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Sistemi di Controllo di Gestione
Il contestodel
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA1SCG10
SISTEMI DI CONTROLLO, 2^ edizione
R. Anthony, D. Hawkins, D. Macrì, K. Merchant
McGraw-Hill
delcontrollo direzionale
Vin
co
li
Il controllo direzionale
Scopi (goals)
Processo non sistematico
Strategie
Scegliere quali piani porre in atto
Descrivono la direzione generale
verso la quale un’impresa
Fo
rmu
lazio
ne
dell
e s
trate
gie
Scopi e strategie sono assegnati
Processo attraverso il quale si
stabiliscono gli scopi di fondo
dell’organizzazione e le strategie
per conseguirli
• Ritorno sull’investimento• Valore per gli azionisti
Co
ntr
oll
o
Obiettivi
Risorse necessarie
Piani(di L/P e budget)
Risultati
Scegliere quali piani porre in atto per implementare le strategie
verso la quale un’impresa
stabilisce di andare per
perseguire i propri scopi
Il controllo è anche anticipatorio, proattivo!
Processo sistematico
Processo
attraverso il quale
si influenza il
comportamento
dei membri
dell’organizzazione
allo scopo di porre
in atto le
strategie aziendali
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA2
SCG10
• Concorrenti
• Clienti
• Fornitori
• Vincoli ambientali
e istituzionali
• Situazione sociale
e politica …
• Know-how tecnologico
• Know-how produttivo
• Know-how di marketing
• Know-how distributivo
• Know-how logistico
• Know-how organizzativo
Analisiambiente
Il concetto di strategia
Analisi interna
Identificazione di opportunità Identificazione dei PFD
Minacce e opportunità Punti di forza e debolezza
Fit tra competenzedistintive e opportunità
STRATEGIA
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA3
SCG10
La strategia delle compagnie aeree a basso costo
Limitata
offerta
di servizi
Voli brevi punto-punto tra città di medie dimensioni e
aeroporti secondari
Partenzefrequenti
e affidabili
Nessunpasto
servito in volo
Nessuna
coincidenza
con altre linee
Procedure a terra e
al gate semplificate
e rapide
Biglietterie
automatiche
Nessunaprenotazione
dei postiPersonale di
terra e al gate ridotto
Nessun
trasferimento
bagagli
AA
Costibassi
Alta flessibilità
operativa
Bassi costi di
manutenzione
Bassi costi di
addestramento
Limitato uso di
agenzie viaggio
Elevato tasso
utilizzo aerei
automatiche
FlottaSTD
A
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA4
SCG10
Il contesto di riferimento del controllo
1.La natura delle organizzazioni:– Cosa sono
– Il management
– I compiti del management
– La gerarchia aziendale
– I centri di responsabilità (CdR)
2.Le regole, le linee guida e le procedure
Insiemi di persone che hanno stabilito di cooperare stabilmente, suddividendosi i compiti, per conseguire obiettivi comuni e individuali
2.Le regole, le linee guida e le procedure3.La cultura organizzativa4. L’ambiente esterno e l’incertezza
• Ricavi costanti, tecnologia matura, produzione standardizzata
vs.• Mercato in forte crescita , tecnologia
innovativa, produzione “artigianale”
Ambienti incerti e complessi richiedono:• Maggiori costi per il monitoraggio
dell’ambiente• Un più alto decentramento
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA5
SCG10
I compiti del management
• Decidere quali debbano essere gli scopi dell’organizzazione
• Decidere quali debbano essere le strategie e gli obiettivi intermedi necessari a conseguire gli scopi
• Comunicare gli scopi, le strategie e gli obiettivi intermedi a tutti i membri dell’organizzazionetutti i membri dell’organizzazione
• Decidere quali piani porre in atto per implementare le strategie e quali risorse utilizzare
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA6
SCG10
Garantire che le diverse unità attività organizzative svolgano in modo coordinato le loro attività
Assicurare la coerenza tra le competenze e le attitudini dei singoli membri e i compiti a essi assegnati
Osservare il comportamento e le prestazioni dei membri
I compiti del management
Osservare il comportamento e le prestazioni dei membri dell’organizzazione
Motivare i membri dell’organizzazione
Intraprendere azioni di correzione
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA7
SCG10
La gerarchia aziendale: i centri di responsabilità
Che cosa è un Centro di Responsabilità (CdR)?
