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SELFMARKETING

Guida all’auto impreditorialità

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La scelta occupazionale

Una volta portati a termine gli studi, siano essi di tipo universitario o di livello inferiore, ognuno  si trova di fronte al problema che forse più di ogni altro condizionerà la vita futura: la scelta della occupazione. 

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Le strategie di azione Concluso il periodo cosiddetto di

"apprendimento", durante il quale si è stati sottoposti a un vero e proprio bombardamento di nozioni, talvolta di utilità limitata per ciò che concerne il risvolto pratico, ci si trova a dover affrontare una realtà differente rispetto a quella scolastica, senza che siano state suggerite strategie d'azione, e che spesso sottostà a regole in aperta contraddizione con ciò che è stato insegnato in aula. 

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La stasi iniziale

L'uscita dalla prima fase, come primo passo verso l'ingresso in un nuovo contesto , spesso comporta una situazione di disagio e disorientamento che si può tradurre in un periodo di stasi equivalente a una perdita di tempo che, viceversa, avrebbe potuto rivelarsi importante.

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L’insoddisfazione

La crescente insoddisfazione nei confronti del sistema scolastico trova motivazioni proprio nel momento in cui lo si considera in relazione alle professioni e al lavoro.

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L’importanza del lavoro

Tuttavia, il lavoro risulta per la maggior parte degli individui adulti uno dei principali punti di riferimento nel corso dell'esistenza, dato che per circa quaranta anni si sarà coinvolti nello svolgimento di una qualche funzione,

e ne verranno influenzate: la famiglia il luogo in cui si vive le amicizie la qualità della vita.

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I problemi: la scuola I problemi che attualmente si pongono nel

considerare il mondo del lavoro nascono da una scarsa capacità della scuola italiana di preparare i giovani ad affrontare, non solo con consapevolezza ma soprattutto con gli strumenti idonei, le richieste delle aziende. 

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I problemi:il mercato del lavoro

Altre problematiche sono quelle, più difficilmente risolvibili, relative ad una forte contrazione dell'offerta di lavoro legata alla congiuntura economica, connessa, soprattutto al Sud, ad un insufficiente sviluppo della presenza delle imprese.

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Auto-impiego: il dinamismo Il cambiamento del mercato del lavoro, sempre

più spesso connesso a concetti quali quelli di self-employment, microimprese e imprenditorialità diffusa, ha apportato sostanziali modifiche nella concezione del percorso di carriera: la parola chiave è ora "dinamismo".

DINAMISMO

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INTRAPRENDITORIALITA’

L'intraprendenza sul lavoro (intraprenditorialità) viene sempre più spesso premiata, in considerazione del fatto che rappresenta nel lungo periodo un valore aggiunto non indifferente per l'azienda.

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Il lavoro a vita

Un'unica preparazione non può più essere sufficiente per tutta la vita: il lavoro a vita in una stessa azienda, o una medesima professione, sono situazioni sempre meno attuali.

GOLD MEDAL

40 years

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Le prospettive

In futuro, infatti, sarà bene considerare ogni contratto come un contratto a termine, che potrebbe o meno essere rinnovato; nell'evenienza che non lo fosse, bisognerebbe essere preparati ad affrontare situazioni nuove, magari specializzandosi in qualche disciplina non affrontata nei primi  dieci o venti anni di vita lavorativa o mettendosi in proprio.

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Distruzione creatrice

Alla base della vita economica vi è una distruzione creatrice: il cambiamento continuo che si verifica può causare la messa in discussione di privilegi e benemerenze acquisite, punendo in tal modo coloro che si aggrappano al passato, ma garantendo opportunità di successo a coloro che liberamente scelgono di lottare per una nuova affermazione. (Shumpeter)

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Verso l’impresa L'importanza di una

costante formazione non riguarda solo i giovani che escono dalle scuole e devono apprendere le regole aziendali o imprenditoriali, ma anche coloro che, dopo uno o più decenni di lavoro, si trovano espulsi dal mercato, senza molte possibilità concrete di rientrarvi.

Ciò, perché la loro preparazione si è fermata con l'inizio dell'attività lavorativa, senza invece presentarsi come un continuo processo di aggiornamento, miglioramento ed evoluzione della propria forma mentis.

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L’orientamento

L'attività di orientamento sia scolastico che professionale acquista sempre maggiore importanza, parallelamente alla valorizzazione delle risorse umane, se è finalizzata allo sviluppo del territorio.

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L’orientamento nuovo Un orientamento nuovo, che abbia come obiettivo la

preparazione delle nuove leve lavorative, parte dal potenziamento della conoscenza, intesa non solo come conoscenza della realtà, ma anche di sé.

