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Industria tessile e rischio chimico Competitività e sostenibilità novembre 2015 Docente: Aurora Magni

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Industria tessile e rischio chimico

Competitività e sostenibilità

novembre 2015

Docente: Aurora Magni

Sicurezza del prodotto e dei processi tessili

Ciò che viene utilizzato nei processi produttivi

• è successivamente scaricato in acqua

• I lavoratori possono entrarvi in contatto

• Resta intenzionalmente agganciato alle fibre (esempio colorante)

• Può disperdersi nelle acque durante il lavaggio domestico

• Può entrare in contatto con la pelle dell’utilizzatore dell’articolo finito

valutazione del rischio chimico

• Per essere efficace si deve basare sulla ricerca, sia su documentati protocolli ed aggiornati data base.

• Sono disponibili strumenti/protocolli di analisi, studi farmacocinetici (target molecolari, risposta cellulare e interazione tessuto-organo), letteratura clinica in grado di prevedere la pericolosità e quindi il rischio delle sostanze/miscele chimiche.

• L’uso di una sostanza o di una miscela chimica è regolato dalla struttura EChA (European Chemical Agency) e soggetto ad autorizzazione REACH (Registration, Evaluation, Authorization and Restrictions of Chemicals), attiva dal 2007 sulla base di precedenti direttive del Parlamento Europeo . Un primo elenco di sostanze SVHC è stato pubblicato nel 2008 ed aggiornato dal 2010 ad oggi4.

IL REACH

• stabilisce le procedure per l'acquisizione e la valutazione dei dati sulle proprietà e sui pericoli delle sostanze.

• Le aziende devono procedere alla registrazione delle loro sostanze e a tale scopo devono collaborare con le altre aziende che registrano le stesse sostanze.

• L'ECHA riceve e valuta la conformità delle singole registrazioni e gli Stati membri dell'UE valutano le sostanze selezionate per chiarire le problematiche iniziali per la salute dell'uomo e dell'ambiente. Le autorità e i comitati scientifici dell'ECHA stabiliscono se i rischi delle sostanze possono essere gestiti o no.

• Se i rischi delle sostanze pericolose non possono essere gestiti, le autorità hanno la facoltà di bandirle, limitarne l'uso o assoggettarlo a un'autorizzazione.

Fonte: http://echa.europa.eu/regulations/reach/understanding-reach

Restrizioni

Dal sito dell’ECHA: • Le restrizioni sono uno strumento per proteggere la salute umana e l'ambiente da

rischi inaccettabili rappresentati dalle sostanze chimiche. Le restrizioni possono limitare o proibire la produzione, l'immissione sul mercato o l'uso di una sostanza.

• Una restrizione vale per qualsiasi sostanza in quanto tale, in una miscela o in un articolo, comprese quelle esenti da registrazione. Può anche valere per le importazioni.

• Uno Stato membro, o l'ECHA su richiesta della Commissione europea, possono proporre restrizioni, se ritengono che i rischi debbano essere affrontati a livello comunitario.

• Chiunque può formulare osservazioni in merito alla proposta di restringere una sostanza. Maggiormente interessati possono essere le aziende, le organizzazioni che rappresentano l'industria o la società civile, singoli cittadini e autorità pubbliche. Sono gradite osservazioni provenienti dall'UE e oltre.

• L'ECHA collabora con esperti degli Stati membri per fornire pareri scientifici su qualsiasi restrizione proposta che possa aiutare la Commissione europea, assieme agli Stati membri, a prendere la decisione finale.

Sostanze preoccupanti

• Sono indicate in un elenco.

• Le imprese che utilizzano sostanze contemplate in questa lista hanno obbligo di comunicazione e notifica.

• E’ auspicata la sostituzione.

• Allegato XIV. Sostanze sogggette ad autorizzazione per un uso specifico

• Allegato XVII Restrizioni all’uso

California Proposition 65

• Legge nata per tutelare le acque potabili poi estesa all’uso industriale.

• E’ fatto obbligo di indicare in etichetta la presenza di specifiche sostanze pericolose (oltre 800 e in continuo aggiornamento) La legge infatti non vieta l'impiego di sostanze ritenute pericolose ma impone l'obbligo di informare adeguatamente il consumatore in modo che lo stesso sia conscio dell'eventuale rischio a cui è sottoposto acquistando il bene in questione.

• L'applicazione della legge e la supervisione sulle sostanze pericolose nonché la redazione della suddetta lista è a cura di un ente statale californiano, l’Office of Environmental Health Hazard Assessment (OEHHA).

