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Daniele Belotti

Prefazione diGlenn Stromberg

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Dedicato alla memoria dei tanti,

troppi, amici che oggi

non sono più tra noi, in curva Nord,

portati via da un destino crudele

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Una curva, una fede. Io non sapevo che cosa volesse

dire una curva, calcisticamente parlando, prima di

venire in Italia e a Bergamo.

Adesso invece lo so benissimo. So che cosa vuol dire curva e,

in particolare, Curva Nord: un insieme di persone che vogliono

un bene immenso a una squadra e a una città, che si sentono

fieri di loro, che dedicano tempo, sentimento e denaro per

l’Atalanta e per Bergamo.Vorrei sempre vedere la Nord

come nella semifinale di Coppa delle Coppe col Mali-

nes nel 1988, o come nel 1992 in occasione della

mia ultima partita a Bergamo contro il

Torino in campionato.

Per me sono due ricordi indelebili. La partita col

Malines è indimenticabile per il tifo corretto e

sportivo, per l’atmosfera che c’era quella

sera: è stata la più grande emozione che

abbia mai provato in uno stadio, una

sensazione incredibile e molto positiva.

Indimenticabile anche l’atmosfera in

occasione della mia ultima gara al

Comunale: una curva tutta per me, mi

sembrava davvero di sognare.

Durante i miei otto anni all’Atalanta con i

tifosi ho anche avuto delle divergenze, come

accade in tutte le famiglie, ma quel giorno ho

capito che per voi la persona e il giocatore

Glenn Stromberg sono stati importanti. Non so

se me lo meritavo, ma credo che quello che voi mi

avete voluto far sapere sia stato qualcosa di

particolarmente positivo per me. Vi ringrazio

ancora per quel giorno. È un ricordo che dentro

di me vale quanto i campionati e le coppe europee

che ho vinto altrove.

Voglio vedervi sempre così, uniti, positivi e orgogliosi

della nostra Atalanta.Grazie

CAPITANO GLENN

PPrreeffaazziioonnee

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Un amore. Anzi, un folle amore. È questo che prova Bergamo per l’Atalanta e in

questo ardente rapporto il fuoco della passione è proprio la curva Nord.

Una curva che per la Dea dà tutto, talvolta anche in eccesso, come avviene quando

l’amore è troppo grande. Da quel 12 dicembre 1971, quando quei temerari sette

giovanissimi decisero di dare una svolta al modo di seguire ed incitare l’Atalanta

facendo così nascere i Commandos, la mentalità ultras ha preso sempre più piede a

Bergamo, tanto da fare della Nord una delle curve più rispettate e ammirate d’Italia.

Quanti sono i ragazzi che sono passati nel cuore del tifo atalantino in questi 33 anni?

Venti, trenta, quarantamila? Chi lo può dire, di certo una cosa è certa: la Nord ha

rappresentato e rappresenta tutt’ora il punto di maggiore aggregazione dei giovani

della nostra provincia (escludendo strutture storiche come gli oratori).

Non c’è altra realtà che riesca a far ritrovare, l’uno accanto all’altro, adolescenti e padri

di famiglia, disoccupati e professionisti, poveri e benestanti, laureati e ragazzi che non

hanno neanche finito la scuola dell’obbligo, militanti di sinistra e di destra. Tutti sotto

un’unica bandiera, quella nerazzurra, con l’orgoglio, forte, di essere bergamaschi.

Sicuramente della Nord e dei suoi supporters si è parlato molto, troppo, in senso nega-

tivo, enfatizzandone gli aspetti violenti, tanto da arrivare a definire Bergamo come “la

capitale della violenza”. Sì, è vero, non si può certo dire che gli ultrà nerazzurri siano

degli angioletti, ma ciò non significa che siano dei delinquenti.

Anzi, nella curva atalantina, non ci sono disadattati o emarginati, come più volte

si è detto e scritto, bensì normalissimi ragazzi che lavorano (tanto!), studiano, e

che vivono la loro fede per la Dea in modo intenso, smisurato.

Certo, questo è un aspetto difficile da comprendere per chi non conosce

la mentalità ultrà, ma va anche detto che l’ammirazione che gli ultrà

bergamaschi si sono conquistati sul campo nasce proprio dal loro

rigido rispetto di quel codice non scritto che “regola” il mondo delle

curve e che in primo luogo vieta l’uso di coltelli.

Ed infatti, in tanti anni, mai gli atalantini sono balzati “agli onori”

della cronaca nera per aver accoltellato un tifoso rivale.

Questo libro non ha la pretesa di essere la storia ufficiale della Nord, ma semplicemente

vuole raccontare le tante storie della curva, facendo rivivere un po’ di nostalgia a chi quei

momenti li ha vissuti, e facendo conoscere, ai più giovani, come si è evoluto il modo di

essere ultrà dell’Atalanta in questi ultimi trenta, e più, anni.

E per facilitare la lettura, spero veramente non noiosa di queste tante pagine, il libro

riporta quasi mille fotografie, molte delle quali inedite e frutto di una ricerca durata due

anni. Non mi resta che augurare a tutti una buona lettura, sperando di essere stato il più

obiettivo e preciso possibile.

Prima, però, un ringraziamento particolare a Glenn Stromberg, per aver subito dato la

sua disponibilità a scrivere la prefazione di questo libro.

Con la Dea nel cuore…

IInnttrroodduuzziioonnee

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Il campionato 1971/72 fa registrare il ritornodell’Atalanta in serie A dopo due anni di pur-gatorio in B. I nerazzurri ci erano arrivati dopo glispareggi con il Bari e il Catanzaro che avevanoconcluso, insieme all’Atalanta, la stagione tutte alsecondo posto a un solo punto di distacco dallacapolista.Negli scontri diretti la squadra bergamasca, alle-

nata da Giulio Corsini, era uscitavittoriosa conquistandosi così lapromozione nella massima serie(con il Bari la vittoria era arrivataa tavolino per l’invasione dicampo dei tifosi pugliesi).Il nuovo campionato riconfermala formazione che ha riportato lasocietà bergamasca in serie A:sono pochi gli innesti, ma traquesti si deve segnalare l’arrivo aBergamo di Ottavio Bianchi,strappato al Napoli.Con un’età media di quasi 24anni la squadra nerazzurra è la

compagine più giovane della serie A e conta tra lesue fila promesse del calibro di Giovanni Vavasso-ri (sì, proprio il mitico Vava), Adelio Moro, Giu-seppe Doldi e Sergio Magistrelli, il bomber. Pro-prio questi quattro giocatori vengono convocati,per la prima volta, il 10 novembre, nella naziona-le under 21 per la partita contro la Francia che sidisputa al Comunale di Bergamo. In casa, davantial proprio pubblico Magistrelli gioca una partitamemorabile infilando tre volte la rete avversaria: èlui il trascinatore del match. Il risultato finale sarà

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3 a 1 per gli azzurrini. Una bella soddisfazione peri giocatori atalantini che verranno riconfermati econvocati ancora con la maglia dell’under 21 perle partite di qualificazione della prima fase delcampionato europeo.La stagione per l’Atalanta, invece, si apre con loscontro a Milano con i campioni d’Italia in caricadell’Inter. Non poteva partire peggio visto cheMazzola e Boninsegna rimandano a casa la squa-dra di Corsini con due gol. Un risultato netto.La domenica successiva è la volta dell’esordio incasa: il pubblico bergamasco accoglie con entusia-smo la squadra.L’Atalanta si rifà battendo nientemeno che ilCagliari di Gigi Riva, la squadra che aveva vinto loscudetto nella stagione 1969/70. Riva, il terrore ditutte le difese, non risparmia nemmeno la porta diRigamonti, ma stavolta a chiudere l’incontro cipensano Moro e Magistrelli. Per l’Atalanta sono iprimi due punti in serie A.Quel pomeriggio al Comunale l’Atalanta vinceanche al botteghino: è record d’incasso con 217milioni di lire. I biglietti sono tutti esauriti e suglispalti sono in venticinquemila per il debutto casa-lingo dell’Atalanta. Una stagione partita alla gran-de visto che la promozione aveva già fatto regi-strare il record di abbonati, oltre 9600.Un segnale, però, è evidente: lo stadio ormai nonriesce più a contenere tutti i tifosi. Il mese succes-sivo, esattamente il 19 ottobre, si dà il via ai lavo-ri per il completamento della curva Nord (fino ad

Di nuovo in serie A,è salvezza tranquilla

CAMPIONATO1971/72

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INTER ATALANTA 2-0 0-1ATALANTA CAGLIARI 2-1 0-2JUVENTUS ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA FIORENTINA 3-1 0-2MANTOVA ATALANTA 1-0 0-2ATALANTA L.R.VICENZA 1-3 0-1SAMPDORIA ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA VARESE 1-0 1-0VERONA ATALANTA 1-2 0-0ATALANTA CATANZARO 1-0 1-1ATALANTA TORINO 0-0 0-1ROMA ATALANTA 1-0 1-1ATALANTA BOLOGNA 0-0 1-1MILAN ATALANTA 1-0 1-0NAPOLI ATALANTA 2-1 1-3

R I S U L T A T I A R

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annulla la rete per fuorigioco. A quel punto acca-de l’imprevedibile: su pressione dei giocatorimilanisti il direttore di gara va a consultare il guar-dialinee e decide di convalidare il gol. I giocatorinerazzurri insorgono e se la prendono con l’arbi-tro. Il girone di ritorno inizia con una bella vitto-ria sull’Inter al Comunale. Il marcatore della par-tita è Adelio Moro mentre il salvatore è il portiere

Rigamonti che nel finale para l’impos-sibile su due tiri di Facchetti e Bonin-segna. Solo qualche giorno dopo,Rigamonti è protagonista di uno spa-ventoso incidente stradale. Il 7 feb-braio, alla vigilia della partita con ilCagliari, il portiere dell’Atalanta, a bor-do della sua Fulvia Coupè, perde ilcontrollo e si scontra frontalmente conun’altra vettura. Le sue condizioni appaiono subitopreoccupanti: trasportato in ospedaledovrà subire anche un’operazione. Sela caverà con una prognosi di quaran-ta giorni, ma intanto il suo campiona-to è finito. Prende il suo posto Pianta.

Il campionato dell’Atalanta procede tra alti e bas-si, ma a cinque giornate dalla fine, la squadra èquasi al sicuro. La squadra di Corsini finisce la sta-gione in casa contro il Napoli. Ed è festa grande a Bergamo: i tifosi invadono ilcampo da gioco con le bandiere nerazzurre perdare la caccia alle maglie dei giocatori. Il campionato 1971/72 si chiude con la Juventuscampione d’Italia davanti a Milan e Torino, le suedirette inseguitrici, distanziate di un punto e conl’Atalanta che conquista la salvezza confermando-si la migliore delle squadre provinciali.

allora lo spicchio verso la tribuna coperta era unatribunetta di pochi gradini in legno). Con questointervento il Comunale avrà una capienza mag-giore e sarà in grado di ospitare cin-quemila spettatori in più.Nell’ambito degli stessi lavori verràcostruito anche il tunnel per i gio-catori verso gli spogliatoi, con l’in-gresso dalla curva Nord (prima igiocatori entravano in campo dallatribuna centrale).L’autunno non porta bene all’Ata-lanta. Se in casa la squadra di Cor-sini mantiene il passo, in trasferta èun disastro.E ci si mette anche il Vicenza, fana-lino di coda del campionato, che,addirittura, vince a Bergamo. Insomma, un novembre nero. Cambia musica invece a dicembre: l’Atalanta sisblocca battendo in casa il Varese. Ma la vera rea-zione si vede il 12 dicembre al Bentegodi contro ilVerona. I bergamaschi battono i gialloblu con unadoppietta di Leonardi dopo essere passati in svan-taggio per un autogol di Vavassori. Il 1971 si chiu-de a 11 punti, con un distacco di cinque punti dal-la zona retrocessione.Nelle ultime partite del girone di andata avvieneun curioso episodio “da moviola” come si direb-be oggi. È la partita Milan-Atalanta: per i rossone-ri segna Sogliano ma l’arbitro, un certo Mascali,

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I quattro giovani atalantini (da sin.) Magistrelli, Doldi, Vavassori e Moro con la maglia della nazionale under 21

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C L A S S I F I C A

JJUUVVEENNTTUUSS 4433MILAN 42TORINO 42CAGLIARI 39INTER 36FIORENTINA 36ROMA 35NAPOLI 28SAMPDORIA 28AATTAALLAANNTTAA 2266BOLOGNA 25L.R. VICENZA 23VERONA 22MANTOVA 21CATANZARO 21VARESE 13

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Nascono i Commandos

Èil 1971, l’anno del ritorno nella massimaserie. A Bergamo torna così l’entusiasmo e il

campionato 1971/72 fa registrare il record diabbonati, oltre 9600. Intanto in un angolo dellacittà, tra le vie Masone e Matris Domini, nasce laleggenda dei Commandos. I fondatori sono ungruppetto di ragazzi tra i 16 e 18 anni che si ritro-va praticamente tutti i giorni davanti alla fontanadelle poste centrali di via Locatelli o nella vicinalatteria in via Matris Domini. È la tipica compagnia di giovani. Abitano tutti incittà, e nel pomeriggio dopo la scuola o il lavoro,hanno il loro appuntamento fisso proprio almuretto della fontana. Le loro giornate scorronovia veloci tra due tiri al pallone, una “vasca” sulSentierone, i soliti discorsi da ragazzi con i lorosogni, le speranze di una generazione che si affac-cia agli anni Settanta con l’entusiasmo di chi èconvinto di lasciare il segno.E poi c’è la musica, imperversano i Beatles, maanche complessi nostrani come i Dik Dik e iCamaleonti, canzoni che diventavano la colonnasonora delle feste organizzate per rimorchiare leragazze. Ma la vera passione che li unisce è l’Ata-lanta. Seduti al tavolo della latteria del Jim, il

“vecchio” del gruppo, sfogliando le pagine de L’E-co di Bergamo, si parla sempre del campionato,dei giocatori, della partita appena disputata e diquella della domenica seguente.Se lo ricorda bene Geo che, fra l’altro, è stato l’ul-timo presidente della storia dei Commandos:«Eravamo una compagnia di ragazzi - racconta - tifo-si sfegatati dell’Atalanta. Molti di noi erano cresciutiinsieme perché abitavamo nello stesso quartiere. Altri,che poi sono entrati nel gruppo, li abbiamo conosciutiallo stadio o sui pullman del club Amici durante le tra-sferte. La nostra è stata un’amicizia nata nel segno diuna passione comune, quella per l’Atalanta».La domenica pomeriggio l’appuntamento fisso èallo stadio, in curva Sud. Qualche volta seguono la squadra anche in tra-sferta con i pullman organizzati dal club Amicidell’Atalanta. Ed è proprio in una di queste dome-niche lontane dal Brumana che nasce l’idea difondare un gruppo proprio, il primo gruppo orga-nizzato di tifosi nerazzurri. «Da noi a Bergamo -spiega Geo - il tifo vero, come lo intendiamo oggi, erainesistente. Se si guardavano gli spalti dello stadio sivedevano soltanto tanti cappelli e cappotti. C’era ognitanto qualche bandierina, ma niente di più. Durantele trasferte invece potevamo vedere come erano orga-nizzati nelle altre città i tifosi dei grandi club dell’epo-

12/12/71 - Verona-Atalanta - Gli atalantini in festa al Bentegodi; nella foto si riconoscono Mamo, Lucio, Fulvio, Carlo, Claudio, Darioe Mauri che poco dopo, sul pullman del ritorno, daranno vita ai Commandos

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d’accordo sul chiamarci Atalanta Commandos. Nellascelta del nome non ci fu nessun significato particola-re, men che meno politico; ci piaceva e basta». «Dareil nome Commandos ad un club - fu scritto, nel ’75,in uno dei primissimi numeri del giornalino delgruppo - era ed è per noi, un certo modo per distin-guere in due parti la massa dei tifosi: da una parte il“tifo organizzato”, dall’altra il pubbli-co che assiste in silenzio, senza incita-re la propria squadra, quando poi nonla fischia».Una delle prime iniziative delgruppo è quella di dotarsi dellostriscione da portare allo stadio, alBrumana come in trasferta, con ilnome del club. A confezionarlo,con la sua macchina da cucire, cipensa la signora Gambirasio,mamma di due ragazze della com-pagnia. Sei metri di lunghezza,metà nero e metà blu, con la scrit-ta bianca, a caratteri molto sempli-ci, “Atalanta Commandos”. Danotare il particolare di quella sortadi virgolette sulla scritta Atalanta,sul cui significato nessuno è riusci-to a ricordarne la motivazione. Lostriscione fa il suo esordio allo sta-

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9/1/72 - Atalanta-Bologna - Sulla recinzione della Sud debutta lo striscione dei Commandos; nella foto un’azione da gol di Magistrelli

ca come il Milan, l’Inter, il Torino, la Fiorentina o laSampdoria. Ne siamo rimasti affascinati e nello stessotempo incuriositi. La voglia di creare un gruppo nostroè nata sul loro esempio». E così, il 12 dicembre 71, durante una trasfertadelle tante, sette ragazzi della compagnia, LucioBazzana, PierMauro “Mamo” Rovetta, ClaudioSavoldelli, Maurizio Carsana, Carlo Agazzi, FulvioBresciani e Dario Malacarne, decidono di creare ilprimo gruppo organizzato di tifosi nerazzurri. Sitrovano tutti sul pullman del club Amici di ritor-no dalla trasferta a Verona. Quel giorno l’Atalanta, con al seguito oltre due-cento bergamaschi, ha appena espugnato il Bente-godi per 2 a 1 con una doppietta di Leonardi e unautogol di Vavassori conquistando la sua primavittoria esterna stagionale. La decisione di fondarei Commandos viene presa quella domenica sera,sull’onda dell’entusiasmo per la bella vittoria inriva all’Adige, sull’autostrada Milano-Veneziadurante il ritorno a Bergamo. Tra un’idea e l’altrasu come organizzare in modo costante lo svento-lio delle quattro bandiere e gli sporadici cori diincitamento che si alzavano fino ad allora daglispalti del Comunale, nasce, ovviamente, l’amleti-co dubbio su che nome dare al neonato gruppo.«Le proposte - ricorda Mamo - furono diverse, Briga-ta, Fossa, Fedelissimi, ma alla fine ci trovammo tutti

12/12/71Verona-Atalanta Su un pullman degli Amici,al ritorno dalla trasfertanascono i Commandos

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dio, per la prima volta, il 9 gennaio 72 in occa-sione della partita Atalanta-Bologna. Attaccato incurva Sud, sulla recinzione del campo dietro laporta, segna così il battesimo ufficiale del nuovogruppo. Un debutto non molto felice, visto chenon solo l’Atalanta non va oltre ad un pareggio areti inviolate, non riuscendo così a sbloccare ildigiuno di gol che persegue da ben 354 minuti,ma in più il tifo dei rossoblu spesso ha la megliocome riportano le cronache della partita: «Il Bolo-gna degli acciaccati (diversi giocatori felsinei eranoinfortunati) - commentava L’Eco di Bergamo nelresoconto dell’incontro - ha avuto egualmente il suoseguito a Bergamo e non è stato raro sentire l’incita-mento all’indirizzo dei petroniani, un incitamento cheè andato aumentando, col passare dei minuti, quandoil pareggio andava facendosi sempre più a portata dimano». La domenica successiva, 16 gennaio, lo striscionedei Commandos è esposto per la prima volta lon-tano dal Comunale; l’Atalanta gioca a San Sirocontro il Milan e oltre cinquecento bergamaschi,appostati nel secondo anello al centro con lo stri-scione appeso sulla balconata, fanno sentire tuttoil loro incitamento, ma purtroppo i nerazzurrisono sconfitti da Rivera e compagni per uno azero.

I Commandos si presentanoe aprono la prima sede

In quei primi mesi dell’anno, è il 1972, i ritmidiventano frenetici. I ragazzi, elettrizzati dalladecisione presa quella sera di dicembre, si dannoda fare su più fronti per costituire un vero e pro-prio gruppo dotato di una precisa organizzazione.I Commandos innanzitutto aderiscono al CentroCoordinamento clubs Amici dell’Atalanta e si pre-sentano ufficialmente già il 19 dicembre 71, aduna sola settimana dalla fondazione, in occasionedella 2^ Assemblea Triennale del club Amici, nelgremitissimo Teatro Alle Grazie, in viale Papa Gio-vanni. Con gli Amici i rapporti, in seguito, saran-no spesso piuttosto critici, tanto che i presagi sivedono già alla ufficializzazione dei Commandos.Tre anni dopo, infatti, sul giornalino del gruppo,l’articolo relativo alla terza assemblea generale siconclude con una punta polemica nei confrontidegli altri clubs ufficiali nerazzurri: «Tre anni fa -scrivevano - quando all’ultima assemblea il nostro lea-der Lucio pronunciò il nome del nostro club, allora conpochi giorni di vita, tutti i presenti scoppiarono in unarisata fragorosa. Cari signori, perché non ridete ancheadesso?». Dopo il passo dell’ufficializzazione delgruppo tra i sodalizi dei tifosi atalantini, i ragazzi

18/1/72 - Milan-Atalanta - Lo striscione dei Commandos, a San Siro, nel suo esordio in trasferta

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dei Commandos si mobilitano per trovare al piùpresto una vera e propria sede (fino a quelmomento i ritrovi erano all’aperto o alla solita lat-teria del Jim) per legittimare ancor di più la fon-dazione del club per avere un punto di riferimen-to sempre disponibile. In poco tempo riescono adaffittare, a 150 mila lire l’anno (!), un piccolo loca-le fronte strada, trovato dal Claudio Savoldelli, alcivico 28 di via San Tomaso.«È stata la nostra prima sede storica - spiega Geo -erano due piccole stanze ricavate da un vecchio nego-zio. L’avevamo addobbata tutta con bandiere dell’Ata-lanta, poster della squadra e poi, non contenti avevamoanche colorato le piastrelle di nerazzurro; l’appunta-mento fisso era il giovedì per la riunione ufficiale delgruppo e poi la domenica prima della partita: da viaSan Tomaso andavamo tutti allo stadio in corteo con lenostre bandiere e i tamburi. Ma ci ritrovavamo anchedurante la settimana per raccogliere le iscrizioni e orga-nizzare le domeniche. Il sabato pomeriggio invece lautilizzavamo per le feste. Del resto eravamo dei ragaz-zini: era un’occasione d’oro per invitare le ragazze. Simettevano soprattutto i lenti per ballare con loro,insomma, per un giorno, la sede diventava anche unasorta di balera».Quello delle festicciole del sabato è un particolareche ricorda anche la Gegia in un articolo pubbli-cato sul giornalino nel maggio ’78: «Ho conosciuto

i Commandos nel lontano 1974 - si leggeva - per unabanale coincidenza, infatti, ero giunta a una delle loro“feste” tramite l’invito di una certa Franchina che erauna delle ragazze che in quel periodo frequentava laloro sede. Mentre ci incamminavamo verso la vecchiasede di via San Tomaso, la mia amica mi raccontavache allo stadio i Commandos erano considerati dai piùgiovani non solo come degli “star” tra i tifosi dell’Ata-lanta, ma anche come ragazzi moderni desiderosi didivertirsi. Finalmente arrivammo in sede e devo rico-noscere che la prima impressione non fu molto positi-va; la stanza era piuttosto buia quindi non ero in gra-do di distinguere alcun viso, diversi ragazzi e ragazzeballavano, altri discutevano tra di loro. Non mi sonomai sentita così a disagio, mi riuscivano tutti antipati-ci e ricordo che anche se con altro termine, li ho defi-niti “fighetti” desiderosi di uscire dalla noia. L’unicacosa che desideravo era che quella festa finisse al piùpresto. Me ne stavo seduta quando verso sera è arriva-to il Lucio, l’ormai intramontabile capellone del club;forse solo allora ho cominciato a divertirmi. Mi erasembrato subito diverso, più semplice anche se solo orariconosco che il mio giudizio verso gli altri è statoavventato, infatti sono tutti tra i miei migliori amici».Sabato a parte, però, il resto della settimana vienededicato alle attività del gruppo, tra cui, fonda-mentale, la campagna tesseramento che alla primastagione raggiunge quota cinquanta iscritti (costo

30/1/72 - Atalanta-Inter - L’entusiasmo dei Commandos al primo incontro casalingo con una grande

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21/5/72 - Atalanta-Milan - Tra i Commandos aumentano anche le bandiere

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della tessera 500 lire). Come ogni buon club,anche i Commandos si dotano di uno statuto, unasorta di regolamento interno con i principi fonda-mentali del gruppo e le regole che tutti gli iscrittidevono seguire. Con lo statuto vengono assegnatigli incarichi e divisi i compiti: primo presidente ènominato Jim, il più anziano, nonché proprietariodella latteria di via Matris Domini dove i ragazzi sitrovavano tutti i pomeriggi; il vice è Mamo e Clau-dio Savoldelli è il segretario. A quel punto “l’asso-ciazione dei tifosi” era costituita. «Avevamo voluto dare da subito un’impostazione benprecisa al gruppo - rammenta Jim - con le regole daseguire e con la divisione dei compiti. Nello statuto eracontenuta anche la mentalità dei Commandos: lanostra filosofia era quella di seguire sempre la squadra,anche in trasferta, e sostenerla dal primo all’ultimominuto. E poi c’era il discorso della violenza che eraassolutamente bandita. Chi non seguiva questa regolaveniva espulso dal gruppo. Per tenere sotto controllo iragazzi alcuni di noi facevano i vigilantes in curva perevitare che facessero casino».

Lo Statuto dei Commandos

«Si costituisce a Bergamo il 12 dicembre 1971un club denominato Atalanta Commandos

con lo scopo di sostenere la squadra del cuore - l’Ata-lanta - e in secondo luogo di organizzare manifesta-zioni sportive». Così recita l’articolo 1 dello Statuto dei Comman-dos approvato il 20 dicembre 73. La filosofia del club fondato dai giovanissimi sup-porters atalantini è concentrata tutta nei quattrocommi dell’articolo 2 dove si enuncia lo spirito diresponsabilità collettiva nel prendere le decisionie la distanza presa da ogni corrente o partito poli-tico giustificata dal fatto che per i Commandosquesto gruppo ha carattere “assolutamente sporti-vo”. Si sottolinea anche che il club non ha fini dilucro ed è improntato alla pacifica convivenza.Un aspetto che lo statuto contempla esplicita-mente è il carattere sociale del gruppo. Così èscritto in un articolo uscito sul giornalino deiCommandos cinque anni più tardi, in occasione

2/4/72 - Atalanta-Verona - I Commandos cominciano ad attirare numerosi ragazzi

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dell’anniversario della nascita del club, dove siricordavano, e si riaffermavano, le ragioni cheavevano spinto dei ragazzi ad unirsi nel nomedell’Atalanta. «Il club ha una forza sociale - scrivevano - una forzadi attrazione sui giovani e un carattere di apertura edemocraticità… Il club dà a tutti quanti sono unitidalla comune passione nerazzurra l’occasione perincontrarsi, conoscersi e capirsi anche al di là dellacontingente partecipazione alla partita: il club non èun ente astratto, ma nasconde sotto lo striscione i cuo-ri e i cervelli di persone che si battono per un finecomune, senza interessi particolaristici. E sotto questopunto di vista il club ha una funzione profondamenteeducativa e formativa perché insegna ad accettare ilpunto di vista degli altri ed esprimere il proprio senzapolemiche né ripicche e consente un contatto umanosempre nuovo ma mai superficiale». Per dichiararsi iscritti è sufficiente la tessera vidi-mata per la stagione in corso e, cosa importante,sono considerati simboli ufficiali lo stendardocon la scritta “Atalanta Commandos” e tutto il

materiale propagandistico di produzione propria.Possono diventare soci, è scritto a chiare letterenell’articolo 3, «tutte quelle persone che accettano gliobblighi dello Statuto». Ma il gruppo si riserva, percosì dire, di accettare il socio secondo un suo giu-dizio insindacabile. Tra i suoi componenti il club annovera oltre aisoci ordinari anche quelli onorari, un riconosci-mento che può conferire soltanto l’assembleaordinaria dei soci su proposta del consiglio diret-tivo. In sostanza il “fortunato” ha diritto a tutte leagevolazioni riservate ai soci senza pagare la quo-ta di iscrizione. Ma gli iscritti hanno anche deidoveri ben precisi, come quello di difendere ilbuon nome del club, oltre al diritto di poter fre-quentare la sede. Tra le limitazioni, invece, anche nell’articolo 5viene riportato l’obbligo di non mostrare tenden-ze politiche «nel corso delle manifestazioni, allo sta-dio e alle riunioni del club». In sostanza i Com-mandos nascono come gruppo apolitico e aparti-tico tanto da vietare, attraverso lo Statuto, a qual-

Febbraio ‘72 - Foto di gruppo nella prima sede in via San Tomaso.

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siasi iscritto di fare propaganda politica. In modoparticolare allo stadio, il che significa niente ban-diere o striscioni inneggianti a simboli che nonfossero quelli dell’Atalanta. Come già accennato, gli organi interni sono l’as-semblea generale dei soci e il consiglio direttivo.La prima è composta da tutti gli iscritti al club eviene convocata una volta all’anno (in occasionedel bilancio), salvo convocazioni straordinarie.Presieduta dal presidente del club delibera a mag-gioranza dei presenti: ogni iscritto ha diritto ad unvoto. Ma quali sono gli argomenti trattati dall’as-semblea generale? I temi sono innumerevoli: si vadalla decisione di cambiare la sede, ai problemi dicarattere economico, alla discussione sulla posi-zione da occupare allo stadio solo per citarnealcuni tra i più dibattuti. Come in ogni associazione che si rispetti l’assem-blea ha anche il compito di nominare i membridel consiglio direttivo, l’organo decisionale delgruppo. Salta all’occhio una stranezza contenutanello Statuto e cioè che il numero dei componen-ti è indefinito: i ragazzi non hanno voluto indica-re un numero preciso lasciando così la possibilitàa tutti di proporre la candidatura e sperare di veni-re eletti. La carica, comunque, è della durata di unanno. I Commandos hanno inserito nel capitolo “Orga-ni del gruppo” anche il “Notiziario Atalanta Com-mandos” l’organo di informazione dei soci delclub: il giornalino, così recita l’articolo 27, puòtrattare tutti gli argomenti che risultano nei finidello Statuto, ma assolutamente «non deve offende-re le convinzioni morali, politiche e religiose dei letto-ri». Insomma si tratta di un giornale di informa-

28/5/72Atalanta-NapoliEcco come L’Eco descrivel’invasione pacificadell’ultima di campionato

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zione del club molto rigoroso, soggetto sempre algiudizio del consiglio direttivo, dove vengonoriportate e discusse tutte le questioni interne delclub. Tuttavia i Commandos non pongono alcunalimitazione alla libertà d’opinione dei soci: tuttiinfatti possono collaborare alla stesura del gior-nale con propri articoli.Un altro organo del gruppo è la rappresentativa dicalcio, la squadra amatoriale dei Commandos. «Icolori sociali della squadra - riporta l’articolo 34 del-lo Statuto - il cui nome ufficiale è “R.C. AtalantaCommandos” sono: maglia azzurra con bordi neri,calzettoni neri con risvolto nerazzurro e calzoncinineri» (molto utilizzata è però anche la magliaarancione). A questa si aggiunge il Gruppo podi-stico definito dallo statuto “l’organo rappresenta-tivo di massa del Club” che partecipa alle garenon competitive, tra cui la celeberrima “100 kmdel Passatore” (Faenza-Firenze).

La vera anima dei Commandos però emerge sol-tanto negli ultimi articoli del regolamento delgruppo: l’articolo 36 illustra chiaramente cosasignifica essere un membro dei Commandos. Lamentalità del gruppo, per l’iscritto, deve diventa-re parte integrante della sua vita tanto che le nor-me Statuto devono venire rispettate scrupolosa-mente da ogni componente del club.E non solo nelle riunioni ufficiali dei Comman-dos ma anche «entro le mura dello stadio, in casacome in trasferta, e nelle zone limitrofe nel raggio diun chilometro da esse». Questo vuol dire niente epi-sodi di violenza dentro e fuori lo stadio, nessunsimbolo politico ma soltanto cori, incitamenti estriscioni per l’Atalanta. Per chi trasgredisce c’èsempre l’articolo 38, l’ultima norma dello statuto,che prevede il richiamo, la diffida o l’espulsionedal club contro chi viola i principi contenuti nel-lo Statuto.

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29/3/72 - La prima uscita dei Commandos su L’Eco di Bergamo

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Quel maledetto autogol di Vianello…

CAMPIONATO1972/73

L’Atalanta riparte dalla serie A, ma il sogno del-la permanenza nel massimo campionato duraben poco.La stagione 1972/73 si preannuncia deludente per inerazzurri che rimediano la più pesante sconfitta del-la loro storia contro il Milan di Nereo Rocco (che peròverrà “punito” dalla Juventus che l’ultima giornata glistrapperà uno scudetto che sembrava già cucito sullemaglie rossonere) e ritornano in serie B dopo un

rocambolesco finale di cam-pionato. La squadra del restonon gira, ma soprattutto nonsegna.Nel calciomercato estivo dal-l’Atalanta se ne sono andatigiocatori del calibro di Moro,Doldi e Magistrelli, finiti inblocco all’Inter, mentre daMilano sono arrivati Pellizza-ro e Ghio. Vavassori passa al Napoli per150 milioni di lire, mentreLeoncini finisce al Mantova.Della vecchia guardia riman-

gono: Bianchi, Divina, Maggioni, Pianta, Pirola, Sac-co e Savoia. L’Atalanta, poi, acquista Vernacchia dal-l’Empoli, giocatore che si rivelerà una promessa man-cata, il centrocampista Carelli e il centravanti Musiel-lo. Sul fronte societario c’è la riconferma del presi-dente Achille Bortolotti.Miro Radici rimane vice presidente e Sergio Nessi con-sigliere delegato. Unica nota positiva del campionato è l’affermazionea livello nazionale di un giovane tornitore di Cernu-

sco sul Naviglio, che gioca da libero, promosso dallegiovanili in prima squadra da Giulio Corsini: stiamoparlando dell’indimenticato Gaetano Scirea, cresciutonel vivaio nerazzurro, affermatosi campione con laJuve e con la Nazionale con la quale vinse il Mondia-le nell’82, e poi scomparso in un tragico incidentestradale il 3 settembre 89. La stagione all’Atalanta diventa per lui un vero e pro-prio trampolino di lancio che lo catapulterà, ancoragiovane, alla Juventus dove diventerà un indiscussocampione, uno dei più grandi liberi della storia delcalcio.La prima occasione di mettersi in luce per Scirea gliviene offerta nella prima partita di campionato: l’Ata-lanta gioca fuori casa contro il Cagliari di Gigi Riva,Nenè e Domenghini e rimedia uno 0-0 dignitoso.A fare la differenza è proprio il reparto difensivo cheregge bene contro il temibile bomber cagliaritano.Scirea gioca anche nella partita successiva con ilNapoli perché sostituisce Savoia infortunato: il risul-tato finale è ancora 0-0. Corsini si dice soddisfatto del suo reparto difensivo edel centrocampo. Il problema è l’attacco. Se ne accorgerà la domenicasuccessiva contro il Milan a San Siro: una giornataassolutamente catastrofica che vedrà la squadra neraz-zurra soccombere sotto una valanga di reti. La scon-fitta è umiliante: 9-3.Chi finisce sotto accusa è proprio Savoia che si è ripre-so il suo posto da titolare a scapito di Scirea. La criti-ca non glielo perdona. La prima vittoria a Bergamoarriva contro il Torino.Il gol è di Musiello, un esordiente di 18 anni, che infi-

CAGLIARI ATALANTA 0-0 0-0ATALANTA NAPOLI 0-0 0-1MILAN ATALANTA 9-3 1-1ATALANTA VERONA 0-1 1-1SAMPDORIA ATALANTA 0-0 2-0ATALANTA TORINO 1-0 1-2BOLOGNA ATALANTA 1-0 0-1ATALANTA LAZIO 1-1 1-2ATALANTA INTER 0-0 0-0ROMA ATALANTA 2-0 0-1TERNANA ATALANTA 0-0 0-0ATALANTA PALERMO 1-0 2-1JUVENTUS ATALANTA 0-0 2-0ATALANTA FIORENTINA 1-1 0-4L.R. VICENZA ATALANTA 1-1 1-0

R I S U L T A T I A R

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la di testa il portiere granata a sei minuti dalla fine.Diventa l’idolo della tifoseria, i titoli dei giornalisono tutti per lui, si parla di giovane promessa masarà soltanto un fuoco di paglia. La sfida contro i gra-nata però passerà alla storia per un clamoroso erroredell’arbitro Lattanzi. Al 75’ fischia la fine dell’incon-tro, con ben quindici minuti d’anticipo!I giocatori si dirigono verso gli spogliatoi ma la pan-china dell’Atalanta si dirige verso l’arbitro. Accortosidell’errore fa riprendere la gara. L’Ata-lanta continua la sua marcia a singhioz-zo perché prima perde a Bologna, mariesce a strappare due importanti pareg-gi con la Lazio e l’Inter che penalizzanoproprio la squadra bergamasca.La domenica successiva si va tutti aRoma contro la squadra del mago Her-rera che proprio la vigilia butta lì unpronostico: vincerà la Roma due a zero.Purtroppo per i bergamaschi, ci azzeccain pieno.Nel girone d’andata, che l’Atalanta con-clude a 13 punti, da segnalare il pareg-gio a Torino contro i campioni d’Italiadella Juventus e la caldissima partita conla Fiorentina dove protagonista della gara sarà l’arbi-tro Michelotti che regalerà un rigore ai viola, scate-nando le furiose proteste del pubblico orobico. Perfortuna all’ultimo secondo della partita Vianellopareggia ed evita il peggio.Il girone di ritorno inizia bene per l’Atalanta che,come prima cosa, strappa un dignitoso pareggio conil Milan dopo la clamorosa sconfitta dell’andata.

Ma nelle giornate successive la squadra di Corsini siperde: prima la sconfitta al Comunale ad opera dellaSampdoria, e poi quella con il Torino. Vince però conil Bologna e, soprattutto, contro la Roma che, tra l’al-tro, naviga in piena zona retrocessione alle spalle del-l’Atalanta. Queste gare regalano un po’ di sicurezzaalla squadra bergamasca, tanto che anche la stampalocale è convinta che l’Atalanta si salverà.Del resto basta guardare la classifica a tre giornate

dalla fine: Palermo e Ternana sonospacciate, il Vicenza è a quota 19, laSampdoria ha 20 punti, la Roma 22, ilVerona 23 e poi ci sono Atalanta eNapoli a 24. Non c’è ancora la mate-matica ma i bergamaschi si sentonosicuri. Arriva però la Juve che a Bergamosegna due gol e vince. Mancano ancora due partite con la Fio-rentina e il Vicenza che non sembranopreoccupare i bergamaschi.La sconfitta con i viola è pesante e ricac-cia l’Atalanta nell’incubo retrocessione.Già perché nel frattempo le altre vinco-no e così alla vigilia dell’ultima di cam-pionato la situazione è questa: Atalan-

ta, Roma, Verona 24 punti, Sampdoria e Vicenza 22punti. Una di loro andrà in B. Atalanta e Vicenza sigioca il 20 maggio: il Comunale è gremito ma la bef-fa è in agguato. L’Atalanta regala la vittoria al Vicenzacon un autogol di Vianello che sorprende Pianta.A quel punto i bergamaschi, che hanno gli stessi pun-ti della Roma, Samp e del Vicenza retrocedono per lapeggior differenza reti.

C L A S S I F I C A

JUVENTUS 45MILAN 44LAZIO 43FIORENTINA 37INTER 37TORINO 31BOLOGNA 31CAGLIARI 29NAPOLI 28VERONA 26ROMA 24SAMPDORIA 24L.R. VICENZA 24ATALANTA 24PALERMO 17TERNANA 16

21/5/73 - Atalanta-Vicenza - La disperazione dei giocatori atalantini dopo l’autogol di Vianello che costa la retrocessione in B

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Dalla Sud alla Nord: il cuore del tifoneroblu cambia curva

La stagione 1972/73, la seconda in serie Adopo la promozione agli spareggi di Bologna

del ’71, non parte certo bene per i tifosi atalanti-ni. Alla terza di campionato, il 7 ottobre, i neraz-zurri subiscono la più pesante sconfitta della loroquasi centenaria storia: 9 a 3 a San Siro contro ilMilan! Un passivo che per anni i tifosi milanisti,ad ogni incontro contro l’Atalanta, ricorderannoscandendo in coro i numeri da uno a nove. Nel frattempo i Commandos continuano la loroattività, anche se, perso l’euforico entusiasmo deiprimi momenti e complici pure gli scarsi risultatidella squadra dell’allenatore Giulio Corsini, gliiscritti a fine stagione risulteranno praticamente

dimezzati, toccandola misera quota di 28soci.È importante ricor-dare che ci stiamoriferendo alla prei-storia del tifo ultras,quindi non devonoassolutamente sor-prendere, in negati-vo, queste cifre,soprattutto se para-gonate alle migliaiadi ultrà bergamaschidegli anni seguenti. Nonostante i tessera-ti si siano ridotti,

allo stadio i Commandos iniziano a raccogliereintorno a loro un numero sempre crescente digiovani e non fanno mai mancare il loro incita-mento, neanche in trasferte proibitive comeCagliari, Roma, Napoli e Terni. Se per gli incontripiù lontani da Bergamo i viaggi vengono effettua-ti in tre o quattro in auto o in treno, per le desti-nazioni più vicine i Commandos si avvalgonodelle carovane di pullman organizzate dal clubAmici. «Tra noi ci si metteva d’accordo - spiega Jim -perché si andasse tutti a prenotare il posto il primogiorno di apertura delle iscrizioni, in modo da ritro-varci poi sullo stesso bus, solitamente il numero 1». Al Comunale, intanto, si registrano i primi inci-denti sulle tribune, anche se non si può certoaffermare che la violenza da parte dei tifosi ata-lantini sia una novità, visto che si hanno tracce dizuffe e scazzottate fin dagli anni venti nelle sfidecon la Trevigliese e le squadre milanesi. Emble-matico, in tal senso, è quanto riportato da RenatoRavanelli nel libro “Atalanta 80”: «Nel campionato1923/24 i tifosi scrivono una delle loro prime paginenere dopo una vittoria del Saronno per 1 a 0 alla Cle-mentina (il vecchio campo da gioco; l’attuale Bru-mana risale infatti al 1928). Ritenendo, al solito,l’arbitro colpevole del misfatto, un gruppo di scalma-nati lo insegue con la bava alla bocca per l’ira e il fia-tone. Infatti il direttore di gara è raggiunto solo allastazione di Treviglio: e giù botte da orbi. Fiocca così laprima squalifica ufficiale del campo. Il bis, tra l’altro,si fa attendere solamente un anno; stavolta i tifosinerazzurri se la prendono con i supporters del Como.E pensare che sul campo la squadra lariana era statasconfitta 2 a 0! A tavolino il risultato viene capovoltoa favore dei comaschi e l’Atalanta si ritrova all’ultimo

Nella foto in basso lacurva Nord come si presentava

prima dell’ampliamento(un’immagine di fine anni ’60con Dell’Angelo tra i dirigenti

Previtali e Leidi) enella foto a fianco durante i lavori(Atalanta-Mantova del 27/2/72)

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posto alla pari con Trevigliese e Canottieri Lecco».Tornando alle intemperanze del campionato1972/73 i primi episodi si registrano il 3 dicem-bre 72 in occasione dell’incontro casalingo conl’Inter; in un movimentato dopopartita, infatti,alcuni tifosi bergamaschi se la prendono, all’usci-ta degli spogliatoi, con gli interisti Corso e Bonin-segna. L’auto del Mariolino nazionale quasi vienerovesciata, mentre quella del centravanti subiscenotevoli danni alla carrozzeria; Bonimba reagiscevivacemente nei riguardi dei contestatori e solograzie all’intervento della polizia può ripartire perMilano con la vettura ammaccata. Un mese dopo, il 7 gennaio, al Comunale è discena la Fiorentina; al 73’ a causa di un rigoreconcesso ai viola dall’arbitro Michelotti, uno deifischietti più discussi del periodo, dalle tribunearriva in campo una pioggia di bottigliette e dialtri oggetti. Con la Sampdoria, il 4 marzo, invece la battagliascoppia in curva Nord, dove in due riprese, pocoprima dell’inizio della partita e poi nell’intervallo,atalantini e doriani vengono alle mani. La peggiotocca ai liguri con un trentaquattrenne finitoall’ospedale per una bottigliata in testa e il suoamico che gli era accanto svenuto per lo spavento.Anche nel dopopartita gli animi restano caldi: lasconfitta per 2 a 0 rimediata dai nerazzurri provo-

ca la pesante contestazione dei bergamaschi e afarne le spese è Carlo Pirola, difensore dell’Ata-lanta, che vieneaggredito ad insul-ti da parte di ungruppetto di tifosiincazzati.Anche negli altristadi del resto ilclima si surriscal-da spesso sulle tribune, tanto che a Torino, con igranata, i Commandos perdono lo striscione!(vedi pagine seguenti)Una data storica per la tifoseria atalantina è il 18marzo 73 e al Comunale si gioca Atalanta-Bolo-gna: è la domenica in cui i Commandos si trasfe-riscono in curva Nord, dando così inizio alla leg-genda di una delle curve più importanti del pano-rama ultrà italiano ed europeo. Alle origini dello spostamento due motivi: il pri-mo, il costo del biglietto che in curva Nord è piùeconomico di circa il 20% rispetto a quello dellaSud (nelle partite normali, in Nord si paga 2000lire mentre in Sud 2400). Ma perché questa differenza di prezzo? «Il motivodi questo sconto in curva Nord - spiega l’ex segreta-rio dell’Atalanta Giacomo Randazzo - era dovuto alfatto che la visuale era disturbata dal sole, mentre la

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1972/73 - I Commandos cambiano curva per il cartellone delle Terme di Trescore che impedisce l’esposizione dello striscione

4/7/73Atalanta-SampdoriaScoppiano i primi incidenticon i tifosi avversari

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Sud era all’om-bra; questa tariffaridotta era ormaiuna tradizioneconsolidata che

eliminammo solo nel 76 quando uniformammo i prez-zi delle due curve». Il secondo motivo, ma non perquesto meno importante, è il famigerato cartello-ne pubblicitario “Terme di Trescore”, posto incurva Sud a ridosso della gradinata, che impediscel’esposizione in balconata dello striscione; gliultras vivono per il proprio striscione, che è il sim-bolo e la bandiera del gruppo, quindi l’impossi-bilità di poterlo attaccare proprio sulla balconatada cui si fa il tifo è una condizione insopportabi-le. E così, con il boom degli striscioni dei vari club,al Comunale scoppia anche la questione dei car-telloni pubblicitari che si protrarrà per qualcheanno (ma di questo argomento ne parliamo piùavanti). La Nord, in particolare la balconata vicina alla tri-buna coperta, infatti ha ancora degli spazi nonoccupati dalla pubblicità ed inoltre, si può, comedichiarato dai Commandos a L’Eco di Bergamo,«far sentire l’appassionato incitamento ai giocatorinerazzurri sin dall’ingresso in campo» consideratoche l’accesso degli spogliatoi è proprio sotto la

Nord (è questa la motivazione ufficiale dello spo-stamento). Nella “nuova” curva il tifo cresce sia inquantità che in qualità, migliorando nell’organiz-zazione con bandiere sempre più grandi (quelladel Lucio è gigantesca) e striscioni più elaborati.Ma è in occasione della incredibile e sciagurataultima di campionato in casa con il Vicenza (20maggio) che si registra la più grossa novità nelmodo di incitare: per la prima volta, infatti, com-paiono tra i Commandos i tamburi. Una svolta storica, tra i primissimi in Italia, nellostile del tifo che però, purtroppo, non porta for-tuna visto che l’Atalanta, sconfitta per 1 a 0, cono-sce la più assurda ed inaspettata retrocessione del-la sua storia. I tamburi li procura, alla vigilia della sfida salvez-za con i biancorossi, il povero Fulvio Bresciani(scomparso in un tragico incidente nel ’75 a soli21 anni) che impegnando la propria chitarra econ l’aggiunta di una faticosa colletta tra i soci piùattivi, acquista dal principale negozio di strumen-ti musicali in città, il Ghisleri, una batteria diseconda mano completa anche di piatti. Ma ladelusione e la rabbia per la tragica sconfitta con ilVicenza sono troppo forti e provocano la duracontestazione della tifoseria tanto da obbligare igiocatori nerazzurri a lasciare lo stadio da unaporta secondaria.

18/3/73 - Atalanta-Bologna - In una panoramica della Nord è visibilela nuova postazione dei Commandos

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1188//33//7733AAttaallaannttaa--BBoollooggnnaaI prezzi dei biglietti

dei vari settoridel Comunale;

come si può notarela Nord è più

economica della Sud

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Lo striscione perso a Torino

Se lo Statuto dei Commandos proibiva agliiscritti di rendersi protagonisti di azioni di

violenza è anche vero che qualche scazzottata allostadio ogni tanto era inevitabile. È passata allastoria quella dell’11 marzo 73 al vecchio stadioComunale di Torino. L’Atalanta gioca contro la squadra granata. È ilTorino di Pulici e Sala che quella domenica scon-figge 2 a 1 i nerazzurri. L’Atalanta va subito in van-taggio nei primi minuti della partita con Carelli,ma viene raggiunta e superata dal Toro. In quattrominuti prima pareggia Pulici e poi il gol partita diRampanti. “Una sconfitta che si poteva evitare” titolava l’Eco diBergamo nella cronaca del lunedì. «I nerazzurrihanno giocato meglio - giudicava Elio Corbani -rispetto alla disastrosa prova con la Samp, ma hannosciupato buone occasioni in fase di realizzazione». Epoi: «La soddisfazione purtroppo manca o è comunquelargamente attenuata, proprio perché c’è in tutti laconsapevolezza di aver subito una sconfitta immerita-ta, comunque evitabile. L’Atalanta di oggi non è sicu-ramente apparsa inferiore al Torino». Questa la cronaca della partita. Ma facciamo unpasso indietro.

È domenica: iCommandos si appresta-no ad affrontare la trasferta di Torino con il lorosolito entusiasmo muniti di sciarpe, magliette edel loro mitico striscione.I tifosi bergamaschi occupano la curva Filadelfia,quella dei sostenitori della Juventus: davanti aloro la curva Maratona dei tifosi del Torino. Sem-bra una partita come tante con cori, sfottò e ban-diere. Ma durante l’incontro gli Ultras granata,con un’incursione inaspettata nel settore degli

20/5/73 - Atalanta-Vicenza - Grande tifo dei Commandos per lo “spareggio” salvezza con il Vicenza

2200//55//7733AAttaallaannttaa--VViicceennzzaa

Per la prima volta fannola loro comparsa i tamburi

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18/3/73 - Atalanta-Bologna - I Commandos fuori dall’hotel San Marco festeggiano, insieme al club Amici di Nembro,la vittoria con i rossoblu, ma anche la prima uscita del nuovo striscione

ospiti, approfittando di un attimo di distrazionedei bergamaschi, da sotto, riescono a strappare lostriscione dei Commandos appeso in balconata ese lo portano in curva come un trofeo di guerra.Al termine dell’incontro lo striscione verrà brucia-to dai granata sotto gli occhi di sette temerariCommandos che si erano spinti fin dentro laMaratona per riprenderselo.Di questo episodio, a distanza di anni, ci sonodiverse versioni tra cui quella di Carlo Agazzi rac-contata in un articolo del giornalino nel 1978: «Ècon vero piacere - esordiva - e con tanta nostalgia chevi narro la vicenda che ci avuti protagonisti cinqueanni fa al Comunale di Torino. Quella resterà sempreuna giornata indimenticabile. Infatti a quei pochi evecchi Commandos ne capitarono di tutti i colori».«Avevo 17 anni - continuava Carlo - il club era giàstato fondato ed allora come adesso seguivamo la squa-dra in trasferta e data l’esuberanza e l’incoscienza,ogni viaggio era un’avventura. La partita iniziò moltobene per l’Atalanta, infatti Carelli dopo pochi minutidal fischio d’inizio segnò il gol del provvisorio vantag-gio; ma per nostra sfortuna Rampanti e Pulici ribalta-rono la situazione a favore dei granata. L’incontro sirisolse con la sconfitta dell’Atalanta ma non fu questala causa del nostro principale dispiacere. Accaddeinfatti che verso la fine del secondo tempo il nostro vec-

chio glorioso striscione cadde nelle mani dei famigera-ti (anche allora erano famosi) Ultras granata che sene impossessarono anche furbescamente a scapito del-la nostra buona fede ed anche di tanta, tanta inge-nuità. Sorpresa sgomento e rabbia quando ce ne accor-gemmo!».E così Lucio, Mamo, Carlo, Jolly, Claudio, Geo eDario, decidono di andare a riprenderselo. «Era-vamo decisi a riprendercelo e allora finì che quei setteCommandos partirono decisi a tutto. E successe di tut-to. I carabinieri ci negarono il loro aiuto, ma non cidammo per vinti, fu facile raggiungere la curva gra-nata e lì iniziò una furibonda rissa. Che botte! Matutto fu vano: lo striscione non venne recuperato, l’u-nica consolazione fu, una volta tanto anche per noi, diaverle suonate di santa ragione!».Ha inizio da quell’episodio la rivalità con i tifosidel Toro che sfocerà, anni dopo, in veri e propriscontri. Cinque anni dopo saranno proprio i tifo-si atalantini a restituire ai granata “il favore”, econ gli interessi.Dopo quella partita, però, era necessario prepara-re un nuovo striscione. A realizzarlo ci pensa ilLucio che, per accelerare le operazioni, la dome-nica successiva ci sarebbe stato di scena al Comu-nale il Bologna, non esita a restare a casa inmalattia una settimana per imbastire, con l’aiuto

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della madre, il nuovo stendardo. Il secondo stri-scione della storia dei Commandos, rispetto alprimo, presenta però una novità: accanto allascritta “Commandos” compaiono due simbolicostituiti da un pugno e una mano che indica la“V” di vittoria. La scelta non piace a tutti e all’in-terno del gruppo nascono i primi dissapori: ilpugno, allora simbolo dei gruppi estremisti disinistra, è al centro delle contestazioni della mag-gioranza dei fondatori. Era un simbolo ideologi-co che non poteva essere accettato visto che ilgruppo si era definito, fin dalla sua costituzione,apolitico. Alla fine la linea presa dai Commandosè una via di mezzo: il pugno, tra l’altro della

mano destra, sarebbe rimasto sullo striscione manon come immagine politica. Il pugno con la “V”,è stata questa poi la linea del gruppo, stavano asignificare semplicemente un generico “uniti sivince” senza allusioni a nessun partito. A distan-za di anni è il Mamo, uno dei fondatori, che spie-ga come è andata la storia: «Quel pugno aveva pro-vocato molte discussioni. Ero stato io, insieme ad altri,a volerlo. Avevamo idee di sinistra e avremmo volutodare questa impronta anche ai Commandos. Non tut-ti però erano d’accordo. La maggioranza vedeva nelpugno soltanto un simbolo di unione. E visto che la“V” stava per vittoria, si optò per il motto “uniti si vin-ce” e si chiuse la polemica».

1188//33//7733 -- AAttaallaannttaa--BBoollooggnnaa -- Una data importante: i Commandos sono per la prima volta in Nord e debutta anche il nuovo striscione

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Un campionato deludente, nonostante leaspettative della vigilia. L’Atalanta, partita

per risalire subito in serie A, chiude la stagionesolo all’undicesimo posto. E in serie B ci resterà alungo. I nerazzurri infatti risaliranno nella massi-ma serie soltanto nel 1977. Una permanenza chenessuno immaginava così lunga. Alla base degliscarsi risultati di questo campionato bisognaannotare una campagna acquisti fallimentare e il

cambio dell’allenatore. La società stessa nel merca-to estivo decide di rinnova-re in toto la squadra perrenderla più competitiva. Einfatti gli acquisti dell’an-no precedente che avevanodeluso nel corso della sta-gione passata vengono tut-ti ceduti, Giuliano Musiel-lo e Raffaello Vernacchia inprimis. Lasciano Bergamoanche Ottavio Bianchi,Giovanni Sacco, GiancarloSavoia, Alberto Carelli,Antonio Maggioni e PietroPianta. Il presidente Achil-le Bortolotti richiama inve-ce Gianfranco Leoncini,

suo vecchio pallino, ed inoltre acquista il portiereRenato Cipollini, il mediano Giorgo Vignando, ilterzino Mario Manera ed il centravanti Fabio Bon-ci che, insieme a Sergio Pellizzaro e Giovanni Piro-la, dovrebbe, nelle speranze dei tifosi, essere unamacchina da gol (non a caso uno dei cori più in

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Via Corsini, arriva Heriberto Herrera

CAMPIONATO1973/74

voga all’inizio della stagione al Comunale è pro-prio “Bonci, Pirola, Pellizzaro olè”). Già alla pri-ma di campionato, a Como, le speranze dei tifosisi scontrano con la dura realtà di una sconfitta (1-0) rimediata con una prestazione molto incertache ha mostrato evidenti carenze di gioco. I limitidella squadra si evidenziano ancor di più neldebutto casalingo, quando il Novara fa il bottinopieno al Comunale. Due partite, zero punti. La situazione migliora nelle due seguenti gare,entrambe fuori casa. Il pareggio a Taranto e la vit-toria ad Arezzo (gol di Gattelli) riportano fiducianell’ambiente. Con il Varese sono altri due punti,seguono poi la sconfitta per 1 a 0 a Terni ed ilpareggio interno con l’Ascoli. A questo punto, si sono giocate solo sette giorna-te, giunge la sorpresa: viene esonerato l’allenatoreGiulio Corsini ed al suo posto arriva HeribertoHerrera, un nome importante, già sulla panchinadella Juventus. Una scelta che divide la tifoseria.Con il tecnico paraguayano in panchina la situa-zione non cambia, anzi peggiora. Nella gestioneHerrera fioccano un sacco di pareggi (alla finesaranno ben dodici, di cui otto a reti inviolate)mentre le vittorie sono otto, tutte per 1 a 0. Uni-che eccezioni il 3 a 0 in casa con la Reggiana e il 2a 1, all’ultima giornata con il Bari. Con i bianco-rossi pugliesi l’Atalanta ottiene il massimo pun-teggio: all’andata, causa una invasione di campodei sostenitori locali, Gaetano Scirea e compagnisi portano a casa un 0-2 a tavolino.

COMO ATALANTA 1-0 1-0ATALANTA NOVARA 0-1 0-1TARANTO ATALANTA 0-0 0-1AREZZO ATALANTA 0-1 0-0ATALANTA VARESE 2-1 1-0TERNANA ATALANTA 1-0 1-0ATALANTA ASCOLI 1-1 1-1ATALANTA REGGINA 0-0 0-1PALERMO ATALANTA 0-0 1-1ATALANTA BRESCIA 1-0 0-1PERUGIA ATALANTA 0-0 0-1ATALANTA CATANZARO 0-0 0-0CATANIA ATALANTA 1-0 0-1ATALANTA BRINDISI 0-0 1-2REGGIANA ATALANTA 1-0 0-3ATALANTA SPAL 0-0 1-3PARMA ATALANTA 1-1 1-1ATALANTA AVELLINO 1-0 1-2BARI ATALANTA 0-2 1-2

R I S U L T A T I A R

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so momento vissuto dodici mesi prima dall’Ata-lanta quando, a tre giornate dalla fine, la salvezzasembrava ormai al sicuro. Alla fine andrà tuttobene, se così si può dire. I nerazzurri chiudonoall’undicesimo posto: la risalita in Serie A per que-st’anno è rinviata. A fronte di una stagione davvero incolore per lasquadra nerazzurra c’è un episodio curioso dasegnalare, la prima partita senz’auto. È il 3 dicem-bre 73 e la crisi del petrolio impone agli italiani dilasciare a casa l’adorata macchina: sono le conse-guenze della crisi economica che ha colpito l’Ita-

lia all’inizio degli anni Settanta. Ecosì, per assistere all’incontro con ilBrescia, i tifosi nerazzurri si trasfor-mano in veri e propri sportivi e sirecano al Brumana, chi a piedi e chiin bicicletta, attraversando le stradedella città insolitamente deserte esilenziose. Una descrizione dell’at-mosfera insolita che regna nei din-torni dello stadio la fornisce l’Eco diBergamo: «Già poco dopo mezzogiornocolonne di tifosi nerazzurri si sonoincamminati tranquillamente verso via-le Giulio Cesare: altri, più tardi, hannodovuto allungare il passo per arrivare intempo per l’inizio dell’incontro. Va dettoche chi si è servito dell’autobus non haavuto da lamentarsi in quanto il servizioè risultato ottimo. Ci sembrava, mentre

si stava avvicinando l’inizio del derby lombardo dellaserie B, di vedere una grande marcia non competitivae parallelamente, uno dei tanti raduni cicloturistici».

Sotto accusa finisce soprattutto il reparto offensi-vo. Se si escludono le retrocesse Reggina, Bari eCatania, l’Atalanta risulta la squadra con il minornumero di reti fatte. Sono solo ventiquattro(altrettante i gol subiti), tanto che il capocanno-niere risulta essere Fabio Bonci con cinque reti,seguito da Emanuele Gattelli e Sergio Pellizzarocon quattro a testa. Tra le poche soddisfazioni per i tifosi, la vittoria incasa del Varese, squadra dominatricedel campionato, è sicuramente quel-la più importante. Il gol di Manera e una prestazionedeterminata in difesa, soprattuttonella ripresa, regalano la seconda vit-toria esterna della stagione ottenutasul campo (va aggiunta quella di Baria tavolino). Mancano poche giornatealla fine e la squadra di Herrera cercacon il Parma, nel penultimo incontrocasalingo del campionato, a tre gior-nate dalla fine, il punto della mate-matica salvezza. Sì, proprio la salvez-za in serie B. C’è da dire che la situa-zione non è così grave come sembrao come la dipinge la stampa locale,ma è impossibile dimenticare lo sci-volone dell’anno precedente. Tuttihanno paura e prima di dichiararsi sicuri preferi-scono attendere il verdetto della matematica. Delresto la situazione non può che riportare allo stes-

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C L A S S I F I C A

VVAARREESSEE 5511AASSCCOOLLII 5511TTEERRNNAANNAA 5500CCOOMMOO 4466PARMA 39TARANTO 39PALERMO 39NOVARA 38SPAL 38AREZZO 37AATTAALLAANNTTAA 3366BRESCIA 36CATANZARO 35AVELLINO 35PERUGIA 34REGGIANA 34BRINDISI 34REGGINA 34BARI 28CATANIA 26

In primo pianol’allenatore Giulio Corsini:viene esoneratodopo sole sette giornate

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della tifoseria (la tribuna, infatti, saluta l’ingressoin campo di Herrera con un lungo applauso), néda L’Eco di Bergamo che riduce «la tanto temutacontestazione ad un paio di episodietti che si segnala-no più che altro per il loro aspetto… umoristico», simanifesta con uno sciopero del tifo durante il pri-mo tempo (striscioni compresi) condito da fischiall’indirizzo del neo allenatore e da rudimentalistriscioni di carta inneggiati a Giulio Corsini. Intanto il consenso per questo nuovo modoappassionato di sostenere la squadra, affascinasempre di più i giovani tifosi atalantini tanto chenon solo i tesserati dei Commandos salgono aquota 62, ma addirittura cominciano a nascerenuovi gruppi.

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Ottobre ‘73Foto di gruppo dei

Panthers di Dalmine

18/11/73 Atalanta-Reggina - La contestazione a Herreracon gli striscioni inneggianti a Corsini

20/10/73 - Arezzo-AtalantaLo striscione dei Panthers in evidenza allo stadio di Arezzo

I Commandos non sono più soli; in curva Nord spuntano i Panthers

Dopo l’incredibile retrocessione, l’Atalantariparte dalla serie B confermando in pan-

china Giulio Corsini che, però, viene esoneratogià alla settima giornata. Al suo posto viene chiamato Heriberto Herrera.Tra i tifosi più caldi il cambio d’allenatore nonviene gradito (Corsini, bergamasco doc, è consi-derato una bandiera dell’Atalanta) e al debutto deltecnico paraguayano al Comunale, il 18 novembrecontro la Reggina (0 a 0 il risultato) scatta la pri-ma contestazione organizzata della storia dellaNord. Niente di particolarmente eclatante, ma checomunque dà un segnale che, anche in curva, sipossono prendere delle posizioni ben chiare. Laprotesta, per altro non condivisa né da gran parte

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24/3/74 - Ascoli-Atalanta - Foto di gruppo degli atalantiniad Ascoli, una delle prime lunghe trasferte in pullman

2244//33//7744AAssccoollii--AAttaallaannttaaI bergamaschiall’interno dello stadioDel Duca(“simpatico” l’ascolanoa sin. che fa le corna)

Ad affiancare gli scatenati Commandos, infatti,arrivano in curva Nord i Panthers, fondati il 3 set-tembre 73 e costituiti da una quarantina di giova-ni della zona di Dalmine. Il nuovo club, che hasede presso il Bar Cinzia di Dalmine non fa man-care il proprio striscione anche in molte trasfertealle quali partecipa, almeno alle più accessibili,con una ventina di soci sotto la guida del presi-dente Giulio Maffioletti (i Panthers faranno regi-strare la loro presenza in curva per cinque-seianni, fino al campionato 1978/79).I giovani ultrà atalantini sono carichi di entusia-smo: il tifo, ancora elementare nei cori, è guidatodal mitico Lucio e da Roberto Filetti, il responsa-bile dei tamburi, meglio conosciuto come Palmer(il soprannome, tanto per chiarire, deriva da CarlPalmer, il più grande percussionista del periodo).«Ad ogni riunione - spiega il Palmer - raccomanda-vamo di picchiare forte, ma piano, per evitare di rom-pere le pelli dei tamburi che fra l’altro costavano parec-chio». «C’è da dire - continua il Palmer - che il rul-lante e il muto (è un altro tamburo che compone labatteria) non erano attaccati alla balconata comeavviene oggi, bensì erano sistemati sugli scalini addi-rittura con il loro treppiede». «Per quanto riguarda icori, invece - precisa il Jolly - non erano continuicome adesso, ma si facevano diverse pause tra un can-to e l’altro».Pur in una stagione dalle scarse soddisfazioni, itifosi della Nord, in particolare i Commandos,non mancano mai di seguire, anche lontano dalComunale, la squadra (portano lo striscioneanche ad Avellino, 10 giugno) e talvolta rischiano

anche lo scontro come ad esempio ad Ascoli (24marzo), dove, in una delle prime trasferte a lungoraggio organizzate in pullman, la trentina di ultràbergamaschi non ha avuto un’accoglienza moltoospitale, assalita con sputi e insulti dai tifosi mar-chigiani. Le intemperanze, d’altronde, cominciano a con-notare molte partite del campionato italiano; aBari, ad esempio, l’incontro con l’Atalanta, dopoil precedente allo spareggio di Bologna del ’71,viene sospeso, addirittura al 34’ del primo tempo,a causa di una nuova invasione di campo dei tifo-si biancorossi imbufaliti per un rigore non con-cesso dall’arbitro Martinelli di Catanzaro per unpresunto fallo di Percassi su Casarsa a cui faimmediatamente seguito il vantaggio dei neraz-zurri con un gol di Gattelli. Al termine degli incidenti, che non hanno coin-volto i pochissimi supporters atalantini al seguito,si contano diciotto tifosi baresi feriti, sei fermati eventi poliziotti contusi.

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Scoppia la grana dei tamburi

Il loro debutto risale al 20 maggio 73 in occa-sione della sciagurata partita casalinga con ilVicenza che ha segnato la rocambolesca retroces-sione in B dell’Atalanta. Da allora hanno accom-pagnato costantemente il tifo della curva Nord,creando però forti malumori tra gli spettatoridegli altri settori per il loro continuo frastuono.Ad un solo anno dalla loro prima apparizione alComunale, i tamburi dei Commandos finisconogià nell’occhio del ciclone. A sferrare l’attacco con-tro “l’incessante rollio” proveniente dalla curva

Nord è il club Amici nellasua rubrica settimanale suL’Eco di Bergamo. Il 15 maggio 74, infatti,per tutelare la società dallemulte provocate propriodai tamburi (può sembra-re assurdo, ma nei primianni ’70 secondo la LegaCalcio l’utilizzo di trombea batteria e strumenti apercussione da parte delpubblico reca danno agliavversari) il Centro Coor-dinamento, dopo l’ennesi-

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10/2/74 - Atalanta-Como - I Commandos in azione; sul finire del campionato la società vieta l’uso dei tamburi

1100//66//7744AAvveelllliinnoo--AAttaallaannttaa

Lo striscionedei Commandos

non manca neancheallo stadio Partenio

ma ammenda da parte della Lega Calcio di 800mila lire, «invita i Commandos a lasciare a casa itamburi, limitandosi ad esprimere a voce il loro incita-mento alla squadra». «Il nostro - continuavano gliAmici - non vuole essere né un rimprovero né unaimposizione, ma un invito a collaborare con la societàche non può permettersi il lusso di versare alla Legasottoforma di multa il 30 per cento dell’incasso netto,come è avvenuto per l’ultima gara casalinga».Dopo ampia discussione interna, il direttivo deiCommandos decide a malincuore di rinunciare aitamburi e per questo sacrificio l’Atalanta non lesi-na ringraziamenti. Con una lettera firmata dal consigliere delegatoEnzo Sensi (da sempre disponibile interlocutorecon la tifoseria più appassionata tanto da diventa-re, qualche anno dopo, egli stesso socio dei Com-mandos), pubblicata la settimana successiva nellaconsueta rubrica degli Amici su L’Eco, «la societàringrazia in modo sincero e sentito il club dei Com-mandos per la sensibilità e l’ulteriore prova di attacca-mento ai nostri colori palesate in occasione della parti-ta con la Reggiana. Sappiamo benissimo cosa significaper Lucio Bazzana e compagni rinunciare ai tamburi ealle trombe e appunto per questo il loro incitamentovocale vale enormemente. Ancora grazie e cordialisaluti». Non poter arroventare le pelli dei rullanti edelle gran casse per gente come il Palmer e Mauri-

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Achille Bortolotti: «Oggi andatepure allo stadio con i tamburi e spe-riamo che portino buono. Non ciinteressa la multa; io come voi, sonoinnanzitutto un amico dell’Atalantae voglio che essa torni alla vittoria.Pertanto se il sostegno dei tamburiservirà ad aiutare Marchetti e com-pagni ben vengano le multe». E insala, in particolare nelle soliteultime file, scoppia il tripudio!La tregua dura fino alla secondagiornata del campionato succes-sivo (1975/76), quando, il 5ottobre 75, i Commandos, sulleali dell’entusiasmo per la vittoriacasalinga con il Catanzaro,seguono l’Atalanta nella trasfertadi Vicenza portandosi anche rul-lanti e grancasse. La società sibecca l’ennesima multa (100mila lire) e dal club Amici ini-ziano ad arrivare una serie diavvisi di lasciare a casa i tamburiper le successive partite casalin-ghe. Lucio, Palmer e compagnistavolta non mollano e, così, la società intervieneconvincendo il club Amici a pubblicare, dopo lapartita con la Ternana (e l’ennesima multa, questavolta 170 mila lire) nella sua rubrica un altro duroattacco ai Commandos e ai Superstar (di questogruppo ne parleremo più avanti visto che rappre-senta una delle radici da cui nasceranno le BrigateNeroazzurre) dal titolo “Basta con i tamburi!” a cuine fa seguito un altro, ancora più pesante, quindi-

zio Morea (il vicecapo tamburi), non è certo faci-le. Dopo quasi tre mesi di astinenza nella stagione1974/75, infatti, l’1 dicembre 74, alla 3^ Assem-blea triennale del club Amici, al Teatro alle Grazie,prende la parola, come portavoce dei Comman-dos, l’emozionatissimo Renzo “Dedo” Zanini(delegato ai rapporti con il Centro Coordinamen-to). E tra gli applausi delle ultime file (tutti Com-mandos!) chiede di poter riportare allo stadio itamburi. Inaspettata la risposta del dottor Sensi,asceso in quel periodo alla carica di presidentedell’Atalanta per le temporanee dimissioni di

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1978/79Un’immagine della Nordper evidenziare quanti tamburi vengono utilizzati; si è arrivatiaddirittura ad usarne 35tra Commandos, Brigate e Sbandati

1155//55//7744 -- Ecco il primo “invito” del Club Amici a non portareal Comunale i tamburi pubblicato su L’Eco di Bergamo

2233//1100//7755Il secondoavvertimento degliAmici per i tamburi

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2299//99//7733 -- CCoommoo--AAttaallaannttaa -- Migliaia di bergamaschi seguono la squadra in riva al Lario per la prima di campionato

ci giorni dopo, prima della gara casalinga del 9novembre contro l’Avellino, titolato “Allo stadiosenza i tamburi”. La reazione dei Commandos nonsi fa attendere. Nella partita con gli irpini in curvaNord non si vedono né tamburi né bandiere perprotesta non tanto nei riguardi della società, ben-sì contro il club Amici, che tra l’altro, alcuni gior-ni dopo, quasi come presa in giro, ringrazia tuttipubblicamente, in particolare i Commandos,anche a nome della società «per la dimostrazione dimaturità sportiva offerta» dai sostenitori nerazzurridella curva Nord. La tensione è alta e a questopunto il segretario generale dell’Atalanta GiacomoRandazzo convoca il Jim, presidente dei Com-mandos, per un incontro chiarificatore con unrappresentante del Centro Coordinamento. Allariunione, a sorpresa, si presenta anche Elio Cor-bani, allora come oggi potentissimo giornalista de

L’Eco e leader indiscusso del club Amici. Comin-cia il dialogo, poi la bagarre e alla fine le acque siplacano, ma l’atmosfera resta comunque tesa. Perrisolvere la grana dei tamburi sarà necessario unaltro incontro, a distanza di un mese, questa voltanella sede dei Commandos, con Sensi e Randaz-zo. «Il dottor Sensi (passato alla vicepresidenzadopo il “ritorno” di Bortolotti) - è riportato nelresoconto della riunione - dapprima ha sottolineatol’importanza del tifo organizzato ed ha elogiato inmodo particolare i Commandos che, sono parole sue,“lo svolgono in modo encomiabile”. Quanto ai tambu-ri, il segretario Randazzo ha riconosciuto l’enormefascino che essi esercitano in modo particolare suibambini (ed ha citato il caso personale di suo figlio),spettatori potenziali di domani e quindi ha sottolinea-to il vantaggio economico che ne potrebbe derivare allasocietà. D’altra parte ha ribadito che le multe hanno

una notevole incidenza sul bilancio socie-tario e che bisogna evitarle assolutamen-te. Si è così giunti all’accordo di portare itamburi allo stadio, ma di suonarlimoderatamente e ad intermittenza; ilresponsabile, Palmer, si è impegnato intal senso e d’altra parte il dottor Sensi hadetto di aver compiuto dei passi presso laLega perché i tamburi non siano conside-rati rumori di disturbo». Da quell’in-contro i tamburi diventano una pre-senza fissa in curva Nord tanto daraggiungere numeri altissimi.Si pensi che nel campionato 1979/80si arriverà a contarne, tra Comman-dos e Brigate, addirittura trentacinquetutti attaccati in balconata!77//1111//7755 -- Non c’è due senza tre: ecco il terzo minaccioso ultimatum pubblicato su L’Eco

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Non solo spettatori:i Commandos si danno ancheal calcio giocato e alle camminate

Gli ultrà della Nord non risparmiano maienergie la domenica sugli spalti ed è per

questo che, forse, le loro avventure calcistiche,inteso con il pallone fra i piedi, non hanno maidato dei grandi risultati. I Commandos, infatti, fin dai primi anni hannouna squadra che colleziona quasi solo sconfitte.Le partite si svolgono soprattutto in città, al cam-po Carnovali, contro rappresentative di aziende edi altri club atalantini. Sono i tempi in cui vanno di moda le mitiche“Tepa”, le scarpe da ginnastica e da calcio con la“V” bianca sul dorso, e le magliette da calcio sonoquelle modello “strozzacollo”, nel senso che ilgirocollo è talmente stretto da strozzarti.Lucio & compagni indossano, fin dalle primeuscite, una divisa dalla maglia arancione e panta-loncini bianchi, colori che cambieranno solodopo una lunga serie di sconfitte. Poi si opterà peri più amichevoli colori nerazzurri (maglia azzurra

con doppia banda orizzontale sul lato sinistro,sul modello della vecchia maglia del Monza, e lostemma del club sul petto); ma neanche con ilneroblu i risultati cambiano molto.Epiche sono le sfide, nella seconda metà deglianni ’70, tra i gruppi della Nord. Spulciando tra lecronache del giornalino dei Commandos spunta,a metà novembre ‘76, una partita contro gliUltras. La premessa, nell’articolo, fa già intuire il risulta-to dell’incontro: «Premettiamo innanzitutto - si leg-geva - che le partite da noi disputate amichevolmentenon mirano minimamente al risultato, ma a consenti-re ai soci più attivi nel club di cimentarsi nello sportdei loro beniamini». Insomma, una scusa bella e buona per giustifica-re la pesante sconfitta (9-3) dovuta, secondo il“cronista”, allo spietato opportunismo degliUltras che avrebbero sfruttato con un sacco di tirialti la statura “napoleonica” del portiere, per l’oc-casione il piccolo grande Jim. Ma è con le Brigate Neroazzurre che i Comman-dos tirano fuori le palle. Sarà che hanno alle spal-le una sonora bastonata per 16 a 2, oppure percelebrare degnamente il settimo anniversario del-

11997744 -- Un’immagine della squadra dei Commandos

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la fondazione del gruppo (lapartita si disputa infatti il 12dicembre 78), sta di fatto che lemaglie arancioni si riscattano ela spuntano sulle Bna per 7 a 6dopo una combattutissima par-tita. Oltre alle gare saltuarie, i gruppidi tifosi hanno l’opportunità disfidarsi tra loro in occasione delTorneo Sprint organizzato dalclub Rinascita di Ponte San Pie-tro. La formula della competizione èparticolare: svolgimento del tor-neo in una sola giornata, conuna serie di partite consecutiveda tempi ridotti. Squadra domi-natrice del torneo si rivela quel-la degli Sbandati vincitrice didue edizioni, nel ‘75 e nel ’76.La squadra del club di Petosinoconferma la sua netta superiori-tà anche nel Trofeo Fulvio Bre-sciani, il torneo organizzato daiCommandos in memoria del

11997744 -- I Commandos impegnati nel torneo di Valtesse

MMaaggggiioo ‘‘7777 -- La squadra degli Sbandati, dominatrice del 2^ Torneo alla memoria di Fulvio Bresciani

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giovane socio fondatore tragicamente scomparsonell’estate del ’75. Dal ’76 al ’78 hanno così luogosul campo dell’oratorio di Carnovali tre edizionidella competizione riservata esclusivamente aiclub atalantini. Otto le squadre partecipanti (iCommandos si limitano solo all’organizzazione),la prima edizione viene vinta dal Bar Luciano diUrgnano, mentre nelle due seguenti sono ancoragli Sbandati a spuntarla sul club 4 Torri e l’annosuccessivo sul club Borgo Palazzo.L’euforia dei tifosi della Nord, però, è talmenteesagerata che non riescono ad accontentarsi didisputare partite di calcio “normali” e tornei tra-dizionali; ecco quindi che nell’81 gli Sbandati,probabilmente dopo un’allegra bevuta in compa-gnia, ideano e organizzano una 24 ore di calcio acui partecipano diversi tifosi nerazzurri in partico-lare della curva Nord.Tornando ai Commandos, va precisato che nellaloro attività non c’è solo il calcio. Infatti, oltre a seguire numerosi, dopo gli incontricasalinghi dell’Atalanta, con tanto di tamburi alseguito al Palazzetto dello sport l’Alpe, la squadracittadina di basket, sulla spinta della travolgentepassione del Lucio per la corsa, nel ’75 organizza-

11997755 -- Un’altra fotografia del team dei Commandos

11997766 -- Il gruppo sportivo del principale gruppo della Nordsul campo dell’oratorio di Nembro

no, in una pausa del campionato, la “Caminadanerazzurra”, una marcia non competitiva a cuipartecipano ben 330 podisti.

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Un campionato segnato dalla sfortuna. L’A-talanta nella stagione 1974/75 non solo

subisce sconfitte sul campo, ma persino tra lemura di casa propria: una crisi a livello dirigenzia-le porta alle dimissioni del presidente, e, come senon bastasse, all’esonero dell’allenatore e ad unaserie di squalifiche ai giocatori.

Si parla di mancanza di tempera-mento da parte della squadra, dicarenze tattiche, di ingenuitàdifensiva, ma anche di errori dimentalità e, all’inizio, anche dimancata intesa tra giocatori e iltecnico Heriberto Herrera. Ladecisione di non mettere in for-mazione la punta Alberto Rizza-ti costa infatti l’esonero delmister, giunto tra l’altro dopo ledimissioni di Achille Bortolotti ela nomina di presidente di EnzoSensi. A sole sette giornate dall’i-nizio del campionato di serie B inerazzurri navigano già in catti-ve acque. Sebbene la gara internacon il Brindisi avesse fatto bensperare (2-0), le successive due

trasferte ad Avellino (2-0) prima e a Taranto poi(1-0) mettono in mostra tutti i limiti di una squa-dra che in fase d’attacco dimostra serie difficoltànel concretizzare. Gli stessi Rizzati e GiulianoMusiello risultano tutt’altro che in una situazionedi buona forma e la difesa pare fare acqua da tut-te le parti. Ma, a fare la differenza, difficile non

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Un anno no: si dimette Bortolotti, esonerato Herrera

CAMPIONATO1974/75

ammetterlo, è il centrocampo con quel ToninoRocca, soprannominato “Furia” dai tifosi dellaNord, che arriva a Bergamo solo a novembre edesordisce in serie B nella sfida contro il Taranto.Catanzaro saluta l’esordio del nuovo allenatoreAngelo Piccioli ma purtroppo la sconfitta è anco-ra in agguato (1-0), sebbene in quella gara siavvertano cenni di ripresa da parte dei nostri.Dopo nove giornate la situazione non sembraessere cambiata, con un solo punto raccolto nelleultime quattro partite, mentre Verona e Perugiaguidano la classifica con altre sei squadre alle spal-le distaccate di pochi punti. Due partite dopo aMarassi contro il Genoa, l’Atalanta subisce l’enne-sima batosta (1-0), ma guadagna fortunatamentealmeno un pareggio, tra l’altro meritatissimo, ladomenica successiva in casa del Novara (1-1), gra-zie ad una rete di Rizzati. È questo l’anno che vede la partenza del giovaneGaetano Scirea per la Juve, per quanto inizialmen-te il club bianconero avesse dato ad intendere cheil giocatore sarebbe potuto rimanere a Bergamoancora per una stagione, e l’arrivo di Gian PietroMarchetti, che si alterna a Giorgio Mastropasquanel ruolo di libero. Alla dodicesima giornata l’Ata-lanta accoglie in casa il Brescia, in un derby chenon vede nessun gol gonfiare le reti delle rispetti-ve porte (nella sfida di ritorno invece avranno lameglio le rondinelle, 1-0). La classifica a questopunto mostra i nerazzurri sotto di sei punti rispet-to alla terza in graduatoria (il Perugia nel frattem-po continua a fare la parte del leone, tallonato da

ATALANTA VERONA 1-2 0-1PALERMO ATALANTA 1-1 0-0ATALANTA ALESSANDRIA 1-0 1-1REGGIANA ATALANTA 1-1 1-2ATALANTA BRINDISI 1-0 1-2AVELLINO ATALANTA 1-0 1-2TARANTO ATALANTA 1-0 0-1ATALANTA AREZZO 0-0 1-1CATANZARO ATALANTA 1-0 0-1ATALANTA COMO 1-0 0-1GENOA ATALANTA 1-0 1-0NOVARA ATALANTA 1-1 0-1ATALANTA BRESCIA 0-0 0-1ATALANTA PARMA 3-1 2-1PERUGIA ATALANTA 3-0 1-2ATALANTA FOGGIA 3-1 1-3SPAL ATALANTA 1-0 1-3ATALANTA SAMBENED. 1-0 1-1PESCARA ATALANTA 1-1 2-2

R I S U L T A T I A R

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Verona, Novara e Brescia) e come se non bastasseperde via via per infortuni vari giocatori comeMarchetti e Gattelli (lo stopper Antonio Percassisi rivelerà a fine campionato l’unico giocatore adisputare tutte le partite). La sfortuna sembra pro-prio perseguitare i nerazzurri che nel frattempoaccumulano anche una serie di squa-lifiche. Insomma nulla in questocampionato sembra davvero girareper il verso giusto. Già a metà stagione sfumano le spe-ranze di una possibile promozionein A: le zone alte della classificarimangono solo un lontano mirag-gio. Sono questi i momenti dellepolemiche in cui i giocatori vengonoaccusati di essere schiavi di una men-talità individualistica e per questo siconsiglia a mister Piccioli di comin-ciare ad immettere nella squadra lin-fa nuova, ragazzi della Primavera.Sebbene misuratissime nel numero,questo campionato regala comunquequalche soddisfazione vera ai suoitifosi, come in occasione delle sfidecontro il Parma e il Foggia, entrambe vinte per 3-1. In certe occasioni la squadra dimostra quindidi possedere carattere, come del resto accadeanche a Palermo e a Reggio Emilia, dove rimontail gol di svantaggio. Ma la discontinuità è di casanerazzurra. E infatti contro il Verona, alla ventesi-ma giornata (la domenica prima di accogliere in

casa il Palermo, allora terzo in classifica), l’Ata-lanta viene sconfitta per una rete a zero, subendoil dodicesimo gol su punizione. La trasferta suc-cessiva ad Alessandria (1-1) fa guadagnare unpunto prezioso ai nerazzurri, grazie all’unico tiroin porta dell’incontro, ma dimostra anche i limiti

di carattere di una squadra incapacedi reagire dopo aver subito il golavversario. E la classifica parla sempre più chia-ro: pochi punti di vantaggio dalla ter-z’ultima ma, a differenza delle diretteconcorrenti che inseguono la salvez-za, l’Atalanta non fa gioco, gol esoprattutto fa fatica a vincere in tra-sferta. Il girone di ritorno riporta incasa nerazzurra anche i buoni risulta-ti: le vittorie su Reggiana (2-1), Avel-lino (2-1), ma non solo. Contro ilPerugia, e in occasione delle festivitàpasquali, l’Atalanta riesce a fare aisuoi tifosi un bel regalo. Quel succes-so (2-1) viene guadagnato sottoun’acqua scrosciante e un freddopungente.

Dopo la sconfitta rimediata a Foggia (3-1), seguela vittoria per tre a uno sulla Spal, il pareggio intrasferta contro la Sambenedettese (1-1) e quelloin casa all’ultima partita della stagione contro ilPescara (2-2). L’Atalanta chiude il campionato 1974/75 conqui-stando il sesto posto in classifica.

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C L A S S I F I C A

PERUGIA 49COMO 46VERONA 45CATANZARO 45PALERMO 43ATALANTA 39GENOA 38FOGGIA 38BRESCIA 37PESCARA 36SAMBENED. 36NOVARA 35SPAL 35BRINDISI 35TARANTO 35AVELLINO 34REGGIANA 34ALESSANDRIA 34AREZZO 33PARMA 30

Capocannonieredell’Atalantacon 8 retiè l’estroso Augusto Scala

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I veronesi in curva Nord, che botte!

Per gli ultrà bergamaschi la nuova stagione sipresenta subito calda; il 29 settembre 74,

prima di campionato, al Comunale arriva il Vero-na e scoppiano i tafferugli.

Per la prima volta una tifoseria avversaria vieneallo scontro con gli atalantini proprio nel tempiodel tifo nerazzurro (il precedente con i doriani eraaccaduto prima dello spostamento in Nord daparte dei supporters orobici più caldi): cinque-cento sostenitori gialloblu, infatti, in tempi in cuii settori riservati agli ospiti sono ben lungi davenire, prendono posto al centro della Nord pri-ma ancora dell’ingresso dei tifosi bergamaschi.Cominciano ad entrare in curva gli atalantini chenon ci stanno a vedersi scippato il loro settore einizia la reazione, ma i numeri sono ancora net-tamente a favore dei veronesi, tra l’altro dotatianche di tre tamburi. Quando, però, l’Atalanta passa in vantaggio i ber-gamaschi passano al contrattacco. Scoppia la rissae come riportava L’Eco «a più riprese si scorgonomovimenti sussultori sulle gradinate di curva: volanobotte e “volano” anche tifosi». Nella ripresa il Vero-na pareggia e poi passa in vantaggio scatenandonuovamente i tafferugli, sedati stavolta dall’inter-vento delle forze dell’ordine che requisiscono,scriveva il giornalista de L’Eco, anche «alcuni nodo-si rami che avrebbero potuto diventare pericolosi nellemani di esagitati».

2299//99//7744 -- AAttaallaannttaa--VVeerroonnaaLe Brigate Gialloblu “sbagliano” curva e si mettono al centro della Nord

2299//99//7744 -- AAttaallaannttaa--VVeerroonnaa - Dopo il vantaggio dell’Atalanta scoppiano gli incidenti in Nord tra bergamaschi e veronesi

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È probabile, comunque, che i veronesi non fosse-ro al corrente del cambio di curva da parte deisupporters atalantini (l’ultimo precedente alComunale tra le due squadre risaliva infatti al 29ottobre 72) visto che in quei tempi le informa-zioni sul mondo ultrà non erano certo diffusecome oggi.Intanto i Commandos sono sempre più l’asseportante della Nord e, nonostante i gravi proble-mi finanziari e la forzata assenza (militare!) disoci fondatori come Lucio, Mamo e Fulvio, conti-nua la crescita dei tesserati che raggiungono quo-ta 131; il gruppo, inoltre, visto l’inaspettato sfrat-to dai locali di via San Tomaso, trova anche unasede nuova, sempre nei pressi dello stadio, in unoscantinato in Borgo Santa Caterina. Ma le principali novità della stagione 1974/75sono la vendita dei primi distintivi, sia adesivi chein stoffa, con il logo del club (importante perchérappresentano il debutto per la tifoseria nerazzur-ra dei gadgets; il prezzo è di 200 lire per gli adesi-vi e di 500 lire per le toppe), ma soprattutto ladistribuzione in curva del giornalino intitolato,semplicemente, “Atalanta Commandos”. È pro-

prio grazie al notiziario che i vertici del gruppocercano di diffondere la nuova mentalità del tifo-so ultras: già nei primi numeri, infatti, si leggononumerosi articoli atti a spronare il pubblico adincitare la squadra invece di restare passivo o peg-gio fischiarla e contestarla al minimo errore.Emblematico quanto scriveva Maurizio: «Il miosogno? Vedere la curva Nord tutta nerazzurra; sarebbeuna cosa meravigliosa assistere ad una partita tra deci-ne e decine di bandiere e sentire centinaia di personeche affollano le gradinate, gridare, almeno una voltatutte assieme, “Forza Atalanta”». «È vero - continuava - che l’attuale classifica non sti-mola e non invoglia la gente a incoraggiare i neraz-zurri in campo, ma è altrettanto vero che incitandolicon fischi e imprechi contribuisce solo a peggiorare lecose. Carissimi tifosi, da oggi dimenticate per un paio

2299//99//7744 -- AAttaallaannttaa--VVeerroonnaa - Un’altra fase degli scontri tra nerazzurri e gialloblu

2299//99//7744AAttaallaannttaa--VVeerroonnaaContinuano i tafferuglie i veronesi ritiranogli striscioni

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d’ore di essere avvocati, geometri, ragionieri ecc. e pro-vate ad unirvi a noi e vedrete che se la squadra vince-rà la soddisfazione sarà molto più bella».Se da una parte i toni degli articoli fanno presa trai più giovani, dall’altra, invece, si inasprisce la

spaccatura tra la Nord (a dir la verità solouna parte) e il resto del Comuna-

le; è proprio in questo perio-do, infatti, che iniziano icori di insulti verso i set-tori più “silenziosi”, inparticolare la coper-ta, tanto che non èraro che dalla curvasi alzi un “tribuna,tribuna vaffancu-lo”. E così, mentrei Commandos conla loro trascinantementalità gettano lebasi per l’affermarsidi una grande curvaultras, all’interno del

Centro Coordinamento irapporti sono costantemente

all’insegna della diffidenza reci-proca: ai continui solleciti a contribui-

re al tifo allo stadio, dal club Amici si persevera,invece, a limitarsi alle cene con i giocatori, oltreche a considerare i tifosi della curva solo comedegli esaltati scalmanati.

La Nord, quindi, prosegue la sua vorticosa cresci-ta; da un anno ai Commandos si sono affiancati iPanthers e ora inoltre fanno il loro ingresso incurva anche gli Sbandati e gli Ultras-Fossa Neraz-zurra, due gruppi che daranno un grosso impulso,sia in casa che lontano da Bergamo, al tifo atalan-tino.

2299//99//7744AAttaallaannttaa--VVeerroonnaa

Il settore dei Commandosprima dell’inizio della partita

11997744//7755Il primo adesivo

della Nord con il logodei Commandos 11997744//7755 - Continuano a crescere i tesserati dei

Commandos che arrivano a quota 131

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11997755//7766La magliettadegli Ultras-Fossa

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Da Valtesse all’Immacolata,ecco gli Ultras-Fossa

La mentalità ultras continua a spopolare tra igiovani atalantini ed infatti con l’inizio di

questo campionato spunta in curva Nord un nuo-vo importante gruppo, gli Ultras-Fossa.«Siamo nati dalla fusione di due compagnie - spiegaGianni Coppola, uno dei fondatori -: la primacomposta da ragazzi che frequentavano l’oratorio del-l’Immacolata (a Bergamo nella zona di via San Ber-nadino e via Don Luigi Palazzolo), la seconda fat-ta da un gruppo di giovani di Valtesse». Ovviamentel’amicizia tra le due compagnie nasce allo stadio,in curva, visto che tutti si trovano ad incitare l’A-talanta nel settore dei Commandos, anche se,però, non partecipano alla vita del principale clubdella Nord. «Andavamo in mezzo ai Commandos -ricorda Coppola - perché all’intervallo il Palmer, ilLucio e il Morea, i capi del tifo, ci lasciavano suonarei tamburi. Poi, invece, avevamo deciso, per così dire,di metterci in proprio spostandoci quindi al centro del-la curva con il nostro striscione Ultras».

A capo delle due compagnie cisono Giorgio Camozzi, delgruppo dell’Immacolata e Stefa-no Fantoni, da Valtesse. «L’annoprima con mio cugino RobertoMauri e una decina di ragazzinidei quartieri della zona dello sta-dio - rammenta Fantoni - aveva-mo dato vita agli Atalanta Fantom; poi, visto che unamico tira l’altro, il gruppo si era allargato e con l’u-nione della compagnia del Camozzi cambiammodenominazione scegliendo, appunto, il nomeUltras». «A dire la verità - continua il leaderdel gruppo di Valtesse - noi eravamo gliUltras e quelli dell’Immacolata, inve-ce, La Fossa Nerazzurra: per que-sto la denominazione esattaè Ultras-Fossa». «Per ilnome del gruppo - spie-ga Coppola - ci siamo ispira-ti ai milanisti della Fossa dei Leo-ni». «Noi, invece, - precisa Fantoni -avevamo un po’ copiato gli Ultras del Toro».

11997755Il primo adesivo

degli Ultras

2211//44//7755 -- CCoommoo--AAttaallaannttaaAtalantini allo stadio lariano; si noti lo striscione dei Fantom, gruppo originario degli Ultras

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La sede del club è la taverna della casa del Fanto-ni, in via Pescaria 39, opportunamente addobba-ta di tutto ciò che è nerazzurro. Allo stadio, sem-pre per evidenziare la doppia anima del nuovogruppo, in balconata viene attaccato lo striscioneUltras mentre sulla recinzione del campo vieneesposto quello de La Fossa Nerazzurra.

«Per quanto riguarda il tifo - spiega Fantoni - cer-cavamo di coordinarci con i Commandos,

anche se noi, però, non disdegnavamo icori e gli insulti agli avversari che,

invece, il Lucio e compagnicantavano pochissimo».

Con l’avvento degliUltras si dif-fonde in cur-

va anche la modadella mimetica e del

basco blu nell’abbiglia-mento dei giovani supporters

atalantini. «Compravamo le mimeti-che - ricorda Coppola - allo spaccio mili-

tare di via Pignolo, poi sul retro ci disegnavamola scritta Ultras quindi ognuno di noi la personalizza-

va con toppe e adesivi. Prima della partita, inoltre, citrovavamo tutti nella nostra sede di via Pescaria doveci “vestivamo” per poi andare al Comunale con glistriscioni e i tamburi». Già, i tamburi, elemento base del tifo dei gruppiultrà; gli Ultras-Fossa ne hanno una decina: «Unabatteria ce l’aveva regalata mio padre - dice GianniCoppola - un paio di tamburi li aveva portati il Gior-gio Camozzi, un altro paio li avevamo presi all’orato-rio di San Giorgio e altri ce li avevano dati i tifosi del-l’Alpe, la squadra di pallacanestro cittadina».L’organizzazione del gruppo, a differenza deiCommandos, risulta essere molto più leggera,visto anche l’età media dei componenti che va dai14 ai 18 anni, nonostante il numero elevato, findall’inizio, dei tesserati.Nel campionato 1976/77 gli iscritti arrivano aquota 120. Nelle riunioni, che si tengono il vener-dì sera, si decidono le coreografie della domenicasuccessiva. «Una delle più simpatiche - ricorda il lea-der degli Ultras - l’abbiamo fatta con il Vicenza,quando andammo a prendere chissà dove un water diporcellana, ovviamente bianco, che poi rivestimmo astrisce rosse con del nastro isolante, quindi lo espo-

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3311//1100//7766 -- AAttaallaannttaa--AAvveelllliinnoo -- Uno scorcio della balconata degli Ultras nel 1976; sono loro a introdurre nella Nord la moda del basco blu e della mimetica

11997766Un altro adesivo

degli Ultras-Fossa

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nemmo in balconata; un’altra, invece, più macabra lapreparammo per i comaschi quando facemmo unabara di legno azzurra con la croce bianca. Erano glianni in cui andava di moda sfottere gli avversari concroci e bare!».Il primo striscione, come si può vedere dalle foto-grafie, è molto semplice con la scritta Ultras susfondo metà nero e metà blu a bande verticali;successivamente, grazie a Giorgio Camozzi, vienecambiato con uno più elaborato con tanto diteschio e saette al centro. Per le trasferte, nei primi tempi, gli Ultras si avval-gono delle carovane organizzate dagli Amici (coni quali sui pullman non mancano i contrasti e lediscussioni per il divieto di cantare e fare casinodurante il viaggio) e dai Commandos vista l’im-possibilità di organizzarne di proprie. Successivamente, dal ‘76, grazie al fidanzato dellasorella del Fantoni, che di lavoro fa proprio l’au-tista di pullman, gli Ultras riescono a recarsi intrasferta con un mezzo proprio «Non solo facevamoun nostro autobus - spiegano - ma riuscivamo a farpagare meno degli altri club, visto che l’autista era gra-tis. Si partiva dall’inizio di via Pescaria, dove c’è lachiesa di Valtesse, e sulla corriera, come i Comman-dos, allestivamo un servizio ristoro che poi costituiva

anche la principale entrata del gruppo». La mentalitàdegli Ultras-Fossa, pur non essendo di stampopacifista come i Commandos, non prevede loscontro come obiettivo primario, ma comunque

1199//66//7777 -- AAttaallaannttaa--RRiimmiinnii - Una sciarpata degli Ultras

3311//1100//7766 -- AAttaallaannttaa--AAvveelllliinnoo - Una panoramica sul tifo degli Ultrascon il loro primo striscione

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non comporta nemmeno sanzioni disciplinarinei confronti di quei soci che si rendono protago-nisti di incidenti o che portano allo stadio ogget-ti contundenti e razzi. La filosofia di cui si fa por-tatore questo gruppo è quella di una maggiorelibertà d’azione dei propri iscritti (non c’è infattialcuno statuto) ed è per questo che numerosi socidei Commandos passano nel gruppo del Fantonie del Camozzi, come ad esempio Domenico DiFiore, detto “Candeggina” e Gennaro Morea.Una più decisa spinta verso lo scontro gli Ultras laimprimono in occasione della partita al Comuna-le con il Pescara il 30 gennaio 76. «Dopo la gara -racconta Coppola - mentre tornavamo nella nostrasede, dovemmo attraversare via Marzabotto dove era-no stati fatti parcheggiare i numerosi pullman che ave-vano portato a Bergamo ben quattromila tifosi bian-cazzurri. A quel punto, trovandoci quasi in una forcacaudina fummo aggrediti dagli abruzzesi e da quell’e-pisodio i più “caldi” del gruppo, quasi per vendetta, silanciarono nel cercare lo scontro con gli avversari».

Nonostante la crescente propensione per gli inci-denti da parte del gruppo, gli Ultras alla fine delnovembre ‘77 si affiliano al Centro Coordina-mento. «Volevamo dare ai nostri soci - spiega Fanto-ni - una certa veste di ufficialità, visto che eravamosempre considerati un club un po’ allo sbando; nonvolevamo farci vedere sempre staccati dal resto dellatifoseria - continua - del resto eravamo ancora deiragazzini poco più che diciottenni».A partire dal campionato 1977/78 gli Ultras su-biscono pesantemente l’influenza delle BrigateNeroazzurre, gruppo in grande espansione, tantoda venirne praticamente assorbiti ed infatti il clubdi via Pescaria si scioglie alla fine di marzo ’79,dopo quatto anni e mezzo di presenza sugli spal-ti della Nord. «Noi eravamo un gruppo di amici unpo’ goliardi - afferma Fantoni -; le Brigate, invece,rappresentavano qualcosa di più estremo e in quell’e-poca in cui gli scontri negli stadi diventano sempre piùfrequenti non ebbero difficoltà a fare proseliti tra i gio-vani ultrà bergamaschi».

