.9 Ibidem, pp. 89-91.

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Quando intEgrarE è difficile Integrare. Ognuno ha l’esperienza di fatti, di condi-

zioni, di situazioni in cui si va in tilt, ci si trova sprovveduti, incapaci di applicare questa preziosa facoltà. Ci si pensa in buona salute ed ecco la diagnosi inattesa di una malattia seria. Il legame d’amore e d’intesa con una persona cara è brutalmente spezzato dalla morte. Integrare vuol dire assumere quel che succede, se possibile cam-biare quel che non va, altrimenti conviverci, anzi approfittarne. Conviene tener conto che integrare richiede tempo, poco o a volte prolungato. Occupa uno spazio di vita in cui non si è tranquilli, si è a disagio, o proprio si sta male. E’ un momento di spesa energetica per tentare di accomodare le cose.Questo è il problema: di fronte a un evento sgradito, inatteso, o drammatico, quanto tempo, quante energie, quanto disagio si è disposti a spendere prima di ricreare l’armonia dentro, avendolo debitamente integrato?Impegnarsi a integrare quel che fa problema rende più leggera l’e-sistenza, ne migliora la qualità.

2° tema: la mORTE

Sorniona, imprevedibi-le, cinicamente imparziale, la morte non smette mai di affermare la sua presenza, il suo diritto a far parte della vita. Se ne ha istintivamente paura. Le culture moderne si affan-nano a nasconderla. C’è comunque e, ogni tanto, tocca a ognuno fare i conti con lei. Indifferente ci porta via personaggi che ci danno fasti-dio, come gli affetti più cari. Fa spa-rire chi è ora che muoia, come chi sta giusto cominciando a vivere.Una morte, quando succede, è una vicenda drammatica non facile da integrare per chi ne è toccato. Fare il lutto è il processo interiore che permette di regolare gli aspetti più penosi che ogni morte comporta.

di VItO VIGANò, psicologo

Fare un lutto salutare

introduzione al dossier

Nel lutto c’è da integrare il ricordo ancora vivo, penoso, del degrado fisico che ha portato alla morte una persona cara. Il legame di affetto induce a soffrire, se sta male chi si ama. C’è la pena di sentirsi impoten-ti a impedire la perdita irreparabile di funzioni vitali.E poi c’è lo sparire della persona a cui si vuole bene. Chi ha occupato finora uno spazio magari grande negli affetti e nelle attenzioni, è stato un riferimento apprezzato, un compagno, un figlio, un amico, d’un tratto non c’è più. Resta un vuoto. Il vuoto che si lascia dietro una mor-te è forse il risvolto più critico da integrare nel lutto. E’ inquietante, insoddisfacente. L’istinto vitale non

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ammette vuoti dentro troppo im-portanti.

Un tempo per piangere. Ogni lutto richiede un suo tempo. Se ne ha bisogno per provare, ma-nifestare, condividere la propria tristezza. Ogni perdita, e special-mente quella di un affetto, compor-ta dispiacere, rammarico, mestizia, sconforto, sentimenti espressi dal-le lacrime, dal ritiro in se stessi, da una minore disponibilità a dedi-carsi agli interessi abituali. Questi risvolti emotivi sono accentuati dal rendersi conto, con una morte, che la perdita è definitiva, irreparabi-le. Sovente sono accompagnati da espressioni di rabbia, per una pre-sunta ingiustizia per la privazione subita. Si ha bisogno di incolpare qualcuno, i medici incapaci di im-pedire la morte, o Dio che l’ha per-messa, o la persona defunta stessa che non si è curata o si è lasciata an-dare. Tristezza e pianto si rinnovano ogni volta che il pensiero ritorna a chi si è amato e che ora non c’è più. E’ una fase del lutto importante da vivere, per quanto penosa, come se occorresse spendere un capitale di lacrime, quelle fisiche e non solo, per potersi riprendere.

Un tempo per sostituire. Occorre tempo per portare avanti la seconda operazione che un lut-to sano richiede. Riguarda il vuoto rimasto dentro, lo spazio vacante occupato prima da chi non c’è più. Restano i ricordi, ancora vivi, che danno l’impressione di occupare ancora tutto lo spazio. Ma si dice, e giustamente, che non si può vivere solo di ricordi. Più si piange e me-

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La prossimità degli altri, la loro partecipazione sono un richiamo discreto alla vita che continua, ad altre relazioni da coltivare.

glio ci si rende conto del vuoto che la perdita si è lasciato dietro.I vuoti interiori sono sgradevoli. Oc-corre riempirli, darsi da fare per tro-vare quel che può prendere posto dentro, in sostituzione di quel che la morte si è portato via. Sostitui-re richiede il suo tempo, variabile dall’uno all’altro, e non solo per tro-vare alternative interessanti. Per un certo tempo pensieri e sentimenti ruotano insistenti attorno a chi ora non c’è più. Ci si sente ancora inva-si dai ricordi. L’esigenza è come di rispettare il posto, per quanto ora vuoto, occupato in precedenza da chi è morto. Non si osa occuparlo con altro.Col tempo appunto, i ricordi si fan-

Le opere di misericordia corporali Dar da mangiare agli affamati.

Dar da bere agli assetati.

Vestire gli ignudi.

Alloggiare i pellegrini.

Visitare gli infermi.

Visitare i carcerati.

Seppellire i morti.

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La prossimità degli altri, la loro partecipazione sono un richiamo discreto alla vita che continua, ad altre relazioni da coltivare.

La prossimità e la partecipazione favoriscono l'elaborazione del dolore e la progressione del lutto. Non sono le parole che fanno bene, è la presenza, a condizione che sia sincera e partecipe.

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no meno prioritari, meno incom-benti. Si è inoltre sollecitati dalle realtà in cui si vive comunque, con l’offerta di alternative che possono rappresentare. Si rifà vivo il bisogno istintivo, insoffocabile, di una vita piena, soddisfacente.

Chiudere il lutto: sopravvivere. La conclusione del lutto comporta una decisione. Si è pianto, si è per-cepito tutto il vuoto lasciato da chi non c’è più. La perdita, non ci sono alternative, è accettata come par-te della realtà con cui convivere. L’istinto vitale induce a ridivenire sensibili, aperti alle suggestioni del vivere. La decisione è allora di vol-tare pagina, di continuare la propria

esistenza malgrado e con la perdita subita. Si avrà forse ragione di ram-maricarsene per sempre, senza che comprometta o impedisca un’e-sistenza piena. Qualche lutto più difficile comporta il rischio di pian-gere troppo o di non permettersi di pensare o di guardare ad altro. Si dice a volte: “Dopo questa morte la mia vita non sarà più come prima”. E in un certo senso è vero, perché il cambiamento che una morte im-pone è radicale, definitivo. Questo non impedisce però di ricostruirsi un altro modo di vivere, per tornare a gustare piena la propria esistenza.

