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ECONOMIA AZIENDALE PROF. MAURO PAOLONI PROF. FABIO GIULIO GRANDIS Materiale didattico disponibile su: www.disa.uniroma3.it

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ECONOMIA AZIENDALE

PROF. MAURO PAOLONI

PROF. FABIO GIULIO GRANDIS

Materiale didattico disponibile su: www.disa.uniroma3.it

L’ECONOMIA AZIENDALE

1. Presentazione del corso

2. Dalla Ragioneria all’economia aziendale

3. L’azienda

L’ECONOMIA AZIENDALE

1. Presentazione del corso

Prof. Mauro Paoloni 4

Obiettivi e/o temi del corso:

Il corso di Economia Aziendale ha come scopo principalequello di fornire le conoscenze di base in termini di analisi

contabile dei fatti di gestione e rilevazione degli aspettieconomici e finanziari derivanti dai vari tipi di aziende con

particolare riferimento alle imprese.

Prof. Mauro Paoloni 5

1) L’Azienda come Istituto Economico.

Caratteri Generali: oggetto dell’azienda. – Soggetti dell’Azienda:“soggetto giuridico” e “soggetto economico”. Vari tipi di azienda.

2)L’impresa nei suoi più generali caratteri economici.

L’impresa e l’iniziativa individuale in campo economico:Imprese private ed Imprese pubbliche. I fini dell’impresa.L’equilibrio economico come fondamentale condizione di vitadell’impresa. L’equilibrio economico e l’economicità. Lepossibili modalità di remunerazione dei fattori produttiviutilizzati dall’impresa. Il rischio d’impresa. Reddito e profitto.

Prof. Mauro Paoloni 6

3) Il finanziamento dell’impresa

Il fabbisogno di capitale e la sua determinazione. Il finanziamentodell’impresa: “capitale proprio” e “capitale di credito” nelle loro varieforme; l’Autofinanziamento d’impresa; la scelta delle convenienti forme difinanziamento; la dinamica relazione tra “capitale proprio” e “capitale dicredito”. La struttura finanziaria dell’impresa.

4) Le determinazioni e le rilevazioni quantitative d’azienda come strumentod’informazione

Momenti logici. La natura delle quantità oggetto d’indagine. I metodi. Ilsistema in senso lato formato da tutte le rilevazioni d’azienda.

5) La rilevazione contabile

Teoria del metodo della Partita Doppia. Il metodo della Partita Doppia applicatoal Sistema del Reddito nelle aziende di produzione.

Prof. Mauro Paoloni 7

Testi consigliati:

1. INTRODUZIONE ED ORIENTAMENTO ALLO STUDIODELLE AZIENDE. M.Paoloni, P.Paoloni (a cura di),Giappichelli, 2009;

2. INTRODUZIONE ALLA CONTABILITÀ GENERALEM.Paoloni, M.Celli (a cura di), CEDAM, 2012;

3. ESERCIZIARIO DI ECONOMIA AZIENDALE ECONTABILITA’ M.Paoloni (a cura di), G.Mattei,N.Paoloni, CEDAM, 2018.

4. SLIDE DA SCARICARE:

www.mauropaoloni.it oppure www.disa.uniroma3.it

Prof. Mauro Paoloni 8

CORSO DI ECONOMIA AZIENDALE

Cos’èl’ECONOMIAAZIENDALE(Ragioneria)?

Cos’èl’AZIENDA?

L’ECONOMIA AZIENDALE

1. Presentazione del corso

2. Dalla Ragioneria all’economia aziendale

LA RAGIONERIA

Prof. Mauro Paoloni 10

oggetto di studio

presente

tempo

1) rilevazione dei fatti amministrativi(acquisti, vendite, pagamenti salari, ecc.)

2) determinazione dei risultati(entrate, uscite, costi, ricavi, redditi, ecc.)

