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foto M.Topini

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foto M.Topini

Campo de’ fiori 3

Sandro Anselmi

La vitaè un dono

La vita è un bene prezioso che ci viene donato e l’esistenza, nel suo scorrere misterioso, ne è l’essenza stessa. La vita non è quello chevogliamo e realizziamo, la vita è comunque, è, anche quando si cade, quando ci si arrende. Essa è esaltazione o abbandono, vittoria o sconfitta e, seppur quando, con un carico di tristezza e sofferenza, la si vorrebbe lasciare, èsolo per una profonda nostalgia, perché la si ama troppo e ci ha delusi. Come tutti i grandi amori, non se ne comprende il tradimento,e, nonostante i progetti disattesi, i sogni soffocati, essa deve essere, sempre, anche ad onta del dolore, della fatica, della sconfitta. Nondeve essere mai qualcosa da consumare e basta. Ogni vita vissuta, sia in ricchezza che in povertà, sia in salute che in malattia, ha sem-pre un valore infinito. Amare la vita non deve essere un semplice modo di dire, ma un concreto modo di vivere.La vita è l’amore che non esaurisce, anche se il desiderio di amare spesso ci delude, perché sentiamo di non essere riamati completa-mente.Così i dubbi, gli interrogativi, le domande sono dentro la nostalgia che si ha delle cose incompiute, ed allora ci possiamo domandare,ci possiamo ribellare, ma la vita scorre sempre. E’ come se fossimo vissuti dalla vita stessa, cosicché restiamo attoniti, in silenzio, avederla scorrere in noi.Nel suo mistero inspiegabile, nel suo destino spesso ingiusto, va accettata, amata, rispettata, e nessuno può esserne giudice o padro-ne.Anche se le avverse vicissitudini, le amarezze, spesso inaridiscono il cuore e ci si sente soli, bisogna sempre avere qualcosa in cui cre-dere, un valore per cui combattere: la vita.

Giovanna D’arcosecondo Monica

La Guerritore hainterpretato e direttoil famoso dramma della“pulzella” d’Orleans

di Loredana Filoni

Loredana Filoni e Monica Guerritore(foto F. Antenore)

Sul palcoscenico del teatro c’è solo lei, vestita di nero e con un caschetto di capellibiondi. Per un’ora ti incolla alla sedia con la sua rivoluzionaria e personalissimaGiovanna D’Arco. Mirabile connubio tra santità morale e forza temporale, trascen-denza femminile e determinazione maschile. Ancora una volta, la Guerritore inter-preta un universo femminile di donne assolute, dolorose, passionarie. Nelle vesti diregista, Monica concilia la parola alla musica, in una partitura che accosta i “CarminaBurana” di Orff, all’ “Adagio” per archi di Barber, a “Cross Roads” di Tom Waits e, anostro avviso, il momento più struggente e toccante, quello di “The show must goon” di Freddy Mercury. D: Ci parla di questa intensa Giovanna D’Arco, di cui è anche regista?R: Rivivo quel mistero, luminoso e tragico, accostandomi al cuore della vocazione diGiovanna, alla sua chiamata dell’anima, che si fa azione, attraverso lo spirito, dimen-ticando, completamente, l’immagine, solo iconografica, tramandata dal cinema allapittura. Giovanna, qui, risulta viva attraverso gli “Atti del Processo”, visionaria e poe-tica, nei versi di Maria Luisa Spaziani, per diventare “la visibile intelligenza del divi-no” nel “De Immenso” di Giordano Bruno. Il “De Immenso” sembra restituirci, nonle voci da lei udite, ma la propria voce. E’ così che Giovanna rivive nella nostra epoca.Compagna di ribellione e speranza di Che Guevara, accompagnata dalle immagini diuomini e donne, in attesa della forza che viene dall’istinto di libertà. La cronaca delgiovane cinese che, a Piazza Tien An Men, ferma col suo corpo un carrarmato. Leimmagini di Dreyer, così lontane, diventano presenti, giudicanti. Il sogno di MarthinLuther King testimonia come, da allora, da Giovanna, si levino alte, in ogni tempo,“le voci contro il Potere”. Il teatro diventa, quindi, come necessità politica e sociale.Con me, a fare da sfondo, le voci di Pietro Biondi, Enrico Zaccheo, StefanoArtissunch, Raffaele La Tagliata.D: Che ruolo ha la politica per lei?R: Molto importante. Desidererei che, tutti quelli che io considero diritti elementaridi un individuo, in un paese civile, quali scuola, università, casa e sanità, fosserogarantiti a tutti i ceti sociali.D: Lei, che in teatro interpreta sempre testi classici e storie di donne forti,è la stessa che, negli anni ’80, faceva film ad altissimo tasso erotico…!R: Il sesso è stato un grosso problema che io ho affrontato nei film “ScandalosaGilda”, “Sensi”, “La Lupa”. Sono stati film molto forti, che toccavano corde importan-ti e drammatiche, che io volevo trattare! Questo è stato considerato anomalo, per-ché le attrici di teatro, in genere, vengono considerate brutte e bravissime. Io, inve-ce, non ero bruttissima, facevo anche cinema, in ruoli seducenti, drammatici, per cui“scappavo” un po’ dall’iconografia tradizionale. Ancora oggi, quando parlano di attri-ci di teatro, io non ci sono; attrici di cinema, non ci sono; attrici televisive; non cisono! Il che, per me, è meglio, perché così sono sempre un po’ sfuggente, un po’anarchica.D: L’impressione che si ha di lei è di una donna “onnivora”: studia fisica,filosofia, ascolta musica. Qual è la vita di Monica Guerritore?R: Sono curiosa. Curiosa da morire. Mi piace leggere tutto! Sto leggendo i“Novecento giorni di Leningrado”, mi sto appassionando a quell’assedio incredibile, acome sono sopravvissuti. Leggo anche libri gialli. Mi piace andare al cinema. E poiho le figlie. Mi piace cucinare.D: E’ stata sempre così?R: Probabilmente è successo qualcosa nella mia vita, ad un certo punto. Per cui misono lasciata andare alla curiosità ed all’accoglienza delle cose, alla sperimentazio-ne. Quando vedi quella foto di Einstein che fa la linguaccia, ti viene voglia di dire“cosa hai fatto tu?”, “come sei riuscito?”, “cosa mi volevi raccontare?” D: C’è un momento di “frattura” che l’ha spinta a cambiare vita?R: Picasso diceva “Io non evolvo, io sono!”. Io ho sempre cercato di fare personag-gi che raccontassero qualcosa. Però, c’è stato un punto di rottura, nella mia vita,quando mi sono separata, a 38 anni. Lì, ho cominciato da capo. Io avevo frequen-tato solo scuole inglesi, non avevo letto, ero un po’ succube di questa presenza diGabriele (Lavia) che era molto, molto colta, che sapeva tutto, per cui, io, in qualchemodo, mi ritiravo un po’ in un cantuccio. Nel momento in cui sono rimasta sola, hocominciato a “gattonare”, come i bambini, ad andare a studiare, a seguire corsi difilosofia, cominciare a capire il mondo intorno a me, cosa hanno scritto, cosa hannodetto.D: Cosa sta preparando, al momento?R: Niente! Questa è una piccola cosa, però è importante per me, per il pubblico, per-ché si esce con grande forza dallo spettacolo! Credo che quando esci da “GiovannaD’Arco”, se c’è qualche cosa di utile, di importante, che nel tuo piccolo riesci a fare,è soprattutto di riscoprirti grande. Ci dicono sempre che siamo niente, che non capia-mo niente, che il pubblico è ignorante, invece noi non siamo così. Siamo uomini edonne pieni di cose importanti. E’ il momento di tirare su la testa!D: Quando la rivedremo in TV?R: Mi hanno proposto un bel ruolo. Una donna che ha salvato centinaia di ebrei. Unruolo che mi piace molto, ma che, al termine di questa tournèe, che mi vedrà parec-chio stanca, non so se sarò in grado di fare. Però mi piacerebbe!D: E il suo “ruolo” più importante, quello di mamma?R: Purtroppo, con il mio tipo di lavoro, non riesco ad occuparmi appieno delle miefiglie, anche se so che avrebbero bisogno di una mia presenza costante. Ma non soproprio fare altrimenti.

di Loredana FiloniElena Bonelli è attrice e cantante internazio-nale. Sta facendo un grosso tour mondialecon lo spettacolo “Gran galà della canzoneromana”. L’accompagna un’orchestra sinfoni-ca di 60 elementi, diretta dal Maestro PippoCaruso. Si tratta di un rilancio della canzoneromana nel mondo. Partito lo scorso anno,con la realizzazione di un film dal titolo “Tantope’ canta’”. Il film è stato prodotto con il con-tributo della Regione Lazio. La prima mondia-le è stata a favore dell’Associazione Antea perraccogliere fondi, necessari a proseguire lapropria missione: assistere, gratuitamente, adomicilio, pazienti oncologici in fase avanza-ta. Il film-concerto è nato da un’idea di ElenaBonelli. Una prima visione esclusiva che l’ar-tista, sensibile alla solidarietà, ha voluto dedi-care alla Antea, per raccogliere 15.000 €,atte all’acquisto di un ecografo portatile.Questo strumento diagnostico è di vitalenecessità, per offrire ai pazienti, seguiti adomicilio, un’assistenza sanitaria sempre piùidonea ai loro bisogni. All’estero, ElenaBonelli, è conosciuta come “la voce degli ita-liani nel mondo” per la sua potente voce.Interpreta, sulla scena, donne di forte tem-peramento. Voce di grande spessore (sonoda ricordare i suoi spettacoli dedicati aJuliette Grecò e Liza Minelli, nonché il CDdell’inno di Mameli). Attualmente è una delleprotagoniste della serie TV “Orgoglio – capi-tolo terzo”, in onda su RAI 1.D: Ci parla di questo spettacolo sullacanzone romana?R: E’ uno spettacolo che stiamo portando ingiro per il mondo. Abbiamo già toccato cittàcome Budapest, Panama e Guatemala City.Accompagnati da orchestre sinfoniche delposto, dirette sempre da Pippo Caruso. Laprossima stagione prevede l’America, Ciproed altri paesi. E’ stato in scena a Roma, alTeatro dell’Opera, con grande consenso delpubblico e critica. A grandissima richiesta, il21 Febbraio, saremo all’Auditorium di Roma.E’ uno spettacolo che io vorrei proporresoprattutto ai giovani. Il mio impegno sta nelfare un’operazione di avvicinamento alla can-zone romana, perché chi la sente si arricchi-sce di un patrimonio di tradizioni che oggi unpo’ manca. L’originalità sta nel fatto che rein-terpreto la canzone romana in chiave sinfoni-ca.D: Come mai proprio la canzone roma-na?R: Perché io “so’ romana de Roma”. Sononata in Prati. Mi piace Roma! Giro tutto ilmondo, ma non lascerei mai Roma. Ritengosia la più bella città del mondo.D: Come inizia la Sua carriera?R: Nella “notte dei tempi”! Ho cominciato conla televisione. Poi tanto teatro. Teatro musi-cale con Roberto De Simone. Sono passatadalla televisione al teatro, in un periodo incui, fare teatro, era un grosso pregio. Ora èuna gran fatica e basta! Però ho avuto tantesoddisfazioni! Ho creato una mia compagniateatrale della quale sono capocomico da tre-dici anni. Produco gli eventi musicali nelmondo. continua a pag. 43 ......

campodefiori

Campo de’ fiori8

di M.Cristina Caponi

MATCH POINT

Match Point, USA- GranBretagna, 2005. Genere:drammatico; regia:Woody Allen; interpreti:Scarlett Johansson,Jonathan Rhys-Meyers, EmilyMortimer, MatthewGoode, Brian Cox,Penelope Wilton; pro-duzione: BBC, ThemaProduction; distribuzio-ne: Medusa; durata: 124minuti.“…Succede in un match ditennis, che la palla sfiori lasommità della rete e, perun quarto di secondo,possa andare da una parteo dall’altra. Con un po’ difortuna, raggiunge il ber-saglio e vinci. Ma puòanche ricadere dalla tuaparte e allora perdi…”.La frase sopra espostacompendia in poche righeil prologo della 35° operadi un veterano del cinemahollywoodiano WoodyAllen: Match Point.Profondo conoscitore dellanatura dell’uomo, LevTolstoj in Il regno di Dio èin voi rimugina sull’assio-ma che l’ambizione nons’accorda affatto con labontà; s’accorda con l’or-goglio, con l’astuzia, conla crudeltà. L’aforismadello scrittore di Guerra ePace potrebbe, beninteso,essere riferito al protago-nista di quei fervidi 124minuti di pellicola che, ilpubblico delle grandi occa-sioni e la giuria di Cannes,hanno salutato con unafestosa accoglienza. Ilmerito di questo successorisiede nella capacità delregista di strabiliare lagente in sala con un lavo-ro che deraglia dai binaridella sua comicità nevroti-ca, per sconfinare nelcampo del giallo. Il cinefi-lo più agguerrito ha unmotivo in più per recarsi alcinema: la curiosità…lacuriosità di vedere comese la cava il settantenneAllen nel dire addio, sep-

pur temporaneamente, alla sua beneama-ta Manhattan e catapultarsi nelle squillan-ti campagne del Regno Unito e negli ovat-tati interni di un’agiata intellighenziaanglosassone. Match Point è un ossequioal cinema europeo dei tempi passati, a cuil’autore è particolarmente devoto; chissà,inoltre, se durante la stesura della sceneg-giatura sia albergata fra i suoi pensieri, latentazione di raggiungere l’indiscussomaestro del cinema giallo: Hitchcock; disicuro deve essere un suo ammiratore. Il postmoderno Bel Amì, Chris Wilton(Jonathan Rhys-Meyers), abbandonato ilsettore del tennis agonistico, si riciclacome maestro di tale sport nel più esclusi-vo club dell’enclave londinese. Tom(Matthew Goode), un ricco allievo, lo intro-duce nei salotti che contano; il giovanedesideroso di accrescere la sua situazionesociale circuisce Chloe (Emily Mortimer),sorella di Tom e la prende in moglie. Mal’irrequietezza è dietro l’angolo e non tardaa manifestarsi: infatti, da quando lo sguar-do di Chris si posa sull’algido corpo diNola(Scarlett Johansson), il pensiero di leidiviene così forte da toglierli il fiato. Iltriangolo amoroso che questi individuiintrecciano ha una complicazione in più: lafemme fatale di cui l’atleta si è invaghito èla fidanzata del suo neo cognato. Lo sno-darsi degli avvenimenti farà sì che l’attra-

zione fatale fra i due, ponga seri ostacoli alcamino che l’immaturo arrampicatoresociale si è prefissato, ma per risolvere iproblemi, forse, si può anche ricorrere ametodi spiccioli…Sobrio nelle immagini, sfarzoso nellacolonna sonora che fa appello alle piùcelebri arie del melodramma nostrano: Iltrovatore, La Traviata, il Rigoletto; questeultime fungono da fattore coadiuvante perl’inevitabile funzione catartica del finale. Ilpregio d’Allen è di aver scritturato due arti-sti emergenti in grado di calamitare l’at-tenzione dello spettatore: una ScarlettJohansson, formidabile nella parte di un’a-spirante attrice americana bionda, sensua-le e volgaruccia (questa caratteristica sinota anche grazie ad un deplorevole dop-piaggio italiano) e un attore, JonathanRhys-Meyers ancora semi sconosciuto peril target italiano, ma noto oltreoceano peressere l’interprete principale di una mini-serie televisiva su Elvis Presley. Chissà se chi da sempre segue i passi delregista di Tutti dicono I love you, avessesospettato, in quest’uomo minuto, unapropensione ad una filosofia orientataverso un pessimismo di fondo, tanto daannuire all’affermazione del tragediografoSofocle per cui la sorte migliore degliuomini sarebbe non essere mai nati?Mistero della natura umana.

