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trimestrale transardennese dei traduttori italiani Direzione generale della Traduzione – Commissione europea http://ec.europa.eu/translation/reading/periodicals/interalia/index_it.htm Comitato di redazione: C. Breddy , C. Cona , R. Gallus , C. M. Gambari , G. Gigante , D. Murillo Perdomo , D. Vitali Collaborazione: D. Castrataro , J. Van Dijk , D. Cosmai Grafica: A. D’Amico Inter@lia 40 Giugno 2008 SOMMARIO PAG AVVENIMENTI: Quinta giornata della REI (Redazione Inter@lia) 2 ANNOTAZIONI LINGUISTICHE: TesaurIt - Il tesauro dell'italiano istituzionale (Redazione Inter@lia) 3 CONTRIBUTI: E-learning e didattica della traduzione (Daniela Castrataro) 4 LETTERE ALLA REDAZIONE: A proposito di olandese, neerlandese e nederlandese (seguito) (Jaap Van Dijk) 7 CORRISPONDENZA DA ROMA: L’Antenna per il multilinguismo della DGT presso la Rappresentanza della Commissione europea a Roma (Giuseppe Manganaro) 8 IL PELO NELL’UOVO: Divagazioni sulla pratica del tradurre (Domenico Cosmai) 10 Foto (Raphael Gallus e Giulia Gigante)

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trimestrale transardennese dei traduttori italiani Direzione generale della Traduzione – Commissione europea

http://ec.europa.eu/translation/reading/periodicals/interalia/index_it.htm

Comitato di redazione: C. Breddy, C. Cona, R. Gallus, C. M. Gambari, G. Gigante, D. Murillo Perdomo, D. Vitali Collaborazione: D. Castrataro, J. Van Dijk, D. Cosmai Grafica: A. D’Amico

Inter@lia

40 Giugno

2008

SOMMARIO PAG

AVVENIMENTI: Quinta giornata della REI (Redazione Inter@lia) 2

ANNOTAZIONI LINGUISTICHE: TesaurIt - Il tesauro dell'italiano istituzionale (Redazione Inter@lia) 3

CONTRIBUTI: E-learning e didattica della traduzione (Daniela Castrataro) 4

LETTERE ALLA REDAZIONE: A proposito di olandese, neerlandese e nederlandese (seguito)

(Jaap Van Dijk) 7

CORRISPONDENZA DA ROMA: L’Antenna per il multilinguismo della DGT presso la Rappresentanza della Commissione europea a Roma (Giuseppe Manganaro) 8 IL PELO NELL’UOVO: Divagazioni sulla pratica del tradurre (Domenico Cosmai) 10

Foto (Raphael Gallus e Giulia Gigante)

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avvenimenti

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QUINTA GIORNATA REI

- Roma, 16 giugno 2008 -

Simposio sul tema

"Esprimere la legge dei popoli. I diritti dell'uomo in lingua italiana"

linguaggio dei diritti dell'uomo sconta una difficoltà teorica di fondo: la contraddizione tra una terminologia astratta che si vorrebbe improntata all'universalità, da un lato, e le particolarità degli impianti giuridici e culturali in cui tale terminologia andrebbe impiantata.

A ciò si aggiungano, per le lingue tributarie di una terminologia espressa per lo più in inglese, i problemi più pratici legati alla risoluzione delle numerosissime ambiguità e contiguità semantiche insite in tale linguaggio.

Negli ultimi anni un gran numero di soggetti (istituzioni comunitarie, organi governativi italiani, organizzazioni internazionali, ONG, ecc.) si sono adoperati per trasporre nella nostra lingua i principali strumenti del diritto internazionale in materia di diritti dell'uomo e mutuarne il relativo armamentario terminologico. Questo sforzo di sistematizzazione, che ha portato in alcuni casi a risultati notevolissimi come il Manuale dei diritti umani a cura del Senato della Repubblica, non è stato sottoposto finora ad una riflessione comune, né tanto meno ha beneficiato di un approccio coordinato. Per questi motivi, in occasione della Quinta giornata della Rete REI per l'italiano istituzionale, in programma a Roma il 16 giugno 2008 nella sede della Rappresentanza della Commissione europea presso l'Italia, la REI e il Dipartimento di lingua italiana della DG Traduzione della Commissione europea hanno organizzato un incontro destinato a mettere a confronto alcune tra le esperienze di trasposizione concettuale e creazione terminologica compiute in Italia in quest'ambito, nell'intento di stimolare una riflessione su questi temi e di proporre orientamenti comuni per il futuro.

Redazione Interalia

La crescente importanza assunta negli ultimi decenni dalle tematiche dei diritti dell'uomo in tutto il mondo si è accompagnata inevitabilmente a una necessità di concettualizzazione e di denominazione di chiaro interesse per linguisti e operatori del settore. In particolare, la traduzione del

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TesaurIt è un dizionario analogico dell'italiano istituzionale pensato per facilitare e rendere più scorrevole la redazione dei testi formali.

