favole spirituali

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La Costellazione di un Anima di Peppino Fieni __________________________________________ ____ Cleonìce Parisi Biografia la costellazione dell'anima Di Peppino Fieni Nasce a Napoli in quel vicino 1969, pensate nasce aiutata dalla natura! Si, succede proprio così: nasce Cleonìce e i Parisi si dicono una cosa, che sembra normale, pensate! Si dicono: è nata, è una femmina!! Ecco, in quel momento è nata Biografia di Cleonice Parisi 1

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Biografia di Cleonice Parisi

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Page 1: Favole Spirituali

La Costellazione di un Anima di Peppino Fieni______________________________________________

Cleonìce Parisi

Biografia la costellazione

dell'anima

Di Peppino Fieni

Nasce a Napoli in quel

vicino 1969, pensate nasce

aiutata dalla natura! Si,

succede proprio così: nasce

Cleonìce e i Parisi si dicono

una cosa, che sembra

normale, pensate! Si

dicono: è nata, è una

femmina!! Ecco, in quel

momento è nata veramente

Cleonìce per la gente.

Gente di Napoli, nel suo

volto piccino si legge già

l'ironia. Il quartiere era

molto popolato, come in

tutti i paesi vicino Napoli.

ià, Napoli terra di nessuno, terra di tutti,ma Napoli,

unica città partenopea a non avere il Partenone, ma

comunque pieno di persone: persone vive, stanche,

imbroglione, ma sempre persone.

GBiografia di Cleonice Parisi 1

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La Costellazione di un Anima di Peppino Fieni______________________________________________

I genitori di Cleonìce erano molto presenti e lei molto

“suddita“. Si chiamavano e si chiamano, Rosa e Giorgio.

Direte come si fa a vedere l'ironia in una bambina appena nata?

Semplice, la si guarda con occhi semplici e dolci che hanno i

personaggi delle favole. E' un caso, perché quelle espressioni

sono già azioni, si, azioni per il futuro che sempre si annuncia.

Cleonìce ha sentito, anche nel rapporto intrauterino, la

sensazione e la sensibilità vengono da là.

Si nasce, si lascia l'utero, ma le nostre cellule non sono

libellule. Rimangono con noi e ci danno il là, sempre. Ma

questo Cleonìce non lo sapeva allora, ma perché il dopo è

divenuto il suo luogo?

Ripercorreremo la sua storia per capirlo.

Sicuramente è interessante.Una bambina che nasce, dei genitori affettuosi e forse un po'

ansiosi della vita, 21 anni lei Rosa, 32 lui Giorgio, lo so, vi

viene in mente la rosa e Giorgio Gaber, che dell'ironia ha fatto

la sua vita.

Biografia di Cleonice Parisi 2

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La Costellazione di un Anima di Peppino Fieni______________________________________________

Vi viene in mente significa proprio vi viene in mente, perché

associare spesso è un modo di fare e di essere. Essere sensibile

alle uguaglianze come alle diseguaglianze.

Dopo, la denuncia al comune, denuncia formale: è nata, anche

per lo stato italiano, Cleonìce Parisi. La data e l'ora, il luogo la

via il numero civico e tutto il resto che c'è di civico nella

nascita. Il padre Giorgio, la madre Rosa erano all'inizio e

Cleonìce è stata la primogenita di due cuori fino allora soli,

insieme Rosa e Giorgio divisero in tre il pane. Se lo fecero

bastare per andare là dove la vita porta.

E poi pensate i testimoni, in particolare la zia Nunzia, che

annunciava sempre e ancora annuncia burrasca, forse la

tempesta prima della quiete, era già poesia, favola, dramma.

Ma Cleonìce si affacciava al mondo stupita, il mondo era già

rotondo, ma per Cleonìce allora la geometria e le forme erano e

non erano, esistevano, ormai come lei, questo allora le bastava.

L'anagrafe di Napoli registra, Cleonìce ascolta, certo, ascolta i

rumori, annusa col piccolo naso e sente gli odori, tocca con le

manine e comincia a conoscere il mondo. Quel mondo

diventato anche suo, a sua insaputa. E la vita corre, Cleonìce

pure e il nonno le dice: birichina sembri una fatina! Cleonìce

Biografia di Cleonice Parisi 3

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La Costellazione di un Anima di Peppino Fieni______________________________________________

era sul suo lettino, che sempre si arricchiva del suo sorrisino.

Pianti, al bisogno, ma Rosa era pronta a soddisfare le sue

richieste espresse con vagiti gentili e allora la tranquillità

tornava a regnare in quel regno che sembrava un disegno.

Proprio un dipinto d'amore, il cuoricino di Cleonìce pulsava

come quello della farfalla colorata che agita le sue ali per

cercare nell'aria il giusto itinerario. Ecco l'orario, quello del

pasto, era per Cleonìce quasi un ricettario, anche se fatto solo

di poppate al seno di Rosa.

Rosa la guardava sempre stupita perché sapeva che era sua,

sentiva la sua boccuccia e vedeva i suoi occhi che ne

accompagnavano il piacere, intanto Cleonìce cresceva e amava

mentre poppava,si proprio come tutti i bambini. Il loro amore si

comincia ad esprimere così, è la loro innocenza che fa quasi

tutta la danza.

Biografia di Cleonice Parisi 4

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La Costellazione di un Anima di Peppino Fieni______________________________________________

Infatti, per , poppare era come amare e questo si

sentiva. Rosa per lei era proprio come il fiore, la sua anima. La

mamma,per lei, era come la manna dal cielo di cui parla la

Bibbia. Una luce che si accende e ci fa sentire il calore, che

emana e il chiaro che fa, illuminando quello che ci circonda e

adornando gli oggetti di un mistero mai misero.

Cleonìce rispondeva alla luce col sorriso, un dolce sorriso che

aggiungeva luce aumentandone, no l'intensità, ma dando gioia

ai presenti. Guardarla era come cucire l'anima, dandole un

vestito ricco di colori.

I suoi vagiti erano come musica di un violino che fa delle sue

corde quelle di un vibrante amore.

Non è che non ci fossero dei momenti in cui la piccolina voleva

essere al centro dell'intenzione, attenzione dell'intenzione, no

dell'attenzione.

Biografia di Cleonice Parisi 5

Page 6: Favole Spirituali

Sapete qual'è la differenza?

Sicuramente a bene, ve lo diciamo: la differenza è come quella

delle stelle di una costellazione la cui anima

nessuno conosce, ma tutti stupisce. Ecco, Cleonìce

stupiva perché gioiva sempre, proprio come quelle

costellazioni che somigliano a figure mitologiche e che sembra

abbiano un'anima felice. Ecco, si vedeva fin da bambina che

aveva un'anima, si vedeva fin da bambina che sentiva chi aveva

cuore e chi non lo aveva.

V

Poi, come tutti, Cleonìce cresce e il vagito diventa un grido,

con i bambini comincia ad avere dei rapporti.

Gioca, si inalbera, è una bambina con i capelli castano scuro,

scurissimo e gli altri la osservano, ne studiano i modi, anzi li

copiano, ma Cleonìce si accorge e ogni volta risorge in lei la

voglia di stare insieme e avere delle amichette vere. Anche i

bambini maschi la incuriosiscono, per quel modo di giocare

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alla guerra avendo paura di perderla. E' curiosa e chi non lo è a

quell'età? Ma la sua curiosità è condita sempre da una mossa

ardita, provare ad essere la prima fin dalla prima.

Inizia la scuola, dopo l'asilo e lei, quasi chiede asilo politico

perché la segnano alla primina, non le piace tutto quel

formalismo e dicono che è un po' fragile, un po' d'asma, non le

piace dover stare sempre seduta ad ascoltare. Non è svogliata, è

solo annoiata.

La maestra vuole che stanno seduti e che non si alzino

praticamente mai. Allora lei corre con la fantasia, la sua anima

vuole allegria.

Un prato, degli amici vicini, correre libera, magari seguire le

farfalle, certo il sogno aumenta perché ha l'asma. E' la sua

risposta, forse, a una vita familiare dove si sente, nonostante gli

affetti, suddita, perché fragile.

Un conflitto questo che sfocerà in un perfezionismo

contraddittorio: la perfezione pretesa sempre, a tutti i costi

anche quello dell'equilibrio. Quell'equilibrio che, se diventa

instabile, tutto diventa inarrestabile. Si corre con l'età, oppure

ci si ferma, si rimane là ad aspettare che un giorno passerà, ma

che cosa non si sa. Intanto la bambina che è dentro piange, è

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fragile e soffre, l'anima la sente e neanche dissente.

Bambina e anima si alleano per rimanere sempre insieme. La

bambina comincia a somigliare a una rosa, l'anima la segue è

una rosa anche lei, ormai. Ma l'anima lo è sempre stata, la

bambina no. Impara che imparare qualche volta fa male, lo

intuisce dagli altri che non le perdonano di essere fragile e

sempre, bisogna dosare le chiacchiere dell'ambiente che,

qualche volta, diventa avvilente.

La gente si accorge del disagio, ma pensa che questo sia anche

coraggio. Strano perché la gente di solito dissente. Per vedere

coraggio ci vuole coraggio o, al massimo, lo può vedere un

saggio.

Il saggio, nella vita di Cleonìce, era il miraggio, non quello nel

deserto, ma quello dell'anima con la sua vista lunga,

lunghissima, vedere là dove ancora la realtà non è arrivata, ma

arriverà.

L'infanzia, l'adolescenza, poi il periodo di latenza, che tutti i

bambini attraversano. Cleonìce segue il percorso e ne fa un

corso, come quello delle città, grandi, piccole o medie, tutte ce

l'hanno il corso.

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Ma quello di Cleonìce è il suo, unico e a senso unico, a

quell'età in cui la latenza è assenza, assenza di stimoli interiori

essendoci un a priori della vita pratica.

Una pausa fertile là dove il deltaplano plana per atterrare sulla

lana, insomma sul morbido.

Ma Cleonìce è infelice, è .

Quasi un giaciglio dove mai un cigno, farebbe il canto che

nessuno potrebbe ballare. Il pavimento deve essere adatto e le

scarpette pure, perché la danza è un arte seria.

No, Cleonìce comincia l' adolescenza uscendo dal periodo di

latenza, pensando di diventare maestra. Forse le piacciono i

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bambini, forse continua a pensare alle favole che le sono state

raccontate. Ma intanto a casa non è più figlia unica

primogenita, ci sono anche Carlo e Lino, ma lei è stata la

prima, ancora una volta e rimane l'unica femmina della

famiglia, a parte Rosa, la madre. I fratelli, che non sono

gemelli, si adeguano e vedono in Cleonìce quasi una pietra di

onice, pronta per un anello elegante.

Si sa che l'eleganza è un portamento dell'anima e l'anima di

Cleonìce era una sfida, per una società già opulenta e già

costruita sull'invidia. Insomma la società che non ti dà, anzi

pretende, ma da ragazzi questo non si sa, si sente. La forma

dell'anima di Cleonìce, si vede, dite che questo è impossibile?

Perché cosi vi hanno insegnato e voi l'avete sempre pensato e

forse ancora lo pensate.

Scusate! Ma sbagliate! L'anima ha una forma quando si

materializza e si materializza nelle espressioni della voce, nello

sguardo, nel colore dei capelli e nei comportamenti del corpo,

tutti i comportamenti.

Perché allora è difficile credere che l'anima di Cleonìce si

vedeva? Perché credete all'anima?

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Se non ha una forma, sarebbe una cosa incredibile, quella che

per alcuni dovrà andare in paradiso, come Beatrice per Dante.

Si, quel Dante della divina commedia, che non era per niente

una commedia. Era il paradiso pensato per ricevere forme

diverse, ma forme, proprio come le vostre speranze quando

aprite le danze della vostra vita. Ecco la vita di Cleonìce non

era strana, ma quello che è strano è che era la sua vita, capite

cosa voglio dire?

Non so se è più difficile spiegare o capire quando si tratta

dell'anima di Cleonìce.

Forse tutte e due, perché la concretezza che passa per

l'astrazione, non l'abbiamo ancora vista o forse non è proprio in

vista.

Sta di fatto che se Cleonìce sceglie di proseguire gli studi

pensando alla pedagogia, ancora forse la sua anima anticipava

che la favola arrivava e, la scrittrice si presentava nel nostro

paradiso per darci, con i suoi aforismi, l'opposto dei famosi

ismi. Dire alla nostra anima che ha un corpo che non fa corpo

a corpo, ma ci fa fermare nella speranza di trovare il verbo

amare e finalmente la verità e vi dico che Dante ci sta. Lui ci

ha raccontato la sua divina, materializzando il paradiso.

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Cleonìce fa di meno, ci dice che l'anima e il cuore fanno

l'amore se lo vogliamo, certo rispetto a Dante, padre della

lingua italiana, cosa dobbiamo dire?

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La Forma dell’olo che Cleonìce è una novità nella letteratura italiana,

questa, ha preso con lei un nuovo significato.

Caposcuola è stato Dante, venendo da quel di Firenze,

caposcuola è Cleonìce venendo da quel quasi vicino Napoli. Se

questo vi stupisce, pensate che Lucio Battisti, grande artista, è

venuto da quel di Poggio Bustone, un paese vicino Rieti, nella

Sabina, dove c'erano pochissime anime.

SEppure, quella di Battisti ha preso la sua forma dentro il nostro

cuore, parlo dell'anima, che deve avere una forma, altrimenti

che anima sarebbe.

Non pensate che faccio un gioco di parole per prendermi gioco

della vostra anima, ma è proprio perché ne ho un profondo

rispetto, che mi aspetto e spero di farvi entrare nel cuore

l'anima di Cleonìce.

O la vogliamo chiamare Parisi? Va bene, tanto la forma è

sempre quella. Comunque questa è stata la scelta di Cleonìce,

poi la vita l' ha portata, dopo la scuola, comunque fatta con

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profitto, a prendere quello che gli incontri provocano, diventare

l'assistente, mai deludente, di uno studio notarile.

Insomma, lavorare da un notaio, un lavoro che è quasi, se ci

pensate, un continuo aforisma giuridico, vi dico. Comincia una

vita autonoma per Cleonice, indipendente dalla famiglia. Vi

ricordate il padre Giorgio? Si quello che per l'ironia ci ricorda

il più certamente famoso Giorgio Gaber, la madre Rosa un

fiore che consideriamo eccellente.

Beh, sentite questa, sembra vera. Per Cleonìce l'anima è un

fiore, questa è la forma che lei vede per l'anima. Un fiore

profumato, come profumata è la vita dell''anima, dice Cleonìce:

è la nostra bambina piccola.

E, devo dire, accidenti che forma! La nostra bambina piccola

che sta là, dentro di noi e ci accetta per quello che siamo,

qualche volta, aiutandoci come pensiamo faccia il nostro

angelo custode.

Cleonìce che ci dici? Anche tu ci parli degli angeli con le tue

favole spirituali oggi è questo che ci vuoi dire?