E’ un’unità organizzativa guidata da un E’ un’unità organizzativa guidata da un
manager responsabile delle prestazioni di
tale unità
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SCG10
Slide 22-3I CdR e la struttura organizzativa
Unità di staff
CdA
Direttore generale
Attività riconducibili in
maniera diretta al
raggiungimento degli
obiettivi
Un
ità d
i L
ine
Funzione
Produzione
Funzione
Logistica
Funzione
commerciale Etc.
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SCG10
I CdR e la struttura organizzativa: le staff
Staff
Controllo
Finanza
Personale
CdA
Direttore generale
da lucido precedente
Forniscono servizi
di varia natura alle
unità di line e alla
Legale
R & S
Etc.
Manager
Produzione
Manager
Logistica
Manager
funzione Etc.
Funzione
Produzione
Funzione
Logistica
Funzione
commerciale Etc.
unità di line e alla direzione
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SCG10
Unità di Line
I CdR e la struttura organizzativa: i livelli gerarchici
dal lucido precedente
Funzione
Produzione
Reparto A Reparto B Reparto C Etc.
Reparto A1 Reparto A2 Reparto A3 Etc.
Reparto A Reparto B Reparto C Etc.
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SCG10
Analogia con una centrale elettrica
Inputs
mod, carbone, aria, acqua,
I centri di responsabilità e la contabilità per CdR
aria, acqua, servizi …
Outputs
Elettricità
attività
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SCG10
I centri di responsabilità e le relazionitra input e output
CdR•Materiali•Mod•Servizi
altri CdR
ovvero:
esterno
utilizza input svolge attività( persone e risorse)
produce output
Beni
Serviziovvero:
altri CdR
esterno
• Monetarie (costi)
• Non monetarie
• Giudizi sui CdR
fornitori
• Monetarie (ricavi)
• Non monetarie
• Giudizi da parte
dei CdR clienti
Il problema dellaperformance
?
MISURE DELL’INPUT: MISURE DELL’OUTPUT:
Il management è
responsabile di assicurare
un’adeguata relazione fra
input e output
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SCG10
La prestazione dei centri di responsabilità
La performance di un CdR non può prescinderedai contributi ricevuti da altri CdR
personale
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SCG10
I costi per centro di responsabilità
Staff tecnico di
supporto
alla produzione
Staff amministrativo
Questo report non fornisce alcuna informazione sul costo dei prodotti
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SCG10
Il costo pieno dei prodotti
Focus sui prodottiQuesto report non rappresenta i costi dei quali sono
responsabili i manager dei diversi CdR
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SCG10
Costi pieni versus costi per CdR
Prestazione dei
manager dei CdREconomicità dei singoli prodotti
Nessun riferimento per
valutare le quote di costo
riconducibili ai diversi CdR
Nessun riferimento
per valutare il costo
dei singoli prodotti
La somma dei
costi è la stessa
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SCG10
Tre diverse informazioni di costo nel CO.GES
Dove è stato sostenuto
(quale CdR)
Per quale output
(oggetto del costo)Che tipo di risorsa
(elemento di costo)
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SCG10
I diversi tipi di Centri di Responsabilità
Ritorno sull’investimento
• Centri di ricavo
• Centri di costo
Ricavi - Costi
Investimento=
• Centri di costo
• Centri di profitto
• Centri di investimento
Uno scopo
fondamentale
delle imprese
orientate al
profitto
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA19
SCG10
I Centri di Ricavo
Centro di Ricavo
(2) Gli input non sono
correlati agli output
Es. Filiali di venditaLa differenza non
è una misura di reddito
Inputs
Centro di Ricavo(1) Outputs misuratiin termini monetari
Responsabilità del
manager del CdR
Costi: sono unicamente i costi di periodo
necessari a svolgere l’attività di vendita, ma
non il CdV,
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA20
SCG10
Centri di costo: CdC standard o parametrici
Centro di Costoparametrico
(3) può essere stabilita una relazione “ottima”
CdC parametrico: Reparto produttivo
Gli output effettivi x il costo std di ciascuna unità di prodotto definiscono ciò che il costo sarebbe dovuto essere (il delta è una misura di efficienza)
Altri obiettivi non di costo: qualità, tempi, volume minimo
… addestramento e formazione del personale …
(2) Output fisicamente
misurabili (non misurati però in termini di ricavo)
parametrico(1) Inputs (misurati intermini monetari)
Outputs
Le decisioni di prezzo o di volume
sono prese da altri attori e così
pure quelle di investimento
Alcuni costi (lavoro indiretto, servizi vari … rimangono
comunque costi discrezionali
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SCG10
I costi parametrici o tecnici
Caratteristichedel costo
Ammontare del costoprevisto in budget
Analisi degliScostamenti
Se ne può determinare a priori l’ammontare in relazione agli obiettivi (è nota a priori la quantità di input per unità di output)
Dipende dagli obiettivi del CdC, in generale il volume di produzione programmato. Il volume non è comunque la maggiore preoccupazione per il manager, mentre il costo unitario si.
