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Autoriz. Tribunale di Milano n. 416 del 25/7/86 Tariffa regime libero: Poste Italiane SpA sped. in abbonamento postale 70% DRCB Roma. L’editore Snop, titolare del trattamento ai sensi e per gli effetti del D.Lgs. 196/2003, dichiara che i dati personali degli abbonati non saranno ogget- to di comunicazione o diffusione e ricorda che gli interressati possono far valere i propri diritti ai sensi dell’articolo 7 del suddetto decreto. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al tratta- mento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca dati personali di uso redazionale presso Zadigroma, via Monte Cristallo 6. Responsabile trattamento dati: Angelo Todone. I dati necessari per l’invio della rivista sono trattati elettronicamente e utilizzati dall’editore Snop per la spedizione della presente pubblicazione e di altro materiale medico-scientifico. IVA assolta dall’editore ai sensi dell’art. 74 lettera C del DPR 26/10/1972 n. 633 e successive modificazioni e integrazioni, nonché ai sensi del DM 29/12/1989. Non si rilasciano quindi fatture (art. 1. c. 5 DM 29/12/1989). Finito di stampare nel mese di aprile 2007 Rivista trimestrale della Società nazionale degli operatori della prevenzione Il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) e la rivista Snop collaborano per la diffusione e l’approfondi- mento dei temi contenuti nel Piano nazionale della preven- zione 2005-2007. Questa collaborazione è finalizzata a favo- rire la conoscenza, la riflessione critica e la partecipazione da parte degli operatori dei servizi di sanità pubblica. Editore: Snop • Società nazionale operatori della prevenzione • via Prospero Finzi, 15 - 20126 Milano www.snop.it Direttore responsabile: Claudio Venturelli Direttore: Alberto Baldasseroni Direttore editoriale: Eva Benelli Comitato scientifico di redazione: Alberto Baldasseroni, Roberto Calisti, Emilio Cipriani, Maria Elisa Damiani, Giorgio Di Leone, Annunziata Giangaspero, Paolo Lauriola, Gianpiero Mancini, Luca Pietrantoni, Luigi Salizzato, Domenico Spinazzola, Domenico Taddeo, Claudio Venturelli, Luciano Venturi Redazione: Anna Maria Zaccheddu Progetto grafico e impaginazione: Corinna Guercini Copertina: Bruno Antonini Zadigroma, via Monte Cristallo, 6 - 00141 Roma tel. 068175644 e-mail: [email protected] Stampa: Tipografia Graffiti srl - Pavona (Roma) Abbonamento annuale per 4 numeri: ordinario 30,00 euro, istituzionale 50,00 euro c/c postale n. 36886208 intestato a Snop Indicare causale del versamento e indirizzo Singolo numero: 10,00 euro indice Numero 70 marzo 2007 • anno 22 Editoriale La sfida della prevenzione cambia la sanità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Emilio Cipriani, Luigi Salizzato Commenti Medicina sportiva, l’improvvida difesa di una minaccia che non c’è . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Alberto Baldasseroni Alta definizione C’era una volta l’autorizzazione sanitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Giorgio Ferigo Pagine aperte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Dossier La sicurezza in edilizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 Flavio Coato, Giuliano Tagliavento, Marco Masi A Verona, l’unione fa la forza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 Manuela Peruzzi Formazione sul rischio, un lavoro di squadra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 Andrea Cini Piemonte, formazione ad alta velocità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 Antonella Bena, Elena Coffano, Maria Luisa Debernardi, Luisa Dettoni, Luigi Icardi Recuperare la tutela della salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 Marco Masi Lavoratori stranieri: risorsa o problema? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 Rossana Bizzotto, Antonella Ferraro Progettare la sicurezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 Davide Crovetti Grandi opere, il ruolo della prevenzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Maurizio Baldacci, Antonella Bena, Alessandro Caprioglio, Luigi Carpentiero, Daniela Cervino, Maria Luisa Debernardi, Marco Masi, Marinella Natali, Venere Pavone, Davide Sgarzi Edilizia: Sos infortuni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 Claudio Calabresi, Roberto Agnesi Nessuno ascolta la voce dei lavoratori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35 Marco Bazzoni Cittadini del mondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 Vita da Snop . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37 Alta definizione Ambiente e salute: piccoli valutatori crescono? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 Aligi Gardini Garantire la salute se il lavoro è in movimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40 Roberta Stopponi, Arabella Noè Lavorare con gli animali, quale rischio? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 Giorgio Battelli, Massimo Ghinzelli Maternità, lavoro e salute: una sfida per il futuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 Cinzia Di Pede, Lucia Bramanti, Roberta Consigli

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Page 1: indice marzo 2007 • anno - Portale di epidemiologia · sicurezza nell’edilizia che si è tenuto il 22 novembre 2004 a Bilbao, ha ribadito che la fase progettuale ha un’importanza

Autoriz. Tribunale di Milano n. 416 del 25/7/86

Tariffa regime libero: Poste Italiane SpA sped. in abbonamento postale

70% DRCB Roma.

L’editore Snop, titolare del trattamento ai sensi e per gli effetti del D.Lgs.

196/2003, dichiara che i dati personali degli abbonati non saranno ogget-

to di comunicazione o diffusione e ricorda che gli interressati possono far

valere i propri diritti ai sensi dell’articolo 7 del suddetto decreto.

Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al tratta-

mento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende

nota l’esistenza di una banca dati personali di uso redazionale presso

Zadigroma, via Monte Cristallo 6.

Responsabile trattamento dati: Angelo Todone.

I dati necessari per l’invio della rivista sono trattati elettronicamente e

utilizzati dall’editore Snop per la spedizione della presente pubblicazione

e di altro materiale medico-scientifico.

IVA assolta dall’editore ai sensi dell’art. 74 lettera C del DPR 26/10/1972

n. 633 e successive modificazioni e integrazioni, nonché ai sensi del DM

29/12/1989. Non si rilasciano quindi fatture (art. 1. c. 5 DM 29/12/1989).

Finito di stampare nel mese di aprile 2007

Rivista trimestrale della Società nazionale degli operatori della prevenzione

Il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm)e la rivista Snop collaborano per la diffusione e l’approfondi-mento dei temi contenuti nel Piano nazionale della preven-zione 2005-2007. Questa collaborazione è finalizzata a favo-rire la conoscenza, la riflessione critica e la partecipazioneda parte degli operatori dei servizi di sanità pubblica.

Editore: Snop • Società nazionale operatori della prevenzione • via Prospero Finzi, 15 - 20126 Milanowww.snop.it

Direttore responsabile: Claudio VenturelliDirettore: Alberto BaldasseroniDirettore editoriale: Eva Benelli

Comitato scientifico di redazione: Alberto Baldasseroni, Roberto Calisti, Emilio Cipriani,Maria Elisa Damiani, Giorgio Di Leone, AnnunziataGiangaspero, Paolo Lauriola, Gianpiero Mancini, LucaPietrantoni, Luigi Salizzato, Domenico Spinazzola,Domenico Taddeo, Claudio Venturelli, Luciano Venturi

Redazione: Anna Maria Zaccheddu

Progetto grafico e impaginazione: Corinna GuerciniCopertina: Bruno Antonini

Zadigroma, via Monte Cristallo, 6 - 00141 Roma tel. 068175644 e-mail: [email protected]

Stampa: Tipografia Graffiti srl - Pavona (Roma)

Abbonamento annuale per 4 numeri: ordinario 30,00 euro, istituzionale 50,00 euroc/c postale n. 36886208 intestato a Snop Indicare causale del versamento e indirizzoSingolo numero: 10,00 euro

i n d i c e Numero 70 marzo 2007 • anno 22

Editoriale La sfida della prevenzione cambia la sanità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3Emilio Cipriani, Luigi Salizzato

CommentiMedicina sportiva, l’improvvida difesa di una minaccia che non c’è . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4Alberto Baldasseroni

Alta definizioneC’era una volta l’autorizzazione sanitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5Giorgio Ferigo

Pagine aperte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

DossierLa sicurezza in edilizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11Flavio Coato, Giuliano Tagliavento, Marco Masi

A Verona, l’unione fa la forza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16Manuela Peruzzi

Formazione sul rischio, un lavoro di squadra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19Andrea Cini

Piemonte, formazione ad alta velocità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22Antonella Bena, Elena Coffano, Maria Luisa Debernardi, Luisa Dettoni, Luigi Icardi

Recuperare la tutela della salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24Marco Masi

Lavoratori stranieri: risorsa o problema? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26Rossana Bizzotto, Antonella Ferraro

Progettare la sicurezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28Davide Crovetti

Grandi opere, il ruolo della prevenzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30Maurizio Baldacci, Antonella Bena, Alessandro Caprioglio,Luigi Carpentiero, Daniela Cervino, Maria Luisa Debernardi,Marco Masi, Marinella Natali, Venere Pavone, Davide Sgarzi

Edilizia: Sos infortuni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33Claudio Calabresi, Roberto Agnesi

Nessuno ascolta la voce dei lavoratori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35Marco Bazzoni

Cittadini del mondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36

Vita da Snop . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37

Alta definizione Ambiente e salute: piccoli valutatori crescono? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38Aligi Gardini

Garantire la salute se il lavoro è in movimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40Roberta Stopponi, Arabella Noè

Lavorare con gli animali, quale rischio? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43Giorgio Battelli, Massimo Ghinzelli

Maternità, lavoro e salute: una sfida per il futuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46Cinzia Di Pede, Lucia Bramanti, Roberta Consigli

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un’opera provvisoria, costosa e indefinitiva non strettamente ne-cessaria al processo costruttivo,viene privilegiata spesso la rea-lizzazione di un accesso al puntooperativo il più possibile sempli-ce, spesso incompleto negli ele-menti di protezione, ma ugual-mente idoneo a operare. Inoltre,molti degli addetti del settore so-no convinti che il lavoro di mura-tore (comprendendo con questotermine generico tutti coloro chepartecipano al processo costrutti-vo) ha un rischio intrinseco diinfortunio, che va accettato co-munque visto quanto è complica-

LA SICUREZZAIN EDILIZIA

Negli ultimi anni, il settore edile ha subito un vero e proprioboom, in termini di investimenti e addetti. Un’espansione acui, però, non è corrisposta una crescita delle misure disicurezza: l’edilizia rimane il settore più a rischio di infortu-ni, soprattutto per cadute dall’alto. Dalla piaga del lavoronero alla massiccia presenza di manodopera multietnica,dalla diffusa scarsa professionalità alla carenza cronica diformazione, sono molteplici gli elementi che contribuisconoad accrescere i rischi. È dunque sempre più urgente unastrategia di intervento articolata e sinergica, partecipata econdivisa da tutti gli attori interessati, in grado di affronta-re i diversi aspetti del problema, con un’azione tenace e con-tinua nel tempo. Come dimostrano una serie di esperienzesul territorio, la formazione e l’inquadramento del proble-ma in un’ottica di prevenzione primaria sono cruciali.

Nei cantieri il rischio di ca-dere dall’alto, e di infor-tunarsi quindi in modograve o fatale, è notoria-

mente elevato. Anzi, è un dato cheha il sapore dell’ovvietà. La po-stazione di lavoro degli operaiedili è spesso collocata in altezza,in genere per permettere al lavo-ratore di stazionare in quota per iltempo strettamente necessario arealizzare l’opera, dopodiché puòessere eliminata. La protezione contro le cadute,però, non è determinante ai finiproduttivi: di conseguenza, a unallestimento a regola d’arte di

Flavio Coato, Giuliano Tagliavento, Marco Masi

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to costruire un cantiere in pienasicurezza. Ci sono però anche degli altri ele-menti importanti che contribui-scono ad accrescere i rischi del la-voro edile: la polverizzazione del-le imprese e l’utilizzo sistematicodi subappalti a cascata, la mas-siccia e crescente presenza di ma-nodopera multietnica (con proble-mi di rapporto tra sensibilità eculture diverse), l’assenza di unafigura fissa di riferimento come ilcapocantiere, la presenza di ma-nodopera scarsamente professio-nalizzata, la carenza di formazio-ne sulla sicurezza, l’esplosionedel fenomeno del lavoro nero, lamancanza di misure di deterren-za efficaci, progettazione e gestio-ne della sicurezza assolutamentecarenti, committenti non all’altez-za del loro ruolo.Di fronte a questo scenario, non sipuò pensare che per attuare unaprevenzione efficace e duraturadegli infortuni in edilizia sia suffi-ciente migliorare l’uno o l’altrodegli aspetti critici. Viceversa, bisogna muoversi si-nergicamente su tutti i fronti, pre-vedendo una strategia di inter-vento articolata, partecipata econdivisa da tutti gli attori inte-ressati, in grado di affrontare con-temporaneamente i diversi aspet-ti del problema, con un’azione te-nace e continua nel tempo.

