I giovani privi di occupazione,di istruzione e di addestramento (NEET) chi

sono e come fare per ridurli

GVV 19 novembre 2013

Graziella Fornengo

La generazione perduta

• Coloro che rischiano di non conoscere mai la dignità che si acquista col lavoro

• (papa Francesco)

Gli effetti: lavoro

disoccupazione

7.6 9.2 %

25.1 31.9 %

dis. giovani

Chi sono i giovani disoccupati?

• Tra i 15 e 1 24 anni quelli considerati disoccupati si trovano simultaneamente in tre condizioni:

• i) nella settimana precedente l’inchiesta non ha lavorato nemmeno un’ora,

• ii) ha esplicitamente cercato un lavoro

• iii) è immediatamente disponibile a lavorare. In Italia i giovani in queste condizioni sono circa seicentosettantamila

Quanti sono i giovani disoccupati in Italia ?

• In Italia i giovani in queste condizioni sono circa seicentosettantamila.

• I giovani occupati sono invece un po’ più di un milione. • . La forza lavoro è definita dalla somma dei disoccupati e

degli occupati, e per i giovani è pari a circa 1,6 milioni. • Il tasso di disoccupazione è quindi definito come il

rapporto tra il numero dei disoccupati e il totale della forza lavoro.

• In Italia questo numero è pari al 40 per cento, poiché seicentosettantamila diviso 1,6 milioni risulta pari a circa 0,4.

E in Piemonte?

• Secondo i dati raccolti dalla Regione Piemonte il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni sfiora ormai il 32%(il doppi o rispetto al 2008) anche perché ci sono nuovi 10 mila giovani che cercano lavoro mentre prima non lo facevano

Chi sono i NEET: Not-in-Education-Employment-or-Training

• Sono giovani tra 15 e 29 anni che non vanno più a scuola, non lavorano e non seguono corsi di formazione.

• Appena tre anni fa, quasi un giovane su cinque era in questa condizione. Una cifra già spaventosamente alta. Appena due anni dopo –nel 2012 - erano quasi uno su quattro, e il trend non si ferma.

Quanti sono in Neet in Italia (CNEL)

• Nel 2012 i Neet sono arrivati a 2 milioni 250 mila, pari al 23.9 per cento, circa uno su quattro, una percentuale che addirittura è superiore a quella della Spagna che è la “pecora nera” della zona euro per ciò che concerne la disoccupazione. Molti sono alla ricerca attiva di lavoro (42.9 per cento), circa un terzo sono forze di lavoro potenziali (cioè cercano lavoro ma non attivamente, o non lo cercano ma si dichiarano disponibili a lavorare) e il restante 27.2 per cento sono inattivi che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare

E in Piemonte?

• In Italia ormai quasi un giovane su quattro sotto i 30 anni è nella categoria del “non studio, non lavoro”. Un esercito da 2,2 milioni di giovani solo in parte sono disoccupati, mentre gli altri un posto nemmeno lo cercano.

• In Piemonte sono almeno 120 mila, di cui la metà nella provincia di Torino

Non sono solo disoccupati

Spesso sono scoraggiati nella ricerca di lavoro

Ma vi è anche un esercito immobile di nuovi analfabeti lavorativi,che ha perso il treno dell'istruzione e scivola

verso i confini del mercato occupazionale

Profili di un universo variegato

• Quello che i numeri non dicono sono i motivi per cui un giovane smette di studiare e di cercare lavoro, i percorsi che lo hanno portato in un limbo di inattività cronica :

• ci sono i giovanissimi che hanno terminato la scuola dell'obbligo e lavorano in nero, ed è un fenomeno particolarmente importante al Sud;

• ci sono i demotivati, coloro i quali cioè hanno smesso di cercare un impiego perché dopo il diploma non sono riusciti a entrare subito nel mercato;

• infine ci sono i laureati che hanno acquisito competenze risultate subito obsolete per le richieste delle imprese».

Lasciati indietro

• Il progressivo aumento della scolarizzazione negli ultimi decenni,e la conseguente richiesta di profili maggiormente qualificati,ha penalizzato maggiormente i giovani fermi alla scuola dell’obbligo in questa fase di crisi. Tra i giovani privi di un diploma di scuola superiore, il tasso di Neet nel 2012 arriva addirittura al 47.5 per cento, in aumento di oltre 9 punti percentuali rispetto al 2007.

• I giovani privi di un titolo di scuola superiore e si ritrovano in una condizione di Neet una volta concluso il breve percorso scolastico risultano a rischio di esclusione definitiva dal mercato del lavoro, e di avere grosse difficoltà a rientrarvi, in quanto ad una preparazione scolastica insufficiente sommano la mancanza di lavoro e quindi l’impossibilità di costruirsi esperienza e qualifiche da spendere sul mercato.

• Sono a maggior rischio di scoraggiamento e di definitivo abbandono del mercato del lavoro

Lavorano più di prima

• Dal 2012 aumenta la partecipazione al lavoro fra i giovani,che compiono maggiori sforzi di ricerca sollecitati la recessione.