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Quale orientamento?

Conoscenza del contesto

Conoscenza di sé

Mercato del lavoro Innovazione Produttività

Capacità Abilità Punti deboli Aspirazioni

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Bivalenza dell’orientamento Bisogna ricordare comunque che un

orientamento del genere non è utile solo alle aziende per una scelta oculata dei propri dipendenti, ma anche ai lavoratori stessi che, al momento di candidarsi, saranno in grado di valutare meglio le varie offerte, decidendo la migliore per loro. In questo modo si otterrà una forza lavoro più motivata e consapevole della specifica funzione che andrà a ricoprire.

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L’interesse dell’azienda

In tal senso, è opportuno sottolineare come con sempre maggiore frequenza le imprese antepongano l'interesse per i risvolti umani dell'organizzazione del lavoro, a quello inerente alle problematiche tecniche.

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L’uomo al centro L'oggetto di interesse è l'uomo, l'uomo con le

sue competenze, che fanno sì che le tecniche e le organizzazioni funzionino in modo tale da produrre efficacemente i beni e i servizi di cui la società necessita.

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Formazione delle competenze Questo processo è stato chiamato "formazione

delle competenze": esso può essere messo in moto solo nel caso in cui vi sia una chiara percezione dell'utilità di investire sulle competenze. Tale compito riguarda in primo luogo la scuola e i singoli individui adulti. 

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Orientare l’impresa

L’orientamento non è più unicamente diretto alla preparazione di funzionari o tecnici impiegati in aziende pubbliche o private, ma si parla sempre più di orientamento all'imprenditorialità, la cui missione può sinteticamente essere riassunta nella diffusione di una cultura favorevole alla nascita di nuove iniziative imprenditoriali.

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Il self employment: le ragioni

In futuro la strada del lavoro dipendente sarà difficile da imboccare e caratterizzata da una crescente mobilità professionale.

L'esperienza del lavoro autonomo e del self-employment (autoimpiego) si farà molto diffusa, in linea con una crescente affermazione della flessibilità e dell'intraprendenza nell'interpretazione da parte degli individui della loro vita lavorativa.

Questo proprio perché la disoccupazione diventa un fattore non congiunturale ma strutturalestrutturale, diffondendo la tendenza a cercare sbocchi nel lavoro indipendente. 

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Le metodologie

L'acquisizione delle attitudini imprenditoriali non può avvenire attraverso l'uso di metodologie didattiche classiche, ma solo

attraverso: attività di assistenza personalizzata role-playing simulazioni progettazioni metodologie interattive

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Le strategie orientative

Qualunque strategia orientativa dovrà sempre più adeguarsi alla rilevanza sociale della propria funzione:

il suo compito sarà quello di supplire alla mancanza di corpi intermedi

che facilitino l'incontro tra domanda e offerta di lavoro e che siano in

grado di evolversi coerentemente con lo sviluppo di alcuni parametri

del mercato del lavoro in Italia.

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La cultura imprenditorialePer cultura imprenditoriale si può definire

l’insieme di conoscenze, di tecniche, metodologie, saperi, anche non

completamente formalizzati, che si riferiscono alla gestione dell’impresa.

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L’impresa: i valori

Alla cultura imprenditoriale appartengono anche tutti quei valori, comportamenti, convinzioni e

attributi propri di chi anima le imprese. Tra questi trovano posto sicuramente:

la creatività la tenacia lo spirito d'iniziativa la capacità di prendere autonomamente delle

iniziative e di realizzarle, sulla base di visioni, rappresentazioni realistiche di ciò che si vuole attuare.

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L’imprenditorialità è

la capacità di concepire, elaborare e realizzare una valida sintesi innovativa tra le necessità dei clienti, il sistema di risorse e competenze, il prodotto/servizio offerto.

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L’imprenditivo

Il modello professionale imprenditivo e del lavoro autonomo è una realtà praticata da una componente sempre più ampia del mondo del lavoro: alla fine del 2000 circa il 30% della popolazione rientrava in tale modello di lavoro.

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Gli effetti dell’imprenditorialità I self-employers che hanno saputo sviluppare

comportamenti e strategie di self-marketing e di auto valorizzazione, riuscendo a realizzare una sintesi innovativa imprenditoriale, non solo hanno creato lavoro per sé e per altri, ma anche presupposti di sicurezza e gratificazioni per il futuro.