2233//1100//7777 -- AAttaallaannttaa--NNaappoollii -- Ultras in azione con lo striscione inaugurato alla fine del campionato precedente

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2255//99//7777 -- AAttaallaannttaa--LLaazziioo - Tantissime le mimetiche nel settore Brigate-Ultras

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Gli Sbandati, tutto vino e Atalanta

Guidati dal fiasco. Potrebbe essere questo loslogan degli Sbandati, visto che nel loro

logo, anziché i simboli duri e violenti in voga nel-le curve del periodo, come teschi, chiavi inglesi,pugni o leoni se non pantere e tigri, ci mettonouna caraffa e, appunto, un fiasco di vino. E pro-prio per la loro sviscerata passione per ogni tipodi nettare d’uva, consumato ad ettolitri, raccolgo-no molte simpatie in curva Nord.Questo gruppo nasce nell’agosto del ’74 da unacompagnia di Petosino, in cui molti sono dipen-denti dell’Ospedale Maggiore. Presidente e leaderdel club è Marco Tengattini; nel primo anno i socisono circa settanta di cui una ventina presentianche in molte trasferte. A differenza degli altrigruppi della Nord, gli Sbandati hanno un’etàmedia più alta: Tengattini ha già 38 anni, gli altri,tra cui Giampietro “Giampy” Zambelli, FiorenzoParietti e Luigi Bresciani, sono tra i 23 e i 25 anni,

«Il nostro club - ricorda Ten-gattini - non aveva una struttu-ra gerarchica ben definita, nonper niente c’eravamo dati ilnome Sbandati, ovvero senzaregole, così alla buona. Al nostrointerno, infatti, avevamo solo lecariche di presidente e di segre-tario».Punto di ritrovo è il bar Scot-ti di Petosino, dove oltre alleiniziative per sostenere l’Ata-lanta, si fanno delle granbevute, tanto che negli anni

seguen-ti era diventato un classico tra gli

ultrà della Nord, qualche sera della settimana,“’ndà a bif di Sbandati”, ovvero andare a Petusì asgolarsi brocche di buon rosso. Tanto per chiarireulteriormente la filosofia di questo gruppo, bastaleggere il loro stringato statuto (solo otto artico-li), che all’ultimo punto prevede: «In caso di liqui-dazione del club il capitale non verrà ripartito tra isoci, ma servirà per l’ultima ed indimenticabile bevu-ta».Il primo rudimentale striscione, cucito dalla con-sorte del Tengattini, fa la sua apparizione in curvaall’inizio del campionato 1974/75. «Mia moglie -spiega ancora il leader degli Sbandati - aveva pre-parato anche i primi bandieroni che sventolavamo allostadio con di aste de fèr, i tübi di idraulici; e che dis-cussioni quando in trasferta i carabinieri non voleva-no farcele portare dentro allo stadio (!)». Gli Sbandati prendono posizione nella balconataa destra di quella attuale delle Bna e da lì non simuoveranno fino al loro scioglimento. «In curva -rammentano Fiorenzo Parietti e Alessandro Buri-ni - per il tifo portavamo bandieroni, tamburi e i “grìi”(i grilli, ovvero grossi marchingegni di legno che

1199//11//7766 -- AAttaallaannttaa--TTaarraannttoo - Il primo striscione degli Sbandati di Petosino nella posizione che terranno fino al 1994

11997744 - La prima tessera degli Sbandati;ovviamente non poteva mancare ol butigliù

11997755Il primo adesivo

degli Sbandati, confiasco e caraffa

ben in vista

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facendoli ruotare provocano un assordante suono,simile, appunto al cicalio dei grilli), finché poi, comeper le aste di ferro delle bandiere, non ce li hanno piùfatti entrare».Il finanziamento del gruppo arriva dal tessera-mento (mille lire il costo annuale) e dalla vendi-ta del materiale: sciarpe, magliette, adesivi e spil-le, tutti, immancabilmente con il fiasco di vinosimbolo del club. Merita una citazione particola-re il fatto che gli Sbandati sono l’unico gruppo,nei trenta anni di storia del tifo organizzatonerazzurro, che ha prodotto, nella seconda metàdegli anni ’80, una maglietta “Uniti nella Nord”menzionando tutti i gruppi esistenti allora. Gruppo del tutto autonomo, gli Sbandati nonaderiscono al club Amici fino al ’77 (e quando siaffiliano restano sempre su posizioni critiche neiconfronti del direttivo del Centro Coordinamen-to) non condividendone l’organizzazione ammi-nistrativa-burocratica. «Non ci piaceva essere guida-ti - precisa Tengattini - e non volevamo adeguarci alleregole del centro coordinamento; era un associazionetroppo burocratica, tanto che un paio di volte, in occa-sione dell’Assemblea generale degli Amici, alla Casadel Giovane, avevamo avuto anche animate discussio-ni». Intransigenti, come tutti gli altri gruppi dellaNord, nei rapporti con la società («Non abbiamomai chiesto niente, né biglietti, né abbonamenti scon-tati, né tanto meno contributi per le trasferte» affer-

mano), tengono invece stretti rap-porti con i Commandoscon i quali vannospesso in trasferta.Più tesi, per contro,i rapporti con le Bri-gate Neroazzurre;all’origine dei contra-sti sono i vari gemellag-gi instaurati dalle Bna con gliultrà della Doria, della Juve e poinei primi anni ’80 con i romani-sti ed i viola. «Noi volevamo tifaresolo Atalanta - ribadisce Giampy -mentre ogni tanto nella nostra cur-va, tra le Brigate, c’erano anchetifosi e sciarpe di altre squadre; pernoi, che consideravamo la Nord untempio sacro del tifo atalantino eraun autentico sacrilegio. Per questo

1100//66//8844 -- AAttaallaannttaa--SSaammbbeenneeddeetttteessee - Sbandati in azione nella festa per la promozione in serie A

11998811 - Un “complicato” striscione di contestazione al presidente e ad alcunigiornalisti, con qualche “piccolo” errore di ortografia

Gli sbandati realizzano l’unica magliettacon il nome di tutti i gruppi della Nord

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motivo - continua - abbiamo avuto pesanti discussio-ni con le Bna. La nostra linea guida era “Atalanta ebasta”».Se i Commandos diffondono la loro mentalitàattraverso il notiziario, non meno incisivi, in cur-va, sono i volantini degli Sbandati. «Ne abbiamostampati diversi su fogli di tutti i colori, anche rosa -raccontano - alcuni anche un po’ poetici, ed uno diquesti era stato oggetto di una pesante polemica daparte di un giovane giornalista, direttore di un veleno-so settimanale, Il Sentierone, che, evidenziando alcunierrori di grammatica contenuti nel volantino, ci avevadefiniti un “manipolo di analfabeti”, “ignoranti comesassi”, “in gamba nelle discussioni-risse da caffè”. Ah,quel giovane giornalista era Vittorio Feltri».La caratteristica filosofia degli Sbandati ha la sua

massima espressione, però, nelle trasferte: «Fin daiprimi tempi - rievoca Tengattini - abbiamo organiz-zato dei pullman nostri, senza mai avvalerci dellecarovane del club Amici; i nostri programmi di viaggioprevedevano, ovviamente, la partita, ma prima ancheuna gran mangiata di piatti tipici del posto, masoprattutto una gran bevuta dei vini locali! Per questo- continua il leader storico degli Sbandati - siamosempre riusciti a portare in giro per l’Italia, fino aRoma però, anche persone non particolarmente tifose,ma che volevano solo farsi una gita. Erano certo altritempi: allora in trasferta si potevano ancora visitare lecittà prima di andare allo stadio, dopo ovviamenteun’abbondante sosta in trattoria. Da qualche anno,invece, questo non è più possibile. E sui pullman sicantava, “armati” di chitarre, fisarmonica, ettolitri divino e quintali di salame».Il Tengattini si lascia andare agli aneddoti: «Comenon ricordare quella volta a Udine, quando prima del-la partita siamo entrati in un bar e abbiamo chiestouno spazio per tutta la comitiva, una cinquantina dipersone. Dopo averci fatto accomodare in un bellissi-mo pergolato all’esterno, il gestore ci chiese cosa vole-vamo da bere. La nostra immediata risposta? Un paiodi damigiane di vino (ovvero 108 litri!!)! Dopo unattimo, un po’ lungo per la verità, di smarrimento ilsimpatico barista ci portò le due damigiane di rossoordinate con tanto di cannette per cicià fò ol vì e discödèle; quando an sé ‘ndacc a stadio ma lassàt ‘n drédoma ü pér de lìter!».Forse è per questo che gli Sbandati si fanno frega-re (senza accorgesene!) lo striscione appeso incima alla curva (vedi stagione 1984/85).

11997755Una cena del club

11997777 - Foto di gruppo in trasferta

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Ma il gruppo di Petosino non è solo spettatore dicalcio; gli Sbandati, infatti, con la loro squadradominano per tutti gli anni ’70 nei vari tornei trai tifosi atalantini. Il torneo Sprint organizzato dalclub Rinascita Nerazzurra di Ponte San Pietro, il“Fulvio Bresciani” dei Commandos, quelli deiclub Amici di Nembro e Alzano per finire alle pri-me due edizioni della competizione “in memoriadegli amici scomparsi” delle Brigate Neroazzurre,vedono il team degli Sbandati primeggiare quasiincontrastato su tutti gli avversari. «Qual’era ilnostro segreto? Semplice - ammettono - all’intervallodi ogni partita anziché il the caldo ci portavamo die-tro qualche fiasco di vino, ovviamente, e poi anche unpo’ di sigari per dare fiato ai polmoni. Per le partited’inverno, invece, non mancava mai il vin brulè».Ma il fiore all’occhiello del settore “agonistico”degli Sbandati è sicuramente l’organizzazionedella 24 ore di calcio; nel giugno ’81, sul campodella Virtus Petosino, Tengattini e soci danno vitaad una delle prime manifestazioni di questogenere in Italia riservate a squadre di undici gio-catori. Al via, con un’organizzazione attenta che prevedeanche un servizio bar notturno (inutile però chie-dere bevande analcoliche!), sedici formazioni divari gruppi della tifoseria nerazzurra, suddivise indue maxi squadre da otto compagini ciascuna.Ospite d’onore per il calcio d’inizio, il ruspantecentravanti dell’Atalanta Lele Messina. E dopo 24ore di incontri continui la sfiancante sfida termi-na sul punteggio di 39 pari!Tornando al Comunale, col passare dei campio-nati gli Sbandati saranno sempre lì, con il lorostriscione (appeso a destra di quello delle Briga-

te), nello stesso posto in curva fino al ’94, quan-do, dopo vent’anni di gloriosa fedeltà alla Dea,decidono di appendere il fiasco neroblu al chiodoe sciolgono il club, non prima, però, di averottemperato all’articolo 8 dello Statuto, liquidan-do così la cassa del gruppo nell’ultima indimenti-cabile bevuta.

GGiiuuggnnoo ‘‘8811La squadra delle Brigate

alla 24 ore di calcio

GGiiuuggnnoo ‘‘8811 - Il tabellone con il risultato finale della prima storica 24 ore di calcio

GGiiuuggnnoo ‘‘8811Anche i Commandos alla 24 ore di calcio

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Il mito del Lucio e dei suoi bandieroni

Socio fondatore e anima dei Commandos,Lucio Bazzana, per tutti semplicemente “il

Lucio”, è stato il primo vero leader della curvaNord. Lui era il capo del tifo, lui aveva la bandie-ra più grande, lui era quello che neanche sotto

militare, non si sa come, ha per-so una partita dell’Atalanta, luiera il recordman delle trasferte(tanto per dare un’idea, a soli21 anni al termine del campio-nato 1975/76 era arrivato aquota 89), insomma il Lucio,fin da giovanissimo era l’idolodei novelli ultrà atalantini. Maper descrivere meglio chi era ilprimo capo della Nord, ripro-poniamo un articolo scritto dalbravissimo redattore MarcoPacati sul giornalino dei Com-mandos del 10 aprile 77. «L’idea di dedicare questo articoloal nostro presidente mi è venuta daun episodio riferitomi da Dedo,l’amministratore del Club, al ritor-no della trasferta di Modena. Rac-contava dell’entusiastica ammira-zione di un ragazzino, un soldo di

cacio diremmo con espressione di altri tempi, incon-trato per caso dal barbiere, per “il Lucio”. “Il Lucio haun bandierone grande così, i capelli lunghi, lunghi eporta sempre la maglietta dell’Atalanta, piena dibuchi, e sotto non ha niente…”.In effetti il fascino che la personalità prorompente delcapo esercita sui ragazzini e non solo su di loro, èincredibile e forse lui stesso non ne è del tutto consa-pevole; il Lucio è ormai una istituzione, una bandieradel tifo bergamasco: non c’è chi non lo conosca, qua-lunque settori occupi allo stadio.La sua voce tonante, la sua energia dirompente che hasconsigliato i più prudenti dallo stargli vicino durantegli incontri dell’Atalanta, ne hanno fatto un simboloper tutti i tifosi nerazzurri; il suo anticonformismo,talora portato all’eccesso, ha contribuito a formare unpersonaggio difficilmente eguagliabile. Né si creda chei suoi atteggiamenti corrispondano a un cliché, a unruolo prefissato: il Lucio è così perché è il Lucio. Il suo attaccamento alla squadra raggiunge livelliincredibili, non tanto e non solo per i suoi viaggi allu-cinanti verso le mete più lontane o per il suo tifo cal-dissimo e talora rabbioso, ma per tanti particolari percerti versi assurdi e che pure contribuiscono a crearequell’alone di simpatia a cui nemmeno io sono estra-neo: la tensione pre-partita che lo costringe a pranza-re alle dieci di mattina, la meticolosa cura in tutto ciòche fa per i colori nerazzurri (dalla rigida puntualitàalle assemblee, al perfezionismo che si impone nellacompilazione dei disegni per il giornalino), l’amorequasi viscerale per lo striscione e il club sono aspetti

1100//66//7744AAvveelllliinnoo--AAttaallaannttaa

Il Lucio con suo fratelloFabrizio e Roby Capriniin trasferta ad Avellino

11997755Una vignetta

del Luciosul giornalino

dei Commandos

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che fanno oscillare chi li esamina tra l’incredulità e latenerezza. Il Lucio è una persona tutt’altro che facile:il suo anticonformismo (ammesso che questa parolaabbia un senso) deriva da una scelta precisa, magarinon sempre razionale, ma profondamente esistenziale;il suo abbigliamento (jeans super usati e pieni di top-pe, scarpe sportive e maglietta o golf più l’intramonta-bile giaccone di fustagno marrone, compagno di tantie tanti inverni), i suoi gusti (non mangia assoluta-mente carne, ma solo pesce o una strana pietanza chelui chiama “strachì rüstit” e che consiste in una moz-zarella fatta sciogliere nel burro), il suo modo di espri-mersi (una specie di pudore tutto bergamasco gli impe-disce di abbandonare quel suo tono impacciato e spes-so goffo, nonostante abbia le idee assai chiare e non glimanchi certo la capacità di esprimerle), tutto insom-ma concorre a chiarire il perché della sua popolarità. È spesso intransigente, non si perdona nulla, ma nonlo perdona nemmeno agli altri e ciò gli ha attirato tal-volta dei malumori: e questo, ne sono certo, gli dispia-ce e pur tuttavia non ne può fare a meno per quellaspecie di proposito, che potremo chiamare coerenza,che il Lucio non abbandona mai, e alla quale tiene piùdi ogni altra cosa.Disprezza il denaro, dice e lo dimostra in ogni ancheminima occasione, con quelle sue tasche sempre piene(si fa per dire…) di banconote stropicciate comebiglietti del tram usati; esige all’interno del club unaprecisione talora burocratica a scapito, secondo alcuni,del rapporto spontaneo e amichevole, ma si batteanche per una struttura veramente democratica che

ponga tutti sullo stesso piano,anche a costo di scontentare oignorare chi si riterrebbe indiritto di un trattamento di pri-vilegio.E forse in certe cose è un uomod’altri tempi, come lui stessodice: eppure è forse proprio per quei risvolti un po’ dapioniere del tifo, a un livello di genuino trasporto, sen-za secondi fini, che il Lucio rappresenta qualcosa cheancora non è morto e non deve morire. Né si creda cheil suo aspetto scatenato sia sinonimo di violenza, fisi-ca o morale: è anzi per certi versi un moderato. Insom-ma, il Lucio è colui che si scatena sui piatti delle bat-terie sfasciandoli con irrisoria facilità, ma è anchecolui che con estrema serietà conduce le assemblee delgiovedì magari ricorrendo alle sue spaventose urla perobbligare i presenti ad ascoltare la lettura del verbale,è colui che balbetta col suo vocione qualche impaccia-ta parola nelle occasioni di rito, ma anche colui checon precisione da certosino collabora con Margie aglistupendi disegni del giornalino, è colui che brontola sein assemblea c’è casino, ma si infuria quando nessunoparla.E ce ne sarebbe ancora per molto, ma non è il caso. Unpersonaggio contraddittorio? Forse, ma non per questomeno vivo, umano ed operante all’interno dell’affasci-nante mondo del nostro club. Che volete di più? Il Lucio è il Lucio e se non vi bastaprovate ad avvicinarlo e a conoscerlo meglio: la parolesono insufficienti».

11997755 - Il Lucio nel suo tipico abbigliamento da stadio

11997755 - Tutta la grintadel primo leader della Nord

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1177//1111//7744 AAttaallaannttaa--AArreezzzzoo

Esce il primo numerodel giornalino

Atalanta Commandos;nella foto la copertina e

l’articolo di presentazionea pag. 1

Con il giornalinoi Commandos diffondono la nuovamentalità ultras

17novembre 74, al Comunale è di scenaper l’ottava giornata di campionato l’A-

rezzo. Una partita anonima, probabilmente nondegna da essere ricordata dalla tifoseria se nonfosse che per la prima in curva Nord viene distri-buito il notiziario dei Commandos, denominato,appunto, “Atalanta Commandos”. Certo, il giornalino (o meglio la fanzine comevengono definiti oggi i fogli informativi dei grup-pi ultrà) è molto artigianale e spartano: sei pagineciclostilate solo su un lato, battute a macchina coni titoli scritti a mano, ma nonostante questo ilcontenuto rappresenta la coscienza del vero tifosoatalantino.

«Anche se un po’ in ritardo - iniziava così la presen-

tazione sul primo numero - ecco che appare il tanto

richiesto giornalino del club Atalanta Commandos! È

parecchio tempo che l’idea di questo opuscolo balenava

nelle nostre teste e finalmente ci siamo decisi. Abbia-

mo cercato, secondo le nostre possibilità che sono

modeste, in quanto “Atalanta Commandos” viene dis-

tribuito gratuitamente (poco dopo la distribuzione

diverrà a offerta libera, proprio come avviene ai

giorni nostri con la fanzine dei Supporters “Sostie-

ni la curva”) e vive grazie ai contributi del nostro pre-

sidente Jim Cuminetti e dei componenti il consiglio

direttivo, di realizzare una rivista moderna ed aperta a

tutti i problemi inerenti l’Atalanta e il club, col princi-

pale scopo di diffondere ed incrementare questo club

molto caro a noi ed a una sempre più vasta schiera di

giovani». «Affronteremo tutti i problemi riguardanti il

tifo bergamasco - continuava la presentazione - con

i resoconti, magari anche monotoni, delle gare dell’A-

talanta e le statistiche della serie B. Se sarà il caso sare-

mo anche aggressivi e polemici: una critica costruttiva,

con lo scopo di indicare nuove soluzioni e nuovi indi-

rizzi».

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La copertina del giornalinodei campionati 197755//7766 ee 11997766//7777

11997777//7788La copertinadiventa nerazzurra

L’iniziativa parte da Claudio Savoldelli che, uni-

tamente a Maurizio Carsana, si occupa di prepa-

rare ad ogni incontro casalingo il numero stam-

pato poi, con un vecchio ciclostile a mano, in

cinquanta copie! Nel campionato successivo

Marco Pacati, il professore del gruppo, subentra

come “direttore responsabile” alla coppia Clau-

dio & Mau ed inoltre viene sostituita la stampa-

trice con un’altra sempre ultraobsoleta, ma alme-

no automatica e la tiratura incrementata a cento-

venti copie. Migliora anche la copertina, aumen-

tano le pagine (da un minimo di otto ad un mas-

simo di quindici con fogli ora stampati su

entrambe le facciate) e vengono pubblicati anche

disegni e vignette. Nella stagione 1976/77 la tiratura aumenta acentocinquanta copie che diventano duecentot-tanta nel 1977/78 (con punte di cinquecento

nelle partite di cartello) e oltre quattrocento neicampionati 1978/79 e 1979/80 anno in cui ilnotiziario Atalanta Commandos chiude i batten-ti dopo sei anni e ben novantotto numeri!Dopo tre annate di validissima “direzione”,Pacati, causa naja, lascia la redazione in mano aFabio Fenili, il quale, anch’egli introduce sensi-bili miglioramenti come la stampa bicolore, lenuove copertine e più spazio ai disegni. Molto gettonate tra i lettori sono le ricche stati-stiche sulle partite e i giocatori dell’Atalanta(rubrica curata a lungo dallo specialista SandroGamba) ed il celeberrimo “Commandos quiz”che dal terzo anno in poi ha appassionato i tifo-si della Nord; la formula è semplicissima e con-siste nel rispondere, compilando un tagliando daconsegnare o spedire alla sede dei Commandos,ad una serie fissa di domande-pronostico come“Quale sarà il risultato della prossima partita in casadell’Atalanta?”, “Chi realizzerà la prima rete atalan-tina?” (ovviamente è valida anche la risposta “nessu-no”), “Chi dirigerà l’incontro?”, “In quale periodosarà segnata la prima rete dell’incontro (1°, 2°, 3°,4°, 5° o 6° quarto d’ora)?” e ultima “Quale gioca-tore atalantino indosserà la maglia n. 13?”. Ogni settimana viene stilata una classifica prov-

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11997788//7799Un altro restiling

del giornalino

11997799//8800La copertinadiventa fotografica

visoria assegnando adogni risposta esatta undeterminato punteg-gio e alla fine delcampionato il primoclassificato vince unabbonamento di cur-va Nord per la sta-gione successiva. Ma come nasce ilgiornalino? Il mar-tedì sera precedenteogni incontro casa-lingo, presso lasede del club avvie-ne la consegnadegli articoli al“direttore”, chepoi vengono dis-cussi e valutatianche per even-tuali correzioni.Segue poi l’im-paginazione e lalunga operazio-ne di battituradegli articoli

sulle matrici (sottili fogli dicarta speciale ove i tasti della macchina da scri-vere imprimono i caratteri forando la carta: attra-verso questi fori passerà l’inchiostro); i disegni,invece, vengono consegnati già incisi sulle matri-ci dai vignettisti incaricati, cioè il Lucio e suasorella Margie, ai quali subentrano negli annisuccessivi Fabio “Fabo” Scola e Stefano “Gulli-

ver” Riva. Il giovedì e il venerdì sera e tutto ilsabato è dedicato alla stampa (storico tipografo èil Liscio, alias Claudio Pievani) e alla graffettatu-ra delle pagine. In un articolo del giornalino che descrive lemodalità di preparazione del bollettino stessoMarco Aiossa, meglio conosciuto come “Aio”scriveva: «Per poter realizzare un notiziario sempremigliore e il più illustrato possibile bisogna lavoraremolto con i colori, il che significa dedicare una note-vole quantità di tempo per preparare il colore scelto,pulire i rulli, mettere la matrice, far sì che tutto sia aposto e poi via con la stampa. Ogni tanto poi c’è una macchia, per cui bisogna fer-marsi per pulire, oppure la macchina fa le bizze e aquesti si aggiungono altri inconvenienti che possonocapitare. Poi, finita una pagina, bisogna farne un’altra, per cuisi cambiano la matrice e il colore e si ricomincia tut-to da capo. Il sabato mattina e pomeriggio si stampano invece gliarticoli, che sono meno impegnativi dei disegni, inquanto ci sono minori difficoltà sia per le macchie siaper i colori che sono solamente due (nero e azzurro).Infine - continuava l’Aio - terminata la stampa,mentre il Liscio va a casa a farsi il meritato bagnet-to, gli altri concludono il lavoro impaginando i varifogli e graffettando poi il tutto».L’ atto finale, la domenica con gli addetti alla dis-tribuzione che prima della partita vanno in su egiù per la curva a “vendere” il notiziario (le vir-golette sono doverose, visto che l’offerta è liberae l’incasso decisamente esiguo: 14 mila lire dimedia a partita nel campionato 1976/77, 50mila nella stagione 1978/79).

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La nuova sede dei Commandos

È il 1975 quando i Commandos decidonodi cambiare sede. L’avvenimento coincide

con la prima vera crisi del club: «La mancanza difondi - scrivevano i Commandos sul giornalino -la necessità di trovare una nuova sede, da quella di viaSan Tomaso il club eravamo stati sfrattati in manierapiù che incivile, hanno un po’ incrinato la solidità delnostro club».I ragazzi iniziano un’affannosa ricerca per trovareuna nuova sistemazione al club dopo essere statiprivati dei locali di San Tomaso al civico 28.Finalmente, grazie a Giovanni “Jolly” Grazioli, ilgruppo riesce a trovare la nuova sede in BorgoSanta Caterina, al civico 22, a due passi dallo sta-dio. La notizia viene riportata con toni entusiasti-ci sul notiziario: «Finalmente è stata trovata la nuo-va sede!!!». Il locale, tutto da risistemare, non èaltro che un ex laboratorio di falegnameria che sitrova in uno seminterrato con vista, a filo d’erba(!), sul campo di calcio dell’Excelsior. L’affitto? Addirittura meno oneroso del preceden-te: 140 mila lire annue, che però aumenterà treanni dopo a 200 mila lire. «Era una topaia - rac-conta Geo - tutta da sistemare. E poi mi ricordo chec’era un’umidità pazzesca. In ogni caso non ci siamoscoraggiati, muniti di calce, pennello e rotoli dimoquette l’abbiamo messa a posto e arredata; anche inSanta Caterina non mancava il divano, però le miti-che festicciole del sabato pomeriggio erano state aboli-te».L’opera volonterosa dei Commandos però non èsufficiente per rimettere a nuovo gli spazi della

sede che versavano in condizioni davvero di-sastrose e così il presidente Jim decide di contat-tare due muratori (140 mila lire la spesa).Nel corso degli anni, comunque, i locali sarannooggetto di numerose sistemazioni e manutenzio-ni per i continui allagamenti come, ad esempio,nell’estate ’77. «Quando si pensava di dover sostene-re solo qualche piccolo lavoro di miglioramento - scri-vevano i Commandos sul giornalino - a fine luglio,invece, è arrivata anche l’inondazione. I locali della sede, trasformatisi per l’occasione in unpantano fangoso, hanno impegnato per più giorni isoliti volenterosi nell’opera di sgombero e di pulitura.La moquette ha dovuto essere rimossa, lavata ed appli-cata di nuovo, lavoro quest’ultimo ancora in fase diattuazione perché nonostante l’ammollo ed il lavaggioa freddo la moquette ha subito un inaspettato processodi restringimento che ci costringe ad una pazientericostruzione tipo collage…».Ma non ci sono solo le “inondazioni” a flagellarel’ex falegnameria; l’umidità, infatti, è talmentevorace che non si riesce nemmeno ad imbiancarele pareti, per cui si adotta una soluzione drastica:pannelli di compensato fis-sati ai muri! E poi, con lastampa del giornalino, ilocali di Santa Caterina sitrasformano anche in unarudimentale tipografia, coninchiostri da tutte le parti e,per la gioia dei polmonidegli addetti alla prepara-zione del notiziario, tre-mende folate di solventi ediluenti.

88//66//7755AAttaallaannttaa--PPeessccaarraa Un gruppo di Commandos doc

1122//1122//7755La nuova sedeviene dedicataalla memoriadel socio fondatoreFulvio Brescianiscomparso pochimesi prima

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Torna Achille Bortolotti,ma la squadra arranca

CAMPIONATO1975/76

Il campionato 1975/76 si rivela un’altra sta-gione di passaggio, fatta di continui alti e bas-si. Le prestazioni estive non sono certo esaltanti:in quattro partite di Coppa Italia la squadranerazzurra ha riportato infatti tre sconfitte e, afronte dei tre gol realizzati, ne ha subiti ben set-te. Anche questo campionato vede alternarsi duemister sulla panchina nerazzurra: Cadè lascia

infatti il posto all’allenatorein seconda Leoncini dopoaver perso a Taranto allaquart’ultima giornata dallafine. Achille Bortolotti è tor-nato nel frattempo alla guidadella società (con Enzo Sensicome suo vice). Come per la stagione prece-dente, la sfortuna si accaniscesul club orobico, sia dal pun-to di vista dei ripetuti infor-tuni, da Marmo (arrivato dalNovara in cambio del presti-to di Rocca e Lugnan) a Divi-na, da Pircher a Chiarenza(giunto a Bergamo solo anovembre quando Musielloapproda ad Avellino) a

Mastropasqua, sia per la difficoltà di realizzaregol da parte degli attaccanti neroblu. Il calendario propone il Catanzaro come primoavversario casalingo del campionato e regalasubito la prima vittoria (1-0), in una partita gio-cata soprattutto a centrocampo dai vari Scala,Vernacchia, Marchetti e Mongardi.

Dopo il pareggio in casa del Vicenza (1-1) e ilpasso falso di San Benedetto (1-0), l’Atalantavince al Comunale contro la Ternana: rientranoper questa sfida anche Marmo e Vernacchia.Seguono due trasferte e due sconfitte consecutivea Catania (1-0) e a Varese (1-0). Tre, a questopunto, le sconfitte stagionali e le analogie con ilcampionato dell’anno prima saltano all’occhio: idue punti in casa arrivano, fuori neanche l’om-bra. Qualcuno battezza gli uomini di Cadè squadradouble-face perché lontana dal Comunale (equindi dallo sguardo di buona parte dei suoitifosi) non dimostra la determinazione di cuiinvece è padrona all’interno delle mura domesti-che. E i fatti continuano a dimostrare questa teo-ria: vittoria sull’Avellino a Bergamo (1-0), scon-fitta dal Genoa a Marassi (3-1). E poi al Comunale arriva la quarta in classifica, ilNovara, ed è pareggio (1-1), così come anchenella trasferta successiva contro il Pescara (0-0).Ma i due punti che a questo punto servono perrisalire la china arrivano, ancora una volta incasa, contro il Foggia (1-0). Sempre di due punti, ma persi, si parla a propo-sito del derby vinto la domenica dopo dai bre-sciani. Prima della vittoria sul Taranto, si susse-guono i tre pareggi con Modena (al secondoposto con 15 punti) e Reggiana (condivide conl’Atalanta la medesima posizione in classifica, asei punti dalla capolista) in casa e contro la Spal

ATALANTA CATANZARO 1-0 0-1L.R. VICENZA ATALANTA 1-1 0-1SAMBENED. ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA TERNANA 2-0 0-1CATANIA ATALANTA 1-0 0-1VARESE ATALANTA 1-0 0-1ATALANTA AVELLINO 1-0 0-2GENOA ATALANTA 3-1 1-0ATALANTA NOVARA 1-1 0-2PESCARA ATALANTA 0-0 0-2ATALANTA FOGGIA 0-0 0-1BRESCIA ATALANTA 1-0 1-1ATALANTA MODENA 1-1 0-1ATALANTA REGGIANA 0-0 1-1SPAL ATALANTA 0-0 0-0ATALANTA TARANTO 1-0 0-1PALERMO ATALANTA 0-0 0-2BRINDISI ATALANTA 1-1 0-3ATALANTA PIACENZA 1-0 2-1

R I S U L T A T I A R

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brano impantanarsi definitivamente nelle sabbiemobili: perdono a Foggia e a Modena, pareggia-no con Brescia, Reggiana, Spal e vengono scon-fitti nuovamente a Taranto. Siamo a tre giornate

dalla fine e l’Atalanta arranca sulfondo classifica. Serve una scossa, e a pensarci è lostesso Cadè che, dopo la sconfittarimediata in Puglia, lascia il posto aLeoncini. Tre partite: Palermo, Brin-disi, Piacenza. Tre vittorie. L’Atalantaè salva. Si chiude così un campiona-to che celebra la promozione in A,con uguale punteggio di Genoa, Fog-gia e Catanzaro. Le tre “prime dellaclasse” hanno confermato le previ-sioni della vigilia che le vedevanocome le favorite alla promozione.Per le retrocessioni stesso discorso:prima ancora dell’inizio dei primi90 minuti di gioco Reggiana, Brindi-si e Piacenza erano state indicatecome le squadre con meno probabi-

lità di riuscita nel campionato di B.I nerazzurri chiudono la stagione a pari meritocon altre sei squadre di centro classifica.Un finale tutto sommato decoroso, consideratol’andamento, spesso drammatico, di questo cam-pionato.

in trasferta. L’Atalanta chiude il girone d’andatacon la vittoria sul Piacenza. Dopo la sconfitta con cui l’Atalanta apre laseconda parte del campionato a Catanzaro (1-0),al Comunale conquista contro il Vicenza duepunti preziosissimi (era dal 1967 che i venetinon perdevano a Bergamo). Scala eVernacchia sembrano aver ritrovatola via del gol e del bel gioco. Nel frattempo si infortunano Cabri-ni e Russo e, considerato che ancheChiarenza non è in piena forma eche Marmo è fuori per squalifica, lo0-0 riportato con la Sambenedettesenon delude nessuno. Dopo la batosta contro la Ternana(1-0), le speranze di reinserimentonel gruppo di squadre in lotta per lapromozione sono ridotte al mini-mo. Dopo due vittorie consecutiveai danni di Catania e Varese, l’Avel-lino, il Genoa (nonostante il rientrodi Scala) e il Novara fermano la cor-sa dell’Atalanta. I nerazzurri ritrova-no i due punti contro il Pescara (ha28 punti, uno solo in più dell’Atalanta e nelleultime cinque partite ne ha incamerato solouno), nonostante le assenze in campo per infor-tunio di Vernacchia, Percassi e dei lungodegentiMastropasqua e Pircher. A questo punto del campionato i nerazzurri sem-

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GianpietroMarchetti, per diversi annicapitanodell’Atalanta

C L A S S I F I C A

GGEENNOOAA 4455CCAATTAANNZZAARROO 4455FFOOGGGGIIAA 4455VARESE 43BRESCIA 43NOVARA 41SPAL 40MODENA 39AVELLINO 38AATTAALLAANNTTAA 3388PALERMO 38TARANTO 38SAMBENED. 38PESCARA 38TERNANA 37L.R. VICENZA 35CATANIA 35PIACENZA 32BRINDISI 27REGGIANA 24

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Pullman propri, magliette, record d’iscritti: i Commandos sonoin continua ascesa

La nuova stagione inizia con un vuoto incol-mabile tra i Commandos: durante l’estate, a

luglio, è scomparso in un incidente stradale allagiovane età di 21 anni Fulvio Bresciani, uno deisette ragazzi che in quel indimenticabile 12dicembre 71 fondarono il club, ma anche colui

che non esitò un attimo, alla vigilia delladecisiva partita contro il Vicenza allafine del disgraziato campionato1972/73, ad impegnare la sua chi-tarra per poter comprare i primi

tamburi da portare in curva. Purtroppo Fulvio sarà il primo di una lun-ga serie di amici della Nord che vedremo,col passare degli anni, lasciarci troppopresto colpiti da un destino crudele. Il campionato si apre subito con unagrossa novità: infatti, dopo tre anni ditrasferte a bordo delle carovane del clubAmici, ora i Commandos si mettonoin proprio e dalla seconda di campio-nato (la prima era stata in casa con il

Catanzaro) organizzano un proprio pullman; eche pullman, visto che sul notiziario nell’annun-ciare la trasferta non ci si risparmia nella pubbli-cità: «il viaggio sarà effettuato con pullman gran turi-smo dotato di poltrone ribaltabili, tv, radio, servizio

bar». E sì, non manca neanche il servizio ristoro;ad occuparsene, ovviamente, il Jim, di professionelattaio, che mette a disposizione degli affamatiCommandos in viaggio un’enorme quantità dipanini, patatine, merendine e bibite. «Al sabatonotte - ricorda il Jim - con il paziente aiuto di miamoglie preparavo circa trecento (!) panini imbottitiche poi si vendevano sulla corriera”. “Erano tanti peruna cinquantina di persone? Mah, io so solo chequando arrivavamo a Bergamo, non ce n’erano più!».Gettonatissima, tra le bibite, ancor più della birra(la più in voga è la Forst), la mitica gassosa Tinti,un autentico concentrato di anidride carbonicadagli effetti “esplosivi”: non è raro sentire, infatti,in particolare dagli ultimi posti in fondo al pull-man, quelli riservati ai più casinisti, rutti talmen-te potenti da far tremare i vetri dei finestrini.Grazie ad un accordo con la ditta di autotrasportiAlgeri i Commandos riescono, fra l’altro, ad offri-re i costi delle trasferte nettamente più conve-nienti rispetto a quelli applicati dal Centro Coor-dinamento e questa concorrenza crea un po’ dirivalità con il club Amici. E anche dove non arriva il pullman, i tifosi dellaNord in auto o in treno non fanno mai mancarela loro presenza al seguito della squadra in ognistadio d’Italia. In questa stagione i Commandosarrivano anche a Palermo, ma non solo visto cheil Lucio, Jerry, Faby, Mamo, Jolly, Marco ed altrisono presenti anche in altre trasferte proibitive alSud come Avellino, Catanzaro, Catania. Il club, grazie alle nuove attività come i pullman

11997766Arrivano le mitichemagliette arancioni

dei Commandos

3300//99//7755VViicceennzzaa--AAttaallaannttaa

I Commandos organizzanoil primo pullman in proprio;

partenza da piazza della Libertà

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delle trasferte, cresce notevolmente in questocampionato tanto da raggiungere, nonostantel’andamento deludente della squadra, la quotarecord di 169 iscritti.Ma non è una crescita solo quantitativa: fanno laloro comparsa le prime mitiche magliette aran-cioni dei Commandos, riservate, però, ai soli sociad un prezzo di quattromila lire. La ragione dellascelta del colore viene svelata da Geo: «Il motivoera molto semplice. Volevamo essere vistosi e con l’a-rancione, era poco ma sicuro, ci avrebbero visti tuttiallo stadio. Era un modo per differenziarci ed essereindividuati come gruppo». «Eravamo andati addirittura a Genova per farle fare -ricorda Mamo - anche perché volevamo qualcosa diveramente particolare come il logo del club in velluti-no blu in rilievo». E il tifo? Gli ultrà della Nord continuano nellaloro battaglia per avere uno stadio caldo, ma larisposta degli altri settori è ancora molto fredda.«Il tifo a Bergamo - scriveva Jerry sul giornalino - èancora in fase di evoluzione, perché se non fosse perquei pochi scalmanati in curva, lo stadio sembrerebbepiù un cimitero che un campo di calcio e questo abbat-terebbe in modo sconcertante i giocatori.A detta di molti giornalisti - continuava - il pubblicoè uno dei più freddi d’Italia, non per il mancato inci-

tamento alla squadra (succedeanche in altri stadi) ma perchéinfligge ad essa un grave dannomorale, continuando a fischiarlaimpietosamente, nei momenti critici della gara, quan-do sarebbe invece umanamente più giusto darle lacarica. Il tifoso bergamasco ”vecchia maniera” è abituato adandare allo stadio per vedere giocare la squadra in unclima disteso, infischiandosene dell’incitamento, stan-

2288//33//7766AAvveelllliinnoo--AAttaallaannttaaAtalantini presentianche al Partenio

Roby Caprini e Simoin versione modelli

per pubblicizzare, sul giornalinodei Commandos,

le nuove magliette arancioni

11997755//7766La Nord è ancora vuota,ma non il settore dei Commandos,sempre i primi ad entrare allo stadio

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dosene magari un’ora e mezza a rosicchiarsi le unghie,lesinando gli applausi». Nonostante la diffidenza che li circonda, tra gliultrà non mancano certo l’entusiasmo e la deter-minazione. «La vecchia mentalità del tifoso devecambiare e tutto dipende da noi, giovani della curvaNord - esortava Jerry - perché se continueremo adincitare la squadra con grande vigore, può darsi che

anche i buongustai si accorgeranno dell’errore chehanno commesso per molto tempo e se non avranno ilfiato per gridare “Atalanta”, almeno si asterranno daifischi.A noi Commandos piacerebbe molto avere un pubbli-co che faccia la parte del dodicesimo giocatore; maquesto per ora è solo un sogno anche se noi continuia-mo a far vedere a quei tifosi muti che la curva sta cre-scendo in una mentalità diversa, sperando che qual-cuno segua il nostro esempio».Le frequenti deludenti prestazioni della squadra,però riescono ad esasperare anche gli ultrà nero-blu, tanto che all’ennesima squallida prova diMarchetti e compagni, nella partita interna con laReggiana (4 gennaio 76), anche dalla Nord nonsi risparmiano i fischi.Nel mirino finisce la società che da anni continuaa promettere alla vigilia del campionato la pro-mozione in serie A, illudendo così la tifoseria. Afarne le spese le auto di alcuni dirigenti dell’Ata-lanta prese a calci all’uscita degli spogliatoi. Intanto all’interno dei Commandos si assiste adun avvicendamento alla presidenza: si dimette,per alcuni screzi all’interno del Consiglio Diretti-vo, il Jim e lo sostituisce il Lucio.

2200//66//7766 -- PPiiaacceennzzaa--AAttaallaannttaa - Con la squadra a metà classifica,scarso il seguito per questa tranquilla ultima di campionato

1166//55//7766RReeggggiiaannaa--AAttaallaannttaaTrasferta in massa

a Reggio Emiliagrazie anche al costo

ridotto, 500 lire,del viaggio

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AAttaallaannttaa folle amore nostro

Via i cartelli pubblicitari dalla Nord;spazio agli striscioni!

Il rapporto tra gli ultrà atalantini e i cartellonipubblicitari del Comunale è sempre stato a dirpoco “infuocato”. Non a caso i Commandos, nelmarzo ’73 avevano abbandonato la curva Sud, tra-sferendosi in Nord per il famigerato pannello“Terme di Trescore” che impediva l’esposizione inbalconata dello striscione. Con la progressiva diffusione dei club, soprattut-to nella Nord, e della mentalità ultrà che conside-ra lo striscione come l’emblema primo del grup-po, gli spazi all’interno del Brumana diventanosempre più insufficienti per esporre i vari stendar-di neroazzurri. Le balconate del Comunale, infat-ti, sono quasi completamente occupate da gigan-teschi cartelloni di reclame, tra l’altro rigorosa-mente difesi dalla società e dalla concessionariadella pubblicità che, attraverso anche il club Ami-ci, non mancano di richiamare i gruppi che osanocoprirli. Inequivocabile, in tal senso, quanto scrit-to su L’Eco, nella rubrica del Centro Coordina-mento: «Chi ha pagato - si leggeva - per esporre lapropria pubblicità allo stadio ha il pieno diritto chequesta pubblicità rimanga esposta». «Sarà bene tenerepresente - proseguiva l’articolo - che gli introiti pub-blicitari tornano anche a vantaggio della società,

quindi il giorno in cui le varie aziende, vedendosi icartelli coperti dagli striscioni dovessero disdire i lorocontratti pubblicitari, danneggerebbero anche l’Ata-lanta». Non la pensano certamente così alcuniragazzi della Nord che al termine dell’incontrocon l’Avellino (9 novembre 75) cercano di fare unfalò del pannello del CentroLombardo Sport scatenando,poi, nei giorni seguenti l’indi-gnazione degli Amici. «Eh sì, atrent’anni di distanza possiamodirlo - ammette divertito GianniCoppola -: siamo stati noi degliUltras; nella riunione del venerdìavevamo deciso che non appenafinita la partita lo avremmo dovu-to incendiare. Invece, non eraancora finito il primo tempo e giàbruciava; alcuni, anche all’internodel gruppo, ci tirarono dietro unsacco di porconi, altri, per contro,ci fecero un sacco di complimentivisto che ne avevano pieni i coglio-ni di tutti quei cartelloni pubblicitari». Sarà statoanche un episodio riprovevole, come lo definisceL’Eco, sta di fatto, però, che immediatamente lasocietà e il club Amici corrono ai ripari convocan-do un’affollata riunione dalla quale, «dopo una dis-

11997766//7777 - A forza di coprire il cartellone del Centro Lombardo Sport gli Ultras riescono a “sfrattare” il tabellone pubblicitario

1155//22//7722Come si può vedereda curiosa breve de L’Eco,lo spazio per gli striscioniera già un problemanei primi anni ‘70

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cussione piuttosto animata» è prevalso a stra-grande maggioranza di concordare a tavo-lino la disposizione degli striscioni riser-vando poi lo spazio libero dalla pubblici-tà ad un determinato club. In pratica,come affermano i Commandos, «c’è statosolo un gran casino alla sede de L’Eco senzatrovare alcuna soluzione effettiva» senza con-tare che nell’assemblea «siamo stati addirit-tura accusati - denunciava Mamo in unarticolo del giornalino - di fare striscionitroppo grandi e ci è stato addirittura propostodi ridurne la lunghezza!».Che la riunione al club Amici non fosseservita a niente, lo dimostra il fatto che ilcampionato successivo il problema siripresenta ancora più evidente ed infatti iCommandos sono promotori di una seriedi incontri tra i vari gruppi della Nord persollecitare l’Atalanta e la Pubblilancio,concessionaria della pubblicità al Comu-

nale, a spostare la reclame dalle balconate allaparte superiore della curva. I più accaniti in que-sta battaglia si dimostrano ancora una volta gliUltras che, in pratica, con la loro orgogliosa osti-nazione ad attaccare lo striscione sopra il pannel-lo del Centro Lombardo Sport, obbligano il mal-capitato Ardizzone, il responsabile della pubblici-tà allo stadio, a rimuovere dalla Nord l’ormaiinvisibile cartellone del negozio sportivo posto alcentro della curva. E quello oscurato dallo stri-scione degli Ultras è il primo della serie dei pan-nelli “sfrattati” e spostati sopra la curva, anche seci vorrà ancora qualche anno però, per spogliarecompletamente la Nord da tutta la pubblicità.

Quanto sono tesi i rapporti con ilclub Amici

Se è pur vero che i Commandos fin dalla loronascita hanno fatto parte del Centro Coordi-

namento, di certo non si può dire che i loro rap-porti all’interno del club Amici siano sempre sta-ti molto sereni. Del resto, le premesse, come giàricordato nei capitoli precedenti, non sono positi-ve già all’Assemblea Generale degli Amici del 21dicembre 71, quando a pochi giorni dalla costitu-zione del primo gruppo ultras neroblu, il Lucio,annunciando la formazione dei Commandos, èaccolto da una fragorosa e sarcastica risata da tut-ta la platea. La profonda differenza di mentalità si evidenziafin da subito: da un lato i Commandos (e succes-sivamente gli altri gruppi della Nord), appunto,portatori di passione, esaltazione, colore e caloreper l’Atalanta, dall’altro gli Amici, ovvero compo-stezza e freddezza nel tifo. Le critiche dei giovaniultrà bergamaschi verso il modo di gestire il Cen-tro Coordinamento non si fanno certo attendere:dallo scarso numero di striscioni esposti allo sta-dio, al sostegno alla squadra con… i tornei di bri-scola e le cene con i giocatori sono molti i puntisu cui non si va d’accordo. Nonostante tutto,però, il prestigio del club Amici e la volontà diassicurare l’unità della tifoseria fanno sì che iCommandos restino comunque all’interno delprincipale e più vecchio sodalizio della tifoserianeroazzurra. Nel novembre ‘75, però, si arrivaveramente ad un passo dalla scissione. All’originedella grave frattura è, come già riferito nelle pagi-

11997722//7733 - Il famigerato cartellone delle Terme di Trescore in curva Sudquando i Commandos non si erano ancora trasferiti in Nord

99//1111//7755La condanna del club

Amici per il tentatoincendio del cartellone

pubblicitario

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ne precedenti, la questione dei tamburi. Il pesan-te attacco che il club Amici sferra nei riguardi deiCommandos attraverso richiami ufficiali e minac-ce su L’Eco non va giù a buona parte degli ultràdella Nord.All’interno della sede di Borgo Santa Caterina siscatena per la prima volta il dibattito se restare omeno all’interno del Centro Coordinamento: ilrisultato è che il presidente (Jim) e il delegato deiCommandos in seno al consiglio direttivo degliAmici (Dedo) rassegnano le dimissioni dai rispet-tivi incarichi poiché «non se la sentono più di espor-si in prima persona per sostenere oltretutto una politi-ca che essi non condividono, politica che secondo loroè un po’ temeraria o addirittura ambigua». In praticanon hanno retto alle molteplici critiche che, perl’annosa questione dei tamburi, vengono addos-sate ai Commandos, definiti per questo come tep-pisti, pazzi ed esaltati. La polemica assume toni aspri: «Prima la questio-ne dei tamburi, ora quella dei cartelloni pubblicitari;queste sono prove che noi Commandos - si leggevasul notiziario del gruppo ultrà della Nord - nonsiamo visti di buon occhio dalle altre persone, forseperché in questi ultimi tempi siamo stati troppo invista e altri clubs sono un po’ scomparsi dietro di noi.Ma quello che ci dà fastidio - insisteva l’articolo delMamo - è che le critiche provengono da clubs che allostadio non si vedono neppure». Visto il serio perico-lo di una rottura irreparabile nella tifoseria ber-gamasca, interviene la società che, grazie alla

mediazione del segretario Giacomo Randazzo edel vicepresidente Enzo Sensi, riesce a far rientra-re la polemica.Secondo round: dopo una fase in cui, nel ‘76 si davita ad un comitato dei gruppi della Nord, insie-me agli Ultras-Fossa e alla Rinascita Neroazzurra,allargato successivamente anche agli Sbandati eagli Eagles (ne parleremo nei capitoli seguenti), iCommandos si ripresentano decisi a dare unasvolta all’Assemblea Generale del club Amici deldicembre ‘77.

2288//33//7766 -- AAvveelllliinnoo--AAttaallaannttaa - I Commandos vanno ovunque: un’altra foto ricordo con lo striscione all’esterno dello stadio Partenio

11997755//7766Una carovanadegli Amici;anche sui prezzidelle trasfertenon mancanole polemichedei Commandos

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Al Teatro delle Grazie, Lucio e compagni presen-tano, in un clima di profonda diffidenza e fasti-dio nei loro confronti, una serie di mozioni tracui l’allargamento del consiglio direttivo (cherisulterebbe così composto da un rappresentantede L’Eco, uno dell’Atalanta B.C., uno dei soci indi-viduali e dieci delle varie sezioni eletti con criteriterritoriali), la convocazione dell’AssembleaGenerale a cadenza annuale anziché triennale e larichiesta per lo spostamento di tutti i cartellonipubblicitari dalla curva Nord. Ebbene, le proposte dei Commandos non vengo-no neanche messe in votazione, con motivazionidi vario genere, ma comunque poco convincenti.È soprattutto il Lucio il più incazzato di questoatteggiamento, tanto che nel marzo ‘78, all’As-semblea Generale Organizzativa dei Commandospresenta la richiesta di uscire dal Centro Coordi-namento. La votazione sulla proposta “secessionista” finiscein parità ed è solo per il voto del presidente (cari-ca assunta nel frattempo dal Jerry) che all’internodella sede di Borgo Santa Caterina si decide direstare ancora in seno al Centro Coordinamento.Il Jerry motiva la sua scelta affermando che «il clubAmici è indispensabile con le sue ottanta sezioni e i

suoi tremila iscritti; noi ci saremmo di sicuro autole-sionati: avremmo perso la stima di tanti, avremmopermesso alla gente di criticarci e di rinnegarci,avremmo dato l’opportunità al club Amici stesso didistruggerci come e quando voleva, anche se non loavrebbe mai fatto, perché ci stima e ci rispetta comepochi». «E poi - aggiungeva - non è neanche così sca-dente come lo si descrive; sono dell’avviso che nel suointerno la voglia di fare c’è e la forza e la possibilitàanche, manca solo qualcuno tra i clubs che lo spinga elo invogli».La scissione, però, è solo rimandata: la svolta sto-rica si registra il 18 novembre 79 quando, in occa-sione dell’Assemblea Generale annuale, i soci deiCommandos a larga maggioranza decidono dinon iscrivere più il club al Centro Coordinamen-to. A supporto di questa storica decisione vengo-no addotti «l’incapacità organizzativa degli Amici, lamancanza di iniziative, l’emarginazione delle sezioni,soprattutto nei confronti dei gruppi della Nord, le con-tinue prese in giro per non aver mai preso in conside-razione le proposte dei Commandos alle assembleegenerali». Questa rottura segna in modo definitivola divisione tra i gruppi della Nord e il club Ami-ci, che quindi perde ogni tipo di rapporto con iltifo organizzato della curva.

11997766//7777 -- AAttaallaannttaa--LLeeccccee -- La nascita delle Brigate aumenta la spaccatura tra la Nord e il club Amici

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Palermo, la trasferta più lunga: 52 ore di treno

Il 25 gennaio 76, il calendario prevede per laDea l’incontro alla Favorita di Palermo. Alseguito ci sono solo cinque Commandos.«Lunedì - scrivevano sul giornalino nel resocontodella trasferta -, sono le undici e mezza di sera,Mamo cincischia con una cartina d’Italia con ledistanze chilometriche; gli è vicino il Lucio che incu-riosito osserva. Il dito corre veloce su Palermo: 1.624km! I due si guardano negli occhi e in quell’istantenasce contemporaneamente nei due cervelli un’idea:Mamo rompendo il silenzio domanda “An và a Paler-mo?”. “An và, an và!” è la risposta del Lucio.Intanto alla scena assistono incuriositi anche Faby eJerry; il primo, quasi scherzando dice: “Tè, i è dré aprogetà de ‘ndà a Palermo” rivolto all’altro; pocheparole tra di noi e subito nasce l’intesa: Palermo è nel-l’aria. Di corsa alla stazione ad informarsi quantosarebbe costato un viaggio in treno: 29 mila lire com-prese le cuccette; è fatta, temevamo molto di più.Finalmente arriva il sabato, con la partenza fissataalle 7,15 di mattina da Bergamo. A chi ci avesse vistoquella mattina alla stazione apparivamo proprio comedei meridionali che emigrano: borse cariche di panini,bibite, sacchetti in plastica contenenti anch’essi viveri;in quattro avevamo circa cinquanta panini, senza con-tare il resto, arance, brioches, noccioline, patatine,caramelle, insomma una latteria ambulante…Dopo un “breve” giorno di viaggio si arriva alle otto dimattina a Palermo. Intanto il nostro amico ClaudioSavoldelli, in servizio di leva proprio nel capoluogo

siculo, è costretto alla fuga dalla caserma per poteruscire con noi. Arriviamo in tribuna entrando dagli spogliatoi accom-pagnati da un dirigente dell’Atalanta. Un coro difischi e urla ci accompagna quando, timorosi, tiriamofuori lo striscione per poter scattare delle foto; per pru-denza decidiamo di rinunciare ad appenderlo, decisio-ne che si rivela azzeccata, poiché nel giro di mezz’orala tribuna coperta si riempie all’inverosimile. La bolgia è enorme, si può sentire chiaramente il cli-ma che anima gli stadi del Sud. Assistiamo alla parti-ta tranquilli, non ci passa minimamente per la testa diurlare “Forza Atalanta”; la gente che abbiamo intornoci guarda già di malocchio a causa delle sciarpe neraz-zurre che malgrado tutto ci ostiniamo a portare. Il più tranquillo è Claudio: in divisa militare passapressoché inosservato. La partita è squallida, malgra-do tutto ad ogni piccola occasione i palermitani vicinisi voltano verso di noi rivolgendoci frasi indecifrabili(perché nessuno di noi riesce a comprendere il lorodialetto). Non vediamo l’ora che l’incontro finisca, speriamodentro di noi, forse contro la nostra volontà, che l’Ata-lanta non segni: non so come ne saremmo usciti altri-menti. Alla fine usciamo timorosi con le sciarpe sotto icappotti o nelle borse: molti ci dicono di stare attentiperché da quelle parti sono un po’ matti. Per fortunaotteniamo un passaggio sul pullman della squadra edinsieme ai giocatori torniamo felici in centro città.Lasciati i giocatori e salutato Claudio, inizia la mono-tonia del viaggio in treno fino a quando, dopo 52 orecomplessive di treno, arriviamo a casa alle 7 del lune-dì sera tra gli increduli pendolari bergamaschi chepensano: “Ma chi éi chi macc lé?”».

2288//33//7766AAvveelllliinnoo--AAttaallaannttaaEcco su che treni si viaggiavanelle lunghe trasferte al Sud;nella foto da sin. Faby,Marco Pacati, Lucio e Jerry

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Arrivano Titta Rotaed Ezio gol: è serie A

CAMPIONATO1976/77

Titta Rota, dopo l’esperienza alla Cremonese,approda sulla panchina nerazzurra. Ezio-gol

(l’attaccante Bertuzzo acquistato dal Brescia) sigladodici reti. Pizzaballa para l’impossibile. E l’Atalanta, dopo quattro campionati consecutiviin serie B, conquista la tanto sospirata promozio-ne in A. Il programma che il club orobico si dà giàa partire dall’estate non può che essere quello dipuntare alla massima serie, una sorta di “questio-ne d’onore” per tutta la società. Se poi i fatti sul

campo avessero dimostrato ilcontrario, l’obiettivo sarebberimasto comunque quello diraggiungere una posizione inclassifica migliore rispetto aquella dell’anno precedente.Rota sin dal giorno della suapresentazione alla stampa,sostiene di voler dare a questaAtalanta un po’ del suo carat-tere, cercando di dare ilmeglio in ogni gara. E i fatti,con il tempo, gli darannoragione. Il nuovo allenatore costruisceda subito una squadra dallebasi solide, la cui forza stasoprattutto a centrocampodove si vedono finalmente

giocatori che sanno imporsi e far valer il fattoloro: Tonino Rocca, Battista Festa, Lucio Mongar-di, Roberto Tavola. Le punte quindi si sentono lespalle coperte e guadagnano in potenza e velocitàper la manovra offensiva, con Pierino Fanna che

costituisce il punto di appoggio di Vincenzo Chia-renza ed Ezio Bertuzzo. Il campionato 1976/77comincia lontano da Bergamo. È sul campo del Taranto, in quello stadio cheamplifica il tifo e intimorisce gli avversari, che l’A-talanta è chiamata alla sua prima prova di caratte-re. Dopo il pareggio in Puglia (1-1) e la vittoria incasa sul Monza (1-0), arrivano le sconfitte a Terni(3-1, con due autoreti, un rigore e un gol di Ber-tuzzo da metà campo) e al Comunale contro ilVarese (2-4). L’euforia della vittoria a Brescia nel derby vienesubito risucchiata, nel trascorrere di poche setti-mane, in casa del Cagliari: i sardi siglano il terzogol (su rigore) a sette minuti dalla fine. Ma il giro-ne d’andata ha in serbo per il popolo nerazzurroancora non poche sorprese negative. Le batoste arrivano infatti da Novara (1-0), Paler-mo (1-0) e Lecce (2-0) Rota interviene apportan-do modifiche tattiche. Mister Titta in realtà, a cam-pionato concluso, dirà che di “svolte”, per quantoriguardava la disposizione in campo della squa-dra, se ne erano rese necessarie con il procederedella stagione almeno tre o quattro. A centrocam-po apporta correzioni che riguardano il ruolo diFesta e Mongardi e in difesa inserisce un liberodifensivo. Le ultime due partite del girone d’andata e le pri-me cinque di quello di ritorno danno subitoragione al tecnico nerazzurro regalandogli una

TARANTO ATALANTA 1-1 0-2ATALANTA MONZA 1-0 1-1TERNANA ATALANTA 3-1 0-2ATALANTA VARESE 2-4 0-0BRESCIA ATALANTA 1-2 0-2ATALANTA AVELLINO 1-0 0-1CAGLIARI ATALANTA 3-2 0-2ATALANTA MODENA 1-0 1-0CATANIA ATALANTA 1-1 1-3ATALANTA ASCOLI 2-0 0-0NOVARA ATALANTA 1-0 1-4ATALANTA COMO 1-0 0-0SAMBENED. ATALANTA 0-0 0-0PALERMO ATALANTA 1-0 0-1ATALANTA SPAL 0-0 1-1ATALANTA L.R. VICENZA 2-1 0-1LECCE ATALANTA 2-0 1-3ATALANTA PESCARA 2-1 0-0RIMINI ATALANTA 0-0 0-2

R I S U L T A T I A R

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serie positiva lunga sette partite (quattro vittorie etre pareggi) a consacrazione della bontà delle suescelte. In casa dell’Avellino l’Atalanta perde peruna rete a zero, ma i fatti dimostre-ranno che si è trattato solo di unbrutto scivolone. Con il Cagliari sivede infatti una bellissima Atalanta(grazie anche alla doppietta diMastropasqua), a Modena si deve aPiga la rete della vittoria e con ilCatania i nerazzurri trionfano con un3-1 firmato Rocca e Fanna. Dopo lo 0-0 di Ascoli, i bergamaschiregalano ai loro tifosi un indimenti-cabile 4-1 contro il Novara, un 1-0sul Palermo ma vengono beffati incasa del Vicenza con un gol, tra l’altronon regolare per un presunto fallo dimano. Arrivano quindi le vittorie diLecce (3-1) e di Rimini (2-0) e lo 0-0contro il Pescara. In Abruzzo, alpenultimo turno della stagione, lasquadra rischia moltissimo ma sidimostra all’altezza della situazione dimostrando-si capace di un gioco davvero brillante. Porta a casa un preziosissimo punto che le per-mette di rimanere in corsa per lo sprint finale. Trale partite più belle di questo campionato vannoannoverate quelle contro il Monza, il Pescara, ilVicenza e il Cagliari.

Da rilevare anche le grandi prestazio-ni, e alcune decisamente superiorialle aspettative, di giocatori, soprat-tutto giovani, come Tavola, Fanna,Mei, oltre ai già citati Bertuzzo e Roc-ca in quanto a continuità dimostratanel gioco. Alla conclusione dell’ultima giornatail Vicenza, che ha siglato ben undicigol su rigore in questo campionato,guida la classifica di serie B con 51punti. Seguono a 49: Atalanta, Pesca-ra e Cagliari. L’Atalanta conquista la promozionebattendo i sardi nello spareggio diGenova (con le reti di Rocca e Scala)e pareggiando a Bologna con ilPescara. I nerazzurri chiudono ilcampionato con il maggior numero

di vittorie (19), di punti conquistati (35) e di retirealizzate in casa (34, poche invece, solo 10, quel-le siglate in trasferta), oltre che con il minornumero di reti subite in trasferta (17). Pizzaballa,che dopo l’infortunio a Cipollini aveva esorditocontro la Spal, si rivela il miglior portiere dellaserie B.

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Ezio Bertuzzo,diventa subito l’idolodella Nord che loribattezza Ezio-gol

C L A S S I F I C A

LL..RR.. VVIICCEENNZZAA 5511PPEESSCCAARRAA 4499AATTAALLAANNTTAA 4499CAGLIARI 49MONZA 48COMO 41LECCE 39VARESE 38TARANTO 37ASCOLI 37SAMBENED. 37RIMINI 33PALERMO 33MODENA 32AVELLINO 32BRESCIA 32TERNANA 32SPAL 31CATANIA 31NOVARA 29

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In trasferta in migliaia al seguitodi un’Atalanta entusiasmante

Come ogni inizio di stagione anche questoquarto campionato in serie B parte tra le

speranze di promozione degli atalantini. La Nordè in fermento: per organizzare al migliore deimodi il tifo Commandos, Ultras-Fossa e RinascitaNerazzurra, dopo una serie di riunioni, in occa-sione dell’incontro casalingo con l’Avellino (31ottobre 76) decidono di «raggruppare i vari iscrittie simpatizzanti al centro della curva e di istituire unservizio d’ordine che garantisca la piena efficienzaorganizzativa». È sicuramente una novità importante, perché perla prima volta i vari gruppi della Nord si mettonointorno a un tavolo per cercare l’unità e il coordi-namento del tifo. Cosa che comporta, per altro,

parecchi problemi, «tra i quali - scrivevano i Com-mandos nel loro giornalino - la disposizione deitamburi che hanno dovuto essere collocati su tre filesovrapposte di gradini, in quanto il cartellone pubbli-citario, posto sulla balconata, ne disperde ed attutiscei suoni. Tutto questo - continuava l’articolo - ha crea-to non poche difficoltà ai percussionisti che si sono tro-vati sacrificati in spazi ristretti a dover suonare e sor-reggere gli strumenti che attirano nella zona una gran-de quantità di giovanissimi». «Per le bandiere - sispiegava ancora - invece non si è riusciti a trovareuna disposizione migliore perché quelle grandi neces-sitano di molto spazio per cui è indispensabile riserva-re loro la posizione dinnanzi al parapetto a scapito diquelle piccole che, arretrate, corrono il rischio di veni-re coperte». Ma il giudizio complessivo è positivo e«l’incitamento prodotto efficace». Se da un lato l’unità dei gruppi in curva facilita iltifo, dall’altra all’interno dei Commandos scop-pia il dibattito tra pro e contro a questa soluzio-ne. In particolare per i contrari alla nuova posi-zione al centro della curva «viene messa in discus-sione l’autonomia del club in quanto nell’assembra-mento al centro della Nord non possono essere appli-cate appieno tutte le regole dello Statuto ed inoltre sipregiudica il tesseramento, unica vera entrata nellacassa del gruppo». Per capire meglio la portata, nelcampionato 1976/77, del tifo ultrà neroazzurro,basta citare un’altra obiezione allo spostamentodei Commandos dalla loro posizione originariasul lato destro della Nord; alcuni sostengono,infatti, che «il distacco dei vari clubs può produrre unincitamento altrettanto efficace e più continuo, perchéalternato fra un gruppo e l’altro ed inoltre per vederela tanto auspicata “curva neroazzurra” è essenziale

11997766//7777I Commandos si spostano

al centro della curvainsieme agli Ultras-Fossa

1100//44//7777AAttaallaannttaa--CCaattaanniiaa

La Nord sotto l’acqua;da notare lo spazio dei tifosisenza ombrelli (l’ombrello,

si ricorda, non fa partedel corredo del vero ultrà)

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uno sviluppo del tifo in senso orizzontale e non rag-gruppato in una striscia verticale, tra l’altro limitata».Ecco perché i Commandos, per confermare defi-nitivamente il “trasloco” al centro della curva,indicono un referendum tra i propri 94 iscritti: alarga maggioranza, 42 a 22 vincono i favorevolialla nuova posizione centrale. Intanto il fenomeno ultrà cresce sensibilmente inquel di Bergamo; i gruppi della Nord, in partico-lare i Commandos e gli Ultras-Fossa, assumonoanche un’importante funzione sociale, di forteaggregazione in particolare tra i più giovani. Purtra mille pecche, i clubs del tifo organizzato con-sentono a centinaia di ragazzi, uniti dalla comu-ne passione per l’Atalanta, di incontrarsi, stareinsieme, impegnarsi, in un periodo di profondedivisioni di classe e di forti tensioni politiche, sen-za alcuna distinzione di appartenenza economi-co-sociale o di bandiera partitica. E pur di fare proseliti tra i giovani bergamaschi,gli ultrà atalantini ricorrono anche alla radio; gra-zie all’amicizia (e alla necessità di fare audience)con il proprietario della neonata Radio BergamoInternational, il Palmer e il Dedo danno vita adun programma dedicato all’Atalanta e in partico-lare al tifo della Nord. «Le trasmissioni - ricorda ilPalmer - andavano in onda il venerdì dalle 18 alle 19e la domenica dalle 20 alle 22, quando non c’erano letrasferte. Devo dire - continua l’ex capotamburi -che la trasmissione non era male ed infatti ricevevamoun sacco di telefonate di ascoltatori che ci facevano ledomande in trasmissione». L’iniziativa radiofonicava avanti per qualche mese, poi, causa la cessionedella proprietà della Radio, il Palmer e il Dedo

sono costretti, anche se poco più che debuttantinel mondo dei dj, ad appendere… il microfono alchiodo. Ma il campionato 1976/77 passa alla sto-ria come la stagione delle grandi trasferte in mas-sa dei tifosi atalantini. Grazie all’entusiasmogenerato dai brillanti risultati della squadra di Tit-ta Rota, da Bergamo si muovono al seguito di Ber-tuzzo e compagni migliaia di tifosi. Il 24 ottobre76, cinquemila supporters neroblu invadono Bre-scia, il 5 dicembre sono duemila cinquecento ibergamaschi che seguono la squadra a Novara; il6 febbraio 77 a Rimini si contano duemila ata-lantini che diventano cinquemila, quindici giornidopo, nell’angusto e vecchio stadio Sada di Mon-za. L’esodo continua a crescere: oltre 4000 a Vare-se (6 marzo) per arrivare poi, il 2 maggio, aglioltre ottomila di Como e per finire ai tredicimiladegli spareggi di Genova, che rappresentano ilpiù numeroso seguito della quasi centenaria sto-ria neroblu.Ma non ci sono solo le trasferte oceaniche in cui ibergamaschi dominano. In altre occasioni, inve-ce, non tutto fila liscio come ad esempio ad Asco-li (17 aprile), quando «dopo continui minacce ver-bali durante la partita da parte dei tifosi bianconeri -si leggeva sul giornalino dei Commandos - all’u-scita, nel tragitto verso il pullman, veniamo fattioggetto di insulti, ci danno perfino dei ladri, e sputi.In questa baraonda, nonostante ci fossimo accordati direstare tutti uniti, Jerry, Elisabetta e Sanvito perdonocontatto con il resto del gruppo e per di più quest’ulti-mo ha anche lo striscione. Ad un certo punto un grup-petto di ascolani aggredisce alle spalle il Sanvito perrubare lo striscione; interviene il Jerry in difesa, ma gli

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11997766//7777 - Un’altra immagine del tifo unito nella Nord

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ultrà bianconeri hanno la meglio, si impadronisconodel simbolo dei Commandos e scappano. Ad inseguirliil Jerry che, urlando, richiama l’attenzione degli altribergamaschi; in un attimo il Lucio e altri sei o settepartono alla carica riuscendo a bloccare poco dopo gliascolani. Ne segue una rissa nella quale i nostri riesco-no a riprendersi lo striscione e a rientrare subito alpullman». A scatenare l’attacco dei supporters mar-chigiani, come noto schierati politicamente adestra, contribuisce sicuramente il fatto di averconsiderato il pugno dello striscione dei Com-mandos come un simbolo politico di sinistra,anziché come sinonimo di unità. A Ferrara (21maggio), invece, dove la matrice politica nonc’entra, il livello dello scontro si alza. «Al terminedella partita - ricorda il Palmer - un gruppetto dellaFossa Estense si era avvicinato al pullman dei Com-mandos e un ultrà biancazzurro, con la mimeticaindosso, come del resto era di moda allora e lancia-razzi in pugno era arrivato sulla porta posteriore del-l’autobus. A quel punto - continua il Palmer - non cipensai un attimo e tirai fuori anch’io la lanciarazzipuntandogliela in faccia e gridandogli “Vediamo chispara per primo”; non sparò nessuno dei due, ma il

ferrarese pensò bene di togliere il disturbo. Intantoperò, ricordo che il Filippucci, uno dei soci più mode-rati del club, dalla paura si era buttato sotto il sedile!».Anche l’ultima trasferta del campionato, che vedel’Atalanta impegnata nel decisivo scontro direttocon il Pescara non è certo tranquilla. Il clima inriva all’Adriatico è torrido, in tutti i sensi. Bandie-re biancazzurre ad ogni angolo della città accol-gono i quasi cinquecento bergamaschi al seguito(otto pullman sono degli Amici, targati, per pre-cauzione, Milano) che, però, rinunciano ad espor-re bandiere e striscioni neroazzurri. Se questo, algiorno d’oggi, può essere visto come un compor-tamento non certo temerario, bisogna, infatti,rammentare che i tifosi ospiti allora eranomischiati in mezzo ai locali. Ed infatti, al terminedell’incontro si verificano degli incidenti in cuiviene accoltellato, all’esterno dello stadio Adriati-co, un ventitreenne bergamasco, uno dei pochiche, senza paura, indossava una maglietta neroaz-zurra. Tornando, invece, al Comunale vannosegnalati gli incidenti in occasione della partitacon la Sambenedettese (8 maggio), in cui gliultrà della Nord, infuriati per il comportamentoprovocatorio di alcuni giocatori rossoblu, primaprendono a sassate il pullman dei tifosi ospiti,poi quello della squadra marchigiana. Circostanza curiosa: «Gli sconsiderati - riportava ilcronista de L’Eco - hanno approfittato del fatto che leforze dell’ordine erano state chiamate al carcere diSant’Agata per agire pressoché indisturbati». Va preci-sato, infatti, che dalla vecchia casa circondarialedi Città Alta, tre detenuti avevano tentato l’eva-sione prendendo in ostaggio due agenti per oltretre ore.

2211//55//7777SSppaall--AAttaallaannttaa

Uno scorciodegli oltre 1000

atalantinipresenti a Ferrara

77//55//7777 AAttaallaannttaa--CCoommoo

Ottomila bergamaschiinvadono il capoluogo

lariano

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leva un bellissimo spettacolo difumogeni arancioni, come finoad allora non si era mai visto.Tutto il Comunale esplode in unboato: “Serie A, serie A” e final-mente anche dalla tribuna e dal-la gradinata si segue con il batti-

to di mani il tifo possente dei Commandos, delleBrigate e degli Ultras. Ore 17,15 - primo attacco al cuore dei tifosineroazzurri; il Pescara è passato in vantaggio a Fer-rara con la Spal per un autorete degli estensi ed unminuto dopo raddoppia. E intanto l’Atalanta nonriesce a superare il portiere riminese Recchi.Ore 17,32 - notizia da infarto, il Cagliari è in van-taggio per ora i neroazzurri restano in B.Ore 17,34 - una boccata d’ossigeno; il Modena hasegnato contro il Monza, ma al Comunale, pur-troppo Recchi continua a fare miracoli.Ore 17,42 - che botta; il Pescara conduce 3-0.Ore 18,06 - la speranza dopo il terrore; propriocosì, visto che Gusto Scala si fa parare il rigoreconcesso per atterramento di Mei, ma sulla respin-ta piomba Ezio Gol che segna. Il Comunale esplo-de, la Nord è in orgasmo: l’Atalanta, a questo pun-to, è agli spareggi.Ore 18,12 - Ezio Bertuzzo, sempre più idolo dellacurva, raddoppia e per fortuna si respira.Ore 18,13 - le radioline diventano un micidialestrumento di tortura: da Modena arriva la notizia

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1199//66//7777AAttaallaannttaa--RRiimmiinnii

Le squadreentrano in campo

tra l’entusiasmodel pubblico bergamasco

1199//66//7777 -- AAttaallaannttaa--RRiimmiinnii - La Nord saluta l’ingressodei giocatori con un tripudio di bandiere neroblu

Finale al cardiopalma: è spareggiocon Cagliari e Pescara

Il 19 giugno 77 verrà ricordato come una dellegiornate più da cardiopalma della storia

neroazzurra. È l’ultima giornata di campionato e itrentamila bergamaschi che gremiscono in ogniordine di posti il Comunale sudano freddo, no-nostante un sole torrido ha fatto salire la tempe-ratura a quasi trenta gradi. L’Atalanta, infatti, persalire in serie A, non solo deve battere il Rimini,ma deve sperare nei risultati negativi di Monza,Pescara e Cagliari. I tifosi neroazzurri, sono quin-di con gli occhi sul campo, le orecchie sulle radio-line e il cuore in terapia intensiva! Il colpo d’oc-chio è eccezionale: lo stadio è un tripudio di ban-diere e di coriandoli, mentre in campo, sotto laNord, un grande “Grazie Atalanta” in legno com-pensato a testimoniare il brillante campionatodisputato da Bertuzzo e compagni, come da anninon si vedeva sotto Città Alta.Ore 17 - all’ingresso dei giocatori dalla curva si

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che il Monza ha pareggiato.Ore 18,28 - mentre il Pescara in casa della Spal faquattro, a Cagliari i rossoblu conducono per 2 a 1.Così, si va agli spareggi in quattro: Atalanta, Mon-za, Pescara e Cagliari.Ore 18,30 - un boato Sant’Elia l’Ascoli ha pareg-giato. Si leva ancora più forte il coro “Si va, si va,si va in serie A”!Ore 18,35 - al reparto di cardiologia dell’ospedaleMaggiore scatta l’allarme rosso, mentre il Comu-nale si “gela”: il centravanti del Cagliari Piras staper calciare il rigore della serie A; tutti gli atalanti-ni hanno l’orecchio incollato alla radio: tiro, para-to! Dalla Nord alla tribuna centrale non c’è tifosoche non salta in piedi urlando di gioia.Ore 18,40 - gli infarti non si contano più: il Mode-

na sta vincendo, il Monza ètagliato fuori dal giro promo-zione e l’Atalanta è in serie A,ma mancano ancora cinqueminuti al novantesimo!Ore 18,41 - i bergamaschiimplorano pietà per questaterrificante tortura a onderadio: il Cagliari, infatti, è tor-nato in vantaggio e così in unindimenticabile palpitantepomeriggio l’Atalanta accedeagli spareggi.

1199//66//7777 -- AAttaallaannttaa--RRiimmiinnii - Anche nei tesissimi minuti finali la Nord continua ad incitare

1199//66//7777AAttaallaannttaa--RRiimmiinnii

Trepidazione al Comunale;il segretario Randazzo

(al centro tra Marco Pigae il vicepresidente

Enzo Sensi) ascoltaalla radio i risultatidi Cagliari, Pescara

e Monza

1199//66//7777 -- AAttaallaannttaa--RRiimmiinniiL’esultanza della Nord per il gol di Ezio Bertuzzo

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19/6/77 - Atalanta-RiminiL’esultanza della Nord per il gol di Ezio Bertuzzo

Gli spareggi a Genova: 13.000 bergamaschi invadono Marassi!

È in un nuvoloso mercoledì di fine giugno,che ha luogo la più grande trasferta della

storia della tifoseria atalantina: oltre tredicimilabergamaschi, con ogni mezzo, invadono lo stadioMarassi di Genova, teatro dello spareggio per lapromozione, per spingere la squadra di Titta Rotaverso la serie A. Di fronte, un ostacolo difficile: ilCagliari della terribile coppia d’attacco Piras - Vir-dis. Nei giorni che anticipano l’importantissimasfida, Bergamo viene travolta da un’euforia gene-ralizzata; un’atmosfera di spasmodica attesa perla serie A coinvolge non solo gli atalantini più sfe-gatati, ma tutta la cittadinanza. Una simile atmo-sfera forse si è respirata solo un’altra volta negliultimi trent’anni di Atalanta: prima della semifi-nale di Coppa delle Coppe con il Malines, ovveroundici anni dopo la cavalcata verso la serie A delcampionato 1976/77. Il contagio da “febbre nerazzurra” ormai si dif-fonde ovunque: all’ultimo allenamento svolto alComunale prima di partire per la Liguria, la squa-dra è salutata addirittura da duemila tifosi eufori-ci. La mobilitazione per seguire l’Atalanta aMarassi è incredibile visto che, in pratica, vengo-no requisiti tutti i pullman disponibili in berga-masca. Ogni gruppo della Nord organizza il suo etutti sono strapieni, con gente costretta addirittu-ra a farsi il viaggio in piedi o seduta nel corridoio.Ma questa non è una trasferta solo per gli ultrà: lasede del club Amici è presa d’assalto, la domenica

precedente, sono già stati riempiti quarantatrepullman che diventano, dopo una disperata ricer-ca di autobus disponibili, ben settantadue allunedì sera e, dopo l’ennesima caccia di corrierelibere, addirittura ottanta alla vigilia dello spareg-gio. Finalmente arriva il giorno tanto atteso. Datutta la provincia partono pullman con bandiereneroblu ai finestrini; i Commandos da piazza del-la Libertà, gli Ultras da via Pescaria, le Brigate dalpiazzale della Malpensata, gli Sbandati da Petosi-no e poi le comitive degli Amici con quattro mez-zi da Nembro, due da Calusco ed uno da Alzano,Parre, Brembilla, Vall’Alta, Cisano, dall’OspedaleMaggiore e dalle Poste, oltre, ovviamente, agliottanta dal piazzale della Sab. Solo per far usciredalla città la lunga colonna di autobus (si parla dicirca sei, sette km. di lunghezza), alla fine, c’èvoluta quasi un’ora, paralizzando il traffico di via-le papa Giovanni e via Paleocapa. Ed è così che sull’auto-strada Milano-Genova èun susseguirsi di auto,pullman e moto targateBg strombazzanti e conle sciarpe nerazzurre alvento. A fare da apripi-sta all’esodo neroblu inLiguria ci pensano leBrigate Neroazzurre:«Per paura di non arriva-re in tempo - raccontaBeppe Maestri - aveva-mo fissato il ritrovo addi-rittura alle 8 di mattina!

2299//66//7777SSppaarreeggggiioo CCaagglliiaarrii--AAttaallaannttaaUna panoramicadegli 80 pullmandegli Amici; è la più grandetrasferta della storiaatalantina

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2299//66//7777 -- SSppaarreeggggiioo CCaagglliiaarrii--AAttaallaannttaa - Oltre 4000 atalantini partono con la carovana del Club Amici

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genoana. Sia per la suprema-zia sul campo che per il tifotra bergamaschi e cagliaritanila gara è molto combattuta;già nel primo tempo i cori deisupporters neroazzurri sidimostrano più vivaci e conti-nui, ma è nel secondo tempo,trascinati dall’entusiasmo peril micidiale uno due di Toni-no Rocca (al 53’) e Gusto Sca-la (all’56’), che gli atalantinidilagano. La Nord dello sta-dio genovese si rianima soloal 75’ quando Lamagni accor-cia le distanze, ma la Sud con-tinua a spingere la squadra

del magico Titta verso la SerieA. Al triplice fischio finaleesplode la gioia neroblu: tuttii giocatori ed il mister festeg-giano sotto la curva occupatadai bergamaschi, lanciando lemaglie ai tifosi ormai già intotale delirio! E intanto a Ber-gamo e nei paesi della provin-cia, così come nella Sud diMarassi, la gioia è inconteni-bile per una promozione chetutta la tifoseria aspettavaormai da quattro anni; anchedagli atalantini che non sonoandati a Genova, la partita èstata vissuta con ansia attra-verso le radiocronache (in

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2299//66//7777SSppaarreeggggiiooCCaagglliiaarrii--AAttaallaannttaaUn’altra splendidaimmagine della curvabergamasca

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CCaagglliiaarrii--AAttaallaannttaa Caldissimo il tifo della

curva neroazzurra

2299//66//7777SSppaarreeggggiiooCCaagglliiaarrii--AAttaallaannttaaUno scorcio dei 13000atalantini a Genova

L’entusiasmo era talmente alto che, oltre ad inaugura-re le nostre prime magliette, quelle bianche con la scrit-ta a semicerchio Brigate Neroazzurre e il teschio alcentro, attaccammo il nostro striscione, lungo ventimetri, sui finestrini; ma non è finita, perché il nostroprogramma di viaggio prevedeva alle ore 10 l’assaltoalla sede della Fossa dei Grifoni. Peccato che, però,nessuno di noi sapeva dove fosse e così ci mettemmo agirare, invano, per Genova a cercarla. Da notare chein questa pazza trasferta si era aggregato perfino Mir-ko Panattoni (il ragazzo di Città Alta rapito nel ’74)opportunamente sorvegliato».Allo stadio Marassi i bergamaschi si collocano incurva Sud, dove trovano anche l’appoggio deigemellati doriani (l’argomento “gemellaggi” èaffrontato in un capitolo a parte nelle pagineseguenti), mentre i diecimila cagliaritani riempio-no la curva Nord, sostenuti anche dalla tifoseria

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2299//66//7777 -- SSppaarreeggggiioo CCaagglliiaarrii--AAttaallaannttaa - La Sud di Marassi stracolma di bergamaschi

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televisione era in programma solo la sintesi regi-strata in seconda serata), nei bar, nelle case, negliuffici e nei negozi, tranne in quelli che eranorimasti chiusi con un eloquente cartello alla sara-cinesca “Chiuso per la serie A”. A promozione avvenuta, lungo le vie del centrocominciano impressionanti caroselli di auto con

bandiere neroblusventolate a più nonposso che coinvolgetutti, anche i berga-maschi non tifosi,stravolgendo unanormale giornata dilavoro. Al rientro in città daGenova delle migliaiadi tifosi atalantini, ilcasino lungo vialeGiovanni XXIII, PortaNuova, piazza Vitto-rio Veneto e il Sentie-rone si fa ancora più

intenso e i più euforici, nonostante la temperatu-ra piuttosto fredda e la pioggia incessante, nonrinunciano a farsi il tour delle fontane, prima unbagno nella fontana di piazzale Marconi, poi inPorta Nuova per finire poi in quella del Donizet-ti tra i cigni un po’ impauriti. Unici a non partecipare ai festeggiamenti di mas-sa in centro quelli delle Brigate Neroazzurre: «Era-vamo talmente fuori di testa per la gioia - ricordaridendo ancor oggi Marco Sonzogni - che l’autistacompletamente ubriaco anziché uscire a Bergamo,imboccò una delle uscite di Milano, senza che nessu-no di noi, fra l’altro, se ne accorgesse non prima diessere scesi dal pullman pronti per buttarci nella fon-tana di Porta Nuova. Purtroppo non c’era nessunafontana e chissà dove c’eravamo persi; sta di fatto chea Bergamo arrivammo solo alle 2 di notte, quandoormai i festeggiamenti si erano già esauriti. Però ilbagno, anche se da soli, tra i cigni della fontana delDonizetti lo facemmo lo stesso».Da Titta Rota arriva la conferma di quanto il pub-blico atalantino sia stato importante: «Dedichiamoquesta vittoria agli sportivi bergamaschi che per tutto

2299//66//7777 -- SSppaarreeggggiioo CCaagglliiaarrii--AAttaallaannttaa - Zoom sulla prima fila dei Commandos

2299//66//7777SSppaarreeggggiioo

CCaagglliiaarrii--AAttaallaannttaaÈ serie A: i giocatori

festeggiano sotto la curva

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il campionato, ma ancor di più oggi, hanno dimostra-to un attaccamento alla squadra decisamente enco-miabile».E nonostante la promozione già acquisita, felici etranquilli, sono ben cinquemila i bergamaschi

2299//66//7777 SSppaarreeggggiiooCCaagglliiaarrii--AAttaallaannttaa Ezio gol e capitan Marchettisalutano la curva in delirio

22//77//7777SSppaarreeggggiioo

PPeessccaarraa--AAttaallaannttaaAnche se ormai inutile,

sono oltre 5000i bergamaschi nel secondo

spareggio a Bologna

2299//66//7777 -- SSppaarreeggggiioo CCaagglliiaarrii--AAttaallaannttaaAl termine della partita scoppia l’entusiasmo anche a Bergamo

che, la domenica successiva seguono Bertuzzo ecompagni nel secondo spareggio a Bologna con-tro il Pescara.Sotto un sole cocente, con il Dall’Ara occupato dacirca ventimila abruzzesi, la partita finisce con unmodesto 0 a 0, quanto basta ai biancazzurri perseguire l’Atalanta in serie A e abbandonare nelpurgatorio della B il Cagliari di Virdis e Piras.

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E in un garage di Carnovalinascono le Brigate Neroazzurre

Siamo nel popolare quartiere di Carnovali, adue passi dal casello autostradale, là dove le

case si affacciano sui prati della periferia e dove,oggi, invece, sorgono decine di capannoni artigia-nali. In un garage di via Caldara, una compagniadi una trentina di ragazzi tra i 14 e i 16 anni siritrova quotidianamente per trascorrere del tem-po insieme all’insegna del divertimento, dell’esu-beranza e delle passioni comuni, prima fra tuttel’Atalanta. «La nostra compagnia - racconta Beppe Maestri - erala più numerosa della zona, tanto che avevamo unritrovo tutto nostro che avevamo chiamato “l’inferno”,ma che non era altro che il garage del Marco Sonzo-gni. Erano gli anni 1974/75 e per la maggior parte dinoi l’appuntamento fisso domenicale era allo stadio, incurva Nord, in mezzo ai Commandos».Se al Comunale il riferimento è il gruppo delLucio e soci, a cui però quasi nessuno si tessera,nel quartiere la compagnia di giovani tifosi nero-blu frequenta il club Atalanta Superstar, affiliatoal Centro Coordinamento, che ha sede presso ilbar Mikado, poi diventato bar Michele, all’angolotra via Carnovali e via Carpinoni. «Eravamo statiproprio noi ragazzini a suggerire il nome Superstar alpresidente e factotum Gianni Maffioletti, ol salümérdel quartér» precisa Marco Sonzogni e così il grup-po, orgoglioso di questa denominazione, prepara

un piccolo striscione “Atalanta Superstar” che vie-ne attaccato ogni tanto in curva Nord. Ma Carnovali, negli anni ’70, balza agli onori del-la cronaca sportiva soprattutto per la vertiginosaascesa della squadra parrocchiale di pallacane-stro. La mitica Milfer, infatti, in breve tempo conuna promozione dietro l’altra sale dagli anonimicampionati provinciali fino alla C2, conquistan-do così le simpatie e le attenzioni di tantissimiappassionati bergamaschi. Ma cosa c’entra ilbasket con la nascita delle Brigate Neroazzurre?C’entra, e non poco, perché la compagnia di Car-novali il sabato lo dedica sempre al seguitoappunto della Milfer. In pratica il fine settimanadella compagnia dell’”inferno” é interamentebasato sul tifo: dalla tribuna della palestra dell’I-stituto Professionale Pesenti al sabato sera, allacurva Nord del Comunale la domenica pomerig-gio, comprese, ovviamente, le trasferte sia dell’u-na che dell’altra. «Seguivamo la Milfer con la compagnia al completo intutte le trasferte - ricorda Beppe Maestri - e non era-vamo certo tranquilli visto che facevamo sempre uncasino bestiale con bandiere e tamburi ed ogni tanto ciscappava anche qualche rissa, dove, va detto, ci face-vamo sempre rispettare. Ed è proprio nei vari palazzet-ti in giro per la Lombardia che prendemmo coscienzadella nostra forza e della nostra compattezza, tantoche riuscimmo a coinvolgere anche altri ragazzi cono-sciuti allo stadio in questa passione per la Milfer». Arriviamo così all’autunno ’76, quando, forti diquesta unità di gruppo, alcuni ragazzi della com-

2211//11//7766L’inaugurazione

della sededel club Superstardi via Carnovali,

da cui nascerannole Brigate Neroazzurre

MMaarrzzoo ‘‘7766Un gruppetto di

giovanissimi tifosi dellaMilfer Carnovali

in trasferta; da sin.Marco Sonzogni,

Beppe e Paolo Maestri

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1177//1100//7766 -- AAttaallaannttaa--VVaarreessee - Si noti in basso a destra lo striscione Atalanta Superstar, nucleo base delle costituenti Brigate Neroazzurre

pagnia di Carnovali, tra cui Beppe e Paolo Mae-stri, Marco Sonzogni, Stefano Sana, MaurizioBonomi, Marco Orlandi, Fulvio Agazzi, Marcelloe Mario Ghisleni, “Pito”, Caldara, Roby Finco, tut-ti soci del club Atalanta Superstar, decidono didarsi un’entità non solo alla Milfer, ma anche incurva Nord. Prima scelta da fare, ovviamente convarie discussioni nel garage “inferno” di via Cal-dara, il nome da dare al nuovo gruppo. «Volevamoun nome diverso, qualcosa che desse l’idea di un grup-po deciso e determinato - spiega Marco Sonzogni -.Ci piaceva, sull’esempio degli ascolani, SettembreNeroazzurro (ad Ascoli c’era e c’è tutt’ora il SettembreBianconero), ma poi fummo tutti concordi, dopo avervisto il lungo striscione delle Brigate Gialloblu delVerona e dopo aver visto gli ultrà scaligeri in azionedue anni prima, proprio in curva Nord, nell’optare perBrigate Neroazzurre».Seconda decisione da prendere: come fare lo stri-scione. «Volevamo farlo uguale a quello dei veronesi -afferma Beppe Maestri - anche se il problema prin-cipale era la mancanza pressoché totale di soldi, macomunque eravamo decisi a tutto pur di portare ilnome di questo nuovo gruppo negli stadi di tutta Ita-lia. Per raggiungere la somma necessaria per pagare lastoffa, non guardammo in faccia a nessuno, nemmenoal parroco del quartiere: infatti tutte le sere andavamoal deposito della parrocchia dove veniva ammassata lacarta da macero che il prete vendeva agli stracciven-doli per raccogliere un po’ di fondi per l’oratorio e,dopo aver smontato la porta del magazzino, tranquil-lamente “prelevavamo” tutta quella che riuscivamo aportar via e il giorno dopo la vendevamo al Mandari-no, o strassér del quartér. Lo chiamavamo Mandarino,

perché era un pugliese. C’è da aggiungere che il par-roco non ci “forniva” solo la carta, ma anche le botti-glie vuote di Coca Cola del bar dell’oratorio che cifruttavano, rese al salumiere di via Carnovali, 50 lirel’una. In pratica si può dire che il primo striscione del-le Brigate ci è stato gentilmente “offerto” dall’alloraparroco della chiesa del Sacro Cuore di via Carpino-ni».Nonostante i numerosi raid notturni al depositoe al bar dell’oratorio, i soldi sono ancora scarsi (sitenga presente che l’unico della compagnia chelavora è il Beppe Maestri; gli altri sono studenti odisoccupati). «Mia madre - continua Paolo Maestri- aveva trovato una pezza nera di una ventina di metriin offerta dal Taschini (un negozio di stoffe e merceriain largo Cinque Vie): anche se era d’occasione ci sem-brava ancora un po’ cara, ma lei ci disse: “Ardì s-cèccche chèsta l’è bèla, v’è dürerà trènt’agn!” ed in effettila mamma aveva ragione, visto che lo striscione c’èancora». «Per l’azzurro, però, non avevamo più una lira ed allo-ra riciclammo il teschio blu di una bandiera della Mil-fer (i colori sociali erano gialloblu) per poi fare la scrit-ta bianca» precisa Sonzogni. «Ma che fatica tagliarele parole - ricordano i fratelli Maestri -: le lettere era-no di plastica e a nostra madre era venuta addiritturala flebite a forza di tirare il telo plastificato e tagliaretutta la scritta».Una volta imbastito, lo striscione viene cucito tut-to a mano, in casa e gratis, dalla signora Stazziolidi via Caldara. Ecco, quindi, che dopo oltre tre mesi tra raccoltafondi e cucitura, finalmente il 27 febbraio 77 inoccasione della partita Atalanta-Ternana, il nuo-

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vo striscione delle Brigate Neroazzurre debutta incurva Nord, attaccato alla recinzione sotto il set-tore degli Ultras. La posizione non è casuale visto che nel momen-

to in cui la compagnia di Carnovalidecide di costituire le Bn (l’at-

tuale sigla Bna sarà adotta-ta solo dal 1980) si spo-

sta dal settore deiCommandos a quel-lo degli Ultras. «Perla precisione - spie-ga Roby Finco - ildistacco dal settoredel Lucio e compa-gni avviene quandoscrivemmo su un

muro fuori dalla cur-va Sud “Commandos

cagasotto”; del club dal-le maglie arancioni, infat-

ti, non condividevamo l’ec-cessiva moderatezza.

Noi volevamo un po’ più di casino, piùgrinta, più brio e in questo, del resto, neanche gliUltras ci soddisfacevano.Lo dimostra il fatto che quando alcuni degli Ultrasvennero a vedere la Milfer rimasero colpiti dal nostromodo di fare il tifo e passarono con noi».Le Brigate, quindi, iniziano velocemente a fareproseliti, anche perché non si caratterizzano poli-ticamente («Anche se quelli erano tempi di forte con-

trapposizione ideologica, a noi la politica non interes-sava particolarmente; prima c’era l’Atalanta ed è perquesto che nel nostro gruppo si ritrovarono senza pro-blemi simpatizzanti di destra e di sinistra» precisanoi fondatori delle Bn) e così si arriva anche alla pri-ma trasferta organizzata in proprio. È il 2 maggio, la squadra di Titta Rota, in pienacorsa promozione, è di scena a Como ed in riva alLario si riversa una gigantesca ondata di bergama-schi: oltre ottomila con bandiere e striscioni, tracui, per la prima volta anche quello delle Brigate.«Eravamo talmente per aria - racconta divertito Bep-pe Maestri - che quella domenica fissammo il ritrovoin fondo alla stretta via Carpinoni; il risultato fu cheil pullman restò “incastrato” e ci mise più di mezz’oracon un’infinita di manovre in retromarcia per uscireda quell’imbuto. Da quella volta, vista l’esperienza, lapartenza delle trasferte venne spostata al piazzale del-la Malpensata». Tra gli affiliati della prima ora, un apporto impor-tante per la crescita del gruppo, lo offre sicura-mente la compagnia di Città Alta, con AdrianoPiazzalunga, Michele Bagattini, Antonietta, olTürà, Roby Cugini ed altri (l’ingresso ufficiale dei“cittaltini” nelle Brigate avviene con lo spareggiodi Genova) che già dal campionato 1977/78prendono in mano le redini dell’ultimo nato tra igruppi della Nord. Da qui in avanti per le Brigate inizia una ascesacontinua che le porterà in breve tempo a diventa-re uno dei club ultrà più ammirati e rispettati ditutta Italia.

MMaaggggiioo ‘‘7777Le Brigate realizzano

il primo adesivo;con lo stesso disegno

ci saranno anchela maglietta e l’anno

successivo la felpa

SSeetttteemmbbrree ‘‘7777 - L’abituale ritrovo la domenica mattina della compagnia di Città Alta al “Baretì” in piazzetta S. Pancrazio

MMaarrzzoo ‘‘7777Lo striscione delle BrigateNeroazzurre prima versione

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11997766//7777Con la nascita delle Bna

si diffonde la mentalità dello scontro

“Oggetti contundenti” o da difesa? È polemica in curva

Anche a Bergamo, come in altre realtà piùgrandi (vedi Milano, Torino e Genova),

cominciano a fare la loro comparsa tra gli ultrà icosiddetti “oggetti contundenti”, ovvero lancia-razzi, catene, chiavi inglesi, spranghe e bastoni. La nuova tendenza del tifo organizzato (ci sonoanche i primi mortaretti e razzi lanciati in campoa far discutere), in questa fase di passaggio tra lamentalità dei primi anni ’70 e l’inesorabile avan-zata, all’interno delle curve italiane, della logicadella violenza e dello scontro con gli avversari,rappresenta fonte di un forte dibattito tra i varigruppi della Nord. Da una parte i Commandos,fedeli alla linea non violenta e dall’altra i gruppipiù recenti come gli Ultras e le Brigate, portatoridi una mentalità più trasgressiva e decisa. Ma è soprattutto all’interno dei Commandos chequesto dibattito si sviluppa nei toni più vivaci.«La discussione del problema - si leggeva sul giorna-lino del club di Borgo Santa Caterina -, ha messo aconfronto le opinioni dei vari soci alcune delle qualidiametralmente opposte; c’è stato chi ha affermato dilasciare a discrezione dell’iscritto la facoltà di portareo meno detti oggetti allo stadio e chi ha proposto lanecessità di una campagna di persuasione affinchéquesti attrezzi non vengano portati sugli spalti, senzache però la cosa venga proibita. Altri - continuava

l’articolo - si sono detti decisamente contrari in quan-to è inconcepibile che dei tifosi si rechino allo stadioprevenuti, anche perché senza provocazione da partenostra non si verificano incidenti di sorta. A tale pro-posito ricordiamo che l’Assemblea Generale dei soci del17 ottobre 76 aveva approvato una mozione del LucioBazzana con la quale i soci sono tenuti nel modo piùassoluto a non accettare provocazioni verbali, lascian-do a discrezione individuale l’intervento, solo nel casodi contrasti che procurino danni alle persone o aimateriali di proprietà dei tifosi o ne mettano a repen-taglio l’incolumità». Ma il punto più contrastatoall’interno dei Commandos è la decisione cheprevede «nei confronti del socio che si reca allo stadiocon oggetti di offesa dapprima la diffida e in caso dicomportamenti ripetuti l’espulsione dal club». Questa rigida presa di posizione dei Commandosporta ad una serie di dimissioni dal club tra cuiquelle eccellenti del Jolly, del “Candeggina” e delGennaro Morea e poco dopo anche del Palmerche vanno ad infoltire le file degli Ultras e delleBrigate Neroazzurre.La nuova mentalità favorevole allo scontro trovamolti consensi tra gli ultrà più giovani comedimostra il successo dei nuovi gruppi della Nordcome gli Ultras e le Brigate; un’altra testimonian-za viene dalla lettera, pubblicata sul giornalinodei Commandos il 13 marzo 77, scritta da un gio-vanissimo Gianluigi Pressiani, che qualche annodopo sarà più conosciuto come “Gigi Rosso”, uno

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11997766//7777È soprattutto

nei Commandosche il confrontotra favorevoli e

contrari agli “oggetticontundenti”è più acceso

dei personaggi di primo piano della storia dellacurva bergamasca.«Non penso che nessuno di noi atalantini - scrivevacolui che sette anni dopo fonderà i Wild Kaos -voglia andare allo stadio con la sola ferma intenzionedi picchiare, quindi i corpi contundenti servono solocome eventuale strumento di difesa. Non trovo giusto- proseguiva il Gigi Rosso - che non si debbanoaccettare provocazioni e rispondendo fisicamente solose si è danneggiati: si ponga quindi il caso che si ven-

ga danneggiati da persone che minacciano con ogget-ti contundenti, come si risponde? Con i soli pugni?Forse quando si affronteranno trasferte come quelle alSud dove il tifo è più agguerrito cambieranno ideaanche i più pacifisti». La profonda divisione di mentalità all’internodella curva è quindi motivo di un profondo tra-vaglio all’interno dei Commandos, tanto che, aseguito delle polemiche dimissioni del Lucio (dasempre contrario alla violenza) come presidentedel club, si arriva ad un passo dallo scioglimentodel primo gruppo ultrà della Nord: eventualitàsubito scongiurata, anche se, proprio da questadifficoltà di mantenere una linea di condottapacifica all’interno di una situazione generale diviolenza crescente all’interno degli stadi inizia l’i-nesorabile declino del glorioso club delle magliet-te arancioni.

A Lecce in treno, per tornare poi conun auto “quasi” rubata

Se si escludono le trasferte in Sardegna e inSicilia, quella di Lecce è la meta più lontana

da Bergamo in questo campionato. Ed infattisono solo in cinque a cimentarsi il 23 gennaio1977 in questo ennesimo tour de force in treno:l’immancabile Lucio, Mauri Morea, Jerry, MarcoPacati e Luze.«Dopo ben tredici ore di viaggio - scriveva il Jerry sulgiornalino - alle 9,30 ci troviamo nel capoluogosalentino, dove andiamo a cercare l’hotel President,l’albergo in cui sono alloggiati Bertuzzo e compagni.Appena dentro alla hall ci sentiamo spaesati; il lusso ela bellezza sono le prime cose che ci colpiscono, poiudiamo una frase in bergamasco che solo il BattistaPezzotta, detto il Baffo (da non confondersi conl’altro Baffo, Palafreni, tutt’ora presente dopoquasi trent’anni in curva Nord), il titolare del famo-so Autosalone Atalantino (aveva sede in via Battistia due passi dal Palazzetto dello Sport), può dire:“Ardei ché i macc che indarà a cà col me màchinù!”.In un primo tempo, conoscendolo abbastanza, nondiamo peso alle sue parole e sedendoci sulle poltronedell’ingresso cominciamo a parlare del più e del menocon vari giocatori neroazzurri. Il Baffo, intanto, conl’inseparabile sigaretta in bocca, continua a stuzzicar-ci e pregarci di tornare a Bergamo in auto e dopo varitentativi, accettiamo l’offerta, lasciandogli così la pos-sibilità di rientrare in aereo con la squadra. Allo stadio, un complesso nuovo, bello salvo per la tri-buna coperta che non c’è, sotto una pioggia incessan-te assistiamo ad una squallida sconfitta per 2 a 0.Salutiamo Marco e Luze che avevano già prenotato iposti sul treno del ritorno e usciamo di corsa dallo sta-dio per trovarci all’appuntamento all’auto del Baffo,con cui andiamo all’aeroporto di Brindisi. Nel tragit-to il morale è un po’ a terra, ma l’allegria del Battistaserve a riportarci il sorriso. L’abitacolo è invaso dalfumo e la pioggia condiziona il viaggio tanto che con-tinuiamo a sbagliare strada, ma comunque riusciamoad arrivare in tempo all’aeroporto. Subito hanno ini-zio le difficoltà: il volo è in forse per il maltempo equindi dobbiamo aspettare perché se l’aereo non par-tisse il Baffo ritornerebbe con noi a Bergamo. Finalmente verso le 18,30 arriva la conferma del voloe perciò possiamo affrontare la lunga risalita al Nord.Ol màchinù del Baffo è piuttosto ingombrante, è unaOpel Kadett 2000, e non essendo pratici di una vettu-ra simile, lasciamo guidare Mauri, che nota bene èsenza patente. Usciamo da Brindisi ed al volante simette il Lucio che, trovato il coraggio, comincia già aprender confidenza con il mezzo dopo pochi chilome-tri e da allora si assiste ad una serie di sorpassi a nonfinire. Ascoltando le varie radio locali, maciniamo km.su km. e verso le 3 di notte, nelle vicinanze di Cesena,con il “capellone” sempre alla guida, ci supera una

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pattuglia della Stradale che con la paletta ci intima difermarci. Sto ancora dormendo - raccontava il Jerry -quando la voce del Lucio mi fa sobbalzare: “Jerry vie-ni davanti subito, ci ha fermato la Polizia…”. “Nonposso - gli rispondo - sono senza scarpe” ed allora ilLucio, che non ha con sé né patente né documenti, concoraggio scende per chiedere le cause del fermo. Gliagenti gli chiedono, ovviamente, la patente e quicominciano i guai: il Lucio ammette di essere senzadocumenti, mentre il Mauri in tasca ha solo una tes-sera di quando non aveva nemmeno dieci anni, contanto di foto irriconoscibile. L’unico in regola sono io,ma sono senza scarpe! Gli agenti ormai più che sospettosi, ci fanno aprire ilportabagagli e tra i nostri risolini perquisiscono le bor-se, trovando però solo alimenti e un certo odorino ditaleggio e gorgonzola (vero Mauri?). Non è finita:sempre più insospettiti, i poliziotti ci chiedono il libret-to dell’auto. Panico! Tra noi tre scorre un pensierocomune: “Ma questa macchina li avrà i documenti?”.Ormai sull’orlo del collasso, dopo un’affannosa ricercain tutte le tasche e cassetti vari del màchinù del Baffo,tiriamo un sospiro di sollievo, li abbiamo trovati! Unveloce controllo degli agenti e, ormai non più sospetto-si, ma convinti di aver beccato tre poco di buono ci

rispondono: “Scusate, ma questa non è un po’ grossaper essere una Mini Minor?”. Il Baffo aveva colpitoancora: nella Kadett ci aveva messo il libretto di unaMini! Stiamo immaginando a come possono stringerele manette ai polsi, quando finalmente riusciamo atrovare i documenti del màchinù. Altro sospiro di sol-lievo, e il poliziotto ci chiede “Chi di voi è il signorBattista Pezzotta?” Eccoci di nuovo nella merda, alle 3,30 di mattina! Aquesto punto, disperati, iniziamo la lunga spiegazione:l’Atalanta, il treno, l’hotel di lusso, il Baffo nella hall,il diluvio allo stadio di Lecce, la sconfitta per 2 a 0,l’introvabile aeroporto di Brindisi, il ritardo del volo,ol machinù del Battista, l’Autosalone Atalantino…Dopo questo fitto lavoro ai fianchi i due agenti, sfini-ti da tutte ste storie, mollano la presa e ci lascianoripartire senza nemmeno una multa, con la sola rac-comandazione di cambiare la luce della targa! (Eccoperché ci hanno fermato!)Allegri per averla scampata e per aver tirato matto gliagenti, riprendiamo la marcia e avvolti nella nebbiaarriviamo a Bergamo alle 7 di mattina con il Lucioancora alla guida. La sua impresa è stata sbalorditiva:ha guidato per oltre dodici ore! Ma se l’avessimo sapu-to prima, il Baffo non se ne tornava certo in aereo…».

