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Gli insediamenti del Paleolitico finale nella pianura europea Quando i ghiacciai si ritirarono, il clima dell'Europa divenne variabile: la tundra e la foresta si alternarono. Contemporaneamente si modificarono sia la tecnologia sia l'organizzazione sociale dei cacciatori indigeni di Romuald Schild Una mappa di utensili di selce disseminati in una zona dello strato III a Calowanie, un sito del Paleolitico finale nei pressi di Varsavia, fu accuratamente tracciata da coloro che eseguirono gli scavi per regi- strare la distribuzione orizzontale dei manufatti. Questi raggruppa- menti sparsi avrebbero potuto essere erroneamente considerati come resti di accampamento lasciati da un singolo gruppo; la presenza di due diversi gruppi di correlazioni, tuttavia, indica che le concentrazio- ni furono opera di famiglie diverse. Le linee di correlazione collegano gli utensili finiti alla selce grezza da cui furono tratti. Ne sono un esempio due correlazioni della concentrazione superiore (in colore). La freccia contrassegnata dalla lettera a collega un raschiatoio termi- nale col nucleo di selce da cui fu staccato per fabbricarlo; quella con- trassegnata dalla lettera b indica la connessione tra una punta troncata e un pezzo di selce lavorata, rinvenuta a più di un metro di distanza. 05 o 02 04 03 01 01V 0111 <> NUCLEO V BULINO o P RASCHIATOIO TERMINALE MICROBULINO • PEZZI GREGGI E SCHEGGE 011 01 t LAMINA A DORSO RICURVO 9 LAMA A DORSO RIBATTUTO PUNTA PEDUNCOLATA O PEZZI LAVORATI DIVERSI IV v VI VII FRAMMENTI OCRA VIII IX n PUNTA TRONCATA 62 63 N el periodo compreso fra 14 000 e 10 000 anni fa la grande pianura dell'Europa settentrionale si e- stendeva ininterrotta dai monti Urali al- l'Irlanda. (Il canale della Manica e il mar d'Irlanda non esistevano ancora.) Le po- polazioni che vivevano nella pianura era- no gli ultimi cacciatori e raccoglitori del Paleolitico. Essi erano riusciti a stabilirsi nuovamente nella pianura quando i ghiacciai che ricoprivano il continente si ritirarono definitivamente alla fine del- l'età glaciale. La storia della scomparsa totale dei cacciatori del Paleolitico è un affascinante capitolo della preistoria. In termini geologici quel capitolo compren- de il periodo che va dagli ultimi millenni del Pleistocene fino ai primi secoli del- l'Olocene, cioè dell'epoca in cui viviamo. In termini culturali esso segna la fine dell'età paleolitica. Nelle regioni occidentale e centrale del- la pianura europea vi sono almeno 1200 siti di insediamento caratteristici del pe- riodo Paleolitico finale. I risultati degli scavi di tali siti sono stati oggetto di ampia letteratura, eppure l'archeologia di questo periodo è generalmente poco nota. La maggior parte delle relazioni è stata pubblicata in lingua tedesca, olan- dese, polacca, lituana e russa. Quelli che sono in grado di superare la barriera della lingua si trovano di fronte a un altro ostacolo. Per oltre mezzo secolo gli studi e l'attività di ricerca nella pianura europea si sono conformati a un metodo interdisciplinare: lo specialista che si oc- cupa di utensili di pietra o di resti anima- li lavora in stretta cooperazione con e- sperti in grado di analizzare l'aspetto del territorio, la formazione del suolo e i pollini. Anche un archeologo il cui fon- damentale interesse sia volto a questo campo trova difficoltà nel tenersi aggior- nato riguardo a una letteratura specializ- zata che compare quasi unicamente su riviste di preistoria, di geologia o che trattino dell'analisi pollinica. Prenderemo qui in esame, tra l'altro, un sito del Paleolitico finale sul fiume Vistola, non lontano da Varsavia, che è stato riportato alla luce dal nostro grup- po, che appartiene all'Istituto per la storia della cultura materiale dell'Acca- demia polacca delle scienze. Il sito di Calowanie, come viene chiamato, com- prende depositi stratificati durante il Pa- leolitico finale. L'analisi dei reperti in questo e in parecchi altri siti ci ha per- messo di tracciare un primo quadro di queste primitive comunità europee. Intorno al 9000 a.C., l'ultimo impor- tante periodo glaciale in Europa, il Wiirm, era giunto a termine. Una ridotta coltre di ghiaccio ricopriva ancora la par- te settentrionale della Scozia, e una più vasta si estendeva sulla maggior parte della Scandinavia. I profili delle coste, sia sull'Atlantico sia sul mare del Nord erano in realtà situati più al largo rispet- to alla loro attuale posizione e la maggior parte di quello che è ora il mar Baltico era un grande lago di acqua dolce. Stu- diosi delle condizioni climatiche primiti- ve hanno attribuito a quel periodo il nome di tardo Dryas; il Dryas è una pianta erbacea da fiore tipica della vege- tazione della tundra. Il clima della pia- nura europea si era fatto notevolmente più freddo, ponendo termine a una pre- cedente fase più calda, nota come inter- stadiale di Alleròd. La vegetazione che era stata favorita dal clima mite, costituita in gran parte da foreste di pini e betulle, fu gradual- mente sostituita da una particolare tun- dra, caratterizzata da rari arbusti e betul- le (park-tundra). Le renne scomparvero ben presto dalla Francia meridionale, ma nella grande pianura del nord se ne tro- vavano ancora branchi erranti, e alcuni mammiferi caratteristici dell'età glaciale, come il mammuth e il rinoceronte lano- so, probabilmente pascolavano ancora sulle colline pedemontane settentrionali delle Alpi e dei Carpazi. Per quanto ri- guarda la vita animale e vegetale, duran- te il tardo Dryas la pianura europea ri- mase ospitale per l'uomo, come ne è eloquente testimonianza il gran numero di siti del Paleolitico finale. Le prime ricerche archeologiche nella piapura europea effettuate su basi ap- prezzabilmente sistematiche furono av- viate nella seconda-metà del XIX secolo. La maggior parte dei siti del Paleolitico finale fu ritrovata in zone caratterizzate da antiche dune sabbiose o su terrazze fluviali: per lo più essi sono venuti alla luce per effetto dell'erosione eolica. I ricercatori effettuarono accurate indagini sulle aree così rivelatesi, raccogliendo i manufatti (principalmente utensili di sel- ce) e altri resti che erano rimasti in su- perficie; questo lavoro fu eseguito da dilettanti, spinti da interesse personale, ai quali poi si aggiunsero, verso la fine del secolo, ricercatori professionisti. Il cumulo degli oggetti raccolti fu enorme, ma di modesto valore scientifico. Soltan- to dopo la prima guerra mondiale ebbe inizio un'indagine veramente sistematica. In Polonia ciò avvenne per opera di Ste- fan Krukowski, che eseguì degli scavi nelle dune sabbiose e nei depositi fluviali del Paleolitico finale situati non lontano da Varsavia, nei pressi di Swidry Wielkie. Oggi l'ordine cronologico di tali reperti e la loro età assoluta sono noti, grazie agli studi effettuati sulle sequenze geologiche e sui depositi pollinici nei siti archeologi- ci esaminati da Krukowski, e più recen- temente grazie alle analisi eseguite col carbonio 14. U na decina di anni prima della seconda guerra mondiale l'archeologo tede- sco Alfred Rust intraprese una serie di importanti scavi nei pressi di Meiendorf, un villaggio non lontano da Amburgo. Lungo una valle formata dall'ablazione di un ghiacciaio e in seguito colmata dal limo e dalla torba di fondo di un lago fu scoperto un gruppo di siti del Paleolitico finale. Le numerose campagne di scavo condotte a Meiendorf misero a contatto studiosi di diverse discipline e i risultati derivati dalla loro collaborazione costi- tuirono un punto di riferimento per ogni successivo studio interdisciplinare. Gra- zie all'analisi pollinica, i siti di Rust for- nirono la prima attendibile datazione re- lativa di luoghi che dovettero essere sede di accampamenti. Inoltre, le numerose ossa di animali conservatesi nel limo for- nirono informazioni significative sulle preferenze dei cacciatori. Da allora l'esempio di Rust è stato sempre seguito. Gli scavi condotti con metodo multidisciplinare in siti come Bromme in Danimarca, Rissen nella Ger- mania occidentale e Calowanie e Witów in Polonia hanno consentito di stabilire una base sicura per la ripartizione del Paleolitico finale in ulteriori numerose suddivisioni. Tali suddivisioni sono state determinate sul criterio della tipologia degli utensili di selce, del mutamento delle condizioni ambientali e di una da- tazione assoluta. Di fatto, è stata supera- ta ogni aspettativa, anche soltanto per ciò che riguarda il numero di prove deri- vanti dallo studio della geomorfologia, dei rifiuti, dei pollini e dei resti animali rinvenuti nei siti. Sono state anche perfezionate quelle tecniche che vengono considerate pretta-

