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Fare il Capo CoCa MI XI 1 MI XI “fare il Capo” Milano, 2009

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Fare il CapoCoCa MI XI

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MI XI

“fare il Capo”

Milano, 2009

Fare il CapoCoCa MI XI

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MI XI

Lo Scoutismo è fatto da “Capi”

REPARTO

Capi Reparto, Aiuti

SQUADRIGLIACapi Squadriglia

Vice CapiSquadriglia

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BRANCO

Akela, Baghira, Aiuti

SESTIGLIACapi Sestiglia

Vice Capi Sestiglia

12

NOVIZIATOMaestri dei Novizi

2 CLANCapi Clan/Fuoco

2 COCACapi Gruppo

2

Branco: 24Reparto: 24Noviziato: 6Clan: 8Coca: 10Totale: 72Capi: 30 (42%)

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Probabilmente nessun altra Associazione (con dimensioni paragonabili) ha la stessa proporzione di capi.

Il Capo è quindi il vero protagonista delle Scoutismo, ovvero lo Scoutismo prepara a “fare il Capo”

Il ruolo del Capo

La motivazione del Capo

La formazione del Capo

Il Metodo

La ricompensa del Capo

Parleremo di:

Fare il CapoCoCa MI XI

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MI XI

IL RUOLO DEL CAPO

"Qual'è dunque la finalità di questa istituzione? Lo scopo èduplice e nobilissimo: bastare a se stessi, affrancandosi da ogni dipendenza non necessaria, ad essere utili in massimo grado ai propri simili. Un ragazzo così educato non sarà mai di peso a nessuno, percorrerà la propria carriera, qualunque essa sia, come un forte cui le difficoltà e gli ostacoli mai non scoraggeranno"

Carlo Colombo mensile "Lazio" marzo del 1913

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MI XI

Il Capo non fa parte della “direzione”, no sta isolato dagli altri, ma è parte del gruppo e vive le stesse esperienze dei suoi ragazzi:

il gioco

la tenda

il cibo

ecc.

IL RUOLO DEL CAPO

Egli deve semplicemente essere un uomo ragazzo cioè:

deve vivere dentro di se lo spirito del ragazzo e deve essere in grado di porsi fin dall’inizio su un piano giusto rispetto ai ragazzi

deve rendersi conto delle esigenze, delle prospettive e dei desideri delle differenti etàdella vita del ragazzo

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MI XI

deve occuparsi di ciascuno dei sui ragazzi individualmente, piuttosto che della massainfine, per ottenere i migliori risultati, è necessario che faccia nascere uno spirito di

comunità nelle singole personalità dei suoi ragazzi

IL RUOLO DEL CAPO

anche nel peggior carattere c’è il 5% di buono. Il gioco consiste nel trovarlo e quindi nello svilupparlo fino ad una proporzione dell’80 o 90%

Il Capo viene da subito responsabilizzato nel gestire le persone che dipendono da lui, dal punto di vista:

dell’organizzazione (tempi, materiali, risorse, ecc.)

del coordinamento del loro lavoro

degli aspetti “umani”

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MI XI

LA MOTIVAZIONE DEL CAPO

Le attività Scout tendono in modo estremamente concreto a fare uscire il ragazzo dal solco dell’egoismo. Una volta acquistata una disposizione d’animocaritatevole egli è sulla buona strada per superare o sradicare questa pericolosa forma mentis

Le motivazioni del Capo sono sicuramente molteplici e complesse, vanno da quelle “nobili” come:

Fare qualcosa per gli altri

Offrire possibilità a chi non ne avrebbe

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LA MOTIVAZIONE DEL CAPO

a quelle meno “nobili” come:

Esercitare il “potere”

Essere importante per qualcuno

Avere una “palestra” per esercitarsi a gestire

Ecc.

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MI XI

LA MOTIVAZIONE DEL CAPO

il Metodo scout realizza l’ educazione morale affiancando il sentimento alla volontà e puntando su quella che si può chiamare « pedagogia dell’eroe»

Pietro Paolo Severi – Centro Studi Baden Powell

In ogni caso:

Sente di fare qualcosa di speciale

Sente di vivere esperienze non comuni

Sente di essere veramente messo alla prova

Soprattutto: sente di “contare”