Condire la nostra vita, perché lo spirito sia di supporto

all'anima, molta cara a molti, al cristianesimo, religione che ha

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avuto bisogno di un sacrificio per non rimanere solo un

artificio.

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Simone Weil che l'anima ce l'aveva veramente e il suo spirito

non era assente, ha detto: tutte le religioni sono uguali, ognuna

ha avuto il proprio Cristo, ma io sono cristiana, dice Weil,

anche se polemica con l'istituzione.

Ma solo il cristianesimo ha quella pietas che non è solo latina,

ma è la forza di immolarsi per la nostra anima interiore.

Meister Heikard, sant'Agostino che di colori ne ha provati,

Jung e quanti altri se ne potrebbero citare!

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Cleonìce Parisi, con i propri mezzi comunicativi ci ha parlato

dell'anima e il mito della caverna del grande e insuperato

Platone, di che cosa ci parla? Cleonìce Parisi dà a questa,

l'anima, una forma, la materializza, ce la fa vedere mentre

opera. Quindi no una cosetta messa là per dire che un giorno ci

servirà. La concretezza della nostra vita, dove il corpo non è

imparentato con l'anima e non è il suo contenitore, ma un

pastore che non ci parla della verità, ce la fa vedere vivendo

insieme a lei. Ecco è questo insieme che è stato sempre incerto

fino a Cleonìce Parisi. Lei, Cleonìce, ci dice che la

comunicazione è un'azione che passa per la favola spirituale,

perché noi dobbiamo riscoprire la nostra vita com'era e com'è.

E Hegel che ha scritto la fenomenologia dello spirito, che cosa

voleva dire? Andiamo a scoprire: la fenomenologia dello

spirito è la storia romanzata della coscienza che via, via si

riconosce nella spirito. E non è la favola spirituale di Cleonìce

Parisi? Ora mi si obietterà che Hegel è Hegel e Cleonìce è

Cleonìce. Si, ma quando la filosofia, ed Hegel ne è

sicuramente uno dei padri, ha curato lo spirito, lo ha svelato

mentre si nascondeva. Quando l'elevazione spirituale è

universale, spunta la filosofia. Ma se questa è una storia

romanzata come dice Hegel, non lo è in primis quella di

Cleonìce Parisi che così si dichiara, spirituale? Meditate gente ,

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meditate

Fino a vent'anni sono stata Cleonicina, poi la vita mi

ha rigirato e mi ha veramente fatto vedere il mio prato.

Era bello, pieni di quei fiori, proprio tutte anime

concrete, colori, forme, differenze ne erano le essenze.

Proprio concrete, quella concretezza che l'anima non

ha mai avuto e ancora non ha.

Vola in cielo, ma quale cielo ci dice Cleonìce? Il cielo siete voi

che ospitate e gradite di ospitare la vostra favola del cuore.

La felicità è qua, cogliamola, insieme alla nostra anima, che si

sporge e porge la sua forma di fiore. Se Rosa, la madre, era

forse stata un po' conflittuale, Cleonìce si rifà con la rosa vera e

la fa diventare l' anima a forma di fiore.

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Avevate mai pensato che l'anima avesse una forma concreta,

per giunta, in questo caso proprio della rosa? Sboccia la rosa e

sboccia Cleonìce a vent'anni non cambia forma cambia proprio

la forma della sua vita, sbocciare significa anche cercare

l'amore ideale, quindi dare forma a un'anima gemella.

Nasce nella testa di Cleonìce l'idea e la forma di una famiglia è

un anelare come quello di amare la vita che è tornata da lei a

dirle, hai amato i tuoi genitori, hai condiviso le loro sofferenze

e le loro ansie, ma anche la famiglia è un'anima.

Certo ha un'altra forma.

Nasce in Cleonìce l'amore per la famiglia, prova, s'innamora e

si affianca ad un uomo troppo fragile per la sua forza nuova.

Comincia a vedersi come avrebbe dovuto essere, non asservita

a una vita che altri condizionavano, una vita libera, come libera

è l'anima.

Non si sa di preciso dove viva.

E ricominciamo a vedere il mito della caverna di Platone in cui,

attraverso una trasformazione, assistiamo a una grande lezione.

Le mutazioni iniziano in quella caverna scura dove la luce

comincia a filtrare e la ragione riscopre l'amore e questo

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incontra quella.

E' la mutazione di Cleonìce Parisi.

Ormai indipendente e presente a se stessa.

Vede meglio che la libertà ha un prezzo e che questo non viene

da uno scambio come in genere succede, ma viene dall'aver

scoperto che lo spirito è forte e la prima narrazione di questo, è

la nostra vita. Cambiare la quale è normale, anzi è di più, super

normale. Ho capito, non pensate a superman che se ne va a

viaggiare per salvare i deboli.

La mutazione di Cleonìce

è come quella della farfalla, un'altra forma

dell'anima.

Page 21: Favole Spirituali
Page 22: Favole Spirituali

Un Caposcuolal lavoro le piace, in quello studio notarile riesce a far

capire che lei non è un'impiegata, neanche un ex allieva

di un istituto magistrale, è una donna che ha amore per il

lavoro, perché per lei anche questo è l'anima che diventa

concreta. Lino e Carlo prendono un'altra strada, tra l'altro,

come ricorderete, sono venuti dopo. Cleonice, primogenita, ha

fatto da “cavia”, per l'inesperienza di Giorgio e Rosa.

IEppure Cleonìce da questa privazione, quasi sofferenza,

non ha clemenza con se stessa: devi lavorare, devi

essere quasi un imperativo categorico alla Kant.

Ci crede e succede, finalmente la vita accede in lei.

Interpellando tutte quelle teorie possiamo dire, come diceva

Adler, che da un complesso di inferiorità, può nascere la

superiorità.

E se fosse successo questo anche a Dio?

Ciò di cui non si può parlare è meglio tacere, ma per Cleonìce

non è così. Lei è concreta e ha gli occhi e capelli neri di cui va

fiera. Fin qui la sua favola e noi come facciamo a sapere che

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erano in luce le sue favole? La sua voglia di aforismi, l'anima

in due parole, come dirà poi quando la scrittura diventerà la sua

natura e dirà così anche per le poesie, che comincia a scrivere

d'impulso e con intuito pronto a far quadrare la rima con la

logica, con la lingua.

Proprio una resurrezione dalla quale si può trarre una gustosa

lezione: noi siamo oggi e saremo domani, perché la nostra

anima ci trasformerà e, d'accordo con lo spirito, le cambierà la

vita facendola diventare scrittrice e caposcuola di un genere:

Ma siamo andati oltre, c'è un prima, abbiamo parlato di

resurrezione o forse si tratta di bisogno di affermazione, essere

riconosciuta in mezzo ad una folla solitaria.

Altezza, 1,55, accattivante sex-appeal, un seno molto

provocante, degli occhi grandi e penetranti. Si proprio quelli

che ti scrutano in profondità e ti guardano dentro con fermezza

e dignità, un sorriso di un'empatia da cui traspare tutta la

simpatia.

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E la parola, il linguaggio del corpo, ne fanno a vent'anni una

signorina pronta alla stima. Ma non è ancora lei, ancora non ha

messo la marcia giusta, quella della scrittura che lei vede

come terapia, si è uno sfogo praticamente in ogni luogo, anche

sulla motocicletta del compagno Gianluca.

Ma se andiamo a ritroso, troviamo una chiusa ragazza che, fin

da 11 anni, comincia a provare i primi amori, ma a sentirsi

anche delusa, perché fragile.

I ragazzi le piacciono forse perché sono “pazzi” come lei.

Avete capito le virgolette?

Certo, stanno ad indicare che in quel periodo si guarda la

differenza per capirsi e tentare di trovare un'identità. Donna,

uomo, un po' di qua e un po' di là e questo a Cleonìce non

succede lei sa di essere una bella ragazzina e vede già nel

maschio coraggioso, forte, passionale, calmo, il suo amante.

Ma Cleonìce è ancora piccola, è all'inizio, ma il sesso e la

sensualità non la lasciano indifferente. Che cos'è? Il preludio

dei sensi della mela, che scriverà più tardi,anzi ne farà

un'antologia dove ci sono anche altri autori.

Page 25: Favole Spirituali

Be', questo già denota una certa timidezza, insieme ad

un'inibizione frutto di un tipo di evoluzione. C'è dentro

la sua bambina che le farà crescere l'anima,

ma ha bisogno di tempo e comunque di seguire le fasi

dell'evoluzione, si quelle di cui parla Piaget per

mantenere sempre un equilibrio stabile. Ecco, qui

dobbiamo fare un passo indietro.

Ma proprio indietro. I primi tre anni del bambino sono

determinanti per costruire una ragnatela che nessuna acqua

riuscirà a distruggere.

Quasi tutte le “ ricerche” vanno in questa direzione.

Cleonìce non ne è stata esente, perché la vita non esenta, si

presenta e basta.

L'ambiente, le amicizie l'affetto dei genitori, le loro eventuali

difficoltà, le loro spesso inevitabili psicopatologie, le loro

finanze, la borsa della spesa, l'educazione ricevuta sono proprio

una ricevuta che arriva e che bisogna pagare, sempre.

Page 26: Favole Spirituali

Pagare qua significa essere o avere, per esempio, famoso libro

di Fromm. E qui torna l'anima, ed è quell'anima di cui abbiamo

parlato, quella concreta che passa per l'astrazione. Il paradiso o

il riso?

Questo è il problema, forse anche quello di Amleto e ancora

una volta Shakspeare ci aveva preso.

Che poeta! Difficile uscirne.

Page 27: Favole Spirituali

La Concretezza dell’Animaa qui sorriso e paradiso sono come essere o

avere di Fromm, come essere o non essere di

Amleto o è qualcos'altro. MPer esempio il nostro cuore che vuole

altro. Sentimenti che si vedono dai

comportamenti concreti e torna la

concretezza dell'anima che siamo stati

abituati a vedere volare, sperando che

fosse in paradiso e invece lei è sempre

là, una fiaba infinita, la nostra.

E' quello che succede a Cleonìce Parisi, prima nella vita, poi

nella scrittura, ma sicuro è il seguito della trasmissione è

questo che vogliamo cercare nel suo essere scrittrice: pensate

che quello che ricorda vivamente nei suoi primi tre anni di vita,

età in cui si forma il carattere di tutti, sono le fette biscottate

rotonde che la mamma, guarda caso.

Page 28: Favole Spirituali

Proprio quella rosa che abbiamo detto, che Rosa! La mamma le

preparava con la marmellata. E qua già la prima rima,strano

ancora che qui si può già parlare di imprinting per la scrittura

creativa.

Certo Lorenz con le oche ci ha insegnato molto. Proprio un

volatile il cui nome usiamo per disprezzare il pensiero

soprattutto delle donne, diciamo infatti: quella è proprio un

oca.

Lo dicevamo anche di Marilin eppure è ancora il nostro mito.

Bene l'imprinting di Cleonìce è stato simile a quello di Marilin

che però non conosciamo, parlo del suo imprinting.

Però è stata Mariln Monroe,

come Cleonìce Parisi è Cleonìce Parisi.

Siamo tutti così, Lorenz dice di si. Ma a noi interessa Cleonìce

e cerchiamo, per quello che è possibile, l'origine delle sue

Page 29: Favole Spirituali

favole. Bene sapete che cosa vi dico? Questo imprinting è

possibile sia stato quello di Cleonìce, le fette biscottate con la

marmellata.

Perché è passato del tempo? Le nespole maturano quando è la

loro ora, che poi è quella che decide la natura. Così è stato

anche per Cleonìce e forse per ognuno di noi, chissà!

Pensiamoci con le favole di Cleonìce, forse lo scopriremo.

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Le biografie e questa lo è…

ervono forse per questo, ci introducono dallo scrittore,

alla sua storia, ma ci fanno scoprire anche la nostra, se

ce l'abbiamo. SPerò Cleonìce dice di non essere stata considerata nell'infanzia,

dice che per gli altri valeva meno di zero.

Be' questo è un numero che oggi porta fortuna a qualcuno, però

essere considerati zero da piccoli e mentre si cresce e proprio

nell'ambiente circostante non è proprio una costante, per

fortuna.

Ma Cleonìce ha messo dentro raccontandosi e sognando la vita

che avrebbe desiderato. Ha sofferto? Sembra di si, ma dopo c'è

stato il riscatto. Certo c'è voluto del tempo, ma un po' meno di

quello passato a sentire quelle chiacchiere sul numero zero,

rivolte a lei.

Un'asimmetria, il dopo e il prima che il tempo ha fatto crescere

uno spirito libero e come dice lei, unica e per giunta con

Page 31: Favole Spirituali

un'anima che lei definisce bianca.

Vuol dire innocente o perdente e insieme vincente. Proprio

quelle lotterie dove la ricchezza viene da tanti elementi, la

fortuna improvvisa, spesso insieme a una costanza, che ritrova

sempre la danza dopo tutto.

Si dopo un'infanzia e, forse, un'adolescenza senza scienza e

senza amore sincero, e spesso neanche formale. Insomma

soffrire per Cleonìce è stato un seme per fare il suo albero

maturo.

“Oggi Cleonìce pensa e

dice infatti che siamo tutti

frutti dello stesso albero,

rami di una pianta che

rappresenta l'umanità.”

Page 32: Favole Spirituali

Dobbiamo qua sottolineare una somiglianza, certo involontaria,

con il pensiero di un grande filosofo, si proprio quello Spinoza

del panteismo, che vedeva il mondo unito da un unico destino e

la sua anima il concorso dell'anima di tutti.

E' proprio l'albero delle favole di Cleonìce, ma è un caso, è

successo.

A distanza di 400 anni il panteismo torna nelle favole, forse da

dove era venuto. Insomma tre anni, i primi, quelli significativi

passati come una suddita dell'ignoranza e forse anche della

stanchezza e dalle fatiche dei genitori, che hanno fatto di

questa primogenita un esperimento pericoloso e per Cleonìce a

volte odioso, com'è normale quando la considerazione non

passa per il filtro dell'amore.

Allora chiediamoci, se questa anima che Cleonìce definisce

bianca, non sia nata proprio perché lei era stanca.

Vediamo che il bianco evoca l'innocenza, ma anche il detto che

si va in bianco, quando le cose vanno male.

E sui sentimenti,se non sono ardenti, soprattutto a quell'età, è

facile perdere il treno della crescita e rimanere inchiodati a

schemi patiti e non digeriti.

Page 33: Favole Spirituali

Le fissazioni in azioni che a quel punto si ripetono a catena,

mettendo proprio catene che poi col tempo, se si ha fortuna

scioglierà.

Queste catene compaiono spesso nelle favole di Cleonìce, non

sarà un caso, ma forse anche il racconto di un vissuto mal

digerito.