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Gli insediamenti del Paleoliticofinale nella pianura europea

Quando i ghiacciai si ritirarono, il clima dell'Europa divenne variabile:la tundra e la foresta si alternarono. Contemporaneamente si modificaronosia la tecnologia sia l'organizzazione sociale dei cacciatori indigeni

di Romuald Schild

Una mappa di utensili di selce disseminati in una zona dello strato IIIa Calowanie, un sito del Paleolitico finale nei pressi di Varsavia, fuaccuratamente tracciata da coloro che eseguirono gli scavi per regi-strare la distribuzione orizzontale dei manufatti. Questi raggruppa-menti sparsi avrebbero potuto essere erroneamente considerati comeresti di accampamento lasciati da un singolo gruppo; la presenza didue diversi gruppi di correlazioni, tuttavia, indica che le concentrazio-

ni furono opera di famiglie diverse. Le linee di correlazione colleganogli utensili finiti alla selce grezza da cui furono tratti. Ne sono unesempio due correlazioni della concentrazione superiore (in colore).La freccia contrassegnata dalla lettera a collega un raschiatoio termi-nale col nucleo di selce da cui fu staccato per fabbricarlo; quella con-trassegnata dalla lettera b indica la connessione tra una punta troncatae un pezzo di selce lavorata, rinvenuta a più di un metro di distanza.

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01V 0111

<> NUCLEO

V BULINO

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RASCHIATOIO TERMINALE

MICROBULINO • PEZZI GREGGI E SCHEGGE

011 01t

LAMINA A DORSO RICURVO 9 LAMA A DORSO RIBATTUTO PUNTA PEDUNCOLATA

O PEZZI LAVORATI DIVERSI

IV v VI VII

FRAMMENTI OCRA

VIII IX

n PUNTATRONCATA

62 63

N

el periodo compreso fra 14 000 e10 000 anni fa la grande pianuradell'Europa settentrionale si e-

stendeva ininterrotta dai monti Urali al-l'Irlanda. (Il canale della Manica e il mard'Irlanda non esistevano ancora.) Le po-polazioni che vivevano nella pianura era-no gli ultimi cacciatori e raccoglitori delPaleolitico. Essi erano riusciti a stabilirsinuovamente nella pianura quando ighiacciai che ricoprivano il continente siritirarono definitivamente alla fine del-l'età glaciale. La storia della scomparsatotale dei cacciatori del Paleolitico è unaffascinante capitolo della preistoria. Intermini geologici quel capitolo compren-de il periodo che va dagli ultimi millennidel Pleistocene fino ai primi secoli del-l'Olocene, cioè dell'epoca in cui viviamo.In termini culturali esso segna la finedell'età paleolitica.

Nelle regioni occidentale e centrale del-la pianura europea vi sono almeno 1200siti di insediamento caratteristici del pe-riodo Paleolitico finale. I risultati degliscavi di tali siti sono stati oggetto diampia letteratura, eppure l'archeologiadi questo periodo è generalmente poconota. La maggior parte delle relazioni èstata pubblicata in lingua tedesca, olan-dese, polacca, lituana e russa. Quelli chesono in grado di superare la barrieradella lingua si trovano di fronte a unaltro ostacolo. Per oltre mezzo secolo glistudi e l'attività di ricerca nella pianuraeuropea si sono conformati a un metodointerdisciplinare: lo specialista che si oc-cupa di utensili di pietra o di resti anima-li lavora in stretta cooperazione con e-sperti in grado di analizzare l'aspetto delterritorio, la formazione del suolo e ipollini. Anche un archeologo il cui fon-damentale interesse sia volto a questocampo trova difficoltà nel tenersi aggior-nato riguardo a una letteratura specializ-zata che compare quasi unicamente suriviste di preistoria, di geologia o chetrattino dell'analisi pollinica.

Prenderemo qui in esame, tra l'altro,un sito del Paleolitico finale sul fiumeVistola, non lontano da Varsavia, che èstato riportato alla luce dal nostro grup-po, che appartiene all'Istituto per lastoria della cultura materiale dell'Acca-demia polacca delle scienze. Il sito diCalowanie, come viene chiamato, com-prende depositi stratificati durante il Pa-leolitico finale. L'analisi dei reperti inquesto e in parecchi altri siti ci ha per-messo di tracciare un primo quadro diqueste primitive comunità europee.

Intorno al 9000 a.C., l'ultimo impor-tante periodo glaciale in Europa, ilWiirm, era giunto a termine. Una ridottacoltre di ghiaccio ricopriva ancora la par-te settentrionale della Scozia, e una piùvasta si estendeva sulla maggior partedella Scandinavia. I profili delle coste,sia sull'Atlantico sia sul mare del Norderano in realtà situati più al largo rispet-to alla loro attuale posizione e la maggiorparte di quello che è ora il mar Balticoera un grande lago di acqua dolce. Stu-diosi delle condizioni climatiche primiti-ve hanno attribuito a quel periodo ilnome di tardo Dryas; il Dryas è unapianta erbacea da fiore tipica della vege-tazione della tundra. Il clima della pia-nura europea si era fatto notevolmentepiù freddo, ponendo termine a una pre-cedente fase più calda, nota come inter-stadiale di Alleròd.

La vegetazione che era stata favoritadal clima mite, costituita in gran parteda foreste di pini e betulle, fu gradual-mente sostituita da una particolare tun-dra, caratterizzata da rari arbusti e betul-le (park-tundra). Le renne scomparveroben presto dalla Francia meridionale, manella grande pianura del nord se ne tro-vavano ancora branchi erranti, e alcunimammiferi caratteristici dell'età glaciale,come il mammuth e il rinoceronte lano-so, probabilmente pascolavano ancorasulle colline pedemontane settentrionalidelle Alpi e dei Carpazi. Per quanto ri-

guarda la vita animale e vegetale, duran-te il tardo Dryas la pianura europea ri-mase ospitale per l'uomo, come ne èeloquente testimonianza il gran numerodi siti del Paleolitico finale.

Le prime ricerche archeologiche nellapiapura europea effettuate su basi ap-prezzabilmente sistematiche furono av-viate nella seconda-metà del XIX secolo.La maggior parte dei siti del Paleoliticofinale fu ritrovata in zone caratterizzateda antiche dune sabbiose o su terrazzefluviali: per lo più essi sono venuti allaluce per effetto dell'erosione eolica. Iricercatori effettuarono accurate indaginisulle aree così rivelatesi, raccogliendo imanufatti (principalmente utensili di sel-ce) e altri resti che erano rimasti in su-perficie; questo lavoro fu eseguito dadilettanti, spinti da interesse personale,ai quali poi si aggiunsero, verso la finedel secolo, ricercatori professionisti. Ilcumulo degli oggetti raccolti fu enorme,ma di modesto valore scientifico. Soltan-to dopo la prima guerra mondiale ebbeinizio un'indagine veramente sistematica.In Polonia ciò avvenne per opera di Ste-fan Krukowski, che eseguì degli scavinelle dune sabbiose e nei depositi fluvialidel Paleolitico finale situati non lontanoda Varsavia, nei pressi di Swidry Wielkie.Oggi l'ordine cronologico di tali reperti ela loro età assoluta sono noti, grazie aglistudi effettuati sulle sequenze geologichee sui depositi pollinici nei siti archeologi-ci esaminati da Krukowski, e più recen-temente grazie alle analisi eseguite colcarbonio 14.

