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I testi medici dell'antico Egitto Secondo gli antichi egiziani, la salute o la malattia dipendevano in gran parte da «soffi» di origine esterna, che dovevano essere eliminati dal corpo insieme con gli elementi patogeni da essi animati di Thierry Bardinet 91 I 7-2 3 t- 5 - 's«.: ".1.11 13 /21. - 3 , 5 '712 7 41:Lv g& " 13P4r; ^ -4 ` 2-4 2 1 4 11 10:. 11 : - ;, < _ Aí * ttusalw--p.L .Tr .—( Ple.,-137~ ,t337,..42a. 4 c, ZW` .A.1„ `"4, 2V p rima del 1822, allorché Jean- -Franeois Champollion trovò la chiave di lettura dei geroglifi- ci, permettendoci così di accedere ai te- sti dell'antico Egitto, la medicina egizia era conosciuta solo da qualche testimo- nianza dell'antichità classica, come per esempio quella di Erodoto: «La loro medicina è divisa in specialità: ogni medico cura una malattia, e solo quella. Il paese è dunque pieno di medici, spe- cialisti della testa, dello stomaco, o an- cora di altre malattie di origine incerta. [...]. Ecco come vivono: ogni mese si purgano per tre giorni di seguito, e cer- cano di restare in buona salute prenden- do emetici e facendosi clisteri, convinti come sono che tutte le malattie siano provocate dal cibo ingerito». Il gran numero di papiri medici egizi che gli scavi hanno portato alla luce dal XIX secolo a oggi ci permette di affer- mare che la medicina egiziana era orga- nizzata in modo ben diverso da quanto racconta Erodoto, anche se le «specia- lità» di cui lo storico greco ci parla cor- rispondono a titoli di medici effettiva- mente riscontrati nelle iscrizioni. Dopo aver brevemente esposto in quali circostanze sono stati scoperti i papiri, vedremo come le numerose e approfondite analisi di cui sono stati oggetto siano ben lungi dal dare una ri- sposta a tutti gli interrogativi posti dai testi. A prescindere dal fatto che questi studi non sono stati in grado di fornire una spiegazione generale delle conce- zioni mediche egizie, la tendenza ad at- tribuire ai medici egizi una conoscenza delle malattie di tipo moderno ha spes- so fuorviato gli studiosi, che vorreb- bero proporre un'identificazione corri- spondente alla moderna nosologia delle malattie ricordate nei testi. Grazie a una nuova traduzione di tut- 74 LE SCIENZE n. 340, dicembre 1996 ti i papiri medici finora pubblicati, pos- siamo oggi affermare che, per gli egizi, la malattia era qualcosa che veniva dal- l'esterno, un «soffio» patogeno che, tal- volta apportato da una sostanza o da un essere malefico, penetrava e circolava nei «condotti» che percorrono il corpo. Cacciar via il soffio patogeno era quindi lo scopo principale delle cure. Quest'i- dea trova le sue origini nella mitologia e in quella che all'epoca era una con- cezione globale dell'organizzazione del mondo: innumerevoli soffi, onnipresen- ti, presiedevano non solo alla salute, ma anche alla crescita e alla morte. ][.: fonti offerteci dagli scavi sono nu- merose. Il primo papiro medico ri- trovato, oggi conservato a Berlino, ven- ne alla luce nella necropoli di Saqqara e fu pubblicato nel 1863, molto dopo la morte di Champollion (1832). Risale al regno di Ramesse II (circa 1200 a.C.). Altri documenti, spesso più antichi, so- no apparsi poi a seguito di scavi clan- destini o autorizzati: tra questi, i più importanti sono il papiro Ebers e il pa- piro Smith. Si pensa che questi due pa- piri, databili al 1550 a.C. circa, facesse- ro parte di un unico ritrovamento - clandestino e avvenuto verso il 1860, nel tempio funerario di Ramesse II a Tebe - che comprendeva anche il papi- ro matematico Rhind, il più antico e- sempio di impiego del calcolo decima- le. I due papiri medici furono acquistati dall'americano Edwin Smith, appassio- nato collezionista di antichità, che vive- va allora a Luxor. Smith conservò il pa- piro che porta oggi il suo nome - un trattato di chirurgia pubblicato molto più tardi, nel 1930, da James Henry Breasted - e vendette all'egittologo te- desco Georg Ebers il più lungo dei due testi medici. Il papiro Ebers è un manuale che elenca i segni patologici riscontrati da un medico nell'esercizio quotidiano della sua professione, ed è il documen- to più importante per lo studio del pen- siero medico dell'epoca. Il trattato di chirurgia del papiro Smith invece, pur essendo per noi di approccio più diret- to, dato che parla di lesioni e traumi che un medico dei nostri giorni può ri- conoscere, non offre una visione chiara delle conoscenze mediche egiziane. Un altro documento proveniente da scavi ufficiali, noto come papiro di Kahun (dal nome del villaggio operaio che sorgeva nei pressi della piramide di Sesostri II a Illahun), risalente al Medio Regno (1850 a.C. circa), è il più antico trattato di ginecologia oggi conosciuto. Anche il papiro Ebers e il papiro di Berlino indicano cure e rimedi per le malattie femminili, insieme con prono- stici sullo svolgimento della gravidan- za, ma in nessuno dei due questi argo- menti vengono trattati così sistematica- mente come nel papiro di Kahun. Infine nel 1989 è stato reso noto il pa- piro di Brooklyn, di provenienza ignota. Questo dipinto, sulla parete della tom- ba di Ipui (capo-scultore della XX dina- stia, 1100 a.C.) a Tebe, mostra alcuni operai che costruiscono un palco fune- bre. Vi sono rappresentati alcuni inci- denti sul lavoro. In basso a sinistra, un operaio che ha ricevuto una scheggia di pietra in un occhio si fa curare da un oculista (a); l'astuccio con gli strumenti dell'oculista si trova sopra la sua testa (b). Nel centro a sinistra, un martello cade sul piede di un operaio (e). In al- to, a destra, un medico interviene per ridurre una lussazione della spalla (d). Pubblicato da Serge Sauneron per le e- dizioni dell'Istituto francese di archeo- logia orientale (IFAO), risale alla XXX dinastia, oppure all'inizio dell'epoca to- lemaica (300 a.C.). Questo papiro mette in evidenza l'acuto spirito di osservazio- ne degli antichi egiziani. Si divide in due parti: la prima è un catalogo di circa 40 serpenti, classificati secondo criteri di identificazione ben precisi, indice di una conoscenza approfondita dei vari rettili, delle loro abitudini, del pericolo rappresentato dal loro veleno specifico e delle particolarità delle ferite da loro in- ferte. La seconda parte è una raccolta di antidoti, che propone dapprima rimedi contro i morsi velenosi in genere, poi contro quelli dei serpenti in particolare. Questo papiro, sola testimonianza di una vera e propria scienza egiziana dei serpenti, riassume probabilmente cono- scenze millenarie sull'argomento. Esistono altri papiri medici meno completi, come il papiro Hearst, che ri- prende in parte il papiro Ebers. I più Il papiro Smith, scoperto nel 1860 a Tebe, è un manuale di chirurgia di una ventina di pagine che permette al medico di intervenire in caso di ferite specifiche. Questo passo indica come procedere in caso di lussazione della mandibola: «Se esamini un uomo che soffre della lussazione della mandibola, e se noti che la bocca resta aperta, e non è capace di chiudersi, dovrai mettere i pollici alle estremità dei due agganci della mandibola, all'interno della sua bocca, e le altre dita sotto il mento. Sposterai allora gli agganci verso il basso di modo che siano rimessi a posto. Dirai in propo- sito: "E un uomo che soffre della lussazione della mandibola: è un male che pos- so curare". Dovrai bendarlo con inui e miele ogni giorno, finché non starà bene».