Campo de’ fiori10

di Carlo Cattani

“Un’ antica

residenza dellaprovincia di Padova…

avvolta dalla nebbia : così simanifesta il temporaneo sigillo della

natura sopra questa porzione di terra, resaisola nei confronti del resto del mondo ……. Un chiarore d’interni, proveniente dalle partibasse di un ‘ala dell’antica magione, tenta diirradiarsi ma si neutralizza all’incontro conla lattiginosa luminescenza della spessafoschia, sentinella infreddolita al di là delleampie finestre, occhi secolari di questa pre-stigiosa dimora sulla circostante selva……..articolati “pizzichi di suoni” prendono “viadegli spifferi” e sperano che il loro fugacemomento all’addiaccio sia intercettato daqualcuno ……..se non gli occhi, le orecchieposson udire e testimoniare che la “chiusu-ra” al Mondo……… non è perfetta ! E’ unastanza grande, nella “pancia” di una villasecolare nei dintorni di Padova, la “terranatale” di quei segnali sonori che, allor-quando ci avviciniamo, distinguiamo essere“MUSICA” ….e che musica ! Varchiamo lasoglia ? Impossibilitati a tenerci per le orec-chie……porto io i “padiglioni” per tutti voi …vado! Pochi attimi di percorso e imboc-co……… la “The way out” (trad. “l’uscita”)per il coinvolgente “mondo musicale” crea-to da un preparatissimo trio di musicistiItalici, da riporre nel vostro scaffale di “con-serve discografiche” alla lettera “H” comeHYPNOISE ! “The Way out” è il brano d’a-pertura e, aggiungo, d’assalto, dell’operaprima “dei musici Hypnoisici ”, “OPIUM”,posto in circolazione nei primi mesi del nuovomillennio dopo una lavorazione avviata sindal 1996: a tale periodo risalgono, infatti, i“sintomi Hypnoisici” avvertiti da alcuni stu-denti liceali della “turrita e merlata”Cittadella, antico abitato in provincia di

Padova, intervenuti ad una perfor-mance di debutto del “TRIO” che,nell’occasione, espose primitive ver-sioni di alcuni brani, successiva-mente maturati e, oggigiorno,“ribollenti” per intuizione compo-sitiva dai solchi del “12 cm ”OPIUM ! La “pancia” di quel-la villa nei dintorni di Padova,“campo base” delle attivitàdella band, ha incubato ger-

mogli musicali, oggi fiori divalenza Internazionale, concepiti e

curati alla “luce naturale” di una felice corri-spondenza tra talento, formazione culturale,perseveranza di un obiettivo artistico! Lapotenza del trio è assicurata dalle energie di“MIKE P. III”, chitarre, voce solista, fulcrocreativo ed organizzativo della band, “FREZ”alla batteria e percussioni……… dal drum-ming eclettico, “ SANZE” al basso ……alta-mente performante, già tra loro in contatto aitempi della partecipazione ai corsi di unaprestigiosa scuola di studi musicali, la“Thelonius Monk jazz school” di Vicenza. Ildebutto discografico degli HYPNOISE è statoun fatto transnazionale avendo beneficiatodelle preziose cure dell’esperto ed apprezza-to produttore Americano Ronan. ChrisMurphy, lui stesso musicista in attività e col-laboratore di affermati artisti Internazionalianche della “corte di King….. Crimson”,volato da Seattle a Padova, ben disposto asviluppare le trame sonore della Band.“OPIUM”, accattivante realizzazione dalforte impatto Internazionale, si spiega innove episodi, dagli eterogenei fondali, per uncomplessivo di oltre 40 minuti scanditi dabrani cantati in lingua Inglese e un paio dipregevoli strumentali. L’apertura è affidata alrock energico ed elaborato, nel substrato rit-mico, nel cesello chitarristico stratiforme,nella performance vocale, del brano “Theway out”, appropriata “tessera di partenza”dell’ ampio mosaico musicale “posato” daltrio Padovano: una performance slanciata …un andamento da “power trio”, un solismochitarristico coinvolgente, “effusivo” quantobasta per non velare la prestazione deimusici “sottofondisti”, la voce di Mike P. IIItarata su un’appropriata gradazione di ruvi-dità e potenza espressiva …… e poi c’è la“warr guitar” di Mr. TREY GUNN …… oltre unlustro di “passeggiate musicali” nei giardinidel “RE CRIMSON” …… un divampante fina-le chitarristico! Il programma musicale chesegue attesta che il cd OPIUM non rap-

presenta uno scontato supporto musicaleda “sdoganare” con un’etichetta di genereper “gli usi consentiti “ dalle leggi di mercatoma assorbe riflessi provenienti da sfaccet-tature di una sensibilità musicale dagli ampiconfini che conferiscono, a quest’ opera,caratteristiche che ben lo possono/potrannoaccreditare all’attenzione di un pubblico di“fini timpani”, ricercatore di pagine musica-li a “lunga conservazione di interesse”!Scorre musica di gusto e fascino, ispessitadai coinvolgenti arrangiamenti che “ambien-tano” ogni singolo brano e conta sull’estro emisura della “6 corde” di MIKE P. III, ora“arrampicatore” indefesso impegnato inoculati virtuosismi solistici, ora attento freeclimber “sospeso” a…… “spuntoni di psi-chedelia simil PinKFloyd” che crea, insiemeai suoi fidi FREZ e SANZE, momenti di dila-tazione musicale intriganti! C’è calda ispi-razione che evapora dal “rosario” dei brani diOPIUM … c’è più che mai l’uomo e la suavoglia di trovare “artifici” davvero a portatadi mano e, talvolta occasionali : con le tec-niche di registrazioneusate nel progettoOPIUM e seguenti(qualche riga piùin là saprete…), gliHYPNOISE bandi-scono dalle loro inci-sioni il suono consu-mistico digitale ele facilitazionidei multipista,recuperando creatività,calore e incisività datecniche e suoni acui impianti,attrezzature,supporti dir e g i s t r a z i o n i ,componenti-stica e proce-dimenti diregistrazione da “arti-giano in via di estinzione”, conferiscono ilfeeling di un periodo, quello dell’era analogi-ca che, dai commenti dei “ puristi audiofili”, presenta delle “sfumature sonore” esclu-sive … pregi e … difetti del “mondo analo-gico”, potremmo ben dire, essi stessi stru-menti per gli HYPNOISE! Più che mai con-vinti della “bontà dell’esperienza analogica” eforti dell’entusiasmo suscitato presso pubbli-co e critica, la band Padovana ci delizia,proprio in questi giorni, con una nuova ……

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GRAN-DE…… prova

discografica, pubbli-cando il cd (probabilmente,

sarà edita anche una versione in for-mato vinile a tiratura limitata), “ST.VALEN-TINE’S PORNO BAR” per l’etichettaAmericana (L.A.) “VENETO WEST(www.venetowest.com)”. A differenza di“OPIUM”, dove i singoli brani “vivevano l’oc-casione” negli stretti minuti a loro disposizio-ne, quali “istantanee” di momenti e di emo-zioni occorsi nella vita dell’autore MIKE P. III,qui siamo al cospetto di un’opera rock (“Anovella by HYPNOISE”, è riportato sul frontedell’originale copertina ambientata in “ester-no Veneziano”, appena realizzata e visibile inanteprima assoluta per il “pianeta Rock” suqueste pagine), dove è messa in scena unastoria immaginaria e la sua esposizione sidipana nell’arco di oltre 70 minuti, con dina-miche ed espedienti musicali che sapran-no conferire maggiori attenzioni intorno allamusica di questo gruppo! Un notevole passoavanti rispetto al citato, pregevole e più istin-tivo “OPIUM” … estesi ascolti di “ST. VALEN-TINE’S PORNO BAR” mi convincono che gliHYPNOISE volano alto con questa prova,confermando la loro vocazioneInternazionale e dimostrando di esserecapaci di affrontare con concre-tezza un progetto diampia esigenzac r ea t i va ,

inquadra-bile, per esigenze

di catalogazione nell’am-biente del “progressive dalle

tinte psichedeliche”…… più che mai ……le ambizioni del “TRIO” sono grandi! Lecapacità di invenzione musicale del band lea-der MIKE P III sono ampiamente dimostrateda questa “mini-mega produzione”, sgorgata,come idea di base, dalla sua “rovente mente”in pochi minuti di un pomeriggio … del gior-no di San Valentino del 1999…. Immaginateviquelle folgoranti illuminazioni, combinazionedi elementi positivi di una “giornata particola-re”, che ti danno sprono e chiariscono unpercorso … una sensazione quasi orgasmica

… così è stato per MIKE che ha iniziatopazientemente a scrivere lo “storyboard” diquesta” ispirazione”, appuntando bozze ditesti (in lingua Inglese ) e linee musicalifunzionali a descrivere spazi entro i qualifar muovere un personaggio in “evasio-ne” dal suo stressante vivere giornalie-ro, dal “carnevale quotidiano”, teso allaricerca di una dimensione più spiri-tuale che terrena ….. in transito aST. VALENTINE e per nulla attrattodalle “libertà materiali” offerte nei

suoi meandri ... con momento culminerappresentato dal dissolvimento nell’oceanodel protagonista, finalmente sereno di fron-te alla complessa semplicità della natura(gran finale, il brano “THE OCEAN, ispirato,per diretta confessione fattami dall’autore,durante una calda e placida notte Cubanaaffacciato sull’immensità dell’OceanoAtlantico dalla famosa Playa Santa Lucìa ).

Più che mai … analogici gli HYPNOI-SE, che realizzano questo cd avva-lendosi di accorgimenti, in esecuzio-ne e in modalità di registrazione,“vetusti” nell’era di WI-FI, mp3, iPod e via scorrendo tra i variacronimi quotidiani della erainformatica, capaci tuttavia,come dicevo prima, di “far

suonare” tutto questo modernariato,a mò di balsamo per le loro note già prov-viste di interessante creatività! Luoghi, cosee persone, hanno contribuito alla riuscita diquesto cd …… la città di Venezia con la“presa diretta” delle “OSI” (“chiacchiericcio”)al mercato del pesce di Rialto e lungo le sueumide e nebbiose calli, le “risposte ambien-tali” di una piccola chiesa medievale e di unavilla centenaria, le “circuitazioni e le capta-zioni” di gloriose radio d’epoca a valvole…su tutte una mitica Magnadyne S53 del ‘35,originali ed emozionanti innesti gospelimmortalati dall’ugola di Miss Cheryl Potter,vocalist AfroAmericana, ambita ospite delprogetto insieme a una “porzione” degliInternational Gospel Messengers, formazioneItaliana di spirituals & gospel di rilevanzaInternazionale; e poi, ancora, la regia “colta”

del produttore Ronan C.Murphy che ha sin-tonizzato le sue abilità tecniche ed artistichealle esigenze espressive di MIKE e soci ……anche una vecchia damigiana ha prestato lasua “pancia” contribuendo alla creazione diparticolari suoni per il basso di SANZE…..“damigiana vecchia fa … buon suono” è pro-prio il caso di dire! Su tutto sempre e comun-que le fondamenta musicali del trioPadovano, le doti del suo leader, profonda-mente ispirato dalle grandi pagine musicalidei Pink Floyd delle quali, a macchia di leo-pardo nel cd, si apprezzano benevoli influs-si. Da citare, per tutti gli appassionati … inlettura, che Mike ha preso parte a diverse“maratone musicali” svoltesi negli ultimi annia Padova: una prossima di 78 ore ci sarà adaprile … “sfiancandosi” … a fianco di miticimusicisti quali Pat Mastellotto e Tony Levin(King Crimson “World”) … ho detto tutto(!),di un grande polistrumentista ma fondamen-talmente chitarrista, session man per gentecome Bob Seger-Neil Young-Dobbie Brothersetc etc…… Mr. Willie Oteri(www.willieoteri.com). Inoltre, in queste set-timane diverse radio hanno ospitato/ospite-ranno la Band, trasmettendo interviste e miniset acustici dal vivo mentre scriviamo; RadioPopolare Network (nel programma “FromGenesis To Revelation”–riferimento per tuttigli appassionati di rock progressivo-www.fromgenesis.net) e Radio Cantù (programma “Prog Generator-www.radiocan-tu.com/tarkus), ci hanno già offerto la musi-ca del “Trio”; E’ stato presentato, il 14Febbraio, presso Blacks a Londra, il CD, spe-riamo anche di ascoltarli, dalle nostri parti,in radio e di vederli dal vivo… presto!Padova, latitudine 45°24’57”96 N - longitu-dine 11°52’58”08 E … gli appassionati delrock di qualità dovranno orientare le “recie”verso questa zolla del Pianeta!www.HYPNOISE.NET esaurientissimo edaggiornatissimo sito delle attività dellaband…. non sostenerli sarebbe unosgarbo a San Antonio da Padova ! “Tuto dovarià issare musica. Ti, che Te meparli, i bocia che ride de scioco, el mondo cheva vanti. Musica on viajo, on amigo, on fra-delo. Musica lavita. Tuto,podarìa. Macossa ghexe chestona?”

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R

Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi

di RiccardoConsoli

RugantinoUna maschera del settecento

ugantino, maschera della Commedia dell’Arte, prima diapparire in borghese, è la caricatura di un goffo sbirroattaccabrighe, armato con due coltellacci che indossa unagiubba di panno rosso con falde a coda di rondine, corpet-to e calzoni dello stesso colore, scarpe con grossa fibbia eun cappello a forma di incudine; a volte viene rappresen-tato come capo degli sgherri, altre volte come brigante tra-vestito da sgherro:“…cor cappello a du’ pizzi, cor grugnolungo du parmi, co’ ‘na scucchia rivortata ‘nsu a uso decucchiaro, co’ no’ spadone che nun ce la po’ quello der sorRadeschio, e co’ le cianche come l’Arco de Pantano, se pre-senta, Signori mia, Rugantino er duro, nato ‘nsto piccolocastelluccio e cresciuto a forza de sventole, perché haavuto ‘gnisempre ervizio de rugà ed’arilevacce…”Con il passaredel tempoqueste carat-teristiche siperdono finoad acquisirequelle di ungiovane perdi-giorno fanfa-rone di quar-tiere, un po’del inquente,un po’ sbruffo-ne, semprepronto con lalingua, “…me-jo perde ‘namico che ‘nabona risposta…”, ma perennemente soccombente nelmomento in cui occorre menar le mani; “…me n’ha datetante, ma sapessi quante jè n’ho dette…”Rugantino è il prototipo del bullo romano per eccellenza,sempre pronto allo sfottò ed alla rissa, cerca rogna, jepuzza de campà, je rode, minaccia, promette di darle, male prende sempre, il tutto con connotazioni di lealtà e gene-rosità verso i più deboli, caratteristiche queste del romanobuono e credulone, un po cialtrone, a volte vigliacco, mache per nessun motivo al mondo è disposto a farsi pestarei piedi; la sua caratteristica è l’arroganza, il nome gli deri-va proprio dal termine ruganza, ossia arroganza; unamaschera tipica vestita da povero popolano con un paio dibraghe consunte al ginocchio, una fascia stretta alla vita,camicia e casacca, fazzoletto intorno al collo. Scrive il poeta:“…c’è un personaggio caro a Roma nostra,/ er popolo lo chiama Rugantino, / c’ha carattere vero e lodimostra: / è un rompiballe davvero fumantino…“…se diverte a rugà, lo dice er nome, / che se traduceall’esse prepotente, /de rompe a destra e a manca li cojo-ni / pe avecce er sangue rosso e assai bollente…Rugantino è una maschera del settecento e, anche se il

teatro dialettale romanesco risale alla fine dell’ottocento,alcune singole parti in vernacolo erano state portate inscena ben prima di questo periodo; fra le battute più cele-bri ricordiamo quella in cui, nei panni di un servitore allaricerca di una balia per la sua padrona, a Pulcinella che glidomandava:“…perché i signori fanno allevare i figli allebalie…”, rispondeva:“…che nu’ lo sai, perché imparino dapiccini a succhià er sangue de la povera ggnente…”Queste battute ci riportano a tale Gaetano Santangelodetto Ghetanaccio, attore che rese popolare la maschera diRugantino al Teatro dei Burattini; questi un giorno venneinvitato dall’Ambasciatore di Francia per tenere uno spetta-colo a Palazzo Farnese, con una sola condizione: non dove-

va proferire neparolacce ne scon-cezze; Ghetanaccioassicurò che, nelcorso dello spetta-colo, non sarebbestata detta alcunascurrilità ma, disse,per esigenza dicopione, una per-nacchia debbo farlaper forza.Ottenuto il permes-so, allorquandodurante lo spetta-colo un servitoreannuncia l’arrivodell’Ambasciatore,parte una pernac-chia che fa vibrarela sala e inorridirel’intero Corpo

Diplomatico; l’ira dell’Ambasciatore è grande, maGhetanaccio serenamente:“…una me n’avete concessa,una ve n’ho fatta!”Giggi Zanazzo nel 1887 fonda e dirige una Rivista satirico -umoristica; quale nome più appropriato se non quello diRugantino?La pubblicazione riscuote immediatamente grande succes-so; ancora oggi è pubblicata come Settimanale SatiricoPolitico, nell’ambito del quale, ampi spazi vengono dedica-ti alle tradizioni e curiosità romane. Ma veniamo a tempimolto più recenti.Garinei e Giovannini, con la collaborazione di PasqualeFesta Campanile, Massimo Franciosa e il Maestro ArmandoTrovajoli, decidono di creare un nuovo spettacolo musicaleincentrato sulla maschera di Rugantino; nasce così unadelle più celebri commedie del nostro teatro leggero, quel-la che la critica definisce la Commedia Musicale Italiana piùpopolare e amata.Va in scena per la prima volta il 15 dicembre 1961 al TeatroSistina, i principali interpreti sono: Nino Manfredi, LeaMassari, Aldo Fabrizzi, Bice Valori e un giovanissimo LandoFiorini. continua a pag. 14...