Una decina di anni prima della secondaguerra mondiale l'archeologo tede-

sco Alfred Rust intraprese una serie diimportanti scavi nei pressi di Meiendorf,un villaggio non lontano da Amburgo.Lungo una valle formata dall'ablazionedi un ghiacciaio e in seguito colmata dallimo e dalla torba di fondo di un lago fuscoperto un gruppo di siti del Paleolitico

finale. Le numerose campagne di scavocondotte a Meiendorf misero a contattostudiosi di diverse discipline e i risultatiderivati dalla loro collaborazione costi-tuirono un punto di riferimento per ognisuccessivo studio interdisciplinare. Gra-zie all'analisi pollinica, i siti di Rust for-nirono la prima attendibile datazione re-lativa di luoghi che dovettero essere sededi accampamenti. Inoltre, le numeroseossa di animali conservatesi nel limo for-

nirono informazioni significative sullepreferenze dei cacciatori.

Da allora l'esempio di Rust è statosempre seguito. Gli scavi condotti conmetodo multidisciplinare in siti comeBromme in Danimarca, Rissen nella Ger-mania occidentale e Calowanie e Witówin Polonia hanno consentito di stabilireuna base sicura per la ripartizione delPaleolitico finale in ulteriori numerosesuddivisioni. Tali suddivisioni sono state

determinate sul criterio della tipologiadegli utensili di selce, del mutamentodelle condizioni ambientali e di una da-tazione assoluta. Di fatto, è stata supera-ta ogni aspettativa, anche soltanto perciò che riguarda il numero di prove deri-vanti dallo studio della geomorfologia,dei rifiuti, dei pollini e dei resti animalirinvenuti nei siti.

Sono state anche perfezionate quelletecniche che vengono considerate pretta-

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coperte da una calotta di ghiaccio. Il Baltico era un lago ricoperto dighiaccio che si estendeva assai più a nord del suo confine odierno, e ilfreddo clima del tardo Dryas aveva già da tempo fatto scomparire leforeste di pini che un tempo ricoprivano la pianura. Sulla carta sonoindicati venti importanti siti del Paleolitico finale. Vicino alla focedell'Elba si trova Meiendorf, uno dei numerosi siti ove sono stati rin-

venuti utensili litici caratteristici della cultura amburghiana adattatasialla tundra (11 500- 10 500 a.C.). Tra i siti scoperti sulla Vistola, Calo-wanie è uno di quelli ove sono stati rinvenuti utensili di due gruppi suc-cessivi, una associazione umana adattatasi alla foresta e una adattatasialla tundra. Oronsko, sulle pendici dei monti di Santa Croce, fu una im-portante fonte di estrazione della caratteristica selce color cioccolato.

mente archeologiche. Per esempio, il pri-mo studio della distribuzione orizzontaledei manufatti di un sito superficiale delPaleolitico finale fu compiuto nelle vici-nanze di Swidry Wielkie da Ludwik Sa-wicki all'inizio degli anni venti. Da alloral'esecuzione di una mappa precisa riguar-dante la distribuzione orizzontale dei ma-nufatti è divenuta una normale esigenzadi studio. Uno dei risultati ottenuti con-siste nel fatto che nei resoconti delle ri-cerche sul luogo gli studiosi della preisto-ria hanno ora a loro disposizione mappedettagliate di distribuzione che interessa-no più di 100 siti. Questo tipo di infor-mazione consente di effettuare ricercheapprofondite sui tipi degli insediamenti esu altri aspetti di comportamento deigruppi di cacciatori nel Paleolitico finale.Un altro progresso tecnico è scaturito dauno studio integrativo sull'estrazione del-la selce, sul commercio di questa impor-tante materia prima e sulle «officine» dilavorazione della selce. Le prime analisiin questo campo furono pubblicate daKrukowski nel 1919. La sua opera equella di altri studiosi in anni successivihanno aperto un vasto campo alle inda-gini riguardanti gli aspetti economici, so-ciali e culturali della vita preistorica.

più numerosi manufatti trovati nei si-ti del Paleolitico finale nella pianura

europea sono rappresentati da vari tipidi utensili di pietra; nella maggior partedei casi si tratta di selce. Gli studiosihanno impiegato decenni nel concepirediversi sistemi per classificare gli utensilidi selce di tutte le fasi del Paleolitico,comprese quelle del Paleolitico finale.Tra le più importanti categorie reperibilinelle raccolte di utensili del Paleolitico fi-nale vi sono bulini di selce (si ritiene chefossero usati per lavorare l'osso e il cor-no), raschiatoi di selce (per lavorare pellidi animali), lame da taglio di selce grandie piccole, perforatori per trapanare e fo-rare e punte di selce di vario tipo, alcunedelle quali usate per tutta una serie diarmi da getto, dalle lance alle frecce.

Oggi, grazie all'impiego dei calcolatorielettronici che hanno facilitato complesseanalisi statistiche, molti studiosi di prei-storia basano i loro sistemi di classifica-zione degli utensili di selce su tecnicheanalitiche che consentono di valutare ilsignificato della presenza o dell'assenzadi certe differenze qualitative e quantita-tive, distintive delle diverse raccolte dimanufatti. In Polonia, nel catalogare lerelazioni esistenti fra le varie raccolte,usiamo 50 o più attributi. Tale metodofu adottato inizialmente nell'esaminarele migliori raccolte polacche di utensili dipietra allora disponibili, ivi incluso l'ab-bondante retaggio lasciatoci dai ricerca-tori precedenti.

Genericamente si può dire che una

raccolta è formata da tutti gli utensili dipietra trovati in una unità di ricerca iso-lata a un particolare livello, in un sitoparticolare; di conseguenza una raccoltaè l'unità fondamentale in qualsiasi siste-ma di classificazione. Quando gli attri-buti di più raccolte separate vengonoraggruppati statisticamente, il procedi-mento rivela unità di classificazione diordine superiore. A questi gruppi di clas-sificazione non vengono attribuite deno-minazioni formali, sebbene talvolta sia-no chiamate industrie o gruppi culturali.Quando si procede al passaggio successi-vo e si raggruppano statisticamente di-verse industrie, si dà al risultato che nederiva il nome di cultura, ed è anchequello che verrà usato in questo contesto.A una cultura viene per consuetudine da-to un nome convenzionale (per esempiola cultura ahrensburghiana di cui si trat-terà in seguito). Le culture stesse possonoessere raggruppate in una delle due unitàdi classificazione di ordine superiore. Na-turalmente questi raggruppamenti di or-dine superiore comprendono moltissimeraccolte di utensili caratteristici e quantopiù è grande il numero delle raccolte,tanto minori saranno fra loro le somi-glianze nei particolari. Tuttavia i rag-gruppamenti di ordine superiore hannoin comune un certo numero di caratteri-stiche fondamentali, non soltanto per ciòche riguarda i manufatti di pietra, maanche tenendo conto delle condizioni am-bientali delle culture. La minore delledue unità, un agglomerato di culture, ètalvolta chiamata complesso. Il raggrup-pamento maggiore comprende il numeropiù grande di raccolte di utensili al fondodella graduatoria, e il processo di amal-gama continua finché ne emergono dueo più complessi. Quando si raggruppanoanche i complessi, il risultato che nederiva è chiamato tecnocomplesso, se-guendo una consuetudine proposta daDavid L. Clarke dell'Università di Cam-bridge.