• La maggiore propensione alla ricerca di un impiego si associa anche ad una maggiore disponibilità ad accettare impieghi con inquadramenti meno gratificanti e con salari più bassi.

• Le posizioni lavorative a basso salario potrebbero rappresentare per i giovani, che accedono al mercato per la prima volta, una “porta di entrata”per acquisire esperienza di lavoro e transitare successivamente verso posizioni con maggiori garanzie e retribuzioni più elevate. Ma spesso si trasformano in “trappole della povertà”, senza che vi sia un percorso verso la stabilizzazione del rapporto di lavoro

Aumenta la disoccupazione di lunga durata

• La quota di disoccupati di lunga durata, in cerca di lavoro da almeno 12 mesi,ormai rappresenta il 49 per cento dei giovani in cerca di lavoro. Questo è un aspetto critico per i giovani che hanno da poco completato gli studi, che non riescono a mettere a frutto le competenze acquisite durante il percorso scolastico nella fase di inserimento professionale, con conseguente deterioramento

• del capitale umano accumulato

Che fare?

• Nella fase attuale, e per fare in modo che si fermi la crescita dei giovani inattivi, è necessario focalizzare l'attenzione sui tredicenni, sui ragazzini che frequentano la terza media . Bisogna orientarli al sapere professionalizzante, indirizzarli e accompagnarli in questi percorsi, favorire l'alternanza scuola-lavoro.

Tenerli a scuola

• Non solo perché cosi almeno sapranno dove andare e non si perderanno con birre,droghe,etc

• A questi giovani –e alle loro famiglie -occorre anche dire che si stanno giocando il futuro ed essi lo scopriranno a loro spese perché nel ventunesimo secolo si creeranno posti di lavoro che nessuno occuperà perché mancheranno le competenze necessarie che solo con una sufficiente formazione di base possono essere acquisite.

A SCUOLA

La tesina nel serale dell’istituto Giulio

• Su 235 studenti che hanno restituito il questionario 117 ( l a metà ) avevano tra 18 e 22 anni e avevano lasciato la scuola diurna da uno a tre anni prima : fra loro 48 stavano lavorando,(22 tutti i giorni e 26 saltuariamente ) Alla domanda “perché hai lasciato la scuola diurna?”

• 35 volevano provare il mondo del lavoro • 26 erano delusi dalla scuola • 17 non interessava studiare • Altri 20 hanno detto : • .per il rapporto con gli insegnanti • -non mi piaceva l’ambiente • -ho perso anni di scuola • -odio la mattina • .volevo giocare con la Play station

• Solo 14 hanno detto di averlo fatto per motivi economici

Le lingue

• I giovani del Nord ovest sono più indietro di loro coetanei delle altre regioni nell’utilizzo di software e siti web in lingue straniere,nel guardare film e leggere libri che non siano in italiano e nel comunicare su internet usando un altro idioma

• Solo il 4% dichiara una conoscenza molto buona dell'’inglese, contro il 7% nazionale

Istruzione e formazione professionale

• Può aiutarli la possibilità di assolvere l’obbligo di istruzione non solo nei percorsi scolastici ma anche nei percorsi di Formazione Professionale (IeFP) che ha elevato il tasso di partecipazione al secondo ciclo contribuendo a ridurre la quota di giovani a rischio di abbandono

La tesina nel serale dell’istituto Giulio

• Su 235 studenti che hanno restituito il questionario 117 ( l a metà ) avevano tra 18 e 22 anni e avevano lasciato la scuola diurna da uno a tre anni prima : fra loro 48 stavano lavorando,(22 tutti i giorni e 26 saltuariamente ) Alla domanda “perché hai lasciato la scuola diurna?”

• 35 volevano provare il mondo del lavoro • 26 erano delusi dalla scuola • 17 non interessava studiare • Altri 20 hanno detto : • .per il rapporto con gli insegnanti • -non mi piaceva l’ambiente • -ho perso anni di scuola • -odio la mattina • .volevo giocare con la Play station

• Solo 14 hanno detto di averlo fatto per motivi economici

Borse di lavoro o borse di studio?

• Gli studenti rappresentano la categoria che possiede in misura maggiore il livello di competenze necessarie per interagire in modo efficace nella società del XXI secolo

• Ma i NEET italiani tra 16 e i 29 anni sono la categoria con le performance più basse in termini di alfabetizzazione, conoscenze matematiche o di scienze che solo la scuola potrebbe loro dare;

Meglio la scuola che un lavoro precoce

• Abbandonare precocemente gli studi per accedere al lavoro può costituire un costo piuttosto consistente in termini di competenze, un investimento mancato per il futuro. Le esperienze professionali precoci (e spesso di qualità contenuta) non danno impulso al livello di competenza dell’individuo, smentendo alcune ipotesi

• un po’ forzate sul ruolo, comunque esercitato dai contesti di lavoro, di formazione e sviluppo informale e non formale.

