il merletto a tombolo

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Il merletto a tombolo Fra donneschi eleganti lavori nobilissimo è quello che, germano della pittura, richiede mente poetica inventrice, delicato sentire per la convenevole scelta degli argomenti, cognizione di effetti di luce, costanza nel condor l’opera con diligenza amorevole, infine richiede mano esperta e franca” (V. Merli, 1815- 1874).

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Il merletto a tombolo

“Fra donneschi eleganti lavori nobilissimo è quello che, germano della pittura, richiede mente poetica inventrice, delicato sentire per la convenevole scelta degli argomenti, cognizione di effetti di luce, costanza nel condor l’opera con diligenza amorevole, infine richiede mano esperta e franca” (V. Merli, 1815-1874).

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Il merletto a tombolo

Si perde nella notte dei tempi l’origine e il natale del merletto inteso così come oggi. Leggende erudite come il mito di Aracne, storie suggestive e poetiche che ci parlano di alghe pietrificate riprodotte intrecciando i fili tra lacrime e preghiere, orali tradizioni locali ci introducono in un mondo incantato in cui i “miracoli bianchi delle mani”, i “cristalli di neve”, sono auliche espressioni moderne riferite alla raffinata e intensa attività artigianale, quella del merletto, che attraverso alterne vicende e fortune nel corso dei secoli è pervenuta fino a noi..

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Il merletto a tombolo

• Ogni paese vanta oggi se non l’invenzione il perfezionamento di questa arte, ma le notizie storiche accertate sono ancora poche e poco note.

• Certo è che nel ‘500 compare la parola merletto e che prima di questo secolo il merletto è così strettamente connesso al ricamo da poter essere assai difficilmente distinto da esso. La separazione fra le due categorie non era assolutamente netta così come oggi e si attua in maniera definitiva nel ‘600, per cui sotto il nome di merletto si indicavano in precedenza vari tipi di manufatti.

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Il merletto a tombolo

• In ordine temporale nasce prima il ricamo e poi il merletto: il ricamo nasce come ‘abbellimento’, si applica ad un tessuto precostituito per rifinirlo, impreziosirlo, mentre il merletto costituisce esso stesso un tessuto prezioso.

• Il ricamo è di invenzione antichissima: era usato dagli Ebrei già al tempo della schiavitù in Egitto, i Fenici lo insegnarono ai Greci d’Asia e da questi è passato ai Greci d’Occidente ed è probabile che da costoro (da “variegare a punti coll’ago”) sia venuto il vocabolo punto che si trova usato per indicare ricamo o trina

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Il merletto a tombolo

• Gli antichi lavoravano di ricamo in oro e seta a colori, ma anche in bianco, anche se in origine i lavori sono opere di passamaneria più che merletti o trine nel senso in cui li intendiamo oggi.

• La parola pizzo usata nel ‘500 e non prima forse nasce dal tedesco spitze (punta) e dunque è usato come merlo da cui merletto col significato di ornamento merlato, a punta, a pinnacoli, a cuspidi.

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• Ora tutte le voci antiche utilizzate nel ‘500 nei manoscritti possono avere indistintamente il significato di ricamo o trina e non è sempre agevole operare una distinzione. E’ certo che la manifattura della trina sul finire del ‘400 si sostituisce alle costosissime trine d’oro e ai fili di seta colorati utilizzati fino ad allora. Nel ‘400 aumenta l’uso della biancheria e per la maggiore frequenza dei lavaggi si utilizzano sempre più i fili di lino bianco creando effetti di trasparenza levando e/o raggruppando i fili della tela: nascono così gli sfilati.

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Il merletto a tombolo

• Nella ricerca di ottenere sempre più alternanze pieno-vuoto, trasparenze ed effetti chiaroscurali si arriva al punto tagliato: si taglia la stoffa che è delimitata dai motivi ricamati, le parti tagliate rifinite a punto asola o a giorno, all’inizio limitate, crescono via via in ampiezza e frequenza; si giunge così al punto reticella e di qui utilizzando tele sempre meno fitte si perviene ad una rete in cui le maglie sono riempite con motivi a stella e barrette.