• Non è fatto divieto ma obbligo di informazione.

China GB18401

• In Cina, uno dei mercati più importanti per la moda, vige la normativa GB 18401 per regolamentare i tessuti in commercio nel proprio territorio. Riguarda:

• Cat.A: Prodotti per bambini; Cat.B: Prodotti a contatto diretto con la pelle; Cat.C: Prodotti non a contatto diretto con la pelle.

Cresce l’attenzione in merito al valore sostenibile dei prodotti/produzioni tessili

Effetto delle campagne ambientaliste sui brand

Sistema delle certificazioni volontarie

Legislazione, norme, Reach

Politica d’impresa

I marchi della moda per data di sottoscrizione dell'impegno DETOX

Pubblicato da admin tessuti_sostenibili - 0 commenti - visualizzazioni: 129

Voto

mese 2011 2012 2013 2014/15

gennaio

Uniqlo, Benetton, G-StarRaw,

Victoras'Secret Burberry

febbraio Valentino, COOP

Svizzera Primark

marzo

aprile

maggio

giugno

luglio Puma

agosto Nike, Adidas

settembre Canepa

Berbrand, Besani, Italdenim, Miroglio, Tessitura Imperiali,

ZIP GFD, Gritti Group,

Ditta G.Lanfranchi

ottobre H&M Tchibo

novembre C&A, Li-Ning Marks&Spencer,

Zara Lidl

dicembre Esprit. Mango,

Levi's

Fonte: www.sustainability-lab.net

Le sostanze chimiche usate nell’industria tessile pericolose e

inquinanti

Con la campagna Detox GreenPeace chiede alle imprese della moda di eliminare dalle produzioni queste sostanze:

• Alchilfenoli

• Ftalati

• Ritardanti di fiamma bromurati e clorurati

• Coloranti azoici

• Composti organici stannici

• Composti perfluoroclorurati

• Clorobenzeni

• Solventi clorurati

• Clorofenoli

• Paraffine clorurate a catena corta

• Metalli pesanti (cadmio, piombo, mercurio, cromo VI)

Classe di sostanze Utilizzo/problematiche

Alchilfenoli

utilizzati nei processi di lavaggio e tintura. Sono tossici per la vita acquatica, persistenti nell’ambiente perché non si degradano facilmente e possono accumularsi negli organismi viventi fino ad arrivare all’uomo attraverso la contaminazione della catena alimentare. Possonointerferire con lo sviluppo sessuale di alcuni organismi.

PFC Composti perfluoroclorurati Da eliminare entro luglio 2016

Idrorepellenti, antimacchia. Difficili da smaltire perché persistono nell'ambiente e possono accumularsi nei tessuti e aumentare di livello attraverso la contaminazione della catena alimentare. Una volta assimilati dall’organismo, alcuni PFC hanno effetti sul fegato e, in qualità di interferenti endocrini, possono alterare i livelli di crescita e riproduzione ormonale. Il più noto PFC è il perfluorottano solfonato (PFOS), un composto altamente resistente alla degradazione che persiste nell’ambiente anche per lunghi periodi .

Metalli pesanti Da eliminare entro il 2020

metalli pesanti come cadmio, piombo e mercurio vengono utilizzati in alcuni coloranti e pigmenti usati nell’industria tessile. Possono accumularsi nel corpo per molto tempo e sono altamente tossici, con effetti irreversibili inclusi i danni al sistema nervoso (piombo e mercurio) o al fegato (cadmio). Il cadmio è anche noto per provocare il cancro. Il cromo VI è utilizzato in alcuni processi tessili e conciari: è fortemente tossico, sono sufficienti basse concentrazioni, anche per molti organismi acquatici

Deto

x 1

Classi di sostanze Utilizzo/problematiche

Ftalati rendono più flessibile il PVC (plastica di cloruro di polivinile). Usati nella pelle artificiale, nella gomma, nel PVC e in alcuni coloranti. Alcuni ftalati, come il DEHP (Bis(2-etilesil) ftalato), sono dannosi per la riproduzione dei mammiferi e possono interferire nello sviluppo testicolare durante i primi anni di vita. Gli ftalati DEHP e DBP (dibutil ftalato) sono classificati in Europa come tossici per la riproduzione e il loro uso è stato limitato.