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LA MOTIVAZIONE DEL CAPO

il Metodo scout realizza l’ educazione morale affiancando il sentimento alla volontà e La pedagogia dell’eroe si fonda sugli interessi spontanei verso il favoloso e verso l’epico ed è regolata dalle leggi dell’adesione e della identificazione. Il meccanismo messo in movimento da B.P. muove dalla considerazione (limitata al mondo maschile) che i ragazzi in età Lupetto e in età Esploratore sono generalmente poco sensibili ai concetti astratti: idee come quelle di onore, lealtà, altruismo sono per essi quasi del tutto vuote. Il simbolismo degli elementi materiali, sul quale si fonda tanta parte delle cultura degli adulti, è per essi del tutto muto (verrà con l’esperienza). Cose come la Pace, la Bandiera, i monti, il mare o il cielo non li colpiscono oltre l’immediato sensibile. Tutto ciò cambia radicalmente, quando — con un processo di concretizzazione — nello Scoutismo si parla loro degli uomini e delle donne dell’onore, degli uomini e delle donne della lealtà e dell’altruismo, o di quelli e di quelle che hanno costruito la Pace, hanno fatto la Patria, hanno difeso la Bandiera, hanno esplorato i monti, i mari, i cieli. Allora l’idea astratta si materializza, acquista una dimensione umana e reale (Pietro Paolo Severi – Centro Studi Baden Powell)

La “psicologia dell’eroe” non presenta idee astratte, ma presenta uomini e donne:

d’onore

leali

di cui aver fiducia

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LA MOTIVAZIONE DEL CAPO

La pedagogia dell’eroe si I mezzi per realizzare la pedagogia dell’eroe nello Scoutismo non sono fissati in nessuno schema, ma vanno attinti dal Metodo secondo la sensibilità e le risorse dei capi. Comunque, occorre tenere presenti le grandi possibilità che offrono: racconti, letture, rappresentazioni, ricerche e inchieste, canti e danze, raccolte di cimeli, grandi giochi.

Attraverso:

i giochi

le cerimonie (ad esempio la Promessa come “investitura”)

il richiamo allo “stile”

i “totem”

Si realizza il mondo “magico” in cui il ragazzo (e il Capo) si sentono “eroi”:

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LA MOTIVAZIONE DEL CAPO

Il grosso pericolo, però, è la creazione di Super Eroi (o Super Uomini) che vivono in un loro sogno

il Metodo Scout, per evitare una fuga dalla realtà:

impone che ogni Scout concretamente si sforzi di possedere le virtù dei suoi eroi e ne dia la pratica dimostrazione.

introduce alcuni correttivi (il lavoro manuale contro l’eccesso di fantasia, le « prove di classe »come indicazioni di un certo livello reale di preparazione, la vita della Grazia e la vita all’aperto come banco di prova e di esercizio delle virtù acquisite).

con l’esempio e la pratica del servizio, umanizza le doti dell’eroe, le indirizza al loro fine, evita soluzioni negative come la presunzione, la superbia, l’egoismo, la protesta, il compiacimento di se stessi

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LA FORMAZIONE DEL CAPO

La prima formazione viene dai suoi Capi, con il:

Ma non vi mettete a fare troppo di quello che dovrebbero fare i ragazzi stessi. Fate invece in modo che siano loro a farlo: “se vuoi che una cosa sia fatta non farla da te”, sia il vostro motto

Dover fare nelle attività (lo zaino, il fuoco, la tenda, i nodi, ecc.)

Dover pensare alle attività (il gioco, l’uscita, il campo, le attività)

Dover gestire gli altri (sestiglia, squadriglia, Unità, Gruppo)

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LA FORMAZIONE DEL CAPO

Alcuni hanno una certa tendenza a pretendere che i loro Scouts siano prossimi alla perfezione, prima di dar loro una specialità. In teoria questo è giustissimo, in quanto in tal modo si ottengono da alcuni ragazzi risultati di valore; ma il nostro scopo è quello di interessare tutti i ragazzi. Il Capo che come primo ostacolo metterà innanzi ai suoi ragazzi una facile staccionata li vedrà saltare con fiducia ed entusiasmo mentre se daràloro da superare un imponente muro di pietre essi si spaventeranno e non proveranno neppure a saltare.

Le difficoltà e gli insuccessi lo abituano:

A porsi obiettivi raggiungibili

A prepararsi sufficientemente

A capire che non è importante il risultato in assoluto, ma come lo si è raggiunto

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LA FORMAZIONE DEL CAPO

Il successo nell’educazione del ragazzo dipende in larga misura dall’esempio personale del Capo. E’ facile diventare l’eroe personale di un ragazzo, e al tempo stesso il suo fratello maggiore. Crescendo, si tende a dimenticare le riserve di ammirazione dell’eroe che esistono nel ragazzo.