Lutto e oblio. Si fa fatica a chiudere un lutto a vol-te per la paura dell’oblio. Dimentica-re chi è morto sembra inaccettabile, un’ingiustizia, un tradimento. La condizione mentale dell’oblio, pre-ziosa, sprofonda nell’inconscio quel che non occorre più tenere davanti agli occhi, o l’averlo in una memo-ria recuperabile facilmente. Si resta così liberi e leggeri per ricordare quel che oggi è più importante. Fi-nire un lutto non è avere finalmente dimenticato. Ci sono cose che non si potranno mai dimenticare. Un ricordo si rinnova vivo e frequente quanto maggiore è stata l’intensità emotiva di quel che si è vissuto. Il lutto permette di distinguere tra i ricordi ancora vivi dentro e la realtà attuale di una presenza che non c’è più. Si ha diritto, sempre, ai propri ri-cordi. Si possono vivere serenamen-te, senza impedire l’aprirsi ad altre realtà gratificanti. Ostinarsi sui soli ricordi arrischia di ritrovarsi frustra-ti, impoveriti, inaciditi, pesanti per se stessi e per gli altri.

Intimità del lutto e rituali. La vita sociale prevede procedure, cerimonie, rituali che ufficializzano la conclusione della presenza socia-le del defunto. La chiesa aggiunge celebrazioni e preghiere per l’ani-ma del defunto alla sepoltura e agli anniversari. C’è il rischio che queste pratiche attorno a chi non c’è più si riducano a formalismi, a sempli-ci cerimonie, a fatti esteriori poveri di senso umano. Se vissuti in modo partecipe e coinvolto, sono preziosi nel ritmare e favorire il procedere del lutto, che è essenzialmente un cammino interiore. Confermano la realtà di un essere caro che non c’è più, sono l’evidenza del vuoto che si è lasciato dietro. Nello stesso tem-po la prossimità degli altri, la loro partecipazione sono un richiamo discreto alla vita che continua, ad altre relazioni da coltivare. Visite e contatti di parenti e di conoscenti, se non possono pretendere di col-mare il vuoto di cui si soffre, sono un lenimento alla minaccia di soli-tudine e di abbandono che la perdi-ta subita può innescare.Nel condividere il vissuto con chi è in lutto si prova a volte il disagio di non saper trovare le espressioni più efficaci per consolare. In realtà non si tratta di consolare. Bisogna che un dolore sia vissuto. La prossimità e la partecipazione favoriscono la sua elaborazione e la progressione del lutto. Non sono le parole che fanno bene, è la presenza, a condi-zione che sia sincera e partecipe. ●

Seppellire i morti Uno dei quadri delle "Opere di Mise-ricordia" dipinti da Mario Bogani nel Santuario S. Cuore in Como

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Partiamo da una cita-zione del pensiero di don Guanel-la che ci permette di capire che da sempre la morte e il lutto sono stati oggetto di quel processo psicolo-gico che gli studiosi hanno defini-to “rimozione”. Non è soltanto una caratteristica dei nostri giorni, nei quali l’incapacità di sostenere la sofferenza e il lutto pare essere au-mentata, le tumulazioni dei defunti avvengono sempre più spesso in gran silenzio, con la sola partecipa-zione dei congiunti più stretti, molti fanno fatica a parlare della morte e dei loro sentimenti in caso di lutto, tanti si au gurano una morte rapida e improvvisa, la questione della vita eterna presso Dio è finita ai margini.Scriveva, dunque, don Guanella nell’operetta ascetica "Il pane dell’a-nima - II corso", pubblicata nel 1884, «Si usano in questi giorni tutti i modi per allontanare la memoria di dover morire. Non si vorrebbero udire an-nunzi di morte, non suoni lugubri di campane. Una bara funerea farebbe svenire, perciò si impedisce quanto si può che di giorno si porti un cadavere a seppellire. Non si vogliono visitare i cimiteri, luogo di riposo dei nostri cari defunti, col proposito di pensare alla morte…».

Morire è un’arteIn questo, non siamo né peggiori né migliori dei nostri predecessori; come ieri, anche oggi siamo chia-mati a compiere lo sforzo di inte-

grare la morte e il lutto. Semmai il problema vero è quello di fornire motivi validi perché questo com-pito possa essere svolto e in modo costruttivo; la pastorale, la cateche-si, la predicazione, sono chiamate a questa sfida: offrire all’uomo con-temporaneo le ragioni che lo spin-gano ad una sana ars moriendi, cioè a prepararsi alla morte, praticando uno stile di vita (ars vivendi) motiva-to e sostenuto dalla Pasqua di Gesù. Morire, come del resto vivere, è un’arte che si acquisisce pratican-dola nell’intero arco della vita; detto con parole più semplici: si muore serenamente se ci si prepara ade-guatamente. Il filosofo tedesco F. Nietzsche, forse suo malgrado, ha fornito una delle più convincenti definizioni dell’arte di morire: «Bi-sogna congedarsi dalla vita come Odisseo da Nausicaa, piuttosto bene-dicendola che restando innamorati di essa» (Al di là del bene e del male, n. 96).L’arte di morire è l’arte di “vincere” la morte. La stragrande maggioranza degli uomini, purtroppo, è costitu-ita da “morti viventi”, persone che sono già morte prima ancora di morire, che non hanno “conquista-to” e “vinto” la morte ed è questa in definitiva la grande tragedia: non aver “vinto” la morte durante la vita. “Vincere” la morte significa sottrarle il sinistro potere di farci credere che sia la fine di tutto.

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Bisogna congedarsi dalla vita come Odisseo da Nausicaa, piuttosto benedi-cendola che restando innamorati di essa (F. Nietzsche)

di PINO VENERItO, sacerdote e educatore

Il mistero della morte nella spiritualità di don Guanella

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli: Beati gli afflitti perché saranno consolati. Beati i miti perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nel regno dei cieli. Vangelo di Matteo 5, 1-12

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Il cimitero: luogo di preghieraDon Guanella, attingendo alla tra-dizione cristiana, ci offre un valido aiuto per “imparare” quest’arte. Ne-gli anni (1867-75) in cui fu destina-to alla cura pastorale degli abitanti di Savogno, un piccolo paese di montagna nella Valle Bregaglia, tra le tante iniziative cui diede mano si dedicò anche alla costruzione di un nuovo cimitero fuori dell’abitato, come del resto disponevano già da tempo le leggi. Ottenne di costruire il cimitero in subappalto, apportan-do tra l’altro una radicale modifica al progetto iniziale approvato dalle autorità comunali: il cimitero dove-va diventare luogo di preghiera, di catechesi, di annuncio della fede. Per questo motivo sulla parete in-terna del muro di cinta fece col-locare le stazioni della via crucis e sulla parete esterna alcune lapidi con pensieri che potessero aiuta-re le persone a “integrare”, come si direbbe oggi, nel proprio cammino di fede la realtà della morte. Una di queste lapidi riporta questa frase: «La morte è strada al paradiso».La fede cristiana afferma che l’uomo

non scompare nella morte, ma vie-ne trasformato da Dio in una nuo-va creazione. Questa speranza in una nuova vita è sorta per noi nella vita, morte e risurrezione di Gesù di Nazaret. Il paradiso è la meta finale verso la quale siamo incamminati: dimenticarlo è abbandonarsi alla morte, ridursi a “morti viventi”.