A parità di caratteristiche dell’output (qualità, servizio …), “più bassi sono e meglio è”.
Scostamenti
Periodo di controllo
Esempi
servizio …), “più bassi sono e meglio è”.Lo scostamento é un indice di efficienza
Breve. Il controllo avviene definendo std di costo e analizzando gli scostamenti
Materie prime, mano d’opera diretta
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SCG10
Centri di costo: CdC discrezionali
Centro di Costodiscrezionale
(1) Inputs misurati in Outputs
CdC discrezionale: Risorse umane
(3) Non può essere stabilita una relazione “ottima”
Unità amministrative e di supporto:•Amministrazione•Legale•Relazioni industriali•Pubbliche relazioni•Staff di direzione …
(2) Non sono misurabili
oggettivamente
discrezionale(1) Inputs misurati intermini monetari
Outputs
Responsabilità del manager del
CdR: costo degli input e qualità e
“volume” degli output
Le difficoltà a misurare l’efficienza spinge i manager a richieste di eccessiva qualità e
quantità delle risorse. Grande asimmetria informativa
In linea con il budget non
significa necessariamente
prestazione efficiente o efficace
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SCG10
I costi discrezionali
Caratteristiche delcosto
Ammontare del costoprevisto in budget
Analisi degliscostamenti
L’adeguatezza dell’ammontare del costo è una questione di giudizio
Dipende dal volume, dal livello di servizio e dalla qualità del lavoro che deve essere svolto
Lo scostamento indica solo che si è speso + o - di quanto si era stabilito, ma non é una
scostamenti
Periodo di controllo
Esempi
o - di quanto si era stabilito, ma non é una misura di né efficienza né di efficacia
Nel breve si controlla solo l’ammontare del costo. Il controllo avviene prevalentemente partecipando alle decisioni in fase di planning.
Pubblicità, Formazione del personale, Ricerca e Sviluppo, Promozione commerciale
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SCG10
I Centri di Profitto
Centro di Profitto(1) Outputs misuratiin termini di ricavo
(2) Inputs misuratiin termini monetari
(3) Gli input sono correlatiagli output
Es. Divisione
Responsabilità (mai totale) di
gestire il compromesso tra
costi e ricavi
(1) Outputs misuratiin termini di ricavo
(2) Inputs misuratiin termini monetarie correlati ai ricavi
Ricavi in senso stretto ovvero valorizzazione di
output consegnati ad altri CdR
Necessità di distinguere tra (1) performance del manager e (2) performanceeconomica dell’U.O.
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA25
SCG10
Caratteristiche dei Centri di Profitto: vantaggi
• La qualità delle decisioni dovrebbe migliorare a seguito dellamaggior “vicinanza” al business
• La rapidità del processo decisionale dovrebbe migliorare non
essendo più richiesta per molte decisioni l’approvazione
dell’alta direzione
• La Direzione Generale può concentrarsi sui temi e obiettivi• La Direzione Generale può concentrarsi sui temi e obiettivi
strategici
• È una buona “palestra” per i manager
• I manager possono essere particolarmente sollecitati a
migliorare la prestazione in termini di reddito
• Viene resa più consapevole l’importanza del reddito
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA26
SCG10
Caratteristiche dei Centri di Profitto: difficoltà
• Il controllo da parte della Direzione Generale si orientasoprattutto sulle informazioni del reporting piuttosto che suuna conoscenza personale dei problemi
• A volte i manager dei CdP non hanno autorità adeguata o
maggiori informazioni/competenze specifiche sul business
rispetto all’alta direzione
• Promuovono un forte spirito competitivo che può produrre
contrasti eccessivi tra CdP caratterizzati da interdipendenza
• Può orientare eccessivamente verso prestazioni di breve
periodo
• Richiede un surplus di costi e rilevazioni contabili rispetto agli
altri centri di responsabilità
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SCG10
Il prezzo di trasferimento misura il valore dei prodotti forniti da un centro di profitto a un altro
CdR dell’impresa
I prezzi di trasferimento
Il prezzo di mercato misura il valore degli scambi tra un’impresa e l’esterno.