TesaurIt è stato concepito dai traduttori del Dipartimento italiano della Direzione generale Traduzione della Comunità europea (DGT) per rispondere ad esigenze specifiche della redazione istituzionale in un contesto multilingue. La costatazione che ha ispirato il TesaurIt è la natura "analogica" del processo di traduzione: il traduttore è costantemente alla ricerca di modi alternativi di formulare, nel testo d'arrivo, quanto viene espresso nel testo di partenza. In questo processo, il traduttore tende ad annotare, per iscritto o mentalmente, soluzioni pratiche o piccole astuzie che gli consentano di evitare la "sudditanza" del discorso tradotto nei confronti del discorso di origine, nell'intento di dar vita ad un testo autentico. TesaurIt nasce un po' dall'esigenza di condividere queste annotazioni con il vasto pubblico dei redattori della lingua italiana formale e di raccoglierne, al tempo stesso, i suggerimenti.

Il progetto viene realizzato secondo un'impostazione empirica e progressiva, suddivisa in diverse fasi.

La prima fase, attualmente in corso, è dedicata al lemmario di base. Sono stati fin qui individuati circa 80 lemmi aventi occorrenza (o ricorrenza che dir si voglia) elevata nei testi della Commissione europea. Per ogni lemma, è stata elaborata una scheda che riporta vocaboli e perifrasi aventi un'attinenza sinonimica o analogica con il lemma. Ogni scheda è suddivisa in massimo cinque campi: sostantivi, verbi, aggettivi, contrari, avverbi e congiunzioni. In corrispondenza di ogni campo, sono indicati i rimandi analogici ad altri lemmi trattati nel tesauro, eventuali espressioni fraseologiche e i termini inglesi e francesi connessi alle varianti riportate. Oltre alle annotazioni dei traduttori, le schede contengono contenuti tratti dalle banche dati della DGT e dai dizionari disponibili in commercio.

Al termine della prima fase, verrà chiesto ad un gruppo di colleghi di verificare se le informazioni raccolte e la loro organizzazione risultano utili ai fini della redazione. Non si tratta di giungere ad una versione definitiva e invariabile dei contenuti, bensì di perfezionarne l'organizzazione e la selezione in funzione delle esigenze individuate strada facendo in base a riscontri regolari.

La fase successiva consisterà ad alimentare il lessico grazie ai suggerimenti e alle segnalazioni degli utenti. Il sito web che ospita il Tesaurit è stato realizzato dalla SSLMIT di Forlì. Alessandra De Martino con la collaborazione di Alessandra Centis si sta occupando del lemmario iniziale e della redazione delle schede. Il TesaurIt - progetto realizzato nell'ambito della guida REI coordinata da Daniela Murillo - è consultabile al seguente indirizzo web: http://reki.sslmit.unibo.it/.

Redazione Interalia

TesaurIt - Il tesauro dell'italiano istituzionale

annotazioni linguistiche

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contributi

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E-learning e didattica della traduzione.

I translation studies hanno sofferto a lungo dello status proprio degli studi umanistico-letterari. Tra le conseguenze più pesanti, la predominanza della teoria della traduzione a scapito della pratica. Ma la professione del traduttore moderno[1] ha invece ormai poco a che fare con l’umanista-letterato che indugia alla ricerca dell’espressione elegante e della musicalità del verso, senza preoccupazioni di scadenze e termini per la consegna. Oggi non si lavora più su quei testi “morti”, non più interattivi e privi di riscontro reale, che in passato spesso e volentieri davano luogo a pagine di commenti relegati perennemente allo status di “congetture”. Non si poteva per essi interpellare l’autore e chiedere cosa realmente intendesse con una data espressione. O entrare in un forum[2] per vedere che cosa pensassero gli altri traduttori a riguardo. Né era possibile digitare nel motore di ricerca una successione di termini per vedere come fosse usata dal resto del mondo. Né ancora cercare aiuto in una delle memorie di traduzione a disposizione sul proprio Translator’s Workbench. E sicuramente non c’è stata neanche l’esigenza di farlo.

È esattamente così che invece oggi si può, e spesso si deve, tradurre. Il traduttore moderno, più che un uomo di lettere, è a tutti gli effetti un tecnico-informatico della parola. Le aziende, le agenzie, la stessa Commissione Europea, non cercano solo l’eleganza dell’espressione. Cercano traduttori che sappiano prima di tutto usare adeguatamente un computer, il che purtroppo non è sempre scontato quando si proviene da una facoltà umanistica italiana. Cercano persone con conoscenze settoriali approfondite e precise capacità nell’uso dei CAT tools. Cercano elementi capaci di rendere velocemente e efficacemente, a un ritmo adeguato all’ambiente circostante, sempre più globale e sempre più rapido.

