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1 “Eros, Sesso e Spiritualità” Piccolo saggio sul sesso e sulla spiritualità dell’uomo La cultura, le religioni e anche alcune correnti di pensiero filosofico, ci hanno insegnato che il sesso è nemico del misticismo e della ricerca interiore. Eppure l’esperienza afferma che il sesso non solo è compatibile con la spiritualità ma se vissuto con amore, donazione e consapevolezza, è un formidabile viatico delle più alte attività del pensiero. L’amore, è la sola legge universale che eser- citi un’azione irresistibile ovunque regni la vita, nell’atto sessuale si concretizza un’energia che scaturisce dall’unione dei due poli contrari, positivo e negativo, non solo sul piano fisico ma anche su quello astrale. Ancora oggi si tende a considerare il sesso e ogni attività a lui collegata, come un settore del comportamento, controllato da forze culturali e sociali che pla- smano gli esseri umani, all’origine “neutri”. Il nostro sentirsi uomini o donne, l’intuizione dell’esistenza dei due sessi diver- si, così come ogni altro tratto psicologico che appare differente riguardo a loro, è interpretato come conseguenza dell’imposizione da parte della società di ruoli diversi, un fenomeno puramente culturale, senza alcuna relazione con la biolo- gia della specie umana. È certamente vero che nelle società industrializzate e- siste un complesso apparato di norme che regolano in questo settore i rapporti interpersonali è infatti, dovere del legislatore, fissare l’età minima prima della quale non sono ammessi rapporti sessuali e disciplinare le modalità del matri- monio o del divorzio; in culture meno permissive esistono addirittura restrizioni su quali forme di rapporti sessuali siano da considerarsi leciti. Molto pesante è l’influenza della “morale pubblica” e il timore dell’altrui giudi- zio. C’è poi da rilevare l’atavica fobia della Chiesa Cattolica verso il sesso, che lo riduce al solo principio riproduttivo, da espletare, nelle sole coppie eteroses- suali, unite dal “sacro” vincolo del matrimonio. Ma tutti questi aspetti, che possiamo intendere come convenzioni apprese, si limitano a sovrapporsi come un vestito talvolta troppo stretto al corpo vivo, co- stituito dagli elementi biologici, psicologici e sociali del nostro comportamento. Questi sono il risultato di un lento ma inesorabile processo evolutivo che, in migliaia d’anni, generazione dopo generazione, ha premiato i “geni” di chi riu- sciva a portare il maggior numero di figli all’età riproduttiva e che ha forgiato non solo il corpo, ma anche la mente della razza umana. Nei percorsi d’iniziazione mistica, spiritualità e sessualità spesso sono tenute ben distinte, la credenza vuole che la spiritualità possa essere conseguita solo mediante la netta separazione dal corpo. “E’ cosa buona per l’uomo non avere contatti con donna; tuttavia a causa delle impudicizie, ciascuno abbia la sua moglie e ogni donna il suo marito”. E ancora:

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“Eros, Sesso e Spiritualità”

Piccolo saggio sul sesso e sulla spiritualità dell’uomo

La cultura, le religioni e anche alcune correnti di pensiero filosofico, ci hanno insegnato che il sesso è nemico del misticismo e della ricerca interiore. Eppure l’esperienza afferma che il sesso non solo è compatibile con la spiritualità ma se vissuto con amore, donazione e consapevolezza, è un formidabile viatico delle più alte attività del pensiero. L’amore, è la sola legge universale che eser-citi un’azione irresistibile ovunque regni la vita, nell’atto sessuale si concretizza un’energia che scaturisce dall’unione dei due poli contrari, positivo e negativo, non solo sul piano fisico ma anche su quello astrale. Ancora oggi si tende a considerare il sesso e ogni attività a lui collegata, come un settore del comportamento, controllato da forze culturali e sociali che pla-smano gli esseri umani, all’origine “neutri”. Il nostro sentirsi uomini o donne, l’intuizione dell’esistenza dei due sessi diver-si, così come ogni altro tratto psicologico che appare differente riguardo a loro, è interpretato come conseguenza dell’imposizione da parte della società di ruoli diversi, un fenomeno puramente culturale, senza alcuna relazione con la biolo-gia della specie umana. È certamente vero che nelle società industrializzate e-siste un complesso apparato di norme che regolano in questo settore i rapporti interpersonali è infatti, dovere del legislatore, fissare l’età minima prima della quale non sono ammessi rapporti sessuali e disciplinare le modalità del matri-monio o del divorzio; in culture meno permissive esistono addirittura restrizioni su quali forme di rapporti sessuali siano da considerarsi leciti. Molto pesante è l’influenza della “morale pubblica” e il timore dell’altrui giudi-zio. C’è poi da rilevare l’atavica fobia della Chiesa Cattolica verso il sesso, che lo riduce al solo principio riproduttivo, da espletare, nelle sole coppie eteroses-suali, unite dal “sacro” vincolo del matrimonio. Ma tutti questi aspetti, che possiamo intendere come convenzioni apprese, si limitano a sovrapporsi come un vestito talvolta troppo stretto al corpo vivo, co-stituito dagli elementi biologici, psicologici e sociali del nostro comportamento. Questi sono il risultato di un lento ma inesorabile processo evolutivo che, in migliaia d’anni, generazione dopo generazione, ha premiato i “geni” di chi riu-sciva a portare il maggior numero di figli all’età riproduttiva e che ha forgiato non solo il corpo, ma anche la mente della razza umana. Nei percorsi d’iniziazione mistica, spiritualità e sessualità spesso sono tenute ben distinte, la credenza vuole che la spiritualità possa essere conseguita solo mediante la netta separazione dal corpo. “E’ cosa buona per l’uomo non avere contatti con donna; tuttavia a causa delle impudicizie, ciascuno abbia la sua moglie e ogni donna il suo marito”. E ancora:

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“Vorrei che tutti fossero come me; ma ognuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro”. S. Paolo 1° Lettera ai Corinzi Un concetto questo, non esclusivo della cultura occidentale o giudaico-cristiana ma diffuso anche in alcune correnti di pensiero orientali, come il buddismo e lo yoga, i quali predicano il distacco totale dall’esperienza terrena per raggiunge-re lo stato di grazia.Tuttavia, le motivazioni di questi ultimi non sono dettate dal moralismo o dalle leggi di Mosè, ma dall’aspirazione di liberare lo spirito dal peso degli impulsi del corpo. Da millenni però, in oriente esistono altre correnti di pensiero come il Taoismo o il Buddismo Tantrico, i quali vedono nella pratica sessuale il mezzo per con-seguire un’evoluzione spirituale. Al contrario dell’ideale giudaico-cristiano basa-to sulla rinuncia del sesso, queste discipline fondano la propria dottrina su una profonda conoscenza del ruolo che le energie sessuali giocano nella trasforma-zione del nostro essere, così come dell’importanza della sua “corretta gestione” per scoprire nuovi modi di percezione e conoscenza. Già Platone riconosceva che l’Eros poneva l’uomo in uno stato elevato d’esaltazione al punto di assimi-lare l’essere, che è trasportato dall’Eros, al veggente, all’iniziato dionisiaco, al profeta, al vate. A questo punto dunque sorgono spontanee una serie di domande: quale di questi due concetti è quello giusto? Spiritualità e sessualità si escludono a vi-cenda o al contrario si può vivere la sessualità ed essere spirituali allo stesso tempo? È curioso verificare che grandi uomini del passato, i cui insegnamenti hanno comunicato pace e conoscenza, indipendentemente dal fatto che predicavano ai propri discepoli una sessualità moderata, hanno avuto relazioni matrimoniali e non, oltre ad una nutrita schiera di figli. Pitagora ad esempio, affermava che il sesso andava praticato “solo se ci si voleva debilitare”, ma lui stesso aveva moglie e figli. Allo stesso modo, anche altri personaggi che incitavano l’uomo ad impegnarsi nella via della conoscenza, hanno avuto una piena vita sessuale nell’ambito della famiglia ed anche, al di fuori di essa. Fra questi spiccano maestri tibetani come Marpa, alchimisti come Paracelso, taumaturghi come Cagliostro, occultisti come Eliphas Levi o più recenti, come Edgard Cayce, Gurdjieff e Steiner. Per non parlare dei testi sacri di molte religioni nei quali abbondano passaggi con riferimenti erotici, come quelli per esempio in cui si distingue la figura di Krishna, il quale negli Upanisads a fianco delle sue tante donne, le Kores, dà corpo ad uno dei canti più erotici e belli che non siano mai stati scritti.