Mai dire “basta”Conquistare e vincere la morte, per don Guanella, significa anche prati-care ogni giorno la mortificazione, che intendeva come impegno du-plice a far morire (mortificare= dare la morte) o limitare dentro di noi dinamismi e tendenze che ci spin-gono verso il male e a farne nasce-re altri che siano più in linea con il Vangelo di Gesù. In una parola: far morire l’uomo vecchio e far nascere l’uomo nuovo, saper dire dei no per dilatare il nostro sì a Dio. Ognuno ha le sue mortificazioni maggiormente cariche di significato; don Guanella propone quella del lavoro, nell’ac-cezione significativa di fatica affron-tata per estendere la carità. Una ca-rità “di persona”, vissuta con il cuore

e sulla propria pelle, una carità che sa affrontare difficoltà e stanchezze senza mai dire “Basta!”: questa, dice don Guanella, è la via migliore per “integrare” la realtà della morte. A questo punto, sembra di poter dire che il vero problema non è quindi di sapere se c’è qualcosa dopo la morte, se saremo vivi dopo la morte, ma se siamo vivi prima della morte. A essere interpellata è la testimonianza personale di vita e di fede di ciascuno di noi: il nostro atteggiamento nei confronti della vita e del mondo, della nostra mor-te e di quella altrui. ●

Bisogna congedarsi dalla vita come Odisseo da Nausicaa, piuttosto benedi-cendola che restando innamorati di essa (F. Nietzsche)

Savogno (Sondrio) Cimitero: panoramica Don Guanella fece porre sulla parete interna del muro di cinta le stazioni della Via Crucis e su quella esterna alcune lapidi con pensieri sulla morte.

Il paradiso è la meta finale verso la quale siamo incamminati: dimenticarlo è abbandonarsi alla morte, ridursi a “morti viventi”.

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Notizie di Casa

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Nella Chiesa del Sacro Cuore a Como, la Casa della divina Provvidenza ha eretto un altare votivo alla Madonna di Lourdes, e vi ha iniziato la pratica santa di dedicarle il mese di febbraio in riconoscenza di grazie individuali e collettive ricevute, ad impetrazione di molte altre grazie che spera di ricevere. Anche nelle altre nostre Case si fa la stessa pratica con il massimo fervore, animata ancora di più dal fervore di alcuni ricoverati e di parecchie Suore che ebbero già la bella sorte di pellegrinare alla Grotta benedetta, riportando un’ebbrezza santa di tenerezza per la bianca Vergine dei Pirenei. Molti nostri amici interpongono le preghiere dei nostri orfani e delle nostre orfanelle nelle maggiori necessità, ed abbiamo la consolazione di sapere che più e più volte tornarono esauditi.Ora, se qualcuno ricevesse per mezzo dei nostri cari ricoverati qualche grazia segnalata e credesse di pubblicarla in omaggio di ricono-scenza alla Madonna, la faccia conoscere alla nostra Redazione e questo foglio se ne farà di buon grado l’araldo. Intanto raccomandiamo all’ Immacolata la nostra cara Italia perché in essa tornino e si rinsaldino l’antica fede ed i costumi cristiani. Ad essa che si è rivelata sui Pirenei che difendono la Francia dall’invadenza straniera, raccomandiamo la Francia stessa perché colpita ed ammonita dall’attuale flagello dell’inondazione e dai guai interni, apra gli occhi e riconosca nella mano di Dio che la percuote, la mano di un Dio che le è padre amorosissimo.O Vergine bella di Lourdes, guarda l’Italia, guarda la Francia, guarda tutto il mondo con il tuo occhio di misericordia, fa sentire la tua voce

Diocesi di Como - OPERA DON GUANELLA - Unitalsi

Lourdes e la Casa della divina Provvidenza (Da “La Divina Provvidenza”, febbraio 1910, pp. 20-21)

GraNDE PELLEGriNaGGiO

a LOUrDES IN RINGRAZIAMENTO

PER LA CANONIZZAZIONE DI

SAN LUIGI GUANELLA

8-14 ottobre 2012

la Diocesi di Como, a noi cara per essere la Dioce-si di appartenenza del nostro Fondatore, san Luigi Guanella, e della beata Chiara Bosatta, dove hanno

sede le Case madri dell'Opera guanelliana, ha voluto dare al consueto Pellegrinaggio annuale a Lourdes, il timbro del ringraziamento per la sua canonizzazione.Verranno portate a Lourdes le Reliquie del nuovo Santo in un apposito scomparto del treno bianco, destinato ad es-sere luogo di silenzio e di preghiera, quindi saranno poste nella Basilica del Rosario di Lourdes. Ci sembra particolarmente significativo rileggere quanto don Guanella scriveva sul Bollettino “La Divina Provviden-za”, dopo essere stato egli stesso pellegrino a Lourdes nel

1903. E’ una bella pagina che colpisce per la freschezza e l’at-tualità che emana, oltre che essere una conferma dell’a-more di predilezione con cui il nostro Fondatore guardò sempre l’Immacolata.“In tutto il mistero della Madonna, il grande amore di Don Guanella fu l’Immacolata, fin dalle occasioni felici dei suoi anni di formazione” (don Attilio Beria). ●

Casa divina ProvvidenzaVia T. Grossi 18 - 22100 COMOtel. 031 296 711 - fax 031 296 [email protected]

Lourdes, 12-18 ottobre 2008: immagini del grande pellegrinaggio giubilare diocesano organizzato dalla Diocesi di Como in collaborazione con l'Opera Don Guanella e l'Unitalsi e guidato dal vescovo di Como mons. Diego Coletti.