3) interpretazione dei fatti e dei risultati

profonda evoluzione nel

passato

contenuto più vasto

perché tende sempre di più verso

l’ECONOMIA AZIENDALE

3 momenti tipici della funzione di contabilità

I DUE RAMI DELLA SCIENZA ECONOMICA

Prof. Mauro Paoloni 11

SCIENZA ECONOMICAStudia le scelte operate dagli

uomini al fine di adattare mezziscarsi a molteplici bisogni umani

Studia i fenomeni economici deigrandi aggregati regionali,nazionali ed internazionali

Studia i fenomeni economici alivello di aziende singole o di classi

particolari di aziende(il comportamento delle aziende)

ECONOMIA POLITICA ECONOMIA AZIENDALE

LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE

Prof. Mauro Paoloni 12

1a conclusione: la Ragioneria/Economia aziendalestudia il comportamento dell’azienda

Processodi

DECISIONE

La relazione tra le diverse fasi del comportamento aziendale può essererappresentata mediante il seguente schema:

Processodi

ESECUZIONE

Processodi

CONTROLLO

Feed-back (meccanismo di correzione)

1) il processo di DECISIONE riguarda elementi come:- l’ organizzazione- il tipo di prodotto- il nome del prodotto- il marchio- la confezione- la pubblicità- il prezzo- i canali distributivi- ecc…

In questa fase si decide anche l’obiettivo in termini di risultato economico.2) il processo di ESECUZIONE nel quale viene tradotto in pratica quantostabilito nella fase precedente. Si inizia a rilevare, gradualmente anche il risultatoeffettivo prodotto.

LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE

Prof. Mauro Paoloni 13

1a conclusione: la Ragioneria/Economia aziendalestudia il comportamento dell’azienda

Il comportamento aziendale può essere suddiviso secondo alcuni momenti principali:

LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE

Prof. Mauro Paoloni 14

3) il processo di CONTROLLO si svolge secondo due fasi logiche:a. confronto fra il risultato preventivato;b. analisi degli scostamenti ed individuazione

delle cause degli stessi.

4) il FEED-BACK o informazione di ritorno (meccanismo di correzione)E’ il meccanismo che consente, sulla base dell’analisi svolta e delle conclusionitratte nella precedente fase di controllo, di assumere nuove decisioni atte adeliminare lo scostamento tra risultati preventivati e risultati ottenuti.

Si tratta quindi di un flusso informativo di ritorno che “rimettein moto” il processo di decisione e, con esso, tutto il sistema diazione.

LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE

Prof. Mauro Paoloni 15

la Ragioneria/Economia aziendale studia il comportamentodell’azienda e quindi studia i processi di decisione, esecuzione,controllo e feed-back.

2a conclusione:

Delle quattro fasi (decisione, esecuzione, controllo e feed-back), molto importante è lafase decisionale, in quanto è alla base di tutto il comportamento aziendale.

Il processo decisorio viene studiatosecondo due fondamentali approcci:

Riferimenti: Pareto, Savage, Von Neuman Riferimenti: Simon

Protagonista: UOMO ECONOMICO Protagonista: UOMO AMMINISTRATIVO

Modello della razionalità obiettiva Modello della razionalità limitata

LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE

Prof. Mauro Paoloni 16

UO

MO

EC

ON

OM

ICO - onnisciente

- obiettivamente razionale- in grado di sceglieresempre l’alternativamigliore

- individua il problema- raccoglie tutte le informazioni necessarie perimpostare e definire al meglio il problema

- individua tutte le alternative di soluzione- individua tutte le conseguenze associate aciascuna alternativa

- infine sceglie l’alternativa migliore

UO

MO

AM

MIN

IST

RAT

IVO

- ha conoscenze limitate- è limitatamente razionale- sceglie alternativesoddisfacenti

- non conosce tutti i problemi- non li definisce perfettamente- sviluppa poche alternative- non conosce tutte le conseguenze associatead ogni alternativa

- sceglie l’alternativa che reputa migliore

COME E’ COME OPERA

Modello più realistico ed adottato dall’Economia Aziendale

Mod

ello

della

razio

nalit

à lim

itata

Mod

ello

della

razio

nalit

à ob

ietti

va

LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE

Prof. Mauro Paoloni 17

il processo decisorio si svolge secondo le seguenti fasi:modello della razionalità limitata

Nell’ambito del

1) individuazione del problema (calo delle vendite del 20%);2) definizione del problema (caratteristiche, vincoli, obiettivi del problema);3) sviluppo di soluzioni (investimento di 100 miliardi nei settori

auto/abbigliamento/alimentare);4) individuazione delle conseguenze (numerose e non perfettamente definibili)

associate a ciascuna soluzione;5) scelta dell’alternativa più conveniente in base ad un sistema di criteri di scelta

(funzioni di utilità del manager).

Quindi in fase di scelta finale, il manager (uomo amministrativo) non adotteràl’alternativa ottima, bensì quella che riterrà soddisfacente secondo la suapersonale funzione di utilità.