Come è applicato in pratica questo si-stema di classificazione? Si consideri ilPaleolitico finale nella pianura europea.All'inizio, verso I'll 500 a.C., la cultura(determinata in base alle sue raccolte diutensili) della popolazione che visse nellapianura europea fino al 10 500 circa èclassificata col nome di amburghiana.Durante le principali fasi fredde dellaglaciazione di Wiirm e risalendo indietrofino all'i 1 500 a.C. la pianura era statauna deserta landa artica, praticamentepriva di vita, ma al termine di quel pe-riodo una tendenza graduale del clima adivenire più caldo consentì a una tundraformata da bassi arbusti di sostituirsi aldeserto di ghiaccio, e branchi di renne sispinsero verso il nord insieme a questotipo di vegetazione.

Le raccolte di utensili amburghiani no-

te provengono da siti localizzati in Olan-da, nella Germania occidentale e in Po-lonia. Esse comprendono bulini, perfo-ratori, raschiatoi terminali e le caratteri-stiche lame a tacca laterale, probabilmen-te usate come punte per armi da getto.Molte delle lame sono troncate, cioèsmussate obliquamente lungo uno deimargini. I resti di renna, trovati in quan-tità considerevole a Meiendorf (sito diRust) e nella vicina Stellmoor, dimostra-no che gli uomini che usarono gli utensiliamburghiani sul finire dell'estate eserci-

La pianura europea alla fine del Paleoliticoera costituita da un'ampia fascia di tundrache si estendeva a nord e a ovest della lineacostiera odierna, comprendendo anche la Bri-tannia e l'Irlanda. Parte della Scozia e lamaggior parte della penisola scandinava erano

tavano di preferenza la caccia ai branchidi renne in migrazione.

È ancora in discussione da parte degliarcheologi europei la collocazione dellacultura amburghiana rispetto ai gruppisuperiori di classificazione. Rust, che hatrascorso la maggior parte della sua atti-vità di ricerca negli scavi di siti ambur-ghiani e di altri siti del Paleolitico finale,ritiene che tale cultura rappresenti un'u-nità nell'ambito di un gruppo superiorenoto come Paleolitico superiore dell'Eu-ropa orientale. Altri studiosi preferisco-

no associare la cultura amburghiana conl'Europa occidentale e più particolarmen-te con il tecnocomplesso magdalenianoche fiorì in quelle che sono ora la Spa-gna settentrionale e la Francia meridio-nale e si estese fino alla Svizzera, allaGermania meridionale e alla Cecoslovac-chia. In ogni caso la cultura amburghia-na ebbe il suo periodo di maggior diffu-sione nella pianura europea dopo il10 500 a.C. e scomparve assai prima chel'interstadiale caldo di Allei-o:5d avesse ini-zio intorno al 9900 a.C.

Il successivo complesso di utensili dipietra che comparve nella pianura euro-pea fu contemporaneo dell'interstadialedi AllerOd. Esso è classificato come ilcomplesso dell'utensile dal dorso ricur-vo. Le caratteristiche delle raccolte delcomplesso sono un gran numero di lami-ne di selce, lunghe circa due centimetri, aforma di spicchi d'arancia o mezzelune.La parte tagliente della lamina è quellalavorata approssimativamente diritta. Illato arcuato, o arrotondato, della lami-na, è stato ritoccato, cioè smussato (si

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veda l'illustrazione nella pagina a fronte).Lo chiameremo qui il complesso dellelamine a dorso ricurvo. Di quasi paririlievo tra i manufatti del complesso so-no dei piccoli raschiatoi terminali, lamaggior parte dei quali non misura piùdi tre centimetri di lato, e spesso chiama-ti raschiatoi terminali a estremità ungui-forme. Un po' meno numerosi i bulini.

Le raccolte di utensili con lamine adorso ricurvo si trovano su una vastaarea della pianura europea. Nella Ger-mania orientale e occidentale sono attri-buite alla cultura Federmesser; in Olan-da e in Belgio sono conosciute come cul-tura tjongheriana e in Polonia come cul-tura tarnoviana. Alla più antica delleraccolte si attribuisce una datazione cor-rispondente alla metà dell'interstadialedi Allei-Od. Per esempio, per le raccoltedi Rissen, un sito sul fiume Elba nellaGermania occidentale, il metodo del car-bonio 14 ha fornito una data intorno al9500 a.C. A Colowanie le raccolte ap-paiono nello strato III, che il radiocar-bonio fa risalire al 9400 a.C. È statoaccertato che nella pianura europea ilcomplesso delle lamine a dorso ricurvodurò circa un millennio, dall'interstadia-le di Allerod fino al tardo Dryas. Unaltro sito della Polonia, Witów, un de-posito sabbioso costituitosi durante lafase della formazione di dune del tardoDryas, comprende uno strato in cui si èaccertato che le raccolte di lamine a dor-so ricurvo risalgono all'incirca all'8600a.C. Questo per quanto riguarda la du-rata nel tempo del complesso suddetto.Per ciò che attiene alla collocazione geo-grafica, sono state identificate raccolteche comprendono lamine a dorso ricurvoe raschiatoi terminali a estremità ungui-forme in Francia, Italia, Svizzera, Au-stria, Cecoslovacchia, Ungheria e Ucrai-na.

Alcuni studiosi del complesso di lamine- a dorso ricurvo sarebbero propensi

ad associarle a qualche gruppo di classi-ficazione superiore. Per esempio, Her-mann Schwabedissen dell'Università diColonia sostiene che la cultura Feder-messer rappresenta un'ondata di coloniz-zazione proveniente da un'area più anti-ca di quella relativa al tecnocomplesso

magdaleniano situato nella Germaniameridionale. Quelli che si oppongono aquesta tesi fondano le loro argomenta-zioni sulla base delle condizioni ambien-tali del Paleolitico. In siti europei assaidistanti fra loro l'apparizione del com-plesso della lamina a dorso ricurvo èchiaramente contemporanea alla forma-zione di foreste boreali del clima tempe-rato. In Francia, durante l'interstadialedi Bolling, un periodo di intervallo ca-ratterizzato da temperature moderate,che interruppe il clima freddo dell'anticoDryas ed ebbe inizio circa verso il 10 400a.C., le foreste di pini si sostituirono allavegetazione della tundra in Provenza. Inquesta località comparvero anche raccol-te di lamine a dorso ricurvo tipiche dellacultura romanelliana; per le più antichedi queste raccolte, le datazioni del carbo-nio 14 le fanno risalire al medesimo pe-riodo di sviluppo della foresta. Contem-poranee alle foreste che si formarono nelsuccessivo interstadiale, quello di Alle-rod, sono le industrie di utensili di pietraconosciute in Francia come aziliane (i cuimanufatti sono di forma simile a quelladel complesso della lamina a dorso ricur-vo), siti in Cecoslovacchia come Kulna(con raccolte che comprendono lamine adorso ricurvo e raschiatoi terminali aestremità unguiforme) e siti di tipo azi-liano in Ucraina, come a Borshevo II(strato superiore). Alla luce di questacronologia sembra assai probabile che levarie industrie della lamina a dorso ri-curvo, diffusesi in Europa quando la fo-resta di pini si estese verso nord, rifletta-no in qualche modo un adattamento spe-cifico della tecnologia dell'utensile di pie-tra a una vita che ebbe a svolgersi inambiente boscoso.

Lungo i margini settentrionali dellapianura europea in quel periodo la tun-dra era stata sostituita da foreste nonfitte, ma piuttosto aperte e con gruppisparsi di betulle. In questa regione è giàdato di riconoscere gli oggetti destinati adiventare caratteristici in raccolte di u-tensili che comprendono punte per armida getto, alcune lunghe più di 10 centi-metri, che vennero scheggiate in mododa avere un codolo, o peduncolo, smus-sato all'estremità, che doveva essere in-nestato su una lancia. Sono state rinve-

nute raccolte importanti che comprendo-no punte peduncolate in siti del periodointerstadiale di Allerod in Svezia, Dani-marca, Germania occidentale, Polonia e,più recentemente, in Lituania. In questogruppo, le raccolte di utensili a punte pe-duncolate sono note come complessoBromme, dal nome del famoso sito da-nese del Paleolitico finale. Studi compiu-ti a Bromme su resti animali e pollinetestimoniano che il paesaggio della fore-sta di betulle di quel tempo era cosparsodi laghi e di stagni. In questa regionesubartica viveva anche la renna, ma l'a-nimale che i cacciatori uccidevano in nu-mero maggiore era l'alce.