11997766//7777I Commandos,in questo campionatosono presentia tutte le partite

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L’Atalanta sfiora la Uefa ed espugna San Siro

CAMPIONATO1977/78

Un campionato tutto sommato positivo perla squadra di Titta Rota che, addirittura,

sfiora la qualificazione in Coppa Uefa. L’Atalantasi schiera al via di questo campionato con un soloobiettivo: raggiungere la salvezza. A Bergamo arri-vano Luigi Manueli, Alberto Cavasin, GiacomoLibera e Angelo Paina e ritornano il Vava (dopo

l’esperienza di Napoli e illungo infortunio che l’haobbligato ad un fermo diquasi due anni) e LucianoBodini. Nel frattempo Fan-na viene acquistato dallaJuve e Bertuzzo dal Cese-na. Ma la permanenza diEzio-gol in Romagna durasolo fino ad ottobre, quan-do cioè il presidente Bor-tolotti lo richiama, spintoda una “sollevazionepopolare”, alla sua cortesborsando una cifra chemolti, e soprattutto a fron-

te della non brillante stagione che il bomber poidisputerà, definiscono davvero spropositata. Sem-pre dal Cesena, ma in estate, viene riscattata lacomproprietà di Hubert Pircher. L’autunno vedeanche la partenza dei due gemelli Marco e MarioPiga, preceduti da quelle di Vincenzo Chiarenzaper Avellino, di Lucio Mongardi che torna a Parmae di Renato Cipollini che passa all’Inter. Nella partita d’esordio al Comunale, il pareggiocontro il Perugia è vissuto in un clima incande-

scente per il discusso arbitraggio di Rosario Lo Bel-lo. La prima partita in trasferta, contro il Bologna,termina sullo 0-0: da segnalare comunque unatraversa di Paina e un tiro di Libera respinto sullalinea di porta da un difensore rossoblu. Finisce inpareggio anche la sfida contro la Lazio (ad andarein vantaggio per prima l’Atalanta con un gol diLibera). La prima vittoria arriva in casa del Verona:2-1 grazie alle reti di Manueli e Tavola. Bodinipara nuovamente un rigore e quest’Atalanta, anco-ra imbattuta dopo quattro partite dall’inizio delcampionato, qualcuno la comincia a chiamar giàla “squadra-rivelazione dell’anno” (in classifica, alsecondo posto, tiene compagnia alla Juve). Il 23ottobre arriva il Napoli (1-1) e Tavola regala ungol prodezza ai tifosi. Dopo il ritorno di Bertuzzoa Bergamo (a farne le spese nella formazione tito-lare è Paina) arriva la prima sconfitta: il Vicenzabatte i nerazzurri al Comunale con un sonoro 4-2. A Torino contro la Juve Rota sostituisce Bertuzzocon Paina e Bodini con Pizzaballa. L’Atalanta, chedal 77’ è costretta per le espulsioni di Mastropas-qua e Vavassori a giocare con nove uomini, resisteall’assalto della Signora e porta a casa un puntopreziosissimo (1-1). Sette giorni dopo al Comu-nale è il Genoa che per primo si porta in vantag-gio ma a cinque minuti dalla fine Libera segna ilpareggio (1-1). Dopo la sconfitta di Milano control’Inter (1-0), l’Atalanta pareggia in casa con la Fio-rentina (0-0). Con uno 0-0 termina anche la sfidadi Pescara, ma la domenica dopo al Comunalearriva un altro gigante: il Milan. Bertuzzo rispon-de al gol di Rivera con una bomba su punizione:

ATALANTA PERUGIA 1-1 1-1BOLOGNA ATALANTA 0-0 0-0ATALANTA LAZIO 1-1 2-0VERONA ATALANTA 1-2 0-1ATALANTA NAPOLI 1-1 2-2ATALANTA L.R.VICENZA 2-4 2-2JUVENTUS ATALANTA 1-1 2-0ATALANTA GENOA 1-1 1-0INTER ATALANTA 1-0 1-0ATALANTA FIORENTINA 0-0 2-2PESCARA ATALANTA 0-0 0-2ATALANTA MILAN 1-1 1-0FOGGIA ATALANTA 1-0 2-1ATALANTA TORINO 0-0 2-3ROMA ATALANTA 3-1 1-0

R I S U L T A T I A R

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sferta (sui 20 complessivi), l’Atalanta raggiungecosì l’ottavo posto in classifica. Contro l’Inter alComunale a nulla serve neppure il rigore paratoda Pizzaballa: i nerazzurri di Milano la spuntanoper 1 a 0. La sfida contro la Fiorentina ha poi delparadossale: a 22 minuti dalla fine i nerazzurrivincono, grazie ai gol di Bertuzzo e Scala. In solisette minuti i viola rimontano lo svantaggio e lagara si chiude in pareggio (2-2). Sempre Scala,

dopo che Festa gli ha aperto la stradasiglando l’1-0, è autore anche dellarete contro il Pescara. Arriva il 16aprile 78: una data indimenticabileper i tifosi nerazzurri che hanno assi-stito alla sconfitta sul campo di SanSiro del Milan. Dopo trentacinque anni, Tavola conla sua incornata realizza un sogno e inerazzurri raggiungono i 27 punti:sono salvi (li seguono in classificaben otto squadre). La partita casalin-ga contro il Foggia viene segnata daun infortunio anomalo. A farsi maleinfatti al 15’ minuto di gioco è l’arbi-tro Luigi Agnolin. Partita sospesa.Sarà il Foggia ad avere la meglio sui

nerazzurri quando la partita viene recuperata almercoledì (2-1: con due autoreti dei nostri ed unrigore segnato da Scala). Anche il Toro bastona inerazzurri alla penultima giornata: 3-2 e la Romasegue a ruota (1-0). Tre sconfitte consecutive chenon danno ragione di un campionato glorioso. Ma oltre a splendidi ricordi, rimane il primato peri punti conquistati in trasferta (15 contro i 12 raci-molati al Comunale).

1-1. Ma a Foggia, sette giorni dopo, l’Atalanta cade(1-0). Contro il Torino non è il risultato, ancorauno 0-0, a fare scalpore ma i disordini che si veri-ficano dentro e fuori lo stadio. Un’altra sconfitta èin agguato: la Roma schiaccia per tre reti ad una(Mastropasqua) i nerazzurri.Il girone di ritorno si apre con il pareggio di Peru-gia (1-1), cui segue quello di Bolo-gna, che conferma lo stesso risultatodell’andata (0-0). Le polemiche sul-l’inconcludenza dell’attacco neraz-zurro si fanno sempre più aspre.Ezio-gol ha perso la vena realizzatri-ce che lo contraddistingueva e nessu-no riesce a rimpiazzarlo in questoruolo. La doppietta di Scala siglata aidanni della Lazio la domenica suc-cessiva comincia a mettere a tacere lemale lingue.La prima vittoria al Comunale inquesta stagione arriva il 19 febbraioin occasione della partita contro ilVerona: 1-0 realizzato da Pircher.Spetta invece a Paina raddrizzare ilrisultato di Napoli dopo il vantaggio guadagnatoalla mezz’ora di gioco dai partenopei, cui segui-ranno ancora un gol per parte. Quattro gol e l’en-nesimo pareggio si vedono anche nella partitasuccessiva giocata in casa del Vicenza (Pircher,Scala, rigore di Rossi e autorete di Mei). Se la Juverifila due gol ai nerazzurri, Manueli risponde incasa del Genoa siglando una rete che vale duepunti. Realizzando questo dodicesimo gol in tra-

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Roberto Tavola,è lui l’autore del goldella storica vittoriaa San Siro contro il Milan

C L A S S I F I C A

JJUUVVEENNTTUUSS 4444L.R. VICENZA 39TORINO 39MILAN 37INTER 36NAPOLI 30PERUGIA 30ROMA 28AATTAALLAANNTTAA 2277VERONA 26LAZIO 26BOLOGNA 26FIORENTINA 25GENOA 25FOGGIA 25PESCARA 17

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Un inizio col botto: assedio a Lo Bello e squalifica del campo

La nuova stagione per i tifosi della Nord par-te subito con il botto. Il 12 settembre 77, pri-

ma di campionato, al Comunale è di scena ilPerugia; arbitro dell’incontro Rosario Lo Bello. Al68’ il figlio del più famoso Concetto regala unrigore ai biancorossi (che Bodini para), poi, un

minuto dopo, ne nega uno clamoroso ai neraz-zurri. Mentre Marchetti e compagni stanno prote-stando, gli umbri in contropiede pareggiano.Sugli spalti scoppia il finimondo.«Doveva essere la festa dell’Atalanta che faceva ritor-no in serie A - scriveva l’Eco di Bergamo - ed invecetutto si è concluso con un finale a tinte gialle: alcunecentinaia di scalmanati hanno in pratica assediato glispogliatoi sino alle 19,30. La partita era da poco ter-minata e dalla curva Nord una trentina di tifosi si èaccalcata di fronte alla rete di recinzione con l’intentodi sfondarla e di raggiungere il sottopassaggio». Equando nella rete si apre effettivamente un varco(grazie anche a provvidenziali tenaglie) interven-gono in modo massiccio i carabinieri. «Ributtatinella curva Nord - spiegava l’articolo del quotidia-no di viale Giovanni XXIII - i tifosi si sono apposta-ti ai due cancelli d’accesso agli spogliatoi. Prima era-no un migliaio, poi man mano le file si sono assotti-gliate, sino a lasciare sul campo solamente i più acce-si. Le azioni si svolgevano quindi su due fronti: neipressi del cancello Sud e del cancello Nord». Anche laMercedes del vicepresidente del Perugia fa unabrutta fine: quattro gomme sgonfiate, parabrezzascheggiati e ammaccature varie alla carrozzeriamentre l’arbitro lascia il Comunale a bordo diuna Campagnola dei carabinieri. Le conseguenze di questi incidenti sono durissi-

11997777//7788Il tifo nella Nord

si divide nuovamente;al centro restano solo

gli Ultras Fossa ele Brigate Neroazzurre,gruppo in forte ascesa

11997777//7788I Commandos tornano

alla loro posizioneoriginaria sulla destra

della curva

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me: il campo dell’Atalanta viene squalificato perun turno (poi revocata per il ricorso della societàneroblu) e sugli ultrà della Nord, definiti “i solititeppisti” si scatenano la stampa locale e il clubAmici. «La squalifica del campo - denunciava ilCentro Coordinamento nella sua rubrica su L’Eco- è un insulto che Bergamo sportiva non meritava, maè un insulto provocato da gente che non ha nulla a chefare con lo sport. Molti sostengono che fra questi sedi-centi tifosi ci siano gli Amici dell’Atalanta. Noi rispon-diamo con un no grosso come una casa e precisiamoancora una volta che questi gruppi non sono mai statiiscritti al Centro Coordinamento». Ancora più duroGian Gavino Sulas su La Notte: «Ma chi sono que-sti ultras? Selvaggi esponenti di un tifo calcistico cheniente ha a che fare con il calcio? Respinti dal clubAmici, emarginati in un settore della curva Nord, nonsono tifosi, non vogliono bene all’Atalanta, cercano inogni occasione di pescare nel torbido e vanno alla par-tita solo per creare il caos». Con articoli di questogenere è ovvio che i supporters della Nord venga-no messi al bando dall’opinione pubblica orobi-ca, tanto che i Commandos si trovano, dopo lapartita con il Perugia, senza pullman per le tra-sferte poiché nessuna ditta è disposta più a noleg-giarglieli (ci vorranno due mesi per ritrovare unautobus in affitto). Intanto con l’inizio della sta-gione i Commandos ritornano alla postazioneoriginaria sul lato destro della Nord, soprattuttoper mantenere una propria identità che al centrodella curva, insieme agli Ultras e alle emergentiBrigate, sarebbe stata minacciata. Nonostantequesto distacco, Lucio e soci si fanno promotoridi un maggior coordinamento tra i vari gruppidella Nord.

A fine settembre ini-zia così una serie diriunioni quindici-nali, denominate“Vertice dei 4”, a cuipartecipano appun-to i principali quat-tro gruppi della cur-va, Commandos, Ultras, Brigate Neroazzurre eSbandati. «I dibattiti - riportava il giornalino deiCommandos - pur svolgendosi in un clima di caoscausa la sede non del tutto appropriata (le Bn hannosinora rifiutato di incontrarsi nella sede di un clubaffiliato al Centro Coordinamento) - da segnalareperò che proprio in questo periodo, come ripor-tato nelle pagine precedenti gli Ultras si affilianoal club Amici - come affollati bar, hanno evidenziatoun bisogno comune di tutti i rispettivi rappresentantidi mettere da parte qualsiasi remora pur di dare unsenso di validità ad un’iniziativa che se non altro ha ilpregio di abbattere quella barriera di incomprensionied equivoci che portano ben presto al contrasto. Fra leproposte messe in atto, da evidenziare quella chesecondo cui ogni club è responsabile del proprio setto-re di curva; ciò per evitare il ripetersi degli incidentiavvenuti in occasione dell’incontro con il Perugia». Atal proposito viene anche proposta l’istituzione diun servizio d’ordine, composto da almeno cinqueincaricati per gruppo, con il preciso compito diintervenire in caso di intemperanze, ma pur tro-vando un consenso comune nel “Vertice dei 4”quest’idea non verrà mai messa in pratica effetti-vamente. Tra le iniziative adottate, curiosa se vistadai giorni nostri, è «l’applicazione sui muri esternidello stadio di cartelli indicanti la curva riservata ai

3311//1122//7777AAttaallaannttaa--MMiillaann

Grandissimo entusiasmoin curva Nordper l’incontro

con i rossoneri

11997777//7788Un’altra panoramicadel settore delle Brigatee degli Ultras

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tifosi ospiti onde evitare incidenti all’in-terno del Comunale i cui riflessi

negativi ricadrebbero esclusiva-mente sulla società».

Queste riunioni tra igruppi ultrà del-

la Nord però nondurano molto; dopo

soli due mesi i Commandosdecidono di porre fine a questa

iniziativa «dopo averulteriormente esaminato i

risultati nulli di queste consultazio-ni, che, se un’indicazione l’hannodata, è stata quella di vederci ulte-riormente contestati dai nuovi“eroi” del tifo di casa». Più avanti,a fine marzo, il “Vertice dei 4”riprenderà ma senza la parteci-pazione delle Brigate Neroazzur-re, sostituite dagli Eagles diCamerata Cornello. La novità èappunto rappresentata dal nuo-vo club del paesino della ValBrembana, costituitosi il 20maggio 77 e che, per un paiod’anni, con la sua cinquantina disoci darà un valido contributo in

curva Nord prima di sciogliersi all’inizio deglianni ottanta. Al di là dell’insuccesso delle riunioni congiunte,la Nord comincia ad assumere un peso importan-tissimo e molto influente nell’ambiente atalanti-no. La prova è data dal ritorno definitivo di EzioBertuzzo riacquistato a furor di popolo al merca-to di ottobre, dopo essere finito a fine luglio alBologna e poi girato al Cesena. «Sono stato di paro-la nel riportare Ezio-gol a Bergamo e l’ho fatto anche

2266//1100//7777 - Bertuzzo torna all’Atalanta dopo le continue pressioni della Nord; nel-la foto lo striscione agli spareggi di Bologna

2200//1111//7777 -- AAttaallaannttaa--GGeennooaa -- Panoramica della Nord all’ingresso delle squadre;si noti la bara rossoblu nel settore Bna-Ultras

11997777//7788Gli Atalanta Eagles

di Camerata Cornellonascono il 20 maggio 77e danno il loro contributo

in curva Nordper un paio d’anni

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per i tifosi della curva Nord» dichiarava il presiden-te Achille Bortolotti. Ed infatti fin dallo spareggiodi Bologna, dove fu esposto lo striscione “Achilledopo la A regalaci Ezio”, gli ultrà neroblu aveva-no iniziato una campagna di pressione nei con-fronti della società, perché tenesse l’idolo dellaNord, con scritte sui muri della città e cori allostadio (un gruppo di una trentina delle Bn arrivaperfino ad andare a Brescia a vedere una partita diCoppa Italia tra le Rondinelle e il Cesena solo perincitare Bertuzzo).In casa delle Brigate si registra, come già accenna-to nelle pagine precedenti, il progressivo passag-gio di consegne tra il gruppo originario di via Car-novali e la compagnia di Città Alta, come dimo-stra anche il “trasloco” del punto di ritrovo chepassa dal Bar Michele di via Carpinoni al labora-torio di erboristeria (!) del Roby Cugini in piazzaSan Pancrazio in Città Alta dove tra una moltitu-dine di erbe medicinali, si tengono le riunioni e siprepara il materiale per il tifo della domenica.Anche il luogo di partenza dei pullman per le tra-sferte viene cambiato: dal piazzale della Malpen-sata si passa a piazza Sant’Anna, in virtù anchedella preziosissima collaborazione con il club diBorgo Palazzo, in particolare con la “sciura”Anna, titolare della macelleria del quartiere, concui ci si “allea” per riuscire a riempire l’autobus.La sconfitta interna con il Vicenza per 4 a 2 e ilcontestato arbitraggio del genovese Claudio Pieri

provoca, alla sesta giornata d’andata (30 ottobre),la violenta reazione degli ultrà bergamaschi. Oltreduemila atalantini assediano il cancello Sud deglispogliatoi, altri mille sono a quello Nord e così laterna arbitrale è costretta a lasciare lo stadionascosta sul pullman dell’Atalanta. Nel frattempoun gruppo di ultras neroazzurri assaliva, in ViaMarzabotto, un autobus di tifosi vicentini deva-standolo. Dopo due trasferte con oltre mille tifosi al segui-to, a Verona e Torino con la Juventus, il 20novembre per l’incontro con il Genoa arrivano alComunale circa millecinquecento supporters ros-soblu. Il tifo è scatenato da entrambe le parti. «Igenoani erano venuti a Bergamo decisi a cercare lo

55//22//7788 -- AAttaallaannttaa--BBoollooggnnaa - Anche con i bolognesi scoppiano degli incidenti nel dopopartita

55//33//7788VViicceennzzaa--AAttaallaannttaaBuono il seguitodi bergamaschi nelletrasferte al Nord;nella foto i 1000atalantini al Menti

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scontro - ricorda il Palmer - per via del nostro gemel-laggio con i doriani, ma hanno trovato pane per i lorodenti. Pur essendo allora una delle tifoserie più temu-te, quelli della Fossa dei Grifoni le avevano prese siafuori dallo stadio che in via Camozzi all’angolo di viaPignolo e poi ancora alla stazione dove li avevamoinseguiti fin dentro al sottopasso». I bergamaschicominciano quindi a farsi conoscere dalle altretifoserie. La domenica successiva, sulle onde del-l’entusiasmo per la buona posizione di classifica(settimo posto con otto punti), Marchetti e com-pagni sono seguiti nella partita con l’Inter a SanSiro da ben cinquemila atalantini.

Ma Bergamo, come si vedrà nelle pagine seguenti,balza di prepotenza all’attenzione della cronacanazionale il 15 gennaio 78 quando in curva Sudscoppiano dei violentissimi scontri tra gli ultràneroazzurri e quelli del Toro. Tre settimane dopo,il 5 febbraio, la replica con i bolognesi. «Il gruppodei tifosi emiliani (circa 150 persone) - scriveva L’E-co - al termine della partita si stava dirigendo verso ipullman parcheggiati lungo la circonvallazione alMonterosso, quando veniva a contatto con un gruppodi bergamaschi. Dal corpo a corpo a farne le spese era-no quattro sostenitori rossoblu che dovevano esseremedicati all’infermeria dello stadio». Da segnalareche per la prima volta al Comunale la poliziamette in atto le perquisizioni agli ingressi arrivan-do a sequestrare una decina di mazze. Qualche domenica dopo, il 12 marzo, quando aBergamo c’è il match clou con la Juventus, Com-mandos, Ultras, Sbandati e Eagles decidono diprotestare contro il vertiginoso aumento del prez-zo del biglietto delle curve salito da 2200 a 5000lire. In curva Nord, quindi, ci si astiene dall’e-sporre striscioni e bandiere e dal suonare tambu-ri, ma a questo “sciopero” non aderiscono le Bri-gate che preferiscono, invece, esporre lo striscionee sostenere la squadra. Sulla recinzione dellaNord viene attaccato uno striscione (fatto confogli di carta!) “L’Atalanta è di tutti - 5000 non datutti”. Intanto si arriva alla nona giornata di ritor-no. È il 26 marzo, al Comunale è di scena l’Intere i Commandos cambiano nuovamente postazio-

2266//33//7788AAttaallaannttaa--IInntteerr

I Commandos cambianoancora postazione:

vanno al centro dellacurva con gli Eagles

1122//33//7788 -- AAttaallaannttaa--JJuuvveennttuuss - Prezzi troppo alti, scatta la contestazione della Nord

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ne: dalla balconata sul lato destro della curva, sispostano al centro insieme agli Eagles. L’esplosio-ne di violenza negli stadi italiani non poteva noncomportare conseguenze ed è così che anche alComunale le forze dell’ordine, dopo gli incidenticon i granata, iniziano a perquisire gli spettatoridella Nord. Quello che oggi è una normalità allo-ra suscitò non poco clamore, e proteste. «Ormai èarrivato il momento - commentava Elio Corbani suL’Eco a margine degli scontri con il Toro - di effet-tuare anche a Bergamo, come in parecchi altri stadid’Italia, un’attenta vigilanza esterna prima della gara,anche la perquisizione, sissignori, la perquisizione aliingressi dello stadio. Le mazze, le spranghe, le catene,le pistole, i bastoni, le bombe molotov devono essererequisite prima (!) non a fatti avvenuti, altrimenti sichiudono le stalle quando i buoi sono già scappati».Tra gli ultrà atalantini questi provvedimenti nonvengono presi molto bene: «Le perquisizioni - scri-

veva ai quotidiani locali il “Verti-ce dei 4” - non portano alcun risul-tato concreto per quanto riguarda ilteppismo organizzato allo stadio,mentre danneggiano seriamentel’attività dei gruppi che da sempresostengono la squadra in modo cor-retto. Per questo si chiede alla socie-tà e alla questura di permettere l’in-gresso delle aste delle bandiere,indispensabili per sventolare».

77//55//7788 -- AAttaallaannttaa--RRoommaa - Un primo piano della balconata dei Commandos e degli Eagles

77//55//7788 AAttaallaannttaa--RRoommaaÈ l’ultima di campionato:ci si prepara per la pacificainvasione di campo

77//55//7788 -- AAttaallaannttaa--RRoommaa - Nonostante il peso (!),Titta Rota viene portato in trionfo dai tifosi

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Arriva il Toro, gli atalantini invadonola Sud e scoppia ilfinimondo a suon di razzi,bastoni e spranghe

È il 15 gennaio 78 e le imma-gini del Comunale di Ber-

gamo vengono trasmesse in tutti itelegiornali della sera: sono leriprese televisive dei violentissimiscontri tra gli ultrà dell’Atalanta egli Ultras del Toro. Otto feritimedicati in ospedale (quattro perparte), sei contusi tra le forze del-l’ordine, un giovane torinese, tro-vato in possesso di una pistolascacciacani, fermato e poi rilascia-

to, cinque lanciarazzi sequestrate assieme ad unabomba molotov e a qualche decina di mazze dilegno e spranghe di ferro. È questo il bilanciodegli incidenti tra bergamaschi e granata. Maandiamo con ordine. Alle 11 i primi tre pullmantorinesi scaricano sul piazzale della Sud un grup-po di ultras granata che non perdono tempo ecominciano a fare scritte sui muri dello stadio e

delle vie limitrofe. L’atteggiamento dei tifosi delToro è decisamente aggressivo tanto che dallebombolette spray, passano subito alle spranghe eai bastoni. A farne le spese un gruppetto di Com-mandos che si sta recando allo stadio con tanto ditamburi. «Usciti dalla sede di Borgo Santa Caterina -si raccontava sul giornalino - verso le 11,30 ci avvia-mo tranquilli verso lo stadio; ad un certo punto, sulpiazzale della gradinata, ci vediamo piombare addos-so una trentina di granata bastardi armati di bastonie spranghe di ferro. Alcuni scappano (tra noi ci sonoanche dei bambini), mentre altri vengono presi di sor-presa e cominciano a girare randellate». Ne esconomalconci soprattutto Faby e Johnny costretti a far-si medicare in ospedale per le ferite riportate. Gli scontri continuano all’interno dello stadio. Amezz’ora dall’inizio della partita dal settore incurva Sud occupato da circa quattrocento granatapartono i primi razzi in direzione del campo digioco; intorno al 30’ del primo tempo, in occa-sione del rigore per l’Atalanta, però, la mira passadalla pista di atletica del Comunale ai bergama-schi seduti a ridosso della gradinata creando unfuggi fuggi tra il tranquillo pubblico atalantinodella curva Sud. Quando Tonino Rocca sbaglia iltiro dagli undici metri tra gli ultras del Toro si pla-cano gli animi, ma nell’ultimo quarto d’ora dipartita, quando vengono aperti tutti i cancelli del-

1155//11//7788 -- AAttaallaannttaa--TToorriinnoo - Gli Ultras Granata in curva Sud prima della partita

1155//11//7788AAttaallaannttaa--TToorriinnoo

Gli incidenti con i granatahanno grande eco

su tutti i mass media,locali e nazionali;

nella foto la copertinadel mensile Forza Atalanta

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lo stadio (anche quelli interni tra un settore e l’al-tro), scatta la vendetta dei bergamaschi.«Dalla Nord - ricorda il Palmer - ci piombammo tut-ti di corsa verso la Sud attraversando la gradinata.Saremo stati almeno cinquecento e in testa al gruppo-ne c’erano addirittura i più rappresentativi dei Com-mandos, come il Lucio, Carlo e il Mamo, decisi, facen-do uno strappo al loro statuto, a vendicare l’aggressio-ne subita al mattino che aveva portato Faby e Johnnyall’ospedale». Scoppia quindi una vera e propria guerriglia: gliatalantini bombardati ad altezza d’uomo dai raz-zi sparati dai torinesi, dal parterre della gradinatarispondono al fuoco con altri razzi. Inizia la cari-ca in curva Sud e gli ultrà della Nord, con il sup-porto degli esasperati atalantini della Sud, dannoinizio ad una vera e propria caccia al granata. «Aquesto punto - scriveva L’Eco - sugli spalti si verifica-no diversi pestaggi; le forze dell’ordine, che si trovava-no all’interno del campo di gioco, tentano di interve-nire, ma sono bloccate dai cancelli chiusi. Intanto lapartita termina - proseguiva l’articolo -, ma in cur-va Sud continuano i pestaggi e si notano i primi feri-ti: le ambulanze portano al pronto soccorso due perso-

ne colpite da mortaretti, altre vengono successivamen-te trasferite all’ospedale per ferite di vario genere ripor-tate nel corso degli incidenti. Le forze dell’ordine lan-ciano alcuni candelotti lacrimogeni verso la curva Sudche man mano si va svuotando».Gli ultras del Toro, probabilmente non aspettan-dosi una simile reazione da parte neroazzurra, sinascondono chi tra la massa degli spettatori dellacurva, chi, invece, nei bagni.Altri, ancora, guadagnano l’uscita per rifugiarsinel cortile degli spogliatoi. Chi non riesce a farlafranca, anche all’esterno del Comunale viene mal-menato dai bergamaschi. «Un tifoso torinese di 21anni - riportava L’Eco - viene trovato con una pistolascacciacani; un vigile urbano lo disarma, poi contro ilgiovane si scatena la furia della folla: intervengono icarabinieri che lo sottraggono al pestaggio, ma si tro-vano di fronte la reazione dei tifosi neroblu che nongradiscono l’intervento degli agenti. Il cerchio si strin-ge intorno alle forze dell’ordine che sparano alcunilacrimogeni».Solo verso le 18,30 i granata lasciano Bergamo,dopo che la stazione ferroviaria era stata presidia-ta da decine di agenti di polizia e carabinieri.

1155//11//7788AAttaallaannttaa--TToorriinnooUn’altra fotografiadegli scontri a suondi bastoni e razziin curva Sud

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1155//11//7788 -- AAttaallaannttaa--TToorriinnoo - Una serie di immagini dei violentissimi scontri con i torinisti

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Non solo nemici; è gemellaggiocon doriani e juventini

Il tema dei gemellaggi in curva Nord ha sempreportato ad un acceso dibattito tra favorevoli e

contrari, fin dai tempi della prima amicizia conun’altra tifoseria, quella della Sampdoria. Il rapporto con i blucerchiati nasce in occasione

di due partite giocate dai genovesi a Bergamo, incampo neutro, a seguito della squalifica dello sta-dio di Marassi. Siamo nel gennaio ‘76 e l’oppor-tunità di vedere all’opera una tifoseria affermatacome quella doriana, i giovani ultrà bergamaschinon se la vogliono certo perdere. In queste duedomeniche (l’Atalanta fra l’altro gioca in trasferteproibitive come Palermo e Brindisi) alcuniimportanti esponenti degli Ultras prendono con-tatto con i leaders della tifoseria blucerchiata, cheper di più ha l’onore di occupare, come squadradi casa, la curva Nord del Comunale. Tra i più convinti promotori di questo gemellag-gio vi sono Efrem Ebli, Gennaro Morea, Roberto ePaolo Rainieri, ma soprattutto il Candeggina;quest’ultimo, infatti, rimane talmente influenzatoda questo rapporto che da allora comincerà a par-lare con accento genovese, intercalando, al postodegli orobici “pòta” o “figa”, tutta una serie infi-nita di ligurissimi “belin”. Intercalari a parte, il gemellaggio con i doriani siconsolida in particolare un anno dopo quando,in occasione dello spareggio a Marassi con ilCagliari, numerosissimi tifosi blucerchiati simischiano ai tredicimila bergamaschi che hannoinvaso Genova, anche in risposta al sostegnogarantito dai genoani ai rossoblu sardi.

3311//1122//7777 -- AAttaallaannttaa--MMiillaann - Bandiere doriane in curva Nord

22//66//8800AAttaallaannttaa--SSaammppddoorriiaa

Ultima di campionato:al termine della partita

le Bna invadonopacificamente il campo

e vanno a salutaregli amici doriani

in curva Sud

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L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalconseguente bellicoso rapporto con i grifoni che,forse più per l’amicizia con i doriani che per moti-vi propri, vedono i bergamaschi come il fumonegli occhi. Non a caso con la risalita dell’Atalanta in serie A,alla prima occasione di potersi rincontrare dopolo spareggio con il Cagliari che ha sancito defini-tivamente il gemellaggio con i doriani, i genoaniarrivano a Bergamo decisi a farla pagare agli ultrànerazzurri. Come già riportato precedentemente,il 20 novembre 77, millecinquecento sostenitorirossoblu sbarcano al Comunale e al termine del-la partita scoppiano gli incidenti con i liguri a far-ne le spese. E da questi scontri seguirà poi, peralcuni anni, una serie di “confronti” tra le duetifoserie.Per una pura combinazione il 20 novembre 77rappresenta un po’ l’inizio del gemellaggio anchecon gli juventini. «Quando, il 6 novembre, andam-mo a Torino per la partita con la Madama - affermail Palmer - mentre eravamo in curva Maratona fum-mo avvicinati da alcuni ultras granata che ci chiesero

di cantare “Juve merda”. Per noi, appena saliti dallaB, era la prima trasferta contro una grande squadra eanche se eravamo ancora un po’ acerbi di personalità,rifiutammo quella richiesta. Alla fine dell’incontro,così, ci fu uno scambio di sciarpe con alcuni tifosibianconeri, ma di certo non potevamo immaginare cheuna delegazione della curva Filadelfia venisse, a sor-presa, a Bergamo nella partita successiva, appunto il20 novembre (il 13 il campionato era sospeso per lanazionale). Infatti, la domenica mattina verso le 8 mi chiamò iltitolare del Bar Michele, perché erano appena arrivatiuna decina di ragazzi che cercavano i responsabili del-le Brigate: erano, appunto, dei Fighters e della Fossadei Campioni. Tra di loro c’erano Beppe Rossi, GianniMarchetti, Umberto Napolitani e Caiola. Volevanosapere come era andata con i granata e, in qualchemodo, ringraziarci per come ci eravamo comportatidue settimane prima in curva Maratona. Sta di fattoche portammo il gruppo di juventini con noi in curvaNord e anche fuori, nel dopopartita con i genoani».Ma in curva Nord la politica dei gemellaggi, inparticolare quello con la Juve, non trova unanimi

11//44//7799 -- AAttaallaannttaa--IInntteerr -- Nella Nord viene esposto lo striscione dei Fighters Juventus (vedi in alto)

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consensi. A fare da contraltare alle Brigate, gruppopromotore delle amicizie con bianconeri e blu-cerchiati, ci sono gli Sbandati, tenacemente attac-cati al motto “Atalanta e basta”, mentre più ambi-gua è la posizione dei Commandos: nel gennaio‘78, come scrivono sul loro giornalino, infatti, sidichiarano «non favorevoli ai gemellaggi, anche perevitare assurde alleanze che comportano di conseguen-za ostilità programmate con tifosi di altre squadre».Un anno dopo, in occasione della partita di anda-ta tra Atalanta e Juve disputata al Brumana, con-fermano la loro contrarietà fischiando il giro dicampo delle Bn e dei Fighters, ma poi, al ritorno(8 aprile 79) partecipano, insieme alle Brigate,alla sfilata sulla pista dello stadio torinese con lebandiere neroblu e bianconere. Una giornata molto particolare che vale la penariportare così come descritta sul notiziario deiCommandos: «Dopo aver concordato in settimanal’appuntamento con due amici juventini, ci portanoallo stadio e nel frattempo arrivano i dieci delle Briga-

te, tra cui Gianci, Antonietta, Pluto e Cugini, che ciparlano in modo entusiasta dei due giorni trascorsi aTorino, visto che, infatti, erano partiti al sabato. Lanotte avevano dormito in un albergo interamente spe-sati, a pranzo la domenica erano stati ospiti nella sededello Juventus Club Torino con tutti i rappresentantidella tifoseria bianconera. Ci regalano i biglietti dicurva ed entriamo in Filadelfia, mentre in campo siavviano quattro rappresentanti delle Bn, due dei Com-mandos, cinque dei Fighters e cinque della Fossa deiCampioni, il tutto corredato da bandieroni bianconerie neroazzurri. Noi prendiamo posizione in curva in mezzo ai Fighterse quando le squadre entrano in campo, la Filadelfia ètutta imbandierata di bianconeroazzurro e dopo uncoro “Juve, Juve”, un “Forza Atalanta” si alza dallastessa curva, intonata più dai bianconeri che da noi,che fra l’altro, non saremo stati più di una cinquanti-na. Nonostante la comprensibile gioia per i gol (3!)segnati, i tifosi di casa, o almeno quelli che ci circon-davano, quasi se la prendono per la situazione sfavo-revole all’Atalanta. Dopo il raddoppio juventino, lacurva resta muta fino al termine, quando, al rientronegli spogliatoi si alza il coro “Resterete in serie A”».L’amicizia con gli juventini comincia ad incrinar-si ben presto a seguito del comportamento dialcuni bianconeri che frequentano gli ultrà berga-maschi; in particolare alcuni Fighters arrivanoaddirittura a rubare in casa degli atalantini che liospitano! Il gemellaggio, quindi, non si rompeper fatti calcistici o per scelte di gruppo, bensì perquestioni personali.

88//44//7799JJuuvveennttuuss--AAttaallaannttaa

Atalantini e juventinifanno insieme il girodi campo allo stadioComunale di Torino

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Le trasferte proibite: Toro e Genoa

Se è vero che a Bergamo gli Ultras granata e laFossa dei Grifoni non la passavano certo

liscia, è pur vero che alla fine degli anni ’70 per ibergamaschi Torino, col Toro, e Genova, con ilGenoa, rappresentano due trasferte praticamenteimpossibili. Troppi i rischi, allora, alimentati,oltre che dall’accoglienza riservata loro ai piedi diCittà Alta, anche dai gemellaggi con gli juventinie i doriani. Per farsene un’idea basta leggere iresoconti sul giornalino dei Commandos dellepartite allo stadio Marassi e al Comunale torine-se. «Gli incidenti accaduti a Bergamo - spiegavaFabio - dopo l’incontro con il Genoa tra bergamaschie genoani hanno spinto la maggioranza della tifoserianeroazzurra a non effettuare questo viaggio poichéquelli della Fossa dei Grifoni non ci avrebbero sicura-mente accolto nei migliore dei modi. Ed infatti aGenova i bergamaschi al seguito non sono più di cen-to e non si può certo dire che l’Atalanta abbia potutocontare sul nostro incitamento. Parcheggiato il pull-man nel centro della città, sui muri leggiamo scritteinequivocabili come “19 marzo: atalantino attento,piazza della Vittoria (la più famosa di Genova) saràla seconda piazza della Loggia” e “Berremo sangueatalantino”. Le vie che portano allo stadio sono ricol-me di tifosi genoani; non si scorge nessun bergamascocon qualche vessillo neroazzurro. Evidentemente queipochi atalantini giunti a Genova hanno ritenutoopportuno lasciare sciarpe e bandiere a casa o sul pull-man come abbiamo fatto noi. All’interno dello stadio, in curva Sud (noi siamo ingradinata) una sparuta minoranza di sampdorianialternano incitamenti per l’Atalanta a slogan offensivi

verso i genoani, iquali poco dopo,anche con l’aiu-to di qualcunoche ha aperto i cancelli, si dirigono nella curva Sudcausando qualche tafferuglio. Risultato: sulla croce dilegno issata in mezzo alla Fossa dei Grifoni, oltre abrandelli di bandiere neroblu, appaiono anche sciarpeblucerchiate; ma comunque il tifo rossoblu è stato piut-tosto scarso. Al termine della partita nei pressi dellostadio notiamo diverse auto targate Bg con i vetriinfranti. Arrivati al parcheggio vediamo già numerosiultrà genoani che si aggirano intorno ai vari pullmansenza però individuare il nostro, provvidenzialmentecon targa tedesca. Restiamo in attesa, seduti sulle pan-chine del vicino giardino, che i grifoni si allontaninodal parcheggio, cosa che avviene solo verso le 18».Dopo Genova, il calendario riserva la trasferta conil Toro alla penultima di campionato. Nessunpullman: i pochi bergamaschi al seguito si affida-no al treno o alle macchine, alcune delle quali,come scriveva Oscar sul notiziario dei Comman-dos «vengono sfasciate da un gruppo di un centinaiodi ultras del Toro»; ma i tifosi granata non disde-gnano anche le “trappole” per individuare gli ata-lantini come quando «da una 500 targata To, tregiovani passando accanto a noi era partito il grido “AlèAtalanta” per vedere se istintivamente qualcuno di noiabbozzava un saluto» oppure quando un gruppo diultras del Toro, mimetizzati, in curva Filadelfia simette a tifare per l’Atalanta per vedere se qualchebergamasco esce allo scoperto. E di fatti due ata-lantini si fanno vedere e sono l’Antonietta e laGiuliana, due ragazze delle Brigate, che comun-que vengono rispettate dai granata.

11997799La Nord del Genoa alla fine degli anni ’70

11997777La curva Maratonanegli anni ’70,dominata dagliUltras Granata

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La permanenza in serie A dura poco. In questastagione stregata, infatti, si precipita in B per

differenza reti. E dire che le premesse non erano male. In estatearrivano a Bergamo Salvatore Garritano dalla Ter-nana, Cesare Prandelli e Giancarlo Finardi dallaCremonese, Domenico Marocchino (in prestitodalla Juve) e viene inoltre acquistato dall’Udineseil giovane Carlo Osti. Luciano Bodini conquisterà

il ruolo da titolare. Anche in questo campio-nato il problema dell’at-tacco poco prolifico rima-ne, non a caso Garritano afine stagione risulta ilbomber ufficiale dellasquadra orobica, ma console tre reti.Dopo il pareggio in casadel Catanzaro (0-0), lasconfitta subita dal Torino(1-0) e l’1-1 con la Lazio(1-1), l’Atalanta perdecontro Milan (3-1), Napo-li (2-0) e la prima in clas-

sifica Perugia (2-0). Seguono tre pareggi, l’1-1 conil Verona, lo 0-0 con il Bologna e il 2-2 con l’Inter(dopo tre minuti di gioco i nerazzurri sono già invantaggio grazie ad una rete di Garritano, cuisegue la doppietta di Altobelli e il pareggio diFesta) e nuovamente due sconfitte: prima alComunale contro la Juve per una sfortunata auto-rete di Marchetti (0-1) e poi ad Ascoli (1-0). L’Atalanta, dopo dieci giornate ha racimolato solo

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L’attacco non segna;si torna in B

CAMPIONATO1978/79

cinque punti. La partita casalinga contro la Fio-rentina segna l’esordio della giovane ala destraDomenico Marocchino. La prima vittoria (e l’unica interna di tutto il giro-ne d’andata) arriva alla quattordicesima giornatadella stagione contro la Roma (2-0: Marocchinorealizza il suo primo gol in serie A e Rocca firma ilraddoppio). A Vicenza i nerazzurri conquistano un punto pre-zioso, ma il ritorno inizia con una dura sconfittainterna per mano del Catanzaro (0-2). Ancora piùamaro è il boccone da mandar giù sette giornidopo: contro il Torino i bergamaschi incassano labellezza di tre gol.Seguono due pareggi consecutivi; in casa contro laLazio (0-0) e poi a San Siro con la squadra che afine stagione si farà cucire lo scudetto sulla casac-ca: il Milan (1-1 grazie alla rete pareggio siglata daTavola). Sarà il 2-1 guadagnato sul Napoli a fartirare un sospiro di sollievo al popolo nerazzurro.Si tratta della seconda vittoria del campionato gra-zie alle reti di Scala e poi di Pircher che piegano ipartenopei. E alla sesta giornata del girone diritorno avviene il fattaccio di Perugia: dopo l’au-torete di Osti, Bodini viene colpito da un sasso.L’Atalanta chiede la vittoria a tavolino, ma le vienenegata: secondo il guardalinee il lancio sarebbepartito da “mano bergamasca”. I nerazzurri arran-cano sul fondo classifica: sono terz’ultimi. Nonostante la vittoria in casa sul Verona (1-0, goldi Festa su punizione), la squadra a Bologna pareperdere la testa: Mei viene espulso, Vavassori arri-

CATANZARO ATALANTA 0-0 2-0ATALANTA TORINO 0-1 0-3LAZIO ATALANTA 1-1 0-0ATALANTA MILAN 1-3 1-1NAPOLI ATALANTA 2-0 1-2ATALANTA PERUGIA 0-2 0-2VERONA ATALANTA 1-1 0-1ATALANTA BOLOGNA 0-0 0-1INTER ATALANTA 2-2 1-0ATALANTA JUVENTUS 0-1 0-3ASCOLI ATALANTA 1-0 2-3ATALANTA FIORENTINA 0-0 1-0AVELLINO ATALANTA 0-0 0-0ATALANTA ROMA 2-0 2-2L.R.VICENZA ATALANTA 1-1 0-2

R I S U L T A T I A R

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l’Avellino. Saranno proprio gli irpini gli avversariche affrontano i nerazzurri dopo l’exploit controla Fiorentina. Ma lo scontro diretto, che alla suavigilia era stato considerato l’occasione d’oro perl’aggancio e la fuga, si conclude con uno 0-0 che apoco porta se non a peggiorare la situazione e adallontanare il raggiungimento della salvezza.L’Atalanta va all’Olimpico consapevole di non

poter fallire.Inizialmente le cose non si mettonobene a causa di una sfortunata auto-rete di Vavassori, cui Bertuzzo ci met-te una pezza raggiungendo il pareg-gio e Prandelli riesce anche a portarein vantaggio la squadra. “Ce l’abbia-mo fatta” pensa il popolo nerazzur-ro a fronte del risultato guadagnatosul campo ma soprattutto della posi-zione in classifica così raggiunta: 23punti a pari merito con Bologna eVicenza. Ma la Roma pareggia e lesperanze di riscatto dei nerazzurrivanno in frantumi.La situazione è preoccupante: l’Ata-

lanta in casa contro il Vicenza deve realizzarealmeno due gol e il Bologna deve essere battutodal Perugia. Solo per effetto della differenza retil’Atalanta può salvarsi.Gli uomini di Titta Rota mantengono la promessae battono per due reti a zero i veneti grazie ad unadoppietta di Mastropasqua. Il Perugia no: pareggia(2-2) con i rossoblu. L’Atalanta deve accettare ilsuo triste destino: retrocedere in serie B.

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va alle mani con il vicepresidente rossoblu sedutoin panchina e Titta Rota rischia lo scontro fisicocon l’allenatore emiliano Cervellati. La partita sichiude sull’uno a zero in favore dei padroni dicasa. Sette giorni dopo a Bergamo arriva l’Inter e la garafinisce con l’ennesima sconfitta (0-1). Difficil-mente i tifosi atalantini dimentiche-ranno il ko subito la settimana suc-cessiva a Torino in casa della Juve esoprattutto la tripletta messa a segnoda Virdis (3-0).La classifica parla sempre più chiaro:l’Atalanta, a cinque giornate dallafine, ha 16 miseri punti. Solo il Vero-na è messo peggio e il Bologna dis-tacca i bergamaschi di tre lunghezze.Arriva a Bergamo l’Ascoli e i neraz-zurri danno prova del loro orgogliomettendo a segno ben tre reti (Tavo-la, Pircher e Bertuzzo) contro le duerealizzate dagli avversari. La buona gara giocata in casa sembradare la carica giusta per affrontare la successiva sfi-da lontana dal Comunale: a Firenze l’Atalanta rea-lizza così la sua prima vittoria esterna grazie ad uncapolavoro di Scala (0-1). E finalmente la classifi-ca lascia spazio anche alla speranza: tutte le diret-te concorrenti per la salvezza alla quart’ultimagiornata della stagione infatti perdono.L’Atalanta raggiunge i 20 punti, sopra di unorimane il Bologna e di due la Roma, il Vicenza e

C L A S S I F I C A

MMIILLAANN 4444PERUGIA 41JUVENTUS 37INTER 36TORINO 36NAPOLI 32FIORENTINA 32LAZIO 29CATANZARO 28ASCOLI 26AVELLINO 26ROMA 26BOLOGNA 24L.R. VICENZA 24AATTAALLAANNTTAA 2244VERONA 15

Il ventunenne medianoCesare Prandelli vieneacquistato dalla Cremonese

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L’escalation d’incidenti portaai primi divieti in curva: la questuraproibisce le aste per le bandiere

All’avvio della stagione, fin dalle amichevoliestive, ai tifosi della Nord viene riservata

una sgradita sorpresa: la curva è stata praticamen-te dimezzata con la creazione, alle due estremità,dei nuovi settori distinti (la stessa suddivisioneviene realizzata anche in curva Sud). Questa modifica alla struttura dello stadio da par-te dell’Atalanta scatena le proteste del “Vertice dei4”, appoggiato nella contestazione anche dal clubAmici.«Nell’amichevole d’agosto con la Juventus - scriveva-no in un comunicato congiunto Commandos,

Ultras, Sbandati ed Eagles - le curve traboccavano ditifosi (c’erano solo ventimila spettatori allo stadio),mentre i distinti erano semivuoti. Sarebbe opportunoche qualche dirigente neroazzurro si mettesse a (non)vedere la partita accanto ad una di queste recinzioni;certamente il cosiddetto progettista, che non è di certouna cima, non ha mai assistito ad un incontro pigiatocontro le sbarre: per vedere solo una fetta del camponon è necessario andare in curva, basta appostarsi sul-le Mura provvisti di cannocchiale». «I club della Nord- aggiungevano - esprimono quindi apertamente laloro disapprovazione per questa iniziativa che ritengo-no intrapresa arbitrariamente perché non discussa pre-ventivamente con le varie organizzazioni di tifosi, conle quali si sarebbe potuto arrivare ad una soluzione chenon danneggiasse nessuno». Dopo neanche venti giorni, prima dell’incontrocasalingo con il Milan, la protesta dei gruppi del-la Nord, appoggiata anche dal club Amici, vieneaccolta dalla dirigenza dell’Atalanta che provvede,così, ad eliminare i settori dei distinti, sia in curvaNord che in Sud, posti a ridosso della gradinatascoperta. L’influenza degli ultrà neroblu si evi-denzia anche in occasione della partita al Comu-nale con la Juventus (3 dicembre); memori dellaprotesta dell’anno prima, infatti, Bortolotti e Ran-dazzo si guardano bene dall’aumentare il prezzodel biglietto di curva. Se nel campionato 1977/78il costo di un tagliando di Nord e Sud era schiz-zato a ben cinquemila lire, ora, invece, resta fer-mo alle consuete 2200 lire; per questo incontro dicartello, a lievitare, ma in modo contenuto, sonoinvece gli altri settori del Comunale. Distinti a parte, l’avvio del campionato, comedescritto nelle pagine seguenti, è subito caldissi-

11//44//7799AAttaallaannttaa--IInntteerr

Per cercare di fareun tifo più caldo

in questa disperatalotta per la salvezza,

i Commandos si spostanoa lato delle Brigate

SSeetttteemmbbrree ‘‘7788La società prima installa

due settori di distintiper curva, poi, per le proteste

della tifoseria, li dimezza;nella foto: decine di tifosi

della Nord mentrescavalcano la barriera

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mo, visto che a distanza di dieci mesi, l’8 ottobrealla seconda giornata, va in onda la replica degliincidenti con i tifosi del Toro, seguiti, quindicigiorni dopo, da altre intemperanze, però moltopiù lievi, con i milanisti che, tra l’altro, brucianolo striscione di un club atalantino (il 2 Ponti del-la Malpensata) appeso in curva Sud. Dopo alcune trasferte tranquille, vedi Roma conla Lazio (un pullman al seguito), Napoli (cinquetemerari con una Ford Diesel 2000 messa a dis-posizione dal mitico “Baffo” Pezzotta, titolaredell’Autosalone Atalantino) e perfino Verona, allanona giornata (26 novembre) mille bergamaschiseguono il Vava e compagni a Milano contro l’In-ter. I tifosi atalantini si posizionano nel secondoanello, sulla gradinata di fronte al tabellone e qui,visto che alla fine degli anni ’70 a San Siro va dimoda, sia tra i milanisti che gli interisti, fare ilgiro dei popolari per cercare lo scontro con le tifo-serie ospiti, mezz’ora prima dell’inizio della parti-ta ricevono la visita di un gruppo dei Boys San.Già alla prima provocazione, uno striscione conuna grande B, i bergamaschi reagiscono e scoppiala rissa, poi sedata dall’intervento delle forze del-l’ordine che resteranno a separare le due fazioniper tutto l’incontro (cosa scontata oggi, ma rara inquegli anni). Il secondo round con i “bauscia” sisvolge al termine della partita all’uscita dallo sta-dio con gli interisti armati di spranghe e bastoni;nei parcheggi, poi, i Boys devastano numeroseauto targate Bg e con una sassaiola il pullman

degli Eagles. Anche se la squadra arranca, il segui-to della Nord in trasferta non manca; oltre ai mil-le euforici che occupano la curva Nord dello sta-dio Menti di Vicenza (21 gennaio 79), meritanouna citazione particolare i tre “eroi” (il solitoLucio, Stefano Riva e il GianMarino) che a bordodi una vecchia Fiat 500, in pieno inverno, tra unbanco di nebbia e l’altro sbarcano ad Avellino (7gennaio).In casa, dopo i violenti scontri con i granata e lescaramucce con i milanisti, fila tutto liscio fino al28 gennaio 79 quando, al termine della partitacon il Catanzaro, all’esterno del Comunale scattauna caccia al calabrese; a provocare questa reazio-ne da parte degli ultrà neroblu è il comportamen-to tenuto dai supporters giallorossi durante la

88//44//7799 -- AAttaallaannttaa--AAssccoollii - Un’altra immagine della Nord unita

2299//44//7799AAttaallaannttaa--AAvveelllliinnooGrande tifo per tentarela salvezza

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partita, quando più volte avevano aggredito glispettatori bergamaschi della curva Sud. Il bilanciodegli incidenti è di cinque feriti e otto denunciati(cinque calabresi e tre bergamaschi). All’interno della Nord, intanto, continuano leriunioni del “Vertice dei 4”; sul tavolo c’è il pro-blema del prolungato divieto d’introduzione allostadio delle aste per le bandiere. In un incontrotenutosi in questura alla fine di marzo (le Brigatenon aderiscono perché contrarie a che la riunionesi tenesse negli uffici della polizia), i rappresen-tanti della tifoseria organizzata neroblu riesconoad ottenere, previa indicazione di un responsabi-le per club, il permesso per portare in curva treaste per gruppo! Anche se i rapporti tra le Brigate e i Commandos

e gli Sbandati non sono idilliaci (alle Bn vienecontestato l’atteggiamento ostruzionistico neiriguardi del “Vertice dei 4”, ma soprattutto la scar-sa considerazione nei riguardi degli altri gruppidella Nord da loro definiti “cagasotto”), vista lasituazione d’emergenza in cui versa la squadra diTitta Rota, si decide di comune accordo di uniregli sforzi per ottenere un tifo più incisivo.Ecco quindi che, dopo un tentativo (che oggi, sipuò proprio definire comico) di coordinare lediverse balconate con delle radio ricetrasmittenti(probabilmente quelle giocattolo!), il 1 aprile,quando al Comunale arriva l’Inter, i Commandossi spostano al centro della curva, affianco alle Bri-gate che, nel frattempo hanno cominciato a ritro-varsi, oltre che nel laboratorio d’erboristeria di viaGombito, anche sugli scalini di Porta Nuova. Dopo l’episodio del sasso di Perugia che portanuovamente al centro dell’attenzione dei mass-media nazionali gli ultrà bergamaschi (vedi lepagine seguenti), vanno segnalati gli scontri aBologna (25 marzo), all’esterno del Dall’Ara,dove i supporters rossoblu danneggiano a sassateun paio di pullman e la pesante retata della poli-zia in occasione di Atalanta-Inter giocata il 1 apri-le. In un massiccio controllo preventivo vengono,infatti, fermati sedici tifosi, in maggioranza interi-sti, per porto abusivo di arma impropria (vengo-no sequestrate grosse chiavi inglesi, catene, coltel-li, pistole lanciarazzi, bastoni) e altri quattro (tre

1133//55//7799 -- AAttaallaannttaa--LL..RR.. VViicceennzzaa -- Foto di gruppo prima della partita con alcuni gemellati juventini(Coso Lungo e Kalandra) e romanisti (Pucci)

2255//33//7799BBoollooggnnaa--AAttaallaannttaa

Bergamaschi al Dall’Ara;al termine dell’incontrosi registra una sassaiola

ai pullman dei tifosineroazzurri

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milanesi e un bergamasco) finiscono in via Gleno.Altri fermi nel dopopartita: tredici atalantini,facenti parte di un grosso gruppo sceso in stazio-ne a “cercare” gli interisti, vengono denunciati dal-le forze dell’ordine anch’essi per porto abusivo diarma impropria. Ma il dopopartita di Atalanta-Inter merita di essere citato soprattutto per il furtodello striscione dei Boys Inter. «Era quasi finito l’incontro - ricorda il Gigi Rosso -quando, in un “commando” di cinque o sei uscimmodalla Nord per dirigerci verso la Sud; sul piazzale del-la gradinata vedemmo subito un gruppetto di interisti,saranno stati quattro o cinque, con un grosso borsone.Arrivammo allo scontro: poca roba però, un paio di cal-ci e pugni, ma fu sufficiente per sottrarre loro lo stri-scione. E così recuperammo non solo un “trofeo”, maanche uno stendardo neroblu da poter riciclare e uti-lizzare in curva Nord!E difatti lo utilizzammo moltissime volte, fino alla finedel campionato 1981/82, quando, durante la festa perla promozione in serie B, lo striscione dei Boys sparì

1133//55//7799 -- AAttaallaannttaa--LL..RR.. VViicceennzzaaÈ l’ultima spiaggia: la Nord spinge Vavassori e compagni alla vittoriaper 2 a 0, ma non basta per restare in A

1133//55//7799AAttaallaannttaa--LL..RR.. VViicceennzzaaNonostante la retrocessione la Nordinvoca a gran voce a Titta Rota di restare

misteriosamente e non se ne seppepiù nulla». Sul finale del campio-nato le speranze di acciuffare lasalvezza portano alla quart’ulti-ma giornata un buon seguito diatalantini a Firenze, dove tral’altro Bertuzzo e compagni vin-cono con un gol di Gusto Scala,ma all’ultima partita, in casa conil Vicenza (13 maggio), davantia venticinquemila spettatori,nonostante la vittoria per 2 a 0,l’Atalanta scende in serie B perdifferenza reti; il tutto senzacontestazioni da parte dellaNord (anzi, la curva chiede agran voce all’allenatore TittaRota di restare): troppo forte ildolore per questa retrocessioneche tutti avevano sperato finoall’ultimo di poter evitare.

MMaaggggiioo ‘‘7799Dopo la retrocessione

le Brigate con un manifestochiedono alla società

una squadra per poter tornare in A

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8 ottobre 78, va in scenala seconda battaglia con i granata

Il sorteggio del calendario gioca un bruttoscherzo alla tranquillità della domenica calci-

stica di Bergamo fin dal debutto casalingo: adistanza di soli nove mesi dai gravi incidenti del15 gennaio con il Torino, ecco, appunto, che i gra-nata, alla seconda giornata, inaugurano la stagio-

ne 1978/79 al Comunale.Le preoccupazioni della

vigilia sono talmenteforti che le dirigenze diAtalanta e Torino sifanno promotrici diun incontro tra le

tifoserie. Il mercoledìsera precedente alla par-

tita, infatti, vengono invi-tati a cena all’hotel Moderno i rap-

presentanti dei rispettivi centri di coordinamento,ma soprattutto le delegazioni dei gruppi ultrà del-la Maratona e della Nord. «Alla cena - ricorda ilPalmer - c’erano il segretario del Torino Bonetto e perl’Atalanta il vicepresidente Enzo Sensi e il segretarioGiacomo Randazzo; per la Nord erano stati invitati irappresentanti dei Commandos, degli Ultras, degliSbandati. Noi delle Brigate, oltre a me c’erano Pluto,

Marco Sonzogni, Roby Finco, Turani e Stefano Sana,avevamo voluto indossare la felpa bianca del gruppoproprio per rimarcare la nostra orgogliosa appartenen-za. A metà della serata fecero il loro ingresso nel risto-rante quattro ultrà del Toro, tra cui, se non ricordomale, Margaro, il Barabba e lo Strega». «Dopo i ritua-li discorsi letti da Sensi e Bonetto, in cui si invitava amettere da parte i rancori tra neroblu e granata inmodo da poter tranquillizzare il clima della partita -continua il Palmer - a noi e agli ultras del Toro cichiesero di assicurarli che non ci sarebbero stati scon-tri. Sia noi che Barabba, rispondemmo che non pote-vamo garantire per gli altri. Da notare, comunque, chea fine serata il saluto tra noi e i granata non fu propriocordiale: dopo un minaccioso scambio di battute(“veniamo a Bergamo per bruciare la città”, risposta“vi stiamo aspettando”) noi ci rifiutammo di stringerela mano ai granata; era evidente, quindi, che le pre-messe, nonostante i buoni propositi delle due società,erano già ben chiare».Ed infatti fin dal mattino la tensione intorno alComunale è altissima. «Addirittura, in attesa deigranata, piantonavamo il viale Giulio Cesare con ilbinocolo tenendoci in contatto con delle pseudoradioricetrasmittenti, che naturalmente non funzionavano»spiega il Palmer. Al termine della partita, i primi tafferugli scoppia-no sul piazzale della Sud e deve intervenire la cele-

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e poi quella del negozio d’abbigliamento “Toma-to” (tra l’altro di proprietà dell’ex atalantino Anto-nio Percassi); successivamente, lo stesso gruppo,in via XX Settembre, infrange la vetrina di un altronegozio di moda, “Tappo”, rubando anche nume-

rosi capi di vestiario. Inseguitidalle volanti, sei ragazzi (treminorenni) vengono blocca-

ti, in un cortile a fondo chiusoin via Sant’Alessandro, ancoracon della merce sottratta e nel-la notte vengono trasferiti incarcere. «La polizia mi rintrac-

ciò in via Carnovali - prosegueil Palmer - e mi portò in questura la sera stessa versole 23 con l’accusa di devastazione, saccheggio e bloccostradale, dopodiché, fui condotto in via Gleno, doverimasi fino al sabato successivo. Più volte, durante gliinterrogatori, mi chiesero di denunciare quelli di Pri-ma Linea, di cui uno di spicco figurava tra gli arresta-ti (e tra l’altro fu quello che rimase in galera più alungo, circa quaranta giorni), ma rifiutai sempre,anche perché temevo per le conseguenze una volta usci-to dal carcere; questa era gente che non scherzava dicerto (infatti, appena uscito, mi vennero a cercare persapere cosa avessi detto). Il punto è che io con la que-stione del furto non c’entravo assolutamente niente,come fu poi confermato al processo, tenutosi purtropposolo dieci anni dopo, dove fui assolto per non aver com-messo il fatto; quelli del furto dei vestiti erano tuttiragazzi che l’Atalanta forse l’avevano vista qualche vol-ta in televisione». Va segnalato che la settimana dicarcere patita dal Palmer rappresenta una dellepiù lunghe detenzioni inflitte ad un ultrà atalanti-no per episodi legati a violenze da stadio.

44//1100//7788 -- HHootteell MMooddeerrnnooUna foto esclusiva della “cena

della pace” tra atalantini e torinisti;si notino di spalle sulla sinistra,

con la felpa bianca, i rappresentantidelle Bna, di fronte a loro gli ultras

granata, sullo sfondo Geo e Jerry deiCommandos e in piedi a destra

il segretario dell’Atalanta Randazzo

re; ma è nel tragitto per la stazione e poi in piaz-zale Marconi che si registrano gli incidenti più gra-vi. A farne le spese un gruppo di un’ottantina diultras del Toro. «Gruppetti di giovani - scriveva L’E-co - molti dei quali col volto coperto da sciarpe, com-pivano scorribande contro i torinesi, colpendoli conpugni e calci».La situazione alla stazione ferroviaria si fa critica.«In fondo al viale Giovanni XXIII - rammenta anco-ra il Palmer - ci saranno stati oltre cinquecento ultràbergamaschi talmente scatenati che per cercare diallontanarli un agente si mise a sparare alcune raffichedi mitra in aria. C’è da aggiungere che tra gli atalan-tini si erano mischiati anche dei noti esponenti di Pri-ma Linea che volevano approfittare del casino con igranata per creare tensione con le forze dell’ordine».Che ci fossero degli infiltrati tra i supportersneroazzurri è confermato da quanto avvenuto aseguito della carica della celere per liberare il via-le fino all’incrocio con via Paleocapa. Un gruppodi giovani, infatti, dirigendosi verso Porta Nuovademolisce prima la vetrina della torrefazione Juba

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Il famigerato sasso di Perugia;“sono stati i perugini!”, manella Nord, sottovoce, si dice che...

Èl’11 marzo 79, ventunesima giornata delcampionato; l’Atalanta è di scena al Renato

Curi di Perugia in un delicatissimo incontro testa-coda, visto che i biancorossi viaggiano addiritturaal secondo posto in classifica, alle spalle delMilan, mentre i neroazzurri arrancano in pienazona retrocessione. Da Bergamo un centinaio itifosi (un pullman del club Amici e uno delle Bri-gate) seguono Vava e compagni, piazzandosi nel-la minuscola curva Sud dello stadio perugino, sot-

to il lungo striscione nerodelle Bna.Al 15’ del primo tempo ilfattaccio: su un tiro di DalFiume, il terzino atalanti-no Carlo Osti devia con lafaccia il pallone alle spalledi Bodini; il difensore,oltre alla beffa dell’autore-te, subisce il danno dellapallonata e resta a terradolorante. Mentre il mas-saggiatore Cividini e ilmedico Cavalli, tra il tri-pudio in campo e sulle tri-bune per il vantaggio degliumbri, assistono l’atalan-

tino infortunato, dalla curva Sud, alle spalle dellaporta, piovono alcuni oggetti in campo e un sasso

colpisce il portiere Bodini alla testa, costringendo-lo ad uscire dal terreno di gioco e a farsi curareaddirittura in ospedale. E qui scoppia il giallo. Da un lato i perugini chesostengono che il sasso sia stato lanciato dal grup-po di tifosi bergamaschi posti sotto lo striscionedelle Brigate; dall’altro, gli atalantini (tifosi esocietà) che, invece, puntano l’indice contro isostenitori umbri. La domenica sera lo striscionedelle Brigate fa il giro di tutti i telegiornali e sia laRai che la maggior parte dei quotidiani sportivi hagià sentenziato la colpevolezza dei bergamaschi(anche perché una sconfitta a tavolino del Perugiasegnerebbe la fine anticipata del campionato conla fuga definitiva del Milan), tanto che la reazionedei tifosi atalantini non si fa attendere. Nellarubrica del club Amici, su L’Eco, viene pubblicatoun duro articolo, “Protestiamo con la Rai-Tv”, cheinizia con un «protestiamo nei confronti della Rai-Tv,protestiamo per i commenti di parte che sono stati rea-lizzati domenica sia durante gli interventi radiofonici,sia durante le riprese filmate» e si conclude con unduro commento: «Noi come cittadini che paghiamoil canone, che lo sovvenzioniamo attraverso il canonela televisione, protestiamo chiedendo giustizia». Nel frattempo fioccano le prese di posizione daparte degli atalantini; oltre alle diverse testimo-nianze di alcuni bergamaschi presenti al RenatoCuri, sia le Brigate che i Commandos danno laloro opinione ufficiale in due comunicati ai gior-nali. «Noi giovani delle Brigate Neroazzurre - scrivevano -ieri ci siamo recati a Perugia al seguito della squadra,come nostro solito fare, per incitare i giocatori in lottaper la salvezza. Ribadiamo che i mille chilometri fatti

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Lo striscionedelle Brigate espostoper una foto ricordo

in piazza IV Novembrea Perugia

1111//33//7799PPeerruuggiiaa--AAttaallaannttaa

Bodini a terra;i giocatori atalantini

indicano il puntoda dove è partito il sasso

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società neroazzurra un milione di multa. Deter-minante per la scandalosa sentenza è il rapportodell’arbitro Paparesta (padre di Gianluca, attualefischietto internazionale) e di fatti i bergamaschiquesto sgarro non glielo perdoneranno mai: ogniqualvolta la giacchetta nera barese metterà piedeal Comunale saranno fischi a non finire. Del restoquesto verdetto della disciplinare sarà decisivo afine campionato per la retrocessione in serie B.Fin qui i fatti ufficiali; ma c’è anche un’altra ver-sione che circola, sottovoce, tra gli ultrà bergama-schi, secondo cui a tirare il sasso sarebbe stato unragazzo delle Brigate abitante in Borgo Palazzo oun gemellato juventino, posto al suo fianco, alseguito, con le Bna, nellatrasferta umbra. A distan-za di venticinque anni untestimone diretto di quel-l’episodio, infatti, confer-ma: «Ero affianco a loro;dopo il gol del Perugia vidii due raccogliere dei sassi etirarli in campo, ma non sodire quale delle due pietreabbia colpito Bodini, macomunque il sasso era parti-to da lì» . Insomma, dopotanti anni, il gialloresta…

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per vedere la squadra del cuore sono stati fatti per por-tare incitamento e nient’altro. Denunciamo quinditutti coloro che ancora una volta vogliono far passareil nostro gruppo come una congrega di teppisti e delin-quenti comuni e aggiungiamo, come già sostenuto ierialle forze dell’ordine perugine, che il sasso è stato sca-gliato distintamente da quella parte di curva Sud occu-pata da tifosi biancorossi, tant’è che subito dopo il lan-cio, quando siamo accorsi verso di loro, abbiamo vistogente dileguarsi fra il pubblico. Altra dimostrazionedella nostra completa estraneità ai fatti è data dallatraiettoria del sasso, che ha colpito Bodini, questoinfatti è arrivato diagonalmente da sinistra mentre noieravamo perpendicolari e leggermente a destra dellaporta. Ringraziando sottolineiamo che le BrigateNeroazzurre in trasferta hanno sempre sostenuto lasquadra e hanno subito danni, vedi Milano con Milane Inter, senza arrecarne». Dello stesso tenore il comunicato dei Comman-dos: «Nel corso di un approfondito dibattito abbiamopotuto constatare l’assoluta estraneità delle BrigateNeroazzurre e di quanti erano appostati all’altezza delrelativo striscione per quanto riguarda l’incidenteoccorso a Bodini. La nostra convinzione deriva dallacertezza che il portiere non potesse essere colpito dalsuddetto gruppo, in rapporto alla traiettoria e al luogoin cui è andato a cadere il sasso; perciò, indipendente-mente da quanto deciderà il giudice sportivo, vogliamoscagionare le Brigate Neroazzurre da qualsiasi respon-sabilità con la stessa fermezza di cui abbiamo fatto usoin altre occasioni per denunciarne l’operato».Gli effetti della campagna antiAtalanta da partedei mass-media dà i suoi frutti; dieci giorni dopoil fattaccio, il 21 marzo, il giudice sportivo Barbèconferma la vittoria per 2 a 0 e in più infligge alla

1111//33//7799PPeerruuggiiaa--AAttaallaannttaaUltrà atalantini mentrediscutono con dei poliziottisubito dopo il fattaccio

1111//33//7799 PPeerruuggiiaa--AAttaallaannttaaIl gruppo di atalantini appena arrivati al Renato Curi; lo striscione verrà poi spostatosotto i tabelloni pubblicitari

1111//33//7799PPeerruuggiiaa--AAttaallaannttaaLo striscione delle Brigatee sullo sfondo il gruppettodi tifosi atalantini

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La stagione 1979/80 si rivela davvero deludente,oltre che per certi versi incredibilmente contrad-

dittoria. La squadra parte per riconquistare la massi-ma serie ma in realtà chiude il campionato al nonoposto con 38 punti. Come per ogni società retrocessa,la serie B vuole dire anche fare i conti con il bilancio,cedere i propri gioielli e promuovere il lancio dei gio-vani. Lasciano Bergamo per altri lidi Luciano Bodini,

Vincenzo Chiarenza, GianpietroMarchetti, Giorgio Mastropasqua,Domenico Marocchino, CarloOsti, Angelo Paina, Claudio Pran-delli e Roberto Tavola (e Gigi Piz-zaballa appende le scarpe al chio-do), mentre vi fanno capolino,oltre ai portieri Maurizio Memo eGiancarlo Alessandrelli, altri gioca-tori come Filippo Reali, MaurizioSchincaglia e Massimo Storgato eritorna anche Fulvio Bonomi.Mister Rota per risolvere i problemidi centrocampo punta invece sindall’inizio delle fasi di pre-campio-nato sul diciassettenne ValterMostosi. Al termine di questa sta-gione, che si chiude sfiorando laretrocessione in C, Titta Rota lascia

l’Atalanta e Achille Bortolotti chiude la sua esperienzadecennale in qualità di presidente del club nerazzur-ro. A succedergli sarà il figlio Cesare.A peggiorare la non facile situazione di partenza,rimasta orfana di titolari importanti per la formazio-ne nerazzurra, si aggiunge il nuovo infortunio occor-so a Garritano. Dopo l’incidente di Cremona, la pun-

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ta nerazzurra si fa male nuovamente contro l’Internella gara conclusiva di Coppa Italia. Successivamen-te alla sconfitta rimediata a Bari (1-0), i nerazzurridebuttano in casa con il Cesena (2-2) e poi chiudonoin pareggio anche la sfida in trasferta contro il Vicen-za (1-1). In questa prima fase di campionato il tecni-co atalantino punta sull’avanzamento di Reali a cen-trocampo, sull’inserimento di Filisetti in difesa e diMemo in porta. Bertuzzo gioca in posizione di puntaavanzata affiancato a rotazione da Mostosi, Zambettio Schincaglia. Dopo la vittoria, la prima di questa sta-gione, di Pistoia (0-1), l’Atalanta schiaccia la Sambe-nedettese al Comunale (2-0), sfiora il successo a Vero-na (1-1) e vince nuovamente in casa con la Ternana(3-1). La settimana successiva al pareggio riportatocontro il Palermo (0-0), i nerazzurri subiscono a Bre-scia la loro prima sconfitta in campionato (2-1). Lagara contro il Parma regala invece due punti preziosiai nerazzurri. La partita più deludente in questa fasedella stagione arriva però sul campo del Genoa (2-0).La squadra è messa sotto accusa, soprattutto perquanto riguarda le lacune che in fase offensiva dimo-stra di possedere. I nerazzurri alle critiche rispondonocon i fatti: dopo il pareggio in casa contro il Como (0-0), in cui comunque danno prova di una buona pre-stazione, l’Atalanta conquista la vittoria sul campo delMonza (0-1). Purtroppo è in questa partita che Festarimedia un brutto infortunio ed anche Mostosi escedal campo piuttosto acciaccato. La concomitanza diqueste due assenze obbligate, inducono Titta Rota aimmettere Finardi a centrocampo. L’Atalanta vincefortunosamente la partita contro il Lecce (2-1) e Gar-

È solo nono posto;Achille lascia al figlio Cesare

CAMPIONATO1979/80

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BARI ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA CESENA 2-2 1-2L.R.VICENZA ATALANTA 1-1 0-1PISTOIESE ATALANTA 0-1 0-0ATALANTA SAMBENED. 2-0 0-1VERONA ATALANTA 1-1 0-1ATALANTA TERNANA 3-1 0-1ATALANTA PALERMO 0-0 1-1BRESCIA ATALANTA 2-1 1-0ATALANTA PARMA 1-0 0-0GENOA ATALANTA 1-0 0-2ATALANTA COMO 0-0 0-1MONZA ATALANTA 0-1 1-3ATALANTA LECCE 2-1 0-0PISA ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA SPAL 0-1 1-1ATALANTA TARANTO 0-0 0-0SAMPDORIA ATALANTA 1-1 1-1ATALANTA MATERA 0-1 2-0

R I S U L T A T I A R

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saper fare bel gioco e di riuscire a sfiorareil gol, colpendo anche un palo. Proprioin quest’ultima partita esordisce Percassi,poi riconfermato da Rota nelle gare suc-cessive. Questo non sarà l’unico cambia-mento che il mister orobico apporta allaformazione della squadra: Rota diceinfatti “basta” ad una squadra eccessiva-mente sbilanciata in avanti e inserisceanche un difensore in più (Filisetti o Stor-gato). Dopo il pareggio rimediato in casadel Palermo (1-1), arriva la sconfitta diBrescia (1-0), al seguito della quale si par-la anche di un possibile esonero di Rota,voce però poi mai effettivamente confer-mata dai fatti. In realtà, escluso lo scivo-lone contro le rondinelle, la squadra ber-gamasca trova continuità ed equilibrio.Da Parma i nerazzurri tornano dopo aver

conquistato un punto (0-0), mentre al Comunaleriescono a centrare la rete del Genoa per ben due vol-te lasciando inviolata la propria. A Como invece l’A-talanta perde immeritatamente (1-0), molti, troppi,gli errori commessi dall’arbitro Mattei nella direzionedi questa gara. Dopo l’esaltante vittoria di Monza (1-3), i nerazzurri riportano cinque pareggi (Lecce, Pisa,Spal, Taranto e Sampdoria) e chiudono il campiona-to con una splendida vittoria (2-0) in casa del Mate-ra.

ritano al suo rientro saluta il pubblico casalingo pro-prio regalandogli un gol. Segue la sconfitta di Pisa (1-0), in cui lo stesso Garritano rimedial’espulsione ad una manciata disecondi dal fischio finale.L’Atalanta, forse appesantita dal durolavoro cui è stata sottoposta durante lapausa natalizia, perde in casa controla Spal (0-1) e pareggia la domenicadopo, sempre in casa, contro il Taran-to (0-0). Sette giorni dopo a Genovacontro la Sampdoria rientra Garrita-no, segna, ma i nerazzurri si fannorimontare. A chiusura del girone d’an-data l’Atalanta ospita in casa il Matera:i bergamaschi perdono per uno a zerosu punizione e insieme alla gara per-dono anche il centravanti, nuovamen-te infortunato. La seconda parte delcampionato si apre con il buon pareg-gio conquistato contro il Bari (0-0) ela sfortunata sconfitta rimediata sulcampo del Cesena (2-1). Nella sfida successiva all’A-talanta tocca affrontare al Comunale il Vicenza (1-0)e poi va a Pistoia dove avrebbe potuto portare a casadue punti se Finardi non avesse sbagliato a tirare ilcalcio di rigore (0-0). In casa della Sambenedettese inerazzurri subiscono la sconfitta mentre al gol di Sca-la contro il Verona si deve il merito dell’uscita vitto-riosa dei bergamaschi dal campo. La sconfitta dellagara successiva contro la Ternana arriva invece in con-tropiede (0-1), nonostante l’Atalanta dimostri di

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AATTALANTALANTAA

Battista “Cico” Festa,nonostantei suoi 36 anniè il baluardodel centrocamponerazzurro

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C L A S S I F I C A

COMO 48PISTOIESE 46BRESCIA 45CESENA 43L.R.VICENZA 42MONZA 42SAMPDORIA 41SPAL 39ATALANTA 38PALERMO 38GENOA 38BARI 38VERONA 37PISA 36LECCE 36TARANTO 35SAMBENED 34TERNANA 31PARMA 27MATERA 26

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I Commandos escono dal CentroCoordinamento e in curvasi uniscono alle Brigate

La batosta della retrocessione si fa sentire subi-to nella tifoseria ed infatti alla chiusura della

campagna abbonamenti il numero degli abbonati èpraticamente dimezzato. Se nel campionato prece-dente le tessere staccate erano state 8481, ora sisono fermate solo a quota 5750.Un vistoso calo che non interessa solo gli atalanti-ni più tiepidi, ma anche la parte più calda della tifo-seria come ad esempio i Commandos che, in que-sto campionato, vanno incontro ad una crisi ormaiirreversibile. Nonostante il calo di entusiasmo, incurva le Brigate continuano a crescere arrivando

1979/80I Commandos cambiano ancora postazione:non più a lato delle Brigate,ma più a sinistra, con gli Eagles

1979/80La prima sciarpa delle Brigate;

non possono sfuggire l’errore nel nome(Nerazzurre anziché Neroazzurre)

e l’accento su te. Ma l’è stess…

23/9/79Atalanta-Cesena

Ecco come si presentala Nord nella prima

partita casalingadel campionato

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anche ad assorbire gli Ultras, scioltisi a marzo dellastagione precedente, assumendo così il ruolo digruppo leader della Nord. A seguito di questa cre-scita vertiginosa, le Bn spostano il loro ritrovo alBar Stadio che mette loro a disposizione una salet-ta nel retro del locale. Tra le varie iniziative messe incantiere dalle Brigate, va segnalata, anche se con unpo’ di ilarità, la prima sciarpa personalizzata da ungruppo ultrà atalantino; l’aspetto un po’ comico (vadetto!) è che la sciarpa contiene ben due errorimadornali: su un lato è addirittura sbagliato ilnome del gruppo (“Brigate Nerazzurre” anziché“Neroazzurre”) e dall’altro, nella scritta “Semprecon te Atalanta” è scappato un accento di troppo su“te”. Ma tant’è, nella Nord a sviste di questo tiponon si fa neanche caso ed infatti la sciarpa delle Bnha un largo successo. Innanzi tutto alla ripresa della stagione il panora-ma della Nord vede un nuovo spostamento (ilsesto in otto anni) dei Commandos ritornati, dopol’esperienza al centro della curva, a lato delle Briga-te, nella balconata sulla sinistra insieme agli Eagles.«Se dal punto di vista estetico ed acustico - spiegavaGulliver (alias Stefano Riva) sul notiziario deiCommandos - la cosa sembrava perfetta, in realtà sonosorti dei piccoli problemi che, sommati, hanno influito

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

sulla decisione di spostarsi nuovamente nella precedentepostazione: grossa scomodità derivante dal pianerottolo -aggiungeva - adiacente la barriera, il tifo che non hapermesso di superare gli inconvenienti già registrati pre-cedentemente, il pericolo di intenzioni poco pacifiche delgruppo dirigente delle Bn e, ultima cosa (forse un po’egoistica) il pericolo di risucchio del nostro gruppo daparte delle stesse Bn, come già capitato agli Ultras».Del resto la Nord è in una fase cruciale di profondocambiamento, un cambiamento in un certo modotemuto dai Commandos: dalla mentalità di stampopacifista del club di Borgo Santa Caterina, il mon-do ultrà bergamasco, infatti, si sta progressivamen-te spostando verso la linea più dura ed estrema por-tata avanti dalle Brigate. «Non analizzare - scrivevaproprio il Lucio sul giornalino - il “fenomeno” Briga-te, ovvero il più grosso complesso di tifo allo stadio dadue anni a questa parte, sarebbe un grosso errore perché,al di là delle critiche che possono essere loro mosse, le Bnrappresentano per molti giovani unpolo di attrazione importante e pernoi un serio banco di confronto conun diverso modo di concepire il tifoper l’Atalanta, seppure nella praticaorientati alla stessa maniera. Intan-to - proseguiva il primo leaderdella Nord - la loro attività si svolgesoltanto in funzione della partitadomenicale, il loro supporto si basasu un’organizzazione accurata (dis-ponibilità ampia di fumogeni, instal-lazione accurata di striscioni e tam-buri nella prima mattinata delladomenica, ecc.). È chiaro a questopunto che avendo esemplificato il

discorso “tifo” le Bn, che per le trasferte si avvalgono del-la collaborazione organizzativa di un club di sportivi“seduti” e non essendo alle prese con vendite di giorna-lini vari (come capita a noi), abbiano a loro disposizio-ne la possibilità di essere solo tifosi e quindi liberi dirichiamare l’attenzione in misura maggiore che nonnoi». Nel frattempo le trasferte vedono sempre unbuon seguito di atalantini. A Vicenza (30 settem-bre), come riportano Luciano e Fusto in un artico-lo sul notiziario dei Commandos, si verificano i pri-mi tafferugli della stagione: «Al termine della partitanei pressi della stazione, dove erano stati parcheggiati ipullman, un gruppo di facinorosi vicentini si fa avanticon chissà quali intenzioni velleitarie. Grazie all’espe-rienza acquisita in tante trasferte (vedi Bologna, Firen-ze ecc.) decidiamo di scendere tutti dall’autobus cercan-do di difenderlo e di difenderci. A quel punto arrivanoanche le Bn. E a quella vista i vicentini scappano inse-guiti dai tifosi bergamaschi».

1979/80 - Le Brigate continuano la loro forte ascesa

1979/80Una panoramicadella Nord nel periododegli striscioni “censurati”

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Dopo sole tre settimanel’Atalanta torna in Veneto,a Verona, una trasfertatradizionalmente ostica per i bergamaschi per viadella profonda rivalità con le Brigate Gialloblu. Latensione della vigilia però non trova conferme alBentegodi; nonostante in settimana girasse la voceinsistente, come riportava Marco sul giornalino,secondo cui «Pompa, capo indiscusso degli Ultras del-la Fiorentina, aveva telefonato a Bergamo dicendo distare attenti perché secondo lui a Verona ci sarebbero sta-ti una cinquantina di Boys dell’Inter pronti ad accoglie-re a bastonate i bergamaschi», nella città scaligera nonsuccede alcunché tra gli oltre cinquecento atalanti-ni e gli ultras gialloblu.Dopo la tragica morte di Vincenzo Paparelli, il tifo-so laziale ucciso da un razzo durante il derby all’O-limpico, le curve di tutta Italia sono sottoposte adun rigidissimo controllo (vedi capitoli seguenti). Laprima forte repressione del mondo ultrà però nonriesce a frenare l’escalation di violenza negli stadi. A Genova, ad esempio, i genoani, come nelle pre-

cedenti occasioni, nell’incontro con l’Atalanta (25novembre) si lanciano in una carica in curva Sud,dove, però, stavolta, i bergamaschi, circa duecento,cominciano a mostrarsi senza paura. Infatti, ripor-tano i Commandos nel loro resoconto della trasfer-ta, «un paio di genoani della Fossa dei Grifoni si sonotrovati davanti gli Sbandati che li hanno malmenaticome se fossero sacchi da pugilato».All’esterno dello stadio di Marassi, invece, i grifonicon una sassaiola devastano uno dei tre pullmandel club Amici. Alla dodicesima giornata (9 dicembre), quella chedovrebbe essere una tranquilla trasferta a Monza,invece, riserva ai bergamaschi al seguito una sor-presa. «Finita la partita, mentre ci dirigevamo verso lastazione in corteo festanti per la vittoria contro i bianco-rossi - ricorda Sandro - all’altezza del ponte sulla fer-rovia, con nostro grande stupore, ci trovammo di fronteuna quarantina di Boys dell’Inter, alcuni dei quali conil coltello in pugno. Erano venuti lì apposta, forse pervendicare il furto del loro striscione dell’anno prima,uscendo con largo anticipo da San Siro dove l’Inter ave-va appena giocato con il Perugia.Non ci pensammo due volte e partimmo alla carica:volevano farci una sorpresa loro e invece gliela facemmonoi, visto che probabilmente non ci aspettavano né cosìtanti, né così decisi. Il risultato è che furono costretti ascappare, e noi dietro ad inseguirli fino al vicino parco,dopo averne prese non poche».All’Arena Garibaldi di Pisa (23 dicembre), invece,le Brigate incappano in una megacazzata, dimenti-

30/9/79 - Vicenza-Atalanta - Le Bna, alcuni con “disegnida indiano” pitturati in viso, in posa di gruppo a Vicenza

21/10/79Verona-Atalanta

Atalantininella curva Nord

del Bentegodi

12/11/79 - Brescia-Atalanta - Un gruppetto delle Brigateal Rigamonti quando andare a Brescia era una trasferta “normale”

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cando, all’interno del campo lo striscione “L’Ata-lanta è una fede”. «Dopo il gol della vittoria all’81’ delPisa, - spiega Leo - l’ambiente cominciava ad esserepiuttosto teso; noi non eravamo più di cento e ormai afine partita arrivarono nella nostra curva alcuni ultrà dicasa. Ci fu qualche tafferuglio, ma niente di particolar-mente pesante, poi nell’uscire alla svelta per evitare l’ar-rivo in massa di altri pisani quello striscione, che era sta-to attaccato in campo, per un malinteso interno al grup-po, nessuno si prese la briga di staccarlo e quindi i tosca-ni se lo ritrovarono in mano. Una volta arrivati ai pull-man ci si accorse della cazzata fatta e il GermanoFoglieni tornò indietro a riprenderlo».Tra le partite al Comunale merita una menzione ilderby con il Brescia, quando, alla nona giornata diritorno (30 marzo), la vittoria delle Rondinelle sca-tena la rabbia dei bergamaschi. «La partita ha avutoun seguito sul treno che riportava a casa circa cinque-cento tifosi biancazzurri - riportava L’Eco -; l’esultanzadi quest’ultimi non è stata gradita dai bergamaschi chesi trovavano sul treno Bergamo-Brescia. Subito dopo lapartenza dalla stazione cittadina, sono incominciate lediscussioni poi trascese a vie di fatto tra i più scalmana-ti. Il convoglio è stato quindi fermato per consentire l’in-tervento delle forze dell’ordine, dopodiché è ripartito conun’ora di ritardo». Tornando alla situazione in curva Nord va registra-to che l’Assemblea Generale Ordinaria dei Com-mandos, il 18 novembre, a larga maggioranza, deci-de l’uscita del club dal Centro Coordinamento,mentre un’altra assemblea, questa volta Straordina-ria, il 13 gennaio 80 decide l’ennesimo spostamen-to (è il settimo!) del club di Borgo Santa Caterina;questa volta i Commandos tornano al centro dellaNord per unirsi alle Brigate. Come al solito il dibat-

tito interno tra i favorevoli e i contrari all’ennesimo“trasloco” è vivace. «Purtroppo - si leggeva sul gior-nalino -, nonostante la nostra buona volontà, il tifo allostadio è veramente scadente, in particolare quello delnostro club è in condizioni disastrose, per non dire inesi-stente. Ecco dunque che alcuni soci, tra cui Aio, Carlo eFabio Scola, hanno proposto un’unione con le BrigateNeroazzurre per migliorare l’incitamento. È giusto riconoscere infatti, che, nonostante non rag-giunga livelli eccezionali, il tifo delle Bn è superiore alnostro quindi unendoci potremmo sicuramente dare uncontributo, anche se modesto, al miglioramento dei cori.Il motivo quindi di questo ennesimo spostamento,appoggiato tra l’altro dalle stesse Bn, sarebbe quindi difarsì che i Commandos ritornino a fare il tifo, cioè unadelle cose fondamentali per cui sono nati. Gli oppositoridi questa tesi sono Geo, presidente del club, e StefanoRiva, che sostengono che il tifo allo stadio lo dovrebberocostruire i Commandos senza abbassarsi a richiederel’aiuto delle Bn, la cui unione vorrebbe dire rinnegareciò che il club ha fatto finora e cioè la sua autonomia incurva, la sua politica di non violenza, dando così ragio-ne alle Brigate che assorbirebbero e coinvolgerebbero neicasini anche i soci dei Commandos stessi». Il debutto al centro della curva avviene il 27 gen-naio: buono il tifo («quei 25 minuti del secondo tem-po durante i quali non si è smesso un attimo di incitarela squadra, ne sono la prova più concreta ed evidente»

9/1/80Nasce l’A.t.A.(Associazione tifosiAtalantini) che riuniscei club Commandos,Eagles e Sbandati

3/12/79Pisa-AtalantaI cento atalantini presentiall’Arena Garibaldiespongono uno striscioneanche in campo che poiverrà dimenticato!

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La morte del laziale Paparelli:il “ricercato” Tzigano dei Cucssi rifugia dai gemellati atalantini

Domenica 28 ottobre 79, ore 13,30, stadioOlimpico di Roma; poco prima dell’inizio

del derby tra Lazio e Roma, un razzo per segnala-zioni nautiche sparato dalla Sud giallorossa colpi-sce in pieno volto un tifoso laziale seduto in cur-va Nord. Vincenzo Paparelli, 33 anni, sposato condue figli muore poco dopo durante il trasportoall’ospedale Santo Spirito. «Dalla Sud - scrive Mau-rizio Martucci nel libro “Nobiltà Ultras” sulla sto-ria del tifo laziale - una scia nera sibillante parte neipressi dello striscione “Club Somalia” verso la curvaNord, ma una traiettoria cambiata dal vento fa slitta-re il mortaio sopra il tabellone. Poi un altro “fischio”.Parabola diversa. Va fuori lo stesso. Infine un terzo,percorso 150/160 metri nell’aria… “Ho visto arrivareun razzo dalla Sud con la scia nera, lunghissima, fila-va veloce, credevo che andasse in alto come gli altri,ma all’improvviso è arrivato verso di noi. Istintiva-mente mi sono scansato e in quell’istante mi è arriva-to del sangue in faccia”, racconta rabbrividito un redu-ce dell’atroce domenica, quanto un razzo va ad infi-larsi proprio nella testa di un tifoso della curva Nord.“Quell’uomo aveva un panino tra le mani e lo stavamangiando; poi la moglie ha cominciato ad urlare elui, rosso di sangue, iniziò a rotolarsi mentre tutti scap-pavano”».Questo episodio, che costituisce il secondo caso dimorte di un tifoso (il primo si era registrato nel1963 in una partita tra Salernitana e Potenza), dàil via al primo vero e proprio giro di vite nei con-

scriveva l’Aio), ma disgraziata la partita con l’Ata-lanta che esce sconfitta in casa addirittura dal Mate-ra per 1 a 0. Oltre allo spostamento in curva, caricati da nuovoentusiasmo, viene costituita il 9 gennaio 80 l’A.t.A.(Associazione Tifosi Atalantini) che altro non è chela nuova denominazione del “Vertice dei 4”, oraperò ridotto a tre, Commandos, Eagles e Sbandati.Intanto la rottura tra la Nord e gli altri settori, inparticolare la tribuna coperta, è sempre più profon-da. «Ora per far sì che tutto il pubblico inciti la squadra- scriveva Fabio nel resoconto di Atalanta-Vicenzadel 17 febbraio - lo devi offendere e, se possibile, lan-ciargli gavettoni d’acqua (in pieno inverno!). Eh sì,solo dopo un simile trattamento la tribuna ha smesso difischiare i giocatori neroazzurri. Si vede che il coro “pub-blico di merda” e “tribuna, tribuna vaffanculo” colpiscenel loro intimo i signorotti critici e la reazione è statapositiva, ma prima di passare alle offese avevamo cerca-to di smuoverli con un caloroso coro “incitate”».Ma anche i rapporti con i giornalisti, per altro sem-pre piuttosto tesi, peggiorano ulteriormente; adimostrazione della considerazione degli ultràneroblu per i cronisti e i commentatori dei mass-media orobici basta leggere un ironico annuncio diauguri pubblicato sul giornalino dei Commandos:«Il “collega” Giancarlo Gnecchi (uno che neancheoggi è molto amato dalla curva) è rimasto ferito in unincidente stradale in via Borgo Santa Caterina (casodavvero insolito); un’automobile con una manovra“aggirante ed eclatante” è piombata contro la vetturaguidata dal nostro “amico”, a cui è mancato quel “quid”per evitare lo scontro. Allo sfortunato giornalista augu-riamo una lentissima ma totale guarigione (così per unpo’ di tempo non racconterà più cazzate)».

14/1/79 - Atalanta-Roma - Bna e Cucs in posa con lo striscione degli Ultrà Roma sotto la curva Sud del Comunale

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ottobre, si dà notizia che Fiorillo frequentava spes-so la nostra città: «Il 15 maggio 78 - riportava ilquotidiano orobico - era stato fermato sul Sentiero-ne da agenti della questura e considerato che il giova-ne romano, che era in compagnia di un sedicenneanch’egli romano, scappato di casa qualche settimanaprima, era nella nostra città senza una ragione plausi-bile, senza lavoro e senza una fissa dimora e visto cheaveva precedenti per furto, veniva munito del foglio divia obbligatorio e diffidato dal fare ritorno a Bergamoper tre anni». I sospetti di una fuga in terra bergamasca da partedello Tzigano non sono privi di fondamento. Fio-rillo, infatti, scappato dalla capitale già la dome-nica sera, arriva a Bergamo il lunedì, dove trovaaiuto da alcuni amici ata-lantini che lo conduconoprima in una baita in ValSeriana, poi in Val Cavalli-na. Nella nostra provinciarimane nascosto per circauna decina di giorni. Lamassiccia “caccia all’uo-mo” intrapresa dalla poli-zia, le voci della sua pre-senza nella bergamascache cominciavano perico-losamente a diffondersi,inducono Fiorillo a farsi portare da amici atalanti-ni in Svizzera dove resta latitante per oltre unanno prima di costituirsi agli investigatori roma-

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fronti delle curve di tutta Italia. Intanto nelle ore seguenti il tra-gico derby capitolino, gli investi-gatori individuano nel ventenneultrà giallorosso Giovanni Fiorillo, detto “Tziga-no”, la mano che ha premuto il grilletto dellapistola lanciarazzi. Scatta il mandato d’arresto, maTzigano si rende irreperibile. «Chi conosce il mondoultrà - si legge ancora sul libro laziale - vocifera chesia andato a nascondersi a Pescara o a Torino o a Ber-gamo, dove i tifosi romanisti hanno stretto rapporti diamicizia con le tifoserie locali». Del resto anche su L’Eco di Bergamo, mercoledì 31

1978/79Romanisti e juventini a Bergamo

con alcuni rappresentanti delle Brigate

1978/79L’adesivodelle Bna sez. Roma

Aprile 1979 - Atalantini e romanisti a Roma; tra di essisi riconosce anche Tzigano, il terzo in basso a destracon il maglione marrone

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ni. Per la cronaca, Fiorillo viene condannato a seianni e dieci mesi di carcere, ne sconterà solo unpaio e morrà, probabilmente per overdose, nelmarzo ‘93 all’età di 34 anni.Tzigano, quindi, era spesso a Bergamo per via delgemellaggio che si era venuta a creare da circa unanno tra le Brigate Neroazzurre e il CommandoUltrà Curva Sud.«Come è nato il rapporto con i Cucs? Semplicementeper corrispondenza - spiega Francesca Breda - ; allafine degli anni ’70 era gettonatissima sul Guerin Spor-tivo la rubrica degli annunci dei tifosi e in un periododi grande entusiasmo e crescita del mondo ultrà gliscambi di adesivi, foto e lettere tra i tifosi di tutt’Italiaerano fittissimi. Con i romani, con i quali alcuni di noitenevano una corrispondenza, si passò velocemente

30/9/84Atalanta-Roma

Una fase degli scontriin curva Sud tra

atalantini e romanisti;il gemellaggio

inizia a rompersi

dalle lettere alle visite reciproche in occasioni di parti-te e incontri estivi facendo così nascere, a partire dal1978, un’amicizia molto stretta tra i responsabili deiCucs e delle Brigate».Personaggi come Geppo, Cuccu, Pucci e appuntoTzigano tra il 1978 e il 1983 a Bergamo sono qua-si di casa e addirittura viene costituita una speciedi sezione romana delle Brigate con tanto di ade-sivo. Il gemellaggio si rompe, però, nel 1984,quando l’Atalanta, tornata in serie A, affronta igiallorossi al Comunale. È il 30 settembre, terza dicampionato, e in curva Sud gli ultrà romanisti,nonostante il gemellaggio, danno vita ad alcunitafferugli con gli spettatori bergamaschi. La cosanon viene assolutamente gradita dalle Bna e inparticolare dai Wka; a metà secondo tempo, infat-ti, un gruppo di atalantini della Nord raggiunge laSud e attacca i giallorossi scatenando una furiosarissa che continua poi anche in via Codussi, dovesono parcheggiati i pullman dei romanisti. «Quando scoppiarono gli incidenti - racconta France-sca - alcuni di noi che avevano i rapporti con i roma-nisti, come Gianci e Pluto, cercarono di calmare glianimi, in primis degli atalantini, al fine di salvare laprofonda amicizia che legava le due tifoserie. Quandoal ritorno andammo all’Olimpico (10 febbraio 85) neldopopartita fummo bersagliati da una sassaiola degliultrà giallorossi, ma anziché cercare di fermarla, comeavevamo fatto noi, i vertici dei Cucs, soprattutto Vitto-rio, uno dei loro capi con cui c’era una fortissima ami-cizia personale, era là in prima fila ad attaccarci». Daquel voltafaccia con i romani è iniziato un odioprofondo, che continua ancora oggi, che ha gene-rato negli anni violenti scontri sia al Comunaleche all’Olimpico.

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«gli striscioni e le bandiere (ma senza aste!) che por-tino il nome dei clubs con la sola indicazione dellasede o di nomi di sportivi famosi». Un provvedimento molto restrittivo che se da unlato, a Bergamo, trova il consenso da parte de L’E-co (il 4 novembre, primo incontro del dopo Papa-relli, nella cronaca di Atalanta-Palermo il quoti-diano di viale Giovanni XXIII titola «Finalmentesenza razzi, né striscioni né tamburi»), scatena leproteste dei gruppi della Nord costretti a sostitui-re i propri striscioni: le Brigate optano inizial-

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Scatta una dura repressione nellecurve italiane; e a Bergamoè ancora più dura

La tragica morte di Vincenzo Paparelli scatenaimmediatamente un durissimo giro di vite

da parte del Ministero degli Interni in tutti gli sta-di italiani. Per gli ultrà è la prima pesante repressione: viatutti gli striscioni di gruppi con denominazioni«che costituiscano di per sé diretto oindiretto incitamento alla violenza(es. Brigate, Commandos, Fossa,Ultras ecc.)», oltre che a quelliche «per il loro contenuto costitui-scano motivo di ingiuria e di provo-cazione agli avversari e agli ufficia-li di gara o di offesa alla morale».Non sono solo gli striscioni nelmirino: viene stabilito, infatti,anche il «divieto di usare suglispalti tamburi, trombe elettriche oaltri strumenti che determinanorumori assordanti e che costituisco-no molestia per gli spettatori e pergli atleti in campo e di introdurreallo stadio razzi, bengala, mortaret-ti, fumogeni e tutti i corpi contun-denti».In pratica sono consentiti solo

1980Visto il prolungarsidel divieto viene preparatoun nuovo striscione per labalconata delle Brigate

18/11/79 - Atalanta-Parma Vietato lo striscione “Brigate”, in balconata fa la sua mostra “L’Atalanta è una fede”

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mente per uno con scritto “L’Atalanta è una fede”,poi per un Boys fregato agli interisti e successiva-mente per il nuovo “Vinci per noi”; gli Sbandatine confezionano uno con “Atalanta club Petosi-no”, mentre i Commandos puntano semplice-mente a lasciare esposto la metà con la scritta Ata-lanta. «È giusto che ci siano le perquisizioni - scrive-vano i Commandos sul loro notiziario - però que-ste devono essere eseguite con una certa logica, per cuiè inutile che si sequestrino le aste per le bandiere o,udite, udite, il nastro isolante, mentre le pistole lan-

ciarazzi e le spranghe passano comodamente. È giustosequestrare gli striscioni provocatori (“Devi morire”,“bastardi” ecc.), ma non è giusto sequestrare gli stri-scioni Commandos, Ultras, Brigate, Eagles, Sbandatiecc., nomi che vengono adottati solo per distinguersidagli scazzati della curva Sud e della gradinata, mache non hanno nulla di provocatorio. Infine è giustoche allo stadio non vengano portati razzi, petardi,mortaretti e tutti quegli artifizi che possono causaredanno alle persone, ma è assolutamente assurdo vieta-re l’uso dei tamburi che non provocano certo violenza». Un mese dopo (Atalanta-Como, 2 dicembre)Lucio e compagni ci riprovano. «Dopo aver fatto entrare furtivamente lo striscione incurva - riportavano sul giornalino - l’abbiamo attac-cato in balconata coprendo, comunque, la parolaCommandos, ma lasciando ben visibili, invece, ilpugno e la mano con le dita a V che, come ormai tut-ti sanno, significano “uniti si vince” e che non hannoniente a che fare né con la politica (la mano è ladestra e non la sinistra), né tantomeno incitano vio-lenza. Ebbene, ad un certo punto arriva un funzionario dipolizia che ci intima di togliere il pugno altrimenti ilpovero Lucio sarebbe finito in via Gleno». Questa linea dura, però, non è applicata allo stes-

10/3/80 - Atalanta-Verona - Tornano i tamburi allo stadio

7/4/80Parma-Atalanta

Bergamaschi al Tardini:non in tutti gli stadivige ancora il divieto

per gli striscioni “violenti”

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2/12/79 - Atalanta-Como - La seconda alternativa allo striscione Brigate è quello fregato ai Boys Inter

so modo in tutta Italia; la stessa domenica in cuiai Commandos viene fatto coprire il loro striscio-ne, a Perugia ricompaiono i tamburi e in tantissi-mi altri stadi (tra cui ad esempio Torino, spondagranata) si rivedono anche esposti i nomi dei varigruppi “fuorilegge” come Ultras, Fossa e Brigate.Ma i Commandos non demordono e il 13 gen-naio 80, in Atalanta-Taranto, lanciano la sfidaalla questura e alla società esponendo per interotutto lo striscione. Anche se l’”affronto” comporta un serio richiamoda parte del vicequestore Orlando, contribuiscead ammorbidire la linea dura delle forze dell’or-dine. Pochi giorni dopo, infatti, alla vigilia di Ata-lanta-Matera (che segna anche lo spostamento deiCommandos al centro della curva, affianco delleBrigate) in un incontro tenutosi in questura con idirigenti dell’Atalanta Randazzo e Sensi e i rap-presentanti dei vari gruppi della Nord, il dottorOrlando autorizza l’ingresso allo stadio di tretamburi per ogni club, ovvero dodici tamburi intotale, previa comunicazione di un responsabileper gruppo, individuati in Gianci per le Bn, Spal-la per i Commandos, Marco Tengattini per gliSbandati e Felice Camozzi per gli Eagles. «Dodicitamburi non sono certo l’ideale (in tutto sarebbero cir-

ca 35), ma per ora accontentiamoci» commentaval’Aio sul notiziario AC. Ma nel mirino della questura non ci sonosolo striscioni e tamburi, ma anchetutto il materiale prodotto dai varigruppi. «Durante il cosiddetto“periodo di censura” dopo la mor-te di Paparelli - ricorda France-sca - all’interno delle Brigatediscutevamo molto sul tipo didisegni e scritte da mettere suadesivi e magliette; visto ildivieto della questura c’era chivoleva utilizzare anche simbolivietati e chi, invece, lo ritenevatroppo rischioso. Un dibattito accesis-simo ad esempio si scatenò sull’adesivocon un indiano con il coltello: alla fine, trafavorevoli e contrari, fu stampato riuscendo anasconderlo ai rigidi controlli della “censura”».Mentre in quasi tutti gli stadi italiani gli striscioniincriminati tornano già dall’inizio del 1980, alComunale bisognerà aspettare l’inizio del cam-pionato successivo per rivedere, e neanche sem-pre, i nomi delle Brigate, degli Sbandati e deiCommandos esposti in curva Nord.

1979/80Nelle Brigate, stante i divietidella questura si apreun acceso dibattitosu che simboli usarenel materiale; uno degliadesivi più discussi

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La crisi dei Commandos,l’ascesa delle Brigate

Per capire meglio la profonda trasformazionein atto in curva Nord a cavallo degli anni

’80, che vede l’ascesa vertiginosa delle Brigate e l’i-narrestabile declino dei Commandos, è utile leg-gere l’analisi pubblicata dal Lucio sul giornalino. «Le Bn non possiedono alcuna struttura interna, purpossedendo tanto di capitani e gregari; sono quasi com-pletamente sburocratizzati, ciò che consente loro di agi-re pressoché liberamente, ovvero di non avere passaggiobbligati da affrontare per cui ogni socio si fa club e negestisce l’attività a seconda del suo modo di pensare. Inpratica ognuno all’interno del gruppo agisce comemeglio gli pare. Questo essere “slegati” gli uni dagli altri crea una sor-ta di necessità nel ricercare spontaneamente momentidi solidarietà che si manifestano poi nel gridare insie-me (per l’Atalanta, la Juve o la Doria, non ha moltaimportanza), nell’andare a menare i tifosi ospiti, oppu-re nel coltivare i vari gemellaggi.