LA RAGIONERIA/ECONOMIA AZIENDALE

Prof. Mauro Paoloni 18

la Ragioneria/Economia aziendale studia il comportamentodell’azienda e quindi studia i processi di decisione, esecuzione,controllo e feed-back in base al modello della razionalità limitata.

3a conclusione:

Uomo «Amministrativo»

L’ECONOMIA AZIENDALE

1. Presentazione del corso

2. Dalla Ragioneria all’economia aziendale

3. L’azienda

L’AZIENDA secondo ONIDA

Prof. Mauro Paoloni 20

Complesso economico che, sotto il nome di un soggetto giuridico(titolare) ed il controllo/indirizzo di un soggetto economico, ha vita

in un sistema che si rinnova e muta continuamente a causa delleoperazioni che vengono svolte e dell’organizzazione del lavoro,

atte a soddisfare i bisogni umani

Tale definizione sarà più comprensibile se si procede per gradi eandrà riletta dopo che si sarà costruito un certo schema concettuale.Attenzione!

Istituto economico duraturovolto alla produzione di beni/servizi,

per il soddisfacimento(diretto o indiretto) dei bisogni umani.

Prof. Mauro Paoloni 21

L’AZIENDA: Definizione

Organismo composto da sistemi dielementi COORDINATI e

complementari di PERSONE(Organizzazione), BENI (Patrimonio)

ed OPERAZIONI (Gestione)

Perché in esso vengonoassunte decisioni per

adattare mezzi scarsi afini molteplici

Sopravvive oltre lavita fisica delle

persone e dei beni

Perché la sua missione èquella di creare nuova

utilità per la soddisfazionedei bisogni umani

MaslowRinvio a lezioni successive

DEFINIZIONI DI AZIENDADottrina AZIENDALE vs Disciplina GIURIDICA

Prof. Mauro Paoloni 22

DOTTRINA AZIENDALE(Onida)

Istituto economicoduraturo, composto da

beni, persone edoperazioni e volto alsoddisfacimento dei

bisogni umani.

DISCIPLINA GIURIDICA(art.2555 c.c.)

L’azienda è il complessodi beni organizzati

dall’imprenditore perl’esercizio dell’impresa

AZIENDA E L’AMBIENTE

Prof. Mauro Paoloni 23

L’azienda è inserita ed opera in un contesto socio-economico più vastocon il quale instaura un interscambio di beni, servizi ed informazioni.

AZIENDA e AMBIENTE si condizionano reciprocamentemodificandosi secondo un processo in continua evoluzione.

AZIENDA

come

SISTEMAAPERTO

Da cui la nozione di:

RELAZIONI TRA AZIENDA E MERCATI

Prof. Mauro Paoloni 24

Mercato deicapitali

Mercatodel lavoro

Mercatodelle vendite

Mercato degliapprovvigionamenti

Mercato della scienzae della tecnologia

Azienda

RELAZIONI TRA AZIENDA E AMBIENTE SOCIALE

Prof. Mauro Paoloni 25

Mercato diacquisizione

AziendaMercati di

sbocco

Mercato diacquisizione

AziendaMercati di

sbocco

Ambientesocio-

culturale

Ambientesocio-

culturaleVincoli

ambientaliVincoli

ambientali

ReligioneReligione

TecnologiaTecnologia

Associazionidi categoriaAssociazionidi categoria

Sistemaeconomico

Sistemaeconomico

SistemapoliticoSistemapolitico

SindacatiSindacati

LegislazioneLegislazione

Prof. Mauro Paoloni 26

PRINCIPALI CATEGORIE DI SOGGETTI LEGATIALL’AZIENDA

AZIENDA

Sindacati

Fornitori OrganiPolitici

Dipendenti

Consumatori

ClientiAmministrazione

finanziaria

Finanziatori

AZIENDA

Prof. Mauro Paoloni 27

Ai nostri fini, volendo definire l’azienda in modo semplice eimmediato, è opportuno seguire la logica del:

Esistono molte definizioni di AZIENDA (es. Aziendale vs Giuridica).

A che cosaserve?