Poco prima dell'8800 a.C. un bruscomutamento verso un clima più freddointrodusse il periodo del tardo Dryas.Quando nella pianura europea ritornaro-no le condizioni climatiche adatte allatundra, le foreste dell'Allei-od si estinse-ro completamente. Gli incendi corseroattraverso tutta la regione tra le vastedistese di pini morti; uno dei livelli diCalowanie contiene ceneri e carbone pro-venienti da una di queste conflagrazioni.La variazione climatica e il ritorno a unambiente del tipo park-tundra, coincise-ro con un radicale mutamento Culturalenelle comunità di cacciatori della pianu-ra, mutamento che si riflette anche neiloro utensili di pietra.

Nella parte occidentale della pianura(per esempio in Belgio, in alcune partidell'Olanda e nella Germania occidenta-le) le raccolte di utensili non sono più ca-ratterizzate da lamine a dorso ricurvo eda raschiatoi con estremità unguiforme.Si sono rinvenute invece punte pedunco-late insieme a piccoli microliti troncati eraschiatoi terminali notevolmente piùgrandi di quelli del tipo unguiforme. Lenuove raccolte di utensili mostrano indizidi derivazione dal complesso Bromme; lacultura che essi rappresentano è notacome ahrensburghiana.

In Polonia all'inizio del tardo Dryaspersistono ancora localmente nella parteoccidentale del paese lamine a dorso ri-curvo e raschiatoi terminali; li troviamo,per esempio, in due dei più antichi livellidel tardo Dryas a Witów. Un po' più aest di Witów, tuttavia, in siti come Calo-wanie, risultano sostituiti da raccolte diutensili che comprendono punte pedun-colate del tipo Bromme. Analoghe puntepeduncolate appaiono a Witów circa 200anni dopo, sebbene continuino a esserepresenti anche lamine a dorso ricurvo:questa combinazione dà origine a unaparticolare unità di classificazione. Co-munque le nuove raccolte che compren-dono non soltanto punte peduncolate,ma anche grandi e piccoli raschiatoi ter-minali e numerosi bulini formano ungruppo noto in Polonia come culturamasoviana.

Nell'illustrazione della pagina a fronte gli utensili del Paleolitico finale sono disposti in quattrogruppi. Il più antico (in basso), tipico della cultura amburghiana, comprende una lama (a) che èparzialmente smussata su un lato, a causa di un ritocco, e che può essere stata usata come puntaper un'arma da getto; un raschiatoio terminale (b) e un bulino (c). Più sopra vi sono quattroutensili del complesso delle lamine a dorso ricurvo: una lama a dorso ribattuto (a), un bulino(d), e i due utensili più caratteristici del complesso. Questi sono costituiti da lamine col dorsoribattuto a forma di mezzaluna, che danno il nome al complesso (b, in tre posizioni) e unpiccolo raschiatoio terminale col taglio unguiforme (c). Più sopra compaiono gli utensili delcomplesso ahrensburghiano: piccole punte peduncolate (a, b), un microlito troncato (c), un ra-schiatoio terminale (d) e un bulino (e). In alto sono riprodotti quattro utensili del complesso maso-viano: una punta peduncolata (a), una punta a foglia di salice (b), un raschiatoio terminale (e) e unbulino (d). I due complessi superiori formano insieme il tecnocomplesso della punta peduncolata;artefici di questi utensili di selce furono le popolazioni del Paleolitico finale della pianura europea.

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AMBURGHIANA

La cronologia del Paleolitico finale mette a confronto i successiviperiodi climatici compresi tra 11 10 000 e il 7500 a.C. con le datazionial carbonio 14 dei depositi archeologici a Calowanie e a Witom, altrosito in Polonia, con i mutamenti nelle specie di piante e di animali e

con la successione delle unità culturali nella pianura europea. I depo-siti rinvenuti al di sotto dello strato III a Calo»anie si riferiscono agruppi non identificati che visitarono il sito quando la tundra delfreddo medio Dryas andava cedendo il passo alla foresta di pini

all'inizio del più caldo periodo successivo, l'Allerod. In seguito isuccessivi depositi in ambedue i siti polacchi contengono utensili tipicidel complesso delle lamine a dorso ricurvo degli uomini adattatisi allaforesta. I visitatori che si accamparono colà subito dopo la fine del

periodo di Allei-od usarono imece utensili caratteristici del tecnocom-plesso della punta peduncolata adattatosi alla tundra. Lo stesso si puòdire circa i successivi visitatori del sito dell'era paleolitica, com-presi gli ultimi gruppi che si accamparono colà circa 10 000 anni fa.

Una cronologia completa del Paleoliti-co finale, stabilita solo recentemente inPolonia, indica che la cultura masovianaebbe il suo apice intorno all'8500 a.C.,periodo in cui si era conclusa la fase diformazione delle dune del tardo Dryas.Ormai i siti di tutta la Polonia, dellaRussia occidentale e della Germania o-rientale, a ovest del fiume Oder, eranooccupati da cacciatori che usavano uten-sili di pietra della cultura masoviana.Quella masoviana è forse, tra tutte leculture del Paleolitico finale nella pianu-ra europea, quella meglio rappresentata;nella sola Polonia sono oltre 620 i sitiche hanno fornito raccolte di utensilimasoviani; Tuttavia la cultura masovia-na è fondamentalmente simile a quellaahrensburghiana e sembra inevitabile laconclusione che ambedue queste culturesiano da considerare suddivisioni di unasola più vasta unità. Tale unità può esse-re chiamata tecnocomplesso della «puntapeduncolata» e in tale quadro si può at-tribuire al precedente complesso Brom-

me il grado di suddivisione più antico.Quale fu l'origine della cultura ahren-

sburghiana e di quella masoviana? Alcu-ni hanno avanzato l'ipotesi che quellamasoviana sia da associare a un gruppodi raccolte di utensili portate alla lucenella Bielorussia orientale. L'ipotesi èbasata sul fatto che queste raccolte russeappartengono almeno alla fase preceden-te la formazione delle dune del tardoDryas, se pure non sono contemporaneeall'ultima parte del periodo di Allerojd.Va tuttavia notato che le raccolte russedi utensili (note collettivamente comecomplesso Griensk) sono piuttosto scarsee che la loro età effettiva è ancora in di-scussione. D'altro lato, le più anticheraccolte di utensili in Polonia che presen-tano marcate caratteristiche masoviane(per esempio, le raccolte dello strato V aCalowanie) comprendono anche manu-fatti tipici della cultura Bromme e diquella ahrensburghiana. Questi manufat-ti a loro volta comprendono piccole pun-te peduncolate e quel tipo di microliti

troncati noti col nome di punte Zonho-ven. Il fatto che tali oggetti appaianoinsieme in un certo numero di raccolteattribuibili all'inizio della variazione cli-matica del tardo Dryas fa ritenere alta-mente probabile l'origine comune delleculture ahrensburghiana e masoviana.

Da questo punto di vista il tecnocom-plesso delle punte peduncolate, moltoprobabilmente nella forma della sua an-tica suddivisione, il complesso Bromme,è considerato caratteristico delle comuni-tà di cacciatori adattatisi all'ambientedella tundra e della park-tundra; taleambiente, sebbene di dimensioni più li-mitate, esisteva ancora durante l'inter-stadiale di Allerod a nord della fasciaforestale di pini e betulle. Col soprag-giungere di un clima più freddo nel tardoDryas la tundra tornò a invadere rapida-mente i territori meridionali, e le comu-nità di cacciatori a essa adattatesi la se-guirono, facendo il loro ingresso nel mez-zogiorno della pianura europea. Fu pro-babilmente in seguito a questa spinta

verso il sud, avvenuta forse vedo la me-tà e la fine del tardo Dryas, che le duecomponenti del tecnocomplesso sviluppa-rono quelle differenze stilistiche che ren-dono possibile distinguere la culturaahrensburghiana da quella masoviana.