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Page 1: I testi medici dell'antico Egitto Tr - Katawebdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1996_340_5.pdf · Anche il papiro Ebers e il papiro di Berlino indicano cure e rimedi

I testi medicidell'antico Egitto

Secondo gli antichi egiziani, la salute o la malattia dipendevanoin gran parte da «soffi» di origine esterna, che dovevano essere

eliminati dal corpo insieme con gli elementi patogeni da essi animati

di Thierry Bardinet

91 I 7-23 t- 5 -'s«.:".1.1113/21.- 3, 5 '712

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rima del 1822, allorché Jean--Franeois Champollion trovò lachiave di lettura dei geroglifi-

ci, permettendoci così di accedere ai te-sti dell'antico Egitto, la medicina egiziaera conosciuta solo da qualche testimo-nianza dell'antichità classica, come peresempio quella di Erodoto: «La loromedicina è divisa in specialità: ognimedico cura una malattia, e solo quella.Il paese è dunque pieno di medici, spe-cialisti della testa, dello stomaco, o an-cora di altre malattie di origine incerta.[...]. Ecco come vivono: ogni mese sipurgano per tre giorni di seguito, e cer-cano di restare in buona salute prenden-do emetici e facendosi clisteri, convinticome sono che tutte le malattie sianoprovocate dal cibo ingerito».

Il gran numero di papiri medici egiziche gli scavi hanno portato alla luce dalXIX secolo a oggi ci permette di affer-mare che la medicina egiziana era orga-nizzata in modo ben diverso da quantoracconta Erodoto, anche se le «specia-lità» di cui lo storico greco ci parla cor-rispondono a titoli di medici effettiva-mente riscontrati nelle iscrizioni.