Ritardanti di fiamma bromurati (BFR) e clorurati

sono sostanze chimiche persistenti e bioaccumulanti (capaci di accumularsi nella catena alimentare). Gli eteri di difenile polibromurati (PBDE) sono uno dei gruppi più comuni di BFR e sono stati utilizzati per eliminare il rischio di infiammabilità di una vasta gamma di materiali, inclusi i prodotti tessili. Alcuni PBDE possono interferire con i sistemi ormonali della crescita e dello sviluppo sessuale.

Coloranti azoici tra i principali coloranti usati nell’industria tessile. Alcuni coloranti azoici, però, si dissociano durante l’uso e rilasciano sostanze chimiche conosciute con il nome di ammine aromatiche che possono causare tumori. L’UE ha messo al bando l’uso di questi coloranti azoici che rilasciano ammine

DETOX 2

Classe di sostanze

Utilizzo/problematiche

Composti organici stannici

usati come biocidi e come agenti antimuffa (es: intimo, scarpe, abb.i sportivi per prevenire l’odore causato dal sudore). Possono accumularsi nel corpo e colpire il sistema immunitario e riproduttivo.

Clorobenzeni

utilizzati come solventi e biocidi nella produzione di coloranti e come intermedi chimici. Gli effetti dell'esposizione dipendono dal tipo di clorobenzene, tuttavia, essi comunemente influenzano la tiroide, il fegato e il sistema nervoso centrale. L’esaclorobenzene (HCB), la sostanza chimica più tossica e persistente di questo gruppo, è anche un distruttore ormonale.

Solventi clorurati

utilizzati nell’industria tessile per sciogliere altre sostanze in fase di produzione, per la pulizia dei tessuti e antinfeltrenti. Il TCE è una sostanza dannosa per l’ozono che può persistere nell’ambiente. È anche conosciuto per gli effetti su sistema nervoso, fegato e reni. Dal 2008 l’Europa ha drasticamente ristretto l’uso del TCE sia nei prodotti che nel lavaggio dei tessuti.

DETOX 3

Classi di sostanze

Utilizzo/problematiche

Clorofenoli

usati come biocidi (principi attivi capaci di inibire qualsiasi organismo nocivo) in un'ampia gamma di applicazioni, dai pesticidi ai conservanti del legno e dei tessuti. Il pentaclorofenolo (PCP) è altamente tossico per gli uomini e può colpire diversi organi del corpo. È inoltre fortemente tossico per gli organismi acquatici.

Paraffine clorurate a catena corta

sono usate nell’industria tessile come ritardanti di fiamma e agenti di rifinitura per la pelle e il tessile. Sono altamente tossiche per gli organismi acquatici, non si degradano rapidamente nell’ambiente e hanno un’elevata potenzialità di accumulo negli organismi viventi

DETOX 4

http://www.sustainability-lab.net/it/groups/dtxleader.aspx

L’Effetto domino nelle dinamiche della moda:

il brand sollecita i propri fornitori i quali a loro volta premono sui

propri.

Il risultato è la condivisione di obiettivi,

approcci e nuovi standard.

E’ il sistema produttivo

stesso a darsi nuovi obiettivi

ZDHC

• http://roadmaptozero.com/index.php

Nasce nel 2011 per iniziativa di brand dello sportwear ed associazioni. Tra questi: H&M, Inditex, Puma, Nike, Marks&Spencer, Adidas, Benetton…). Non pone, come Detox l’obiettivo “0” ma il principio del non uso intenzionale delle sostanze chimiche pericolose.

Rispetto della legge e strategie volontarie

• La sostenibilità non è (solo) rispetto della legge ma miglioramento continuo e adozione di metodi in grado di ridurre le criticità ambientali.

• Per trasformare vincoli in argomenti di competitività le imprese adottano strategie oltre i requisiti di legge.

Il sistema della certificazione (Iso 9000)

• La cultura industriale della qualità nasce nella seconda metà del 900 in Giappone e negli USA come prassi volta a ridurre errori produttivi e difettosità mediante un sistema di controllo e documentazione.

• Negli anni ’80 l’ISO (International Organization for Standardization) elabora le prime norme di riferimento finalizzate alla qualità e nel 1987 pubblica quella che ora è chiamata serie di norme ISO 9000.

• Nel ’94 lo standard ISO 9000 viene rivisto e vengono emesse le norme UNI EN ISO 9001:1994, UNI EN ISO 9002:1994, UNI EN ISO 9003:1994 che puntavano l’attenzione su

• garanzia della qualità del prodotto, • descrizione dei requisiti che un Sistema Qualità deve avere per

raggiungere la qualità • conformità ai requisiti. Il concetto di Assicurazione Qualità venne così formalizzato per la prima volta.