Campo de’ fiori14

Rugantino. Una maschera del settecento

A beneficio di quei pochissimi lettori che non conoscono la com-media musicale ecco la trama: attorno a Rugantino si muovonoalcuni personaggi che riproducono perfettamente i diversi carat-teri della commedia popolare, Mastro Titta oste- boia, bonario eumano malgrado la sua professione, il prepotente Gnecco, l’au-dace e prosperosa Rosetta, il Principe don Nicolò Paritelli, rap-presentante dell’aristocrazia nera e la semplice ma furbaEusebia.Siamo nella Roma del 1830 all’epoca del Papa - Re; Rugantino,un giovane sbruffone, indolente e un po vigliacco, vive diver-tendosi tra mille scherzi consumati ai danni altrui:“…a SoriPrincipi Paritelli, magnateve er gatto…” e qualche truffa che gliconsente di tirare avanti.All’inizio della storia lo troviamo alla gogna e, mentre scontaquesta ennesima punizione, deriso e sbeffeggiato dagli amici,viene confortato da Rosetta, procace e bellissima popolana,infelicemente sposata con tale gelosissimo Gnecco, assassinodel primo marito, particolare questo che Rugantino non cono-sce; egli non perde tempo e, spavaldamente, scommette con gliamici che, entro la festa di primavera, la Festa dei Lanternoni,riuscirà a conquistare ed a possedere Rosetta, pena tre chilo-metri da percorrere con i piedi in un sacco.Contemporaneamente deve però provvedere alla sistemazionedi Eusebia, una sua vecchia amante, rimasta improvvisamentepriva del suo anziano protettore; trovare un nuovo uomo perEusebia è un gioco da ragazzi, Rugantino individua la personaadatta nell’Oste - Boia Mastro Titta, personaggio realmente esi-stito, Giovanni Battista Bugatti il suo vero nome, precedente-mente abbandonato dalla moglie e rimasto solo con il figlioBojetto, un ragazzo brutto e petulante innamorato del lavoro delpadre. Per raggiungere lo scopo, Rugantino presenta Eusebia a MastroTitta come se fosse sua sorella e nasconde ad Eusebia la veraprofessione di Mastro Titta; con tale doppio raggiro riesce a farsi che Mastro Titta accetti Eusebia come sua nuova compagna,in attesa che il Papa gli conceda la dispensa dal primo matrimo-nio, cosa questa che accadrà in coincidenza con la trecentesimadecapitazione da lui eseguita.Tra Mastro Titta e Rugantino esiste un rapporto particolare, que-sti lo sottopone giornalmente ai più disparati scherzi e seguecon regolarità le decapitazioni eseguite dall’anziano boia che, asua volta, malgrado tutto, considera Rugantino una sorta di

figlio.Approfittando della fuga di Gnecco da Roma, che è ricercato peromicidio, Rugantino sottopone Rosetta ad una corte insistentefino a strappargli un appuntamento a Campo Vaccino dove, ilgiorno della Festa dei Lanternoni, i due trascorrono una roman-tica serata finendo per innamorarsi.Rugantino, ormai innamorato, nasconde agli amici l’incontro conRosetta e preferisce pagare la scommessa, ma non basta, l’ulti-ma sera di carnevale, Gnecco rientra improvvisamente a Romae viene ucciso; L’assassinio è scoperto proprio da Rugantinoche, pur di apparire un vero uomo agli occhi della sua donna, siauto accusa.All’arrivo delle guardie, con l’aiuto di Eusebia, Rugantino fuggee si nasconde nella cantina dell’ignaro Mastro Titta, ma un con-trattempo e l’arrivo del Cardinale Vicario lo fanno scoprire. Siamo all’epilogo. In carcere Rugantino confessa a Mastro Tittadi non essere lui l’assassino di Gnecco, ma ancora una voltaall’arrivo di Rosetta che gli giura amore eterno, preferisce riscat-tare la sua vigliaccheria e affrontare il patibolo; beffa del desti-no la sua è la trecentesima testa a cadere per mano di MastroTitta che gli sfrutterà la tanto sospirata dispensa Pontificia.Questa, in estrema sintesi, la trama della commedia musicale,ma come non ricordare le straordinarie musiche del MaestroArmando Trovajoli come “Roma nun fa’ la stupida stasera”, unadelle canzoni più romantiche della storia del teatro moderno,che Rugantino intona sotto le stelle di Roma al primo appunta-mento con la sua amante, pregando la sua città di aiutarlo, ocome “Ciumachella” e “Tirollallero”, motivi magistralmente inter-petrati, nella prima edizione, da uno straordinario Lando Fiorini.Chi scrive, ricorda uno spettacolo musicale presentato daCorrado Mantoni, chi non ricorda Corrado, il quale, riferendosialle numerose repliche di Rugantino, presentava i protagonistiManfredi, Massari, Fiorini definendoli “quel formidabile trio” e,molti anni dopo, al termine di una serata a il Puff, andava inscena “La Repubblica del gratta e … perdi”, con interpreti,Tommaso Zevola, Giusy Valeri, Monica Cetti e, naturalmente,Lando Fiorini, quest’ultimo, al termine dello spettacolo, intratte-nendo il pubblico, diceva: “…voglio dedicarvi una canzone a meparticolarmente cara, poiché se non fossi stato chiamato adinterpretarla al Teatro Sistina, probabilmente mi troverei ancoraai mercati generali…”, si riferiva, naturalmente, a: “Roma nun fa’la stupida stasera”.

ValerioMastandrea eSabrina Ferilli, rispettivamenteRugantino eRosetta nell’ultima rappresentazioneteatrale di“Rugantino”

...continua da pag. 13

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Indovina L’ArtistaDi lato è riportato il

particolare di un quadro. Sai dire chi l’ha dipinto?

I primi tre che indovinerannoe lo comunicheranno in reda-zione, riceveranno un simpati-co omaggio offerto dal Centro

Parati di Selli Vittorio

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“Din…don…” un suono che per mesi hataciuto, ora ritorna imponente a ravvivarei nostri ricordi. “Din…don…” è quella nota

che ogni anno, puntuale, nelle fredde gior-nate di metà inverno, solletica le orecchiedei ronciglionesi. “ Din…don…” tutto è ini-ziato: graziose ed improvvisate mascheri-ne, percorrono le vie di Ronciglione affol-late di gente festante, mentre da lontano,le note della banda cittadina, preannuncia-no l’arrivo dei gruppi mascherati. Costumivariopinti danzano allegramente, percuo-tendo il grigio asfalto decorato di stelle

filanti fatte fluttuare nell’aria dai bambinivivaci, tenuti per mano, a fatica, dalle pro-

prie mamme. Un turbinio di coriandoli,nasconde, a tratti, la visione di maestosicarri allegorici raffiguranti personaggi

fantastici. Alcuni di essi, esibiscono cari-cature del personaggio del momento, ridi-

colizzandolo agli occhi degli spettatoridivertiti. Ma oggi tutto è permesso. Il

suono gioioso “de’ o campanò”, ha apertouna settimana fatta solo di spensieratez-za e divertimento: è Carnevale e la tri-

stezza, per qualche giorno, viene inghiot-tita dalla spensieratezza.

Mentre il vento che soffia pungente daSant’Anna, maltratta le guance del pubbli-co, che da ore è all’angolo del “Gricio”, untimido sole invernale sfiora chi ha trovatoposto sulla salita di “Montecavallo” … fer-vono i preparativi. Tutto è ormai prontoper accogliere i protagonisti del momen-to… bandiere e stendardi, mescolati ai

cavalli, percorrono la strada principale diRonciglione fino al “monumento”, dove il

mossiere è già pronto per la fatidica“mossa”. Mani, che per lungo tempo hannotrovato riparo nelle calde tasche dei cap-potti e pellicce, vibrano ora nell’aria perincitare i sedici purosangue lanciati al

galoppo lungo le vie del paese cimino. D’untratto l’aria è percorsa dal forte boato dichi, con emozione, segue questi fantastici“berberi” che, ogni anno, sembrano grida-

re ai presenti la loro voglia di libertà.

Erminio Quadraroli

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Campo de’ fiori28Domenica 26 Gennaio a Viterbo si sonosvolti i “Campionati Provinciali” di karateFIAM (Federazione Italiana Arti Marziali),specialità kata, tappa importantissima pertutti gli atleti dell’Okinawa S.C. che hannoiniziato così il percorso per arrivare adisputare il Campionato Italiano che siterrà a Maggio.Imperativo della gara era arrivare in zonamedaglia ed accedere alla fase regionale,obbiettivo centrato da tutti gli atleti, conpiena soddisfazione del Maestro CarloMercuri e degli istruttori Roberta e FabioMercuri.Si sono classificati al primo posto: BernardiGianluca, Vastarella Nicola, RossettiNelson, Cavalieri Mauro, Rizzo Martina,Imperio GianMaria, Sestili Andrea, FilippelliFabio, De Federicis Alessia, StradaArmando, D’Addario Pietro.Medaglia d’argento per: Mercuri Fabio,Spettich Federico, Di Valentino Luca,Racovita Cosmin, Deriù Francesco.Medaglia di bronzo per: Sciarrini Federico

e Vitali Stefano. Altro importante appuntamento è stato il“Campionato Provinciale” di kumite (com-battimento), che si è svolto Domenica 5Febbraio a Viterbo. Anche in questa occa-

sione i ragazzi dell’ Okinawa hanno centra-to l’obbiettivo, raggiungendo tutti il podio.Per la propria categoria si sono piazzati al

primo posto Mercuri Fabio, VastarellaNicola e Di Valentino Luca, al secondoposto Spettich Federeico e BernardiGianLuca, al terzo posto Rossetti Nelson. Tutti gli atleti si stanno allenando per pro-seguire questo cammino. Prossima tappa iCampionati Regionali in cui i ragazzidovranno dare il massimo. Un grosso “in bocca al lupo” a tutti i kara-tekas.

Domenica 2 Aprile si svolgerà la 14° edi-zione della “ Coppa Okinawa“ competizio-ne di karate, diventata ormai una tradizio-ne per Civita Castellana. Questo eventosportivo, che si ripete ormai da più di quin-dici anni, è organizzato dalla palestraOkinawa Sporting Club e coinvolge societàsportive provenienti da tutto il Lazio e nonsolo. Infatti la gara rappresenta un richia-mo per centinaia di atleti, che ogni annorinnovano la fiducia, la stima e l’amiciziaper il Maestro Mercuri promotore ed orga-nizzatore della manifestazione.

Campionati Provinciali

6 APRILE 200614° COPPA OKINAWA

Presso la Palestra Comunale Pino Smargiassi di Civita Castellana

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“Mentre mangiospesso ho tosse..”,“spesso gli alimentimi vanno di traver-so..”, “non riesco adeglutire..” Sonomolte le personeanziane, ma nonsolo, che hanno dif-ficoltà nel mangiareo nel bere. Quandoun sorso d’acqua, o

un boccone di cibo, ci fa tossire, non è giu-sto pensare che sia soltanto una distrazio-ne o un caso. quando mangiare diventauna grande fatica. la maggior parte dellevolte ci troviamo di fronte ad un problemadi deglutizione. Il cibo che quotidianamente ingeriamosegue un percorso ben definito, che vadalla bocca allo stomaco (deglutizione). A volte gli alimenti deviano dal loro per-corso normale, prendendo una “strada”sbagliata: la via respiratoria (disfagia).Questo fenomeno è spesso un sintomo diuna malattia (malattie neurologiche,tumori, esiti di traumi cranici, o di opera-zioni chirurgiche, ecc), ma è anche undisturbo che può comparire nelle personeanziane senza alcuna patologia conclama-ta. L’individuo che presenta disfagia (trop-po spesso in modo inconsapevole), a pre-

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Centro di Diagnosi e TerapiaNeuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica,PsicopedagogicaVia Tasso 6/A - Civita Castellana (VT)T. 0761.517522

a cura della Dott.ssaCristiana Stefani,Logopedista

scindere dal grado di questa,corre dei grossi rischi per il suostato di salute: soffocamento,polmoniti ab ingestis, malnutri-zione e disidratazione. Oltre a queste problematiche ditipo “fisico”, consideriamo anchequelle a carattere psicologico:non riuscire

a mangiare normalmente produce frustra-zione durante il pasto, che non è più unmomento da condividere con gli altri, mada vivere in solitudine per vergogna; finoad arrivare ad annullare l’alimentazione enon mangiare più. Consideriamo anche il lato economico:trattandosi in larga percentuale di personeospedalizzate, i disturbi della deglutizioneaumentano il numero delle complicanze, il

tempo di degenza ed i costi sanitari.Purtroppo in molti ancora sottovalutano lepericolosa conseguenze dei disturbi di

deglutizione, sia a livello indi-viduale che collettivo.

E’ bene quindi, nelcaso si verifichinofrequenti episodi ditosse durante ipasti, effettuareuna valutazionedelle abilitàdeglutitorie.

Le figure profes-sionali indicate a talfine sono il medicofoniatra ed il logo-pedista, che in unlavoro di equipe

sono in grado di valutare se esiste il pro-blema, in che misura, ed in che modoaffrontarlo.Riabilitare la disfagia non è semplice,richiede esperienza, conoscenza teorica estrumenti adeguati. Le tipologie di inter-vento sono principalmente due: agire sullacausa e lavorare sull’impostazione di stra-tegie di compenso. Infatti, ad esempio, per diminuire il rischiodi soffocamento o aspirazione, occorreistruire il paziente (e chi si occupa di lui) adadottare determinate posizioni corporeedurante l’assunzione del cibo e dellebevande; oppure apportare delle variazio-ni alla dieta, in generale comunque forniredelle norme di scelta e di assunzione deglialimenti. Si dice che senza acqua o cibo si puòmorire in pochi giorni è anche vero che inalcuni casi sono acqua e cibo causa dimorte la riabilitazione della disfagia è unpasso importante al fine di migliorare laqualità della vita!