Dopo aver brevemente esposto inquali circostanze sono stati scoperti ipapiri, vedremo come le numerose eapprofondite analisi di cui sono statioggetto siano ben lungi dal dare una ri-sposta a tutti gli interrogativi posti daitesti. A prescindere dal fatto che questistudi non sono stati in grado di fornireuna spiegazione generale delle conce-zioni mediche egizie, la tendenza ad at-tribuire ai medici egizi una conoscenzadelle malattie di tipo moderno ha spes-so fuorviato gli studiosi, che vorreb-bero proporre un'identificazione corri-spondente alla moderna nosologia dellemalattie ricordate nei testi.

Grazie a una nuova traduzione di tut-

74 LE SCIENZE n. 340, dicembre 1996

ti i papiri medici finora pubblicati, pos-siamo oggi affermare che, per gli egizi,la malattia era qualcosa che veniva dal-l'esterno, un «soffio» patogeno che, tal-volta apportato da una sostanza o da unessere malefico, penetrava e circolavanei «condotti» che percorrono il corpo.Cacciar via il soffio patogeno era quindilo scopo principale delle cure. Quest'i-dea trova le sue origini nella mitologia ein quella che all'epoca era una con-cezione globale dell'organizzazione delmondo: innumerevoli soffi, onnipresen-ti, presiedevano non solo alla salute, maanche alla crescita e alla morte.

][.:fonti offerteci dagli scavi sono nu-merose. Il primo papiro medico ri-

trovato, oggi conservato a Berlino, ven-ne alla luce nella necropoli di Saqqarae fu pubblicato nel 1863, molto dopo lamorte di Champollion (1832). Risale alregno di Ramesse II (circa 1200 a.C.).Altri documenti, spesso più antichi, so-no apparsi poi a seguito di scavi clan-destini o autorizzati: tra questi, i piùimportanti sono il papiro Ebers e il pa-piro Smith. Si pensa che questi due pa-piri, databili al 1550 a.C. circa, facesse-ro parte di un unico ritrovamento -clandestino e avvenuto verso il 1860,nel tempio funerario di Ramesse II aTebe - che comprendeva anche il papi-ro matematico Rhind, il più antico e-sempio di impiego del calcolo decima-le. I due papiri medici furono acquistatidall'americano Edwin Smith, appassio-nato collezionista di antichità, che vive-va allora a Luxor. Smith conservò il pa-piro che porta oggi il suo nome - untrattato di chirurgia pubblicato moltopiù tardi, nel 1930, da James HenryBreasted - e vendette all'egittologo te-desco Georg Ebers il più lungo dei duetesti medici.

Il papiro Ebers è un manuale cheelenca i segni patologici riscontrati daun medico nell'esercizio quotidianodella sua professione, ed è il documen-to più importante per lo studio del pen-siero medico dell'epoca. Il trattato dichirurgia del papiro Smith invece, puressendo per noi di approccio più diret-to, dato che parla di lesioni e traumiche un medico dei nostri giorni può ri-conoscere, non offre una visione chiaradelle conoscenze mediche egiziane.

Un altro documento proveniente dascavi ufficiali, noto come papiro diKahun (dal nome del villaggio operaioche sorgeva nei pressi della piramide diSesostri II a Illahun), risalente al MedioRegno (1850 a.C. circa), è il più anticotrattato di ginecologia oggi conosciuto.Anche il papiro Ebers e il papiro diBerlino indicano cure e rimedi per lemalattie femminili, insieme con prono-stici sullo svolgimento della gravidan-za, ma in nessuno dei due questi argo-menti vengono trattati così sistematica-mente come nel papiro di Kahun.

Infine nel 1989 è stato reso noto il pa-piro di Brooklyn, di provenienza ignota.

Questo dipinto, sulla parete della tom-ba di Ipui (capo-scultore della XX dina-stia, 1100 a.C.) a Tebe, mostra alcunioperai che costruiscono un palco fune-bre. Vi sono rappresentati alcuni inci-denti sul lavoro. In basso a sinistra, unoperaio che ha ricevuto una scheggia dipietra in un occhio si fa curare da unoculista (a); l'astuccio con gli strumentidell'oculista si trova sopra la sua testa(b). Nel centro a sinistra, un martellocade sul piede di un operaio (e). In al-to, a destra, un medico interviene perridurre una lussazione della spalla (d).

Pubblicato da Serge Sauneron per le e-dizioni dell'Istituto francese di archeo-logia orientale (IFAO), risale alla XXXdinastia, oppure all'inizio dell'epoca to-lemaica (300 a.C.). Questo papiro mettein evidenza l'acuto spirito di osservazio-ne degli antichi egiziani. Si divide indue parti: la prima è un catalogo di circa40 serpenti, classificati secondo criteridi identificazione ben precisi, indice diuna conoscenza approfondita dei varirettili, delle loro abitudini, del pericolorappresentato dal loro veleno specifico edelle particolarità delle ferite da loro in-ferte. La seconda parte è una raccolta diantidoti, che propone dapprima rimedicontro i morsi velenosi in genere, poicontro quelli dei serpenti in particolare.Questo papiro, sola testimonianza diuna vera e propria scienza egiziana deiserpenti, riassume probabilmente cono-scenze millenarie sull'argomento.