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA28
SCG10
Le basi del prezzo di trasferimento %
Prezzo di mercato 33
Negoziazione 23
Costo pieno + margine 17
Costo pieno 24
Costo variabile 4
Le basi di riferimento per i transfer price
Se disponibili sono
ampiamente usati
perché oggettivi e
non dipendono dalle
capacità di
negoziazione dei
manager
Dovrebbero
essere costi std
altrimenti il Cdr
che vende è Costo variabile 4
100%
S.C. Borkowsky, Journal of Management Accounting Research, 1990
che vende è
poco incentivato
a essere
efficiente
Le regole di
calcolo devono
essere
assolutamente
chiare e oggettive
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA29
SCG10
I prezzi di trasferimento
Basati su valori di mercato:
• Il CdR che acquista non dovrebbe pagare di più di quantopagherebbe se acquistasse da un fornitore esterno,infatti:– i prezzi dovrebbero riflettere la circostanza che si
evitano alcuni costi tipici delle transazioni conl’esternol’esterno
Basati sul costo:
• Utilizzati nella maggior parte dei casi quando non esisteun riferimento affidabile di mercato
• Il costo non dovrebbe essere un costo consuntivo, bensìun costo pieno standard + una quota di utile valorizzatacome ritorno “normale” del capitale investito
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA30
SCG10
I prezzi di trasferimento negoziati
• Evitano possibili motivi di disaccordo
• Non sempre il CdR fornitore ha interesse a vendere ai prezzi predeterminati
• Poteri contrattuali e gerarchici diversi dei due CdR possono condurre però a decisioni non equeCdR possono condurre però a decisioni non eque
• Possibilità di ricorrere a meccanismi di arbitrato
Ad esempio il CdR che vende potrebbe volere vendere a
prezzi più bassi di quelli normali di mercato per non perdere
un’opportunità di vendita
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SCG10
TP basati sul costo pieno + un margine atteso
CdR X (produttore) Componente A
Vendite mensili attese di A al CdR Y (unità) 5.000
Costo variabile standard unitario (€) 5
Costi fissi mensili impegnati da X per realizzare 5000 unità di A (€) 20.000 (*)
Investimento in capitale circolante e immobilizzazioni relativo alla vendita del
componente A ad Y (€)
1.200.000
Rendimento atteso sull'investimento (%) 10
In base ai dati della figura, il TP sarebbe:Costo variabile unitario 5Costo fisso per unità (20.000/5.000) 4Reddito atteso per unità (1.200.000/12x10%)/5.000 2Prezzo di trasferimento 11
(*) Si supponga che l'intervallo di rilevanza sia 4000-6000 unità e che 5.000 unità sia il valore programmato.
Il CdR acquirente vede il prezzo come un costo variabile puro e non ha dunque le
informazioni per compiere decisioni adeguate di breve periodo
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA32
SCG10
I prezzi di trasferimento:
il rischio della sub-ottimizzazione
Esiste quando il transfer price è maggiore del
costo variabile di breve del CdR che vende
Divisione YDivisione X
Componente A per X
Costi unitario A:
Prodotto B
Componente B per Y
• CV A € 11Costi unitario A:• CVU = € 5; CFU = € 4• Margine € 2
• CV A € 11• Altri variabili € 9
E’ conveniente per Y accettare una commessa di 1.000 unità di B al
prezzo di € 18?