Molte facoltà universitarie che offrono insegnamenti di traduzione hanno finalmente compreso che quel “po’ di tutto” equivale spesso a un mero “tutto e niente”. I curricula dei corsi cominciano a essere fortemente orientati a settori ben specifici e a inserire moduli sugli strumenti di ausilio alla traduzione. Ma, a mio avviso, manca ancora qualcosa per offrire agli aspiranti traduttori una formazione rispondente al mondo del lavoro in cui si ritroveranno catapultati. La didattica della traduzione continua, infatti, a essere messa a dura prova da un astrattismo che non le si addice, da un senso di vanità e distacco dalla realtà così percepibile e così inopportuno in qualsiasi campo di apprendimento, che risulta ancor più insopportabile e insensato a quegli stessi linguisti che pure si sentono ripetere ogni giorno che la lingua è viva e si evolve continuamente e incessantemente.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo di un'ex-tirocinante, che propone una riflessione sulla traduzione moderna. Se non si può non convenire sull'importanza dell'uso delle tecnologie informatiche per il mestiere del traduttore, occorre però evitare che la traduzione diventi un esercizio meccanico e che gli orizzonti dell'aspirante traduttore si restringano ad un ambito troppo materiale e tecnicistico. Quest'articolo è comunque interessante e potrebbe costituire lo spunto per un dibattito sulla sostanza e il senso del tradurre.

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contributi

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Una soluzione che considero efficace per colmare questo gap tra teoria e pratica è l’e-learning[3], la nuova frontiera dell’apprendimento, una miniera di opportunità preziose da cui gli umanisti in generale e gli aspiranti traduttori in particolare, se capaci di sfruttarne adeguatamente le potenzialità, potrebbero ottenere una formazione idonea ad affrontare adeguatamente il mondo del lavoro. A questo fine, tuttavia, se andiamo ad analizzare in modo dettagliato le attuali applicazioni dell’e-learning ai Translation Studies nelle Università italiane, noteremo subito il deludente risultato, con appena cinque atenei rilevanti. La stessa indagine ha portato all’attenzione esperimenti estremamente interessanti[4] che hanno avvalorato ulteriormente i motivi per cui credo che l’educazione a distanza si adatterebbe maggiormente a questo tipo di studi e che costituiscono il fulcro di questo breve articolo.

E-learning e traduzione, perché? Vengono subito in mente ragioni scontate, quali la familiarizzazione con il computer, utile in vista di un uso quotidiano delle tecnologie informatiche che ormai sono parte integrante del mestiere di traduttore. Un corso adeguato dovrebbe focalizzare gran parte della sua attenzione su competenze tecnico-professionali e sotto questo punto di vista non potrebbe che beneficiare della modalità di erogazione on-line. Seguono a questa banale, seppur fondamentale, considerazione una serie di ulteriori ed evidenti vantaggi didattici.

Consideriamo ad esempio il rapido e perdurante cambiamento che ha investito il modo in cui i traduttori lavorano al giorno d’oggi. Il loro principale compito, quello di trasferire informazioni da una cultura all'altra, può essere assolto tramite l'ausilio e l'uso di strumenti elettronici a supporto delle conoscenze tradizionali. Un corso erogato on-line che integra direttamente questi strumenti e richiede subito agli studenti di usarli offre un classico esempio di learning-by-doing, di applicazione pratica delle conoscenze che troppo spesso manca clamorosamente nelle università italiane.

La necessità di introdurre classi virtuali risponde poi al credo costruttivista [5] secondo cui l'educazione deve realisticamente riflettere la pratica attuale con riguardo agli strumenti, i metodi e le procedure della professione che gli studenti stanno imparando. In un’aula virtuale, tendenzialmente di taglio costruttivista, i soggetti apprendono costruendo la propria conoscenza, e non assimilandola passivamente, aiutandosi tra loro e allo stesso tempo avvalendosi di risorse e strumenti in attività di apprendimento guidato o di problem solving. Inoltre, ha un ruolo fondamentale in questo contesto l’autenticità delle attività proposte: che senso ha tradurre una favola se quello che andremo a fare in futuro sarà tradurre atti giuridici? Che senso ha anche solo basare le conoscenze teoriche su esempi tratti da romanzi ottocenteschi quando potremmo avere esempi ben più vicini alla realtà contemporanea? E la rete qui viene palesemente in aiuto: se siamo già on-line, scaricare un atto giuridico o un manuale di istruzioni su cui fare pratica, risulta molto più facile, veloce e soprattutto spontaneo.