Problemidurante i

pasti ......non sono sempre

casualità“

Vita Cittadina

Civita Castellana - 12 Febbraio 2006 - sagra del “frittellone”

L’atleta di Civita Castellana,Maila Pistola, insieme al pro-prio partner Valerio Fidenzi,Domenica 12 Febbraio, hadisputato, presso il palazzettodello sport di Terni, ilCampio-nato Regionale FIDSdi Danza Sportiva. In seguitoad un intenso allenamentoper la preparazione di 5 ballistandard, ha gareggiato nellacategoria 16/18 anni, arri-vando in finale e conquistan-do un inaspettato 3° posto,dato che la coppia si è forma-ta da appena 6 mesi. La cop-pia si stà ora allenando per lefuture “gare a punteggio”che daranno loro la possibili-tà di partecipare alCampionato Italiano FISD didanza sportiva. In bocca al lupo ragazzi

6 Febbraio 2006Conferenza dei Servizidella ASL distretto VT5

I Catamellesi DOC

La redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguriLa redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri

Abbiamo ricevuto, qualche giorno fa, una lettera daparte di alcuni giovanissimi lettori di Campo de’ fiori, checi scrivevano da Fabrica di Roma, Nepi, MaglianoSabina, Borghetto e Civita Castellana. Ci chiedevano unpiccolo spazio sul nostro giornale da dedicare a StefanoCaon, in arte Stefan Key e Theo Francocci, in arte Theo,giovanissimi speaker di Radio Punto Zero (emittenteradiofonica civitonica da quasi trent’anni). “Signor Anselmi… - scrivono – perché non và in radio afare un’intervista o delle foto? Per noi giovani è moltoimportante e un’occasione per ringraziare il direttoredella radio, Omero Giulivi, per aver dato a Stefan Key eTheo, uno spazio alla radio e della musica diversa dalsolito, per noi giovani. Speriamo che lei, signor Sandro,ci possa aiutare, a vedere in foto, quei due ragazzi stre-pitosi. Grazie, i fans”.Eccovi accontentati cari amici, questi sono Stefan eTheo, due giovanissimi ragazzi che, con la loro simpatiaed il loro umorismo, ogni mercoledì e venerdì pomerig-gio, animano la vostra radio con musica giovane, giochisempre nuovi che inventano per il vostro divertimentoed interagiscono con voi, comunicando con SMS e e-mail. Chiediamo a Stefan e Theo se vogliono dire qualcosa ailoro fans e loro, felici e commossi per la vostra parteci-pazione, ci rispondono: “Solo una cosa … ragazzi SIETEFANTASTICI”.

di Cristina Evangelisti

Le nLe nuouovve ve voci dioci diRRadio Punto Zeradio Punto Zeroo

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!!! Sorpresa !!! per la picco-la Giorgia Mancini che il21 Marzo compirà il suo

primo compleanno.Tantissimi auguroni

dalla cuginetta Eleonora,nonna Maria, e gli zii

Andrea e Tamara. ... Smak ...

Tantissimi auguri aBarbara

Del Prioreche compie gli anniil 16 Marzo, dalla

mamma, il papà, il fra-tello, la sorella e

la nonna

Tantissimi auguri a Marcello Cristiani e aGiorgia Gelanga che compiono 4 anni.

Con tanto amore dai nonniLucia e Massimo

Tantissimi auguridi Buon Compleanno a

Maurizio Martini che compie gli anni il 4Marzo, dalla famiglia e dagli amici

“Tantissimi auguri a

Elena Marinozzi che il22 Marzo compirà 94

anni. Con tanto amore daifigli Arnaldo e nnunziata,

dai nipoti Alessandro,Alessandra e Stefania

Tantissimi auguri aFrancesco Soli che compie

gli anni il 31 Marzo, dalpapà e dalla redazione

Auguri a Alessandro Facchinche ha compiuto 18 anni il 19

Febbraio da Antonietta, Cristina, Gabriele,

Serena, Marco e Giuliano

Tantissimi auguri a AlessandroBroccolucci di Corchiano che com-pie gli anni il 1°Marzo, dai ragazzi

dell’ oratorio

Tantissimi auguri alla piccolaElisa di Corchiano

che compie 3 anni l’11 Marzoda nonna Angela, nonno

Terenzino e lo zio Andrea

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Cari amicila storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure.

Conservate gli inserti e... buona letturadai vostri Cecilia e Federico

soggetto e testo Sandro Anselmi

continua sul prossimo numero......

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Civita CastellanaLa chiesa scomparsa: la Madonna del Vinciolino

Scarse e frammentarie le notizie storiche e documentarie sullaChiesa della Madonna del Vinciolino, edificata nel XIII secolo e suc-cessivamente demolita nel 1914, per la costruzione della ScuolaElementare “XXV aprile” in via Antonio Gramsci.Recenti acquisizioni documentarie permettono, comunque, di stabi-lire la data di edificazione e di ricostruire la forma e la tipologia archi-tettonica originaria, prima della demolizione degli inizi del ‘900.In una planimetria del XIX sec., relativa all’area urbana in cui erainserita la Chiesa, possiamo notare, a nord, la presenza di orti, ter-reni coltivati e delle Chiese di San Giovanni e San Benedetto.Ad est, vari fabbricati di via dello Scasato e le Chiese di Santa Mariadel Carmine e di San Giorgio.A sud, le zone densamente edificate di Via della Corsica e di Via diSan Giorgio che conduceva all’omonima Chiesa, trasformata nel1915, e alla stessa Madonna del Vinciolino.Ad ovest, l’attuale centro storico di Civita Castellana, con tutti i suoiedifici ed emergenze architettoniche significative.La Madonna del Vinciolino era, dunque, una Chiesa di “periferia”secondo la moderna terminologia urbanistica, se vista in rapportoall’estensione del centro urbano di Civita Castellana nel XIX secolo eposta in una zona ricca di insediamenti religiosi: San Giorgio,Sant’Antonio, Santa Chiara all’Ospedale, Santa Chiara in Via Ferretti,Santa Maria del Carmine, San Giovanni, San Benedetto e le ChieseRupestri di San Selmo e San Cesareo, tutte edificate nel versante estdel pianoro si cui sorge l’attuale centro cittadino.La Chiesa della Madonna del Vinciolino, sulla base del rilievo rinve-nuto, aveva un’unica navata non absidata con l’ingresso, unico eprincipale, sul fronte ovest e l’altare delle celebrazioni liturgiche col-locato sul lato est. Sulla parete di fondo, dietro l’altare, l’affresco raf-figurante la Madonna del Vinciolino.Il tetto era del tipo ligneo a capanna, con le capriate triangolari pog-gianti sulle murature in tufo perimetrali a faccia vista, sia sul latoesterno che interno.L’aula interna, semplice e spoglia, era pavimentata con mattoni in

cotto posti a spina di pesce, riquadrati da cornici realizzate con concidi fiume levigati.Il campanile, del tipo a vela, era posto sul prospetto est, in corri-spondenza dell’angolo nord-est del fabbricato stesso.Una architettura, dunque, improntata al rigore e alla massima sem-plicità costruttiva e tipologica, di chiara matrice ed impronta france-scana, che numerose chiese e conventi ha realizzato a CivitaCastellana e nei dintorni.Dal rilievo si desume, in particolare, il sistema metrico utilizzato nel-l’edificazione della Chiesa: l’intero edificio religioso misurava, sul latoesterno, metri lineari 6 di larghezza per 12 metri di lunghezza. Due quadrati, con il lato di 6 metri, posti lungo l’asse longitudinale.In alzato, l’altezza della chiesa, in corrispondenza della linea di gron-da, era ricavata dal ribaltamento della diagonale del quadrato dibase, secondo uno schema proporzionale tipico dell’architettura reli-giosa del XVI secolo.Nelle linee e forme architettoniche, così semplici e rigorose, riman-da alla Chiesa della Madonna del Rosario in Via del Rivellino.Le fonti documentarie, inoltre, non rivelano se l’edificio sacro era uti-lizzato quotidianamente, oppure in ricorrenza di particolari celebra-zioni religiose o feste cittadine, come avveniva per la vicina Chiesadi San Giorgio. L’edificazione della chiesa, sulla base del sistema pro-porzionale e metrico, va posta tra il 1210 e il 1240, coeva all’edifica-zione di altri edifici religiosi e della stessa Cattedrale dei Cosmati.Nel 1910, compare nell’elenco dei beni fondiari appartenenti alProfessor Giuseppe COLASANTI, insigne cittadino e scienziato, edopo la morte di questi, divenuta con i terreni circostanti, di pro-prietà dell’Università di Roma, erede testamentaria del LascitoColasanti.Nel 1912 l’Università di Roma concede in enfiteusi al Comune diCivita Castellana la chiesa con i terreni per l’edificazione della ScuolaElementare. Nel 1914, la Chiesa della Madonna del Vinciolino vienetotalmente distrutta.

Prof. Arch. Enea Cisbani

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Avolte scrivendoquesti articoli,penso veramentea come eravamo,noi giovani, natidopo il secondo con-flitto mondiale. Noiche abbiamo vissutogli anni della ricostru-zione, gli anni del boomeconomico, gli anni deiradicali cambiamenti diquella società che uscivacon le ossa rotte da unaguerra, appoggiata peressere vincitori, e dimostra-tasi poi una sonora sconfitta.Forse l’ho già ripetuto altrevolte, e tengo a ribadirlo, io sonocontento di essere nato in quelperiodo, perché ho potuto confron-tarmi con realtà di tre diverse gene-razioni: quella di mio padre, la mia,e quella dei miei figli. Finora ho trattato un po’ tutti gliargomenti della mia infanzia, e dellamia gioventù, riscuotendo ampi con-sensi, soprattutto dai miei coetanei,

Come eravamo

di Alessandro Soli

per-ché ho risusci-

tato dal dimenticatoioricordi e sensazioni che sembrava-

no ormai perse. Ma lo scopo principale ditali scritti era e rimane un altro, far capire,se possibile, ai giovani di oggi, il perché siè arrivati al BMW, magari partendo dallaFIAT/500, il perché si è arrivati a convive-re con la donna che ami, magari partendodal bacio dato in fretta e di nascosto daigenitori, il perché tutti oggi studiano emagari non trovano lavoro, partendo dalledolorose bacchettate date ai cosiddetti“somari” di allora.

Allora è facile e bello confrontarsi;personalmente, non provo rimpiantiverso questa generazione, etichet-tata come generazione del benes-sere, anzi provo dispiacere, per-ché oggi, specialmente i giovanisono gravati da mille problemi:esistenziali, affettivi, sentimen-tali ecc. Purtroppo non hanno quellaspensieratezza, tipica dellegenerazioni che li hanno pre-ceduti.

Di chi la colpa, se tale si puòchiamare? Della società? Di noi genitori

e nonni? Del progresso? Di chi amministrala cosa pubblica? La colpa è di tutti e dinessuno, bisogna avere fiducia nel doma-ni, in un domani migliore, in un domaniche ci porti a guardare avanti, senza peròdimenticare il nostro passato, per nonripetere gli errori fatti e ritrovare perchéno, quelle emozioni che tanto ci fannobene al corpo e allo spirito. Da parte mia,fin che scriverò su “Campo de Fiori”, con-tinuerò a trasmetterVi quello che ho pro-vato e provo, ogni volta che i miei sensi midaranno l’input, per regalarmi e regalarVila gioia del “come eravamo”. Ciao, alla prossima!

La mia analisi

GenovaMaggio 1978Una famiglia

felice

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Coltivare l’attività motoria: coordinazione ed equilibrio

Via Donatello - Loc. Fontana MatucciaCivita Castellana (VT) - T. 0761.514016

L’attività motoria, nell’arco della vita dell’es-sere umano, inizia con il gioco durante l’etàinfantile, prosegue mantenendo le abilitàraggiunte durante tutta l’età adulta e sicaratterizza, come prevenzione, nell’inevita-bile processo degenerativo della terza età.Il rallentamento dei processi degenerativi,può essere stupefacente se si coltivanodeterminate attività motorie e, soprattutto,qualche interesse che occupi la mente. Proviamo a formulare qualche proposta ade-guata per un fitness che garantisca il man-tenimento dell’integrità strutturale e psichi-ca.Spesso, il sentirsi poco utili nella società enella famiglia, è motivo di depressione nelsoggetto anziano. Costituire un gruppo diallenamento è, quindi, di grande importanzain quanto rappresenta un momento disocializzazione. Ma il gruppo non deve essere “anagrafica-mente” omogeneo, in quanto la lamentela diun soggetto per il proprio ginocchio dolente,scatenerà, sicuramente, negli altri soggettila necessità di parlare dei propri problemi dicervicalgia, lombalgia etc.Con un gruppo “anagraficamente” omoge-neo, si rischia di ghettizzare quell’ individuoanziano, le cui capacità fisiche, nel fitness,se allenato, sono molto simili, a volte anchesuperiori, a quelle di un adulto non allenato.Viceversa, classi “anagraficamente” misteed eterogenee, offrono l’opportunità di unoscambio di opinioni e di interessi difficilmen-

te attuabili in altri ambienti, come ad esem-pio all’interno della propria famiglia.Partendo da questa premessa, si può proce-dere alla programmazione delle attività spe-cifiche, che dovranno comprendere quattroelementi:1) Coordinazione Dinamica edEquilibrio, 2) Forza, 3) EquilibrioMiotensivo e Posturale, 4) ResistenzaCardio-Polmonare.Per quanto riguarda il primo punto, sappia-mo che la maggior parte dei traumi, ad unacerta età, sono dovuti alla mancanza direattività nel recupero dell’equilibrio e all’i-nefficienza coordinativa. Personalmente, oggi valuto diversamente idue incidenti sciistici in cui sono incorsa nel-l’ultimo decennio. Infatti, sentendomi fisica-mente preparata dal punto di vista dellaresistenza e della forza muscolare, nonavevo dubbi di poter sciare confrontandomicon ventenni, sperimentando, al terminedella giornata, una totale freschezza al con-fronto della stanchezza degli sciatori più gio-vani. Ma, nel mio allenamento, c’erano,però, pochi elementi di coordinazione e nes-suno di equilibrio. L’unica preparazione in talsenso, la effettuavo con una pericolosa “fullimmertion” durante la settimana bianca!E’ risaputo che le cadute, in età avanzata,sono spesso rovinose e, talvolta, i traumihanno una risoluzione incompleta. Lascianosempre, inoltre, un senso di inadeguatezza,con conseguente disinteresse per ogni tipodi attività motoria. E’ possibile allenare la coordinazione moto-ria e l’equilibrio?“Per quanto riguarda l’equilibrio, sono parti-colarmente indicate le attività che giocanosu spostamenti lenti del baricentro, in posi-zioni diverse da quelle usuali e che fissanol’atteggiamento del corpo in posizioni in cui,il difficile mantenimento dell’equilibrio, com-porta contrazioni isometriche” (Luca Perini).

Questi esercizi, accompagnati da ampi movi-menti degli arti e dal controllo della respira-zione, appartengono a discipline come il TAICHI CHUAN e la ginnastica con tecnicheposturali e respiratorie come il PILATES.Raggiunta una buona preparazione di basein queste discipline, bisogna affrontare un

nuovo gradino, poiché nessuno, nella vita, simuove con la lentezza del TAI CHI QUAN, névive disteso a terra come nel PILATES. Ilsecondo gradino, infatti, consiste nell’affian-care all’attività iniziale scelta, elementi divelocità in posizione eretta, come ad esem-pio un corso di aerobica o Step Low Impact,ma solo per chi gode di ottima salute e nonha alcun problema articolare all’anca, alginocchio e alla caviglia. Per chi, invece, sof-fre di questi problemi, è indicata la ginnasti-ca in acqua ed il ballo (ma non slow!). Inquesto modo, si darà inizio anche all’allena-mento cardio-polmonare, che sarà l’argo-mento del prossimo numero.