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La storia

Nella letteratura economica l'interesse per il fenomeno della nuova imprenditorialità è recente: in gran parte esso è dovuto a una serie di risultati empirici, prodotti con il lavoro di David Birch sull'evoluzione dell'occupazione nelle imprese manifatturiere degli Stati Uniti, i quali dimostravano che quasi l'80% dell'incremento occupazionale registrato dal 1969 al 1976 era da attribuirsi alle piccole strutture imprenditoriali, con un numero di dipendenti non superiore ai venti.

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L’istituzione fulcro Gli Stati Uniti potevano già contare su una solida

istituzione pubblica come la Small Business Administration per studiare delle strategie di intervento a supporto delle piccole imprese. In pochi anni la potente agenzia federale poté diventare un punto forte di riferimento per l'intera economia del Paese. 

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L’Europa

Anche in Europa fu condotta la stessa indagine e i risultati furono assai simili. Gran Bretagna e Francia cominciarono ad adottare un'intensa azione politica di aiuto alla creazione e sostegno delle piccole imprese, soprattutto per lo sviluppo di aree tradizionalmente depresse o in forte declino industriale. 

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Le reazioni della grande industria Parallelamente al proliferare

delle piccole aziende, anche i grandi gruppi industriali, per risolvere problemi di dimensione e di gestione spesso troppo burocratizzata e inefficiente, cominciarono a razionalizzare la struttura organizzativa suddividendo le proprie aree di business in tante "piccole unità" nel tentativo di riprodurre la logica di gestione flessibile ed efficiente della piccola impresa anche nelle multinazionali. 

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L’Italia L'Italia, tradizionalmente ricca

di piccole imprese e con un alto tasso di natalità aziendale, diventava un Paese di enorme  interesse e oggetto di ricerca internazionale. Il caso italiano era tanto più interessante poiché era difficile capire come  le piccole imprese avessero potuto svilupparsi in modo così sensibile a fronte di una totale assenza di sostegno politico e finanziario. 

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Le politiche di sostegno In Italia una  politica di

supporto alla creazione d'impresa nacque durante gli anni Ottanta e, come negli altri Paesi Europei, venne inizialmente utilizzata come uno strumento efficace di politica attiva del lavoro: strumento di lotta alla disoccupazione soprattutto nelle aree più depresse del Paese.

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La legge De Vito Sono di quegli anni la legge De Vito, anche

conosciuta come "legge 44“, varata per la promozione e lo sviluppo di imprenditorialità giovanile nelle regioni del centro-sud dell'Italia, così come la legge Marcora che incentivava la creazione di imprese cooperative tra i lavoratori espulsi dal processo produttivo  o collocati in cassa integrazione. 

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Limiti degli interventi

Resta in secondo piano il dibattito economico e politico circa il contributo

che le nuove imprese possono apportare all'arricchimento, alla diversificazione e all'innovazione del tessuto produttivo del

Paese, fattori  indispensabili per garantire la crescita dell'intero sistema  e

per mantenere livelli competitivi accettabili sul mercato internazionale

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La figura dell’imprenditore La figura dell'imprenditore ha conosciuto solo

recentemente una rivalutazione teorica e una maggiore accettazione sociale: negli Stati Uniti il fenomeno dell'imprenditorialità diffusa ha assunto connotazioni quasi di massa, interessando ampi strati della popolazione. Ciò è stato favorito anche dalla presenza di modelli di imprenditori di successo nei quali le persone potessero identificarsi. La cultura imprenditoriale americana risulta così forte e condivisa in quanto coerente con i valori tradizionali del Paese, individualismo e indipendenza.

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Gli impedimenti Il cambiamento di

atteggiamento verso l'imprenditorialità ha investito anche l'Europa e l'Italia, anche se in tempi più recenti e con intensità diverse nelle varie aree geografiche. Tuttavia vari impedimenti anche di natura culturale, hanno limitato questo fenomeno. Ad esempio il sistema scolastico italiano  ha contribuito scarsamente alla trasmissione dei valori imprenditoriali. 

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Gli effetti positivi

L'imprenditorialità richiede e valorizza l'autonomia, l'indipendenza, l'autodeterminazione, sviluppa atteggiamenti proattivi verso l'ambiente sociale ed economico circostante, favorisce la cooperazione e la condivisione di obiettivi comuni. 

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Dire la verità Quando si fa orientamento al lavoro per diplomati

e laureati, si rischia  di trasmettere una lettura parziale della realtà lavorativa attuale se si prospettano solo soluzioni di lavoro fisso nella grande impresa o nella Pubblica amministrazione e non si incentiva invece il giovane a valutare l'ipotesi di mettersi in proprio. 