In aggiunta, stanno diventando sempre più comuni progetti di traduzione collaborativi di larga scala che coinvolgono un numero di traduttori in luoghi lontani tra loro. In particolare, come sappiamo bene, nell’ambiente lavorativo della Direzione Generale di Traduzione della Commissione Europea, queste sono attività di tutti i giorni: tradurre un documento, anche il più piccolo e banale, significa dover considerare l’evoluzione della traduzione nelle altre 23 lingue della UE e significa rispettare la coerenza terminologica di milioni di documenti già tradotti.

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Un ulteriore vantaggio deriva dalle possibilità offerte dal cosiddetto interlinkage (o interlinkaggio). Permettendo una presentazione non lineare delle varie sequenze d’apprendimento, questo metodo rappresenta una forte immagine della natura non sequenziale del processo stesso di traduzione, dinamico e aperto, e anche dell’andamento caratteristico dell’apprendimento delle competenze traduttive, che rimbalza fra conoscenze teoriche e applicazioni pratiche.

Le sequenze di apprendimento sono rese aderenti alla pratica tramite strutture di iperlink che riflettono il processo effettivo e permettono così agli studenti di costruire la propria conoscenza nello stesso modo in cui operano i traduttori professionisti. Pertanto essi non solo acquisiscono semplici competenze in preparazione dell’inserimento nel mondo del lavoro, ma partecipano effettivamente in un ambiente che simula già strutture professionali e decision-making reali. Infine, l’integrazione di una varietà di media permette la presentazione di varie attività complesse di traduzione e agisce come un forte fattore motivante per i partecipanti.

Concluderei senza mezzi termini che è decisamente giunta l’ora di cambiare. I translation studies non solo sono pronti, ma necessitano fortemente di un ambiente di apprendimento virtuale per garantire agli studenti aspiranti traduttori l’esperienza autentica e reale di cui hanno bisogno per essere pronti a esercitare la loro futura professione.

Daniela Castrataro Traduttrice free-lance e ex-tirocinante al Dipartimento italiano

[1] Mi riferisco qui ai traduttori tecnici, lasciando da parte un discorso tuttavia non troppo diverso per i traduttori letterari.

[2] I forum sono uno degli strumenti preferiti dai traduttori per discutere le proprie scelte traduttive o per condividere le proprie esperienze di traduzione.

[3] Per e-learning intendiamo una “metodologia didattica che offre la possibilità di erogare contenuti formativi elettronicamente (...) attraverso Internet o reti Intranet. (...) Sviluppare un sistema di e-learning significa sviluppare un ambiente integrato di formazione utilizzando le tecnologie di rete per progettare, distribuire, scegliere, gestire e ampliare le risorse per l’apprendimento”. Cfr.: “Il glossario e-Learning di ASFOR”, consultabile su www.asfor.it (consultato il 17/04/2008)

[4] In particolare i corsi Masterf@rum offerti dall’Università di Genova (http://www.farum.unige.it/masterfarum) e il corso in Tecnologie della Traduzione offerto sulla zona attiva di apprendimento dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli (http://www.e-unisob.it/doceboCms/index.php?special=changearea&newArea=4). Inoltre, è subito balzato alla mia attenzione un progetto europeo, MeLLANGE, che si propone di adattare la formazione professionale dei traduttori e di altri specialisti del linguaggio alle nuove esigenze originate dall'attuale processo di globalizzazione e lo vuole fare tramite un corso erogato totalmente on-line. Cfr. sito web http://mellange.eila.jussieu.fr/index.it.shtml (consultato il 17/04/2008).

[5] Il costruttivismo è una filosofia centrata essenzialmente sul concetto che gli umani costruiscono il significato sulle strutture di conoscenza che possiedono. Nel modello costruttivista l’apprendimento è visto pertanto come il risultato di una costruzione mentale: gli studenti imparano integrando e adattando le nuove informazioni a quello che già sanno. L’adozione di un approccio costruttivista nell’insegnamento implica quindi la focalizzazione dell’attenzione sulla costruzione della conoscenza da parte del discente e non prevede la sua semplice ricezione.

contributi

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I do speak Italian, but my written English is better… This is just to say that the form "neer" in "neerlandese" is not necessarily French. Also in the Dutch language itself, all kinds of elided forms like this one exist next to the non-assimilated form. The unelided form "neerland" is somewhat old fashioned, not to say archaic. The 19th century national anthem was "Wien neêrlands bloed door d'aderen vloeit…." (the ^ is often used in cases like this to replace the dropped "d" - cf. French "fête/fenêtre" next to Italian "festa/finestra"). In modern Dutch, we have plenty of unelided forms next to elided ones, though, without the connotation of being archaic. The most well-known one being the separable prefix "mede" next to"mee" in for example "mededelen" next to "meedelen" (communicate/ inform). Both are acceptable, even in modern Dutch. Strangely enough (and I'm no expert on the matter, so I cannot tell you why) "Neerland(s)" sounds archaic, and "Nederland(s)" modern, though in other combinations it's precisely the other way around: the "neder" form sounds archaic, and "neer" modern. E.g.: "neerzetten" (to put down) is modern, "nederzetten", if it existed, would be considered archaic, though the noun "nederzetting" is the only acceptable form of the word for "settlement" (in the sense of "insediamento/colonia"). It's quite complicated… In 17th-century Dutch, there were many more elided forms. "Vaâr" comes to my mind (meaning "vader" = "father"). In Afrikaans (the "Dutch-creole" language from South Africa) many more words (only) have an assimilated form, even where Dutch does not even know of any assimilation, and not only the "d" is assimilated (they say "voël" (with two dots over the e!) instead of "vogel" (bird) for instance). But that's another story…