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LourdES: 8 – 14 ottobre 2012LUNEDI 8 OTTOBRE

Partenza

MARTEDI 9 OTTOBRE Accoglienza delle Reliquie di S. Luigi Guanella - Visita

alla Grotta - Liturgia Penitenziale per gli Ammalati e i Pellegrini - Reposizione delle Reliquie di San Luigi Gua-nella presso la Basilica del Rosario - Santa Messa di apertura del Pellegrinaggio

MERCOLEDI 10 OTTOBRE Santa Messa Internazionale - Sui passi di Bernadette

o Via Crucis - Catechesi sul tema dell’anno a Lourdes - Consegna del Rosario diocesano ai Pellegrini - Pro-cessione aux flambeaux

GIOVEDI 11 OTTOBRE: GIORNAtA SACERDOtALE E GUANELLIANA

APERTURA DELL’ANNO DELLA FEDE Santa Messa in onore di San Luigi Guanella - Presen-

tazione della figura del nuovo Santo e dono ai Pellegrini dell’operetta “Un saluto all’Immacolata di Lourdes” (don Guanella) - Sui passi di Bernadette / Via Crucis - Bagno alle piscine per gli Ammalati - Processione Eucaristica

VENERDI 12 OTTOBRE Santa Messa alla Grotta Benedetta - Santo Rosario del

pellegrinaggio con la Cerimonia di Accoglienza degli Anniversari (Matrimonio, Sacerdozio, Professione Reli-giosa …) - Saluto alla Grotta e offerta del Cero del Pelle-grinaggio (Diocesi, Opera don Guanella, UNITALSI)

SABATO 13 OTTOBRE Santa Messa conclusiva.

DOMENICA 14 OTTOBRE Partenza e arrivo

Diocesi di Como - OPERA DON GUANELLA - Unitalsi

iSCriZioniIscriversi direttamente alle Sezioni UNITALSI che daranno tutte le indica-zioni necessarie: orario del viaggio/diverse possibilità di alloggio in alber-go/accompagnamento per malati e disabili ecc.

Sezione di COMO: tel. 031/30.44.30 Nei giorni: martedì/giovedi ore 14.00-18.00 oppure 346/63.45.474

Sezione di SONDRIO: tel. 0342/210284 Nei giorni: lunedi/venerdi ore 9.00-12.00 - mercoledi: ore 15.00-18.00

IL PROGRAMMA PREVEDE DIFFERENTI MODALITà DI PARTECIPAzIONE

Con l’UNITALSI in treno, dall’8 al 14 ottobre: quota-base 570 euro. Con l’UNITALSI in aereo (partenza e arrivo alla Malpensa) dal 9 al 13

ottobre: quota base 635 euro. Inoltre è possibile partecipare: in aereo (3 giorni) 10-12 ottobre; in

pulman con partenza dalla Valtellina, dalla Valchiavenna e dall’alto Lago: 8-12 ottobre (5 giorni); in pulman con partenza da Como e dalle Valli Varesine 9-12 ottobre (4 giorni).

Per altre informazioni rivolgersi: SEGRETARIATO PELLEGRINAGGI DIOCESA-NO, tel. 031- 331.2232 aperto tutti mercoledì dalle 09:30 alle 12:00

divinamente materna, e sfolgorato l’errore, richiama e salva tutti quanti gli erranti. Salva, o Madre, la gioventù pericolante nell’officina, nella scuola, nella piazza. Infondi il tuo spirito di soavità e di pace in coloro che rovinano l’infanzia e fanno diventare ributtante la vecchiaia, che la civiltà e la religione circondano di venerazione.Salva, o Vergine Santa, le nostre famiglie, benedici i nostri inte-ressi, affinché tutti, con larghezza di cuore, possiamo favorire le opere buone ed aiutare quelle che dalla divina Provvidenza pren-dono il nome e muovono il passo. O Maria Santissima di Lourdes, sfolgora gli errori, ma salva e redimi gli erranti.

Sac. Luigi Guanella

Lourdes e la Casa della divina Provvidenza (Da “La Divina Provvidenza”, febbraio 1910, pp. 20-21)

programma

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Notizie di Casa

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sono gli stessi giova-ni comaschi a rico-noscere l’importan-

za dell’attività del nostro Centro Servizi alla Famiglia “La Grande Corte” della Casa Divina Provvidenza – Opera Don Guanella. Qual-che settimana fa il grup-po di ragazzi tra i 17 e i 19 anni della Youth Bank (vedi riquadro) ha valutato posi-tivamente l’ultimo proget-to de “La Grande Corte”, dal titolo “Parla con me”, ritenendolo di grande uti-lità perché rispondente ai bisogni e alle difficoltà del mondo giovanile, oltre ad essere stato formulato in maniera chiara, diretta e comprensibile. Ne è molto soddisfatto Samuele Rob-bioni, psicopedagogista responsabile del Centro: «Questo riconoscimento premia il nostro lavoro di questi anni per dare rispo-ste concrete e positive ai bisogni diffusi dei minori e delle loro famiglie, bisogni che si stanno facendo sem-pre più pressanti ed acu-ti anche sul nostro territo-rio. Un lavoro che è fatto innanzitutto di vicinan-za attenta ai ragazzi, per ascoltarli, capire le loro ri-chieste, aiutarli. E i ragaz-zi lo hanno capito». Il pro-getto “Parla con me”, che

grazie a questo riconosci-mento dei ragazzi ha po-tuto accedere ad un finan-ziamento da parte della Fondazione Provinciale del-la Comunità Comasca è, di fatto, un prolungamento e un ampliamento di un altro progetto del 2010 “scuo-la Mia”, per contrastare il grave fenomeno della di-spersione scolastica, sinto-mo di un sempre più diffuso disagio familiare e socia-le. Spiega il dott. Robbio-ni: «Dal confronto costan-te con le Scuole, i Servizi Sociali territoriali e i Piani di Zona è emersa una zona grigia di disagio e margina-lità che coinvolge soprat-tutto i ragazzi adolescenti all’interno della delicata fase della loro formazione identitaria. Quello che col-pisce è la loro incapacità di “raccontare” i loro vissuti personali, emotivi e quo-tidiani e la difficoltà degli adulti di trovare con loro un “linguaggio comune”. In questi anni di attività e lavoro psicopedagogico sul campo abbiamo cerca-to di far capire ai ragazzi che il Centro nei suoi vari servizi (consultorio, atti-vità laboratoriali, centro educativo, percorso di ac-compagnamento alla licen-za media) non è altro che

uno spazio dedicato appositamente a loro, in cui posso-no mettersi alla prova, sperimentarsi e raccontarsi al di fuori del contesto familiare e scolastico. Il passo succes-sivo è quello di mediare con loro, la famiglia e la scuo-la un linguaggio condiviso che tenga conto delle diverse aspettative e punti di vista». L’idea del progetto “Parla con me” è dunque quella di aumentare l’offerta del Cen-tro Servizi con laboratori esperienziali e di ri-motivazione allo studio, percorsi formativi sull’intelligenza emotiva e gestione del conflitto rivolti sia ai minori che ai genito-ri e ai docenti, percorsi di sostegno psicologico individua-le e di orientamento. Il finanziamento di questo proget-to garantisce l’accesso di un numero maggiore di minori ai percorsi educativi, dando loro la possibilità di impara-re a “scrivere” e “raccontare” in modo funzionale la loro vita in divenire.