Forse questo è il pungolo dello scrittore, scrive la sua vita, il

cui esempio, accomuna gente che è stata costruita con la stessa

mente, ma questa, dice Cleonìce, mente è uno dei suoi slogan

preferiti.

Vogliamo cercare il motivo? Forse è vero, forse è una difesa

verso le sopraffazioni subite.

Comunque Cleonìce dice che le sue favole le piacciono molto.

Ci si può credere, perché le ha vissute, viverle e sentirsele

raccontare non è uguale.

Eppure ha avuto un solo libro di favole da leggere da piccola e

lo ha consumato. Il libro di carta, ma non il suo contenuto per

lei un'enciclopedia della vita dell'anima.

Page 34: Favole Spirituali

La concretezza di questa astrazione forse l'ha costruita così. Ma

proprio tutte le favole finiscono male? Sappiamo che no, anzi

sono un modo per arricchire la vita, qualche volta grigia, ai

bambini.

Page 35: Favole Spirituali

Poi arrivano le medie inferiori…

a lei è stata trattata spesso come inferiore. Va

avanti e si scrive alle magistrali. Non fa la

maestra, ma qui forse assorbe l'umore dei

bambini che crescono e del loro amore.

MDa Cleonìce si capisce che la sofferenza può far bene. Dite che

il maestro è stato Gesù Cristo? Ecco le *Favole Spirituali* di

Cleonìce, ha portato la sua croce, direte come tutti, possibile,

ma non tutti sono diventati favolisti spirituali.

Allora c'è qualcosa che non si può spiegare, ciò di cui non si

può parlare è meglio tacere. Saggia questa cosa.

Ma sentite questo aforisma di Cleonìce:

Allora sarà vero e come tutte le verità non vengono dall' aldilà,

Page 36: Favole Spirituali

ma stanno qua sulla terra. Ci aspettano, ci seguono, ma noi le

perdiamo di vista, poi Gibran, Ciorian e Cleonìce Parisi ce lo

ricordano.

Ancora Cleonìce dice che l'aforisma è l'anima in

poche parole e per la poesia è uguale, solo che ce ne

vogliono un po' di più.

Insomma vi comincia a piacere questa Cleonìce Parisi?

Lo sento, la cominciate a vedere com'è stata e com'è, un

divenire a volte morbido a volte no, ma sempre un divenire,

magari dopo un patire. Ricordatevelo quando leggete i suoi

libri:

Le favole dell'Anima , L'Angelo del Focolare ,

Viandante nel Cuore , La Piccola voce e tutte le

altre antologie che ha curato come I sensi della mela ,

Scolpiti nel Vento .

Page 37: Favole Spirituali

Una raccolta curiosa questa, poesie che non fanno

dormire, perché parlano chiaro e dicono che quella mela

è stata forse messa là apposta, perché un giorno

qualcuno la cogliesse e si perdesse in quell'amore che

viene dal cuore, ma non ne vuol sapere che l'anima è

una cosa concreta e la sua forma astratta è solo perché

qualche volta è distratta.

Page 38: Favole Spirituali

Accidenti sembra di leggere la bibbia

i sa la distrazione non è dell'eden questo è di Elena di

Troia che ha fatto della sua anima un archetipo

junghiano. SE questo è successo senza che conoscesse Jung che,

ufficialmente, non era ancora nato. Poi dell'anima ha fatto la

psiche del mondo, ma non sapeva che questo non è proprio

tondo, è ovale. Ha due fuochi come le ellissi per non

dimenticare i poli nord, sud, est e ovest.

Costellazioni, gruppo di stelle visibili correlate da una

particolare configurazione. Sembrano proprio la concretezza

dell'anima. Quindi questa si vede, ma noi la chiamiamo

costellazione.

Cleonìce lo dice in una delle sue favole, come ci dice

del dolore del parto, che è solo una reminiscenza di

un passato che è stato castigato.

Accidenti! Sembra di leggere la bibbia, il libro dei libri.

Page 39: Favole Spirituali

Cleonìce per un periodo l' ha letta sempre, pensando a Dio e

sperando nel suo aiuto. Dite che lo fanno tutti? Si pensa a Dio

quando manca l'io, forse, ma non tutti scrivono favole

spirituali, dove il misticismo è di casa anche se non ci torna

mai a casa e rimane ad aspettare che qualcuno dica di qualcun

altro, quello è un mistico spesso scambiandolo per un gioco

turistico.

Ma chissà se in fondo lo è. Un giro turistico dell'anima quando

osserva la sua concretezza, proprio come nelle favole di

Cleonìce, qui la favola sembra una metafora, poi si scopre che

non fora proprio niente, ma attraversa con animo dolce e

profondo, le passioni del pensiero, che sono appunto le

metafore.

Ma da dove arriva tutta questa passione di Cleonìce?

A proposito con la sua fantasia, oggi fa anche video e se vedete

quello sulla Passione accompagnato da Notre-Dame de Paris di

Cocciante, capite, finalmente, come la passione vi coinvolge

qualsiasi sia il rumore dell'amore. Insomma non ci si aspettava

tanta poliedricità da una donna, che dice di non aver fatto studi

eruditi, ma di aver studiato solo dalla vita, che lei dice che

invita sempre: tutto esiste, dice, e tutto ha diritto di esistere.

Page 40: Favole Spirituali

Ora si capisce perché, dopo le magistrali, è andata da un notaio

per diventarne la custode del diritto degli atti.

Ma intanto Rosa e Giorgio, i suoi genitori che fine hanno

fatto ? Sono vivi, vegeti, amati, nonostante i trascorsi. Cleonìce

è così, perdona fatti e misfatti se sono fatti innocentemente..

Abbiamo detto, o diciamo adesso, che aspetta il suo principe

azzurro da quando aveva 11 anni. Il primo sembra che non sia

stato proprio azzurro, ma il secondo Gianluca dice che per lei è

come un duca. La sostiene nelle sue pene, quando ci sono e non

gli recita solo il vangelo di Luca.

Ora vi racconto una storia , è solo una storia e non pretende di

essere una favola come quelle di Cleonìce Parisi, non ci

riuscirei. La storia è questa:

Ci siamo con Cleonìce incontrati… in questo spazio, ora tetto del mondo, che è internet. Abbiamo chattato, come si dice, della sua esperienza e della mia. Ma prima lei ha voluto sapere le mie generalità. Io le ho detto che non ero generale, ma solo un volgare scribacchino, che pensava che la scrittura è una terapia. Questa cosa l'ha colpita e poi è stata approfondita. La sua

Page 41: Favole Spirituali

dolcezza ha saputo fare di me un biografo senza autografo. Lei pensa giustamente alla notorietà, è un caposcuola nel suo genere e questo gliel'ho detto subito, dopo aver fatto una recensione del suo Angelo del Focolare. Qua ho scoperto le sue favole, qua ho scoperto la sua battaglia per una vera emancipazione della donna, ho poi scoperto quanto femminismo abbiamo fatto passare per ismo, come tanti ismi. Ho scoperto che le sue favole non rincorrevano la gente, tutta la gente, ma solo quella gente che aveva provato che, qualche volta, soffrire è un po' morire. Insomma ci vuole molto coraggio dopo, è vero, si diventa più saggio. Ma la gente pensa che le favole per adulti, sono come quelle che ci raccontano in televisione. Invece le favole di Cleonìce sono la televisione, una bella differenza ne va dell'esistenza altro che scienza! Ma allora l'uomo nero non è vero e il sentiero che percorriamo lo possiamo cambiare, perché non è obbligato, ma è solo la paura che ci attanaglia, ma lei è una canaglia. Questo mi ha stupito di Cleonìce, il suo intuito. E' solo intuito femminile, o è una cosa che non può finire perché lei intuisce la vita e ne fa la sua radice. Quasi una tata che ormai incontra da quando è nata. Bene, come biografo, almeno ho evitato l'autografo, che è solo uno scarabocchio per colpire l'occhio, poi la mente, ma dice Cleonìce, questa mente. Ma perché lo dice? E' la sua infanzia che è stata priva di danza, mai un ballo, mai una carezza, ma solo stoltezza, quasi sicuramente quella dell'ignoranza. Della madre, del padre, della vita? E' con le sue favole che lo capiamo, perché queste ci riguardano, anche per questo, per essere onesto. E questo non è solo un mesto rimpianto, ma una forte riscossa, che parte dall'archetipo iunghiano, fino ad arrivare all'anima, quella del mondo, forse l'umanità di cui Cleonìce parla nelle sue interviste a vista.

Page 42: Favole Spirituali

L'umanità è una grande pianta di cui noi siamo i rami, le foglie, i frutti, ma questi vengono alla fine e spesso cadono dalla pianta. Raccogliamoli, dice Cleonìce, e facciamone quella marmellata che la mamma mi metteva sulla fetta biscottata. E' il nostro unico nutrimento e io non mento, perché non sono solo mente, ma anima, cuore e amore.

Dopo, che succede? Per dove si accede alla vita di Cleonìce?

Ma dalle sue favole per adulti !

Page 43: Favole Spirituali

Cert'uni sentono della favola e

dicono: Ma mica siamo

bambini!

icono, ma poi si contraddicono credono ancora

nell'uomo nero, i giganti continuano ad essere tanti.

Come don Chisciotte, si accaniscono con le lance

contro i mulini a vento e rimangono sempre sotto vento.

Cleonìce cresce e diventa una bambina innamorata della vita,

nonostante sembra che questa l'abbia tradita. Allora l'amore è

dentro di noi, dice Cleonìce nelle sue favole e noi non ce ne

possiamo esimere, perché lui, l'amore, è il nostro maestro vero.

D

Page 44: Favole Spirituali

Impiegata e quasi dirigente in uno studio notarile, sempre più

ardito, siamo a Napoli dove ci vogliono occhio e lingua buoni.

Cleonìce accetta la sfida e diventa padrona del diritto privato,

in tutti i sensi, si fa rispettare e amare, mette in moto il riscatto,

basta con l'infanzia, basta con l'adolescenza, sono dentro di me,

dice Cleonìce, ma io oggi so quello che voglio.

Se le chiedono cosa vuoi Cleonìce ?

Lei risponde con il volto fermo e tranquillo, per dire che ha

capito, che la vita va vissuta, perché tutto ne fa parte ed è

inutile mettere tutto da parte.

Qualche volta bisogna fare la parte e la sua parte oggi è quella

di donna di casa, impiegata in uno studio notarile, e tutto senza

dimenticare la sua vita privata.

I suoi amori qualche volta sono confusi e qualche volta fusi.

Page 45: Favole Spirituali

Il primo matrimonio lo fa a 25 anni, con un uomo che continua

a dirle, che lei non è niente, forse per difendere il suo essere

meno di niente o forse preda di una psicopatologia che sfoga su

Cleonìce, perché le è sembrata la donna giusta per accettare

l'ingiusto.

E ' ovvio che la cosa non dura, perché è duro vivere senza

vivere e morire ogni giorno. Basta poco a Cleonìce per capire

che c'è poco da capire, che è meglio fuggire, prima di morire.

Ma ormai il matrimonio è fatto e il dato è tratto e come disse

Cesare, prevedendo le pugnalate, che poi sono arrivate, è

meglio non esagerare.

Bisogna stoppare questa via crucis, questa maledetta

esperienza, che rischia di arrivare alla demenza. Insomma

un'esperienza da troncare.

Allora Cleonìce comincia a dirsi che la mente, mente, ma

Page 46: Favole Spirituali

mente anche la gente.

Anche da qua partono le sue favole. Prima era la fetta

biscottata con la marmellata della mamma, solo loro erano

rotonde, la mamma no, era quadrata, un cubo come quelli con

cui si fanno i pali di cemento, dura, senza sensibilità, forse non

riusciva a provare amore, perché non lo aveva mai avuto.

Insomma prima la madre con la marmellata, poi un matrimonio

“strano”. Cleonìce era destinata a rifugiarsi nella favola, che

non le era mai stata raccontata, pur avendo consumato l'unico

libro avuto.

La favola che libera, la favola che narra mentre tutela la

Page 47: Favole Spirituali

fantasia, ripristina l'anima, anzi fa di questa un tratto

determinante e concreto, da qui la concretezza, che spesso

deriva dall'asprezza della vita.

Eppure forse l'anima di Cleonìce, forse dipende dalla sua

speranza nella speranza. Sperare per non mollare, da qui le

favole?

Le sue favole sono favole dove si racconta, come fanno tutti gli

scrittori, per conoscersi, insomma proprio una terapia per la

vita, quasi una compulsione, che reagisce a una realtà troppo

dura e priva di profondità.

Da qui la loro SAGGEZZA che rasenta la PERFEZIONE,

almeno la ricerca impossibile di questa.

Page 48: Favole Spirituali

La perfezione arriva là dove c'è sempre esagerazione, si

esagera perché? Ognuno ha i suoi motivi, ma per Cleonìce

sembra una risposta alla miseria nera.

La sua infanzia, l'ha lasciata bambina e monella, come lei dice.

Saggezza senza sapienza e senza scienza, forse ci cambia il

senso, perché questo viene solo da dentro, è solo istintivo e

non mediato dalla ragione che qualche volta è anche la mente.

Allora è anche per questo, che lei dice spesso che la mente,

mente.

La natura è più sicura per Cleonìce o non è solo così? E allora

perché queste favole spontanee? Da qualche parte verranno, va

bene dalla sua infanzia fatta di miseria, quando una reazione

opposta ha risolto temporaneamente la mente e il resto, ma

forse la saggezza viene anche da questa ricerca di perfezione.

Può essere, certo, non si può escludere questo. Ma ci interessa

la radice o la sua appendice? Perché l'appendice è quello che

lei scrive e lei scrive poesie, aforismi e favole per giunta anche

spirituali.

Page 49: Favole Spirituali

Lo spirito, la fenomenologia di Hegel, l'anima di Jung, il

misticismo di maestro Heccard, va tutto bene, ma questi sono

esempi, Cleonìce dice che di queste cose non sa niente. Allora

chiediamoci, dove le ha prese?

Page 50: Favole Spirituali

Lei dice: Da dentro!llora è lecito pensare che il nostro dentro, ci può

condizionare nel bene e nel male. Ma allora il

destino, l'inconscio esistono? Qualcuno sempre ne

ha parlato e chissà se ha azzeccato? Allora ascoltate gente,

ascoltate, Cleonìce è indecisa sul fatto: se la pazzia sia la cima

della montagna o la valle, qualche volta di lacrime.

AUn dubbio ancora una volta, amletico. Diceva Cartesio:

Siamo svegli quando dormiamo o dormiamo quando siamo

svegli?

Lui era un razionalista convinto e allora le favole di Cleonìce

che c'entrano?

Matematica e favola, cosa hanno in comune?

Razionalità e favola come si avvicinano, se si avvicinano?

Sembra la giostra, se è nato prima l'uovo o la gallina.