Cos’è una norma

• Secondo la Direttiva Europea 98/34/CE del 22 giugno 1998: “norma” è la specifica tecnica approvata da un organismo riconosciuto a svolgere attività normativa per applicazione ripetuta o continua, la cui osservanza non sia obbligatoria e che appartenga ad una delle seguenti categorie”.

• Le norme sono documenti che definiscono le caratteristiche (dimensionali, prestazionali, ambientali, di qualità, di sicurezza, di organizzazione ecc.) di un prodotto, processo o servizio, secondo lo stato dell’arte e sono il risultato del lavoro di decine di migliaia di esperti in Italia e nel mondo.

I soggetti della normazione

• ISO: (International Organization for Standardization). Elabora norme applicabili in tutto il mondo. Ogni Paese può decidere se rafforzarne ulteriormente il ruolo adottandole come proprie norme nazionali, nel qual caso in Italia la sigla diventa UNI ISO (o UNI EN ISO se la norma è stata adottata anche a livello europeo).

• EN: identifica le norme elaborate dal CEN (Comité Européen de Normalisation). Le norme EN devono essere obbligatoriamente recepite dai Paesi membri CEN e la loro sigla di riferimento diventa, nel caso dell’Italia, UNI EN. Queste norme servono ad uniformare la normativa tecnica in tutta Europa, quindi non è consentita l’esistenza a livello nazionale di norme che non siano in armonia con il loro contenuto;

• UNI: contraddistingue tutte le norme nazionali italiane e nel caso sia l’unica sigla presente significa che la norma è stata elaborata direttamente dalle Commissioni UNI o dagli Enti Federati

Il sistema di certificazione

• Le certificazioni ambientali (Emas, Ecolabel e altre certificazioni) sono strumenti che forniscono la possibilità, a chi conduce un’attività, di comunicare l’impegno a ridurre volontariamente l’impatto ambientale delle lavorazioni.

• Sono un riconoscimento ufficiale, rilasciato da un ente terzo.

• Possono essere di processo o di prodotto a seconda che l’oggetto della certificazione o verifica sia il sistema di gestione ambientale del processo di produzione (ad esempio EMAS) o i criteri ecologici utilizzati per l’assegnazione del marchio di qualità ecologica ad un prodotto o ad un servizio (ad esempio Ecolabel Eu).

Le norme Iso 14000 • forniscono strumenti manageriali per le organizzazioni che vogliano porre sotto controllo i propri aspetti ed

impatti ambientali e migliorare le proprie prestazioni in tale campo. • Comprendono tematiche generali, quali i sistemi di gestione ambientale, e propongono tre tipologie di

strumenti utili per la sua attuazione: • LCA (Life Cycle Assessment), • EPE (Environmental Performance Evaluation) • Environmental Labelling.

• ISO 14001: può essere attuata da qualsiasi tipo di organizzazione che intenda conseguire un miglioramento nell'esercizio delle proprie attività attraverso l'adozione di un sistema di gestione ambientale. E’ recepita dal nuovo Regolamento EMAS.

• ISO 14030: valutazione delle prestazioni ambientali • ISO 14063 per la comunicazione ambientale (in fase di definizione).

• ISO 14020 disciplina i diversi tipi di etichette e di dichiarazioni ambientali, standardizzando

diversi livelli di informazione al pubblico sulle prestazioni ambientali di prodotti e servizi. Sotto questo punto di vista etichette e dichiarazioni svolgono un ruolo importante ai fini del consumo sostenibile, in quanto definiscono, in maniera credibile e trasparente, un limite che contraddistingue i prodotti più compatibili con l'ambiente da quelli meno compatibili.

• ISO 14040: norma la metodologia da applicare nello studio sul ciclo di vita.

1978 : Der Blue Angel, Germania, prima esperienza di etichettatura ecologica,

Dagli anni 90: crescita delle modalità di comunicazione e certificazione delle caratteristiche ambientali dei prodotti.

Ciò ha spinto ISO (International Standard Organisation) a definire linee guida di riferimento (norma ISO 14020)

• La norma Iso 14020 stabilisce le linee guida per lo sviluppo di marchi di qualità ecologica e fornisce i principi per la loro redazione.

• Il contenuto dell’etichetta deve essere accurato, verificabile, attinente, non ingannevole,

• Le informazioni (e le metodologie adottate) devono essere accessibili agli acquirenti,

• I marchi non devono inibire la ricerca e l’innovazione o gli scambi commerciali internazionali,

• Le etichette devono basarsi su metodi scientifici.