Carla Bonafede Di DonatoCoordinatrice Programmi Fitness

Centro Blu Life

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AmarcordQuella del barbiere non era una professione, ma una vera epropria arte.Rigorosamente in camice bianco, il barbiere faceva acco-modare, sull’antica poltrona, il cliente, che era pronto a farsi“scolpire” la chioma secondo la moda del momento: alloschiaffo, alla Marlon Brando, per passare negli anni ’60 altaglio alla Little Tony (o alla Helvis) e poi alla Beatles. Finitodi acconciare i capelli, il barbiere stendeva, per qualcheminuto, un panno caldo sul viso del cliente, per fargliammorbidire la pelle, affilava il rasoio sulla cinta di cuoio,preparava la crema da barba, rigorosamente al profumo dimandorla, che miscelava col pennello di peli di cinghiale edal manico in osso, ed iniziava la sua opera d’arte. Con mano sapiente, eseguiva il pelo e il contropelo senzafar sgranare la barba e, per le piccole ferite, era pronto atirar fuori dal taschino, una matita emostatica per fermareil sangue. Naturalmente, la stessa matita veniva utilizzataper tutti i clienti, “alla barba” delle malattie infettive.Dopo essere stato sbarbato, il viso del cliente veniva nuo-vamente ricoperto con un panno, questa volta fresco, pertonificare la pelle. Finito il trattamento, e dietro il richiamodi: “Ragazzo …… spazzola”, compariva il ragazzo di botte-ga, sui 10 – 15 anni, mandato dai genitori ad imparare ilmestiere che, con la spazzola in mano, ripuliva il cliente daipeli e dai capelli. Il tocco finale spettava nuovamente al bar-biere che, con la boccetta di profumo e la pompetta, profu-mava il cliente sul viso e sui capelli.Prima degli anni ’60, quando nelle case ancora non si ave-vano tutte le comodità che si hanno oggi, il negozio del bar-

Ragazzo ... spazzola

biere era fornito anche dei “bagni” e, sot-toscrivendo anche un abbonamento men-sile, ci si poteva recare per farsi la doccia.In un angolo di tutte le botteghe del bar-biere, c’era un alto sgabello a forma dicavalluccio che, cavalcato dai bambini piùpiccoli per gioco, rendeva il lavoro più faci-le al barbiere che gli doveva tagliare icapelli. Tutti gli anni, per Natale, il barbie-re regalava ai loro clienti un piccolissimocalendario profumato, a forma di libricino.All’interno, ogni pagina, oltre a riportare ilmese, era illustrata con splendidi acque-relli che ritraevano la storia delle “opere”italiane, come “Il barbiere di Siviglia”, “LaTosca” o la “Traviata”. Per i più adulti, oper i clienti affezionati, il barbiere riserva-va dei calendarietti, come dire, un po’ osè,che ritraevano donnine velate (mai nude)che lasciavano spazio all’immaginazione dichi le guardava.

Cristina Evangelisti

CivitaCastellana1928da sxEdibertoManoni,UmbertoTalia,NinoMarino(dettoNino ilsiciliano)foto delSig. MarcoManoni

Barbieri di Civita Castellana insieme ai loro praticanti.In alto da sx: Chitarrini (detto Spaghetto), Franco Mazzotti, Carlo Bergamaschi (detto Carlino),Vincenzo Talia, Etterino Tuia, Tulio Tuia, Giovanni Basili (detto Giuannetto), Attilio Sacchetti (detto o’Boccio). In basso da sx: Benedetto Scarponi (detto Scaccino), Belardino Casadidio, Settimio Santini,Vincenzo Frausilli, Serafino Scarponi, Gildo Cecchini.

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sponde, anchesotto il profiloquant i tat ivo,una determina-ta caratteristi-ca contrappo-sta o concor-dante del vino,in modo, quin-di, che vengaraggiunto unperfetto con-nubio.Impo r t an t e ,però, è anchel’abbinamentobasato sulgusto persona-

le, che spesso si lega alla tradizione locale,che ci regala una perfetta unione, dove nonsi manifestano mai alcune stonature o netteprevalenze delle sensazioni di uno dei com-ponenti sull’altro, tenendo, però, semprepresente alcuni concetti logici fondamentali,legati alla stagione in cui si ritrova e allatemperatura della preparazione.Per l’abbinamento, ci si può basare anche suaspetti psicologici o poetici, che potrannovariare di volta in volta a seconda dellasituazione, ma che sicuramente lascerannopiacevoli ricordi nella nostra mente Si pensi,per esempio, ad un pranzo preparato perfesteggiare il nostro compleanno, oppurealla festa legata ad una ricorrenza particola-re, o alla fatidica serata del primo appunta-mento...A tal proposito, ne approfitto per “suggerire”alcune regole abbastanza precise nella com-posizione e nella successione delle portate :-Predisporre in successione i piatti dal sapo-re più delicato al più forte.-Non è consigliabile servire due volte carnibianche, rosse o pollame della medesimaqualità, anche se vengono cucinate in mododiverso.In base allo stesso principio, non è consi-gliabile servire, una dopo l’altra, due salsechiare o due salse scure, così come non èconsigliabile servire due pastasciutte o duebrodi uno dopo l’altro, ma, semmai, unbrodo, poi una pastasciutta.-Le decorazioni e i legumi di contornodovranno essere sempre diversi. Unica ecce-zione per i tartufi, forse per la loro preziosi-

tà!-La tecnica di cottura deve essere semprediversa: no al pollo bollito, seguito da unpesce anche esso bollito.-I piatti densi e sostanziosi con salse impor-tanti, andrebbero serviti di norma solo ininverno.-E’ opportuno rispettare la stagionalità nellacomposizione del pranzo, evitando il piùpossibile di servire legumi, verdure e fruttain scatola.-Evitare di servire per cena formaggi pesan-ti e preparazioni a base di sughi e salsecomplessi, tutto in omaggio al principio delladigeribilità.Teniamo, però, sempre presente che, l’im-portante è comunque la valorizzazione delpiatto, del vino o di entrambi, scegliendo inogni caso sempre una bottiglia di qualità,che aiuterà ad esaltare tutte le caratteristi-che della nostra preparazione.

Visto che dallo scorso numero abbiamo ini-ziato ad affrontare l’argomento sull’ abbina-mento eno-gastronomico, vediamo ora, inmodo più dettagliato, i motivi che ci spin-gono verso la scelta della perfetta unione tracibo e vino più adatto.Dall’antichità, abbiamo testimonianze sucome la ricerca del vino idoneo al cibo fosseun desiderio sentito dagli uomini di queltempo.Evidentemente riuscire ad ottenere la per-fetta unione tra cibo e vino, donava al pala-to una piacevole sensazione e soddisfazio-ne, al contrario dell’abbinamento di un ciboad un vino qualsiasi.Col progredire della gastronomia e dell’eno-logia, sono aumentate le possibilità di realiz-zare accostamenti gastronomici sempre piùapprezzati.Quando si sceglie un vino da abbinare ad uncerto piatto lo scopo che ci proponiamo diraggiungere, deve essere quello di potervalorizzare, al meglio, le caratteristicheorganolettiche, ovvero colori, profumi esapori, di tutto ciò che stiamo assaporando.Ricordiamo, però, che la scelta di questoabbinamento può seguire diversi principiche possono essere più o meno tecnico-scientifici, e che a volte, al contrario, sonolegati alla tradizione, al gusto personale, aricordi felici, alla poesia di un momento o alsemplice, ma mai sbagliato, buon senso.L’abbinamento cibo-vino può dunque essererealizzato sui principi della contrapposizionee della concordanza , in modo che ad ognicaratteristica organolettica del cibo corri-

L’angolo ... cin cin di Letizia Chilelli

Carne alla deliziosa

Or ti dico una ricetta,per una cena assai perfetta.Prendi un pollo già tagliato,

e poi rendilo disossato.Fallo a pezzettini insieme ad una cipolla,

e poi con dell’olio mettilo in padella.Aggiungi carote tagliate finemente,e un pizzico di sale allegramente.Or di ginepro metti un pochetto,e il tuo piatto è quasi perfetto.

A cottura quasi finita ,aggiungi di panna solo pochina.

La rima cade quando l’odore percuote,le narici di tante pance vuote.

Dopo un’ultima saltata,ora la carne è preparata.

La puoi gustare con ardore,buon appetito a te di cuore.

Quadraroli Erminio

La scelta dell’abbinamento

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Contadino che sta nel camposotto il tuono e sotto il lampo

pensa, ride e si trastullatutto il giorno non fa nullaI primi cinque che telefonando in

redazione daranno la soluzione dell’indovinello,riceveranno un simpatico omaggio offerto da

L’ANGOLO DEI DESIDERI

...continua da pag. 6

D: Quali sono state le sue esperienzetelevisive passate?R: Con Falqui, Trapani, Pingitore e Proietti.Al momento, sono una delle protagonistedella terza, quarta, quinta, sesta e settimapuntata di “Orgoglio capitolo terzo”. Sonoappena tornata dalla conferenza stampa di“Orgoglio”. I dirigenti RAI hanno detto cheil mio personaggio è strepitoso, rimarràimpresso. Sono felicissima di tutto questo.D: Com’è stata l’esperienza di“Orgoglio”?R: Bellissima! Straordinaria! E’ un regalolasciatomi da Goffredo Lombardo. E’ luiche mi ha voluta in questa serie. Prima dimorire mi ha riservato questa “piccola”

parte di “eredità” della sua grandezza.Lombardo è stato un grande uomo di cine-ma e un essere umano grandioso. Spero diproseguire la mia attività, il più a lungopossibile, con il figlio Guido, che ha presole sue redini e produce fiction straordina-rie. Tengo anche a dire che la “Titanus” èuna grande produzione.D: Quale musica Le piace?R: Mi piace la musica etnica. Sono unapatita del Fado portoghese, la musicaaraba e tutte le sonorità del Mediterraneo.Ho cantato con un musicista turco, famo-sissimo, che mi ha voluta come voce per lesue canzoni. Sono appassionatissima dellemusiche popolari dei vari paesi.D: Che tipo di donna è?R: Sono una donna sempre in movimento.Già nella pancia di mia madre scalciavo

sempre! Ho fatto molto sport: equitazionea livello agonistico con Piero D’Inzeo. Hopraticato pallacanestro nella serie C. Vadomolto in bicicletta. Amo attraversare tuttaRoma in bici. Percorro tutte le piste cicla-bili. E’ il mio mezzo di trasporto. Sono unadonna che non si ferma mai! Mi piacemolto cucinare, tenere bene la casa. Sonoappassionata di arredi, tendaggi, mi piaceuna casa bella e ben tenuta. Cucino cosemolto veloci, ma buone. Non sono una chesta giornate intere ai fornelli.D: E’ sposata?R: No. Non sono sposata e non ho figli.

Loredana Filoni

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STORIA Di naturaquasi completamen-te pianeggiante, ilterritorio della citta-dina di Nepi si allar-

ga per circa 8.500ettari, ai piedi dei Monti Cimini e

Sabatini, su di un pro-montorio tufaceo natu-ralmente difeso da dueprofondi canaloni sol-cati, con il passare deltempo, dal Rio Puzzoloe dal Rio Falisco,affluenti del Treia.Questa zona delimitatadai rispettivi corsi d’ac-qua, che rende perfet-tamente l’idea delcosiddetto paesaggio etrusco, è conosciutacon il nome di “Le Forre”. Una folta vegeta-zione, infatti, ricopre il fondo di questa val-lata confinata tra gole alte centinaia di metri.Le Forre hanno avuto un’importanza fonda-mentale per tutta l’Etruria meridionale, tantoda arrivare a condizionare la sua cultura.Diramazioni e interconnessioni formano unasorta di rete viaria urbana; piccoli corsi d’ac-qua danno origi-ne a vivacicascate creandoun mondo sot-terraneo netta-mente differentedalla superficieesposta. È possi-bile ammirareun luogo incon-taminato, al suostato originale,dove la manodell’uomo non èmai arrivata. LeForre, oltre adessere apprezza-te per il lorofascino naturale,hanno avutoanche una valen-za storica moltoi m p o r t a n t e :quella di formazionedi villaggi ben protetti.Questo spazio, infatti, è inespugnabile ai duelati più lunghi per la biforcazione dei fiumi efacilmente chiudibile su quello più corto permezzo di mura. Questa strategia era così lar-gamente usata dalle popolazioni etruscheche viene ricordata proprio con il nome di“posizione etrusca”.Numerosi ritrovamenti archeologici fannopensare che il territorio di Nepi sia stato insi-diato dall’uomo già in età preistorica. La cit-tadina però fu effettivamente fondata 548anni prima che Roma nascesse, per mano diTermo Laerte. Tra le diverse civiltà che sisusseguirono ricordiamo in particolare i

di Ermelinda Benedetti

Falisci e gli Etruschi. Sotto la guida di questiultimi fu piuttosto popolosa e potente,essendo essa entrata a far parte dellaPentapoli Etrusca. Anche il nome, secondoalcuni cronisti, sarebbe da ricollegarsi agliEtruschi. Deriverebbe, infatti, da Nepa, chein etrusco vuol dire “acqua”, famosa per lasua acqua minerale carbonica, già in quelperiodo. Altri ritengono, invece, che derividal serpente Nepa, che veniva adorato comedivinità protettrice della fertilità, tanto piùche nello stemma di Nepi e in altre decora-zioni della città compare proprio un serpen-te. Lo storico latino Tito Livio ci dà testimo-nianza del fatto che nel 371 dalla nascita diRoma, Nepi fu conquistata da Furio Camillo,il quale la ridusse a condizione di colonia. Iromani ne fecero un luogo ammirevole,costruendo ville e templi, l’anfiteatro detto diAugusto e le note terme dei Gracchi.Insieme alla vicina cittadina di Sutri ebbeanche il ruolo di avamposto difensivo dei ter-ritori. La prima metà del VI secolo la videaspramente contesa tra i Goti e i Bizantini,inviati a difesa dall’Imperatore Giustinianonel 551, sotto la guida del generale Narsete.Nel 568 fu messa a ferro e fuoco daiLongobardi di Alboino. Stremata e minaccia-

ta dal re dei Longobardi, Agilulfo,che si era convertito al catto-licesimo e stava conducendotutte le popolazioni sotto-stanti al suo dominio versoquesta direzione, fu costret-ta a giurare fedeltà allaChiesa. Conquistata poi daLiutprando, fu da questilasciata per obbedienza aPapa Zaccaria. Persino iSaraceni, sconfitti, però, inuno scontro decisivo nellaValle del Baccano nel 915,mirarono ad invadere la cit-tadina. Nell’XI secolo caddenelle mani di baroni di stirpetedesca, per passare poinelle mani di Goffredo diToscana, nuovamente insie-me a Sutri. Nel 1094Ildebrando, futuro PapaGregorio VII, guidò i Romanialla conquista di Nepi.