Margine divisione Y = 18.000 – 20.000 = - € 2.000Margine impresa = 18.000 – 14000 = + € 4.000
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA33
SCG10
Criteri multipli perseguiti dai prezzi di trasferimento
• Obiettività
• Aderenza ai prezzi di mercato
• Equità per le parti coinvolte
• Minimo tempo dedicato alle negoziazioni e agli arbitrati
• Minimo rischio di sub-ottimizzazione (goal congruent
decisions)
• Capacità dei transfer price di rappresentare le
prestazioni economiche delle singole unità di business
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA34
SCG10
Un compromesso di fondo dei transfer price
1. Basati sui costi marginali per evitarerischi di sub-ottimizzazione
(decisioni adeguate per l’impresa, ma non per valutare la prestazione economica dei singoli CdR)
vs.Nella prassi questi TP
sono poco diffusi
2. Basati su costi pieni per rappresentaregli effettivi valori dello scambio
(decisioni adeguate per la singola unità di business,ma non per l’impresa nel suo complesso)
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA35
SCG10
I Centri di investimento (CdI)
(3) il reddito è riferito al capitale investito
Es. DivisioneIndicatori tipo ROI
(2) Inputs monetari
Centro diInvestimento
al capitale investito
(1) Outputs monetari
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA36
SCG10
Il manager di un centro di investimento è responsabile
di conseguire un ritorno adeguato sugli investimenti
così come misurato da un indicatore tipo ROI:
I centri di investimento (CdI)
così come misurato da un indicatore tipo ROI:
Reddito
Investimento
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA37
SCG10
1. Generare adeguata ricchezza dagli
investimenti attuali
2. Effettuare nuovi investimenti solo se
I Centri di Investimento
Rapportare il reddito all’investimento significa
motivare i manager a:
2. Effettuare nuovi investimenti solo se
prospettano un ritorno adeguato
3. Alienare quelle attività/business che
producono un rendimento inadeguato
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA38
SCG10
I diversi tipi di ROI: un esempio
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA39
SCG10
Return on Equity Risultato netto
Capitale netto
Return on Equity =90
300
Le diverse configurazioni di ROI: il Return on Equity
Return on Equity = 30,0 %
Il R.O.E. esprime la redditività del Capitale Netto
cioè il capitale investito dalla Proprietà
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA40
SCG10
Sono esclusi dal R.O. perché pure potendo essere componenti di reddito legati all’attività produttiva, non
Return on Assets = ROA =Risultato operativo
Totale attività
Indicatore economico indipendente:
1. dalla soluzione data ai problemi di
finanziamento
2. da componenti di reddito che non
competono in via esclusiva all’esercizio
Le diverse configurazioni di ROI: il Return on Assets
(ROA)
Indicatore economico che si
riferisce esclusivamente
all’attività produttiva
legati all’attività produttiva, non competono in via esclusiva all’esercizio
Return on Assets =Utile + interessi passivi + comp. straord. + imposte
Totale attività
Sono esclusi dal R.O. perché: l’indicatore deve prescindere dalla soluzione data ai
problemi di finanziamento
Sono escluse dal R.O.perchè:1. Dipendono dagli oneri finanziari e dalle
componenti straordinarie di reddito2. Non rappresentano il costo di acquisizione di
specifici fattori produttivi
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA41
SCG10
Return on Assets =90 + 20 + 0 + 90
1.400
ROA = 14,3 %
Le diverse configurazioni di ROI: il Return on Assets (ROA)
Il R.O.A. esprime la redditività
di tutte le attività aziendali
I manager operativi non sono interessati a come le attività sono finanziate, ma a “quanto bene” le
attività sono utilizzate, cioè al ritorno su tutte le attività
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA42
SCG10
Return on Invested capital =90 + 20 + 0 + 90
Return on Invested Capital =Risultato operativo
Debito finanziario + Capitale Netto
=Attività – Debiti operativi, oppure
Le diverse configurazioni di ROI:Return on Investment (ROI)
=200
= Immobilizzazioni + CCNO
Return on Invested capital =1.400 - 400
ROI = 20,0 %Il R.O.I. esprime la redditività del
Capitale Investito, cioé quella parte degli investimenti finanziata da fonti
esplicitamente onerose
I debiti operativi non devono essere remunerati perché “they take care of themselves”. Per questo motivo la
direzione finanziaria privilegia questo indicatore
I responsabili finanziari sono interessati più al
ROI che al ROA, cioè al fatto che le fonti onerose
siano adeguatamente remunerate
=1.000
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA43
SCG10
(Utile netto + interessi passivi) – costo del capitaleE.V.A. =
Il reddito residuo o Residual Income o EVA
• Costo medio ponderato del capitale = 10%
• Capitale investito = 1.000
• Costo (al 10%) del capitale investito = 100
• EVA = 90 + 20 – 100 = 10
Remunerazione per i creditori
finanziari
> Costo capitale aziendale = (debito
finanziario + capitale netto) x costo
medio ponderato delle fonti di
finanziamentoIl reddito residuo è concettualmente
superiore al ROI come misura di
prestazione economica
Remunerazione per gli azionisti
(capitale di rischio) +
finanziari
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA44
SCG10
La divisione Z della ABC Corporation è un CdI. Nel 2002 il reddito
netto della divisione è stato 120.000 €, gli interessi passivi 30.000 €
e la struttura finanziaria obiettivo è costituita per il 60% da debito
finanziario che costa il 3% (al netto delle imposte) e per il 40% € da
C.N. che costa il 10%.