Come si vede sono ben lungi dal “leccare” le Bn: neiloro confronti mi sono limitato ad analizzare la fisio-nomia che era e resta se non nuova (chissà quali altriesempi vengono da Torino, Genova, Roma) indiscuti-bilmente diversa. Non vedo fino a che punto si possa dire che i Com-mandos siano estranei al modo di essere delle Brigate:tutti sanno che a proposito della burocrazia e dei casi-ni nel nostro gruppo si sono sempre avute numerosepolemiche. Ora dopo una perenne intransigenza nei confronti del-la linea libertaria che le Bn rappresentano concreta-mente, è stata accettata nei fatti anche da noi questalogica. Con l’ultimo, ennesimo, spostamento in curvasi sono innanzitutto scavalcate, ma non risolte, ledivergenze tra i due gruppi, favoriti in questo dallaconsapevolezza più o meno inconscia tra noi che“comunque siamo considerati teppisti”. Del resto anche “pezzi grossi” come Carlo e Liscio, nonnutrono certo antipatie verso coloro che tengono deter-minati comportamenti ed anzi, in certi casi, ne auspi-cano a chiare lettere l’intervento o comunque non nedisapprovano le gesta.

23/2/81 - Verona-Atalanta - Una delle ultime apparizioni dello striscione dei Commandos

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E ancora la loro influenza ha con-dizionato un poco tutto il club che asua volta ha cominciato a distin-guere tra casini allo stadio e inci-denti fuori, giudicando i primi cen-surabili e i secondi del tutto inevita-bili. La domanda che mi pongo oggiè questa: esiste una terza via per-corribile tra il perbenismo scleroticodel club Amici e l’esaltazione qua-lunquista delle Brigate? Io dico chenon possiamo ridurci a livello diquei club che vivono solo sulla car-ta e di cui si sa dell’esistenza solo in occasione di cenecon i giocatori. Quindi o si esce al più presto da questa situazione d’e-mergenza oppure è molto meglio chiudere bottega. Eccoquindi le mie proposte: riforma dello statuto per ren-derlo più aderente alle esigenze e alle intenzioni deisoci; non accettazione di imposizione di sorta, da qual-siasi parte provengano, purché non siano realistica-mente ovvie; precedenza assoluta all’attività del tifo;incremento sostanzioso della disponibilità economica(non si può disdire una trasferta a Como per mancan-za di fondi); continua messa in discussione delle posi-zioni assunte dal club». Nonostante le analisi e le proposte del Lucio e idisperati tentativi di coinvolgere tutti quei sociche non partecipano attivamente alla vita delgruppo mediante convocazioni personali percapire cosa pensano del club, i Commandospiombano in un coma irreversibile: il notiziario, ilfiore all’occhiello del gruppo, vede la luce per l’ul-tima volta, l’1 giugno 80, nella partita conclusivadella stagione, mentre lo striscione resiste facendo

1979/80Le Bna crescono e diventanoil gruppo leader della Nord

ancora qualche apparizione, in alcune vicine tra-sferte, nei due campionati successivi. I Comman-dos vengono ufficialmente sciolti il 14 ottobre 82.

30/9/79 - L.R. Vicenza - Atalanta - Commandos e Brigate allo stadio Menti

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Un anno infernale:per la prima volta è serie C

CAMPIONATO1980/81

Giocare un buon campionato di serie B chevede, tra l’altro, due grandi come il Milan

e la Lazio, retrocesse per lo scandalo scommesse:questo l’obiettivo principale annunciato dal pre-sidente Cesare Bortolotti alla vigilia della parten-za. La stessa campagna acquisti dei bergamaschinon denota alcuna velleità di promozione carat-terizzata com’è da soli tre movimenti per così dire

degni di nota: oltre allacessione di Garritano, sisegnala infatti l’arrivo deidue attaccanti, Lele Messi-na e Carlo De Bernardi,oltre che di un giovanedifensore, Andrea Man-dorlini. Nella partita inau-gurale il pubblico orobicodeve accontentarsi di unozero a zero con il Taranto,quindi, dopo il pareggio(1-1) di Palermo, con ilVerona arriva la prima vit-toria (1-0). Passa una setti-mana e l’Atalanta rimediauna sconfitta per una retea zero a Varese, ne passanodue e finalmente la squa-

dra bergamasca regala emozioni travolgendo, sot-to gli occhi del pubblico di casa, il Catania. Sitratta di un meritato 3-1.La domenica successiva la Lazio vince due a zerocontro i nerazzurri ma la gara lascia molto amaroin bocca perché segnata da una serie di circostan-

ATALANTA TARANTO 0-0 1-0PALERMO ATALANTA 1-1 1-1ATALANTA VERONA 1-0 0-1VARESE ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA CATANIA 3-1 1-1LAZIO ATALANTA 2-0 1-1ATALANTA LECCE 2-0 0-1FOGGIA ATALANTA 1-0 0-2ATALANTA MILAN 1-3 0-1ATALANTA PISA 1-0 1-2RIMINI ATALANTA 1-1 2-1ATALANTA SAMPDORIA 1-3 0-0PESCARA ATALANTA 0-1 2-0ATALANTA MONZA 0-2 2-3L.R.VICENZA ATALANTA 0-0 1-2BARI ATALANTA 1-0 0-1ATALANTA SPAL 1-1 1-1GENOA ATALANTA 2-0 2-1ATALANTA CESENA 0-0 0-2

R I S U L T A T I A R

ze sfortunate subite della Dea: oltre al gol irrego-lare (il primo) segnato dai biancazzurri, rimaneai più la delusione per un rigore negato ai berga-maschi (e invece concesso agli avversari) e l’e-spulsione per proteste (ad un minuto dalla fine)di Scala. Con il Milan, l’Atalanta incassa tre reti. Ilgol della bandiera atalantina giunge al 71’grazie aMessina. Alla decima giornata l’Atalanta esce vit-toriosa dalla sfida contro il Pisa (1-0). All’1-1 in casa del Rimini e la brutta sconfittacasalinga contro la Sampdoria (1-3), l’Atalantareagisce conquistando la sua prima vittoria ester-na sul campo del Pescara grazie ad una rete mes-sa a segno da De Bernardi. Finalmente in questagara i nerazzurri dimostrano di saper difendereun vantaggio conquistato, riuscendo a rendersianche successivamente pericolosi in contropiede.Ma, a soli sette giorni di distanza, arriva la scon-fitta contro il Monza (0-2) e l’illusione, che i pri-mi due punti conquistati lontano da casa avesse-ro rilanciato la squadra, svanisce dopo soli 90minuti. Il 22 dicembre l’Atalanta va a far visita alVicenza; pur facendo risultato (0-0) non brillanel gioco. Le vacanze di Natale arrivano proprioquando l’Atalanta pare non riuscire a trovare con-tinuità di rendimento. I limiti a livello tattico, tec-nico e anche agonistico sono più che evidenti. Ma Bortolotti è fiducioso e, ribadendo che per

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fitte e ancora sei pareggi. In partite come quellecontro Verona (1-0), Lecce (1-0) e Varese (0-0), iproblemi dei nerazzurri sono a dir poco lampan-ti: l’incapacità a finalizzare e le poche rapidità,

fantasia e potenza sono i più evi-denti limiti di un’Atalanta davverosempre più impietosamente “pastic-ciona”. Il 17 maggio persino il Mon-za, che fino a quel momento nonaveva mai vinto in casa, travolge inerazzurri per 3-2: la situazionecomincia ad apparire irrecuperabile.Anche questa partita è caratterizzatada incidenti e l’arbitro è costrettoaddirittura a sospendere il gioco pertre minuti. La situazione della squadra è tal-mente sconfortante che neppure lavittoria contro il Vicenza (2-1)riesce a regalare entusiasmo.Mancano solo cinque partite allafine del campionato e l’incubo dellaretrocessione attanaglia tifosi esocietà.

E la certezza matematica non tarda ad arrivare; èil 14 giugno 1981, la sconfitta con il Genoa (2-1)apre per l’Atalanta la più amara parentesi dellasua storia: la serie C.

questo campionato non c’erano già in partenzaambizioni di promozione, si dice convinto che lasquadra risolverà presto i suoi problemi. Dopo lasosta natalizia, i nerazzurri affrontano un Barireduce da due sconfitte e vengonobattuti (1-0). I risultati continuanoad essere deludenti e l’Atalanta fini-sce per arrancare sul fondo della clas-sifica (a poco vale infatti il punticinoconquistato contro la Spal). Ecco chearriva quindi l’esonero di Bruno Bol-chi. A sostituirlo sulla panchinanerazzurra torna Giulio Corsini, unavecchia conoscenza. Il girone d’andata viene chiuso con lozero a zero contro il Cesena.Al giro di boa si tirano le somme; ilbilancio appare a dir poco disarman-te: l’Atalanta è l’unica squadra delcampionato cadetto ad aver subitotre sconfitte interne sulle otto com-plessive e ad aver conquistato solo seipareggi. Il tabellino dei gol regala unverdetto non meno impietoso: con13 gol all’attivo, i nerazzurri detengono l’attaccomeno prolifico (sono riusciti infatti a realizzaresolo tre reti in trasferta). E il girone di ritorno non va meglio: nove scon-

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

C L A S S I F I C A

MILAN 50GENOA 48CESENA 48LAZIO 46SAMPDORIA 43PESCARA 41PISA 39BARI 37RIMINI 36FOGGIA 36LECCE 36SPAL 35CATANIA 35PALERMO 34VARESE 34VERONA 34VICENZA 33TARANTO 30ATALANTA 30MONZA 25

Per rafforzare la difesa,dall’Ascoli vieneacquistato il ventenneAndrea Mandorliniche, però,resterà a Bergamosolo un anno

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AAttaallaannttaa folle amore nostro

La Nord si colora con uno striscione da 84 metri, ma anche la tifoseria arranca

L’anno più nero della storia dell’Atalanta pergli ultrà della Nord inizia proprio malevista l’impossibilità di poter riportare al Comuna-le gli striscioni con i nomi “proibiti” dei vari grup-

pi (solo più avanti nel corso della stagione questodivieto verrà abrogato). La situazione in curvavede la continua crescita delle Brigate (che, tra l’al-tro decidono di cambiare la sigla da Bn a Bna), lapresenza ormai del solo striscione (e neanche tut-te le domeniche) dei Commandos e la confermadel gruppetto degli Sbandati (degli Eagles non c’èpiù traccia a livello di tifo organizzato).

Ma l’aspetto più colorato di questa stagione è sicu-ramente rappresentato dal lunghissimo striscioneche addobba tutta la recinzione della curva con un“Forza magica Atalanta la Nord è con te” a carat-teri cubitali. A dire il vero il primo pezzo di striscione (“Forzamagica Atalanta”) aveva già fatto la sua apparizio-ne nel campionato precedente, ma durante l’esta-te viene allungato con la scritta “la Nord è con te”

a cui si aggiungerà qualche mese dopo anche lafrase iniziale “Dai nostri cuori un solo grido:”. In totale ben 84 metri di striscione che ancor oggi,dopo oltre vent’anni, colora la recinzione dellaNord e che nei primi anni ’80 rappresenta uno deipiù lunghi d’Italia. «Striscioni e bandiere - racconta Francesca - li face-vamo tutti in casa, soprattutto dal Gigi Rosso; la parti-

14/9/80 - Atalanta-Taranto - Inizia il campionato: in Nord fa bella mostra il lunghissimo striscione “Forza magica Atalantala Nord è con te” che verrà ultimato qualche mese dopo con l’aggiunta iniziale “Dai nostri cuori un solo grido:”

1982/83Lo striscione di 84 m.

nella sua ultima versione

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colarità di quello di 84 metri è che era stato fatto bendue volte: per riuscire a far combaciare i pezzi aggiun-ti, eravamo stati costretti a riportare anche sul latoopposto la scritta “Forza Atalanta la Nord è con te”.Un lavoraccio costato un sacco di serate e nottate allamacchina da cucire».Passando dagli striscioni agliincidenti, va detto che no-nostante i controlli semprepiù rigidi e le dure misure direpressione messe in atto aseguito della morte del tifosolaziale Vincenzo Paparelli,(avvenuta, come abbiamovisto nelle pagine precedenti,nell’ottobre ‘79), dopo alcunimesi di tranquillità, il 29 set-tembre 80 le cronache torna-no a trattare di intemperanzeal Comunale. A Bergamo è di scena il Vero-na e, come tradizione vuole,la forte rivalità tra le due tifo-seria porta ad un dopopartitapiuttosto acceso; un foltogruppo di ultrà atalantini cari-ca sul piazzale della Sud leBrigate Gialloblu.

Alla fine degli incidenti si contano due sottouffi-ciali della questura feriti, un diciottenne di viaBorgo Palazzo arrestato per resistenza a pubblicoufficiale e altri sei bergamaschi denunciati, tuttiminorenni, tra cui una ragazza.

1979/80 - Un’immagine del lungo striscione sulla recinzione della curva, quando era ancora ridotto al solo “Forza magica Atalanta”

9/11/80 - Atalanta-Milan - Pubblico delle grandi occasioni al Comunalenonostante la pioggia per l’arrivo della grande decaduta

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29/9/80Atalanta-Verona

Una sequenza degli scontritra atalantini e veronesi

sul piazzale della curva Sud

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

Dopo un Atalanta-Milan caratterizzato solo daqualche discussione tra tifosi, oltre che da unasorta di “caccia al bagarino” che porterà Bergamoad essere anche negli anni successivi una piazzamolto rischiosa per chi intende speculare sul prez-zo dei biglietti, il 16 novembre al Brumana arrivail Pisa. Memori dell’accoglienza dell’anno precedente, leBna non si lasciano scappare l’occasione di ritor-nargliela, con gli interessi, ai neroblu toscani. Un pullman di tifosi pisani parcheggiato in viaMarzabotto, al termine della partita viene preso asassate e a bastonate; interviene la polizia e arrestaotto bergamaschi e due genovesi, tifosi doriani.Va aggiunto, inoltre, che prima della partita le for-ze dell’ordine nei rituali controlli agli ingressi del-la Nord, avevano sequestrato dei fumogeni nasco-sti all’interno di alcuni tamburi. Per protesta, allora, i gruppi ultrà atalantini nonavevano esposto i propri striscioni e nemmenosuonato gran casse e rullanti. Per spiegare quanto accaduto le Brigate distribui-scono nella partita casalinga successiva un volan-tino dal titolo “Non siamo teppisti, non siamodelinquenti, ma siamo tifosi sempre presenti!!”.«Per la prima volta dalla nostra esistenza - spiegava-no le Bna - abbiamo deciso di non dare l’apporto cora-le (che è quello che ci contraddistingue da tutti gli altrisettori) alla squadra per protestare contro la decisionedelle forze dell’ordine di fermare due organizzatori deltifo in quando addosso ad altri ragazzi erano stati tro-vati fumogeni e torce (che non sono bombe ma solooggetti che fanno fumo e colore).Questo è solamente l’ultimo di una lunga serie di epi-sodi che hanno visto la criminalizzazione del nostro

gruppo da parte delle forze dell’ordine. La nostra protesta è rivolta principalmente alla societàche in tutti questi anni nulla ha fatto per aiutare (nonfinanziariamente) la riuscita folkloristica (es. con ilMilan) del nostro tifo.La protesta con il Pisa è stata solamente l’inizio di unaforma di lotta che intendiamo proseguire fin che nonci verranno garantiti alcuni oggetti basilari quali tam-buri, sciarpe, striscioni, adesivi, fumogeni (che ripetia-mo non sono bombe o razzi), per la riuscita del nostro

21/12/80Vicenza-AtalantaOltre 1000 bergamaschi seguonol’Atalanta in terra berica

21/12/80Vicenza-Atalanta

Foto ricordo di un gruppodelle Brigate allo stadio Menti

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tifo folkloristico, senza dover incorrere in assurdi fermie riconoscimenti, considerando il fatto che da tempoormai anche noi ci siamo responsabilizzati per evitaremulte alla società. Noi delle Bna ribadiamo ad altavoce che siamo stanchi di questa società menefreghista,ma più forte ancora gridiamo che saremo sempre alfianco dei giocatori come sempre abbiamo fatto e sem-pre faremo se ci verrà data la possibilità.Infine non possiamo tacere su quello che è avvenuto afine partita con il Pisa (offuscando anche la nostragiusta protesta), condannando vivamente coloro i qua-li appartenenti al nostro gruppo hanno deciso di parte-cipare a quegli episodi di violenza che come sempreavviene in questi casi hanno coinvolto persone estraneeagli incidenti; purtroppo questa gente non ha capitoche le nostre proteste sono rivolte a un tifo migliore esempre più folkloristico, perché è questa la nostra verameta da raggiungere».I deludentissimi risultati della squadra non con-tribuiscono certo alla crescita dei gruppi dellaNord, ma nonostante questo il seguito in alcunetrasferte risulta consistente; come ad esempio aVicenza (21 dicembre) quando alcune centinaia

di atalantini fanno un tifo caldissimo che portanoRocca e compagni a strappare un difficile pareg-gio. Ma se al Menti i bergamaschi al seguito sonoin buon numero, non si può dire altrettanto unmese dopo, il 18 gennaio 81, nella trasferta con ilGenoa. «Alla partenza, alle 7 di mattina, in stazione ci ritro-vammo solo in otto - si ricorda nel libro uscito per ilventennale delle Brigate - e decidemmo così di pren-dere il treno successivo per aspettare eventuali ritarda-tari che difatti arrivarono in sette! Il gruppo così si eraingrossato sino a quindici, ma durò poco visto cheappena prima di partire gli ultimi arrivati decisero ditornarsene a casa, dopo aver preso atto dell’esiguonumero di partecipanti alla trasferta. Sul treno per Genova la tensione cominciò a salire perla preoccupazione di quello che ci aspettava a destina-zione: la Fossa dei Grifoni con un odio marcato neinostri confronti. Decidemmo allora di scioglierci in singoli per non darenell’occhio in caso di ultrà genoani ad attenderci; for-tunatamente, invece, trovammo solo alcuni nostri ami-ci doriani e con loro decidemmo di attendere l’ora del-

15/3/81 - Atalanta-Lazio - Le Brigate impegnate nell’altra partita con una grande decaduta, la Lazio

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già alla fine della stagione. A rianimare la tifose-ria neroblu sono ancora i genoani nella penulti-ma partita del campionato; il 14giugno al Comunale è discena la partita dellavita: salvezza per l’Ata-lanta o promozioneper il Genoa. In curva Sud cir-ca tremila rosso-blu spingonoOnofri e compagniverso una vittoria (2 a1 il risultato finale) chevale praticamente la serie A. Dall’altra parte, invece, laNord, con un sostegno quasicommovente non riesce ad evitarela sconfitta e con essa la più pesantedelle retrocessioni della storia atalantina:per la prima volta si cade nell’inferno della serieC. E l’amarezza è talmente profonda che gli ultràbergamaschi non hanno neanche la forza diabbozzare una contestazione.

AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

1980/81Un adesivodei Vigilantes,un gruppo che nascee muore nell’arco di questo campionato

la partita al mare. Nei pressi dello stadio, sentimmodei cori e vedemmo un gruppo della Fossa con tambu-ri, bandiere e striscioni e visto il nostro esiguo numeroriuscimmo ad imboscarci e ad entrare, dopo una brevecorsa per sfuggire ad alcuni genoani, in curva Sud,dove incontrammo alcuni dei nostri senza lo striscioneBrigate, ma muniti, come noi, delle sole sciarpe.A fine partita ci incamminammo verso la stazione inmodo separato, ritornando così a Bergamo con un’al-tra sconfitta sulle spalle, ma coscienti di avere almenosalvato il motto “Comunque vada, sempre presenti!”».Con il prosieguo sempre più umiliante del cam-pionato, anche le presenze di pubblico si riduco-no tanto da arrivare a soli 4260 paganti (più 5786abbonati) nell’incontro casalingo con il Varese.La stagione da bassifondi di classifica quindi siripercuote in modo pesante anche sugli ultrà del-la Nord, alle prese con un periodo di deludentestanca, anche se va registrata, proprio in questocampionato la nascita da parte di cinque/seiragazzi, tra cui Cesare Rosani, Andrea Cortesi e ilCasè, dei Vigilantes Atalanta, un gruppo che però,nonostante raggiunga circa una settantina di tes-serati, dura lo spazio di pochi mesi, sciogliendosi

14/6/81 - Atalanta-Genoa - Un grande tifo della Nord non basta per salvare la squadra dalla retrocessione in C.È forse la più brutta pagina della storia nerazzurra

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L’Atalanta riparte dalla C guidata dall’exnerazzurro Ottavio Bianchi. Dei giocatoridella stagione precedente restano: De Bernardi,Filisetti, Bertuzzo, ma soprattutto capitan Vavas-sori, che pur di vestire ancora la maglia neroblurinuncia ad ingaggi di squadre di A e B. Arrivano ibergamaschi Eugenio Perico, Lino Mutti e GiorgioMagnocavallo (pugliese di nascita, ma cresciuto a

Verdellino), e con loro Mari-no Magrin, Claudio Foscarini,Giancarlo Snidaro, il portiereMirko Benevelli, DomenicoMoro e Gian Paolo Rossi. Questa Atalanta non ha scelte:deve arrivare prima o secon-da. E questa Atalanta nondeluderà le aspettative.Il debutto al Comunale arrivadomenica 20 settembre allaprima partita di campionatocon il Treviso. I nerazzurrivincono 1-0 su rigore (Mutti).Contro il Forlì (1-1), Bianchisostituisce Mostosi con Moro:i bergamaschi vanno per pri-

mi in vantaggio (gol di Mutti, ancora grazie ad unpenalty) ma vengono raggiunti a soli tre minuti didistanza.Sette giorni dopo la partita interna contro il Mon-za (0-0), l’Atalanta raggiunge la sua prima vittoriaesterna in casa della Sanremese: due a zero graziealle reti di De Bernardi e Moro. In Liguria l’Ata-lanta scende in campo con le maglie giallorosse: icolori di Bergamo le portano fortuna.

L’inferno dura solo un anno.Si torna in serie B

CAMPIONATO1981/82

ATALANTA TREVISO 1-0 2-1FORLI’ ATALANTA 1-1 1-3ATALANTA MONZA 0-0 0-0SANREMESE ATALANTA 0-2 0-1ATALANTA FANO 1-0 1-1TRIESTINA ATALANTA 1-1 1-3ATALANTA S.ANGELO L. 2-0 0-0PARMA ATALANTA 0-0 0-1ATALANTA EMPOLI 1-0 2-2MODENA ATALANTA 1-1 1-1TRENTO ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA ALESSANDRIA 2-0 0-0PIACENZA ATALANTA 1-1 0-2ATALANTA PADOVA 4-0 1-0ATALANTA L.R.VICENZA 2-0 2-2MANTOVA ATALANTA 0-0 0-1ATALANTA RHODENESE 3-0 0-1

R I S U L T A T I A R

La domenica successiva arriva in terra orobica ilFano. Una brutta partita che termina con la vitto-ria dell’Atalanta per uno a zero (terzo gol di Mut-ti su rigore). Anche nella sfida in casa della Triestina in camponon si assiste a continuità di gioco, se non per iprimi 45 minuti (1-1, gol di Magnocavallo). La settima giornata di campionato si gioca alComunale contro il Sant’Angelo Lodigiano: unadoppietta di Mutti regala la vittoria ai bergama-schi (2-0).Dopo che il Parma riesce a fermare l’Atalanta sul-lo 0-0, i nerazzurri battono al Comunale l’Empo-li con un gol siglato al novantesimo su punizioneancora da Mutti. Due punti, questi, che permettono ai bergamaschidi tornare soli in cima alla classifica, scavalcandoMonza, Padova, Vicenza e Modena.Nella nebbia impenetrabile di Modena la partitatermina sull’1-1: due rigori uno per parte e per inostri è ancora Mutti a non perdonare daldischetto. L’Atalanta crolla sul campo di Trento e perde lasua imbattibilità: 1-0 per i padroni di casa cheriescono ad infilare in contropiede gli ospiti oro-bici. I nerazzurri non tardano a farsi perdonaredai loro tifosi offrendo loro al Comunale control’Alessandria una bella partita e un più cheapprezzabile 2-0 (gol di Mutti e Magnocavallo). Per Natale l’Atalanta regala ai suoi tifosi una

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La classifica vede l’Atalanta sola in testa a 44 pun-ti, seguita dai 43 del Monza e dai 42 del Modena).

Ma è ancora prematuro cantar vit-toria. L’Atalanta a tre giornate dallafine vince a Padova (0-1 gol diMoro) proprio nel giorno in cui ilModena perde a Trieste e il Monzaa Parma non riesce ad andare oltrelo 0-0. I nerazzurri a Vicenza (2-2)giocano una delle più belle partitedel campionato e lo fanno ancheper Giuseppe Bortolotti, fratellodel presidente venuto a mancareimprovvisamente il giorno prima. Dopo aver subito la prima rete,pareggiano e passano in vantaggiocon una doppietta di Ezio-gol.Il 23 maggio 1982, sedicesima dicampionato, al Comunale è la gior-nata della festa, dei cori, insomma

è la giornata della sospirata promozione. Il gol-vittoria di Moro ai danni del Mantova arriva dopo51 lunghissimi minuti di gioco. L’Atalanta è matematicamente in serie B, pocoimporta quindi della sconfitta rimediata settegiorni dopo contro la Rhodense. Il campionato è finito, i nerazzurri hanno centra-to l’obiettivo.

goleada, schiacciando il Padova con un perento-rio 4-0 (Magrin, due reti di De Bernardi e Magno-cavallo). Da segnalare in questa partita la profes-sionalità di capitan Vavassori, che, sebbene colpi-to dall’atroce perdita del padre sepoltoil giorno prima della sfida contro iveneti, ha voluto scendere in campo lostesso, disputando un match davveroimpeccabile.Anche nel nuovo anno la squadra diBianchi raccoglie punti in continuazio-ne; in trasferta pareggi a Mantova (0-0),Monza (0-0), Fano (1-1), Sant’AngeloLodigiano (0-0), Empoli (2-2) e vitto-ria a Treviso (1-2). In casa vittorie conL.R. Vicenza (2-0), Rhodense (3-0),Forlì (3-1), Sanremese (1-0), Triestina(3-1) e Parma (1-0). Si arriva, quindi, al big-match alComunale con il Modena; a mezz’oradalla fine, i nerazzurri perdono peruno a zero. Al 90° Magnocavallo vieneatterrato in area: rigore realizzato da Mutti. Nellesfide contro il Trento e l’Alessandria i nerazzurrivengono invece fermati sullo 0-0.Il match contro il Piacenza segna il ritorno al goldi Bertuzzo, inserito dopo l’infortunio capitato aDe Bernardi (i nerazzurri nella sfida contro gliemiliani erano andati subito in vantaggio conun’incornata di Mutti).

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

C L A S S I F I C A

ATALANTA 49MONZA 47L.R.VICENZA 46MODENA 46TRIESTINA 40PADOVA 40FANO 33TRENTO 32PARMA 31TREVISO 31FORLI’ 30PIACENZA 30SANREMESE 30EMPOLI 29RHODENSE 28MANTOVA 27ALESSANDRIA 25S. ANGELO L. 18

Lino Mutti, bomber della squadra con 16 reti, festeggiatodopo un gol da De Bernardi (n. 11) e Madonna

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Serie C, ma le Bna ad Alessandria“rivivono” una giornata da A con granata e genoani

La retrocessione in serie C è un colpo durissi-mo anche per la fede dei tifosi più caldi, tan-

to che al termine della campagna abbonamentinon si raggiungono neanche le duemila tessere(gli abbonati sono solo 1965). Di questo pesantecalo di spettatori ne risente anche la Nord, vistoche al debutto casalingo con il Treviso al Comu-nale risultano presenti solo 6500 spettatori. Leprospettive, quindi, non sono buone, soprattuttose si considera che le Brigate Neroazzurre finoraavevano vissuto un continuo crescendo. Si aggiun-

ga, poi, che il calendario già alla seconda trasfertaporta i nerazzurri a immergersi totalmente nellatriste e piccola realtà della serie C fatta, oltre chedi nobili decadute, di campetti con tribunette dilegno: il 4 ottobre 81 l’Atalanta, infatti, è di scenaa Sanremo, dove tra l’altro sfoggia nuovamente ladivisa giallorosa, e non sono più di cinquanta ibergamaschi che la seguono in riviera.Ma la squadra nerazzurra, in C è un’attrazione edovunque richiama il pubblico delle grandi occa-sioni come ad esempio a Parma (8 novembre,7500 spettatori) e a Modena (22 novembre,10000 spettatori) e allo stesso modo la presenzadei temibili e famigerati ultrà bergamaschi rappre-senta un’occasione unica per certe tifoserie mino-ri di mettersi in mostra. Ecco, quindi, che proprio

a Modena si registrano i primiscontri della stagione con i sup-porters gialloblu che, al terminedell’incontro e favoriti da unafitta nebbia, prendono a sassate icinque pullman di atalantiniparcheggiati nel piazzale dellastazione.I risultati positivi della squadradi Ottavio Bianchi, comunque,servono a dare subito entusia-smo alla tifoseria neroblu che,infatti, comincia a tornare sem-pre più numerosa al Comunale.Dopo il “deserto” con il Treviso,il pubblico sale a ottomila spet-tatori di media, per arrivare, poi

11/10/81Atalanta-MonzaLa serie Cfa crollare gli spettatori:con i brianzolila presenza di spettatorial Comunale, Nord compresa,è proprio ridotta

20/12/81Atalanta-Padova

Le Brigate espongonouno striscione di solidarietà

a capitan Vava che haappena perso il padre

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

alla quattordicesima giornata (22 dicembre), perla partitissima con il Padova, ad oltre 16500 spet-tatori. «Finalmente si rivede la grande folla - evidenziavaL’Eco di Bergamo - il pubblico delle grandi occasioni.Il folclore, al solito, è affidato alla Nord, dove sembradi essere tornati indietro, quanto ad “atmosfera” alme-no di un paio d’anni minimo. L’incitamento si fa cal-dissimo all’inizio della partita: che tifo!». La Nord,insomma, è tornata in gran forma e la debordan-te vittoria per 4 a 0 di capitan Vava e compagni suipadovani trasforma la curva in un catino di entu-siasmo. È in questa occasione che per la primavolta gli ultrà iniziano ad invocare la promozionecon possenti e continui cori “Serie B, serie B”; ma,questa partita, va ricordata anche perché vieneintrodotta una nuova moda che caratterizzerà laNord per almeno tre anni: è l’usanza di far passa-re di mano in mano lungo tutta la curva dei gran-di bandieroni con l’effetto, in pratica, di vederliquasi “camminare” da destra verso sinistra e vice-versa sulle teste degli spettatori. Un’immagine checolpisce molto anche Renato Ravanelli che nel suoresoconto su L’Eco scriveva: «Mai visto. Assai sugge-stivo, fantastico! Un esperto di scenografia non avreb-be saputo fare di meglio. È uno spettacolo nello spetta-colo questa enorme bandiera che quasi passeggia sulleteste dei tifosi».L’entusiasmo per le vittorie della squadra portaanche ad incrementare nuovamente il seguito intrasferta; a Monza, ad esempio, il 7 febbraio sono

oltre cinquemila i bergamaschi che si accalcanouno sopra l’altro nell’angusto e vetusto stadioSada. Sono molti meno, circa un centinaio, invecegli atalantini che il 21 febbraio, affrontano la piùlunga trasferta della stagione, Fano, in provinciadi Pesaro. Le Brigate la prendono anche come unagita, tanto che la partenza viene fissata addiritturaalla mezzanotte del sabato per potersi godere unamattinata al mare, ma la giornata freddissimariesce a far desistere anche i più temerari, che sierano portati dietro il costume da bagno, dallapazza idea di farsi una nuotata nelle acque gelidedell’Adriatico. Tutt’altro clima, invece, si respira allo stadio dovegli animi si riscaldano parecchio; sul finire dellagara, infatti, nella tribunetta dietro la porta in cuisono stati confinati i bergamaschi, scoppia unarissa con i tifosi locali che dura circa un quartod’ora. La trasferta seguente porta i nerazzurri in unaltro campetto di paese: a Sant’Angelo Lodigiano“stadio” tutto esaurito con tremila spettatori, dicui la metà bergamaschi. Ma il fondo, in fatto distrutture e spalti, lo si tocca ad Empoli, dove la

20/12/81Atalanta-PadovaTorna il grande pubblicoe la Nord si rianima

20/12/81Atalanta-PadovaIl tifo caldissimodelle Brigate

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partita viene fatta giocare nonnello stadio (temporanea-mente inagibile perché il ter-reno di gioco sarebbe statoinfestato da strane lumachi-ne, anche se per i più questotrasloco è sembrato solo unmaldestro tentativo di mette-re in difficoltà i giocatorinerazzurri), ma in un campet-to di borgata, completamentein terra battuta, al cospetto dicirca mille cinquecento spettatori, tra cui centoatalantini, assiepati a non più di un metro dallelinee laterali. Intanto, però, a Trieste il 28 febbraio gli ultrà ala-bardati avevano cercato di rubare lo striscione“Ragazze curva Nord”: «Avevamo attaccato lo stri-scione in alto - spiega Franco -, perché non c’era spa-zio altrove; era il periodo, infatti, in cui, anche nelle

trasferte in pochi, si porta-vano in giro un sacco distriscioni. Durante la par-tita ci accorgemmo chequalcuno aveva staccato lostendardo delle ragazze ein un attimo piombammoall’esterno nell’antistadio,riuscendo a raggiungereimmediatamente i duetriestini autori del blitz;uno si beccò una cinghiatain faccia, quindi mollaro-no subito il loro “trofeo”».Il campionato si avvici-

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na alla volata finale e Vava e compagni il 4 aprileaffrontano al Comunale, in un decisivo scontrodiretto per la promozione, il Modena ed è recordd’incasso assoluto per la serie C con oltre 22000spettatori («duemila circa gli emiliani bene mimetiz-zati - scirveva L’Eco - in quanto non si notano ban-diere con i colori gialloblu»). La rivalità con i mode-nesi è particolarmente sentita dagli ultrà bergama-schi e così, dopo anni di assenza, tornano in cur-va i simboli funebri con i colori degli avversari:nel settore delle Bna, infatti, viene esposta unabara gialloblu. Il tifo è caldissimo: la Nord si colo-ra di pon pon di carta bianca e rosa ed incita a piùnon posso anche quando il Modena passa in van-taggio. Perfino i dirigenti e i giornalisti emilianifanno gli elogi al calore della tifoseria orobica.Il 25 aprile l’Atalanta va ad Alessandria; una tra-sferta, in teoria tranquilla, che, invece, si rivela adalto rischio incidenti per la preannunciata presen-za, insieme ai grigi, di esponenti della Fossa deiGrifoni e degli Ultras del Toro.

27/9/81 - Forlì-AtalantaIn serie C si va in trasferta in stadi mai visti prima

28/3/82Empoli-Atalanta

Neanche nel famigeratocampetto dell’oratorio di

Empoli manca lo striscionedelle Brigate

29/11/81Trento-AtalantaUn gruppo delle

Brigate per le viedel centro di Trento

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Katanga e Carmagnola vengono portati via dalla poli-zia “per le cure del caso”. Dopo alcuni battibecchi conle forze dell’ordine riusciamo a partire sparsi alcunisugli altri due pullman, altri su un po’ di auto». Il ritorno di Bertuzzo, che poi risulterà fondamen-tale nella fase finale del campionato, è ovviamen-te accolto con grande entusiasmo dalla Nord. Unaffetto che Ezio-gol ha sempre ricambiato comedimostra anche la toccante dedica per la sua pri-ma rete dopo la lunga assenza dai campi di gioco;è il 2 maggio, al Comunale è di turno il Piacenza

e l’Atalanta vince per 2 a 0 (gol di Mutti e raddop-pio appunto di Bertuzzo) e al termine dell’incon-tro il mitico bomber neroblu dichiara: «Questo gol,nella speranza che non resti solo il primo, lo vorreidedicare alla squadra, un po’ anche a me stesso pernon essermi mai dato per vinto, ma soprattutto lo dedi-

La giornata è raccontata nel libro del ventennaledelle Bna: «Si parte alle 10,30 - si legge - siamo in trepullman con tanta voglia di partecipare a questa tra-sferta perché ad Alessandria sappiamo di trovare gra-nata e genoani ad attenderci in modo minaccioso, male prime minacce arrivano dalla strada: dopo pochichilometri uno dei tre mezzi è costretto a fermarsi perlo scoppio di una gomma. Cambiata la ruota si prose-gue, ma fatta poca strada un altro scoppio: la ruota discorta era peggio della prima e a questo punto nonrimane che l’autostop (in cinquanta!) e tra quanti cirifiutano un passag-gio c’è anche la caro-vana del club Amici(bella solidarietà…).Nonostante gli intop-pi riusciamo a rag-giungere Alessandriaanche se a partita giàiniziata. L’incontro èricco di emozioni(tra l’altro si registrail ritorno dopo unalunga assenza delmitico Ezio-gol), ma l’attenzione di tutti era per l’usci-ta dove sapevamo esserci alcuni ultrà granata e genoa-ni, che, tra l’altro, avevano anche esposto i loro stri-scioni nella curva dei tifosi grigi. A fine partita, infat-ti, siamo noi con una carica spontanea a dirigerci ver-so la loro curva e qui dopo alcuni tafferugli i grifoni,

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4/4/82 - Atalanta-Modena - Tutto esaurito per lo scontro al vertice con i canarini

10/1/82Mantova-AtalantaUn’altra novitàper la tifoseriadella Nord: Mantova

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25/4/82 - Alessandria-Atalanta - Come previstoalla vigilia ad Alessandria ci sono anche gli ultrà del Toro e del Genoa ad aspettare i bergamaschi

co a quel tifoso della Nord del quale non sentiremo piùil tifo». Il riferimento è al povero Gino, un ragazzodelle Bna tragicamente scomparso qualche giornoprima, che la curva ha voluto ricordare con unacorona di fiori bianchi appoggiata sulla recinzio-

ne del campo, sotto la balconatadelle Brigate. Il campionato filavia alla grande, con la squadra diBianchi sempre stabile in testaalla classifica accompagnata daun pubblico sempre più nume-roso anche nelle ultime trasferte.Il 9 maggio a Padova oltre due-mila bergamaschi salutano unavittoria fondamentale per la pro-mozione, mentre una settimanadopo, a Vicenza, sono oltre tre-mila gli atalantini che portanoin trionfo un grandissimo Ezio-gol autore di una splendida dop-pietta. La partita, molto attesa, ècaratterizzata anche da alcuniincidenti sul finire del primotempo. «Gruppi di tifosi bergama-schi - riportava L’Eco - con altrivicentini hanno dato vita ad unaserie di tafferugli sulle gradinate. Aseguito di questi incidenti, compre-so anche l’abbattimento di una retemetallica di recinzione, è intervenu-ta la polizia. Alcuni tifosi si sonodovuti far medicare all’ospedale».

6/5/82 - Vicenza-Atalanta - Il pareggio 2 a 2 conla doppietta di Ezio gol scatena l’entusiasmo dei bergamaschi

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23 maggio 82,finisce l’incubo, si ritorna in B.E che festa al Comunale!

Èla penultima di campiona-to e una vittoria contro il

Mantova rappresenterebbe lamatematica promozione in serieB. L’attesa è altissima in città; alComunale, nonostante la piog-gia, accorrono in circa ventimilae le Brigate fanno le cose in gran-de, come raccontava L’Eco nellacronaca della giornata: «Ore15,45, la Nord è uno spettacolo:fumi gialli, rossi, verdi, bagliori,migliaia e migliaia di coriandoli,stelle filanti, decine di bandierenerazzurre. Una festa di colori.Applausi a pioggia. Nel cielo si libe-ra un grappolo di palloncini. Sotto,attaccato, c’è una grande C. Simbo-lismo elementare: vattene via, volavia, di te non ne vogliamo più sen-tir parlare. Un autentico boato saluta l’entrata

in campo delle squadre. Esplode un coro possente: serieB!, serie B! La voce dello speaker è nettamente coper-ta. Ancora: serie B!, serie B! Quasi un’ossessione, mai questa serie è stata invoca-ta… Tamburi, ancora tamburi. Sotto la curva campeg-

23/5/82 - Atalanta-Mantova - È grande festa al Comunale per la promozione in serie B

23/5/82Atalanta-MantovaUn’altra immagininedella spettacolarefumogenata delle Brigate

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gia una grande B in legno compensato e una scrittaluminosa “Grazie Atalanta”. In tribuna scoperta unodei tanti striscioni dà il “bentornato in B” e ringrazia“questa meravigliosa Atalanta”. Partiti. Tra gli applausi. L’Atalanta sembra un po’ fra-stornata da tanto entusiasmo: in effetti, se togli il Vavaed Ezio-gol, mai i nerazzurri han partecipato a similifeste. Il Mantova è tutto chiuso nella sua metà campo,spesso nella sua area. La Nord è sempre un canto. Èl’euforia. Quasi quasi adesso la B non basta più; sicanta: “Forza Atalanta, torneremo in serie A”. Adessosuonano anche le trombe, l’eco mi sa che arriva in Cit-tà Alta, a stupire i turisti forestieri. E il Mantova sidifende con i denti e col pallone in tribuna… La piog-gia cade fittissima, ma non spegne l’entusiasmo. È un

tifo “vero”, “nostrano”: non è stato ancora scanditouno slogan contro gli avversari; il Mantova, parados-salmente, non esiste c’è solo l’Atalanta, A-ta-lan-ta, A-ta-lan-ta. È un grido, il grido. La Nord è sempre un coro, adesso, è la ripresa, nell’a-rea biancorossa si susseguono le mischie, l’Atalanta è inforcing. Ed ecco il gol! Domenico Moro è soffocatodagli abbracci, corre sotto la Nord a ricevere l’idealeabbraccio di tutto il pubblico, pubblico che è all’impie-di, le braccia al cielo. Si aggiorna il coro: “Siam tor-nati, siam tornati, siam tornati in serie B!”. Persino ilcielo saluto il gol con un tuono squassante. Si scatenaun furioso temporale, l’entusiasmo ha una pausa, mala stessa partita è stracca, oggi vada pure a quel paeseil gioco, l’importante è vincere.

23/5/82 - Atalanta-Mantova - Zoom sul settore delle Bna

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Mancano dieci minuti alla promo-zione. Meno cinque. Lo speakerinvita il pubblico a non invadere ilcampo, anche i giocatori hannoprogrammato una loro festa. Menotre. Meno uno. Applausi, applausi,applausi. È finita! L’Atalanta è inB, l’Atalanta ha vinto il campiona-to! Due tifosi entrano in campo conuna grande bandiera, tutti i gioca-tori fanno gruppo e compiono ilgiro dello stadio sulla pista d’atleti-ca. È un momento storico (piccolastoria, se vuoi). Un momentomagico, stupendo, meraviglioso.

Che festa! Da raccontare un dì ai nipotini. Io quelgiorno c’ero e vi assicuro che è stato splendido. Unasbronza di felicità. Del pubblico, degli atalantini. Suiquali, mentre rientrano negli spogliatoi scende l’ultimocoro: “Grazie ragazzi, grazie ragazzi”».E la settimana successiva la festa continua nelminuscolo stadio di Rho, dove, sebbene la squa-dra di Bianchi esco sconfitta per 1 a 0, i tifosi ber-gamaschi danno vita ad una pacifica invasione delterreno di gioco per salutare per l’ultima volta nel-la stagione Vava e compagni.

30/5/82 - Rhodense-Atalanta - Ormai in serie B, a Rho continua la festa

30/5/82 - Rhodense-Atalanta - Un panoramica del settore degli atalantini;quello di Rho è uno degli stadi più piccoli in cui l’Atalanta ha giocato negli ultimi 40 anni

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Dopo il ritorno in B, la stagione 1982/83 sirivela di transizione, con la squadra stabi-

le a metà classifica. In estate all’Atalanta di OttavioBianchi erano arrivati Andrea Agostinelli e i ber-gamaschi Maurizio Codogno e l’ormai trentacin-quenne Beppe Savoldi (disputerà in questo cam-pionato solo nove gare realizzando un’unica rete),

mentre a novembre se era anda-to Vavassori, destinazioneCagliari. Nella partita inauguralecontro la Pistoiese (1-0), invece,si registra l’esordio da professio-nista del giovane bergamascoRoberto Donadoni.Il club nerazzurro nel campiona-to 1982/83 non dispone dei fon-di necessari per potenziare l’or-ganico della squadra, sebbeneBianchi a luglio avesse chiesto aidirigenti orobici rinforzi “auten-tici” per far fronte ai problemidella squadra. Il tecnico alloraaveva avanzato la richiesta diottenere un marcatore esperto,un agile centrocampista e unapunta di valore. In realtà questi

sostegni non arrivarono mai, ma furono invecescoperti strada facendo in giocatori come Pacionee Donadoni. La sfortuna inoltre ci mise del suo,facendo venir meno alla squadra l’apporto diuomini importanti come Magnocavallo e Moro.In pochi quindi alla vigilia di questo campionatoavrebbero scommesso su un’Atalanta capace di

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terminare la stagione, come poi è stato, conqui-stando un ottavo posto in classifica di tutto rispet-to. Ma andiamo per ordine. Alla prima trasferta dicampionato i nerazzurri espugnano Bologna (1-0)e sette giorni dopo conquistano altri due punti aidanni del Bari (1-0). La prima sconfitta dei berga-maschi arriva invece alla quarta giornata di cam-pionato e a firmarla è l’Arezzo.Dopo la sconfitta per 1 a 0 rimediata in Toscana,viene messo sotto processo il centrocampo neraz-zurro: l’accusa è di mancare soprattutto dal puntodi vista della grinta.Il Catania conquista poi la sua terza vittoria ester-na consecutiva (1-0) proprio sul campo delComunale. Una punizione bomba stende l’Ata-lanta e porta via così anche l’imbattibilità casalin-ga fino a qui custodita dai nerazzurri.A Campobasso (1-0, autorete di Bruno) i neraz-zurri si rendono purtroppo protagonisti del terzoscivolone consecutivo, anche se, ad onor del vero,un pareggio avrebbe reso maggiore giustizia alrisultato di questa partita.Dopo la vittoria sulla Cavese (2-1), l’Atalanta sub-isce a Cremona una gran brutta batosta, la partitasi chiude infatti sul risultato di 3 a 1 per i padronidi casa. Seguono quattro partite consecutive con-cluse a reti inviolate (Sambenedettese, Como,Reggiana e Varese), quindi una sconfitta a Monza(1-0), un altro 0-0 a Perugia e un nuovo passo fal-

Debutta un fuoriclasse:Roberto Donadoni

CAMPIONATO1982/83

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ATALANTA PISTOIESE 1-0 0-0BOLOGNA ATALANTA 0-1 0-3ATALANTA BARI 1-0 0-0AREZZO ATALANTA 1-0 1-1ATALANTA CATANIA 0-1 0-0CAMPOBASSO ATALANTA 1-0 1-2ATALANTA CAVESE 2-1 0-1CREMONESE ATALANTA 3-1 1-1ATALANTA SAMBENED. 0-0 0-0ATALANTA COMO 0-0 0-1REGGIANA ATALANTA 0-0 1-5ATALANTA VARESE 0-0 0-0MONZA ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA PERUGIA 0-0 1-1FOGGIA ATALANTA 2-1 0-1ATALANTA LAZIO 1-1 1-2PALERMO ATALANTA 3-0 0-2ATALANTA MILAN 2-2 0-1LECCE ATALANTA 1-1 0-2

R I S U L T A T I A R

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AATTALANTALANTAA

so a Foggia (2-1). La Dea apre il nuovo annoaffrontando a Bergamo la Lazio (1-1), cui segue lasfida in trasferta contro il Palermo(3-0). Finisce invece sul 2-2 la par-titissima contro il Milan. Ad andarein vantaggio per primi e a raddop-piare anche sono proprio i neraz-zurri (con Pacione e Magrin). Bare-si accorcia le distanze su rigore eDamiani nel finale trova il gol delpareggio.Lasciata alle spalle la sfida contro irossoneri, i bergamaschi giocanodue partite consecutive in trasferta(a Lecce prima e a Pistoia poi) fini-te entrambe in pareggio. I nerazzurri si rendono protagonistidi una grande prestazione in occa-sione della sfida interna contro ilBologna: finalmente una larga vit-toria (3-0). Dopo tre pareggi conse-cutivi, nella sesta di ritorno, l’Atalanta contro ilCampobasso raggiunge la vittoria solo all’ 86’.La Cavese torna il “ben servito” ricevuto dai ber-gamaschi (1-0) nella sfida d’andata e anche ilComo (1-0) rallenta il cammino nerazzurro.A nove giornate dalla fine, la classifica vede quin-di i nerazzurri ancora in una “zona minata”: nes-suna diretta concorrente per la salvezza sembra

mollare. L’obiettivo è quello di arrivare il primapossibile a quota 35-37 punti

Un importante passo verso il conse-guimento dell’ambito traguardo pre-fissato, l’Atalanta lo fa in occasionedella sfida contro la Reggiana in cuitrafigge i granata per 5-1. “Il più belgol della mia vita”, così Mutti com-menta la sua rete del 2-0. Difficile dar-gli torto, una conclusione su girata daannoverare tra i capolavori calcistici. I nerazzurri raggiungono in anticipo(29 maggio 83) la certezza matematicadella salvezza nella gara casalinga con-tro il Palermo (2-0) grazie ad una pre-stazione di indubbio valore agonisticoe tecnico.Dopo la non facile fase iniziale diambientamento nella serie cadetta, gliuomini di Bianchi hanno quindidimostrato di aver saputo superare

egregiamente l’impatto con la serie B. L’Atalanta chiude in bellezza anche l’ultima parti-ta del campionato: due a zero contro il Lecce. Altermine della partita la società ringrazia OttavioBianchi per il buon lavoro svolto nei due anni dipermanenza a Bergamo e annuncia il nome delnuovo allenatore: sarà Nedo Sonetti a guidare inerazzurri nella stagione 1983/84.

Debutta una giovane promessa di Cisano Bergamasco: è Roberto Donadoni.Diventerà un grandissimo campione

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C L A S S I F I C A

MILAN 54LAZIO 46CATANIA 45CREMONESE 45COMO 45CAVESE 42MONZA 38ATALANTA 37SAMBENED. 37VARESE 37PERUGIA 36AREZZO 36CAMPOBASSO 36PISTOIESE 34PALERMO 34LECCE 34REGGIANA 32BOLOGNA 32FOGGIA 30BARI 30

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A Campobasso e Foggia, le primetrasferte in pullman al Sud

Il ritorno in serie B riporta entusiasmo e caricaa tutto l’ambiente della Nord, in particolare

alle Brigate che all’inizio di questo campionatorappresentano l’unico gruppo ultrà nerazzurro(Sbandati esclusi).Le coreografie diventano ogni domenica più ricer-cate e così anche a Bergamo si fanno sempre piùuso di rotoli di carta igienica, da calcolatrice e ponpon di carta recuperati a sacchi dagli straccivendo-li. Ovviamente non mancano torce e fumogeni acui talvolta si aggiungono addirittura degli estin-tori, con il risultato, a parte i polmoni “devastati”dall’anidride carbonica, di ritrovarsi con gli abiti e

i capelli tutti impolverati dibianco. Le torce, in particola-re, sono quelle, lunghissime,in dotazione sui treni, motivoper cui sono frequentissimi iraid notturni sui vagoni inparcheggio alla stazione. Un’altra novità coreograficasono i grandi bandieroni chevengono passati di mano inmano; l’effetto è spettacolare:sembra quasi che questi drap-pi neroblu camminino sulleteste degli spettatori da unlato all’altro della curva.In questa evoluzione organiz-zativa le Brigate si danno

anche una nuova base operativa: le riunioni ora sitengono tutti i giovedì al Circolo Ricreativo Lavo-ratori di Torre Boldone (gestito dai genitori delBeppe Ciöfa, uno del gruppo), lo stesso che quasivent’anni dopo diventerà famoso per essere il“covo” dei Supporters. Il clima si scalda subito e già alla prima trasferta aBologna (19 settembre 82) non mancano i taffe-rugli: «Mentre tornavamo al pullman - racconta GigiRosso - passammo, apposta, sotto la loro curva; vole-vamo provocarli e così, in una quarantina, caricammodecisi proprio agli ingressi della curva Costa». Tensioni si registrano anche alla quinta giornata(10 ottobre), quando la prima sconfitta internacon il Catania, provoca la furiosa reazione dellaNord. Nel mirino finisce la terna arbitrale, rea dinon concesso un paio di rigori. «A fine partita -riportava L’Eco - alcune centinaia di tifosi hannotenuto impegnati carabinieri e polizia. L’arbitro Alto-belli è stato il bersaglio preciso, per fortuna solo sono-ro, di questi facinorosi che hanno gridato il suo nomeaccompagnato da contumelia irripetibili. Qualche tep-pista ha cercato di rovesciare le transenne che delimi-tano il passaggio verso gli spogliatoi, mentre una fittasassaiola è caduta sulle forze dell’ordine che eranoschierate nei pressi del cancello principale. Ci sono poistati momenti di grande tensione quando carabinieri epolizia sono intervenuti di forza mentre sul piazzaleiniziavano le prime intemperanze dei più esagitati. Gli animi si sono calmati solo molto dopo la partita. Ipiù accesi fra i contestatori ad oltranza hanno ritmatofrasi ingiuriose contro la Lega Nazionale, contro l’ar-bitro e contro i poliziotti, tacciati di “meridionalismo”(molto frequente allora era il coro “Terroni, terro-

1982/83Oltre ai fumogenie alle torce spesso

per fare coreografiasi utilizzano gli estintori

1982/83Un’altra immaginedi una micidiale

fumogenataall’anidride carbonicacon l’uso di estintori!

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ni ci state sui coglioni”)». La settimana seguente ilcalendario porta l’Atalanta a Campobasso e leBrigate organizzano la prima trasferta in pullmanal Sud. Fino ad allora, infatti, il seguito nelle tra-sferte meridionali si era limitato a pochi temerari,solitamente quattro-cinque, in macchina o in tre-no. Stavolta le Bna riescono a trasformare un“evento” per pochi, in un viaggio di gruppo (par-tenza a mezzanotte e 30 da piazza Sant’Anna,costo del viaggio 25 mila lire). Spiace notarecome, nonostante la vistosa presenza della qua-rantina di bergamaschi nello sta-dio di Campobasso, L’Eco nonriporti una riga sugli ultràneroazzurri. E dire che mai se neerano visti così tanti al Sud; que-sta “censura” forse si spiega colfatto che gli inviati del quotidia-no di viale Papa Giovanni sonoElio Corbani e Giancarlo Gnec-chi (che tra l’altro, negli inciden-ti del dopo Atalanta-Catania, erastato nuovamente contestato daparte di un gruppo di tifosi dellaNord), entrambi, ieri come oggi,poco in sintonia con il “popolo”della curva. In più c’è da aggiun-

gere il velenoso commento che il club Amici ave-va scritto, nella sua rubrica del giovedì su L’Eco,nel presentare l’imminente trasferta molisana: «Lasquadra - riportava il pezzo del Centro Coordina-mento - saprà farsi valere come prima, a partire daCampobasso dove i suoi sostenitori veri non ci saran-no, ma le saranno ugualmente vicini con il pensiero». Come non poteva essere altrimenti, la frase «i suoisostenitori veri non ci saranno» non va certo giù alleBrigate che nella successiva partita casalinga conla Cavese (24 ottobre) proclamano uno sciopero

1982/83Si lancia la modadei bandieronipassati di manoin mano lungotutta la curva Nord

1982/83 - Per le coreografie spesso si utilizzano i pon pon con la carta da macero

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del tifo. «Le Bna - si leggeva nel volantinodistribuito allo stadio prima della gara - aseguito della campagna di diffamazione inatto da parte del Centro Coordinamento e del-la stampa cittadina, oggi non daranno l’ap-porto corale per incitare la squadra anche sequesta sta attraversando un momento moltodelicato. Consci dell’importanza che le Briga-te hanno nella curva Nord, si è deciso diattuare questa forma di protesta per risponde-re alle accuse rivolteci non tenendo conto diquello che le Brigate hanno fatto e continua-no a fare per l’Atalanta». Il volantino, dopoaver evidenziato come i prezzi praticatidagli Amici per le trasferte fossero semprepiù alti di quelli delleBna, proseguiva con lareplica alla frase incrimi-nata: «Il club Amici ha

pubblicato sull’Eco che i “veri tifosi”non vanno a Campobasso poichésolo le Brigate hanno organizzato latrasferta al Sud per tenere alti icolori della squadra. Pensiamo che iveri tifosi siano quelli che seguonola squadra anche nei momenti dif-ficili». Secca la conclusione:«Club Amici tocca a te oggi tifare!Fai vedere a tutti quanto poco saifare!».La trasferta successiva (31 otto-bre) si rivela ancora ad alta ten-sione. A Cremona, infatti, gliultrà atalantini si scatenano.

«Tutto è precipitato quando Frutti ha realizzato ilsecondo gol cremonese - riportava la cronaca dellapartita -. I tifosi bergamaschi sistemati alle spalle delportiere Benevelli hanno iniziato un lancio di bastoniin campo. I più esagitati hanno cercato di rovesciarealcuni tabelloni pubblicitari che erano appoggiati allarete di recinzione, poi hanno compiuto il gesto vanda-lico che più di tutti ha fatto irritare il pubblico. È sta-to distrutto uno striscione del club cremonese Dragonee hanno piegato un’asta che fungeva da pennone sulquale c’era la bandiera nazionale. A questo punto ilservizio d’ordine predisposto dai carabinieri ha inizia-to un intervento deciso che ha portato al fermo didiversi atalantini. Così si è assistito, dalla metà delsecondo tempo, alla sfilata di alcuni giovani che, scor-

16/1/83 - Atalanta-Milan - Tutto esaurito e grande tifo per la partita più attesa della stagione

31/10/82Cremonese-Atalanta

Uno dopo l’altrouna ventina

di bergamaschi vengonofermati dai carabinieri

e condotti negli spogliatoiattraversando il campo;una scena mai vista!

31/10/82 - Cremonese-Atalanta - Nella curva ospiti gli atalantini fannoletteralmente a pezzi lo striscione di un club grigiorossi

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tati dai carabinieri, hanno percorso i bordi del camposino al sottopassaggio che porta agli spogliatoi sonora-mente fischiati da tutto il pubblico locale. A fine parti-ta erano una ventina i bergamaschi fermati dalle forzedell’ordine». Quello della “sfilata” in campo degli ultrà arresta-ti (da notare che l’ingresso degli spogliatoi nellostadio Zini è posto sotto la tribuna centrale) rap-presenta un episodio unico nel suo genere,impensabile al giorno d’oggi, che non si ripeteràpiù negli anni seguenti.Alla vigilia delle feste natalizie, è il 19 dicembre,l’Atalanta è di scena a Foggia e le Bna affrontanola seconda trasferta organizzata al Sud. E ancorapiù lontano di Campobasso. «Eravamo un gruppomolto affiatato - ricorda il Baffo - e molto casinista,tanto che in quella trasferta ad ogni autogrill nonmancammo di lasciare qualche scritta su di un po’ dimuri. A Vasto, però, fummo beccati dalla stradale checi portò tutti in questura per denunciarci per “imbrat-tamento di luogo privato”. Appena arrivati a Foggia ilnostro pullman venne bersagliato da un continuo lan-cio di sassi da parte di bambini; stessa sorte ci spettòall’interno dello stadio quando esponemmo il nostrostriscione: dal pubblico rossonero ci piovve addosso ditutto, compresa una bomba carta, ma noi resistemmoper oltre mezz’ora prima di togliere lo striscione, madopo una ventina di minuti lo riattaccammo nuova-mente e non lo staccammo più. E così guadagnammoanche il rispetto dei foggiani, visto che loro stessi ci dis-sero che eravamo stati la prima tifoseria settentrionale

a presentarsi nel loro stadio con tanto di striscione».A Foggia, però, non ci sono solo sassi; all’ex idolodella Nord Tonino Rocca (passato nelle file rosso-nere), infatti, le Brigate donano un mazzo di fioriche il mitico “Furia” ricambia gridando ai tifosibergamaschi un sincero “Siete grandi!”. A metà gennaio, è il 16, al Comunale si gioca lapartita più attesa della stagione: arriva il Milan, lagrande decaduta, con la Lazio, nella serie cadetta.Stadio esaurito, incasso record (280 milioni dilire) e gran tifo della Nord che poi a fine partitaesplode in un possente coro “ladri, ladri” per ilrigore insistente assegnato dall’arbitro Menicucciai rossoneri che consente a Franco Baresi di accor-ciare le distanze (all’80’ Damiani fisserà il risulta-to sul 2 a 2). Le preoccupazioni della vigilia per il verificarsi dipossibili incidenti non si rivelano per nienteazzardate; la giornata, infatti, è costellata da unaserie di intemperanze sia durante l’incontro, conscontri tra tifosi in più punti dello stadio, che altermine, quando i tafferugli si spostano lungo ilpercorso per la stazione. I milanisti, non smenti-scono la loro fama e fanno abbondante uso dilame e coltelli: il bilancio finale riporta di cinquebergamaschi e un milanista finiti all’ospedale, dicui quattro per ferite da armi da taglio, e tre arre-stati, due rossoneri e un atalantino. All’undicesima giornata di ritorno (18 aprile) lasquadra regala alla tifoseria atalantina una dellepoche soddisfazioni della stagione: con uno spet-

28/3/83Atalanta-CremoneseSono gli anni in cuiquello con i grigiorossiè forseil derby più sentito

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tacolare 5 a 1 travolge la malcapitata Reggiana eper l’occasione la Nord lancia un nuovo coro, sen-za parole, seguendo le note della sigla “Amico è”del quiz televisivo di Mike Bongiorno “Super-flash”. Sarà per l’entusiasmo della dilagante vitto-ria o per il motivo coinvolgente del nuovo coro,sta di fatto che tutto lo stadio accompagna, con unbattito di mani, la versione di “Amico è” delle Bna

(alla base senza parole saranno poi aggiunte leparole che terminano con il boato “Non ci ferme-rete certo voi, bastardi” che ancora oggi si sentonodi frequente in tutti gli stadi italiani).Ma come già detto la cinquina rifilata agli emilia-ni, resta un caso isolato; dopo una partenza pro-mettente, infatti, nel girone di ritorno la squadradelude profondamente attestandosi tra l’undicesi-mo e il dodicesimo posto, quindi nella secondametà della classifica. Troppo poco per una tifose-ria che cullava sogni di promozione. Sul bancodegli imputati finisce l’allenatore Ottavio Bianchie, anche se mai con toni accesi, la contestazione simanifesta nella partita interna con il Foggia (15maggio) quando la Nord, con lo striscione “Bian-chi vattene, Titta torna”, invoca il siluramento delburbero mister bresciano e il ritorno del focosotecnico bergamasco Titta Rota. Una contestazione che però spacca il fronte dellatifoseria, tanto che nella penultima partita alComunale, il 30 maggio con il Palermo, in gradi-nata un club degli Amici espone uno striscione afavore dell’allenatore in carica. Alla scritta “Bian-chi portaci in A”, la Nord replica con il coro “Ter-roni, terroni” indirizzato proprio ai tifosi dellagradinata, visto che il tecnico bresciano, secondo

15/5/83 - Atalanta-Foggia- La Nord contesta l’allenatore Bianchi ed invoca il ritorno di Titta Rota

22/5/83Lazio-Atalanta

Alla fine del campionato,delusi, non sono più di 50

i temerari bergamaschial seguito all’Olimpico

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le voci di mercato, viene già dato sulla panchinadel Napoli. Le ultime due trasferte della stagione non sonocerto tranquille: il 22 maggio a Roma con laLazio, gli ultrà della Nord al seguito, causa ladelusione per gli scarsi risultati della squadra, nonsono più di cinquanta e si trovano, nella curvaSud dell’Olimpico, addirittura accerchiati da alcu-ne centinaia di laziali, ma nonostante unfitto lancio di oggetti nessun bergamasco faun passo indietro. Il 5 giugno, invece, gli atalantini sonocostretti ad assistere alla festa per la pro-mozione del Milan a San Siro dove tutto èpronto per salutare il ritorno in serie A deirossoneri. Questo clima di esuberanza e difelicità, però non coinvolge gli ultrà nero-blu che, seppur in numero ridotto, rispon-dono un po’ incazzati. «Nonostante il climada addio al campionato - riportava l’agenziaAnsa - sugli spalti ci sono stati momenti di ten-sione tra gli opposti schieramenti. Ad un certomomento gruppetti di ultras milanisti avvici-natisi al settore dove erano raccolti gli atalan-tini sono stati messi in fuga da esagitati chebrandivano manganelli giganteschi. Sonointervenuti poliziotti e carabinieri per disporreun “cordone sanitario” tra i contendenti».Il deludente campionato si conclude con la

vittoria casalinga sul Lecce per 2 a 0, la consuetainvasione di campo e con l’annuncio della sosti-tuzione alla guida della squadra di Ottavio Bian-chi con il toscano Nedo Sonetti; ma prima dichiudere la stagione la Nord, con uno striscione,lancia un messaggio molto chiaro alla società:“Bortolotti, l’Atalanta è dei bergamaschi, portalain A per i bergamaschi!”.

12/6/83Atalanta-LecceUltima di campionato;dalla Nord un messaggioalla società:“Bortolotti, l’Atalantaè dei bergamaschi, portalain A per i bergamaschi!”.

22/5/83 - Lazio-Atalanta - Gli atalantini,pur se circondati da alcune centinaia di laziali,non faranno un passo indietro

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In trasferta è l’anno delle Vespe…smontate!

La fama acquisita in questi ultimi anni dagliultrà neroblu, porta molte tifoserie di serie B

a cercare la provocazione con gli atalantini; i sup-porters della Nord, quindi, in tutte le trasferte,anche quelle all’apparenza più tranquille, nonpossono permettersi di abbassare il livello di guar-dia. Le sassaiole ai pullman targati Bg, diventanocosì molto frequenti, quasi fosse un gioco da bri-

vidi da parte di tifoserie minori. E di brividi dueultrà della Reggiana devono averne provati pro-prio tanti nel dopopartita che ha visto l’Atalantaaffrontare, il 21 novembre, la squadra granata allostadio Mirabello di Reggio Emilia. «Eravamo appe-na entrati in autostrada - ricorda il Baffo - quando daun cavalcavia ci lanciarono alcuni sassi che spaccaro-no dei finestrini del nostro pullman. Ovviamente ci

fermammo subito avendo visto, sul ponte, due ragazziche risalivano di corsa su una Vespa e ci lanciammoall’inseguimento a piedi». A leggere la cronaca dell’episodio riportata da LaGazzetta di Reggio pare quasi la trama di un filmdi Dario Argento. Ecco i fatti, ovviamente secondola versione “horror”, ma sarebbe meglio definirlatragicomica, raccontati dal quotidiano emiliano. «Hanno rischiato di essere linciati da un gruppo diultras dell’Atalanta inferocito - attaccava l’articolo -.Inseguiti si sono salvati rifugiandosi nel sottotetto diuna casa colonica.

È questa l’avventura allucinante vissutada due diciassettenni di Castel-novo Sotto che domenica pome-riggio stavano ritornando a casadopo aver assistito alla partita Reg-

giana-Atalanta; un’esperienza choc-cante, drammatica, che li ha coin-volti senza che si possa individua-re nel loro comportamento la mini-ma scintilla per scatenare unareazione tanto violenta e selvag-

gia (e invece i due tifosi granata avevano volutoscherzare col fuoco lanciando i sassi ai pullmanbergamaschi)». «Eravamo sulla strada che costeggia l’autostrada - rac-contavano al giornalista i due reggiani - quandoabbiamo visto della gente a piedi vicino ad un pullmanfermo sulla corsia d’emergenza. Il vetro posteriore eraandato in frantumi perché dal vicino cavalcavia ungruppo di ultras della Reggiana aveva lanciato dei sas-

21/11/82 - Reggiana-Atalanta - I bergamaschi presenti al vecchio stadio Mirabello

21/11/82Reggiana-Atalanta

Ecco il titolo del“drammatico” articolo

sulla choccante avventuravissuta dai due reggiani

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si. Quella gente ha cominciato a tirarci addosso dellebottiglie e dei sassi credendoci ultras («e invece faceva-no proprio parte del gruppo che ci aveva fatto la sas-saiola» ricorda il Baffo). In un attimo hanno fracas-sato la rete metallica che divide l’autostrada e sono cor-si verso di noi urlando. A quel punto non sapevamo più cosa fare; indietro nonpotevamo tornare perché c’erano gli altri che avevanoscavalcato alcuni metri prima. Abbiamo deciso diimboccare un ponticello perché vedevamo un paio dicase, ma purtroppo c’era del fango e la Vespa si èimpantanata. («fu smontata pezzo per pezzo pocodopo!» precisa il Baffo). Non andavamo più avanti equelli si avvicinavano. Allora siamo scesi e ci siamomessi a correre verso una di quelle due case dove ave-vamo visto una luce. Correvamo a più non posso. Siamo arrivati a quellacasa e abbiamo urlato che ci aprissero; è venuto allaporta un ragazzo e gli abbiamo spiegato in due paroleche c’era gente che ci inseguiva e che voleva ucciderci(come si vede il filone horror è ben evidente). Cihanno fatto entrare e abbiamo chiuso la porta con ilcatenaccio. Dalla finestra li abbiamo visti arrivare: erano una qua-rantina con delle facce stravolte. Hanno cominciato abattere contro la porta; in un attimo hanno accerchia-to la casa cercando un’entrata. Il ragazzo allora ci hanascosto in soffitta. Avevamo una paura maledetta,anche perché poco dopo la porta ha ceduto e quelli sonovolati in casa. Gridavano “guarda di là, guarda là” edaltre parole incomprensibili in bergamasco e intanto sisentiva un frastuono incredibile. Stefano (uno dei duereggiani) è svenuto; siamo rimasti una mezz’ora insolaio, immobili, finchè gli atalantini non hanno deci-

so di andarsene lasciando la casa a soqquadro. E Ste-fano, quando è rinvenuto ha avuto la brutta sorpresadi vedere la sua Vespa fatta letteralmente a pezzi». A completare il quadro tragicomico di questa tra-sferta si aggiunge un altro particolare: «Mentre incorteo ci dirigevamo allo stadio - rammenta PierluigiSalvi - avevamo notato che, sebbene ci fosse il sole, unsacco di tifosi della Reggiana indossava un ridicolocappello impermeabile; ovviamente noi non perdemmol’occasione, lungo tutto il tragitto dal parcheggio allostadio, di prenderli per i fondelli. Quando però pas-sammo sotto un viale alberato capimmo il perché diquello strano copricapo: quelle piante erano abitualemeta di enormi stormi di uccelli che ci sottoposero adun autentico bombardamento di cagate! Una voltaentrati in curva ci trovammo tutti veramente coperti disterco». Insomma, «an sera töi pié de mèrda de osèl»,sintetizza in modo chiaro il Baffo (mai fu piùazzeccato il proverbio “ride bene chi ride ulti-mo”).Dalle Vespe emiliane a quelle marchigiane. Qual-che mese dopo, è la vigilia di Pasqua (sabato 3aprile), l’Atalanta va a San Benedetto del Tronto.«Visto il periodo pasquale e l’inizio della primavera -rammenta il Baffo - eravamo partiti con l’intenzionedi farci un bagno nel mare; quando arrivammo inspiaggia, però anziché un caldo sole primaverile tro-vammo un freddo polare». E il clima ostile si respiraanche all’interno del vecchio e, questo sì, “caldis-simo” stadio Ballarin. Se durante la partita gli insulti e le minacce neiconfronti dei tifosi bergamaschi scaldano l’am-biente, nel dopopartita gli ultrà rossoblu, in corri-spondenza di un sottopasso ferroviario nei pressi

1982/83 - La fama degli ultrà atalantini si diffonde e così anche per le tifoserie minori affrontare i bergamaschi diventa uno stimolante “gioco da brividi”

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dello stadio, danno vita ad una fitta sassaiola aipullman orobici; stop improvviso degli autobus,giù tutti ed inseguimento dei sambenedettesi. Due di loro, risalgono di corsa sulla Vespa, ma,ahimè lo scooter è un po’ ingolfato e non parte.Gli sfortunati tifosi della Samb vengono così rag-giunti e “battezzati” (uno viene conciato propriomale e la polizia nei giorni seguenti interroga inquestura a Bergamo alcuni atalantini presenti aSan Benedetto arrivando poi a denunciarne tre),

mentre alla messa a punto della Vespa provvedo-no gli esperti “meccanici” distintisi a Reggio Emi-lia che, però, dopo averla sezionata pezzo per pez-zo, si “dimenticano” di rimontarla. I sambenedet-

tesi, comunque riescono a rompere alcuni fine-strini del pullman cosicché durante il ritorno, piùche su un autobus sembra di essere alla Findus: unfreddo cane! Ma non è finita: in un autogrill in Romagna, doveci si è fermati per “riparare” con un po’ di cello-phane i finestrini rotti, il Baffo e il Morettone ven-gono “indotti in tentazione” dall’autista del pull-man. «Nel giardino dell’area di servizio - ricorda ridendoil Baffo - faceva bella mostra di sé una statua del Pas-satore; sarà stata circa due metri e mezzo di altezza!L’autista prese da parte me e ol Moretù e ci fece unaproposta proprio allettante: “Ve dó trèntaméla lire sebötì dét la stàtüa in del baöl del püllman e me la por-ta a cà”. Io e ol Moretù ci guardammo e un secondodopo eravamo già lì a scuotere con forza la scultura fin-chè, in quattro e quattr’otto ce la ritrovammo in mano.Il bello di caricarla, anche se a un po’ a fatica perchéera troppo lunga (avevamo tirato su anche le bacchet-te di sostegno infilate nel terreno), ed ecco che arrivauna volante della Stradale. Richiudemmo di corsa ilbagagliaio e quando i due poliziotti, insospettiti forsedal nostro fare un po’ trafelato, ci chiesero cosa stava-mo facendo, noi con placida indifferenza rispondemmo“Niente perché?”. “E quei piedi di chi sono?” fu la sec-ca replica degli agenti! Eh sì, erano rimasti fuori i pie-di del Passatore! Scaricata la statua e svanite le tren-tamila lire ci beccammo anche una denuncia!».

30/1/83 - Pistoiese-Atalanta - Una torciata delle Brigate a Pistoia

8/5/83Perugia-AtalantaTra le varie trasferte

gli atalantini ritornanoper la prima voltaal Renato Curidopo il fattaccio

del sasso del 1979

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Dalle Brigate si stacca l’Armata

Dallo scioglimento dei Commandos e degliEagles, la Nord aveva visto la presenza,

oltre agli Sbandati, delle sole Brigate Neroazzurre;un’egemonia, quella delle Bna, che in questo cam-pionato viene rotta dalla nascita dell’Armata. Adare vita a questo nuovo gruppo, che si colloca alcentro della curva, sono alcuni ragazzi fuoriuscitiproprio dalle Brigate, in particolare i fratelli, Carloe Lino Salerno. «I motivi che ci portarono a staccarcidalle Bna - ricorda Lino Salerno - furono diversi: oltread una questione di difficili rapporti personali con alcu-ni leaders delle Brigate, ci fu anche una causa politica.Noi volevamo dare una forte impronta di sinistra e nona caso nei nostri striscioni mettemmo ben in evidenzala stella rossa in mezzo; nelle Bna, invece alcuni vole-vano tenere la matrice ideologica in secondo piano».Ma a generare il distacco del nuovo gruppo non èsolo l’esaltazione della componente politica: «Ini-zialmente - spiega Lino - noi volevamo solo un po’ diautonomia gestionale, a cominciare dal fare un nostrostriscione e del nostro materiale, pur rimanendo sempre

2/1/83 - Atalanta-Lazio - In curva Nord debutta lo striscione dell’Armata; è la sedicesima giornata d’andata

25/4/83 - Varese-AtalantaUn gruppo dell’Armata in posa sull’autostrada per Varese

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12/6/83 - Atalanta-Lecce - In campo, per l’invasione di fine campionato, con lo striscione

25/4/83 - Varese-Atalanta - Armata in corteo verso lo stadio di Varese

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all’interno delle Bna, ma trovammo molte opposizioninei vertici delle Brigate; a quel punto ci mettemmoinsieme in una trentina, tra cui alcuni ragazzi di Ber-gamo città, come Antonio Gavazzeni, detto “Pantera”,il “Ciucci” Colucci e il Ciccarelli, che tra l’altro non era-no interessati a questioni politiche, e della Bassa, comeil “Papèt” e alcuni nostri amici diVerdello». Subito dopo la scissio-ne, avvenuta alla fine del gironed’andata del campionato, si pro-cede alla realizzazione degli stri-scioni: ne vengono confezionati,ovviamente tutti a mano, tre,uno con la scritta “Armata” dicolore giallo, un altro identicoma con le lettere bianche ed uno a base nera e scrit-ta azzurra (quest’ultimo sarà utilizzato pochissi-mo). Ad occuparsi della cucitura ci pensano lamamma dei fratelli Salerno e Manuela Civera. Ildebutto ufficiale dello striscione avviene il 2 gen-naio 83 in occasione di Atalanta-Lazio. Dopo glistriscioni si dà il via alla produzione del materialeche vede raffigurare, su sciarpe, foulards e adesivi,quasi sempre la stella rossa e il Che Guevara. L’Ar-mata, per la prima volta nella storia dei gruppi

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21/4/84 - Pistoiese-Atalanta - Zoom sul gruppo dell’Armata; nella foto si riconoscono anche lo Yoghi (con il cappello di pelle) e ol Brignolot (in basso sotto la sciarpa), due amici scomparsi entrambi nel 2003

1982/83Il primo adesivodell’Armata;in evidenza,al centro, la figuradel Che Guevara arimarcare la matricepolitica del gruppo

ultras atalantini, sceglie di non dotarsi di tamburi:«Il nostro modello era quello inglese - precisa il Pante-ra - quindi optammo per rinunciare ai tamburi; preferi-vamo fare un tifo nuovo che a Bergamo non si era maivisto». «Anche sul fronte dei gemellaggi - continuaLino - la visione con le Bna era molto differente: noi,

infatti, eravamo assolutamente contrari all’amicizia coni romani». Nonostante la scissione e i difficili rap-porti con alcuni capi delle Brigate, Salerno e socinon rompono del tutto i ponti con il gruppo trai-nante della Nord, tanto che per le trasferte si avval-gono dei pullman organizzati dalle Bna. L’Armatasi scioglie poi nel maggio ’84, dando vita, insiemeagli Stoned e all’Island Collective, ai Wild Kaos Ata-lanta, un gruppo che segnerà la storia della realtàultrà bergamasca, e non solo.

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Al suo primo anno sulla panchina nerazzurraNedo Sonetti, il grintoso allenatore tosca-

no, centra, non solo lo storico obiettivo della pro-mozione, ma raccoglie anche altre grandissimesoddisfazioni come il primato in classifica, ilrecord di risultati utili consecutivi (24, eguagliatoil primato di Torino stagione 1959/60 e Foggiacampionato 1963/64), l’imbattibilità interna e la

classifica capocannonieri vintada Marco Pacione con 15 reti.Tra le novità della stagione, lapiù importante è l’arrivo a Berga-mo dal Como del libero RobertoSoldà, un giocatore che, a finecampionato, risulterà uno deipiù positivi. La partenza, però, èsubito in salita: sconfitta aCagliari (1-0), poi due vittorieconsecutive, in casa con la Cave-se (1-0) e a Catanzaro (0-3) a cuifanno seguito tre pareggi interniper 1-1 (Cesena, Arezzo e Pesca-ra), intervallati da due sconfitteesterne a Lecce (1-0) e Cremona(2-0).Dopo nove giornate la Dea hasolo 8 punti ed è dodicesima in

classifica. La società, vista la situazione, intervienenel mercato di novembre. Vengono ceduti il difensore Daniele Filisetti, allaLazio, il centrocampista Claudio Foscarini e lapunta Maurizio Sandri, entrambi al Campania.A rinforzare la squadra arrivano, in difesa, Mim-mo Gentile (dal Genoa), in mediana, Enrico Vella

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La grande cavalcataverso la serie A

CAMPIONATO1983/84

CAGLIARI ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA CAVESE 1-0 1-1CATANZARO ATALANTA 0-3 1-2ATALANTA CESENA 1-1 1-0LECCE ATALANTA 1-0 1-1ATALANTA AREZZO 1-1 0-0CREMONESE ATALANTA 2-0 0-1ATALANTA PESCARA 1-1 0-0COMO ATALANTA 0-0 1-1ATALANTA PADOVA 2-1 1-1EMPOLI ATALANTA 0-0 0-1ATALANTA PISTOIESE 4-0 1-1ATALANTA PALERMO 1-0 0-2MONZA ATALANTA 1-1 0-3PERUGIA ATALANTA 1-1 2-5ATALANTA TRIESTINA 1-1 2-1VARESE ATALANTA 0-2 1-3ATALANTA CAMPOBASSO 1-0 1-2SAMBENED. ATALANTA 1-1 2-4

R I S U L T A T I A R

(dalla Lazio) e in attacco Sauro Fattori (dalla Fio-rentina). Con i nuovi innesti, inizia la marciatrionfale della squadra di Sonetti. Dopo i pareggicon il Pescara (1-1) e a Como (0-0), torna, final-mente, anche la vittoria e a farne le spese è il Pado-va, sconfitto al Comunale per 2-1, a cui fa seguito,nella successiva in casa, un rotondo 4-0 a spesedella malcapitata Pistoiese. Al rullino di marciapositivo si aggiunge poco dopo, anche la vittoriafuori casa a Varese (0-2). Al termine del girone d’andata l’Atalanta è prepo-tentemente salita al terzo posto con 23 punti. Adominare il torneo, insieme ai bergamaschi, cisono Como e Cremonese, ovvero la cosiddettaLega Lombarda come viene ribattezzato il trio chesta schiacciando tutte le concorrenti. Il ritorno prosegue alla grande; dopo i due pareg-gi con il Cagliari (0-0) e a Cava dei Tirreni (1-1),con il Catanzaro Magrin e compagni, tra le furio-se proteste dei calabresi per un rigore assegnatoalla Dea, guadagnano i due punti (2-1), bissati, lasettimana successiva anche a Cesena, dove Bene-velli, sul punteggio di 0-1, para un penalty al 90’. A marzo il calendario prevede un autentico tourde force per i nerazzurri, con tre scontri diretticonsecutivi in cui si decide la promozione. Si ini-zia in casa con la Cremonese: in uno stadio tutto

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Sotto i colpi micidiali degli uomini di Sonetti fini-scono così prima il Monza, quindi il Perugia,

sconfitti al Comunale rispettivamenteper 3 a 0 (doppietta di Magrin, gol diPacione) e 5 a 2 (tre reti Pacione, dueMagrin). La stagione è ormai alle bat-tute finali: anche a Trieste, la Dea fabottino pieno con un gol ancora diPacione e un’autorete (De Falco per glialabardati riesce solo a ridurre lo scar-to), quindi, con il Varese in casa, allaterzultima giornata di campionato,con la secca vittoria per 3-1 si assicurala matematica promozione. Di Pacio-ne, Donadoni e Vella i gol che valgonola serie A. Se la sconfitta per 2-1 aCampobasso non fa ormai più testo,invece nell’ultima di campionato, conla Sambenedettese, la determinazioneè molto forte: obiettivi sono il primatoin classifica e il titolo di bomber dellaserie B per Marco Pacione.

Il 4 a 2 rifilato ai marchigiani, grazie ad una dop-pietta del centravanti nerazzurro e alle reti di Ago-stinelli e Fattori, consente di raggiungere entram-be i risultati. Primato in classifica e vittoria anchetra i migliori marcatori del torneo.

esaurito, Lino Mutti regala la vittoria (1-0) e ilsecondo posto in classifica. La domenica seguente a Pescara: gliabruzzesi, quarti in graduatoria,sperano nel gran salto, ma non van-no oltre allo 0-0. Si torna al Comu-nale, ospite la capolista Como: allapunizione capolavoro di Magrin,rispondono prima dell’intervallo ilariani con un gol di Gibellini; nel-la ripresa, il pari va bene a tutti e lapartita si addormenta in una noio-sa melina. Il record di imbattibilità si avvicina.Con il pareggio a Padova (1-1), lavittoria interna con l’Empoli (1-0) el’1 a 1 di Pistoia, nella successivatrasferta di Palermo c’è la possibili-tà di scrivere il nome dell’Atalantanella storia della serie cadetta, ma ilrecord non viene superato; allaFavorita, i bergamaschi perdonoper 2-0 a seguito di un indecisione del portiereBenevelli e ad un rigore al 91’ per un fallo di maniin area. La battuta d’arresto con i siciliani, viene subitoassorbita a suon di goleade.

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C L A S S I F I C A

ATALANTA 49COMO 48CREMONESE 45LECCE 42PADOVA 40AREZZO 40CAMPOBASSO 40PERUGIA 38TRIESTINA 38VARESE 37CAGLIARI 36PESCARA 36CESENA 35SAMBENED. 35MONZA 35EMPOLI 35PALERMO 34PISTOIESE 34CAVESE 33CATANZARO 30

La festa per la serie A:Sonetti portato in trionfo dai suoi giocatori

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La Nord cresce: grande tifo epresenze ovunque, anche a Palermo

Al via del nuovo campionato l’entusiasmonel popolo neroblu è molto alto, come

dimostrano gli oltre ventimila spettatori al primoincontro casalingo contro la Cavese (18 settembre83). L’entusiasmo, con il passare delle giornatecresce e talvolta travalica: a Cremona, ad esempio,alla settima giornata (23 ottobre), gli ultrà dellaNord non accettano di buon grado la sconfitta per2 a 0 e, come nella precedente stagione, esplode larabbia. In particolare, come riportava L’Eco,«quando Paolinelli supera Benevelli in uscita si scate-

na il finimondo; da una parte i tifosi cremonesi cheesultano, sul fronte opposto alcuni sconsiderati che lan-ciano oggetti in campo. Uno colpisce il portiere». Per calmare gli animi dei supporters atalantini ècostretto ad intervenire direttamente il bomberLino Mutti. Passata la batosta grigiorossa, la squa-dra comincia ad ingranare e di conseguenza ancheil seguito aumenta. Alla sedicesima giornata, l’Ata-lanta festeggia il nuovo anno (si gioca proprio l’1gennaio 84) se non con una vittoria contro laTriestina (1 a 1 il risultato), almeno con un nuo-vo record d’incasso: oltre 164 milioni di lire percirca 25 mila spettatori. È proprio quello dell’al-tissima affluenza al Comunale uno dei dati piùpositivi della stagione: a Bergamo si registra nonsolo il primato di pubblico con una media di cir-ca 17500 spettatori a partita, ma anche l’incre-mento più considerevole rispetto alla stagioneprecedente. La tifoseria, soprattutto la Nord, vive quindi unmomento d’euforia, anche se i controlli da partedelle forze dell’ordine continuano ad essere mol-to rigidi, come dimostra il sequestro, prima del-l’attesissima partita interna con il Campobasso(15 gennaio), di una ventina di fumogeni «nasco-sti nei posti più disparati» almeno secondo i giorna-li locali. L’entusiasmo contagia un po’ tutti; dopola vittoria con i molisani, il Comunale cominciaad essere un po’ stretto ed allora il patron AchilleBortolotti si lancia in una promessa un po’ azzar-data: realizzare a proprie spese uno stadio da 50mila posti! Del resto in questo campionato il pubblico ata-lantino sta assumendo un ruolo fondamentale ditrascinatore, come confermano sia il presidente

23/10/83Cremonese-Atalanta

Alta tensioneallo stadio Zini:

per calmarei bergamaschi interviene

persino Lino Mutti

6/11/83Como-AtalantaUna bella immaginepanoramica degli atalantinipresenti al Sinigallia

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Cesare Bortolotti («Quando sono sceso in campo perassistere al riscaldamento mi si è accapponata la pellea vedere la Nord; ero commosso. Quel pubblico esul-tante ha toccato anche la squadra; ci ha dato lo slan-cio») che il direttore sportivo Franco Previtali(«Mai visto tanto entusiasmo intorno all’Atalanta; misembrava di essere su un campo del Sud. Senza quelpubblico la squadra probabilmente non avrebbe trova-to la forza per lottare sino all’ultimo»). Si arriva al 22 gennaio, quando il calendario,all’ultima giornata d’andata, porta l’Atalanta a farvisita alla Sambenedettese. Come l’anno prima, la tensione allo stadio Balla-rin. Al termine dell’incontro non manca la solitasassaiola ai pullman bergamaschi (stavolta, però,non c’è nessuna Vespa da “smontare”). Ma in rivaall’Adriatico l’accoglienza non è ostile solo per gliultrà neroblu; anche i giornalisti orobici, la vedo-no brutta.«Mai avevamo vissuto un pomeriggio così cruento intribuna stampa - raccontava un impaurito Gian-Carlo Gnecchi -. Stavamo scrivendo sulla nostramacchina da scrivere portatile in assoluto silenzioquando un giornalista locale ha letto il commento chesegnalava l’irregolarità del giocatore rossoblu (nell’a-zione del pareggio sambenedettese c’era un evi-dente fallo di mano). Non l’avessimo mai fatto! Hainiziato ad insultarci, a cercare di gettare a terra laportatile, picchiando sulle nostre mani ed inveendocontro tutti i bergamaschi. L’amico Corbani ha dovuto terminare la radiocronacaper “Radio Alta” protetto dal collega Ghisleni ed allafine un altro cronista locale gli ha quasi tolto il micro-

fono per sputare improperi verso i colori nerazzurri».La settimana dopo (29 gennaio) al Comunalearriva il Cagliari dell’ex Giovanni Vavassori a cuila Nord riserva un saluto molto caloroso: «Nonpensavo di potermi emozionare - dichiarava il Vava aigiornalisti - invece debbo confessare che quando hosalito la scaletta e mi sono trovato di fronte al pubbli-co, mi è venuto un groppo alla gola. Poi il signor Ran-dazzo mi ha informato che i tifosi della curva Nord mivolevano salutare e ho sentito tanta gente che miapplaudiva. È stato bellissimo: di questa giornata ser-berò un ricordo fin che campo».Altra trasferta calda si rivela Cesena (20 febbraio):in Romagna, infatti, per un inesistente rigore con-cesso, sul punteggio di 1-0 per l’Atalanta, ai bian-coneri all’ultimo minuto, i bergamaschi al segui-

20/2/84Cesena-AtalantaUn primo pianodella curva ospitimentre gli atalantinistanno per scavalcarela recinzione

20/2/84 - Cesena-Atalanta - La polizia interviene per arginare il tentativo di invasione dei bergamaschi

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to, circa cinquecento, si surriscaldano e tentano didemolire la recinzione del terreno di gioco; la rab-bia si trasforma in delirio, quando Benevelli parail penalty, ma la sostanza non cambia e gli atalan-tini vogliono entrare in campo, stavolta per festeg-giare i giocatori nerazzurri. Per bloccare gli scate-nati ultrà bergamaschi sono costrette ad interveni-re le forze dell’ordine.

La cosiddetta Lega Lombarda,ovvero il trio Cremonese, Ata-lanta e Como, continua adominare il campionato,motivo per cui quando allasettima di ritorno (18 marzo)a Bergamo giungono i grigio-rossi allenati da EmilianoMondonico, l’atmosfera si faincandescente. Oltre 30 milaspettatori, di cui solo unmigliaio cremonesi, al gol diLino Mutti si mettono tutti agridare “Serie A, serie A”, tra-

scinando così la squadra ad una vittoria fonda-mentale per la lotta alla promozione. Gli elogi pergli pubblico atalantino si sprecano: da NedoSonetti a Lino Mutti e Andrea Agostinelli tuttiesaltano il calore del tifo neroblu, ma anche unpromettente ventenne cremonese, Gianluca Vialli,rimane colpito dal clima del Comunale: «Voi quiavete un pubblico formidabile - affermava nel dopo-

partita il giovane bomber grigio-rosso - Mondonico si è lamentatoin settimana per il comportamentodei nostri tifosi ed ha ragione:dovrebbero venire qui a vedere comesi sostiene una squadra». L’accesarivalità tra le due tifoserie si fasentire: ripetuti, infatti, sono itentativi di carica, frenati dallacelere, degli atalantini verso i

cremonesi in particolare nel dopopartita nei pres-si della stazione. La settimana seguente l’Atalanta è di scena aPescara. «Questa trasferta - ricorda Franco - fu mol-to travagliata all’interno delle Bna; alcuni capi delgruppo, infatti, ritenendola troppo rischiosa dopo i fat-ti del ‘77, non volevano organizzare il pullman. Altri,invece, soprattutto il Tino di Nembro, volevano andar-ci a tutti i costi e furono loro ad raccogliere le adesionie a prenotare l’autobus: eravamo solo in diciassette, acui poi si aggiunse un’altra quindicina che aveva par-tecipato a Roma ad una manifestazione sindacale. Ealla fine della partita uscimmo facendoci largo a stan-gate».

18/3/84 - Atalanta-Cremonese - Stadio esaurito e grandissimo tifo per il derby da serie A con i grigiorossi

La copertina dell’inno dell’Atalantacantato da Marino Magrin

25/03/84Pescara-Atalanta

Foto di gruppo lungol’Autostrada per i pochi

(17) partecipantialla trasferta

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Il veto per il pullman di Pescara va ricordato, per-ché rappresenta un ulteriore elemento di malcon-tento all’interno delle Bna, malcontento che,come vedremo poi, porterà poco dopo ad impor-tanti scissioni dal gruppo.Il 31 marzo, in casa, è la volta del Como; nei gior-ni precedenti si scatena la caccia al biglietto e così,come previsto, il Comunale si avvicina al tuttoesaurito.La Nord si colora di migliaia di pon-pon di carta,mentre dagli altoparlanti all’ingresso delle squa-dre in campo echeggiano per la prima volta lenote del nuovo inno dell’Atalanta; cantante d’ec-cezione è Marino Magrin a cui fa da coro uno sta-dio intero (da notare che per alcune settimane il45 giri “Forza Atalanta” è il disco più venduto incittà e provincia). La partita, però, delude, finendoin un pareggio per 1 a 1 che a molti sembra quasiconcordato; e il malumore dei tifosi, nonostante ilsecondo posto in classifica, si fa sentire al terminedella partita con dei sonori fischi che piovono dal-le tribune. Smaltita subito la minicontestazione, la squadradi Sonetti torna a viaggiare a mille sulle ali delfocoso entusiasmo della Nord; sarà proprio per iltroppo calore degli ultrà neroblu, o forse più sem-plicemente per un mozzicone di sigaretta, sta di

fatto che in occasione di Atalanta-Empoli (15aprile) si rischia grosso nel settore delle Brigate. In curva, infatti, intorno alla mezz’ora del primotempo, scoppia un pericolosissimo incendio favo-rito dai mucchi di rotolini e pon pon di cartarimasti sugli spalti dopo la coreografia iniziale.Appena si alzano le fiamme, scatta un fuggi fuggi,ma senza però sconfinare in scene di panico; delresto sono gli stessi ragazzi delle Bna che riescono,con l’ausilio di una canna dell’acqua, a spegnerel’incendio. Trascinati dal record di risultati utili consecutiviuna ventina di ragazzi delle Bna partono in trenoalla volta di Palermo (29 aprile).«Dopo aver fatto visita all’albergo della squadra - rac-conta Franco - ci sistemarono in gradinata in parte aitifosi di casa i quali, a fine partita si fecero minaccio-si. Affianco a noi, per combinazione, c’erano due stra-ni tipi, sembravano due picciotti mafiosi, che inveceerano due carabinieri di Catania in servizio all’anti-droga, dichiaratisi anche simpatizzanti atalantini, checi diedero una mano ad uscire dalla Favorita. A dire laverità più che una mano ci diedero una pistola, nelsenso che per fronteggiare alcuni supporters rosanerocon il coltello in pugno che volevano i nostri striscioni(che fra l’altro non avevamo avuto il coraggio di espor-re in quel casino, visto che poco prima della partita

15/4/84Atalanta-EmpoliGli ultrà delle Bnaimpegnati a spegnereil fuoco divampatoper un mozziconedi sigaretta

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eravamo stati testimoni di una lite con serramanicoalla mano tra due palermitani per un posto “rubato”appena sotto di noi) non esitarono ad estrarre l’arma

d’ordinanza. Una avventura davvero allucinante».Dopo aver eguagliato lo storico record di venti-quattro risultati utili consecutivi, verso la fine dimaggio la serie A è ormai ad un passo.Per la trasferta di Trieste (20 maggio) partono cosìoltre duemila bergamaschi. La partita è molto sen-tita dai supporters nerazzurri: già un’ora primadell’inizio dal settore atalantino partono una seriedi insulti verso i giuliani (“Slavi, slavi”, “Zingari”ecc.) che fanno intervenire addirittura il vicesin-daco della città, che, per calmare gli animi, facomunicare allo speaker dello stadio che Triestedava il benvenuto ai sostenitori ospiti.Gli effetti del benaugurate annuncio durano solopochi minuti: in curva Sud, infatti, gli ultrà nero-blu sono scatenati e devono intervenire i carabi-nieri per dividerli dai tifosi alabardati. La Dea, con i gol di Pacione, riesce a portare a casaaltri due difficilissimi punti e al termine della par-tita i tifosi bergamaschi ormai in orgasmo festeg-giano la vittoria con una pacifica invasione dicampo. Le intemperanze proseguono poi ancheall’esterno del vecchio stadio Grezar dove hannola peggio alcuni triestini costretti a ricorrere allecure dei medici dell’ospedale.

20/5/84 - Triestina-Atalanta - Sono oltre 2000 i bergamaschi allo stadio Grezar; nella fotouna fase degli scontri con le forze dell’ordine

29/4/84 - Palermo-Atalanta - 52 ore di treno, ma anche in Sicilia le Bna(nella foto insieme ai giocatori Codogno, Pacione e Agostinelli) non mancano

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I grandi festeggiamentiper la promozione

Èil 27 maggio, terzultima di campionato, l’av-versario di turno al Comunale è il Varese;

una vittoria per l’Atalanta significherebbe la mate-matica promozione. L’attesa, quindi, è spasmodi-ca tra la tifoseria che, dopo cinque anni non vedel’ora di riassaporare l’ebbrezza della serie A. La pioggia battente non riesce a raffreddare l’entu-siasmo dei supporters bergamaschi, tanto che leBrigate in un volantino distribuito allo stadioannunciano una grande coreografia con 30 milabandierine nell’ultima in casa. Già prima dell’ini-zio dell’incontro una ventina di tifosi fa il giro delcampo con un lunghissimo striscione su cui sonoriportati un grande “Grazie” e i nomi dell’allena-tore e di tutti i giocatori, anche se la promozionenon è ancora certa. Ma non passano che soli treminuti di gioco e l’Atalanta passa in vantaggio epraticamente la serie A diventa quasi certezza: asegnare ci pensa il bomber Marco Pacione che,però, nell’azione del gol si infortuna ed è costret-to ad uscire accompagnato dall’ovazione di tuttala Nord che gli dedica il coro “Lode a te MarcoPacione”. Nonostante il raddoppio di Magrin, ilVarese non demorde ed accorcia le distanze facen-do così tremare il pubblico bergamasco almenofino alla mezz’ora della ripresa quando un gran-dissimo Donadoni fissa il punteggio sul 3 a 1. «Sialza il coro possente “Siam tornati, siam tornati, siamtornati in serie A” - annotava Renato Ravanelli su

L’Eco - lo stadio è tutto un applauso. “Serie A, serie A”.Cori e canti. L’arbitro fischia la fine e gli atalantini siraggruppano al centro del campo e portano in trionfo ilsor Nedo. Poi, abbracciati, sgranati, le braccia al cielo,fanno il giro dello stadio. Applausi e commozione. Feli-cità. Dalla Nord si lanciano in campo una cinquanti-na di tifosissimi con un bandierone nerazzurro, unagrande A bianca e un cuore rosso passione. E molti gio-catori restano in mutande».Dal Comunale la gioia dei bergamaschi si trasferi-sce per le vie del centro città. La pioggia batte insi-stente, la temperatura non è certo delle più grade-voli, ma tutto ciò non impedisce ai più temerari,in un contesto di caroselli di auto, e cortei imban-dierati, di farsi un bagno nella fontana davantialla stazione. Dalla festa spontanea a quella organizzata. Appa-gati dalla promozione acquisita, Magrin e compa-

27/5/84 - Atalanta-Varese - Grande attesa al Comunale per la partita che, in caso di vittoria, significherebbe lamatematica promozione in A

27/5/84Atalanta-VareseI tifosi della Nordfesteggiano sul campola serie A, insiemea Enrico Vella

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gni escono sconfitti dalla trasferta di Campobas-so, ma, ovviamente, il passo falso in Molise nonincrina in alcun modo l’enorme entusiasmo cheaccompagna l’attesa per la grande festa al Comu-nale nell’ultima di campionato con la Sambene-dettese (10 giugno). Tutta la tifoseria è in fermen-to: 15 mila bandierine nerazzurre offerte dallaRadici al club Amici, cinquemila palloncini colo-rati, una decina di bande musicali della provincia,perfino una medaglia in bronzo e argento fattaconiare dalla società a ricordo di questa storicapromozione. E la Nord? Da tre mesi il cuore deltifo neroblu è impegnato ad organizzare questoavvenimento preparando 30 mila bandierine dicartoncino e scenografie ad effetto. Le Brigate, addirittura, si lanciano in una campa-gna di “investimento a lungo termine” distribuen-do diecimila bandierine tra il venerdì e il sabatoprecedenti la partita ai bambini delle scuole ele-mentari di città e provincia: anche nel tifo le nuo-ve leve vanno coltivate presto! Scatta così la cacciaal biglietto: alla sede del club Amici in quattro

giorni vengono venduti oltre 14 mila tagliandi; iltutto esaurito è assicurato. Finalmente arriva ilgiorno tanto atteso: fin dalle 8 di mattina i ragaz-zi delle Bna sono già al lavoro per addobbare lostadio con una cornice di bandierine sulla recin-zione, collocare una grande scritta in polistirolo“Grazie Atalanta” posta sotto la Nord, gonfiarequalche centinaio di palloncini neroblu e prepa-rare gli striscioni con i nomi di tutti i giocatori.Cancelli aperti alle 14,30, due ore prima delfischio d’inizio, ed in soli dieci minuti in curvaNord non ci entra più neanche uno spillo. Benpresto tutto il Comunale si riempie in ogni ordinedi posti e al tempo stesso si colora di una miriadedi bandiere, bandierine e bandieroni neroblu. Per“riempire” la lunga attesa, iniziano a sfilare incampo alcune bande musicali e gruppi di majo-rettes (non essendo un libro vietato ai minori nonsi possono riportare i cori cantati dagli accaldati earrapati ultrà atalantini). Alle 16,10 colpo di scena in gradinata: appare, sro-tolato sulle teste di migliaia di spettatori, un ban-dierone di settanta metri con la scritta “Bentorna-ta in serie A” firmato L’Eco di Bergamo e club Ami-ci dell’Atalanta; alle 16,20, invece, lo stadio esplo-de: entrano in campo, accompagnati da un nugo-

10/6/84 - Atalanta-SambenedetteseUno zoom sul settore delle Brigate

10/6/84 - Atalanta-SambenedettesePer celebrare il ritorno in A, le Bna distribuisconocirca 30.000 bandierine di carta

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10/6/84 - Atalanta-Sambenedettese - Centinaia di bandiere neroblu colorano la Nord e tutto il Comunale

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10/6/84 - Atalanta-Sambenedettese La serie B ormai è un ricordo

10/6/84 - Atalanta-Sambenedettese - Lo striscione aereodelle Bna sorvola il Comunale in festa

10/6/84 - Atalanta-Sambenedettese - Anche i figlidei giocatori partecipano alla festa di promozione

10/6/84 - Atalanta-Sambenedettese - Anche in gradinata spuntano bandieroni: ecco quello preparato ad hoc dal club Amici

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10/6/84 - Atalanta-Sambenedettese - Giro di campo di Magrin e compagni con un grande bandierone delle Bna

lo di bambini, per lo più i figli dei giocatori, iragazzi di Nedo Sonetti che vanno a ricambiare lostraordinario affetto del pubblico bergamasco lan-ciando verso gli spalti dei mazzi di fiori. Alle 16,25 si sale definitivamente in paradisoquando Magrin e compagni salutano, dal centrodel campo, la grande B, preparata dalle Bna, che sene va verso il cielo trascinata da un grappolo dipalloncini azzurri.Inizia la partita e il tripudio continua,alimentato, ma non ce ne era certobisogno, da ben quattro gol, di cuiuna doppietta di Marco Pacione chegli consente di diventare il capocan-noniere della serie cadetta.E verso la fine, tutti con il naso all’in-sù a vedere il passaggio di un aereocon un lunghissimo striscione “Ora esempre in serie A - Bna” (800 mila lireil costo volo e striscione compreso); adire la verità il pilota avrebbe dovutolanciare anche dei volantini sopra ilComunale, ma ai 30mila spettatoripresenti allo stadio non arriva nean-che un foglio di carta: non si sapràmai dove questo “brillante” cavalieredell’aria aveva sganciato il suo carico. Poi al termine della partita, prende ilvia la grande festa in campo (l’invito anon invadere il terreno di gioco, ha

funzionato): giro d’onore dei giocatori con unenorme bandierone con una A gigantesca,anch’esso preparato dalle Brigate, tra il tripudio dibandiere e applausi sugli spalti. Dallo stadio la festa, poi, si sposta nelle vie delcentro, dove sfilano prima le bande musicali e lemajorettes, quindi le migliaia di tifosi festanti conle bandiere neroblu al vento. Il tutto, con gliimmancabili caroselli di auto, fino a tarda serata.