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Il merletto a tombolo

• Nel ‘400 aumenta l’uso della biancheria e per la maggiore frequenza dei lavaggi si utilizzano sempre più i fili di lino bianco creando effetti di trasparenza levando e/o raggruppando i fili della tela: nascono così gli sfilati. Nella ricerca di ottenere sempre più alternanze pieno-vuoto, trasparenze ed effetti chiaroscurali si arriva al punto tagliato: si taglia la stoffa che è delimitata dai motivi ricamati, le parti tagliate rifinite a punto asola o a giorno, all’inizio limitate, crescono via via in ampiezza e frequenza; si giunge così al punto reticella e di qui utilizzando tele sempre meno fitte si perviene ad una rete in cui le maglie sono riempite con motivi a stella e barrette.

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Il merletto a tombolo

E’ così che attraverso successivi passaggi dal ricamo attraverso l’intaglio e gli sfilati si giunge al merletto vero e proprio.

Testimonianza di questa evoluzione è la ricca documentazione del ‘500, fornitaci da Tagliante (1528), Zoppino (1530), Guadagnino (1546), Vinciolo (1587), Vecellio (1591), Mignerac (1605), etc., dedicata alle donne che nel XVI secolo fanno il loro ingresso nella società, con il favore della Chiesa e il benestare della famiglia (condanna dell’ozio femminile ed elogio del fruttuoso lavoro); in precedenza l’arte del ricamo era prerogativa maschile per la parte progettuale e grafica: esisteva la figura professionale del ricamatore e spesso pittori anche di fama erano chiamati a creare per i ricamatori.

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• E’ così probabilmente, con l’avvento della donna nel mondo del ricamo, che la produzione del merletto si sviluppa nei palazzi patrizi, parallelamente diventa forma di sostentamento nei monasteri e nei conventi e, nata come fenomeno di costume riservata a nobili ed esponenti ecclesiastici, si espande anche ai ceti meno abbienti.

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• Illustrazioni• Il merletto vero e proprio

raggiunge la sua massima espressione alla fine del ‘500 e le tecniche di realizzazione si distinguono in ago, fuselli e tecnica mista.

• La trina ad ago ha contorni più netti e precisi, il disegno emerge dal fondo a rete,

• il merletto a fuselli ha in origine un disegno più semplice e sintetico dai contorni meno definiti.

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Il merletto a tombolo

• Dal Merli viene recuperato all’Italia il vanto di aver lavorato e creato per prima ‘un ornamento tanto leggiadro e prezioso” ed è opinione diffusa tra gli studiosi che il merletto ad ago ebbe origine a Venezia, mentre per quello a fuselli l’origine è attribuita a Milano e a Genova che si contendono con le Fiandre la tecnica interamente a fuselli.

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• Secondo Elisa Ricci il tombolo a fuselli sarebbe di origine italiana e non fiamminga.

• Tralasciando in questa sede il dibattito sull’origine assai difficile da accertare, è certo che ai primi anni del ‘500 la trina ad ago era realizzata anche in molte città europee, anche se la tecnica di realizzazione risulta in generale inferiore rispetto a quella del merletto veneziano..

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• In Francia Colbert avvia la produzione francese e ai primi del ‘700 i pizzi più richiesti sono francesi e invadono anche il nostro paese.

• In Inghilterra i merletti del ‘500 sono prodotti a Londra su modelli italiani, ma alla fine del ‘600 l’attività diventa completamente autonoma con notevole produzione di pizzo bianco e grande esportazione

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• Nelle Fiandre Maria d’Ungheria, sorella di Carlo V già nel 1530 aveva voluto che l’arte dei merletti a fuselli fosse insegnata nelle scuole e nei conventi (nota che la prima scuola di merletti fu istituita a Venezia nel ‘400). Anversa e Bruxelles divennero centri di rifornimento fondamentale per le corti di Parigi e di Vienna e grandi centri di esportazione del merletto in Spagna e in America del Sud.