Più visibilità per chi controlla

Durante le attività di vigilanza èemersa una corrispondenza si-gnificativa fra la prevalenza dellecadute dall’alto come causa diinfortuni gravi o mortali e viola-zioni diffuse delle norme di pre-venzione: sembrerebbe dunqueche laddove il rischio è più fre-quente e grave vi sia una carenzapreventiva importante.All’interno di alcuni settori dellaprevenzione, sia pubblica che pri-vata, si è quindi cominciato a ri-

flettere da una parte sugli obietti-vi della vigilanza, dall’altra sull’a-deguatezza delle modalità di pre-venzione all’interno di un settorein rapidissima trasformazione.In gran parte delle Regioni italia-ne, la vigilanza delle Asl copre inmedia oltre il 10% di tutti i can-tieri notificati. In ogni caso, l’ispe-zione in un cantiere al punto zeroè in grado di verificare la situa-zione in un certo momento, matrattandosi per definizione di“cantiere temporaneo e mobile”,già il giorno successivo quel can-tiere potrebbe essersi trasforma-to in una realtà di rischio comple-tamente diversa. Per quanto in-crementata e migliorata in qua-lità, e pur rappresentando un mo-mento molto importante nel per-corso di prevenzione degli infor-tuni, è chiaro che la vigilanza dasola non basta. Inoltre, esaminando la casisticadelle inchieste per infortuni gravio mortali accaduti negli ultimianni, si è concluso che anche conuna presenza maggiore degli entidi vigilanza sul territorio granparte di quegli incidenti non sa-rebbero stati prevenibili, perchéavvenuti in situazioni o modalitàche, pur non a norma, difficilmen-te avrebbero richiamato l’atten-zione dell’ispettore: una manovraerrata del conduttore di una gru,lo scorretto utilizzo di una piat-taforma, una carenza limitata inun ponteggio apparentementeben costruito, la caduta da unascala a libro, il franamento di unoscavo per la manutenzione di untratto limitato di tubatura, il con-tatto con l’alta tensione duranteuna lavorazione nemmeno sog-getta a notifica, la caduta dal tet-to del titolare di un’azienda.Alla vigilanza nei cantieri vaquindi attribuito principalmentel’obiettivo di rendere visibile sulterritorio la presenza dell’ente dicontrollo: in questo modo si con-ferirebbe maggior forza a coloroche impegnano risorse nelle azio-ni preventive, che vanno suppor-

tati e incentivati, e viceversa siaumenterebbe in maniera signifi-cativa il rischio di sanzioni perchi invece cerca di risparmiaresui costi della sicurezza.

Non solo vigilanza

Diventa sempre più urgente,quindi, introdurre nel modo dioperare il concetto di promozionedella salute, rafforzando le strate-gie classiche di prevenzione, cheagiscono cioè sulle cause di ri-schio dimostrate, o anche soloipotizzate, facendo leva su tutti isoggetti che, anche con scopi avolte conflittuali, hanno interessea migliorare il benessere dei lavo-ratori. È soltanto così che si pos-sono attivare processi e compor-tamenti preventivi duraturi, chevadano al di là della specifica si-tuazione di cantiere. Alla vigilan-za va affiancata una forte azionemirata alla crescita di sensibilitàe di cultura della sicurezza delcomparto, difficile da raggiunge-re anche per i seguenti motivi:

�la notevole frammentazionedelle ditte del settore, che nonconsente facili sinergie con ilmondo delle imprese

�l’ingresso massiccio di mano-dopera poco qualificata

�le difficoltà di ruolo e di conte-nuto dei coordinatori per la si-curezza, figure che fino a ogginon sono state in grado di se-gnare una differenza significa-tiva nella sicurezza dei cantieri

�la scarsa incisività dei commit-tenti nel promuovere e guidareil processo di sicurezza.

Riguardo al ruolo dei committen-ti e dei coordinatori, l’UnioneEuropea, durante il vertice sullasicurezza nell’edilizia che si ètenuto il 22 novembre 2004 aBilbao, ha ribadito che la faseprogettuale ha un’importanzafondamentale nella programma-zione della sicurezza per l’esecu-

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zione dell’opera e per la suamanutenzione. A conclusione deilavori, è stato dichiarato che lequestioni di sicurezza e salutesono parte integrante del proget-to edilizio: non riguardano cioèsoltanto la fase della costruzione,ma interessano l’intero ciclo divita del progetto finito, ovveroconcezione, costruzione, manu-tenzione e demolizione. Molti problemi di sicurezza esalute incontrati durante lacostruzione e la gestione di unedificio potrebbero essere facil-mente evitati prestando la debitaattenzione a questi elementidurante il processo di progetta-zione e appalto. I progetti caratterizzati da unapianificazione e una concezionedi qualità, ed eseguiti da progetti-sti e contraenti competenti e ade-guatamente formati, non sonosoltanto intrinsecamente più sicu-ri, ma consentono anche al clientedi avere un buon guadagno sul-l’investimento.Secondo quanto previsto dal De-creto legislativo 626 del 1994, lafigura di chi esercita la vigilanzadeve essere completata con un’o-pera qualificata di assistenza, for-mazione e informazione verso lefigure maggiormente coinvoltenel processo preventivo di cantie-re: i coordinatori della sicurezza, idatori di lavoro, i Responsabili si-curezza prevenzione e protezione(Rspp) e i capocantiere, figurequest’ultime che costituiscono,quando presenti, il riferimentopiù importante per chi opera incantiere. Un discorso a parte meriterebbe-ro i responsabili dei lavoratoriper la sicurezza (Rls), scarsamen-te presenti sia nelle imprese chenel territorio, nonostante sianoun elemento importante del siste-ma di prevenzione disegnato dallegislatore. Servono peraltro azioni preventi-ve forti da parte degli enti cherappresentano gli artefici princi-pali del processo edile: le associa-

zioni imprenditoriali, gli ordini e icollegi professionali, le scuole edi-li e gli enti paritetici, le organizza-zioni sindacali.

Il contributo delle Regioni

Analizzando i documenti presen-tati al Centro per la prevenzione eil controllo delle malattie (Ccm),risulta che quattordici Regionihanno previsto una programma-zione specifica per il settore edile,anche con una certa omogeneità. Uno degli obiettivi principali èraggiungere livelli di vigilanzaattorno al 10% dei cantieri notifi-cati (da un minimo di 5% a unmassimo del 16%), orientandolaverso i problemi prioritari dirischio. Sempre più frequente è lo svilup-po di sinergie con la polizia muni-cipale, e soprattutto con le Dire-zioni provinciali del lavoro (Dpl),Inail e Inps: occorre dunque intro-durre degli indicatori di qualitàper monitorare l’omogeneità el’efficacia degli interventi. Ci sono

poi anche alcuni obiettivi miratial controllo dell’organizzazionedell’impresa. Nell’ambito di formazione, infor-mazione e assistenza si è postaparticolare attenzione sui seguen-ti elementi:

�libretto formativo dei lavoratori�formazione rivolta ai lavorato-

ri e ai tecnici delle imprese delsettore edile, con particolare ri-guardo a capocantiere, datoridi lavoro, Rspp, Rls, coordina-tori per la sicurezza

�informazione e assistenza allepiccole e micro imprese

�percorso formativo degli ope-ratori pubblici

�sportelli informativi territoriali �formazione nelle scuole, con

particolare attenzione agli stra-nieri

�diffusione di buone pratiche.

Alcune proposte operative

Alcune Regioni hanno ancheposto particolare attenzione sugli

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interventi per le grandi operepubbliche e per la Tav.Partendo da questa attenzionedelle Regioni al settore edile, èpossibile tracciare una propostadi programma completo degliinterventi operativi fattibili sulterritorio nazionale.Nell’ambito della vigilanza, van-no ricercate le strategie più effica-ci a parità di risorse. Innanzitut-to, bloccare i cantieri che risulta-no sotto “il minimo etico di sicu-rezza”, così come definito dallospecifico documento delle Regio-ni e dallo specifico Piano della Re-gione Veneto, con un’azione con-cordata tra organismi di vigilan-za, enti bilaterali, associazioni im-prenditoriali e sindacali. Questicantieri costituiscono infatti unafonte importantissima di rischiodi infortunio e di concorrenzasleale nei confronti delle impreseche investono in sicurezza.In secondo luogo, occorre stabiliz-zare la collaborazione tra gli entiinteressati alla vigilanza (Asl,Dpl, Inail, Inps), creando banchedati comuni almeno di livello pro-vinciale, ma anche meccanismi disinergia. In Italia esistono giàesperienze interessanti, che van-no valutate e se possibile genera-lizzate, come per esempio quellepresentate nel corso di questodossier. Inoltre, serve un’azione divigilanza per obiettivi, che enu-clei di volta in volta una fase co-struttiva o una tipologia di can-tiere particolarmente critica su

cui accentuare l’attenzione dellavigilanza, supportandola coninformazione, formazione e assi-stenza. Le modalità per operarein sicurezza vanno condivise pri-ma con i coordinatori e le impre-se, che dovranno poi tradurle inuna progettazione dettagliata neiPiani di sicurezza e coordinamen-to (Psc) e nei Piani operativi di si-curezza (Pos). Il controllo ispetti-vo in quel momento costruttivospecifico sarà rigido anche sugliaspetti di coordinamento e pro-grammazione. Nell’ambito dell’assistenza, inve-ce, andrebbe creata una bancadelle soluzioni condivise a partiredalle soluzioni reali riscontrate incantiere, raccogliendole non solodagli enti pubblici, ma collabo-rando con i professionisti e le im-prese, e condividendole fra pub-blico e privato attraverso un per-corso predefinito. La proposta è di procedere per fa-si di lavoro, iniziando da quelle arischio maggiore di infortuniograve (caduta dall’alto) e produ-cendo metodologie di lavoro in si-curezza condivise, su cui basareimportanti azioni di assistenza edi vigilanza. Serve poi un monito-raggio del funzionamento deglienti paritetici, sia dell’industriache dell’artigianato, impegnandole parti sociali a offrire servizi diassistenza in cantiere, replicandole migliori esperienze esistenti inItalia.Per quanto riguarda la formazio-ne, le proposte sono:

�produrre modelli uniformi e diprovata efficacia per la forma-zione degli addetti al montag-gio e smontaggio dei ponteggi(come previsto dal Decreto le-gislativo 235 del 2003), che nelprossimo anno vedrà coinvolticentinaia di migliaia di lavora-tori edili

�rivolgere un’attenzione parti-colare alla formazione profes-sionale dei lavoratori edili, in-tegrata con la prevenzione, se-

condo il concetto che l’unicomodo corretto di costruire èquello sicuro

�censire e diffondere le miglioriesperienze di formazione deilavoratori stranieri

�rendere operativo il librettopersonale della formazione

�coinvolgere gli istituti tecnici ele università, inserendo ele-menti di prevenzione obbliga-tori nei programmi di forma-zione abituale.

Nell’ambito dell’informazione,infine, occorre costruire momentidi comunicazione multimedialesu vasta scala, con particolareattenzione alla capacità di pene-trazione in tutti gli strati socialidei lavoratori, compresi gli stra-nieri con scarsa padronanza dellalingua italiana. Anche su questoaspetto esistono esperienze moltoavanzate che sarebbe bene racco-gliere, valutare e riproporre nelcaso si siano dimostrate efficaci.

Regole e premi

Più in generale, l’attività di vigi-lanza delle Regioni va monitoratain modo stabile e completo, cosìcome andrebbero censite le nor-mative regionali specifiche per lasicurezza nei cantieri, per poterreplicare quelle più efficaci in tut-te le Regioni (per esempio, le nor-me che tendono a rendere obbli-gatoria per la concessione la pre-senza del fascicolo per la sicurez-za delle opere successive). Analogamente, bisognerebbe in-dividuare le migliori strategiepreventive anche fra gli enti pub-blici, valutandole secondo i prin-cipi dell’Ebp, con l’obiettivo di fa-re benchmarking (una metodolo-gia di confronto della performan-ce nata in alcuni gruppi indu-striali internazionali per rispon-dere alle forti dinamiche competi-tive degli anni Settanta). Altroelemento utile sarebbe un con-fronto costruttivo fra l’attività dei

dossier la sicurezza in edilizia • numero 70

gli autori �Flavio CoatoSpisal, Azienda Ulss [email protected]

Giuliano TagliaventoServizio salute Regione Marche

Marco Masicoordinatore del Comitato tecnico interregionale

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Servizi di prevenzione delle Asl edegli altri enti coinvolti.Sul fronte delle imprese, invece,una strategia vincente potrebbeessere premiare quelle impegnatenella prevenzione: per esempio,sarebbe interessante legare il pre-mio a un processo di qualificazio-ne delle imprese secondo unoschema specifico per il settoreedile, che abbia come elementiqualificanti la responsabilizzazio-ne dell’impresa nel non utilizzarelavoratori irregolari (direttamen-te o tramite subappalti), la garan-zia di impiegare solo lavoratoriformati, utilizzare subappaltatoriidonei dal punto di vista tecnico eprofessionale. In sostanza, si trat-ta degli elementi richiesti alleimprese, tramite il committente,dal Decreto legislativo 494 del1996 (art. 3, comma 8 con succes-sive modifiche).Per consolidare gli altri interven-ti, infine, occorrerà agire sullanormativa, definendo la respon-sabilità della capocommessa sul-la regolarità della manodoperadei subappalti, introducendo lapossibilità di sanzioni graduateper le imprese impegnate in ap-palti pubblici con riscontro diret-to di manodopera irregolare, ri-lanciando l’Osservatorio dei lavo-ri pubblici e il casellario informa-tico e stabilendo le situazioni dirischio che, quando riscontrate,costituiscono motivo di esclusio-ne dalle gare d’appalto. Già la Legge 248 del 4 agosto2006, di conversione del cosiddet-to decreto Bersani, ha introdottosia la possibilità di sospendere ilavori e di escludere transitoria-mente dalla contrattazione con lepubbliche amministrazioni leimprese che usano lavoratori innero, sia l’obbligo del cartellinopersonale di riconoscimento.