10/6/84Atalanta-SambenedetteseNel dopopartita i tifosisfilano per le viedella città con striscionie bandiere

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Stoned, Armata, Island Collective:così nascono i Wild Kaos

Dopo lo scioglimento dei Commandos altermine della stagione 1979/80, fino al

gennaio ‘83 le redini della Nord sono in mano,escludendo gli Sbandati, unicamente dalle Briga-te. Con la nascita, come riportato nelle pagine pre-cedenti, dell’Armata, invece, si apre una nuova eraper il tifo atalantino che modificherà profonda-mente la geografia della curva. L’Armata, infatti, dà il via ad una serie di scissioniall’interno delle Bna, in particolare quella degliStoned e dell’Island Collective, dall’unione deiquali nascono, alla fine del campionato 1983/84 iWild Kaos, un gruppo e un nome che segnerà,negli anni seguenti, la storia del mondo ultrà ita-liano. Va detto, però, che gli Island Collective ter-ranno sul proprio striscione la sigla Bna fino al

maggio ‘84, quando poi la sostituiranno con Wka.«Eravamo tutti ragazzi usciti dalle Brigate - raccontail Gigi Rosso - gli Island Collective raccoglievano gen-te dell’Isola e della Bassa, mentre noi degli Stoned era-vamo semplicemente un gruppo di amici, una compa-gnia tra cui, oltre al sottoscritto, vi facevano parte loSvizzero, il Beppe Ciöfa, Fulvio Beretta e altri. Il moti-vo che ci aveva spinto a staccarci dalle Bna, è che pernoi non facevano abbastanza casino, pensavano solo afare coreografie. Uno degli episodi che alimentò moltoil malcontento che covava all’interno delle Brigate eche, quindi, diede una spinta sulla scelta di staccarsi,fu in occasione della partita interna con il Milan nelcampionato 1982/83: mentre i milanisti accoltellava-no cinque bergamaschi, i capi delle Brigate avevanopensato solo a fare i pon-pon di carta. Una cosa chenon accettammo e difatti da quel giorno decidemmo dinon essere più delle Bna».Nel gennaio ‘83, quindi, il cuore del tifo atalanti-no è piuttosto in fermento: nella partita con laLazio, come detto, (2 gennaio), debutta lo stri-scione dell’Armata, mentre quindici giorni dopo,a seguito degli incidenti con il Milan, di fattoprende corpo l’idea di costituire i due nuovi grup-pi degli Stoned e dell’Island Collective. Entrambicon una stessa filosofia: «Ce ne fregava poco dellecoreografie e tanto, invece, di far casino, perché, allo-ra, si poteva farlo». Partendo da queste basi comuni, un anno dopo,nella seconda metà di maggio ‘84, Stoned, Islande Armata si danno appuntamento presso un salo-ne a Nembro per dare vita ad un nuovo gruppo dafar nascere dalla fusione delle tre entità dellaNord. «In quell’incontro - spiega il Gigi Rosso - fis-sammo come primo punto il nome da dare al nuovo

14/5/84Atalanta-PerugiaPer la prima voltain Nord compare

il nome Wild Kaos (sulla bandiera inglese)

20/5/84 Triestina-Atalanta

Nella loro prima trasfertai Wka organizzano

tre pullman; nella fotogli striscioni dell’Armata,

degli Stoned edell’Island Collectiveuno accanto all’altro

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gruppo; sul tavolo c’erano Stoned, ma per primi ciopponemmo proprio noi degli Stoned, perché non rite-nevamo giusto prevaricare sugli altri due gruppi,Action Directe, un nome che si richiamava esplicita-mente al gruppo terrorista armato francese, e RevoltCollective, ovvero Collettivo della Rivolta, propostodagli Island, e poi Wild Kaos. Scartato Action Directe, perché era decisamente troppoforte, e Revolt Collective, la cui sigla sarebbe stata Rca,come la casa discografica e quindi un po’ ridicola perun gruppo ultras, optammo perciò per Wild Kaos. L’i-dea di questo nome nacque prendendo spunto dagliultras di basket di Pavia che si chiamavano MucchioSelvaggio, che noi, visto che non volevamo copiare,rielaborammo nella traduzione inglese (molto dimoda all’epoca) di Confusione Selvaggia, ovveroWild Muss, ma era un termine troppo difficile da com-prendere per chi non conosce molto bene l’inglese. Poi,durante una discussione tra pochi, a casa mia, la miaex moglie suggerì “ma perché non scegliete WildKaos”? Il nome piacque subito e di fatti lo portammoavanti».Lo striscione viene preparato dal Gigi Rosso: «Unavera e propria novità anche grafica - dice -: era il pri-mo a sfondo nero e scritte blu, mentre solitamente era-no a base neroblu e lettere bianche; neanche gli interi-sti ne avevano uno così. Per dare più visibilità allascritta, poi, applicammo un bordino giallo alle lettere eil risultato grafico non fu proprio niente male. Il logodel gruppo, invece, era la fusione dei simboli dell’Ar-mata (la stella rossa), degli Stoned (il bambulè) edegli Island (la bandiera rasta)».Il nome Wild Kaos fa la sua prima apparizione, suuna piccola bandiera inglese, il 14 maggio 84 inoccasione di Atalanta-Perugia: «Eravamo una tren-

tina circa - rammen-ta il Gigi Rosso - e cimettemmo nella partealta della Nord, sopral’Armata, in modo dadistinguerci propriodagli altri gruppi e adun certo punto facemmo partire un coro secco “we are,we are Stoned” che fece girare verso di noi tutta la cur-va. Da qui seguì poi la riunione di Nembro dove fon-dammo le tre realtà extra Brigate».Messe le basi per il nuovo gruppo ed individuatonel bar Nicolino di Ponteranica il punto di ritrovosettimanale, la prima iniziativa è, pochi giornidopo, l’organizzazione della trasferta di Trieste(20 maggio), che vede la nuova entità degli ultràatalantini riempire ben tre pullman, ma lo stri-scione non compare ancora.Bisogna, infatti, attenderealtri sette giorni per vedere ildebutto dello stendardo,appeso nella balconata cen-trale, al posto dell’Armata, deiWild Kaos: è il 27 maggio el’Atalanta ha la possibilità, incasa con il Varese, di conqui-stare la matematica promo-zione in serie A. «Come Wka -precisa il Gigi Rosso - comun-que abbiamo sempre fatto riferi-mento al 1983 come anno difondazione, perché, sebbene il debutto ufficiale deiKaos risalga alla partita con il Varese, il punto di par-tenza è considerato quello degli Stoned e degli altrigruppi che nacquero, appunto, nel 1983».

27/5/84Atalanta-VareseDebutto sotto la pioggiaper lo striscionedei Wild Kaos,nella sua prima versionesenza bordi gialli

10/6/84 - Atalanta-Sambenedettese - Zoom sui Wkadurante la grande festa per la promozione

10/6/84Atalanta-SambenedetteseI Wka festeggianoin Porta Nuova la serie A

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L’Atalanta neo promossa ritorna tra le sedici elet-te del calcio italiano e lo fa in uno stadio che,

durante l’estate, viene ampliato: si elimina la pista diatletica per realizzarvi, sia nelle curve che nelle tribu-ne, dei parterre in tubolari che portano il Comunalead una capienza di oltre 45 mila spettatori. I neraz-zurri, nell’anno dello scudetto del Verona, si confer-mano squadra rivelazione del campionato grazie ad

un gioco che ha messo in difficoltàpiù di una grande squadra e ad unrendimento che si è assestato su altilivelli per quasi tutta la stagione.Merito di Nedo Sonetti che hapuntato tutto sul collettivo conti-nuando il bel lavoro iniziato inserie B nel quale spiccano giocatoricome il neoacquisto svedese GlennStromberg ed il bergamasco Rober-to Donadoni, confermatosi auten-tico fuoriclasse anche in serie A. E i risultati, non c’è che dire, sisono visti. Ventotto punti in cam-pionato, è record, fanno davvero

onore ai bergamaschi che si sono avvicinati per laprima volta anche ad un grande traguardo: la cop-pa Uefa. L’inizio non è certo promettente con un secco 5-1subito, alla seconda giornata, in casa della Juventus.Se nulla hanno potuto contro Platini e compagni, ibergamaschi si sono ripresi la rivincita addiritturacontro la squadra di Diego Armando Maradona. È il 28 ottobre quando il Napoli allenato da RinoMarchesi arriva a Bergamo. Uno a zero per l’Atalan-ta il risultato che però non rende giustizia ai neraz-

zurri che sembravano indiavolati. La loro è statauna prestazione superlativa: si è vista infatti un’Ata-lanta aggressiva, scattante e sicura con tutti i suoigiocatori in gran forma. Il Maradona della giornataè stato Soldà che ha infilato Castellini con unapunizione bomba. Ma non si può dimenticare Osti,marcatore del Pibe de oro, e tutto il centrocamponerazzurro che ha reso inoffensivo il numero diecidel Napoli. Altra giornata da ricordare è quella della rimonta aSan Siro sul Milan, passato in vantaggio con Batti-stini e Virdis e raggiunto nel secondo tempo dai goldi Stromberg e Gentile. L’Atalanta nel primo temposubisce il gioco milanista impeccabile in ogni zonadel campo. Nella ripresa a cambiare volto alla par-tita ci pensa Roberto Donadoni, ispiratore del cen-trocampo atalantino. Ma tutta la squadra si trasfor-ma nel secondo tempo, basta guardare l’azione del-la prima rete propiziata da Agostinelli e Magrin chelanciano Stromberg autore di un gran gol.Alla diciassettesima giornata ci casca anche la Juve:a Bergamo insomma le grandi proprio non riesco-no a passare. Il sabato grande nevicata, ma la domenica il campoè perfetto. Si gioca. Finisce 1-1 ma in campo si vedeun’Atalanta molto diversa da quella di Torino; vaaddirittura in vantaggio con Magrin che segna daposizione impossibile con un tiro che parte addirit-tura dalla bandierina del corner. Per i bianconeriinvece è Briaschi il marcatore della giornata. Unpunto a testa, ma stavolta a festeggiare è l’Atalanta.Un altro pareggio sofferto è stato quello delladiciannovesima giornata contro la Fiorentina. AlComunale i bergamaschi non sono riusciti a vendi-

Arriva Stromberg,è record di punti in serie A

CAMPIONATO1984/85

ATALANTA INTER 1-1 0-1JUVENTUS ATALANTA 5-1 1-1ATALANTA ROMA 0-0 1-1FIORENTINA ATALANTA 5-0 2-2ATALANTA CREMONESE 1-0 0-0ASCOLI ATALANTA 0-0 0-0ATALANTA NAPOLI 1-0 0-1UDINESE ATALANTA 2-0 1-0ATALANTA LAZIO 1-0 1-1ATALANTA AVELLINO 3-3 1-1COMO ATALANTA 0-0 0-1MILAN ATALANTA 2-2 0-1ATALANTA TORINO 0-0 0-0VERONA ATALANTA 1-1 1-1ATALANTA SAMPDORIA 0-0 0-3

R I S U L T A T I A R

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care la batosta di Firenze (altra trasferta disastrosadelle prime giornate dopo quella di Torino, anchein quell’occasione i nerazzurri presero cinque gol),ma sono comunque riusciti a mantenere l’imbatti-bilità casalinga grazie alla rete provvidenziale diPacione al 72’ e alla deviazione miracolosa di Piot-ti, nel finale, su una bomba dai 30metri di Massaro. E pensare che erastata proprio l’Atalanta ad andare invantaggio con un calcio piazzato diMagrin prima di subire il giocoavversario e le reti del brasilianoSocrates e di Monelli. Intanto però i nerazzurri, forti deiloro dodici pareggi, si ritagliano unposto dignitoso in campionato, ametà classifica a soli due punti dallaFiorentina e quattro dalla Juve.In testa il Verona a 28 punti seguitoda Inter (27) e Torino (25). I berga-maschi continuano la loro marciaverso l’alto e, dopo aver fermatoInter e Roma, raggiungono il culmi-ne alla ventisettesima giornata, che regala la salvez-za con tre giornate di anticipo, con una grande pre-stazione che travolge il Milan.Una vittoria di misura (1-0), ma prestigiosa, firma-ta da una punizione magistrale di Marino Magrinche ha mandato in delirio i tifosi bergamaschi. La stagione 1984/85 si conclude per l’Atalanta allapenultima giornata con l’arrivo a Bergamo del Vero-na. L’1-1 fa felici tutti: l’Atalanta, che ha giocato unbuon primo tempo imponendo il suo ritmo e ilgioco agli avversari, stabilisce il suo nuovo primato

di punti in serie A, mentre i veronesifesteggiano proprio a Bergamo la conquista del tri-colore.Da segnalare che in questo campionato la squadradi Sonetti sbarca anche in Europa disputando laMitropa Cup contro squadrette come l’Iskra diBugojno (Jugoslavia), lo Spartakus di Bekescsaba(Ungheria) e il Banik di Ostrava (Cecoslovacchia).Una competizione che l’Atalanta non prende sulserio e difatti si classifica solo al secondo posto chenon le consente di accedere alle finali.

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C L A S S I F I C A

VERONA 43TORINO 39INTER 38SAMPDORIA 37MILAN 36JUVENTUS 36ROMA 34NAPOLI 33FIORENTINA 29ATALANTA 28COMO 25UDINESE 25AVELLINO 25ASCOLI 22LAZIO 15CREMONESE 15

Con la promozione in A,il vecchio Comunale (foto in alto)

viene ampliato con dei nuovi parterreal posto della pista di atletica (in basso)

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Per gli ultrà bergamaschi ormainon ci sono più trasferte impossibili

L’entusiasmante cavalcata della stagione pre-cedente, il ritorno in serie A, la possibilità

di potere vedere da vicino i più grandi fuoriclassedel mondo (da Marandona a Platini, da Rumenig-ge a Zico ecc.), e l’arrivo dei primi stranieri all’Ata-lanta, in particolare Glenn Stromberg, accolto, inuna calda mattinata di luglio, da oltre duemilatifosi, fanno toccare il nuovo record di abbona-menti: sono ben 17731 i bergamaschi che preno-tano un posto al Comunale per tutto il campiona-to. La partenza è subito alla grande: il 16 settem-bre, arriva a Bergamo l’Inter e i bergamaschi

rispondono in massa; viene frantumato il recorddi pubblico segnando il tutto esaurito con 45 milaspettatori. In futuro, causa continue riduzioni dicapienza per questioni di sicurezza e agibilità del-l’impianto, non si raggiungerà mai più una similecapienza (oggi, infatti, il Comunale è omologatoper 26500 posti). Tifo caldissimo da parte della Nord, con autenticiboati per salutare il debutto di Glenn Stromberg,ma anche clima “bollente” all’esterno dello sta-dio. Gli incidenti si verificano sia prima che dopola partita. «Verso le 13,45, - scriveva l’Ansa - all’arri-vo di due pullman interisti, c’è stato uno scontro sulpiazzale davanti allo stadio fra tifosi delle oppostefazioni. Sono volati alcuni sassi ed uno di questi hacolpito ad una mano, ferendolo lievemente, il vice que-store dott. Papalia, che era in servizio nella zona. Leintemperanze sono proseguite poi nel dopo gara, quan-do il treno di tifosi interisti, è stato colpito da una sas-saiola subito dopo la partenza a circa 300 metri dallastazione ferroviaria. Durante una grossa operazione diprevenzione, disposta dalla questura di Bergamo, sonostati sequestrati durante i controlli ai supporters interi-sti alla stazione ferroviaria numerosi coltelli e corpicontundenti (quattro milanesi sono state denunciati)».Dopo l’Inter la seconda in casa vede l’arrivo dellaRoma (30 settembre); con i giallorossi c’è unostretto legame che va avanti da diversi anni, mastavolta il clima è un po’ più teso del solito. Giàalla vigilia si percepisce che qualcosa potrebbesuccedere; e di fatti qualcosa accade, tanto che

30/9/84Atalanta-Roma

Un’immmagine ravvicinatadei tafferugli in curva Sud

30/9/84 Atalanta-Roma

Un gruppo di atalantiniirrompe in curva Sudin mezzo ai romani;

è la fine del gemellaggio

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proprio in questa occasione il rapporto, gemellag-gio per qualcuno, solo amicizia per altri, si rompe. Sulle motivazioni che portano gli atalantini a far-la finita con i Cucs ci sono diverse versioni. La pri-ma indica nel comportamento tenuto da alcuniromanisti, che si erano resi protagonisti addirittu-ra di furti nelle case di gemellati atalantini che liospitavano, la causa principale. E la goccia che fatraboccare il vaso, comunque, è l’ennesimo tenta-tivo di furto che degli ultrà giallorossi mettono inatto proprio la mattina prima della partita in unpaio di villette per rubare. «L’ultimo tentativo di fur-to da parte di alcuni romani - spiega il Baffo - l’ave-vamo considerato come l’ennesima offesa alla nostraamicizia, quindi, nel secondo tempo, ormai esasperatidecidemmo di dare una lezione agli ultrà giallorossi.Un gruppetto di noi piombò così in mezzo ai Cucs edopo qualche animata discussione si passò alle mani;la rissa scoppiò furibonda aprendo un largo vuoto sul-le gradinate». Per altri, come Leo, Franco ed Eros, invece, «anchese i Kaos contestavano in modo deciso il rapporto con iromani, la vera rottura partì dall’interno delle Brigate,perché alcuni di noi che erano contrari fecero casino,prima con gli insulti e poi a suon di legnate in curvaSud». «Durante gli scontri - aggiunge Leo - ai roma-ni fu sottratto lo striscione “La Vecchia Guardia” chepoi, al termine della partita, fu restituito a Enzo Aliot-ta che, nel frattempo, grazie ai suoi buoni rapporti connoi, era venuto in Nord a “trattare”».

Ormai il gemellaggio era definitivamente rotto ead aumentare ancor di più la frattura contribuisce,nel dopopartita, la carica degli atalantini ai Cucslungo il tragitto verso i loro pullman.In trasferta la squadra di Sonetti desta moltepreoccupazioni; dopo il 5 a 1 subito a Torino dal-la Juve, due settimane dopo, a Firenze, nella por-ta di Benevelli finisce un’altra cinquina. Primaancora della fine della partita, i cinquecento ber-gamaschi che hanno seguito Magrin e compagniin riva all’Arno, danno vita ad una contestazionecon cori contro il presidente Bortolotti. E dire chela giornata era iniziata all’insegna dell’amiciziacon un giro di campo insieme ai tifosi viola; ungesto che di fatto segnava l’inizio di un legame(tra gli ultrà atalantini il termine gemellaggio èsempre oggetto di lunghe e animate discussioni)con la curva Fiesole. «Non era un gemellaggio vero eproprio - spiega Leo -, era un’amicizia che aveva avu-to i primi accenni nel 1978/79 per via della comunerivalità con i genoani, e che poi, all’inizio del campio-nato 1984/85 venne rilanciata sfruttando anche uncontatto che avevo a livello personale da circa un annocon un ragazzo delle Brigate Viola, amicizia che poi siera allargata ad altri che erano stati coinvolti, e chevenne sancita con il giro di campo insieme in occasio-ne della prima partita tra Atalanta e Fiorentina che sidisputò, appunto, il 21 settembre».Se nel match casalingo con la Cremonese (14ottobre), si registra nei pressi della stazione una

24/9/84 - Juventus-Atalanta - Dopo sei anni si ritorna in trasferta in serie A; sono oltre 2000 i bergamaschi al seguito al vecchio Comunale di Torino

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solo una breve sassaiola contro i duecento sup-porters grigiorossi giunti a Bergamo, ad Udine (11novembre), invece, i bergamaschi compiono unavera e propria incursione nella curva di casa.«Durante il secondo tempo - racconta Pluto - ci accor-gemmo che lo striscione degli Sbandati, attaccato incima alla curva, era sparito; trascorso qualche minutolo striscione rubato riapparve, esposto come “trofeo diguerra”, nel settore degli ultrà di casa. Non ci pen-sammo due volte: quando mancavano circa quindiciminuti alla fine della partita una trentina di noi uscìdallo stadio e puntò dritto verso la curva friulana.Entrammo nella Nord di corsa, decisi, e subito nelmezzo degli ultrà bianconeri ci fu un fuggi-fuggi e siaprì un vuoto proprio al centro della curva. Non ci fupraticamente quasi neanche un contatto fisico, gli udi-

nesi erano scappati. Lo striscione degli Sbandati, inve-ce, era ancora lì sugli scalini; ce lo riprendemmo, insie-me ad un tamburo come omaggio, e ritornammo tran-quillamente in curva Sud».L’incursione bergamasca, ovviamente, trova spa-zio (limitato) su Il Messaggero Veneto, il principa-le quotidiano friulano: «C’è stato un po’ di trambu-sto quando un gruppo di tifosi bianconeri ha strappatouno striscione bergamasco. Allora è partito subito unplotoncino, diretto verso la curva Nord. È intervenutain tempo la polizia (all’interno della curva), presen-te con reparti ingenti che ha bloccato tre giovani ata-lantini procedendo alla loro identificazione».Sono molto ricche le cronache dei fatti a marginedella gara interna con l’Avellino (25 novembre).Una partita incredibile: in vantaggio per 3 a 0, aventi minuti dal termine gli irpini prima accorcia-no le distanze al 68’, poi al 75’ beneficiano di unrigore inesistente. Arbitro dell’incontro è quelRosario Lo Bello che l’ultima volta che aveva arbi-trato al Comunale, era l’11 settembre 77, se ne eradovuto andare nascosto in una campagnola deicarabinieri; stavolta la fa ancora più grossa e infat-ti lascia Bergamo a bordo di un cellulare dellapolizia. La rabbia degli ultrà neroblu scoppia,quindi, dopo il rigore assegnato all’Avellino edaumenta quando, sette minuti dopo (all’82’),Colombo segna il tre pari. Mentre i giocatori dis-putano gli ultimi minuti di gara, dalla Nord ungruppo di atalantini cerca di invadere il camposcuotendo violentemente la rete di recinzione. In questo frangente accade, sotto gli occhi dimigliaia di persone, una delle scene più impres-sionanti che si siano mai viste al Comunale; men-tre cerca di arrampicarsi sulla rete metallica che

11/11/84Udinese-Atalanta

Alcune fasi dell’incursionenella curva friulana

da parte degli ultrà bergamaschiper recuperare lo striscione

degli Sbandati

11/11/84Udinese-AtalantaIl settore occupatodai bergamaschi;

si noti in altoa sinistra lo striscionedegli Sbandati che,

durante il secondo tempo,verrà trafugato

di nascosto dagli udinesi

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separa dal terreno di gioco, il Jack, un noto tifosodella Nord, perde l’equilibrio e resta attaccato allarecinzione (allora era a maglie a forma di rombi)solo con il dito indice della mano sinistra cheperò non regge al peso del giovane e si stacca dinetto. Mentre il Jack viene soccorso da altri spetta-tori, un volontario della Croce Rossa provvedevaal recupero del dito staccatosi, ma i tentativi daparte dei medici dei Riuniti di riattaccare l’arto sirivelavano inutili. Intanto, al termine della partita, la violenta conte-stazione si sposta all’esterno dove un gruppo dicirca duecento tifosi, costringe la terna arbitrale arestare chiusa negli spogliatoi per più di un’ora,prima di lasciare il Comunale su un cellulare del-la polizia. Nel frattempo un auto della Rai venivaprima rovesciata e poi addirittura capovolta men-tre sul piazzale della Sud gli scontri con le forzedell’ordine continueranno per circa due ore. Quando le tifoserie di Atalanta e Toro si affronta-no, neanche lo spirito di pace che porta con sé ilNatale riesce a placare gli animi; ed infatti, no-nostante siamo alla antivigilia della festa più sen-tita dell’anno e sebbene le Bna abbiamo prean-nunciato con un volantino di voler “violentare” itifosi granata unicamente con un tifo eccezionale,gli incidenti non mancano. Anche se di tonominore rispetto al passato (la questura di Berga-mo aveva predisposto una gigantesca operazionedi controllo), i tafferugli, dopo un tentativo dicarica da parte di ultrà bergamaschi al corteoavversario nei pressi del palazzetto dello sport,scoppiano sul treno nel viaggio di ritorno.

«Alla stazione ferroviaria di Verdello - riportavano lecronache - i cinquecento tifosi granata, provocati daun gruppo di atalantini che era alla stazione, sono sce-si dal treno e hanno cominciato a raccogliere pietredalla massicciata ferroviaria scagliandole contro il fab-bricato della stazione. Hanno sfasciato sei vetrate, oltrealle vetrine di due bar sulla piazza antistante. Nelbilancio delle forze dell’ordine figurano dieci torinistidenunciati, un tifoso granata arrestato per porto abusi-vo di un coltello e il rinvenimento alla stazione di Ber-gamo di venti mazze ferrate e venti spranghe abban-donate precipitosamente dagli ultrà del Toro».La squadra gira bene e alla fine del girone d’anda-ta, alla penultima giornata, Magrin e compagnifanno visita al sorprende Verona di OsvaldoBagnoli, capolista del campionato.

25/11/84Atalanta-AvellinoDurante l’assedioall’arbitro Lo Bello,un’auto della Raiviene capottata

6/1/85 - Verona-Atalanta - Nonostante il freddo polare (-5°) al Bentegodi ci sono quasi 5000 atalantini

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Nonostante il freddo polare che fa piombare lacolonnina di mercurio a -5° al Bentegodi la pre-senza bergamasca è veramente massiccia: sonoinfatti circa cinquemila gli atalantini giunti in rivaall’Adige a bordo di una quarantina di pullman edi centinaia di auto. È un inverno gelido, siamo al6 gennaio. Una settimana dopo a Bergamo, con laSampdoria, la temperatura non sale (ancora -5°)e addirittura il 27 gennaio a freddo e gelo siaggiunge un’abbondante nevicata che mette arischio la partitissima con la Juventus. Decine ditifosi si mobilitano e tra sabato e domenica matti-na riescono a spalare in tempo i 40 cm. di mantobianco che avevano ricoperto campo e gradinate. Dal freddo di Bergamo, si passa al “caldo” climadi Roma; è il 10 febbraio e per la prima volta dopo

la rottura del gemellaggio si va in casa dei giallo-rossi. L’attesa di capire come si comporteranno iCucs è molto forte, anche perché nel frattempocoloro che avevano costruito il gemellaggio aveva-no cercato di ricucire la ferita tra le due tifoserie.Da Bergamo partono in un centinaio. Già durante la partita, la curiosità di vedere l’at-teggiamento che avrebbe tenuto la Sud dell’Olim-pico viene soddisfatta: i frequenti cori ostili controgli atalantini fanno da presagio agli scontri deldopo partita quando i romanisti fanno partire unasassaiola al corteo dei supporters nerazzurri. Ma ciò che amareggia e fa incazzare ancora di più,soprattutto i responsabili delle Brigate, è che inprima fila ad attaccare i bergamaschi ci sono pro-prio i rappresentanti dei Cucs con cui c’era statoun forte legame e con i quali si era cercato di rin-saldare il gemellaggio. «Secondo quanto riferito da alcuni spettatori - scrive-va Il Messaggero di Roma - i giovani sostenitori ata-lantini, fatti oggetto a un lancio di arance, hannoimpugnato bastoni e catene mentre la polizia affronta-va i tifosi romanisti; il bilancio: un ultrà giallorossocolpito alla testa da una bottiglia, un agente di poliziaferito da un sasso e un diciassettenne romano arresta-to per aver lanciato pietre ad una volante».Anche la trasferta seguente, a Cremona (24 feb-braio) fa registrare qualche scintilla durante l’in-

10/2/85Roma-AtalantaIl gruppo di un centinaio di atalantini arroccatonella parte alta della curva Nord dell’Olimpico

10/2/85Roma-Atalanta

Il gruppettodi bergamaschi

si fa notare,nell’enorme

stadio Olimpico,con una torciata

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tervallo quando nella curva ospiti, gremita di ber-gamaschi, la celere interviene, per ignoti motivi,con una carica, fermando poi undici tifosi neroblu.I positivi risultati della squadra di Sonetti, intan-to, caricano ulteriormente i tifosi della Nord.In questo clima di entusiasmo le Brigate decidonodi fare qualcosa di sensazionale: è il periodo in cuinegli stadi italiani vanno di moda i grandi ban-dieroni copricurva, come ad esempio quelli deidoriani, dei granata, dei veronesi, degli ascolani.Bandieroni che hanno costi altissimi e che la mag-gior parte, o forse tutte, le tifoserie hanno risoltofacendoseli sponsorizzare.A Bergamo, invece, nessuno pensa a mettere ilmarchio di una qualsiasi ditta sul nome dellaNord, ma il sogno di vedere tutta la curva a strisceneroblu è troppo forte.«Facemmo diverse riunioni al bar Valente in via Piten-tino che, dopo la separazione dell’Armata, era diventa-to il ritrovo delle Bna - spiegano Eros e Leo -. A costodi grossi sacrifici sia organizzativi che economici cilanciammo nell’impresa di realizzare la più grandebandiera mai vista al Comunale; distribuimmo diversipezzi da cucire un po’ qua e là, poi concentrammo leoperazioni di assemblaggio finale nel laboratorio tessi-le dello zio dello Stroppa a Gorlago». La prima versione del bandierone, che non com-prende i parterre, viene così inaugurata, tra l’emo-zione generale, dopo settimane di lavoro e unaspesa di sola stoffa di oltre quattro milioni di lire,il 28 aprile in occasione della partitissima con ilMilan. È un vero successo anche se già alla primauscita emergono grosse difficoltà nel coordinarelo “srotolamento” e di fatti si apre un taglio pittu-

sto lungo (per restare, purtroppo, in tema di“tagli”, a fine partita i milanisti accoltellano alfianco un ventunenne di Carobbio degli Angeliche ha rischiato di perdere un rene).Pochi mesi dopo gli strappi e perfino una grossabruciatura per un tentativo di incendio durante unconcerto allo stadio, impresa facile visto che ilbandierone era ammassato in un magazzino sottola Nord, ma aperto sul soffitto, costringono iragazzi delle Bna ad un importante intervento diriparazione. «Considerato che già dovevamo metterciabbondantemente mano - racconta Eros - decidemmodi raddoppiarlo in larghezza in modo da coprire anchei parterre, arrivando così ad una misura di tredicimetri per 118. Come per il primo pezzo, facemmo cuci-re i vari pezzi a diverse persone, per poi unire il tuttonel garage del Roby Pessina».

24/2/85Cremonese-AtalantaI celerini, senza un motivoapparente, scatenano unacarica nella curvaatalantina durante l’intervallo

8/4/85 - Atalanta-Milan - Dopo settimane di lavoro, finalmente si inaugura il bandierone della Nord

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Il ritorno in serie A, inoltre, per-mette di poter riaffrontare, dopocinque anni, tifoserie notoria-mente ostiche, ma stavolta inmodo più sfrontato, soprattuttoin trasferta. Stadi che un tempoerano tabù per i bergamaschi,come il Comunale di Torino,sponda granata, ora, invece, ven-gono visti come occasione dirivincita. E questa opportunità capita, il 5maggio, terzultima giornata delcampionato. «Eravamo veramentedecisi - ricorda il Baffo - eravamocirca trecento e avevamo portatonumerose aste arancioni pronti acaricare i granata. La polizia era in

agitazione per questa partita a fortissimo rischio inci-denti ed infatti ci bloccò per circa un’ora e mezza alcasello dell’autostrada così entrammo in curva Filadel-fia addirittura al ventesimo del primo tempo». E dei momenti di tensione in effetti si registranoal termine dell’incontro quando, come riportaval’Ansa, «un torinese di 58 anni, veniva raggiunto alvolto da una bottiglia lanciata da un passeggero di unpullman di tifosi bergamaschi. A seguito di questo epi-sodio gli occupanti dell’autobus venivano tutti identifi-cati dalla polizia».

5/5/85Torino-AtalantaPer la prima voltagli ultrà atalantinisi presentano decisi

in casa del Toro

5/5/85 - Torino-Atalanta - I bergamaschi in curva Filadelfia: ormai anche il tabù granata è sfatato

5/5/85 - Torino-Atalanta - Una trasferta “preparata”:decine le aste arancioni portate al seguito

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Diecimila veronesi a Bergamoper festeggiare lo scudetto

Se la penultima di campionato per l’Atalantanon riveste particolare importanza se non

l’obiettivo di stabilire il nuovo record di punti inserie A, per il Verona la partita al Comunale èsemplicemente storica: può segnare, infatti, laconquista del primo scudetto della storia giallo-blu. E a Bergamo dal Veneto calano in oltre dieci-mila. Come si può immaginare la tensione è altis-sima fin dalla tarda mattinata. «Incidenti e scontri -riportavano le cronache - si sono verificati fra tifosidelle due fazioni: venticinque persone sono rimastecontuse, escoriate o ferite leggermente. Una ventina diautomobili con targa Verona hanno subito danni aifinestrini e ai vetri, quattro pullman di tifosi veronesisono stati colpiti a sassate. Un’auto bergamasca hainavvertitamente investito in via Codussi un gruppo ditifosi veronesi: ma non ci sono stati feriti.Incidenti sono avvenuti prima, durante e dopo la par-tita. In mattinata già dieci persone si erano fatte medi-care al pronto soccorso per lievi lesioni alla testa o perstato confusionale. Poi ci sono stati i tafferugli dopo ilgol del pareggio atalantino, in curva Sud (scontri traveronesi e bergamaschi e successiva decisa carica dellacelere) con quattordici contusi, e gli incidenti fuoridallo stadio. Fra i feriti del dopopartita figurano unbergamasco di 35 anni colpito alla testa da una botti-gliata e un vigile urbano raggiunto da un colpo dispranga vibrato da un tifoso veronese». Alcuni gior-

nali, come al solito, ne approfittano per strumen-talizzare i fatti enfatizzando al massimo la crona-ca degli avvenimenti con notizie false. In partico-lare il Corriere dello Sport, con il suo inviatoFabio Monti, brilla in questa speciale classifica didemenza giornalistica. A leggere l’articolo delquotidiano romano riguardo agli incidenti, sem-bra addirittura che Bergamo sia stata messa a fer-ro e fuoco; parla infatti di «novanta feriti, di cui tregravi» moltiplicando così per tre i dati ufficiali(che comprendono anche coloro che si sono fattimedicare perché ubriachi fradici o per semplicimalori) e segnala qualcosa come «un centinaio diauto veronesi distrutte sot-to un fitto lancio di lattinedi Coca Cola» (mah ...).Non è finita, perché ilMonti nel suo articoloriferisce anche di «furi-bonde risse nel pieno cen-tro città dove i sostenitorigialloblu sono stati aggre-diti e selvaggiamente pic-chiati» arrivando perfinoa descrivere Bergamocome «una città sconvoltaper otto ore da episodi diguerriglia urbana”. Insomma agli incidenti,veri, il Corriere delloSport ci ha messo un po’di condimento…

12/5/85 - Atalanta-Verona - Coreografia della Nord per l’ultima partita interna, che assegnerà lo scudetto ai gialloblu

12/5/85 Atalanta-VeronaUna fase degli scontritra ultrà veronesie atalantinidella curva Sud

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A fine stagione debuttano “I Ragazzi della Nord”

Dopo la costituzione deiWild Kaos il panorama

della Nord vede la presenza deidue gruppi portanti, Brigate eWka, e degli Sbandati. In questoquadro si inserisce alla fine delcampionato una novità: allapenultima partita casalinga, il28 aprile con il Milan, debutta,oltre al grande bandierone checopre tutta la curva, anche il pic-colo striscione degli Rdn, ovveroi Ragazzi della Nord.

«È stata un’idea di mio fratello Dante - ricorda Gian-marino Botta, uno dei fondatori con un passatoanche nei Commandos - a cui io ho aderito anche

perché avevo avuto dei problemi di rapporti all’internodelle Brigate, gruppo a cui appartenevo. La nostraintenzione era di fare un gruppetto più che altro diamici; all’iniziativa aderirono subito il Gigi “Lucerto-la”, il Lazzaroni e la Luisa, che poi, fra l’altro cinqueanni dopo diventerà mia moglie. Con l’avvio del cam-pionato seguente, riuscimmo a trovare nuovi aderentitra cui lo “Spalla” (anche lui ex Commandos), suo fra-tello Angelo e i fratelli Mario e Paolo Mazzoleni, quel-li che oggi arbitrano in serie A e in serie C». Come postazione allo stadio i Ragazzi della Nordvanno ad occupare la balconata alla destra (guar-dando la curva dal campo) dei Kaos. «Si trattò qua-si di un’occupazione - rammenta Gianmarino - per-ché in quel posto attaccava lo striscione il club Amicidi Cisano. Le prime volte ci furono animate discussio-ni, tanto che una volta ci mancò poco che venissi allemani con il Giulio Panza, uno dei responsabili del clubdi Cisano, poi grazie anche all’appoggio delle Brigateriuscimmo a raggiungere un accordo».

28/4/85Atalanta-MilanAlla penultima

di campionato debuttanocon il loro striscione,

sulla balconataalla sinistra dei Kaos,i Ragazzi della Nord

1984/85Uno dei primi adesividei Ragazzi della Nord

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La soluzione viene trovata lasciando attaccato lostriscione degli Rdn in balconata, mentre quellodi Cisano viene steso davanti e un po’ più in bas-so, tirato con delle corde tra un parterre e l’altro. Ilgruppo si organizza e già dalleprime partite della nuova stagio-ne riesce a dotarsi di tre tamburi;con i primi soldi ricavati dallavendita di sciarpe e adesivi, chegli Rdn iniziano subito a produr-re, infatti ne vengono acquistatidue usati, mentre il terzo, quellomarrone, «l’avevamo fregato agliudinesi nel corso dell’incursione cheavevamo fatto nella loro curva perriprendere lo striscione degli Sban-dati», precisa Gianmarino. Perquanto riguarda le trasferte,invece, i Ragazzi si avvalgono deipullman delle Brigate non aven-do i numeri per organizzarneuno proprio. «Durante le riunioni- spiega Gigi Lucertola - che tene-vamo in un bar di via Suardi, sidecideva il materiale, studiando lebozze degli adesivi e delle sciarpe,oltre a eventuali iniziative da tenere in curva la dome-nica, ma soprattutto era l’occasione per restare tra ami-ci e parlare di Atalanta». Il gruppo si mantiene sta-

bile fino alla fine del campionato 1987/88, quan-do, nonostante l’entusiasmante cavalcata in Euro-pa e la promozione in serie A, gli Rdn decidono disciogliersi.

8/12/85 - Atalanta-Udinese - Gli Rdn si organizzano: eccoli con la loro prima sciarpa

22/11/87 - Atalanta-Padova - Tra gli Rdn anche i giovanissimi fratelliPaolo e Mario Mazzoleni (nella foto con i giubbini verdi): da ultràad arbitri di serie C (Paolo) e A (Mario)

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La squadra di Sonetti centra una salvezza tran-quilla e arriva ad un passo dalla zona Uefa. È

questo il risultato di una stagione iniziata con unorganico rinnovato. Lo svedese Lars Larsson vienescaricato dopo un campionato deludente e se tor-na al Malmoe. Intanto proprio in questa stagioneentra in vigore lo svincolo totale dei giocatori.Una legge che avrà effetti devastanti sul calcio e

che consentirà ai calciatori, omeglio ai loro procuratori, ditrattare direttamente con lesocietà. Risultato: gli ingaggivanno alle stelle, mentre alcunesocietà rischiano il fallimento.Tra queste il Palermo, esclusodal campionato di B, e, caso piùclamoroso, il Milan che però allafine si salva.In questa nuova realtà l’Atalanta,alle prese con il calciomercato, simuove con prudenza. Se ne van-no alla Juve Marco Pacione eRoberto Soldà (lasciato per un

anno ancora a Bergamo in prestito) in cambio diCesare Prandelli e Bruno Limido. Lascia la Deaanche Andrea Agostinelli, mentre arrivano AldoCantarutti dall’Ascoli e Fulvio Simonini dalla Vire-scit, nel frattempo salita in C1. Bortolotti punta anche al brasiliano della RomaCerezo, ma il presidente giallorosso Dino Violabeffa i dirigenti nerazzurri e alla fine non se ne faniente. Arriva anche Johannes Peters dal Genoamentre resta Roberto Donadoni che firma per treanni. I bergamaschi iniziano fiduciosi la stagione,

ma la prima di campionato è un disastro: la Romaviene a Bergamo e vince 2-1. Viola in tribuna siprende i fischi dei tifosi che non hanno dimenti-cato l’affare Cerezo. L’Atalanta si rifà la domenicasuccessiva battendo nientemeno che l’Inter diRummenigge. Segnano Cantarutti e Peters con ungol da manuale. È delirio per il trentunenne olan-dese. A riportare i tifosi bergamaschi sulla terra cipensa invece Maradona che trascina il Napoli allavittoria. Sonetti è scontento della squadra eannuncia una mezza rivoluzione. Non fa però i conti con una Juve che corre comeun treno e che realizza cinque vittorie consecutive:la quinta è proprio quella sull’Atalanta. A questopunto ci vuole qualcuno che tiri fuori da questabrutta situazione la squadra. Risposta: RobertoDonadoni da Cisano Bergamasco. Guidati dal loro fantasista i nerazzurri infilanouna striscia positiva che si arresta però ad Avellinodove giocano la loro peggior partita del campio-nato. Manca l’aggressività, la difesa tiene bene, mal’attacco non segna. La prima parte della stagionesi chiude con l’Atalanta a 13 punti e un po’ di mal-contento generale. Si riparte e arriva subito l’occasione del rilancio aidanni dell’Inter. A San Siro va in scena la presta-zione più bella dell’Atalanta di quest’anno. Vince-rà 3-1 con doppietta di Simonini (tra l’altro il suoè il gol 1100 dell’Atalanta in serie A) e rete su rigo-

Che vittorie a Veronae a San Siro con l’Inter!

CAMPIONATO1985/86

ATALANTA ROMA 1-2 0-4ATALANTA INTER 2-1 3-1NAPOLI ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA PISA 1-2 1-1JUVENTUS ATALANTA 2-0 0-0ATALANTA LECCE 3-1 1-2SAMPDORIA ATALANTA 0-0 1-2ATALANTA FIORENTINA 0-0 0-0COMO ATALANTA 0-2 1-1BARI ATALANTA 0-0 0-0ATALANTA VERONA 0-0 3-0AVELLINO ATALANTA 1-0 0-2ATALANTA UDINESE 1-1 0-1TORINO ATALANTA 0-0 2-2ATALANTA MILAN 1-1 1-1

R I S U L T A T I A R

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che dopo ogni gol va a festeggiare sotto la curvadegli ultrà atalantini. Ma c’è un altro protagonistaed è Donadoni sempre più prezioso nell’Atalantacome nell’Under 21. Le grandi squadre si sonoaccorte di lui e sono iniziati i tormentoni: doveandrà “ol Donadù”? Alla Juve? Alla Roma? AlMilan? Per ora l’Atalanta se lo tiene ben stretto.Altra vittoria importante è quella sull’Avellino con

un 2-0 firmato Stromberg, è la sua pri-ma doppietta italiana. Ma bisognaguardare anche la classifica: l’Atalantasi è tolta dalla zona retrocessione e sitrova addirittura a due punti dallazona Uefa. Ma non ce la farà a stacca-re il biglietto per l’Europa: sulla suastrada trova l’Udinese che la batte e ilTorino che la costringe al pareggio. Il campionato si ferma il 27 aprile perconsentire alla Nazionale la prepara-zione ai Mondiali del Messico. L’Ata-lanta riesce comunque a battere ilrecord dell’anno precedente chiuden-do il campionato a 29 punti. Per lacronaca lo scudetto ritornerà sulle

maglie bianconere grazie anche ad un clamorososcivolone della Roma che la penultima giornataperde 3-2 con il Lecce fanalino di coda della clas-sifica. La Juve spietata batte il Milan a Torino emette le mani sul ventunesimo tricolore.

re di Soldà. Solo nel finale Rummenigge segna ilgol della bandiera. Si continua e ritorna Marado-na, ma stavolta Osti, aiutato da tutta la squadra, loferma: 0-0 il risultato grazie anche a Garella chepara l’impossibile. Stesso risultato anche con laJuve che ha appena vinto a Tokio la coppa Inter-continentale: come l’anno precedente una nevica-ta mette a rischio l’incontro con i bianconeri, magli spalatori lavoreranno tutta lanotte per far giocare le due squadrela domenica pomeriggio. L’Atalanta gioca bene ma non riescead andare più in là del pareggio coni neo campioni del mondo. Intanto la corsa salvezza si fa sem-pre più rischiosa per l’Atalanta che èquintultima alla pari con il Como.La svolta arriva con la Sampdoria aBergamo: finalmente l’Atalantariesce a sfatare il tabù del Comuna-le e a vincere contro una delle squa-dre che l’avevano sempre fatta sof-frire. Artefice del successo, MarinoMagrin che in dieci minuti con duereti piega i liguri. La stagione procede con piccolipassi e qualche acuto. Tra i più belli senza dubbioquello di Verona contro i campioni d’Italia in cari-ca. L’Atalanta vince 3-0: risultato inappellabile rag-giunto grazie alla tripletta fantastica di Cantarutti

C L A S S I F I C A

JUVENTUS 45ROMA 41NAPOLI 39FIORENTINA 33TORINO 33INTER 32MILAN 31ATALANTA 29COMO 29VERONA 28SAMPDORIA 27AVELLINO 27UDINESE 25PISA 23BARI 22LECCE 16

Il “piccolo” grande Fulvio Simoninirifila una doppietta all’Inter

a San Siro ed entra nella leggenda

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Per la cessione di Donadoni scattala contestazione alla società

Per i tifosi atalantini non c’è neanche il tem-po di riprendersi dalla pausa estiva che subi-

to il calendario del campionato presenta al Comu-nale una delle partite più sentite della stagione: aBergamo, infatti, l’8 settembre 85 arriva la Romache, a distanza di un anno dalla rottura del gemel-laggio, è diventata una delle squadre più odiate incurva Nord. La questura, per cercare di arginare inumerosi incidenti che sempre più spesso “scal-dano” le partite interne dell’Atalanta, corre ai ripa-ri vietando il parcheggio delle auto nei piazzaliantistanti la curva Nord e la curva Sud in modo siada permettere un deflusso degli spettatori piùveloce, che di tenere più facilmente sotto control-lo tutta la zona.Il divieto di sosta intorno al Comunale, in unapartita a rischio come quella con la Roma dà i suoieffetti. Salvo una carica della celere in viale GiulioCesare ad un gruppo di atalantini che stava “pun-tando” al corteo dei romanisti (vengono fermatied identificati diciassette ultrà nerazzurri), non siregistrano particolari incidenti. Prima della parti-ta, però, la polizia aveva trovato, nascosti in alcu-ne vie adiacenti lo stadio, dodici sacchi della spaz-zatura pieni di sassi e cubetti di porfido e avevabloccato un diciassettenne romano, in possesso diun coltello. Se alla prima giornata il calendario offriva laRoma, alla seconda partita casalinga l’atmosfera

non cambia. Il 16 settembre, infatti, arrivano gliinteristi. Sia prima che dopo la partita non si veri-ficano intemperanze, anche perché va registrata lapresenza di ben quattrocento agenti di celere ecarabinieri che impediscono alle due tifoserie divenire a contatto. Nel bilancio della giornata, peròsi annotano due interisti denunciati perché trova-ti in possesso di un coltello e una decina di fer-mati (cinque per parte) per accertamenti.Alla terza partita al Comunale (29 settembre)spunta un’altra novità: viene stabilito il divieto divendere alcolici allo stadio. A mandare fuori ditesta (in senso negativo!) i tifosi bergamaschi cipensano però Magrin e compagni che con il Pisadisputano l’ennesima squallida prestazione edescono sconfitti per 2 a 1. Quella con i toscani è così la terza sconfitta inquattro giornate e in curva Nord si fa spazio lacontestazione ai giocatori e al presidente a cui èdedicato lo striscione “Bortolotti ripara ad ottobregli errori di luglio” con evidente riferimento allacampagna acquisti estiva. La squadra, dopo lasconfitta di Torino con la Juve, inizia a riprender-si e con essa anche l’entusiasmo della tifoseria. Il3 novembre sono ben cinquemila i bergamaschiche seguono l’Atalanta a Como spingendola, conun calorosissimo tifo, alla prima vittoria esternadella stagione. Come vuole la tradizione, anche in questo cam-pionato la sfida con il Verona porta con sé un’al-tissima tensione tra le due tifoserie. Quando arrivano i supporters gialloblu a Berga-mo (24 novembre) gli ultrà atalantini si fanno

3/1185Como-Atalanta5000 atalantiniinvadono Como;nella foto, le Bnain corteo verso

lo stadio Senigalia

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notare. «I primi incidenti - scrivevano i quotidianicittadini - si verificavano verso le 13 nei pressi dellostadio dove, per scongiurare i tafferugli tra le due oppo-ste fazioni, le forze dell’ordine compivano alcune cari-che di alleggerimento e alcuni fermi sia da una parteche dall’altra. Altri scontri - continuava la cronaca -tra tifosi si registravano alla fine della partita sia nelleadiacenze del Comunale che in altre zone della città,perfino sul Sentierone dove erano costretti ad interve-nire anche i vigili urbani. L’episodio più grave si veri-ficava mentre ingenti forze di polizia e carabinieri sta-vano scortando ai pullman parcheggiati in via Codus-si il corteo di circa ottocento veronesi; improvvisamen-te, nei pressi del palazzetto dello sport un folto gruppodi ultrà neroblu faceva partire una fitta sassaiola».Da una tradizione all’altra. Tre settimane dopo, èil 15 dicembre, l’Atalanta affronta fuori casa ilToro. La profonda rivalità con i granata viene fuo-ri nel dopopartita quando, in corso Agnelli, ata-lantini e torinisti si affrontano a viso aperto; ilcontatto c’è, anche se breve per l’intervento dellapolizia.La sequenza di incidenti in questa stagione è lun-ghissima e non si ferma neanche in prossimità delNatale. Il 22 dicembre, infatti, con l’arrivo a Ber-gamo dei milanisti si allunga l’elenco dei denun-ciati e dei feriti; durante il percorso dalla stazioneallo stadio vengono fermati e portati in questurasei rossoneri e quattro nerazzurri, mentre, a segui-to di alcuni tafferugli nella zona dello stadio,quindici persone sono costrette a farsi medicare alpronto soccorso dello stadio e un giovane di Moz-zo viene trasportato all’Ospedale perché colpito in

testa da una bottiglia. Al termine della gara, anco-ra tentativi di carica da parte degli ultrà della Nordal corteo milanista ed in questa occasione due gio-vani bergamaschi vengono bloccati e denunciati apiede libero. Dopo la gioia per aver espugnato San Siro in casadell’Inter addirittura per 3 a 1 (storica doppiettadi Fulvio Simonini), gioia assaporata in diretta dacirca duemila atalantini presenti allo stadio Meaz-za (12 gennaio 86), l’entusiasmo intorno allasquadra cresce come dimostrano le quasi quaran-tamila presenze al Comunale in occasione dellasfida con un’altra grande, la Juve (10 febbraio).All’ingresso dei giocatori in campo la Nord offreuno spettacolo mai visto prima: quando viene sro-

9/2/86 - Atalanta-Juventus - Uno straordinario effetto in curva Nord: il bandierone gonfiato dal vento si trasforma in un gigantesco tunnel neroblu

9/2/86Atalanta-JuventusUn particolare del“tunnel della Nord”:da brividi alzaregli occhi e vedereun cielo nerazzurro

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tolato l’enorme bandierone che copre tutta la cur-va, il vento gelido che scende dalla Maresana gon-fia il serpentone neroblu fino a creare una sorta digalleria. Visto dall’esterno, come si può ammirare nellefoto, lo scenario è eccezionale, ma per chi sta sot-to a questo incredibile e lunghissimo “tunnel”

nerazzurro, è veramente da brividi. Bandierone aparte, con la gara con i bianconeri tornano anchei movimentati dopopartita; sul finire dell’incontroun gruppo di ultrà atalantini entra in curva Sud escoppiano i tafferugli. Rimangono feriti, colpiti da un lancio di oggetti,due juventini, mentre durante il percorso verso iparcheggi dei pullman i supporters neroblu cerca-no più volte di venire a contatto con i rivali bian-coneri. Diversi tifosi sono accompagnati in que-stura (tre vengono denunciati); a questi vannoaggiunti anche un coniglio bianco e i suoi due“proprietari”, due giovani atalantini, che, dopoaverlo dipinto a strisce nere, lo avevano fattoentrare in campo, prima della partita, con al collouna sciarpa juventina. I due bergamaschi e il loro coniglio, fermati sulterreno di gioco dalle forze dell’ordine, poi sonostati costretti ad assistere all’incontro per radio dauna stanza degli uffici della questura. Intanto la squadra si è ormai ripresa dalla parten-za difficile e continua a regalare soddisfazioni allatifoseria bergamasca; la quale, però, comincia apreoccuparsi, viste le insistenti voci di cessione diDonadoni e quella già stabilita di Soldà. Ecco che nella seconda parte del campionato ini-zia una nuova contestazione alla società, rea di

9/2/86Atalanta-JuventusDue ultrà della Nord

sotto la Sud a mostrareagli juventini

un coniglio bianconero

16/3/86 - Atalanta-Bari - Primi accenni di contestazione alla società per la cessione di Donadoni

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non cercare il salto di qualità verso obiettivi piùambiti, come la Uefa. I primi segnali si vedono inoccasione di Atalanta-Como (9 marzo), quandoal Comunale si vedono due striscioni, uno inNord, “Resta con noi magico Donadoni”, ed unaltro in gradinata, “Bortolotti occhio, Donadoni ènostro”. Quindici giorni dopo, nella partita inter-na con il Bari, la contestazione continua con glistriscioni “Bortolotti attento tanto prendi tantospendi” e “Juve, compra Bortolotti” esposti nelsettore delle Brigate per poi diventare decisamen-te più dura nella gara con l’Avellino (6 aprile)quando i gruppi della Nord, attaccano con cori estriscioni non solo la società, ma anche la stampalocale e il club Amici. In un volantino distribuito prima dell’incontro,Bna, Wka, Sbandati e Rdn, oltre ad invitare il pre-sidente ad un incontro faccia a faccia, dopo la par-tita, fuori dalla tribuna, «per chiarire a noi “meloni”e a tutti i tifosi nerazzurri il futuro dell’Atalanta» sol-lecitano la società «a costruire per il prossimo announa squadra competitiva che punti a qualcosa di piùdella solita salvezza». «Non chiediamo al presidente - continuava il volan-

tino - di spendere diecimiliardi, gli chiediamodi non cedere i giocatorivalidi rifiutando le tenta-zioni degli squadroni:basta con gli scambi fragrandi giocatori e sempli-ci speranze». Nel mirino della Nordci finiscono anche igiornalisti bergama-schi accusati di men-zionare la curva «soloquando causa le multe» eil club Amici a cui siribatte alle continuecritiche nei confrontidella Nord denuncian-do che «mentre i nostrisoldi si vedono ognidomenica dove vengonospesi (carta, bandierone,coreografie ecc.), i vostrisi… intuiscono al giovedì

6/4/86 - Atalanta-Avellino - Esplode la contestazione in curva Nord contro la società accusata di voler smantellare la squadra cedendo i giocatori più forti

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16/3/86 - Atalanta-AvellinoI gruppi della Nord distribuiscono un volantinoin cui spiegano i motivi della protesta

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(giorno della rubrica su L’Eco) con i risultati dellevarie gare (briscola, scopa, boccette ecc.)».La contestazione (che il solito Gnecchi sbeffeggiadefinendola “mini”), comunque, coglie nel segno:se da un lato il presidente Cesare Bortolotti sidichiara «pronto, anzi prontissimo a parlare con i tifo-si della Nord, ma non in piazza, e solo con una dele-gazione», il patron Achille, invece, prende il toroper le corna e accetta il confronto. E così un’oradopo il termine della gara, all’esterno della tribu-na, incontra gli ultrà e, sotto gli occhi vigili delleforze dell’ordine, spiega le proprie ragioni e ascol-ta quelle dei sostenitori. Un colloquio franco, ma da veri amanti dell’Ata-

lanta, lo definisce chi vi ha partecipato (per la cro-naca il “vertice” tra il presidente Cesare e la dele-gazione della Nord non avrà mai luogo). Ci si avvia verso la fine del campionato, ma primadi mettere in archivio anche questa stagione nonmancano le occasioni per la tifoseria bergamascadi balzare agli onori della cronaca. Ad Udine (13 aprile), infatti, i trecento atalantinipresenti allo stadio Friuli, memori anche delloscherzetto dello striscione fregato l’anno prima,per tutta la partita provocano i tifosi locali, quin-di, nel secondo tempo scatenano una furibondarissa con i carabinieri nella curva ospiti e, all’ester-no, vengono alle mani con dei sostenitori bianco-neri (tre atalantini vengono arrestati). E dire che latrasferta in Friuli era iniziata veramente bene,all’insegna del “Bacco, tabacco e Venere”. Se il vino e fumo, anche in quantità industriali,non erano una novità, sul fronte “Venere”, invece,era praticamente stata sempre calma piatta. Allapartenza per Udine, stavolta, si presenta ancheuna ragazza che il Pidio e il Paolino, dopo averlaincontrata per strada in centro alle cinque di mat-tina, avevano invitato a venire a vedere l’Atalanta.L’atmosfera è la solita di una normale trasferta eniente fa presagire quello che sarebbe poi succes-so sulla corriera. «Erano passati pochi chilometri - racconta un testi-mone che preferisce restare anonimo per evitaregravi ripercussioni… coniugali - quando questa gio-vane “Raggio di Luna”, come la ribattezzò subito il

3/4/86 - Udinese-Atalanta - In curva Sud scoppianodei tafferugli tra atalantini e carabinieri

3/4/86Udinese-AtalantaUn’altra immagine

degli incidentinel settore ospiti;tre bergamaschivengono arrestati

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mitico Ciclamino, forse coinvolta dall’allegra compa-gnia o forse perché sentiva la primavera, cominciò adallietare il viaggio con esuberanti “prestazioni musica-li”, soprattutto di strumenti a fiato. Sul pullman erano tutti estasiati, o forse sarebbemeglio dire eccitati, da queste suadenti note, ancheperché, tra cori da stadio, ma anchesussurri e grida, l’intraprendenteRaggio di Luna fece proprio un con-certo completo, suonando oltre dieci“strumenti” diversi tra “flauti” e“pifferi”, grandi e piccoli…». Nonparliamo dell’invidia che questapiacevole atmosfera creò suglialtri due autobus delle Bna:«Quando il pullman orgia ci sorpas-sò - sogna ancora Franco - restam-mo tutti senza parole vedendo que-sta ragazza, tutta sorridente e con letette di fuori (e una mano chespuntava da sotto a tenergliele),salutarci dal finestrino! Mai vistouna cosa simile».Una settimana dopo, con il Toro(20 aprile), ultima partita al Comunale, al termi-ne del match, in più riprese (sul viale Giulio Cesa-

re, in viale Giovanni XXIII e alla stazione ferrovia-ria) i bergamaschi cercano di caricare gli acerrimirivali granata. E dire che la gara era stata precedu-ta da una festa, organizzata dal club Amici, con illancio di paracadutisti e la distribuzione di dieci-mila bandierine di carta.

6/4/8 - Atalanta-Avellino - Nel mirino della contestazione finisconopresidente, stampa locale e club Amici

20/4/86 - Atalanta-Torino - Ultrà bergamaschi cercano di caricare il gruppo di tifosi granata in viale Giulio Cesare

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In trasferta sempre più decisi: aRoma e a Verona sotto le loro curve!

Il secondo anno di serie A, rappresenta un po’la prova del nove per gli ultrà della curva Nord.

Tra le trasferte più sentite ci sono sicuramenteRoma e Verona. La prima, perché rappresenta ilritorno all’Olimpico dopo la definitiva rottura delgemellaggio (l’anno precedente c’erano stati anco-ra dei tentativi per ricucire i rapporti), mentre laseconda, perché ci sono da “vendicare” i casini

provocati, nell’ultima stagione, dall’arrivo alComunale di diecimila veneti in occasione delloscudetto gialloblu conquistato a Bergamo.Il 5 gennaio, prima giornata di ritorno, l’Atalantava a Roma. «Da Bergamo partimmo in quattro pull-man - spiega il Baffo - all’arrivo nella capitale, per unerrore di strada, attraversammo tutta la città; parcheg-giati gli autobus nei pressi della Farnesina, ci avviam-mo, con un corteo compatto “armato” di numerosegrosse aste “mimetizzate” da piccole bandierine nero-blu, verso lo stadio. In fondo al viale, intanto, comin-ciammo a vedere numerosi ultrà giallorossi che erano

lì ad aspettarci». «A questo pun-to - precisa Leo - un gruppettodi una ventina di romani cercòdi attirarci verso la curva Nord;mentre stavamo partendo allacarica riuscimmo a vedere sullato opposto, quindi verso la cur-va Sud un gruppo più consisten-te dei Cucs. A questo punto pun-tammo decisi proprio su que-st’ultimi che, probabilmente,non si aspettavano una reazionecosì decisa da parte nostra, tan-t’è che si misero a scappare e noidietro ad inseguirli fino sotto laloro curva».

5/11/86 - Roma-Atalanta - Il corteo, deciso e compatto, dei bergamaschi punta verso la curva Sud dell’Olimpico

5/1/86Roma-AtalantaSono circa 250i bergamaschi

arrivati a Roma

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5/1/86Roma-Atalanta

Alcuni ultrà bergamaschi,cinghia in mano,partono alla carica

5/1/86Roma-AtalantaPanoramicasul gruppodi atalantinisistemato nella partealta della curva Norddell’Olimpico

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«Loro - spiegano Eros e Franco - pensavano che noisaremmo andati verso la Nord in modo da imbotti-gliarci prendendoci alle spalle, ma invece li facemmoscappare proprio sotto la Sud». «Una volta sotto la loro curva - rammenta il Baffo -arrivò la celere, rinforzata da una decina di poliziottia cavallo, per bloccarci; un funzionario della questuranon fece a tempo di dire “Ragazzi, tranquilli, che viportiamo dentro lo stadio” che alcuni di noi, iniziaro-no subito a lanciare dei petardi proprio tra le gambedei cavalli! Un casino! Gli animali cominciarono adagitarsi e ad impennarsi (ci mancò poco che due poli-ziotti non vennero disarcionati), ma subito dopo i poli-ziotti iniziarono a prenderci a legnate schiacciandocicontro le biglietterie. Quindi ci fecero entrare allo sta-dio di corsa a suon di manganellate». In questa fasevengono fermati ed identificati dodici ultrà, seiper parte. All’interno dell’Olimpico, i bergamaschi(a cui non viene permesso dalla polizia di esporre

gli striscioni) posizionati nella parte alta della cur-va Nord («Quando entrammo - precisa Oliviero - ilsettore che volevamo occupare, quello con il murettoalle spalle, per evitare sorprese, era già pieno di roma-ni; lo liberammo in un minuto») vengono presi dimira da un continuo lancio di oggetti da parte deitifosi giallorossi. «Per tutta la partita - scriveva Il Messaggero diRoma - gli atalantini sono stati rumorosi. Al terzo goldella Roma hanno iniziato un fitto lancio di arance,ma anche di lattine e bottiglie di bevande».La tensione sale ulteriormente quando, a cinqueminuti dal termine, il portiere atalantino Maliziasi infortuna seriamente e dai tifosi romani si alzail coro “Devi morire, devi morire”. Esasperati, gli ultrà atalantini, cinghie in mano,partono alla carica: in curva Nord si apre un vuo-to enorme. Intervengono celere e carabinieri perfermare, a manganellate, gli imbufaliti supporters

orobici che vengono trattenutiall’interno dell’Olimpico peroltre un’ora.L’esuberanza tra gli ultrà dellaNord, in questo periodo, però èdavvero incontenibile; il 23 mar-zo è infatti in programma l’altratrasferta molto sentita, Verona.In settimana, le riunioni alla bir-reria di Treviolo (il ritrovo delleBna), si fanno molto concitate:c’è da preparare nel migliore dei

23/3/86 - Verona-Atalanta - L’arrivo degli atalantini a Verona

23/3/86Verona-Atalanta

Zoom sul corteo neroblu

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modi lo “sbarco” in riva all’Adige e di fatti la par-tenza dei pullman viene fissata con largo anticipo,alle 10 di mattina. «Eravamo sei pullman delle Bri-gate - racconta il Baffo - e una volta arrivati nei pres-si dello stadio e parcheggiati i pullman ci dirigemmoverso il Bentegodi tutti in corteo. Ad aprire il grupponeatalantino, dove spiccavanonumerose aste arancioni, c’era lostriscione “Siamo qui solo pervoi”. Percorremmo il tragitto daipullman allo stadio compatti edecisi, con continui cori contro iveronesi; eravamo pronti a tuttoe infatti puntammo direttamen-te alla curva Sud, la curva gial-loblu! Sarà stato mezzogiorno,ma di ultrà veronesi non ce neerano tanti in giro e quei pochi,sfortunati, non se la passaronocerto bene. Quando ci trovammodi fronte i celerini, caricammoanche loro per poi fermarci nelpiazzale della curva Sud; a quelpunto, però, fummo accerchiatida circa duecento poliziotti e lìgirarono un sacco di manganel-late! Che legnate». Anche i Wka, giunti in Venetoin treno, non sono da meno:«Quando arrivammo al Bente-godi - raccontano, ridendo, Gigi Rosso e Bibi - sen-timmo provenire dal piazzale della curva Sud dei cori,quindi ci mettemmo a correre in quella direzione con-vinti di trovarvi i veronesi; ovviamente ci sentirono gri-

dare anche gli altri che, allora, vennero contro di noi edi fatti li vedevamo in lontananza avvicinarsi. In pra-tica noi caricavamo loro e loro stavano caricando noi;quando, però, fummo a poche decine di metri ecco lasorpresa: dall’altra parte non c’erano le Brigate Giallo-blu, ma quelle Neroazzurre!

A quel punto non restò che mandarci, reciprocamente,a dà vià ol kül; poi arrivò la celere a caricarci, stavol-ta tutti insieme. L’è vègnì fò ü rebèlot: mutùrì in tèra,barachì ribaltacc, perfino öna pòrcheta sbàtida ‘naria».

23/3/86 - Verona-Atalanta - Il messaggio degli ultrà bergamaschi è chiaro, ma i veronesi non si vedono

23/3/86 - Verona-Atalanta - Gli ultrà atalantini arrivano perfino sottola curva Sud del Bentegodi, tempio del tifo gialloblu

23/3/86Verona-AtalantaA “liberare” la Sud,invece dei veronesi,interviene con una pesantecarica la celere;si notino, nella foto,le persone a terra e labancarella ribaltata

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Il clima è molto teso e a lasciarci le penne, omeglio le lamiere, è una Renault 5 turbo targataBg, posteggiata poco distante dal Bentegodi, cheprende fuoco incendiata da un gruppo di ultràveronesi. Ad altre auto di atalantini, invece, va unpo’ meglio, visto che se la cavano con qualche

gomma bucata. Il bilancio, a fine giornata, registraanche un poliziotto ferito e cinque bergamaschifermati dalle forze dell’ordine, ma soprattutto unadelle più entusiasmanti vittorie esterne dell’Ata-lanta; la squadra di Sonetti, infatti, si impone sulcampo dei campioni d’Italia per 3 a 0 con la stori-ca tripletta di Aldo Cantarutti. I mille atalantini sono letteralmente in orgasmo equando, all’80’, il possente Aldo-gol festeggia laterza rete proprio sotto il settore ospiti lanciandola maglia ai tifosi, allora la curva bergamascaesplode. La curiosità di questo episodio sta nel fatto cheCantarutti, che tra l’altro si becca anche un’am-monizione per l’eccessiva euforia nei festeggia-menti, deve restare in campo, quindi avviene chesi debba far restituire la maglia dai tifosi atalanti-ni. «Da quando ero bambino - dichiarò il bombernerazzurro nelle interviste del dopopartita - sogna-vo di lanciare la maglia in tribuna. Per me a quel pun-to la partita era finita e volevo firmarla con quel gestoe tornarmene sotto la doccia. Lo avevo gridato almister. Poi alla fine della gara l’ho rilanciata in curvaai nostri ragazzi perché nel successo di oggi ci stannopure loro!».

23/3/86 - Verona-Atalanta - Aldo-gol festeggia la storica tripletta lanciando la maglia in curva

23/3/86Verona-Atalanta

Cantarutti,dovendo rimanere

in campo, è costrettoa farsi restituire

la maglia dai tifosi

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Al primo raduno ultras, a Cosenza,l’incontro con i ternani

Lo stretto legame che unisce la curva Nord, inparticolare le Brigate, ai ternani nasce nel

luglio ‘85, in occasione del primo raduno ultrasorganizzato a Cosenza, dal noto padre Fedele, unfrate molto vicino alla curva cosentina. «A questoappuntamento che si tenne a Paola - racconta Oliviero- eravamo in tre a rappresentare Bergamo, io, il RobyPessina e l’Italo. Oltre a noi e ai ternani, c’erano igenoani, napoletani e varie tifoserie di serie C. Il radu-no durò tre giorni e proprio durante queste giornatefacemmo amicizia con i due rappresentanti degli ultràrossoverdi, Gianni e Pelè, con i quali ci trovammo subi-to molto in sintonia. Da lì è iniziato un rapporto moltostretto (già poche settimane dopo li ospitai per qualchegiorno a casa mia) che poi si è allargato ad altri acominciare dalla prima volta che andammo in una quin-dicina a Terni in occasione di Ternana-Giulianova, cam-pionato di C2». «Durante quella partita ci fu un episo-dio particolare - ricorda Biagio Buonomo - a parte ilfatto che pur essendo la nostra prima volta allo stadioLiberati, gli amici ternani ci permisero di salire in bal-conata ed in pratica fummo noi a guidare il tifo rosso-verde, adattando le nostre canzoni alla Ternana, fummonoi che, vista il momentaneo svantaggio dei rossoverdi,consigliammo ai Freak Brothers di scendere dalla lorotradizionale postazione al terzo anello, al primo per esse-re più vicini alle “Fere”. Tanto per far capire l’ammira-zione che avevano nei nostri confronti, non ci pensaronodue volte e durante il secondo tempo scesero in massa nelprimo anello; la Ternana poi pareggiò e da lì non si mos-sero più neanche negli anni seguenti». Fin dalla prima

visita delle Bna a Terni l’accoglienza riservata ai ber-gamaschi è sempre stata eccezionale. «Quando arri-vavamo era una festa - affermano Oliviero e ClaudioGalimberdi più noto come “Bocia” - ci trattavanotutti benissimo, anche i semplici cittadini. E poi le bevu-te e le scorpacciate allo Scardone”, vero e proprio bunkerultrà, sulle colline ternane a scolarci litri di vino e man-giare casereccio, oppure i giri per la città, per Villa Glo-ri, per Borgorivo, a Cesi». Nel ’92, per festeggiare lastorica promozione delle Fere in serie B, da Berga-mo si muovono in una cinquantina che i Freak sipreoccupano di ospitare mettendo a disposizioneaddirittura un albergo in centro città. Non sempretutto fila liscio però in Umbria «Quando andammo avedere Gubbio-Ternana - precisa, divertito, Biagio - ioe il povero Ciccio, infatti, fummo preventivamente arre-stati dai carabinieri con l’accusa di essere bergamaschi,quindi potenzialmente molto pericolosi. Anche in altreoccasioni, in particolare in trasferta demmo una manoagli amici ternani, come ad esempio in occasione di underby a Perugia e a Chieti per una sfida spareggio».Anche da parte rossoverde le visite a Bergamo nonmancano; non si possono non menzionare, infatti,alcuni derby con i bresciani, su tutti quello del cam-pionato 1986/87, con i ternani al fianco dei berga-maschi a caricare in curva Sud, e poi, ancora, la sto-rica semifinale in Coppa delle Coppe con il Mali-nes, quando da Terni arrivano, in maniera “massic-cia”, in una trentina a tifare Atalanta, con i loro stri-scioni rossoverdi attaccati in gradinata.A questo gemellaggio, però, se da parte delle Briga-te viene sostenuto alla grande, realizzando anchestriscioni e bandiere rossoverdineroazzurre, da par-te dei Wka è faticosamente tollerato, ma senza dege-nerare in scontri aperti.

1992 - Terni Atalantini e ternaniin una foto ricordoal mitico Scardone

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L’Atalanta chiude con la retrocessione unastagione definita da più parti fallimentare:

i nerazzurri nel campionato 1986/87 sono staticapaci di vanificare gli sforzi compiuti nelle treprecedenti esaltanti annate. In molti hanno criti-cato soprattutto la campagna acquisti effettuatadalla società e l’incapacità del tecnico Sonetti di

sfruttare appieno il potenzialedegli uomini a sua disposizione.E dire che alla vigilia del campio-nato nell’ambiente nerazzurro siparlava anche di Coppa Uefa e diCoppa delle Coppe, previsionequesta del presidente Bortolottiche si rivelerà azzeccata. Una serie interminabile di errori(ma anche una buona dose disfortuna, vedi gli infortuni capi-tati a Gentile e ad Osti e i ben 14pali colpiti), in cui i pochi gioca-tori che possono realmente chia-marsi fuori quali non autentici

responsabili di un tale sfacelo sono solo capitanMagrin, impeccabile per buona parte del campio-nato, e il giovane Bonacina. In una stagione disgraziata, ci sono comunqueanche momenti positivi. Una grande Atalanta peresempio è quella che ferma al San Paolo il Napo-li di Maradona (2-2) alla sesta gara di campiona-to. Anziché puntare ad alzare le barricate, Magrine compagni attaccano. Il primo gol del Napoliarriva con Volpecina, su un’azione diretta daMaradona, al ventesimo minuto di gioco. Dieci

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Che paradosso: si va in B,ma anche in Europa

CAMPIONATO1986/87

SAMPDORIA ATALANTA 1-0 0-1ATALANTA ROMA 0-1 2-4MILAN ATALANTA 2-1 2-1ATALANTA EMPOLI 1-0 0-0ATALANTA ASCOLI 0-0 1-2NAPOLI ATALANTA 2-2 1-0ATALANTA TORINO 0-2 0-0VERONA ATALANTA 2-1 0-1ATALANTA COMO 0-0 1-2JUVENTUS ATALANTA 2-0 0-0ATALANTA BRESCIA 1-0 0-1UDINESE ATALANTA 1-0 2-4ATALANTA AVELLINO 1-1 1-2INTER ATALANTA 1-0 0-1ATALANTA FIORENTINA 2-0 0-1

R I S U L T A T I A R

minuti dopo è la grinta nerazzurra ad avere lameglio: Cantarutti firma il pareggio. Nella ripresaarriva il rigore del 2-1 per i partenopei ma l’Ata-lanta non ci sta a perdere e Incocciati agguanta ilpari. Altra ottima prestazione degli uomini di Sonetti èquella che vede sconfiggere il Brescia, alla undice-sima d’andata, per 1 a 0 al Comunale. L’anno nuovo viene aperto con la sconfitta rime-diata dalla Dea sul campo dell’Inter (1-0). Gliuomini di Sonetti non riescono a resistere all’im-peto dei milanesi e si fanno schiacciare nella loroarea di rigore. Arretrano in maniera eccessiva per-sino le punte, pare infatti che Incocciati e Strom-berg si ritrovino a giocare da difensori. Il gol diFanna arriva al 17’ dopo un lodevole fraseggio conRummenigge. La squadra bergamasca dopo i pri-mi 45 minuti di gioco si ripresenta in campo conBonacina al posto di Boldini, mossa questa chepermette di dare maggior equilibrio alla disposi-zione in campo di tutti gli undici giocatori ed aplaccare meglio le iniziative offensive dell’Inter.L’Atalanta della ripresa, con l’avanzamento deidue attaccanti, presenta un altro volto rispetto aquello cui San Siro ha assistito fino a questomomento. Ma, complice anche la mala sorte, ilrisultato non si blocca. Grandi, grandissimi anche i nerazzurri visti alComunale in occasione della gara contro il Milan(1-2). Certo non per il risultato, che fallisconopuntualmente, ma per la prestazione di qualitàdimostrata ed anche per grinta e determinazione(doppietta di Virdis e Magrin su rigore). Ma l’Ata-

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lanta più bella di questo campionato èancora quella che si vede giocare contro ipartenopei (0-1). I nerazzurri aggredisco-no il Napoli, lo sottomettono nella suaarea di rigore, riescono a mettere in diffi-coltà l’intero reparto difensivo. Peccatoche però agli avversari basti una sola azio-ne offensiva per vincere la partita e che ainerazzurri rimanga l’amarezza che questidue punti sono stati persi per l’autorete diMagrin. La Dea conquista il pareggio con la Juve(0-0) e riesce a tirare finalmente un sospi-ro di sollievo, ma lascia a Brescia (1-0) lesue speranze di salvezza benché la vitto-ria in casa contro l’Inter (1-0), alla venti-novesima partita di campionato, riaccenda l’otti-mismo degli animi nerazzurri. La fortuna in que-sta partita finalmente è tornata a farsi vedereanche in casa orobica: Ferri corregge nella propriarete la palla calciata da Incocciati. Una bella Ata-lanta davvero capace di tener testa ad un temibileavversario che nulla le ha regalato fino alla fine.Per aggiudicarsi la salvezza (o almeno lo spareggiocon l’Empoli) l’Atalanta avrebbe dovuto vincerenell’ultima giornata sul campo della Fiorentina. Apochi secondi dal fischio finale invece i viola infi-lano di contropiede la porta nerazzurra. Peccatodavvero, considerato la generosa prestazione deibergamaschi che sfiorano il gol con un palo ecostringono il portiere Landucci ad effettuare pre-gevoli salvataggi.I nerazzurri dimostrano di aver trovato solo nel

finale di stagione quella rabbiache, anche se solo per i 90 minu-ti di gioco finali, fa scordare legravi carenze e gli innumerevolierrori commessi in un interocampionato.Si chiude un ciclo. L’Atalanta

scende in serie B. Anche se con la profonda ama-rezza della retrocessione, la squadra affronta lefasi finali della Coppa Italia. Magrin e compagni,infatti, superati, nelle settimane precedenti, laCasertana negli ottavi e il Parma nei quarti, affron-tano in semifinale la Cremonese che riescono adeliminare con un 2 a 0 a Bergamo e uno 0 a 0 nelritorno. Si va quindi in finale contro i neocampioni d’Ita-lia del Napoli; una sfida impari ed il 3 a 0 dell’an-data al San Paolo toglie le già scarse speranze ber-gamasche. La squadra di Maradona, infatti bissa ilsuccesso al Comunale con una vittoria per 1 a 0.Al Napoli va la Coppa, ma l’Atalanta accede allaCoppa delle Coppe, visto che i partenopei vincen-do lo scudetto disputeranno la Coppa dei Cam-pioni.

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

C L A S S I F I C A

NAPOLI 42JUVENTUS 39INTER 38VERONA 36MILAN 35SAMPDORIA 35ROMA 33AVELLINO 30COMO 26FIORENTINA 26TORINO 26ASCOLI 24EMPOLI 23BRESCIA 22ATALANTA 21UDINESE 15

Marino Magrinè uno dei pochi a salvarsida una stagione negativa;al suo attivo 7 reti,ma anche 7 pali

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Una vigilia già tesa;vertice in prefettura con ultrà eautorità, ma che casino…

La stagione si apre con un vistoso calo diabbonati (30 per cento in meno, per una

quota di 9180 tessere sottoscritte), anche se alraduno, il 20 luglio, a salutare la squadra in par-tenza per il ritiro di Roncegno si presentano alComunale in un migliaio, che diventano addirit-tura tremila al primo allenamento a Zingonia il17 agosto. Il debutto al Comunale è tutto speciale: il sorteg-gio della Coppa Italia, infatti, ha messo nello stes-so girone l’Atalanta e la Virescit e così il 24 agostosi gioca il derby tutto orobico (è il terzo dopo idue disputati nella Coppa Italia 1981/82) davantiad oltre diciassettemila spettatori (2-1 per i neraz-zurri il risultato finale).L’antipasto di campionato non offre solo la stra-cittadina, ma anche un altro derby, molto più sen-tito dagli ultrà della Nord: quello con il Brescia. Ècosì che il 7 settembre 86 inizia anche la stagione

della curva: al Rigamonti, infatti, prima della par-tita non mancano gli scontri. «Prima della partita -scriveva L’Eco - gruppetti di giovani tifosi bresciani,dopo che i rivali erano già entrati nella curva sud, han-no dato luogo ad una fitta sassaiola contro i pullmanbergamaschi e molte auto targate Bg». Scatta la reazione degli atalantini e nel dopoparti-ta si verificano alcuni tafferugli fra le oppostefazioni con conseguenti cariche della celere cheopera anche due arresti tra gli ultrà neroblu.Sarà per i presagi visti a Brescia o per la prima dicampionato al Comunale che vede l’arrivo dellaRoma, sta di fatto che in prefettura lo stato di agi-tazione è palese. Qualche giorno prima dell’esordio casalingo con igiallorossi, partita temutissima visti i precedenti, ilprefetto dottor Barile ha la bella idea di organiz-zare un supervertice tra le forze dell’ordine, l’Ata-lanta e i tifosi. Nell’austero salone del palazzo di via Tasso si tro-vano così seduti al tavolo una lunga serie di pezzida novanta; ci sono, oltre al “padrone di casa”, ilsostituto procuratore della Repubblica, dottorMafferri, il responsabile della polfer dottor Zagari,

7/9/86 - Brescia-Atalanta (Coppa Italia) - Non è ancora iniziato il campionato che scoppiano i primi incidenti già inCoppa Italia allo stadio Rigamonti; nella foto la torciata degli atalantini

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

il comandante provinciale dei carabinieri colon-nello Natali, quelli della guardia di finanza colon-nello Bizzarri e della polizia stradale dottor Palu-stri, il commissario capo della questura dottorCargnelli, il vicequestore dottor Papalia e ilcomandante dei vigili urbani colonnello Giuliani.Per l’Atalanta sono presenti il vicepresidente Sen-si, il consigliere Capelli, il segretario Randazzo el’addetto stampa Bucarelli ed infine per il clubAmici, il presidente dottor Mondini e il consiglie-re cavalier Rizzoli e per la curva Nord OlivieroManenti e Roby Pessina.Dopo un sermone del prefetto sui valori dellosport e del calcio in particolare, ognuno dei pre-senti illustra le proprie iniziative. Ecco quindi chel’Atalanta «sensibilizzerà in maniera ferma i giocatoria mantenere atteggiamenti idonei, bandendo cioèqualsiasi gesto o forma di esasperazione che possa con-tagiare in modo negativo il pubblico», le forze del-l’ordine si dichiarano pronte ad intervenire contempestività, la polfer annuncia il pugno di ferrocontro i teppisti sui treni, mentre il magistratolancia un appello: «Aiutateci ad identificare i veriresponsabili e l’inqualificabile fenomeno finirà». Ormai il giro degli interventi è quasi completo,mancano solo i rappresentanti della curva Nord.Silenzio. Tutti guardano i due ultrà. Mentre nell’a-ria riecheggiano ancora le parole del sostituto pro-curatore e il prefetto si sta già pregustando la sod-disfazione di annunciare pubblicamente che èriuscito, con un’abile azione diplomatica, a disin-

nescare la violenza allo stadio di Bergamo, eccoche Oliviero con tutta tranquillità afferma: «Biso-gna picchiare, per dimostrare chi è il più forte». Nel-l’austero salone prefettizio scoppia il finimondo.Su tutti il più incazzato è il dottor Mafferri che,con toni incandescenti, lancia un monito ai duetifosi della Nord: «Visto che voi siete i teorizzatoridella violenza, e ce lo confermate ora, prenderemo iprovvedimenti del caso; non si può tollerare che unacittà venga posta in stato di assedio per una partita dicalcio».

21/9/86Atalanta-RomaMentre prefetturae comune distribuisconovolantini di “pace”,dalla Nord partela sfida ai romani

21/9/86 - Atalanta-Roma - I romanisti scappano dalla Sud inseguiti dagli ultrà bergamaschi

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A questo punto il prefetto, per non far fallire deltutto il supervertice, lancia la brillante idea distampare dei “volantini di pace” prima della par-tita con la Roma. E di volantini, in effetti, ne ven-gono stampati dal Comune di Bergamo circa cin-quemila copie distribuite, oltre che agli ingressidel Comunale, anche al casello autostradale e alla

stazione ferroviaria. A dire il vero i messaggi di fra-tellanza come «Gli sportivi diBergamo salutano gli amici diRoma» oppure «Forza Roma! For-za Atalanta! Vinca il migliore, vin-ca il più fortunato, ma soprattuttovinca lo sport!» che si possonoleggere sui foglietti distribuiti aitifosi evidentemente non fannomolta presa sugli ultrà. E nem-meno le massime di saggezzacome «il calcio è passione univer-sale, è entusiasmo, è gioventù! Èuna cosa bellissima che deve rima-nere tale. Facciamo il tifo per le

nostre squadre con entusiasmo, ma senza ricorrere alconfronto fisico che si pone al di fuori dell’evento spor-tivo» ottengono gli effetti sperati. Addirittura un “commando” di atalantini cerca digiocare l’effetto sorpresa e va addirittura in stazio-ne Centrale, la domenica mattina, ad aspettarel’arrivo dei romanisti.«Eravamo un bel gruppo, misto tra Kaos e Brigate -ricorda il Bibi -, ma facemmo un po’ di confusioneperché un paio di noi se la presero con un ragazzo chesi beccò due sberle, perché avevano scambiato la sciar-

pa giallorossa che portava al collo per una sciarpa del-la Roma, ma invece era della Ferrari, visto che nelpomeriggio c’era in programma il Gran Premio diMonza! I romanisti, quelli veri, invece, non riuscimmoa vederli».Il bilancio della partita, infatti, è di tre fermati,due romani e un diciassettenne di Azzano SanPaolo, una decina di tifosi obbligati a trascorrereil pomeriggio in questura, diverso materiale con-tundente sequestrato e una carica dei bergamaschiin curva Sud che costringe i circa 350 sostenitorigiallorossi ad una precipitosa fuga all’esterno delComunale al termine della partita.Le sanzioni sono pesanti: il romanista trovato inpossesso di un coltello viene condannato a duemesi di arresto e rispedito in riva al Tevere con ildivieto di non ritornare, per qualsiasi motivo, aBergamo per tre anni; una sentenza molto severavisto che fino ad allora ad un tifoso non era maistato applicato un foglio di via. Non è da meno lacondanna del minorenne bergamasco a cui puòessere assegnata la “medaglia” come “apripista”dei diffidati della curva Nord; gli uffici dellaUigos, infatti, per la prima volta propongono algiudice di obbligare l’imputato a firmare in que-stura durante le partite dell’Atalanta.Intanto, però, l’Atalanta ha un nuovo inno; in unTeatro Sociale gremito da un migliaio di persone(ma altrettante sono assiepate all’esterno), con inplatea tutta la squadra di Nedo Sonetti, Roby Fac-chinetti, leader dei Pooh e noto tifoso nerazzurro,il 19 settembre, presenta il brano “Atalanta Azzur-ra” che gli atalantini portano subito in vetta allehit-parade dei dischi più venduti in città.

21/9/86 - Atalanta-Roma - Il corteo dei giallorossi con gli atalantini che, dal piazzale, si preparano alla carica

La copertina del 45 giridedicato all’Atalantada Roby Facchinetti

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

E Bergamo, per i giornali nazionali,diventa la “capitale della violenza”

Il campionato prosegue. Il 19 ottobre l’Atalantaè di scena a Napoli ed al termine dell’incontro

un gruppo di partenopei si lancia in una sassaiolacontro i cinquanta bergamaschi scesi in Campa-nia; i due gruppi arrivano anche ad un breve con-tatto diretto, ma a farne le spese è soprattutto ilpullman degli atalantini che si trova tutti i fine-strini distrutti. Con l’autobus inutilizzabile gliultrà nerazzurri sono costretti a restare bloccatioltre tre ore davanti al commissariato di Fuori-grotta prima che si riesca a trovare un automezzosostitutivo per il rientro a casa.Alla furibonda battaglia in curva Nord con i cara-binieri durante Atalanta-Torino del 26 ottobre(vedi prossimo capitolo), fa seguito, una settima-na dopo, la trasferta a Verona. Al termine dellagara i gialloblu scatenano una sassaiola contro ilnumeroso corteo bergamasco e solo un imponen-te servizio d’ordine evita che le due tifoserie ven-gano a contatto. A fine giornata si contano quat-tro arrestati e dieci fermati tutti veronesi.Intanto sta diventando sempre più profonda larivalità con i “cugini” bresciani; agli incidenti inCoppa Italia allo stadio Rigamonti, gli ultras bian-cazzurri rispondono, durante il tragitto dalla sta-zione verso lo stadio, con una serie di vandalismialle auto in sosta nella zona del Comunale. È l’1dicembre e circa duemila bresciani (1300 in tre-no) seguono le rondinelle nella vicina trasferta.

Gli scontri più gravi, però si verificano nel dopo-partita; ad anticiparli, a dieci minuti dal terminedella gara, c’è l’incursione di un gruppo di atalan-tini in curva Sud che dà origine a dei tafferuglisugli spalti, poi sedati dalle forze dell’ordine. «Adire la verità - precisa Danilo - non fu un gruppo alanciarsi contro i bresciani, bensì uno solo, il Marco diSarnico, che, con un azione da autentico kamikaze,puntò subito allo striscione del Commando Ultrà attac-cato nei parterre. Lui, che abitava proprio a confinecon la provincia bresciana, i biancazzurri non li sop-portava e così, probabilmente accecato da questa riva-lità esasperata, si buttò in questa specie di blitz. Risul-tato fu che gli saltarono addosso in una decina e rime-diando la frattura del setto nasale e venti giorni di pro-gnosi». «Eravamo partiti in tanti dalla Nord - spiega-no Oliviero e Biagio -, poi in fondo alla gradinata cifermammo per raggruppare tutti, ma ol Sàrnech, cheera davanti, non se ne accorse o non gliene fregò nien-te, ed entrò nella Sud da solo. I bresciani stavano pie-gando lo striscione e lui ci mise le mani sopra, ancheperché gli ultrà biancoblu, presi di sorpresa e temendoun attacco in massa arretrarono. Poi quando videroche il Marco era da solo gli saltarono addosso. Fu tut-ta una questione di attimi: subito dopo entrammo noi,saremmo stati non più di dieci però, e a legnateriuscimmo e portare via ol Sàrnech. Poi i bresciani sichiusero dentro in curva per impedire una nostra nuo-va, e stavolta massiccia, carica».«Durante il percorso verso la stazione - scriveva L’Eco- è stato necessario fare ricorso ai lacrimogeni in vialeGiulio Cesare per tenere lontane frange di bergamaschiche cercavano il contatto con gli avversari; in via Mar-

1/12/86 - Atalanta-Brescia - I bresciani ripiegano velocemente lo striscione del Commando Ultrà su cui ol Sàrnech aveva messo le mani

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tiri di Cefalonia, invece, un gruppetto di bresciani hadistrutto le vetrine di un bar. Successivamente - pro-seguiva la cronaca - mentre la polizia intervenivaall’esterno della stazione per allontanare gli atalantiniin attesa dei sostenitori biancazzurri, all’interno i bre-sciani, prima davano origine ad alcuni vandalismi cheportavano all’arresto di due giovani, poi, al momentodella partenza del treno, dai finestrini dei vagoni sca-

tenavano una violenta sassaiola che mandava in fran-tumi quindici vetrate della stazione e feriva due pas-seggeri in attesa sulla banchina».Lungo i binari in territorio bergamasco gli atalan-tini tendono diverse “imboscate”; la prima alcavalcavia di Boccaleone, a poche centinaia dimetri dalla stazione, dove la polizia sorprende ungruppo di ultrà neroblu, poi ad Albano Sant’Ales-sandro e successivamente a Chiuduno dove il con-voglio dei bresciani viene preso a sassate. Questiennesimi incidenti, per di più a poco distanza daitafferugli di Atalanta-Torino, portano Bergamo adessere bollata come una città di teppisti, tanto chealcuni giornali nazionali arrivano a definirla “lacapitale della violenza”. Un’immagine che l’am-ministrazione comunale non può tollerare ed

infatti, all’indomani dei tafferugli con i bresciani,la giunta del sindaco Giorgio Zaccarelli prendeposizione stigmatizzando e condannando ferma-mente gli atti violenza «inqualificabili, insensati eimmotivati».Se sulle tribune la stagione 1986/87 si sta rivelan-do una delle più tese della storia nerazzurra,anche sul campo la situazione è tormentata; la

squadra, un po’ per sfortuna,un po’ per mancanza di gioco,stenta a racimolare punti, manonostante la precaria posizio-ne di classifica, mister Sonettinon abbandona mai il suo otti-mismo. Dopo l’ennesima scon-fitta, nel dopopartita di Udine(15 dicembre), il tecnico tosca-no fa una promessa, che sarà il

leit motive di tutto il girone di ritorno “Ci salvere-mo!”. Una frase, con il coro “Ci salveremo, l’hadetto Nedo Sonetti…”, che sarà il ritornello finoall’ultima partita di campionato, della contesta-zione dei tifosi della Nord. Il 1987 si apre subito all’insegna dello scontro. Èil 4 gennaio e l’Atalanta è ospite dell’Inter. «Erava-mo un gruppo di circa duecento - rammenta Franco -piuttosto incazzati; quando arrivammo a San Siro,senza esitazioni cercammo i Boys, così, anziché salirecome da prassi nel secondo anello in curva Sud, imboc-cammo una rampa che ci avrebbe portato sul rettilineo.Una volta sbucati sugli spalti puntammo decisi allacurva Nord, scontrandoci quindi con gli ultrà interistiproprio all’inizio della loro curva, poi arrivò la celere adividere le due fazioni».

4/1/87 - Inter-Atalanta - Gli atalantini puntano alla curva Nord interista; nella foto la celere divide le due fazioni

15/12/86Udinese-Atalanta

“Ci salveremol’ha detto Nedo Sonetti”

è il coro base dellacontestazione della Nordche caratterizzerà tutto

il girone di ritorno

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

Il mese di febbraio inizia con un’altra trasfertamolto sentita, Roma. «Ogni campionato ha la suatrasferta vera, quella che viene preparata per settima-ne creando così un fortissimo clima di attesa - spiegail Baffo -. Per la stagione 1986/87 la trasferta vera fuRoma. Avevamo riempito sette pullman, un pulmino equattro macchine: un numero mai raggiunto fino adallora per una viaggio così lungo. E tutto lo stadio ciaccolse, come al solito, con il coro “Bergamasco figliodi puttana”». La partita a rischio, resa ancora piùtesa dalle minacce della vigilia, inducono la que-stura romana a raddoppiare il numero di agentiin servizio normalmente all’Olimpico. Questo,però, non evita che la giornata trascorra tranquil-

la; gli scontri avvengono sia in curva Nord, doveun gruppo di romanisti arriva perfino a spararecontro gli atalantini un razzo ad altezza d’uomoche colpisce al casco un celerino, sia all’esterno,nella zona della Farnesina, tra ultrà giallorossi epolizia, scontri che costringono le forze dell’ordi-ne a trattenere i bergamaschi per oltre due oreall’interno dello stadio.

Dopo la Roma, il calendario prevede l’arrivo aBergamo del Milan, quindi un’altra partita calda.Questa volta, però, tutto fila liscio; un’unica nota,per lo più curiosa, è rappresentata da tre ragazzinon molto furbi (e infatti facilmente fermati dal-la polizia), che da un terrazzo di via Camozzi simettono a bersagliare di monetine il corteo deitifosi rossoneri. Meno tranquilla del previsto sirivela invece Ascoli (1 marzo), dove durante l’in-tervallo la celere, senza particolari motivi, fa par-tire una violenta carica contro i sostenitori berga-maschi sistemati nella curva Nord dello stadioDel Duca. Con una squadra sull’orlo della retrocessione la

contestazione esplode in occa-sione della partita interna con ilNapoli (8 marzo). La Nord, nonsolo opta per uno sciopero deltifo, ma fa capire tutto il suomalumore con due grandi stri-scioni; il primo prende di mira

1/2/87 - Roma-Atalanta - I 350 bergamaschi arroccati nella Nord dell’Olimpico. Intorno a loro il vuoto

1/3/87Ascoli-AtalantaLa celere caricagli atalantini nella curva Norddello stadio Del Duca

8/3/87 - Atalanta-NapoliI risultati scarsi scatenano la contestazionecontro la società

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1/2/87 - Roma-AtalantaUna serie di immagini

ravvicinate delle intemperanzenel settore dei bergamaschi

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l’allenatore “Nedo, la primavera è vicina, la A èlontana”, mentre il secondo punta il dito contro ilpresidente “Bortolotti, i tuoi errori valgono la B.Vattene!”. Ma alla contestazione non sfugge nessu-no, nemmeno Stromberg che, insieme ad Incoc-ciati è uno dei giocatori più criticati dal pubblico. Un clima di protesta che si respira anche nell’in-contro successivo al Comunale (22 marzo) quan-do contro il Verona le Bna distribuiscono unvolantino in cui si esortano i tifosi a disertare lostadio per protestare contro la società colpevole«di aver smantellato la squadra prendendoci in girocon false promesse, vendendo così i giocatori determi-nanti (Soldà, Donadoni, Simonini, Piovanelli)». LeBrigate non usano mezzi termini e nel loro comu-nicato scrivono: «Non incitiamo chi non ci merita etanto meno non arricchiamo chi con i nostri soldiingrassa». La Nord è spoglia di striscioni, ma è tut-t’altro che vuota; l’invito a disertare la curva, infat-ti, non trova molti consensi, tant’è che solo perpochi minuti e molto a fatica le Brigate riescono atenere sgombro lo spicchio del proprio settore. Tra una contestazione e l’altra, la trasferta con ilToro (15 marzo) è caratterizzata ancora una voltada alcuni tafferugli; atalantini e granata vengonoalle mani prima della partita, mentre al terminedella gara un pullman navetta che trasporta unasessantina di bergamaschi alla stazione di PortaNuova viene preso a sassate da un gruppo di ultràtorinisti a cui i bergamaschi rispondono con lancidi bottiglie e oggetti dai finestrini. Bilancio degliincidenti: l’autobus danneggiato, con tutti i suoioccupanti, viene condotto in questura dove tuttigli atalantini sono identificati, interrogati edenunciati. Ed anche perquisiti; e che perquisizio-

ni; come raccontano, tra le risate, Eros e Nadia:«Ad un tratto vedemmo scendere dalle scale del pianodi sopra, dove a turno venivamo portati per l’identifi-cazione, ol Gioàn e ol Mariulì (attenzione, i nomi,per dignità, onore virile e solidarietà maschilesono di pura fantasia); entrambi avevano un’ariamolto affranta e abbattuta, ma ol Gioàn, in particola-re, era anche bianco cadaverico in viso. Ovviamente glichiedemmo subito “Cósa i tà facc, Gioàn?”, “Negót,negót” rispose quasi sottovoce tenendo lo sguardo perterra. A quel punto, in modo spontaneo e pacioso, olMariulì, che gli era affianco fece però emergere la cru-da e dura (!) verità: “E cósa saral pò - esclamò -. A s’pöl anche dìl che ‘n gh’à metìt ü dit in del kül!”. Tra-dotto, perquisizione corporale col guanto!».Che sia un’annata negativa e sfortunata lo dimo-stra quanto accade a Como il 29 marzo; un incen-dio fortuito che scoppia intorno al 15’ del primotempo nel settore dei bergamaschi viene scambia-

29/3/87 - Como-Atalanta - Per cause fortuite in mezzo agli atalantini scoppia un incendioun attimo prima del gol del Como; l’arbitro pensa al dolo e all’Atalanta viene squalificato il campo (sanzione poi revocata)

22/3/87Atalanta-VeronaIl settore delle Bnatenuto sgombro,a fatica, per contestarela società e l’allenatore

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to, dal giudice sportivo (in base al referto dell’ar-bitro D’Elia) per un gravissimo atto di vandalismoche infatti viene punito con la squalifica del cam-po dell’Atalanta. La società, invece, grazie alleimmagini televisive riesce a dimostrare che il fuo-co non era un gesto di teppismo conseguente algol del Como passato in vantaggio al 17’, bensì siera già sviluppato precedentemente a causa, pro-babilmente, di un mozzicone di sigaretta gettatosu una grande quantità di carta utilizzata all’in-gresso delle squadre come coreografia. La squalifi-ca, viene così revocata. Si arriva così, il 12 aprile, allo scontro diretto perla salvezza con il Brescia; un derby che si prean-

nuncia quindi infuocato, sia sul campo che fuori.Sull’onda della minaccia “A Brèsa an spaca sö töt”,la Nord si mobilita ed alla partenza dalla stazioneferroviaria si ritrovano davvero in tanti: oltre due-milacinquecento, tutti ultrà, che riempiono all’in-verosimile i vagoni del treno. Il corteo che poi si sviluppa per le vie del capo-luogo bresciano è impressionante e difatti di ultràavversari non se ne vedono, nonostante che perraggiungere lo stadio Rigamonti si debbano per-correre oltre sei chilometri mettendoci quasi un’o-ra e mezza! Gran tifo sugli spalti, ma allo stesso tempo grandedelusione per la sconfitta che dà una spallata deci-

siva a Magrin e compagni ver-so la serie B. La tensione perl’1 a 0 subito si evidenzia giàal termine della partita quan-do si verificano degli scontriin curva con i carabinieri e poidurante il lungo percorso ver-so la stazione con ripetutecariche da parte delle forzedell’ordine. Sotto un violento temporale,le estremità del corteo, infatti,sono continuamente bersa-gliate dalle manganellate del-le centinaia di agenti dell’im-ponente servizio d’ordinemesso in campo per questoderby.

12/4/87 - Brescia-Atalanta - La curva Sud del Rigamonti invasa dai sostenitori nerazzurri

12/4/87Brescia-Atalanta

Al termine della partitai carabinieri caricano

gli atalantiniin curva Sud;

le manganellatecontinueranno poilungo il tragittoper la stazione

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

12/4/87 - Brescia-Atalanta - Un paio di immagini dell’imponente corteo di ultrà bergamaschi per le vie di Brescia

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26/10/86, carabinieri in Norded è battaglia

Èla settima giornata d’andata quando, il 26ottobre, al Comunale si disputa la temutissi-

ma partita Atalanta-Torino. Sebbene la gara fossea rischio, prima del fischio d’inizio non si regi-strano particolari fatti di cronaca, salvo qualchescaramuccia tra i duecento granata al seguito e leforze dell’ordine all’arrivo in stazione. Anche lacoreografia, preparata dalle Brigate, che prevede disrotolare lungo tutta la curva tante strisce di cartacolorata in modo da far apparire una grande scrit-ta “Venceremos” (il risultato però non è deimigliori tanto che alcune lettere non si riescono adecifrare), sembra far preannunciare una domeni-ca tranquilla. E invece, poco dopo in curva Nord scoppia il fini-mondo: verso la metà del primo tempo, un plo-toncino di carabinieri entra in curva prendendo amanganellate con il calcio della carabina unragazzo. Il tutto avviene proprio sotto gli occhi dimigliaia di spettatori. La reazione da parte degliultrà nerazzurri è immediata: a decine scendonodi corsa dai parterre e dagli spalti a fronteggiare imiliti; volano calci, pugni, bastonate, in un attimola Nord diventa un campo di battaglia. «Si cercavadi guardare la partita - commentava L’Eco - ma nonsi poteva fare a meno di osservare quanto stava acca-dendo in curva». E in effetti lo scontro è moltoduro; arrivano a rinforzo altri carabinieri. Gli ata-lantini fanno muro e costringono gli agenti ad

arretrare fino poi a dover abbandonare in fretta efuria la curva. Gli scontri proseguono poi, anche se con minoreentità, nel dopogara quando le forze dell’ordine,per impedire a gruppi di bergamaschi di raggiun-gere i sostenitori del Toro, intervengono più voltecon cariche e lancio di lacrimogeni. A fine giorna-ta si contano cinque atalantini arrestati (uno pro-prio in relazione agli incidenti in curva Nord, glialtri per le sassaiole all’esterno), tre feriti tra i ber-gamaschi, due tra i granata e un carabiniere.Dai telegiornali della sera ai quotidiani nazionali,è tutto un attacco alla curva Nord, agli atalantini,a tutta Bergamo. Tra i più duri nel giudicare quan-to avvenuto al Comunale è, a sorpresa, propriouno dei giocatori più esperti di Nedo Sonetti,Eugenio Perico. In un’intervista su L’Eco il difen-sore di Curno non usa mezzi termini: «Questiragazzi - sosteneva Perico riferendosi agli ultràneroblu - hanno nulla dentro; identificano il loro ruo-lo in questi modelli comportamentali esasperati, proba-bilmente perché questa identità non costa sacrifici oimpegni particolari. Rivedendo in televisione quellescene mi vergognavo di essere bergamasco. Io condan-no - aggiungeva - quei trecento che si accanisconocontro i carabinieri, ma come non condannare queiduemila che sono fianco a fianco con questi istigatoridi violenze e non muovono un dito? Il fatto è che sottoquesti trecento ragazzi c’è del marcio e che si scatena-no perché bene o male in curva Nord si sentono pro-tetti. Ma ciò che non tollero di più è che si ergano adimmagine di Bergamo e del tifoso atalantino; sono solomotivo di disonore per l’Atalanta e la nostra città».