Esistono altri papiri medici menocompleti, come il papiro Hearst, che ri-prende in parte il papiro Ebers. I più

Il papiro Smith, scoperto nel 1860 a Tebe, è un manuale di chirurgia di una ventinadi pagine che permette al medico di intervenire in caso di ferite specifiche. Questopasso indica come procedere in caso di lussazione della mandibola: «Se esamini unuomo che soffre della lussazione della mandibola, e se noti che la bocca resta aperta,e non è capace di chiudersi, dovrai mettere i pollici alle estremità dei due aggancidella mandibola, all'interno della sua bocca, e le altre dita sotto il mento. Sposteraiallora gli agganci verso il basso di modo che siano rimessi a posto. Dirai in propo-sito: "E un uomo che soffre della lussazione della mandibola: è un male che pos-so curare". Dovrai bendarlo con inui e miele ogni giorno, finché non starà bene».

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,torlx504,17. 4ALM-2,,=3,4r13.43-Il papiro Ebers, il più lungo dei testi medici egizi (108 pagine), risale al 1550 a.C.e ha permesso di comprendere meglio le conoscenze mediche dell'epoca faraonica.Come tutti gli altri papiri medici, esso era un manuale pratico e non un'opera teo-rica. Indica infatti le cure previste per un gran numero di malattie. Questa paginatratta dei problemi dei denti e delle malattie di tipo pestilenziale: «Rimedio permantenere un dente in buono stato: farina di spelta-mimi: 1; ocra: 1; miele: 1. Ri-durre il tutto a una massa omogenea. Riempire il dente con questo preparato. Al-tro rimedio: polvere di pietra da mola: 1; ocra: 1; miele: 1. Riempirne il dente...».

Il tempio funerario di Ramesse II o Ramesseo (XIX dinastia,1200 a.C.) a Tebe sarebbe il luogo di provenienza dei papirimedici più importanti: il papiro Ebers e il papiro Smith. I ma-

gazzini del Ramesseo ricoprivano tra l'altro un cimitero dellaXII dinastia (2000 a.C. circa) nel quale sono stati trovati i piùantichi testi medici oggi conosciuti (papiri del Ramesseo).

antichi sono quelli trovati in un cimite-ro dell'XI e XII dinastia (2000 a.C. cir-ca), sul quale erano stati costruiti gli e-difici annessi al tempio funerario di Ra-messe II a Tebe (papiri del Ramesseo).Altri frammenti di testi si trovano aBerlino e a Parigi, insieme con papiriscritti in demotico (lingua e scrittu-ra corsiva degli ultimi secoli dell'Egit-to pagano). Qualche testo più o menoframmentario (Berlino, Brooklyn, Lon-dra, Zagabria) è tuttora in attesa di pub-blicazione. Esistono inoltre alcuni te-sti medici in copto (la lingua che conti-nua l'egiziano antico, usata dai cristianid:Egitto), anch'essi in parte già editi.

Con un così vasto numero di fonti, lamedicina egiziana dovrebbe essere ben

conosciuta. Ma questi testi sono essen-zialmente manuali pratici: sono stati re-datti per permettere a un medico di effet-tuare la diagnosi delle patologie riscon-trate durante l'esercizio quotidiano dellaprofessione, mettendolo in grado di pro-porre una cura adeguata. Non sono trat-tati teorici nel senso moderno della paro-la - ossia trattati che spiegano i meccani-smi delle malattie - e, per questa ragione,un medico del XX secolo li affronta condifficoltà. I primi studiosi che se ne sonooccupati hanno cercato soprattutto difarne una pubblicazione facile da con-sultare e filologicamente ineccepibile.

I papiri sono scritti in ieratico, unascrittura corsiva derivata dai geroglificie piuttosto difficile da leggere diret-

tamente. Per questo motivo i testi sonostati trascritti in geroglifici; poi i passianaloghi dei vari papiri sono stati riuni-ti insieme, e il corpus così costituito èstato munito dell'indispensabile indice.

Questo lavoro fu realizzato in Germa-nia, tra il 1954 e il 1963, e quindi moltotempo dopo la scoperta delle fonti stes-se. La grande pubblicazione che ne ri-sultò (Grundriss des Medizin der AltenAgipter, ossia «Manuale di medicinadell'antico Egitto») è, e resterà a lungo,lo strumento di lavoro indispensabileper chiunque voglia studiare la medicinae i testi medici egizi. Si tratta però es-senzialmente di uno studio critico dei te-sti, realizzato attraverso il confronto si-stematico dei manoscritti. In genere i te-sti medici non vengono presentati papiroper papiro, ma raggruppando farmaci ecure secondo un ordine particolare, infunzione delle varie parti del corpo e fa-cendo riferimento a elenchi anatomiciche si trovano nei testi religiosi egiziani.Questa impostazione di tipo essenzial-mente filologico, pur essendo indispen-sabile, non sempre risponde alle doman-de che lo storico della medicina si ponesul pensiero medico in quanto tale.