Quale fu la selvaggina che costituì labase per l'alimentazione dei cacciatoridel tecnocomplesso della punta pedunco-lata? La maggior parte dei resti di ani-mali proviene da siti ahrensburghiani. Inmolti casi la fauna è estremamente similea quella dei siti amburghiani che sonoanteriori di 3000 anni. L'animale piùcacciato era la renna. Le armi più comu-nemente usate erano gli archi e le frecce;in più di un caso sono state rinvenute lepunte peduncolate caratteristiche del tec-nocomplesso ancora montate su aste difreccia.

Il confine temporale tra la fine dell'etàglaciale del Pleistocene e l'inizio dell'O-locene fu caratterizzato da un'altra va-riazione climatica. In un intervallo com-rreso tra 1'8300 e 1'8000 a.C. al freddo

periodo del tardo Dryas si sostituì unperiodo più caldo, noto come preborea-le. La foresta di pini e betulle coprì nuo-vamente la pianura europea a partire dalsud, e i branchi di renne, seguendo ilritirarsi della tundra, si spostarono versonord e nord-est. Col ritorno della fore-sta, altre specie di animali comparveronella pianura: il cervo nobile, il capriolo,l'alce, il cinghiale e i bovini selvatici.

La variazione climatica che diede ini-zio all'Olocene coincise con la scomparsasia della cultura ahrensburghiana, sia diquella masoviana. Le ultime raccolte diutensili masoviani nella Polonia centrale,.per esempio quella dello strato VIc a Ca-lowanie, non sono più recenti dell'8000a.C. In Lituania e in Lettonia, per esem-pio in siti come Sindi nella parte nord--orientale della pianura, intorno al 7600a.C. appaiono raccolte di nuovo genere.Gli utensili rivelano ancora alcune dellecaratteristiche masoviane, ma hanno unaloro precisa identità come precursori delpiù tardo complesso Kunda, che ebbe il

suo maggiore sviluppo nel periodo Meso-litico piuttosto che nel Paleolitico. Conla scomparsa delle culture masoviana eahrensburghiana sia il tardo Pleistocenesia il Paleolitico giungono al termine.

Il mio esame della preistoria della pia-nura europea durante il Paleolitico finaleè necessariamente molto semplificato, magli esempi forniti dovrebbero essere suf-ficienti a far comprendere come l'analisidegli utensili di pietra, lo studio dei restianimali e una accurata ricostruzione deimutamenti ambientali possano migliora-re la nostra conoscenza delle comunitàestinte. Abbiamo potuto dare una certafondatezza all'ipotesi del susseguirsi deitecnocomplessi e al fatto che le comunitàdi cacciatori adaftatesi all'ambiente dellapark-tundra vi rimanessero anche stret-tamente confinate. Quando il soprag-giungere di un clima freddo provocò ilritirarsi della foresta e spinse i branchi direnne a migrare verso sud, i cacciatori leseguirono; quando un periodo caldo per-mise alla foresta di avanzare, i branchi

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di renne seguirono il ritirarsi della tun-dra verso nord e i cacciatori tennero loronuovamente dietro. Abbiamo anche con-statato che, almeno in alcune zone, latransizione da un tecnocomplesso a unaltro non fu semplice e immediata comele variazioni ambientali. Un esempio èofferto a Witów dalla raccolta di laminea dorso ricurvo, che coprono un periododi 200 anni, e dalla loro parziale coesi-stenza con altre raccolte che comprendo-no numerose punte peduncolate.

Quanto detto finora offre soltanto unpanorama limitato di quella che do-

vette essere l'organizzazione sociale du-rante il Paleolitico finale. L'analisi strut-turale e comportamentale di queste so-cietà di cacciatori-raccoglitori richiedestudi approfonditi dei singoli siti. Sol-

tanto in questo modo avremo un quadropiù chiaro dell'interazione esistente tra lasocietà e l'ambiente, un fattore essenzia-le nel processo di adattamento umano.

Ciò sarà chiarito da un resoconto dellericerche compiute sulla successione di oc-cupazioni umane di Calowanie. Non cisoffermeremo sui due livelli inferiori, lostrato I e lo strato II, poiché le raccoltetrovate in essi appartengono a culturedel primo periodo di Alleród che nonsono ancora state completamente identi-ficate. Lo strato III di Calowanie è unlivello che fu occupato da cacciatori in-torno al 9400 a.C., verso la metà del pe-riodo di Allei-Od.

Le raccolte di utensili nello strato IIIcomprendono molti raschiatoi terminalia estremità unguiforme e lamine a dorsoricurvo. Evidentemente le raccolte appar-

tenevano al complesso che, come abbia-mo visto, era rappresentato dalle comu-nità di cacciatori-raccoglitori adattatesialla vita nella foresta durante il periododi Allerod. Lo stesso si può dire delleraccolte di utensili trovate nello stratoIV, il livello di occupazione immediata-mente superiore. Il nostro primo interro-gativo fu: «Cosa si potrebbe dedurre suqueste comunità adattatesi alla foresta,da una distribuzione orizzontale dei loromanufatti e dagli altri resti derivanti dal-l'occupazione?».

È noto fin dal tempo delle prime ricer-che di Sawicki svoltesi negli anni venti,che se si disegna una pianta della distri-buzione orizzontale degli utensili di pie-tra nei siti del Paleolitico finale, questi sitrovano spesso raggruppati in aree ristret-te di soli 4 metri di larghezza e che rara-

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resti di due accampamenti portati alla lucenello strato IV a Calovhanie sono stati dise-gnati in questa mappa negli stessi particolaridell'accampamento rappresentato a pagina 63.Qui però sono stati omessi nel disegno defini-

mente superano gli 8 metri. Krukowski,dal canto suo, per primo chiamò questiraggruppamenti orizzontali kshemenitsas,una parola polacca tuttora usata che si-gnifica luoghi di pietra silicea. In questocontesto, per non ricorrere continuamen-te alla parola polacca, si userà il termineconcentrazioni di raggruppamenti.

Lo strato III di Calowanie contenevamolte di queste concentrazioni orizzon-tali. Due di esse avrebbero potuto essereerroneamente interpretate come una sin-gola concentrazione più grande del nor-male, se non fosse stato per l'applicazio-ne di una rigorosa tecnica di studio. Taletecnica richiede di mettere a confronto leschegge e le lame di selce sparse e anchegli utensili finiti con i «nuclei» di selceda cui erano stati staccati i pezzi grezziusati per fabbricare l'utensile. Tale me-

todo di confronto genera quelli che noichiamiamo gruppi di correlazioni, chedefiniscono i confini di ogni singola uni-tà di occupazione, cioè «l'ambiente do-mestico» che si ritiene sia stato occupatoda un singolo gruppo sociale o di lavoro.Per esempio, due gruppi di correlazioniregistrati in una parte dello strato IIIevidenziano il fatto che vi erano presentinon una, ma due concentrazioni.

Perché le singole concentrazioni, dovenon sono state manomesse, sono di e-stensione così limitata? Dove vi sono se-gni di costruzioni di dimore, come buchiper pali o un Profilo di fondamenta,associati a una concentrazione di manu-fatti di pietra, le dimensioni del ricoverosono pure assai ridotte. Se ne deduce cheil gruppo che ha prodotto la concentra-zione era pure assai ridotto di numero.

Può essersi trattato di un nucleo familia-re formato da un uomo, una donna e dailoro figli, o comunque da una famigliapoco numerosa. Oppure può essersi trat-tato di un piccolo gruppo temporaneo dilavoro: alcuni cacciatori o alcuni lavora-tori di selce.