26/10/86 - Atalanta-Torino - La grande scritta “Venceremos” in curva Nord; la coreografia, fatta di decine di rotoli di cartacolorata, non riesce però alla perfezione

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

26/10/86 - Atalanta-TorinoDue carabinieri aggrediscono un tifoso; è la scena iniziale

che fa scatenare il finimondo in curva Nord

26/10/86 - Atalanta-TorinoAi due carabinieri se ne aggiungono altri di rinforzo

26/10/86 - Atalanta-TorinoUna vista dei carabinieri asserragliati sotto la curva

26/10/86 - Atalanta-TorinoIl plotone di carabinieri è costretto alla difesa

26/10/86 - Atalanta-Torino Inizia la reazione degli ultrà

26/10/86 - Atalanta-Torino - In curva sono rimastisolo quattro carabinieri; il resto del plotone è arretrato

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A queste parole, le Brigate risponderanno, nellasuccessiva partita interna con il Como (9 novem-bre) esponendo uno striscione altrettanto duro:“Perico, l’Eco della tua arroganza merita una solarisposta: infame!!”. Intanto, però, le conseguenzedegli scontri con i carabinieri si fanno pesanti; ilsostituto procuratore della Repubblica MarioConte usa il pugno di ferro e dei cinque arrestati,il quindicenne resterà al carcere minorile Beccariaquattro giorni, tre, invece, lasceranno via Glenosolo al venerdì successivo, mentre l’ultimo, unventenne di Bergamo, accusato di resistenza e vio-lenza alla forza pubblica passerà in cella ben die-ci giorni, ancor oggi una delle più lunghe deten-zioni scontate da un ultrà atalantino. Il pugno di ferro della questura, però, non fermagli ultrà della Nord che tre mesi dopo mettono inscena la replica. Durante la partita con la Samp-doria (16 gennaio 87) un plotone di carabinierientra in curva per fermare un lancio di oggetti e ditutta risposta viene ricacciato fuori a bastonate ecinghiate in pochissimi attimi dalla porta deidistinti.

L’ultima spiaggia: in 6000 a Firenze

Quando ormai le sorti del campionatoparevano già segnate per l’Atalanta, una

serie di risultati concomitanti (sconfitte interne diBrescia ed Empoli ed inattesa vittoria dei berga-maschi in casa con l’Inter), a novanta minuti daltermine della stagione si riapre la possibilità diuna insperata salvezza. L’Atalanta gioca a Firenzecontro una Fiorentina ormai tranquilla, mentrel’Empoli va a Como e il Brescia a Torino con laJuve. In caso di sconfitta delle due dirette con con-correnti e di vittoria di Magrin e compagni, per ibergamaschi sarebbe salvezza. Dopo una lunga serie di delusioni e contestazioni,all’ultima settimana del campionato tutta Berga-mo viene colpita da una contagiosa febbre neraz-zurra; l’entusiasmo di potercela fare sale manmano che la partita con i viola si avvicina. Anchela società si lancia e Cesare Bortolotti offre ben tre-mila biglietti dello stadio gratis: «Noi facciamo que-sto - dichiarava il presidente atalantino - perchériteniamo che in un momento tanto delicato la squa-dra meriti di essere sostenuta dal suo pubblico. Lo fac-ciamo anche nella certezza che, comunque vadano lecose, la gente venga solo per incitare l’Atalanta, dimo-strando tutta la sua sportività e la sportività di tutti ibergamaschi». «È vero che c’erano stati i biglietti gra-tis - precisa il Salvi - ma i gruppi della Nord non liavevano accettati».Sul fronte tifosi ci si mobilita; Wild Kaos e Brigate(che nel frattempo nell’ultima partita interna conl’Inter avevano srotolato in curva Nord uno stri-scione dei Boys San trafugato dal negozio di Mila-

9/11/86Atalanta-ComoLa dura risposta

delle Bnaalle accuse

di Eugenio Perico

10/5/87Atalanta-Inter

Le Bna espongonolo striscione dei Boys San

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AAttaallaannttaa folle amore nostroAATTALANTALANTAA

no del Pierino Brundu, il principale fornitore dimateriale delle tifoserie lombarde, dove era inriparazione) organizzano una quindicina di pull-man altri sessanta (35 dal piazzale degli Alpini, ilresto dalla provincia) li riempie il club Amici, iltutto tra mille difficoltà nel reperire autobus vistala concomitanza del raduno degli alpini a Trento.A questi si aggiungono centinaia di automobilicosicché in curva Ferrovia si ritrovano circa seimi-la bergamaschi. Con i fiorentini il clima alla vigilia è di reciprocastima; non lo si può definire un gemellaggio veroe proprio, ma comunque i rapporti sono impron-tati all’amicizia e al rispetto ed infatti, nonostantela posta in palio e la fortissima tensione tra i sup-porters nerazzurri, prima della partita non si veri-ficano incidenti. Anche dentro lo stadio i cori deibergamaschi sono solo proAtalanta. Piove a dirot-to, ma il clima allo stadio Franchi è caldissimo,soprattutto in curva Ferrovia. «Il tifo dei bergama-schi - annotava L’Eco - si fa sentire sempre più sino asuperare nettamente quello degli avversari».I seimila sostenitori nerazzurri hanno un occhiofisso sul campo e un altro, invece, puntato altabellone; dopo sei minuti il primo boato: la Juveè passata in vantaggio contro il Brescia. “Restere-mo in serie A” cantano a squarciagola i bergama-schi, ma soli due minuti dopo la prima delusione:i bresciani hanno pareggiato. Il tifo orobico è con-tinuo e prevalente, «quasi commovente - lo definivail giornalista Alberto Porfidia - sembra che la squa-dra giochi in casa». La curva Ferrovia esplode anco-ra al 22’: il tabellone ha appena annunciato che la

Juve è ripassata in vantaggio. Alla fine del primotempo, però, le rondinelle pareggiano nuovamen-te. Secondo tempo, ancora 45 minuti di speranzae i tifosi bergamaschi ci danno dentro al massimo.In campo Magrin e compagni, spinti dai coriincessanti dei seimila supporters nerazzurri,schiacciano sull’acceleratore; intanto al 21’ dellaripresa si rompe il tacito “patto di non belligeran-za” con i tifosi fiorentini: sul tabellone appare chel’Empoli è passato in vantaggio a Como e dallacurva Fiesole si alza il coro “Serie B, serie B” con-tro gli atalantini. Dalla Ferrovia partono, di rispo-sta, insulti e minacce contro i viola; il novantesi-mo, però, si avvicina: i tifosi nerazzurri continua-no ad incitare Magrin e compagni, ma quando al83’ prima l’ennesimo palo colpito dal capitano,poi in sequenza una clamorosa parata di Landuc-ci su tiro di Compagno e un salvataggio sulla lineadi Oriali, dimostrano che la porta viola è stregata,allora su tutto il popolo atalantino piomba addos-so la consapevolezza di un’amara retrocessione inserie B. Il tutto tra l’inaspettato tripudio della cur-va Fiesole e di alcune centinaia di ultrà viola cheentrano in campo per l’invasione finale e cercanodi arrivare sotto la curva ospite, ma vengono fer-mati dai carabinieri. Stessa situazione anche inFerrovia, dove numerosi bergamaschi, visto l’at-teggiamento dei toscani, cercano di scavalcare larecinzione e di entrare sul terreno di gioco,costringendo le forze dell’ordine ad intervenire;ne nascono alcuni tafferugli. All’esterno alcuni pullman bergamaschi vengonofatti oggetto di una sassaiola: numerosi atalantini

17/5/87 - Fiorentina-Atalanta - Una panoramica della curva Ferrovia occupata da oltre 6000 bergamaschi

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scendono direttamente dagli autobus e ne nasco-no degli scontri, altri, invece, rispondono con illancio di bottiglie e oggetti vari dai finestrini dellecorriere. Da qui in poi, la rivalità con i viola diven-terà molto accesa. Ma la stagione, con la rabbia per la retrocessionein corpo, non è ancora finita; c’è infatti da dispu-tare la semifinale di Coppa Italia e l’eventualefinale. E in finale l’Atalanta ci va proprio, dopoaver superato la Cremonese. Nonostante ci sia lapossibilità di mettere in bacheca un’altra CoppaItalia dopo ventiquattro anni dall’ultimo (e uni-co) trofeo conquistato dai nerazzurri, l’entusia-smo tra i tifosi stenta proprio a decollare; un po’

per l’amarezza della retrocessione e un po’ perchéle speranze di vittoria, contro i neocampioni d’I-talia del Napoli, sono veramente minime, sta difatto che sono solo tre i sostenitori nerazzurri che,il 7 giugno, affrontano la trasferta nell’andata difinale al San Paolo (Salvi, Franco Civera e la “gui-da” locale Gianni Coppola). Una situazioneimpensabile, ma che rivela come il campionatoappena concluso sia stato veramente pesante pertutti gli atalantini, in particolare per gli ultrà dellaNord. E non arrivano a diecimila i bergamaschi che sipresentano ai botteghini del Comunale il 13 giu-gno per la finale di ritorno (tremila i napoletani,per un totale di quasi tredicimila spettatori). Pergli ultrà della Nord è l’occasione per contestareapertamente la squadra, ma anche per tributareun caloroso “saluto” all’odiato Napoli di Marado-na che, difatti, a partita conclusa, riesce a compie-re solo metà giro del campo con la Coppa al cie-lo, perché dalla curva atalantina “piove” di tutto,tanto che giocatori e terna arbitrale sono costrettia rientrare negli spogliatoi attraverso l’ingressosotto la tribuna centrale. All’esterno, poi, si verificano altri disordini connumerosi tafferugli nelle vie intorno allo stadio ecariche della polizia che porteranno all’arresto diun quarantaduenne bergamasco e al fermo di undiciassettenne anch’egli atalantino.

17/5/87 - Fiorentina-Atalanta - Calorosissimo fino alla fine il tifo dei 6000 bergamaschi, ma non basterà per restare in serie A

7/5/87Fiorentina-AtalantaTorciata atalantinasotto una pioggia

battente

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A Torino 62 atalantini finisconodavanti al giudice e alle telecameredi “Un giorno in pretura”

Il caso che aveva visto, il 15 marzo a Torino, ungruppo di sessantadue atalantini condotti in

questura e denunciati per aver danneggiato il pull-man navetta che li stava riportando alla stazioneferroviaria, si sviluppa con un’insolita velocità peri tempi biblici dei tribunali italiani. Dopo soliotto mesi (10 novembre), infatti, compaiono,accusati di danneggiamento aggravato, davanti alpretore Giuseppe Casalbore tutti gli ultrà nerobluche si trovavano sul pullman coinvolto nella sas-saiola. Alla presenza delle telecamere del programma“Un giorno in pretura” (la trasmissione andrà inonda su Rai Tre il 18 aprile 88, proprio alla vigiliadella storica semifinale con il Malines) in dueudienze si susseguono gli interrogatori dei ferma-ti e dei testimoni. Il clima in aula è teso: il preto-re, forse condizionato dalla ripresa televisiva, reci-ta la parte del duro con atteggiamenti chiaramen-te indisponenti e prevenuti nei confronti degli ata-

lantini. Nonostante che prima dell’inizio dell’u-dienza, l’azienda municipale trasporti fosse statarisarcita del danno (1.100.000 lire) e avesse quin-di rinunciato a costituirsi parte civile, fin dall’ap-pello degli imputati si capisce che non tira unabuona aria per gli atalantini. Per ridurre le speselegali, sia le Brigate che i Kaos hanno preso cia-scuno un avvocato “in comitiva”, quindi, non tut-ti, essendosi affidati ai responsabili del propriogruppo, sono a conoscenza del nome del difenso-re di fiducia. Ne deriva che alcuni tifosi, già allasemplice domanda di indicare il proprio avvoca-to, vanno nel pallone, indisponendo il già indi-sposto pretore. E difatti il dottor Casalbore se laprende, in modo esageratamente fiscale, anchecon alcuni legali (gli avvocati sono ben otto, vistoche alcuni indagati si sono arrangiati autonoma-mente) rei di non aver indossato la toga. L’unica concessione del pretore è quella di evitaredi rinchiudere nella gabbia dell’aula gli imputati,se non altro perché in sessantadue non ci stareb-bero neanche uno sopra l’altro. A dire il vero gli imputati sono sessantatre, perchéoltre ai bergamaschi c’è anche un granata arresta-to mentre lanciava i sassi al pullman degli atalan-

15/3/87 - Torino-Atalanta - Il gruppo di atalantini in curva Filadelfia al Comunale di Torino

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tini. E non si può certo dire che l’ultrà del Toro sitrovi a suo agio circondato da tutti questi sosteni-tori nerazzurri.Unica nota positiva di questa lugubre atmosfera, èla giovane pubblico ministero, Emilia Rossi, chenon solo riesce ad affascinare imputati e avvocati,maschi, ma anche il regista del programma che,infatti, le dedica frequenti primi piani. Tornando al processo, durante gli interrogatori ilpretore insiste nel tenere un atteggiamento stra-fottente nei confronti degli imputati ed in partico-lare infierisce sui ragazzi in più evidente difficoltàe imbarazzo (mitica la replica spontanea del Bri-

vio ai dubbi del pretore sul fatto che non avessevisto niente perché intento a ripararsi: «Sono mura-tore, no manovale, anzi muratore, e so che i sassi fan-no male!»).La deposizione dei tifosi e dei testimoni va avantiper due udienze al termine delle quali tutti i ses-santadue passeggeri del pullman confermano lastessa versione, ovvero che sono stati obbligati asalire a forza sugli autobus dalla polizia e chesono stati bersagliati da una fitta sassaiola da par-te dei granata e quindi, essendosi abbassati perripararsi, nessuno è riuscito a vedere niente inmerito ai vandalismi verificatisi all’interno del

mezzo. Da notare che a confer-mare questa versione contribui-scono anche un anziano tifosodi Milano, venuto a Torino soloper vedersi una partita, l’autistadel pullman e il poliziotto allaguida di un blindato della celereappostato sul piazzale delComunale e questo irrita ancordi più il giudice che assume cosìun atteggiamento ancora piùstizzito.Al termine delle due udienze il“punteggio” è quindi di sessan-tacinque a uno, dove quell’uno èil rapporto dei fatti redatto dalcommissario di polizia Aliquò;per cercare di “sminare” anchel’unica versione che accusa gliatalantini, gli avvocati, quindi,

10/11/87Pretura di Torino

Un’inquadratura dell’aula gremitadi “imputati” atalantini

10/11/87Pretura di TorinoUn’altra immagine

del processo ai62 tifosi bergamaschi

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chiedono di convocare in aula, facendolo arrivareappositamente da Bormio, dove è in servizio, pro-prio il commissario Aliquò. E questa mossa, però,si rivelerà un boomerang. La deposizione del commissario, infatti, è un’au-tentica enfasi monotematica contro i tifosi berga-maschi. «Percorsi pochissimi metri - iniziava la depo-sizione dell’Aliquò - venne divelto da dentro un cri-stallo e poi, nel breve tragitto da piazza San Gabrielea corso Sebastopoli, sembrava che quell’autobus fosseaddirittura per esplodere!». (leggasi esplodere, e poisi vada a vedere il risarcimento danni quantificatoin un solo milione di lire). Altra perla: «Dal pull-man partì un lancio di sassi che ruppero tre, quattrolunotti di autovetture, mentre continuava questa esplo-sione dell’autobus con pezzi di arredo interno scagliatifuori con violenza; ho visto anche sedili del bus chepartivano (!!), tutto usciva fuori dal pullman». Edecco l’”illuminata” deduzione da Sherlock Hol-mes: «Quando arrivammo in questura, una volta sce-si tutti, sul pullman trovai due grosse pietre poste sottouno dei sedili della fila sinistra dell’autobus; è vero chequalche sasso fu scagliato dai tifosi del Torino, è inuti-le negarlo (!), ma se quelle due pietre se fossero statetirate dall’esterno si sarebbero dovute trovare, logica-mente (sic!), non sotto i sedili del lato sinistro, ma diquello destro». Addirittura, di fronte alle obiezionidegli avvocati secondo cui le pietre potrebberoessersi spostate lungo il tragitto il “brillante” com-missario arrivava a ribadire «che è difficile che si fos-sero spostate perché c’erano troppi piedi» (e provare a

pensare che qualcuno avesse potuto dare un calcioai due sassi, magari quando stava scendendo dalpullman? Beh, non si può pretendere troppo…).A rafforzare ulteriormente la posizione difensivadegli ultrà, arrivano, inaspettate, anche le conclu-sioni dell’affascinante pm che richiede l’assoluzio-ne per insufficienza di prove, perché non è possi-bile individuare con certezza gli autori effettivi deidanneggiamenti. Tutto ciò non basta a far pendere la bilancia afavore dei sostenitori orobici: il pretore Casalbore,infatti, il 28 novembre pronuncia, tenendo lemani in tasca (!), la sentenza: tre atalantini vengo-no condannati a nove mesi di reclusione, cin-quantatre a otto mesi con i benefici di legge, men-tre uno, il tifoso granata, a due mesi con la condi-zionale; sei, invece, vengono assolti per non avercommesso il fatto. Una sentenza davvero scanda-losa (un avvocato della difesa fa giustamente pre-sente che se fossero stati tutti e sessantadue a deva-stare il pullman forse non sarebbero rimaste nean-che le ruote) o meglio esemplare (è evidente che lapresenza delle telecamere ha influito notevolmen-te) che il pretore giustifica con la responsabilitàconcorsuale degli imputati. Secondo il magistratola semplice presenza di una persona, può far sì chel’autore di un vandalismo si senta protetto e quin-di anche gli altri devono risponderne. Peccato, cheil dottor Casalbore avesse dimenticato che su queipullman i tifosi atalantini non c’erano saliti perscelta, ma perché caricati a forza dalla polizia!

10/11/87Pretura di TorinoUna fasedell’udienza ripresadal programma televisivo“Un giorno in pretura”

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Una stagione indimenticabile, con l’imme-diato ritorno in serie A e la splendida

avventura europea in Coppa delle Coppe. La rivo-luzione messa in atto dopo la funesta retrocessio-ne con Nedo Sonetti porta subito i frutti sperati.Oltre al tecnico erano stati sostituiti il preparatoreatletico perfino il medico sociale l’accompagnato-re. Al mercato estivo erano stati ceduti Trevor

Francis, Beppe Incocciati, BrunoLimido a cui si era aggiunto, anovembre, anche LuiginoPasciullo. Sul fronte acquisti,invece, era arrivato dall’Inter ilbomber bergamasco OlivieroGarlini e, dal Vicenza, l’accop-piata di centrocampisti EligioNicolini e Daniele Fortunato;poi, nel mercato d’autunno,giungono a Bergamo anche ilmediano Ivano Bonetti (dallaJuve) e il terzino Andrea Salva-dori (dall’Empoli). Per guidarela squadra Bortolotti si era affi-dato ad un giovane tecnico diRivolta d’Adda, con esperienze aCremona e Como: EmilianoMondonico.

La partenza è difficile: le prime tre gare, al Comu-nale con Triestina e Bari e fuori casa a Taranto,sono tre pareggi, mentre alla quarta giornata, aParma, la squadra incappa nella sua prima scon-fitta. Il gioco penoso e i risultati scarsissimi porta-no già alle prime contestazioni, tanto che, dopo ladebacle del Tardini, si parla perfino di un possibi-

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Sull’onda europea,è di nuovo serie A

CAMPIONATO1987/88

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ATALANTA TRIESTINA 1-1 0-0TARANTO ATALANTA 0-0 1-2ATALANTA BARI 0-0 1-1PARMA ATALANTA 2-1 1-2ATALANTA SAMBENED. 4-1 0-0LECCE ATALANTA 1-1 0-0AREZZO ATALANTA 1-1 1-3ATALANTA MODENA 2-0 1-1LAZIO ATALANTA 1-0 1-1ATALANTA BARLETTA 3-0 1-1ATALANTA PADOVA 0-0 1-1UDINESE ATALANTA 0-3 3-3PIACENZA ATALANTA 1-3 1-2ATALANTA GENOA 1-0 2-0CREMONESE ATALANTA 1-1 3-0ATALANTA BRESCIA 1-0 1-1BOLOGNA ATALANTA 4-0 1-1ATALANTA CATANZARO 4-0 0-2MESSINA ATALANTA 2-2 0-1

R I S U L T A T I A R

le esonero del Mondo. La riscossa, però, è imme-diata; con la Sambenedettese la vittoria è netta (4-1), a cui fanno seguito due pareggi esterni (a Lec-ce 1-1 ed Arezzo 1-1), quindi un’altra vittoria alComunale contro il Modena (2-0). La striscia positiva si interrompe all’Olimpico,dove un autogol di Rossi consente alla Lazio difare bottino pieno. L’Atalanta riparte alla grandemettendo sotto con una doppietta di Garlini e ungol di Cantarutti il Barletta, quindi pareggia 0-0,ancora in casa, con il Padova. La svolta della sta-gione avviene a dicembre: tre vittorie sonanti con-secutive, ad Udine (0-3), Piacenza (1-3 con stori-ca tripletta di Oli-gol) e in casa con il Genoa (1-0)portano la Dea in testa alla classifica. Nei due derby lombardi che seguono, Stromberg ecompagni rimediano un pareggio (1-1 a Cremo-na) e una vittoria (1-0 con il Brescia). Dallo scon-tro diretto con il Bologna, alla diciassettesimagiornata, la Dea esce con le ossa rotte e quattro golsul groppone, che, però, restituisce la domenicasuccessiva al Catanzaro. Da questa vittoria, la mar-cia prosegue decisa e, nonostante la mente siaproiettata alla Coppa delle Coppe, la squadra delMondo infila ben sedici risultati utili consecutivi(sette vittorie e nove pareggi), prima di incapparein una bastonata a Cremona (3-0). A tre giornatedal termine, la Dea è al secondo posto, alla paricon il Lecce, a 44 punti; davanti c’è il Bologna a48, dietro, invece, la Lazio e il Catanzaro a 42 e laCremonese a 40. Il seguente pareggio interno con i rossoblu emi-liani (per altro già promossi), ma soprattutto lasconfitta per 2-0 nello scontro diretto con il

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tempo in vantaggio per 1 a 0 (Nicolini su rigore)poi, al 79’, Cantarutti raddoppia. L’attesissimarivincita è un’autentica sofferenza, causa l’assaltoveemente dei portoghesi. Piotti, con un paio diprodezze, resiste fino al 66’ quando è costretto acapitolare per un tiro di Houtman. All’81’, però,

una travolgente azione in contropiededi Cantarutti porta al pareggio e all’in-credibile qualificazione alla semifina-le. L’Atalanta, rimasta l’unica squadraitaliana nelle coppe europee, si giocal’accesso alla finalissima con i belgi delMalines. Andata in Belgio: già al 7’ igiallorossi passano in vantaggio conl’israeliano Ohana; un minuto dopo,però, Stromberg pareggia. Dopo unaclamorosa occasione fallita da Nicoli-ni, a soli otto minuti dal termine unacannonata di Den Boer fissa il punteg-gio sul 2 a 1. Ritorno al Comunale:Stromberg va vicino al gol con un col-po di testa, poi, al 39’ per un fallo dimano, l’arbitro russo Butenko concedeun rigore all’Atalanta. Tiro e gol di Gar-lini. Secondo tempo: al 57’ Rutjes

indovina il gol della vita con un tiro al volo dallimite e pareggia; dopo un clamoroso fallo in areasu Stromberg che il direttore di gara sposta di unmetro abbondante fuori, il sogno dei bergamaschiè interrotto all’80’ da un gran tiro di Emmers chesi insacca alle spalle di Piotti. Il Malines è in fina-le con l’Ajax (i belgi poi vinceranno la Coppa).L’Atalanta entra comunque nella storia: mai unasquadra di serie B aveva fatto tanto in Europa.

Catanzaro, mettono a rischio una promozioneche si pensava fosse ormai cosa fatta. A scongiura-re drammi ci pensa il solito Garlini che regala, nel-l’ultima giornata, la vittoria al Comunale con ilMessina. La stagione 1987/88, però, verrà semprericordata, più che per l’immediato ritorno in serieA, per la fantastica cavalcata in Cop-pa delle Coppe.L’avvio, sulla carta molto agevole, ècon i dilettanti gallesi del MerthyrTydfil. L’andata si gioca nel minu-scolo stadio della cittadina minera-ria. In svantaggio al 34’ per un’au-torete di Icardi, la squadra del Mon-do riesce a pareggiare con Progna,ma è lo stesso Progna, a sette minu-ti dal termine, a provocare l’autogolche fissa il risultato sul 2-1. Il ritor-no al Comunale, l’Atalanta si ritro-va e liquida in quattro minuti (16’ e20’) i simpatici gallesi con duesplendidi gol di Garlini e Cantarut-ti. Agli ottavi i nerazzurri si trovanodi fronte i greci dell’Ofi Creta. L’an-data si gioca, in campo neutro, aSalonicco; incassato un gol al 17’, resiste poi agliattacchi dei bianconeri limitando i danni. A Ber-gamo la rinvicita è molto combattuta. Segna Nico-lini al 22’, Piotti si supera in un intervento a fineprimo tempo, quindi, nella ripresa, Garlini realiz-za il gol della qualificazione.L’Atalanta accede ai quarti. Avversario di turno è iltemibile Sporting Lisbona. La prima si gioca a Ber-gamo; Stromberg e compagni chiudono il primo

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Emiliano Mondonicoal suo primo annosulla panchina nerazzurracentra la storica semifinalein Coppa delle Coppee la promozione in A

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C L A S S I F I C A

BOLOGNA 51LECCE 49LAZIO 47ATALANTA 47CATANZARO 46CREMONESE 41BARI 41BRESCIA 39PADOVA 39UDINESE 38PARMA 38MESSINA 35PIACENZA 33GENOA 32SAMBENED. 32TARANTO 32BARLETTA 31MODENA 30TRIESTINA 28AREZZO 26

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Il campionato non è la Coppa,ma l’entusiasmo è alto lo stesso

La brutta retrocessione della stagione prece-dente lascia segni evidenti a cominciare dal

numero degli abbonati che si dimezzano (le tesse-re sono 5582); in questo clima di sfiducia, il cam-pionato, per la squadra, non inizia nel migliore deimodi: tre pareggi in tre partite e già al secondoincontro casalingo (27 settembre 87), ospite ilBari, dalla Nord parte la prima contestazione concori contro la squadra.Ma il malumore dura poco; il pubblico, infatti, siriconcilia con la squadra prima in Coppa con l’O-fi Creta (5 novembre) e poi, definitivamente, il 22novembre quando Stromberg e compagni non-ostante il pareggio interno a reti inviolate con ilPadova, sono incitati dal primo all’ultimo minutodalla Nord. E dai giocatori è una sequela di elogi aitifosi, a cui si uniscono anche gli ex Benevelli eSimonini, a cui gli ultrà neroblu dedicano un calo-roso saluto. Quindici giorni prima, però, si eranoverificati i primi tafferugli della stagione. L’8novembre, infatti, i centocinquanta atalantini scesia Roma per la partita con la Lazio erano stati attac-cati, all’interno della curva Sud, da un gruppo dicirca duecento ultrà biancazzurri; carica che erastata fermata preventivamente dalla celere. Ma latrasferta romana aveva riservato ben altre sorpresenel dopopartita; mentre i due pullman delle Bnapercorrevano il raccordo anulare, infatti, da due

ponti consecutivi partiva un lancio di sassi da par-te di ultras laziali. “Non c’è due senza tre” avevanopensato gli atalantini e così appena prima di unterzo cavalcavia venivano bloccati gli autobus escendevano tutti in massa per stanare eventuali“cecchini” biancazzurri, dei quali però non c’eratraccia. Alcune decine di bergamaschi invadevanocosì pericolosamente due corsie dell’autostrada,fatto che allarmava numerosi automobilisti chequindi al vicino casello informavano la poliziastradale. Alla seguente sosta nel vicino autogrill diFiano Romano, dove erano stati parcheggiati unpulmino e un paio di auto, gli atalantini si lascia-vano andare anche ad alcuni furti. Pochi minutidopo arrivavano alcune volanti che fermavano tut-ti gli occupanti accompagnandoli al comando del-la stradale. Il terzo pullman, quello dei Kaos, inve-ce, veniva bloccato più avanti, ad Orvieto, e ancheper la trentina di occupanti identificazione nellalocale questura. Per tutti, sia a Fiano Romano chead Orvieto, il fermo da parte della polizia duravaalcune ore e solo verso mezzanotte gli autobuspotevano ripartire alla volta di Bergamo.La vicenda, comunque, ha un seguito tre annidopo, quando l’8 febbraio 91, vengono processatialla pretura di Roma, sezione distaccata di Castelnuovo di Porto, i 133 atalantini bloccati nel dopo-partita con la Lazio, con l’accusa di «essersi, in con-corso tra loro, al fine di trarne profitto, impossessati dimerce varia per un valore di un milione e duecentomi-la lire in danno dell’autogrill Pavesi di Fiano Romano».Prima del processo gli ultrà denunciati decidono,

8/11/87Lazio-Atalanta

Il gruppo di bergamaschiall’Olimpico;

sotto alcuni lazialivengono allontanati

dalla celere

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su consiglio degli avvocati (uno per le Bna ed unoper i Kaos, 50 mila lire la spesa per ogni imputato),di versare diecimila lire a testa come risarcimentodanni. All’udienza gli atalantini, che non si sonopresentati in pretura delegando a rappresentarlisolo i legali, vengono tutti assolti per non avercommesso il fatto, non essendo possibile identifi-care la ristretta minoranza che si era effettivamen-te resa responsabile del reato.I primi incidenti in casa, invece, si registrano conl’arrivo a Bergamo del Genoa il 13 dicembre: i tre-cento sostenitori rossoblu, una volta parcheggiati ipullman in via Codussi, lungo il tragitto verso lostadio vengono caricati da un folto gruppo di ata-lantini, respinti poi dalla celere. Il nuovo anno,solare, inizia con il botto; al Comunale, infatti, il 3gennaio è di scena il derby con il Brescia e, non-ostante le straordinarie misure di sicurezza messein atto dalla questura (tra l’altro anche il divieto disosta sul piazzale della stazione), gli atalantini cer-cano più volte, sia prima che dopo la partita, loscontro con i millecinquecento ultrà biancazzurrigiunti a Bergamo. Non si arriva mai allo scontrodiretto, ma si verificano solo delle sassaiole al piaz-zale della Sud, in viale Giulio Cesare, in via Suardie ancora in piazzale Marconi. La settimana seguente tornando dalla trasferta diBologna un gruppo di atalantini si scontra condegli ultrà rossoblu in un autogrill prima di Mode-na, poi per tre mesi fila tutto tranquillo fino aquando, il 10 aprile, arrivano al Comunale i lazia-li. Tra gli atalantini c’è la voglia di ritornare l’acco-glienza ricevuta all’Olimpico. All’invito di Irriduci-bili e Eagles di invadere Bergamo («Tutti a Bergamo,non puoi mancare. Rispondiamo alle provocazioni ata-

lantine invadendo la città. No violenza gratis» questoil testo del messaggio diffuso nei giorni precedentila partita nella capitale) rispondono in circa quat-trocento: una trasferta molto curata tanto da giun-gere a Bergamo ancor prima delle 10 di mattina.Il “blitz” laziale non trova però impreparati i ber-gamaschi che, pur mancando ben cinque ore all’i-nizio della partita, si presentano sul piazzale dellacurva Sud in buon numero. La tensione tra i dueschieramenti, scriveva L’Eco «ha reso necessario un’a-pertura anticipata dei cancelli in modo da sistemaresubito sugli spalti i romani». «Mentre i laziali eranochiusi, da soli, all’interno dello stadio - afferma ilBocia - scavalcarono la rete e, attraversato il campo,strapparono lo striscione “Venceremos” attaccato sullarecinzione della Nord». Al termine della gara gli ata-lantini danno vita a diversi tentativi di carica aitifosi biancazzurri che rispondono con lanci dioggetti e sassi. Dodici laziali e cinque bergamaschivengono fermati e accompagnati in questura.

15/5/88 - Genoa-Atalanta - Un migliaio di bergamaschi in corteo dalla stazione verso lo stadio Marassi

24/4/88Padova-AtalantaTorce e fumogenidegli atalantininel vecchio stadio Appiani

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Facendo un passo indietro, merita una particolaremenzione la trasferta di Messina, all’ultima gior-nata di andata (24 gennaio). «Eravamo solo in nove- spiega il Salvi - io, Giorgio Pandolfi, il Ciccio, l’O-palì, Oliviero, Bruno, il Marco di Sarnico, il Conte e ilPaolo di Loreto; facemmo il viaggio in treno e allo sta-dio ci sistemammo in tribuna coperta. Alla fine dellapartita, anche per l’insperato pareggio raggiunto dall’A-talanta, i tifosi locali erano piuttosto incazzati e ungruppo di messinesi puntò verso di noi. L’Oliviero nonci pensò un attimo e si lanciò contro, ma nel frattempointervennero i celerini a respingere i sostenitori sicilia-ni. La cosa anomala è che i poliziotti per prevenire altricasini, ci portarono addirittura negli spogliatoi diretta-mente dall’ingresso del campo, quindi ci trasferironoall’imbarco del traghetto a bordo di un cellulare».Il 24 aprile, quattro giorni dopo l’amara semifina-le con il Malines, oltre duemila sostenitori neraz-zurri seguono Stromberg e compagni nel vecchiostadio Appiani di Padova; una gara tutto sommatotranquilla con un pareggio per 1 a 1, ma ciò nonevita che durante il deflusso degli spettatori scoppiuna grossa rissa. «All’uscita - ricorda Massimo - per

raggiungere i nostri pullman ci trovammo a passare sot-to la curva degli ultras di casa e a quel punto qualchepadovano cercò di caricarci. La nostra reazione fu deci-sa; i primi padovani che arrivarono a tiro se la viderobrutta, gli altri scapparono dentro la propria curva e noidietro di loro ad inseguirli. Una volta entrati nel lorosettore regolammo i conti anche con altri, senza peròtoccare lo striscione degli Hell’s Angels Ghetto. Eviden-temente eravamo troppo impegnati…».La squadra del Mondo continua a dare soddisfa-zioni e la costante posizione in piena zona pro-mozione non fa che aumentare l’entusiasmo perun’annata di per sé già storica. In questo quadro sipresenta la trasferta con il Genoa (15 maggio) chevede la partecipazione di oltre mille bergamaschi.I gruppi della Nord organizzano il viaggio con untreno di linea che prevede il cambio a Milano Cen-trale; qui gli atalantini trovano oltre duemila mila-nisti in procinto di partire per Como (dove vannoa festeggiare la conquista dello scudetto). Volanoinsulti e sassi, ma la polizia riesce ad evitare il con-tatto diretto tra le due tifoserie. Dagli scontri diMilano alla sassaiola di Genova. Nel capoluogoligure, infatti, i genoani danno vita, nei pressi del-lo stadio Marassi, ad un lancio di pietre nei con-fronti del corteo degli atalantini sia prima chedopo la partita. La settimana seguente, sia per la rivalità storica cheper la rabbia per la secca sconfitta interna per 3 a0, al termine della partita con la Cremonese gliultrà nerazzurri cercano più volte di caricare i tifo-si grigiorossi costringendo la polizia a fare uso dilacrimogeni e sette giorni dopo (29 maggio) ilcalendario prevede un altro derby, stavolta al Riga-monti di Brescia. E la Nord ne inventa una nuova:

29/5/88 - Brescia-Atalanta - La carovana di moto e motorinialla partenza dal piazzale dello stadio

29/5/88 - Brescia-Atalanta - La prima trasferta in motodella curva Nord: tre ore per arrivare a Brescia

29/5/88Brescia-Atalanta

Uno striscioneper sfottere i “cugini”

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a Brescia si va tutti in moto e motorino! Sul piaz-zale del Comunale, oltre ad alcuni pullman e anumerose auto, alle 11 di mattina si presentanoanche trecento moto a cui un altro centinaio, pro-veniente dalla Bassa, si aggrega a Palosco. «La velocità media non superava i 30 kmh - rammen-ta Massimo - anche perché la maggior parte dei mezzierano dei Ciao e quasi tutti portavano due personequindi il corteo andava veramente piano. Ricordo che cimettemmo circa tre ore per percorrere i cinquanta km.che separano Bergamo a Brescia, ma nonostante questol’entusiasmo era a mille. Oltrepassato l’Oglio, ad ognipaese attraversato la tensione aumentava; battibecchi aPalazzolo, Coccaglio, Ospitaletto per poi arrivare aMompiano dove gli ultrà biancazzurri erano lì ad aspet-tarci. Non accadde nulla sia per la presenza massicciadi polizia, ma anche perché il corteo di oltre quattro-cento moto faceva veramente impressione. Ne sannoqualcosa quei temerari bresciani che al termine dellapartita sfidarono la sorte lanciando alcuni sassi al grup-pone degli atalantini su due ruote. In un attimo si stac-carono dal corteo tre moto e, con un po’ di fuoristradain un prato, raggiunsero in un battibaleno lo sventura-to gruppetto biancazzurro. Una lezione e poi velocerientro nel corteo per un lunghissimo giro imposto dal-la polizia per evitare l’attraversamento della città. E sul-la strada del ritorno ancora qualche tafferuglio a Erbu-sco e Capriolo, ma soprattutto molti furono costretti, acausa di guasti e forature, ad abbandonare il propriomezzo per strada, cercando così un passaggio su un’al-tra moto». Da segnalare che i bergamaschi presential Rigamonti sono circa tremila e che due atalanti-ni vengono arrestati prima della partita per “portoabusivo di oggetti ad offendere” mentre altri tresono denunciati per detenzione di piccole quanti-

tà di hascisc. Clima teso anche il 6 giugno quandoal Comunale si disputa il big-match con il Bolo-gna. Per questo atteso scontro diretto le Bna distri-buiscono in curva Nord cinquemila cartoncinineroblu con stampata una A gialla, realizzandocosì una spettacolare coreografia. Ma la partita coni rossoblu accende sempre profonde rivalità tra ledue tifoserie. Ed infatti, «durante gli ultimi della par-tita - riportavano le cronache - gruppi di ultrà ata-lantini hanno cercato di entrare in curva Sud costrin-gendo la polizia ad intervenire per disperdere i tifosi.Già prima dell’inizio della gara i carabinieri avevanoeffettuato alcune cariche di alleggerimento nei confron-ti di un centinaio di tifosi bergamaschi intenzionati ascontrarsi con quelli bolognesi».Il campionato è ormai alle battute finali e la squa-dra di Mondonico, quarta in classifica, è tallonatadal Catanzaro con cui si gioca l’ultimo posto peraccedere in serie A. E il calendario fa un bruttoscherzo: alla penultima giornata l’Atalanta deveproprio scendere in Calabria contro i giallorossiper un drammatico scontro diretto. Al seguito cisono solo trentotto bergamaschi, undici Bna e ven-tisette Kaos, ma nonostante il numero ridotto ave-vamo viaggiato con due treni differenti. «Gli ata-lantini, che esponevano uno striscione nerazzurro conuna A in grande evidenza - scriveva L’Eco -, vengonoaccolti col grido “Polentoni fora…” e quando intonanol’urlo “Torneremo, torneremo in serie A” sono coperti dauna pioggia di insulti e fischi”. «Al ritorno - ricorda ilBocia - nel tragitto tra lo stadio e la stazione ci fu unasassaiola dietro l’altra; ci tiravano i sassi, noi scendava-mo dal pullman, loro scappavano, noi risalivamo, cosìalmeno cinque o sei volte con i tre agenti di scorta chiu-si in macchina a sghignazzare».

6/6/88Atalanta-BolognaPer lo scontro direttocon la capolistala Nord preparauna coreografia con5000 cartonciniraffiguranti una A

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19 giugno 1988: si torna in A!

Aquesto punto per la promozione mancanosolo due punti da conquistare, nell’ultima

partita del campionato (19 giugno), contro l’or-mai salvo Messina.Se la squadra allenata dal “professor” Scoglio dor-me sonni tranquilli in classifica, non si può direaltrettanto per la notte prima della partita con l’A-

talanta. A tenere svegli i giocatori siciliani, infatti,ci pensa un folto gruppo di tifosi nerazzurri che,verso le due della domenica mattina, a bordo diuna ventina di automobili si piazza sotto le fine-stre dell’hotel Continental di Osio Sotto a cantaree strombazzare a più non posso fino all’interven-to di una pattuglia di carabinieri che, con opera dipersuasione, riesce a convincere il “commando didisturbo” ad allontanarsi. Al Comunale, e non

19/6/88 - Atalanta-Messina - Una panoramica della Nord in festa

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poteva essere altrimenti, si contano quasi trenta-mila spettatori. Per la seconda volta in due mesi(precedentemente c’era stata la semifinale di Cop-pa delle Coppe di cui si parla nelle pagine seguen-ti) la febbre nerazzurra contagia tutta la città: ilclub Amici distribuisce cinquemila foulard neraz-zurri, ed altrettanto fanno i gruppi della curva chepreparano ancora qualche migliaio di bandierinesul modello di quelle realizzate con il Malines. La

Nord è un’autentica bolgia che trascina tutti i set-tori dello stadio. Di questa caldissima atmosferaresta colpito anche mister Scoglio che, nelle inter-viste del dopogara, affermava: «Il pubblico bergama-sco mi ha impressionato: meraviglioso, tonante, fanta-sioso, unico! Quella “ola” ad anello completo mai inItalia avevo avuto la possibilità di ammirare».«Tra un canto e l’altro - si leggeva sul principalequotidiano cittadino - al momento dell’ingresso in

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campo dei giocatori, tutto lo stadio era uno sventolio dibandiere, bandierine, foulard e drappi nerazzurri; dal-la curva Nord si alzavano in cielo palloncini coloratiche trasportavano una gigantesca A rigorosamentenerazzurra.Cori continui fino a metà ripresa, quando sugli spaltisi decideva di cominciare i festeggiamenti veri e propri.Al 63’ l’ola coinvolgeva tutto lo stadio, tribuna com-presa, ed il risultato era splendido. Di seguito un’emo-zionante sventolio di bandiere, poi lo scandire dei nomidi tutti i giocatori, dedicato dalla curva alla squadra,ed intorno alla mezz’ora cominciava l’invasione pacifi-ca del campo. Pochi minuti e mezza curva Nord avevascavalcato la recinzione del terreno di gioco, assiepan-dosi a bordocampo. Al 43’ l’arbitro, pur tollerante,interveniva per invitare i tifosi a restare per lo meno

oltre la linea bianca, ma al 45’ il signor Sguizzato,dopo aver fischiato una punizione, commetteva l’erro-re di raccogliere il pallone con le mani facendo pensa-re tutti che fosse finita la partita. Scattava immediata-mente la caccia alle magliette, ma il direttore di garafaceva segno che bisognava giocare ancora. Stromberge compagni, aiutati dalla forze dell’ordine, cercavanodi allontanare i tifosi e dopo un paio di minuti ci siritrovava con il campo sgomberato e due giocatori delMessina decisamente malconci. Schillaci non aveva lamaglia, Susic era rimasto in mutande. Gli ospiti siavviavano allora agli spogliatoi e l’arbitro li asseconda-va con il triplice fischio finale che ridava modo ai tifo-si di precipitarsi sul terreno di gioco». Per tutti è un trionfo, in particolare per il Mondoche, infatti, rientra negli spogliatoi a torso nudocon la schiena rossa a forza delle pacche ricevute.Il tecnico di Rivolta d’Adda, nella conferenzastampa, ha parole di elogio per la tifoseria: «Abbia-mo vissuto per un anno intero in mezzo alle sofferenze,allo stress, ai colpi dell’imponderabile. Ma la gente ber-gamasca ha sempre vissuto, lottato, vinto attraverso lasofferenza. Una promozione voluta però, promessa alnostro meraviglioso pubblico ed alla fine conquistata». E dopo la partita, i festeggiamenti proseguonofino a tarda sera lungo le vie della città, coinvol-gendo con caroselli festanti e bandiere ovunque,anche signori di mezza età che passeggiavano peril centro.

19/6/88 - Atalanta-MessinaUn’immagine della Nord coloratada migliaia di bandierine

19/6/88Atalanta-Messina

Cortei e carosellidi auto imbandierate

in tutto il centroper festeggiare

la promozione in serie A

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16 settembre 1987: inizia l’avventurain Europa. Prima tappa il Galles

L’attesissimo debutto nell’avventura europeava in scena dalla piccola cittadina gallese di

Merthyr Tydfil; 45 mila abitanti, in una zonamineraria, la squadra locale è composta tutta dadilettanti, motivo per cui, quando al sorteggio del-l’Uefa l’Atalanta era stata abbinata al primo turnoai vincitori della Coppa del Galles si era tirato unsospiro di sollievo. Se dal punto di vista tecnico la partita sulla cartanon presentava particolari problemi, per i tifosi latrasferta non era certo agevole. Appena diffusa lanotizia che il debutto europeo sarebbe stato aMerthyr Tydfil la battuta più frequente tra gli ata-lantini era stata “ma ‘ndo casso l’è chel pais lé?” egiù tutti a tirar fuori l’atlante per cercare sulla car-tina il minuscolo puntino della cittadina gallese. La voglia di vivere l’emozione della Coppa, però,è troppo forte anche se la distanza è sicuramenteproibitiva.I tifosi, quindi, si organizzano: le Brigate (a cui siaggregano anche gli Sbandati) optano per il pull-man, i Wild Kaos per il treno e il club Amici perl’aereo (costo di quest’ultimo, 300 mila lire). InGalles, intanto, l’attesa non è meno spasmodica;anche per loro, infatti, si tratta del debutto euro-peo, quindi, come lo definisce il presidente delMerthyr, John Reddy, «è un avvenimento storico».

Ma questa partita è importanteanche per altri due motivi: innanzi-tutto perché mai una squadra italia-na di serie B aveva disputato unacompetizione europea così importan-te, secondo perché dopo la tragediadell’Heysel è la prima volta che unasquadra italiana gioca sul suolo delRegno Unito e per questo in Galles siteme l’arrivo di alcuni hooligans dallavicina Liverpool. A Merthyr Tydfil fervono dunque i prepara-tivi, tanto che il piccolo stadio, il PenydarrenPark, viene appositamente rimodernato conuna spesa di mezzo miliardo di lire e portato aduna capienza di ottomila posti. A Bergamo, invece, ci si prepara per la lunga tra-sferta. Le Brigate raccolgono quarantuno iscritti,undici sono i Kaos e 185 gli Amici. La partenza delpullman è fissata alle sei del martedì mattina.L’autobus è veramente extralusso, con tanto di ser-vizi igienici (“stanza” in cui il Salvi verrà rinchiu-so, dal solito buontempone del Baffo, per quasiun’ora), per un costo di 120 mila lire a testa. Ilviaggio fila via liscio, ma lento; unico contrattem-po si verifica quando, a notte fonda, la comitiva“dimentica” l’Alex di Albegno in un autogrill inmezzo alla Francia (fortunatamente il “ritardata-rio” riesce a raggiungere il pullman qualche deci-na di chilometri più avanti grazie ad un provvi-denziale passaggio di un camionista calabrese).

16/9/87 - Merthyr Tydfil-AtalantaUn’immagine ravvicinata dei tifosi atalantini

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I chilometri scorrono via unodietro l’altro (ma sono davverotanti e non finiscono mai), efinalmente, dopo quasi venti-quattro ore di viaggio e un fer-reo controllo alla dogana, ilgruppo delle Bna sbarca aDover, in Inghilterra. Non sipuò negare che l’emozionedella “prima volta” al segui-to all’estero è tanta. Ma sul suolo inglese ini-ziano i primi, piccoli, macritici problemi; un esem-pio: appena usciti dalporto di Dover si rischiagià la rissa, perché unodella comitiva, scesodal pullman, nell’at-traversare la stradarischia di essere inve-stito da un auto.

Volano i porconiall’indirizzo dell’automobili-

sta, accusato di andare contromano, finchèqualcuno del gruppo, non esclama un provviden-ziale «A là, ‘gnorant, ta èdet mia che ché i va ‘nmàchina a l’incontrare?!», facendo così notare che

in Inghilterra si guida tenendo la destra e non lasinistra. Altre quattro ore di viaggio, in totale sono benventotto, ed i quarantuno temerari atalantini rag-giungono Cardiff, capitale del Galles, dove si veri-fica un episodio mortificante. «Mentre ci dirigeva-mo verso il centro città - racconta Giorgio - incon-trammo per strada alcuni giocatori dell’Atalanta chenon ci degnarono neanche di un saluto. Per fortuna,poco dopo, quando ci presentammo davanti all’hoteldella squadra, fummo accolti calorosamente da Pran-delli, Cantarutti e Garlini e dal neoallenatore Emilia-no Mondonico e fu soprattutto quest’ultimo che siintrattenne con noi per oltre un’ora parlando dell’am-biente nerazzurro e della necessità di tenere dei buonirapporti tra squadra e curva. Insomma, il Mondo, concui si poteva tranquillamente parlare in bergamasco, ciconquistò subito».Nel pomeriggio gli ultrà si trasferiscono nella vici-na Merthyr Tydfil dove sono accolti con molta cor-dialità; striscioni di benvenuto in lingua gallese(“Italiani croeso”) per le strade, manifesti dellapartita sui muri, vetrine addobbate, tutto fa riferi-mento allo storico match di Coppa. Addirittura lacomunità di emigranti parmigiani, circa 150 per-sone, che vivono nella cittadina mineraria, peruna settimana ha organizzato una serie di iniziati-ve come gare di gelato, di spaghetti, di danza euna partita di calcio tra italiani e gallesi. Il tuttoper fare festa.Per contro, invece, allo stadio la polizia britannicasi dimostra molto fiscale con rigidi controlli; addi-rittura per accedere al settore ospiti gli atalantinidevono attraversare una specie di corridoio di retemetallica. A pochissimi minuti dal fischio di ini-

16/9/87 - Merthyr Tydfil-AtalantaLe Bna, posano davanti all’hotel della squadra,a Cardiff, insieme a Mondonico

16/9/87 - Merthyr Tydfil-AtalantaPanoramica del settore ospiti

del piccolo stadio Penydarren Park

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zio fanno il loro ingresso al Penydarren Parkanche i 185 bergamaschi del charter degli Amici.Il pesante ritardo è dovuto ad ignoti fattori riscon-trati alla partenza da Orio al Serio, ma già nei gior-ni precedenti il volo era stato messo a rischio per-ché da Cardiff, per “generici motivi tecnici”, nonera arrivata l’autorizzazione per l’atterraggio. Persbrogliare la situazione era intervenuto persino ilsenatore bergamasco Gilberto Bonalumi, all’epo-ca sottosegretario agli Esteri. I circa 250 atalantini presenti surclassano netta-mente nel tifo i sostenitori locali, tanto che, inoccasione del pareggio nerazzur-ro, le telecamere non esitano azoommare sul settore ospiti. Gliatalantini fanno così il lorodebutto in eurovisione e comeprima immagine del tifo orobicoin Europa, sul teleschermo com-pare un primo piano del Moretùmentre, in piedi su una balcona-ta, fa il gesto dell’ombrelloseguito da un chiaro invito “adattaccarsi al cazzo…”. Un esor-dio non certo elegante, macomunque molto efficace. Al ter-mine della partita, la polizia non

vede l’ora di imbarcare gli atalantini ed infatti chisul pullman, chi col treno, e chi in aereo, sta di fat-to che tutti vengono “invitati” a ripartire il piùpresto possibile. Altre ventotto ore e al venerdìall’alba si è di nuovo a Bergamo. E ai piedi di Cit-tà Alta, quindici giorni dopo (30 settembre),anche se si tratta dell’esordio europeo al Comu-nale per l’Atalanta sugli spalti si registrano moltivuoti; non sono più di diecimila i bergamaschipresenti al Brumana (quasi duecento i gallesi) checomunque si gustano la vittoria per 2 a 0 ed ilconseguente passaggio del turno.

16/9/87Merthyr Tydfil-AtalantaI Kaos, giuntia Merthyr Tydfilin treno, all’internodel piccolo stadiodella cittadina gallese

16/9/87 - Merthyr Tydfil-Atalanta - La diretta televisiva è l’occasione anche per mandare un messaggio agli odiati romani

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A Salonicco, in sette in trenoattraverso tutta la Jugoslavia

Passata la pratica gallese, al secon-do turno il sorteggio riserva agli

uomini di Mondonico l’ostica squadragreca dell’Ofi Creta. Tra gli ultrà della Nord si fantasticasubito di un lunghissimo viaggio vianave fino a Iraklion (il capoluogo del-l’isola di Creta), ma, invece, il campodel team isolano è squalificato, motivoper cui l’Ofi opta per Salonicco comecampo neutro. Immediatamente si studiano le possi-bilità per come affrontare questa impe-

gnativa trasferta: in auto, via Brindisi, o in trenoattraverso tutta la Jugoslavia? Le difficoltà e i tempi lunghissimi necessari per ilviaggio fanno una selezione spietata tra la tifose-ria: sono infatti solo sette gli atalantini al seguito,visto che neanche il club Amici riesce ad allestireun volo charter. La scelta ricade sul massacrante viaggio in treno,che diventa ancora più lungo, perché la comitivadeve entrare in Jugoslavia facendo un tortuosogiro dall’Austria visto che nessuno ha il passapor-

to (necessario per superare la frontiera dall’Italia,ma non dall’Austria). Robi Pessina, Bruno, lo Scai-ni, Giorgio Pandolfi, il Fabio di Verona, l’Opalì eFranco Civera, questi i sette temerari (tutti delleBna) a cui viene affidato il compito di tenere altala bandiera bergamasca a Salonicco, partono alle20,30 della domenica sera (la partita si gioca ilmercoledì pomeriggio!). Dopo aver cambiato pri-ma a Brescia, poi a Venezia quindi, utilizzando lagià citata “scappatoia” austriaca, a Villach, al mat-tino seguente arrivano a Lubiana e, dopo ore diattesa, salgono su un treno, proveniente dalla Ger-mania e diretto in Grecia, completamente pienodi emigranti macedoni e montenegrini. «Ci tro-vammo ad attraversare tutta la Jugoslavia facendo tut-to il viaggio in piedi - ricorda Franco - in questi vago-ni strapieni di slavi: un incubo durato circa venti ore,dal primo pomeriggio del lunedì a Lubiana fino almartedì mattino quando arrivammo a Salonicco. Nel-la città greca andammo in albergo a dormire, quindi,dopo la partita, che vedemmo in tribuna, preferimmorifiutare l’offerta di un passaggio aereo (gratis) fattacidall’Atalanta. Noi abbiamo sempre fatto della coeren-za e dell’autonomia dalla società uno dei nostri punticardine e visto che nel campionato precedente avevamocontestato i dirigenti atalantini non ci parve il caso diaccettare l’invito a viaggiare insieme a loro. Fu così che

2/11/87 - Ofi Creta-Atalanta - I sette ultrà della Nord, zaino in spalla, durante il lungo viaggio in treno verso la Grecia

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tornammo a Bergamo, ancora in treno, dove arrivam-mo solo al sabato mattina».Quindici giorni dopo, è il 2 novembre, si disputail ritorno al Comunale davanti a quindicimilaspettatori (un centinaio i greci). La partita si gioca,tra le proteste della società e dei tifosi, alle 14,30per ordine della Rai che, tra l’altro relega la tra-smissione della gara sul terzo canale che in moltezone della provincia non si riceve scatenando così,ulteriormente, le rimostranze dei bergamaschi.Non ci sono coreografie particolari, ma il tifo del-la Nord è comunque sempre alle stelle, sull’ondadell’arrembaggio che Stromberg e compagni lan-ciano verso la porta avversaria per ribaltare l’1 a 0dell’andata. A dare manforte alle Bna ci sonoanche i neoacquisti atalantini Ivano Bonetti eAndrea Salvadori che assistono alla partita pro-prio nel cuore della Nord («In curva, in mezzo allagente - dichiarava Salvadori ai giornalisti al termi-ne dell’incontro - la partita si vive meglio, quasicome ad essere in campo; certo in tribuna si sta piùcomodi, ma solo in curva si possono fare certe cose etrattenersi in una partita del genere non è facile»). Ilgol di Nicolini nel primo tempo e il raddoppio diGarlini nella ripresa esaltano ancor di più il pub-blico che, però, nei minuti finali palpita per l’as-sedio dei greci alla porta di Piotti. La tensione poi

esplode in un boato liberatorio al fischio finaledell’arbitro e le telecamere della Rai si soffermanosu alcuni ultrà della Nord aggrappati e festanti incima alla alta rete di protezione del campo (unamoda del tempo). L’Atalanta, per la prima voltanella sua storia, è tra le otto reginette della Coppadelle Coppe. E Bergamo inizia a sognare.

2/11/87Ofi Creta-Atalanta40 ore di viaggio, per lo piùin piedi, e finalmenteal martedì pomeriggio,l’arrivo a Salonicco

2/11/87fi Creta-AtalantaA passeggio per le viedi Saloniccoin attesa della partita

2/11/87Ofi Creta-Atalanta Anche se solo in 7,

non mancano glistriscioni atalantini

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Nei quarti con lo Sportinge Bergamo entra nella storia

Superato il turno con l’Ofi Creta in città non siparla d’altro che del sorteggio dei quarti di

finale della Coppa delle Coppe. C’è chi sogna unviaggio al circolo polare artico con i finlandesi delRovaniemi, e chi invece vorrebbe vedere la “parti-ta del secolo” con l’Ajax e altri che preferirebberouna trasferta a portata di mano per organizzare unvero e proprio esodo e quindi sperano nell’Olym-pique Marsiglia o nello Young Boys di Berna. Dal-l’urna, invece, spunta una vecchia conoscenza del-l’Atalanta, lo Sporting Lisbona, ovvero la squadrache nella Coppa delle Coppe del ’63 eliminò inerazzurri al primo turno nella loro unica parteci-pazione europea. I pronostici non sono certo a favore di Stromberge compagni, ma nonostante questo il 2 marzo 88,alla partita d’andata, al Comunale accorrono oltreventicinquemila atalantini e un centinaio di por-toghesi (inteso come provenienti da Lisbona enon come scrocconi, ovviamente!). Il colpo d’oc-chio della Nord è sicuramente buono: i cori ini-ziano già un’ora prima dell’inizio della partita eall’ingresso delle squadre in campo, la curva siaccende con decine di torce che illuminano unagrande scritta in polistirolo, alzata nel settore del-le Bna, “Siamo con voi”. E nel secondo tempo, ancora luci in curva Nord,ma questa volta sono migliaia di scintilline cheoffrono un’immagine spettacolare del cuore deltifo atalantino in questa notte storica; e di fatti, ilmatch d’andata con lo Sporting diventa indimen-

ticabile con un 2 a 0che comincia a rendere reale quello

che, alla vigilia, nessuno aveva osato nemmenosognare: la semifinale di Coppa delle Coppe!Carichi di tanto entusiasmo anche gli oltre due-mila chilometri che separano Bergamo da Lisbonanon spaventano più. Brigate e Kaos si mobilitanoper organizzare la trasferta in pullman! Due gior-ni ad andare, altrettanti per tornare! E in più aquesto già massacrante tour, un gruppo di indo-miti ultrà neroblu ci aggiunge anche la trasferta diSan Benedetto del Tronto, quindi altri mille chilo-metri, che si disputa la domenica prima. In prati-ca un viaggio lungo Bergamo-San Bendetto-Berga-mo-Lisbona-Bergamo, il tutto in sei giorni!Allo stadio Alvalade, a contrastare il tifo degli oltresettantamila supporters biancoverdi, c’è un tenacee rumoroso manipolo di circa quattrocento berga-maschi giunti nella capitale portoghese con ognimezzo: oltre ai due pullman dei gruppi dellaNord, alcuni sono arrivati in aereo e altri ancora

2/3/88Atalanta-Sporting Lisbona

La Nord illuminatada decine di torceper questa storico

quarto di finale

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in auto. Tutti sono sistemati in uno spicchio late-rale della tribuna e nonostante lo stadio sia un’au-tentica torcida biancoverde, il tifo degli atalantiniè incessante. «Innanzi tutto - rammenta il Salvi - riuscimmo a con-tenere il prezzo del viaggio a 120 mila lire, come inGalles, per cercare di portare più gente possibile; par-tenza il lunedì mattina alle 3, viaggio fino a sera quin-di sosta a dormire, in un albergo di puttane, a Llerida.Non tutti, però: il Paolino e ilBocia, allora quattordicenne,infatti, sia all’andata che alritorno, trovarono più conforte-vole il bagagliaio del pullman».Dopo altre venti ore di viag-gio massacrante, al mercoledìmattina alle 4 le Bna arrivanoa Lisbona. «Gli autisti - spiegaancora il Salvi - volevano scari-carci fuori dallo stadio in pienanotte, al che, dopo aver tranquil-lamente detto loro “se i era miamacc”, ci facemmo portare al-l’hotel della squadra». Fu cosìche, di prima mattina, tra losconcerto del personale del-

l’albergo, inizia un andirivieni dai bagni del lus-suosissimo Sheraton, presi d’assalto dalla comiti-va delle Bna anche per lavarsi i piedi!.Intanto, quando alle 22 ora italiana l’arbitro tede-sco Kirschen fischia l’inizio della partita, per lestrade di Bergamo non si vede anima viva. Tutti incollati al televisore a casa, al bar (come hafatto lo squalificato Garlini, che assiste trepidanteall’eroica impresa dei suoi compagni da un bar di

2/3/88 - Atalanta-Sporting LisbonaPrimo piano sulle Bna

16/3/88Sporting Lisbona-AtalantaWka in posa per la fotoricordo da Lisbona

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Stezzano) o al cinema Conca Verde (dove si ritro-vano in trecento). La tensione è veramente alle stelle: da difenderec’è il 2 a 0 dell’andata e quando al 66’ lo Sportingsi porta in vantaggio, le coronarie degli atalantiniiniziano un pericoloso “fuori-giri”. Ad evitare un’epidemiadi infarti ci pensa Aldo Canta-rutti che con una storicagaloppata di cinquanta metri,all’81’, riesce ad infilare il por-tiere dello Sporting e a regala-re, a soli nove minuti dal ter-mine, la certezza della qualifi-cazione.«Dopo il gol, l’Aldo, è venuto afesteggiare sotto di noi - ricordaGiorgio - da brividi!».Se all’Alvalade scende il gelo,a Bergamo invece esplode unboato collettivo: ed è così cheall’improvviso, è quasi mez-

zanotte, il silenzio assoluto che regna per le viedella città è rotto da un boato che esce dalle fine-stre delle case e pochi minuti dopo, quello che eraun deserto si popola di migliaia di tifosi in delirio.Mentre i fortunati che hanno potuto vivere indiretta questa immensa gioia a Lisbona, nel dopo-partita prendono d’assalto l’hotel Sheraton dove èalloggiata la squadra, ai piedi di Città Alta ragazzi,ragazze, bambini e anziani, sono in tantissimi chesi danno appuntamento, a notte fonda, “armati”di bandiere e trombe per festeggiare sul viale Gio-vanni XXIII, in Porta Nuova, sul Sentierone.Durante i festeggiamenti, però, una volante dellapolizia viene assalita proprio sotto i propilei diPorta Nuova; un episodio che non ha molta enfa-si (i giornali ad esempio non ne parlano), ma chenei giorni seguenti avrà conseguenze pesante conil fermo e la detenzione per cinque giorni di un

16/3/88 - Sporting Lisbona-AtalantaDopo ben quaranta ore di viaggio in pullman gli ultrà atalantini

fanno visita alla squadra all’hotel Sheraton

16/3/88Sporting Lisbona-Atalanta

I Kaos all’ingresso dell’hoteldella squadra a Lisbona

16/3/88 - Sporting Lisbona-Atalanta - Un gruppo di bergamaschi in attesadi entrare allo stadio Alvalade

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ragazzo di Treviolo accusato, per errore, di esserel’autore principale dell’aggressione agli agenti nel-la notte di Lisbona. Tornando a Bergamo, la seconda parte della festaha luogo all’ora di pranzo della mattina seguente.Sono le 13 di giovedì 17 marzo e circa duemilatifosi ancora in estasi per una notte passata inson-ne a sognare ad occhi aperti, sono lì a guardare incielo: tutti stanno aspettando l’aereo che deveriportare ad Orio al Serio gli eroi di Lisbona. Maisi era vista tanta gente all’aeroporto cittadino, chein effetti fatica a reggere l’urto. Nell’attesa i cori sisprecano, ma quando dal cancello della doganaescono i primi giocatori, con il Mondo in testa, èl’apoteosi. Per Cantarutti e compagni, il tragitto che li portasul piazzale dove li attende il pullman è un’auten-tica prova di coraggio: devono superare centinaiadi vorticose pacche sulle spalle e soffocantiabbracci da parte dei duemila tifosi ancora in evi-dente stato di ipereccitazione. Ma mai, un similegirone dantesco è stato più felice ed emozionantespecialmente per l’Aldo-gol, il più acclamato, chedichiarava: «Sapevamo che da Bergamo ci seguivano

con il cuore e anche allo stadio di Lisbona abbiamosentito il tifo dei tanti sostenitori che ci hanno seguitoin trasferta, però questa accoglienza non l’avevamo

16/3/88 - Sporting Lisbona-Atalanta - Il settore occupato dai 500 atalantinipresenti allo stadio Alvalade

16/3/88 - Sporting Lisbona-Atalanta – Nove minuti al termine, Cantarutti segna il gol che vale la semifinale. I tifosi alseguito impazziscono di gioia

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immaginata. Bergamo è una città abbastanza tran-quilla, una città che ha soprattutto il culto del lavoro,vedere questa folla ci ha emozionato».Nel frattempo, però, i temerari ultrà della Nordstanno rientrando in pullman.«Al ritorno ce la prendemmo comoda, - sghignazzaFranco - facendo soste a Madrid e a Barcellona, oltrealla notte passata a dormire nei pressi di Saragozza;ma durante la tappa nella città catalana subimmo unfurto sul pullman, cosa che ci fece incazzare un casino;l’Opalì, allora, si mise a dare del “cavrones” ad unragazzo che passava in motorino, il quale, fermatosi eimpugnata la catena rispose con altri insulti in spa-

gnolo. Fu un attimo: scoppiò la lite e il risultato fu chearrivò subito la polizia che fermò e poi rilasciò propriol’Opalì e il Felice».Anche i Kaos però hanno un ritorno un po’ movi-mentato: «Quando eravamo fermi a Madrid, dopoaver mangiato a pranzo - racconta il Bibi - ne appro-fittammo per andare allo stadio dell’Atletico, dove sta-vano facendo allenamento Futre e compagni; noi era-vamo ancora innaria per la partita della sera prima,tant’è che ci mettemmo a saltare, alcuni anche a piedinudi, su delle panche di legno distruggendone diversecon i due dobermann della polizia che i diventavanomatti».

16/3/88Sporting Lisbona-Atalanta

Aldo Cantaruttia fine partita

lancia la magliaai bergamaschi

ubriachi di felicità

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17/3/88Aeroporto Orio al SerioDuemila atalantiniattendono l’arrivodella squadra

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La ”febbre” Atalanta contagia tutti:in tremila a Malines!

Dopo l’accesso alle semifinali di Coppa del-le Coppe, unica rappresentante italiana,

per di più di serie B, rimasta in gio-co nelle competizioni europee, l’e-pidemia neroblu ormai è inconte-nibile e contagia tutta Bergamo.La primavera sta per sbocciare, maai piedi di Città Alta, sembra di esse-re in piena estate tanto si sente ilcalore della gente bergamasca, ata-lantini e non, intorno alla squadra.Dall’urna dell’Uefa è spuntata unasquadra belga alla sua prima espe-rienza internazionale, il Malines; lealtre due semifinaliste sono il gloriosoAjax e l’altrettanto prestigioso Olym-

pique Marsiglia. All’Atalanta, invece, è spettata lapiù “piccola” delle tre avversarie, bandiera di unacittadina di 70 mila abitanti posta al centro delBelgio, al confine tra Fiandre e Vallonia e, non acaso, la denominazione della compagine è anche,

o meglio prima di tutto,in fiammingo, ovveroMechelen.L’andata si gioca fuoricasa mercoledì 6 aprile.A Bergamo l’attesa perla trasferta è fortissima;i mille chilometri didistanza per raggiun-gere la piccola cittadi-na nei pressi di Bru-xelles, non spaventa-no nessuno ed infattii tremila biglietti dis-ponibili del settore

ospiti dello stadio del Malines (17 mila spet-tatori la capienza complessiva) si esauriscono inun paio di giorni. Si mobilitano i gruppi dellaNord che organizzano cinque pullman (tre le Bnae due i Wka) e il club Amici che riesce a riempiredieci autobus; ad attenderli, allo stadio, ci sarannoanche alcune centinaia dei settemila emigrantibergamaschi che vivono in Belgio, oltre i duecen-to tifosi che hanno utilizzato il volo charter orga-nizzato dal centro Coordinamento. «Come Brigate - rievoca Eros - facemmo tre pullman,di cui uno era quello mitico dell’Italmar, la ditta dello“zio”; tanto per capirci era l’autobus che usavamo daanni, quello con il riscaldamento che non andava qua-si mai e quello con i finestrini in plexiglass, perché lo

6/4/88Malines-AtalantaAttimi di tensionetra gli atalantini e

la gendarmerie belgaall’esterno dello stadio(da notare il cimitero

sullo sfondo)

6/4/88Malines-Atalanta

Zoom sugli atalantinial seguito in Belgio

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zio, stanco di dover cambiare icristalli continuamente rotti dal-le sassaiole, li aveva sostituiti unpo’ alla volta con fogli appuntoin plexiglass antiurto. Nella tra-sferta belga, proprio al pullmandello zio ne capitò una dietrol’altra: all’andata, grazie al Cor-rado Coan, il nostro abilissimo“navigatore” con tanto di carti-na alla mano, ci perdemmo dal-le parti di Zurigo; al ritorno,invece, riuscimmo a fare unaterna di imprevisti, ovvero fora-tura all’esterno dello stadio diMalines, rottura della cinghia aMetz, quindi altro guasto almotore in Svizzera. In pratica aBergamo arrivammo alle 20 delgiovedì sera, ventidue ore dopola fine della partita». «La serie di guasti al pullman dello zio - interviene ilSalvi - però non deve sorprendere; infatti era lo stessoautobus con cui una volta tornammo da Cesena comese fossimo in barca a vela, ovvero piegati su un latoperché si erano spaccati gli ammortizzatori, e lo stessocon cui, per andare ad Arezzo, facemmo la Cisa tuttacon il freno motore perché i freni non funzionavano,senza citare le volte che, d’inverno, di notte, si forma-va, il ghiaccio sui vetri, pardon plexiglass, all’interno(!), e nóter, che an barbelàa de frècc, a coprirci concoperte e striscioni. Le riparazioni? Sì, lo zio era un

esperto meccanico, peccato che usasse solo nastro ade-sivo e silicone!».All’arrivo a Malines non si registrano episodi par-ticolari, anche perché, il centro della piccola citta-dina risulta ormai “conquistato” dalle truppeneroblu. Unica annotazione la meritano, oltre aicinque atalantini fermati a Bruxelles (sulla GranPlace) da una rigidissima gendarmerie perché era-no truccati in viso di nerazzurro (!), gli accenni discontro, nel pomeriggio, con la polizia belga all’e-sterno dello stadio, dove si erano radunati alcune

6/4/88Malines-AtalantaAltri particolari ravvicinatidel settore gremitodai supporters nerazzurri

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centinaia di atalantini in attesa di entrare nel lorosettore: in questi frangenti, cinque ultrà nerobluvengono fermati (e rilasciati un paio d’ore dopo)perché un po’ troppo alticci scatenando le prote-ste vivaci dei bergamaschi presenti. Del resto la fermezza della polizia locale non sor-prende, visto che il ricordo della tragedia dello sta-dio Heysel di quattro anni prima pesa ancora tan-tissimo sulla coscienza delle autorità belghe. Sarà per questo, quindi, che per Malines-Atalantala “gendarmerie”’ ha predisposto circa 250 perso-

ne addette al servizio d’ordine, contro le sedici chenormalmente impiega per un match di campiona-to. All’interno dello stadio, il tifo che si alza dalsettore degli atalantini (uno spicchio della gradi-nata coperta, sullo stesso lato del gruppo più cal-do, definirli ultras è eccessivo, dei sostenitori loca-li) è veramente potente: ai continui e costanti coribergamaschi, fa eco il tifo accesissimo del palaz-zetto dello sport di Bergamo dove si sono datiappuntamento, per assistere alla partita sul maxi-schermo, in duemila armati di bandiere, sciarpe e

striscioni nerazzurri. Chi al palazzetto, chi al bar, chia casa, sta di fatto che per dueore Bergamo sembra una cittàfantasma! Vie completamentedeserte, come mai si era vistofino ad allora. E mai l’Atalantaaveva riscosso una così altaaudience: sono oltre dieci milio-ni, infatti, i telespettatori che sisintonizzano su Rai Uno. E la sconfitta per 2 a 1 aumentaancor di più tra i tifosi bergama-schi le speranze di poter agguan-tare la finale nella partita diritorno, facendo così schizzare lafebbre neroblu a temperature da“ricovero d’urgenza”!

6/4/88 - Malines-AtalantaTorce e bandiere neroblu nello stadio di Malines

6/4/88 - Malines-Atalanta - Una panoramica dei 3000 bergamaschi

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nella trasferta di Barletta. Tutte lesere, per quasi un mese, nel garagedi via San Tomaso, i ragazzi delleBrigate si danno un gran daffaread infilare migliaia di astine allebandiere fatte confezionare acasa di decine di tifosi coinvol-gendo in questa impresa anchemamme, sorelle, fidanzate, non-ne, e parentele varie, munite dimacchina da cucire. Fino all’ultimo gli ultrà dellaNord fanno i salti mortali perpreparare la coreografia, ma ilsacrificio, soprattutto delleBna, viene ampiamente ripa-gato il fatidico giorno dellasemifinale: l’effetto di vedereil Comunale, già tre ore pri-ma dell’inizio della partita,completamente colorato dibandierine neroblu è veramente da“pel de poia”. Anche i giocatori, al momento di fare la tradizio-nale “passeggiata” sul campo prima della gara,rimangono impressionati da tanto calore. La lun-ga attesa per il pubblico, i cancelli sono stati aper-ti alle 17,15 e in un attimo gli spalti si sono esau-riti, non risulta pesante, anzi. La fanfara dellaGaribaldina, le pon pon girls prese “a prestito” daiLions, la squadra orobica di football americano,un serpentone neroblu, accompagnato dal Giopì edalla Margì, da cui spuntano un gruppo di sedicitra ragazzi e ragazze che lanciano fiori agli spetta-tori, il dirigibile innalzato dal club Amici con la

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20 aprile 1988:svanisce il sogno europeo, ma laserata è comunque indimenticabile

Dopo la sconfitta di misura in Belgio, tuttala città vive due settimane di fibrillazione.

Tutti attendono la gara di ritorno, perché il 20aprile per l’Atalanta potrebbero davvero spalan-carsi le porte della leggenda. Immediatamente si scatena la caccia al biglietto:già al primo giorno di prevendita davanti al palaz-zo de L’Eco di Bergamo deve intervenire la poliziaper regolare l’afflusso delle migliaia di tifosi che siaccalcano all’esterno della sede del club Amici peracquistare il prezioso tagliando. Ad otto giorni dalla partita il Comunale registragià il tutto esaurito (mai in passato si era verifica-ta una situazione simile): 38 mila biglietti vendu-ti (millecinquecento riservati ai supporters delMalines), ovvero la massima capienza omologatadall’Uefa per il vecchio Brumana. Intanto la febbre nerazzurra sta raggiungendotemperature “da cavallo”; manifesti del club Ami-ci affissi in tutta la provincia, vetrine dei negoziaddobbate con i colori della Dea, ambulanti che,al mercato della Malpensata, applicano lo “scontoAtalanta”, i tifosi della Nord in fermento a prepa-rare una coreografia spettacolare: insomma perstrada, al lavoro, a scuola, al bar non si fa altro cheparlare della semifinale di Coppa. Addirittura, le Bna, per preparare qualcosa come30 mila bandierine neroblu (da distribuire in ognisettore dello stadio a mille lire, come puro costovivo) rinunciano a seguire Stromberg e compagni

20/4/88Atalanta-MalinesCancelli aperti dalle17,15 e per tre ore,in campo e sugli spalti,c’è tantissimo colore;ecco il serpentone neroblucon il Giopì e la Margì

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scritta illuminata “Forza Atalanta”, tutto per cari-care ancor di più, ma non ce ne è di certo bisogno,il pubblico del Comunale che, di fatti, per tuttal’attesa non fanno altro che cantare, sventolarebandiere, e fare la “ola” di messicana memoria (dimoda dopo averla vista, appunto, ai mondiali delMessico del ’86).

All’annuncio delle formazioni il boato che esplo-de al nome di ogni giocatore atalantino è qualco-sa di incredibile: 38 mila bergamaschi, dalla Nordalla tribuna, a cui sono venuti a dare una manoanche alcuni ultras da Terni, La Spezia, perfinoCosenza, in questa specie di rivincita della pro-vincia sui grandi squadroni, scaricano tutta la lorotensione in undici “olè” che rimbombano, nellacittà deserta, fino in Città Alta. Ore 20,30, finalmente entrano le squadre in cam-po: la Nord, di colpo, si accende di rosso fuocoilluminata da centinaia di torce, mentre tutto ilComunale è un unico sventolio di bandiere nero-blu. Dal settore delle Brigate, non manca un iro-nico riferimento agli odiati romani ed ecco cheviene esposto uno striscione “Romani, cucù, guar-dateci in tv”, accompagnato più volte dalla colon-na sonora di questa semifinale, ovvero il coro“Solo noi, solo noi, in Europa soltanto noi!”.Ore 21,09: traversone di Icardi e il difensore gial-lorosso Emmers, in area, colpisce il pallone conun braccio; per l’arbitro russo Butenko è rigore. Inun clima incandescente sul dischetto va OlivieroGarlini che segna. Il Comunale esplode, e stavol-ta, il boato si sente ben oltre Città Alta! Durante l’intervallo, il pensiero di tutti i tifosi ègià a Strasburgo, ma c’è da giocare ancora un tem-po; sull’onda dell’entusiasmo, la Nord si veste a

20/4/88Atalanta-Malines

A caricare ancor di piùil pubblico ci sono anche

le pon-pon girls prese in “prestito” dai Lions

20/4/88 - Atalanta-Malines - Bandiere e luci colorano e illuminano la Nord

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festa e all’inizio della ripresa sfodera il suo gigan-tesco bandierone. Ore 21,42: lo stopper belga Rutjes con un gran tiroal volo di sinistro in mezza rovesciata, trafiggeimparabilmente Piotti. Il Comunale raggela, ma,appena passata la botta, riparte ad incitare i ragaz-zi di Mondonico verso una qualificazione ancorapossibile.Ore 22,05: finisce il sogno! All’80’, dopo che setteminuti prima l’arbitro non aveva concesso unrigore gigantesco per un fallo in area su Strom-berg, il Malines raddoppia con un’azione in con-tropiede di Emmers. Nonostante la profondadelusione (non sono pochi i bergamaschi suglispalti che si lasciano andare alle lacrime e tra que-sti anche il presidente Cesare Bortolotti), dallaNord si alza, possente, anche se qualcuno è anco-ra con il groppo in gola, il coro “Grazie ragazzi”.Un coro commovente, a testimoniare, veramente,che tutta Bergamo, grazie a Stromberg, Cantarutti,Garlini e a tutti gli altri, aveva vissuto qualcosa dileggendario, a cui non era abituata; un coro, chetutto lo stadio accompagna con un calorosoapplauso. E così, dopo il sogno si ritorna alla realtà, ad unpiù tradizionale, ma non meno importante, “Tor-neremo in serie A” che saluta la squadra al termi-ne della partita. Una serata, comunque indimenti-

cabile, che la tifoseria atalantina e tutta Bergamo,con una passione e una fede sviscerale per la Dea,hanno contribuito a rendere ancora più leggenda-ria, come confermato da tutti i giornali e dalleparole di ringraziamento per il pubblico sia daigiocatori, che dal Mondo («Semplicemente meravi-glioso. È per loro che abbiamo dentro amarezza peressere usciti dalla coppa; meritavano appieno la gioiadi salire fino a Strasburgo»), sia dal presidente (inun comunicato, il giorno dopo, scriveva «Ai nostritifosi va un grazie di cuore per l’incitamento e il soste-gno morale dato alla squadra e per quello spettacolocivile e composto offerto a milioni di italiani che cihanno seguito con simpatia»), che da giornalistinazionali («I tifosi bergamaschi hanno suggellato lasfida perduta con una magnifica dimostrazione diattaccamento alla loro squadra sfortunata, sostenendo-la fino in fondo» è uno dei tanti commenti). Perdovere di cronaca, un mese dopo, il Malines, bat-tendo a Strasburgo per 1 a 0 l’Ajax, si aggiudiche-rà la Coppa delle Coppe.

20/4/88 - Atalanta-Malines - Bandiere e luci colorano e illuminano la Nord

20/4/88Atalanta-MalinesIn curva Nordnon poteva mancareun riferimento ironicoai rivali romani

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20/4/88 - Atalanta-Malines - La spettacolare torciata della Nord che accoglie l’ingresso delle squadre in campo

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Al via il torneo in memoriadegli amici scomparsi

Sull’onda dell’entusiasmo per l’emozionantecavalcata europea, le Bna danno vita, alla fine

di maggio, alla prima edizione del torneo di cal-cio dedicato agli Amici Scomparsi. Questa compe-tizione, nata appunto con l’idea di ricordare queiragazzi della Nord che non ci sono più, vede lapartecipazione di sedici squadre di ultrà atalanti-ni, in rappresentanza delle varie sezioni e compa-gnie. Sede della prima edizione del torneo è ilcampo di calcio a sette del quartiere Primavera aSeriate. Per circa venti giorni il campetto viene“invaso” da decine di spettatori che, ovviamente,da buoni curvaioli, non fanno mancare il lorocaloroso tifo. A dominare la prima edizione ci

pensano gli Sbandati di Petosino, una squadrache, come riportato nei capitoli precedenti, avevagià vinto i tornei organizzati alla fine degli anni’70 dai Commandos e dai clubs Amici. Il torneo di anno in anno cresce sia in termini dipubblico (alle finali si raggiungono anche gli otto-cento spettatori) che di organizzazione; alle pre-miazioni, a cui vengono invitati i parenti deiragazzi scomparsi, infatti, non mancano perso-naggi illustri come il grande idolo della NordAldo Cantarutti, intervenuto nell’edizione 1990,oppure il presidente Antonio Percassi ed il misterEmiliano Mondonico, ospiti d’eccezione, insiemeall’affascinante Siria Magri, alla finale del 1991.A colorare le giornate conclusive della competi-zione vengono previste anche divertenti sfidecome quelle tra gli over 100 kg. (una squadra dadieci giocatori che alla bilancia fa spiccare l’ago ad

Giugno ‘90Una fase

della premiazioneal campo Primavera

di Seriate

Giugno ‘91 - Il presidente Antonio Percassipremia i vincitori della quarta edizione

Giugno ‘91 - Prima della finalissima la squadra degli Over 100 kg. e de Le intoccabili Bna danno vita ad una divertentissima sfida

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oltre 1300 kg.) e le Bna Donne o le accesissime sfi-de tra squadre femminili. Pur essendo un torneo finalizzato principalmentea ricordare i tanti, purtroppo sempre di più, amiciche hanno lasciato un vuoto incolmabile in curva,la voglia di conquistare il trofeo non manca. Anzi.Se si escludono alcune squadre un po’ “innaria” efolcloristiche, dalle divise e dai nomi più strampa-lati (per citarne solo qualcuno “An gha oia”, “Per-sonaggi da neuro”, “Strina pipete”, ecc.) nelle altrel’agonismo la fa da padrona, tanto che talvoltascoppiano accese polemiche. Il tema più discusso,ogni anno, è il regolamento che in teoria riserve-rebbe la possibilità di giocare ai soli habituè dellaNord, ma invece molte squadre risultano imbotti-te da giocatori non tifosi, magari anche tesseratiFgci o Csi. E così, nei primi anni, fioccano le con-testazioni: frasi come “ma chi l’è chèl lé?!” o “cosai ghe entra con la cürva?” riferite a giocatori maivisti al seguito della Dea, infatti si sentono spessosulle tribune (e al tavolo dell’organizzazione) deltorneo.La competizione, al di là delle parentesi polemi-che, funge anche da piacevole punto di ritrovo percirca un mese, dopo la fine del campionato, per gliultrà atalantini. Tornando alle varie edizioni, per dei lavori disistemazione, la manifestazione, nel 1992, traslo-ca al campo dell’oratorio di Redona, dove aumen-tano, viste le numerose richieste di adesione, lesquadre partecipanti. Il numero delle compaginisale così a venti, poi ventidue, ventiquattro fino aventotto.La sedicesima edizione, quella del 2003, registratre importanti novità: prima di tutto il campo,

visto che, ancora per dei lavori diristrutturazione, il torneo traslo-ca dal tradizionale impiantodell’oratorio di Redona al cen-tro sportivo di Albano Sant’A-lessandro. Seconda modifica, i compo-nenti delle squadre: dopoquindici edizioni riservate asquadre a sette, vista anche ladimensione del campo, si sperimenta la variante anove giocatori.Terza novità, il numero dei partecipanti: nel 2002,infatti, sono ben trenta le squadre iscritte, suddi-vise in sei gironi da cinque a cui poi, le prime duee le migliori quattro terze accedono alle fasi ad eli-minazione diretta. Se negli anni sono cambiateformule e campi di gioco, ovunque, a Seriate,Redona o ad Albano Sant’Alessandro, il successodi pubblico e partecipazione della manifestazionedelle Brigate, invece, è sempre rimasto costante sulivelli di altissimo gradimento.

Giugno ‘96Una panoramicadel campo dell’oratoriodi Redona addobbatoper la serata finale

Giugno ‘96Al centro del campovengono premiatele squadre partecipanti e,con un mazzo di fioriai parenti, vengono ricordatigli amici scomparsi

1988 SBANDATI PETOSINO1989 SBANDATI PETOSINO1990 TORR RED TORRE BOLDONE

1991 TESTE COCE ÖS1992 BALORDI SERIATE1993 CHI DE LONGUEL1994 BNA SELVINO1995 SIAMO PERSI SCANZO1996 SIAMO PERSI SCANZO1997 BNA MONTEROSSO1998 BNA SELVINO1999 SIAMO PERSI SCANZO2000 SIAMO PERSI SCANZO2001 SIAMO PERSI SCANZO2002 SERIATE 19072003 N.D.C.

A L B O D ’ O R OT o r n e o B N A

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L’Atalanta della stagione 1988/89 conquistaun posticino in Europa. Sì, i nerazzurri ter-

minano in maniera esaltante il campionato aggiu-dicandosi il sesto posto in classifica (con ben 36punti), un obiettivo colorato di grandi imprese ericordi memorabili, ma soprattutto segnato dalraggiungimento di un traguardo storico: la quali-ficazione in Coppa Uefa.

Un successo davvero strepitosoper quella provincialissima Ata-lanta che nella sua storia è sem-pre stata obbligata ad inseguire,lottare, spesso anche arrancaresul fondo classifica, insomma agiocare per la salvezza. E ancoradi più se si considera il fatto chela squadra del Mondo è una neo-promossa.A proiettare l’Atalanta ai verticidella classifica sono anche iquattordici risultati utili conse-cutivi raggiunti grazie ad un soli-do centrocampo in cui i vari Val-ter Bonacina, Daniele Fortunatoed Eligio Nicolini, senza dimen-

ticare i grandi Glenn Stromberg e Robert Prytz,danno un apporto notevole.Arrivano in questa stagione il brasiliano Evair, losvedese Prytz, il portiere Fabrizio Ferron, maanche due nuovi marcatori come Renzo Contrattoe Claudio Vertova.A novembre, invece, ritornano a Bergamo “Min-do” Madonna e Gianfranco Serioli.L’esordio in campionato si celebra al San Paolo:

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Che stagione: sesto posto!Si torna in Europa

CAMPIONATO1988/89

NAPOLI ATALANTA 1-0 1-1ATALANTA VERONA 2-2 0-1TORINO ATALANTA 1-1 0-1ATALANTA BOLOGNA 2-0 1-1FIORENTINA ATALANTA 1-1 1-0MILAN ATALANTA 1-2 2-1ATALANTA PESCARA 0-0 1-1LAZIO ATALANTA 0-1 1-3ATALANTA PISA 1-0 1-0CESENA ATALANTA 0-0 1-5ATALANTA COMO 1-1 0-1SAMPDORIA ATALANTA 1-1 0-1ATALANTA ASCOLI 1-0 1-3JUVENTUS ATALANTA 0-1 0-0ATALANTA INTER 1-1 2-4LECCE ATALANTA 2-1 0-0ATALANTA ROMA 2-2 1-2

R I S U L T A T I A R

nonostante i partenopei vincano grazie ad un golirregolare (Maradona aveva toccato di mano lapalla prima che la stessa entrasse in rete), i neraz-zurri danno prova di un bel gioco e di non esserearrendevoli nonostante si fronteggino con avver-sari di tutto rispetto come i vice campioni d’Italia.Evair festeggia il suo esordio al Comunale con ungol contro il Verona: è subito tripudio e l’attaccan-te brasiliano entra a pieno titolo nei cuori dei tifo-si bergamaschi (2-2). Dopo il pareggio anche con-tro il Torino (1-1), l’Atalanta conquista una bellavittoria sotto gli occhi del suo pubblico schiac-ciando per due reti a zero il Bologna.Indimenticabile è la vittoria a San Siro ai dannidei campioni d’Italia del Milan. Al 90’ Bonacinasegna di testa: i nerazzurri battono i rossoneri atempo ormai scaduto, dopo l’autorete di Baresi eil pareggio trovato con Rijkaard. Un’Atalanta capa-ce di fare la grande con le grandi insomma. A tal proposito basti solo ricordare gli importantirisultati conseguiti, oltre che contro il Milan, congiganti come Juve (0-1), Roma (2-2) e Lazio (0-1).Brutto invece lo scivolone di Lecce (2-1), cheinterrompe la serie positiva a quattordici risultatiutili consecutivi. Il girone di ritorno dei nerazzurri si apre con ilpareggio casalingo (1-1) contro il Napoli. Mara-dona con un colpo di testa infila Piotti, ma Nico-lini su rigore riacciuffa la partita. Riconquistato il

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risultato, l’atteggiamento di Mondonico si fa deci-samente più cauto e il Napoli non si rende prota-gonista di nessuna altra azioneseriamente pericolosa. Se la vittoria conquistata contro laSampdoria (1-0) a sei giornate dal-la fine del campionato fa vedere ainerazzurri sempre più abbordabilel’ammissione alle coppe europee, ilpareggio (0-0) contro il Lecce alComunale alla penultima giornatasancisce ufficialmente il raggiungi-mento dell’ambito traguardo. C’èda dire però che il periodo di“sbandamento” dell’Atalanta, cheprecedentemente si era prolungatoper qualche settimana (si pensiinfatti alle tre sconfitte consecutivenelle trasferte di Como, Ascoli eMilano contro l’Inter) inizialmente aveva fattotemere il peggio.Ma facciamo un passo indietro. Il 4 giugno arrivaa Bergamo la Juve: la classifica vede i nerazzurridistaccati dagli uomini di Zoff di sole tre lunghez-ze. Poche azioni degne di nota per una partita dalpareggio annunciato (0-0).Sette giorni dopo la Dea va a fare visita all’Inter(che la classifica ha già celebrato campione d’Ita-lia da due settimane). Nicolini a pochi minuti dal-

l’inizio regala il vantaggio: l’Atalanta va negli spo-gliatoi a fine primo tempo con i due punti in

tasca. Ma la ripresa ribalta, per certiversi in modo incomprensibile, ilrisultato. Dopo il pareggio dal dischet-to siglato da Matthaeus, l’arbitroSguizzato ne concede un altro. Ferron,grandissimo, lo respinge. Al gol diSerena, l’Atalanta risponde con quellodi Madonna. Ma all’Inter viene conces-so un terzo rigore, Serena va nuova-mente in rete, dopo l’espulsione perproteste di Fortunato (cui seguirà quel-la di Nicolini). Brehme realizza ilquarto gol interista e la gara si chiudesul 4-2. Come già anticipato, la garainterna contro il Lecce finisce sullo 0-0e l’Atalanta porta così a quattro punti ilsuo vantaggio sulla Roma (fermata

invece sullo 0-0 a Verona), anch’essa in corsa perla qualificazione alle coppe.Il campionato si chiude con la sconfitta dell’O-limpico contro la Roma. Ad andare in vantaggioper prima è l’Atalanta su rigore (Madonna), maGiannini e Voeller ribaltano il risultato (2-1). Madi questo capitombolo poco importa a Mondoni-co, ai suoi uomini e a tutti i tifosi, reduci da uncampionato straordinario che inaspettatamenteprofuma anche di Europa.

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Dal Brasile arrivail nuovo centravanti,

Paulinho Evair,che diventa subito

un idolo della Nord

C L A S S I F I C A

INTER 58NAPOLI 47MILAN 46JUVENTUS 43SAMPDORIA 39ATALANTA 36FIORENTINA 34ROMA 34LECCE 31LAZIO 29VERONA 29ASCOLI 29CESENA 29BOLOGNA 29TORINO 27PESCARA 27PISA 23COMO 22

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Scintille in curva Nord:tensioni e scontri tra Bna e Wka

La promozione in serie A e la leggendariaavventura europea galvanizzano la tifoseria

che, nonostante le costanti lamentele per lo statodi degrado del vecchio stadio Comunale, fannoraggiungere quota 8762 alla campagna abbona-menti.

A creare ancora più entusiasmointorno alla squadra del Mondo ci pensa anche lacampagna acquisti, in particolare per il secondostraniero. Per una quindicina di giorni, a iniziosettembre, i tifosi sognano il colpaccio visto cheBortolotti e Previtali hanno puntato dritto all’expallone d’oro Igor Belanov, fuoriclasse sovieticodella Dinamo di Kiev, ma il muro di Berlino nonè ancora caduto e così il trasferimento all’estero

dei giocatori russi è vincolato al parere dellaSovrintendersport, l’ente del Cremlino che gesti-sce lo sport nazionale.Per cercare di sbloccare la situazione il presidentee il segretario Randazzo riescono ad ottenere addi-rittura un incontro con il ministro allo sport rus-so, ma non c’è niente da fare.A pochi giorni dall’inizio del campionato, eccoche arriva la notizia: l’Atalanta ha acquistato dalGuaranì, l’attacante brasiliano Evair; ad attender-lo, davanti alla sede della società, nonostante dueore di ritardo, si ritrovano (16 settembre) in cin-quecento, lasciando senza parole il timido bom-ber carioca.Sul fronte della Nord, invece, la nuova stagioneinizia con le scintille; la tensione che covava datempo tra Brigate e Kaos esplode a metà settembre(«Alla base per lo più c’erano dei contrasti personali -spiega Eros - tra i leaders dei due gruppi, una situa-zione che condizionava e automaticamente coinvolge-va pesantemente un po’ tutti»). Ad innescare la miccia è una rissa scoppiata, al barPiper di Borgo Santa Caterina, ritrovo delle Briga-te, sabato 17 settembre, quando un gruppetto deiKaos viene alle mani con alcuni delle Bna. Uno sgarro che ai vertici delle Brigate non va giù

ed ecco il giorno dopo scatta la vendetta: alcunidelle Bna ricambiano la “visita” e le suonano adun paio di Wka al loro bar, il circolo Arci alla Gru-mellina. Si arriva così al regolamento di conti defi-nitivo: alla solita riunione delle Bna del martedìsera nella stanza-garage di via San Tomaso si pre-senta il Baffo, allora nei Kaos, che, con tonominaccioso, lancia la sfida: «Adèss basta, me la teafò! Alle 23 sul piazzale del cimitero di Gorle».

16/10/88 - Atalanta-Verona - Bna e Wka in campo prima della partita con uno striscione rivolto alla curva e alla squadra

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A Gorle, dove si reca una “vedetta” in perlustra-zione, però, sta girando una pattuglia dei carabi-nieri, quindi l’”appuntamento” viene spostato sulpiazzale dello stadio.E difatti, quasi ad un segnale prestabilito, una cin-quantina per parte, con cinghie e bastoni, se ledanno di santa ragione. Lo scontro è pesanteanche se piuttosto breve, perché quasi immediata-mente si sente il suono delle sirene delle volanti,chiamate dagli impauriti residenti dei palazziintorno. Una battaglia finita in parità che, fra l’al-tro, non ha, al contrario delle previsioni, alcunostrascico il giorno seguente nella partita di CoppaItalia a Monza. Restando proprio in ambito Coppa Italia, le gareestive si erano già dimostrate piuttosto turbolente:con il Verona (31 agosto), al Comunale, i berga-maschi avevano aggredito il piccolo gruppetto diultrà gialloblu giunti a Bergamo e la polizia avevafermato sei atalantini, mentre al rientro dalla tra-sferta di Vicenza (3 settembre) alcuni supportersnerazzurri si erano lasciati andare ad un depreca-bile furto di caramelle, biscotti e patatine in unautogrill nei pressi di Soave. Risultato: un pullmanintero, all’arrivo al casello di Bergamo, veniva con-dotto in questura e tutti i suoi passeggeri identifi-cati.Dopo la movimentata anteprima di Coppa Italia,al debutto in campionato (9 ottobre), la musicanon cambia; l’Atalanta è di scena a Napoli e il cen-tinaio di bergamaschi al seguito, deve risponderepiù volte ad un fitto lancio di oggetti all’internodello stadio San Paolo. Il clima, quindi, è già teso e allora, in vista deltemutissimo incontro casalingo con il Verona (16

ottobre) prefettura e questura decidono alcuniprovvedimenti di ordine pubblico; in particolare,per le partite al Comunale, viene definitivamentestabilito il divieto di sosta nei piazzali della curvaSud e della gradinata, in modo da permettere unpiù facile deflusso degli spettatori in caso di inci-denti. Sarà per il piazzale completamente sgom-bro o per altri motivi, sta di fatto che forse per laprima volta non si verificano tafferugli con i vero-nesi. Da segnalare, invece, l’applauditissimo stri-scione che una ventina tra Kaos e Brigate (in unafase di riappacificamento) distendono in campoprima della partita: “Noi e voi uniti per una magi-ca Atalanta”. Un messaggio di compattezza rivoltosia alla curva stessa che ai giocatori. E neanche il 23 ottobre a Torino con il Toro cisono fatti particolari da annotare, così come il 20novembre, quando gli atalantini festeggiano unastorica vittoria a San Siro con i campioni d’Italiadel Milan per 2 a 1; da sottolineare che, nei gior-ni precedenti, la società rossonera aveva inviato aBergamo solo cinquecento biglietti, a fronte deicinquemila richiesti, con in più l’obbligo di ven-derli secondo precise norme: per ciascun acqui-rente nome, cognome e indirizzo, perché il Milanvoleva schedare i tifosi ospiti allo scopo di evitareincidenti. La particolarità di questa disposizione èche all’esterno di San Siro si potevano acquistaretranquillamente dai bagarini i biglietti della curvaospiti!I cantieri negli stadi di Italia 90, portano a solu-zioni anomale per gli ospiti: così capita che adesempio a Firenze (13 novembre) gli atalantinivengano sistemati addirittura in tribuna coperta!Ma il comportamento dei bergamaschi, in casa dei

13/11/88Fiorentina-AtalantaGli ultrà bergamaschi vengono sistemati addiritturain tribuna coperta a causa dei lavori di ristrutturazione dello stadio per Italia 90

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viola, resta da curva: scontri si verificano sia prima(i Wka arrivano nel capoluogo toscano in trenogià alle 7 di mattina!) che dopo l’incontro. Primanel bar davanti alla tribuna, dopo il corteo delleBna (giunte in pullman) è fatto oggetto da una fit-ta sassaiola.Il 4 dicembre, invece, si verifica una delle paginepiù nere della storia ultrà della Nord: l’Atalanta vaa Roma, con la Lazio, e al suo seguito ci sono duepullman di tifosi, uno dei Wka e uno delle Bna,che come al solito viaggiano separati. L’autobusdelle Brigate, in piena notte si ferma all’autogrillSecchia Ovest nei pressi di Modena; scendono inpochi, la maggior parte dorme, un po’ persa, sulpullman. Nella stessa area di servizio erano già fermi, manessuno li aveva notati, altri due autobus di ultràinteristi in viaggio verso Pescara. Un paio di bergamaschi, entrati nel locale, non siaccorgono che il gruppo di tifosi con la sciarpaneroblu al collo non è di atalantini, ma di mila-nesi, mentre dall’altra parte vengono riconosciuti

e malmenati. Intuito che nel piazzale c’era unmezzo di atalantini, i Boys dell’Inter puntano ver-so il pullman orobico: «Ci presero di sorpresa -ricorda Fabio di Verona, uno storico ultrà atalanti-no - perché la maggior parte di noi stava dormendo;quando vedemmo arrivare gli interisti scendemmo soloin sei o sette, ma i Boys, tra cui anche noti capi, tene-vano ben in vista i coltelli, quindi i rischi di farsi avan-ti erano notevoli, visto che solo due mesi prima gli stes-si avevano ucciso un ascolano. Uno di loro, poi con unestintore riuscì a rompere il parabrezza del pullman esubito dopo tutti gli interisti tornarono di corsa sui loromezzi, che fra l’altro stavano ripartendo». «Dopo que-sta pessima figura - sbotta Franco - ci fu una profon-da discussione all’interno delle Brigate, anche perchéla trasferta con la Lazio era stata affrontata senza lagiusta mentalità».«Ci trovammo noi giovani a dover assumerci la respon-sabilità di continuare - precisa il Bocia - visto che ivecchi non erano più attivi. Dovevamo riguadagnaredignità e compattezza. Già nella trasferta seguente, aCesena, ad esempio facemmo solo tre pullman, ma tut-ti di gente selezionata: niente ragazzini e nemmenodonne. La giusta tensione e il bagno di umiltà a segui-to dell’episodio dell’autogrill, però, non durarono mol-to e ben presto si tornò nuovamente ad abbassare peri-colosamente la guardia».Se i ragazzi delle Bna sono costretti a rientrare aBergamo in treno, vista l’impossibilità di trovareun altro pullman che li potesse portare a Roma, iKaos, invece, già di prima mattina, con il loro

4/12/88 - Lazio-AtalantaAnche se in pochi, gli atalantinial loro arrivo all’Olimpico si scontrano con i laziali

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autobus, sono fuori dall’Olimpico. «Appena arrivati - racconta il Bibi - nascondemmodelle aste e dei bastoni nelle siepi intorno alla cosid-detta “palla”, la scultura all’esterno dello stadio; sape-vamo che i laziali sarebbero arrivati e così non appenasi avvicinarono tirammo fuori le “sorprese” che aveva-mo messo in mezzo ai cespugli e partimmo alla carica.Gli ultrà biancazzurri probabilmente non si aspettava-no una nostra reazione così decisa e, dopo alcune stan-gate li inseguimmo lungo quasi tutto il vialone».Quando arriva il Pisa al Comunale (11 dicembre),in Nord spunta una sorpresa: da un borsone vienesrotolato un bandierone a scacchi neroblu. Sebbe-ne i colori siano in sintonia con l’”ambiente” cir-costante, il simbolo raffigurato al centro del gran-de stendardo non è familiare: “clamoroso al Ciba-li”, diceva qualcuno alla radio tanti anni fa, il ban-dierone è degli Warriors Pisa!«Quel bandierone - spiega un capo dei Wka - l’ave-vamo preso in occasione di Cremonese-Pisa, ultimapartita del campionato di serie B 1986/87, che erava-mo andati a vedere visto che la A era già finita; per ipisani quell’incontro era decisivo per la promozione edi fatti allo Zini c’erano oltre seimila toscani. Anche sedobbiamo ammettere che oggi non la si può considera-re una grande azione da ultras, allora facemmo unblitz, in mezzo a migliaia di pisani, nella curva ospitie al termine della partita portammo via un grosso zai-no militare che conteneva, appunto, questo bandierone

di quasi trenta metri dilunghezza».Il campionato fila viaricco di soddisfazioniper i colori nerazzurri;la tifoseria ricambia irisultati ottenuti dallasquadra del Mondo conuna buona presenzasugli spalti. La prova èla partita interna con il Como che si disputa saba-to 31 dicembre, ultimo dell’anno. Il Comunale,nonostante, appunto, i preparativi per il Capo-danno, lo shopping del fine settimana, la fittanebbia che nei giorni precedenti aveva avvolto tut-ta la provincia e la “cinese” che aveva costretto aletto ben quattro bergamaschi su dieci, è gremitoda circa 25 mila spettatori. Questa grande affluenza, però, evidenzia le preca-rie condizioni dello stadio Comunale, ormai trop-po vecchio e troppo piccolo per questa Atalantache viaggia stabilmente in zona Uefa. La Nord,quindi, parte all’attacco dell’AmministrazioneComunale al grido di “vogliamo lo stadio nuovo”.Il primo accenno, oltre ai numerosi cori, lo si regi-stra il 15 gennaio 89, quando, nell’incontro casa-lingo con l’Ascoli, in curva viene esposto lo stri-scione “Sindaco sei comodo? Noi no!”. L’euforia per la vittoria in casa della Juve (22 gen-

11/12/88 - Atalanta-Pisa - I Wka srotolano il bandierone sottratto agli Warriors Pisa

7/6/87Cremonese-PisaIl bandieronedei pisani a Cremona;è l’ultima voltache verrà esposto.Al termine della partitaverrà “prelevato”da un gruppo di atalantini

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naio) salutata da tremila euforici bergamaschi,contribuisce ad aumentare ulteriormente la pole-mica per lo stadio nuovo; nel big-match con l’In-ter (29 gennaio), infatti, lungo tutto il perimetrodel campo vengono attaccati diversi striscioni deltipo “Comune svegliati! È ora!”, “Anno nuovo,stadio nuovo”, “Ma dove andiamo se nella curvanon ci stiamo?”, “Saltellare, saltellare e lo stadiocade”, “Paghiamo per vedere”. Ma la gara con l’In-ter non è solo caratterizzata dalla contestazionealla giunta di Palazzo Frizzoni: sia prima chedopo la partita, infatti, scoppiano gravi incidentitra le due opposte fazioni. «I primi scontri isolati - batteva l’Ansa - si verificanogià in mattinata con l’arrivo delle “avanguardie” inte-riste in macchina, mentre nel dopopartita più volte,lungo il tragitto dallo stadio alla stazione, gli ultrà ber-gamaschi attaccano il corteo di circa duemila tifosimilanesi, obbligando la celere a continue cariche dialleggerimento. Alcuni tifosi atalantini hanno invececontestato il giornalista televisivo Giampiero Galeazzi,colpendo con calci la sua auto mentre andava allo sta-dio; non avevano gradito i pareri espressi recentemen-te da Galeazzi sul calcio di provincia rispetto al calcio

metropolitano» (secondo il “bisteccone”, il campio-nato doveva essere fatto solo dalle grandi; in que-sto periodo è frequente sentire al Comunale ilcoro “Galeazzi vaffanculo”).Ma l’episodio più grave avviene verso le 16,40all’altezza della caserma Montelungo: un gruppodi una quarantina di ultrà interisti, staccatosi dalcorteo, incrocia una decina di atalantini con i qua-li viene alle mani, ma non solo. Come è solito usodei Boys, anche questa volta spuntano i coltelli eun ventitreenne di Stezzano viene ferito grave-mente con due fendenti al torace, uno dei quali apochi centimetri dal cuore. «Gli interisti immediatamente scappano - riportavanole cronache e le testimonianze dirette - ma proprioin bocca ad un plotone della celere appostato nellazona del Palazzetto dello Sport, che li blocca; in que-stura finiscono in quarantadue, tra cui quattro vengo-no arrestati e condotti in via Gleno con l’accusa di ten-tato omicidio (tra questi anche il capo dei Boys, giàindagato per l’accoltellamento, avvenuto all’esterno diSan Siro nell’83, di un tifoso dell’Austria Vienna). Nelfrattempo, il giovane di Stezzano, a cui era stata aspor-tata la milza, riceveva la visita in ospedale di Evair e

dei dirigenti della società GiacomoRandazzo e Maurizio Bucarelli».La tensione resta alta anche nel-la seguente partita casalinga; è il12 febbraio e a Bergamo arriva laRoma. Come è tradizione con lesquadre romane, i primi inci-denti si registrano già alle 10 dimattina con un tentativo di cari-ca da parte degli atalantini. «Per

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22/1/89 - Juve-Atalanta - Tremila bergamaschi si godono una storica vittoria in casa dei bianconeri

1988/89Il grande campionato

dei nerazzurriha reso troppo piccolo

il Comunale; nella fotolo striscione esposto

in Atalanta-Sampdoria(21/5/89)

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noi - ricorda Massimo - era diventata un’abitudineaspettare fuori dallo stadio romanisti e laziali, maanche i napoletani, fin dal mattino alle 9; sapevamoche loro prendevano quasi sempre il treno di mezza-notte per Milano, arrivando quindi, dopo il cambio inCentrale, verso le 9,30 a Bergamo. Alcune volte, addi-rittura, avevamo una “vedetta” alla stazione di Trevi-glio che, telefonando al bar, ci informava sull’arrivo esul numero dei tifosi avversari. E sul piazzale dellaSud, di solito, ci ritrovavamo in un centinaio circa, tut-ti molto decisi». Nella “norma” anche il dopopartita con ripetutilanci di oggetti al corteo degli ultrà giallorossi, cir-ca duecento, fin davanti alla stazione ferroviaria,controcariche della celere e soliti arresti (questavolta quattro bergamaschi e un romano). Ma adalimentare ulteriormente la rabbia dei tifosi ata-lantini, questa volta ci pensano anche i romanistessi, protagonisti di un episodio sconcertante: inoccasione del minuto di silenzio dedicato alle vit-time della tragedia aerea delle Azzorre, costata lavita a 137 italiani tra cui venti bergamaschi, nelsettore ospiti, anziché tenere un atteggiamentorispettoso, si esulta mimando addirittura l’aereo-planino. Per tutta risposta, al termine del minutodi raccoglimento, i tifosi giallorossi vengono“bombardati” di monetine e accendini da partedegli atalantini della curva Sud.Dopo la Roma, al Comunale è il turno del Napo-li, ovvero un’altra partita a rischio; se prima dellagara non ci sono particolari annotazioni da fareriguardo alle tifoserie, durante il secondo tempo,invece, i sostenitori partenopei si rendono prota-gonisti, come riportava L’Eco di Bergamo «di unfitto e continuo lancio di bottiglie piene, sassi, calci-

nacci, panini (!), lattine, monete che hanno colpitodiversi spettatori indifesi seduti in tribuna coperta».Proprio a seguito di questo episodio, dopo quelloanalogo con i romanisti, viene fissata una rete diprotezione tra la tribuna coperta e il settore ospi-ti. Ma anche in curva Nord non si disdegna il “tiroal bersaglio”: sui giocatori, infatti, all’uscita dalcampo nel primo tempo, piove di tutto, arance,monete, accendini e perfino una radiolina. Ed èproprio sulla radio portatile che si scatena la rissatra i giocatori: «Un giocatore atalantino - riportaval’Ansa - è stato il più veloce a lanciarla lontano dagliocchi dell’arbitro (che si era già infilato nel sottopas-saggio per gli spogliatoi); il napoletano Carannante,però, si è accorto del gesto dell’avversario e ha cercatodi recuperare “l’oggetto galeotto”, scatenando così unamezza rissa proprio sotto la curva Nord». Questo epi-sodio è un po’ il prologo di quanto accadrà unanno dopo con la famosa sceneggiata napoletanaper la moneta di Alemao.Dopogara nel segno della tradizione: corteo dinapoletani verso la stazione e gruppi di bergama-schi che cercano la carica con conseguente inter-vento delle forze dell’ordine. Ma la partita con ilNapoli va ricordata anche per la visita di Evair incurva: prima della gara, infatti, il bomber brasilia-no, approfittando di una squalifica, entra diretta-mente nella Nord accolto da un boato di entusia-smo e da un nugolo di ragazzi che lo sommergo-no di sciarpe e pacche sulle spalle. Dai napoletani ai veronesi, la musica non cambiae sono ancora incidenti; questa volta, buona partedella responsabilità però ricade sulla celere cheviene accusata dai tifosi bergamaschi di aver cari-cato senza alcun motivo.