Acuni specialisti hanno cercato diidentificare le patologie descritte

nei papiri. Questi tentativi di identifica-zione su base terminologica, con la no-menclatura moderna, si basano su tra-duzioni dubbie, e sono quindi da scar-tare. Per esempio, molti autori hannotradotto setet con «reumatismi», mentresi tratta semplicemente di elementi pa-togeni viventi che creano il dolore pas-sando nei condotti corporei. Certo, esi-ste una realtà patologica (la nostra!) e ilmedico egizio doveva affrontare malat-tie reali. Solo in certi casi, quando lamalattia è caratterizzata da un'evidentemanifestazione esterna, ben descrittanel testo medico - il migliore esempio èfornito dalle malattie della pelle - èpossibile proporre un'identificazioneprobabile con il termine antico. In ognicaso è necessario tenere conto del fattoche si identifica così la malattia reale,quella di cui soffriva il malato preso inesame, e non l'idea che se ne facevanoi medici egiziani. Il pericolo di attribui-re al medico antico conoscenze che ap-partengono alla nostra epoca è costan-temente in agguato.

Nel 1930, la pubblicazione del papi-ro Smith ebbe una grande influenza sulvalore attribuito alle conoscenze medi-che degli egiziani. A prima vista, diver-samente dalla restante letteratura medi-ca egiziana, questo testo può sembrarequasi scientifico: descrive infatti l'unodopo l'altro vari tipi di ferite, secondoun ordine logico, e non ricorre a spie-gazioni basate su cause occulte. L'ap-parente originalità che gli viene attri-

buita è però il frutto di un errore di va-lutazione. Nel papiro i segni oggettividelle ferite descritte sono annotati cosìscrupolosamente che si è a volte pensa-to che l'antico redattore fosse in gradodi percepire il nesso di causalità che,per noi, collega le osservazioni. Le co-se stanno invece molto diversamente: ilpapiro Smith, riunendo accuratamentele osservazioni mediche a proposito divarie ferite, vuol permettere al medicodi far rientrare il caso particolare delferito che sta esaminando nell'ambitodi una descrizione-tipo, che mette in re-lazione la ferita, la sua gravità e i segniclinici abitualmente riscontrati. Inoltrele teorie mediche descritte non si allon-

tanano da quelle in voga all'epoca. Co-sì alcuni passi del papiro Smith fannoriferimento alle teorie secondo le qualiogni disordine provocato da una lesio-ne è il frutto di una perturbazione deisoffi di vita che percorrono l'internodel corpo e dell'azione di elementi pe-ricolosi che, approfittando dello statogenerale del ferito, lo invadono.

Nel 1995 ho realizzato una nuovatraduzione dell'insieme dei testi mediciegiziani pubblicati fino a oggi. Le in-terpretazioni che ne derivano sono in li-nea con la tendenza attualmente seguitadai ricercatori nell'ambito della storiadelle scienze: piuttosto che giudicare,occorre cercare di capire «da dentro» il

pensiero degli antichi, per ricostruirnela logica interna.

T testi non indicano nomi di malattieI nel senso moderno del termine, nelsenso cioè di parole o espressioni chedenotino uno stato patologico partico-lare, caratterizzato da un insieme disintomi. Spesso si riscontrano elenchidi sintomi, che erano associati nel-le persone sofferenti di certe malattiema, l'abbiamo già detto, le malattie inquanto tali non erano nominate. Gli e-giziani non identificavano le malattie:cercavano le cause di sintomi specifici.

Secondo loro i disturbi erano dovutinella maggior parte dei casi all'azione

76 LE SCIENZE n. 340, dicembre 1996 LE SCIENZE n. 340, dicembre 1996 77

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GIZAMENFI

SAQQARA

KAHUN

IL CAIRO

TEBE

LUXOR

ASSUAN

DEIR EL-BALLAS

ESNA

Le località dove sono stati scoperti i principali papiri medicisono Tebe (papiri Ebers e Smith), Menfi (papiro di Berlino),Deir el-Ballas (papiro Hearst). La provenienza di gran partedegli altri papiri medici, frutto di scavi clandestini, è ignota.