A COSA SERVE L’AZIENDA

Prof. Mauro Paoloni 28

L’azienda serve a soddisfare i bisogni umani.Infatti si può affermare che:

1.• Le persone, durante la loro vita, perseguono

fini di natura varia e di diverso grado

2.• Il perseguimento di tali fini genera in esse

dei bisogni

3.• Per soddisfare tali bisogni le persone

devono «consumare» dei beni

Prof. Mauro Paoloni 29

Pertanto:

per soddisfare i bisogni, le persone svolgono, tra l’altro, un’attivitàeconomica (attività di produzione e consumo di beni);

l’attività economica è svolta prevalentemente in istituti aventi finieconomici e non economici.

Mentre alcuni beni sono largamente disponibili, altri non losono; essi devono perciò essere “prodotti” per essere resi

disponibili per il consumo.

Fini Bisogni

Attivitàeconomica

(produzione econsumo)

Schema del comportamento umano

I TERMINI UTILIZZATI NELLADEFINIZIONE DI «AZIENDA»

Prof. Mauro Paoloni 30

Chiariamo meglio alcuni dei “termini” utilizzati nelladefinizione di azienda:

BISOGNI

ATTIVITÀ ECONOMICA

ISTITUTI

Prof. Mauro Paoloni 31

La scala gerarchica dei bisogni di Abram MaslowA) Bisogni ragionevolmente soddisfatti

- FISIOLOGICI Tutti i bisogni relativi al fisico(mangiare, bere, dormire, sesso, …)

- SICUREZZA Bisogno di essere protetti da minacce (protezione della vita fisica,istituzioni che garantiscono la soddisfazione dei bisogni fisiologici)

- SOCIALI Relativi ai rapporti sociali (appartenenza ad un gruppo, interazione)

B) Bisogni in tensione

- STIMA DI SE’ (conoscenza, competenze, successo, indipendenza)

- STIMA DEGLI ALTRI (status, prestigio, potere, desiderio di essere riconosciuto)

- AUTOREALIZZAZIONE (capacità di svilupparsi autonomamente, realizzazionedelle capacità potenziali)

BISOGNI

Prof. Mauro Paoloni 32

Fisiologici

Sicurezza

Sociali

Stima di sé

Stima degli altri

Autorealizzazione

La scala gerarchica dei bisogni di Abram Maslow

Richiesta di bisognidi più elevato livellocon l’ del reddito

BISOGNI

Prof. Mauro Paoloni 33

BISOGNI

bisogni

L’azienda soddisfa molteplici bisogni. Oltre ai bisogni dicoloro nell’interesse dei quali è posta in essere, soddisfa

Quali?

Bisogni di consumare eutilizzare i beni

Come?

Quali?

Bisogni di socialità, di stima, disicurezza, ...

Come?

Facendoli partecipare all’attività produttiva,creando un buon clima sociale, modificando

le retribuzioni e i ruoli organizzativi ...

Dando attenzione alle loroesigenze

della clientela(soggetti esterni)

del personale(soggetti interni)

Prof. Mauro Paoloni 34

a. L’attività economica si concretizza nella produzione e consumo dibeni economici, cioè utili per il soddisfacimento dei bisogni escarsi rispetto a bisogni suscitati dai fini perseguiti dalle persone.

b. Le due fasi fondamentali sono:- la produzione di beni e servizi, tramite la combinazionedei fattori produttivi e la trasformazione spazio-temporale,per aumentare l’utilità dei beni esistenti;- il consumo di beni e servizi, per produrne altri o persoddisfare direttamente i bisogni.

c. Gran parte dell’attività economica si svolge all’interno di alcuniistituti.

ATTIVITÀ ECONOMICA

ATTIVITÀ ECONOMICA

Prof. Mauro Paoloni 35

Attivitàeconomica

Attivitàeconomica

Attivitàeconomica

Gran parte dell’attività economica si svolge all’interno di 4 classifondamentali di istituti, aventi fini economici e non economici.

FamiglieImprese

Entinon profitAttività

economica

Istituti pubbliciterritoriali eistituzionali

Prof. Mauro Paoloni 36

L’istituto è un organismo composto da sistemi coordinati e complementari dipersone (organizzazione), beni (patrimonio) ed operazioni (gestione).