Le Iso 14020 prevedono 3 tipi di marchi ecologici: I, II e III tipo

Tipo I Sono etichette volontarie basate su un sistema multicriteria che

considera l’intero ciclo di vita del prodotto, sottoposte a certificazione esterna da parte di un ente indipendente (tra queste rientra, ad esempio, il marchio europeo di qualità ecologica ECOLABEL). (ISO 14024);

Ecolabel: dopo un inizio tiepido oggi sono oltre 30 le categorie di prodotto previste e migliaia i prodotti certificati

Punti di forza: ha dimensione Europea quindi extranazionale,

Punti di debolezza: è una procedura complessa

Tipo I Ecolabel

• L’Ecolabel europeo è il marchio di qualità ecologica rivolto ai prodotti e ai servizi di largo consumo dell’Unione Europea, nato nel 1992 con l'adozione del Regolamento europeo n. 880/92, e aggiornato con il nuovo Regolamento n. 1980 del 17 luglio 2000.

• Il marchio viene rilasciato dall’Organismo Competente presente in ogni Stato Membro. In Italia è il Comitato Ecolabel-Ecoaudit.

• La richiesta del marchio Ecolabel è volontaria: i fabbricanti, gli importatori o i distributori dei gruppi di prodotti per cui sono stati definiti i criteri ecologici possono richiedere il marchio al Comitato Ecolabel che una volta verificato il rispetto dei criteri da parte dei prodotti, procederà a rilasciare l’etichetta.

Qualche esempio – Tipo I

• OekoTex nasce negli anni 90 per iniziativa di un gruppo di laboratori privati specializzati nel tessile che definiscono criteri di sicurezza per articoli destinati all’abbigliamento e alla casa. Attesta che i prodotti durante l’uso non rilasciano sostanze nocive in quantità superiore ai limiti previsti

è una certificazione internazionale, indipendente e specifica per il settore forestale e i prodotti - legnosi e non legnosi - derivati dalle foreste. Garantisce che il legno o la carta di un determinato prodotto deriva da foreste correttamnete gestite

Principali vantaggi e svantaggi delle etichette di tipo II: • Sono flessibili:

– possono essere "tagliate su misura" sulla base di specifiche esigenze dell’azienda o del prodotto;

– sono riferite ad un singolo aspetto, determinato seguendo un approccio di ciclo di vita

– non vi sono criteri pre definiti da rispettare; • Sono più economiche rispetto ad altri tipi di etichette; • Possono fornire una comunicazione efficace;

• Non è richiesta la verifica da parte terza indipendente;

• TROPPE: Attualmente vi è una proliferazione di etichette ambientali che non sono verificabili, inaccurate e fuorvianti (e che non rispettano i requisiti ISO);

• effetti pericolosi sul mercato: perdita di credibilità dei marchi ambientali.

Le principali certificazioni tessili certificazione

Oekotex 100 Privata, di tipo I, certifica la sicurezza del prodotto relativamente alla presenza di sostanze pericolose (sono previste soglie di tolleranza)

STeP E’ un’evoluzione di Oekotex e coinvolge il sistema impresa (protezione ambiente, aspetti sociali, chemicals)

Bluesign

Nato a San Gallo (Svizzera) si fonda su 5 principi: Produttività delle risorse (riducendo al minimo lo sfruttamento delle risorse e l'impatto ambientale), Sicurezza del consumatore, Emissioni atmosferiche, Emissioni idriche, Salute e sicurezza sul lavoro

Nordic Ecolabel O Swan

The "Swan" symbol, as it is known in Nordic countries, is available for 65 product groups. The Swan checks that products fulfill certain criteria using methods such as samples from independent laboratories, certificates and control visits.

certificazione

Seri.co Nato per garantire la qualità dei prodotti serici realizzati nel distretto di Como affronta il tema del rischio chimico consentendo la presenza di limiti di sostanze pericolose

Gots Assicura che i materiali utilizzate provengono da coltivazioni o allevamenti biologici, senza intervento di sostanze chimiche. L’assenza della chemiclas pericolosa deve essere garantita anche duranti i processi produttivi

ITFashion

è il sistema volontario di Tracciabilità, promosso da Unioncamere e dalle Camere di Commercio italiane e gestito da Unionfiliere, per riqualificare e valorizzare i prodotti delle filiere Oro e Moda, protagoniste del Made in Italy.