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Le aree industrializzate Anche nelle aree più

industrializzate del Paese, creazione d'impresa e self-employment sono strumenti di politica attiva del lavoro, utili soprattutto per fronteggiare i processi di deindustrializzazione o di ristrutturazioni organizzative delle grandi imprese che hanno estromesso dal mercato del lavoro manodopera spesso anche qualificata e con alta professionalità. 

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Una opportunità differente Si tratta di proporre a cassintegrati,  lavoratori iscritti

alle liste di mobilità, giovani laureati disoccupati, donne adulte, l'alternativa del lavoro in proprio, come possibile soluzione al problema occupazionale.

Donne con un tasso di scolarità più basso o che intendono rientrare nel mercato del lavoro dopo un periodo di sospensione per la cura dei figli, incontrano difficoltà di ricollocamento nel mercato del lavoro spesso insormontabili.

Il lavoro in proprio  può, quindi, essere l'unica alternativa per garantirsi un reddito minimo. 

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Donne imprenditrici

La presenza femminile, benché altamente scolarizzata, è fortemente sottodimensionata nell'attuale classe imprenditoriale di piccole e medie imprese italiane e il tasso di creazione di nuove imprese gestite da donne continua a essere sensibilmente basso. 

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Immigrati scolarizzati In alcune Province lombarde sono state

avviate sperimentazioni di imprenditorialità diffusa anche su popolazioni di immigrati laureati che intendono avviare in Italia un'attività in proprio o di tipo imprenditoriale, magari in collegamento con i Paesi di origine.

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Il sistema azienda

In Italia vi sono circa 4 milioni di imprese di cui più di 2 milioni sono ditte individuali e quasi 800mila società di persone. Quasi il 40% delle imprese operano nel settore commerciale, circa il 30% nel settore dei servizi, il 2% nel settore primario e la restante parte nelle manifatture e nell'edilizia. 

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Gli obiettivi delle politiche attive

LE POLITICHE ATTIVE DEVONO AVERE COME OBIETTIVI, IN RELAZIONE AL SELF-

EMPLOYMENT:

Stimolare la nascita delle nuove imprese - Presidiare le fasi più delicate dello start-up

delle micro imprese - Evitare di far nascere delle mono-cellule

imprenditoriali che non riescono a superare la tipica fase di "sopravvivenza" concentrata nei primi 2-3 anni di vita -  

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La fattibilità progettuale La nascita di una nuova impresa nella

maggioranza dei casi avviene senza che l'aspirante imprenditore abbia preventivamente valutato la bontà della propria idea imprenditoriale e la fattibilità del progetto sia in termini di probabilità di sopravvivenza che di potenzialità di sviluppo dell'impresa. 

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Imprenditori si nasce o si diventa?

L'imprenditore è un professionista e, dato il contesto competitivo esterno  in cui le piccole imprese oggi sono costrette a operare, il livello di professionalità richiesto sarà sempre maggiore in termini di competenze tecniche, capacità decisionali e abilità nella gestione di risorse umane.

Possono essere create solide imprese, con possibilità di sviluppo nel futuro, a condizione che si faccia un massiccio investimento nella risorsa umana, vale a dire sullo stesso neo-imprenditore.

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Il progetto di impresa

Un progetto imprenditoriale sarà valutato tanto più

favorevolmente quanto più forte è la coerenza

tra le caratteristiche del business e le

caratteristiche della persona che lo

interpreta, lo valorizza e lo rende fattibile.

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Il nuovo sistema Negli anni Novanta la

gran parte delle nuove imprese è nata nei settori dei servizi ed è andata affermandosi tra gli studiosi la convinzione che la locomotiva dello sviluppo economico non è più la produzione di massa e il consumo di massa, ma l'alta tecnologia e i servizi.

Il miglior viatico, per garantire

progresso economico non

sta più nella razionalizzazione della gestione delle imprese,

ma nell'innovazione

.

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Le nuove imprese Le nuove imprese e più in generale le

piccole imprese, possono dunque essere viste come un soggetto economico non subordinato alla grande impresa, con ambiti settoriali distinti e ben delineati.

Diventano portatrici di una "cultura del servizio" e di un approccio più flessibile e "personalizzato" verso il mercato assumendo un ruolo fondamentale soprattutto per il trasferimento tecnologico in quanto veicoli veloci e flessibili di diffusione dell'innovazione. 

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Le nuove frontiere

Una nuova impresa deve essere più efficiente e/o innovativa per prevalere: deve offrire un prodotto o un servizio uguali o migliori di quelli esistenti a un prezzo competitivo, sfruttando i vantaggi che le sono propri, e, in altre parole, deve riuscire a migliorare il rapporto prestazione/costo. 


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