Nel 1131 divenne libero comune, ma in real-tà continuò ad essere la protagonista di con-tinue lotte tra le famiglie aristocratiche chene pretendevano il possesso: gli Anguillara,gli Orsini, che nel 1277 concessero i primistatuti, i Colonna e i Vico, ai quali era stataceduta per metà dai Colonna stessi. Gli annipiù significativi furono però quelli trascorsisotto i Farnese ed i Borgia. Nel 1428, infatti,passò ad essere dello Stato Pontificio, dopoche Dolce Anguillara, a cui era stata affidatagrazie ad un suo prestito alla CameraApostolica, l’aveva perduta perché militantesotto Francesco Sforza. A questo puntoCallisto III nominò il nipote, Cardinale

Rodrigo Borgia, gover-natore, fino a che nondivenne egli stessoPapa e passò la caricaad Ascanio Sforza, poialla figlia LucreziaBorgia ed infine, dopole nozze di lei con ilDuca di Ferrara, aCesare Borgia. Nel1501, Alessandro VInominò duca di Nepi ilpiccolo GiovanniBorgia, filgio avuto daGiulia Farnese. Con la nomina a Papa diLeone X finì anche il ducato dei Borgia. Iltitolo di duca di Nepi fu venduto al poetaaretino Bernardo Accolti, che Leone X investìnel 1521 col titolo di Governatore Perpetuo.Ma, a causa delle sue stranezze e dellesopraffazioni esercitate, fu preso a malvole-re e, dopo aver sconfitto l’invasore Carlo V,venne cacciato dalla popolazione nepesina.Clemente VIII tentò di riportarlo al suoposto, ma Accolti stesso scappò non appenaseppe dell’arrivo delle truppe imperiali. Conl’elezione di Paolo III Farnese, Nepi divienefeudo di Pierluigi Farnese, che apportò note-voli migliorie all’assetto urbanistico e archi-tettonico della città. Nel 1545, i Farnesiottennero il Ducato di Parma e Piacenza econcessero in permuta alla CameraApostolica il ducato di Nepi, che tornò ad

essere della Chiesa fino la 1870. Nel 1798 futeatro dello scontro tra le truppe Francesi ele milizie borboniche.ITINERARIO TURISTICO Nelle campagneche circondano Nepi sono state rinvenutediverse Necropoli, nelle quali si possonoammirare tombe scavate nel tufo e resti dimonumenti sepolcrali. La tomba di

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Le guide di Campo de’ fiorifo

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Campo de’ fiori 45“Gilastro”, formata da un’ampia cameraquadrata, accessibile tramite un corridoio,conteneva, in una parete, un loculo e, nellealtre due, dei sarcofagi, due banchine dideposizione e uno spazio sottostante unodei sarcofagi, adibito, molto probabilmente,

alla deposizione di ossa, con l’intento dilasciar spazio ad altre sepolture.Interessanti anche le tre tombe dellanecropoli di Piani del Pavone. Una di

esse presenta un lungo corridoioche immette in una stanza dimedia grandezza nella quale sitrovano due loculi; un’altra, dipoco più piccola, mostra una nic-chia scavata nella parete e laterza, più ampia delle altre due, équasi interamente distrutta. Nepiè attraversata dalla importanteVia Amerina, lunga complessiva-mente 52 km, di cui la cittadinaera diventata roccaforte a presidio

dei limitrofi centri abitati. La Catacomba diSanta Savinilla, per le sue dimensioni e lagrandiosità, è uno dei complessi funerarisotterranei più importanti dell’Italia centrale.Si sviluppa in tre gallerie principali di circa 35m, tranne una che è leggermente più corta,che corrono quasi parallelamente tra loro ein tre secondarie, che da esse si diramano.Tutte le pareti delle gallerie sono occupateda sepolture, segno tangente di un uso mas-siccio della struttura. Su alcune tombe, quasitutte cellette chiuse da tegole e mattoniintonacati con malta bianca, è possibilevedere iscrizioni funerarie dipinte o graffiatee, addirittura, resti di pitture. È databile tragli inizi del IV e la fine del V secolo ma la tra-dizione popolare vuole che abbia origini piùantiche, in quanto si ritiene che in essa sianostati sepolti i due santi protettori di Nepi,Tolomeo e Romano. Il Castello fu costruitosu fondamenta che risalgono all’età romana.Venne ampliato da Rodrigo Borgia, il quale vifece erigere, da Antonio da Sangallo ilVecchio, una Rocca, il monumento piùcaratteristico di Nepi. Per volontà di PierluigiFarnese, fu costruito il Palazzo comunale,con il compito di ospitare i Priori. I lavori diedificazione presero il via nel 1542 sotto lasupervisione del suo progettista, Antonio daSangallo il Giovane. Nel 1545, quando giustoappena il primo piano era completato, i lavo-ri si interruppero in seguito alla partenza, daNepi, del Farnese. Vennero ripresi solo nelXVIII secolo, grazie al progetto presentatoda Michele Locatelli. Nello stesso periodovenne inserita una fontana al centro del por-tico, per mano dell’architetto FilippoBarigioni, a celebrazione della realizzazionedell’Acquedotto di Nepi, una delle opereche ha decisamente cambiato il modo divivere dei cittadini, poiché fece giungereacqua potabile nelle case. Dopo lunghi eappurati studi, che non ebbero nessun esito,anche da parte di architetti del calibro diVignola,, solo nel 1702 l’architetto FilippoBarigioni presentò un progetto concreta-mente realizzabile. L’acquedotto, consistentein una struttura muraria lunga 285 metri earticolata in 36 arcate divise su due piani. Futerminato definitivamente nel 1727. Perquanto riguarda il Duomo, la sua fattezza loriconduce ad una origine romanica. La tradi-zione, infatti, vuole che esso sia stato eret-

to, molto probabilmente, in corrispondenzadi un antico tempio romano dedicato aGiove, già esistente nel V secolo. Nel IXsecolo però venne completamente riedifica-to per ordine del cardinale nepesinoInnocenzo Pegatesco. La struttura, tuttavia,ha subito continue variazioni e aggiunte nelcorso dei secoli successivi, come dimostranoi vari elementi artistici e architettonici pre-senti, relativi alle diverse epoche storiche. Leprime notizie riguardanti la Chiesa di SanBiagio risalgono alla metà del X secolo. Lacostruzione si sviluppa in una unica navata,a destra della quale si trova una cappellacon volta a crociera e a sinistra un piccolotempio dedicato a San Biagio, in stile gotico,con affreschi del XV secolo. Anche in essa èpossibile ammirare elementi artistici edarchitettonici di svariate epoche. La Chiesadi San Tolomeo, conosciuta anche comeChiesa del Rosario, fu fatta costruire nel1542per volere del duca Pierluigi Farnese, comerimpiazzo di un’altra chiesa, dedicata almedesimo Santo, sita fuori le mura, che pro-prio lui aveva dato ordine di demolire perragioni di sicurezza. Dell’originario progettodi Antonio da Sangallo il Giovane sembraessere rimasta solo cripta, in quanto l’edifi-cio è stato sottoposto più volte a rifacimen-ti. È a navata unica con ben otto altari piùl’altare maggiore, realizzati in legno dorato erisalenti al XVII secolo. Caratteristico è il suotransetto circondato da una grande absidefinale. Degne di essere nominate e visitate

sono anche la Chiesa di San Pietro, ante-riore al XIII secolo; la Chiesa di SanSilvestro, più comunemente conosciuta colnome di Chiesa del Carmine, perché curatadalle Suore Carmelitane, del 1400, ma cheha assunto l’attuale aspetto solo agli inizidel1600; la Chiesa di San Rocco, costrui-ta nel 1460 in seguito ad una epidemia dipeste e la Chiesa di San Bernardo, cheinsieme al Monastero furono costruiti negliultimi anni del XV secolo e anch’essi rima-neggiati successivamente. Nello stessoluogo si ergeva, precedentemente, una cap-pella dedicata a San Pancrazio.TRADIZIONI E FESTEFesta di Sant’Antonio AbateFesteggiamenti in onore del Santo protetto-re degli armenti, con benedizione degli ani-mali e sfilata dei Carri allegorici per le vieprincipali del paese, in occasione dell’apertu-

ra del Carnevale. Madonna dei Matti Antica festa tradizio-

nale organizzata dal Rione Ripa. Cade laseconda domenica del mese di maggio.Durante la mattina, celebrazione della SantaMessa nella Chiesa di San Giovanni, nelpomeriggio musica, cabaret e stand gastro-nomici. A conclusione spettacolo pirotecnico. Sagra del pecorino romano e dei pro-

dotti dellaTuscia Degustazione di prodottitipici della zona con stand gastronomici eserate musicali, durante il mese di maggio.Palio del Saracino Rievocazione storica

dell’arrivo di Lucrezia Borgia a Nepi, in qua-lità di nuova duchessa. Il confronto per lavittoria del palio è tra le quattro contrade delpaese: la Rocca, che rappresenta la famigliadei Borgia, Santa Maria che rappresenta iFarnese, San Biagio per la famiglia degliOrsini e Santa Croce per gli Anguillara.Numerosi spettacoli di sbandieratori, saltim-banco, danzatori, giostre di cavalli, corteistorici in costumi d’epoca, arcieri, giochimedievali per bambini, mostre e taverne,accompagnano il palio. I festeggiamenti sisvolgono nel mese di giugno.Fiorita Un lungo tappeto di fiori colorati e

profumati si snoda per le vie del centro diNepi in attesa di essere calpestato dalla pro-cessione del Corpus Domini.

Festa dei SS. Romano e TolomeoFesteggiamenti in onore dei Santi Patroni diNepi, animati da spettacoli pomeridiani eserali di piazza con ospiti vari, che contorna-no la parte religiosa, nell’ultima settimanadel mese di agosto.Presepe vivente Rappresentazione della

natività con personaggi veri, durante ilperiodo natalizio.SAPORI TIPICI Tozzetti e cazzotti sonodolci secchi con nocciole tostate, caratteristi-ci di tutta la zona del viterbese, famosa perla produzione di nocciole. Frittelle di SanGiuseppe sono frittelle dolci, ripiene di risobollito mescolato con uvetta e zucchero.Bugie di Carnevale o Frappe sono realiz-zate con pasta sfoglia dolce, fritta in oliobollente e guarnite con zucchero a velo, tipi-che del periodo di carnevale.LE CURIOSITA’.Ma lo sapevate che a Nepi…La persona più anziana del paese è lasignora Clementina Marucci, nata il15.09.1906La coppia sposata da più anni è quella diTriestino Paoletti e Andreina Minuetti conmatrimonio celebrato a Roma il 28.8.1939Il sindaco con più anzianità di carica èEzio Polidori, dalle elezioni del 15.6.1975fino al 05.5.1990

Semi di paceIl volontariato, l’assistenza all’altro, la solida-rietà non hanno confini: sono tali e tanti icompiti da svolgere, le necessità da affronta-re, gli aiuti da offrire che risulta impossibiledefinirli del tutto. Eppure ci sono associazio-ni, gruppi di persone che non si spaventanodavanti a tale compito e che, anno dopoanno, crescono nella voglia, nella forza enella disponibilità verso gli altri. Un esempiodi dedizione, entusiasmo e fratellanza giun-ge dal cuore della Tuscia, dalla patria dellastoria etrusca: a Tarquinia (VT) opera da piùdi 25 anni l’associazione umanitaria “Semi diPace”, ormai vero e proprio punto di riferi-mento per tutti quelli che si trovano a vive-re, per varie cause, in uno stato di margina-lità sociale a livello non solo locale, ma anchenazionale ed internazionale.Attiva sul territorio dal 1980, iscritta al regi-stro regionale delle organizzazioni di volon-tariato Onlus, Sezione Servizi Sociali dellaRegione Lazio, ed al registro degli enti edelle associazioni che svolgono attività afavore degli immigrati, “Semi di Pace” haampliato, nel corso degli anni, la sua attivitàin numerosi campi, dai servizi sociali alvolontariato internazionale, dall’aiuto allavita all’assistenza per stranieri. E così,entrando nella sede dell’associazione, è pos-sibile assistere alla distribuzione del vestiarioo di generi alimentari ai più bisognosi, o allosmistamento dei medicinali da inviare invarie parti del mondo. Oppure ricorrere

all’assistenza del consultorio familiare, cheoffre gratuitamente e nel rispetto della liber-tà personale, il sostegno e l’assistenza pro-fessionale in campo psicologico, religioso,medico e legale.Ma un aspetto fondamentale di “Semi diPace è l’attività a livello internazionale,campo in cui l’Associazione ha attivatonumerosi progetti di sostegno a varie popo-lazioni del mondo. Un rapporto speciale èquello con Cuba (in particolare con la cittadi-na di Jaruco, con cui Tarquinia è stata perqualche anno gemellata), dove sono attivi ilprogetto “Sinsonte”, per il sostegno a distan-za di bambini, anziani e ragazze madri, ed ilprogetto “Amistad”, che raccoglie materialesanitario e scolastico, vestiario e tutto quan-to può essere inviato a Jaruco dove vienedistribuito a scuole, ospedali e case di riposoper anziani. A queste iniziative si affianca,ormai da qualche anno, il progetto “Tainos”per aiutare i bambini ed i ragazzi apparte-nenti a famiglie povere e disagiate nellaRepubblica Domenicana.L’anno scorso, peraltro, “Semi di Pace” haattivato un ulteriore canale, che ora la legaall’India ed alla Thailandia: si tratta del pro-getto “Speranza: un cuore per l’Asia”, trami-te il quale si sta lavorando per raccoglierefondi e costruire,nella zona indiana del Tamil,il Villaggio della Speranza, dove i bambinirimasti orfani saranno seguiti dalle suoremissionarie passioniste. In Thailandia, inve-

ce, si mira a realizzare un CentroPolifunzionale per bambini abbandonati o incondizione di grande disagio, seguiti dallesuore missionarie salesiane. Il tutto con l’aiu-to di un testimonial d’eccezione: la nota can-tante Antonella Ruggiero.Ma il vero e proprio sogno di “Semi di Pace”è a Tarquinia e si sta, pian piano, realizzan-do. Il suo nome è “Cittadella dei Giovani”luogo, destinato ai ragazzi, alternativo allastrada ed al “muretto”, dove aggregarsi, tra-scorrere il tempo libero, fare sport, ma ancheacquisire nuove conoscenze sul mercato dellavoro e nuove competenze in ambito scola-stico ed educativo. All’interno della“Cittadella” sono presenti diverse attivitàricreative, artistiche e formative rivolte aibambini e ai giovani, laboratori di giardinag-gio, musica ed altro. È lì, inoltre, che siincontrano i ragazzi diversamente abili del“Gruppo Sorriso” per il corso di autonomia,di artigianato e di socializzazione promossoappositamente per loro. Per ospitare loro,peraltro, l’Associazione sta lavorando perrealizzare, in uno stabile ora in disuso all’in-terno della “Cittadella”, la casa famiglia“Sorriso”: un luogo che garantirebbe loro unfuturo sereno e che donerebbe tranquillitàanche ai loro genitori, sicuri di vedere i pro-pri figli vivere in un ambiente sicuro quasicome in famiglia.