I medici, tecnici delle malattie

Ipapiri medici egiziani sono certo sufficienti per informarcisulla prassi medica dell'epoca; ma chi li redasse e qual

era il ruolo dei medici nella società egizia?Ciò che colpisce in tutta la letteratura medica egiziana è

l'assenza di indicazioni sugli autori dei testi: nessun trattatomedico egiziano può essere attribuitoa un autore in particolare. I nomi deimedici egiziani recensiti sono moltima, per la maggior parte, i documentiche ce li hanno trasmessi non sonodi tipo medico: si tratta di iscrizioninelle tombe o su stele oppure di do-cumenti di tipo amministrativo. Nonviene mai detto che una dottrina o unfarmaco sono stati elaborati da unmedico in particolare.

Quest'assenza di autori ricono-sciuti si spiega con l'importanza tuttaparticolare della medicina del palaz-zo reale. Intorno al faraone era riuni-ta una corte di grandi medici, il cuiruolo era quello di distribuire all'interopaese i benefici dell'arte medica. Es-si agivano in nome del re, rappresen-tante degli dei in terra e unico garan-te, secondo il dogma, della buona sa-lute dei suoi sudditi. Una simile con-cezione non permetteva ad alcunmedico di corte di presentarsi comeun vero e proprio autore. Cionono-stante, vicino al re si trovava un me-dico che portava il titolo di «grandetra i medici del palazzo» e che era ilmedico personale del re e il capo ditutti i medici d'Egitto.

Il più antico di questi «grandi tra imedici» a noi noto è Hesi-Re, il cui ti-tolo era «grande tra i dentisti e tra imedici». È probabile che, col tempo,simili titoli siano diventati solo un in-dice di rango gerarchico in seno allacorporazione dei medici del palazzo.

L'attività principale di tutti i medicidi corte era la redazione di manuali dimedicina, destinati ai medici di base,semplici esecutori. Questi manuali li-mitavano l'attività del medico di basea un ambito molto ristretto: questinon doveva allontanarsi dai precetti

definiti dai suoi superiori gerarchici, se non voleva incorrerein sanzioni.

Per capire quest'organizzazione della medicina di palaz-zo occorre partire dai miti egizi, come la storia del litigio tra ildio Horo, erede presunto al trono d'Egitto, e il dio Seth, suo

zio, che voleva appropriarsi dell'ere-dità: Seth tenta di abusare del giova-ne Horo, il quale, cercando come puòdi proteggersi, si ritrova con le maniintrise dello sperma del suo rivale. Lamadre di Horo, Iside, taglia le manicontaminate del figlio, gliene fabbricadi nuove e riesce a contaminare asua volta Seth facendogli inghiottirelo sperma di Horo da lei sparso sullelattughe, di cui Seth è goloso. Allora,racconta il mito, dalla fronte di Sethuscì un disco d'oro di cui il dio Thot siornò la fronte. Il significato di questomito sembra essere il seguente: l'a-stuzia (i poteri magici di Iside) per-mette al mondo civile e razionale(simboleggiato da Horo) di far nasce-re un figlio dal disordine (il mondo di-sordinato di Seth) e di generare quin-di un dio (Thot) che rappresenta nelmodo migliore ciò che per gli egizierano le scienze applicate (scrittura,magia, medicina).

Recentemente è stato ritrovato inun papiro un elenco di titoli di dignita-ri dell'antico Egitto, elenco che ponea fronte di ogni titolo un nome di divi-nità, simbolo della funzione definitadal titolo stesso. Il «capo dei medicie dei dentisti», il cui ruolo doveva es-sere analogo a quello di Hesi-Re, èassimilato a «Thot nato dai due Si-gnori», ossia da Horo e Seth. li ricor-so al mito può anche spiegare l'orga-nizzazione della medicina egizia: sot-to la direzione di Horo-faraone (coluiche deve ristabilire l'ordine sempre inbilico), Thot grande medico (il tecni-co) è incaricato di definire i mezzipratici della lotta contro Seth (rappre-sentante del disordine, della forza di-struttiva, della malattia) e di farli co-noscere in tutto il paese.

.s12o

SWZHesi-Re, «grande tra i dentisti e tra imedici» della III dinastia (2700 a.C.),così come lo rappresenta uno dei pan-nelli lignei ritrovati nella sua tomba.

ALESSANDRIA -

di agenti esterni (sostanze animate daun soffio patogeno) contro i quali veni-vano prescritte le medicine destinate adistruggerli o a estrometterli. Il corpoin se stesso non era malato, ma solo ag-gredito, e la medicina egiziana cercavale cause patogene nell'ambito di quelleda essa stessa riconosciute.