Page 51: Favole Spirituali

Sembra, eppure se ci turbassimo di meno delle differenze, se le

vedessimo nella loro storia, se potessimo abbracciarne con l'

anima la concretezza, se tutto questo fosse possibile,

leggeremmo le favole spirituali per adulti di Cleonìce Parisi,

come se venissero dal nostro vocabolario ancestrale, o astrale?

Che ne dite? Le costellazioni, le passioni, le stelle, l'amore, il

cuore, non sono tutto il nostro essere mentre tesse? il nostro

essere quando la smette di dire sono o non sono, chi sono io

babbo natale?

Forse si, ci vuol dire, anche con le sue favole, che

babbo natale esiste e insiste, che l'anima non vola via, ma ce la

portiamo via, che la nostra mente è stata assente e l'essere ne

risente, che Cenerentola c'è sempre, perché il suo Angelo del

Focolare la ricorda, perché la donna non scorda, che essere

umani è meglio che essere animali.

Questo ci ricordano le favole di Cleonìce, ma le dobbiamo solo

leggere, perché le abbiamo solo vissute e, se qualcuno le ha

scritte, Cleonìce, è perché noi ne conserviamo la memoria, che

Page 52: Favole Spirituali

ancora è la nostra unica gloria.

Ecco, con le favole di Cleonìce, la possiamo esercitare così

evitiamo l'alzeimer, si proprio quella situazione mentale che ci

fa vedere tutto tale e quale.

Il nulla, il vuoto, il niente. Esercitiamola questa memoria, in

fondo è la nostra storia. E qua che Cleonìce, in fondo, ci manda

i baci. Siamo bambini, non ci accorgiamo e la favolista

spirituale diventa geniale, per lei non è tutto uguale.

L'orizzonte ci dà la carrozza, per partire insieme dalla nostra

principessa o dal nostro principe e questo, finalmente, ci dirige,

dove è un mistero e questa volta vero.

Page 53: Favole Spirituali

Cenerentola era L'Angelo del Focolare di

ome I Sensi della Mela sono il paradiso perduto e

l'eden chiuso, ma Cleonìce non ci crede e curando

l'antologia, ci dice, che quella mela era là, messa ad

arte, proprio perché solo così arriva l'arte, la fantasia, la

creatività, che non sono mai la realtà oggettiva.

CL'oggetto non c'è, perché si arriva alla donna oggetto e

all'uomo perfetto.

Page 54: Favole Spirituali

Allora Cleonìce piazza i suoi aforismi, che definisce “l' anima

in poche parole”. Ma anche questa sembra un aforisma?

Allora non se ne esce con: “C'è sempre una porta che ci

aspetta”, dice Cleonìce, spesso si apre, qualche volta si chiude,

qualche volta ci delude, qualche volta l'ingresso è di

gesso,non importa dice Cleonìce, basta che ci porta nella nostra

anima e riusciamo a vederne la concretezza, magari insieme

alla dolcezza.

Ma allora una cosa come l'anima, come fa ad essere dolce e

concreta contemporaneamente se poi, come dice Cleonìce,

la mente, mente?

Dobbiamo di nuovo passare per l'astrazione, per arrivare

all'altare, qualsiasi esso sia e dicono ancora così sia. Molti lo

dicono, anche durante la messa e questa è la nostra mossa,

sempre, o di qualcun altro?

Cleonìce non si fa illusioni nelle sue azioni, comincia a fare

video che manda su internet, la gente li vede e sceglie. La

Passione e l'Uomo, ma Cleonìce sa che tutti hanno una storia.

La sua personale, perché, come tutti gli artisti, lei esprime

Page 55: Favole Spirituali

sempre la sua anima.

Certo, questa è diventata concreta è vero, scrivendo e

facendo della scrittura una terapia che dura, catturare

immagini e comporle, perché i nostri occhi e la nostra

mente, riescano a capire che non c'è niente da capire, ma

c'è solo da gioire.

E' una gioia per Cleonìce, dice che le vengono i brividi, quando

l'anima la prende e il cuore la raccoglie. Si danno una mano

perché la non sia mai banale.

Questa, la favola, è sempre giusta, anche se Cleonìce dice che

la giustizia è dentro di noi e noi siamo la stadera che non fa mai

la tiritera.

Page 56: Favole Spirituali

Ma questi adulti!Noi, capiamo e sentiamo che l'anima è concreta nella favola

perché è la nostra anima e noi siamo quella concretezza che

ci accarezza?

a risposta non c'è, perché Cleonìce, nelle sue favole,

preferisce le domande che sono sempre tante. I

bambini che le fanno non sono cretini. Cretini, dice

Cleonìce, sono gli adulti, che lasciano il proprio spirito e lo

mettono in salamoia un po', credono, come la soia, che fa bene

alla salute.

LMa questa è realtà che nasconde la finzione, dice Cleonìce,

l'apparenza inganna, la morte è sepolta e la vita si avvita spesso

su se stessa, che fessa!

Dice Cleonìce, il divenire è di per sé un ardire, coltiviamolo e

accettiamolo, non sarà la nostra pace, un altro video di

Cleonìce, ma di sicuro, sarà la sola concretezza che ci dà

ebrezza.

Page 57: Favole Spirituali

Bacco torna, per bacco le sue vestali diventano una continua

festa, vino, uva, spremitura e pigiatura, non sono una

ubriacatura solamente, sono la nostra mente che cerca la tregua

da una guerra che ci inganna e questa è la favola di Cleonìce.

Ora Dan Brown, dopo i templari se la prende con i massoni,

quei muratori che fanno della spiritualità e della moralità, la

sola realtà: Garibaldi, Totò, Oscar Wilde, dicono anche

Whashington. La loro favola sembra vera come quelle di

Cleonìce Parisi, che massone non è, ma è solo napoletana, il

che è uguale.

Perché è uguale non si sa, ma Calvi, banchiere, dicono sia stato

massone e forse questo gli è costato, finire impiccato sotto un

Page 58: Favole Spirituali

ponte di Londra.

E Licio Gelli, che non usava neanche il gel. Insomma un'altra

storia di Brown che non è padre brown di Renato Rascel.

Brown è più furbo e lavora per sé e non gliene frega niente del

te. Cristo, l'ultima cena, Leonardo da Vinci, ora i massoni , per

lui non sono mai guai, ma denari contanti che lo mandano

avanti.

Conosce i segreti? Ha i documenti? Legge le favole di Cleonìce

Parisi. Oggi c'è la privacy e non si può indagare, intanto lui fa

l'affare. Scrive libri che poi dicono che ha copiato, ma, forse,

anche questa è una favola. E poi dite che agli adulti le favole

non servono!

Perché lo dite, leggete Down Brown, i suoi templari, quello che

pensa della madonna di Cristo, ora dei massoni. Però è lecito

chiedersi se anche le sue sono favole, come quelle di Cleonìce!

Certo che è lecito, perché i suoi documenti non sempre sono

affidabili. E poi i segreti sono segreti per antonomasia.

Allora qual'è la verità? In un aforisma, Cleonìce dice che la

verità non è la realtà e questa è apparenza, come la caverna di

Platone?

Page 59: Favole Spirituali

L' istinto che diventa ragione e poi anima nell'iperuranio. Ma

questo è anche quello che dice Cleonìce!

L'anima poi viene, dal cristianesimo, resa evanescente, può

volare, lasciare il corpo, andare in paradiso, all'inferno. Qua, la

concretezza di Cleonìce ci riporta a quella famosa porta, dice

Cleonìce, c'è sempre una porta, forse intendendo che da

qualche parte dobbiamo entrare comunque al dunque.

Insomma un'anima che per entrare ha bisogno di una porta non

ci porta. Siamo abituati alla sua, non si sa neanche come

definirla!! Sembra infinita, invece, dice Cleonìce, che è

concreta e lo rimane anche quando si va a mischiare con

quell'energia universale.

“Il corpo è quella diga che ti isola temporaneamente

dall’appartenere al mare di energia, a cui non hai mai smesso di

appartenere, dal quale sei solo temporaneamente separato per

una brevissima esperienza, e grazie al corpo che ora ti contiene,

che stai imparando a conoscerti, cosicché nel tornare al mare tu

possa portare occhi orecchie e naso.”

Tratto dalla favola: La Storia del Vaso

Energia, ma che c'entra la fisica con la favola? Bene,

Page 60: Favole Spirituali

mettiamoci seduti a tavola e poi ne discutiamo, il cibo non

alimenta la nostra anima? La tovaglia non è quasi sempre

colorata? I bicchieri sono sempre interi per poterci bere? I

nostri commensali non li vediamo geniale e spirituali, va bene,

ma se mangiano, alimentano anche lo spirito. Favole Spirituali

per commensali, ci avete pensato mai?

“Si amica mia, noi eravamo entrambi bicchieri riempiti a metà, ma io mi sono sempre sentito mezzo vuoto, e tu invece mia luminosa compagna sentivi d’essere mezza piena, ed è in questa semplice diversità di veduta che gira o non gira la vita.

Il pessimismo è il padre ozioso di un futuro gravoso, l’ottimismo è il figlio prediletto di chi della propria vita ne fa un concerto.”

Brano tratto dalla favola: Un Bicchiere a Metà

Ci avete pensato, ma le avete scartate perché non lo sapete,

come non sapete di preciso cosa mangiate. Vi dicono che è

pane e ci credete, ci dicono che è salame e non vi offendete se

vi trattano come tale, allora mangiate e vi alimentate e così

alimentate anche la vostra anima.

Lo spirito ne risente e Hegel, avete capito bene Hegel, quello

della fenomenologia dello spirito vi dice che questa è la storia

romanzata dello spirito che via via si riconosce nello spirito.

Allora che cosa aspettate le favole le avete o forse volete

Page 61: Favole Spirituali

cominciare con i video visto che siete abituati alla televisione,

quello scatolone. Va bene, cercate i video di Cleonìce su

internet, li troverete tutti a dimostrare che la favola non è antica

perché con internet se la tira.

La Passione, L'uomo di Cleopa allieteranno le vostre serate e vi

faranno vedere l'anima all'opera, si proprio all'opera perché

anche l' opera è la nostra anima.

Pensate all'opera musicale, certo, ma anche l'opera vostra,

quella di tutti i giorni è la vostra anima.

Page 62: Favole Spirituali

La Concretezza passa per

l’Astrazionea concretezza passa per l'astrazione non lo

dimenticate e le favole spirituali sono la vostra

astrazione che è diventata azione. Certo non

dimentichiamo le poesie di Cleonìce e chi potrebbe dimenticare

la loro spontaneità, il loro essere l' incipit del suo pensiero.

LL'aforisma, ricordiamo per Cleonìce è l'anima in due parole e i

suoi sono così, vi prendono e diventano concreti con voi.

Non si ferma l’Ascesa,dell’Uomo che non ha mai conosciuto Discesa.

Chi della Vita ha affrontato la salita,non si fermerà se non a strada finita

Facciamo un passo indietro? Cleonìce ha undici anni e

comincia a pensare al principe azzurro, ne conosce alcuni che

sono di un azzurro carta di zucchero e vede che sono utili solo

per fare i pacchi, comunque non per lei.

Page 63: Favole Spirituali

Lei si sente bella perché la mamma glielo ha sempre detto e

perché i suoi lunghi e folti capelli neri ne fanno una leonessa

che non è fessa è guardinga, è non vuole prendere la stringa per

domare i suoi leoni.

Li vuole belli, intelligenti, colti, sensibili, attenti alla sua

dignità che, guarda caso, per lei fa rima con femminilità.

La rima per Cleonìce

è come la riva del mare se uno sa nuotare.

Per lei è un dono come chiedere perdono, cosa sempre difficile,

ma la rima è la riga che sempre lei tira per concludere il parlare

d'amore e lei ne parla sempre, quando non tira fuori i suoi saggi

aforismi.

Page 64: Favole Spirituali

Dice Cleonìce che il suo primo libro è stato la bibbia, accidenti,

il libro dei libri e da lì dice di aver tratto molti insegnamenti.

La bibbia favole spirituali scritte a più mani. Una nuova bibbia

allora! O forse una bibbia più moderna? Ma qui moderno e

antico non hanno senso, la storia dei popoli è, e sarà e la

favolista spirituale lo sa, come lo sapete voi che vi siete beccati

dei bombardoni perfino senza perdoni.

Altro che Giuseppe oggi chiamato Peppe e ieri abbandonato

dai suoi fratelli. Una storia commovente che ci ricorda Caino e

Abele che sono anche il presente vivente.

Ma a proposito, Cleonìce è religiosa oltre che essere spirituale?

Lei è convinta che ognuno ha la proprio religione e come per

Simone Weil non ce n'è una meglio di un'altra, somigliano per

la loro impostazione, dare una risposta sempre a bella posta.

Ecco l'ironia del postino di Massimo Troisi la riguarda e non

solo perché è napoletana, probabilmente anche, ma quei

discorsi innocenti di Troisi, somigliano alle sue favole, certo

una somiglianza che alberga nella propria profondità.

Si dice ironia della sorte, ma si dice e nessuno contraddice,

perché il destino è così, eppure per Cleonìce è la forza che ci dà

Page 65: Favole Spirituali

forza.

Viene da dentro ed è sempre un cimento, anche se uno alza il

mento, anzi proprio perché lo alza. Guarda il cielo e dice: che

Dio me la mandi buona! Ma Dio non sa dove sta e se ci sta,

allora Cleonìce dice che noi siamo gli artefici di noi stessi ed è

inutile fare i fessi.

La PecoraChi la propria causa non perora,

è come una pecora che bela in silenzioe che neanche di se stessa ha raccolto il consenso.

Bela ad alta Vocechi nel suo brodo ogni cosa Cuoce.

Insomma il diritto notarile ha incorniciato la sua vita

professionale e non è stato proprio male. Il notaio le ha dato

Page 66: Favole Spirituali

anche lo spunto per alcune favole. Poi il senso di giustizia è

stato alimentato dalle regole, che le cose burocratiche

impongono. O queste si sono andate ad innestare su un

carattere predisposto al posto.

Di fatto, Cleonìce, con un breve intervallo, è lì da vent'anni

passandoci i migliori anni della sua vita come Renato Zero,

uno dei cantanti da lei preferito, sostiene nella sua canzone,

certo parafrasando l'amore, ma dando anche al lavoro il cuore. I

clienti li ha trattati tutti come parenti, parenti usciti quasi

sempre sorridenti. Le pratiche sono state tante e Cleonìce le ha

risolte sempre sorridendo. Allora sorge spontanea la domanda:

impiegata o scrittrice? Ma che domanda è? Uno deve pur

vivere! E vivere per Cleonìce, è anche scrivere. Dice infatti che

per lei, e non solo, la scrittura è una terapia, terapia per la vita e

scrivere anche per gli altri è un più, ma lei scrive per se stessa e

mica è fessa!

No non lo è affatto, sa quello che vuole, ama se stessa e questo

la porta, come è ovvio, a capire meglio gli altri, che non sono

più i giganti della sua infanzia, ma semplicemente l'amore per

l'anima della gente.