Sistema di persone(organizzazione)

Sistema di beni(patrimonio/capitale)

Sistema di operazioni(gestione)

ISTITUTI

IL SISTEMA AZIENDALE

1. Il sistema delle persone (ORGANIZZAZIONE)

2. Il sistema dei beni (PATRIMONIO)

3. Il sistema delle operazioni (GESTIONE)

IL SISTEMA AZIENDALE

1. Il sistema delle persone (ORGANIZZAZIONE)

IL SISTEMA DELLE PERSONE (ORGANIZZAZIONE)

Prof. Mauro Paoloni 39

L’organizzazione è un sistema coordinato di persone che siprefigge un più razionale impiego del lavoro umano in relazione

agli obiettivi gestionali da raggiungere

Con il PROCESSO ORGANIZZATIVO si stabiliscono dei RUOLI, e delleRELAZIONI O LINEE DI INFLUENZA

RUOLI

COMPORTAMENTIATTESI da chi ricopreuna particolareposizione

RELAZIONI

CANALI DI FLUSSOdegli ordini e delleinformazioni tra unRUOLO e l’altro

MANSIONARIO

ORGANIGRAMMA

STR

UT

TU

RA

OR

GA

NIZ

ZAT

IVA

Prof. Mauro Paoloni 40

Il processo organizzativo si svolge secondo le seguenti fasi:

1) determinazione degli obiettivi da realizzare;

2) determinazione delle funzioni da svolgere;

3) scomposizione e ricomposizione delle funzioni percreare dei ruoli da assegnare alle persone;

4) specificazione, per ogni ruolo, dei compiti e delleresponsabilità (mansionario);

5) definizione delle linee di influenza per indirizzare le persone.

IL SISTEMA DELLE PERSONE (ORGANIZZAZIONE)

Prof. Mauro Paoloni 41

Scomposizione e ricomposizione delle funzioni:

IL SISTEMA DELLE PERSONE (ORGANIZZAZIONE)

A B C D

Produzione(da scomporre eda ricomporre

tra 4 ruoli)

Vendita(da scomporre eda ricomporre

tra 2 ruoli)

Acquisti(da ricomporre

in modo daavere 1 ruolo)

Amministra_zione

(da ricomporrein modo da

avere 1 ruolo)

Prof. Mauro Paoloni 42

Esempio di organigramma

IL SISTEMA DELLE PERSONE (ORGANIZZAZIONE)

A A

MANAGER

A A BB C+D

K SInfluenza autoritaria

Influenza non autoritaria

Prof. Mauro Paoloni 43

L’organizzazione e la direzione del personale

La RAZIONALIZZAZIONE del comportamento dei dipendenti richiedel’uso di vari strumenti quali:

1) la determinazione dei ruoli organizzativi e delle linee di influenza(autoritarie e non autoritarie);

2) la determinazione degli obiettivi da conseguire e delle norme difunzionamento (politiche e procedure);

3) la creazione di un sistema informativo;

4) la selezione e addestramento del personale;

5) la leadership.

Prof. Mauro Paoloni 44

autorità formalePer raggiungere questo obiettivo, lo strumento principale è costituito dalla

La razionalizzazione del comportamento deidipendenti

nell’OBBLIGO imposto ai subordinati diaccettare quelle decisioni come premessaper la propria condotta, senza poterleanalizzare e criticare nel merito.

nel DIRITTO ufficialmente riconosciutodall’organizzazione di COMANDARE, ecioè di elaborare decisioni rivolte adindirizzare l’attività dei subordinati;

potere

e che può essere analizzata in relazione al

che consiste

inteso come capacità di influenzare icomportamenti altrui

Prof. Mauro Paoloni 45

autorità formale

è variamente interpretato ed è alla base delle diverse impostazione di due TEORIE:

Il rapporto tra:

e potere

TEORIA

CLASSICA

TEORIA

MODERNA

Prof. Mauro Paoloni 46

TEORIA CLASSICAdel rapporto tra autorità formale e potere

1 2 3Autoritàformale 1 2 3Potere

Stabilisce tra i due elementi un rapporto automatico e diretto sostenendo chel’aumento del livello di autorità comporta anche un aumento del livello di potere

Prof. Mauro Paoloni 47

TEORIA MODERNAdel rapporto tra autorità formale e potere

1 2 3Autoritàformale 3 2 1Potere

Ritiene che in condizioni normali l’aumento del livello di autorità genera unadiminuzione del livello di potere se vi è ampia soddisfazione di bisogni di ordine

inferiore. Si rifà a Likert, Mc Gregor, Tannenbaum.

Considera per contro, che la relazione di tipo diretto risulta vera solo se i dipendentiritengono in pericolo il loro posto di lavoro.