Jaap Van Dijk

DGT NL2

lettere alla redazione

A proposito di olandese, neerlandese e nederlandese seguito del dibattito http://reterei.eu/repertorio/linguistica/neerlandese.htm

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corrispondenza da Roma L'Antenna per il multilinguismo della DGT

presso la Rappresentanza della Commissione europea a Roma

Le Antenne per il multilinguismo sono state istituite nel 2006 (i funzionari DGT presenti nelle Rappresentanze prima di allora svolgevano un compito più limitato, perché si occupavano solo di tradurre e di curare una parte dei rapporti con i traduttori esterni), inizialmente solo nelle Rappresentanze di alcuni Stati membri e poi, a poco a poco, in tutti gli Stati (attualmente le sole Rappresentanze prive di Antenne sono quelle in Belgio, Lussemburgo, Irlanda e Paesi Bassi). Quanto riferirò nelle righe che seguono riguarda l’Antenna di Roma, anche se le attività svolte dalle Antenne sono essenzialmente le stesse in tutti i Paesi. I compiti svolti dall’Antenna per il multilinguismo sono molteplici e ne giustificano pienamente il nome, giacché per i funzionari DGT che ne fanno parte il lavoro di traduzione in senso stretto costituisce solo una parte delle attività svolte. Attività che potremmo classificare nelle seguenti quattro categorie:

1) Attività di carattere linguistico Si tratta anzitutto della traduzione e localizzazione dei comunicati stampa che vengono pubblicati quasi quotidianamente sul sito Internet della Rappresentanza (http://ec.europa.eu/italia/index_it.htm), scelti tra quelli che escono anche su Rapid. Se si decide di pubblicare sul sito un comunicato di cui non è stata richiesta la traduzione al Dipartimento italiano, il lavoro dell’Antenna consiste appunto nel tradurlo; se invece si tratta di un comunicato tradotto dal Dipartimento, l’Antenna si limiterà alla localizzazione, la quale può consistere nella riformulazione di parti della traduzione esistente (per rendere il testo più scorrevole o più facilmente comprensibile, per eliminare eventuali errori), nella soppressione di informazioni ritenute ridondanti (anche perché in calce al comunicato pubblicato sul sito si inserisce sempre il link al comunicato quale esce su Rapid) o, al contrario, nell’aggiunta di informazioni assenti nel comunicato originario (titolo ufficiale e/o numero di atti normativi, link al testo degli stessi, link ad articoli su argomenti collegati già pubblicati sul sito, ecc.). In realtà l’Antenna localizza anche i comunicati di cui cura la traduzione, perché è chiaro che anche rispetto all’originale si pone sia l’esigenza di semplificazione (ad esempio, mondando il testo da termini del gergo comunitario o, al contrario, aggiungendovi una definizione di tali termini) sia l’esigenza di integrazione (l’aggiunta di informazioni sotto forma di link o di frasi inserite nel testo). E la localizzazione comprende anche la redazione del titolo, del sottotitolo e dello strillo che appaiono sulla pagina principale del sito per ciascun articolo in esso pubblicato. Insomma, l’Antenna è pienamente coinvolta nella gestione quotidiana del sito della Rappresentanza, tanto più in quanto localizza e/o traduce in italiano anche altri tipi di documenti in esso pubblicati: articoli scritti da giornalisti italiani che collaborano con l’Ufficio stampa della Rappresentanza, inviti a presentare proposte, ecc. Poi l’Antenna traduce anche testi che non hanno a che fare con il sito: articoli di Commissari da pubblicare su giornali italiani, riassunti in inglese o francese di articoli apparsi sulla stampa italiana da inviare alla DG COMM, le risposte di un qualche direttore generale che ha accettato di rilasciare un’intervista per iscritto ad un organo di stampa italiano. Infine l’Antenna funge da consulente linguistico dei colleghi della Rappresentanza: quest’attività si svolge soprattutto nei confronti del direttore della Rappresentanza e dell’addetto stampa, i quali solitamente chiedono all’Antenna una revisione linguistica dei rapporti sulla situazione politica italiana che essi redigono in inglese o francese e che mandano periodicamente alla DG COMM.