La somma dei Debiti finanziari e del C.N. è 1.000.000 €
Il reddito residuo o Residual Income o EVA
Qual è stato il valore dell’EVA nel 2002?
EVA = 120.000 + 30.000 – 1.000.000 x 5,8%
EVA = 120.000 + 30.000 – 58.000 = 102.000 €
W.A.C.C. = 60% x 3% + 40% x 10% = 5,8%
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA45
SCG10
L’EVA è concettualmente superiore al ROI
ROI divisione = Risultato operativo
Totale attività=
€ 120.000
€ 1.000.000= 12 %
Possibilità di generare stabilmente € 11.000 ogni anno,
Costo del capitale aziendale = 9 %
Possibilità di generare stabilmente € 11.000 ogni anno, sostenendo un investimento di € 100.000
Rendimento investimento < ROI, dunque rifiuto
Valore rifiutato = € 11.000 – (100.000 x 9%) = € 2.000
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA46
SCG10
I limiti dell’Economic Value Added
• L’EVA non consente il confronto fra CdR di diverse
dimensioni (esprime un valore assoluto)
• E’ un indicatore interno non riportato agli azionisti e
non utilizzato dagli analisti esterninon utilizzato dagli analisti esterni
• Il ROI, utilizzato anche dagli analisti esterni, è un
indicatore più diffuso dell’EVA
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA47
SCG10
La misura del capitale investito: alternative possibili
• Cassa: valore effettivo o % allocata?
• Crediti commerciali:– Valore finale o valore medio nell’anno?– Al prezzo di vendita o al costo del venduto?
• Rimanenze:• Rimanenze:– Valore finale o valore medio nell’anno?– Con LIFO e valori alti di inflazione?– Al netto del debito vs fornitori e anticipi da clienti?
La scelta è sempre in funzione del tipo di comportamento che si vuole favorire
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA48
SCG10
La misura del capitale investito: le immobilizzazioni
tecniche
Immobilizzazioni tecniche:
la contabilizzazione al costo storico e la
cancellazione di questo valore a motivo cancellazione di questo valore a motivo
dell’ammortamento causano problemi se
utilizzati per valutare la prestazione di un CdI
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA49
SCG10
Una sintesi sui 4 tipi di Centro di ResponsabilitàDiritti del responsabile del CdR Misure di prestazione Tipicamente utilizzato quando
Centri di ricavo Mix delle risorse di vendita utilizzate
(non degli input) nell'ambito di un
prefissato vincolo di costi
complessivi di periodo commisurato
all'obiettivo di vendita
Massimizzare l'output con i vincoli
di (1) prezzi predeterminati e (2)
costi complessivi di vendita
Si possono misurare oggettivamente le
quantità vendute e la qualità del
servizio del CdR
Centri di costo
parametrici
Mix di alcune risorse di
trasformazione (MOD, forniture,
servizi ...)
Confronto del costo complessivo
consuntivo con quello del budget
flessibile (ciò che si sarebbe
dovuto spendere)
(1) Si possono misurare
oggettivamente le quantità e la qualità
degli output e (2) sia nota la funzione
attesa input-output (q.tà std)
Centri di costo
discrezionali
Mix delle risorse nell'ambito del
prefissato vincolo di costi
complessivi di budget
Valutazione qualitativa del servizio
in relazione al costo sostenuto
Non si può misurare oggettivamente
l'output e non è nota una relazione
ottima tra input e output
Centri di profitto Mix degli input (lavoro, materiali,
forniture)
Reddito Il responsabile ha sufficiente
conoscenza per definire un rapporto
adeguato prezzo/qualitàadeguato prezzo/qualità
Mix degli output Reddito consuntivo confrontato
con quello programmato
Il responsabile ha sufficiente
conoscenza per definire un mix di
output adeguato
Prezzi di vendita e sistemi di
distribuzione
Centri di
investimento
Mix degli input (lavoro, materiali,
forniture)
Return On Investment (ROI) Il responsabile ha sufficiente
conoscenza per definire un rapporto
adeguato prezzo/qualità
Mix degli output Residual Income (economic
Value Added)
Il responsabile ha sufficiente
conoscenza per definire un mix di
output adeguato
Prezzi di vendita e sistemi di
distribuzione
Il responsabile ha sufficiente
conoscenza per cogliere opportunità di
investimento
Capitale investito
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO – FACOLTA’ DI INGEGNERIA50
SCG10