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LA COMUNICAZIONE EFFICACE

RELATORIBERVEGLIERI FABRIZIO

OSTI MARCO

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COMUNICAZIONE:FAR CONOSCERERENDERE NOTO

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“PARLA QUANTO VUOI,IO NON TI ASCOLTO”

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1° ASSIOMA DI PAUL WATZLAWICK

“NESSUNA PERSONA UMANA PUO’ESIMERSI DAL COMUNICARE”

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Generalmente si distinguono diversi elementi che concorrono a realizzare un singolo atto comunicativo.

• EMITTENTE: è la persona che avvia la comunicazione attraverso un messaggio.• RICEVENTE: accoglie il messaggio, lo decodifica, lo interpreta e lo comprende.• CODICE: parola parlata o scritta, immagine, tono impiegata per "formare" il messaggio.• CANALE: il mezzo di propagazione fisica del codice (onde sonore o elettromagnetiche,

scrittura, bit elettronici).• CONTESTO: l'"ambiente" significativo all'interno del quale si situa l'atto comunicativo.• REFERENTE: l'oggetto della comunicazione, a cui si riferisce il messaggio.

Il processo comunicativo ha una intrinseca natura bidirezionale, quindi il modello va interpretato nel senso che si ha comunicazione quando gli individui coinvolti sono a un tempo emittenti e riceventi messaggi.

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Quando parliamo con qualcuno, la prima cosa da fare è spedire il messaggio nella porta giusta. I cinque sensi sono le nostre finestre sul mondo, le nostre porte percettive spalancate sulla realtà esterna. La vista, l’udito, il tatto, il gusto e l’olfatto sono le vie d’ingresso degli stimoli che riceviamo dal mondo esterno. I sistemi sensoriali agiscono in due direzioni: ci mettono in grado di decodificare le informazioni provenienti dall’esterno e ci forniscono la materia per costruire o ricostruire le esperienze con la mente. La capacità del nostro cervello di creare immagini o suoni mai vissuti si fonda proprio sulla elaborazione di esperienze sensoriali archiviate nella memoria, che sono poi assemblate secondo nuovi schemi per generare prodotti originali. Pensiamo, ad esempio, alla pittura, alla musica e a tutte le forme di creazione artistica.

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Con i sensi si percepiscono immagini, suoni, sensazioni, sapori e odori che, passando per i canali sensoriali, contribuiscono a costruire la nostra rappresentazione interna soggettiva della realtà esterna. Quale sia la forma di archivio preferito, però, dipende dal canale sensoriale dominate di ciascuno di noi. Secondo la P.N.L (Programmazione Neuro-linguistica), infatti, le persone sviluppano una preferenza per un canale sensoriale che, intorno ai 12 anni, diventa la corsia preferenziale attraverso cui transitano le informazioni che provengono dall'esterno.

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La Programmazione Neuro-linguistica ha elaborato un modello che identifica tre tipi "umani", ovvero tre principali gruppi di persone che interpretano la realtà secondo un canale sensoriale:

il Visivo, V,

l’Auditivo, A,

il Cinestesico, K.

Quest'ultimo fa riferimento alla preferenza per il tatto, il gusto e l'olfatto.

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La presenza di una via privilegiata per alcune tipologie di stimoli significa solo mettere in ordine

i dati secondo un preciso criterio, per ritrovarli ed utilizzarli con facilità.

Il nostro cervello, infatti, utilizza comunque anche gli altri sensi, anche se lo fa in misura minore.

Ad esempio, se preferisco memorizzare le esperienze come fotografie (tipo Visivo),

potrò anche aggiungere suoni o profumi, ma il primo ricordo sarà sempre fatto di forme e colori.

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Ecco un esempio più concreto. Una persona con sistema preferenziale visivo darà maggior peso alle immagini (il concetto di ‘gatto’ richiama l’immagine dell’animale); una persona di tipo auditivo è sintonizzata sui suoni (del gatto percepisce il miagolio o il rumore delle fusa); una persona cinestesica, è concentrata sulle sensazioni (e del gatto, la prima cosa che percepisce è la sensazione del pelo al tatto o magari le vibrazioni delle fusa).

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Quando si conversa con qualcuno è essenziale parlare con chiarezza e con calore al suo cervello: entriamo dall'ingresso preferenziale, troveremo la sua disponibilità ad ascoltare tutto quello che abbiamo da dire.

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Ogni canale sensoriale ha le sue parole preferite.

un Visivo, Le luci e i colori linguaggio con parole chiare a precise,

Termini che i Visivi amano sopra ogni cosa:

vedere, guardare, definire, luce, colori, prospettiva, osservare, sguardo, delineare, tracciare, dipingere, disegnare...

un Auditivo, ovvero quelle che descrivono le proprie esperienze soprattutto con termini come:

sentire, ascoltare, armonia, musica, parole, scrittura, lingua, traduzione, conversazione, audio, sintonizzarsi, cantare, leggere...

I Cinestesici, molto numerosi nella popolazione umana (circa il 40-45%)

. Il loro universo semantico è fatto di parole come:

sensazione, emozione, toccare, concreto, pratico, sentimento, percepire, solido, sperimentare, sentire, costruire, tastare, abbracciare, approfondire...

