il triduo pasquale gruppo giovani n.s. di fatima parrocchia n.s. di fatima roma 28 marzo 2012

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IL TRIDUO PASQUALE Gruppo Giovani N.S. di Fatima Parrocchia N.S. di Fatima Roma 28 marzo 2012

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Page 1: IL TRIDUO PASQUALE Gruppo Giovani N.S. di Fatima Parrocchia N.S. di Fatima Roma 28 marzo 2012

IL TRIDUO PASQUA

LEGruppo GiovaniN.S. di Fatima

ParrocchiaN.S. di FatimaRoma

28 marzo 2012

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Secondo i Sinottici: la sera del primo giorno degli Azzimi (nel Tempio venivano immolati gli agnelli) è la vigilia della Pasqua.

Si tratta di un giovedì.

Ma….. Il processo e la crocifissione sarebbero avvenuti nella festa di Pasqua che in quell’anno cadeva di venerdì.

E’ inverosimile questa datazione per i Giudei.

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La condanna e la crocifissione di Gesù avvengono prima della Pasqua e l’ultima cena non è la cena Pasquale!

In quell’anno la Pasqua si estende dalla sera del venerdì alla sera del sabato e non dalla sera del giovedì a quella del venerdì.

GIOVEDì: ultima cenaVENERDI’ (VIGILIA DELLA FESTA):

processo e condannaSABATO: riposo nel sepolcroDOMENICA: risurrezione

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Con questa cronologia Gesù muore proprio nel momento in cui nel tempio vengono immolati gli agnelli pasquali.

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Gesù fa prima una preghiera di ringraziamento e di benedizione della tradizione giudaica, che fa parte sia del rituale pasquale che di altri conviti.

Non si mangia senza ringraziare Dio per il dono che Egli offre:il pane e il vino.

Nell’Istituzione dell’Eucarestia: il ringraziamento diventa benedizione e trasformazione.

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funzione del padre di famiglia

gesto di ospitalita’ spezzare e condividere: crea comunione

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L’atto di donare la vita include la risurrezione: per questo può già donare la vita prima ancora di averla persa fisicamente.

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Spezzare il pane, preghiera di benedizione e di ringraziamento (transustanziazione)

MEDIANTE QUESTE PAROLE IL NOSTRO MOMENTO ATTUALE VIENE

TIRATO DENTRO IL MOMENTO DI GESU’

E’ una parte della berakha (preghiera di ringraziamento e benedizione)

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Il Padre non lo avrebbe abbandonato alla morte;

per il dono della Resurrezione.

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In Gv (18, 1) si parla di GIARDINO.“Al di là del monte Cedron c’era un

giardino”; nel racconto della passione dice:” Nel luogo dove era stato crocifisso , vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo…..” (Gv 19,41).

Giovanni allude al Paradiso e al peccato originale.

Nel giardino avviene il tradimento, ma è anche il luogo della resurrezione.

Nel giardino Gesù accetta la volontà del Padre, la fa sua e capovolge la storia.

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Dopo aver recitato i Salmi Gesù rimane da solo.

Marco ci dice che Gesù comincia ad aver paura ed angoscia.

Matteo e Marco ci dicono che Gesù cade faccia a terra: estrema sottomissione alla volontà del Padre.

E’ ciò che avviene nella professione monastica, nell’ordinazione diaconale, presbiterale ed episcopale.

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Esperienza primordiale della paura (in Luca Gesù suda sangue) (Lc 22, 44): rappresenta lo sconvolgimento che l’autore della Vita ha davanti all’abisso del male, della morte, della distruzione che gli crolla addosso e lo deve accogliere dentro di sé.

Pascal dice: “Anche il mio peccato era presente in quel calice spaventoso”

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Nel Concilio di Calcedonia (451) si afferma che l’unica persona del Figlio di Dio abbraccia le due nature: Umana e Divina.

L’umanità di Gesù non è ridotta dalla divinità.

C’è in Gesù la “volontà naturale” della natura umana, ma c’è una sola “volontà della persona”, che accoglie in sé la volontà naturale”

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NELL’ADERIRE ALLA VOLONTA’ DIVINA LA VOLONTA’ UMANA TROVA IL SUO COMPIMENTO E NON LA SUA DISTRUZIONE.

Il dramma del Monte degli Ulivi consiste nel fatto che Gesù riporta la volontà naturale dell’uomo dall’opposizione alla sinergia e ristabilisce così l’uomo nella sua grandezza.

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Gesù deve attuare la separazione tra politica e fede che allora tra gli ebrei era radicata (Messia atteso con potere politico); questo è possibile solo attraverso la croce: solo attraverso la perdita veramente assoluta di ogni potere esteriore la novità diventa realtà.

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La FUNZIONE VICARIA è tipica di ogni re: scaricare dal re la disgrazia trasferendola a dei sostituti.

Il male deve essere espiato e ristabilita la giustizia ma si scarica su altri la punizione.

I sacrifici animali sono però inattendibili.In Gv 11,52 si dice che Gesù doveva morire

anche per riunire i figli di Dio dispersi.Per gli ebrei, infatti, al tempo del Messia

sarebbero stati riuniti gli Israeliti dispersi.

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Che cos’è la VERITÀ?Dare testimonianza alla Verità significa,

partendo da Dio, dalla Ragione creatrice, rendere la creazione decifrabile e la sua verità accessibile in modo tale che essa possa costituire il criterio orientativo nel mondo dell’uomo (ai grandi e ai potenti si faccia incontro il potere della verità).

Nella matematica della creazione, che oggi possiamo leggere nel codice genetico dell’uomo, percepiamo il linguaggio di Dio.

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Gli sbeffeggiatori (i membri del Sinedrio): “E’ il re di Israele, scenda dalla croce e crederemo in lui…..”