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Anche personaggi biblici come Salomone e Davide non rinunciarono al piacere della carne, e ancora nella Bibbia nel “Cantico dei Cantici” troviamo una vera e propria apologia dell’amore sensuale. Maometto, l’ultimo dei profeti, ebbe molte donne, perché affermava che era una benedizione per l’uomo stare in contatto con loro. Il messaggio islamico permette e rende lecito tutto ciò che non è espressamen-te proibito da un precetto rivelato. Il campo della proibizione è molto ristretto ed è questo, ciò che ha permesso ai Musulmani di raggiungere, nei primi secoli dell'Islam, l'apogeo in campo scientifico, culturale, legislativo. L'Islam incorag-gia continuamente il credente ad essere creativo, intraprendente, curioso: mortificazione, ascesi, penitenza, celibato, sono concetti avulsi dalla religione musulmana, che considera ideale di perfezione non il liberarsi dal mondo o fuggire da lui, ma al contrario, vivere con la coscienza delle proprie responsabi-lità e dominando i propri istinti.

Le Cose Lecite. Nell'Islam è lecito tutto quanto non causi danno a se stessi ed agli altri. Oltre ai principi fondamentali che sono obbligatori seguire ed oltre ad altri atti che sono raccomandati dalla religione musulmana, nella pratica isla-mica sono tollerate, in determinate circostanze, alcune azioni.

Il Divorzio. "Tra le cose lecite, il divorzio è la più detestata da Dio", ci dice una tradizione del Profeta. Nell'Islam, esso rappresenta l'ultima possibilità accorda-ta ad una coppia di coniugi con gravi problemi di convivenza, dopo che siano state tentate tutte le altre strade previste dalla Sharia. Qualora i problemi sia-no tanto gravi da impedire un sereno ambiente familiare, indispensabile per una vita pienamente islamica, l'Islam è realista al punto da considerare il di-vorzio come la soluzione più accettabile. Esso, comunque, non è ne' incorag-giato ne' rappresenta una pratica abituale tra I popoli islamici, proprio in virtù della grande importanza attribuita alla famiglia ed al rapporto tra I coniugi. Non è dunque un’azione da farsi con leggerezza, quasi gratuitamente, ma un atto grave che, per l'uomo come per la donna, deve avere una ragione d'esse-re ed una giustificazione. L'idea poi che una donna non abbia il diritto, di chie-dere la separazione è falsa e non corrisponde agli insegnamenti dell'Islam.

La Contraccezione e La Sessualità. Dal punto di vista teorico, l'Islam sarebbe contro la contraccezione, poiché l'uomo e la donna sono invitati a procreare e ad accogliere come doni divini i figli che nascono dalla loro unione. Il musul-mano, per antonomasia, ama la famiglia: essa è il suo ambiente naturale, in lei si realizza la sua umanità e il fine assegnatigli da Dio. Allo stesso modo l'Islam riconosce all'atto sessuale una grande importanza, affermando che il suo scopo non è solo la procreazione ma anche il piacere. "In una tradizione riportata, il Profeta associa l'atto sessuale, purché vissuto in un quadro lecito, ad un'ele-mosina che diventa espressione di un atto d’adorazione di fronte a Dio. La ses-sualità è dunque l'espressione dell'essere che accetta tutto del dono di Dio: gli uomini che circondavano il profeta furono meravigliati da questo messaggio che incoraggiava a vivere la vita dei loro corpi e dei loro desideri. Aisha, la mo-glie del Profeta, benediceva le donne di Medina, il cui pudore non impediva loro

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di porre tutte le domande delicate legate all'intimità'. A questo proposito dun-que tutto è permesso eccetto la sodomia: dolcezza, sensualità, preliminari, nel rispetto delle attese e del piacere d’entrambi i coniugi". Riguardo alla contrac-cezione, dunque, tutte le situazioni in cui esistano circostanze particolari, in cui non si tratti di garantire atteggiamenti egoisti, frivoli o che escono dal quadro dell'etica, possono autorizzare la contraccezione.

L'Aborto. Nell'Islam l'aborto non è autorizzato, salvo situazioni particolari, qua-lora, ad esempio, la vita della madre sia in pericolo o, attraverso lo studio di si-tuazioni più specifiche, qualora le situazioni personali o il contesto sociale lo rendano necessario. Nell'ambito islamico esiste in ogni modo uno spazio di li-bero confronto tra gli scolari che si attengono al principio generale, che am-mette deroghe solo in casi molto limitati, e tra chi ritiene necessario tener con-to di tutti i parametri per enunciare un parere giuridico. In linea di massima, l'aborto e' tollerato solo nei casi in cui la prosecuzione della gravidanza prefigu-ri rischi fisici o di stabilità mentale della madre (si pensi agli stupri etnici delle donne musulmane della Bosnia), e comunque solo se eseguito in tempi molto stretti. Per alcuni casi particolari, quando una donna o una coppia affermano in coscienza di non poter far fronte ai bisogni futuri del bambino, che gli scogli sono insormontabili, come può a volte accadere in una situazione di handicap prevedibile, possono essere emessi pareri giuridici che autorizzano il ricorso all'aborto.

La Poligamia. Molto spesso la poligamia è stata associata, nell'immaginario oc-cidentale, ad un'espressione di perversità sociale e di lascivia, mentre lo studio del testo coranico dimostra che essa è la prima forma di sicurezza sociale e di protezione nei confronti di vedove ed orfani che, in mancanza di uno stato so-ciale maschile, rischiavano di morire di fame. Il testo coranico parla chiaro: "E se temete di essere ingiusti nei confronti degli orfani che vi sono affidati, spo-sate allora due o tre o quattro delle donne che vi piacciono, ma se temete di essere ingiusti allora sia una sola". (Corano 4: 3). La poligamia dunque è per-messa, ma è ricca di condizioni non meno esplicite. Gli scolari musulmani quasi all'unanimità' affermano che l'orientamento generale dell'insegnamento islami-co tende alla monogamia e, difatti, nel mondo musulmano la poligamia rappre-senta l'eccezione più che la regola. Bisogna ancora una volta sottolineare il fat-to che il credente e' responsabile dei suoi atti di fronte a Dio, e che perciò nes-suna azione che possa fare deliberatamente del male ad una persona è tollera-ta. Il musulmano crede fermamente che, un giorno, dovrà dare conto delle sue azioni a Dio e quindi, resta sempre in equilibrio tra l'intenzione sincera di fare il proprio meglio e la possibilità di non appesantire inutilmente la vita quoti-diana con regole insormontabili.

(ricavato dal sito internet: www.arabcomint.com)

Sull’altro piatto della bilancia abbiamo Buddha, il quale abbandonò la sua don-na e la sua famiglia per dedicarsi al raggiungimento della spiritualità, così co-me avvenne per Shankara, Ràmanùja, Drishna o altre incarnazioni minori della divinità nella tradizione indù, che non ebbero alcuna relazione sessuale.

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Per quanto concerne Gesù il Cristo, il Figlio di Dio, la più grande figura religiosa occidentale, sono state dette sul suo conto così tante storie, spesso contraddit-torie, che è molto difficile sapersi orientare; da un lato i Vangeli Apocrifi so-stengono che una volta riscattatosi con la crocifissione, Gesù si stabilì nel “Ca-chemire”, dove visse fino alla morte in compagnia di sua moglie e dei suoi figli, dall’altro alcuni sostengono che mantenne una relazione con Maria Maddalena, questo almeno appare leggendo i vari avvenimenti evangelici apocrifi o canoni-ci. Un aspetto che ha sempre suscitato curiosità, riguarda lo stato civile di Gesù, i Vangeli non ci dicono niente a riguardo, ma lasciano trapelare alcuni riferimenti sufficienti a fare un po’ di luce sull’argomento. Le possibilità che Gesù non sia stato sposato sono pochissime. A quei tempi il matrimonio e la discendenza e-rano considerati fra i principali doveri di un uomo, tutto ciò risulta ancora più evidente, se si tiene conto che i discendenti della stirpe di David erano obbliga-ti per legge a sposarsi e ad avere almeno due figli maschi e Gesù, discendeva per linea diretta del padre, dalla famiglia reale di David ( Luca 3 : 23). I riferimenti a Maria Maddalena, quale sposa e compagna di Gesù, sono diversi e sufficientemente realistici, tali da farci pensare che quest’ultima non possa essere semplicemente una fra le tante donne al seguito del Maestro. Essa è co-lei che unge Gesù, che esercita su di lui una forte influenza e che suscita anche per questo, l’invidia dei discepoli, soprattutto di Pietro, inoltre è la prima per-sona a cui apparirà il Cristo dopo la sua Resurrezione (giov. 20/1). I Vangeli “gnostici” (rotoli di Nag Hammadi risalenti al 1° secolo D.C. ritrovati nell’alto Egitto nel 1945) sono abbastanza espliciti al riguardo e ne troviamo una conferma nel Vangelo di Filippo: “…e la compagna del salvatore è Maria Maddalena; ma Cristo l’amava più di tutti i discepoli e soleva baciarla spesso sulla bocca. Gli altri discepoli n’erano offesi ed esprimevano disapprovazione. Gli dicevano: perché la ami più di tutti noi? Il salvatore rispondeva loro: perché non vi amo come lei?…Grande è il mistero del matrimonio, giacché senza di esso il mondo non sarebbe esistito. Ora l’esistenza del mondo dipende dall’uomo e l’esistenza dell’uomo dal matrimo-nio”. Si è molto discusso anche sull’identità stessa di Maria Maddalena, essa e Maria di Betania (colei che con Marta pregò Gesù di venire a guarire Lazzaro), ap-paiono come la stessa persona, ma ciò non è chiaro nei Vangeli che in molti casi le citano come due donne ben distinte, alcuni studiosi affermano che si tratti di una censura voluta, se Maria di Betania era una peccatrice ed era Ma-ria Maddalena o Maria di Magdala, la confusione e le precauzioni degli autori dei Vangeli acquistano un certo senso. Non meno controversa appare l’accusa secondo cui Maria fu una prostituta, mentre il termine originale, sembra indica-