2) Attività “pubbliche” Vi è poi una serie di attività che portano l’Antenna ad avere contatti diretti con il pubblico (per telefono o via mail; ma anche di persona, per esempio nel contesto di una conferenza). Si tratta per esempio di rispondere a richieste di informazioni sulla traduzione (riguardanti soprattutto la possibilità di lavorare come traduttore esterno per le istituzioni UE, i concorsi e i tirocini) o sul multilinguismo.

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corrispondenza da Roma Di solito i richiedenti sono studenti o professionisti del settore linguistico, ma a volte si tratta di giornalisti che preparano un articolo o una trasmissione; e ogni tanto l’Antenna rilascia vere e proprie interviste ad organi di stampa. Tra le attività pubbliche rientra ovviamente la partecipazione a conferenze, convegni e seminari organizzati da enti vari (soprattutto da Università) e riguardanti le lingue e/o la traduzione.

Salvo rarissime eccezioni, quando l’Antenna partecipa ad una manifestazione di questo tipo lo fa attiva-mente, cioè con un proprio intervento in cui illustra le attività e la posizione della Commissione (o del-l’UE) nel settore oggetto della discussione. Conferenze, convegni e seminari sono anche l’occasione per prendere contatti sia con il mondo accademico sia con quello professionale. Contatti che l’Antenna di Roma ha poi occasione di curare in modo particolare nell’ambito della REI, la rete di eccellenza dell’italiano istituzionale creata su iniziativa di alcuni traduttori comunitari e di esponenti del mondo accademico e istituzionale italiano con l’obiettivo di promuovere l’uso di un italiano corretto e chiaro nella comunicazione tra istituzioni e cittadini. L’Antenna, in quanto membro della Segreteria REI, è pienamente coinvolta nell’organizzazione dei convegni REI che si svolgono due volte l’anno, uno a Bruxelles e uno in Italia. Del resto, i convegni REI non sono gli unici eventi alla cui organizzazione partecipa l’Antenna. Per esempio, sia l’anno scorso sia quest’anno l’Antenna ha contribuito attivamente alle conferenze coorganizzate dalla Rappresentanza e dall’Accademia della Crusca per discutere di multilinguismo: il 3 luglio 2007 è stata inaugurata la Piazza delle Lingue d’Europa (è stato battezzato così lo spiazzo antistante la sede dell’Accademia, e nella relativa conferenza si è sottolineato come tutte le lingue d’Europa – dalle più “grandi” alle più “piccole” – siano patrimonio comune di tutti gli Europei), mentre il 10 maggio 2008 si è celebrato il cinquantenario del regolamento n. 1/1958 e si è discusso il Rapporto Maalouf alla presenza del Commissario Orban. Un altro filone che potremmo far rientrare nelle attività “pubbliche” è quello dei contatti con le scuole. Si tratta sia di incontri con le scuole per parlare di multilinguismo, sia del ruolo che l’Antenna svolge nella gestione del concorso Juvenes Translatores varato per la prima volta nel 2007 e che quest’anno vedrà la sua seconda edizione. Ma l’Antenna di Roma è coinvolta anche in altre attività per le scuole organizzate dalla Rappresentanza e che non riguardano specificamente la promozione del multilinguismo. Da alcuni anni infatti la Rappresentanza di Roma bandisce “L’Europa alla Lavagna”, un concorso che premia i migliori siti Internet sull’UE realizzati da scuole medie superiori, e “Viaggio in Europa”, un concorso che premia i migliori elaborati e disegni sulla varietà culturale dell’Europa prodotti da scuole di ogni ordine e grado. L’Antenna fa parte delle commissioni che selezionano i vincitori di questi due concorsi, i quali vengono poi ricevuti al Quirinale il 9 maggio in occasione della Festa dell’Europa.

3) Attività di intelligence (!) L’Antenna raccoglie informazioni sulle questioni linguistiche – dall’italiano nei Paesi stranieri alle lingue minoritarie in Italia, dall’evoluzione della normativa italiana in materia di promozione e insegnamento delle lingue agli umori nazionali sull’italiano nelle istituzioni comunitarie – in particolare monitorando la stampa italiana e i siti Internet di Ministeri ed enti competenti. Queste informazioni vengono trasmesse alla DGT.

4) Attività di supporto “in loco” alla DGT Si possono accomunare in questa categoria tutte le attività di “servizio” svolte dall’Antenna nei confronti di esponenti della DGT: fornire informazioni e materiale al collega straniero che opera come Visiting Translator presso un’Università italiana, ricevere o accompagnare funzionari DGT in missione in

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il pelo nell’uovo divagazioni sulla pratica del tradurre

Sfogliando il manuale di Mona Baker In Other Words. A Coursebook on Translation, mi sono imbattuto in un esempio che, essendo tra i pochi in lingua italiana e provenendo per di più da fonte sorprendente, sembrava preludere a considerazioni interessanti. Parlo di un estratto del racconto La cenere delle battaglie di Carlo Emilio Gadda, pubblicato in un primo tempo nelle Novelle del Ducato in fiamme (1953) col titolo Saggezza e follia, e poi incluso nella raccolta Accoppiamenti giudiziosi (1963). Meno di tre righe, che trasudano però insofferenza e misantropia tipicamente gaddiane:

Poi, siccome la serva di due piani sotto la sfringuellava al telefono coll’innamora-to, assenti i padroni, si imbizzì: prese a pestare i piedi sacripantando "porca, por-ca, porca, porca ...": finché non la ismise, che non fu molto presto.