S i ritiene che durante il Paleolitico fi-nale nella pianura europea i gruppi

familiari fossero in soprannumero rispet-to ai gruppi di lavoro. Si è giunti a que-sta conclusione attraverso la constatazio-ne della diversità funzionale delle raccol-te di utensili venuti alla luce nella mag-gior parte delle concentrazioni. Gli esamial microscopio dei minuti solchi lasciatidall'usura sugli utensili hanno rivelatotracce caratteristiche per ogni uso asso-ciate a tipi specifici di utensili. La con-centrazione tipica contiene utensili che,analizzati con questo metodo, rivelano ladiversità e pluralità del loro impiego inquel sito. Questa peculiarità è la caratte-ristica testimonianza dell'occupazionedell'accampamento da parte di una fa-miglia; quando è un gruppo di lavoroa lasciare tracce nella concentrazione, laraccolta di utensili è molto più specificae rivela scarsa varietà nelle funzioni.

In questa parte dello strato III dedu-ciamo dalle prove che le due concentra-zioni di utensili possono rappresentaresia due occupazioni indipendenti e dibreve durata, sia il soggiorno di un grup-po formato da due famiglie. Al tempo incui fu abitata, l'area di insediamento eraun banco di sabbia sulla Vistola, pia-neggiante e frequentemente inondato, chepoteva essere occupato soltanto duranteil periodo di magra del fiume. Questacircostanza, unita alla mancanza di qual-siasi testimonianza della costruzione didimore permanenti, avvalora l'ipotesi chele concentrazioni di utensili fossero la-sciate da un accampamento estivo. Nonvi sono sufficienti ragioni per ritenere omeno che i due accampamenti fosserooccupati contemporaneamente.

Il successivo livello di occupazione diCalowanie, lo strato IV, contiene ancheun certo numero di concentrazioni indi-pendenti di utensili. I manufatti sonoancora quelli caratteristici del complessodelle lamine a dorso ricurvo, ma in dueadiacenti concentrazioni gli utensili sonoquelli tipici di due industrie separate,sempre nell'ambito del complesso. Sia lagran quantità di manufatti nelle due con-centrazioni sia la prova dell'esistenza, inquella delle due situata più a ovest, diuna piccola ma robusta capanna lascianosupporre che si trattasse di due accam-pamenti-base destinati a una lunga per-manenza. Le raccolte di utensili sono ditipo diverso, il che fa ritenere che gliaccampamenti fossero occupati da nucleifamiliari piuttosto che da gruppi di la-

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tivo i pezzi di Selce grezza e le schegge che non fanno parte dei gruppi di correlazione. Le buchedei pali (in colore) dell'accampamento orientale fanno ritenere che le famiglie, che lasciaronodietro di sé un numero così grande di utensili, abbiano occupato l'accampamento per un certoperiodo di tempo, forse per mesi. Ambedue le concentrazioni contengono raschiatoi terminali inquantità maggiore del solito, e molti utensili mostrano tangibili segni di ripetuta affilatura.

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La distribuzione degli utensili di selce color cioccolato provenientedalla Polonia centrale (in colore) fu più vasta durante il tardo Dryas,periodo caratterizzato da un clima freddo, quando nella pianura euro-pea si usavano gli utensili tipici del tecnocomplesso della punta pedun-colata (simboli in nero), di quanto non fosse durante il periodo di Al-lerod, quando la pianura era ricoperta di foreste ed erano in uso uten-

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sili tipici del complesso delle lame a dorso ricurvo (simboli in colore).1 cerchi concentrici intorno alle montagne di Santa Croce, hanno unraggio di 100, 200 e 400 chilometri. I cerchietti vuoti individuano i sitidove erano presenti pochi utensili di questo tipo; i cerchietti semipieniquelli dove gli utensili erano presenti in quantità e i cerchietti pieniquelli in cui gli stessi utensili erano in soprannumero rispetto agli altri.

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voro specializzati. Tuttavia i raschiatoiterminali sono più numerosi dell'usuale.Essi rivelano segni di usura e per lamaggior parte dovettero evidentementeessere ritoccati parecchie volte per ridarloro un profilo tagliente. Questi indizirivelano che gli occupanti si dedicaronoattivamente alla lavorazione delle pelli.Sia gli esami del suolo sia l'analisi polli-nica dello strato IV provano con sicurez-za che il banco di sabbia non era copertoné da alberi né da cespugli.

Lo strato V di Calowanie, che si trovaproprio sopra lo strato IV, contiene scar-se concentrazioni di manufatti di selce, ilche fa pensare ad accampamenti di brevedurata. I resti bruciati di pali verticali in

una delle concentrazioni stanno a indi-care che colà era eretta una tenda o unriparo temporaneo del genere. Le raccol-te di utensili non sono più quelle caratte-ristiche del complesso delle lamine a dor-so ricurvo. Esse contengono invece pun-te peduncolate ahrensburghiane e maso-viane. Questi accampamenti temporanei,rifugi per i cacciatori di renne adattatisialla tundra, furono occupati subito dopo1'8800 a.C., quando il periodo di Allerodgiungeva al termine e aveva inizio il tar-do Dryas. Il paesaggio attorno a Calo-wanie, in cui ovunque si ergevano i tron-chi dei pini morti, doveva essere squalli-do. Gli alberi morti furono più tardispazzati via dal fuoco, mentre il calore

così generatosi spezzò la maggior partedei manufatti nelle concentrazioni e illegname bruciato lasciò un giacimento dicarbone di pino.• Il successivo livello di occupazione di

Calowanie, cioè la parte più bassa dellostrato VI, giace al di sopra di un consi-derevole spessore di sabbia di duna chesi accumulò durante i secoli centrali deltardo Dryas. Le concentrazioni di selcesono ricche e i manufatti sono tipica-mente masoviani. Le raccolte di utensilisono del tutto particolari, con un forterilievo sulle punte delle frecce e dei buli-ni. Se ne può dedurre che gli accampa-menti fossero occupati da gruppi di la-voro di cacciatori.

Un arco di tempo di circa cinque seco-li separa la parte inferiore dello strato VIda quella superiore. Durante quel perio-do, dall'8500 all'8000 a.C., si formò unostrato di terreno al di sopra delle dunesabbiose di Calowanie. La parte superio-re dello strato VI contiene parecchie con-centrazioni di selce. I manufatti sonotipicamente masoviani, ma le concentra-zioni sono piuttosto scarse e gli utensilipoco numerosi. Sono queste le ultimetracce di una comunità di cacciatori delPaleolitico a Calowanie.

La distribuzione dei successivi siti diaccampamento venuti alla luce con gliscavi a Calowanie si ripete amplificata inuna ventina di altri siti nella pianuraeuropea. Esaminate insieme alle ricostru-zioni dei mutamenti ambientali e di quel-li tecnologici impliciti nelle diversità os-servate nelle raccolte, le analisi di un sitoin particolare hanno fornito una consi-derevole quantità di informazioni sullecomunità del Paleolitico finale.

I a lunga durata e l'ampia diffusione1-4 del complesso delle lamine a dorsoricurvo rappresenta una risposta tecnolo-gica comune a un ambiente di tipo fore-stale. Si ritiene che la maggiore unità dipopolazione non annoverasse più di dueo tre nuclei familiari, e probabilmente inalcuni casi specifici di norma era costi-tuita da una sola famiglia. Qualunquefosse la consistenza numerica delle unità,esse occupavano gli accampamenti perperiodi relativamente lunghi: forse due opiù stagioni di seguito. Vi erano inoltreinsediamenti di minor durata, probabil-mente accampamenti estivi, e gruppi dilavoro specializzati, caratterizzati da as-sortimenti meno vari di utensili, allesti-vano accampamenti provvisori. L'esi-stenza di questi gruppi sociali piccoli epresumibilmente flessibili rivela una ri-sposta positiva di adattamento a un am-biente formato da una fitta foresta chedava rifugio a una fauna dispersa, manon migratoria.