• La produzione dunque di merletti fu organizzata su vasta scala in tutta Europa e i secoli XVII e XVIII sono i secoli d’oro del merletto.

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• Nel ‘750 la moda evolve verso un merletto leggerissimo: si avvia il passaggio dalla produzione di pizzi ad ago al tulle e alla garza eseguita con le macchine.

• Verso la fine del ‘700 l’ostentazione e il lusso diminuiscono, la moda propone abiti più semplici ed essenziali, meno ornati che fanno crollare la domanda di trine e ricami e con l’avvento nell’ ‘800 della produzione industriale si ha la chiusura di molte manifatture e la produzione artigianale del merletto sopravvive per lo più in ambiente domestico..

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• In Italia tralasciando Venezia e tutte le altre numerose località della penisola che vantano una tradizione del merletto, accenniamo sinteticamente alle caratteristiche peculiari di quello di L’Aquila, di Milano e di Genova.

• Milano: questo tombolo si lavora con una tecnica mista: pochi fuselli tessono una fettuccia che forma volute in un secondo tempo collegate con l’uncinetto.

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• . I merletti di Milano già nel XIV secolo sono richiesti in tutta Europa ma solo nella metà del XVII secolo la produzione diviene qualitativamente e quantitativamente notevole. Questo tipo di merletto fu utilizzato soprattutto per gli arredi sacri e preferito dalla Chiesa perché considerato meno frivolo rispetto al veneziano e di costo assai inferiore. Verso la fine del XVII secolo la produzione a fuselli è relegata nei conventi, ma ancora nel 1693 le merlettaie che vi lavoravano erano 1371.

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• .. Genova: il merletto genovese ha un corpo pesante e il centro dei motivi è formato da foglioline a forma di stella o di margherita. Nel ‘600 le rosette di Genova sono richieste da tutte le corti europee e valgono più dell’oro. Anche nelle città limitrofe si lavorava interamente a fuselli: ricordiamo Chiavari, Portofino, Rapallo, Santa Margherita e Albissola. Noti tutti come merletti di Genova “circa il modo di lavorare le tradizioni concordano non esservi qui mai fatte trine coll’ago, sebbene sempre a piombini con sottilissimo refe filato a mano portato da paesi stranieri” (V. Merli).

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• .. L’Aquila federiciana a solo due secoli dalla sua fondazione è già una città grande per quel tempo (80.000 abitanti) ricca e fiorente di commerci (Vedi Cirillo –Annali 1570- “…i mercanti tedeschi già nel 1445 venivano d’Alemagna in L’Aquila …”).

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• L’intensa attività commerciale svolta con le altre città italiane e straniere favorisce altresì gli scambi di ogni conoscenza e influenza notevolmente ogni aspetto della vita della città, dall’economia alla cultura, dalla cultura all’arte. Se l’architettura può essere considerata espressione del grado di civiltà raggiunto da una società basti pensare che L’Aquila era già famosa a quel tempo per i suoi monumenti. Ma per avere un’idea del clima cittadino, a titolo di esempio, possiamo citare i rapporti di lavoro della famiglia Branconio con lo Stato Pontificio o quelli di amicizia della stessa con Raffaello Sanzio (testimonianze rimaste dal soggiorno di otto anni di Raffaello in casa Branconio negli affreschi del palazzo di città dovuti alla cerchia di Raffaello o nel disegno di progetto di Raffaello per palazzo Branconio in Borgo Vaticano).

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• Secondo L. Les Arciello L’Aquila è il più antico centro abruzzese di merletto a fuselli. Ricordiamo anche Pescocostanzo, Scanno, Gessopalena piccoli centri abruzzesi famosi per la lavorazione del tombolo in cui tuttavia, la tecnica di produzione è diversa da quella aquilana (“riattaccato”).

• Anche secondo V. Bindi L’Aquila è il centro più antico in Abruzzo poiché nel 1527 “si lavorava tutto il dì assai prima che quest’arte acquistasse tanta rinomanza in Inghilterra, a Bruxelles e a Valenciennes”..