Leggere le sue favole è ritrovarsi nella storia, essere

Page 67: Favole Spirituali

protagonisti senza perdersi di vista. Ora, sapete che la

spiritualità non è mai una realtà concreta, almeno non vi

sembra così. Ma siete abituati a vedere in voi quel noi che è

così sfuggente, quasi da sembrare assente ed evanescente,

invece, no, c'è, è concreto, siete voi che vi date del noi e vi

perdete in quel cielo azzurro dove vi hanno detto, da bambini,

che c'era il paradiso, ma poi vi è venuto il riso e ancora ridete.

Questo dice Cleonìce, allora leggete. Lei lo sa, perché ha

vissuto dentro la storia dell'umanità, non vederla così è come

dire ad uno che non sta costì. Ricordate quel notaio, tutte quelle

carte, tutte quelle pratiche, tutti quei problemi da risolvere, che

facevano arrabbiare il notaio, che non voleva notare o si

scocciava di tutto e tutti? Cleonìce era là a guardare e capiva,

questa è la vita, realtà o favole, la vita è così. Pratiche

burocratiche e antipatiche, e qualche volta cuore, spirito e

anima, ma Cleonìce ha capito che tutto era legato e slegare non

era proprio un affare.

Venti anni sono tanti e il principe azzurro intanto, era diventato

di un altro colore, nero, proprio come l'uomo nero. Cleonìce ha

deciso e ha reciso, era un fiore andato a male, si era seccato e

faceva seccare e questo non era per Cleonìce. I suoi capelli

neri, il suo sorriso dolce non erano più sufficienti. Bisognava

Page 68: Favole Spirituali

avere qualcosa e qualcuno con un'anima, non proprio gemella,

ma che almeno fosse quella, stabile.

Page 69: Favole Spirituali

La scrittura come terapiaa vita di una persona è come cambia la vita e per

Cleonìce, la scrittura diventa una terapia che dura e

non è neanche dura, per lei, che fa baciare le vocali

arricchendone l'importanza, per lei la parola diventa una sola,

quella della sua scrittura. Comincia a curare antologie, fa

concorsi, alcuni li vince. Diventa un riferimento per il premio

Sorrento. E' nella giuria, ma lei non giudica. Il suo giudizio è

come il solstizio d'estate, che tutti aspettano e poi sanno che lui

è uguale per tutti.

L

Fintanto ti giudicherai colpevole, colpevolezza e amarezza

saranno la tua sola carezza, e la mano disegnerà nella tua mente

bassezza. Riconosciti dignità, ricorda, giudica solo chi non si è

giudicato, il vero peccato è in chi non si è realmente cercato!

Brano tratto dalla favola: Chi si giudica non giudica.

Scrittura, notaio,matrimonio fallito, continuano comunque a

Page 70: Favole Spirituali

darle una carica, proprio come quella che ti carica. Finisce qui

la poesia e dopo comincia la vita. Internet la rende famosa

proprio come il mezzo permette. Di questo lei dice, mi fa

vedere e mi fa dire, mi basta, lo curo come lui cura me, la gente

è tanta, intanto lei scrive il viandante e poi gli aforismi.

Giustizia è fatta con loro, dice che sono l'anima in due parole.

Ora le parole non sono mai sole, sono sempre insieme,

qualcuno le dice e qualcuno le ascolta. Ma si sa che c'è chi

parla di più e chi ascolta di più, Cleonìce era sempre in mezzo,

perché il suo lavoro era così, mediare.

La mediazione come condizione, era l'unica soluzione per

digerire il divenire delle pratiche e lo scorbutic notaio.

Cleonìce lo sapeva, lo aveva sempre saputo e aveva “ bevuto”.

Per un periodo aveva provato in un altro stato, un altro

impiego, ma aveva scoperto che la coperta era sempre la stessa,

sempre corta, ma non certa.

Allora si era abituata e, sebbene frustrata, l'aveva accettata.

Allora, lo scrivere diventa un rifugio e non più un pertugio.

Quando l'anima parla, le parole tacciono, perché non piacciono

e diventano uno strofinaccio, si, proprio uno strofinaccio, quasi

un oltraggio all'anima.

Page 71: Favole Spirituali

E la concretezza avanza. Allora concreto e astratto diventano il

vento, che soffia su di noi e non siamo pochi, ma continuiamo

ad essere e a tessere. La parola ci viene in aiuto, ma la giornata

è animata, e l'anima si trova una risposta certa.

Cleonìce lo capisce che il lavoro è una cosa e la parola un'altra.

Con il primo si fa mangiare il corpo, con la seconda si

asseconda l' illusione, perché non si arriva mai all'azione. Ma

Cleonìce è troppo ostinata e non le piace ad essere biasimata

dalla realtà. La concretezza allora passa per l'astrazione e

questa diventa un'azione, quella vera, secondo Cleonìce,

scrivere, scrivere, scrivere, e fare della parola scritta il diritto

alla vita, non più solo il diritto notarile.

Va bene il notaio, va bene l'orario, ma lo spazio ci vuole e

anche questo diventa vitale, lo spazio mentale. Internet l'aiuta,

ma non è il liuto del liutaio, è solo uno strumento che suona,

ma qualche volta stona. I commenti della gente la fanno

riflettere:

…ma io scrivo per me o per loro? E chi sono questi, cosa

vogliono da me, favole, aforismi, parabole, poesie, chiacchiere

e basta o vogliono dirmi che qualcosa devo dirmi per

continuare a chiamarmi Cleonìce.

Page 72: Favole Spirituali

Allora faccio più video, più antologie, quel più che non c'è più,

infatti a 33 anni cambia quel più, cambia uomo e quindi anche

tono. La sua voce non è più flebile, è solo dolce, diventa la vera

Cleonìce, ha preso una decisione scrivere per me, è una

passione.

Vado avanti, per tornare indietro non trovo il treno. Scrive una

favola per me, adesso suo biografo, un treno si ferma perché le

sue ruote vengono rallentate dal fieno finito, casualmente, così

dice la favola, sulle rotaie. Certo è un consiglio per rallentare la

corsa della vita, infatti il treno si ferma e il macchinista si

accorge che era solo fantasia. Ancora concretezza e astrazione.

Un prato pieno di fiori è il paesaggio che il macchinista vede,

quasi non ci crede. Certo è una metafora, questa è la favola di

Cleonìce Parisi . Non è un viaggio a Parigi, a Mon Martre, ma

è un colossale consiglio che è meglio seguir, perché è semplice

e banale. Stai sbagliando , dice Cleonìce, la tua corsa è

pericolosa e poi non ti fa vedere il resto.

Questo, il resto, potrebbe essere interessante e tu lo perdi

inutilmente. Certo questo vale per tanta gente, è oggettivo, ma

gli effetti sono personali, quasi come si dice in burocrazia. Gli

effetti personali ed è strano che Cleonìce, impiegata da un

notaio, veda la libertà e la ricerca delle cose positive, mettendo

Page 73: Favole Spirituali

una leva, come Archimede, quasi per sollevare il mondo,

insomma le sue sofferenze, oltre alle le sue illusioni, che

possono provocare anche “ustioni”.

Avete capito! Cleonìce per ustioni intende dispiaceri inutili e

bruciature, che vanno avanti con le cose dure. L'uomo non è

morbido, dice Cleonìce, la società lo incalza e allora è difficile

la danza.

Le danzatrici di bacco, le baccanti, avevano bisogno del nettare

di Dio quello che, Cleonìce, chiama di-vino.

Liberazione, astraendo dal resto, arrivare alla concretezza

facendone un fiore per la vita e per l'amore, ma tutto passa per

il cuore, dice Cleonìce, perché la mente, mente.

Questa potrebbe non essere una cosa chiara, sembra un

pleonasmo, che somiglia a uno spasmo, proprio uno spasmo

della mente che si sente deludente. Allora passa il giro e smette

di giocare a poker, sospende la sua partita perché la mente

riprenda il controllo e l'emozione cessi di farla da padrone. Un

padrone senza bastone.

Ma con Cleonìce: chi ha usato il bastone? La vita forse, come

Page 74: Favole Spirituali

per tutti, sapete alle carezze non siamo molto avvezzi. I nostri

genitori, forse sono stati parchi, anche troppo parchi, ci hanno

parcheggiato in un bugigattolo del loro cuore e noi abbiamo

aspettato che lo schiaffo fosse piazzato.

Più rimproveri, che premi, perché quelli sono facili. Tutti

sbagliamo, diciamo. I premi sono solo per i primi. E ancora

quello diceva: beati gli ultimi che saranno i primi nello spirito.

Allora torna la favolista spirituale, per dirci che la faccenda

dello spirito è solo la storia romanzata della coscienza che via

via, si riconosce nello spirito. Ma la concretezza di questo, la

concretezza dell'anima quando ci anima, va bene, che non si

vive di solo pane, ma un po' di pane ci vuole. Allora Cleonìce

dice: la favola ti serve, perché non ti asserve, anzi ti libera e

dopo la libertà viene la concretezza. L'anima si nasconde e

scuote le nostre certezze, perché diventino certezze sempre.

Page 75: Favole Spirituali

La Mente legge l’Anima

a mente legge l'anima e la tramuta in parole, queste

però sono da sole e come, per i bambini, è necessario

indicargli la cosa perché alla fine associno parole e

cose.

LInsomma imparare a parlare insieme al significato delle cose,

indicandogliele. Così fanno le favole di Cleonìce: indicano

un'emozione dell'anima, questa diventa concreta e smette di

essere solo creta.

Dalla creta veniamo, ma non è detto che là torneremo, l'anima

salverà il nostro spirito e questo scaccerà quella, nessuno

morirà e la morte non ci sarà.

Infatti, Cleonìce parla della morte dell'anima, ma non come

fanno i preti. Per lei la morte è una sorte che tocca solo ai

perdenti. Forse l'inferno dantesco? Forse la morte nel cuore

quando non si ha amore?

O forse ancora la nostra ancora di salvezza? Si, proprio quella

Page 76: Favole Spirituali

del marinaio, che dal mare trae i suoi frutti e ne affronta i flutti.

Pesca il pesce il marinaio, Cleonìce pesca l'anima che, secondo

lei, è la nostra bambina interiore, quella più nascosta.

Bisogna scovarla, dice Cleonìce, perché si nasconde, è

spaventata, prima dal “ lupo nero “ poi dall'anno zero, ma, dice

Cleonìce, quando torneremo ad avere il remo? La barca va

governata, la tempesta impazza sempre dentro di noi, la

burrasca avanza e il marinaio tira i remi in barca, ma sbaglia,

dice Cleonìce, sbaglia, non bisogna arrendersi dice in

un'intervista su rai uno che ha raccontato l'ormai famosa favola

del fieno, non bisogna arrendersi, le nostre speranze sono le

nostre risorse, le uniche.

Lo spirito non è intangibile e immodificabile, lui avanza con

noi e la nostra anima con lui, per questo scrivo favole spirituali.

Sicuramente non sono geniali per il genio c'è la scienza, ma

sono la nostra anima gemella, dice Cleonìce, per me lo sono,

per questo le scrivo, prima per me, poi, se vogliono, per gli

altri: favole per adulti giunti, ma giunti dove?

Da loro stessi, per non perdere quell'identità che la natura ci dà.

E Cleonìce sa che l' identità è concreta e dentro c'è anche la

nostra spiritualità. Allora direte dov'è la concretezza?

Page 77: Favole Spirituali

Ma è semplice, dice Cleonìce, siamo noi. Anima, spirito, cuore,

amore, non sono un coacervo acerbo, sono dentro di noi per

dirci che, nonostante tutto, siamo. Siamo esseri la cui essenza

non è solo nella sapienza, perché la mente, mente e allora non

ci rimane niente, se non quella creta da cui la nostra immagine

attinge, perché l'immagine non rimanga dentro quella caverna

platonica e la razionalità ci leghi per l'eternità che sta sempre al

di là.

dice nelle interviste che non

bisogna perdere la nostra vista, insomma la vista di noi stessi.

Rubare al cuore, quello che non può dare se è messo a tacere, è

come da bambini rubare la marmellata alla madre.

Vi ricordate le fette biscottate rotonde con la marmellata?

E se fosse da là che parte la favola di Cleonìce? Perché

Page 78: Favole Spirituali

indagare e psicanalizzare? Cleonìce è “La piccola voce” che

non si dà pace, è “Il viandante nel Cuore” una raccolta di

aforismi, con tutti i crismi, come si direbbe. E' “L'altra me”, è

“Le Favole dell'Anima”. Leggete con i vostri occhi e capirete,

che Cleonìce scrive quasi sempre in rima perché sa che questa

è la nostra riva e non c'è niente prima.

Il favolese che dell'anima ha visitato il paese, dice Cleonìce.

Ma che vuol dire? Niente, solo che le favole sono per tutti gli

adulti giunti o direste giusti?

Ma Cleonìce lavora da un notaio…

Page 79: Favole Spirituali

…quasi un tribunale burocratico. Allora la giustizia di Cleonìce

è quella giusta. Osservate i suoi video su internet, leggete le

sue favole, i suoi aforismi, non avete l'impressione che parli la

giustizia? Non pensiamo sia utile insegnarvi a usare internet,

potete vedere i video, vedeteli tutti, se avete tempo, questo vi

sarà compensato.

Cleonìce preferisce “ La passione di Cleopa “ e poi “L'uomo

di Cleopa“, così dice.

Page 80: Favole Spirituali

Perché, siete curiosi?edeteli, lo capirete, accenniamo solamente che

l'erotismo per Cleonìce ha l'anima o è una parte di

essa. Certo questo la aveva già detto Battaille sul

suo omonimo libro e lui aveva detto e scritto che l'eros è anche

la nostra spiritualità. Ma Cleonìce non ha letto Battaille, me lo

ha detto.

VAllora? Be' questo capita di trovarsi d'accordo con menti

diverse. Battaille era un filosofo, Cleonìce è una scrittrice che

scrive anche favole per adulti giunti o “ giusti”, che dite?

C'è poco da dire, le Favole spirituali di Cleonìce sono un nuovo

genere nella letteratura italiana, proprio come Battaille lo era

per quello che ha detto e scritto. Ma genere nuovo significa

qualcosa o non significa niente per la gente?

Guardate il video che parla della gente di Cleonìce, magnifica

gente, lo capirete. E poi, intendiamoci, c'è poco da capire. C'è

gente magnifica e gente che non lo è, basta intendersi sul

magnifica. Un superlativo assoluto capite bene? Non dissoluto,

perché con questo “ pensiero debole” in filosofia è meglio

misurare bene il valore della parole. E la misura basterà?

Page 81: Favole Spirituali

O ci vuole qualcosa d'altro. Ecco l'altro, questa si che è una

parola concreta proprio come l'anima di Cleonìce, una

costellazione di stelle, è questa l'anima di Cleonìce, stanno là

per essere guardate, ma esistono , sono energia. Allora si può

ridurre a una formula? Perfino matematica.