Made in green

Spagnolo, è rilasciato su prodotti già certificato Oekotex 100

Associazione Tessile e Salute

Relativa al rischio chimico, non prevede test di valutazione su prodotti o emissioni specificatamente effettuati

certificazione

Cradle to cradle E’ un approccio di progettazione basato sul principio dell’economia circolare

Global Recycle Standard (GRS) è promosso a livello internazionale dall’organizzazione Textile Exchange. In Italia da Icea. Lo standard si applica alle imprese che producono e/o vendono prodotti intermedi o prodotti finiti che contengono materiale riciclato e certificato

Fairtrade Certificazione equosolidale assicura che i prodotti certificati contengono materia prima acquistata nel rispetto delle comunità produttive e applicando prezzi equi

Remade in Italy dimostra la percentuale di materiale riciclato nei prodotti, utile per partecipare a bandi della PA emessi per il Green Public Procurement. Per ora limitato a legno, gomma, materiali da costruzione

Green Public Procurement “acquisti verdi”

• approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita –

• See more at: http://www.minambiente.it/pagina/gpp-acquisti-verdi#sthash.WNrMPKjg.dpuf

Obiettivi “acquisti verdi”

• Riduzione degli impatti ambientali

• Tutela della competitività

• Stimolo all’innovazione

• Razionalizzazione della spesa pubblica

• Integrazione delle considerazioni ambientali nelle altre politiche dell’ente

• Miglioramento dell’immagine della pubblica amministrazione

• Diffusione di modelli di consumo e di acquisto sostenibili

• Accrescimento delle competenze degli acquirenti pubblici

• Miglioramento della competitività delle imprese –

• See more at: http://www.minambiente.it/pagina/gpp-acquisti-verdi#sthash.WNrMPKjg.dpuf

Tipo III

• Etichette ecologiche che riportano dichiarazioni basate su parametri stabiliti e che contengono una quantificazione degli impatti ambientali associati al ciclo di vita del prodotto calcolato attraverso un sistema LCA. Sono sottoposte a un controllo indipendente e presentate in forma chiara e confrontabile. Partecipano a questa categora le “Dichiarazioni Ambientali di Prodotto”. (ISO 14025).

DICHIARAZIONE AMBIENTALE DI PRODOTTO- EPD (ENVIRONMENTAL PRODUCT DECLARATION)

• E’ un’etichettatura di tipo III, è un documento con il quale si comunicano informazioni oggettive, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale di prodotti e servizi. Tali informazioni hanno carattere esclusivamente informativo, non prevedendo modalità di valutazione, criteri di preferibilità o livelli minimi che la prestazione ambientale debba rispettare.

EPD:

• utilizza la Valutazione del Ciclo di Vita (LCA - Life Cycle Assessment) come metodologia per l'identificazione e la quantificazione degli impatti ambientali. L'applicazione della LCA deve essere in accordo con quanto previsto dalle norme della serie ISO 14040, in modo da garantire l'oggettività delle informazioni contenute nella dichiarazione.

• è applicabile a tutti i prodotti o servizi, indipendentemente dal loro uso o posizionamento nella catena produttiva; inoltre, viene effettuata una classificazione in gruppi ben definiti in modo da poter effettuare confronti tra prodotti o servizi funzionalmente equivalenti.

• viene verificata e convalidata da un organismo indipendente che garantisce la credibilità e veridicità delle informazioni contenute nello studio LCA e nella dichiarazione.

EPD e PCR

• Perché possa essere applicato è necessario però definire le caratteristiche standard del prodotto (PCR: Product Category Rules).

• Le PCR permettono di predisporre gli studi LCA e le relative dichiarazioni ambientali in modo coerente e confrontabile.

• Se non esiste una PCR disponibile con cui comparare il proprio prodotto l’azienda deve procedere alla sua redazione e condividerla.

Tipi I, II e III a confronto

complessità caratteristiche

Tipo I intermedia Elevata credibilità e completezza di informazione

Tipo II bassa Mancando una verifica di parte terza sono meno affidabili

Tipo III alta Alta credibilità delle affermazioni contenute per le procedure adottate (LCA, confrontabilità). Le procedure sono più complesse

Ricapitolando

“CARBON FOOTPRINT” DI PRODOTTO

• La norma ISO/TS 14067:2013 supporta le Organizzazioni che vogliano quantificare tutte le emissioni di gas a effetto serra coinvolte nel ciclo di vita di un prodotto, con l'approccio LCA (Life Cycle Assessment) che analizza gli effetti sull'ambiente "dalla culla alla tomba" del ciclo di vita di un prodotto.