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• Stando alle fonti storiche indirette L’Aquila già nel 1493, alla visita della regina Isabella moglie del re di Napoli poteva vantare una mirabile produzione di merletti a tombolo e se al viceré di Napoli nel 1527 furono offerti “vaghissimi merletti” e il prezioso filo aquilano è segno che la città era già famosa per tale produzione e poteva vantare una tradizione già consolidata nella lavorazione del tombolo a fuselli.

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Il merletto a tombolo

• In L’Aquila dunque la produzione del tombolo a fuselli sembra essere contemporanea a quella del tombolo ad ago veneziana.

• E’ in questo substrato sociale che si inserisce la figura di Margherita d’Austria, personaggio importante nella storia italiana (si pensi a palazzo Madama, oggi sede del Senato) ma anche nella storia della città di L’Aquila ( il palazzo sede del Comune porta ancora oggi il suo nome), che ebbe forse la prima concezione europea di dominazione attraverso non la forza, ma la cultura e il commercio ed è ragionevole supporre che la sua presenza in città determini la successiva evoluzione della tecnica del merletto aquilano..

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• Quando Margherita d’Austria, governatrice delle Fiandre ( regione paludosa in cui la risorsa economica più importante era quella del merletto a fuselli) ottiene dal fratello Filippo II re di Napoli il governatorato della città di L’Aquila, porta con sé la sua corte. Probabilmente risiede in questo incontro e in questa storia il motivo per cui il merletto aquilano si è poi differenziato dal resto di quello abruzzese ma anche italiano: con l’arrivo in L’Aquila della corte fiamminga la tradizione del merletto aquilano si incontra con quella delle Fiandre.

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Il merletto a tombolo

• Il tombolo aquilano che negli esemplari più antichi è abbastanza simile a quello diffuso in tutta Europa (strisciolina che gira e forma delle volute), si evolve secondo tecniche e caratteristiche proprie attraverso l’integrazione delle diverse esperienze e l’apporto di nuove conoscenze.

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Il merletto a tombolo

• Nel XVI secolo i disegni erano già particolarmente elaborati; in quelli più antichi non c’è bucatura, ci sono fogliette utilizzate soprattutto per formare il centro dei fiori e i settori di punto tela sono molto raffinati e riempiti con diversi tipi di reti.

• Le tecniche sono le stesse usate un po’ dappertutto, ma qui sono diversamente utilizzate e combinate.

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Il merletto a tombolo

• La tecnica utilizzata, chiamata comunemente punto antico aquilano, e rappresenta questa capacità di creare un punto tela molto fitto e delle reti molto sottile ed ariose con esiti ricchi ed eleganti.

• E’ impossibile stabilire l’inizio di questa evoluzione: i pezzi a noi pervenuti non si possono datare (come nel resto del mondo) in modo cronologico per poterne seguire l’evoluzione..

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Il merletto a tombolo

• Il merletto aquilano ha tutt’oggi la caratteristica di essere lavorato interamente a fuselli senza ausilio di aghi o uncinetto. Un tempo il filo utilizzato,particolarmente bianco e sottile, ben ritorto e resistente, anch’esso di produzione aquilana, accresceva la preziosità della sua lavorazione data dall’essere eseguito tutto d’un pezzo (il che rende il merletto anche assai più resistente perché privo di nodi) con grande combinazione di punti, con numerosissimi fuselli e con lunghi tempi di lavorazione. Pervenuto a ufficiali riconoscimenti in occasione di mostre o esposizioni allestite verso gli ultimi anni del XIX secolo e spesso premiato, il tombolo aquilano tenta di riemergere, ma con alterne fortune nonostante il suo indiscutibile valore di manufatto prezioso e di patrimonio storico e tradizionale.

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Il merletto a tombolo

• Nel XVI secolo i disegni erano già particolarmente elaborati; in quelli più antichi non c’è bucatura, ci sono fogliette utilizzate soprattutto per formare il centro dei fiori e i settori di punto tela sono molto raffinati e riempiti con diversi tipi di reti.

• Le tecniche sono le stesse usate un po’ dappertutto, ma qui sono diversamente utilizzate e combinate.