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re più una peccatrice o molto probabilmente, una donna che non osservava la legge ebraica. Negli interessanti libri di Laurence Gardner, “La misteriosa origine del re del Graal” e “La linea di sangue del Santo Graal”, Maria (variazione di Miriam) non era solo un nome, ma un titolo, le “Miriam” facevano parte di un ordine spiritu-ale all’interno di una comunità: mentre i “Mosè” erano coloro che si occupava-no degli uomini nelle cerimonie, alle Miriam spettava il compito di guidare le donne. La Chiesa ha sempre cercato di contrastare la figura femminile all’interno della religione Cattolica e si può affermare che lo abbia fatto con successo, infatti, come sposa di Gesù e madre dei suoi eredi, la Maddalena rappresenta una seria minaccia al potere acquisito tramite la successione apo-stolica. Pietro e Paolo, furono quindi le principali fonti da cui la Chiesa trasse l’ispirazione nella sua battaglia contro la donna: “La dona impari in silenzio, in ogni soggezione. Ma io non permetto alla donna d’insegnare n’è d’usare autorità sopra il marito, ma ordino che stia in silenzio”. S. Paolo 1° lettera a Timoteo 2: 11-12 Le stesse madonne nere, presenti in numero considerevole soprattutto in Francia, hanno creato non poco imbarazzo alla Chiesa Cattolica; da Lilith ad Iside fino alla Maddalena, esse rappresentano, infatti, il potere del matriarcato e la saggezza femminile in contrasto con Maria, la madonna bianca tradiziona-le, madre di Gesù, anch’essa, in origine, Miriam. Sappiamo, da una determinata esposizione, dichiarata ereticale dalla Chiesa di Roma, sorta intorno all’anno mille, che la Maddalena lasciò la Palestina dopo la morte (vera o presunta) di Gesù e con i figli avuti con quest’ultimo, accompa-gnata da Giuseppe d’Arimatea salpò per raggiungere il sud della Francia ed e-sattamente a Ratis noto poi come Saintes Maries de la mer. Da qui in poi realtà e leggenda assumono contorni indefiniti, per quanto esistono numerose pubbli-cazioni che raccontano la vita della Santa, in parte certamente frutto di pura fantasia in parte però, nate da leggende che hanno un possibile riscontro con la realtà dei fatti. Il culto s’insediò quindi nella Linguadoca, dove a tutt’oggi è ben vivo, soprattutto a Rennes le Chateau. Il fatto stesso, che i monaci Cistercensi ed i cavalieri Templari l’ebbero in e-norme considerazione, ci porta a credere che le stesse cattedrali di Francia, siano dedicate a “Nostra Signora” Maria Maddalena”. La versione della Chiesa Cattolica, per la quale la madre di Gesù fu vergine prima e dopo il parto, afferma che il figlio di Dio dopo la resurrezione, salì al cielo vergine, così com’era nato. Maria, la madre di Gesù, rappresenta l'ideale di madre. Nella tradizione ortodossa Cristiana è riverita come una vergine im-macolata, di purezza e spiritualità perfetta. Il Cristianesimo Esoterico sostiene gli stessi principi, ma allo stesso tempo insegna che il mistero dell'Immacolata

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Concezione fa riferimento al fatto che Maria e Giuseppe, due tra i più avanzati esseri umani, furono in grado di concepire senza passionalità e con il solo fine di permettere all'Ego, noto come di Gesù, di incarnarsi sulla Terra. Gesù, la cui missione era quella di sviluppare il veicolo fisico per permettere all'entità del Cristo di utilizzarlo, fu di conseguenza l'uomo più puro, più spiritualmente evo-luto che apparve sul nostro pianeta. Sua madre, concepita nello stesso modo, doveva incarnare le stesse virtù di purezza e nobiltà per poter portare nel suo seno e quindi crescere, un figlio di tale levatura spirituale. Si è poi dedotto, dalla frase che il Cristo proferì a Pietro sulle sponde del lago di Tiberiade: “Lascia tutto quello che hai e seguimi” che il Figlio di Dio richie-desse la castità da parte dei suoi discepoli, dimenticando che molti di loro era-no sposati ed avevano figli. Nei Vangeli (canonici) si fa riferimento più di una volta alla “suocera” di Pietro e alle “pie donne”, che fin dal primo momento seguirono l’opera e la predica-zione del Maestro. In realtà, attenendosi alla dottrina evangelica del Nuovo Te-stamento, mai è detto espressamente che l’atto sessuale è considerato peccato e non è scritto da nessuna parte, che Gesù fu casto o che casti furono i suoi apostoli, è altresì vero però, che non è scritto che non lo fossero (nei Vangeli canonici), ma questo non esclude nessuna ipotesi. Del resto nel trasformare l’acqua in vino durante le nozze di Canaa, Gesù non volle benedire solo il sa-cramento del matrimonio come unica via per praticare il sesso ma sopratutto ricordare che l’atto sessuale non doveva essere profanato e che la donna deve essere rispettata sia com’essere umano sia com’essere spirituale. Ricordo inol-tre, che alcuni dei primi Padri della“Chiesa Cattolica” affermavano che la donna era priva d’anima e quindi simile alle bestie, poiché non possedendo un’anima era come un animale, in altre parole, priva d’anima. Come ha rilevato il filosofo contemporaneo delle religioni Frithjof Schuon, nel suo libro “L’esoterismo come principio e via”: “Tutti questi esempi, sembrano indicare che la castità assoluta sia più che altro una questione di vocazione e temperamento e non una condizione imprescindi-bile verso l’evoluzione spirituale”. Nel Talmud è scritto, che la gloria dello “Shekinah”, in altre parole la presenza di Dio, che secondo la Bibbia risiedeva tra le ali dei due Cherubini posti in cima all’Arca dell’Alleanza, è posta sul “talamo nuziale”, ha significare che durante l’atto sessuale, l’unione fisica e spirituale dei due corpi genera quelle energie tipiche della divinità, che rende l’essere umano un Dio creatore e non soltanto sul piano fisico, tramite la procreazione, ma anche e soprattutto sul piano a-strale, generando e proiettando immagini benefiche d’amore e di soddisfazio-ne. La parola TALAMO, etimologicamente, significa, dal lat. Thalamus ed a sua vol-ta dal greco Thálamos, ”la stanza più interna della casa”, ossia, nel più intimo di noi stessi, nel recesso più profondo nella nostra Anima.

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I pensieri ed i sentimenti sono energie potenti, che proiettiamo continuamente nell’ambiente che ci circonda, queste, sono definite dalle scuole esoteriche, come “Elementali” che ogni essere umano crea incessantemente.

Alcuni principi metafisici. È bene conoscere alcuni principi metafisici e psicolo-gici che potranno contribuire a migliorare la nostra personalità e il nostro be-nessere, sia nel nostro ambiente di lavoro che in ogni vicenda materiale.