Prof. Mauro Paoloni 48

TEORIA MODERNAdel rapporto tra autorità formale e potere

- quando è competente;

La diversa conclusione cui giunge la TEORIA MODERNA origina dallaconsiderazione che il livello di potere è condizionato anche dall’accettazionedell’autorità da parte dei subordinati che il superiore ottiene:

- quando agisce giustamente;

- quando si adopera per i subordinati (promovendo lo sviluppo professionale,di carriera, ecc.);- quando rende possibile la partecipazione dei subordinati alle decisioni cheriguardano i loro interessi.

Prof. Mauro Paoloni 49

VARIANTI dell’autorità formale

Nelle organizzazioni si possono rinvenire TRE

1) AUTORITA’ GERARCHICA

2) AUTORITA’ FUNZIONALE

3) AUTORITA’ DEL GRADO

Questi tre tipi di autorità possono anche convivere nella medesima azienda.

Prof. Mauro Paoloni 50

1) AUTORITA’ GERARCHICA

E’ un modello molto diffuso nelle organizzazioni private che:

• si basa sul concetto dell’unità di comando (esiste un solo «capo» diretto);

• prevede che gli organi si muovano nell’ambito di una stessa linea di comando ed indirezione discendente, e senza possibilità di critica da parte di chi riceve gli ordini;

• suppone quindi che un organo di grado superiore non possa impartire ordini aduno di grado inferiore ma appartenente ad una diversa linea di comando (Es: ildirettore delle vendite non può avere autorità su un capo di stabilimento del settoreproduzione);

• considera l’autorità formale generale, perché riguarda tutti gli aspetti del compitodel subordinato e presuppone che chi ha il potere di comando sia competente suogni materia;

• ritiene di poter influenzare i subordinati con un meccanismo di sanzioni e ricompense.

Prof. Mauro Paoloni 51

Consiglio di amministrazione

Direttore generale

DirettoreProduzione

DirettoreVendite

DirettoreApprov.ti

DirettoreFinanziario

DirettorePersonale

CapoStab.

1

CapoStab.

2

CapoFil.1

CapoFil.2

AddettoAddestr.

AddettoSelezione

AddettoServiziSociali

AddettoServiziSociali

1) AUTORITA’ GERARCHICA

Prof. Mauro Paoloni 52

2) AUTORITA’ FUNZIONALE

E’ un modello che:

• prevede la possibilità per un subalterno di ricevere ordini dasuperiori appartenenti a diverse linee di comando;

• suppone che, non essendo possibile una competenza generale,occorra impiegare nei processi produttivi e decisionali competenzespecializzate;

• considera l’autorità formale particolare, perché si limita a pochiaspetti (quelli di competenza) del compito del subordinato e perché èlimitata nel tempo;• ritiene che si possano applicare meccanismi di sanzioni ericompense, eventualmente proposte dal capo funzionale, ma irrogatee dispensate dal capo gerarchico.

Prof. Mauro Paoloni 53

Consiglio di amministrazione

Direttore generale

DirettoreProduzione

DirettoreVendite

DirettoreApprov.ti

DirettoreFinanziario

DirettorePersonale

CapoStab.

1

CapoStab.

2

CapoFil.1

CapoFil.2

AddettoAddestr.

AddettoSelezione

AddettoServiziSociali

AddettoServiziSociali

2) AUTORITA’ FUNZIONALE

Prof. Mauro Paoloni 54

E’ un modello tipico delle organizzazioni militari, ma presentea volte anche nelle aziende, che:

• prevede la possibilità per chi ha un grado superiore di dareordini a chiunque abbia un grado inferiore, con il graveinconveniente che un subordinato potrebbe trovarsi a ricevereordini contrastanti da parte di più superiori.

3) AUTORITA’ DEL GRADO

Prof. Mauro Paoloni 55

Rapporti organizzativi

All’interno delle diverse strutture organizzative si hanno diversitipi di rapporti tra i soggetti posti a differenti livelli gerarchici.In particolare si possono distinguere i seguenti rapporti organizzativi:

RAPPORTI

GERARCHICI

FUNZIONALI

AUTORITARI

DI SERVIZIO

CONSULTIVI

DI CONTROLLO

ASSISTENT TO

GENERALSTAFF

DI ASSISTENZA

Autorità gerarchica

Autorità funzionale

Prof. Mauro Paoloni 56

Rapporti organizzativi

GERARCHICI

FUNZIONALI

AUTORITARI

DI SERVIZIO

CONSULTIVI

DI CONTROLLO

ASSISTENT TO

GENERALSTAFF

DI ASSISTENZA

Quando il superioreinfluenza ilsubordinato diretto

Quando il superioreinfluenza anche unsubordinato nondiretto

Quando in unrapporto gerarchicoviene inserita unalinea di influenza dalbasso verso l’alto