• Con questo strumento un'Organizzazione può rendicontare e comunicare l'impatto in termini di riscaldamento climatico dei propri prodotti, analizzando tutte le emissioni di gas a effetto serra coinvolte nella vita del prodotto (imputabili all'Organizzazione in maniera diretta e indiretta), con la possibilità di stimare un valore di impatto sul clima per prodotti che si intende valorizzare sul mercato per le loro performance ambientali.

Azioni compensative

• A partire dal carbon assessment aziendale (cioè la valutazione della carbon footprint -“impronta di carbonio”- di processi ed attività aziendali) è possibile avviare fasi di carbon management (quali: riduzione delle emissioni di CO2 e successivo “compensazione della CO2“(carbon offset) delle emissioni residue)- Ruolo importante ha la comunicazione.

Quale lo scopo delle certificazioni

• Una impresa che intende proporsi o commercializzare il suo prodotto o servizio come “sostenibile” deve oggi affrontare una serie di scelte di metodi al fine di provare le proprie credenziali. Le certificazioni hanno questa funzione.

• L’ottenimento di una certificazione implica una validazione di performance decumentate

• Il nuovo scenario vede però il prevalere di parametri imposti dai clienti e finalizzati a proprie strategie di competitività come nel caso dell’adesione a proprie campagne ambientaliste

In sintesi • La norma definisce i requisiti da rispettare e la certificazione attesta che

effettivamente quella determinata attività, o quello specifico prodotto, rispetta i requisiti della norma.

• La certificazione è una procedura con cui una terza parte indipendente dà assicurazione scritta che un prodotto, servizio, processo è conforme ai requisiti specificati.

La certificazione di sistema, assicura la capacità di un'organizzazione di strutturarsi e gestire le proprie risorse ed i propri processi in modo da riconoscere e soddisfare i bisogni dei clienti e le esigenze della collettività, impegnandosi al miglioramento continuo.

Riguarda in particolare:

• i sistemi di gestione per la qualità (UNI EN ISO 9001);

• per l'ambiente (UNI EN ISO 14001);

• per la sicurezza delle informazioni (UNI CEI ISO IEC 27001);

• per la sicurezza alimentare (UNI EN ISO 22000).

Gli strumenti di certificazione ambientale

etichette ambientali :

• (ISO Tipo I, disciplinate dalla Norma ISO 14024, es. EU Eco-label); autodichiarazioni ambientali

• (ISO Tipo II, disciplinate dalla Norma ISO 14021, es. Mobius loop);

• dichiarazioni Ambientali di Prodotto (ISO Tipo III, disciplinate dalla Norma ISO 14025);

marchi ed etichettature obbligatori (es. etichettature di risparmio energetico, marchi ce)

sistemi di gestione ambientale (come EMAS);

Dal prodotto al sistema organizzativo

• Il Sistema di gestione aziendale è la parte del sistema di gestione complessivo comprendente la struttura organizzativa, le responsabilità, la prassi, le procedure, i processi e le risorse per definire e attuare la politica ambientale (riferimento Iso 14001)

• EMAS = Eco-Management and Audit Scheme) è un sistema a cui possono aderire volontariamente le imprese e le organizzazioni, sia pubbliche che private, aventi sede nel territorio della Comunità Europea o al di fuori di esso, che desiderano impegnarsi nel valutare e migliorare la propria efficenza ambientale

contempla

• la politica ambientale dell’organizzazione e una breve illustrazione del suo sistema di gestione ambientale;

• una descrizione di tutti gli aspetti ambientali significativi, diretti e indiretti, che determinano impatti ambientali significativi dell’organizzazione ed una spiegazione della natura degli impatti connessi a tali aspetti;

• una descrizione degli obiettivi e target ambientali in relazione agli aspetti e impatti ambientali significativi

Le fasi • L’azienda adotta la politica ambientale.

• Analizza i suoi processi quindi: audit e riesame della Direzione che programma gli interventi.

• L’azienda si attrezza con risorse, personale e strumenti.

• Lo strumento metodologico è l’ Eco-Management and Audit Scheme (EMAS) al quale possono aderire volontariamente le organizzazioni (aziende, enti pubblici, ecc.) per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali .

• Per ottenere (e mantenere) il riconoscimento Emas (registrazione), le organizzazioni devono sottoporre il proprio sistema di gestione ambientale ad una valutazione di conformità da parte di un Verificatore Accreditato, e far validare dal medesimo verificatore la Dichiarazione Ambientale (ed i suoi aggiornamenti, solitamente annuali).