Alla citazione dell'originale segue, nel saggio della Baker, la versione inglese di Marion Rawson:

Then, because the servant-girl two floors down was chattering at the telephone with her young man, her employers being away, he lost his temper: and began to stamp his feet, bellowing ‘Bitch, bitch, bitch...’ until she gave up, which was not very soon.

Per Mona Baker il principale motivo d'interesse di questa traduzione consiste nel passaggio da una metafora zoologica in italiano ("porca") a un'altra di segno diverso in inglese (bitch). L'esito, conclude, è da ritenersi riuscito perché la traduttrice ha fatto ricorso a un sostituto culturale dotato di valore espressivo pari a quello del termine originale, ottenendo così un'equivalenza pragmatica che va al di là del significato letterale dei termini in questione.

Italia (può trattarsi anche del direttore generale) e, soprattutto, assistere il Commissario per il multilingui-smo quando viene in visita ufficiale in Italia. Di solito, quando prevedono di recarsi in uno Stato membro i Commissari chiedono un briefing. Nel caso del Commissario Orban, il briefing viene preparato congiuntamente da alcuni servizi della DGT, tra cui l’Antenna del Paese interessato. A volte può anche capitare che all’Antenna venga chiesto di scrivere uno dei discorsi che il Commissario pronuncerà durante la visita: si tratta d’un caso eccezionale, perché di soli-to il Commissario pronuncia discorsi in inglese redatti dal suo Gabinetto; ma, ad esempio, per l’incontro al Quirinale del 9 maggio di quest’anno Orban ha voluto leggere un breve discorso in italiano, della cui redazione il Gabinetto e la Rappresentanza hanno incaricato l’Antenna. Durante la visita del Commissario, l’Antenna lo accompagna ad alcuni degli appuntamenti previsti in agenda ed esaudisce le richieste di traduzione o, più raramente, di rassegna stampa. Insomma, attività molteplici che devono essere svolte tutte più o meno parallelamente, sicché la tipica giornata dell’“antennista” (“Field Officer” in inglese) è certo stimolante, ma anche assai impegnativa. Ben venga dunque la decisione della DGT di rafforzare l’Antenna, che ormai in quasi tutte le Rappresentanze consta di due persone; per quanto mi riguarda, meno male che a Roma c’è anche Alessandra Centis, la valente collega con cui condivido il lavoro.

Giuseppe Manganaro

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il pelo nell’uovo divagazioni sulla pratica del tradurre

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Sarà. Ma la traduzione della Rawson, pur ineccepibile sul piano della fedeltà semantica, non convince, e non convince proprio perché lo sforzo di raggiungere l'equivalenza pragmatica va tutto a scapito di altri elementi. Se a un primo sguardo, infatti, il testo inglese appare aderente all'originale, bastano pochi esempi di corrispondenze per accorgersi dello scempio operato sul piano lessicale: "la sfringuellava al telefono" diventa was chattering at the telephone, "si imbizzì" è reso con he lost his temper, "sacripantando" diventa bellowing, che oltretutto è un errore perché il termine italiano è chiaramente usato nel senso di "bestemmiare, sacramentare", mentre bellow equivale per l'OED a "cry in a loud and deep voice; shout, vociferate, roar". Per non parlare del vezzoso arcaismo "finché non la ismise", anch'esso ricondotto nell'alveo di un tranquillizzante until she gave up.

Tirando le somme, un brano frutto di rara sensibilità descrittiva si è trasformato in un testo banalotto per forma e intreccio, al punto che un lettore inglese avrebbe tutto il diritto di chiedersi, leggendolo, a quale titolo Gadda occupi un posto così importante nella letteratura italiana del secondo '900.

Come è potuto avvenire questo passaggio da una prosa italiana così "sardanapalesca" (così Arbasino) a una resa inglese così scontata? La questione non è superficiale tanto più quando si considera che la Rawson aveva una conoscenza tutt'altro che raccogliticcia della nostra lingua: a testimoniarlo, non solo le sue altolocate frequentazioni italiane (la biblioteca dell'Università di Reading conserva la sua corrispondenza con personaggi del rango di don Sturzo e Salvemini), ma anche il suo ruolo di primissimo piano nei movimenti antifascisti di stanza in Inghilterra negli anni '20 e '30 (prese parte tra l'altro ai preparativi per la fuga di Lussu, Rosselli e Nitti dal confino di Lipari).