Ma questo l'ha fatto Platone prima, Einstein dopo, continuano a

farlo miglia di ricercatori. Ecco che Cleonìce si definisce anche

ricercatrice spirituale, allora di nuovo il dato è tratto e tutto è

fatto. No per Cleonìce non c'è mai una conclusione, tutto scorre

sempre e il nostro pensiero è pronto a dire adesso, il passato e il

futuro ci condizionano, dice Cleonìce in un' intervista, ma chi

l'ha vista è una trasmissione televisiva, lo sapete.

Cleonìce dice basta, il presente è assente perché il passato

dissente e anche il futuro non è sicuro.

Ripristiniamo l'ordine raccontandoci le favole, le mie, del resto

me le racconto pure io. Gli altri le leggono dice Cleonìce, con

umiltà? Spero di si, dice, perché la mia favola dice e cosa dice?

Chiediamo ancora noi insistenti, proprio questo dice:

bisogna insistere sempre e non lasciarsi andare alle brutture

della vita.

Page 82: Favole Spirituali

Io l'ho fatto, dice Cleonìce e le mie favole escono di là. Dentro

di me c'è …

…lo guarda, gli presenta l'anima e lui si spaventa.

Fugge…fugge… fugge

…sempre e la concretezza è là, aver dato una luce trasparente

al demonio, vederlo per quello che è, configurarlo come si fa

con il computer e dopo, usarlo a nostro vantaggio senza che

l'angelo ne risenta. E' questo forse il segreto dell'universo?

Page 83: Favole Spirituali

Può essere, a modo suo lo diceva pure re Artù, una delle favole

che a Cleonìce piace di più.

Lo so che non lo sapevate, ma ricordate la tavola rotonda, i

cavalieri e gli stallieri, erano tutti là, per trovare un accordo che

fosse un buon ricordo. Ricordate lo trovarono e la giustizia

trionfò di nuovo. Allora abbiamo capito da dove viene questo

profondo bisogno di Cleonìce! Viene da qui e da quelle fette

biscottate con la marmellata, rotonde, perché dovevano essere

tutte uguali. Insomma questa non è una psicanalisi, ma solo la

biografia esistenziale di Cleonìce per niente banale.

Page 84: Favole Spirituali

Favolista Spiritualeei ci racconta la sua vita, dite che è stata una favola?

Si, come quella di tutti per questo le racconta. Dare

un esempio che può essere un tempio, non quello dei

sacerdoti che Gesù scacciò, dicendo che erano mercanti. Il

tempio del nostro essere che vuole essere. Ma perché proprio

Cleonìce favolista spirituale?

LE' successo ed è inutile chiedersi perché, ricominciamo sempre

col fatto se è nato prima l'uovo o la gallina.

A proposito! Il segreto è svelato dice Cleonìce, non importa,

basta trovare la porta, aprirla e come disse Gesù, vi sarà dato.

Be' lui disse bussate a dire il vero ad essere sincero, chiedete e

vi sarà dato, disse pure, Gesù. Dite che, come lo conosciamo

lui era spirituale? Be' era il figlio di Dio e non è poco.

Ma Cleonìce, nei , dice

che quella è stata messa là per essere colta e quindi sotto

Page 85: Favole Spirituali

intende che non ci è stato nessun peccato, parliamo di quello

originale, ovviamente. E la sua teoria sui dolori del parto la

conoscete? Sicuramente no, cercatela nei suoi scritti vi

stupirete e allora non ve lo diciamo, altrimenti vi togliamo la

sorpresa.

Oggi, in questo periodo, Cleonìce scrive L' Angelo del

Focolare che potete già comprare, se lo leggete pensate a

cenerentola che, sempre, puliva la pentola. Certo una

cenerentola moderna, non proprio una femminista e neanche

un'arrivista, ma una donna sempre in pista, proprio come lei

Cleonìce.

Scrittrice, autrice di antologie di cui ha coordinato gli scritti,

impiegata dirigente da un notaio, madre di un figlio

meraviglioso, giurata del Premio Letterario Surrentum, già

presidente di giuria del Concorso Nazionale La Bella d’Italia

e ideatrice e costruttrice di video. Grafica nella scelta della

immagini per questi, accompagnata con Gianluca che ha la

moto, separata da Gaetano, promotrice sempre di nuove

antologie, disegnatrice spiritosa, non Forattini, perché è donna.

Ecco, dimenticavo anche una donna che dice di avere nei suoi

capelli la sua forza. Proprio come Sansone, personaggio

Page 86: Favole Spirituali

mitologico. Se tutto questo la abbinate alle sue favole e alla sua

lettura nell'infanzia della bibbia, il libro dei libri.

Allora, ancora una volta il dato è tratto. E' perfetta Cleonìce,

non ha difetti?

Lei si ritiene unica, parafrasando lo slogan è singolare essere.

Unica lo sarà pure, ma in quanto alla perfezione i suoi aforismi

che sono, come lei dice, due parole sull'anima, sono

evidentemente per una mente che mente.

Non cercare nelle mani di altri il “pane” per nutrire la tua Esistenza, tu sei farina, tu sei acqua, tu sei lievito,  tu  sei mani, e la fiamma che ti arde dentro è il fuoco che cuocerà il composto. Trovati un posto nella tua Considerazione. Tu sei Unico.

Page 87: Favole Spirituali

E allora andiamo a vedere i suoi “

difetti”a il cuore pronto a dare amore, ma vuole essere

ricambiata e la sua vita per questo è cambiata, non

uno stravolgimento, ma sempre un cimento. HI cambiamenti vanno digeriti come il cibo e le idee, se

diventano troppe queste, troppo questo, ci vuole un onesto per

rimettere tutto in sesto. Pensate che questa sia una metafora?

Lo è, ma Cleonìce ha subito una metamorfosi come quella che

ha subito la farfalla.

Allora svolazza con le sue ali a volte colorate, a volte bianche

Page 88: Favole Spirituali

come lei dice sia l'anima. Bianca dice, non può essere che

bianca, per questo non ha mai bisogno della panca, il riposo

non lo conosce, le parole si accavallano, trovano la rima e

vanno sulla riva del mare a guardare e a scrivere favole ecco

anche perché Spirituali.

Ma lo spirito, quello dell'ironia, si affaccia sempre e non solo

nelle sue favole, ma anche nella sua mente e nel suo guardare

la gente com'è, spiritosa anche senza volerlo, senza farlo

apposta, la gente è così, lei vede, seria e la prende sempre come

se fosse inconcludente, la mente e ride pensando che il

girotondo non è rotondo, ma potrebbe essere anche quadrato,

un altro dato.

Il suo sguardo, specchio dell'”Anima“ non guarda, ma parla,

dice, non ti credere Euridice io sono bianca anche se a volte

sono stata sulla panca, ho guardato e tremato e qualche volta

penso, ma il mondo è andato o sono io?

Ecco il dubbio, il futuro le si staglia davanti sempre presente,

Page 89: Favole Spirituali

ma lei sa che il presente e il futuro lo sarà, allora perché lo fa.

Lo fa perché l' essere piange e qui nulla tange. Toccatemi, dice

Cleonìce, io sono viva non sono solo la mia favola, sono una

favola!

Il suo mento è in su per capire bene se ha ragione lei.

Prosopopea? No. lo faceva anche Poppea a Roma, quando

Roma era l'impero, ma lei è a Napoli, e lei è solo Cleonìce

Parisi e di Parisi abbiamo anche un sardo e poi poi un po'

dappertutto.

Io stesso che sono il suo biografo ho avuto una fiamma in

gioventù, che si chiamava Paris, certo era figlia solo di un

onorevole, Cleonìce pensa invece di essere molto di più: pensa

di essere unica.

Perché lo pensa, sembra che lo pensi perché è vero, ma sentite

anche voi siete unici se non siete stati clonati, allora come la

mettiamo?

Glielo vogliamo perdonare questo? E vogliamo chiamarla solo

scrittrice attenta, in particolare, alla favola spirituale e va be'

che sarà ci dirà come è la nostra vita, che importa se non porta.

Certo è piacevole come donna, ma non è il massimo, come lei

Page 90: Favole Spirituali

si crede, va be' che credere non ha mai fatto male a nessuno.

Però se questo si chiamava Napoleone e veniva da quella

piccola isola che è la Corsica e voleva conquistare, come ha

fatto, l'eternità.

Allora la sfera si allarga ad altri orizzonti, non proprio orizzonti

sepolti, ma sicuramente qualcosa di poetico che l'eternità la dà,

ma non bisogna esagerare. E' qui che

esagera, ma forse questo è normale

per una favolista spirituale.

E quei bracciali, quelle collane che vogliono che sembri più

bella? Certo è un vezzo e oggi non solo femminile!

Ma ci dice sempre che lei pensa che gli altri non sono niente, il

fatto è che per lei il niente è tutto, e comunque ama la gente,

che ha spirito e anche se è spiritosa.

Dite che lo fa per conquistarsi i fans, si, l'ho pensato potrebbe

essere!

Page 91: Favole Spirituali

Ma io che sono il biografo, come faccio a parlar male di

Cleonìce?

Forse non posso e voi lettori mi scuserete, capita che uno non

gliela fa più, anche se è biografo e poi che c'entra? Io mica

rilascio l'autografo, io sono solo il biografo, questo sarà un

problema suo, quando succederà che glielo chiederete.

E lei qui dice che succederà, ne è convinta e non so se avvinta,

non credo perché la prosopopea di Poppea la conosce pure lei,

Cleonìce, speriamo bene!

Non mi vorrei trovare domani con qualcuno che mi dice: non

hai detto la verità, ma ti sei solo buttato!

Ci sei cascato come un merlo, ecco a proposito di merli questi

vanno anche sulle torri, oltre che essere a terra. Là sulla torre

almeno sono al riparo.

E poi Stregantola, un neologismo che si ispira alla strega e a

Cenerentola, qui si rischia di essere portati in tribunale, proprio

una favolista spirituale, certo che fa male, soprattutto a lei che

la giustizia la tratta a menadito nei suoi aforismi e come

impiegata del notaio, si dove ha passato i suoi ultimi 20 anni

perché oggi ne ha 40.

Page 92: Favole Spirituali

Poi dice che ha cominciato a scrivere favole solo 6 anni fa, lo

ha detto anche in una trasmissione su radio uno e l'ha detto alle

11.05 per giunta di sabato.

Esibizionista dite? Arrivista rincarate? Ama anche questi non

le si possono imputare, sono la regola e la regola è peggio di

una tegola!

Che diciamo allora di male? Quelli sono i suoi difetti?

Pazienza!

Questa è la virtù dei biografi, avere difficoltà a trovarne, perché

cominciano ad amare il personaggio, che mentre è lui lo creano

e lo fanno proprio, il personaggio.

Ma andiamoci adagio Albinoni con il suo Adagio, ancora ci

parla e ci emoziona, perché è entrato e entra, con la musica,

dentro l' anima di molta gente, certo di quelle che avevano ed

hanno un'anima.

Ora Cleonìce ha e cura anche il suo giardino dove, tra l'altro,

due testuggini se la spassano e sono curate e seguite proprio da

Cleonìce, ecco direte ora, anche le testuggini! Sempre chiuse in

quella dura crosta che la loro natura mostra.

Page 93: Favole Spirituali

Poi si ritirano nella loro casa e lasciano che la natura faccia il

resto. Cleonìce, nel video la mia famiglia, ne parla. Si sente che

è affezionata ora diciamo anche le testuggini! ma che

sensibilità è questa?

C'è da chiederselo stiamo parlando di una scrittrice per giunta,

favolista spirituale.

A proposito! Lo sapevate che le favole spirituali sono anche

premonitrici? Si, proprio come dice Jung di alcuni sogni e qui

sogni e bisogni non c'entra perché ci sono le prove sia per i

sogni, sia per le favole. Addirittura la favola terapia oltre che

essere terapeutica è anche etica.

Si, perché informare qualcuno di quello che potrebbe

succedergli dopo è quanto di più etico ci sia. Insomma quasi

l'altruismo ad oltranza, qualsiasi sia la danza.

Page 94: Favole Spirituali

Ho capito dite, questo diceva che parlava dei difetti di Cleonìce

e invece ci sta facendo la solita tiritera dei biografi, tutti i loro

personaggi sono saggi e questo non è possibile!

Ma si, infatti, le testuggini a che servono e poi perché

preoccuparsene, questo è sicuramente un difetto, finalmente!

La perfezione non esiste, forse non è neanche di Dio che con

quell'eden non la racconta giusta. Poi i templari parlando di

Gesù, dicono che poi non sia stato così candito e quindi il

padre era uguale, come si sa.

Sono stati perseguitati i templari e ancora non sappiamo se solo

perché ne sapevano di più. Ma anche quella dei templari

potrebbe essere una favola che si avvera come quelle di

Cleonìce.

E ci risiamo! Non troviamo un difetto, questi ce l'hanno tutti!!

Poi queste testuggini, oltre che a non servire a niente, sono così

miti, così timide, si ritirano nella loro casa e spalancano quegli

occhi per osservare la natura che matura!

Ma diciamo con tutti i problemi che abbiamo, adesso ci

preoccupiamo proprio delle testuggini? Ma anche qua

purtroppo troviamo una risposta. Allora Lorenz, l'etologo

Page 95: Favole Spirituali

perché ha studiato le oche e da loro ha tratto l'imprinting, che

riguarda anche noi umani se umani siamo ancora, si chiedeva

proprio Lorenz? Ma a lui hanno dato il premio nobel come

medico scienziato.

Lo so vi aspettate che vi proponga Cleonìce per la stessa cosa,

no di più, scoprire che anche una favola vi può cambiare la

vita, se la volete cambiare e avete coscienza di questa. E poi se

i difetti, come succede in anatomia, in psichiatria e in fisica

fossero la strada per studiare la normalità?

Page 96: Favole Spirituali

Premio nobel a Cleonìce

nsomma proprio da premio nobel Cleonìce! No il premio

nobel sa troppo di nitroglicerina e quella polvere spara e

fa dei morti anche bambini inermi, fa invalidi curare i

quali spesso non è possibile.

IObama vuol fare la riforma sanitaria e la vuol far pagare al

popolo americano che è sceso in piazza per dire basta.

Brown, dopo i templari, ci racconta anche dei massoni, si, quei

muratori, così si chiamavano allora, che dicevano di avere la

Page 97: Favole Spirituali

ricetta giusta per fare la casa all'anima e allo spirito.

Anche loro erano molto preoccupati della nostra anima come lo

sono le religioni. Cleonìce non è preoccupata, se ne occupa

dicendoci che la concretezza, il nostro mondo, passa per

l'astrazione.

Paradosso dei paradossi, ecco abbiamo trovato un difetto di

Cleonìce, pensa di rimbambirci con Le favole dell'anima, un

suo libro, che ormai fa parte della cronaca letteraria, dicendoci

che noi siamo stati proprio come nelle sue favole.