Il capo deve insistere sulla disciplina e sull’obbedienza precisa e pronta in ogni particolare. Fate in modo che i ragazzi si scatenino solo quando voi glielo permettete; il che è buona cosa da fare ogni tanto

La gestione di persone che non hanno obblighi “gerarchici” lo preparano a:

Inventare e attuare comportamenti che coinvolgano e limitino le “esuberanze”

Capire che il suo comportamento è l’elemento più importante per farsi seguire

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MI XI

Ricordo molto bene quello che ho sentito pochi anni fa dalle labbra di un ufficiale molto anziano:"Non preoccupatevi dei risultati immediati; se il metodo è giusto alla fine anche i risultati saranno buoni, ma se il metodo è sbagliato, per quanto buono possa apparire il risultato, prima o poi il disastro è inevitabile"

Così concentriamoci sul metodo, perché quanto vi ho appena riportato èassolutamente vero.

..........Io voglio ribadire che la cosa più importante nel metodo dello Scautismo è di lasciare che i ragazzi siano i protagonisti.

John ThurmanCapo Campo di Gilwell

IL METODO

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IL METODO

Lo scoutismo è un gioco per ragazzi, diretto dai ragazzi, in cui i fratelli maggiori possono dare ai loro fratelli più giovani un ambiente sereno, incoraggiandoli ad attivitàsane che li aiuteranno a sviluppare il loro civismo

Una delle principali peculiarità dello Scoutismo è il suo METODO, che consiste in:

Un sistema “automatico” per autoeducarsi

Autoeducazione a “cascata”

“fare” piuttosto che “dire”

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IL METODO

Ad un estraneo lo scoutismo deve sembrare, a prima vista, qualcosa di assai complicato, e molti probabilmente hanno rinunciato a divenire Capi per via dell’enorme numero e varietà delle conoscenze che (pensano) occorre possedere per poter insegnare ai ragazzi. Ma questo succede se solo essi si rendono conto dei seguenti punti:

1. lo scopo dello Scoutismo è quanto mai semplice2. il Capo dà al ragazzo l’ambizione e il desiderio di imparare da solo, suggerendogli attività che

lo entusiasmano e a cui egli si dedica finché, provando e riprovando, riesce ad eseguirle correttamente

3. il Capo Reparto lavora attraverso i Capi pattuglia

L’Associazione “esige” una precisa formazione, che a partire dal livello di Aiuto Capofornisce i fondamenti del Metodo

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LA RICOMPENSA DEL CAPO

Nell’occuparvi dei vostri Scouts aspettatevi dunque delusioni ed insuccessi. Abbiate pazienza: sono molto più numerosi coloro che devono la rovina della loro opera o della loro carriera alla mancanza di pazienza che al bere o ad altri vizi. Dovrete sopportare pazientemente critiche irritanti e pastoie burocratiche, ma la vostra ricompensa verrà”

E’ la soddisfazione di aver affrontato con successo le difficoltà e di aver sopportato le punzecchiature che rende completo il piacere di averle superate

ovvero cosa si porta a casa

Il Capo Scout non viene retribuito

spende come gli altri per partecipare alle attività

Non ha riconoscimenti “formali” (Diploma, Attestato, ecc.)

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MI XI

Saluto di Wilson nel 1959, lasciando la guida dello scoutismo mondiale, 1. Mettete dei segnali di riferimento quando partite e camminando giratevi ogni tanto a guardare indietro.

Semplicità e profondità delle idee originali di BP. La visione fondamentale dello scoutismo è giusta per ogni tempo. Lo scoutismo è adatto per ieri, per oggi, per domani.

2. Date uno sguardo d’assieme a tutta la pista.Lo scoutismo non può essere preso a pezzi o sezionato, ma preso ed attivato soltanto nella sua globalità. Scopi principi e metodo vanno presi ed applicati tutti assieme. La legge e la Promessa scout sono elementi cardine e la Buona Azione fu un colpo di genio di BP. La chiave fondamentale di BP. è la felicità (la propria attraverso quella degli altri).

3. Guardate contro sole.La tradizione non è tanto quello che hanno fatto coloro che sono venuti prima, quanto ciò che vogliono fare dell’eredità di BP. coloro che vengono dopo.Quando la si guarda contro sole la traccia diventa più chiara e si vede ogni piccolo dettaglio. Il futuro dello scoutismo è chiaro se facciamo nostri i segni della pista e se guardiamo a tutto il progetto originale.Segni di pista e progetto originale sono racchiusi in 4 piccoli libri. Per questo dobbiamo leggerli con umiltà senza paura di tornare alle fonti cioè di tornare a BP.

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MI XI

Grazie!Grazie!