Col ritirarsi della foresta, agli inizi deltardo Dryas si verificò un mutamentonella natura del gruppo sociale. Per e-sempio, delle testimonianze raccolte dallivello inferiore di occupazione a Witówpossono essere interpretate come indica-tive della presenza simultanea di quattrofamiglie. Tale mutamento sociale potreb-be essere stato facilmente determinatodal ritorno dell'ambiente della tundra e,associata alla tundra, una selvaggina mi-gratoria che si sposta in branchi: la ren-na. In ogni caso, da allora in poi, le con-centrazioni di manufatti, con le loro ca-ratteristiche punte peduncolate, sono in-dicative di un nuovo tecnocomplesso, as-sociato con una nuova comunità di cac-ciatori, ben adattati alle condizioni divita della tundra, che sembra aver avuto

Page 7: Gli insediamenti del Paleolitico finale nella pianura europeadownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1976_094_6.pdf · Paleolitico. Essi erano riusciti a stabilirsi nuovamente

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CENTIMETRI

Punte a forma di foglia, che sono, caratteristiche del complesso masosiano, erano usate comepunte di freccia. Questo deposito di frecce proviene da un sito russo, l'isola Deer sul lago Onega.Le aste delle frecce di questa concentrazione erano fatte in parte di osso e in parte di legno.

origine lungo il margine settentrionaledelle foreste del periodo di Allei-M.

Con alcune eccezioni, ai limiti meri-dionali della pianura i cacciatori dellanuova tundra si dedicavano quasi esclu-sivamente alle renne. Ne consegue unnuovo tipo di accampamento. Durante iloro pascoli invernali i branchi di rennerestavano relativamente fissi; in quellastagione i gruppi multifamiliari evidente-mente si scioglievano e si riparavano inquartieri d'inverno unifamiliari. Questoè almeno uno dei modi di interpretare letestimonianze tratte da siti come Rydnoe Deimern, con le loro tipiche, piccoleabitazioni invernali e le raccolte diversi-ficate di utensili. Analogamente, quandole renne ricominciavano la loro migra-zione dai pascoli invernali a quelli estivi,si sarebbero nuovamente formati i grup-pi multifamiliari che avrebbero seguito ibranchi. Questo è almeno uno dei modidi interpretare le testimonianze relativeagli accampamenti di breve durata nellostrato V a Calowanie. Un'ulteriore provadel passaggio dalle abitudini sociali in-vernali a quelle estive come risposta allamigrazione delle renne può consistere nelfatto che si è trovato un gran numero disiti del tecnocomplesso delle punte pe-duncolate nelle vallate della pianura eu-ropea orientale lungo un asse nord-sud.La naturale preferenza degli animali mi-gratori per quelle vie dirette nei loro spo-stamenti da e verso i loro pascoli estiviavrebbe fatto sì che le vallate dispostelungo quell'asse fossero le posizioni piùfavorevoli per gli accampamenti provvi-sori di caccia.

Nella misura in cui ci è possibile rico-struire l'evoluzione delle comunità uma-ne nel Paleolitico finale, ciò che risultaevidente è una transizione da gruppi cheraramente comprendono più di uno odue nuclei familiari adattati alla vita inun territorio di ambiente forestale, agruppi adattati a una vita sostanzialmen-te nomade, gruppi che formano grandiaggregati multifamiliari durante l'estatee che si sciolgono suddividendosi in sin-gole famiglie soltanto durante l'inverno.

La transizione da un sistema di vita

relativamente sedentaria a una forma dinomadismo nel Paleolitico finale è avva-lorata da un genere di testimonianze cheè del tutto indipendente sia dalla rico-struzione dell'ambiente sia dalle infor-mazioni comportamentali tratte dall'ana-lisi delle concentrazioni di selce. Questetestimonianze indipendenti provengonodagli studi sull'estrazione della selce e sultraffico di questa materia prima essen-ziale durante il Paleolitico.

I monti di Santa Croce della Poloniacentrale sono situati approssimativamen-te sulla metà della direttrice Varsavia--Cracovia. Le loro colline pedemontanenord-orientali comprendono una zona dipietra calcarea e di terreno argilloso delMesozoico, in cui si trova abbondanteun unico tipo di selce. Le gradazioni dicolore di tale pietra variano dal marronechiaro al marrone scuro, ciò che spiega ilmotivo per cui il materiale provenientedai monti di Santa Croce è noto comeselce color cioccolato. Nelle colline pede-montane sono stati identificati diciasset-te complessi riguardanti scavi minerariappartenenti a varie epoche; in uno diquesti, a Oronsko, sono state portatealla luce, in un terreno argilloso ricco diselce, aste di frecce del Paleolitico finalegiacenti a tre metri di profondità. Alcuniaffioramenti superficiali di selce sembra-no essere stati utilizzati durante il Paleo-litico superiore, ma le miniere furonosfruttate in modo più intensivo durante edopo il Paleolitico finale.

Se si riportano su una mappa i siti delperiodo di Allerod che contengono ma-nufatti ricavati dalla selce color cioccola-to, quelli che contengono il maggior nu-mero di raccolte di tale tipo sono i tre si-tuati in un raggio di 100 chilometri dallazona mineraria (si veda l'illustrazione apagina 72). Dei siti che si trovano al difuori di quest'area, solamente il più lon-tano in direzione nord-ovest ha fornitouna discreta quantità di pezzi ricavati daselce color cioccolato. Si ritiene che que-sta distribuzione relativamente limitatasignifichi che i cacciatori e i raccoglitoridelle foreste dell'Allerod non si sposta-vano molto nelle loro ricerche di cibo.

Ciò non significa che le genti della fo-resta non lasciassero mai i loro accam-pamenti-base. Si può ritenere comunqueche la distanza che essi ricoprivano, sianel recarsi alle miniere sia per effettuarescambi di selci, raramente superasse i100 chilometri.

Se si traccia invece una mappa dei sitidel tardo Dryas che contengono manu-fatti di selce color cioccolato, il risultatoè del tutto diverso. In primo luogo, que-sto materiale rappresenta più del 90%della selce trovata in molti siti del'tardoDryas entro 200 chilometri dalla fonte;le concentrazioni principali si trovano insiti lungo la Vistola. In secondo luogo,sebbene la quantità di manufatti di selcecolor cioccolato ritrovati vada diminuen-do oltre un raggio di 200 chilometri, al-cuni manufatti di questo tipo sono statitrovati a quasi 400 chilometri di distanzadai monti di Santa Croce. Questa ampiadistribuzione sembra indicare che tra icacciatori di renne del tardo Dryas sifosse instaurata una più marcata tenden-za al nomadismo e che i contatti tragruppi lontani fossero più frequenti.

L'ampia distribuzione della selce colorcioccolato fa ritenere che se ne facessecommercio durante il Paleolitico finale,anche se sono stati identificati soltantopochi oggetti suscettibili di scambio. Peresempio, sulle colline, in alcune delle of-ficine associate alla cultura masoviana,dove si lavorava la selce dopo averlaestratta, si sono rinvenuti dei materialiestranei alla regione di Santa Croce chedevono essere giunti al sud attraverso iCarpazi. Tra questi materiali vi sonoossidiana vulcanica vetrosa (probabil-mente originaria dell'area Tokay in Un-gheria) e quel tipo di quarzo opaco chia-mato diaspro (proveniente probabilmen-te dalle terrazze del fiume Vai in Ceco-slovacchia). Queste pietre esotiche pro-vengono da zone popolate da associazio-ni umane le cui raccolte di utensili in pie-tra sono completamente differenti daquelle della pianura europea. Si è quindiindotti a considerare tali materiali piutto-sto come parte degli articoli di scambio.

L'indipendenza della testimonianzafornita dagli studi sulla selce color cioc-colato, riguardante un mutamento com-portamentale dell'uomo durante il Pa-leolitico finale, dimostra ulteriormentecome la nostra conoscenza della storia u-mana proceda dall'integrazione dei datie delle informazioni provenienti da unavasta gamma di discipline scientifiche.Le ricerche in questo campo hanno con-dotto all'integrazione pratica della prei-storia, che è una disciplina delle scienzesociali, con le discipline delle scienze bio-logiche e geologiche. un esempio signi-ficativo perché ci riconduce a una esigen-za oggi sempre più sentita: l'integrazionedelle conoscenze scientifiche.

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