Il subordinato non diretto deve obbedire

Fornire dei consigli ad un altro ruolo

Svolge un’attività al posto di un altro ruolo

Effettua dei controlli al posto del capo

Prof. Mauro Paoloni 57

Direttore generale

DirettoreProduzione

DirettoreVendite

DirettoreApprov.ti

DirettoreFinanziario

DirettorePersonale

Assistant/to (un solo assistente) eGeneral staff (un gruppo coordinato di esperti)

Assistant/toCapo

Esperto 1

Esperto 1

Esperto 1

General Staff

Prof. Mauro Paoloni 58

LINE E STAFF

ORGANO DI LINEORGANO DI

STAFF

- comanda- è essenziale- ha l’autorità- ha la priorità nelle decisioni

- assiste e consiglia- è secondario- ha solo influenze non autoritarie- è in posizione subordinata

Tuttavia, recentemente, vi è una tendenza degli organi di staff adassumere un potere superiore a quello degli organi di line

All’interno dell’azienda esistono organi di Line e di Staff.

Prof. Mauro Paoloni 59

LINE E STAFFsecondo la teoria di DAVIS

Creare i valori richiesti dalla clientela eprodurre e distribuire i beni e i servizidesiderati dalla clientela

Creare i valori che consentono larealizzazione efficiente degli obiettivi primarie collaterali

Funzioni di line

Creare i valori richiesti dai soggetti chegravitano intorno all’azienda (clienti esclusi):operai, impiegati, dirigenti.Valori realizzati con quanto pagato dai clienti

CARATTERISTICHE Funzioni proposte alsoddisfacimento degli obiettivi

PRIMARI

COLLATERALI

SECONDARI

OBIETTIVI

Funzioni di staff

Funzioni di staff

Prof. Mauro Paoloni 60

- nelle imprese industriali:

SONO FUNZIONIDI LINE:

le funzioni della produzione e delle vendita

- nelle imprese commerciali: le funzioni di approvvigionamento, di vendita, di finanza

- nelle imprese di trasporti: le funzioni di manutenzione, del traffico, della vendita

LINE E STAFFsecondo la teoria di DAVIS

Prof. Mauro Paoloni 61

LINE E STAFFsecondo la teoria di DAVIS

Malgrado le funzioni di staff si trovino in una posizione subordinata, la loroimportanza è notevole in quanto producono fondamentali servizi di supporto.

Inoltre si tratta di funzioni che, al crescere del corpo aziendale, possono presentarenotevoli problemi in quanto si espandono in modo più che proporzionale

portando l’impresa ad un’eccessiva burocratizzazione.

“Legge di accrescimento dello Staff” secondo DavisAl crescere dell’attività aziendale, le funzioni di line si sviluppano in progressione

aritmetica, mentre quelle di staff in progressione geometrica.

Prof. Mauro Paoloni 62

MODELLI DI DIREZIONE

I MODELLI DI DIREZIONE adottati da chi ha la leadership dell’impresa

l’EFFICIENZA e la PRODUTTIVITA’ dell’impresa

e quindi influenzano

il grado di SODDISFAZIONE dei DIPENDENTI

influenzano

MA TALI INFLUENZE SONO ANCORA SPESSOSCONOSCIUTE O SOTTOVALUTATE DAI DIRIGENTI!