• L’uscita precoce dalla scuola, in realtà offre opportunità di • Accesso a occupazioni con basso profilo di specializzazione

e dunque non favorisce un significativo incremento di competenze tratte dall’esperienza professionale.

Il servizio civile volontario nazionale

• Rivolto ai giovani tra 18 e 30 anni è troppo spesso sottovalutato ,mentre invece potrebbe fornire per 12 mesi con un impegno orario variabile tra le 30 e le 36 ore settimanali (oppure per 1400 ore annue) non solo 433,80 euro netti al mese ma anche una straordinaria esperienza di formazione civica,sociale,culturale professionale d a inserire nel proprio curriculum.

La garanzia giovani europea (Youth Guarantee )

• Il 23 aprile scorso il Consiglio europeo, su proposta della Commissione, ha adottato la Raccomandazione 2013/C 120/01 sull’istituzione di una Garanzia per i giovani quale braccio operativo del Pacchetto per l’occupazione giovanile approvato nel dicembre 2012.

• Le risorse per la garanzia per i giovani ammontano a 6 miliardi di euro , sono inserite nel Quadro finanziario Pluriennale dell’Unione 2014-2020 e dovrebbero essere destinate alle regioni con livelli di disoccupazione giovanile superiori al 25%,come il Piemonte

• L’Italia ne avrebbe 1,5 miliardi per il biennio 2014-2015

Dovrebbe

• Garantire a tutti i giovani di età inferiore ai 25 anni entro quattro mesi dal termine degli studi o dall’inizio della fase di disoccupazione/inattività un’offerta:

• o di lavoro (anche avvalendosi del sistema EURES per le opportunità di occupazione all’estero)

• o di tirocinio in azienda • o di apprendistato • o di proseguimento degli studi e/o di formazione

professionale • o di un percorso di avviamento all’attività d’impresa

con il riconoscimento e la certificazione delle competenze acquisite

E inoltre

• Deve essere sostenuta/attuata da partenariati istituiti tra servizi pubblici e privati per l’impiego, parti sociali e datoriali, rappresentanti delle organizzazioni di giovani, al fine di aumentare le opportunità di occupazione, apprendistato e tirocinio soprattutto per i giovani NEET.

• Deve prevedere misure di sostegno per favorire l'inserimento lavorativo dei giovani,soprattutto i più vulnerabili, migliorandone le competenze, incoraggiando gli imprenditori ad offrire loro dei lavori e promuovendo la mobilità lavorativa

Decreto Legge n. 76/2013, convertito in legge il 7 agosto 2013

• Decontribuzione per assunzioni a tempo interminato

• Incentivi per tirocini che consentano l’alternanza studio/lavoro degli universitari

• Incentivi per tirocini formativi nel Mezzogiorno

• Avvio delle attività per la messa in pratica della “Garanzia Giovani” a partire dal 1 gennaio 2014

•

Orientamento :uffici del lavoro o agenzie interinali ?

• Occorrono esperti che conoscono e seguono regolarmente ciascun giovane in un percorso che prevede almeno 70 ore

• Presentazione del curriculum

• Colloquio

• Verifica delle abilità

• Formazione

• Addestramento

• In Italia sono circa 20 mila ma i centri per l’impiego soddisfano solo il 3% dei giovani disoccupati

Apprendistato

L’apprendistato

• L’APPRENDISTATO PER LA QUALIFICA E IL DIPLOMA PROFESSIONALE

• APPRENDISTATO PROFESSIONALIZZANTE ATTRAVERSO L’ACQUISIZIONE DELLE COMPETENZE TECNICO PROFESSIONALI ALLO INTERNO DELLE IMPRESE ( CONTRATTO DI MESTIERE)

• L’APPRENDISTATO DI ALTA FORMAZIONE E RICERCA

• HTTP://WWW.REGIONE.PIEMONTE.IT/FORMAZIONE/AP

PRENDISTATO/INDEX.HTM

Nella regione Piemonte tra il gennaio 2012 e il giugno 2013

• .circa 10 mila giovani tra i 15 e i 25 anni hanno partecipato a corsi per ottenere una qualifica professionale metalmeccanica,edilizia, alberghiera

• sono stati attivati 22 mila contratti di apprendistato professionalizzante ,riservati a chi ha tra i 17 e i 29 anni, e riguardano per il 52% chi ha un diploma, il 39% chi ha la licenza media e il 9% laureati (nel commercio,nella istorazione,nella metalmeccanica)

• 332 studenti laureati hanno seguito percorsi di alta formazione

Papa Francesco

• - Non esiste una vita senza sfide. I giovani si devono mettere in gioco, affrontandole una ad una, se non lo fanno sono "senza spina dorsale”

PIL domanda di lavoro e occupazione

Tasso di disoccupazione

Disoccupati,scoraggiati cassintegrati e part time involontari

Competenze letterarie e matematiche