Uno di essi è cercare il bene in ogni cosa e in ogni situazione, anche se appa-rentemente le circostanze possono sembrare inconciliabili; seguendo il princi-pio di cercare il bene, creiamo una forma-pensiero che, col passare del tempo, ci apporterà benessere, successo personale e condizioni vantaggiose. Cercare il bene è come iniziare da una palla di neve che cresce in volume e forza man mano che scende lungo una china, le forme-pensiero di natura affine si asso-ciano tra loro e perciò aumentano rapidamente. Mettendo quindi in pratica questo principio migliorerà definitivamente il nostro ambiente. La lode è una fase di detto principio - è un raggio di sole - è la luce dell'anima; accresce i buoni desideri e il benessere. Elogiamo tutto quanto vi è di buono nel nostro prossimo, anche se si tratta di cosa di poco conto e, soprattutto, non dimenti-chiamo mai di lodare e ringraziare il Potere Interno, considerandolo guida e fonte di risorse per le nostre necessità. Tutto proviene da tale Potere.

La validità del perdono. Il perdono è un’altra virtù che non si deve trascurare. Il perdono è scientifico, attira le forze invisibili, cancella ogni forma-pensiero di odio, vendetta o risentimento e ne annulla la materializzazione. Il rancore, l'in-vidia e la vendetta causano spesso condizioni vitali penose, specie se tali sen-timenti sono abituali. L'odio è la peggiore forza distruttiva esistente nell'Uni-verso, il rancore e la vendetta sono fasi dell'odio. Fra i sentimenti passionali, la vendetta è la più mortale, perché rende impossibile la realizzazione di buoni ri-sultati: occorre assolutamente evitare di emettere pensieri vendicativi. È certo che chi ci ha causato ingiustizia, riceverà da parte della legge invisibile la corri-spondente retribuzione.

La Bibbia raccomanda:

"Diletti, non vendicatevi! Io ricompenserò ciascuno secondo il proprio merito, dice il Signore!"

Non vendicatevi in alcun modo, né materialmente, né facendo ricorso alle forze psicologiche, perché esse ricadranno poi su di voi in senso negativo.

La regola dice:

"...Perdona tutto e perdona sempre” anche se il nostro istinto personale sugge-risce il contrario. Non dobbiamo temere, facendo ciò di rimanere defraudati di qualcosa.

"Innanzi tutto rappacificati col tuo avversario!"

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La volontà e l'amor proprio, sono aspetti dell'odio verso il prossimo. Partico-larmente utile è l'applicazione di tale principio, quando desideriamo evitare di-sarmonia.

È ovvio aggiungere che non è necessario fare la volontà altrui se il nostro pros-simo rispetta tanto i nostri diritti quanto quelli altrui. Dobbiamo piuttosto cer-care di eliminare ogni tendenza speculativa, in pratica tutto quanto ci può por-tare vantaggio a discapito del prossimo, avvicinandoci ai principi dei nostri an-tagonisti e soddisfare il loro senso di giustizia. Ciò facendo li trasformeremo in amici e potremo trarre buoni risultati da una collaborazione amichevole.

Se creiamo forme-pensiero negative tali come la paura, la collera, la sensualità smoderata, ecc… e se lasciamo entrare in noi la suggestione, detta negatività può influire sulla nostra anima e fisico ed essa, finirà per avere il sopravvento e frustrare l'attività dell'Ego.

Per avere la salute, è necessario che la personalità, la mente e la volontà coo-perino con l'Ego, allontanando ogni forma-pensiero negativa. Possiamo forgiare armi con cui abbattere e distruggere i pensieri cupi. Queste armi sono: nuove forme-pensiero, cioè di fede, di forza, di ottimismo, di onnipotenza del Potere Interno, di riuscita e della certezza che tutte le cose buone possono essere ot-tenute. Tali forme-pensiero, unendosi tra loro, formeranno una forma-pensiero potente e forte che distruggerà la nube mentale e libererà l'Ego.

Ricordiamo che solo i pensieri negativi possono abbattere il Potere Interno, perché cambiando detti pensieri, il Potere Interno che risiede in noi ci affran-cherà e opererà miracoli ripristinerà la salute e modificherà la nostra mente. Usando l'immaginazione per forgiare quadri mentali di salute rigogliosa e di po-tenza dell'Ego interno, questi si uniranno ad altre forme-pensiero analoghe, di-venendo parte dello strumento che ci libererà. Constateremo allora di non es-sere più vittime della cattiva salute e ci convinceremo che essa è il risultato normale della calma e dell'equilibrio.

Dalla salute deriverà maggiore abilità per una buona riuscita nel lavoro e nell'ordine mentale.

La felicità risiede solo nella mente. Le condizioni esterne hanno influenza sulla felicità solo se si permette loro di dominare la mente. Le forme-pensiero si ri-vestono della sostanza invisibile che conosciamo come emozione. Se i nostri pensieri sono sereni e ottimistici, nella nostra mente entrerà della sostanza emozionale corrispondente e saremo felici in ogni frangente, sia materiale, sia fisico. Se, al contrario, emettiamo forme-pensiero basate sul timore e sull'in-successo, esse costruiranno nella nostra mente, della sostanza mentale di infe-licità e ci sentiremo sfortunati, anche disponendo di tutte le ricchezze del mon-do e di una salute perfetta. Viene con ciò dimostrato che la felicità risiede uni-camente e solo nella mente e che la chiave che apre la porta della felicità e del successo è il controllo e la sostituzione dei cattivi pensieri.

Queste tre formule tre formule, basate su principi metafisici di indubbia utilità, saranno di prezioso aiuto:

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1. Pensieri positivi: conservare la mente sempre attiva, agile e mai povera di idee buone. Come conseguenza di questo lavoro mentale i pensieri ca-otici non potranno più esercitare influenza su di noi, e le creazioni men-tali miglioreranno grandemente e di riflesso sarà intensificata la materia-lizzazione delle cose buone.

2. La chiave d'oro: Trovandosi nell’angoscia di aver subito la perdita di qualcosa di molto caro, temendo di perdere denaro, lavoro o amici, evi-tare di creare simili forme-pensiero negative. Invertire, invece, il proce-dimento e pensare solo a Dio! Dio comprende tutte le cose desiderabili. Evitando di pensare alle disgrazie e rivolgendo con costanza il pensiero a Dio, senza rendercene conto creeremo pensieri di forza, di buona volontà e di riuscita. A tempo debito la cosa si manifesterà sotto forma di benes-sere, e le temute calamità saranno scongiurate.

3. Il potere del dovere: il dovere compiuto anche in un solo istante del gior-no crea benessere per tutta la giornata. I doveri assolti con amore sono come un sentiero che conduce alla liberazione.

Queste tre semplici concetti valgono in qualsiasi momento della vita. Se talvol-ta, pur compiendo il nostro dovere, non riceviamo un risultato rispondente alle nostre aspettative, non importa: quello che conta è che il risultato sia utile ai fini dello Spirito. La situazione diverrà favorevole in un secondo tempo e si ri-conoscerà allora, che così doveva essere. Nel frattempo, ci libereremo da qual-siasi timore o preoccupazione, perché sapremo che alla fine, tutto terminerà nel migliore dei modi. Compiendo il nostro dovere viviamo nella fede del Potere Interno, che è il segreto fondamentale per aver successo nella vita.

"L'amore non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicen-da." Romani XII: 9-10

(ricavato dal sito Internet www.rosacroceoggi.org foglietto illustrativo n. 26)

La scienza ufficiale ha dimostrato che il cervello di un uomo felice rilascia delle sostanze benefiche, i Neurotrasmettitori (dopamina, serotonina, ossitocina, prolactina, ecc… ) che sostiene l’intero organismo umano, e questo a successi-va dimostrazione che l’uomo, a differenza dell’animale, è un organismo biologi-co complesso, formato non solo dal corpo fisico ma anche e soprattutto, dalla sua parte mentale. S. Agostino nei suoi scritti afferma: “Amate e fate quel che volete, purché ciò, non sia contrario a Dio”.