26/2/89Verona-AtalantaIl corteo degli ultràatalantini giunti a Veronacon un treno speciale

26/2/89Verona-AtalantaDurante la partitascatta la dura,quanto immotivatacarica della celerenel settore occupatodai bergamaschi

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È il 26 febbraio e l’Atalanta gioca al Bentegodi conun seguito di oltre settecento tifosi a bordo di duetreni speciali. All’arrivo in serata a Bergamo, un gruppo di ultràneroblu si presenta alla redazione de L’Eco perdenunciare il trattamento riservato loro dalle for-ze dell’ordine. «Al momento del gol del Verona - rac-contavano i sostenitori atalantini - è iniziato unoscambio di monetine fra i bergamaschi assiepati in cur-va e alcuni tifosi veronesi seduti in un settore attiguo.La polizia è intervenuta immediatamente con unadecisa carica con manganellate in abbondanza; unintervento, quello della celere, inutile visto che non sta-va accadendo nulla di particolarmente grave. I “mal-trattamenti”, poi, sono proseguiti anche lungo il ritor-no alla stazione, dove i treni sono ripartiti con oltrequaranta minuti di ritardo».La versione degli ultrà, del resto viene confermataanche da altri tifosi presenti al Bentegodi e vieneanche sostenuta da L’Eco di Bergamo, che il gior-no seguente pubblica un altro articolo al riguardoin cui si legge che «pur comprendendo il duro lavorocui sono sottoposti in questi casi i poliziotti e pur con-siderando che spesso i tifosi in generale (dunque nonsolo i bergamaschi) vanno un po’ guardati a vista per-ché spesso hanno dato la dimostrazione di non essere

in grado di autodisciplinarsi, non è neppure possibilefare di un erba un fascio. In particolare sarebbe oppor-tuno tenere presente che si ha a che fare anche consemplici appassionati con la sola colpa di essere mon-tati su un treno speciale».Il 6 marzo si ritorna al Comunale, ospite il Toro.Ancora una partita ad alta tensione. Ma se si esclude un lancio di oggetti in curva Sud(verso la tribuna la rete di protezione, al suodebutto, funziona egregiamente) da parte degliultrà granata, interrotto poi da una decisa caricadei carabinieri, non si registrano particolari fatti dicronaca. Qualcosa di più si verifica invece sia il 13 marzo aBologna, dove i bergamaschi, dal loro settore,danno vita ad un fitto lancio di oggetti e torce ver-so i supporters rossoblu provocando così l’inter-vento della celere, che il 19 marzo al termine diAtalanta-Fiorentina, quando gruppi di atalantinicercano il contatto (e per poco non ci riescono)con i tifosi viola, prima dell’arrivo delle forze del-l’ordine a dividere le due tifoserie rivali. Sarà forseper l’aria di primavera che si comincia a sentire, oper gli ettolitri di vino sgolati prima della partita,o per chissà quale altro motivo, sta di fatto,comunque, che per la scenografia all’ingresso incampo delle squadre, la Nord si colora di fumoge-ni viola (!), mentre i fiorentini optano per l’azzur-ro. Mah?!Le voci di mercato, intanto, continuano a dare ilMondo in partenza da Bergamo, meta Torino,sponda granata, o Firenze; gli ultrà atalantini giàdalla partita con il Toro hanno cominciato a lan-ciare segnali d’affetto verso il tecnico di Rivoltad’Adda con frequenti cori del tipo “Resta con noi,

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11/3/89Bologna-Atalanta

L’interventodella celere contro

i bergamaschi

11/3/89Bologna-AtalantaScambio di oggetti

e torce tra atalantinie bolognesi

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magico Mondo”, ma le continue notizie riportatedai giornali sul futuro dell’allenatore spingono itifosi della Nord a chiedere un faccia a faccia pro-prio con il diretto interessato. Si è appena conclusa Atalanta-Milan (1 aprile) enel silenzio del piazzale degli spogliatoi (ormaipullman, auto, giornalisti vari, se ne sono giàandati) una delegazione della curva incontra ilMondo per avere garanzie sul suo futuro ancora innerazzurro. La successiva partita casalinga vede ospite la Lazio(16 aprile) e, ovviamente, non può mancare il“saluto”, sia “benvenuto” che di arrivederci, daparte dei sostenitori atalantini. «Gruppi di ultrà ber-gamaschi, prima e dopo la partita - riportavano lecronache - hanno cercato di avvicinarsi ai tifosi lazia-li (circa 350) giunti in treno e scortati dalla poliziafino allo stadio e quindi ricondotti in stazione». All’ar-rivo degli ultrà biancoazzurri, infatti, nei pressidello stadio si scatena un folto gruppo di atalanti-ni che lancia la carica contro i rivali costringendole forze dell’ordine a ricorrere ai lacrimogeni, sce-na che si ripeterà poi anche nel dopogara.Passata la trasferta di Pisa (30 aprile), dove si sono

registrati alcuni sporadici taffe-rugli all’esterno dell’Arena Gari-baldi che hanno visto gli ultràtoscani andare a cercare gruppet-ti di bergamaschi giunti in rivaall’Arno in auto (il bandieronerubato evidentemente è una feri-ta ancora aperta), per la partita aComo le Bna, dopo il successodell’anno prima a Brescia, pun-tano ancora su “moto, motorini

e motocarri”. È il 14 maggio e in viale Giulio Cesa-re si ritrovano, alle 11 (!), oltre seicento veicolirombanti, visto che tra Ciao e Vespe quelli “truc-cati” sono la stragrande maggioranza. Sfilata in centro città e poi tutti sulla Briantea,ovviamente a passo d’uomo, con la piacevole sor-presa di essere accolti a Cisano, paese di “frontie-ra” a ridosso dell’Adda, da numerosi tifosi dellocale club atalantino muniti di bandiere, trombee striscioni di benvenuto al corteo motorizzato.

14/5/89Como-Atalanta

Tre ore per raggiungereComo; ecco una sosta

con una vista dei600 motorini al seguito

14/5/89Como-AtalantaLungo la Brianteasi sviluppail rumoroso corteosu due ruote degliultrà della Nord

14/5/89Como-AtalantaUna fase degli scontricon la celerescoppiati durantela partita nel settoredegli atalantini

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è la diversa considerazione sul rap-porto con i doriani: per le Bna meri-tano rispetto, in virtù dell’anticaamicizia, per i Wka, invece, sono daconsiderare dei nemici e come talivanno insultati e attaccati. E così mentre dal settore dei Kaos sialza il coro “Doria, Doria vaffancu-lo”, dalle Brigate parte un gruppettoper “chiedere spiegazioni”; quelloche ne nasce, come detto, è ben visi-bile nelle fotografie in queste pagi-ne.Quando il 4 giugno al Comunale sipresenta la Juve (quartultima dicampionato) la storica quota Uefa è

lì ad un passo, motivo per cui la partita è un innoalla melina (il pareggio sta bene ad entrambe),che ovviamente i trentamila sugli spalti non gra-discono e lo fanno anche sentire con qualchefischio che la Nord però cerca di coprire con l’in-citamento a Stromberg e compagni.Del resto, l’accesso in Uefa è un traguardo storico,se si considera, ancor di più, che l’Atalanta è unaneopromossa; gli ultrà atalantini questo lo sannobenissimo, tant’è che questa attesa partita è festeg-giata con una spettacolare fumogenata blu, verdee giallo e da un nuovo coinvolgente coro, chediventerà negli anni seguenti una moda: si trattadel “Tutti avanti, tutti indietro, tutti a destra, tuttia sinistra” che spesso, più che coinvolgente, diven-ta travolgente, nel senso letterale del termine.Basta chiedere alle centinaia di ragazzi in curvache si sono ritrovati stesi sui gradini “sepolti” dadecine di altri tifosi.

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L’arrivo in riva al Lario, dopo quasi tre ore di viag-gio, è salutato da un lungo strombazzare, nellasperanza, però vana, che qualche ultrà biancaz-zurro si presenti a “vedere” i bergamaschi. Sicura-mente più movimentati sono, invece, l’intervallo eil secondo tempo della partita caratterizzati daalcuni tafferugli tra atalantini e polizia scoppiatiall’interno della curva ospiti. La classifica è sempre più positiva: alla ventinove-sima giornata (21 maggio) la squadra di Mondo-nico è quinta in classifica e al Comunale, quandoarriva la Sampdoria di Vialli e Mancini, si respiraaria d’Europa (e di contestazione per lo stadiodecadente). Ma in curva Nord non tutto fila liscio;le tensioni tra Brigate e Kaos, rimaste sempre acovare sotto la cenere, in occasione dell’arrivo deiblucerchiati riesplodono scatenando, durante ilprimo tempo, una furiosa rissa proprio al centrodella curva. A rinfocolare gli atriti tra i due gruppi

21/5/89Atalanta-Sampdoria

Dai Kaosparte il grido

“Doria,Doria vaffanculo”

e in curva Nordscoppia la rissatra Wka e Bna

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18 giugno 89,per la prima volta in Uefa

Ultima partita in casa, è il 18 giugno, ospiteil Lecce; all’Atalanta manca solo un punto

per la matematica qualificazione in Coppa Uefa,un traguardo storico, che riporterebbe Bergamo inEuropa.Per questo attesissimo appunta-mento la tifoseria nerazzurra èin fermento: il club Amici rispol-vera i paracadutisti e così, un’oraprima dell’inizio della partitacinque funamboli del cielo atter-ranno, avvolti da bandiere nero-blu, sul prato del Comunalequasi già esaurito. «Lo spettacolofolkloristico - scriveva L’Eco - nonconosce tregua. Dopo la sfilata del-la fanfara della “Garibaldina” diLeffe, dal centro del campo vengonolanciati in orbita grappoli di pallon-

cini neri e azzurri recanti ciascuno il nome dei con-quistatori dell’Uefa, in chiusura quello del condottieroEmiliano Mondonico. Ammirevole soprattutto la Nord(complimenti vivissimi) nello scandire di volta in vol-ta il cognome dei beniamini intervallato dai cori “Ata-lanta portaci in Europa”, “Grazie ragazzi”, “Ora esempre magica Atalanta” e chi ne ha più ne metta. Enel momento in cui atalantini e leccesi sbucano dal

18/6/89Atalanta-LecceLa Nord ringraziacosì i giocatori per lo splendidocampionato

18/6/89 - Atalanta-Lecce - È un giorno storico: per la prima volta l’Atalanta si qualifica in Coppa Uefa

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25/6/89 - Roma-AtalantaL’arrivo delle Bna alla stazione di Roma

“serpentone”, sempre la Nord fa partire fumogeninerazzurri (ti pareva…) che arricchiscono la già fan-tasmagorica atmosfera».A colorare ancora di più ilcuore del tifo orobico ci pen-sano centinaia di palloncinigialli che formano, nel settoredelle Brigate, la scritta “Uefa”,oltre ad un bandierone, pre-parato dai Kaos, raffiguranteuna scheda elettorale con unacroce sul simbolo dell’Atalan-ta e lo slogan “Meglio l’Ata-lanta in Europa” (una bellametafora, visto che la festaper la qualificazione in Euro-pa ricade proprio nel giornodelle votazioni europee).All’inizio della ripresa, inol-tre, ancora le Bna tirano fuoridelle bandiere a due asteognuna con il nome di ungiocatore.

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25/6/89 - Roma-Atalanta - Duecento bergamaschi seguono l’Atalantaallo stadio Flaminio nell’ultima di campionato

25/6/89 - Roma-AtalantaDue immagini della carica della celere ai bergamaschi

La grande festa sugli spalti, continua poi al ter-mine della gara che, pur essendo all’insegna delpareggio annunciato e priva di emozioni, nonspegne lo strabocchevole entusiasmo dei berga-maschi. I gruppi della Nord organizzano lospettacolo finale: dopo aver bloccato l’invasio-ne del terreno di gioco dei soliti divoratori dimaglie, i giocatori, tra il tripudio generale, salu-tano il pubblico con un giro d’onore del camposventolando, ognuno, una bandiera neroblu.Tripudio che si trasferisce poco dopo per le viedel centro con cortei festosi, tuffi nella fontanadi Porta Nuova, ma anche con alcuni atti van-dalici ad auto targate Roma, la cui carrozzeria siè ritrovata qualche impronta pedestre sullefiancate. E a proposito di Roma, è proprio nella capitaleche il 25 giugno si gioca l’ultima di campiona-to; al seguito, ancora freschi d’Europa, si contano,sugli spalti dello stadio Flaminio (l’Olimpico è inristrutturazione in vista dei mondiali), circa due-cento bergamaschi con i Kaos che sfoggiano unavistosa maglietta gialla, realizzata per l’occasione,

con la scritta rossa “Atalanta is magic, Roma is tra-gic”. Ovviamente, a Roma non poteva mancare ilsolito trattamento speciale da parte della celere: edifatti, durante la partita, si assiste alle solite cari-che contro i bergamaschi e alle solite legnate.

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Un’altra stagione da incorniciare! I ragazzidi Emiliano Mondonico riescono, infatti,

a centrare nuovamente la qualificazione in cop-pa Uefa piazzandosi al settimo posto. L’inizio,però, non era stato dei migliori con l’eliminazio-ne già al primo turno della coppa Uefa da partedei russi dello Spartak Mosca, con un pareggio alComunale per 0-0 e la sconfitta nella capitale

sovietica per 2-0, a cui hannofatto seguito diverse battuted’arresto come alla secondagiornata a Lecce (2-1), quindi alComunale con il Milan (0-1), aRoma (4-1) e a Marassi con laSampdoria (1-0).Alla sesta giornata, quindi, inerazzurri hanno solo quattropunti frutto delle vittorie inter-ne con il Verona (1-0) e la Cre-monese (2-0). E dire che sul mercato estivo ilpresidente Bortolotti aveva pun-tato a rafforzare l’attacco prele-vando dal Verona un grandenome, il ventitreenne argentinoClaudio Paul Caniggia. A cen-

trocampo, partito per Verona Prytz, era arrivatoda Cesena il roccioso Roberto Bordin. Poi, con la vittoria con il Cesena (1-0), la Deariesce a riprendersi stupendamente infilando set-te risultati utili consecutivi che fruttano bendodici punti sui quattordici disponibili. Tra le vittorie più entusiasmanti spiccano sicura-mente quelle a Torino con la Juve (0-1, gol di

Caniggia), al Flaminio con la Lazio (1-2, dop-pietta di Evair) e in casa con l’Inter (2-1, Strom-berg e Madonna) e a fine novembre qualcunoparla addirittura di scudetto!La seguente battuta d’arresto a Napoli (3-1) e ipareggi con Fiorentina (0-0) e Verona (1-1),riportano l’ambiente nerazzurro con i piedi perterra. Alla vittoria interna con il Lecce alla secon-da di ritorno (2-1), fa seguito la secca sconfitta aSan Siro con il Milan (3-1), prontamente riscatta-ta dall’altrettanto sonora bastonata rifilata, tra lemura amiche, alla Roma (3-0) con un Caniggiascatenato e autore di una prestazione inconteni-bile. All’inizio di febbraio la parentesi nera dellaCoppa Italia, quando il Milan campione delmondo, elimina ai quarti l’Atalanta con un vergo-gnoso episodio di antisportività (a due minutidal termine anziché restituire il pallone calciatofuori da Stromberg per permettere i soccorsi adun giocatore rossonero infortunatosi, Massarolancia in mezzo all’area dove il redivivo Borgono-vo viene atterrato in aerea da Barcella e Baresi tra-sforma tra lo sconcerto dei nerazzurri e le furioseproteste del pubblico bergamasco, il dubbio rigo-re concesso dall’arbitro).Coppa Italia a parte, il cammino della formazio-ne del Mondo riprende con quattro pareggi (in

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La gioia per la Uefa,il dolore per Bortolotti

CAMPIONATO1989/90

ATALANTA VERONA 1-0 1-1LECCE ATALANTA 2-1 1-2ATALANTA MILAN 0-1 1-3ROMA ATALANTA 4-1 0-3ATALANTA CREMONESE 2-0 1-1SAMPDORIA ATALANTA 1-0 2-2ATALANTA CESENA 1-0 0-0JUVENTUS ATALANTA 0-1 2-1ATALANTA ASCOLI 1-0 1-1ATALANTA BOLOGNA 0-0 0-0LAZIO ATALANTA 1-2 0-4ATALANTA BARI 0-0 0-4ATALANTA INTER 2-1 2-7NAPOLI ATALANTA 3-1 2-0*ATALANTA UDINESE 1-0 0-0GENOA ATALANTA 2-2 0-1ATALANTA FIORENTINA 0-0 1-4*Vittoria a tavolino

R I S U L T A T I A R

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ordinaria amministrazione; a riempire le crona-che, e tante (!), ci pensa il centrocampista bian-cazzurro Alemao che al 32’ del secondo tempo,dopo essere stato colpito sotto la Nord da una

moneta da 100 lire, si trasforma inattore esibendosi nel “Malato imma-ginario”. I napoletani ne approfittano subito,portando il brasiliano all’ospedale echiedendo la vittoria a tavolino. Che,puntuale, arriva poi tre giorni dopo. A salvare la brillante stagione e la posi-zione Uefa, arrivano i tre punti fonda-mentali per conquistare il settimoposto grazie al pareggio ad Udine (0-0) e alla vittoria in casa con il Genoa(1-0), poi a Firenze, i viola sull’orlodella B vengono graziati dai nerazzurriche escono sconfitti per 4-1. A fine campionato, dopo tre annimemorabili, Emiliano Mondonicolascia Bergamo per andare a sedersi

sulla panchina del Toro; ma la perdita più gravearriva alla vigilia dei mondiali quando il presi-dente Cesare Bortolotti rimane vittima di un inci-dente stradale a Predore, a due passi dalla suacasa di Sarnico.

casa con Sampdoria 2-2 e Bologna 0-0, in trasfer-ta a Cesena 0-0 ed Ascoli 1-1) e una sconfittainterna per mano della Juve (2-1). La fase finale della stagione registra un vistosocalo di Stromberg e compagni. Se siesclude la splendida vittoria alComunale con la Lazio per 4 a 0(doppietta di Caniggia, rigore rea-lizzato da Madonna e rete di testadi Bresciani), nelle ultime sei gior-nate la Dea racimola solo tre punti,incassando ben diciassette reti (dueperò sono solo virtuali per un 2-0 atavolino) contro le quattro realiz-zate. Dopo la quaterna rifilata allaLazio, l’Atalanta viene ripagata del-la stessa moneta a Bari, dove vienesconfitta proprio per 4 a 0 dai bian-corossi. La settimana seguente il passivo,addirittura, quasi raddoppia: a SanSiro con l’Inter i nerazzurri vannoincontro da un’autentica Caporetto, uscendo conben sette gol sul groppone (7-2). Tutti si aspetta-no la riscossa, la domenica successiva, in casaospite un Napoli in piena corsa scudetto. E inve-ce la partita è sottotono, per i portieri c’è solo

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A fine stagione,a giugno, per untragico incidentescompare il presidenteCesare Bortolotti

C L A S S I F I C A

NAPOLI 51MILAN 49INTER 44JUVENTUS 44SAMPDORIA 43ROMA 41ATALANTA 35BOLOGNA 34LAZIO 31BARI 31GENOA 29FIORENTINA 28CESENA 28LECCE 28UDINESE 27VERONA 25CREMONESE 23ASCOLI 21

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Debutto in Uefa: i bergamaschi arrivano anche a Mosca

La nuova stagione inizia subito con i tifosi infermento; il sorteggio, infatti, ha designato

come avversaria dell’Atalanta nel suo debutto incoppa Uefa lo Spartak Mosca. Una trasferta difficile, sia per i costi, che per la

distanza, per nonparlare della buro-crazia, consideratoche, sebbene inpiena “Perestroi-ka” di Gorbaciov,siamo ancora nel-l’Unione Sovieti-ca, con tutte lesue restrizioni aituristi stranieri.

Per la prima volta, quindi, anche gli ultràdevono optare per l’aereo; le opportunità sono tre:un tour di una settimana, con partenza da Pisa evisita anche a Leningrado (ora San Pietroburgo),oppure un giro di quattro giorni o, ancora, il char-ter insieme alla squadra con due giorni di sog-giorno nella capitale russa. I costi sono proibitivi: un milione ottocentomilalire il primo, un milione e mezzo il secondo, unmilione e centomila lire il terzo. Ma tant’è, per l’Atalanta un sacrificio si può sem-pre fare e così per la trasferta sovietica si iscrivonoin circa cinquecento, di cui, oltre la metà, sul volocharter della squadra. La rappresentanza dellaNord, stavolta, è ridotta e per di più divisa tra il

viaggio di una settimana, su cui hanno trovatoposto una decina delle Bna, e quello della squadrascelto, invece, da una trentina tra Kaos e Brigate. Dopo lo scialbo 0-0 dell’andata al Comunale, lesperanze di poter superare il turno non sonopoche e così, lunedì 25 settembre all’ora di pran-zo, all’aereoporto di Orio al Serio, alla partenzadel volo per Mosca, l’entusiasmo si tocca conmano. Tre ore e mezza di volo, più due ore inavanti di fuso orario, ed ecco che in tarda serata lacomitiva atalantina arriva nella capitale russa e sidivide: la squadra e i giornalisti (una quarantina)nel gigantesco hotel Kosmos (1500 camere) incentro città, i tifosi in una motonave-albergoormeggiata, in periferia, sul fiume Moscova. Iltempo di lasciare i bagagli in cabina, pardoncamera, e, anche se ormai a notte fonda, i berga-maschi non si vogliono perdere una passeggiatanotturna in una deserta Piazza Rossa. Il giorno seguente tutti a fare i turisti, ad acquista-re “racketa” (gli orologi dell’esercito russo dimoda in Italia alla fine degli anni ’80), matrjoskee a cambiare, al mercato nero, i dollari in cambiodi rubli; con il rischio, come capitato a quattrotifosi e ad un dirigente dell’Atalanta, di essere piz-zicati dalla polizia e condotti, senza tanti compli-menti, al comando. I più arditi, oltre agli orologi e alle bambole dilegno, cercano un altro tipo di bambole, quelle incarne e ossa (più carne che ossa!) e, infatti, nonsono pochi quelli che, memori di voci di popolo edi film di Carlo Verdone, si sono riempiti la vali-gia di calze di nailon e profumi. La realtà, però,gela subito i sogni di questi “cacciatori”; le prede,bellissime, ci sono, ma collants e acque di colonia

12/9/89 - Atalanta-Spartak Mosca - Una spettacolare torciata in curva Nord per il debutto in coppa Uefa

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Striscioni, sciarpe, qualche coro, gli ultrà neraz-zurri cercano, nonostante in numero ridotto e perdi più divisi in due settori, di farsi vedere e sentirenell’immenso stadio moscovita.Altrettanto fanno i quattrocento atalantini cheaffollano il cinema Conca Verde a Longuelo, dovela partita viene trasmessa su maxischermo. Ilmatch non va per il meglio, la sconfitta per 1 a 0comporta l’eliminazione dalla Coppa Uefa, manonostante questo i tifosi al seguito con il charter,accolgono la squadra, al suo arrivo all’aeroportodi Mosca, con un caloroso applauso.

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non servono a niente: la perestroika ha portatoanche qui il profumo dei dollari. O ci sono ibigliettoni verdi, e tanti, oppure è meglio fare unadoccia gelata per raffredare i bollenti spiriti (qual-cuno delle Bna, però nella settimana trascorsa inRussia, senza né calze, né profumi si è addiritturaportato a casa una moglie!). Ma a Mosca gli atalantini ci sono andati ovvia-mente per la partita; allo stadio Lenin, gremito daoltre sessantacinquemila spettatori, i bergamaschisi ritrovano divisi in due gruppi, uno di fronteall’altro, nelle due gradinate centrali.

27/9/89Spartak Mosca-Atalanta

Il primo gruppo di atalantini presentiallo stadio Lenin di Mosca

27/9/89Spartak Mosca-AtalantaIl secondo gruppo di bergamaschi sistemato sulla tribunaopposta

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“L’Atalanta decolla, il Comunalecrolla”: i tifosi protestano.Vogliono lo stadio nuovo

Passata la “sbronza” di vodka russa, il cam-pionato regala subito una grande soddisfa-

zione agli oltre duemila atalantini giunti a Torino,grazie alla storica vittoria per 1 a 0 in casa dellaJuve (8 ottobre). Un mese dopo (5 novembre) ilsecondo exploit in trasferta viene accompagnatodai primi incidenti della stagione. L’Atalanta giocaallo stadio Flaminio di Roma (l’Olimpico è anco-ra un cantiere in vista dei mondiali) contro laLazio. Come al solito Kaos e Brigate viaggianoseparati: i primi in treno, i secondi in pullman.I primi ad arrivare a Roma sono i Wka, circa una

trentina, che già alle 10 di mattina sono all’ester-no dello stadio Flaminio. Sono decisi, cercano lo scontro e difatti si siste-mano proprio sotto la curva Nord, la curva degliIrriducibili. «Eravamo fuori dallo stadio - ricorda ilBibi - quando ad un tratto spuntò un gruppo di lazia-li che dalla collinetta lanciava sassi; quando si avvici-narono, alcuni con il coltello in mano, partimmo allacarica con cinghie e bastoni; il contatto fu deciso, poiloro si misero a scappare e noi per un po’ dietro ad inse-guirli. Poi arrivò la celere che ci prese tutti, ci portò inquestura e dopo averci identificati ci imbarcò sul primotreno per Milano».Durante la partita, invece, la battaglia si scatena incurva Nord tra ultrà laziali e forze dell’ordine, contanto di tentativo di invasione, carica della celerein mezzo alla curva biancazzurra e campo squali-

ficato. Il 26 novembre al Comu-nale è di scena l’Inter con i cuitifosi ci sono un po’ di conti insospeso; la tensione c’è e si sen-te, ma l’ingente presenza diagenti ferma sul nascere qualsia-si tentativo di contatto. Il bilan-cio della giornata, comunque,registra ben diciotto denunciatiper oltraggio e lancio di moneti-ne, sedici dei quali interisti.Sebbene siano passati i tempi incui si preferiva evitare certe tra-sferte, al San Paolo di Napoli, il3 dicembre, nel settore ospitinon c’è neanche un bergamasco.Ma di questo episodio sconcer-tante viene riferito in uno speci-

5/11/89Lazio-Atalanta

Allo stadio Flaminioci sono solo le Bna;

i Kaos, dopo gli scontrial mattino con i laziali,sono finiti in questura

17/1/90Milan-Atalanta

Come è tradizione,a San Siro

non mancanogli scontri tra atalantini

e forze dell’ordine

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fico capitolo nelle pagine seguenti.Le tre trasferte seguenti, Genoa (17dicembre), Verona (7 gennaio 90)e Milan (mercoledì 17 gennaio)non smentiscono la tradizione efanno registrare alcuni scontri iso-lati nei pressi dello stadio Marassi,una sassaiola, in mezzo alla neb-bia, nel piazzale del Bentegodi daparte degli ultrà gialloblu e alcunitafferugli con la celere sulle gradi-nate di San Siro.In casa, dopo una serie di partitetranquille, l’ambiente di riscaldanuovamente con l’arrivo dellaRoma (21 gennaio). Il copione si ripete: sassaiolaall’arrivo dei supporters giallorossi, tentativo dicarica al corteo romanista all’uscita, controcaricadella celere, lancio di lacrimogeni, il tutto con cin-que feriti (tre bergamaschi e due romani) e quat-tro fermati (tutti atalantini).Ma in questa partita gli incidenti, nei commentidel giorno dopo sui giornali nazionali, soprattut-to sulla Gazzetta dello Sport, vengono quasi insecondo piano rispetto allo striscione esposto incurva Nord prima dell’inizio della partita cheprendeva di mira, pesantemente, Lionello Manfre-donia, il centrocampista giallorosso che, pocotempo prima, era stato colpito da un infarto. Lostriscione “Lionello peccato, all’inferno non seiandato”, pur se esposto per poco nel settore deiKaos, non passa inosservato e da lì scatta il putife-rio giornalistico. In occasione delle partite con laRoma, inoltre, si verifica anche un altro fenome-no: la “migrazione” di qualche centinaio di ultrà

della Nord in curva Sud; una “moda”, nata dall’a-cerrima rivalità con i capitolini, che caratterizzeràper qualche anno le sfide tra giallorossi e neraz-zurri al Comunale. Il gruppo, strategicamenteappostato a ridosso del settore ospiti, per tutta lapartita continua a provocare con cori, gesti e lancidi accendini e monetine i romanisti, gruppo chepoi, nel finale dell’incontro, viene rinforzato daaltre centinaia di ultrà neroblu provenienti dallacurva Nord.Passano tre giorni e scoppia un altro casino, mastavolta l’Atalanta e i suoi tifosi sono completa-mente dalla parte della ragione. Al Comunale èospite il Milan, campione del mondo, per i quar-ti di Coppa Italia. In uno stadio che, nonostante ilgiorno feriale e l’ora pomeridiana, offre un buoncolpo d’occhio, i nerazzurri stanno conducendoper 1 a 0 (gol di Bresciani), vittoria che consenti-rebbe l’accesso alle semifinali. Ma al 42’ del secon-do tempo succede il fattaccio: Massaro dalla sini-

21/1/90Atalanta-RomaSono centinaia gli ultrà nerobluche si accalcano in curva Sudcontro il settore dei romanisti

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21/1/90Atalanta-RomaLo striscione“Lionello peccato,all’infernonon sei andato”riferito all’infartodi Manfredoniascatena una fortepolemica sui giornali

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stra crossa per Borgonovo che si lancia in spaccatasenza però raggiungere la sfera, restando poi dolo-rante a terra. La palla, intanto, arriva a Stromberg,il quale, visto l’infortunio del centravanti rossone-ro, in segno di far-play, calcia volontariamente il

pallone in fallo laterale. Alla ripresa del gioco, tutti si aspettanola restituzione del pallone; gli atalanti-ni sono fermi. E invece Rijkaard rimet-te con le mani a Massaro che, anzichébuttarla fuori, scodella al centro doveil redivivo Borgonovo, con uno scat-to, sorprende Barcella che lo stratto-na (non vistosamente!) per lamaglia. Per l’arbitro Pezzella è rigo-re! Il Comunale, dopo un attimodi sconcerto, esplode di rabbia; intutto lo stadio si leva il coro“ladri, ladri”. In campo, i milani-sti, in particolare Massaro, Rji-kaard e Borgonovo vengonopresi di mira dagli atalantini. Con una tensione alle stelle,Franco Baresi va sul dischettodel rigore; molti, comunque,

sperano in un gesto di lealtà sportiva, con untiro volutamente fuori e invece il capitano rosso-nero senza alcuna dignità insacca nell’angolinoalla sinistra di Ferron.Il coro “ladri, ladri” diventa un boato!Sacchi si scusa, dopo, davanti ai giornalisti; Gal-liani difende Massaro; Massaro si dice con lacoscienza a posto; Baresi si dichiara un professio-nista serio; Borgonovo fa il finto tonto, ma intan-to l’Atalanta se l’è presa in quel posto.

All’esterno, i tifosi, non riescono a digerire questofurto e a stento la polizia riesce a contenerli quan-do il pullman del Milan lascia il Comunale. Nei giorni seguenti la polemica, sui giornali, restaaltissima. Nella successiva partita interna, il 4 feb-braio, sesta di ritorno, ospite la Sampdoria, laNord espone uno degli striscioni più belli eapprezzati che si siano mai visti al Comunale; ilriferimento è ancora al fattaccio di Coppa Italia ele Brigate dedicano a Stromberg, per l’occasioneseduto in tribuna per infortunio, un eloquente“Meglio uomini… che campioni!!! Glenn sei uni-co” che riscuote applausi a scena aperta da tutto lostadio. L’Atalanta vola e il pubblico risponde: conla Juve (18 febbraio) si registra il tutto esaurito(36 mila spettatori) e il nuovo record d’incasso(786 milioni di lire). Ovviamente siamo lontanidai 45 mila spettatori del 16 settembre 84, quan-do, ospite l’Inter, si inaugurava lo stadio appenaristrutturato. Le continue limitazioni della capien-za per motivi di sicurezza e omologazione del vec-chio Brumana, da tempo cominciano ad essereindigeste ai tifosi. Dopo le prime contestazioni con vari striscionidell’anno precedente, la Nord lancia una vera epropria campagna per lo stadio nuovo. Già primadella partita con i bianconeri, il settore delle Bri-gate per protesta viene (con grandissima difficol-tà) “transennato” fino all’ingresso delle squadrein campo e riempito di striscioni in polemica conil Comune. Due settimane dopo, in occasione dell’incontrocasalingo con il Bologna (5 marzo), le Bna pro-muovo una petizione in tutti i settori del Comu-nale che porta a raccogliere oltre undicimila firme

4/2/90 - Atalanta-Sampdoria - Lo splendido striscione dedicato a Stromberg dopo il furto subito dal Milan in Coppa Italia

18/2/90Atalanta-Juventus

L’artigianale volantinodistribuito per

pubblicizzare la protestaper lo stadio nuovo

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Forse il corteo per svegliare lagiunta comunale dà una cari-ca in più alla Nord, o forse ilaziali sono già di per sé unbuono stimolo, comunquequando il giorno dopo arriva-no a Bergamo i biancazzurriromani, il benvenuto è, comeal solito, “caloroso”.I quattrocento laziali, infatti,vengono accolti, già al matti-no, da una sassaiolae da un tentativo dicarica da parte diun folto gruppo dibergamaschi che liattendono nellazona dello stadio.I tafferugli si verifi-cano anche duran-te il primo tempoin curva Sud e neldopopartita condiverse cariche dialleggerimentodella celere.A fine giornata sicontano sedici

denunciati, di cui tredici atalantini edieci contusi (cinque per parte).Dall’entusiasmo con tanto di ola perle quattro “pere” rifilate alla Lazio, sipassa, invece, in due settimane all’u-

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a favore dello stadio nuovo, quindi, sabato pome-riggio 10 marzo, alla vigilia della gara con laLazio, circa quattrocento ultrà atalantini sfilanolungo le vie del centro, dalla stazione a PalazzoFrizzoni, al grido “Stadio nuovo e subito!”.

18/2/90 - Atalanta-Juventus - Per 10 minuti il settore delle Bna viene lasciato vuoto per protesta contro il Comune che non si decide a costruire il nuovo stadio

10/3/90BergamoUno spartano volantinoper la manifestazionea favore dello stadio nuovo

10/3/90 - Bergamo - Due immagini del corteo per lo stadio nuovo

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miliazione per le altrettante quattro, pere, beccatea Bari (18 marzo), che costringono i cento atalan-tini presenti al vecchio stadio Della Vittoria a tor-narsene a casa un po’ mortificati, quindi allepesantissime sette, purtroppo sempre pere, incas-sate la domenica dopo a San Siro dall’Inter. Lasconcertante sconfitta per 7 a 2, provoca un po’ ditensione e rabbia nel settore dei bergamaschi cheobbliga la celere ad intervenire a ripristinare la cal-ma. Dopo il fattaccio della moneta da 100 lire alnapoletano Alemao (vedi pagine seguenti), ilcampionato non registra fatti particolari. Nell’ulti-ma in casa, infatti, anche se vede l’arrivo di alcunecentinaia di genoani, si verifica solo qualche spo-radico tafferuglio isolato, complice anche un dilu-vio scoppiato al termine dell’incontro che contri-buisce a raffreddare gli animi. A Firenze (29 aprile), ultima partita della stagio-ne, oltre settecento bergamaschi, molti dei quali

18/3/90Bari-AtalantaBrutta giornata per i bergamaschi presential vecchio stadio Delle Vittorie: assistonoad una sonora sconfitta per 4-0

25/3/90 - Inter-Atalanta - L’Atalanta perde per 7-2e tra i bergamaschi monta la rabbia; interviene la polizia

29/4/90Fiorentina-Atalanta

Oltre 700 bergamaschi,tra cui molti con

una magliettacon una grossa B viola,

festeggiano la finedel campionato e

l’accesso alla Uefa

sfoggiano una maglietta bianca con una vistosissi-ma B color viola (ovvio il riferimento alla Fioren-tina sull’orlo della retrocessione), festeggiano coni giocatori, che lanciano loro le maglie, lo splen-dido campionato che ha portato l’Atalanta nuova-mente in Europa (qualificazione ottenuta succes-sivamente grazie alla vittoria del Milan in CoppaCampioni).Ma quella in riva all’Arno non è solo l’occasioneper celebrare il ritorno in Uefa, ma anche per salu-tare Emiliano Mondonico, passato sulla panchinadel Torino.Prima di lasciare Bergamo, però, il Mondo rilasciauna lunghissima intervista a L’Eco in cui sottoli-nea il suo unico rammarico nel periodo atalanti-no: non aver pacificato la curva. «L’unico rammari-co - affermava il Mondo - che mi è rimasto è quellodi non essere riuscito ad avere visto questa curva uni-ta. Avrei voluto che almeno una volta questo si verifi-casse, ma non è stato possibile. Ho il cruccio di nonessere riuscito a mettere d’accordo queste due situazio-ni, che farebbero dell’Atalanta e della sua curva, unacosa incredibile». «Io ho parlato di Atalanta ultras -continuava il tecnico di Rivolta d’Adda - e magariqualcuno si è scandalizzato, quando io dicevo che que-sta Atalanta riusciva a vincere, quando si comportavada ultras contro gli avversari. Perciò mi è difficile pen-sare agli ultras in maniera negativa. Un ultras si por-ta dietro determinate esperienze, soprattutto ha biso-gno di qualcosa in cui credere. È chiaro che intorno aquesto qualcosa, sfoga tutto il suo amore, il suo istinto,la sua passione, che a volte può uscire dai binari, mache però è vera, non è certamente costruita».

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A Napoli:27 ore di viaggio per niente…La scandalosa vicenda del rimpatriodi cento atalantini

Quattordicesima giornata d’andata; il calen-dario riserva una delle trasferte più lunghe

e ostiche del campionato: Napoli. Una trasfertache registra un episodio sconcertante da parte del-le forze dell’ordine partenopee, unico fino ad allo-ra nel suo genere. Ecco i fatti, come riportato in uncomunicato delle Brigate. «Domenica 3 dicembre, in occasione della partitaNapoli-Atalanta, sono partiti da Bergamo due pullmancon centoventi tifosi del nostro gruppo, più un’altra cin-quantina in treno appartenenti ai Wka. Dei nostri dueautobus, uno, a causa di un guasto risultato poi irrepa-rabile, ha dovuto interrompere il viaggio nei pressi diVerona e quindi solo un mezzo con a bordo sessantaatalantini, è giunto a Cassino, dove si era stabilito diparcheggiarli (onde evitare possibili danneggiamenti)per proseguire con il treno per Napoli delle 9,11. Unavolta partita la comitiva, la polizia locale imponeva agliautisti di non allontanarsi dal pullman, sottolineandoche i tifosi nerazzurri sarebbero stati rispediti a Cassinonel giro di un paio d’ore. Arrivati nel capoluogo cam-pano, siamo stati accolti da un plotone di celere che ciha “convogliati” e rinchiusi in una sala d’aspetto simi-le ad uno gabbia di zoo, per la gioia dei passanti incu-riositi (in una sala attigua erano già stato sistemato ilgruppo dei Kaos). Dopo circa mezz’ora di attesa, unispettore di polizia ci informava che il prezzo del bigliet-to del settore ospiti dello stadio San Paolo costava, comegià sapevamo, 30 mila lire e quindi abbiamo subito rac-

colto la somma necessaria. Mostrati i soldi al funziona-rio di polizia, ci siamo sentiti dire che gli stessi bigliettiprima riservati ai tifosi ospiti erano ora esauriti e diconseguenza saremmo stati rispediti con il primo trenoper Cassino. Dopo le nostre insistenti richieste siamoriusciti a convincere un ispettore di polizia a mettersi incontatto con il segretario dell’Atalanta Randazzo (con ilquale eravamo d’accordo che, in caso di problemi, l’a-vremmo interpellato) la cui risposta, secondo il medesi-mo funzionario, sarebbe stata la totale indifferenza neinostri confronti: tutto questo sempre secondo il dirigen-te della questura, perché quanto riferitoci è poi risulta-to falso. In seguito siamo stati caricati di forza sul tre-no per Cassino delle ore 12,35, mentre i Kaos sul pri-mo per Milano, ed inoltre ci è stato impedito brusca-mente di scattare delle foto sotto il cartello della stazio-ne di Napoli con i soldi per i biglietti in mano, cosa cheparte del gruppo è riuscita ad effettuare a Cassino. Da sottolineare il fatto che sei ragazzi delle Bna, giun-ti alla stazione di Napoli successivamente, con i bigliet-ti da ritirare e pagare direttamente al signor Randazzo,sono stati “cortesemente” invitati a salire sul nostro stes-so treno; a nulla è valso ogni tentativo di spiegazione.Secondo noi, il fatto che gli autisti del nostro pullmanalle 10 di mattina fossero stati obbligati ad attendere ilnostro anticipato rientro, testimonia il fatto che tuttociò era premeditato, anche perché non si erano verifica-ti scontri tra opposte fazioni di tifosi tali da giustificareun rientro forzato per motivi di ordine pubblico». Inquesta disgraziata trasferta oltre al danno di nonaver potuto assistere alla partita, c’è anche la beffadi essere stati bollati, dai media, come dei “porto-ghesi”; lungo il viaggio di rientro, infatti, EnricoAmeri, nella radiocronaca a “Tutto il calcio minu-to per minuto” (“forzatamente” ascoltata sul pull-

3/12/89Napoli-AtalantaDopo il “forzato rientro”il gruppo delle Bnaposa per una fotocon i soldi in manoalla stazione di Cassino

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man) racconta, dopo aver steso elogi alla polizia,di un centinaio di atalantini bloccati ai cancelli delSan Paolo perché pretendevano di entrare senzabiglietto e per questo rispediti al mittente. Sull’au-tobus la rabbia è palpabile. L’Ansa è ancora più ver-gognosa: secondo la nota d’agenzia «i bergamaschisi erano rifiutati di acquistare i biglietti sostenendo cheli avrebbero forniti loro i dirigenti dell’Atalanta». Inattesa di poter fornire l’autentica versione dei fatti,da un’autogrill viene contattata la redazione deL’Eco di Bergamo a cui viene spiegato velocementela vicenda e difatti il principale quotidiano orobi-co in un articolo di contorno alla partita titola“Dal San Paolo poche emozioni in diretta e quellastrana storia dei tifosi rimpatriati” liquidando laquestione, però, in sole tre righe. I tifosi della Nord, il giorno seguente, passano alcontrattacco; una delegazione delle Bna si presen-ta nelle redazioni de L’Eco e di Bergamo Oggi perraccontare la propria versione dei fatti, che i duequotidiani cittadini pubblicano al martedì. Dell’a-buso subito a Napoli se ne parla al lunedì seraanche a TuttoAtalanta su BergamoTv , dove peròun ospite della trasmissione, l’avvocato Franco Vit-toni, si lascia andare a considerazioni non moltopiacevoli per i tifosi della Nord, mettendo in dis-cussione la credibilità della loro versione. Nella seguente partita in casa con l’Udinese, in cur-va Nord viene esposto uno striscione con scritto“Noi con i soldi c’eravamo, ma Napoli è razzista”,oltre ad uno non molto tenero contro Vittoni. Manon solo: tre rappresentanti delle Brigate ottengo-no, nel dopopartita, di poter fornire in sala stampaai giornalisti presenti la verità sul vicenda napole-tana che viene così ripresa per l’ennesima volta.

10/12/89 - Atalanta-Udinese - “Ragazzi, noi con i soldi c’eravamo, ma Napoli è razzista”è lo striscione di risposta al “rimpatrio” della settimana prima

Alemao e le 100 lireda un quintale…

Èl’8 aprile e a Bergamo si presenta la capolistaNapoli di Maradona, arbitro dell’incontro

Luigi Agnolin. Stadio pieno, qualche carica delleforze dell’ordine prima e dopo, in stazione, perarginare gli ultrà neroblu, cori vari, da “colerosi” aterroni, contro i partenopei, ma niente di più. Sal-vo, però, una moneta da 100 lire che dalla Nord,al 32’ del secondo tempo, sul punteggio di 0-0,colpisce alla testa il centrocampista brasiliano Ale-mao. E qui inizia la sceneggiata napoletana. Neanche fosse stato un masso da un quintale dipeso, il centrocampista azzurro stramazza al suo-lo, quindi viene soccorso dal massaggiatore Car-mando che gli intima di restare a terra. Scopo,neanche troppo velato, è quello di raccattare unavittoria a tavolino.Alemao, infatti, dopo essere rientrato negli spo-gliatoi trotterellando, si immedesima nella partedel “malato immaginario” e si fa trasportare inbarella in ospedale dove, nonostante le allarmatedichiarazioni di Ferlaino sulle condizioni di salu-te del giocatore, il primario di neuro-chirurgia deiRiuniti, professor Cassinari, smaschera la sceneg-giata napoletana diagnosticando una semplice“leggera escoriazione”. All’indomani, sui giornali e in televisione, siincendia la polemica. Il Napoli, non aspettavaaltro, tramite il suo direttore generale LucianoMoggi (!), presenta il ricorso per ottenere il 2-0 atavolino, trovando uno scatenato alleato in AldoBiscardi e nel suo demenziale “Processo del lune-

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personaggi che hanno parlato. Bergamo è una città chenon può essere minimamente toccata da certa gente.Piuttosto è come è stata condotta quella trasmissioneche ci ha fatto uscire dai gangheri. Sono certo che TeleIschia sarebbe stata più imparziale rispetto alla terzarete. E guardate che si tratta di un’emittente di Stato esono certo che i bergamaschi pagano tutti i canoni,mentre a Napoli di certo molti meno: è stata una ver-gogna!».La scandalosa trasmissione del “Processo del lune-dì” finisce anche in Parlamento; in un esposto,infatti, l’onorevole Mirko Tremaglia richiede l’in-tervento della Commissione di vigilanza sulla Rai,perché durante la punta-

ta sarebbe andata in onda «un’or-ganizzata aggressione all’Atalanta e, peggio, in unaillecita, vergognosa, azione di interferenza nei con-fronti della magistratura sportiva».Due giorni dopo arriva la scontata sentenza: 2-0per il Napoli e 30 milioni di lire di multa all’Ata-lanta. Grazie proprio a questa vittoria a tavolino ipartenopei vinceranno il loro secondo scudetto.Ma che vergogna!

dì”, allora in onda su Rai Tre. Con un parterre diinvitati milanisti, bolognesi (si tratta anche di uncaso in Milan-Bologna), ma soprattutto napoleta-ni (tre, tra giocatori e giornalisti), Bergamo, l’Ata-lanta e i suoi tifosi vengono letteralmente messi alrogo. Addirittura, un eccitatissimo Biscardi pre-senta il suo “scub” (leggi scoop in biscardese): conil suo moviolone individua il cecchino che avreb-be colpito Alemao. La moneta, secondo il giorna-lista molisano, sarebbe stata lanciata con unafionda gigantesca da un tifoso sistemato nei par-terre della tribuna coperta. A contorno di questaassurda macchinazione ci sono poi le dichiara-zioni degli ospiti, soprattutto quelle del capo-struttura di Rai uno, Giancarlo Governi, che, intrasmissione, bolla l’Atalanta come «una piccolasocietà, ma che ha al suo seguito i più grandi teppi-sti d’Italia» aggiungendo poi che «i teppisti ci stan-no dappertutto, ma a Bergamo, ragazzi…».La reazione ai piedi di Città Alta non si fa atten-dere; a parte smontare l’assurda teoria del cecchi-no, dimostrando, dalle immagini, che si trattavasemplicemente di un giornale arrotolato e non dicerto di una fionda, Cesare Bortolotti, interpellatodai giornali locali, usa parole durissime: «Non cre-do che Bergamo possa sentirsi declassata o sentirsi instato di inferiorità per una trasmissione simile e per i

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8/4/90Atalanta-NapoliScoppia la polemicasulla sceneggiatanapoletana di Alemao

8/4/90 - Atalanta-NapoliAlemao accasciato dopo essere stato “colpito” dalla monetinae mentre sta per essere caricato in ambulanza

8/4/90Atalanta-Napolil Processo del lunedìdi Biscardi attaccapesantemente Bergamoe l’Atalanta con calunniee invenzioni; Bortolottireagisce in modo deciso

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Èuna stagione che inizia tra il dolore e il ricor-do di Cesare Bortolotti. Questa disgrazia

porta il vecchio Achille a rivestire quel ruololasciato dieci anni prima al figlio. Partito misterMondonico, sulla panchina nerazzurra arriva Pier-luigi Frosio. Al mercato estivo il general managerFranco Previtali fa solo qualche ritocco acquistan-do Carletto Perrone, Tebaldo Bigliardi e Sergio

Porrini. Tra le cessioni più rile-vanti invece si segnalano quelledi Armando Madonna e ClaudioVertova (a novembre alla Lazio)e Costanzio Barcella (al Cesena).Cesare Prandelli decide invece diabbandonare l’attività agonisticaper dedicarsi al settore giovaniledell’Atalanta.L’avventura nerazzurra cominciabene sia in Italia che in Europa.In campionato i nerazzurri nelleprime cinque giornate conqui-stano due vittorie casalinghe(Bari e Cagliari), due preziosipareggi (Juve ed Inter) ed unasola sconfitta in casa della Fio-

rentina (3-1).Ma poi arriva il tracollo. L’andata termina con unasconfitta interna con il Torino, ed il ritorno iniziaancora peggio con una batosta per 4-1 a Bari.Nel frattempo, agli inizi di novembre, Achille Bor-tolotti aveva ceduto il suo pacchetto azionario adAntonio Percassi che era diventato così il nuovopresidente dell’Atalanta (Miro Radici resta comun-que l’azionista di maggioranza). Spetta proprio

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Finisce l’era Bortolotti,Percassi è il nuovo presidente

CAMPIONATO1990/91

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ATALANTA BARI 2-0 1-4JUVENTUS ATALANTA 1-1 0-0ATALANTA CAGLIARI 2-1 1-1FIORENTINA ATALANTA 3-1 1-2ATALANTA INTER 1-1 1-3SAMPDORIA ATALANTA 4-1 1-1LECCE ATALANTA 0-0 1-2ATALANTA MILAN 0-2 1-0LAZIO ATALANTA 2-2 1-4ATALANTA PISA 1-0 2-0BOLOGNA ATALANTA 1-1 0-4ATALANTA NAPOLI 0-0 0-2PARMA ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA ROMA 2-2 1-2ATALANTA CESENA 3-0 1-0GENOA ATALANTA 2-0 0-0ATALANTA TORINO 0-1 0-0

R I S U L T A T I A R

all’ex giocatore nerazzurro, dopo la sconfitta diBari, prendere la non facile decisione (a soli tremesi dall’inizio del suo mandato) di esonerare iltecnico brianzolo Frosio. Al suo posto arriva Bru-no Giorgi e l’Atalanta ritrova gradatamente un suoequilibrio.Contro la Fiorentina, la Dea la spunta per 2 a 1,mentre contro l’Inter la sconfitta è secca: 3-1.Dalla ventiquattresima alla ventottesima partital’Atalanta realizza uno storico record conquistan-do ben cinque vittorie consecutive. Raggiuntainfatti la salvezza matematica, gli uomini di Gior-gi paiono però spegnersi.Tra le vittorie più belle merita particolare menzio-ne quella guadagnata a San Siro sul Milan di Sac-chi. Il gol arriva al 50’: cross di Caniggia e pallamessa in rete da Evair. I nerazzurri giocano la piùbella partita dell’anno mentre i rossoneri con que-sta amara sconfitta devono dire addio all’obiettivoscudetto.A soli sette giorni di distanza i bergamaschi si ren-dono assoluti protagonisti di un’altra partitamemorabile, quella giocata contro la Lazio. Lagara viene disputata, per squalifica del camponerazzurro, al Dall’Ara ed è 4 a 1 ai danni deibiancazzurri, poker replicato poco dopo al Comu-nale contro il Bologna. I nerazzurri conquistanocosì il loro quinto successo consecutivo, un nuovorecord assoluto in serie A per la società orobica.Ecco i nomi degli autori di questa goleada: dop-pietta di Pasciullo, Perrone ed Evair. Il Bolognaappare da subito in balia dei bergamaschi, merita-tamente applauditi a lungo al termine della gara.I nerazzurri, grazie a questa vittoria, conquistano

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Zvominir Boban e Davor Suker. In un climapesante sia per i gravi incidenti dell’andata alComunale che per i venti di guerra che spirano inCroazia, la Dea riesce con due pareggi (0-0 a Ber-gamo, 1-1 a Zagabria) a superare il primo turno.

Più facile, invece, l’accoppiata dei sedi-cesimi: agli uomini di Frosio spetta ilFenerbahce Istanbul; turno apparente-mente facile ed infatti i nerazzurri sisbarazzano dei turchi con due vittorie,0-1 fuori casa e un secco 4-1 al ritornoal Comunale. Agli ottavi il sorteggio è decisamentemeno benevolo con l’Atalanta: dall’ur-na Uefa esce il blasonato Colonia.All’andata in Germania, Bonacina ecompagni strappano un prezioso 1-1che capitalizzano al meglio al ritornocon una vittoria per 2-0. Purtroppo, ai quarti ai bergamaschitocca l’avversario più temibile, l’Inter(che tra l’altro vincerà il trofeo batten-do in finale la Roma), in un anomalo

derby europeo. I nerazzurri, nonostante sianoanche penalizzati da pesanti infortuni (Strom-berg, Nicolini, Bonacina ed Evair), riescono a nonsubire reti all’andata al Comunale (0-0), ma a SanSiro, quindici giorni dopo, incassano un 2 a 0 chemette fine all’avventura in Uefa. L’Atalanta alla fine della stagione saluta la parten-za di un grande giocatore: Walter Bonacina, dopocinque stagioni in nerazzurro, approda alla Roma.I nerazzurri danno appuntamento al loro pubbli-co per la quarta stagione consecutiva in serie A.

il settimo posto in classifica con 30 punti.L’ultima partita casalinga del campionato 1990/91viene giocata dall’Atalanta contro il Genoa. Alla vigilia ci sono tutti i buoni propositi per con-quistare la dodicesima vittoria stagionale. Bonacina colpisce di potenza unpalo ma purtroppo i nerazzurri nonriescono a trovare la via del gol e iliguri, dal canto loro, si difendonoin maniera impeccabile (0-0). IlTorino (terzo in classifica a parimerito con il Parma a 38 punti)ospita l’ultima gara stagionale dellaDea. Le due squadre non offrono ungrande spettacolo al pubblico delDelle Alpi, offendono poco e i por-tieri possono permettersi di rima-nere a braccia conserte per quasil’intera durata della partita. Nonostante il poco esaltante finaledi campionato, i nerazzurri conqui-stano la decima posizione in classi-fica con 35 punti. A distinguersi maggiormente in questa stagionesono Caniggia (autore di 10 reti), Perrone e anco-ra una volta Ferron. I nerazzurri si confermano grandi protagonisti delpanorama calcistico nazionale. Ma anche in Euro-pa si tolgono delle grosse soddisfazioni; la galop-pata in Coppa Uefa, infatti, arriva fino ai quarti difinale. L’avventura continentale inizia con la sfida con latemibile Dinamo Zagabria degli astri nascenti

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Il 3 novembre 90Achille Bortolotticede la societàad Antonio Percassi

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C L A S S I F I C A

SAMPDORIA 51MILAN 46INTER 46GENOA 40TORINO 38PARMA 38JUVENTUS 37NAPOLI 37ROMA 36ATALANTA 35LAZIO 35FIORENTINA 31BARI 29CAGLIARI 29LECCE 25PISA 22CESENA 19BOLOGNA 18

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Un anno “caldissimo” con incidentia raffica: la Nord è definita “la vergogna di Bergamo”

Dopo l’esaltante ultimo campionato, lanuova stagione parte all’insegna del gran-

de dolore per la tragica scomparsa, avvenuta a giu-gno, del presidente Cesare Bortolotti. Un lutto checolpisce profondamente tutti i tifosi atalantini; laNord, alla prima casalinga, ospite il Bari (9 set-tembre 90), dedica un sincero coro “Cesare, Cesa-re” accolto da tutto lo stadio con un caloroso eprolungato applauso che fa venire le lacrime agliocchi a papà Achille, tornato al Comunale dopoben dieci anni in cui aveva preferito seguire le sor-ti della squadra da casa. Smaltita la sbornia dei Mondiali, i nuovissimi sta-di sparsi per tutta Italia vengono messi alla provacampionato. Capita così che alla prima trasferta(16 settembre) in casa della Juve, gli atalantinifacciano il collaudo allo sfavillante Delle Alpi. Sel’impianto è riuscito a passare indenne dall’ordadi hooligans inglesi e tedeschi, non avviene altret-tanto con gli ultrà bergamaschi che fanno emerge-re vistosi limiti di sicurezza. I sostenitori neraz-zurri, infatti, sistemati nel primo anello in curvaNord, danno vita, sia prima che durante la partita,ad un fitto lancio di oggetti, tra cui anche nume-rosi seggiolini, con gli juventini del secondo anel-lo. Incidenti che spingono le forze dell’ordine adintervenire tra i sostenitori nerazzurri, ma così

facendo aumentano ancor di più i disordini ed unpaio di agenti la vedono brutta: uno addiritturascappa in campo scavalcando la rete di recinzione.Rete che, con le sue maglie larghissime, sembrafatta apposta per farsi un’arrampicata, devono averpensato i due bergamaschi che, approfittando delcasino scoppiato in curva e incuranti dei numero-si carabinieri appostati in campo a sorvegliare ilsettore atalantino, “invadono” la pista d’atleticaper festeggiare Evair (l’autore del gol) per poi tor-narsene tranquillamente in curva. Un fatto, que-sto, che, oltre agli incidenti, genera una vivacepolemica in televisione (in primis il solito “Pro-cesso del lunedì”) e sui giornali sulla sicurezza delnuovo impianto torinese, con i sindacati di poli-zia, da un lato, a denunciare l’inadeguatezza dellastruttura e, dall’altro, la proprietà, la società AcquaMarcia, e il Comune di Torino a ribadire che lostadio va bene così come è (emblematica una fra-se dell’assessore comunale Lorenzo Matteoli:«L’impianto è perfettamente idoneo e la conferma vie-ne dal fatto che il 4 luglio scorso ha ospitato Inghilter-ra-Germania, una gara pericolosissima sotto il profilodell’ordine pubblico e non è successo niente»).Reduci dalla temutissima trasferta di Zagabria(vedi pagine seguenti), gli atalantini si ritrovano aBergamo gli interisti (7 ottobre) a cui dedicanoun “benvenuto” non troppo amichevole; tentatividi aggressione sia prima, ma soprattutto al termi-ne della gara, costringono le forze dell’ordine aripetute cariche e all’utilizzo di una ventina dilacrimogeni contro gli atalantini.Smaltita senza problemi, pur se in pochi, la lungatrasferta di Lecce (4 novembre), dopo i milanesinerazzurri gli ultrà bergamaschi riservano un ana-

16/9/90Juventus-Atalanta

Gli ultrà bergamaschi“battezzano”

in campionato,a suon di legnate,

il nuovissimostadio Delle Alpi

16/9/90Juventus-Atalanta

Nella curva ospitiscoppiano

violenti incidentiche costringono

un celerinoad una repentina“fuga” in campo

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logo trattamento anche ai “bauscia” di spondarossonera. Sono anni in cui il viale Giulio Cesareè continuo teatro di cariche e sassaiole e puntuali,nel dopopartita con il Milan (11 novembre), scop-piano i tafferugli tra atalantini e plotoni di celere:per oltre un’ora dai tifosi volano lattine, sassi, bot-tiglie e perfino cartelli stradali, a cui la poliziarisponde non risparmiando sui lacrimogeni.Un’altra partita notoriamente molto calda è quel-la con il Napoli (9 dicembre), e non a caso l’As-sociazione Italiana Napoli Club, rinuncia alla tra-sferta per i troppi rischi (al Comunale si presente-ranno comunque un migliaio di tifosi azzurri, traultrà e napoletani “trapiantati”al Nord). Da notare che da qual-che giorno a Bergamo opera unatroupe della Rai per seguire i“terribili” tifosi dell’Atalantaprotagonisti, insieme a romani-sti, interisti e fiorentini di unapuntata del programma-inchie-sta di Sergio Zavoli “Pianeta Gio-vani”. Le telecamere della Rai,per la prima volta, entrano incurva Nord (dove per “accoglie-re” i napoletani sono stati distri-buite centinaia di bandiere trico-lori), ma già nei giorni preceden-ti avevano filmano i preparativiper la partita di coppa con il

Colonia e ancor prima avevano seguito gli ultràneroblu nella trasferta di Bologna. Si arriva alla vigilia dell’ultimo dell’anno; a Berga-mo sbarcano, al seguito della Roma, circa duecen-to ultrà giallorossi. Il copione, ancora una volta, èil solito: tentativi di carica da parte dei bergama-schi e risposta all’esterno dello stadio delle forzedell’ordine con quattro fermati (due per parte),ma stavolta nessun ferito. Anche il nuovo annoinizia subito con degli incidenti; è il 13 gennaio91, quando, sotto un terribile diluvio, i bergama-schi seguono la squadra a Genova contro il Genoae a Marassi, nonostante la partita venga rinviata al

9/12/90 - Atalanta-Napoli - La Nord con centinaia di bandiere tricolori

4/11/90Lecce-AtalantaUna trentinagli atalantiniscesi fino a Lecce

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giorno successivo per l’impraticabilità del campo,si registrano tre arresti per lancio di oggetti tra isupporters atalantini. Pure nell’ultima d’andata, in casa con il Torino, inpiena guerra del Golfo (20 gennaio 91), la musicanon cambia: sassaiole, cariche, lacrimogeni tuttocome da prassi. Ma stavolta gli incidenti passanoin secondo piano: a far parlare sono due episodiche vedono protagonista la curva Nord. Il primo:all’ingresso delle squadre dal settore delle Brigatesi alza uno striscione inequivocabile “Saddambombarda Roma”. Il secondo: lo speaker non fa a tempo ad annun-ciare che la partita sarà preceduta da un minuto disilenzio per il conflitto in Kuwait e per onorare lamemoria del presidente della Roma Dino Viola(scomparso alcuni giorni prima) che dalla Nord sileva una bordata di fischi condita da frequenti cori“Roma merda” che continuano per tutto i sessan-ta secondi di raccoglimento. Il giorno dopo lereprimende sui giornali si sprecano: L’Eco va giùpesante scrivendo che «questi tristi personaggi (gliultrà atalantini) devono sapere che Bergamo si vergo-gna di loro», il presidente Percassi, invece, si dichia-ra pronto a collaborare con la magistratura o lapolizia nel caso volessero un aiuto per identifica-re gli autori di certi gesti, mentre il sindaco Galiz-

zi è ancora più sprezzante quando afferma che«l’unico strumento è quello di individuare i responsa-bili e impedire loro l’ingresso allo stadio vita naturaldurante. Purtroppo Bergamo è lo stadio d’Italia con icori più volgari: la gente che li intona rappresenta lafaccia peggiore di tutta la provincia». A questi si acco-da anche il club Amici: «La curva Nord va ripulitada questi sedicenti sostenitori, che in effetti sostenitorinon sono, ma sono nella realtà degli autentici deni-gratori della squadra e della società» tuona nella suarubrica del giovedì sul quotidiano di viale Gio-vanni XXIII.Passano pochi giorni e il 29 gennaio la societàesonera l’allenatore Frosio sostituendolo con Bru-no Giorni. Un provvedimento accolto non moltobene dalla tifoseria come dimostra, nella successi-va partita interna con la Juve (3 febbraio), lo stri-scione di saluto al mister silurato (“Frosio grazie ebuona fortuna”), ma soprattutto quelli di polemi-ca verso i giocatori, come “Genoa-Torino-Bariinsegnano: così è serie B” e “Fuori l’orgoglionerazzurro”. A contorno della partita con i bian-coneri, ancora una volta ci sono cariche e lacri-mogeni nel dopopartita all’esterno dello stadiocon sette denunciati.La settimana seguente il calendario riserva la tra-sferta più lunga della stagione; per la prima volta

20/1/91 - Atalanta-Torino - Siamo in piena guerra del Golfo e gli ultrà della Nord “invitano” Saddam a bombardareRoma; uno striscione che scatena una accesa polemica sui giornali

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dalla nascita di Brigate e Kaos gli ultrà nerazzurrisbarcano a Cagliari. La novità stimola ben cento-cinquanta bergamaschi ad affrontare il pesanteviaggio (in treno fino a Civitavecchia e poi in tra-ghetto). «Come Kaos per l’occasione facemmo ancheuna sciarpa ricordo “10/2/91 Cagliari-Atalanta - Ioc’ero” - racconta l’Hurrà - poi quando arrivammo alSant’Elia si presentò da noi un gruppo dei Furiosi, cona capo Albino, per testimoniarci il loro rispetto neinostri confronti. Da lì, in seguito, iniziò una strettaamicizia tra il gruppo ultrà sardo e i Wka, tanto che inalcune occasioni, come ad esempio nella finale di Cop-pa Italia con la Fiorentina, il loro striscione fu attac-cato in curva Nord».Al Comunale intanto non passa domenica chenon si verifichino intemperanze. Il 17 febbraio èla volta della Fiorentina e dalla Nord si scatena unfitto lancio di oggetti in campo; ad accendere lamiccia degli ultrà bergamaschi, già di per sé mol-to infiammabile, sono alcune contestate decisionidell’arbitro romano Longhi. L’Atalanta, in vantag-gio con un gol di Evair, viene raggiunta al 64’ surigore dai viola, quindi il direttore di gara nonsolo non concede un evidente penalty, propriosotto la Nord, ai nerazzurri, ma ammonisce persimulazione il bomber brasiliano. Il pubblicoesplode (la partita del resto è fondamentale per lasalvezza) e dalla curva parte un fitto lancio dimonetine, accendini, palle di neve ghiacciata,arance e perfino bottiglie di vetro. Il portiere fio-rentino Mareggini viene colpito da un pezzo dighiaccio e resta a terra. Si rialza, è l’84’, e la garacontinua in un autentica bolgia («Negli ultimi die-ci minuti - dichiarava il giocatore viola Fiondellaalla stampa - non si poteva proprio giocare al calcio,

nella nostra area. Si doveva guardare in alto anchequando il pallone era per terra, perché arrivava propriodi tutto sulle nostre teste»), poi Perrone al 90’ nelconcitato forcing finale agguanta la vittoria. Ungol contestato per un presunto fuorigioco, ma chel’arbitro, forse anche per il “clima” circostante siguarda bene dall’annullare.L’incandescente animosità della tifoseria nerobluprovoca, oltre ad una maximulta di venti milionidi lire e la diffida del campo (ci si aspettava lasqualifica), anche una reazione ufficiale da partedi Antonio Percassi. «Chi vive di Atalanta e vive dicurva Nord ci deve assolutamente aiutare - spiegava ilpresidente - perché in caso contrario fa il male dell’A-talanta. E un modo per aiutarci e anche per far sì chein curva Nord certe cose proprio non succedano, iso-lando in modo radicale chi si permette di perdere lamisura e compiere certe follie. Il mio è un tentativo perevitare la criminalizzazione di tutto un settore; quelliche vanno in curva Nord non sono tutti delinquenti».Per dare un’idea della fama di cui gode la tifoseriaatalantina in Italia, basta citare il grottesco episo-dio di Atalanta-Sampdoria (3 marzo) quando èbastata una semplice telefonata alla sala stampadello stadio da parte di un fantomatico funziona-rio della questura che riferiva, in modo dettaglia-to di scontri tra tifosi all’esterno dello stadio e allastazione, per far uscire un immediato lancio diagenzia pubblicato poi, il lunedì, da diversi gior-nali nazionali. Peccato però che delle cariche della celere, deidodici bergamaschi arrestati, dei tre doriani feriti(tutti con nome e cognome) non fosse vero nien-te. Non sono inventati, invece, l’accendino chesfiora l’arbitro Baldas e il sassolino che colpisce

10/2/91Cagliari-AtalantaSono una cinquantinai bergamaschi presential Sant’Elia

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un guardalinee che costano allasocietà, dopo la diffida per gliincidenti con la Fiorentina, lasqualifica del campo. La pesante sanzione viene scon-tata il 24 marzo, in occasionedella partita interna con laLazio, che si gioca a Bologna. Lagara è a rischio; la tifoseria simobilita e arriva ad organizzare un treno speciale,utilizzato da Bna e Wka, e venticinque pullman,riempiti dal club Amici. Alcuni momenti di ten-sione si verificano alla fine della gara quando, per

festeggiare la straripante vittoria di Stromberg ecompagni per 4-1, un folto gruppo di sostenitorinerazzurri cerca di “invadere” il campo a caccia dimagliette scontrandosi così con la polizia. Sullasponda laziale, invece, gli incidenti con la forzedell’ordine sono più pesanti, in particolare all’e-sterno dello stadio, e portano al fermo di 37 ultràbiancazzurri.La primavera porta bene alla squadra di Giorgi cheinfatti conquista ben cinque vittorie di fila. All’ul-tima, con il Bologna (7 aprile) con un sonoro4-0, assiste in tribuna anche uno spettatore d’ec-cellenza: si tratta di Andreas Moeller, fuoriclassedell’Entraicht Francoforte, sceso a Bergamo perdefinire i dettagli di quello che sarebbe il colpogrosso del mercato nerazzurro; un tira e molla cheprima alimenta i sogni dei sostenitori atalantini(non mancano i cori per il centrocampista tedescoal suo arrivo al Comunale), poi, quando la tratta-tiva sfuma per il dietrofront del nazionale germa-nico, si trasformeranno in fischi quando Moeller

24/3/91 - Atalanta-Lazio - Squalificato il Comunale, si gioca a Bologna e nonostante si sia su campo neutro non mancano gli scontri con la celere intervenuta per fermare una pacifica invasione finale

14/4/91Napoli-Atalanta

Bna e Wkaal San Paolo;

all’uscita sarannoduramente caricatisenza alcun motivo

dalla celere

14/4/91 - Napoli-AtalantaUn centinaio di atalantini in corteo

mentre arrivano al San Paolo

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tornerà al Brumana con la maglia della Juventus. Napoli (14 aprile), invece, si rivela la solita tra-sferta ostica, dove la polizia si dimostra ancorauna volta prevenuta nei confronti dei bergama-schi; se nello scorso campionato, come riportatonelle pagine precedenti, le forze dell’ordine eranoarrivate addirittura a rispedire a casa gli atalantininon appena scesi dal treno, in questa occasione aicento orobici riservano un trattamento speciale: altermine della gara, poco distante dal San Paolo,senza alcun motivo, i celerini che scortano il grup-po di sostenitori nerazzurri partono alla caricamanganellando a più non posso.La stagione, messa in carreggiata dalla gestioneGiorgi, si chiude in casa con il Genoa il 19 mag-gio, una partita che segna anche l’addio da Berga-mo di Evair, calorosamente salutato dalla Nordcon applausi, fiori, cori e un paio di sinceri stri-scioni (“Comunque vada, grazie lo stesso” ed“Evair per sempre”). La chiusura, e non poteva essere altrimenti visto ilclima di tutto il campionato, è ancora all’insegnadella violenza. Prima della partita, un folto grup-po di ultrà nerazzurri in attesa dell’arrivo del cor-

teo della Fossa dei Grifoni, all’esterno degli spo-gliatoi prende a sassate il pullman della squadrarossoblu mandando in frantumi il parabrezza eferendo l’autista e il massaggiatore. Poi un gruppodei Wka entra, ancora prima dell’inizio dell’in-contro, con le cinghie in mano in curva Sud percercare il contatto con i genoani e si scontra conalcuni carabinieri. Alla fine della gara, durante lapacifica invasione di campo, alcuni supportersbergamaschi ne approfittano per rifilare qualche“cartone” ad alcuni giocatori genoani, mentreall’esterno del Comunale gli autobus dei tifosiliguri, giunti in oltre cinquemila a Bergamo, ven-gono presi a sassate anche in pieno centro città. Eper l’ennesima volta i giornali nazionali non lesi-nano condanne feroci, come ad esempio il Gior-nale che definiva l’assalto al pullman del Genoa«un atto di teppismo delinquenziale» per poi calcareancora di più la mano sottolineando come «anco-ra una volta Bergamo è salita alla ribalta della crona-ca sportiva per la sua violenza. Un primato che certonon le fa onore. Non fa onore alla città, alla società,alla squadra che ci hanno sempre regalato palpiti digrande sportività e bel calcio. Che vergogna!».

19/5/91 - Atalanta-Genoa - Alcuni Kaos entrano in curva Sud per caricare i genoani; intervengono i carabinieri

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Coppa Uefa, arrivano i croati:è una giornata di violenza

L’Atalanta, per il secondo anno consecutivo,ha l’onore di disputare la Coppa Uefa. Per i

tifosi, questa competizione rappresenta un fortestimolo di novità e di entusiasmo, con trasfertelunghissime e confronti con tifoserie mai viste pri-ma. Il primo turno riserva a Stromberg e compa-gni la tosta Dinamo Zagabria; i croati (alloraancora sotto la Federazione Jugoslava), vantano alloro seguito una tifoseria di tutto rispetto, i BadBlue Boys, che qualche mese prima era balzata allacronaca di tutta Europa per una gigantesca inva-sione di campo in occasione della partita con laStella Rossa di Belgrado, rivale storica, non solosportiva, ma anche etnica. La questione etnica non è infatti di secondo pia-no: un mese prima, in pieno boom turistico, era-no scoppiati nell’entroterra dalmata i primi scon-tri tra croati e serbi della Kraijna, prime scintille diuna situazione esplosiva che porterà poi alla dis-integrazione della Jugoslavia e alla guerra nei Bal-cani. In questo quadro non proprio allegro, il 19settembre giungono a Bergamo, a bordo di venti-cinque pullman, circa millecinquecento ultràcroati; molti sono completamente ubriachi.Sono le 15,30 quando i primi incidenti scoppiano

in un bar di Borgo Santa Caterina, preso d’assaltoda un gruppetto di sette-otto slavi, quindi in altridue bar della zona e in una coltelleria di via Piten-tino. Ma l’epicentro della violenza è il piazzaledella curva Sud, dove, a partire dalle 16, i Bad BlueBoys iniziano un’autentica guerriglia contro le for-ze dell’ordine con un fitto e continuo lancio dibottiglie, sassi, petardi e lattine. Gli ultrà atalanti-ni, intanto, iniziano ad organizzarsi arrivando alcontatto con gli scatenati croati. In questa primafase restano feriti otto persone, tra cui un nego-ziante di piazzale Goisis colpito in volto da unabiglia di metallo e uno slavo con un occhiomaciullato (da cui perderà la vista). L’atmosfera intorno al Comunale è veramentemolto tesa; inizia la partita e il clima sembra unpo’ placarsi, ma è soltanto un’illusione visto cheall’inizio del secondo tempo dal settore ospiti ini-zia una vera e propria pioggia di decine di torce epetardi in campo che obbliga l’arbitro a sospen-dere la gara per diversi minuti.Non cambia il copione nel dopopartita, ma sta-volta sono gli atalantini a scatenare la bagarre ecosì fino a tarda sera (la partita era iniziata alle18) nella zona dello stadio si sentono sirene elacrimogeni.Il bilancio conclusivo della giornata registra quat-tordici tifosi medicati in ospedale, otto agenti feri-ti, una lista interminabile di contusi, ventunodenunciati (cinque croati e sedici bergamaschi),due slavi arrestati e rimpatriati, danni a bar enegozi, 162 bottiglie di whisky, tre pistole lancia-razzi, altrettanti revolver giocattolo, due asce,numerosi coltelli, spranghe e bastoni, zappe e duevanghe sequestrate dalla polizia.

19/9/90Atalanta-Dinamo Zagabria

Nelle grandi occasioniil bandierone della Nord

non manca mai

19/9/90Atalanta-Dinamo Zagabria

Prima della partita i croatiscatenano gravi incidenti

a cui fa seguitola reazione dei bergamaschi

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Che trasferta:a Zagabria come al fronte

All’indomani dell’ondata barbarica arrivatadalla Jugoslavia, i timori che avvolgono la

partita di ritorno con la Dinamo (3 ottobre) sonomolto alti nella tifoseria bergamasca. Inutilenasconderlo, il vecchio Comunale ne aveva visteproprio di tutti i colori, ma forse mai come con iBad Blue Boys. A creare ancora più tensione perquesta trasferta ci pensano i giornali che, oltre ariportare le prime notizie di violenti scontri traserbi e croati, creano allarmismo come ad esem-pio Tuttosport che commentava paventando untragico bis dell’Heysel: «Non me ne frega niente delrisultato di Zagabria - scriveva Maurizio Crosetti -spero solo che non ci sia violenza per l’autentica folliadei “cattivi ragazzi blu” pieni di alcool».

In questo clima di pseudo terrore il club Amici,già il giorno dopo la partita d’andata, sospende lacarovana per Zagabria: «Non ce la sentiamo di sotto-porre i nostri sostenitori ai pericoli di questa trasferta -

affermava il comunicato del centro Coordinamen-to - i supporters jugoslavi hanno tenuto a Bergamo unatteggiamento violento totalmente immotivato ancheper l’assoluta mancanza di precedenti che potessero darluogo a qualche ritorsione.Ci chiediamo quindi cosapotrà succedere a Zaga-bria quando probabilmen-te qualcuno cercherà divendicare i torti presuntio reali subiti a Bergamo.Da qui la nostra decisio-ne di sospendere tutto».Per un club Amici chealza bandiera bianca,c’è una curva Nord intotale eccitazione chesi prepara alla grandead una storica trasferta. È un passa

parola continuo che attraversa, paese per paese,tutta la provincia: l’ordine è perentorio, “Tuttidecisi a Zagabria!”. «Quando tra amici o al lavoroqualcuno di noi diceva che sarebbe andato in Croazia

3/10/90Dinamo Zagabria-AtalantaTutti con l’elmetto da cantiere

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- racconta Alex - la risposta era sempre la stessa: “Tasarè mia mat?!”. Mai avevamo vissuto una simile atte-sa». Per dare un’ulteriore quadro della situazione,basta dare una scorsa ai titoli di alcuni importan-ti quotidiani nazionali alla vigilia della gara diritorno; se il Giornale titola con un poco distensi-vo “L’Atalanta al fronte di Zagabria”, il Corriere

dello Sport spara un funereo “L’Atalanta va all’in-ferno”, mentre il Corriere della Sera annunciaaddirittura “Una Zagabria in stato d’assedio”. Ovviamente tutto questo fa selezione anche tra gliultrà atalantini: il martedì in tarda serata, alla sta-zione di Bergamo (il viaggio, di oltre quindici ore,è in treno) si ritrovano in circa quattrocento, un

3/10/90 - Dinamo Zagabria-Atalanta - Elmetti e aste arancioni: ecco come si presentano al loro arrivo alla stazione di Zagabria i 400 bergamaschi

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numero forse non elevatissimo, ma la “qualità” ela decisione di tutti i partecipanti è di quelle che siè vista in pochissime altre occasioni. Nei giorniprecedenti Bna e Wka avevano dato fondo ad unnotevole sforzo organizzativo ed economico: cen-tinaia di petardi “magnum”, decine di torce, astearancioni in abbondanza, perfino quattrocento

3/10/90 - Dinamo Zagabria-Atalanta - Elmetti e aste arancioni: ecco come si presentano al loro arrivo alla stazione di Zagabria i 400 bergamaschi

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elmetti da cantiere dicolore blu, opportu-namente “mimetiz-zati” con una striscianera di vernice spray

per farli “sembrare” dei cappellini. La tensione ètalmente alta che i primi accenni di scontro si veri-ficano addirittura a Treviglio quando degli agentidella Polfer intervengono per sequestrare alcuneaste. «All’arrivo nella capitale croata - ricorda Massimo -appena scendemmo dal treno formammo subito un cor-

teo compatto, pronto ad affrontare i Bad Blue Boys.Usciti dalla stazione, a parte tre ragazzini che ci lan-ciarono contro un paio di bottigliette di vetro nonvedemmo nessuno, salvo alcuni agenti della “Milicija”in tenuta antisommossa che ci scortarono sui pullmannavetta per lo stadio. Né durante il tragitto, né allo

stadio ci furono sassaiole da parte degli ultrà dellaDinamo, mentre, invece, una volta giunti nel nostrosettore le perquisizioni furono rigorosissime. Ad alcunila milicija fece addirittura spogliare i pantaloni, lìdavanti a tutti, ad altri le scarpe sequestrando cosìnumerose torce. Nonostante questo, riuscimmo lo stes-so ad imboscare un sacco di “candelotti” e di petardi,nei modi più svariati, come ad esempio fece il GianniCoppola che riuscì ad introdurre una manciata dimagnum nascondendoli in bocca! Per gli elmetti, inve-ce, nessun problema, mentre le aste arancioni, anche seavevano una minibandierina, ci furono ritirate».

Ai bergamaschi (oltre a quelli in treno, ve ne sonoanche duecento in tribuna giunti con il volo dellasquadra e con un charter) per ragioni di sicurezza,viene riservata tutta una curva, mentre a garantireche tutto fili per il meglio sono impegnati oltremillecinquecento agenti, a cui se ne aggiungonoaltri centocinquanta della “Sokol” la temutissima

3/10/90 - Dinamo Zagabria-Atalanta - Una panoramica del settore occupato dagli atalantini

3/10/90Dinamo Zagabria-Atalanta

Stadio sotto assediocon oltre 1500 agenti

e addiritturamezzi blindati in campo

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3/10/90 - Dinamo Zagabria-Atalanta - Decine di torce e di razzi vengono accesi all’inizio del secondo tempo

polizia privata nota per la sua durezza, ed ancheun paio di blindati con cannone idrante che fan-no bella mostra di sé sulla pista d’atletica, propriosotto le due curve. Dal punto di vista coreografico, ad una vistosa tor-ciata all’ingresso delle squadre in campo da partedei Bad Blue Boys, gli ultrà nerazzurri rispondo-no, al 10’ del secondo tempo con un fittissimolancio di petardi e torce che costringe lo speakerad intervenire due volte, in un italiano stentato,invitando «i tifosi dell’Atalanta a non gettare oggetti erazzi in campo». I quattrocento ultrà bergamaschiallo stadio Maksimir sono scatenati: tifo altissimoper tutti i novanta minuti e poi alla fine grandegioia per un pareggio che vale il passaggio del tur-

no. Così come il prepartita, anche nel dopogaranon succede nulla, salvo che gli atalantini sonocostretti a restare nello stadio per un paio d’ore,ma l’attesa non crea nessun problema visto che lapartenza del treno è prevista solo per le 24.

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“Atalanta,benvenuta all’infernodel Fenerbahce”

Liquidata la pratica Dinamo Zaga-bria, il sorteggio fa piombare la

squadra di Frosio in un altro ambientemolto caldo: Istanbul, in Turchia, incasa del Fenerbahce. L’andata si disputail 24 ottobre in riva al Bosforo; una tra-sferta lunghissima che vede un seguitodi un centinaio di tifosi a bordo del

charter della squadra. Partenza martedì mattina erientro subito dopo la partita. Altri cinque teme-rari, invece, al cielo preferiscono la terra e così arri-vano nell’antica Costantinopoli con un camperdopo due giorni di viaggio attraverso la Jugo-slavia e la Bulgaria. Il mercoledì sera, davanti ad oltre 40 mila spetta-tori, stadio esaurito, il gruppetto di sostenitori

nerazzurri si arrocca in un angolo della tribunamentre tutt’intorno è un autentico inferno. Già damezzogiorno, quindi con sette ore d’anticipo, aicancelli dello stadio Inonu (prestato dal Besiktas,poiché quello del Fenerbahce non solo non dis-pone dell’impianto di illuminazione, ma si trovasulla sponda asiatica di Istanbul, mentre le gareUefa si possono disputare solo in territorio euro-peo) si accalcano migliaia di tifosi gialloblu, moti-vo per cui le gradinate si riempiono in un batterd’occhio. Lo stadio già due, tre ore dall’inizio èuna bolgia e quando i giocatori atalantini, intornoalle 17, entrano, in borghese, sul campo di gioco i40 mila turchi esplodono in una selva di fischi edi urla incredibili. Un’atmosfera che l’inviato del-l’Ansa descrive come «un inferno di dolore, un mald’orecchi: il tifo è stato solo rumore, rumore allo statopuro, assordante. Peggio che in certe discoteche, dovedovresti entrare con la cera nelle orecchie».E ancora torce e bengala accesi qua e là sugli spal-ti. Ma questi turchi, comunque il tifo non hannocapito ancora bene come si fa, visto che per oltredue ore prima della partita sono scatenati, poiquando la gara inizia i cori calano vistosamentefino quasi a raggelarsi quando Bonacina porta invantaggio la Dea. Nonostante questo gran casino la pattuglia orobi-ca non registra alcun problema, a differenza dellasquadra che, invece, viene praticamente rinchiusanegli spogliatoi, dopo essere arrivata allo stadiosenza scorta in mezzo ai sostenitori locali, fino apochi minuti dal fischio d’inizio. E neanche la vit-toria della squadra di Frosio provoca particolarireazioni nei confronti dei cento supporters atalan-tini sistemati in tribuna in mezzo ai tifosi turchi.

7/11/90Atalanta-Fenerbahce

Torciata della Nordnella gara di ritorno

con i turchi

24/10/90Fenerbahce-Atalanta

Il gruppo di bergamaschi al seguito nella trasferta di Istanbul

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Nel gelo di Colonia, il calore di millebergamaschi scalda la serata

L’Atalanta avanza in Coppa Uefa e agli ottavisi trova di fronte una squadra di tutto

rispetto: il Colonia. Trasferta, quindi, più agevolerispetto alla “terribile” Zagabria e alla lontanaIstanbul, la metropoli tedesca accoglie, per la par-tita d’andata (28 novembre), oltre mille bergama-schi al seguito. Nel bellissimo stadio ci sono molti spazi vuoti (glispettatori sono solo venticinquemila su unacapienza di oltre sessantamila posti) e in un climapolare il calore dei sostenitori atalantini si fa sen-tire parecchio, sovrastando il debole incitamentodei tifosi di casa. Poco prima della partita gli hoo-lingans locali cercano rogne all’esterno del settoreospiti, dove i bergamaschi, aste e cinghie allamano, si dimostrano non certo teneri sia nei loroconfronti che dei poliziotti (e annessi rott-wailer)intervenuti per sedare la rissa. I tafferugli proseguono anche all’interno dello sta-

dio: tra gli atalantini, sistemati nel settore bassodella curva, e i fans del Colonia appostati nelsecondo anello, parte un fitto botta e risposta asuon di monete, accendini, rotolini di carta e tor-ce. Il tifo orobico, come già accennato, è notevolee addirittura diventa ancora più forte in occasionedel gol del pareggio di Bordin. A fine gara sia ilpresidente Percassi che l’allenatore Frosio hannoparole d’elogio per i mil-le atalantini arrivati aColonia. «Voglio sottoli-neare - dichiarava il tecni-co brianzolo - una voltaancora lo splendido compor-tamento dei bergamaschi.Sono saliti fino a Colonia conogni mezzo e sono stati vici-nissimi alla squadra dall’ini-zio alla fine. Non hanno atte-so di vedere come andava la

28/11/90 - Colonia-Atalanta - Nel gelo di Coloniagli oltre 1000 bergamaschi al seguito scaldano lo stadio

12/12/03Atalanta-ColoniaDalla Nord un grido:“Giocate col cuore”

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partita per incitarci, lo hanno fatto da soli sin dal pri-mo minuto di gioco e già dalla fase di riscaldamento.Sono stati straordinari e spero che la squadra abbiaregalato loro una soddisfazione degna del loro affetto».Una soddisfazione ancor più grande per la tifose-ria neroblu arriva mercoledì 12 dicembre in occa-sione della gara di ritorno al Comunale. Ancoratemperatura da freezer, oltre ventimila spettatori,curva Nord esaurita già un’ora e mezza prima del-la partita, e in tutta questa cornice Stromberg ecompagni riescono a battere i tedeschi per 1 a 0(gol di Nicolini) superando così il turno e acce-dendo ai quarti. Ed in una serata così importante per la storia ata-lantina, gli ultrà della Nord fanno la loro parte;all’ingresso dei giocatori, dagli spalti della curva sialza una gigantesca scritta, con le lettere singole a

28/11/90 - Colonia-Atalanta - Prima dell’incontroscoppiano dei tafferugli tra hooligans tedeschi e ultrà atalantini

modello bandiera a due aste, “Giocate col cuore”,illuminata da una spettacolare torciata. Il tifo ètrascinante per tutto l’incontro e spesso riesce acoinvolgere tutto lo stadio. A scaldare i ventimilaspettatori ci pensa, involontariamente, anche l’Ar-dizzone, lo speaker del Comunale; a metà del pri-mo tempo, gli altoparlanti annunciano un “comu-nicato di servizio”: «Il proprietario dell’auto Opel dicolore blu targata Roma F 451739 è pregato di spo-starla immediatamente». Neanche fosse stato uncapoultrà che dalla balconata lancia il coro, l’Ar-dizzone fa scatenare tutto il pubblico bergamasco:appena pronuncia “Roma” dagli spalti del Comu-nale piove una bordata incredibile di fischi a cuifa seguito un “Chi non salta è un romano” checoinvolge ogni settore dello stadio. E il tutto indiretta televisiva.

28/11/90 - Colonia-Atalanta - Negli scontri fanno la loro parteanche dei cavalli e un massiccio rott-wailer della polizia tedesca

che nella foto si vede mentre azzanna un hooligans

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Per il derby europeo gli ultràatalantini bloccano tutta Milano

Nonostante lo storico traguardo dei quartidi Coppa Uefa, a Bergamo, può sembrare

un paradosso, la sfida tutta lombarda con l’Interper accedere alle semifinali non riesce a ricrearel’atmosfera vissuta nella primavera ’88 con la Cop-pa delle Coppe. Sarà perché l’Inter di Trapattoni ènettamente favorita dai pronostici (tant’è che poivincerà anche il trofeo battendo in finale laRoma), o per l’anomalia di una sfida europea conuna trasferta di soli 50 km., o ancora per la seriedi infortuni che ha dimezzato la squadra di Gior-gi, sta di fatto che l’attesa non è così spasmodicacome ci si sarebbe aspettato per un simile evento. Mercoledì 6 marzo, comunque, al Comunale,nonostante la pioggia, accorrono in oltre venti-duemila, cinquemila dei quali arrivano da Mila-no. Per l’occasione la Nord sfoggia, montata suipali in cima alla curva, una scintillante bandieracon il logo della Dea in materiale rifrangente, lastessa che ancor oggi viene esposta a mò di tettotra i parterre sotto la balconata delle Bna. Se da unlato la serata piovosa frena il tifo degli ultrà ber-gamaschi, dall’altro, invece, non ne raffredda lebellicose intenzioni riguardo ai rivali interisti ecosì al termine dell’incontro le forze dell’ordine

sono costrette ad intervenire con alcune cariche dialleggerimento e a sparare vari lacrimogeni perarginare i supporters orobici. Quello che si verifica all’andata è niente a con-fronto di quanto succede al ritorno (21 marzo). Latrasferta, in curva Nord, è molto sentita e difatti lapartenza è fissata molto presto, con il treno delle15,30. Alla stazione si contano circa ottocentoultrà. La tensione è molto alta: all’arrivo a Milano,per evitare la scorta di celerini che attende in Cen-trale, con una sorta di blitz tutto il gruppone scen-de a Lambrate, dirigendosi autonomamente almetrò. Nei sottopassi rimbomba il coro “Siamo tutti figlidi Saddam Hussein”, molto in voga tra gli atalan-tini soprattutto in occasione di trasferte “calde”,che spaventa ulteriormente i milanesi in attesadella metropolitana. «I primi allarmi che hannomobilitato centinaia di poliziotti e carabinieri - scrive-va Il Giorno - sono scattati poco dopo le 16,30 invarie zone della città. Le stazioni di Lambrate e diGaribaldi sono state teatro dei primi scontri. Carrozzeimbrattate dagli spray, vetri infranti, cartelloni pubbli-citari divelti con i passeggeri in fuga per timore dirimanere coinvolti negli incidenti. Poi l’orda vandalicasi è abbattuta sulle fermate intermedie dalla metropo-litana verde. A “Gioia” (una fermata del metrò) daivagoni occupati dagli atalantini sono partiti anche raz-zi luminosi. La tensione è cresciuta fino a consigliare

6/3/91Atalanta-InterQuarti di Coppa Uefa:la pioggia bloccala coreografia; si notisulla destra il bandieronerifrangente con la Dearealizzato per l’occasione

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al conducente del convoglio di chiudere le porte esospendere il servizio. Ma chi fra i facinorosi era riusci-to a guadagnare la porta ha poi azionato il freno amano e l’intera linea ne ha subito i contraccolpi». Untrasferimento allucinante, che addirittura riesce,per il blocco del metrò, a paralizzare, in un’ora dipunta tutta Milano. Dal metrò allo stadio, la musica non cambia.Dopo uno scontro con le forze dell’ordine neipressi di San Siro, una volta sistemati all’internodel Meazza, gli atalantini si scatenano nuovamen-te travolgendo i poliziotti e i carabinieri posti asorvegliare e separare il settore ospiti. L’interventodi un massiccio contingente di rinforzo provoca lacarica della celere e nel primo anello della curvaSud volano manganellate a raffica.

Durante il secondo tempo, ormai sul 2-0 per l’In-ter, dal settore orobico parte una pioggia di torcein campo e contro i tifosi interisti, mentre a finegara scoppiano ancora dei tafferugli con la polizia.«Alcuni interisti - riportava Il Giornale - dal secondoanello hanno incominciato a lanciare bottigliette e seg-giolini di plastica contro i bergamaschi, i quali, nel-l’impossibilità di reagire, se la sono presa con le forzedell’ordine, rilanciando contro gli uomini in divisa glioggetti con cui erano stati “bombardati” dai tifosi riva-li. A questo punto è partita una serie di cariche da par-te che ha convinto anche i più tenaci a sospendere ognitipo di ostilità».In questa situazione di tensione alcuni giornalistiarrivano, come è troppo spesso loro abitudine, apompare a dismisura la notizia per gettare ancorapiù fango nei confronti degli ultrà bergamaschi.Merita, a tal riguardo, riportare alcuni brani di unarticolo pubblicato su Il Giorno a firma MarcoCamberti (uno pseudonimo dietro al quale si celail “coraggioso” giornalista, che non ha neanche ilpudore di firmarsi con il proprio nome): «Gliultras bergamaschi - illuminava i lettori il “brillan-te” inviato - intervistati in televisione da Sergio Zavo-li, hanno mostrato di sè stessi il ritratto che tutti siaspettavano: brutti, sporchi e cattivi. Ma sono propriocosì, come l’opinione pubblica benpensante li dipinge?Noi diciamo di sì. Per rispondere li abbiamo seguiti davicino, sul treno che li portava a Milano per la trasfer-

21/3/91Inter-Atalanta

Prima della garasi registrano

violenti tafferugli traultrà bergamaschie forze dell’ordine

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ta di Coppa contro l’Inter. Non siamo né psicologi, nésociologi e quella che segue vuole essere semplicementela cronaca, breve ma fedele (sic), senza nulla di inven-tato o ingigantito (un tocco di alta… ipocrisia) diquel viaggio. Gli ultras viaggiano gratis - continuava l’articolo -,non hanno biglietto, ma in compenso sono fornitissimidi bottiglie di birra, da cui attingono in abbondanza,abbinando a ogni sorsata un sonorissimo rutto. Una

volta saliti in treno, subito compaio-no le “canne” e nei vagoni si formain pochi minuti una densissimanuvola di fumo. Durante il viaggio,oltre a sballare (attenzione, ecco ilcolpo da maestro del falso),alcuni arrivano a masturbarsi pub-blicamente. Non esiste nessuna for-ma di controllo, il treno è terra dinessuno. Gli agenti della Polfersono solo una decina: ”Se solo pro-viamo a dire qualcosa, confessano,rischiamo di prenderle. Sono peggiodelle bestie”. Fra gli altri passeggerile emozioni spaziano dalla rabbiaalla paura; un’anziana signori sul-

l’orlo di una crisi di nervi inizia a piangere: il suo viag-gio verso la Riviera è iniziato nel peggiore dei modi(altra invenzione)». Peccato che l’”eroico” inviatonon abbia considerato che non si stava trattandodi una trasferta a Roma, Napoli o Zagabria, delladurata di molte ore, ma di un viaggio a Milano,ovvero 50 minuti di treno! Un tempo, probabil-mente, neanche sufficiente per ubriacarsi, sballaree magari anche masturbarsi.

21/3/91Inter-AtalantaDurante il secondo tempodal settore atalantinopiovono in campodecine di torce

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Un piazzamento più che dignitoso, il deci-mo posto in classifica, è accompagnato

però dalla delusione per non aver bissato la quali-ficazione in coppa Uefa soprattutto per i troppipassi falsi interni. A pregiudicare, infatti, l’ambito traguardo sonostati determinanti le cinque sconfitte subite alComunale (Milan, Cagliari, Parma, Roma e Tori-

no) che hanno rappresentato peri nerazzurri il peggior rendimen-to interno nei campionati diserie A degli ultimi quarant’anni.Per contro, invece, le maggiorisoddisfazioni arrivano lontanoda Bergamo, con ben sei vittorie(con Cremonese, Sampdoria,Genoa, Foggia, Bari e Verona) ealtrettanti pareggi.All’inizio della stagione la squa-dra aveva subito importantiritocchi; confermato sulla pan-china Bruno Giorgi, al posto diEvair, rientrato in Brasile perchéaffranto dalla sudade, era arriva-to un altro attaccante carioca,

Bianchezi detto Careca (da non confondere conl’omonimo più famoso del Napoli). Gli altrimovimenti di mercato avevano riguardato le ces-sioni di Valter Bonacina (alla Roma), Renzo Con-tratto (all’Udinese) e Domenico Progna (al Bari) egli acquisti dei difensori Carlo Cornacchia e Mau-ro Valentini dal Cagliari, del centrocampista Giu-seppe Minaudo (dall’Ancona) e del libero StefanoSottili (dal Barletta).