Dossier la sicurezza in edilizia

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Prevenire gli infortuni in edilizia: il contributo dell’Ebp

Nel mese di marzo a Calen-zano, vicino Firenze, si èsvolto un interessante se-

minario sul tema dell’efficacia de-gli interventi per la prevenzionedegli infortuni sul lavoro. Sonostate presentate le principali espe-rienze italiane in questo campo,che hanno visto l’assoluto prota-gonismo degli operatori dei Servi-zi di prevenzione del Sistema sani-tario nazionale. Naturalmente, è emerso comequello dell’edilizia sia il settorenon solo a maggior rischio, ma an-che quello in cui è più difficile in-tervenire. A questo proposito, so-no stati presentati anche i primi,seppur provvisori, risultati di unaricerca sistematica di prove di effi-cacia, realizzata a partire dallebanche dati elettroniche oggi di-sponibili sull’argomento.Il tema dell’efficacia della preven-zione è al centro del dibattito e sigiova soprattutto della nuovaimpostazione data dal ministerodella Salute alla programmazionedel lavoro dei servizi. La produzio-ne del Piano nazionale della pre-venzione, che ha enunciato i temial centro dello sforzo del sistema(tra cui gli infortuni sul lavoro),nonché la declinazione regionaledel Piano, stanno rappresentandoun punto di svolta nel modo difare prevenzione all’interno deiservizi territoriali. Per la primavolta, infatti, c’è un chiaro impe-gno per misurare da una parte lacapacità progettuale dei sistemi diprevenzione regionali, dall’altraper svolgere un monitoraggio deirisultati acquisiti, sulla base dellavoro programmato. Alcune Regioni sembrano aver se-guito con più attenzione queste in-dicazioni. Per esempio, in Piemon-te, dove c’è una tradizione consoli-data di moderna sanità pubblica

proprio nel settore dell’edilizia, èin atto una valutazione a posterio-ri dell’efficacia del lavoro svoltonegli ultimi anni, sulla base di unsistema informativo creato ad hocnel corso del tempo. Ma la Regio-ne è pronta anche a pianificareesperienze nuove, che consentano,anche attraverso un adatto dise-gno di studio, di raggiungere con-

clusioni “robuste” sull’efficacia diquanto fatto. Sul versante internazionale, ilgruppo della Cochrane Collabora-tion che gestisce la salute sul lavo-ro ha preannunciato due revisionisistematiche di letteratura scienti-fica dedicate rispettivamente allaprevenzione degli infortuni inagricoltura e in edilizia. Si trattaancora di un protocollo di ricerca,nel quale si enunciano i caratterigenerali che avrà l’impresa, ma,data la serietà e affidabilità di que-sti colleghi, c’è da essere sicuri chei risultati di un tale impegno nontarderanno ad arrivare. Il fronte della valutazione d’effica-cia, dunque, è sempre in costantemovimento.

Alberto Baldasseroni

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A VERONA,

L’UNIONE FA LA FORZA

Manuela Peruzzi

Durante i primi mesi del2006, nella provincia diVerona si sono verificati

quattro incidenti mortali sul lavo-ro: una tragedia che si è immedia-tamente tradotta in una richiestadel Prefetto di incontrare le istitu-zioni preposte al controllo. Ogni anno in provincia di Veronavengono notificati circa 5000 can-tieri: di questi, metà presentanoun rischio di caduta dall’alto oaltri rischi mortali.Tradizionalmente, però, la capa-cità regionale e locale di controllonon va oltre il 10%. Gli infortunigravi e mortali nei cantieri nonaccennano a diminuire e nel 60%dei casi sono dovuti a cadute dal-l’alto, per seppellimento o permancanza di protezioni di sicu-rezza adeguate. Secondo l’Inail, al dato medio di2000 infortuni nella Provincia, vaaggiunto un 3,7% di infortuni innero. L’impiego di manodopera innero e l’utilizzo di lavoratori auto-nomi (assimilabili a lavoratoriparasubordinati) insieme al ricor-so ad appalti e subappalti a cate-na caratterizza sempre più que-sto comparto, rendendo semprepiù precarie le condizioni di lavo-ro e di sicurezza.Attraverso la Conferenza perma-nente della Sezione servizi allapersona è stato firmato un atto di

In provincia di Verona, dopo quattro incidenti mortali sullavoro in pochi mesi, è stata avviata un’indagine di control-lo per verificare salute e sicurezza dei lavoratori nei cantie-ri edili. L’operazione, che si è svolta lo scorso autunno, havisto la collaborazione di tutte le istituzioni, nazionali elocali, coinvolte nella tutela della sicurezza dei lavoratori.Come risultato, la dimostrazione che in un mese è stato pos-sibile garantire il controllo dei rischi principali in un nume-ro significativo di cantieri: un successo scaturito dallavolontà di collaborazione fra i diversi enti convolti.

impegno per affinare e potenziarele strategie per la sicurezza e latutela della salute nei cantieri edi-li tra le seguenti istituzioni: Inail,Inps, Ispesl, Cgil, Cisl, Uil, Dire-zione provinciale del lavoro (Dpl),Spisal Ulss 20, 21, 22, Agenzia re-gionale per la prevenzione e pro-tezione ambientale del Veneto(Arpav), Polizia municipale di Ve-rona, Collegio costruttori edili,Api, Casartigiani, Confederazio-ne nazionale dell’artigianato edella piccola e media impresa(Cna). L’atto riguarda tre problemi fon-damentali: il contrasto dellesituazioni irregolari di sicurezzacon rischio di infortunio grave emortale, il contrasto del lavoronero e irregolare, la diffusione

della cultura della prevenzioneattraverso formazione, informa-zione e assistenza. Premessa necessaria per rag-giungere l’obiettivo è stata unaforte collaborazione e coesionedelle istituzioni preposte al con-trollo, che si sono impegnate amigliorare l’efficacia di interven-to e ad aumentare le capacità dicontrollo.

Un esempio di sinergia

La condivisione delle parti socia-li è stata parte integrante dell’at-to, con l’impegno al supporto del-l’operazione anche attraversol’inserimento del comitato parite-tico territoriale nell’assistenza

Dossier

dossier la sicurezza in edilizia • numero 70

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diretta alle imprese controllate. L’operazione ha interessato tuttala provincia di Verona e si è svol-ta in tre settimane, nei mesi disettembre e ottobre 2006. Inizialmente è stata istituita unatask force composta da ispettoridi Spisal, Inail, Inps, Arpav, Dpl ePolizia municipale di Verona, or-ganizzata in dieci squadre costi-tuite da due ispettori, uno tecnicoe uno amministrativo, apparte-nenti a enti differenti. In questo modo, gli accertamentirelativi alla regolarità del lavoro,la cui competenza spetta, per i re-lativi profili, congiuntamente aInps, Dpl e Inail, sono stati com-pletati a livello di addebito da cia-scun ente, anche sulla base dellesegnalazioni effettuate da partedegli altri enti.Il carico di lavoro di ogni squadraè stato di 3-4 cantieri al giornoper cinque giorni alla settimana.Oggetto del controllo sono stati ilrischio di caduta dall’alto e diseppellimento, il lavoro nero el’obbligo formativo a carico deldatore di lavoro, in qualità diresponsabile del servizio di pre-venzione e protezione. Una cabina di regia operativaistituita presso lo Spisal dell’Ulssdi Verona ha garantito il coordi-namento delle squadre di ispetto-ri, la gestione centralizzata delleazioni di controllo, la registrazio-ne dei controlli, il back office perla definizione delle ispezioni gior-naliere e la gestione delle nonconformità. Inoltre, è stato realizzato unarchivio informatico dei cantierinotificati agli Spisal, gestito econdiviso via web anche con altriorgani, come Inail, Inps, Dpl,Arpav, Polizia municipale eComitato paritetico territoriale,oltre a un verbale unico di ispe-zione, semplificato per le violazio-ni in materia di sicurezza e unverbale unico per gli aspettiamministrativi, utilizzato da tuttigli enti, da rilasciare direttamentein cantiere.

Rispetto alla sicurezza del lavoro,sono stati controllati 514 cantieri(di cui 394 operativi), 534 impresee 383 artigiani. In totale sono statiemessi 236 verbali di prescrizio-ne, pari al 60% dei cantieri con-trollati e al 44% delle imprese,mentre sono stati contestati 374articoli, di cui 323 per pericolo dicaduta dall’alto e 17 per seppelli-mento. In 7 casi si è proceduto alsequestro per motivi di sicurezza.L’ammontare complessivo dellesanzioni è stato di 125 mila euro.Soltanto il 18% delle imprese hadocumentato che il compito diresponsabile del Servizio di pre-venzione e protezione è svoltodirettamente dal datore di lavoro. Attraverso il Comitato pariteticoterritoriale, le parti sociali hannocompletato l’intervento garanten-do la consulenza, anche in cantie-re, a ottanta imprese per la rego-larizzazione delle situazioni di pe-ricolo.

Un rischio diffuso

Per quanto riguarda invece laregolarità dei contratti di lavoro,sono state ispezionate 450 impre-se. Data l’estemporaneità dell’o-perazione, i controlli si sono limi-tati alla verifica della posizioneprevidenziale assicurativa deilavoratori presenti sul cantiere dilavoro nel corso dell’ispezione.Nonostante l’operazione sia statapreannunciata dalla stampa, sisono trovate situazioni di pesanteirregolarità: 30 lavoratori subor-dinati in nero, 14 lavoratori fuggi-ti durante il controllo e 6 impresenon regolarmente iscritte. L’importo complessivo dei contri-buti o premi addebitati è stato diquasi 14 mila euro. Tra i 373 lavoratori autonomi sot-toposti al controllo, 9 hanno pre-sentato irregolarità contributive oassicurative, per un totale di oltre18 mila euro di contributi o premiaddebitati.Il dato più allarmante riguardo

alla sicurezza è che ancora il 60%dei cantieri non è adeguatamenteprotetto rispetto al rischio dicaduta dall’alto. Inoltre, è emersaanche una tendenza diffusa a tra-sferire all’esterno l’organizzazio-ne della sicurezza posta in capo aldatore di lavoro, a discapito delconsolidamento di una culturadella sicurezza all’interno dell’im-presa.A fronte di questo scenario preoc-cupante, il risultato interno prin-cipale è stato la realizzazione diuna rete pubblica di prevenzione,che ha coinvolte Inail, Inps, Dpl,Ulss, Polizia municipale di Vero-na, Arpav, con la condivisone del-le risorse e l’incremento dei livellidi efficienza. Alla base del succes-so, la condivisione di strumentiinformatici come l’archivio pro-vinciale dei cantieri notificati e lacabina di regia, che ha garantitol’operatività del sistema.

Le prospettive future

L’operazione ha portato inoltrealla revisione dei processi di lavo-ro degli enti e, in particolare,dello Spisal. Per quanto riguarda la sicurezza,anziché intervenire sulla totalitàdei problemi del cantiere, si è con-centrata l’attenzione sui soli peri-coli mortali, ottenendo un signifi-cativo incremento del livello dicontrollo del territorio. Il risultato finale è l’evidenzadella possibilità di garantire inun mese il controllo dei rischiprincipali per la sicurezza e laregolarità del lavoro in un nume-ro significativo di cantieri presen-ti in provincia di Verona. Il tavolo permanente continuerà a

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l’autrice �Manuela PeruzziSpisal [email protected]

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lavorare anche nel 2007, con unprogramma di vigilanza congiun-ta. Nel settore edile si darà rilievoagli appalti pubblici, per favorireun’attuazione più completa edefficace della normativa sui lavo-ri pubblici e per rafforzare la

capacità della pubblica ammini-strazione di controllare e contra-stare i cantieri che presentanogravi situazioni di rischio per lasicurezza.L’intervento congiunto fra enti haesteso la collaborazione di Spisale Polizia municipale anche all’ap-plicazione del Decreto Bersani(art. 36 bis della Legge 223 del2006, “Misure urgenti per il con-trasto del lavoro nero e per la pro-mozione della sicurezza dei luo-ghi di lavoro”), attraverso la con-divisione di un metodo di segna-lazione alla Dpl, in sede di con-trollo cantieri, per la verifica delcartellino di riconoscimento e del-l’iscrizione sul libro matricola diogni lavoratore.Tutte le istituzioni che hanno par-tecipato sono convinte che questaoperazione trovi ragione perchépoggia su precise volontà di col-laborazione e di condivisione,nonché su interventi trasparenti evisibili. Ma anche su una pubbli-

ca amministrazione che concentrile proprie risorse su obiettivicomuni, consapevole che i deter-minanti di salute e di sicurezzanei cantieri dipendono stretta-mente dalla situazione di legalitàdella manodopera e della parcel-lizzazione del lavoro. L’intervento, quindi, deve basarsisu una forte alleanza tra tutti glienti preposti alla prevenzione.

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Hanno collaborato inoltre

� Fiorella Dezotti, Giovanni Martignoni, Inps

� Renzo Perugini, Inail

� Bonaventura Palumbo, Servizio ispezione del lavoro

� Luigi Altamura, Polizia Municipale

� Michele Sinisi, Arpav

� Marco Bellomi, SpisalLegnago

� Marco Renso, Flavio Coato,Spisal Bussolengo

� Luciano Marchiori, Spisal Verona

Asl di Sesto San Giovanni. In vari territori partono ini-ziative e collaborazioni, a volte mediate anche da sollecita-zioni prefettizie. Bisogna prendere in considerazione que-ste novità e riuscire a estenderle.Recenti evoluzioni normative, come la quintuplicazionedelle sanzioni amministrative, l’uso dello strumento delladiffida (consentito alle Dpl e non alle Asl) ha costituitomateria di confronto dottrinale ravvicinato. Una nuovagenerazione di operatori nelle Dpl e un nuovo livello diapertura culturale a traino delle iniziative di studio egestione dei flussi informativi Inail-Regioni-Ispesl hannofavorito queste aperture. In Toscana si progettanomomenti formativi congiunti.La Snop, sia come associazione che come rivista, apre difatto una nuova linea di confronto e informazione dandola disponibilità a ricevere segnalazioni e a fornire riferi-menti anche sui serbatoi culturali dell’area del ministerodel Lavoro. Cominciamo suggerendo di visitare il sito web della Dpldi Modena, www.dplmodena.it: buona consultazione.