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E continua dicendo: ”Sé ti piacciono i corpi, trai motivo da loro per lodare Iddio e riporta l’amore sul loro creatore, affinché tu non dispiaccia negli esseri che piacciono a te”. Ago-stino d’Ippona – Confessioni Al cervello umano sono associati la coscienza, il pensiero, la personalità, le emozioni, i ricordi; in ultima analisi tutto ciò che ci rende uomini e singolar-mente differenti l’uno dall’altro. L’unità costitutiva del cervello è rappresentata da cellule specializzate dette “Neuroni”, un neurone riceve segnali elettrici nelle sue radici, che prendono il nome di “Dendriti” questi sono sommati tra loro e viaggiano lungo un fusto che prende il nome di “Assone”, grazie ad un mecca-nismo attivo che ne impedisce l’attenuazione, per arrivare ai rami che prendo-no il nome di “Terminazioni Assoniche”. Il compito di un neurone è ricevere se-gnali elettrici da altri neuroni, analizzarli e quindi, attraverso l’assone, inviare questo segnale elaborato ad altri neuroni. Questo processo è alla base d’ogni nostra percezione, sensazione, memoria, emozione o pensiero, e pertanto, an-che e soprattutto nell’azione sessuale. Ogni attività mentale deve necessariamente ricondursi a flussi di “Ioni” in re-gioni specifiche del cervello. I neuroni entrano in contatto tra loro, tramite strutture puntiformi dette “Sinapsi”, dove le diramazioni dell’assone di un neu-rone e i dendriti dell’altro si avvicinano sino a ridurre la loro distanza a frazioni di un millesimo di millimetro, le diramazioni degli assoni sono supportate da centinaia o migliaia di questa sinapsi, che si susseguono ad intervalli in parte regolari. Nella sinapsi e contenuta una molecola detta “Neurotrasmettitore”, quando un segnale elettrico giunge alla sinapsi, una certa quantità di questa molecola è rilasciata per legarsi immediatamente ad una proteina detta “Recet-tore” presente sul neurone, che si trova dall’altro lato della sinapsi, modifican-do localmente le proprietà elettriche del dendrita. Questa trasformazione di un segnale elettrico in un segnale chimico, e poi nuovamente in un segnale elet-trico, rappresenta la base molecolare del funzionamento del sistema nervoso. Gli “Ormoni”, agiscono in maniera simile ai neurotrasmettitori, e per esercitare la propria azione a livello cellulare, devono legarsi a specifici recettori denomi-nati per l’appunto “Recettori per gli Ormoni”. Una cellula può rispondere ad un neurotrasmettitore o ad un ormone solo se produce i recettori adeguati, la dif-ferenza tra i due tipi di segnali è nella distanza alla quale gli effetti sono eserci-tati: i neurotrasmettitori agiscono localmente a livello della sinapsi, mentre gli ormoni che sono rilasciati nel sangue, agiscono globalmente su tutto l’organismo. I tempi d’azione dei neurotrasmettitori sono brevissimi (millesimo di secondo), mentre quelli degli ormoni possono essere lenti (minuti o ore). Alla base delle nostre attività mentali quindi, c’è una complicatissima armonia neuronale che attiva, zone specifiche del nostro cervello, in una determinata sequenza tem-porale. Per incontrare l’area cerebrale preposta all’azione sessuale, è necessa-rio allontanarsi dalle ampie superfici della corteccia esterna ed addentrarsi

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all’interno della materia dove sono localizzati quei circuiti neuronali che con-trollano le funzioni elementari e vegetative. La meta del nostro viaggio è una piccola regione, detta “Ipotalamo”, posta alla base del cervello che costituisce la sede centrale del cervello sessuale. Harvey Cushing, un neurochirurgo che nella prima metà del novecento scoprì l’importanza dell’ipotalamo per il controllo delle pulsioni, disse: “Qui, in questo punto ben nascosto che potrebbe quasi essere coperto dall’unghia di un pollice, ha sede la vera natura primitiva, vegetativa, emozionale riproduttiva, alla qua-le l’uomo ha sovrapposto, con successo quasi marcato, una corteccia d’inibizioni”. L’ipotalamo esercita due funzioni differenti, ma strettamente correlate tra loro: il controllo della produzione d’ormoni, e quindi delle funzioni fisiologiche vege-tative, e l’espressione di svariati elementi elementari, tra cui l’alimentazione, l’aggressione, ed il comportamento sessuale. L’ipotalamo rappresenta quindi l’interfaccia tra il mondo mentale e quello della fisiologia organica, il punto ne-vralgico che nel cervello integra gli stimoli provenienti dai centri superiori (dal-la corteccia cerebrale, per esempio) e le informazioni provenienti dagli organi periferici, per tradurre cambiamenti nelle attività cerebrali in variazioni di pa-rametri fisiologici e nell’esecuzione degli schemi comportamentali innati, legati alla sopravvivenza e alla riproduzione. L’importanza dell’ipotalamo per il comportamento sessuale è duplice, in primo luogo, l’ipotalamo insieme alla “Ipofisi” che a lui è strettamente collegata, è l’unica regione del cervello in grado di produrre ormoni e rilasciarli nel circolo sanguigno, nel caso degli ormoni sessuali, l’ipotalamo produce delle sostanze (gonadotropine) le quali stimolano il rilascio d’ormoni da parte dell’ipofisi. Questi ormoni prodotti dall’ipofisi controllano direttamente la produzione e la maturazione degli spermatozoi nell’uomo e l’ovulazione nella donna e inoltre dirigono la produzione dell’ormone sessuale maschile (testosterone) da parte dei testicoli e degli ormoni sessuali femminili (estradiolo e progesterone) da parte delle ovaie, le variazioni ormonali alla base del ciclo mestruale sono ge-nerate dall’ipotalamo, ed è a livello dell’asse ipotalamo-ipofisi che agisce la pil-lola anticoncezionale impedendo la produzione di quell’ormone ipofisario che induce l’ovulazione. Inoltre l’ipotalamo, controlla, l’esecuzione fisica dell’accoppiamento, tramite dei nuclei situati nella sua regione anteriore e cen-trale, tra questi, uno in particolare, chiamato “BNST”, sembra essere d’importanza fondamentale per l’espressione del comportamento sessuale. Questo particolare nucleo, controlla in maniera specifica l’esecuzione dell’atto sessuale, la coordinazione di quello schema motorio innato, che costituisce l’atto stesso. Una lunga serie di studi ha cercato di correlare i livelli di testosterone nel san-gue con l’aggressività dei maschi della nostra specie, i livelli di produzione di testosterone sono molto plastici e possono variare velocemente in base alla si-

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tuazione contingente. Negli animali sociali, il maschio dominante, mostra sem-pre livelli di testosterone più alti, negli uomini, una situazione simile ad un con-fronto per la supremazia, è offerta dalle competizioni sportive, durante una ga-ra, i livelli di testosterone aumentano in entrambi i concorrenti, per poi crollare nello sconfitto e raggiungere un elevato picco nel vincitore. Tutto ciò dimostra che il meccanismo che produce l’attività sessuale dell’essere umano è incondizionato ed involontario, perché prodotto da elementi indispen-sabili alla salute stessa dell’individuo (ormoni e neurotrasmettitori) e non è, soltanto il mezzo per riprodursi, ma anche il modo con cui confrontarsi con gli altri ed il tramite con cui l’organismo, pianifica la sua fisiologia, liberando quel-le sostanze che nutrono e stimolano il proprio apparato biologico e mentale. Sono noti a tutti, i gravi disturbi fisici e psicologici a cui vanno spesso incontro le donne che affrontano la menopausa, quel periodo di transizione in cui la donna per età, per trauma o per patologia, perde la propria capacità riprodutti-va, perché, le sue ghiandole endocrine non emettono più o nella giusta quanti-tà, gli ormoni necessari alla procreazione. La “Ginecologia” moderna, sommini-stra a questi pazienti sufficienti dosi di ormoni, in maniera da sopperire, grada-tamente, ai sintomi che questa carenza impone. Se il Creatore e con Lui l’evoluzione, a fatto sì che l’uomo si riprodusse tramite il sesso (come del resto tutti gli animali superiori) e componente primaria di questa attività è l’azione mentale, (gli animali si riproducono per istinto, nei maschi ogni femmina in estro è idonea alla riproduzione, solo le femmine a lo-ro modo, scelgono colui che dovrà donare i propri geni, per la loro prole) ci sa-rà pure una ragione, ragione che a noi miseri mortali che guardiamo verso il cielo sfugge, ma sicuramente ci sarà. N.d.A. LA MATERNITÀ. Nonostante in certi ambienti ci sia la tendenza a deprezzare la maternità e a ridurla a funzione noiosa e faticosa, noi sappiamo alla luce degli insegnamenti spirituali, la maternità è una delle funzioni più complete a cui una donna possa aspirare e una delle più importanti in cui impegnarsi. Le respon-sabilità e i privilegi della maternità, se compresi con spirito e con rispetto pro-fondo, possono essere per alcune persone, la più remunerativa delle esperien-ze terrene e può produrre una grande crescita animica.