Page 98: Favole Spirituali

Scusate! Ma Jung con gli archetipi e i relativi simboli non

diceva le stesse cose? Ecco vi direte ancora, il solito biografo

che non sa neanche chiedere un autografo, neanche ai

junghiani!

E se il paradosso, come diceva Kierkegaard fosse proprio la

passione dell'anima e l'uomo senza paradosso è un uomo che

non sa amare.

Ma è un po', certo in un'altra forma, quello che ci dice Cleonìce

Parisi nelle sue favole, nei suoi aforismi e nelle sue poesie.

Ma questo lo diceva pure Gibran, come lo diceva Corian e altri

e allora perché non dovrebbe dirlo Cleonìce Parisi? Ecco

abbiamo trovato “il difetto” lei vuole scrivere come

esattamente facevano gli altri.

Van Gogh e il valore attuale delle sue opere ci dicono che noi

Page 99: Favole Spirituali

possiamo anche sbagliare per distrazione, perché andiamo solo

incontro alle mode, perché queste ci fanno sentire come gli

altri, allora non leggete Cleonìce, perché questo farà la

differenza.

Be' se questo è l'unico difetto che abbiamo trovato, abbiamo

sbagliato. Perché Cleonìce ne avrà altri, vi giuro che li

troveremo, anche se non saprei su cosa giurare, visto che sono

solo un biografo senza autografo.

Ecco, forse il difetto l'ho trovato.

Copia, dite come tutti perché non c'è niente di nuovo sotto al

sole. Va bene Lorenz con le sue oche, va bene Jung con i suoi

archetipi e con la sua anima del mondo, ci mettiamo anche

Spinoza e il suo panteismo, quell'albero che è l'umanità, dice

Cleonìce e di cui noi siamo prima rami e poi frutti di questi, ma

Stregandola non gliela passo, perbacco!

Come direbbe ancora un napoletano importante, molto

importante, era perfino nobile!

Page 100: Favole Spirituali

Stregantola

Stregandola è un neologismo di Cleonìce Parisi che rincorre

chi corre, anche le streghe. Cenerentola non era certo una di

queste, anzi la strega, diciamo così era la sua matrigna che le

imponeva solo lavori umili, negandole di avere qualsiasi

desiderio.

Cleonìce parte dal desiderio di libertà e di riscatto,

dall'umiliazione di Cenerentola.

Page 101: Favole Spirituali

L'assimila alla storia di sempre della donna e ne fa quasi una

femminista convinta. Sapete Cenerentola si ribella ed esce una

sera e poi…

Ma andiamo per ordine, qui ci troviamo davanti al fatto di

reagire ad essere considerata nulla, proprio niente.

Il modo di dire, sembri cenerentola è ormai entrato in

quell'immaginario collettivo, che sta là apposta per dire che è

uscito definitivamente dalla coscienza individuale, quindi

anche dall'anima perché la semantica cambia proprio a seguito

dei cambiamenti sociali.

Questi sono funzionali a un esigenza c'è chi dice del potere, c'è

chi dice dalla strega, chi dell'uomo nero.

Il fatto che un nero c'è e quel puntino che si espande e ci lascia

in mutande, , parlo

del video, vedetelo e ci capiremo io biografo, voi gentili lettori.

Page 102: Favole Spirituali

Allora Stregandola non è solo un neologismo è, dice Cleonìce,

Cenerentola, che si riconosce strega, soffre, si addolora, perché

non è proprio quello che doveva essere e da lì che nasce, per

Cleonìce, Stregandola, una donna che nel suo essere UNICO

non somigliante a quel che si deve essere, il suo essere

DIVERSA dai canoni imposti ci ha inteso e visto la vera se

stessa.

Fin qui Cleonìce che scrive e riprende il discorso con L'Angelo

del Focolare, l'ultimo suo libro pubblicato dalla Boopen,. Ora

l'angelo del focolare, si chiama proprio così è un film del 1924,

quanto tempo è passato, possibile che Cleonìce, che non ancora

nata ha copiato l'idea dal film o quanto meno il titolo?

Diciamo che è possibile, perché tutti lavoriamo e pensiamo per

Page 103: Favole Spirituali

rendere le cose possibili.

Ma quello era ed è un film, si ha una sceneggiatura e una

partitura musicale, anche se il film è muto, non ci sono parole,

ma solo immagini.

Allora mi chiedo e vi chiedo, è cambiato qualcosa proprio di

essenziale e le donne non sono più sfruttate?

Il femminismo è stato ed è ancora un altro “ismo” e poco di

più. Quanti dicono che la condizione della donna è rimasta con

piccoli ritocchi?

Tanti, tutti, ma Cenerentola per Cleonìce è ancora lì, ha tentato,

con un neologismo, di fare una integrazione ed è uscito fuori

Stregantola.

Page 104: Favole Spirituali

Qua Cleonìce fa partire la sua fantasia, limitandosi a un nome

che evoca la strega e Cenerentola. Dopo dice che, in fondo,

Cenerentola si vuole riscattare da quella condizione e questo è

vero, ma Cleonìce non va troppo lontano. Si avvicina a una

mina vagante com'è Stregantola quindi strega e ntola che è un

pezzo di Cenerentola.

Allora Cleonìce crea un neologismo troppo vicino alla vecchia

realtà, ma allora casaidea non è uguale. Quasi tutti i nomi, che

derivano dal greco, hanno questa composizione e ce ne sono

molti altri in latino, ma molti in tutte le altre lingue o

paralingue conosciute e non conosciute.

Allora Cleonìce mette in luce con la sua luce che le lingue,

insomma i linguaggi, sono solo assaggi che ci fanno sembrare

saggi, parlare sembra quasi perdonare, che abbiamo fatto della

nostra anima una cosa così volatile che perdiamo di vista che

lei ha vista.

E' concreta, fatta di comportamenti concreti che prendono

Page 105: Favole Spirituali

dall'astrazione la soluzione. Del resto noi siamo qui, diciamo,

per trovare le soluzioni, solo che non sappiamo a che cosa,

perché dopo la cosa prende un'altra posa e noi ci

accontentiamo.

Insomma ci streghiamo col richiamo della ricerca della verità e

allora è perfetto, per tentare di far apparire le

apparenze che non hanno niente di essenze, ma molto di molto,

un gioco di parole per dirvi: che la letteratura questo lo ha

sempre fatto, prendendo le consonanti e le vocali per costruire

significanti e significati, come diceva Ferdinand de Saussure a

cui bisogna sempre tornare, anche quando si sogna.

Si perché significati latenti dei sogni e quello che invece

ricordiamo non sono la stesa cosa di significato e significante?

Si, lo sono e Cleonìce lo sa, come lo sa non si sa, perché lei

dice che ignora e tutta la sua “ignoranza” le viene da dentro, da

quel dentro che è il nostra spirito quando l'anima lo prende in

carico per dirle: attenzione adesso sei carico, fai dello spirito

quella fenomenologia che ne a fatto Hegel, padre di tutte le

Page 106: Favole Spirituali

guerre ideologiche, naturalmente.

La filosofia non perdona neanche se stessa, sta ancora

discutendo dei propri fondamenti. Anche la filosofia è una

favola raccontata a più voci e per fortuna senza croci. Allora

che cos'è che non è una favola?

La bibbia lo è sicuro, la religione è una bella favola a cui ci

dicono che bisogna credere senza vedere, con le rivoluzioni

scientifiche di Kuhn abbiamo saputo che cambia il tempo,

cambia il vento.

Basta, siamo smarriti, torniamo alle favole, parlano degli

archetipi e dei simboli e ci dicono che la mente, mente. Ci

dicono che il cuore e l'anima che lo sorregge, sorridono e ci

danno il vino come faceva Bacco, le vestali riprendono a

ballare e tutto ridiventa normale, finalmente siamo umani dice

Cleonìce.

Qua, la sua passione espressa nel video “La passione di

Cleonìce” accompagnata dall'opera di Riccardo Cocciante

Notre Dame, mette a nudo il nudo delle nostre passioni varie e

legate a stati d'animo, momento, periodo, carattere, sensibilità,

crudeltà, bellezza, eroismo, sesso, insomma tutto quello che è

passione.

Page 107: Favole Spirituali

Forse struggimento mai spento nell'animo umano, ma è

quell'anima di cui Cleonìce parla, la nostra bambina

dimenticata o è un'altra cosa?

Domanda lecita quando la differenza sta in un vocale finale a/o.

Cosa curiosa certo, a pensarci un po', richiama ancora quel

monumento del linguaggio di Ferdinand de Saussure che tra

significato e significante ha dato al linguaggio un bel fante.

Si uno che va a piedi, adagio come è andato il linguaggio,

sempre nella storia. Prima gesti, poi rumori, poi segni grafici,

poi, forse clave, quindi guerra per far finta di capirsi e invece

fare predazione.

Ecco perché il linguaggio è oggi la nostra guerra e la

comunicazione, è diventata quasi solo propaganda. La guerra

continua anche dopo la diplomazia e non è finita perché, come

diceva anche Eraclito 4500 anni fa, il conflitto è inflitto e non

sarà più sconfitto.

Caino e Abele, l'albero delle mele, tutto conviene, quando la

convenienza paga e lo scambio avviene solo perché è solo un

cambio di stato, come anche avviene in fisica per i solidi

liquidi e gassosi e non solo in fisica.

Page 108: Favole Spirituali

Il cambio di stato avviene oggi per le migrazioni massicce,

sono ancora solo un altro modo di fare la guerra, proprio quel

conflitto di cui parlava Eraclito e non solo lui. Allora il

conflitto è il nostro destino? Cleonìce dice che il destino ce lo

facciamo con le nostre mani, che la mente, mente, ha ragione

lei o ha ragione il destino?

Brano tratto dalla Favola: Il Fiume Fluente che liberò la Mente

Fu quel masso che da quel giorno tu vedi innanzi, e che ti ha fatto saggiar della Vita solo gli avanzi, quel Masso ti è rimasto nella Mente, mentre la tua Anima ha continuato a scorrere fluente. Ma oggi quello che era un masso è divenuto un piccolo sasso, che la tua corrente fluente ha spazzato via dalla Mente. La Mente senza pesi e catene, è una vela leggera che della Vita ne fa crociera.

La favola di Cleonìce non risponde a questo interrogativo, ma

qua il lieto fine c'è perché se la mente mente, l'anima si

concretizza proprio nelle favole di Cleonìce.

Page 109: Favole Spirituali

La storia è storia e gli archetipi junghiani sono veri simboli del

nostro dentro, introverso o estroverso che sia. E tra il dentro e il

fuori c'è anche la favola di Cleonìce Parisi. La sua scrittura è

fatta di passione e riflessione quasi biblica. I suoi aforismi sono

leggende della nostra mente, anche se questa, a volte, è stata

per noi deludente.

L’Uomo che nella Vita passeggia,di ogni cosa assaggia

per addivenir poi a una scelta saggia.

Page 110: Favole Spirituali

Rime,Difetti e Anima

l suo modo di comporre le rime è come il silenzio, che

parla. Silenziosa è una mela dura, silenzioso è il nostro

corpo quando è stanco, silenziosi siamo noi quando ci

diamo del Voi, ma silenziosa è la luna, quando appare e

scompare, silenzioso è l'universo, quando le sue pietre, pianeti

e tutti gli altri generi, si muovono e comunicano, come la fisica

quantistica ci racconta, il segreto dell'universo sarebbe proprio

questo:

I

Essere silenzioso dopo tanto clamore fatto dalle religioni.

Allora la favola di Cleonìce, diventa la nostra unica tavola,

tavola dove i cibi sono genuini e si possono digerire bene. In

quanto a gustare, sono proprio come le favole di Cleonìce, che

non promettono “marchi”, ma solo varchi per il nostro cuore e

la nostra anima. Varchi concreti che non promettono il

paradiso, ma ci dicono che un giorno ci siamo stati anche noi e

ancora ci siamo, se vogliamo.

Page 111: Favole Spirituali

Vi ricordate? Eravamo partiti col dire se era un

marchio d'impresa ormai avariato e questo era un difetto delle

favole di Cleonìce? Si, che ve lo ricordate!

Queste cose non si dimenticano, la critica degli altri ci pungola

sempre, perché serve al nostro dente, spesso avvelenato, perché

curato da un dentista sbagliato.

E anche questa è concretezza dell'anima, perché hai voglia a

parlare di spirito, quando questo è giù per un dolore ai denti

che forse sono tra i più terribili. Allora provate a trovare un

dentista che, pur non essendo in vista, non vi faccia venire

nevralgie e allergie, si, non è facile.

Ma questa anche è la favola della nostra vita, anche un dentista

sbagliato che non ha azzeccato, può togliervi la forza che lo

spirito ha.

Anche a questo servono le favole spirituali di

Cleonìce, dirci che lo spirito è concreto se non

lo dimentichiamo.

Page 112: Favole Spirituali

Allora Cleonìce difetti non ne ha? Come no, altro che, ce ne ha

e come! Uno su tutti: essere se stessa.

La sua ingenuità comincia da qua, dal voler mantenere le redini

del suo cavallo interno che, come pegaso vola e ci porta

ad aprire la porta. Si, proprio quella porta che altrimenti

rimarrebbe chiusa per l'eternità, forse proprio quell'eternità che

vi dicono che sta sempre là, ma non vi dicono dove.

Be' Cleonìce ve lo dice. L'eternità è dentro di voi, dovete solo

tirarla fuori e andarla a guardare con la vostra vera anima. La

vostra, non quella che vi hanno sempre promesso e forse siete

passato da fesso.

Ma è chiaro, è ora di dire basta a questi giochetti, che non ci

fanno toccare la nostra anima, si quella concreta perché esiste

pure quella ed è strano che la potete vedere solo nella favola,

invece no, succede proprio così, proprio perché vi racconta la

vita questa diventa infinita.

Siete stati e sarete voi che vi riappropriate delle vostre vere

derrate, quelle che avevate dato ingenuamente. Favole per

adulti giusti è quasi uno slogan, invece non lo è. Siete solo voi

che ritrovate il vostro cuore e mettete, insieme alla vostra

Page 113: Favole Spirituali

anima rimasta là a poltrire, solo per non capire che la favola è

la vita quando è nostra. Dite che è tosta la partita, dite bene.

Perché qui giocate il vostra essere e benessere fisico e psichico.

Allora Stregantola è si la donna che nel suo essere UNICO non

somigliante a quel che si deve essere, il suo essere

dai canoni imposti, ci ha visto la vera se stessa.

La favola finisce qui? No continua.

Page 114: Favole Spirituali

Ricercatrice Spirituale

a Cleonìce è un artista, lei, con modestia

lungimirante, dice ricercatrice spirituale.

Stupisce un po' questo, però giustamente ci

mette anche i suoi video, le immagini che sceglie per le favole

e per i video.