Questa ricerca eziologica - ossia ri-cerca delle cause - è il risultato delleconcezioni sull'origine del mondo or-ganizzato. Per gli egiziani il mondo,prima di essere organizzato dagli dei,era un universo liquido chiamato Nun.Vi si trovavano in soluzione tutti glielementi costitutivi del mondo a venire.Gli elementi che formavano quel tuttoorganizzato e rigidamente strutturato ingerarchie che era il mondo egizio eranoin origine dispersi in una specie di fan-go liquido in cui era dissolto anche ilcorpo del dio creatore. L'emergere diquest'ultimo, grazie a una specie di se-dimentazione naturale, spiegava l'or-ganizzazione degli elementi dispersi.L'intervento diretto del dio nell'equili-brio del mondo era da quel momentosenza sosta. Il Nun, vera e propria ri-serva di germi di vita, persisteva allaperiferia del mondo già costruito.

Il Nilo, la cui sorgente si trovava inquesta riserva inesauribile, apportava aogni piena la sostanza per creare nuoviorganismi. Secondo quest'idea, lo svi-luppo di una semplice spiga di granonon si riduceva alla crescita di un semegettato nel limo fertile. La piena appor-tava in soluzione nelle sue acque glielementi costitutivi di questa spiga, eil seme depositato dal contadino ave-

va soltanto il ruo-lo di «matrice» incui gli elementicostitutivi si uni-vano tra loro me-diante un proces-so divino. L'in-tervento degli deiera costante, in-torno all'uomo enell'uomo stesso.Ogni ricerca dicausalità riporta-va a questa idea,e l'attività specu-lativa della medi-cina si svolgevanel ristretto ambi-to delle causalitàdivine.

Questa visionedel mondo nonsi opponeva tut-tavia a una vera epropria riflessio-ne medica. Vice-versa, in un mon-do in cui gli deiintervenivano o-

vunque, l'osservazione scrupolosa deifenomeni era la chiave per comprende-re il modo di agire divino. In altre paro-le, proprio quest'osservazione permet-teva agli egizi di capire come si espri-messero le modalità della vita all'inter-no del corpo umano, ossia, in terminimoderni, come il corpo «funziona».

L'analisi dei testi mostra fino a chepunto il problema dell'origine dellemalattie fosse tributario di questa con-cezione generale sull'origine delle co-se: se quella dell'intervento divino èsempre l'idea principale, gli elementicostitutivi del corpo umano non hannoproprietà ben definite; essi sono in ba-lia di forze superiori, normalmente be-nefiche (osservazione dello stato di sa-lute), ma talvolta nefaste (osservazionedei segni della malattia). Per gli egizia-ni queste forze hanno una realtà mate-riale: sono soffi attivi, o sostanze pato-gene animate da questi soffi, che circo-lano nei condotti del corpo e ne turbanola buona organizzazione. Quando que-sti soffi entrano nel corpo, alcuni ele-menti costitutivi normali del corpostesso assumono un ruolo nefasto acausa del soffio patogeno che allora lianima. I soffi possono anche fuorviarele secrezioni naturali, che invadono ilcorpo invece di essere eliminate.

Molte sostanze patogene sono ani-mate da un soffio malefico che dirige laloro azione e permette loro d'insinuarsinel corpo, di spostarsi all'interno di es-so, di roderlo e di disturbarne il norma-le funzionamento. Tre di queste sostan-ze, il sangue, lo dad e gli ukhedu, mol-to spesso citati nei testi, esemplificano

l'impostazione intellettuale tipica deimedici dell'Egitto antico.

Il dio Chnum è il padrone del sof-fio; la vita e la morte obbedisco-

no alle sue decisioni. Colui che ne èprivo [del dio, dunque del soffio], è pri-vo di sangue.» Questo testo, tratto dagliinni al dio Chnum del tempio di Esna(in Alto Egitto) corrisponde all'idea,costantemente affermata, che gli egiziavevano del sangue: un liquido benefi-co, animato dal soffio della vita, sup-porto stesso della vita. Altri testi cheespongono le teorie egiziane sulla crea-zione delle forme di vita indicano che ilruolo abitualmente riservato al sangueè quello di «legare», un ruolo costrutti-vo che spiega la formazione e lo svi-luppo dell'embrione, e poi la crescitadell'essere umano (il sangue «lega» al-lora il cibo facendone carne).

Tuttavia, alcuni passaggi dei testimedici dedicati alle «sostanze che ro-dono» attestano che il sangue può assu-mere un ruolo patogeno. Animato inquest'ultimo caso da un soffio malefi-co, il sangue comincia allora a «man-giare». Si produce così un'inversionepatologica del ruolo del sangue, il chelo rende un fattore particolarmente pe-ricoloso a causa della sua presenza intutto il corpo. Altri testi dicono che,quando il sangue non lega gli elemen-ti che formano il corpo o gli alimentiche vi penetrano, questi si accumulanobloccando il passaggio dei soffi di vita.L'interpretazione egiziana dei processipatologici tiene conto delle concezionifisiologiche dell'epoca.