Domenico Taddeo

PREVENZIONE A RETE

Questo articolo apre la porta a diverse considerazioni: lapiù immediata è che la nostra opzione strategica dell’inte-grazione a rete della pubblica amministrazione cominciaa diventare realtà e a dare risultati tangibili. Non solo.Per la prevenzione nei luoghi di lavoro costituisce unascelta non rinviabile, visto l’intrinseco legame tra condi-zioni del lavoro, salute e sicurezza sul lavoro. La seconda riflessione è quella relativa al bisogno di unmonitoraggio di queste esperienze e del loro livello distrutturazione in termini di procedure, condivisione socia-le, sistemi informativi e comunicativi adottati.Siamo a conoscenza di diverse esperienze con diversigradi di strutturazione e, in certi casi, con caratteri dipionierismo. In Toscana un grado di strutturazione esi-ste, mediato dai piani di intervento sulle attività di vigi-lanza decisi dal Comitato regionale ex art. 27 del Decretolegislativo 626: per ora siamo ad alcuni anni di esperien-ze di campagne regionali coordinate in ogni Asl, con rac-colta condivisa dei dati a livello di resoconto informativo.In Lombardia, pur a fronte di scarso interesse da partedelle altre Asl milanesi, esiste un’esperienza positiva dicollaborazione tra Direzione provinciale del lavoro (Dpl) e

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FORMAZIONE SUL RISCHIO,

UN LAVORO DI SQUADRA

Andrea Cini

Ridurre il rischio di infortuninei cantieri edili, in partico-lare le cadute dall’alto: è

questo l’obiettivo ambizioso concui è nato il “Protocollo d’intesaper la realizzazione dei progettiterritoriali omogenei di formazio-ne rivolti ai lavoratori e ai tecnicidelle imprese del settore edile cheoperano nella Regione Toscana”,un progetto sperimentale e mira-to di formazione in cantiere finan-ziato dalla Regione. Firmato il 31 ottobre 2005 dall’as-sessore regionale Enrico Rossi edai rappresentanti di Asl, asso-ciazioni regionali delle impreseedili, organizzazioni sindacali edenti bilaterali di settore, il proto-collo prevedeva di inserire la for-mazione (aggiuntiva rispetto aogni altro obbligo formativo pre-visto dal Decreto legislativo 626 ea carico dei datori di lavoro) diret-tamente nei cantieri e durante l’o-rario di lavoro, coinvolgendo cosìtutte le professionalità presenti.

Le premesse

Nella scelta dei cantieri oggettodell’intervento formativo sonostate privilegiate le nuove costru-zioni e le manutenzioni straordi-narie delle coperture di ediliziaprivata, con l’obiettivo di coinvol-

Lo scorso febbraio si è conclusa la prima fase del Protocollo d’in-tesa finanziato dalla Regione Toscana per la realizzazione di pro-getti territoriali di formazione rivolti ai lavoratori e ai tecnici delleimprese del settore edile. Fiori all’occhiello del progetto sono statisenza alcun dubbio l’interattività degli interventi e il coinvolgi-mento di ditte medio-piccole e di lavoratori autonomi, general-mente poco coinvolti in attività formative obbligatorie e struttura-te di questo tipo. Un esordio promettente in vista degli sviluppifuturi del progetto, confermato anche dal gradimento espressodagli oltre 500 partecipanti.

al coordinatore locale del diparti-mento di Prevenzione le impreseinteressate.L’organizzazione, il coordina-mento e la pianificazione sonostati affidati su base provinciale,a cui avrebbero dovuto partecipa-re, per ciascuna Provincia, i rap-presentanti di tutti i firmatari delprotocollo, coordinati dai diretto-ri dei dipartimenti delle varie Au-sl. Obiettivo di questi incontri erafar conoscere ai lavoratori comeavvengono gli infortuni per cadu-ta dall’alto, ma anche renderliconsapevoli dell’importanza diattuare le misure preventive eprotettive direttamente sul luogodi lavoro, come parte integrante eindispensabile della loro attivitàlavorativa.

gere imprese edili, impiantiste elavoratori autonomi. Le impreseaderenti avrebbero dovuto forni-re supporto logistico in cantiere,ovvero uno spazio idoneo (box,uffici o baracche di cantiere), for-nitura di energia elettrica e ovvia-mente la disponibilità dei propridipendenti.L’organizzazione, il coordina-mento e la pianificazione dell’atti-vità è stata affidata su base pro-vinciale ai dipartimenti di Pre-venzione delle Ausl locali. I referenti delle associazioni delleimprese aderenti al protocolloavrebbero dovuto avere l’onere dipubblicizzare e promuovere pres-so i propri associati le iniziativeformative, spiegarne le modalitàdi svolgimento e infine segnalare

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Dal punto di vista metodologico,si è scelto di affrontare il proble-ma degli infortuni per caduta dal-l’alto nei cantieri edili analizzan-do alcuni incidenti realmente ac-caduti, nel corso dello smontag-gio di un ponteggio e durante lamanutenzione di una copertura(caduta da un lucernario). Si trat-ta di due tipi di evento che stati-sticamente incidono in modo pre-valente sugli indicatori infortuni-stici per caduta dall’alto nel setto-re edile. In questo modo si è cercato di ren-dere gli operatori più consapevolidell’importanza di attuare concre-tamente le misure preventive eprotettive, come parte integrantee indispensabile della loro attivitàlavorativa. Il racconto dell’evento infortuni-stico avrebbe dovuto svolgersi at-traverso l’utilizzo di supporti fo-tografici, partendo dalla dinami-ca dell’evento e del contesto lavo-rativo, l’analisi dei nessi causali,l’individuazione delle responsabi-lità dirette e indirette, concluden-do con una discussione guidataper individuare le misure orga-nizzative, preventive e protettivecon cui si sarebbe potuto evitarel’incidente.

Superare le diffidenze

Dal punto di vista operativo è sta-to predisposto un pacchetto for-mativo condiviso, per mettere adisposizione dei docenti (un tecni-co del dipartimento di Prevenzio-ne e un docente scelto dagli entibilaterali per ogni intervento) unostrumento multimediale flessibi-le, ma anche sufficientementestandardizzato e strutturato peruna lezione della durata di circa

due ore. Ai docenti sono stati for-niti un computer portatile, unproiettore, una lavagna a foglimobili, un dvd multimediale inquattro lingue con filmati su alcu-ne buone pratiche nelle lavorazio-ni edili, un cd con presentazionidei casi di studio di infortuni percaduta dall’alto, fotografie illu-strative, opuscoli informativi inquattro lingue e modelli cartaceidi registrazione, attestati di par-tecipazione e test di gradimento. I docenti hanno avuto a disposi-zione anche un’imbracatura concordino munito di assorbitore euna linea vita, per mostrarneconcretamente le specifiche tecni-che di utilizzo e le problematicherelative.Nella fase iniziale, la difficoltàmaggiore è stata vincere la diffi-denza, del tutto comprensibile,delle imprese edili o impiantiste edelle stesse associazioni di cate-goria, timorose di far accedere incantiere, sia pur nella veste didocenti, i tecnici dei dipartimentidi Prevenzione che normalmentesvolgono attività di vigilanza. Ineffetti, questa difficoltà, che all’i-nizio poteva apparire un ostacoloinsuperabile, si è rivelata para-dossalmente il valore aggiuntodell’iniziativa, che ha permesso diinstaurare un rapporto positivo einnovativo di conoscenza e reci-proca cooperazione. Si è infatti creata l’occasione persviscerare diverse problematichee possibili misure preventive eprotettive riguardo alle mansionipiù a rischio di infortuni percaduta dall’alto (montaggi esmontaggi dei ponteggi, realizza-zione di solai, realizzazione emanutenzioni di coperture, ecc),senza però l’ansia e la diffidenzache si instaura durante l’attivitàdi vigilanza.I test anonimi di gradimentocompilati dai partecipanti alla fi-ne di ogni incontro formativo sisono rivelati subito molto soddi-sfacenti, sia in termini di apprez-zamento dei contenuti, sia per

quanto riguarda la metodologia,la qualità delle docenze, conun’insospettata aspettativa ri-guardo a nuove iniziative di que-sto tipo.

Risultati incoraggianti

Le attività formative sono staterealizzate tra giugno 2006 e feb-braio 2007, per un totale di 70 in-terventi e di 580 lavoratori parte-cipanti. A ogni intervento hannopartecipato mediamente otto per-sone, di cui l’80% italiani, il 10%albanesi e nel resto dei casi, inpiccole proporzioni marocchini,rumeni, ecc. Per quanto riguarda invece l’etàmedia dei partecipanti, il 25%aveva meno di 30 anni, il 32% trai 30 e i 40, il 30% tra i 40 e i 50 eper il restante 13% oltre i 50 anni. Le mansioni operative eranovariegate e omnicomprensive ditutte quelle che ruotano intornoalla realizzazione o alla manuten-zione di un fabbricato: manovali,muratori, carpentieri, operaigenerici, impiantisti (idraulici,elettricisti, imbianchini, ecc). Di particolare importanza è ilcoinvolgimento di molti preposti,datori di lavoro, liberi professio-nisti, impiegati e lavoratori auto-nomi, figure particolarmente cri-tiche per il fattore di rischio dicaduta dall’alto e abitualmentepoco coinvolte in attività formati-ve obbligatorie.Le imprese coinvolte sono state intutto 90, che nella metà dei casihanno partecipato con meno di 10lavoratori: un’altra confermaindiretta di come l’iniziativaabbia raggiunto imprese piccole oaddirittura individuali, in generepoco coinvolte in attività formati-ve strutturate, sia obbligatorieche volontarie.Per quanto riguarda gli indici digradimento, nei test anonimifinali il 60% ha valutato “moltoimportanti” gli argomenti tratta-ti, il 50% ha dichiarato che que-

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l’autore �Andrea CiniAusl 5 [email protected]

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sto incontro ha contribuito adavvicinarlo alla prevenzione inmodo “buono”, il 46% ritiene diaver imparato qualcosa di “moltoutile” per la sua vita e un 37%“utile”. Il giudizio sulla docenza èstato “buono” per il 68% e “accet-tabile” per il 12%.

Disposti a continuare

Il dato che appare più incorag-giante è sicuramente quello che il66% degli intervistati sarebbefavorevole a partecipare ad altriincontri formativi di questo tipo:sicuramente uno stimolo in più

per rinnovare lo sforzo fatto emigliorarlo ulteriormente. Questo progetto ha inoltre per-messo di instaurare una forma dicollaborazione tra organo di vigi-lanza, associazioni di categoria eimprese operanti nel territorio,legando il dovere di assistenzadell’organo di vigilanza a quellodella formazione diretta sul luogodi lavoro. Non con lezioni frontali,spesso adatte soltanto per adem-piere formalmente alla normativacogente, ma con un confronto eun dialogo concreto e proattivo,direttamente calato nella realtà dicantiere dove il lavoratore sitrova a operare abitualmente.

La disponibilità di un nuovofinanziamento regionale per ripe-tere l’iniziativa per un altro annopermetterà di perfezionare l’offer-ta formativa, ponendosi comeobiettivi sia ipotesi di valutazionedi efficacia, sia la redazione dilinee guida a carattere regionalesull’attività di formazione direttain cantiere.

censimento sullo stato dell’arte in Italia, risulta purtroppoche i Servizi di prevenzione non sono quasi mai coinvoltinell’attività di progettazione o di formazione. In genere,infatti, si ritiene erroneamente che queste attività riguar-dino esclusivamente gli enti formatori (scuole edili o Cpt),a cui gli operatori dei Servizi possono partecipare comedocenti quando richiesto. In pochi casi i Servizi di preven-zione o la Regione hanno scelto di collaborare direttamen-te alla costruzione dei moduli formativi, condividendoobiettivi e modalità didattiche. Poiché il corso è stato rivolto a lavoratori edili per lamaggior parte con esperienza nel settore, privilegiando laparte pratica e l’apprendimento che parte dall’esperienzadei partecipanti, occorre stabilire pochi obiettivi formativi,molto mirati: imparare a montare, trasformare e smon-tare i tre tipi di ponteggio secondo le regole dell’arte eseguendo lo specifico Piano di montaggio, uso e smontag-gio ponteggio (Pimus), saper effettuare correttamente gliancoraggi previsti nel Pimus, conoscere e saper usare cor-rettamente i dispositivi anticaduta.Ai corsi di formazione deve seguire una vigilanza daparte dell’ente pubblico sul montaggio, smontaggio o tra-sformazione dei ponteggi, coerente con gli obiettivi, altri-menti il messaggio formativo sarà contraddetto nei fattie immediatamente vanificato. Anche per gli operatori deiServizi di prevenzione delle Asl serve quindi una specificaazione formativa. Sarebbe inoltre assolutamente profes-sionale e serio che i contenuti tecnici della vigilanza equelli della formazione nei corsi fossero in sintonia.