ME poi e poi tutto il resto, per esempio pensare sempre e avere il

cuore per i suoi affezionati lettori e fruitori del suo sito internet.

Be' cosa ne dite? Un panorama che Panorama non fa neanche

la trama e non è certo spirituale, forse qualche volta sono

spiritosi con i loro concorrenti, parlo di Panorama magazine,

certo!

E poi Cleonìce, a proposito di magazine, non si interessa di

politica se non quella forse propinatale dalla solita televisione.

Di questa non pensa niente, né le interessa dice.

Là c'è poco cuore, di anima c'è solo quella romana. Avete

capito? Belzebù c'è ancora, ti rincorre dovunque tu sia, proprio

Page 115: Favole Spirituali

come dicono i preti per non parlare degli esorcisti che vedono

belzebù dappertutto.

Cleonìce no. Chissà se su belzebù esiste una sua favola?

Niente di più facile per una favolista spirituale, la cercheremo,

leggendo i suoi libri o navigando in quel mare sterminato che

ormai è il tetto del mondo, certo anche di Cleonìce che vive

felicemente con figlio, marito, secondo perché Gaetano è

diventato Tristano e si sa fra Tristano e Isotta qualche problema

c'è sempre stato.

Comunque quella di Cleonìce è una storia interessante,

qualche volta anche mordace, ma lei morde con il suo

sorriso e non lascia segni se non quelli spirituali .

Ma allora è perfetta? Abbiamo detto che per Cleonìce la

perfezione non è la vera ambizione dell'uomo, anzi non lo è

mai stata, è un tendere dice lei, un divenire, ritrovare nelle sue

favole quel dentro dimenticato, quel centro che è andato perso.

La storia è stata lunga e tutti l'hanno vissuta, solo che non

ricordano tutto, perché hanno dimenticato di interrogare la loro

anima.

Page 116: Favole Spirituali

E Jung non ha fatto in tempo a spiegarlo a tutti. Per questo

Cleonìce tratta gli archetipi partendo dai tipi introversi ed

estroversi, sempre definiti da Jung un grande amico dell'anima

umana e di quella del mondo.

I proverbi, interrogandosi sulla storia dei popoli, anche avendo,

per un certo periodo fatto della bibbia il suo libro preferito.

Avendo cominciato da piccola, ha visto nei proverbi una

ripostiglio della saggezza delle civiltà, certo non dice quali

civiltà. Perché sembra che proprio civiltà non siano esistite, ma

più che altro popolazioni, emigrazioni ed immigrazioni. Tutti

quelli uccelli che emigravano lei li vedeva da bambina appunto

con gli occhi della bambina. Voli di esseri diversi che andavano

in cielo, come sentiva dire che succedeva anche per gli uomini

da qui. L'importanza dell'anima nella sua vita, è la nostra

bambina interiore.

E chissà che non abbia ragione? Ma su questo non

indagheremo, perché i bambini per fortuna sono esentati

dall'essere controllati anche dai biografi, come per esempio il

sottoscritto. Non mi offenderò se mi chiamate il biografo di

Cleonìce Parisi, perché e io non mento, anche se Cleonìce dice,

a volte, sconfortata dal mondo, che la mente mente. Ma qui me

la sono cavata, perché le ho detto che io la mente non ce l'ho.

Page 117: Favole Spirituali

Ho solo cuore e anima ed è per questo che posso fare il tuo

biografo perché se la mente mente, non lo potrei fare. Poi ho

pensato che il biografo comincia a somigliare al soggetto della

biografia, perché ne deve assimilare praticamente una vita,

anche se solo di 40 anni, che sono quelli che oggi Cleonìce ha,

portati bene si. Ma l'anagrafe li segna perché Rosa e Giorgio, i

suoi genitori l'hanno, quando è nata, registrata a Napoli.

Là sono nate le sue favole e poi dal notaio, da tutti quei

personaggi che si sono avvicendati da quando è là, insomma da

venti anni, a voglia a personaggi per favole! Personaggi tutti

adulti.

Qualche volta distrutti, perché la vita li ha segnati e loro non

hanno dimenticato la vita.

La portano dentro e la lasciano là a marcire, proprio come i

fichi quando cascano dall'albero e nessuno li raccoglie.

Cleonìce ci ha pensato, anzi la sua anima ci ha pensato, di più,

il suo cuore ha battuto e le è venuto il desiderio di aiutare tutta

quella gente.

Page 118: Favole Spirituali

Da qua la prima favola, poi la seconda, fino alla terza per

arrivare a 600, insomma la cosa l'ha presa al punto di avere

bisogno di mettere un bel punto e virgola.

Ora, dopo quel punto e virgola non si ferma più,

quasi la divinazione delle fate, con la sua bacchetta magica è

stato quasi logico che la logica si sposasse col suo cuore.

Page 119: Favole Spirituali

Cosa rara questa, inusuale, per questo la sua favola è spirituale,

quasi mistica, perché ti fa vedere veramente la cosa com'è, tu

non ricordavi i perché, ma lei li ha sentiti i tuoi perché, e li ha

scritti, perché alcuni perché erano anche suoi.

Stessi sapori di terra, stessi umori vissuti, certi amori sognati,

insomma quei certi sono diventate le sue favole per te adulto

giunto alla maturità. Spesso senza guardare che quella cosa

non poteva durare e invece durava, allora sei andato verso la

favola terapia di Cleonìce da cui hai capito che niente era

perduto e tu potevi ricominciare a volare.

Le ali ti sono spuntate e la tua anima l'hai vista: era una figura

geometrica che sembrava quasi una stella da dove è partita la

tua luce che ora non tace più.

Ma sentite questa:

Page 120: Favole Spirituali

“Non puoi parlar di Vittoria

se non racconti tutta la Storia.”

Dei nove mesi nella pancia di mamma non ricordo nulla, però

sono sicura che saranno stati nove mesi meravigliosi, cosa c’è

di più bello che essere portati a zonzo, cullati e massaggiati dal

liquido amniotico, nutriti attraverso il cordone ombelicale.

Sono nata il 17 di aprile del 1969, una bimba di tre chili e nove

con tanti capelli. La mia vita se dovessi descriverla in due

Page 121: Favole Spirituali

parole, la potrei definire: “un inferno”. A tre anni, mi ammalai

di asma in forma grave, che ancora un po’ mi affligge, malattia

che a mio parere ha condizionato tutta la mia esistenza.

A causa della mia fragile salute, mi fu proibito correre,

affaticarmi, e persino di ridere e parlare troppo, tutto quel che

era gioco per me era divieto, perché poteva compromettere il

mio respiro, e pertanto nella solitudine di casa, tra un disegno e

un cartone animato sono cresciuta alimentando i miei sogni.

“Mamma non posso respirare, mica muoio?”

(3 anni)

Anche l’asilo mi fu precluso, non potevo rischiare di

ammalarmi perché anche il più semplice raffreddore rischiava

di degenerare in asma. Quando fui in età scolastica i miei

pensarono bene di iscrivermi in primina, un salto di qualità

niente male, dal tavolo della cucina ai banchi di scuola.

Quell’anno avanti mi pesò non poco, un anno in un bambino è

essenziale per la sua maturità fisica e mentale, ed ecco che in

seconda elementare fu proiettata in una classe di bimbi tutti più

grandi di me di un anno, intanto l’asma aveva già logorato le

mie certezze, e mi aveva resa una bambina docile è mansueta,

felice con poco, forse con troppo poco.

Page 122: Favole Spirituali

Quella che agli occhi di tutti appariva dolcezza, in realtà era

qualcosa di molto grave si chiamava  arresa. L’Arresa è una

delle figlie della Paura, una Paura che ormai si era ramificata

nella mia esistenza impossessandosi di ogni mio stato d’animo.

Da quel momento in poi, la vita per me divenne pesante,

pesante era la scuola e le aspettative di mio padre, pesante era

sostenere lo sguardo della maestra quando non brillavo nei

compiti, la vita era pesante ed io avevo solo 7 anni.

Ricordo chiaramente che giunta alle scuole medie, ero ormai

talmente stanca di vivere, che a soli 13 anni desiderai

ardentemente di mettere fine alla mia vita, ma tra il dire e il

fare c’è di mezzo il mare, e quel mare si chiamava Paura, fu la

paura a salvare la mia vita.

Questa Paura che era solo dentro di me, che nessuno vedeva,

nessuno capiva, all’apparenza per tutti era inspiegabile: “Una

ragazza difficile, fragile, travagliata” – dicevano.  “Eppure non

le manca nulla”,  sentivo spesso ripetere, ed in realtà era

proprio così non mi mancava nulla, i miei genitori mi amavano,

con i miei fratelli ero in armonia, ma io ero sempre triste,

sempre pessimista, sempre paurosa.

- Incominciai a sentirmi in colpa perché non ero felice.-

Page 123: Favole Spirituali

Quando compresi che non sarei mai stata capita, che la realtà

degli altri era diversa dalla “mia realtà interiore”, indossai la

maschera dell’apparenza per vergogna, per essere come gli

altri.

Come stai? Bene Grazie!

Ma io stavo male.

Gli anni successivi, la Paura divenne sempre più invadente, e

fu così che la maschera cadde miseramente, ormai non potevo

più nascondermi agli altri, e per tutti divenni la malata.

Mi ammalai di anoressia, quando avevo meno di 18 anni, nel

tentativo di somigliare a qualcosa che potesse attirare consensi,

perché non avendo amore per me stessa, incominciai a cercarla

attraverso i sorrisi della gente e i loro consensi, divenni 45 kg,

uno scheletro per tutti, ma ai miei occhi continuavo ad essere

obesa. Quando mi resi conto che l’appetito era completamente

scomparso capì che stavo rischiando di morire, ed anche

stavolta in mio soccorso venne la Paura. Lentamente ripresi a

nutrirmi, ma  si sa il passo dall’anoressia alla bulimia è breve, e

divenni bulimica.

Uno stato di malessere ormai mi accompagnava in ogni

momento della giornata, io lo chiamavo “la morte sulla noce

Page 124: Favole Spirituali

del collo”, ma ha un nome medico si chiama Depressione, un

senso di insoddisfazione continuo, un manto grigio colorava

ogni cosa, un deserto che avanzava arido sembrava aver preso

di mira il mio cuore, avevo bisogno di motivi per continuare ad

avanzare nella mia esistenza, e fu allora che incominciai a

“viziarmi”, comprando cose, scarpe, rossetti, abiti, nella

speranza che un barlume di luce tornasse a risplendere sul mio

cuore afflitto. Ma fin troppo presto mi resi conto che i fuochi

che accendevano erano di breve durata,  e finito il loro effetto,

il motore della Vita si fermava di nuovo. Quando mi fu chiaro

il circolo vizioso in cui ero finita, le cose persero di avere

effetto e come assuefatta a tutto, mi ritrovai a vagare nel

deserto della vita, dove niente più sazia e niente più ti disseta.

In questo stato di prostrazione e di completo non amore per me

stessa, spinta anche dai miei genitori, fu deciso che era giunto

il momento di sposarmi, avevo 24 anni. Non avevo scampo

DOVEVO sposarmi:“Del resto una donna se non si sposa e fa i

figli, che donna è” – diceva di continuo mia madre.

Scelsi il mio compagno di vita, accecata dal dolore, in preda

alla più apatica delle sconfitte, vittima di me stessa, e quando

cammini nel buio rischi di farti male. Profonde divergenze

caratteriali, resero questo matrimonio pieno di incomprensioni

Page 125: Favole Spirituali

e violenze. Il fallimento del mio matrimonio fu troppo da

sopportare e caddi in un abisso profondo da dove è difficile

fare ritorno. Dopo uno stato iniziale di intontimento ti abitui a

tutto anche alla “morte interiore” ero ormai uno zombie della

vita, tentai la risalita non ebbi il coraggio di togliermi la vita, e

di nuovo fu la Paura a legarmi al vivere.

I nemici della risalita furono lì pronti a puntarmi le dita, ma

stavolta i miei nemici non erano più le persone che

ostacolavano il realizzo dei miei sogni, ma erano mostri fatti di

aria, e si chiamavano Attacchi di Panico, Claustrofobia,

Agorafobia, mi umiliavano e mi crocifiggevano in ogni istante,

spingendomi ad abbandonare la risalita. Quante volte sono

ricaduta giù negli abissi, e quante volte ho raccolto la me stessa

fatta a pezzi, ricucendomi alla luce di una fioca luce, la luce del

mio cuore.

Pregavo di continuo Dio di aiutarmi, di liberarmi dall’inferno

di un esistenza che non avevo chiesto, e queste preghiere presi

a scriverle su carta, ed accadde qualcosa che per me ebbe del

miracoloso, ero pronta a riversare dolore, angosce e

frustrazioni e lacrime di sangue, ma sulla carta lasciavo sempre

parole pregne di luce e speranza…

“Io, proprio io che di speranze non ne avevo più.”

Page 126: Favole Spirituali

Le mie preghiere sulla carta diventavano risposte. Quelle

risposte sono state la fune che mi ha tirata fuori dagli abissi,

sono le mie favole, sono i miei aforismi, e non sono un

miracolo, sono semplicemente il frutto di un cammino di

ricerca, di un cuore che ha patito tanto dolore e che ha cercato

una via di fuga alla sua disperazione.

Oggi sono felice della mia vita, la cappa grigia che non mi

permetteva di respirare si è dissolta alla luce della

comprensione. Oggi io mi voglio bene, mi stimo, mi

comprendo, sento in me scorrere una grande forza e sono

persino diventata vegetariana.

La favola-terapia è nata per salvare me,  ma nel corso di questi

anni, ha aiutato molte persone che si sono riconosciute in un

cammino, che a mio parere ci accomuna tutti, il cammino del

Cuore.

Ogni Uomo ha la sua Storia,

ed ogni Storia è un Sole che matura i suoi

frutti.

Le mie Favole e i miei Aforismi

sono i miei Frutti.

Page 127: Favole Spirituali

Cleonìce Parisi

Page 128: Favole Spirituali
Page 129: Favole Spirituali

Accidenti sembra.....................................................................36

Cenerentola era l'angelo del focolare di Cleonìce…?.............50Cleonìce Parisi...........................................................................1E allora andiamo a vedere i suoi “ difetti"...............................84Favolista Spirituale..................................................................81La Concretezza dell’Anima.....................................................25La Concretezza passa per l’Astrazione....................................59La Forma dell’Anima..............................................................13La Mente legge l’Anima..........................................................72La scrittura come terapia..........................................................66Le biografie e questa lo è….....................................................28Lei dice: Da dentro!.................................................................47Ma questi adulti!......................................................................53Perché, siete curiosi?................................................................77

Poi arrivano le medie inferiori….............................................33

Premio nobel a Cleonìce..........................................................93Ricercatrice Spirituale............................................................111Rime,Difetti e Anima.............................................................107Sapete qual'è la differenza?........................................................6Stregantola...............................................................................97Un Caposcuola.........................................................................20