La GraNDE COrtE

progetto “ ParLa CON mE ”di Silvia Fasana

Un progetto per aumentare l’offerta del Centro Servizi alla Famiglia con laboratori esperienziali e di ri-motivazione allo

studio, percorsi formativi sull’intelligenza emotiva e gestione del conflitto rivolti sia ai minori che ai genitori e ai docenti,

percorsi di sostegno psicologico individuale e di orientamento.

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La Divina Provvidenza19 ● 2-2012

La GraNDE COrtE Cos'è la Youth Bank? una iniziativa innovativa per giovani

La Youth Bank è una iniziativa innovativa condotta dai giovani per i giovani. Nata nell’Irlanda del Nord, in pochi anni si è radicata e diffusa sul territorio anche a livello internazionale, tanto che oggi, negli Stati Uniti, spesso, ove esiste una Fondazione comunitaria, la affianca anche un gruppo di giovani, che, con potere loro delegato dal-la stessa Fondazione, distribuisce denaro ad altri giovani per permettere loro di realizzare qualcosa di bello per loro stessi e per la loro comunità. La Youth Bank non è sol-tanto una via per distribuire dei contributi, ma un modo per responsabilizzare le nuove generazioni a diventare più consapevoli riguardo ai bisogni locali, imparando ad avere la responsabilità del denaro e aiutando chi è in si-tuazione di bisogno.

La Fondazione Provinciale della Comunità Comasca ON-LUS è stata la prima, nel 2007, ad introdurre in Italia la Youth Bank, tramite il Fondo De Orchi. Visti gli ottimi ri-sultati dell’esperienza fatta, ha deciso di replicarla negli anni successivi, verificando l’interesse di alcune scuole del territorio ad innovare il proprio approccio nei con-fronti della partecipazione degli studenti alla vita sociale. Così anche lo scorso anno è stato costituito un gruppo di ragazzi, che, dopo un incontro di formazione, ha iniziato ad operare, esaminando una serie di progetti riguardanti il campo dei giovani attraverso la documentazione per-venuta e contattando in seguito le Organizzazioni che li avevano presentati per approfondirli insieme. Infine i ra-gazzi hanno preso la difficile decisione su quali domande ammettere al contributo ed hanno comunicato le loro de-cisioni ad un gruppo di adulti. Per celebrare la conclusio-ne del loro lavoro, i giovani hanno organizzato un incontro pubblico con le Organizzazioni beneficiarie, tra cui, ap-punto, l’Opera Don Guanella.

Ricordiamo che l’obiettivo principale del Centro Servi-zi alla famiglia “La Grande Corte” è quello di fornire un sostegno di tipo educativo che permetta alla famiglia di valorizzare le sue risorse e di vivere rapporti emotivi, af-fettivi e sociali corretti ed adeguati alle proprie esigen-ze. “La Grande Corte” offre dunque servizi specifici al minore, al suo ambito familiare e alla rete sociale circo-stante, con particolare attenzione alle problematiche le-gate al disagio e alla conflittualità, in accordo con i valo-ri della pedagogia guanelliana che invita all’accoglienza e alla promozione integrale della persona. ● PER INFORMAZIONI ci si può rivolgere a “La Grande Cor-te”, Via T. Grossi 18, Como; tel. 031.296702; fax. 031.296898; e-mail: [email protected]; sito internet: www.gua-nellacomo.it.

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Notizie di Casa

La Divina Provvidenza20 ● 2-2012

Sabato 12 maggio, presso il salone del Centro Guanellia-no di Pastorale Giovanile, una festa di bambini, accom-pagnati dalle loro famiglie e da alcune insegnanti e ca-techiste, ha applaudito la premiazione dei vincitori della seconda edizione del concorso “Don Guanella colora la carità. Da ragazzino spericolato a testimone Santo dell’amore di Dio”, proposto dal Museo “Don Luigi Gua-nella” e dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile.Il concorso, rivolto agli alunni del secondo ciclo delle Scuole Primarie, aveva lo scopo di avvicinare i più gio-vani alla figura e al messaggio di don Luigi Guanella, grande “campione” della carità, canonizzato lo scorso 23 ottobre da Benedetto XVI. Hanno partecipato oltre cinquecento ragazzini di scuo-le e di oratori della città e delle provincie di Como, Son-drio e Varese, con opere che variano dai disegni, ai fu-metti, ai libri, ai calendari, ai giochi, ai testi in italiano e anche in inglese, agli ipertesti. «Siamo molto soddisfatti della grande partecipazione alla nostra iniziativa, giunta quest’anno alla sua terza edizione» - hanno commentato don Roberto Rossi, direttore del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile e don Adriano Folonaro, direttore del Museo “Don Luigi Guanella”. «Siamo stati favorevolmente impressionati dal grande impegno e dalla vivace creatività dimostrata dai bambini e anche dall’attento lavoro svolto da insegnanti e catechisti per presentare ai loro alunni la figura di don Guanella». (SF)

santuario sacro Cuore

Le voci del nuovo organoinaugurazione organo Mascioni n. 1190

J.S. Bach, M. Greene, J. Bonnet, L. Picchi, A. Antonini, M.E. Bossi sono stati i compositori che hanno consentito alla numerosa platea di appassionati di musica organistica di gustare le voci del nuovo organo Mascioni che la sera del 29 giugno 2012, alle ore 21.00, con un concerto organizzato dal rettore del Santuario S. Cuore in Como, don Angelo Gottardi, è stato inaugurato dall'illustre professore Alessandro Picchi, organista del Duomo di Como. Il maestro, calorosamente applaudito, ha messo in risalto le caratteristiche foniche e timbriche del nuovo strumento con la scelta appropriata di un repertorio organistico classico e mo-derno. I brani musicali che hanno fatto apprezzare i suoni dei due cor-pi del nuovo organo (grande organo e organo espressivo) sono stati introdotti dal prof. Massimiliano Cossi con la presentazio-ne degli autori, con una breve scheda tecnica delle composizio-ni e con riflessioni sulla musica di San Luigi Guanella in onore del quale è stato realizzato lo strumento.L'organaro Andrea Mascioni, con l'ausilio di diapositive, a metà concerto, ha illustrato le tecniche di realizzazione di un organo.Al termine della serata musicale il maestro Picchi ha preso la la parola per sottolineare che, "per ora", questo nuovo organo Mascioni opera n. 1190 "rimane il terzo gioiello in Como", e ha riconfermato pubblicamente all'organaro i suoi "complimenti perché hanno lavorato in maniera egregia e superlativa". (GMC)