Flavio Coato

LA SICUREZZA PASSA PER LA FORMAZIONE

La formazione sulla sicurezza è un passaggio irrinuncia-bile sulla strada della prevenzione: deve essere diffusa econtinua, mirata alla modifica stabile dei comportamentie integrata il più possibile con la formazione professiona-le. È indispensabile adattare le metodologie didattiche alletipologie di utenti, partendo, soprattutto quando si ha ache fare con adulti, dal loro bagaglio di conoscenze e dasituazioni reali. Cresce inoltre l’esigenza di predisporresistemi di valutazione dell’efficacia formativa, tanto piùora che le occasioni formative si stanno moltiplicando,anche nel settore edile.Il Decreto legislativo 235 del 2003 ha introdotto l’obbligodi frequentare un corso di formazione teorico e praticocon accertamento dell’apprendimento per chi intendemontare, smontare o trasformare un ponteggio, oppurelavorare in quota con sistemi d’accesso e posizionamentomediante funi. I partecipanti ai corsi per “ponteggisti”dovranno dimostrare di saper montare in sicurezza eancorare correttamente i tre tipi di ponteggio esistenti.Nel breve periodo previsto dalla norma (entro febbraio2008), i corsi riguarderanno alcune centinaia di migliaiadi lavoratori edili, per gran parte dei quali le operazionidi montaggio, smontaggio o trasformazione di un pon-teggio sono il pane quotidiano: un’occasione importanteper tentare di introdurre alcuni concetti fondamentali disicurezza integrati con la buona tecnica. Seppure in scalaridotta, il ragionamento vale anche per i corsi per addettiai sistemi di accesso e posizionamento mediante funi. È fondamentale, quindi, che tutti gli enti formatori e iServizi di prevenzione delle Asl condividano obiettivi for-mativi, contenuti e modalità didattiche dei corsi. Da un

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PIEMONTE, FORMAZIONE

AD ALTA VELOCITÀ

Autori vari

Nel 2002, su mandato dellaRegione Piemonte, il Centroregionale di documentazio-

ne per la promozione della salute(Dors) ha accettato di progettare,gestire e coordinare la formazio-ne dei lavoratori impegnati nellacostruzione della tratta Torino-Novara della linea ferroviaria adalta velocità Torino-Milano. Nel progetto sono stati considera-ti tre tipi di rischi: generici, speci-fici per fase di lavoro e mansionee peculiari ad alcune operazioni.Obiettivo comune, fornire ai par-tecipanti le conoscenze tecniche ele abilità trasversali necessarieper migliorare le condizioni lavo-rative in termini di sicurezza. Il team dei formatori era costitui-to da personale tecnico e sanita-rio del Sistema pubblico di pre-venzione e da esperti provenientida altri enti o imprese. In partico-lare, la formazione degli addettiantincendio è stata realizzata di-rettamente dai comandi dei Vigilidel fuoco, mentre gli addetti alpronto soccorso sono stati forma-ti dalle squadre del Sistema 118.I formatori hanno condotto leattività attraverso tecniche dibrain storming e lavori di grup-po, prestando attenzione all’espe-rienza personale e alla formazio-ne specifica dei lavoratori. Oltreai lavoratori, i destinatari delle

In occasione della costruzione della linea ferroviaria ad alta velo-cità, il Centro regionale di documentazione per la promozionedella salute del Piemonte ha progettato e coordinato un percorsoformativo per tutti i lavoratori coinvolti, da operai e apprendistifino a rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, addettiantincendio e al pronto soccorso. Non sono mancate criticità, mail dato più incoraggiante è certamente l’efficacia nel ridurre iltasso degli infortuni fra i lavoratori formati: uno stimolo forte perandare avanti, anche traendo suggerimenti dalla valutazioneeffettuata fra i partecipanti.

attività formative sono stati irappresentanti dei lavoratori perla sicurezza (Rls), gli addettiantincendio e al pronto soccorso.

Attività e valutazione

In totale sono stati erogati 878moduli (1828 ore complessive).La presenza media ai moduli ba-se è stata del 52% dei lavoratoriiscritti, con tassi fino al 95% peri dipendenti del Consorzio AltaVelocità Torino-Milano (Cavtomi)e del 25% per quelli delle ditte insubappalto. I lavoratori convoca-ti ad almeno un modulo sono sta-ti 5398 (85% dei lavoratori daformare), mentre 2284 hannocompletato il modulo base e 1212

hanno portato a termine il pro-prio percorso formativo. In totale,sono stati formati allo specificoruolo 86 preposti, 16 Rls, 146 ad-detti antincendio e 132 addetti alpronto soccorso. La valutazione del progetto si èarticolata su quattro livelli: pro-cesso, gradimento (qualità delladocenza e dell’organizzazione,percezione dell’acquisizione dinozioni utili allo svolgimento delproprio lavoro in condizioni di si-curezza), apprendimento, impatto(efficacia della formazione rispet-to alla sicurezza del lavoro). Èstata fatta inoltre una valutazionequalitativa, tramite focus group(lavoratori formati, formatori) einterviste telefoniche (addetti alServizio prevenzione e protezio-

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dossier la sicurezza in edilizia • numero 70

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ne, Rls del consorzio Cavtomi).Gli intervistati hanno riconosciu-to l’utilità della formazione so-prattutto come opportunità peracquisire o approfondire compe-tenze per lavorare in sicurezza.Pur mostrando l’esigenza di fareesercitazioni pratiche in cantiere,hanno apprezzato il metodo di-dattico e la professionalità dei do-centi. Inoltre, hanno dichiaratoche il modo di lavorare in sicurez-za insegnato è applicabile nel la-voro quotidiano. In caso contrario, la causa è da at-tribuire a fattori esterni, organiz-zativi o strutturali (anche se dalleinterviste traspare una falsa per-cezione del rischio per eccesso diconfidenza). Tuttavia, gli intervi-stati sembrano conoscere solosommariamente alcune figuredella sicurezza, in particolare gliaddetti antincendio e al prontosoccorso, poco percepite come fi-gure di riferimento. Dalla valutazione sono emersi an-che i principali aspetti che ostaco-lano il lavorare in sicurezza. In-nanzitutto fattori strutturali e or-ganizzativi (pressione esercitatadal procedere dei lavori nei tempistabiliti, organizzazione del lavo-ro), sfalsata percezione del rischioe delle conseguenze di comporta-menti non sicuri. In secondo luo-go, un’eccessiva sicurezza di sé e

delle proprie conoscenze, ripetiti-vità e confidenza con il lavoro (ri-duzione della soglia di attenzionee controllo), ma anche cattivoesempio dei diretti superiori.

Luci e ombre

Facendo un bilancio, si possonoindividuare criticità e punti diforza. Tra gli aspetti negativi cisono sicuramente: la scarsa pre-senza in aula dei lavoratori delleditte subappaltatrici; il ritardo el’inesattezza dei dati ricevuti rela-tivi ai lavoratori da formare; ledifficoltà a conciliare gli oraridelle lezioni con lavoro e turni e acoinvolgere i diversi soggettiaziendali per favorire la parteci-pazione dei lavoratori; la scarsaconoscenza, nonostante i corsi,del sistema aziendale e delle figu-re della sicurezza. Il progetto, comunque, ha dimo-strato anche importanti punti diforza: l’analisi dei bisogni formati-vi delle diverse tipologie di lavora-tori in rapporto alle peculiaritàdell’opera e delle fasi lavorative,con l’elaborazione di percorsi for-mativi ad hoc; il coinvolgimento didiversi attori con differenti ap-procci nella progettazione condivi-sa e nell’erogazione dei moduli; laformazione di adulti tramite unametodologia didattica attiva; fles-sibilità e adattamento all’evolversidel contesto da parte del coordina-mento organizzativo; produzionedi materiali e metodologie espor-tabili. Sulla base di questa analisisi possono trarre importanti indi-cazioni per il futuro:

�rafforzare ulteriormente gliaspetti pratici dei corsi, persviluppare spirito critico e re-sponsabilità individuale (stu-diare l’organizzazione del can-tiere attraverso l’analisi di unagiornata tipo, utilizzare foto,filmati, simulazioni, presenta-zione dei dati sugli infortuniper aumentare percezione e

consapevolezza del rischio edelle conseguenze di compor-tamenti non sicuri, fare eserci-tazioni pratiche nei cantieri)

�sviluppare percorsi mirati diformazione continua

�lavorare con i diversi soggetti(datore di lavoro, lavoratori,ecc) sull’esercizio del ruolo e leresponsabilità che comporta ri-spetto alla sicurezza

�rafforzare il ruolo strategico eoperativo dei preposti attraver-so percorsi ancora più specifici

�prevedere momenti di osserva-zione dei lavoratori in cantiereper verificare, sul lungo perio-do, la capacità di mettere in at-to quanto appreso

�sviluppare la formazione sullasicurezza nei luoghi di vita e dilavoro già in età scolare.

Per quanto riguarda la valutazio-ne d’impatto, è stata condottaun’analisi per valutare quanto laformazione contribuisce a ridurregli infortuni. Mettendo a confron-to i tassi di frequenza e gravitàdegli infortuni prima e dopo laformazione fra i lavoratori parte-cipanti tra il 2003 e il 2004, èemerso che il programma haridotto del 12,4% la frequenzadegli infortuni. Una seconda analisi ha conside-rato i singoli rischi contro cui i la-voratori sono stati formati in mo-do specifico, in base alla mansio-ne svolta e alle modalità di acca-dimento degli infortuni. Anche inquesto caso, la frequenza degliinfortuni è diminuita del 13,4%,soprattutto fra gli operatori dedi-ti a mansioni tipicamente manua-li, che non prevedono l’utilizzo dimacchinari e attrezzature.Attualmente sono in corso analisipiù approfondite anche sui datidel 2005, che confrontano le infor-mazioni relative ai lavoratori for-mati e non, in modo da eliminarel’effetto di fattori che si sianomodificati nel tempo, come peresempio le fasi lavorative o leinterferenze tra imprese.

Dossier la sicurezza in edilizia

numero 70

gli autori �Antonella Bena, Maria Luisa Debernardiservizio di Epidemiologia, Asl 5 Grugliasco (TO)[email protected]

Elena Coffano, Luisa DettoniCentro regionale di documenta-zione per la promozione della salute, Regione Piemonte

Luigi Icardidipartimento di Prevenzione, Asl 18 Alba

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RECUPERARE LA TUTELADELLA SALUTE

Marco Masi

Nonostante un contesto eco-nomico indubbiamente dif-ficile, anche il 2005 si è con-

fermato un anno positivo per l’in-dustria delle costruzioni. Secondo l’Ance, l’Associazionenazionale costruttori edili, si èavuta una crescita dell’1,5%, sep-pur dimezzata rispetto al 2004. Idati del 2005 hanno inoltre confer-mato che l’industria delle costru-zioni ha contribuito a far crescerel’occupazione in Italia del 4,3%:dal 2001 al 2005 i lavoratori nelsettore delle costruzioni sono pas-sati infatti da 1,7 a 1,9 milioni, conuna crescita totale del 24%.Nonostante questi dati positivi el’impegno di organismi sociali edi categoria, nonché delle istitu-zioni, l’andamento degli infortunisul lavoro nel settore edile è anco-ra preoccupante. Basti pensareche dei circa 1300 casi di infortu-nio mortale che avvengono an-nualmente in Italia, oltre un quar-to riguardano l’edilizia.

Un aiuto dalla legge

Il Decreto legislativo 494 del 1996sulla sicurezza dei cantieri tem-poranei o mobili ha indubbia-mente posto le basi per migliora-re le condizioni di lavoro nel set-tore delle costruzioni, dove gli

Nonostante sia in forte crescita, l’edilizia rappresenta tuttora ilsettore in cui si verificano più incidenti sul lavoro, anche mortali.Lo scorso marzo la Conferenza delle Regioni e Province autonomeha approvato le linee di indirizzo prodotte dal Coordinamentotecnico della prevenzione nei luoghi di lavoro della Commissionesalute e dal Gruppo di lavoro sulla sicurezza degli appalti pubbli-ci della Commissione infrastrutture. Obiettivo del documento,fornire un supporto per rispettare la normativa e rendere eviden-ti i principi per la salute e sicurezza dei lavoratori occupati nelsettore delle costruzioni.

infortuni sono più gravi e fre-quenti. Uno degli aspetti princi-pali che ha orientato la normati-va in questo settore è che «il 60%degli incidenti mortali in cantieredipendono da una causa determi-nata da scelte effettuate primadell’inizio dei lavori». Quest’affermazione della Com-missione europea ha rotto for-malmente la barriera di luoghicomuni che finora ha avvoltol’infortunio dell’operaio edile: l’i-neluttabilità dell’evento, l’impos-sibilità di progettare un luogo dilavoro sicuro, la forte componen-te soggettiva della responsabilitàdell’infortunio. Per contro, hachiamato in causa più diretta-mente l’organizzazione del lavo-ro, le varie figure che svolgono

ruoli determinanti nella vita deicantiere, il costo dell’opera e lanecessità di includere la preven-zione, l’informazione e la forma-zione dei lavoratori fra gli investi-menti irrinunciabili. La prevenzione non deve esserepiù considerata come un fattomarginale. Deve diventare ogget-to di programmazione, pianifica-zione economica, coinvolgimentoe responsabilizzazione di chiun-que entri nel processo produttivo(imprese, lavoratori, tecnici, pro-fessionisti, ecc). Su questo ver-sante, l’introduzione del Decretodel Presidente della Repubblica222 del 2003, “Regolamento suicontenuti minimi dei piani di si-curezza nei cantieri temporanei omobili, in attuazione dell’articolo

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31, comma 1, della Legge 11 feb-braio 1994, n.109”, offre uno stru-mento importante per la tuteladella salute e della sicurezza.In un ambito ancora non del tuttoprofessionalizzato come quellodell’edilizia, l’estrema varietà del-le situazioni lavorative e l’introdu-zione di tecnologie sempre piùavanzate sono dei grossi ostacoliper il miglioramento dei cantieri.Cresce quindi l’importanza delcommittente, figura finora in om-bra nella legislazione italiana, cheassume direttamente molte re-sponsabilità riguardo alla sicurez-za in cantiere, dovendo tener con-to degli oneri e della strategia diprogettazione della sicurezza giànella fase di programmazione, inlinea con i concetti introdotti dallanormativa sui lavori pubblici.

Un documento di indirizzo

Vista la grande innovazione dellanuova legislazione, il versante sucui concentrarsi, oltre al sistemadi vigilanza e controllo, è senzadubbio quello dell’informazione edell’assistenza, cercando di co-gliere le opportunità che questaoccasione può rappresentare perlavoratori caratterizzati da fortemobilità o temporaneità. In questo contesto, il Coordina-mento tecnico delle Regioni e del-le Province autonome della pre-venzione nei luoghi di lavoro del-la Commissione salute e il Grup-po di lavoro sulla sicurezza degliappalti pubblici della Commissio-ne infrastrutture (Itaca), organi dicoordinamento della Conferenzadelle Regioni e delle Province au-tonome, hanno prodotto delle li-nee guida interpretative del già

citato Decreto 222, approvate il 1marzo 2006. Obiettivo del docu-mento, fornire un supporto aisoggetti, pubblici e privati, per ri-spettare la normativa e rendereevidenti i principi per la salute esicurezza dei lavoratori occupatinel settore delle costruzioni.Le linee di indirizzo sono il fruttodi numerosi contributi di espertidelle Regioni e Province autono-me, dei ministeri competenti, diistituzioni pubbliche, ordini e col-legi professionali e delle parti so-ciali, con il supporto dell’Unitàoperativa di coordinamento pres-so il ministero delle Infrastruttu-re. Si è cercato di fornire unoschema di riferimento in grado diorientare i committenti e i coordi-natori alla sicurezza a risponderecorrettamente agli adempimentifissati dalla legge, tenendo ancheconto del dibattito tecnico e deglisviluppi legislativi, ma soprattut-to di aumentare l’efficacia dei Pia-ni di sicurezza e di coordinamen-to (Psc), con la relativa stima deicosti, e dei Piani operativi. Secon-do il documento, ai fini dell’effica-cia preventiva il Psc deve essere:

�specifico per la singola opera�comprensibile dai tecnici delle

imprese e dai lavoratori e dailoro rappresentanti

�realizzabile concretamente�controllabile in ogni momento.