• Per ottenere la certificazione Emas le aziende, oltre ad avere conseguito la certificazione iso 14001 , devono elaborare una Dichiarazione ambientale che deve essere convalidata da un verificatore accreditato Emas.

• La dichiarazione contiene la descrizione dei fattori impattanti sull’ambiente e le attività svolte per attenuarne gli effetti.

Certificazione sociale

• Le organizzazioni che volontariamente intendono fornire garanzia di eticità della propria filiera produttiva e del proprio ciclo produttivo possono riferirsi alla norma SA (Social Accountability) 8000.

• E’ uno standard internazionale elaborato nel 1997 dall'ente americano SAI che contiene una serie di requisiti sociali.

SA 8000

• è basata sulle convenzioni dell´ILO (International Labour Organization), sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, sulla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino, sulla Convenzione delle Nazioni Unite per eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne.

Garantisce che l’azienda certificata

• promuove la salute e sicurezza dell’ambiente di lavoro, in ottica di integrazione con la OHSAS 18001

• concede la libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva

• contrasta il lavoro minorile, il lavoro forzato, le discriminazioni

• fa rispettare i tempi e l'orario di lavoro e i criteri retributivi previste dalle Leggi.

E’ supervisionata dal Social Accountability Accreditation Services (SAAS) ed è stata la prima norma sulla responsabilità sociale riconosciuta a livello mondiale come standard di riferimento certifi cabile.

Al 30 giugno 2014 sono 3.388 le imprese al mondo certificate con lo standard SA8000

Iso 26000

Pubblicata nel 2010 dopo 5 anni di lavoro.

E’una Linea Guida e non una norma: ciò significa che essa non sarà certificabile da una terza parte sul modello dei sistemi di gestione qualità, come nel caso della SA8000, ma è una guida a concetti, principi e pratiche connesse alla Responsabilità Sociale d’Impresa.

In pratica, un’azienda o un’organizzazione che volessero adottare queste nuove Linee Guida non possono affidarsi a una società esterna che ne certifichi l’impegno nel campo della responsabilità sociale, ma devono confrontarsi con le proprie parti interessate, prima fra tutte il sindacato per quanto attiene i rapporti e le condizioni di lavoro, affinché siano loro a

valutare se rispettano o meno i contenuti di Iso 26000.

CSR (Corporate Social Responsability), in italiano RSI Responsabilità Sociale d'Impresa

• E’ entrata formalmente nell'agenda dell'Unione Europea a partire dal Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000, dove è stata considerata come uno degli strumenti strategici per realizzare una società più competitiva e socialmente coesa .

• Nel Libro Verde della Commissione Europea, edito nel 2001, la responsabilità sociale è definita come: "L‘integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ambientali delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate".

La CSR va oltre il rispetto delle prescrizioni di legge e individua pratiche e comportamenti che un’impresa adotta su base volontaria, nella convinzione di ottenere dei risultati che possano arrecare benefici e vantaggi a se stessa e al contesto in cui opera. Particolare attenzione viene prestata ai rapporti con i propri portatori d’interesse (stakeholder): collaboratori, fornitori, clienti, partner, comunità e istituzioni locali, realizzando nei loro confronti azioni concrete. Ciò si traduce nell'adozione di una politica aziendale che sappia conciliare gli obiettivi economici con quelli sociali e ambientali del territorio di riferimento, in un’ottica di sostenibilità futura.

Gestire la sostenibilità: altri strumenti • Bilancio ambientale: è un rapporto elaborato

ad uso interno. Contiene dati (fisici, tecnici, economici) utili a definire la strategie d’impresa.

• Il report ambientale -o meglio, il report di sostenibilità, ha invece una funzione pubblica, divulgativa e promozionale. E’ un documento rivolto agli stakeholders.

Quanto costa la sostenibilità?

• La contabilità d’impresa può valutare le voci che concorrono a dare una valutazione economica dei costi e degli investimenti sostenuti per far fronte a problematiche ed obiettivi ambientali e sociali.

Environmental Cost Accounting • Costi convenzionali (impianti, tecnologie..)

• Costi nascosti (studi, RES…)

• Costi del non ambiente cioè a seguito di danni provocati da inefficienze e sottovalutazioni

• Costi potenziali (imprevisti, adeguamento impianti ad eventuali norme ambientali..)

• Costi di immagine (report ambientali, campagne..)

Bilancio/Report di sostenibilità

• Documento aziendale finalizzato a dare visibilità alle iniziative svolte dall’azienda per quanto riguarda

• Impatto ambientale

• Politiche sociali

• stakeholder