Ogni madre procura il veicolo fisico iniziale che l'Ego usa per rinascere. Ogni madre, più di qualunque altro individuo, è in grado di determinare il tipo d’ambiente nel quale crescerà il nuovo nato e le influenze, alle quali sarà sog-getto durante gli anni della formazione. Ogni madre, secondo l'attenzione o la negligenza che ha messo nello sviluppare i suoi veicoli: fisico, emozionale, mentale e anche, nel comportamento tenuto nella vita quotidiana, è decisivo nel creare lo stato di salute o di malattia che si svilupperà nei veicoli del bam-bino in formazione.

La parte della forza creatrice che è sacrificata legittimamente sull'altare della paternità e della maternità, è così misera, che può essere trascurata riguardo a ciò che ci occupa. Dal punto di vista fisico tanto quanto quello spirituale, non

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c'è nessuna ragione di insistere sul celibato negli ordini religiosi, perché non è neanche in armonia con la Bibbia. La semplice cessazione dell'atto sessuale, non è virtù in lei stessa; in effetti, questa può divenire un pericoloso vizio, per-ché in milioni d'individui, sottoposti ad una condizione obbligata, può creare una deviazione. Impedendogli di ricercare una semplice soddisfazione fisica, conforme alle leggi della natura, costoro possono cadere nei vizi più spavento-si. Anche se si astengono dall'atto sessuale, i loro pensieri sono di tale natura, che divengono simili a dei sepolcri imbiancati (Matteo 23:27), orribili dentro, sebbene appaiono bianchi e puri all'esterno. Paolo dice, parlando di una condi-zione differente: "Che è meglio sposarsi che bruciare", I° lettera ai corinzi 7:9, l'espressione naturale della forza creatrice è molto più consigliabile, che le de-vastazioni interiori sopra menzionate. Max Heindel

Le parole ebraiche ”Sacr va N’cabah” indicano i nomi degli organi sessuali. La traduzione letteraria di “Sacr” è “apportatore di seme”, mentre “N’cabah” è “madre” o “genitrice”. La sacralità del matrimonio è data dalla volontà divina di unire per sempre due esseri: “L’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà alla propria moglie e così i due diverranno una sola carne” (Matteo 19/3), da questa frase evangelica nasce il vincolo indivisibile del matrimonio, ma mi chiedo, quale essere umano può di-videre ciò che Dio ha unito? Quanti di noi conoscono coppie che si amano e si proveranno amore per tutta la vita e sicuramente anche dopo? E quanti invece, conoscono coppie, che poco tempo dopo il loro matrimonio si sono divise o si divideranno? La verità, è che ciò che Dio a realmente unito niente e nessuno potrà mai divi-dere, ma ciò che l’uomo tenta di vincolare, per interesse, per infatuazione, per errore per paura o convenzione, di lì a poco è destinato a finire. N.d.A. Ed allora non ci sarà prete o giudice, etica o morale, che potrà salvare o divi-dere ciò che non è salvabile o divisibile. L’ostinata repulsione della Chiesa Cattolica verso il divorzio, che nega ai suoi fedeli divorziati di avvicinarsi ai sacramenti e di essere per tanto, pienamente partecipi della loro fede, è solo un atto intimidatorio verso anime deboli, che non comprendono che ciò che Dio ha veramente unito non potrà mai essere sciolto, mentre la loro identità di separati dimostra chiaramente, che la loro u-nione era soltanto una scelta fatta da uomini, perfettibili certo, ma non ancora perfetti, e pertanto in grado di commettere errori. Il cercare di riformarsi un nucleo famigliare dove è realmente visibile una volontà divina, è una scelta consigliata se non addirittura fondamentale. In questo caso le varie Chiese nate dalla Riforma Luterana libere dall’ortodossia senza senso e fuori del tempo della Chiesa di Roma, accolgono

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da veri “Pastori “ le anime dei loro fedeli riconciliandoli col mondo e con la loro fede. Certo come sempre il giusto sta nel mezzo e non è di sicuro un bene per la propria realizzazione, saltare di fiore in fiore fino a che non si è trovato l’anima gemella, o perlomeno il partner che ci sembra tale, ma il rinchiudersi nella propria solitudine, facendo voto obbligatorio di castità o peggio ancora, avere esperienze sessuali con chiunque, fine a se stesse, senza amore o quant’altro, riduce l’essere umano ad un animale solitario e pieno di rancore, in perenne ri-cerca del piacere materiale, in lotta perpetua con gli altri e soprattutto con sé stesso. Quest’essere non troverà mai la propria via, perché ha rinunciato in partenza alla parte divina di se stesso. La Chiesa di “Wicca”, la chiesa delle streghe, una delle varie scuole d’occultismo europee d’origine pre-cristiana e pre-celtica predica quanto se-gue: “Fa tutto ciò che vuoi, più a lungo che puoi senza far male a nessuno, soprat-tutto a te stesso. Il potere personale, il controllo e la manipolazione della vo-lontà degli altri sono severamente proibiti, è vietato l’uso di droghe e d’alcool, le attività sessuali sono limitate al privato delle coppie adulte e consenzienti”. Come sempre, la regola aurea è sempre la stessa: “Non fare agli altri ciò che non desideri che sia fatto a tè”. Mentre la filosofia Sufi afferma: ”L’amante divino è lo spirito senza corpo, l’amante fisico puro e semplice è un corpo senza spirito, l’amante spirituale o mistico possiede spirito e corpo”. In queste poche parole, è descritta la via che ogni uomo può e deve conoscere affinché si realizzi in lui il divino piano evolutivo, secondo la propria morale o etica, natura biologica, indole o ricerca interiore. L’astinenza non è sempre sinonimo d’evoluzione, non sembra, infatti, che l’astenersi completamente dall’esperienza sessuale aumenti nell’individuo la capacità di liberarsi dai vincoli del proprio Ego; condizione imprescindibile in qualsiasi percorso iniziatico, che partendo dalla vera essenza dell’uomo, preve-de il raggiungimento dello stato di pura spiritualità. Ad onor del vero, per operare nei piani sottili, l’uomo deve conservare e dirige-re verso l’alto, attraverso il proprio midollo spinale, la sua energia sessuale, l’unica forza, insieme alla volontà ed alla concentrazione, capace di proiettarci e operare in questi Mondi.

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Ma quanti di noi sono all’altezza di realizzare tutto questo? Quanti sono in gra-do di astenersi dal sesso senza creare danni fisici o peggio ancora psicologici, al proprio corpo Fisico e Mentale? Solo i grandi Maestri istruiti sin da bambini alla continenza ed alla moderazio-ne, riescono dopo un lungo percorso a fare a meno di quest’attività. E poi l’esperienza della vita non ci porta a stare anche con i piedi in Terra? Oppure viviamo sempre con gli occhi rivolti verso cielo. Non è l’uso della forza sessuale che può danneggiare l’uomo che tende alla propria spiritualità, ma l’abuso di quest’enorme forza che può trasformare un umano in una bestia o peggio ancora, in un corpo-ospite per qualunque spirito disincarnato gli si presenti. Nel Vangelo Gnostico di Tommaso (rotoli di Nag Hammadi) Gesù dice: “Se chi vi guida vi dice: si, il Regno è nei cieli, allora gli uccelli del cielo saran-no in vantaggio, se vi dicono che è nel mare, allora i pesci saranno in vantag-gio. Ma il Regno è dentro di voi e fuori di voi. Quando voi vi conoscerete, allora sarete consci e saprete che siete voi i figli del Padre Vivente. Ma se vi capita di non conoscere voi stessi allora restate poveri e siate la po-vertà stessa”.