Dal punto di vista tecnico, invece,deve risultare:

�strettamente integrato con lescelte progettuali

�articolato per fasi lavorative,per individuare i rischi specifi-ci, i momenti critici dovuti a la-vorazioni interferenti e allapresenza di più imprese, le mo-dalità per eliminare o ridurrequesti rischi e i soggetti conobblighi per la sicurezza

�sufficientemente analitico daindividuare le tecnologie, le at-trezzature, gli apprestamenti,le procedure esecutive e di

coordinamento per l’intera du-rata dei lavori e delle eventualivarianti.

Una battaglia di civiltà

Il nuovo documento di indirizzocostituisce pertanto un ulterioreelemento a sostegno di una cor-retta progettazione, intesa comesviluppo integrato tra qualità delcostruito e sicurezza durante lacostruzione: di conseguenza, ser-ve una collaborazione più strettadelle figure professionali coinvol-te nella progettazione, ovvero ilprogettista dell’opera e il coordi-natore per la sicurezza in fase diprogettazione.L’utilizzo di esempi pratici, relati-vi anche all’applicazione dei costidella sicurezza per singoli puntidell’articolo 7 del Decreto 222, po-tranno essere di concreta utilitàanche per evitare eventuali con-tenziosi tra imprese e ammini-strazioni appaltanti.Su questi temi Regioni e Provinceautonome continuano a svolgereil ruolo assegnato, attuando ini-ziative in collaborazione con leforze sociali, le altre istituzionicompetenti, il mondo delle profes-sioni, la scuola e le università, leorganizzazioni scientifiche, maanche con la rete dei dipartimentidi Prevenzione delle Asl, per ren-dere più efficace l’applicazionedella normativa e migliorare laqualità degli interventi.Le linee di indirizzo costituisconopertanto un utile strumento pertutti gli addetti del settore, un ul-teriore sostegno alla battaglia diciviltà verso la riduzione del feno-meno infortunistico e delle malat-tie professionali che purtroppocaratterizzano ancora il nostroPaese. Per posizionarci alla pari degli al-tri Paesi europei, nella prospetti-va di un recupero complessivodella qualità nell’edilizia e dellatutela della salute e della sicurez-za nei luoghi di lavoro.

Dossier la sicurezza in edilizia

numero 70

l’autore �Marco Masicoordinatore del Comitato [email protected]

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LAVORATORI STRANIERI: RISORSA O PROBLEMA?

Rossana Bizzotto,Antonella Ferraro

In questi ultimi anni, il settoredelle costruzioni ha vistoaumentare in maniera espo-

nenziale la manodopera immi-grata. Secondo alcune stime delsindacato (Federazione italianalavoratori costruzioni e affini-Filca, Cisl) per il 2006, gli immi-grati occupati in edilizia nelnostro Paese sono circa 350 mila.Solo cinque anni fa i lavoratoristranieri rappresentavano il 9%della forza lavoro: oggi costitui-scono il 22% degli addetti, conpunte di oltre il 30% in alcunearee geografiche del Nord Italia. Economisti, datori di lavoro e sin-dacati concordano sul fatto che ilavoratori stranieri rappresenta-no una risorsa necessaria alla no-stra economia per coprire la man-canza di manodopera e le pensio-ni future, in relazione al rallenta-mento della crescita demograficae all’aumento dell’età media dellapopolazione. Tuttavia, la nuova forza lavoro inquesto contesto pone dei proble-mi nuovi che non si possono tra-scurare: l’impiego diffuso di lavo-ratori clandestini, il ricorso este-so al lavoro nero e all’intermedia-zione illegale di manodopera. Il lavoro nero significa meno sicu-rezza, più infortuni e più mortisul lavoro: nel 2005 si sono verifi-cati 83.947 infortuni sul lavoro

In pochi anni, la quota di lavoratori stranieri impiegati nel setto-re edile è cresciuta in modo vertiginoso. Questa nuova forza lavo-ro costituisce senza dubbio una risorsa necessaria alla nostra eco-nomia, vista la mancanza di manodopera e l’invecchiamento dellapopolazione del nostro Paese. Parallelamente non si possono igno-rare problemi come il lavoro nero o l’impiego di lavoratori clan-destini. Per chi si occupa di prevenzione nei luoghi di lavoro,diventa essenziale considerare in maniera integrata le implicazio-ni politiche, economiche, sociali, giuridiche e culturali della pre-senza di lavoratori stranieri.

nei cantieri italiani, di cui 14.948fra lavoratori nati all’estero. Ma il lavoro sommerso implica asua volta un sommerso infortuni-stico tale per cui molti casi nonrientrano in nessuna statistica.

Fidarsi dell’altro

Per chi si occupa di prevenzionenei luoghi di lavoro, diventaimportante iniziare un percorsodi riflessione sul problema, tenen-done presenti le implicazioni poli-tiche, economiche, sociali, giuri-diche e culturali. Questo richiede uno sforzo alivello nazionale e locale per crea-re una rete di soggetti impegnatia confrontarsi su questo argo-

mento, a condividere obiettivi estrumenti di intervento, in un’ot-tica di cooperazione.Tra i bisogni formativi prioritaridella manodopera immigrata c’èinnanzitutto una conoscenza suf-ficiente della lingua italiana,scritta e orale. In un cantiere dove i rischi muta-no man mano che l’edificio cre-sce, dove i ritmi e i luoghi non so-no quelli della catena di montag-gio, dove il lavoro di squadra èfondamentale e il comportamen-to di una persona può avere con-seguenze sulla salute dell’altra, èimportante capirsi e comunicarecorrettamente, fidarsi dell’altro.Inoltre, al di là degli aspetti stret-tamente legati alla sicurezza, lascarsa comprensione linguistica è

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una delle difficoltà percepite dallavoratore come critiche e unadelle cause che influiscono nega-tivamente sul grado di soddisfa-zione al lavoro. L’impegno dei servizi può essereindirizzato verso interventi dipromozione della salute, per sti-molare datori di lavoro e forzesociali a farsi carico del problemae lavoratori immigrati ad appro-fittare delle occasioni di forma-zione linguistica offerte.Un altro aspetto importante è laformazione professionale: in edili-zia, i lavoratori stranieri sono lacomponente più debole per quan-to riguarda professionalità e in-quadramento. Il 30% dei lavoratori totali lavoracome operaio comune: di questi, il70% è costituito da stranieri.Analogamente, gli operai specia-lizzati e di IV livello rappresenta-no il 30% della forza lavoro com-plessiva, ma solo il 9% del totaledei lavoratori stranieri (dati 2006Federazione italiana lavoratorilegno, edili e affini-Fillea, Cgil). Una formazione professionalecertificata può rappresentare unelemento chiave per la crescita el’integrazione in ambito lavorati-vo di queste persone, ma può an-che diventare una buona occasio-ne di prevenzione. Mentre infatti i lavoratori immi-grati sono abbastanza motivati aimpegnare risorse nell’acquisizio-ne di competenze professionali, laformazione sulla sicurezza sul la-voro non rientra in genere tra lepriorità. Infatti, anche se molti immigratidel settore edile sono consapevolidei rischi presenti nell’ambientedi lavoro e del fatto che un infor-tunio può compromettere in ma-niera seria il loro progetto migra-torio, si tratta di persone abituatea vivere in una situazione di pre-carietà non solo lavorativa, maanche abitativa, sociale, familiareed economica.Sfruttando le motivazioni, si po-trebbero creare alleanze con le

scuole edili che gestiscono corsidi formazione professionale peradulti, frequentati sempre più an-che da stranieri, con l’obiettivo diinsegnare a questi lavoratori unmestiere, a farlo correttamente,avendo cura della sicurezza pro-pria e altrui. Per esempio, si puòinsegnare a sollevare un badilecon lo stesso carico, ma con mi-nor fatica e minor impegno per lacolonna vertebrale.

Il capocantiere: centromotore delle relazioni

L’educazione alla sicurezza cesse-rebbe così di essere un comple-mento, per diventare invece unaspetto che qualifica il lavoro. In questo senso lo svantaggio ini-ziale del lavoratore immigratopuò diventare un’opportunità.Basti pensare alla fatica spesa inquesti anni per correggere nei la-voratori italiani, vecchi di mestie-re, abitudini inveterate e pregiu-dizi, con risultati non sempre con-vincenti. Nella realtà di un cantiere in cuilavorano persone provenienti daluoghi e culture diverse, forse si èpensato poco al ruolo strategicodel capocantiere riguardo a sicu-rezza e integrazione.Nella ricerca effettuata tra i lavo-ratori immigrati regolari occupa-ti nella costruzione degli impiantiper le Olimpiadi invernali del2006 e di altre grandi opere nellaprovincia di Torino, la figura delcapocantiere si è rivelata fonda-mentale nel far rispettare le rego-le di sicurezza ed è stata indivi-duata come “centro motore dellerelazioni organizzative e interper-sonali”, nonché come referente“in grado di aiutarli a superare lebarriere linguistiche e di comuni-cazione”.È importante iniziare a pensare auna formazione allargata di que-ste figure professionali, che inclu-da altre competenze e abilità chenon siano quelle strettamente

finalizzate alla gestione di proces-si tecnici. In questo senso, unabuona occasione può essere rap-presentata dai corsi per prepostidi cantiere delle scuole edili: peresempio, la Direzione regionaleper la prevenzione del Veneto,insieme alla Direzione regionaledell’Inail, sta progettando un per-corso formativo a moduli rivoltoa questi lavoratori, di dodici orecomplessive, per fornire compe-tenze comunicative e relazionaliin un contesto multiculturale. Nell’ambito dello stesso progettoè stato realizzato il giornale in-Cantiereveneto: sedici pagine acolori, con articoli in più linguescritti da vari enti, organizzazionie associazioni del territorio: casseedili, ordini professionali, orga-nizzazioni sindacali, enti prepostialla vigilanza e al controllo, Pro-vincia, Camera di commercio. Nel giornale, distribuito in colla-borazione con le casse edili, siparla di sicurezza, ma si fornisco-no anche notizie utili per l’inte-grazione sociale del lavoratore, laformazione professionale, l’eser-cizio dei propri diritti. Il fulcro del progetto è che la lottaall’irregolarità e agli infortuni sullavoro passa per un miglioramen-to complessivo della condizionedi lavoratori stranieri, attraversoazioni efficaci di accompagna-mento, con l’impegno congiunto ecoerente di istituzioni e forzesociali. Come ha detto Gandhi, «quelloche puoi fare potrà sembrarti ter-ribilmente insignificante, ma inrealtà, è terribilmente indispensa-bile che tu lo faccia».

Dossier la sicurezza in edilizia

numero 70

le autrici �Rossana Bizzotto, Antonella Ferraro Azienda Ulss 15 “Alta Padovana”dipartimento di Prevenzione,Spisal Camposampiero (PD)[email protected]

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PROGETTARELA SICUREZZA

Davide Crovetti

In qualsiasi settore operativo, imaggiori livelli di sicurezza siraggiungono grazie a un’ade-

guata combinazione di ingredien-ti preventivi: informazione, for-mazione e protezione, ma anchesoluzioni progettuali specifiche.Progettare la sicurezza non solo èpossibile, ma è un obbligo mora-le, sociale ed economico. Occorrono però norme specificheper contribuire a realizzare operee impianti sicuri: ben venganoquindi tutti i regolamenti che per-seguono questo scopo.Introdotto grazie ad alcune nor-mative locali, l’Elaborato tecnicodella copertura (Etc) della Regio-ne Toscana, previsto recentemen-te anche dalla Provincia di Tren-to, costituisce un vero e proprioprogetto di accessibilità in sicu-rezza delle coperture, mediante larealizzazione di percorsi e accessiprotetti che garantiscano l’esecu-zione dei successivi lavori di ma-nutenzione in totale sicurezza.

Informazione, formazione e protezione sono certamente elementifondamentali per garantire un livello di sicurezza adeguato, inqualsiasi settore operativo. Ma non basta ancora. Per essere effet-tiva, la sicurezza richiede anche una vera e propria programma-zione, sulla base di norme specifiche per realizzare opere eimpianti che minimizzino il rischio per la salute dei lavoratori.L’autore propone quindi un’interessante carrellata, corredataanche di una ricca sitografia tematica, sugli strumenti normativipiù recenti e aggiornati creati a livello locale e nazionale in temadi sicurezza in edilizia.