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L’arte più sottile e preziosa è saper ascoltare. Questo è vero in qualsiasi forma di comunicazione, anche se apparentemente non è un dialogo.

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ASCOLTARE

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Naturalmente “ascoltare” non significa usare solo l’udito; ma capire ciò che gli altri dicono e quali sono le loro intenzioni. Anche quando la comunicazione si trasmette con parole scritte anziché “a voce”.E proprio perché non vediamo le altre persone (e non possono correggerci subito, con una parola a con un gesto, se le capiamo male) dobbiamo essere particolarmente attenti nell’ascoltare e capire.

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Prima di pensare a ciò che possiamo dire o scrivere, l’importante è saper ascoltare e capire. Chi vuole comunicarci qualcosa e perché? Siamo sicuri di aver capito bene le sue intenzioni e ciò che sta cercando di dirci? Non è una fatica, né uno sforzo, se abbiamo un atteggiamento disposto ad ascoltare. Diventa facilmente un istinto, un modo di essere. E’ molto più interessante capire, sentire il valore e il senso della comunicazione che limitarci al significato superficiale delle parole.

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Ascoltare vuol dire, prima di tutto, mettersi nei panni degli altri. Capire le cose dal loro punto di vista. Ma si tratta anche di percepire ciò che forse un’altra persona non aveva intenzione di dirci, ma involontariamente “trasmette” con il suo stile, il suo comportamento, il suo modo di esprimersi. Il “tono di voce” si può chiaramente percepire anche in un messaggio scritto. In rete cadono (o almeno si attenuano) i ruoli, le posizioni, le gerarchie. Si crea con sorprendente facilità una “confidenza” che non è sempre facile in un incontro “fisico”. Se non sappiamo ascoltare c’è il rischio che anche in rete ci sia solo una serie di soliloqui, un “dialogo fra sordi”.

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Il dizionario Devoto-Oli definisce così la parola “ascoltare”: «Trattenersi volontariamente e attentamente a udire, prestare la propria attenzione o partecipazione a qualcuno o qualcosa in quanto informazione o motivo di riflessione».

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L’internet ci offre infinite possibilità di ascoltare e di capire. Se non le sappiamo cogliere, perdiamo uno dei più grandi valori della rete. E se nel dialogo non sappiamo ascoltare non sapremo mai comunicare bene.

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Il linguaggio del corpoCioè quello che fa riferimento all'espressione spontanea dell'emozione e dell'affettività e che è un sistema in gran parte inconscio. Esso consiste in un complesso di regolazioni riflesse e automatiche del tono muscolare, dell'atteggiamento posturale, della mimica facciale e gesticolatoria, della distanza personale e dell'uso dello spazio circostante e così via.

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La distanza fra i corpiTutti gli animali vivono in una sorta di bolla virtuale che rappresenta la loro intimità e che ha il raggio della distanza di sicurezza, cioè quella che consente di difendersi da un attacco o di iniziare una fuga. Negli uomini, essa è di circa 60 cm., cioè la distanza del braccio teso.La "bolla" è un dato di natura, mentre la sua dimensione e il suo valore di intimità sono dati di cultura e quindi variano: l'infrazione alle regole "prossemiche", cioè alla grammatica che regola la distanza interpersonale, può generare una escalation, cioè far interpretare come aggressivi e invasivi, quindi degni di una reazione adeguata, dei movimenti di avvicinamento che non hanno questo significato nella cultura di chi li ha compiuti.

PROSSEMICA

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Pubblicità e cervello

Colpire al cuore il consumatore è il sogno proibito ed esplicito di chi, per mestiere, fa di tutto per convincere all'acquisto di una mercanzia. Un colpo ben assestato, e si cade nella rete della tentazione e della fedeltà: siamo, per incanto, prede e destinatari privilegiati del messaggio pubblicitario.La "magia" della relazione che lega la marca al suo consumatore nasce tutt'altro che dal caso.E' frutto del lavoro e della tecnica che, con l'aiuto di una buona stella creativa, riescono nell'intento di condurre per mano alla decisione d'acquisto.

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"Nel cyberspazio chiacchieriamo e litighiamo, ci impegniamo in rapporti intellettuali, facciamo commerci, ci scambiamo informazioni, ci sosteniamo emotivamente, facciamo progetti, ci scambiamo idee, pettegolezzi, odii e amori, troviamo amici e li perdiamo, facciamo giochi di tutti i tipi, creiamo un pochino di grande arte e un sacco di chiacchiere idiote. Facciamo insomma tutto ciò che si fa quando ci si incontra, solo che lo facciamo usando parole su un monitor, lasciandoci alle spalle i nostri corpi." (Rheingold 1992).

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Un cieco era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: “Sono cieco, aiutatemi per favore”.Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un’altra frase.Al pomeriggio il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato. Il pubblicitario rispose: “Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo”. Sorrise e se ne andò.Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto: “Oggi è primavera e io non posso vederla”.

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UN ALTRO ESEMPIO

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SE VOLETE APPROFONDIRE

LUISA CARRADA

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