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Inizia con questo nume-ro di Campo de’ fiori, lastoria dei casali di cam-pagna e delle famigliecontadine che li abitava-no, che hanno caratteriz-zato tutta un’epocaormai lontana. Il casalenon era soltanto unadimora, ma un vero cen-

tro di vita agreste. Intorno ad esso ruota-vano anche tutti i contadini che avevano iterreni vicini, per diversi motivi di necessi-tà, ed era, perciò, come un’oasi. Accantoal casale c’erano sempre altri fabbricaticome la stalla per gli animali, il magazzinoper gli attrezzi ed i prodotti agricoli, e il fie-nile. C’era poi il pozzo dell’acqua, che era divitale importanza. I primi erano di tiporomano, e cioè scavati interamente amano e l’acqua veniva, all’inizio, estrattacon un secchio appeso ad una carrucola.Vennero poi i pozzi con la ruota ed inseguito quelli con le ventole. La famiglia

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Una “Fabrica” di ricordi

di Sandro Anselmi

Vecchi casali e casalanti

contadina che abitava il casale, era deltutto autosufficiente perché usava tutte lerisorse della terra.Nella stagione buona venivano usati tutti iprodotti freschi della terra e, durante l’in-verno, si usavano quelli essiccati e conser-vati. Allora si faceva un grande uso difagioli, di ceci, di fave, di cicerchie cheaccompagnavano la pasta, rigorosamentefatta in casa. Il pane veniva cotto nel fornoa legna, che di solito era costruito accantoall’abitazione, e doveva durare non menodi una settimana. Con quello raffermo, sifaceva in estate la panzanella, ed il pan-cotto in inverno. I pomodoretti, piccoli e tondi, venivanocomposti in mazzetti da appendere ai chio-di infissi alle travi di legno del soffitto,accompagnati da mazzi di cipolle, agli e dagrappoli di uva da fare essiccare. Era cosìcaratteristico vedere tutti quei “lampadari”appesi. I mobili erano poveri ed essenzia-li e c’era, di norma, in cucina, un tavolo, lesedie, la madia (mattera) dove veniva pre-parato e poi conservato il pane, un lavan-

dino con il secchio dell’acqua potabile edun mestolo per bere, i piatti e le pentole dicoccio e di alluminio in bella vista, attac-cati, con i chiodi, alle pareti. La stanza da letto prevedeva un letto edun armadietto, non necessariamente gran-de, in quanto i vestiti da riporre potevanoessere, al massimo, di due per persona. Lospazio che avrebbe dovuto occupare ungrande armadio, veniva invece riservatoper altri letti dove i figli, che per sopran-numero non entravano nel letto matrimo-niale, potevano dormire. Ciò che facilmente, invece, si poteva tro-vare in una camera da letto dell’epoca, erauno specchio un po’ sbiadito, un recipien-te (lavamano) dove ci si lavava il viso lamattina e la brocca dell’acqua.Infine servizi igienici essenziali, eranospesso all’esterno e non avevano certo ladoccia o la vasca da bagno.Con questa descrizione sommaria ho volu-to presentare questo nuovo “filone”, cheverrà approfondito nei prossimi numeri diCampo de’ fiori.

Campo de’ fiori48

Le (dis)avventure del Sig. G

Il Signor G non era solito uscire dopocena.Un po’ per pigrizia, un po’ perché rinchiu-dersi in un bar, per lui che odiava giocarea carte, non era il massimo delle aspira-zioni. Immaginava amici e conoscenti (sempregli stessi, perché sono sempre gli stessiquelli che escono dopocena) discorrere dicalcio davanti a una birra, tanto perammazzare il tempo, consapevoli che allafin fine gli argomenti, le reciproche presedi posizione e le battute spiritose eranofondamentalmente quelle di sempre.L’unico vero motivo di interesse potevaessere rappresentato dal pettegolezzo, ascapito dello sfortunato di turno, sulle cuispalle si consumava il racconto che desta-va stupore o, ancora meglio, “scandalo”:certamente un ottimoargomento di conversa-zione.Ma quella era una delletipiche serate chepreannunciano l’immi-nente arrivo della pri-mavera: il buio faticavaa sopraffare il chiaroredel giorno, l’aria mitecominciava a farsi sen-tire confondendosi aleggere folate di vento. G amava particolar-mente questo periododell’anno, decise quindidi recarsi al bar, d’al-tronde era molto tempoche non si ritrovava coni suoi amici e intima-mente sperava di rac-cogliere qualche indi-screzione sulla vita cit-tadina.“Buonasera Signor G” salutò riverente ilcavalier Bestini. Il cavaliere, un dirigentestatale in pensione, già parente dellasignora Carla, sua moglie, era molto con-siderato in città per l’efficacia delle sueraccomandazioni: aveva conoscenzeinfluenti, figurava addirittura come candi-dato alle elezioni del Consiglio Provinciale.“Buonasera” rispose G aprendo la portadel locale, piacevolmente stupito dal calo-re di quell’accoglienza, anche perché ilcavaliere non era solito dare tanta confi-denza. “E’ un pò che non ci vediamo: ti trovobene. Prendi un caffè ?” “Si grazie”. “Carla, i figli, come vanno?” “Bene, tutto bene, grazie” ribattè Gevidentemente imbarazzato e lusingatoper la familiarità con cui pubblicamente lotrattava un personaggio tanto autorevole:aveva addirittura chiamato sua moglie per

nome. Il cavalier Bertini, sempre con la massimacortesia, si congedò per concedersi ad altriavventori e continuare a distribuire bigliet-tini, mentre G uscì per incontrare la suacombriccola.L’aria era fresca e tersa, il cielo sereno. Siaveva la gradevole sensazione che fosseuna serata straordinariamente movimen-tata, come se una coltre di mondanitàfosse calata sulla città: gente che passeg-giava e si salutava, automobili che sfrec-ciavano. Tutti sembravano più educati eperché nò, più buoni . Una semplice vigilia elettorale poteva,veramente, giustificare tutto ciò ? Arrivò l’avvocato Minciotti, già primo citta-dino, accompagnato da alcuni collaborato-

ri che subito si confusero simpaticamentetra i clienti per proporre anche a loro, conincomparabile affabilità, i bigliettini di rito.L’avvocato offrì dello spumante ai presentimentre qualcuno cominciò a raccontareesilaranti barzellette da caserma: fecerotardi, G non si divertiva così tanto da anni.La signora Carla guardava la televisione,per aspettarlo aveva fatto le ore piccole:“Ma non eri uscito a prendere uncaffe ?” chiese stizzita.“Sì, ma poi, sai com’è… prima ho tro-vato il cavaliere, tuo cugino, poi èarrivato l’avvocato Minciotti…. trauna chiacchiera e l’altra il tempo èvolato….” cercò di giustificarsi.“Il cavaliere e l’avvocato si sono fer-mati a parlare con te !?” chiese lasignora Carla, incredula.“Con me.. che c’entra… con noi,certo… stavamo tutti lì, al bar, unabellissima serata, abbiamo discorso

del più e del meno. Perché io chi sono? Non ho mica la lebbra !” “Nò, nò… ma è strano” chiuse il discor-so la moglie, lasciando sottintendere comela cosa la convincesse poco.Il giorno dopo si svolgevano le elezioni peril rinnovo dell’Amministrazione Provinciale.G si recò alle urne senza sapere benecome indirizzare il proprio voto e notò trai manifesti elettorali le facce del cavalieree dell’avvocato, candidati nel suo collegio:era bello scoprirsi amici di persone cosìimportanti.La primavera incedeva ineluttabilmente.Quella sera i ragazzi si erano addormenta-ti presto e la signora Carla, come al solito,stirava. G non era particolarmente stancoe, memore di quella mondana possibilità

di svago, decise di usci-re raccomandando allamoglie di non aspettar-lo fino a tardi.Mentre camminavaverso il solito bar incro-ciò una comitiva in cuigli sembrò di riconosce-re il cavalier Bertini ealtri suoi “uomini”.Erano intenti a parlarsiintensamente e som-messamente, come seavessero cose moltoimportanti da dirsi: G fece un sorriso atrentadue denti e, ceri-monioso, esclamò:“Buonasera cavalie-re, tutto bene ?” Questi lo guardò comeper dire:<<Ma chi ticonosce ?>>, facendo-gli fare la figura dell’i-

diota, quindi continuò a confabulare senzaconsiderarlo per niente.G ci rimase malissimo e disse a se stes-so:<< Lo sapevo, il classico pidocchiorifatto>> ma non bastò a tirargli su ilmorale.Non c’era più traccia dell’atmosfera elet-trizzante di qualche sera prima: il baristagli servì stancamente l’ennesimo caffè, isuoi amici sembravano deprimersi nellanoia delle solite discussioni vuote e incon-cludenti. Non c’era molto traffico, nonostante tutto.Il pensiero degli astanti, si poteva legger-lo negli sguardi languidi, era già rivolto allamattina successiva, perchè tutti avevanocomunque qualcosa da fare. Andarono a dormire. Andò a dormire.Decise che non sarebbe più uscito dopo-cena ......... almeno fino alle prossime elezioni.

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Campo de’ fiori50

La chiesa di San Michele Arcangelo a Magliano Sabina

Quella di San MicheleArcangelo è indubbia-mente una delle chiesepiù interessanti diMagliano Sabina. Benchèi Maglianesi siano piùlegati alla cattedrale diSan Liberatore e all’anti-chissima chiesa di SanPietro, nondimeno San

Michele è uno straordinario esempio dicome le fabbriche del passato venissero,col tempo, adattate al gusto e alle neces-sità proprie di ogni epoca. Forse perché èsempre vissuta all’ombra di chiese piùfamose, o forse ancora per la sua posizio-ne decentrata, nei pressi di una delle portedella cittadina di Magliano, il fatto è che distudi approfonditi su questa chiesa ce nesono veramente pochi e le notizie che lariguardano sono relative a studi di caratte-re più generale, inerenti la storia diMagliano e le chiese della Diocesi Sabina.Un legame affettivo particolare per questacittà, e al tempo stesso la predilezione deiprofessori universitari per opere poco notee non studiate, hanno fatto sì che SanMichele Arcangelo divenisse il tema di stu-dio ideale per il mio esame di restauro allaFacoltà di Architettura. Nonostante siapassato qualche anno, vorrei esporre irisultati di quello studio, ricordando peròche ogni ricerca, ogni tentativo di datazio-ne e di ricostruzione della storia di un’ope-ra, non sarà mai esaustivo e determinatouna volta per tutte: nuove indagini archeo-logiche, così come il ritrovamento di docu-menti inediti, potranno sempre approfon-dire, mutare, completare i risultati di studiprecedenti.Proviamo quindi a ricostruire la storia diSan Michele basandoci sull’analisi storico-documentaria ed integrandola con l’analisidiretta del monumento.Il documento più antico relativo alla chie-sa di San Michele Arcangelo è una visitapastorale del 1343 che attesta l’esistenzadella chiesa, unitamente ad altre chiesedella Diocesi Sabina. Si tratta del docu-mento Castrum Malleani inserito nelRegistrum Iurisdictionis EpiscopatusSabinensis, un manoscritto presentenell’Archivio storico del Comune di Roma.Di contro, nei Regesti Farfensi si possonoindividuare due documenti, uno del 1116,relativo ad un elenco dei propri possedi-menti che i monaci farfensi presentano alpontefice Pasquale II, l’altro del 1118, ine-rente la conferma al monastero dei propribeni da parte dell’imperatore Enrico V. Inentrambe i documenti la chiesa di SanMichele non viene nominata, viene citatala chiesa di San Michele in Tancia, cheperò non corrisponde alla nostra. Grazie aquesti documenti si può stabilire un inter-

vallo temporale entro il quale far risalire ilperiodo di costruzione della chiesa: SanMichele Arcangelo è una chiesa del XIII-XIV secolo, costruita dopo il 1118 maprima del 1343. Forse questo può sembra-re un lasso temporale molto vasto ma, difronte ad opere così antiche e poco cono-sciute, non è facile arrivare a definizionitemporali più precise. Ad ulteriore confer-ma l’analisi della muratura della parete difacciata e della parete sud della chiesa, inblocchi i tufo, denunciano una tecnicamuraria risalente proprio al XIII-XIV seco-lo. Ma qui lo studio diretto del monumen-to ci dice di più: la parete nord è realizza-ta sì in blocchi di tufo, ma di dimensionidiverse rispetto alle altre superfici e risaleal XII secolo. Indagini a più vasto raggioconfermano che nel XII secolo le mura diMagliano furono restaurate. Quella cheoggi è la parete nord della chiesa, in real-tà era un tratto delle mura cittadine sulquale la chiesa si innesta qualche secolodopo; non è un caso infatti che tale pare-te non è parallela alla contrapposta paretesud, ma presenta un andamento inclinato,in quanto la chiesa si è “adattata” allapreesistenza.L’immagine che si ha oggi di San Michelenon è certo quella di una chiesa del XIII-XIV secoloma ciò èdovuto allemodifiche eagli adatta-menti che lachiesa hasubito coltempo.Il primodocumentosignificativoper la storiadi questachiesa è lavisita delCard. Ludo-visi avvenutanel 1677, do-ve viene par-z i a l m e n t edescritta lachiesa con isuoi arredi eviene denun-ciato il pessi-mo stato diconservazio-ne. In parti-colare sichiede dir e s t a u r a r enuovamenteuna finestra,che sia

imbiancata la cappella a lato dell’epistolapoiché le immagini sacre sono danneggia-te, che l’occhio centrale in facciata siacoperto e che la comunità sia allontanatadalla chiesa per via delle sue precarie con-dizioni statiche. Si fa poi riferimento ad uncimitero che probabilmente era nei pressidella chiesa. Analizzando ancora la paretenord, si vede come al di sotto di uno deicontrafforti è possibile individuare un arcoin muratura, successivamente tamponato:è verosimile che quest’arco sottendesseun accesso alla chiesa che poteva portareproprio a questo cimitero, non a caso ubi-cato all’esterno delle mura cittadine.Un avvenimento molto importante per ilterritorio sabino risale al 1776 quando ilCard. Andrea Corsini, assunta la direzionedella Diocesi Sabina, decide di effettuareun’accorta visita di tutte le località dellaDiocesi. Il risultato è una raccolta di 75volumi, 10 dei quali sono relativi alla cittàdi Magliano. La visita pastorale del Card.Corsini a San Michele nel 1782 fa unadescrizione abbastanza dettagliata dellachiesa prima del successivo restauro chela trasformò radicalmente.

continua a pag.52...

dell’Arch.Cristina Collettini

Campo de’ fiori 51

Scopri l’Arte di Cristina Evangelisti

Roberto Carbonenasce a Pisa nel1970. Si diploma,nel 1995, all’Acca-demia di Belle Artinella sezione pitturae, a soli venti anni,inizia la sua carrieraartistica esponendoin collettive e perso-nali. Figlio del famo-

so fotografo Mario Carbone, del quale sipuò ammirare lo splendido archivio foto-grafico esposto a Calcata, Roberto acqui-sisce la passione per le immagini, tanto darenderle l’elemento principale delle sueopere d’arte.Infatti, ritagli di rotocalchi, illustrazioni diimmagini storiche, immagini di Leonardo,Piero della Francesca, simboli di civiltàantiche, vengono assemblate su superficie legate da esplosioni di colori, quasi avoler cercare un filo comune, un’intesa,un unico pensiero, tra soggetti estrema-mente diversi tra loro, e per significato, eper epoca.Nel rivedere le già conosciute immaginiche Roberto rielabora e assembla, lo spet-tatore percepisce sensazioni nuove daquelle che gli vengono comunicate daglioriginali. Tutto è rivisto, rielaborato, anchei pensieri e le emozioni.Nel voler trovare, a tutti i costi, un ele-mento comune, fra soggetti completa-mente diversi, sembra quasi volerci inse-gnare il senso della vita, dove diverse cul-ture, tradizioni, generazioni, lingue ecredi, possono tranquillamente coesisterenell’esplosione di colori che la naturaoffre, incondizionata, agli occhi di chi laguarda.