Forse il miglior punto di partenza per ricostruire il percorso metodologico della Rawson da un'ottica traduttoria è la constatazione che i termini problematici "sfringuellare", "imbizzirsi" o "sacripantare" non sono lessicalizzati, e pour cause, essendo solo tre tra le migliaia di invenzioni verbali che costellano l'opera del gran Lombardo e contribuiscono a renderne la lettura un'esperienza affascinante, sì, ma non certo di tutto riposo. La traduttrice, pur capendone il senso ma forse non essendo del tutto consapevole della loro carica innovativa, ha preferito renderne il significato anziché riprodurne l'unicità. Così, non ha tenuto in considerazione l'originalità espressiva dell'autore e si è limitata a parafrasare il testo di partenza, sostituendone tutte le parole più "difficili", ma anche più suggestive, con termini familiari e riconoscibili. Per dirla con Bühler e Jakobson, ha badato in sostanza alla funzione informativa o referenziale del testo, cioè alla natura del messaggio, ma ha completamente tralasciato la funzione estetica.

Ci sono tante buone ragioni per decidere di semplificare un elemento testuale nel passaggio traduttivo, e anzi questa pratica è così corrente da aver indotto qualcuno a parlare, a questo riguardo, di un vero e proprio universale della traduzione. Che questi universali esistano davvero e non siano solo il frutto di elucubrazioni accademiche, è tutt'altro che assodato, ma se ne potrà riparlare in un'altra occasione.

Page 12: Inter@lia - European Commissionec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue40_it.pdf · inglese, i problemi più pratici legati alla risoluzione delle numerosissime ambiguità

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Limitandoci per il momento alla semplificazione, la scarsa letteratura esistente in materia ci informa che questo fenomeno investe di solito uno o più dei seguenti livelli: lessicale, grammaticale e stilistico. Si interviene sul piano grammaticale per rendere più agile una sintassi complessa in origina-le, ad esempio sostituendo frasi implicite con esplicite, mentre sul piano stilistico si ricorre ad accorgimenti come la riduzione o l'omissione di parole ripetute, l'abbreviazione di lunghi giri di parole, la scissione di frasi complesse o, viceversa, la fusione di frasi semplici inanellate, ecc.

Va da sé che queste categorizzazioni sono tutt'altro che nette. Ad esempio, la frase seguente, tratta da un parere del CESE sui programmi comunitari di ricerca, può essere facilmente ricondotta a tutti e tre i livelli di semplificazione. Anche in questo caso l'originale è italiano

Il Comitato si è già pronunciato sui nuovi strumenti proposti nel progetto di pro-gramma quadro per i programmi specifici tematici, manifestando unanimemente la necessità di precisarne i meccanismi sottoponendoli a verifica di efficacia ed effettiva percorribilità, di affiancarli con alcuni degli strumenti attuali del 5° pro-gramma quadro per garantire un ampliamento e non una restrizione alla parteci-pazione di tutti i soggetti interessati, di rafforzare i meccanismi previsti dalle mi-sure di accompagnamento con strumenti di tutoraggio, formazione e studi e pro-getti di fattibilità ed esplorativi.

Come si vede, si tratta di un enunciato tortuoso, ma per motivi che non hanno necessariamente a che vedere con la complessità dell'argomento. Non stupisce che il traduttore inglese abbia ritenuto opportuno semplificarlo, tra l'altro scindendo la frase originale in tre parti, eliminando i gerundi e utilizzando un maggior numero di forme verbali esplicite, con questo risultato:

The Committee has already commented on the new instruments proposed in the draft framework programme for specific thematic programmes. It called unani-mously for the relevant mechanisms to be defined and assessed for effectiveness and feasibility, and for them to be backed up with some of the instruments cur-rently available in the Vth framework programme. This would ensure wide rather than restrictive stakeholder participation, and bolster the mechanisms provided for in the back-up measures thanks to instruments for tuition, training and feasibi-lity/exploratory studies.

In questo caso, la scelta di semplificare non è stata dettata dalla volontà di eludere un problema testua-le, ma da un motivo più virtuoso: la necessità di fornire un testo di arrivo più leggibile rispetto all'originale. Nel caso del brano letterario, invece, questa stessa strategia aveva finito per mortificare lo sforzo creativo dell'autore, tanto più che quella creatività verbale aveva una funzione artistica ben precisa, e si è tradotta in un'ingiustificata banalizzazione.

E allora, semplificare sì o no? Sì e no, naturalmente, a seconda dei casi. Sennonché bisognerebbe avere l'onestà di dirsi che quando non ce n'è necessità, semplificare altro non è che dire le cose in parole povere. In tutti i sensi.

Domenico Cosmai