E’ chiaro, che quando dobbiamo lavorare in “astrale” è indispensabile preserva-re la propria forza sessuale, ma è altrettanto indispensabile astenersi dal cibo carneo, dall’alcool, dal fumo o da quant’altro, può debilitare o inquinare il no-stro corpo Vitale. “La dispersione della forza sessuale creativa, sacrificata sull’altare egoistico del proprio appagamento sessuale, è il peggiore dei delitti che un uomo, degno di tale nome, può perpetuare”. N.d.A. “Come lo Spirito Santo è l’energia creativa nella natura, così l’energia sessuale è il suo riflesso nell’uomo ed il cattivo uso o abuso di questo potere è un pecca-to che non può essere perdonato; ma dovrà essere espiato con la ridotta effi-cienza dei nostri veicoli, espiazione che ha lo scopo di persuaderci a valorizzare la santità della forza creatrice”. Max Heindel Ma è altrettanto vero che, quando la continenza non è sostituita da un’attività interiore e fisica adeguata, che sublimi e liberi creativamente l’energia bloccata dall’astinenza, i risultati della non desiderata castità a volte, possono essere veramente disastrosi, così come può esserlo il digiuno in se stesso, che non conduce sempre alla perfetta spiritualità ma in molti casi, provoca solo un’alterazione dello stato della coscienza, evento che lo stesso Buddha speri-mentò sulla propria persona, altrettanto si può dire dell’astinenza sessuale; in

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ogni modo in entrambi i casi, la mancanza d’azione può avere conseguenze negative quanto gli eccessi dell’azione stessa. Lo stesso Max Heindel, nei suoi scritti a proposito della morte fisica dell’uomo afferma: “Dopo aver portato il nostro corpo fisico attraverso gli anni inutili dell’infanzia, oltre gli anni caldi della gioventù e siamo giunti al tempo della maturità, quan-do noi staremo veramente guadagnando esperienza, più a lungo possiamo pro-lungare il tempo della nostra vita fisica, più a lungo potremo guadagnare”. Lo stesso Heindel quindi, riconosce l’ostacolo sovrumano del ruolo che svolgo-no gli ormoni, soprattutto quelli sessuali, durante un lungo periodo della nostra esistenza. Chi di noi può stabilire con verità, quando sopraggiunge per l’uomo l’età della maturità? Possiamo fissare con certezza una certa età anagrafica? O la maturi-tà è quella dote che si acquisisce solo tramite l’esperienza personale vissuta, durante la propria vita? Sicuramente un uomo maturo, mentalmente e soprattutto fisicamente, non è più schiavo da tempo dei suoi ormoni e può scegliere liberamente di praticare il sesso o dedicarsi a cose per lui più importanti. Ma finché il nostro organismo produrrà sufficienti ormoni sessuali atti alla pro-creazione, l’astenersi completamente dal sesso può provocare quei fenomeni aberranti, mentali e fisiologici, di cui questo mio scritto ha la presunzione di ri-velare. Il sesso ha la capacità di provocare importanti mutamenti nell’armonia di un corpo e della sua mente, soprattutto, possiede un’influenza decisiva nella sfera della creatività. Filosofi occidentali che hanno studiato a fondo il ruolo giocato dalla sessualità nel nostro sviluppo spirituale, come Georges Ivanovitch Gurdjieff o alcuni dei suoi seguaci quali, Robert S. De Ropp, creatore della Psicologia creativa, o J.G. Bennet fondatore dell’Accademia internazionale dell’educazione continua, han-no appurato che le conseguenze di una pratica sessuale inadeguata possono essere molto gravi, e ciò perché mentre negli animali quest’impulso vitale s’indirizza unicamente verso la riproduzione, nell’uomo interviene in maniera decisiva nella regolazione delle sue energie psicofisiche meccanismo dimostra-to dalla forza con la quale l’istinto sessuale agisce durante il sogno, dispensan-do sollievo o fantasie erotiche compensatrici (polluzione notturna). In realtà l’energia sessuale, allo stesso modo della fame, della sete, del sonno e della fatica, sgorga dal nostro sistema istintivo (sistema nervoso centrale), il quale condiziona sia direttamente il nostro umore, sia le fluttuazioni del livello d’energia, che producono a loro volta tanto la depressione e la tristezza quanto l’ottimismo e l’allegria.

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Per comprendere meglio questo concetto, sarà necessario ravvisare quanto so-stenuto da numerose tradizioni esoteriche ed iniziatiche, che considerano l’uomo composto di quattro centri energetici principali: Istintivo, Motorio, Emo-zionale ed Intellettuale. Questi Centri sono stati associati rispettivamente ai quattro elementi della na-tura, Fuoco, Terra, Acqua ed Aria - e simbolizzati dall’emblema della Croce, la cui forma, secondo alcuni studiosi, suggerisce all’uomo di liberare le sue quat-tro fonti d’energia dalla repressione cui lo sottomette la cultura e la civiltà. Tut-tavia, al fine del raggiungimento di un’evoluzione spirituale è imprescindibile il coordinamento dei vari centri: quando le emozioni invadono il “centro emozio-nale” si è incapaci d’essere obiettivo e di ragionare; se è il pensiero a sopraffa-re le emozioni, l’uomo è sviato dai suoi reali desideri, quando invece sono gli impulsi sessuali ad invadere gli altri centri, l’individuo si trasforma in un sog-getto iper-attivo impulsivo o isterico. Come sempre l’uomo che aspira ad un livello superiore di conoscenza, deve a-gire utilizzando la Testa ed il Cuore e non solo l’una o l’altro e né tanto meno, solo il suo istinto primordiale, la perfetta unione tra il Centro Razionale ed il Centro Emotivo, dona il “discernimento”, unica garanzia di un corretto agire. Il vero ostacolo da superare per chi aspira allo stato di grazia, e costituito dall’Ego ed è per ciò, che è importante studiare i processi del Centro dell’Istinto i quali, senza che se n’abbiano coscienza, interferiscono continuamente sull’attività intellettuale ed emozionale in cui l’Ego si manifesta. I maestri spiri-tuali, insegnano ai loro discepoli le insidie dei propri centri istintivi fino a quan-do, non imparano a conoscerli e a dominarli. L’importanza di un uso corretto dell’energia sessuale e data dal fatto, che se quest’ultima fluisce in modo equi-librato si avrà un’attività armonica dei quattro centri e delle diverse parti men-tali. Questo spiega i motivi per cui Gurdjieff affermava, che: “Felice è colui, che sa come utilizzare la propria energia sessuale, ma non lo è chi la utilizza per un solo scopo”. E’ d’importanza basilare capire che l’atto sessuale è sottomesso ad un’energia creativa che supera il naturale istinto di riproduzione.Quest’energia implica l’unione della volontà di due persone, che rende l’uomo creativo nel più ampio senso del termine. Ed è proprio questa consapevole creatività che gli consente l’accesso ad alti livelli di coscienza. Una delle ragioni per cui si ha necessità di una vita sessuale adeguata, deriva dall’esigenza di evitare che questa si trasformi in “fantasia degenerata”, quan-do l’immaginazione o la suggestione interviene nella sfera del sesso, le cose non funzionano più né per l’organismo né per la psiche, quest’impulso male in-dirizzato rappresenta un notevole ostacolo allo sviluppo delle attività interiori e

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dello svolgimento della vita ordinaria. Così come i pensieri possono prostituirsi e l’energia mentale disperdersi, lo stesso può accadere al sesso. Il vero piacere sessuale non sta né nell’eccitazione emozionale né nella stimo-lazione mentale, ma nel semplice e lineare soddisfacimento dell’impulso natu-rale, che dona a se stessi ed al proprio partner, quando c’è amore, complicità e sincera donazione, momenti di vera estasi mistica. Ricordo la frase di un Maestro, di cui ora mi sfugge il nome, che dice: “Signore ti benedico e ti prego, sul “Tempio” della mia donna”. Alcune correnti di pensiero come il Tantrismo, sostengono che attraverso la co-scienza sia possibile influire sul modo con cui quest’energia si libera nell’organismo, l’unione sessuale, può essere utile per evolversi spiritualmente, se l’atto è inteso come una manifestazione della divinità nei corpi dei due a-manti. In questo caso, l’unione sessuale tra esseri evoluti e capaci di mantene-re durante il rapporto, un elevato livello di coscienza, è un’esperienza molto di-versa da quella che si può vivere comunemente, consente di entrare in contat-to più diretto con il proprio essere, con la propria parte femminile e maschile. “Ciò che si apprende” dice il Ropp, “va al dì là delle parole”. Per avvicinarsi ad un’esperienza di questo tipo, anche solo da lontano, bisogna trovare un modo per far sì che la nostra personalità, ed in particolare l’immaginazione, non in-terferisca nel momento dell’incontro sessuale. Le teorie esoteriche ritengono, che se non sono dirette a sviluppare la propria essenza, le molte relazioni sessuali non hanno alcun valore, al contrario ci si evolve in senso spirituale, quando si è capaci di entrare in relazioni sessuali d’origine non casuale ma motivate da una “armonia” interiore tra i due amanti. In questo tipo di relazione la sessualità non è dannosa, e gli impulsi dell’uomo e della donna si possono tra loro conciliare e armonizzare, senza tensioni o so-praffazioni. Il rischio in questo tipo di legame, è il sopraggiungere dell’amore egoistico del possesso incondizionato del proprio partner. L‘intrinseco potere unificante dell’amore non ha niente in comune con l’attrazione sessuale, il cui risultato in genere, è la comparsa di desideri egoi-stici che provengono dalla personalità e non dall’essenza spirituale. Gli atteggiamenti egoistici di possesso sciupano e stravolgono l’energia creati-va, rendendo l’atto sessuale una “masturbazione”, giacché, quando l’uomo o la donna cercano di dominare il proprio partner, l’energia sessuale si alimenta soltanto dell’amore per se stessi. Gurdjieff è stato il primo ad utilizzare il termine “masturbazione”, riferendosi a tutte le forme attraverso le quali si possono disperdere le proprie energie ses-suali.