In questo senso, l’Etc costituisceanche un elemento specifico del“Fascicolo delle informazioni uti-li” previsto dal Decreto legislati-vo 494 del 1996. Generalmente, laredazione di questo fascicolo for-nisce una radiografia della situa-zione, ma non uno spunto peradeguare le dotazioni dell’operaai successivi interventi di manu-tenzione in sicurezza. Salvo poche eccezioni, infatti, so-lo in presenza dell’obbligo dellaredazione dell’Etc, connessa conle concessioni edilizie, si pensaora all’adeguamento delle coper-ture per i successivi interventi dimanutenzione.Da un’attenta applicazione delDecreto 494 e delle successivemodifiche e integrazioni, l’elabo-

razione del previsto «fascicolocontenente le informazioni utili aifini della prevenzione e della pro-tezione dai rischi cui sono espostii lavoratori, tenendo conto dellespecifiche norme di buona tecni-ca e dell’allegato II al documentoUe del 26 maggio 1993» (art.41b), nell’atto previsto di indivi-duare come ridurre i rischi per isuccessivi interventi di manuten-zione, deve indurre i professioni-sti incaricati a individuare e adot-tare i dispositivi permanenti perl’accesso in sicurezza delle coper-ture, così come tutte le altre pre-disposizioni per l’esecuzione insicurezza dei successivi interven-ti di manutenzione del fabbricato. La vera cultura della sicurezzanasce quando alla base della pro-

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l’autore �Davide Crovettiarchitetto, docente presso i corsiper Coordinatori alla sicurezza ai sensi del Decreto legislativo404 del [email protected]

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gettazione ci sono le esigenze fun-zionali connesse con l’utilizzo del-l’opera in sicurezza. Difficilmen-te, però, si potrebbero ottenere glieffetti ora generati da norme co-me il Decreto del Presidente dellaGiunta regionale 62 del 23 no-vembre 2005 della Regione To-scana. Incidendo sui regolamentiurbanistici, questa norma ne im-pone la progettazione e l’esecuzio-ne delle predisposizioni perma-nenti per l’esecuzione delle manu-tenzioni della copertura dei fab-bricati e degli impianti presenti,per tutte le nuove opere e per ogniintervento sull’esistente diversodalla manutenzione ordinaria, pe-na la non concessione edilizia o lasospensione della dichiarazioneinizio attività differita.

Normativa in movimento

Anche la recente norma della pro-vincia di Trento (Legge provin-ciale 3 del 9 febbraio 2007, “Pre-venzione delle cadute dall’alto epromozione della sicurezza sul la-voro”) segue la strada della modi-fica dei regolamenti urbanistici.A rendere poi decisiva l’applica-zione concreta della Legge è l’in-serimento dell’articolo 91 ter nel-la Legge provinciale 22 del 5 set-tembre 1991, “Ordinamento urba-nistico e tutela del territorio”, cheprevede l’obbligo delle predispo-sizioni e della redazione dell’Etcal fine del rilascio della concessio-ne edilizia e la sospensione deitermini per l’efficacia della de-nuncia d’inizio di attività.Con gli stessi obiettivi finali, ac-quistano valenza normativa edefficacia regolamentare la revisio-ne e l’aggiornamento del titolo IIIdel Regolamento locale di igiene,approvati dalla Asl della Provin-cia di Bergamo il 15 luglio 2003.Pur non avendo valenza di legge,costituiscono inoltre un riferi-mento tecnico importante le lineeguida del 2006 della Regione Au-tonoma Friuli Venezia Giulia e

quelle della Regione Veneto, pub-blicate di recente. Completano inoltre il panoramanormativo le linee guida dell’I-

spesl, relative ai dispositivi diprotezione dalle cadute dall’alto eai sistemi collettivi di protezionedei bordi.

Dossier la sicurezza in edilizia

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Dalla rete• Regione ToscanaServizio sanitario della Toscana, settore edilizia:www.sanita.toscana.it/prevenzione/ambienti-lavoro/edilizia.shtmlDpgr 62 del 23 novembre 2005:www.sanita.toscana.it/prevenzione/ambienti-lavoro/regolamento.pdf

• Provincia autonoma di TrentoLegge provinciale 3 del 9 febbraio 2007:www.consiglio.provincia.tn.it/documenti_pdf/clex_16331.pdfNote al testo della Legge:www.consiglio.provincia.tn.it/documenti_pdf/idap_46584.pdf

• Regione Friuli Venezia Giulia“Linee guida per la prevenzione del rischio di caduta dall’alto”:http://intranet.safetynet.it/webeditor/3/1/intranet/web/LINEE%20GUIDA_manutenzione%20coperture.doc

• Provincia di BergamoAsl Bergamo, area tutela della salute nei luoghi di lavoro: www.asl.bergamo.it/web/arentsll.nsf

• Provincia di ModenaAusl Modena, area prevenzione e promozione della salute:www.ausl.mo.it/comunicazione/pps.php

• Regione Veneto Sistema regionale per la prevenzione e promozione della salute e sicurezza negli ambienti di lavoro: www.prevenzionecantieri.it

• IspeslLinee guida per l’individuazione e l’uso di dispositivi di protezione indi-viduale contro le cadute dall’alto:www.ispesl.it/ispesl/sitodts/linee_guida/Monteporzio/linee%20guida%20DPI%20anticaduta.pdfLinea guida per la scelta, l’uso e la manutenzione dei sistemi collettivi diprotezione dei bordi:www.ispesl.it/ispesl/sitodts/Linee_guida/Lineaguidabordi.pdf

• Altre fontiSito web dell’autore: www.crovetti.com/archive.htmLavori pubblici, informazione tecnica on line:www.lavoripubblici.it/2007/dettaglio_notizia.php?agap=czo0OiJOVGN6Ijs

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GRANDI OPERE,

IL RUOLO DELLA PREVENZIONE

Autori vari

Dalla metà degli anni Novan-ta, Emilia Romagna, Tosca-na e Piemonte hanno visto

il proprio territorio interessatodalla costruzione di imponentiopere infrastrutturali (vedi tabel-la 1), dal notevole impatto sul ter-ritorio e sul sistema sanitario, vi-sto il rilevante afflusso di lavora-tori provenienti da altre Regioni oda altri Paesi e la complessità deilavori. Le istituzioni hanno quin-di attuato piani specifici di inter-vento, preceduti dalla sottoscri-zione di accordi e convenzionicon i soggetti interessati.

L’esperienza delle Regioni

I primi cantieri sono stati avviatiin Emilia Romagna e Toscana,che hanno attivato un coordina-mento costante e una forte colla-borazione, per governare e miti-gare l’impatto sui Sistemi sanita-ri regionali e sul territorio. Ne è

Linee ferroviarie ad alta velocità, autostrade, nuove opere pub-bliche e infrastrutture in occasione dei Giochi olimpici invernalidi Torino 2006: dalla metà degli anni Novanta, in EmiliaRomagna, Toscana e Piemonte sono state avviate imponenti opereinfrastrutturali, dal notevole impatto non solo sul territorio, maanche sul sistema sanitario locale. Con la collaborazione anche dialtre istituzioni, le tre Regioni hanno quindi attuato degli inter-venti di prevenzione ad hoc per contenere e controllare i rischinon solo per i lavoratori, ma anche per la popolazione residentenel territorio interessato.

derivata la concertazione, anchecon altre istituzioni, di un Pianostraordinario di interventi di pre-venzione finalizzati a contenere irischi per i lavoratori e per i resi-denti. Con l’avvio delle grandiopere sul proprio territorio, la Re-gione Piemonte ha ripreso il pro-getto interregionale tosco-emilia-no, sviluppando ulteriori politi-che di prevenzione in funzione

delle specificità locali. Protocollidi intesa con Tav e Autostradehanno contribuito a finanziare ilpotenziamento dei Servizi di pre-venzione e vigilanza (Spv), deiservizi di emergenza-urgenza ter-ritoriale e quelli di assistenza me-dica di base delle Aziende Usl.I piani per la prevenzione nellegrandi opere attivati dalle Regio-ni prima dell’avvio dei lavori pre-

Dossier

dossier la sicurezza in edilizia • numero 70

���

gli autori �Maurizio Baldacci, Luigi CarpentieroAsl 10 Firenze, dip. Prevenzione [email protected]

Marco MasiRegione Toscana

Daniela Cervino, Venere PavoneAzienda Usl Bologna

Davide Sgarzi, Marinella NataliRegione Emilia Romagna

Antonella Bena, Maria Luisa DebernardiAsl 5 Grugliasco (TO), servizio di Epidemiologia

Alessandro CaprioglioRegione Piemonte

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vedevano azioni finalizzate a:

�promuovere forme di collabo-razione e di coordinamento frai soggetti istituzionali (Regioni,enti locali, Ausl, Vigili del fuo-co) e le parti sociali (imprese,organizzazioni sindacali, asso-ciazioni di categoria)

�promuovere l’attività delle Au-sl, con particolare riguardo allaformazione e all’aggiornamen-to professionale degli operatoridei Spv, all’organizzazione delServizio di emergenza sanita-ria e all’acquisto di attrezzatu-re, dispositivi di protezione in-dividuale e automezzi

�realizzare sistemi informativi

in grado di integrare le infor-mazioni fornite dai servizi diprevenzione pubblici e dalleimprese e sorvegliare gli effettidelle azioni di prevenzione pro-mosse e realizzate

�assicurare ai lavoratori prove-nienti da altre Regioni gli stes-si livelli di assistenza medicadi base erogati ai cittadini resi-denti nel proprio territorio.

Oltre a quelle citate, sono statesviluppate attività comuni soload alcune Regioni, dettate dalladiversa sensibilità degli attoricoinvolti e dalle peculiarità delleinfrastrutture da realizzare.In supporto ai dipartimenti diPrevenzione, le Regioni Emilia

Romagna e Toscana hanno costi-tuito dei gruppi di lavoro interre-gionali, che hanno elaborato do-cumenti tecnici sui principali ri-schi individuati (incendio, investi-mento), la specificità dei lavori ingalleria (presenza di gas grisou,sistemi di comunicazione, ventila-zione), le problematiche di salva-taggio e soccorso, il comfort deglialloggi che ospitano i lavoratori, isistemi di gestione dell’emergen-za e il coordinamento fra i sogget-ti contemporaneamente presentiin cantiere. Altri elementi che testimonianol’ampia e partecipata azione diprevenzione sono stati i numerositavoli di confronto tecnico e orga-

Dossier la sicurezza in edilizia

numero 70

Indicatore di qualità Monitor (BO-FI) Orme-Tav

tasso di partecipazione delle imprese 15% (89% se limitato alle ditteimpegnate in galleria)

20%

rappresentatività delle ditte monitoraterispetto al totale di quelle presenti suicantieri

• sottorappresentate le ditte di piccole dimensioni• descritte solo le ditte impegnate nella costruzione dell’infrastruttura,

escluse quelle impegnate nell’erogazione di forniture e servizi

percentuale di addetti monitoratirispetto al totale degli addetti sui cantieri

70% 85%

percentuale di infortuni monitoratirispetto al totale degli infortuni sui cantieri

88% 95%

Opera Lunghezza (Km) Regioni coinvolte

Linea ferroviaria AV/AC

tratta Torino-Novara 85 Piemonte

tratta Piacenza-Bologna 182 Emilia Romagna

nodo di Bologna 18 Emilia Romagna

tratta Bologna-Firenze 93 Emilia Romagna e Toscana

Autostrada A1 Milano-Napoli

terza corsia Casalecchio-Sasso M. 4 Emilia Romagna

Variante autostradale di valico, (Vav) 62 Emilia Romagna e Toscana

terza corsia Barberino-Incisa 58 Emilia Romagna e Toscana

autostrada Asti-Cuneo 83 Piemonte

passante ferroviario di Torino 12 Piemonte

linea metropolitana di Torino 29 Piemonte

opere olimpiche 61 opere Piemonte

Tabella 1 - Grandi opere in fase di realizzazione

Tabella 2 - Principali indicatori di qualità misurati

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nizzativo con imprese e organiz-zazioni sindacali e uno studio diapprofondimento sull’efficaciadella formazione.Sul territorio piemontese è statoorganizzato un complesso pro-gramma di formazione per i lavo-ratori, sviluppato ad hoc per le di-verse mansioni. È stato attivatoanche un sistema di vigilanzacoordinata tra Direzioni provin-ciali del lavoro, Inail e Inps per lagestione delle problematiche le-gate alla presenza del lavoro som-merso o irregolare e sono staticoinvolti i Servizi ospedalieri dimedicina del lavoro in un proget-to di gestione della sorveglianzasanitaria dei lavoratori. Inoltre sono state attivate nume-rose collaborazioni con gli organi-smi paritetici territoriali perrafforzare la promozione dellacultura della sicurezza, attraver-so verifiche aggiuntive sul campoe in corso d’opera. I documenti tecnici elaborati inPiemonte riguardano i requisitiigienici e sanitari delle aree indu-striali e le istruzioni per montag-gio, impiego e smontaggio delleattrezzature provvisionali (cas-seforme, impalcature di sostegnoe attrezzature correlate).

Monitor e Orme-Tav

Nel 1996 Emilia Romagna e To-scana hanno attivato l’Osservato-rio Omtav, poi ribattezzato Moni-tor (www.infomonitor.it), seguitonel 2001 dall’Osservatorio Orme-Tav della Regione Piemonte. Inentrambi i casi, si tratta di siste-mi informativi che elaborano datirelativi a imprese e avanzamentodei lavori, attività svolte dal siste-ma pubblico di prevenzione (vigi-lanza e carenze rilevate, forma-zione, ecc), infortuni accaduti emalattie professionali segnalate.I sistemi informativi a serviziodegli Osservatori sono diventatiun importante strumento di lavo-ro per la pianificazione e l’orien-

tamento dell’attività dei Spv. Unaiuto in questa direzione è rap-presentato anche da alcuni studiepidemiologici specifici. In particolare, un’analisi multiva-riata per valutare il rischio diinfortunio sui primi incidenti deilavoratori dell’impresa principaledell’alta velocità Bologna-Firenzeha evidenziato un eccesso di ri-schio significativo per infortunidi lieve entità fra i lavoratori gio-vani o con poca esperienza, maanche l’aumento del rischio nellafase lavorativa dell’arco rovescio.Un’altra analisi multivariata, ef-fettuata fra gli addetti dell’altavelocità Torino-Novara per evi-denziare i pericoli fra i lavoratoristranieri rispetto ai colleghi ita-liani, ha messo in luce un rischiopiù elevato tra i lavoratori prove-nienti dal Nord Africa, giunti inItalia senza esperienze particolarie impegnati generalmente nei la-vori di livello più basso. I lavora-tori dell’Europa dell’Est, che giàsvolgevano mansioni specializza-te nel proprio Paese d’origine, peresempio il ferraiolo, hanno mo-strato invece rischi inferiori.Per la valutazione dei sistemi disorveglianza, Monitor (per la trat-ta Bologna-Firenze) e Orme-Tavsono stati analizzati seguendo lelinee guida proposte dai Cdc diAtlanta (vedi tabella 2). Il limite più evidente dei sistemi èmostrato dai primi due indicatori:il coinvolgimento e la partecipa-zione delle ditte sono modesti e larappresentatività rispetto alle im-prese di piccole dimensioni èscarsa, anche se, per Orme-Tav, lemodalità di collaborazione sonostate specificate in protocolli tec-nici inseriti nei contratti di subap-palto. Per la tratta Bologna-Firen-ze, il primo indicatore, se riferitoalle sole gallerie (in cui si svolgo-no le lavorazioni più pericolose),mostra un valore più soddisfa-cente. Nelle tratte di pianura, Or-me-Tav ha seguito prevalente-mente ditte di medie e grandi di-mensioni direttamente impiegate

nei lavori di costruzione della li-nea ferroviaria. In questo modo sono stati moni-torati la maggior parte degli ad-detti e degli infortuni.