Lo dad è un'altra sostanza che tal-volta ha un ruolo patogeno. Un passodel trattato di fisiologia del papiroEbers indica che esso proviene dal cor-po: «Quattro condotti si dipartono a li-vello della testa e sfociano nella nuca,poi formano un ricettacolo. Una sor-gente/pozzo di dad, ecco cosa formanoall'esterno della testa».

Esiste un'intera famiglia di paroleche appartengono alla stessa radicelinguistica dati e che sono presenti insvariati contesti. Per prima cosa esisteun rapporto con l'acqua fecondatrice,quella del Nilo, che viene talvolta chia-mata dadi. Nei sostantivi della famigliadati si ritrova costantemente l'idea di«semenza», emanazione corporale di-vina. Se lo dati non è soltanto lo sper-ma, tuttavia conserva sempre, nei te-sti medici e non medici, il senso vagodi sostanza fecondante di origine cor-porea. È inoltre da notare il significa-to di «secrezione corporea», di fluidotalvolta emesso dal corpo di dei e de-moni, di liquido in grado di trasformar-si all'interno dell'organismo in diversielementi parassiti.

A causa delle sue trasformazioni, lo

dati veniva considerato particolarmentepericoloso. Gli egiziani pensavano, inmodo particolare, che fosse all'originedei parassiti intestinali. Nel passo delpapiro Ebers citato in precedenza, lodati è il sebo (secrezione grassa prodot-ta da ghiandole situate a livello dellapelle e del cuoio capelluto), consideratocome una semenza vera e propria.

Possiamo supporre che esistesse unateoria nella quale lo dati-sebo aveva unruolo essenziale nel moltiplicarsi deiparassiti che infestano il corpo umano(in modo particolare i pidocchi). Unadelle azioni nocive principali dello datiè di essere la causa, come vedremo,della presenza di fattori patogeni moltoimportanti, gli ukhedu.

Abbiamo visto che il sangue (sal-vo quando diventa patogeno) era

considerato come il principale fattorevitale del corpo, quello che «lega» lecarni per costruirlo. I testi medici attri-buiscono agli ukhedu e al sangue dueruoli opposti. Gli ukhedu sono legati al-le materie in decomposizione e, mentreil sangue agisce in un ambiente vivo, laloro presenza è sinonimo di vecchiaia edi morte.

Secondo le informazioni che si pos-sono trarre dai testi, gli ukhedu sareb-bero sostanze animate da un soffio pa-togeno, che l'uomo incorpora senzasosta alimentandosi. La loro presen-za sembrava spiegare la dissoluzione,se non anche la putrefazione, degli ali-

menti nel corpo dell'uomo. Il ruolo de-gli ukhedu è nocivo: essi liquefanno lasostanza corporea e ostacolano la cica-trizzazione, provocando la formazionedi pus dovuto al dissolversi delle carni,in un'azione opposta a quella coagulan-te del sangue.

Gli ukhedu provocano il dolore acausa della loro azione corrosiva. Que-st'idea viene espressa direttamente inun paragrafo del papiro Ebers: «Se pro-cedi all'esame di un uomo che soffreepisodicamente di questo [male], e sequesto [male] è paragonabile al morsodegli ukhedu». Per gli egiziani il doloreera dunque anche il risultato di un'ero-sione delle carni.

Alcuni testi indicano che lo dati può

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Diversi fattori patogeni circolanti sem-brano essere la causa di numerosiprocessi patologici. Lo dati, emanazionecorporea di essenza divina, poteva tra-mutarsi in parassiti intestinali. Si tra-sformava anche in ukhedu,la cui azionedi decomposizione provocava le infiam-mazioni e la putrefazione delle carni.

generare gli ukhedu, ma che la naturadi questi ultimi è diversa: l'azione pa-togena degli ukhedu corrode il corpostesso, mentre il liquido fecondante dolciè patogeno a causa delle sostanze cheproduce.

Queste costruzioni teoriche, ricosti-tuite grazie all'analisi dei testi mediciegiziani, mettono in evidenza il fattoche l'Egitto antico produsse un pensie-ro medico complesso ed elaborato.

L'arte medica egiziana era basatasu tradizioni e procedimenti millenari,certo in parte risalenti alla preistoria.Col passare dei secoli è andata forman-dosi una scienza dei segni patologici,base di tutte le attività mediche. Lo sco-po era quello di individuare lo stato dimalattia e riconoscere il gran numero diagenti patogeni, animati da soffi nocivi.La medicina egizia merita dunque di es-sere considerata con attenzione per al-meno due motivi: i criteri spesso elabo-rati e complessi che guidavano la sceltadi farmaci e cure i quali, al di fuori dellasemplice utilizzazione tradizionale, po-tevano risalire alla preistoria, e il sapereteorico e le conoscenze pratiche cheerano richiesti al medico dell'epoca.

THIERRY BARDINET, chirurgo o-dontoiatra, è dottore in scienze storico--filologiche all'École Pratique des Hau-tes Etudes di Parigi.

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