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Per gli individui che non sono impegnati nella ricerca dell’evoluzione spirituale o in un altro tipo d’iniziazione, questo genere di “autocompiacimento” funziona come valvola di sicurezza che permette loro, di consumare l’energia sessuale senza subire notevoli conseguenze negative. Si afferma che la Chiesa Cattolica accetti, anche se a malincuore, che alcuni dei suoi ministri, disperdano la propria energia sessuale, tramite “l’autoerotismo”, piuttosto che violare il voto del celibato, rischiando così di perdersi nel peccato o di dare pubblico scandalo o peggio ancora, dedicarsi all’omosessualità o alla raccapricciante pedofilia. Diversamente l’energia sessuale non controllata può essere distruttiva, non so-lo per l’uomo o la donna, ma anche per le relazioni interpersonali in genere, in-fatti, la guerra ed il sesso hanno molte affinità cerebrali in comune (come già affermato in precedenza, nello scritto sull’ipofisi). I poteri creativi dell’energia sessuale maschile e femminile, sono rappresentati con molta chiarezza dalla mitologia Indù nelle immagini di Shiva, dio della cre-azione e della distruzione e di Shakti, la gran madre amorosa e compassione-vole, che allo stesso modo, è dea vendicativa e distruttiva. L’energia sessuale nella sua essenza è benigna, e può consentire all’uomo ed alla donna di entrare in contatto diretto con l’enorme forza generatrice della natura. Venerata nel passato come “Eros”, si manifestava nelle religioni matriarcali o dionisiache, le quali consideravano i riti orgiastici, propiziatori per la fertilità della terra, avvalendosi della “prostituzione sacra”; uomini e donne che non avendo altro da immolare che il proprio corpo al loro Dio, offrivano la loro e-nergia sessuale, in sacrificio alla divinità.

Come ad esempio, durante le festività dedicate a Saturno. I Saturnali affonda-vano le loro radici, negli arcaici riti di rinnovamento legati al solstizio d'inverno, quando il Vecchio Sole moriva per rinascere Sole Fanciullo e Saturno, era il dio che presiedeva l'Avvento del Natale del Sole Invitto, intendendo il Sole non in senso naturalistico, bensì essenza ed epifania del dio Creatore e Vivificatore. Sarebbe oltremodo riduttivo e svilente considerare i Saturnali semplicemente come delle festività più o meno allegre e licenziose, così come una certa tradi-zione cristiana ha contribuito a far credere. I Saturnali, in effetti, esprimevano un profondo pensiero religioso, la cui essenza risale alla Notte dei Tempi a quella Notte di cui auspicavano il ritorno, illuminata dalla Luce di un Fanciullo Divino.

Per poter penetrare nell'effettiva natura spirituale dei Saturnali occorre risalire la corrente del Tempo, sino alle leggendarie origini di Roma, quando i suoi miti s'intrecciarono con quelli di un'altra epica città. Troia, tramite uno splendido eroe, il pio Enea.

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Nei poemi omerici, il figlio di Anchise è descritto come un eroe protetto dagli dèi e destinato a perpetuare la nuova stirpe iliaca; Virgilio riprenderà nell'Enei-de questi elementi che sono i presupposti della leggendaria origine romana.

Ai primordi i Saturnali erano una festa religiosa e sociale molto complessa, ben descritta da Frazier nel libro “Il ramo d’oro”: durava un lungo periodo, si ribal-tavano i ruoli sociali, uno schiavo faceva il Re per tutte le feste e poi era sacri-ficato. A Saturno si dedicavano sacrifici umani fino a quando , dice la leggenda, Eracle (Ercole) passando nel Lazio, convinse gli abitanti a non sacrificare più vite umane, ma offrire agli dei, in loro vece, statue di argilla e ceri accesi. Da qui iniziò l’usanza di scambiarsi doni, statue d’argilla e ceri accesi nei giorni dei Saturnali. Nella Roma degli imperatori, durante questa festa le scuole restava-no chiuse e permase l’usanza di scambiarsi doni (candele, noci, datteri, miele). I Saturnali iniziavano con il rito del “lettisternio”: statue degli dei venivano ste-se su letti; si offriva poi il cibo a Giove ed a dodici dei, cibo che veniva in se-guito consumato pubblicamente dai partecipanti. Il primo giorno avveniva la celebrazione religiosa con una processione fino al tempio di Saturno, posto alle falde del Campidoglio e si facevano sacrifici sull’Ara lì posta; si accendevano le candele e vi era un gran banchetto al quale tutti erano invitati, si facevano an-che brindisi ed auguri. Il tutto a spese dello Stato, vi era l’uso di giocare a Tombola, considerata il grande gioco di Saturno: questo gioco era però carica-to di sacralità, in quanto serviva per predire il prossimo futuro, attraverso i numeri, aveva funzione di oracolo, oggi le ritroviamo nel gioco del Lotto con le associazioni di eventi o sogni ai numeri – vedi la Smorfia. I pagani facevano la veglia per tutta la notte per attendere e salutare la nascita del Sole nuo-vo. Quando giunse a Roma il culto di Dioniso, nei Saturnali si festeggiava la sua eterna giovinezza e si regalavano i suoi tre simboli: il mirto, il lauro e l’edera. Durante i Saturnali gli schiavi erano liberi e non avevano obblighi verso i loro padroni. Per gran parte della popolazione, che svolgeva lavoro agricolo, i Saturnali annunciavano un lungo periodo di riposo nell’attesa della primavera. Come possiamo notare, molte delle usanze dei Saturnali si sono conservate fi-no ad oggi e caratterizzano il nostro modo di festeggiare il Natale: accendere le luci (delle candele prima, elettriche oggi), il banchetto, lo scambio di doni, la celebrazione religiosa, regalarsi i ceri, i datteri, le noci e cibi dolci come il mie-le, fare brindisi ed auguri, la chiusura delle scuole, la lunga festa ….

La forza creatrice della sessualità è tale, che può convertirsi, accumulata attra-verso l’astinenza, quando questa è voluta, ricercata e soprattutto non comporti danni fisici o psichici al nostro organismo o con la pratica di una corretta attivi-tà sessuale, in un mezzo per sperimentare elevati gradi di coscienza, e rivelare all’individuo determinati segreti relativi alle energie del proprio corpo, difficili da verificare attraverso altri processi biologici.

L’unione sessuale tra l’uomo e la donna è alla base di molteplici rappresenta-zioni iconografiche universali, le quali simboleggiano gli opposti creativi: l’abbraccio tra il Cielo e la Terra, l’unione del Sole e della Luna, le nozze al-chemiche tra l’Acqua ed il Fuoco, sono esempi di un simbolismo totale, che vuole ricordare come attraverso gli opposti che sono dentro di ognuno di noi, si

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possa giungere a creare un altro essere al nostro interno, l’Androgeno Primor-diale, fonte perenne di vita e immortalità, dal quale tutto ha avuto origine. Quest’idea, è descritta in un trattato taoista dal titolo “Il segreto del fiore d’oro”, nel quale si parla delle pratiche attribuite ad alcuni “immortali”, che si sarebbero addentrati lungo il “Cammino dell’Elisir di lunga vita”. Si tratta di pratiche sessuali conosciute come la “tecnica del movimento retrogrado o a-scendente”, destinate a restaurare il principio vitale, e che si basano, allegori-camente e non, sulla concentrazione del pensiero durante l’atto sessuale, at-traverso la ritenzione ed il controllo del respiro per preservare lo sperma, “Acqua-Semenza” della forza vitale. Ora ottenere questo dominio, si richiede, come nel caso del Tantra, una prepa-razione sessuale consapevole e un controllo di quei processi che solitamente sono involontari. Per conseguire questa qualità dell’atto sessuale è necessario come già detto, che la sua funzione si manifesti senza l’interferenza dei pensie-ri e delle emozioni. Questione molto difficile nella nostra società e per la nostra cultura, nella quale il senso della colpa e della vergogna inculcateci fin da bam-bini, impediscono a molti di avere un’esperienza sessuale, non diciamo elevata, ma almeno pura e sana. “La verità non può essere trasmessa a parole, ma solo scoperta in se stessi, nei più intimi recessi della propria mente” (Krishnamurti). Il viaggio più lungo inizia con un primo passo e allora facciamolo questo passo il resto verrà da solo. Sergio De Ruggiero

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