Tempo di bilanci

Questa esperienza ha permessodi realizzare sinergie fra istituzio-ni e parti sociali e si è tradotta inun “fare partecipato e condiviso”non solo per il governo del terri-torio, ma anche per l’adeguamen-to degli standard di sicurezza allosviluppo tecnologico, con ricadu-te positive sulla salute dei lavora-tori, come mostra l’andamentodegli infortuni. Si tratta quindi diun punto di partenza per tutte lerealtà in cui è in corso, o in fase diavvio, la realizzazione di grandiopere infrastrutturali. Nel recente convegno di Firenze“Dagli osservatori sulle grandiopere alla costruzione di unnetwork nazionale: l’impegno delcoordinamento delle Regioni perla prevenzione in ambiente di la-voro”, si è discusso di come tra-sferirla alle altre Regioni e Pro-vince autonome, in primo luogocostruendo un sistema informati-vo comune e condiviso. In questo senso è in corso il pro-getto di ingegnerizzazione di Mo-nitor, che permetterà di passareda un sistema basato su archivisingoli periodicamente sincroniz-zati a un’applicazione via web;nel caso delle opere olimpiche èstato sperimentato un sistema disorveglianza in rete geograficacomune a sanità, prefettura, os-servatorio opere pubbliche. Unobiettivo ambizioso, ma anche ir-rinunciabile: per raggiungerlo oc-corre una forte volontà politicadelle istituzioni regionali e locali. Il coordinamento tecnico delleRegioni si sta quindi facendocarico di promuovere la nascita diun network nazionale sulle gran-di opere, di cui il sistema infor-mativo sarà il cardine portante.

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EDILIZIA:

SOS INFORTUNI

Claudio Calabresi,Roberto Agnesi

Secondo l’Associazione na-zionale costruttori edili (An-ce), tra il 1998 e il 2006 gli

investimenti in questo settore so-no cresciuti del 23,8%, con un in-cremento pari al 10,7% del Pil. Lestime dell’Inail per il quinquennio2000-2004 parlano inoltre di unprogressivo aumento degli addet-ti, non omogeneo per entità tra levarie Regioni, che arriva al 24%,superiore a quello che si è verifi-cato nel complesso dei settoriproduttivi italiani nello stesso pe-riodo (15%). Nell’ambito delle co-struzioni, però, l’aumento si veri-fica prevalentemente fra le mi-croimprese con un massimo didieci addetti (+21% in 5 anni),dove nel 2004 operava il 74% delcomplesso dei lavoratori delleaziende edili assicurate.I dati sull’andamento infortuni-stico indicano tuttora il settoreedile come la priorità di rischionazionale, con circa 90 mila infor-tuni riconosciuti all’anno. Questonon tanto per un andamento in-gravescente, perché come nellamaggior parte dei settori produt-tivi anche in edilizia in questi an-ni si è verificata una contrazione

I dati parlano chiaro: il settore edile ha vissuto un vero e proprioboom, in termini di investimenti e di addetti, soprattutto fra lemicroimprese. Tuttavia, secondo il primo rapporto triennale diIspesl, Inail e Regioni per il 2002-2004, l’edilizia rimane il settorepiù a rischio di infortuni, soprattutto per cadute dall’alto. Tra lecause principali, errori di procedura, scarsa formazione, struttu-re e attrezzature inadeguate, mancato utilizzo dei dispositivi diprotezione. Si conferma quindi la necessità di un sistema di sorve-glianza permanente, per indicare come migliorare le modalità dilavoro in un’ottica di prevenzione primaria.

sporti, che si colloca al secondoposto per i casi mortali). Di fronte a questi dati passa insecondo piano la riduzione gene-ralizzata dei tassi di incidenza(vedi grafico) in tutte le Regioni,frutto più di un aumento dei lavo-ratori che del numero assoluto diinfortuni, in realtà tendenzial-mente in aumento negli ultimi an-ni (anche se almeno i dati del2005, ancora non definitivi, mo-strano una lieve riduzione).Altre indicazioni sugli eventimortali si ricavano dal primo rap-porto triennale presentato sullabase del Progetto d’indagine su-gli infortuni mortali condotto daIspesl, Inail e Regioni nel periodo2002-2004. Le cadute di persone dall’alto,

dei tassi infortunistici, ma perchéquesti livelli sono ancora elevatiin relazione all’incidenza e allagravità delle lesioni. I tassi di incidenza in edilizia so-no più alti rispetto a quelli dellealtre attività produttive, purescludendo dal conteggio nelle al-tre attività quelle impiegatizie e abasso rischio.

Ancora troppi rischi

Gli infortuni non in itinere (indi-viduati utilizzando la classifica-zione Ateco dell’attività) costitui-scono il 15,1% del totale degliinfortuni riconosciuti, il 18% deicasi gravi e il 27% dei mortali (ildoppio rispetto al settore dei tra-

Dossier

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Dossier la sicurezza in edilizia

La versione integrale di questoarticolo è pubblicata sul sitodell’associazione, www.snop.it

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pur essendo in calo da qualcheanno, sono ancora una delle tipo-logie d’infortunio più frequente egrave (circa il 25% dei casi diinfortunio mortale analizzati). Nell’indagine sono state esamina-te 389 cadute di persone dall’alto(276 mortali e 113 gravi): oltre lametà era concentrata nel settoredelle costruzioni. Il 91% delle ca-dute mortali e l’87% di quellegravi sono avvenute in microim-prese con un massimo di nove ad-detti. Inoltre, il 21% di tutte le ca-

dute mortali considerate sono ca-pitate a ultrasessantenni e il12,5% a persone con più di 64 an-ni. Per quanto riguarda la moda-lità delle cadute, la “classifica” la-scia al primo posto i tetti (per ca-duta diretta o a causa dello sfon-damento di lastre di copertura) eal secondo le scale, coinvolte piùspesso rispetto alle opere provvi-sionali.Tra le cause principali delle cadu-te, l’attività dell’infortunato, erro-ri di procedura, una formazione

carente, l’inadeguatezza dellestrutture e attrezzature, la man-cata disponibilità o il mancatouso dei dispositivi di protezione. Già dai primi dati è evidente chela continuazione del progetto e ilsuo trasformarsi in sistema disorveglianza permanente su tuttoil territorio nazionale potrannofornire fondamentali informazio-ni per affrontare con maggiori co-noscenze e consapevolezza le va-rie tipologie d’infortunio, e so-prattutto indicare come migliora-re le modalità di lavoro nella logi-ca della prevenzione primaria.

dossier la sicurezza in edilizia • numero 70

Tasso grezzo di infortuni per 1000 addetti in edilizia

gli autori �Claudio [email protected]

Roberto AgnesiSpisal Ulss 13 Dolo (VE)

Sorveglianza nei cantieri, un aiuto dal Gis

Vigilanza e prevenzione nei cantieri edili fannoparte da sempre dell’attività degli Spisal, ma imiglioramenti in termini di sicurezza non so-

no stati finora soddisfacenti. Nel corso del seminario“Nuove tecnologie per la sicurezza nei cantieri”, orga-nizzato dallo Spisal dell’Ulss 22 di Bussolengo (VR)lo scorso 16 marzo, è stato presentato un programmainnovativo da affiancare alla tradizionale attivitàispettiva, che sfrutta la professionalità degli operato-ri Spisal e delle altre figure coinvolte nel cantiere.Obiettivi primari: blocco dei cantieri sotto il minimoetico di sicurezza, vigilanza e assistenza per tuttiquelli che prevedono la posa di solai.Innanzitutto si è lavorato sulle notifiche preliminari,che ogni committente invia obbligatoriamente alloSpisal prima di iniziare i lavori, eliminando quellegiudicate a rischio trascurabile e archiviando le altre.Oggetto dell’intervento saranno le notifiche cheriportano dati indicativi di cantieri che prevedonouna fase di posa di solai. A ogni committente dellenotifiche selezionate verrà inviata una lettera stan-dard per informarlo dei suoi obblighi: la posa deisolai dovrà essere realizzata in sicurezza secondoprocedure che faranno parte integrante del contratto

con l’impresa, mentre lo Spisal, che effettuerà unarigida vigilanza, sarà disponibile a fornire ogni tipodi assistenza.A supporto dell’azione di ricognizione dei cantieri èstato avviato anche un sistema di monitoraggioinformatizzato che utilizza tecnologie dei sistemiinformativi territoriali (Gis). I dati delle notifiche ven-gono introdotti e gestiti dal sistema, che ne permet-terà la visualizzazione come elemento di una basedati Gis, accessibile a operatori Spisal, professionistidella sicurezza, imprese e committenti. Le funzioni di visualizzazione e aggregazione dei datipermetteranno la comunicazione sistematica e la tra-sparenza del processo ispettivo con probabile mag-giore attenzione alla sicurezza nelle fasi costruttivecritiche. In particolare, i committenti, i coordinatori ele imprese potranno constatare l’inserimento del pro-prio cantiere nel novero di quelli sotto sorveglianza econsultare i dati raccolti. L’archivio, ormai di scalaprovinciale, è ovviamente di grande interesse ancheper Inail, Inps e Dpl, che possono utilizzare i dati perorientare le loro attività specifiche.

Flavio Coato

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morti bianche

Marco Bazzoni

è rappresentante dei

lavoratori per la

sicurezza

[email protected]

«Le morti sul lavoro sono intollerabili. Occorrono leggi e il controllo dello Stato, ma soprattutto il con-trollo delle imprese, dei loro dirigenti, dei lavoratori e dei loro rappresentanti» ha dichiarato recentemen-te il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In realtà le leggi ci sono e sono anche fatte bene; quello che manca, purtroppo, sono i controlli. Peraumentarli bisogna aumentare il personale ispettivo, soprattutto nelle Asl, che rappresentano l’organodi vigilanza preposto ai controlli per la sicurezza sul lavoro. E non gli ispettorati del lavoro, come qual-cuno ha paventato. È inutile fare un Testo Unico per la sicurezza sul lavoro, se poi non si rafforza ilpersonale nelle Asl, che hanno pochissimo personale ispettivo e tante aziende da controllare.Nessuno ascolta la voce dei lavoratori, perché se così fosse sarebbero stati assunti più tecnici della pre-venzione delle Asl, sarebbe stata rafforzata la formazione, sarebbe stato aumentato il numero di ore diformazione per gli Rls (per ora ne sono previste solo 32) e quello di ore a disposizione per svolgere ilnostro ruolo. Quaranta ore sono un’elemosina: figuratevi la forza di un Rls di un’azienda artigianafino a cinque dipendenti dove le ore sono dodici, e di quello di un’azienda da sei a quindici dipendenti,dove le ore a disposizione sono trenta. Per non parlare del fatto che sarebbero dovute aumentare le oredi formazione per i datori di lavoro che decidono di svolgere il ruolo di Rspp, avrebbe dovuto essereabrogata, o perlomeno modificata, la riforma dei servizi ispettivi (Decreto legislativo 124 del 23 aprile2004), che invece di rafforzarli li indebolisce. Se la voce dei lavoratori fosse stata ascoltata, sarebberostati aumentati gli assegni agli invalidi del lavoro, sarebbe stata rafforzata la sicurezza sul lavoro neiContratti collettivi nazionali di lavoro, sarebbero state fatte manifestazioni nazionali a Roma per direbasta al lavoro nero, alle morti bianche, agli infortuni e agli invalidi del lavoro. Sarebbe stato dato piùspazio da parte dei media alla sicurezza sul lavoro, con ampi articoli, rubriche, inchieste, invece di par-larne soltanto quando ci sono infortuni gravi o mortali. Sarebbero stati assunti i mille (e non solo tre-cento) ispettori del lavoro previsti nella Legge finanziaria 2007 e sarebbero state ripristinate diaria erimborso benzina per andare a fare le ispezioni. E infine, sarebbero stati esclusi dall’indulto i reati con-tro il lavoro: un abbuono di tre anni è una cosa gravissima, perché difficilmente questi reati superano itre anni. I responsabili di questi reati, quindi, probabilmente non finiranno mai in carcere. Non è la prima volta che richiedo queste cose, e come me l’hanno fatto molti altri Rls. Concludo la mia lettera con la poesia “Le morti bianche 3” del mio amico Michael Santhers:

Muoiono in disturbo/della quiete pubblicama non possono essere multati.Sono l’addio senza saluto/di un’ombra sgorbiosu un muro abbattuto/in rimozione.Sono una spiga di grano ancora verde/mozzata per gioco dalla vergadi un villano e non muterà/il gonfio del sacco al padrone.Sono un capello strappato/da un ombrello nella salad’attesa di un barbiere.Sono consonanti e vocali/mai sposate a una voce di poteree finite sotto a un binario/d’inchiostro... all’anagrafe.Sono un’omelia che guarda/l’orologio.Sono morti bianche/giunte al podio del silenziotra sguardi stracolmi di vuoto.

Marco Bazzoni

Nessuno ascolta la voce dei lavoratori