Roberto Carbone

Campo de’ fiori52

...continua da pag. 50

Si parla di una chiesa a navata unica,coperta a tetto, con un “unico cappellonea volta a cui si ascende per tre gradini”,con un campanile sopra la sacrestia dallaparte sinistra. E’ verosimile che l’impiantonavata-abside-campanile e copertura acapriate, descritto nella visita Corsini, siaquello originario della chiesa, che avrebbein tal modo rappresentato un classicoesempio di architettura povera cristiana.Certo è che lo stato di conservazione dellachiesa non doveva essere dei migliori,come conferma anche un successivo docu-mento del 1834, in base al quale la chiesaera “ridotta in pessimo stato”.Una lettera datata 1 agosto 1905 del par-roco di San Michele, in risposta ai quesitidel Card. Cassetta, a seguito di una suavisita, riporta, oltre una sommaria descri-zione della chiesa, che il campanile fucostruito dalle fondamenta nel 1847 malasciato incompleto per mancanza di dena-ro, il parroco auspica che, in occasione deirestauri da compiersi, detto campanilepossa essere ultimato. C’è un’importante osservazione da fare. Sela visita Corsini, del 1782, riporta l’esisten-za di un campanile a sinistra della chiesa,e nella visita del Card. Cassetta, del 1905,si dichiara invece che il campanile è statocostruito dalle fondamenta nel 1847, masulla parte destra, dal confronto fra i duedocumenti si deduce che il campanile ori-ginario, che soprastava l’antica sacrestia asinistra della chiesa, sia crollato, probabil-mente a causa di un sisma, fra il 1782 e il1847. Infatti dal “Catalogo dei forti terre-moti in Italia dal 461 a.C. al 1990” si rile-vano due terremoti di notevole entità, unonel 1785 e l’altro nel 1789, aventi rispetti-vamente come zona epicentrale l’Umbriameridionale e la Val Tiberina.La visita del Card. Cassetta fa inoltre unadescrizione dettagliata del pessimo stato

di conservazione della chiesa, lesionatagravemente dal terremoto del 1899, con iltetto incurvato dall’eccessivo peso e le cuitravi sono infradicite a causa delle infiltra-zioni d’acqua, motivi per i quali la chiesaera stata chiusa al culto già dal 1904.Delle £ 5.000 che sembravano esserenecessarie per il restauro della chiesa, £

2.000 furono stanziate dal Card. Cassetta,la cui memoria è nell’epigrafe di ringrazia-mento apposta sulla facciata della chiesa,mentre per i rimanenti fondi venne elettoun “Comitato di varie persone Maglianesi”.Pur non avendo una descrizione dei lavorieseguiti, dall’analisi del monumento sideduce che la chiesa è stata sopraelevata,sostituendo la copertura a capriate conuna volta a botte, per sostenere la qualesono stati addossati alla parete nord quat-tro contrafforti ai quali all’interno corri-spondono delle paraste addossate allepareti e coronate da una trabeazione; inquesta occasione alla facciata intonacata,con timpano e lesene, è stata data la con-figurazione attuale.Del 1932 è la visita del Card. Sbarretti in

base alla quale, nonostante la chiesa man-tenesse l’assetto conferitogli dai radicalirestauri eseguiti ad opera del Card.Cassetta, le sue condizioni erano nuova-mente deplorevoli. I danni maggiori riguardavano il campani-le, il pavimento in mattonelle di cemento enuovamente il tetto. La causa principale didegrado era l’acqua, sotto forma sia diumidità di risalita che di infiltrazioni. Lavisita riporta, inoltre, la presenza di “fine-stre tutte alte”. Oggi la chiesa non ha finestre laterali masulla parete nord è possibile leggere facil-mente la definizione di queste finestre inalto, tamponate successivamente al 1932,con una tecnica muraria diversa.Fino a qualche anno fa la chiesa presenta-va nuovamente problemi di umidità di risa-lita e per infiltrazione, il campanile vertevain condizioni statiche precarie e le coper-ture mancavano di manutenzione.Numerose erano le lacune presenti sullafacciata, mancavano parti del timpano edegli sfondi intonacati. Le lacune hanno però permesso di rimet-tere in luce la muratura originaria, per-mettendo di datare la superficie di faccia-ta della chiesa. A seguito della caduta diparti dell’intonaco, è stato necessariointervenire con un restauro che ha ripro-posto l’ultima immagine della chiesa ma,aldilà dei risultati ottenuti, è comunqueimportante garantire una costante manu-tenzione dell’immobile senza la qualerestaurare non avrebbe significato. E’ vero che il fine ultimo del restauro è tra-smettere al futuro una testimonianza delpassato ma è pur vero che compito delrestauro è anche garantire tutta una seriedi attenzioni e precauzioni al fine di evita-re di intervenire nuovamente sull’opera equindi per garantire questo passaggio neltempo il più autentico possibile.

La chiesa di San Michele Arcangelodopo il restauro

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Foto da leggereCARTELLONISTICA

Civita CastellanaCon l’avvio dei lavori di ristrutturazionepresso l’ospedale Andosilla, gli automezziprivati, ad eccezione di quelli degli invali-di, non possono più entrare nel perimetroospedaliero. I pedoni, che numerosi, gior-

nalmente, si apprestano ad entrare nelnosocomio civitonico per le proprie neces-sità, all’ingresso sono chiamati a risolvereun grosso dilemma, in quanto si trovano difronte due cartelli indicatori (nella foto).Uno indica l’obbligatorietà di utilizzare ilpassaggio pedonale posto sulla destra del-l’ospedale, altri cartelli, sistemati lungo la

recinzione, indicano la pericolosità dicaduta per coloro che utilizzano il passag-

gio pedonale. Allora, cosa fare?Rischiare di cadere utilizzando il passaggiopedonale, oppure trasgredire alle indicazio-

ni di obbligatorietà imposte dal cartello?Non sarebbe il caso di rendere il cammina-mento pedonale sicuro, anzichè mettere i

pedoni davanti a questo dilemma?

Mario Sardi

Album deCampo de’ fiori54

Civita Castellana - Sala Cicuti, Carnevale degli anni ‘60foto della Sig.ra Vittoria Madeddu

Civita Castellana - Anno scolastico 1950. Foto della Sig.ra Bonina Ercolini

Civita C

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astellana - Asilo degli anni ‘50foto della Sig.ra D

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Civita C

astellana - metà degli anni ‘50

festa di Carnevale alla Sala C

icuti. Foto della Sig.ra Lucia M

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dei ricordiCampo de’ fiori 55

Civita Castellana - Anno scolastico 1964-65 Maestra Maria Gregori. Foto del Sig. Mauro Angeletti

Fabrica di Roma - anni ‘60 - giovani mascherine. Foto della Sig.ra Lucia Gisella Bianchini

Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio.Se desiderate vedere pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori,

esse vi verranno immediatamente restituite

Campo de’ fiori56

La Gloriosa S.S. Corchiano II parte

La scorsa volta vi avevo lasciato alla metà degli anni ’50, annunciandovi grandi cambiamenti.Innanzitutto, i giocatori della prima squadra erano diventati, ormai, un po’ troppo cresciuti perpoter continuare a giocare. Così alcuni di loro decidono di rimanere in campo, ma di cambia-re ruolo, passando a ricoprire cariche importanti a livello amministrativo. Tra di essi LuigiBenedetti viene nominato nuovo presidente in carica, spalleggiato da altri validi collaboratori,per fare solo alcuni nomi: Gilberto Barzellotti, Silio Bernabei, Giuseppe Nardi. Anche il terrenodi gioco cambia e quello ufficiale passa ad essere l’attuale campo sportivo, grazie al preziosoaiuto di Don Domenico Anselmi, grande sostenitore, che propone e ottiene dal Conte Carosi,proprietario di quell’appezzamento di terra, uno scambio. Si scelgono finalmente anche i colo-ri che avrebbero contraddistinto la S.S. Corchiano sul campo di gioco: bianco e celeste. Lasquadra, in continua evoluzione, diventa sempre più affiatata e grintosa. Raggiunge un buonlivello tecnico, che le permette di entrare in Terza categoria, guadagnando il primo posto nelgiro di un solo anno, con 67 goal fatti e 15 subiti, come ricorda lucidamente il primo vero alle-natore, nonché anche lui ex giocatore, Bruno Petrucci, e di accedere pertanto l’anno succes-sivo in Seconda categoria. Qui lotta qualche anno, senza riuscire mai a vincere il campionato.Solo una volta ci si avvicina di molto, conquistando il secondo posto, dietro Tarquinia. Questafaticata e meritata posizione, tuttavia, le dà l’opportunità di approdare, finalmente, alla tantoattesa Prima categoria. Parte del merito di questi anni di gloria è da attribuire all’esperienza,alla pazienza e alla tenacia del Ct Bruno Petrucci, che ricoprì questo ruolo ben 20 anni. Mentreparliamo é orgoglioso di raccontarmi la vittoria della sua squadra contro la Viterbese, che giàgiocava in C, per 1 a 0. Fu una vera e propria soddisfazione! Molte delle nuove leve di que-st’ultimo periodo provenivano da Orvieto ed erano per lo più giovani militari, che giocavanoanche con squadre di serie C e D, ma che, non potendo praticare a causa del servizio di leva,accettavano di giocare con queste piccole società per divertirsi e mantenersi in forma. Perregolarizzare il tutto, i dirigenti della squadra dovevano falsificare i documenti. Preparavanoquindi delle tessere nelle quali venivano iscritti dati anagrafici di abitanti di Corchiano, corre-date da foto di questi giovani militari. Ma niente di così illecito e scandaloso! Tra i tanti vale lapena fare il nome di un centravanti che ha scritto alcune delle più belle pagine della storia diquesta società sportiva: Valacchi, l’unico che voleva essere assunto con regolare contratto,

S.S. Corchiano anni ‘70

S.S. Corchiano anni ‘90

tanto che i dirigenti dovettero firmare delle cam-biali, all’insaputa delle loro povere consorti, peracquistarlo. Era inoltre l’unico a ricevere unaparcella di 3, 4, 5 mila lire, a seconda degliincassi della partita, perché giocatore di profes-sione. Per raccogliere soldi destinati a sopperirele spese che la società si trovava ad affrontare,durante il periodo di Carnevale si organizzavano,addirittura, serate danzanti, che avevano oltre-tutto il merito di coinvolgere non solo gli appas-sionati di calcio. Nel frattempo, all’ambita caricadi presidente della S.S. Corchiano si alternanodiversi personaggi del paese: Valdo Sempliciani,Piccolo di Civita Castellana, Aldo Profili, uno deimigliori centravanti che la squadra abbia avutonegli anni ’60, Luigi Benedetti per la secondavolta, Francesco Ceccarelli ed Eugenio Petrelli.Intorno alla metà degli anni ’70, il Mr Petrucci

lascia il suo posto, sostituito da un allenatoreproveniente da Roma, scherzosamente detto“er paia”. Dopo aver militato diversi anni inprima categoria, agli inizi degli anni ’80 riescead entrare in Promozione. Trascorso il primoanno, però, non tutto sembra andare per ilverso giusto. Il problema sta, fondamental-mente, nella mancanza di fondi per iscriverela squadra all’anno successivo. Per fronteg-giare l’inconveniente, i dirigenti sono costret-ti a prendere una dura decisione: firmare unaccordo con la squadra di Fabrica di Roma, ilquale prevedeva di giocare una metà delcampionato nel territorio di Corchiano e l’al-tra metà in quello di Fabrica di Roma. Inseguito a questo patto la squadra prende ilnome di Corfabrica, fino a quando Corchianonon decide di ritirarsi, almeno per un po’,dalle scene calcistiche e Fabrica di Roma, asua volta, di vendere il titolo a CivitaCastellana. Questa pausa, durante la qualerimane in attività solo il settore giovanile, gui-dato dal Dottor Crescenzi Benito, affiancatoda Sergio Grassi, dura ben poco. Nel 1989,infatti, un gruppo di giovani ex giocatori ini-zia a sentire troppo la mancanza di rincorre-re un pallone, non riesce più a trattenere lavoglia di sostenere accaldate sfide. I ragazzifondano una nuova squadra, alla qualedanno lo stesso nome della precedente, inricordo e in onore dei tempi di gloria. Si ripar-te dalla terza categoria, ma non è certo que-sto a spaventarli. In questi 17 anni la neoS.S.Corchiano ha avuto tre presidenti: SergioGrassi, Giuseppe Fiaschetti e Giovanni Berto,che ricopre questo ruolo da qualche anno aquesta parte. Nella stagione 2003-2004 laS.S. Corchiano è la prima squadra del viter-bese a vincere la Coppa Lazio, che le con-sente di accedere alla Promozione, dove lottatuttora. ”Lo scopo di questa società”, precisaGiuseppe Santini, che da molto tempo seguele vicende della squadra, ” è quello realizzareun ottimo settore giovanile”. Scusandomi dinuovo per le eventuali imprecisioni soprattut-to di carattere cronologico, dovute alla man-canza di documentazioni scritte, voglio rin-graziare tutti coloro che si sono resi disponi-bili per ricostruire la storia della gloriosaS.S.Corchiano.

Ermelinda Benedetti

Campo de’ fiori 57

Per spiegare questo per-ché, bisogna accennaredi quel valoroso aviatore,che fu Francesco Ba-racca. Il giovane Francescoentra in accademia

nell’Ottobre 1907, distinguendosi immediata-mente per applicazione in tutte le materie.Alla fine del corso viene, con il grado di sot-totenente, assegnato al reggimento di caval-leria Piemonte Reale ed inviato a Roma, dovevinse numerose gare equestri. Come tuttisanno, nel 1912 scoppiò la guerra contro laTurchia (combattuta in Libia) e per la primavolta al mondo, furono impiegati aerei perscopi bellici. Il giovane Baracca, manifestòsubito un grande interesse per la nuova armaaerea e fece del tutto per essere inviato inFrancia ad un corso per piloti da caccia.Qualcuno si domanderà: ma perché venivainviato un ufficiale dell’Esercito e nondell’Aeronautica a seguire un corso di pilo-taggio aereo? La risposta è semplice: LaRegia Aeronautica ancora non esisteva, essafu fondata successivamente dal governofascista di Mussolini. Arriva poi la prima guer-ra mondiale ed il giovane Ufficiale di cavalle-

La rubrica La rubrica dei perchèdei perchè

di Arnaldo Ricci

Perchè la FERRARI ha come stemma un cavallino rampante?ria, con il suo meritato brevetto di pilota dacaccia, consegue numerosi successi, ma no-nostante questo, non dimentica mai la suaappartenenza alla Cavalleria, tanto che fecedipingere sul suo aereo lo stemma del reggi-mento di Cavalleria Piemonte Reale, checonsisteva in un cavallino rampante. Quel cavallino dipinto lo accompagnò versoinnumerevoli vittorie, finchè non venneabbattuto il 19 Giugno 1918.Ai suoi genitori non rimase altro che andarealla cerimonia di consegna della medagliad’oro del loro valoroso figliolo. Ebbene dopoquesta lunga premessa vengo al nocciolo delnostro perché. Nel 1923 un altrettanto giova-ne pilota di automobili partecipò ad una garaautomobilistica molto pericolosa che si svol-geva sul circuito chiamato circuito del Savioa Ravenna; tra gli ospiti di onore come spet-tatori, vennero invitati i genitori di FrancescoBaracca. Alla fine della gara venne premiato il pilotavincitore , il cui nome era Enzo Ferrari, alquale vennero presentati i coniugi Baracca,che rimasero stupiti della maestria del giova-ne pilota. Qualche mese dopo la contessaPaolina Biancoli Baracca, mamma diFrancesco, durante un colloquio con Enzo

Ferrari disse: “…Ferrari, metta sulle sue mac-chine il cavallino rampante del mio figliolo, leporterà fortuna.”Mi fermo qui perché il resto è storia, da tutticonosciuta!

Cam

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Album dei ricordi Album dei ricordi Album dei ricordi

Civita Castellana - Pool Industrie Campionato Giovanissimi 1990-1991 foto del Sig. Alessandro Soli

Civita Castellana - anno scolastico 1976/77

Vignanello - anni ‘60 - Comitato di San BiagioCivita Castellana - Pallavolo femminile anni ‘70

Album dei ricordi Album dei ricordi Album dei ricordi

Civita Castellana - gli alunni dell’anno scolastico 1966/67 festeggiano insieme i 40 anni, insieme alla Sig.ra Rina Rossi.Foto del Sig. Mauro Angeletti

Prima Comunione a Fabrica di Roma - foto della Sig.ra Alessandra Generali

Civita Castellana anni ‘60/’70Umberto, Vincenzo e Eraldo Talia (noti parrucchieri)

con due loro modelleFabrica di Roma - calcio femminile anni ‘80

Campo de’ fiori60

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Campo de’ fiori 61

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