Premiazione Concorso “don guanella colora la carità”

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CentroGuanellianodi Pastorale

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Concorso riservato agli alunni del secondo ciclo della Scuola Primaria

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la Carità Da ragazzino sperico

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a testimone Santo dell’amore di Dio

sCHeda di ParTeCiPaZione

Don Guanella colora la Carità Da ragazzino spericolato a testimone Santo dell’amore di DioConcorso riservato agli alunni del secondo ciclo delle Scuole Primarie

io sottoscritto_______________________________

residente a (indirizzo) _________________________

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recapito telefonico ___________________________

e-mail _____________________________________

iscrivo mio figlio/a ___________________________

_________________________________________

frequentante la classe_________ della scuola Primaria

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al Concorso “Don Guanella colora la carità. Da ragazzino spericolato a testimone santo dell’amore di dio”.

autorizzo altresì l’eventuale pubblicazione del suo lavoro su periodici o fogli informativi dell’Opera Don Guanella e sul sito internet del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, accompagnato dal suo nome e dall’indicazione della scuola e classe frequentata.

Firma_____________________________________

inFormaTiVa sUlla PriVaCYAi sensi dell’art. 13 della legge 30.06.2003, n. 196 si informa che:a) i dati forniti saranno utilizzati dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, con le modalità e

procedure strettamente necessarie, esclusivamente per le comunicazioni riguardanti l’iniziativa per la quale vengono richiesti e per la promozione delle attività dello stesso centro;

b) il trattamento sarà effettuato su supporto cartaceo e/o informatico;c) i dati potranno essere oggetto di comunicazione e/o diffusione nei modi e limiti previsti dalle

vigenti disposizioni di legge e regolamentari;d) il conferimento dei dati ha natura facoltativa;e) il titolare del trattamento è Don Romano Argenta in persona del Rappresentante Legale della

Provincia Italiana della Congregazione Servi della Carità - Opera Don Guanella, al quale potrà rivolgersi per far valere i diritti di cui all’art. 7 del decreto legislativo citato. Il testo integrale di detto articolo può essere richiesto.

il sottoscritto ________________________________________________ ricevuta l’informativa di cui all’art. 13 del D. Lgs N. 196/2003, preso atto dei diritti di cui all’art. 7 del medesimo decreto, esprime il consenso al trattamento dei dati personali forniti compreso il trattamento degli eventuali dati sensibili e giudiziari, per le finalità indicate nell’informativa stessa e nei limiti ivi riportati.

data e Firma _______________________________

10 - 11- 12 Maggio 2012Salone Giovanni Paolo II

mattino: 9.00-12.00pomeriggio : 14.00 - 18.00

AperturA MostrA

premiazione12 maggio, ore 15.30

www.sacrocuorecomo.it

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La Divina Provvidenza21 ● 2-2012

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LETTERE amicheDesidero esporre una “grazia”, per me grandis-sima ricevuta dal Santo don Luigi Guanella.Fino a pochi mesi fa di lui conoscevo solo il nome. Il giorno della sua Santificazione fu per me un giorno di luce ed iniziai a pregarlo con fervore quotidiana-mente. Ho una mamma di quasi 99 anni, da cinque accudita da una badante e circondata dall’affet-to mio, di mio fratello (invalido al 100%) e da mio marito. Mamma da tempo è cieca, sorda, inferma e dalla scorsa estate anche le capacità intellettive sono alterate. Lei, sempre composta ed educata an-che se di carattere forte, diventa aggressiva e irrico-noscibile con parole cattive verso chi le sta vicino.Il caso mi fece incontrare a luglio una dottoressa geriatra che presta la sua opera in una casa di don Guanella. Chiesi a questa signora una visita a do-micilio per mamma. Seguirono altre visite fino a settembre, quando la dottoressa mi rispose che si sarebbe assentata per impegni a Roma. Intuii dai media che gli “impegni” erano dedicati alla santifi-cazione del Beato Guanella. Senza riflettere le inviai un sms: dottoressa lei oggi è vicina al santo; gli dica che non è nostro desiderio mettere la mamma in casa di riposo, forse potrei decidermi per un istituto gestito da suore guanelliane. Pregai tanto. Due set-timane orsono ricevetti la telefonata della superio-ra dell’Istituto don Guanella di Cuveglio, a 3 km da casa nostra. Un’ospite si era trasferita in altro luogo. Risposi che sì, accettavo di portare la mamma da loro. Mamma fu subito felice di andare in “ospeda-le”. Mio fratello se ne sta facendo una ragione. Fu quasi un funerale vedere uscire dal cancello la car-rozzina con la nostra mamma. Sono passate solo due settimane dal ricovero: mamma è più tranquil-la, è contenta. Cerco di recitare con lei ogni giorno il S. Rosario nella cappella, e lei è felice perché si sente più vicina alla Madonna.Desidero ringraziare il Santo don Guanella per que-sta grazia.Poche sere fa ebbi il privilegio di aprire il mio cuore al nostro vescovo Coletti, il quale mi ha suggerito di continuare a pregare San Guanella e di rendere pubblica la mia esperienza. Ora mi sto avvicinando anche ad altre vecchiette con una carezza o un fio-re: loro ringraziano con un sorriso.

Amelia De Bernardi R.- Azzio (VA)

Il mio plauso agli educatori del Don Guanella.Desidero richiamare l’attenzione dei lettori sull’opera di grande im-portanza sociale che gli educatori e i collaboratori dell’Opera don Guanella svolgono a Como. Esiste presso quest’istituto una grande disponibilità all’accoglienza di ra-gazzi minorenni che giungono da ogni dove, spesso senza agganci familiari e senza riferimenti per alloggio, scuola o avvio al lavo-ro. L’attenzione umana e costante degli educatori li accompagna nel difficile lavoro di inserimento nella vita, testimoniando l’importanza di costruire l’uomo sulla base di valori irrinunciabili. La preparazio-ne pratica nei laboratori soddisfa il bisogno di imparare e diventare autonomi.Quindi un grande plauso e ricono-scenza a persone che dedicano la propria vita ad accompagnare i meno fortunati: chi è amato cam-minerà da solo.