Prof. Mauro Paoloni 63

FILOSOFIA DEL DIRIGENTE

TEORIA XL’uomo medio non ama il

lavoro.L’uomo medio non ama il

lavoro.L’uomo medio non èambizioso, non vuole

responsabilità

L’uomo medio non èambizioso, non vuole

responsabilitàL’uomo medio è egocentrico e

poco sensibile agli interessidell’impresa, ecc…

L’uomo medio è egocentrico epoco sensibile agli interessi

dell’impresa, ecc…Il buon dirigente è quello che

fa fare al dipendente quello chevuole lui

Il buon dirigente è quello chefa fare al dipendente quello che

vuole luiStile

AUTORITARIOStile

AUTORITARIO

StilePATERNALISTICO

StilePATERNALISTICO

TEORIA YL’uomo medio ama il lavoroL’uomo medio ama il lavoro

L’uomo medio è ambizioso ecerca responsabilizzazione e

gratificazione

L’uomo medio è ambizioso ecerca responsabilizzazione e

gratificazione

L’immaginazione e la creativitàsono ampiamente diffuse tra gli

individui, ecc…

L’immaginazione e la creativitàsono ampiamente diffuse tra gli

individui, ecc…Il buon dirigente è quello cheriesce a sviluppare e stimolare

il dipendente

Il buon dirigente è quello cheriesce a sviluppare e stimolare

il dipendenteStile

CONSULTIVOStile

CONSULTIVO

StilePARTECIPATIVO

StilePARTECIPATIVO

Prof. Mauro Paoloni 64

TEORIA XIn particolare, il dirigente tradizionale di stile tayloriano ragiona secondo iseguenti principi:

L’uomo medionell’organizzazionenon ama il lavoro,

ha l’istintivatendenza a battereil passo, manda lecose per le lunghe

L’uomo medionell’organizzazionenon ama il lavoro,

ha l’istintivatendenza a battereil passo, manda lecose per le lunghe

Il lavoro non ègratificante

Il lavoro non ègratificante

L’uomo mediodell’organizzazione

non è ambizioso,non ricerca laresponsabilità,

preferisce esserediretto e comandato

L’uomo mediodell’organizzazione

non è ambizioso,non ricerca laresponsabilità,

preferisce esserediretto e comandato

L’uomo mediodell’organizzazioneè egocentrico, poco

sensibile agliinteressi

dell’impresa

L’uomo mediodell’organizzazioneè egocentrico, poco

sensibile agliinteressi

dell’impresa

Il lavoro non ama icambiamenti

Il lavoro non ama icambiamenti

L’intelligenza el’immaginazione non

sono ampiamentediffuse tra gli uomini:l’uomo medio è poco

creativo, non hafantasia, è facile

preda del demagogo edel ciarlatano

L’intelligenza el’immaginazione non

sono ampiamentediffuse tra gli uomini:l’uomo medio è poco

creativo, non hafantasia, è facile

preda del demagogo edel ciarlatano

Prof. Mauro Paoloni 65

TEORIA X

Da questi assunti discende che il buon dirigente è quello che fa fare aidipendenti quello che vuole lui.

Un dirigente siffatto reputa indispensabile:

1) programmare il comportamento dei dipendenti (accentramento delle decisioni);

2) controllare il dipendente (verificare se il comando è stato eseguito);

3) rendere docile il dipendente (mediante sanzioni e ricompense).

Tutto ciò può essere da lui realizzato seguendo vari MODELLI DI DIREZIONE,i cui estremi sono:

1) Modello duro (stile autoritario)2) Modello morbido (stile paternalistico)

Prof. Mauro Paoloni 66

TEORIA X

Entrambi tali MODELLI DI DIREZIONE sono inadeguati e contrastano con iprincipi che sono alla base della teoria delle motivazioni formulata da Maslow.Douglas Mc Gregor osserva che l’insoddisfazione dei bisogni (di qualunqueordine) genererà un comportamento passivo, indolente, poco produttivo, allergicoalle responsabilità, arrogante.

Quindi, la TEORIA X viene sostituita dalla TEORIA Y.

I MODELLI DI ORGANIZZAZIONE E DIREZIONE adottati dai dirigentipossono determinare il superamento di queste situazioni.....

.... si disegna per il dipendente un ruolo capace di attribuirgli SUCCESSO,FIDUCIA IN SE’, COMPETENZA, INDIPENDENZA, PRESTIGIO edAUTOREALIZZAZIONE.

Prof. Mauro Paoloni 67

TEORIA Y

•l’uomo medio dell’organizzazione ama il lavoro perché lo consideraaltrettanto naturale quanto il riposo e il gioco;

•l’uomo medio è ambizioso;

•l’uomo medio tende ad assumere delle responsabilità;

•l’immaginazione e la creatività sono ampiamente diffuse tra gli individui.

Caratteristiche della TEORIA Y:

Il buon dirigente è quello che riesce a stimolare il dipendente.

…una tale ristrutturazione dei ruoli comporta necessariamente undecentramento delle decisioni e un radicale capovolgimento delle

assunzioni riguardanti i dipendenti.

Anche questa teoria prevede due MODELLI DI DIREZIONE, i cui estremi sono:1) Modello consultivo2) Modello paternalistico