Sap 2, 10-20: il giusto è di ostacolo alla vita malvagia degli altri, chiama se stesso Figlio di Dio e viene consegnato alla sofferenza.

Senza accorgersene i membri del Sinedrio riconoscono che Gesù è veramente Colui di cui parla il libro della Sapienza.

Nell’esteriore impotenza si rivela come Figlio di Dio.

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La risposta di Gesù va oltre la richiesta: al posto di un futuro indeterminato pone il suo “oggi”.

Gesù sa di entrare direttamente nella comunione col Padre, che poteva promettere il Paradiso già per oggi.

Che avrebbe ricondotto l’uomo nel paradiso dal quale era decaduto: in quella comunione con Dio è la vera salvezza dell’uomo.

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Gesù muore pregando all’ora nona (ore 15).Secondo Lc (23, 46), la sua ultima preghiera

è tratta dal Salmo 31: “ Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”;

Secondo Gv (19,30):”E’ compiuto!”.In greco teletestai, rimanda all’ultima cena:

Gesù amò i suoi fino alla fine (telos).E’ l’estremo compimento dell’amare. Nella preghiera (sacerdotale) al Getsemani è

usato il verbo teleioun: nella Torah significa “iniziazione” cioè consacrazione in ordine alla dignità sacerdotale.

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Gesù ha compiuto fino in fondo l’atto di consacrazione: la consegna sacerdotale di se stesso e del mondo a Dio.

Al posto di tutti gli altri atti di culto subentra la Croce come l’unica vera glorificazione di Dio, nella quale Dio glorifica se stesso mediante Colui in cui Egli ci dona il suo amore e così ci attrae in alto verso di sé.

Sotto la croce prende inizio la Chiesa dei Pagani.

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E subito ne uscì sangue ed acqua (Gv 19,34)

E’ l’ora in cui vengono immolati gli agnelli pasquali.

C’è la prescrizione secondo cui non deve esserne spezzato alcun osso (Es 12,46).

Gesù appare qui come il vero Agnello pasquale, che è puro e perfetto.

E’ la stessa ora in cui Giovanni Battista disse:” Ecco l’agnello di Dio……. (Gv 1,29).

Gesù sulla croce prende il peccato del mondo e lo “toglie” via.

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La fede giudaica conosceva la resurrezione dei morti alla fine dei tempi.

VITA NUOVA = MONDO NUOVONovità: non un cadavere rianimato,

ma uno che in virtù di Dio viveva in modo nuovo e per sempre; e che pur non appartenendo più al nostro mondo, fosse presente in modo reale, nella sua piena identità.

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La morte di Gesù proviene non dalla presunzione dell’uomo (voler essere come Dio = Peccato originale), ma dall’umiltà di Dio.

Dio scende verso l’uomo per attrarlo nuovamente a sé.

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Il sepolcro vuoto non è una prova della resurrezione……

Ma….è la resurrezione conciliabile con la permanenza del corpo nel sepolcro?

Nella Gerusalemme di allora l’annuncio della resurrezione sarebbe stato impossibile se si fosse potuto far riferimento al cadavere giacente nel sepolcro.

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In base al racconto della creazione e al Decalogo, il Sabato ha importanza fondamentale nella tradizione veterotestamentaria, allora è evidente che solo un evento di un potere sconvolgente poteva provocare la rinuncia al Sabato e la sostituzione mediante il primo giorno della settimana (il terzo dopo il venerdì).

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Gesù non viene riconosciuto dai discepoli di Emmaus, da Maria di Màgdala e poi presso il mare di Tiberiade.

Gesù arriva attraverso le porte chiuse del cenacolo e poi si sottrae improvvisamente.

Egli è pienamente corporeo. E tuttavia non è legato alle leggi della corporeità, alle leggi di spazio e tempo.

Questa è l’essenza peculiare e misteriosa della nuova esistenza del Risorto.

Egli è lo stesso (Uomo in carne ed ossa) ed è anche il Nuovo, colui che è entrato in un genere diverso di esistenza.

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APPARE, PARLA E STA A TAVOLATre automanifestazioni del Risorto

secondo Luca (At 1,4).Synalizòmenos= “mangiando con loro del

sale”Nell’AT il mangiare in comune pane e sale

o anche solo sale serve a suggellare solide alleanze (Num 18, 19; 2 Cr 13,5).

Il sale è: garante di durevolezza, rimedio contro la putrefazione,contro la corruzione che fa parte della natura della morte.

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Ogni prendere cibo è un combattere contro la morte – modo di conservare la vita.

Il “mangiare sale” da parte di Gesù dopo la resurrezione (segno della vita nuova e permanente) rimanda al banchetto nuovo del Risorto con i suoi.

E’ avvenimento di alleanza e sta in connessione con l’ultima cena.

Così il “mangiare sale” esprime un collegamento interiore tra il banchetto prima della passione e la nuova comunione conviviale del Risorto.

Egli si dà ai suoi come cibo e così li fa partecipare alla sua vita, alla Vita stessa.

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Nessuno degli Evangelisti descrive la resurrezione: è un processo svoltosi nel segreto di Dio tra Gesù e il Padre, un processo che per noi non è illustrabile e che per natura sua si sottrae all’esperienza umana.

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“Nel gesto delle mani benedicenti si esprime il rapporto duraturo di Gesù con i suoi discepoli, con il mondo. Nell’andarsene Egli viene per sollevarci al di sopra di noi stessi ed aprire il mondo a Dio. Per questo i discepoli poterono gioire, quando da Betàniatornarono a casa. Nella fede sappiamo che Gesù, benedicendo, tiene le sue mani stese su di noi. E’ questa la ragione permanente della gioia cristiana”.

Benedictus PP XVI