Giovanna di Palma

Il nostro grazie alla casa di riposo don GuanellaVorremmo ringraziare pubblicamen-te il personale medico, infermieristico, socio - asistenziale e don Giuseppe Galli della Casa di Riposo don Gua-nella per l’assistenza professionale, umana e spirituale che ha ricevuto il nostro caro Giulio deceduto il 24 u.s. Oltre alle cure adeguate e qualificate è vissuto in un ambiente familiare in cui la dignità del malato è messa al centro come dai principi cristiani del fondatore San Luigi Guanella.

Mariantonietta Spreafico e famiglia, Como

www.sacrocuorecomo.it

DUE LETTERE PUBBLICATE SUL GIORNALE "LA PROVINCIA DI COMO":

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La Divina Provvidenza22 ● 2-2012

grazie DON GUANELL A

gesti di bontàGRAZIE RICEVUTEFasana Cristina di Cernobbio ha offerto € 100,00 per Grazia Ricevuta; tenti Caliari Pietro e Maria di Varese, hanno offerto € 50,00 per Grazia Ricevuta.

ATTI DI BONTA’Gottardi Prima di Castione, ha offerto Fr 100,00 per le nostre opere di bene; Am-brosoni Luigi di Gessate, ha offerto € 500,00 come preghiere per il figlio; Veronelli Beniamino di Saronno, ha offerto € 1.000,00 per le nostre opere; Volpi Luigia di Cantù, ha offerto € 300,00; Diotallevi Lirio di Ascoli Piceno, ha offerto € 140,00 taiana Abbondio di Gironico, ha offerto € 150,00; Gerosa Graziella di Sondrio, ha offerto € 1.000,00; Rocchinotti Giuseppe di Milano, ha offerto € 200,00 per la carità di don Guanella; D’Arrigo Fabio di Monza, ha offerto € 200,00; De Blasio Francesco di Roma, ha offerto € 600,00; Rivolta Silvana di Como, ha offerto € 150,00; De Lu-crezia Maria di Casnate, ha offerto € 350,00, Mascetti Alberto di Como, ha offerto € 1000,00; Raffaglio Ernesto ha offerto € 250,00; Regiumenti Erminia di Milano ha offerto € 500,00 per il progetto 6 in memoria del caro papà Giuseppe Regiumenti , ex allievo; Benzoni Pier Luigi di Valmorea, ha offerto € 200,00; Marinoni Enrico di Como, ha offerto € 200,00 per la mensa dei poveri; D’Arrigo Fabio di Monza, ha offerto € 200,00 per le nostre opere; Barra Vittorio di Milano, ha offerto € 150,00 per le opere di carità; Seveso Confezioni di Como, ha offerto € 500,00; Arcioni Ales-

sandro di Mandello del Lario, ha offerto € 250,00; Luchini Maria Luisa di Como, ha offerto € 300,00 per i bambini di strada; De Maria Egidio di Lenno, ha offerto € 150,00; Cairoli Marco di Villa Gardia, ha offerto € 250,00.

PIU’ GIORNATE DI PANEGhezzi Carlo di Lesmo, 2 gg; Rampoldi Sergio di Musso, 2 gg; Cetti Nicolina di La-glio, 2 gg; Valtorta Elvina e Franca di Carugo, 2 gg; Bonanomi Giuseppe di Santa Maria Hoè, 4 gg; Rusconi Franca di Veniano, 2 gg; Bianchi Attilia di Domaso, 2 gg; Albonico Gianni di Como, 4 gg; Colli Mario di Grandate, 2 gg; Della Camera Cosimo di Benevento, 2 gg; Pogna Mara di Bene Lario 2 gg.

UNA GIORNATA DI PANECarletti Piera di Castenedolo (BS); Zinghi Felice di Viganò; Gilardoni Valerio di Limonta; Schiera Enrica di Anzano del Parco; Barollo Piombardi Adele di Olgiate Comasco; Venegoni Beatrice di Arluno; Civetta Luigia di Musso, Selva Mario di Me-naggio; Stucchi Annamaria di Basiano; Venegoni Antonio di Castiglione Olona; Ce-lai Luciano di tirano; Beretta Francesco di Carnate; Rivolta Pierangela di Bregnano; Crosato Savina di Olgiate Comasco; Capiaghi Fernando di Ronago; Rosini Ferruccio di Mercallo.

le pagine degli Amici

CannE di ProSPEtto hanno ricevuto il nome diCarla e Aldo (offerente Marilena Sala in Bernasconi); Mario, Giulio ed Ettorina (offerenti Carla e Carlo Lucca di Cernobbio); Maria (offerente fam. Frisoni); Pino (so-relle N. N.); Nando (Matilde Spinelli); Maria e Giacomo (fam. Frisoni Andrighetti); Giuseppe, Giuseppina e Gisel-la (Marino Trezzani); Luigi (don Vanzù); Agata (Agata Martinelli); Piera (fam. Boehm); don Piero Pellegrini e don Carlo Pellegrini (Pierangelo ed Elena Luraschi); prof. Paolo Maggi (Fernanda, Paolo e Carla Mazara); Emilio Mazara (Luigia Mazara e figli); marito (Romilda Caspani); Giacomo Mascetti (Farmacia Coscera); Al-berto e Lucia (Filippo Mascetti); Luisa (N. N.); Ambrogio (Primo Bianchi di Limido Comasco); in onore della Madonna del Lavoro (Comunità guanelliana di Nuova

LE CANNE DEL NUOVO ORGANO HANNO COMINCIATO A SUONARE PER …Olonio); Casa di Gino (Comunità guanelliana di Como-Lora).Per un totale di €. 14.500 per 31 canne di prospetto.

CannE intErnE hanno ricevuto il nome di

Gemma (offerenti Gianfranco e Maria Teresa Laboranti); suor Lu-cia Chieregati (Francesco Fuso di Occhiobello); Teresa Verga e Ca-millo Morosoli (offerente Rita De Maria); Privitera (fam. Privitera); Vittorio Cesaratto e Maria Dominici (fam. Cesaratto di Milano); Gino (N. N.); Irma (Anna e Luigi Berrone di Rebbio); Angel de Jesùs (Vi-cky); gruppo liturgico (gruppo liturgico); Luigi (don Vanzù); Ernesto (Ernesto Ripamonti); Angelo (Angelo Maffina); Francesco (Impre-sa Ed. Brandolin); Andrea (Bar Dante); Marco (Marco Bollini); Ar-naldo (Arnaldo Zanfrini); Sandro, Piera e Luigi (Piera Boehm); Raf-faele (N. N.); Marisa (Marisa Monti); S. Stefano (Corale S. Stefano); Giancarlo (Giancarlo Cazzaniga); David (N. N.); Parr. S. Protasio e Gervasio (Luigi Baio); Castelnuovo (Castelnuovo di Cogliate); Gui-do (Guido Gottardi); Luisa (N. N.); Renzo Bellasio (Ida Montorfano ved. Bellasio); don Remigio (Don Remigio Oprandi); Fabio D’Ar-rigo (Fabio D’Arrigo); Francesca ed Umberto (Ludovico Fezzi ed amici); Giancarlo (Giancarlo Colombo); Angelo Seveso e Innocente Verga in Seveso (Antonio Seveso di Lentate sul S. (MB); Fortunata Consonni e Gaetano Sgroi, Giancarlo Sgroi (don Carmelo Sgroi); in onore della Madonna del Lavoro (Casa di Nuova Olonio).Per un totale di €. 19.770 per 101 canne interne.

La Redazione della rivista chiede agli offerenti delle canne di verificare l’esattezza dei dati e di comunicare l’indirizzo per i posteria a [email protected] - tel. 031 296711. Chie-diamo scusa per qualsiasi eventuale errore)

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La Divina Provvidenza23 ● 2-2012

grazie DON GUANELL A

Come si può aiutare la Casa Divina provviDenza - opera Don Guanella

innanzitutto sostenendo spiritualmente con la vostra preziosa preghiera tutti i suoi operatori; inoltre, potendolo, impegnando parte del vostro tempo a vivere momenti di fraternità e di ami-cizia con i nostri anziani e sofferenti; offrendo per SS.Messe: € 13,00 (giorno libero); € 15,00 (giorno fisso); € 450,00 (gregoriana) in più, contribuendo economicamente alla realizzazione di concreti progetti di bene, con l’offri-re, ad esempio: € 50,00 per una giornata di pane; € 200,00 per collaborare a una borsa di studio per un ragazzo bisognoso; sovvenzionare altri progetti che vengono indicati in questa rivista; e in mille altri modi che il vostro buon cuore vi suggerirà.

importante: l’istituto È ente GiuriDiCo può quindi ricevere Donazioni e lasciti testamentari (rr.DD. 2.7.1931 e 11.1.1932)

Per evitare possibili contestazioni si consiglia: per Donazioni di denaro o di beni mobili e immobili, rivolgersi direttamente alla Direzione Casa Divina Provvidenza, Via Tommaso Grossi 18 - 22100 Como - telefono 031.296.711 - fax 031.296.898 - email: [email protected] per testamenti: se trattasi di Legati si può usare la seguente formula: “Io… lascio alla Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità, Opera don Guanella, per la Casa Divi-na Provvidenza in Como, a titolo di legato, la somma di euro ……………… o l’immobile sito in …………… (oppure) gli immobili siti in ……………” (luogo, data e firma leggibile per esteso). Se si vuol nominare la Casa Erede Universale, scrivere: “Io ………… annullando ogni mia precedente disposizione, nomino mio erede universale la Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità, Opera don Guanella, per la Casa Divina Provvidenza di Como” (luogo, data e firma leggibile per esteso).

N.B. Consigliamo di depositare il testamento, scritto di propria mano, presso un notaio di fiducia.

i titolari Di reDDito D’impresa, siano persone fisiche o persone giuridiche, possono dedurre dalla base imponibile rispettivamente dell’IRPEF o dell’IRPEG le offerte fatte a favore dell’Opera don Guanella fino al 2% (due per cento) del loro reddito (art. 65 comma 2 del DPR 22/12/1986, n.917) di cui si consegnerà regolare dichiarazione. oFFerte: c/c postale IBAN IT87 T0760 11090 00000 0041 3229; inoltre bonifici bancari a queste coor-

dinate: c/c Banca Popolare di Sondrio, ag. Como IV Ponte, IBAN IT23 V0569 61090 00000 09018X27 intestato a Casa Divina Provvidenza; anche online sul sito www.guanellacomo.it

ORARI DELLE S. MESSE (giugno-agosto)

Feriale: » 07.00 » 08.30 » 18.00

Festivo: » 21.00 (vigilia) » 07.00 (solo giugno) » 10.00 » 11.45 » 21.00

le pagine degli Amici

BENEFATTORI DEFUNTIBossi Roberto di Milano

CONFRATELLI DEFUNTIDon Luigi Frangi, a Caidate di Sumirago (VA); P. Loreto Lino Della Morte, a Serrita (Brasile)

FAMILIARI DEFUNTI DEI CONFRATELLIFrancesca Frigerio, zia di don Marco Maesani; Obiagba Sylverus, papà di don Christopher Obiagba; Athansius Okorie, zio di p. Emmanuel Okorie; Pia Credaro, sorella di don tito Credaro

BORSE DI STUDIO

Borsa di studio “FR. CARLO ELLI II”Borsa di studio “DON MARIO BRUSA”Borsa di studio “DON LUIGI MARNATI”Borsa di studio “DON ROBERTO ISELLA”Borsa di studio “ DOZIO MARIA BAMBINA”

«Conviene sempre fare un po’ di carità: un povero soccorre l’altro e Dio benedice» San Luigi Guanella

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« Il nostro Giornaletto è l ’eco fedele dei nostri dolori e delle nostre gioie, dei nostri pensieri, dei disegni, dei bisogni delle nostre istituzioni.Nella sua veste modesta esso è indirizzato a richiamare sul nostro modesto lavoro l ’attenzione e l ’appoggio del pubblico, stabilire quella comunione di sentimenti e di sforzi che riunisca tutti in una sola famiglia per il migliore incremento delle nostre opere di carità ».

“La Divina Provvidenza”, maggio1912

Da' un nome a una Canna d’ organo

Le canne di proSpettosono 54 in lega di stagno/zinco:

la più corta misura mt.1,60 mentre la più lunga raggiunge i mt.4,70.

Le canne interne sono 1.576 in lega di sta-

gno/piombo con percentuali variabili a seconda del registro. Le canne interne più grandi sono in legno (abete della Val di Fiemme).La più corta misura 16 cm. mentre la più lunga, in legno, raggiunge mt. 5,20.

COmPOSiziONE DELLO StrUmENtO

Prima tastiera (61 note: Do-do) Grande Organo 8 registri con 778 canneSeconda tastiera: Organo espressivo 10 registri con 720 cannePedaliera (32 note: Do-sol) 6 registri con 132 canne

LE CaNNE DELL'OrGaNO (numero totale 1.630)

Il costo delle canne varia a seconda della grandezza e della posizione.

✍ Il nome sarà conservato in un "Albo d'Oro" A PERPETUA MEMORIA13

n.Progetto

200,00CoSto mEdio € 500,00CoSto mEdio €www.sacrocuorecomo.it/pdf/documenti/organo_depliant_br.pdf

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