Forte in trasferta,un disastro in casa

CAMPIONATO1991/92

NAPOLI ATALANTA 1-0 1-1ATALANTA ASCOLI 1-1 0-1LAZIO ATALANTA 1-1 0-1ATALANTA JUVENTUS 0-0 1-2CREMONESE ATALANTA 1-2 1-1ATALANTA MILAN 0-2 1-3SAMPDORIA ATALANTA 0-2 0-0ATALANTA CAGLIARI 0-1 0-0GENOA ATALANTA 0-2 0-1ATALANTA FIORENTINA 1-0 0-3FOGGIA ATALANTA 2-3 4-4ATALANTA PARMA 0-1 0-0ROMA ATALANTA 1-1 1-0BARI ATALANTA 0-0 1-2ATALANTA VERONA 0-0 3-1TORINO ATALANTA 1-1 3-1ATALANTA INTER 1-0 0-0

R I S U L T A T I A R

La partenza è subito sfortunata, con la sconfitta aNapoli rimediata solo al 90’ per una punizione diZola. Dopo aver iniziato ad ingranare gioco erisultati, i pareggi interni con Ascoli e Juve e poi incasa della Lazio, fanno da preludio alla prima diun poker di vittorie esterne. Alla quinta giornatal’Atalanta fa bottino pieno a Cremona (1-2), poisbanca due volte Marassi, sia da sponda blucer-chiata (0-2) che rossoblu (ancora per 0-2) ed infi-ne centra la quarta vittoria esterna di fila in casadel Foggia (2-3). Nel frattempo, però, al Comunale è carestia totaledi punti, per le sconfitte incassate per mano delMilan e del Cagliari. Per godere della prima vitto-ria casalinga bisogna attendere la decima giornatae a farne le spese è la Fiorentina, messa sotto daun gol di Caniggia su assist di Careca. Alla vittoriadi Foggia, segue un’altra sconfitta interna, stavoltacon il Parma (0-1), prima di sbarcare all’Olimpicoper strappare un pareggio per 1-1 con la Roma: indieci per oltre un’ora (espulsione di Nicolini),Stromberg e compagni riescono a rimontareun’autorete di Porrini con un gol di Piovanelli al10’ della ripresa.Dopo Roma, seguono altri tre pareggi, in casa colVerona (0-0) e in trasferta a Bari (0-0) e Torino(1-1), quindi la carica a tutto l’ambiente la riac-cende la vittoria per 1 a 0 con l’Inter e il pareggioper 1 a 1 ancora a Bergamo con il Napoli; con ipartenopei i nerazzurri dominano, ma ottengono

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un tiro rasoterra, regala la vittoria aigiallorossi. Nelle ultime quattro garedella stagione l’Atalanta ottiene unavittoria interna con il Bari (2-1) edun’esterna con il Verona (1-3), quindi,in occasione della grande festa perl’addio al calcio di Glenn Strombergnella gara con il Torino, il risultato èun pessimo 1-3, parzialmente rimedia-to la domenica successiva dal pareggio(0-0) a San Siro con l’Inter. Lo strano comportamento degli uomi-ni di Giorgi (forte fuori, debole incasa), è dovuto essenzialmente al fattoche la squadra ha vissuto troppo sulleindividualità, che trovano maggiorepossibilità di successo in trasferta dove

si possono sfruttare spazi più ampi.Questo andamento altalenante non viene graditodalla dirigenza che, già dal primo giorno dopo lafine del campionato, annuncia il nuovo mister:Marcello Lippi.

solo un punto con un rigore segnato da Bianche-zi. Sconfitti ad Ascoli (1-0), gli uomini di Giorgi sirifanno con la Lazio dell’ex Soldà grazie ad unarete di Stromberg a metà secondo tempo. Iniziapoi un periodo negativo: se si esclude la vittoriacon il Genoa (e i pareggi con Sampdoria e Caglia-ri), sono sicuramente pesanti le “bastonate” su-bite in casa della Juve (2-1), delMilan (3-1 con tripletta di VanBasten dopo che Bianchezi avevaportato in vantaggio i bergamaschi)e della Fiorentina (3-0). Ma pesanoanche i pareggi interni con la Cre-monese e il Foggia: il primo (1-1),perché dopo una partita incolore, al92’ Ferron si fa trafiggere addirittu-ra da un colpo di testa del suo col-lega Rampulla, salito alla disperatain area avversaria.Con i rossoneri pugliesi, invece, ilpubblico assiste ad una partita allu-cinante: in vantaggio per 1-4 a ven-ti minuti dalla fine, la Dea riesce acompiere un’incredibile rimontacon una storica tripletta del difen-sore Cornacchia. Se a Cagliari c’è da registrare,oltre al pareggio per 0-0, l’esordio in serie A dellagiovane promessa Chicco Pisani, nella gara inter-na con la Roma non basta un rigore parato da Fer-ron per ottenere punti, perché al 73’ Voeller, con

Dopo tre annifantastici, Caniggia

lascia l’Atalanta;a lui è stato dedicato

uno dei cori più famosidella Nord,

il “Caniggia vola”

C L A S S I F I C A

MILAN 56JUVENTUS 48TORINO 43NAPOLI 42ROMA 40SAMPDORIA 38PARMA 38INTER 37FOGGIA 35LAZIO 34ATALANTA 34FIORENTINA 32CAGLIARI 29GENOA 29BARI 22VERONA 21CREMONESE 20ASCOLI 14

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Contestazioni, ma anche granditrasferte: a Foggia in quattrocento

La nuova stagione inizia, per i tifosi atalantini,con due novità; la prima è la nomina, all’in-

terno della dinamica e moderna gestione Percassi,di una figura nuova nel quadro dirigenziale dellasocietà: il responsabile dei rapporti con la tifose-ria. Ad assolvere questo incarico (non certo facileper quanto riguarda i rapporti con i gruppi dellaNord) viene chiamato Franco Papi, il quale riusci-rà a superare la diffidenza degli ultrà nerobludimostrandosi sempre molto disponibile verso lacurva. La seconda novità, la più importante, è la ristrut-turazione dello stadio Comunale; dopo il primo

intervento, che aveva eliminato nell’estate del ’84la pista di atletica, ora si interviene ancora sul vec-chio Brumana. In soli cento giorni, lavorandogiorno e notte durante l’estate (Ferragosto com-preso), viene coperta e rifatta la gradinata, sosti-tuita la recinzione metallica con dei pannelli incristallo antisfondamento, consolidate le curve,installato il maxischermo, il tutto per una spesa dicirca dieci miliardi di vecchie lire. Un evento salutato con grande enfasi sia dai gior-nali locali (L’Eco dedica in occasione dell’inaugu-razione ben cinque pagine) che dai tifosi che pos-sono ammirare il nuovo Comunale alla secondapartita casalinga, il 22 settembre, quando a Berga-mo arriva la Juventus. Spalti esauriti, oltre trenta-mila spettatori tutti soddisfatti del nuovo voltodel vecchio Brumana, un po’ meno della partitache, invece, finisce a reti inviolate. Se all’interno lostadio è nuovo, all’esterno l’atmosfera non è cam-biata: carica dei supporters atalantini, risposta conlacrimogeni e manganelli della celere. La temporanea inagibilità del Comunale, avevacostretto precedentemente i nerazzurri a chiedereospitalità, per il debutto casalingo (alla primagiornata a Napoli, il seguito era stato di un’ottan-tina di tifosi), a Monza; ospite l’Ascoli (8 settem-bre), nella cittadina brianzola si erano riversatioltre diecimila atalantini, rimasti poi imbottiglia-ti, al termine della gara, nel traffico vista anche laconcomitanza del Gran Premio di Formula Unoche aveva richiamato circa trecentomila appassio-nati nel vicino autodromo. Sicuramente più furbigli ultrà della Nord che per l’occasione avevanorispolverato la trasferta in “moto, motorini emotocarri”: un migliaio, di mezzi avevano forma-

1/9/91Napoli-AtalantaIl gruppo di tifosi

bergamaschi viene“parcheggiato”

in questuraprima della partita

8/9/91Atalanta-AscoliComunale chiuso

per lavori, la primadi campionato

si gioca a Monzache oltre 1000 atalantini

raggiungonoin moto e motorino

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to un lunghissimo corteo imbandierato attraver-sando le strade della Brianza intasate da colonnedi automobili. Con l’arrivo a Bergamo del Milan (6 ottobre) siregistrano i primi veri incidenti della stagione.«Comunque vada la partita - esordiva L’Eco -, qua-lunque sia il risultato, la città sembra costretta a vive-re, ogni volta che l’Atalanta gioca in casa, momenti ditensione, per molti, anche di paura». Per disperderealcune centinaia di ultrà atalantini, le forze del-l’ordine non lesinano sui lacrimogeni tanto che inun’ora ne sparano ben 75. La gara con i rossonerimerita una citazione particolare perché fanno illoro debutto i primi murales dipinti sotto la Nord.L’iniziativa, portata avanti dalle Bna, ha visto l’A-lex di Ponteranica, autore di tre grandi grafitti (ilquarto è opera di Emi, un writers esterno alla cur-

va), impegnato per diversi gior-ni; il risultato viene apprezzatoda tutti, anche dal presidentePercassi che, prima della partita,viene personalmente in curva avederli e a complimentarsi con idue artisti.La fama di tifoseria piuttostoturbolenta degli atalantini èormai un dato di fatto; basta leg-gere il Secolo XIX di Genova in occasione dellapartita a Marassi tra Genoa e Atalanta (10 novem-bre): «Erano temutissimi - scriveva il quotidianoligure - tanto da mobilitare centinaia di uomini in traagenti e carabinieri per controllarli dal loro arrivo sinoalla partenza. E gli ottocento tifosi atalantini scesi aGenova per seguire la loro squadra ancora una volta

non hanno mancato al ruolo di protago-nisti di una domenica di intolleranzalanciando diversi bengala dal parterre,dove erano sistemati, verso i tifosi rosso-blu assiepati nella gradinata Sud».Leader della squadra e idolo dei tifo-si, insieme al grande Claudio Canig-gia, è sicuramente Glenn Stromberg acui la Nord dedica, prima di Atalan-ta-Fiorentina (17 novembre), unacoreografia tutta per lui in occasionedella sua duecentesima presenza conla maglia della Dea; lungo l’interoarco della curva impera una gigante-sca scritta con lettere di oltre tre metri“200 grazie Glenn”, esposta mentredue emozionate ragazze delle Bna, incampo, donano al campione svedese

6/10/91 - Atalanta-Milan - Si “inaugurano” i primi murales sotto laNord; nella foto la Dea realizzata dall’Alex di Ponteranica

17/11/91Atalanta-FiorentinaStromberg viene premiatodalla Nord perla sua partitanumero 200in nerazzurro

17/11/91 - Atalanta-Fiorentina - Grandi lettere per un grande giocatore: “200 grazie Glenn”

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una targa con fiori e sciarpa neroblu, il tutto trapotentissimi cori per il biondo capitano cantati datutta la Nord. Una dimostrazione d’affetto cheporta Stromberg a dichiarare, nel dopopartita, che«ormai la mia casa è qui, da voi, il mio futuro è ber-gamasco e non lascerò mai più Bergamo» e di fatti èstato di parola. In questo periodo per le trasferte si utilizzanomolto le ferrovie, organizzando spesso treni spe-ciali, tra cui uno storico è sicuramente quello diFoggia (24 novembre). Una trasferta molto “pom-pata” nei giorni precedenti dai vari gruppi e no-nostante la lunghezza del viaggio la sera del saba-to, alla stazione di Bergamo, si presentano quasiquattrocento atalantini. Mai si era contato su diun seguito così numeroso per una trasferta nelprofondo Sud. Si diceva del fatto che la partita con

i rossoneri pugliesi fosse stata “pompata” con unfitto passaparola tra le varie compagnie e gruppidi tifosi: il risultato è che i quattrocento parteci-panti si portano come “bagaglio” qualcosa comeduemila litri tra vino, birra e alcolici. Non che pri-ma fosse mai mancato qualsiasi liquido a base eti-lica, ma in questa occasione si raggiungono quan-tità mai viste. Addirittura, per dare un’idea, ilVomito e il Tanica (il soprannome gli verrà datoproprio in questa occasione) si portano appressodue taniche da quindici litri ciascuna: occupato,in esclusiva, un intero scompartimento i due se neresteranno per tutto il viaggio con il loro preziosocarico sottobraccio, seduti tranquillamente a suc-chiare vino con una cannetta, mentre ad ogni sta-zione attraversata, da Brescia in poi, nel silenziodella notte (sia all’andata che al ritorno), si senteriecheggiare un ululato: “Terùuu, terùuuu”.Gli effetti dell’inondazione etilica non tardanocerto ad affiorare: qualcuno apre un estintoreimpolverando tutto un vagone e, per far capire illivello di “presenza”, mentale, della comitiva,basti citare che per tutta notte, le decine di perso-ne che passano nel corridoio imbiancato ripeto-no, tutte, la stessa frase: «S-cècc, la fiocàt, figa».Archiviata con una vittoria per 2-3 l’enologica tra-sferta di Foggia, il 2 dicembre ai parmensi vieneriservata una sassaiola al termine della partita nel-la quale rimane ferito alla testa un funzionariodella questura, mentre nella seguente trasferta aRoma con i giallorossi, durante il secondo tempoi circa duecento bergamaschi vengono duramentecaricati dalla celere all’interno della curva Nord.Il nuovo anno inizia con un’opaca prestazione incasa contro il Verona (5 gennaio 92) che provoca

24/11/91Foggia-Atalanta

Sono quasi 400i bergamaschi al seguito

in questa lungatrasferta in Puglia

9/12/91Roma-Atalanta

Come da tradizioneall’Olimpico,i bergamaschivengono presi

a manganellatedalla celere

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la contestazione, con bordate di fischi, da partedel pubblico, ma i giocatori si riscattano la setti-mana successiva pareggiando al Delle Alpi con ilToro, dove si verificano anche dei tafferugli tratifosi con lancio di seggiolini e razzi tra bergama-schi e granata. La partita con il Napoli (26 gennaio) è sempreuna di quelle più sentite dalla tifoseria orobica;sono questi gli anni in cui sugli spalti del Comu-nale, soprattutto in curva Nord, in occasione del-l’arrivo dei partenopei e delle due romane si vedo-no numerose bandiere e sciarpe biancorosse dellaLega Lombarda, cosa che fa inviperire non poco itifosi avversari. Per dare un’ulteriore dimostrazio-ne di della scarsa considerazione dei bergamaschiverso i rivali napoletani, in curva Nord si giocasull’ironia e così all’inizio del secondo tempo,dopo aver esposto, nel settore delle Bna, lo stri-scione “Oggi sfamiamo il terzo mondo”, il portie-re azzurro Galli viene “bombardato” da un lanciodi decine di banane! «Nonostante i rigidissimi con-trolli della questura nelle partite con i napoletani, -racconta Massimo - eravamo riusciti ad imboscarenei giorni precedenti un paio di cartoni di banane; pec-cato, però, che quando le distribuimmo in curva, mol-ti anziché lanciarle in campo se le mangiarono!».Dalle banane alle sassate il passo è breve, visto chenel dopopartita non mancano le solite cariche elungo il viale Giulio Cesare con conseguente spa-ro di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine.La situazione si ripete quindici giorni dopo, è il 9febbraio, quando arriva a Bergamo la Lazio: qual-che tafferuglio con la celere movimenta la giorna-ta prima, durante e dopo la gara, ma l’incontrocon i biancazzurri è segnato, soprattutto, dal cla-

moroso annuncio, alla vigilia del match, cheStromberg si ritirerà a fine stagione. Una decisio-ne che sorprende un po’ tutta la tifoseria, visto chelo svedese, da otto anni a Bergamo, ha solo 32anni. «Voglio farlo - spiegava il capitano ai giorna-listi - mentre mi sento ancora nel pieno delle mie pos-sibilità di giocatore».Il 23 febbraio va in onda uno degli episodi piùassurdi che si siano mai visti al Comunale: l’Ata-lanta sta conducendo per uno a zero con la Cre-monese, ma il gioco dei nerazzurri lascia vera-mente a desiderare tanto che dagli spalti i fischinon mancano.Nei minuti di recupero, i grigiorossi in attaccousufruiscono di una punizione dalla destra: crossin mezzo all’area e sul pallone piomba come unfalco nientedimeno che Rampulla, il portiere, chesegna di testa! Ad un primo istante di incredulitàfa seguito una forte contestazione da parte delpubblico bergamasco; contestazione che si spostaall’esterno degli spogliatoi con frequenti cori con-tro i giocatori. Interviene Percassi che affronta aviso aperto i tifosi, rispondendo con calma, peruna ventina di minuti, alle richieste degli ultrà.«Questa gente ha pienamente ragione di arrabbiarsi -dichiarava il presidente all’inviato de L’Eco -, pagaun biglietto per assistere ad uno spettacolo e assisteinvece ad una prestazione indecorosa. Questa è genteche soffre quando la nostra squadra non riesce a vin-cere; loro sono innamorati di questi colori e mal dige-riscono che taluni giocatori diano l’impressione di nonimpegnarsi a fondo».La ridicola prestazione con la Cremonese porta gliultrà della Nord a tenere un atteggiamento criticonei confronti della squadra, come dimostra lo stri-

26/1/92 - Atalanta-Napoli - Uno striscione ironico verso inapoletani accompagna il lancio di banane al portiere partenopeo

26/1/92Atalanta-NapoliDecine di bananein campo: eccocome viene accoltoil portiere Galliall’inizio delsecondo tempo

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scione “Onorate la maglia che portate” esposto lasettimana seguente a San Siro nella sfida con ilMilan. Anche se talvolta lo spettacolo offerto dagliuomini di Giorgi è piuttosto deludente, la società,sotto la gestione Percassi, cura molto l’immaginee il marketing e così, dopo aver lanciato alcuneiniziative innovative come gli inviti alle scuole, gliincontri fra giocatori e studenti, in occasione del-la partita interna con la Sampdoria, che ricade l’8marzo, festa della donna, l’Atalanta promuove ilbiglietto d’ingresso per le rappresentanti del gentilsesso a sole mille lire. Un’iniziativa che riscuoteun grande successo: per la gioia dei tanti uomini,sono oltre cinquemila, infatti, le donne presentisugli spalti del Comunale. Per il secondo anno consecutivo la presenza deitifosi atalantini a Cagliari (15 marzo) è buona: alSant’Elia, accolti con molto rispetto dai Furiosi, sicontano un centinaio di ultrà della Nord che assi-

stono al debutto inserie A di una giovanis-sima promessa delvivaio nerazzurro: queldiciassettenne, minutoe veloce è Federico Pisa-ni. Da segnalare che,prima dell’imbarco aCivitavecchia i berga-maschi trovano anche iltempo di scatenare unarissa con un gruppo diromani sul lungomaredella cittadina laziale.Dopo quella con laCremonese con il gol di

Rampulla, la partita più incredibile dell’anno sidisputa il 12 aprile con il Foggia. Il clima è moltoteso: la Nord, irritata dalle prestazioni altalenantie senza grinta della squadra, organizza una fortecontestazione. Sciopero del tifo e striscioni pesan-ti lungo tutta la curva: “Solo gli sfattoni non han-no ambizioni”, “Chi non ci tiene se ne vada”,“Nuovi stimoli? Falqui”, “Meglio la C che unasquadra così”, “Il nostro orgoglio offeso dal vostroportafoglio”, “Ripagate il nostro amore” sono soloalcuni degli slogan esposti. In una simile atmosfe-ra, condita da frequenti cori “andate a lavorare”, siaggiunge che alla metà del secondo tempo l’Ata-lanta sta perdendo addirittura per 4 a 1. La conte-stazione dilaga, coinvolgendo tutto il pubblico,mentre dalla Nord inizia a piovere in campo ognitipo di oggetto. A questo punto avviene il miraco-lo: in pochi minuti, Cornacchia realizza una tri-pletta che consente ai nerazzurri di pareggiare. Mala contestazione lascia il segno tra i giocatori del-la Dea: «Così plateale è ingiustificabile» sostieneStromberg; gli fa eco Careca («Una protesta similenon è ammissibile; siamo una provinciale, siamo par-titi per salvarci, abbiamo raggiunto il traguardo condue mesi di anticipo: incredibile davvero»), mentre èancor più duro Caniggia: «Questa volta il pubbliconon l’ho proprio capito; invece di sostenerci più passa-vano i minuti e più fischiavano. Sono proprio deluso».Dopo un lungo periodo di sostanziale tranquillitàsul versante incidenti, l’arrivo della Roma a Berga-mo (26 aprile) riaccende gli animi degli ultrà oro-bici che, prima dell’incontro, danno vita ad unaserie di sassaiole all’arrivo dei duecento romanistial seguito. Controcarica della celere e due berga-maschi vengono arrestati.

1/3/92Milan-Atalanta

Per tutta la partitagli ultrà neroblu espongono

uno striscione polemiconei confronti dei giocatori

15/3/92Cagliari-Atalanta

Un centinaiodi atalantini al seguitoal Sant’Elia di Cagliari

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The Stromberg’s day:una festa indimenticabile

Otto anni a Bergamo, sempre da leader,accolto con entusiasmo, poi criticato, infi-

ne amato come forse mai nessun altro atalantinoprima (e dopo) di lui. È Glenn Stromberg, il capi-tano, il giocatore simbolo della squadra che, dagrande uomo, a 32 anni nel pieno della sua car-riera, rifiutando grosse offerte, decide di lasciare ilmondo del calcio, a testa alta. Da quell’annuncioalla vigilia della partita con la Lazio che aveva sbi-gottito tutta la tifoseria, la macchina organizzativadella Nord si mette in moto per dare il giusto emeritato saluto al grande svedese. Mesi di lavoro, serate e notti passate tra stoffe e

pitture, maxicollette in curva (totale raccolto oltresette milioni di lire) tutto per realizzare unacoreografia unica, tutta per Stromberg, in occasio-ne dell’ultima partita in casa, il 17 maggio, ospiteil Toro di Mondonico. Il campionato non ha piùniente da offrire (i nerazzurri sono salvi, i granatagià in Uefa), quindi l’attenzione è unicamente perla festa d’addio al capitano. Una festa, del resto,preannunciata da tempo, top secret però la sceno-grafia, e per questo molto attesa, anche per via dialcuni articoli sulla stampa locale di enfasi perquesto avvenimento. La società fa la sua parte fis-sando, per questa partita, dei prezzi popolari inmodo da favorire il massimo afflusso di pubblico. Alla vigilia mancano solo da definire pochi detta-gli, quando arriva l’imprevisto: Stromberg è a let-to con 39 di febbre. «Contattammo subito la società

17/5/92 - Atalanta-Torino - Stromberg entra in campo accolto da una spettacolare coreografia tutta per lui

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- ricorda Leo - per assicurarci che Glenn, anche se nonper giocare, scendesse almeno in campo. Ci dissero checi teneva tantissimo, ma non stava in piedi e quindisarebbe arrivato, forse, solo per la fine della partita. Ilnostro morale crollò: mesi di lavoro e il festeggiato nonci sarebbe neanche stato. Insistemmo tantissimo chie-dendo che venisse almeno all’inizio per salutare il suopubblico dal campo».Tutti fanno il tifo per Stromberg e perfino l’alle-natore granata Mondonico fa chiaramente capireche più che alla partita e ai due punti che garanti-rebbero il terzo posto al Toro, è interessato a tri-butare l’omaggio che merita allo svedese. Le spe-ranze dei tifosi, grazie anche ad un corposa dosedi antibiotici, vengono esaudite e già sul giornale,la domenica mattina, si ha la certezza che il capi-tano sarà al Comunale. Nel frattempo, però, i ragazzi della Nord sono giàal lavoro, allo stadio, per preparare la grande

coreografia. Appuntamento alle 8 di mattina persistemare le diecimila bandierine in curva Nord, idiecimila palloncini nella Sud e nei distinti Norde i novemila cartoncini nelle tribune centrali.In circa quattro ore, una cinquantina di ragazzipredispone il tutto, in particolare, piantina allamano, disegna la grande scritta “Grazie Glenn”che si formerà in tribuna e in gradinata; per ilComunale, una coreografia composta di questotipo rappresenta un’esperienza nuova. Si arriva quindi, in un entusiasmo travolgente cheavvolge tutto lo stadio, al momento tanto atteso:come da istruzioni, a comando, un attimo primadell’ingresso delle squadre in campo, la Nord sitrasforma in una gigantesca bandiera gialloblusvedese, mentre la scritta “Grazie” (in tribuna)“Glenn” (in gradinata), anch’essa gialloblu, acco-glie la trionfale entrata del capitano, in tuta bian-ca, che anticipa quella dei ventidue giocatori.

17/5/92 - Atalanta-Torino - Tutto il Comunale è colorato di gialloblu in onore del capitano svedese

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Non appena il festeggiato spunta dal tunnel deglispogliatoi tutto il Comunale esplode in un poten-tissimo coro “Stromberg, Stromberg”. Due minuti,questo è il tempo in cui Glenn rimane al centrodel campo a salutare, visibilmente commosso, iventimila che affollano il Brumana. «Non mi sarei mai aspettato una festa così bella -dichiarava il capitano al termine della gara -; nonmi vergogno di confessare che mi sono emozionato tan-tissimo. I tifosi bergamaschi sono sempre nel mio cuo-re». Ed infatti la coreografia preparata dai ragazzidella Nord non si era limitata solo al primo tem-po: all’inizio della ripresa, non appena una nubeneroblu di fumogeni si alza nel cielo, nel settoredelle Brigate, appare un gigantesco bandierone(preparato di notte con la tecnica dell’immagineingrandita con un proiettore) con una caricaturadi Stromberg, ribattezzato per l’occasione “Strom-Berghem”. La partita scorre senza quasi interesse, anche per-ché l’Atalanta perde per 3 a 1; alla fine nemmenola sconfitta e gli inviti a non invadere il campo daparte di Bna e Wka riescono a fermare l’entusia-smo di centinaia di atalantini che, infatti, scaval-cano la recinzione. Visto che Stromberg, che erarimasto per tutta la gara a bordo campo, “scappa”negli spogliatoi, i tifosi della Nord concentrano leloro attenzioni sul “Mondo”, l’attuale allenatore

17/5/92 - Atalanta-Torino - Ecco il bandierone srotolato all’inizio della ripresa dalle Bna

17/5/92 - Atalanta-Torino - Il Mondo portato in trionfo dai suoi ex tifosi

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17/5/92 - Atalanta-Torino - La Nord per onorare al meglio il grande campione si trasforma in un’enorme bandiera svedese

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Curva Nord

Gradinata

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del Toro, che viene letteralmente portato in trion-fo. Una scena incredibile, soprattutto se si consi-dera che quella con i granata era anche l’ultimavolta di Giorgi sulla panchina nerazzurra. Ma tan-t’è, i ricordi per gli splendidi risultati ottenuti conil tecnico di Rivolta d’Adda sono ancora vivi tra isupporters neroblu, da qui si spiega il trionfo perMondonico: «Cosa ho provato? - rispondeva ilmister granata ai giornalisti - Gioia? Piacere? Cosaaltro? Mi vien da dire che è stato commovente e chetutto viene da quel legame profondo che mi tiene uni-to a questa gente e a questo stadio. E chissà che chideve giudicare si renda conto che anche la curva Nordprova dei sentimenti e sarebbe davvero bello riuscire avalorizzarli degnamente, com’è possibile fare se questiragazzi li si prende per il verso giusto».L’ultima partita della stagione è però il TrofeoBortolotti, un triangolare, alla sua prima edizio-ne, per ricordare la memoria dell’ex presidenteCesare. Si gioca, in diretta tv, martedì 26 maggiocon compagini di assoluto primo piano comeJuventus e Borussia Dormund. È una serata moltospeciale visto che, oltre alla commemorazione peril secondo anniversario della scomparsa del giova-ne presidente atalantino, è l’ultima volta cheStromberg veste la maglia nerazzurra (è anchel’addio di Giorgi da Bergamo, ma per lui c’è solo

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Curva Sud

26/5/92 - Trofeo Bortolotti - È l’ultima volta che Stromberg veste la maglia della Dea: quando esce dal campo,tutto il Comunale si illumina con centinaia di torce

uno striscione, in gradinata, “Grazie Giorgi... buo-na fortuna”). Una serata emozionante, fin dall’i-nizio con il “vecchio” Achille che abbraccia il capi-tano al centro del campo mentre nel cielo si leva-no, sollevati da grappoli di palloncini giallobludue grandi striscioni con la scritta “Grazie Glenn”(una coreografia preparata dalla società). Cosìcome da brividi il momento in cui Stromberg, al30’ della gara con la Juve, lascia definitivamente ilterreno di gioco lasciando il posto al giovanissimoPaolo Montero. Un addio al calcio che il Comu-nale festeggia con centinaia di torce che “incen-diano” tutti i settori dello stadio, quindi, il capita-no esce dal campo salendo le scale della tribunacentrale per regalare al patron Achille la suamaglia, un commovente gesto in memoria delfiglio Cesare. E prima di alzare la coppa di vincitrice del Torneo,Stromberg, che nel frattempo, dopo la doccia, siera seduto su una panchina a bordo campo, accla-mato a gran voce dalla Nord fa un regalo agli ultràneroblu: entra in curva salutato da un nugolo diragazzi e ragazze che lo travolgono d’affetto e dipacche sulle spalle!È questo l’ultimo atto di una storia fantasticadurata otto anni. Ma da Bergamo, lo svedese, nonandrà più via.

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Boom gruppi in curva Nord:nascono Nomadi, Fellows, Wilker eBèrghem Blues

Mai come in questo campionato la geogra-fia della curva Nord subisce così tanti

cambiamenti; il fenomeno ultras, ormai, coinvol-ge migliaia di ragazzi. L’Atalanta da anni regalasoddisfazioni importanti ai suoi tifosi e portare lasciarpa al collo delle Bna o dei Wka a scuola, allavoro, nelle “vasche” sul Sentierone, insommatutti i giorni e non solo la domenica, è diventatauna moda tra i giovani: è per dire a tutti “sono fie-ro di essere bergamasco e uno della Nord”.In questo quadro di grande partecipazione, nelcuore del tifo neroblu si assiste, nell’arco di pochi

mesi, alla costituzione di ben quattronuovi gruppi, i Fellows, i Wilker, i Bèr-ghem Blues e i Nomadi, ognuno con unastoria e delle motivazioni ed proprie.

I FellowsUn gruppo che riuscisse a frapporsi comecuscinetto tra Kaos e Brigate, ponendosi,anche fisicamente (la posizione è al cen-tro della curva), tra i due principali soda-lizi della Nord: questo l’intento che portaalla costituzione, nell’aprile ’91 dei Fel-lows. «Eravamo un buon numero - ricorda ilBaffo - circa centocinquanta, ed anche benorganizzati; le prime riunioni le tenevamoall’Arci di Redona, successivamente ci spo-stammo a Nese, in un altro circolo, quindianche dal famoso Piero, il bar dietro il san-

tuario di Santa Caterina. E vadetto che partimmo anchebene, con tanto di cassa emateriale». A dare vita a que-sta nuova entità della Nord,oltre al Baffo, ci sono diver-si esponenti della vecchiaguardia delle Bna, comeFelice, Opalì, Ubi, Tino,Kociss, Alfredo, Umberto,Biagio, tutti intenzionati a dare una nuova caricaalla curva. «Abbiamo cercato di organizzarci in mododa creare intorno alla squadra quell’entusiasmo chenegli ultimi anni si era un po’ affievolito - dichiarava-no in un’intervista ad Atalanta Mese nel ’93 -. Nonci interessa andare allo stadio - continuavano - percreare confusione, allo stesso tempo però vogliamo esse-re rispettati. Alcuni soci del nostro gruppo vanno incurva da tantissimi anni ed è grazie alla loro esperien-za di tifosi che il nostro gruppo di compagni deve cre-scere consapevole delle proprie responsabilità. Non ègiusto che quando succede qualche disordine sianosempre le stesse persone ad andarci di mezzo. I Fellowsvogliono essere un’alternativa, un modo nuovo diandare allo stadio». Oltre alla produzione del materiale, il nuovogruppo, col passare del tempo, si consolida e orga-nizza anche le trasferte in proprio, alcune anchetotalmente pagate dalla cassa, come ad esempioCagliari. Collante del gruppo è sicuramente ancheuna marcata matrice politica di sinistra, già chia-

Aprile ‘91In Nord debutta lo striscione dei Fellows

16/2/92 - Juve-AtalantaLo striscione dei Fellows nella sua secondaversione in mostra al Delle Alpi di Torino

1991/92Un adesivo dei Fellows: è evidentela forte matrice politica del gruppo

1992/93La copertinadella fanzine“Su la testa”;

uscirà per 12 numeri

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ramente evidenziata dal nome stesso Fellows che,tradotto letteralmente, significa “compagni”. «I rapporti con le Bna restarono sempre positivi - pre-cisa il Baffo -, con i Bèrghem Blues addirittura facem-mo metà campionato uniti, tanto da realizzare delmateriale comune (ad es. la sciarpa United Atalanta),mentre con i Kaos c’era un po’ più di diffidenza».Alla sesta giornata del campionato 1992/93, inoccasione di Atalanta-Torino (11 ottobre), i Fel-lows danno vita alla prima fanzine della Nord daitempi del vecchio giornalino dei Commandos.“Su la testa”, questo è il titolo, è un ciclostilato diotto-dieci pagine, distribuito gratuitamente innumero di copie però limitato (circa duecento),scritto un po’ a mano e in parte a macchina che,oltre ad occuparsi di Atalanta e di curva, prevedeanche spazi “non solo stadio” dedicati alla musi-ca e alla politica. Su quest’ultimo aspetto, nonmancano le critiche all’interno della curva, tantoche già sul secondo numero la redazione scriveva:«Vogliamo ringraziare tutti quelli che già dal primonumero non ci hanno risparmiato critiche. A chi loconsidera un giornalino politico vorremo dire solamen-te che se parlare di solidarietà è far politica, allora que-sto è sicuramente il più politico dei giornalini». La fan-zine esce però solo per dodici numeri, fino al feb-braio ’93.L’esperienza dei Fellows dura circa un paio d’anni,fino allo scioglimento del gruppo avvenuto dopola trasferta di Cagliari (28 febbraio 93): «C’era unpo’ di malumore all’interno - spiega il Baffo - nessu-no voleva più sobbarcarsi l’onere di portare avanti iltutto; inoltre la linea era diventata un po’ troppo poli-ticizzata e questo ci aveva attirato molte critiche dal-l’esterno».

I Wilker Un gruppo di amici, tra cui Massimo Suardi, IgorDi Palma, Massimo Tironi, Tiberio Mazzoleni,Virgilio Gamba, Massimo Iorio, Fabio Gherardi edaltri, tutti di una compagnia con ritrovo fisso invia XX Settembre, nel cuore della città, ha una pas-sione in comune: l’Atalanta e la curva Nord. «Alcu-ni di noi si mettevano in mezzo alle Brigate, altri aiKaos - racconta Massimo Suardi -; visto che eravamouna compagnia molto affiatata, nell’estate del ’91decidemmo di dare vita ad un nostro gruppo totalmen-te staccato dai due storici. Già nelle ultime partite delcampionato precedente - continua - avevamo comin-ciato a trovarci in curva tutti insieme, e da lì nacqueappunto l’idea di metterci in proprio». Alla base della scissione ci sono vari motivi: «DeiKaos non condividevamo l’eccessiva esasperazione delcasino - spiega ancora Massi -: in trasferta ogni vol-ta si doveva partire per andare a fare bordello a tutti icosti e per noi questa mentalità era effettivamente unpo’ troppo». «Nelle Brigate invece - afferma Igor - era-no troppo inquadrati; ti obbligavano a cantare sempree ti rompevano i coglioni se osavi comprare il materia-

19/4/92 - Parma-Atalanta - Foto di gruppo dei Wilker per la prima trasferta in proprio

19/4/92Parma-AtalantaWilker in corteo versolo stadio Tardini

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le di qualche altro gruppo». «Non va sottovalutato l’a-spetto politico - aggiunge Massi - visto che le Bna era-no schierate a sinistra, mentre noi volevamo restareapolitici (da noi, infatti, si aggregarono sia gente filo-comunista che simpatizzanti leghisti) e poi ci stuzzica-va l’idea di metterci alla prova per vedere fino a dovepotevamo arrivare».Il nome Wilker, già di per sé originale, deriva dal-la moda, molto diffusa nel periodo, di indossare ilbomber (il giubbino dell’aereonautica militarestatunitense) e viene preferito ad un più classico“Black and blue warriors”; come simbolo vienescelto il bulldog «solo perché ci piaceva e senza par-ticolari significati alle spalle» sottolinea MassimoTironi. Prima iniziativa dei Wilker è la realizzazione, nel-l’agosto ’91, dello striscione, quello che ancor oggiviene esposto al Comunale: tela blu, con la scrittapitturata, il tutto pagato con una colletta tra iragazzi del neonato gruppo. Allo stesso tempoMassi, Igor e compagni si lanciano nella produ-zione del materiale per finanziare l’acquisto, inprimis, di un secondo striscione in pvc e al primocolpo fanno il botto con una maglietta venduta incirca quattrocento pezzi. «Richiamava la divisa del-l’allenamento - spiega Igor - con la Dea stampatadavanti, mentre sulle spalle c’era la scritta Wilker Bèr-ghem sotto il profilo di Città Alta e il muso duro delbulldog».Inizialmente all’interno della curva i Wilker pren-dono posto nella balconata alla destra dei Wka,quella che era stata fino all’88 degli Rdn, poi, apartire dal campionato 1992/93, si spostano alcentro, tra i Kaos e le Brigate, aggregando in parti-colare ragazzi di Bergamo e hinterland. «Nei primi

tempi - ricorda Igor - tenevamo le riunioni settimana-li al martedì al circolo ricreativo degli Alpini di Seria-te, successivamente ci spostammo alla Birraccia di Boc-calone, quindi, negli ultimi due anni di attività effet-tiva, terminata nel 1998, il punto di ritrovo fu al Cir-colino di Città Alta».Qualche problema all’interno della Nord, il grup-po con l’effige del bulldog ce l’ha soprattutto pervia della vendita del materiale, una “concorrenza”poco tollerata dalle Bna, tanto che non sono rarele discussioni tra i responsabili dei due gruppi. Mail banchetto dei Wilker finisce anche nel mirinodella Digos; in occasione dell’arrivo del Napoli,nel campionato 1992/93, viene realizzata unamaglietta con l’immagine del Vesuvio in eruzionee la scritta “A ghi de brüsà töcc” che la polizia peròvieta di vendere, perché troppo offensiva verso ipartenopei. «Non ci perdemmo d’animo - racconta-no - e allora ognuno di noi entrò allo stadio indossan-do, sotto il giubbino, sette-otto magliette; in questomodo riuscimmo a portarne dentro un centinaio cheandarono letteralmente a ruba in un quarto d’ora,nonostante ci mettemmo a venderle non sul banchettocontrollato a vista dagli agenti in borghese, ma giran-do per la curva».In trasferta i Wilker si aggregano un po’ ai Fellowse un po’ ai Kaos, ma in alcune non troppo proibi-tive riescono ad riempire un proprio pullman,come ad esempio a Parma nel 1991/92; poi l’im-pegno attivo nel tifo viene progressivamenteabbandonato, lasciando, a partire dalla stagione1998/99, come testimone l’esposizione in Norddel solo striscione. Striscione che ancor oggi famostra di sé sull’ultima balconata verso la gradi-nata.

1991/92La balconata

dei Wilker alla loro

prima stagione

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I NomadiÈ il 5 gennaio 92, siamo ancora in pieno periodofestivo, al Comunale è ospite il Verona e tra glistriscioni attaccati sui pali nella parte alta dellaNord fa la sua comparsa uno tutto nuovo, quellodei Nomadi. «Era quello che aveva la dicitura Arzago sotto la ban-diera britannica che campeggiava al centro - spiegaVincenzo, uno dei fondatori del gruppo - visto cheeravamo un gruppo di amici proprio di Arzago d’Adda.La nostra era la tipica compagnia di paese; insieme alPerec, Leo, Ivo ed altri ragazzi più o meno ventenni,andavamo sempre in curva Nord, in alto, alla sinistradei Kaos, in pratica sopra gli Rdn. Successivamente,visto che al gruppo si erano aggregati anche ragazzi dialtre zone della provincia, togliemmo Arzago ed inoltresostituimmo l’Union Jack con la figura di Augusto deiNomadi. Il nome del gruppo, infatti, deriva dal fattoche nel nostro paese c’era appunto un attivo fans clubdello storico complesso, inoltrecon questa denominazione vole-vamo evidenziare la nostraintenzione di seguire l’Atalantaovunque».Dopo un anno trascorso, nel-la parte alta della curva, iNomadi, che nel frattempo siallargano coinvolgendo unadozzina di giovani dell’Isola,in particolare di Bottanuco eSuisio (in particolare ol Man-tüà, il Paganelli, il Barcella, olSotra, ecc.) che portavano ingiro lo striscione “Sconvolts”,

scendono nella balconata che occupano ancoraoggi. «Quella era una zona piuttosto contesa - rac-conta ancora Vincenzo - visto che dopo lo sciogli-mento dei Ragazzi della Nord, appena prima di noi erastata occupata dai Wilker, poi spostatisi al centro tra leBna e i Wka. Per un breve periodo, in virtù dell’unio-ne con gli Sconvolts, portammo in giro lo striscioneNomadi sconvolti, ma poi preferimmo ritornare alladenominazione originaria. Stesso discorso per leriunioni: dal bar Centrale di Arzago, ci spostammo albar Ceo di Lurano, appunto per agevolare i ragazzi diBergamo e dell’Isola, poi, però, ritornammo al nostrobar tradizionale, tanto che, col tempo, trasformammola saletta in un covo con foto e murales sull’Atalanta ela Nord alle pareti».Nella stagione 1996/97 il gruppo fa un grosso sal-to di qualità, grazie all’ingresso di gente nuova etra l’altro molto attiva come ol Pulù de Treï, checonsente di realizzare un nuovo striscione (poi

23/11/97Empoli-AtalantaI Nomadi in posasul passo della Cisadurante il viaggioper Empoli

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5/1/92Atalanta-VeronaSui pali della Norddebutta, nella suaprima versione,lo striscione dei Nomadi

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distrutto, nel marzo 01, dai celerini in una caricaallo stadio Bentegodi di Verona), ma soprattutto

di organizzare i primi pullman per le trasferte;una curiosità: l’autobus dei Nomadi nei

primi tempi aveva una “doppia parten-za”, prima da Bergamo poi da Arzago.«Al piazzale dello stadio - ricordano -si trovavano i ragazzi della città e del-l’Isola, mentre ad Arzago salivanoquelli della Bassa; in pratica ci tocca-va partire un’ora prima rispetto aglialtri». «La nostra filosofia - precisa

Massimù - era ed è ancor oggi total-mente apolitica, per questo siamo sempre

riusciti ad andare d’accordo con tutti glialtri gruppi, anche quando la rivalità tra Bna e

Wka era molto forte. Ad esempio, nei primi tempi quan-do non avevamo ancora i numeriper fare un nostro pullman, in tra-sferta ci aggregavamo sia con i Kaosdi Treviglio che con le Brigate». Fin dalla fondazione, anche se ilnumero degli aderenti è ridotto,il gruppo si dota di sciarpe,magliette e felpe personalizzate,che solo molti anni più tardi ver-ranno venduti al banchettinosotto la curva. «Il primo materiale- rammenta Vincenzo - lo faceva-mo in tiratura limitata, non più dicinquanta pezzi, solo per noi».Tra le particolarità dei Nomadi,oltre alla realizzazione di un sito

internet ufficiale (fatto raro tra i gruppi dellaNord) e di una mini fanzine (un foglio A4 foto-copiato) intitolato “Urlo Nomade”, pubblicataperò solo per cinque numeri nella stagione1999/00, c’è la forte amicizia che li lega daldicembre ’99 agli ultras dell’Eintracht Frankfurt.«Li avevamo conosciuti in occasione della trasferta del-la Dea a Treviso - precisa Vincenzo -; i ragazzi tede-schi erano lì perché erano andati presso una ditta tre-vigiana per ordinare del materiale del loro gruppo e neapprofittarono per vedere la partita».Da una conoscenza volante, seguì poi uno scam-bio di corrispondenza che portò un gruppo diultrà di Francoforte a venire al seguente derby conil Brescia; da lì, poi, le visite reciproche si sono fat-te più frequenti.

1991/92Il primo adesivo

dei Nomadi

7/5/95 - Cesena-Atalanta - La figura di Augusto campeggia al centro nellaseconda versione dello striscione dei Nomadi

1999 - FrankfurtI Nomadi in visita

ai loro amici tedeschiin una foto sul

fiume Reno; alle spallei grattacieli del centro

di Francoforte

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spostare a Bergamo è pernoi un notevole vantag-gio. Prima in trasferta siera non più di tre o quat-tro persone, adesso, inve-ce, organizziamo addirit-tura un pullman intero». La nascita dei BerghemBlues, a distanza di soli tre mesi dalla costituzionedei Fellows, cambia ulteriormente la geografia dellaNord; staccatisi anch’essi dalle Brigate, inizialmentei rapporti con la Bna sono un po’ tesi, visto che nelprincipale gruppo della Nord questa ennesima frat-tura, nonostante i buoni propositi organizzativi nel-la Bassa, non viene vista di buon occhio da tutti. Mai dissapori con le Brigate passano ben presto, tantoche il Mary Roses viene frequentato spesso daglistessi responsabili delle Bna. «Con i Wka invece - pre-cisa Chicco - c’era più diffidenza, i rapporti erano piùstaccati». Ma il gruppo con cui i Berghem Blues legano mag-giormente è quello dei Fellows; oltrea fare numerose trasferte insieme idue club, caso rarissimo nella storiadella Nord, preparano del materialeinsieme. Dagli adesivi alla sciarpa, ilmotto diventa United Atalanta arimarcare proprio la forte unità tra i due gruppi. Per quanto riguarda gli striscioni, ne viene realizza-to un primo in stoffa con le parole bianche con bor-do rosso, quindi, qualche mese dopo, ne viene com-missionato un secondo, questa volta in pvc, di basebianca con le lettere nere e blu. L’esperienza dei Ber-ghem Blues dura circa tre anni per poi fondersi nuo-vamente nelle Brigate, dopo essere stati presenti pra-ticamente in tutte le trasferte.

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I Berghem Blues

Una delle zone della provincia dove la Nordha sempre trovato un seguito tra i più ampi

è sicuramente la bassa orientale, in particolare neipaesi di Ghisalba, Martinengo e Romano di Lom-bardia. In questi comuni le Brigate hanno potutocontare, fin dagli anni ‘80 su sezioni molto attive enumerose ed è proprio su queste basi che nell’estatedel ’91 un gruppo di ragazzi dà vita ai BerghemBlues. «Tra i fondatori - ricorda Chicco Coria, uno deiprimi a partecipare alla fondazione del nuovo grup-po - c’erano tutti ragazzi dell’area compresa tra da Colo-gno al Serio e Romano, in particolare il Beppone, olGaglià, Giacomo Merla, Fabri, Caio, il Recanati».«Perché abbiamo scelto un nome così particolare? Beh -continua Chicco - di proposte ce ne erano diverse sultavolo, da quelle con nomi e sigle più decise e rivoluzio-narie ad altre più “moderate”. Alla fine la scelta è cadu-ta su quello suggerito dal Bepù, perché dava l’idea diqualcosa che unisse, come può essere la musica e il bluesin particolare». Punto di ritrovo e base operativa vie-ne stabilita la birreria Mary Roses di Martinengo, dadove viene anche fissata la partenza delle trasferte.Obiettivo dei Berghem Blues, come dichiaravano inun’intervista ad Atalanta Mese nel 1992, è proprioquello di riuscire a coordinare ed aggregare questazona della provincia, in modo da poter aumentare ilnumero dei partecipanti sia alle partite in casa chein trasferta.«Se prima eravamo in pochi a seguire la squadra - pre-cisavano sul mensile nerazzurro - adesso siamo deci-samente di più. Già nel primo periodo della nostra costi-tuzione possiamo contare su di un’ottantina di aderenti;il fatto di organizzare tutto a Martinengo senza doverci

Luglio ‘91BressanoneFoto di gruppodei Berghem Bluesal ritiro estivodell’Atalanta

17/5/92Atalanta-TorinoLo striscione plastificatodel gruppo della Bassaesposto in curva Norddurante lo Stromberg’s day

1991/92Un adesivodei Berghem Bluese dei Fellows

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Al nuovo mister nerazzurro Marcello Lippi,vengono messi a disposizione per affronta-

re la stagione 1992/93 dieci nuovi giocatori:Roberto Rambaudi, Davide Pinato, Oscar Mago-ni, Stefano De Agostini, Maurizio Ganz, MaurizioCodispoti (ma solo da fine ottobre), l’uruguagioPaolo Montero, l’argentino Leo Rodriguez, ilcolombiano Ivan Rene Valenciano e il brasiliano,

ex Napoli, Alemao. Sul frontepartenze, oltre all’addio al calciodi Stromberg, spicca la cessionedi Caniggia, per ben 13 miliardidi vecchie lire, alla Roma.In questa stagione i nerazzurrisotto gli occhi del loro pubblicoconquistano grandi risultati e sirendono protagonisti di esem-plari imprese, riuscendo anche aconservare l’imbattibilità perben otto mesi. Peccato però non facciano teso-ro del bottino accumulato incasa una volta superati i confiniorobici perché puntualmente intrasferta rimediano sconfitte su

sconfitte. La squadra comunque dimostra di fun-zionare: dal tridente d’attacco (Rambaudi-Ganz-Perrone), al centrocampo (Bordin-De Agostini-Minaudo) fino ad arrivare alla difesa (Ferron-Por-rini-Montero). Si tratta senza dubbio di un grup-po competitivo. Il campionato comincia con una vittoria casalin-ga conquistata contro il Parma (2-1), cui peròsegue il capitombolo di Torino.

La Uefa sfumaper un solo punto

CAMPIONATO1992/93

ATALANTA PARMA 2-1 0-0JUVENTUS ATALANTA 4-1 1-2MILAN ATALANTA 2-0 1-1ATALANTA CAGLIARI 2-1 1-2INTER ATALANTA 1-0 1-1ATALANTA TORINO 0-0 1-1LAZIO ATALANTA 3-0 2-2ATALANTA NAPOLI 3-2 0-1ATALANTA FOGGIA 2-1 0-1PESCARA ATALANTA 2-0 1-2ATALANTA UDINESE 2-0 2-1SAMPDORIA ATALANTA 2-3 2-1ATALANTA BRESCIA 1-1 0-2FIORENTINA ATALANTA 0-1 1-2ATALANTA ROMA 3-1 2-2GENOA ATALANTA 1-0 2-1ATALANTA ANCONA 2-1 2-0

R I S U L T A T I A R

La Juve batte infatti gli uomini di Lippi per 4-1.Sette giorni dopo la Dea gioca nuovamente fuoricasa e ad ospitarla sul campo di San Siro questavolta è il Milan (2-0). Seguono la vittoria sulCagliari (2-1), le sconfitte esterne contro l’Inter(1-0) e la Lazio (3-0) e il pareggio casalingo con-tro il Torino (0-0). Dopo sette giornate dal via del campionato inerazzurri quindi, con i loro cinque punti, occu-pano il quart’ultimo posto in classifica. Il ribaltone si avrà da novembre in poi con l’e-splosione della squadra allenata dal tecnico via-reggino e in particolare con gli exploit regalati daPerrone. Dopo le due vittorie consecutive, ai dan-ni di Napoli (3-2) e Foggia (2-1), l’Atalanta vienesconfitta a Pescara (2-0), ma la settimana succes-siva vince con l’Udinese (2-0) e a Genova con laSampdoria (2-3).L’arrivo del 1993 viene festeggiato con una vitto-ria a Firenze (0-1, gol di Perrone). Questo succes-so (il secondo fuori casa), che all’allenatore violaRadice costa l’esonero, porta i nerazzurri adaggiudicarsi il terzo posto in classifica, posizioneconfermata dai risultati utili successivi, che le per-mettono di chiudere il girone d’andata sul podiocon 20 punti (16 dei quali conquistati al Comu-nale).Contro la Roma la Dea vince per tre reti ad una;sette giorni dopo, invece, i nerazzurri sottometto-no l’Ancona per 2-1, mentre in trasferta continua-no ad essere poco prolifici: a Genova, con ilGenoa, perdono infatti per 1-0.

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quanto infatti la Dea giochi quasi esclusivamentenella metà campo degli ospiti, purtroppo la por-ta difesa da Spagnulo sembra stregata, la pallanonostante i ripetuti tentativi non entra. La garafinisce sul risultato di 1-2. Dopo la doppietta sub-

ita dai nerazzurri, Bordin accorcia ledistanze. L’Atalanta chiude il campio-nato 1992/93 con la vittoria per 2-0sull’Ancona ma con l’amarezza che lasconfitta di sette giorni prima gli haprecluso la possibilità di accedereall’Europa. A 36 punti, i nerazzurriconcludono la stagione con un setti-mo posto in classifica. Ganz ha realizzato 14 reti che gli han-no permesso anche di guadagnarsi unposto in nazionale e Perrone non èstato da meno in quanto a rendimen-to benché le reti messe a segno sianostate solo 5.Non sarà Lippi a guidare l’Atalanta perla stagione successiva. La notizia delprossimo divorzio con la società oro-

bica si diffonde già all’inizio di aprile. Il calcioproposto dal mister toscano non ha trovato larghiconsensi tra il pubblico bergamasco.Percassi vuole il gioco a zona, gol e spettacolo.Per questo ha chiamato alla sua corte Guidolin.

Dopo il giro di boa, l’Atalanta si aggiudica il pri-mo pareggio in trasferta contro il Parma (0-0), lamagica vittoria sulla Juve (2-1) e l’1-1 con ilMilan. La sconfitta di Cagliari (1-2) è purtropposegnata da un episodio spiacevole: Bigliardiuscendo dal campo al momento della sostituzio-ne getta a terra sdegnato la fascia da capitano.Questo gesto gli costa i gradi; a sostituirlo nelruolo da leader dalla settimana successiva è Ale-mao. L’Atalanta del girone di ritor-no dopo poche partite piomba dal-la terza alla nona posizione in clas-sifica, ma fortunatamente riesce arisalire senza troppi sforzi. Dopo ipareggi con Inter (1-1), Lazio (2-2)e Torino (0-0), seguono le sconfittedi Napoli (1-0) e Foggia (1-0). Il 2-2 (gol di Rambaudi e Ganz)con la Lazio porta i nerazzurri ariguadagnarsi il terzo posto in clas-sifica. Dopo le due vittorie consecu-tive contro Pescara (2-1) e Udinese(1-2), prima la Sampdoria (1-2, chevince in contropiede allo scadere) epoi il Brescia (2-0) fermano la cor-sa dei nerazzurri. Per gli incidenti verificatesi duranteil derby al Rigamonti l’Atalanta deve giocare la sfi-da contro il Genoa sul campo neutro di Bologna.Per poter accedere alla “zona Uefa” i nerazzurrinon possono far altro che vincere. Purtroppo ifatti deludono, e di gran lunga, le aspettative. Per

Alla guida della squadraarriva Marcello Lippi,ma a Bergamoresterà solo un anno

C L A S S I F I C A

MILAN 50INTER 46PARMA 41JUVENTUS 39LAZIO 38CAGLIARI 37SAMPDORIA 36ATALANTA 36TORINO 35ROMA 33NAPOLI 32FOGGIA 32GENOA 31UDINESE 30BRESCIA 30FIORENTINA 30ANCONA 19PESCARA 17

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AAttaallaannttaa folle amore nostro

Tensione alle stellecon le forze dell’ordine

Asoli due giorni dal via del campionato,quando nella mente dei tifosi atalantini ci

sono ancora le immagini e le emozioni dell’addioal calcio di Glenn Stromberg, arriva un fulmine aciel sereno: l’Atalanta ha preso Alemao. Sì, proprioquell’Alemao protagonista due anni prima, con lamaglia del Napoli, dello squallido episodio dellamonetina; è evidente come questo arrivo non siagradito da tutti, anche se al primo allenamentodel brasiliano a Zingonia si presentano unmigliaio di tifosi. Alemao lo sa che non gode del-la fiducia incondizionata e, infatti, subito chiari-sce: «L’episodio della monetina? Ho obbedito da pro-fessionista, ma adesso basta, siamo tutti sulla stessabarca e dobbiamo lavorare per portare lontano questaAtalanta».Alemao a parte, la tifoseria risponde abbastanzabene alla campagna abbonamenti (9426 tessere)invogliata anche dalla stimolante scommessa lan-

ciata dal presidente Percassi: nel caso non si rag-giungesse quota 35 punti, per l’anno successivo, alrinnovo, l’abbonato avrebbe beneficiato di unosconto del 10 per cento sul prezzo della tessera. Dopo la vittoria, al debutto in campionato, incasa con il Parma , alla prima trasferta, a Torinocon la Juventus (13 settembre 92), la Dea puòcontare su di un seguito di oltre cinquemila ber-gamaschi. Se al Delle Alpi fila tutto liscio (a parteil risultato), non si può dire altrettanto della setti-mana seguente; a San Siro la squadra di Lippi staperdendo per 2 a 0 contro i campioni d’Italia delMilan quando, sul finire dell’incontro, nel settoreospiti scoppia il finimondo. «Lanci di oggetti tra i tifosi delle due squadre - ripor-tava l’Ansa - poi lo scontro fisico con ripetute carichedelle forze dell’ordine e violenti corpo a corpo: quattrominuti di violenza al termine di una partita durante laquale i tifosi non avevano dato segno di particolareinsofferenza al di là di reciproci slogan offensivi. Agenerare gli scontri, in base ad una prima ricostruzio-ne, sarebbe stato il lancio di oggetti dal secondo anelloda parte di tifosi milanisti nel settore sottostante doveerano radunati i bergamaschi che rispondono lancian-do seggiolini, monete e altri oggetti contro i rossoneri».A questo punto interviene in modo deciso la cele-re, che carica da una delle uscite, ma si trova subi-to una inaspettata, quanto determinata, resistenzada parte degli ultrà bergamaschi, i quali, anzichéindietreggiare avanzano. Quello che accade peralcuni minuti all’imbocco dell’uscita 25 lascia abocca aperta tutto lo stadio; un corpo a corpodurissimo tra decine di atalantini che si accalcano,uno sopra l’altro, per cercare di essere in primafila, e un plotone di poliziotti: calci e pugni dagli

20/9/92Milan-AtalantaA pochi minuti

dalla fine dell’incontronel settore

dei bergamaschi,all’improvviso,

scoppiano dei duriscontri con la celere

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ultrà, manganellate a raffica dai celerini. Utiliz-zando una terminologia da battaglia, non appenagli ultrà mollano l’”assedio” e le forze dell’ordineguadagnano terreno, un celerino viene preso perla camicia da un noto tifoso della Nord e trasci-nato giù per vari gradini, al che i poliziotti deci-dono di arretrare e attestarsi in difesa della porta25. Le immagini degli scontri di San Siro rimbal-zano in televisione da un canale all’altro nei pro-grammi sportivi; in particolare al “Processo dellunedì” (come al solito) la violenza degli atalanti-ni diventa l’argomento principale, ma tra i variospiti, stavolta, a sorpresa, il grande Gianni Breradifende gli ultrà neroblu: «Dal piano superiore get-tavano oggetti sui bergamaschi - commentava ilpopolare Gioàn - i quali sono un popolo di lottatori esi sono fatti vedere; se la sono presa con i poliziotti,rappresentanti dello Stato, perché difendevano i mila-nisti». Sulla causa degli incidenti, però, la versioneufficiale (si parla di aggressione da parte degli ata-lantini) è ben diversa da quella dei sostenitorinerazzurri. «La celere - racconta il Bocia - avevabloccato le uscite e impediva alla gente di uscire primadella fine della partita; ad un certo punto lanciò unacarica molto dura che provocò così la reazione sdegna-ta e decisa degli ultrà, saliti in massa dalla balconata.Che legnate! Un paio di agenti furono addirittura tra-scinati per le gambe. Eravamo scatenati, perché quellavolta avevano proprio esagerato. Ecco perchè la dome-nica dopo, in casa con il Cagliari, in Nord esponemmodegli striscioni contro la polizia».Intanto la repressione si fa pesante, anche perchéla questura milanese l’ha presa proprio male; dimezzo c’è una radioricetrasmittente che un fun-zionario della Digos ha perso durante gli scontri.

«Per quella fottuta ricetrasmittente - spiega il Bocia -fecero un sacco di perquisizioni a casa (tra cui la mia)e controllarono per un sacco di domeniche gli ingressidella Nord. Ci misero addirittura un anno per trovareil ragazzo che, dai filmati, avevano individuato; si trat-tava di un francese della sezione di Cannes dei Wka».Dopo i fatti di San Siro, sfiga vuole che la trasfer-ta successiva sia ancora a Milano, con l’Inter (4ottobre). La tensione con le forze dell’ordine èaltissima con centinaia di agenti che non permet-tono agli atalantini neppure di occupare la balco-nata, ma per il resto non succede nulla.Quando l’Atalanta vince a Marassi con la Samp-doria (6 dicembre) da parte blucerchiata i fischi e

20/9/92Milan-AtalantaDecine di atalantinisi scaglianoin un violentocorpo a corpocontro i poliziotti

27/9/92Atalanta-CagliariStriscioni in curva Nordper denunciareil comportamentotenuto dalla celerea San Siro la settimanaprecedente

4/10/92 - Inter-Atalanta - Dopo gli incidenti nella partita con il Milan,a San Siro i controlli per i bergamaschi sono rigidissimi

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gli insulti verso itifosi e i giocatori(in particolare Mau-rizio Ganz) neraz-zurri sono davverotanti a dimostrazio-ne che il vecchiogemellaggio è ormaiun ricordo. Da qual-che tempo la tensio-ne nei derby con i

bresciani ha continuato a salire di anno in anno;nella partita (13 dicembre) in cui si ricorda ilpatron Achille Bortolotti, scomparso pochi giorniprima, la profonda rivalità tra le due tifoserie sfo-cia in una serie di cariche della polizia sia all’in-terno dello stadio, contro i bresciani perchédurante il minuto di silenzio lanciano torce eoggetti verso i bergamaschi seduti in curva Sud,che all’esterno per fermare gli ultrà neroblu. La squadra viaggia a gonfie vele. A fine andata,addirittura, è sola al terzo posto, dietro le duemilanesi, e questo alimenta l’entusiasmo nellatifoseria, anche se la tensione con le forze dell’or-dine, già alta dopo i fatti di San Siro, raggiungelivelli di guardia a seguito della morte di Celesti-no Colombi nel dopopartita con la Roma in casa(vedi pagine seguenti). La splendida vittoria inter-na con la Juve (7 febbraio), davanti a trentamilaspettatori, fa risuonare al Comunale, dopo ladelusione per la Uefa sfiorata nel campionato pre-cedente, il coro “Atalanta portaci in Europa”. Se tra le mura amiche la squadra di Lippi mietepunti a raffica, fuori casa, invece, la figuracce nonmancano, come ad esempio a Cagliari (28 feb-

braio), quando la Dea rimedia una secca sconfittaper 2 a 1. Ovvia la delusione per il centinaio dibergamaschi al seguito, a cui rivolge le propriescuse Antonio Percassi: «Mi dispiace soprattutto peri nostri tifosi venuti fino qui - dichiarava il presiden-te nel dopopartita ai giornalisti - non meritavano divedere un’Atalanta così brutta».Si diceva della forte tensione con la polizia, ten-sione che esplode, violenta, dopo la partita inter-na con l’Inter (7 marzo). Quando ormai i tifosi interisti se ne erano giàandati, all’altezza del chiosco-bar sul piazzale del-la gradinata, abituale ritrovo del dopopartita permolti ultrà della Nord, la polizia interviene inmodo deciso in risposta ad alcuni cori (nella ver-sione ufficiale si parla invece di una sassaiola). Sulpiazzale ci sono circa duecento atalantini che,dopo le prime manganellate, reagiscono metten-do in fuga gli agenti e assalendo anche un pulmi-no della polizia che quasi viene rovesciato. Lasituazione viene arginata, poi, con un fitto lanciodi lacrimogeni. Come scriveva L’Eco «appare verosimile che gli inci-denti scoppiati nel dopopartita siano lo strascico diquanto avvenuto il 10 gennaio al termine dell’incontrocon la Roma, allorché un invalido, Celestino Colombi,morì per la paura proprio durante una carica dellapolizia. In sostanza gli ultrà ritennero che i celerini fos-sero stati in qualche modo responsabili dell’accaduto,facendo uso più del necessario dei manganelli. Puòdarsi, quindi, che gli incidenti con l’Inter, inspiegabiliin base all’andamento dell’incontro e visto anche ilcomportamento dentro lo stadio di entrambe le tifose-rie, siano motivati da quell’antefatto». Il 21 marzo arriva al Comunale la Lazio, precedu-

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28/2/93Cagliari-Atalanta

Sono oltre 100gli atalantini

sugli spaltidello stadio Sant’Elia

21/3/93Atalanta-Lazio

La tensione con la celereè altissima;

dopo gli incidenticon l’Inter,

la Nord manifesta(pacificamente) controla polizia sul piazzale

della Sud

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7/3/93Atalanta-Inter

La celerecarica duramente

un gruppo di ultràatalantini chese ne stanno

tranquillamente al bar

7/3/93Atalanta-Inter La fuga dei celerini

7/3/93 - Atalanta-InterUna camionetta della polizia

viene assalita dai tifosi inferociti

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7/3/93 - Atalanta-InterLa reazione degli atalantini è decisa e gli agenti sonocostretti ad arretrare velocemente

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ta alla vigilia da alcune dichiarazioni su alcuniquotidiani nazionali del suo bomber, il bergama-sco Beppe Signori. «A Bergamo mi vogliono bene inpochi - aveva dichiarato l’attaccante di Villa diSerio - ho qualche amico, ma coloro a cui sono anti-patico sono davvero tantissimi: una situazione che noncapisco, è perfino imbarazzante essere odiati nella pro-pria terra», quindi aveva aggiunto un poco simpa-tico «odio la nebbia» e l’accusa, tra le righe, ai suoiconterranei di essere razzisti. In sostanza: a Berga-mo sono razzisti e c’è solo la nebbia. Le esternazioni di Signori non vengono certo pre-se bene dai sostenitori atalantini: «Per certe suedichiarazioni - riportavano le cronache della gara -impietosamente quelli della Nord lo hanno accolto algrido “sei un terrone!”; lo hanno poi a lungo fischiato(e non solo quelli della Nord) ad ogni tocco di palla,poi insultato, soprattutto quando è andato a tirare icalci d’angolo sotto la Nord e prima di calciare il rigo-re, quindi lo hanno atteso fuori dagli spogliatoi perun’ulteriore razione di invettive». Anche negli anniseguenti il goleador di Villa di Serio sarà sempresommerso di fischi ogni qualvolta affronterà l’Ata-lanta, sia in casa che in trasferta. Tornando ai dif-ficili rapporti con la questura, nel dopopartita conla Lazio va in scena, sul piazzale della Sud, ancheun sit-in di protesta dei tifosi atalantini contro ilpersistente abuso da parte dei celerini, come acca-duto quindici giorni prima con l’Inter. Intanto i rapporti tra la società e l’allenatore si irri-gidiscono a tal punto che alla vigilia della partitacon il Pescara (10 aprile) Lippi annuncia che afine stagione lascerà Bergamo, toccato dalla scarsafiducia di cui gode da parte del presidente Percas-si dopo una serie di quattro pareggi e tre sconfitte.

La tifoseria però non prende le parti né dell’unoné dell’altro; solo uno striscione, nella parte altadella Nord (“Lippi resta con noi”) invita l’allena-tore a non lasciare la panchina nerazzurra.I fischi e gli insulti ricevuti all’andata a Marassi daitifosi doriani non erano stati molto graditi e alritorno (25 aprile) ne fa le spese un pullman disupporters blucerchiati preso a sassate mentre, pri-ma della partita, percorre viale Giulio Cesare. I violentissimi scontri al Rigamonti di Brescia(vedi pagine seguenti), comportano la squalificaper due turni del campo e ancora una volta la sedeprescelta (o meglio, disponibile) è Bologna; nellapartita con il Genoa (30 maggio) come nel 1981,si decidono le sorti per entrambe le squadre: unavittoria nerazzurra aprirebbe all’Atalanta le portedell’Europa, mentre per i rossoblu si spalanche-rebbe il baratro della B. Ecco perché la società mette a disposizione degliabbonati, attraverso il club Amici, dei pullman eun treno speciale gratis. Al Dall’Ara si presentanocosì circa ottomila bergamaschi a bordo, oltre chedi centinaia di auto e del treno speciale, di unacinquantina di corriere. «Gli atalantini hanno occu-pato la curva Nord - scriveva L’Eco - di fronte i liguri(non più di tremila). Tifo corretto sugli spalti pernovanta minuti. Ammirevole l’incitamento dei tifosinerazzurri, ma ad esultare alla fine sono i sostenitorirossoblu».Nell’ultima di campionato, ad Ancona (6 giu-gno), Ganz e compagni superano gli ormai giàretrocessi biancorossi, raggiungono quota 36 pun-ti consentendo così al presidente Percassi di vin-cere la sua scommessa, ma per un solo punto per-dono l’Uefa a vantaggio del Cagliari.

6/6/93Ancona-Atalanta

Ultima di campionato:la delusione per

aver perso la Uefaper un solo punto

colpisce la tifoseria;sono solo un centinaio

gli atalantini al seguito

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“10/1/93 Noi non dimentichiamo”

Il 10 gennaio 93 è una data che è tristementericordata da tutti gli ultrà atalantini: nel dopo

partita di Atalanta-Roma, sul piazzale della gradi-nata muore, colpito da un infarto durante unacarica della celere, un invalido quarantunenne diNembro, Celestino Colombi, che casualmente sitrova di passaggio nella zona dello stadio. Fatalela paura nel vedersi piombare addosso un plotonedi poliziotti, manganelli alla mano: troppo peruno già provato fisicamente.Come al solito la sfida con i giallorossi è ad altorischio di incidenti e di fatti nel dopogara scop-piano i tafferugli. Prima, al loro arrivo alle 9,30, i250 romanisti al seguito erano stati trattenuti aTreviglio, quindi, in tarda mattinata trasferiti condei pullman al Comunale. Tornando agli inciden-ti, i responsabili, secondo la questura, sarebberoultras «non appartenenti ai gruppi organizzati dellaNord». Una presa di posizione della polizia sor-prendente, motivata, probabilmente, dalla discesain campo, a favore della tifoseria, della società («Itifosi bergamaschi purtroppo hanno una reputazionepoco lusinghiera - dichiarava Mimmo Gentile, diret-tore generale dell’Atalanta - ma questa volta nonc’entrano affatto, ci sentiamo in dovere di schierarcidalla loro parte»). La voce dei gruppi della Nord non si fa attenderee già in serata una dozzina di esponenti dellaNord si reca in questura per denunciare il com-portamento della celere di Padova: «Stavamobevendo birra al nostro punto di ritrovo (il chiosco-bar del “Gianni Fò”) - affermavano ai giornalistiuscendo dagli uffici della polizia - l’Atalanta aveva

vinto e i romanisti se ne erano già andati. Non face-vamo nulla di male, ma la celere, come è successo altrevolte, voleva che ce ne andassimo. Poi ci ha manga-nellato duramente». La polemica, nei giorni seguen-ti, si accende ulteriormente; gli ultrà diffondonoun volantino in cui si denuncia «un vero abuso dipotere sicuramente premeditato e ben riuscito», avver-tendo «che tutto eraannunciato, noi lo aveva-mo gridato con forza, eranell’aria. È con rabbiache annunciamo tuttoquesto. È morto un uomo,che poi hanno ucciso altrecento volte, sputtanandola sua vita, il suo passatoe cercando di coprire iresponsabili: la polizia perpoi promettere che lastampa, la polizia, posso-no mentire, ma noi laverità la conosciamo bene e niente ci fermerà! Voglia-mo giustizia!».Pesante la replica dei sindacati di polizia Siulp eSap: «La nostra voce - scrivevano in un comunicatostampa - deve zittire i millantatori e i parolai che stan-no imperversando, annidati nelle varie curve e curvet-te, forti e sicuri delle dichiarazioni agghiaccianti efaziose del direttore generale Gentile, che a più ripreseha difeso i “nostri tifosi” estraniandoli con quattroparole da quanto accaduto. Evidentemente il signorGentile non ha cognizione dei numerosi feriti tra leforze dell’ordine».Ancora più duro il commento sui tifosi nerazzurridefiniti «delinquenti, pavidi e piagnucolosi negli uffi-

24/1/93 - Atalanta-Ancona - In curva Nord vengono esposti striscioni fortemente polemici sulla morte di Celestino Colombi

17/1/93In quasi tuttigli stadi d’Italiaviene espostolo striscione“10/1/93 la morteè uguale per tutti”;ecco il comunicatocircolato, via fax,tra le varie tifoserie

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ci di polizia, guerrieri e rivoluzionari nei loro covi»,ma anche sui dirigenti della questura di Bergamo,rei, secondo i sindacati, «di non aver preso una posi-zione per i fatti accaduti dopo la partita per non urta-re la suscettibilità sia della tifoseria che della societàatalantina e che produce solo mortificazione tra i poli-ziotti esponendoli a venti di guerriglia».La domenica seguente, grazie ad un efficacissimopassaparola, in tantissimi stadi d’Italia va in scena,per la prima volta, una protesta congiunta da par-te dei gruppi ultrà: dalla Nord di Roma (da cui èpartita l’iniziativa), a Firenze, dai milanisti ai bre-sciani, passando per romanisti, genoani solo percitare qualche tifoseria, ovunque le curve si spo-gliano dei propri colori, lasciando spazio ad ununico striscione, “La morte è uguale per tutti”, perdenunciare il silenzio e l’impunibilità di cui godo-

no le forze dell’ordine quando sono responsabilidi gravi atti come la morte di Colombi o quella,qualche anno prima, di Stefano Furlan a Trieste.Un comunicato fa il giro, via fax, delle varie tifo-serie: «Il calcio industria - scrivevano “i tifosi orga-nizzati” aderenti all’iniziativa - non può morire;troppe persone “importanti” siedono al suo banchetto,bisogna difenderlo dai “teppisti”… Per questo si mobi-litano eserciti che ogni domenica abusano senza ormaipiù controllo. Ma se il morto l’avessero fatto i tifosi?Prime pagine piene, magari per coprire tangentopoli,colpevoli trovati in un batter d’occhio (veri o presunti,importa poco), scandali e tavole rotonde all’insegnadel moralismo. Per questo oggi togliamo i nostri stri-scioni, al di là delle rivalità che vi hanno fatto sempreparlare».Questa vicenda, però, a Bergamo, anziché unire la

curva, la divide ulteriormente: iKaos, infatti, nella trasferta diGenova con la Sampdoria, pro-prio quando in tutta Italia ven-gono “ammainati” gli striscionidei vari gruppi, espongono nor-malmente il proprio, non condi-videndo l’iniziativa delle Bna. Aparte l’episodio di Marassi, lostriscione “10/1/93 noi nondimentichiamo”, diventerà unsimbolo contro ogni tipo di abu-so e verrà esposto per tutto ilcampionato, oltre che in occa-sione degli anniversari a seguiredi questo tragico avvenimento.

9/1/94 - Atalanta-Torino - Ad ogni anniversario della morte di Celestino Colombi in curva Nord verrà esposto lo striscione“10/1/93 noi non dimentichiamo”

9/1/94 - Atalanta-Torino - Un altro striscione di denuncia in occasionedel primo anniversario dei tragici fatti del 10/1/93

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Il derby più infuocato

Il 9 maggio va in onda una delle partite più vio-lente nei trent’anni di storia ultrà atalantina. È

la tredicesima giornata di ritorno e l’Atalanta va aBrescia per un derby che entrambe le tifoserie daqualche anno lo hanno fatto diventare sempre piùinfuocato. I gruppi della Nord,approfittando del clima primave-rile, decidono di affrontare latrasferta nuovamente su dueruote: sono oltre cinquecentole moto e i motorini che, for-mando un lunghissimo serpento-ne, attraversano l’Oglio, venendoaccolte, già a Coccaglio, da una sassaiola che perònon provoca alcun danno. All’arrivo a Brescia lapolizia, a differenza della volta precedente, bloccail corteo nel piazzale del mercato ortofrutticolo,trasportando, poi, gli ottocento ultrà neroblu allostadio con dei bus navetta. Sia al controllo al par-cheggio, che all’arrivo al Rigamonti la tensionecon le forze dell’ordine è palpabile, ed infatti

esplode poco dopo, all’internodello stadio. Ad innescare la miccia è il furtodello striscione delle Brigate,attaccato in campo, da parte diun paio di ultrà bresciani cheerano entrati poco prima sul ter-reno di gioco per premiare l’exMaurizio Ganz. I due, senza dare nell’occhio,mischiandosi tra fotografi e per-

sonale di servizio, con un blitz strappano lo stri-scione delle Bna e raggiungono di corsa la curvaNord. Dopo un attimo di comprensibile sbanda-mento, in curva Sud scoppiano i primi tafferuglicon la celere che cerca di bloccare un tentativo diinvasione in massa da parte dei bergamaschi. Gliscontri con i poliziotti vanno avanti a più riprese

per buona parte del primo tempo. Poi, nell’inter-vallo, ecco la “vendetta”: alcuni ultrà nerazzurriscavalcano la recinzione e quattro di questi si fion-dano verso la Nord strappando due striscioni (unbandierone rumeno e uno stendardo biancoblu)attaccati a ridosso della curva. Con il “bottino” inmano i bergamaschi rientrano nella propria trin-cea inseguiti da una decina di bresciani che, nel

9/5/93Brescia-AtalantaCirca 800ultrà bergamaschiraggiungono Bresciacon moto e motorini

9/5/93Brescia-AtalantaDue tifosi bresciani,in campoper premiare Ganz,mischiandosiin mezzo al personaledi servizio, strappanolo striscione delle Brigate

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frattempo avevano anch’essi scavalcato la recin-zione per difendersi dal blitz orobico. È a questopunto che, all’altezza del centrocampo, sulla pistadi atletica, avviene il contatto tra bergamaschi ebresciani. Volano botte da orbi: un giovane ata-lantino resta a terra e subito viene colpito a calcida ben sei ultrà biancoblu, il tutto sotto gli occhiesterrefatti di migliaia di spettatori. Dalla curva orobica entrano in campo un’altraventina di supporters che però vengono bloccatidalla polizia che a fatica riporta l’ordine sul terre-no di gioco. Cosa che, invece, non avviene nellacurva bergamasca dove, anche nel secondo tempo,continuano gli scontri con la celere e il lancio dioggetti in campo. Verso la fine dell’incontro lapolizia interviene duramente sparandouna serie di lacrimogeni inmezzo agli spalti occupati daitifosi bergamaschi: la curva sisvuota pericolosamente, la gen-te si accalca verso le uscite, conil respiro affannato intriso dell’a-cre fumo dei lacrimogeni. Gliscontri, poi, continuano all’esterno con varie cari-che delle forze dell’ordine sia contro i tifosi localiche gli atalantini. Per dare un’idea di quanto acca-duto, bastano le parole, riportate dai giornali, diun funzionario della questura bresciana: «Abbiamoavuto paura della ferocia dimostrata dagli ultras ber-gamaschi». Il bilancio della giornata registra venti

feriti (dieci atalantini, tre bresciani, sette agenti),altri cinquanta contusi, cinque arrestati (quattrobergamaschi) e sette fermati (tre i nerazzurri). All’indomani su Bergamo e sui tifosi nerazzurri siscatena una pioggia di critiche, condanne e censu-re e il presidente Percassi minaccia di dimettersi. IlComunale viene squalificato per due turni, men-tre il Rigamonti per uno solo, ed anche le con-danne e le diffide per numerosi sostenitori nero-blu sono molto pesanti. A completare il quadro,nei giorni seguenti decine di ragazzi che avevanoseguito la Dea a Brescia a bordo di una moto tar-gata (gli scooter non hanno ancora la targa) si

vedranno recapitare a casa una pesante multa perguida senza casco, in molti casi senza alcun fon-damento, inoltre al proprietario del furgone uti-lizzato come “servizio scopa” per recuperare imezzi rimasti in panne, oltre ad una sanzione di600 mila lire per trasporto di persone sul cassone,verrà sequestrato il camion per tre mesi.

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9/5/93Brescia-Atalanta

La reazione dei supportersatalantini è immediata

e durissima: la celerefatica a lungo per

arginare il tentativo diinvasione di campo

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AAttaallaannttaa folle amore nostro

9/5/93 - Brescia-AtalantaDurante l’intervallo alcuni ultrà atalantiniriescono ad entrare in campo e si fiondanoverso la curva bresciani

9/5/93 - Brescia-AtalantaPer uno striscione rubato dai bresciani,sono due quelli fregati dai bergamaschi

9/5/93 - Brescia-Atalanta - Entrano in campo alcuni ultrà biancobluche si avventano, in sei contro un bergamasco rimasto a terra

9/5/93 - Brescia-Atalanta - Gli scontri tra atalantini e poliziotti continuano anche nel secondo tempo,fino a quando non vengono sparati dei lacrimogeni in mezzo alla folla che provocano la fuga dagli spalti

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AAttaallaannttaa folle amore nostro

Il furto di notte

«Il furto dello striscione da parte dei bresciani -spiega il Bocia - ha evidenziato il momento

critico che le Bna stavano vivendo già da qualcheanno. Mancavano personaggi di spessore, la vecchiaguardia aveva mollato e il ricambio generazionale eraminimo. Insomma, mancava l’esperienza; ad esempio,al Rigamonti fu commesso un errore gravissimo, quan-do fu attaccato lo striscione delle Brigate non al centrodella curva, ma sul campo e a ridosso del corner. Unacazzata colossale».In curva Nord più d’uno avanza l’idea di scioglie-re il gruppo, mentre altri sostengono che per unadecisione così importante dovevano essere coin-volti anche coloro che le Bna le avevano fondate ele avevano portate avanti negli anni ’80. A questopunto, ancor più che in occasione del fatto dell’e-

stintore, nelle Brigate avviene un energico ricam-bio generazionale nei suoi vertici. Le redini delgruppo passano alle nuove leve, in particolare ilBocia, Rudy Cadei, Ivan, Caio, Michelone, Cento,Cristian, Gigi de San Pòl. «Dopo Brescia - spiega ancora il Bocia - la trasfertasuccessiva era Roma. Presentarci all’Olimpico dopo labastonata del Rigamonti non fu certo facile; nonostan-te la situazione davvero critica tra le diffide in corso,gli arresti di Brescia e il morale a terra, riuscimmo atirar su quindici persone, quindi noleggiammo duecamper. I Wka, invece, avevano un pullman».Con la ripresa del campionato, grazie anche all’in-tervento di alcuni vecchi, come l’Oliviero, la nuo-va guardia getta le basi per rifondare il grupporilanciandolo. Un’impresa ardua, visto anche loscarso entusiasmo per l’andamento della squadracoinciso a fine stagione, con una retrocessione. Tra le iniziative che i giovani mettono in cantiere

9/5/93Brescia-Atalanta

Ancora un’immaginedei violentissimi

scontri con i celerini

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c’è anche la vendetta contro i bresciani per lo stri-scione rubato. «L’azione forte, diretta - spiega ilBocia - in quel periodo non eravamo in grado di farla.Non potevamo essere solo noi nuove leve ad affrontareuna simile situazione; un eventuale raid a Brescia, adesempio nel bar degli ultrà biancazzurri, doveva esseresupportato da tutti, anche dalla vecchia guardia.Numericamente non c’eravamo ancora e, ovviamente,questa era un’azione che spettava esclusivamente alleBna e a nessun altro».Per diverso tempo, comunque, un gruppetto delleBrigate si dà un gran da fare. «Siamo stati diversevolte in sopralluogo a Brescia - afferma un protago-nista di allora -, al loro bar, in curva Nord, abbiamovisto dove abitavano i capi, li avevamo perfino seguitial rientro dalle trasferte per vedere chi teneva gli stri-scioni, poi avevamo soprasseduto per rispetto verso ilcodice ultras. Allora, verso novembre, puntammo allosgabuzzino degli ultras all’interno dello stadio Riga-monti. Dopo l’ennesimo sopralluogo, quando ci erava-mo decisi, ci bloccò la presenza fissa di un volante del-la polizia proprio a due passi dalla Nord. Solo dopovenimmo a sapere che era la scorta dell’allora segreta-rio del Ppi Mino Martinazzoli, che abitava proprio aMompiano. Fummo quindi costretti a rinviare il tutto.Quando poi, in primavera, eravamo pronti a riprovar-ci, con sorpresa venimmo a sapere che qualcuno ci ave-va preceduti e aveva trafugato alcuni striscioni dalmagazzino dei supporters biancoblu. Ci avevano anti-cipati, ma a Bergamo nessuno sapeva niente».Per mesi, gli insospettabili autori del raid non fan-

no trapelare niente,anche perché si dicevache gli ultrà brescianiavessero presentatouna denuncia per fur-to contro ignoti. Soloa dicembre, in occasio-ne della partita alComunale con il Cese-na, quando appare incurva lo striscione dei Warriors Brescia si scopreche gli stendardi biancoblu erano finiti in manobergamasca.«All’inizio di aprile ‘94 - ricorda uno degli autori delblitz - facemmo questa incursione senza neanche pen-sarci troppo; eravamo in quattro, tra cui una ragazzacon cui il palo doveva far finta di essersi imboscato pro-prio davanti ai cancelli della Nord del Rigamonti. Cimettemmo oltre un’ora, intorno alle tre di notte, earmati di un piede di porco forzammo la porta del ripo-stiglio, quindi portammo via lo striscione dei Warriorse quello della Vecchia Guardia. Prendemmo anchequello plastificato del Commando Ultrà Curva Nord,ma era troppo pesante e non riuscimmo a lanciarlo aldi là della recinzione. Nessuno sapeva niente prima enessuno seppe qualcosa dopo. Finchè non tirammo fuo-ri il primo striscione, a dicembre, per mostrarlo ai lorogemellati cesenati.Il secondo, Vecchia Guardia, lo sbattemmo in facciadirettamente ai bresciani nel 1997 in occasione delderby al Comunale».

5/10/97Atalanta-BresciaLo striscione brescianodella Vecchia Guardiaesposto in curva Nord

11/12/95Atalanta-CesenaAi gemellatidei brescianiviene mostratolo striscionedei Warriors,uno di quelli trafugatiallo stadio Rigamonti

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Come anticipato alla fine della stagione pre-cedente, l’Atalanta decide di girare pagina

e di votarsi al gioco a zona di Guidolin. Molti imovimenti che animano il calcio mercato neraz-zurro: partono Sergio Porrini (pagato dalla Juveben undici miliardi delle vecchie lire!), StefanoDe Agostini, Roberto Bordin, Luigino Pasciullo eil deludente colombiano Ivan Valenciano.

Approdano invece Cristiano Sca-polo, ma soprattutto dal Marsi-glia l’atteso Franck Sauzèe erientra alla base anche PierluigiOrlandini. L’Atalanta esordiscecon la vittoria contro il Cagliariper 5-2, ma ad una sola settima-na di distanza viene sconfittadal Torino (2-1) quindi conqui-sta la vittoria con la Reggiana 2-1. Dopo questo promettenteavvio, seguono solo sconfitte(Milan 2-0, Roma 2-1, Sampdo-ria in casa 1-4, Juve 2-1) e pareg-gi (Cremonese 1-1 e Foggia 1-1),che pregiudicano pesantementela classifica. Alla decima giorna-

ta è già scontro salvezza con il Lecce. I pugliesinavigano in acque ancora più agitate di quellenerazzurre: dopo nove partite infatti i salentinihanno conquistato solo due punti.Ma i tifosi che hanno seguito la Dea in trasferta afine partita pensano tutti di aver vissuto per 90minuti in un incubo: l’Atalanta perde per 5-1(Montero si fa anche espellere).L’esonero di Guidolin per Percassi diventa ormai

Una retrocessione indegna;a Percassi subentra Ruggeri

CAMPIONATO1993/94

ATALANTA CAGLIARI 5-2 1-1TORINO ATALANTA 2-1 2-2ATALANTA REGGIANA 2-1 0-3MILAN ATALANTA 2-0 1-0ATALANTA CREMONESE 0-0 0-2ROMA ATALANTA 2-1 1-1ATALANTA SAMPDORIA 1-4 1-3JUVENTUS ATALANTA 2-1 3-1ATALANTA FOGGIA 1-1 1-1LECCE ATALANTA 5-1 4-3ATALANTA PIACENZA 0-0 0-4ATALANTA PARMA 0-2 1-2UDINESE ATALANTA 0-0 1-1ATALANTA LAZIO 1-1 1-3NAPOLI LAZIO 4-0 1-1ATALANTA GENOA 2-1 1-2INTER ATALANTA 1-2 1-2

R I S U L T A T I A R

una decisione inevitabile. La squadra viene affi-data a Cesare Prandelli, “prelevato” dalle giova-nili, ma è senza il patentino per allenare in A,quindi gli viene affiancato Andrea Valdinoci.Ma i cambiamenti in casa nerazzurra non fini-scono qui: a causa di problemi con i vertici dellasocietà, Alemao viene messo fuori rosa, Bigliardiè ceduto in prestito al Palermo, mentre il diciot-tenne Alessio Tacchinardi viene inserito in primasquadra. Contro il Piacenza purtroppo il risulta-to non si schioda dallo 0-0. Arrivano poi rincalzi dal mercato: Boselli rientradal Ravenna, Assennato dal Palermo, Ambrosiodal Pisa; Sgrò, Poggi, De Paola e Saurini vengonoacquistati dalle rispettive squadre di appartenen-za (Fiorenzuola, Venezia e Lazio). Le batoste peri nerazzurri sono ancora in agguato, come in casacon il Parma (0-2) e a Napoli (4-0) e solo alla tre-dicesima giornata arriva il primo punto esternograzie al pareggio a Udine, a cui fa seguito l’enne-simo in casa (1-1 con la Lazio).Sauzèe si ferma per la pubalgia e rientra Alemao.La fortuna sembra finalmente riprendere sottobraccio i nerazzurri. Nelle quattro partite succes-sive l’Atalanta riesce a conquistare sei punti: vitto-rie sul Genoa (2-1) e quella memorabile di SanSiro contro l’Inter (1-2, gol di Magoni e Orlandi-ni) e due pareggi consecutivi, a Cagliari (1-1) econ il Torino (2-2).La partita successiva contro la Reggiana costitui-sce quindi l’occasione ideale per consolidarequanto costruito nell’ultimo mese di lavoro edare nuove e più consistenti speranze ai tifosi per

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partite. Il bilancio del primo giocatore francesenella storia dell’Atalanta (annunciato al suo arri-vo come il salvatore della patria) è molto delu-dente: un solo gol segnato in 16 partite giocate epurtroppo anche la responsabilità di aver sigla-to… un’autorete. Nelle ultime partite in squadratrovano invece spazio giovani come DomenicoMorfeo (realizza tre gol) e Thomas Locatelli. L’A-

talanta retrocede in modo indegno.Un’annata tragica segnata da errori,incomprensioni e anche dall’accanirsidella sfortuna. I giocatori si prendonospazi e libertà eccessive, arrivandopersino a contestare le scelte del tecni-co. Rimane l’amarezza di spiacevoliepisodi come quello dell’abbandonodel campo d’allenamento da parte diMontero dopo aver subito un richia-mo da Prandelli alla vigilia della par-tita contro la Roma.Ma i problemi hanno interessatoanche il rapporto tra gli stessi giocato-ri, alcuni dei quali pare addiritturasiano arrivati quasi alle mani. Unospogliatoio già irrimediabilmentelacerato, in cui poco avrebbe potuto

fare Prandelli per ricucire strappi già troppo pro-fondi al suo arrivo.Un’annata strana, segnata anche dal primo silen-zio stampa della storia nerazzurra, arrivato dopola sconfitta per 0-2 contro la Cremonese.

le sorti della squadra. E invece no, gli emilianischiacciano clamorosamente i nerazzurri inflig-gendo loro tre gol. La serie nera continua con lasconfitta interna con il Milan (0-1), quella ester-na a Cremona (2-0), parentesi con il pareggio alComunale con la Roma (1-1), e ancora altrabastonata interna la Sampdoria (3-1). Finché siarriva al cambio ai vertici della società.Poco dopo la metà di febbraio il presidente Anto-nio Percassi cede la sua quota a Miro Radici ilquale la gira a Ivan Ruggeri, giàvicepresidente nella gestione Bor-tolotti. Il neo numero uno neraz-zurro cerca di mettere toppe làdove riesce. Nella società torna acollaborare Giacomo Randazzo inqualità direttore generale. La Juvepiega i bergamaschi per 3-1, e subi-to dopo a Foggia (1-1) arriva il gra-ve infortunio di Ganz (rottura dellegamento crociato anteriore delginocchio destro).L’attaccante nerazzurro rimarràlontano dai campi di gioco per bendieci mesi, costretto anche a parti-re alla volta del Colorado al fine disottoporsi ad un delicato interven-to chirurgico.Da questo momento in poi i nerazzurri rimedia-no cinque sconfitte, due pareggi ed una sola vit-toria (nell’ultima partita di campionato control’Inter). Franck Sauzèe se ne torna a Marsigliaquando al campionato mancano ancora sette

Debuttain prima squadraun altro grandetalento del vivaio,Domenico Morfeo

C L A S S I F I C A

MILAN 50JUVENTUS 47SAMPDORIA 44LAZIO 44PARMA 41NAPOLI 36ROMA 35TORINO 34FOGGIA 33CREMONESE 32GENOA 32CAGLIARI 32INTER 31REGGIANA 31PIACENZA 30UDINESE 28ATALANTA 21LECCE 11

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Una contestazione durata27 giornate!

Il nuovo campionato non poteva partire meglio:dopo un’esaltante serie di vittorie estive contro

squadre prestigiose quali il Celtic Glasgow, il Not-tingam Forest e il Marsiglia nel Trofeo Bortolotti, laprima giornata (29 agosto) regala agli ottomilabergamaschi accorsi sul neutro di Bologna, per viadella squalifica del campo per gli incidenti di Bre-scia dello scorso mese di maggio, un perentorio 5a 2 al Cagliari. Una vittoria che si dimostra benpresto un fuoco di paglia tanto che, già alla settimagiornata (3 ottobre 93), dopo la sonora sconfittainterna con la Sampdoria per 4-1, cominciano i

primi mugugni di una stagione che sarà caratteriz-zata da una lunghissima contestazione da partedella Nord. Va ancora peggio un mese dopo, a Lec-ce (31ottobre), dove i settanta temerari bergama-schi presenti allo stadio di via del Mare sono testi-moni del tracollo della squadra di Guidolin, cheperde per 5 a 1. Insieme a loro, nel settore ospiti,assiste alla disfatta, almeno fino al terzo gol, il pre-sidente Percassi che all’indomani, oltre ad esone-rare Guidolin, sostituito dal tandem Prandelli-Val-dinoci, ha parole di scuse verso i tifosi: «Chiedo loroscusa, è il minimo - dichiarava il presidente - mi dis-piace sono in debito con loro». La settimana seguente la Dea è di scena al Comu-nale contro il Piacenza e la Nord difende Guidoline attacca i giocatori, in particolare Montero,fischiatissimo; inequivocabili gli striscioni espostiin curva (si va da un moderato “Guidolin grazie lostesso” a quelli più incazzati come “Guidolin, haipagato per quattro codardi” oppure “Vergogna,Guidolin non lo meritate”), ma ancor più esplici-to è l’assedio fuori dagli spogliatoi che obbliga lasquadra a restare all’interno dello stadio per circadue ore, quando per liberare la zona interviene lacelere con i lacrimogeniPer far capire meglio il clima di esasperazione chesi respira tra la tifoseria nerazzurra, basta vederequanto accade agli ottavi di Coppa Italia, mercole-dì 30 novembre, quando a Bergamo arriva il Tori-no. Al Comunale non ci sono neanche tremilaspettatori, ma questo non impedisce agli ultrà ata-lantini di dare vita ad una nuova, dura contesta-zione; Ganz e compagni chiudono il primo temposotto già per 3 a 0, quindi, nella ripresa, dalla cur-va per due volte vengono lanciate numerose torce

29/8/93Atalanta-CagliariLa stagione iniziain campo neutro

a Bolognaper la squalifica

del Comunaledopo gli incidenti

di Brescia

31/10/93 - Lecce-Atalanta - Una settantina di bergamaschi segue la Dea finoa Lecce; tra gli ultrà è presente anche il presidente Percassi (nella foto lo si notaseduto in basso a sinistra)

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che fanno sospendere per alcuni minuti la partitaed inoltre viene sfondato un cristallo della recin-zione del campo. Nel dopo partita, all’esterno, larabbia degli atalantini si scatena sulle forze dell’or-dine fatte oggetto di varie sassaiole. Il bilancio fina-le è di sette agenti e tre ultrà contusi. Non passano che quattro giorni, che tra squadra epubblico pare possa tornare il sereno; l’Atalanta,con una prestazione finalmente grintosa supera alComunale la Lazio, grazie anche al sostegno calo-roso della Nord, aspetto rimarcato anche sia daValdinoci («I tifosi sono stati eccezionali; hanno capi-to il momento particolare che stavamo attraversando,dopo il gol laziale ci hanno spronato verso il pareggio. Ilnostro ringraziamento è totale ed alla fine vedere tuttolo stadio applaudirci ci ha fatto enormemente piacere»)che da Percassi che, nonostante uno striscione l’a-vesse invitato ad andarsene, definisce il comporta-mento della tifoseria «fantastico nel sostenere i neraz-zurri». Tifosi che, ovviamente, non hanno rispar-miato un trattamento speciale al laziale, di Villa diSerio, Beppe Signori; per lui fischi a tonnellate e,come riporta L’Eco, «un boato, d’approvazione, dallacurva Nord quando Minando lo ha falciato all’iniziodel match».Ma la “pace” nell’ambiente atalantino, purtroppodura molto poco; il 20 dicembre al Comunalebasta che il Genoa passi in vantaggio dopo soli 10minuti di gara per scatenare le proteste dei tifosidella Nord che iniziano così a lanciare oggetti diogni tipo sul terreno di gioco (rimangono feriti trepoliziotti in servizio a bordo campo) e a infrange-re, ancora, un vetro della recinzione. Un’altra tregua nella contestazione si registra il 2gennaio, in occasione della sbalorditiva vittoria a

San Siro contro l’Inter che i Ganz e compagnifesteggiano tutti insieme lanciando le maglie aiduemila bergamaschi giunti a Milano.Se la partita a Cagliari in posticipo serale (9 gen-naio) va ricordata come il debutto dell’Atalantanell’infausto sistema delle pay-tv e del “calcio spez-zatino”, e quella, in casa, con il Toro (16 gennaio)per la solita sassaiola nel dopogara sul piazzaledella Sud, la gara con il Milan (30 gennaio) regi-stra ancora una volta l’uso di coltelli da parte degliultrà rossoneri. Un ventenne di Palosco, infatti,

viene ferito al torace da una coltellata, mentre ilcorteo dei settecento milanisti a più riprese è fattooggetto di sassaiole da parte dei bergamaschi.La classifica intanto continua ad essere sempre piùcritica e la contestazione non accenna a placarsi. ACremona (6 febbraio) gli atalantini al seguitoinvocano la squadra Primavera e se la prendonocon Percassi; la settimana seguente al Comunale,ospite la Roma, in Nord salta nuovamente unvetro della recinzione gravemente danneggiato uti-lizzando un tombino di ferro divelto dal selciatodella curva.Con la Juve (27 febbraio) ancora un fitto lancio di

7/11/93Atalanta-PiacenzaLa Nord difendeGuidolin e attaccai giocatori

4/12/93Atalanta-LazioLa Nord contestail presidente Percassi

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oggetti in campo iniziato subito dopo il pareggiodei bianconeri e proseguito anche all’esterno neldopopartita; con il Lecce (14 marzo) dopo l’enne-sima sconfitta, un gruppo di supporters nerazzurriprende a bottigliate il pullman della squadra all’u-scita degli spogliatoi. A Piacenza (20 marzo) per ilpesante 4-0 subito, Valdinoci si sfoga: «L’unica cosache sono venuto a fare in sala stampa - dichiarava l’al-lenatore al termine della partita - sono le scuse ainostri tifosi; a quei pochi che, nonostante tutto, hannoavuto fiducia in noi e ci hanno seguiti, chiedo sincera-mente scusa. Meriterebbero più rispetto, ma anche ogginon abbiamo saputo darglielo; la nostra è stata una pre-stazione indegna, vergognosa».A Parma, nell’anticipo del venerdì sera (25 marzo),ai pochi fedelissimi al seguito non resta che l’ironiaed espongono lo striscione polemico “Forza ragaz-zi, fateci ridere”, mentre in casa con l’Udinese (2aprile) la matematica retrocessione viene “salutata”con uno sciopero del tifo, il settore delle Bna vuo-to, e la Nord, in silenzio, “addobbata” di striscionidi protesta come “Noi soffriamo e spendiamo, voiguadagnate e ve ne fregate”, “Vergogna”, “Tornere-mo grandi ma senza di voi”, “Buona Pasqua,

Bastardi”, “Noi unapartita, voi un campio-nato: assenti”.Emblematico il volanti-no distribuito dalle Bri-gate per invitare tutti adisertare per una dome-nica la Nord: «Questiveri professionisti del cal-cio (?) - scrivevano rife-rendosi ai giocatori

nerazzurri - hanno portato la nostra magica Atalantain serie B, senza dignità, senza orgoglio per la magliache indossano (speriamo ancora per poco), con presta-zioni vergognose, nemmeno degne di uno spettacoloofferto tra scapoli e ammogliati; un esempio di tuttoquesto campionato, le partite con il Lecce. Non hannomai avuto rispetto - continuava il volantino - per icolori nerazzurri, del pubblico atalantino e in specialmodo della curva Nord che con grande coraggio e orgo-glio li ha sempre seguiti ed incitati, fino all’ultimominuto nella speranza di un finale migliore. Secondonoi non esiste peggior umiliazione, per loro, di vederequella parte dello stadio vuota, dove da sempre nascel’incitamento migliore. Oggi lo stare fuori dalla Nordha solo un valore morale».Prima di salutare la serie A, i tifosi bergamaschinon perdono l’occasione per lasciare un ricordo airivali napoletani; è il 16 aprile, quando un paio dipullman di ultrà azzurri arrivano, scortati, verso le13 sul piazzale della Sud. Un gruppo di bergama-schi avanza convinto; dall’altra parte, alcuni parte-nopei riescono ad aggirare il cordone di polizia. Aquesto punto gli atalantini caricano: calci, pugni,cinghiate, lo scontro tra le due opposte fazioni èdeciso, finchè poi non interviene la celere a divi-dere le parti, facendo arretrare i nerazzurri e ripor-tando nel gruppo gli azzurri. Il campionato si chiude il 1 maggio in casa conl’Inter, all’insegna ancora della contestazione, maormai con un tono rassegnato (emblematico lostriscione con le “comiche” sconfitte della stagionee il ringraziamento ai giocatori, “Grazie Bastardi”);gli unici che vengono salvati sono i due allenatori,Prandelli e Valdinoci, salutati calorosamente confiori e applausi dalla curva Nord.

2/4/94Atalanta-Udinese

È il giornodella matematica

retrocessione:la Nord è in sciopero,

il settore delle Bnavuoto.

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1/5/94Atalanta-Inter

Ultima di campionatoe ultimo striscione

di contestazione

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16/4/94Atalanta-Napoli All’arrivosul piazzale della Suddi due pullmandi ultrà napoletani,un gruppo diatalantiniparte alla carica;ecco alcune fasidegli scontri

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Torna il Mondo e subito centra il ritorno inserie A. La brutta retrocessione della stagio-

ne precedente porta il neopresidente Ruggeri amettere mano all’assetto societario; rientranoall’Atalanta, nei ranghi rispettivamente di diretto-re generale e responsabile tecnico, Giacomo Ran-dazzo e Franco Previtali, mentre si chiude il rap-porto con Mimmo Gentile e Gianpiero Vitali.

Anche l’organico dei giocatorisubisce un vero e proprio repuli-sti; partono De Paola, Poggi,Sauzée, Alemao, Rambaudi,Minaundo, Perrone, Codispoti,Sgrò e Orlandini.Ritornano, invece, Valter Bonaci-na e Tebaldo Bigliardi. In uncampionato con la novità dei trepunti per la vittoria, la squadradi Mondonico parte malissimo,nonostante sia tra le favorite deltorneo, tanto che dopo sediciturni ha solo 17 punti ed è sedi-cesima in classifica, quindi arischio retrocessione.Nella prima parte della stagione,come già detto, i nerazzurri sten-tano a trovare gioco e risultati. A

rendere critica la classifica pesano soprattutto lesconfitte interne con il Venezia (0-3) e il Verona(0-1), a cui si aggiungono quelle esterne ad Aci-reale (2-0, con due espulsioni tra i bergamaschi)e Ancona (4-2). A parte le due uniche vittorie incasa con l’Ascoli (1-0) e il Pescara (un 3-0 d’or-goglio dopo la prima dura contestazione al rien-

Il Mondo e Ganzriportano la Dea in A

CAMPIONATO1994/95

CHIEVO ATALANTA 1-1 2-3ATALANTA ASCOLI 1-0 1-0COMO ATALANTA 0-0 0-3ATALANTA VENEZIA 0-3 3-2ATALANTA LECCE 1-1 1-0ACIREALE ATALANTA 2-0 0-1ANCONA ATALANTA 4-2 0-0ATALANTA PESCARA 3-0 4-5PERUGIA ATALANTA 0-0 2-2ATALANTA VICENZA 0-0 0-4UDINESE ATALANTA 1-1 0-2ATALANTA VERONA 0-1 0-0FIDELISANDRIA ATALANTA 0-0 1-2ATALANTA CESENA 1-1 2-1LUCCHESE ATALANTA 1-1 0-1ATALANTA PIACENZA 0-0 5-1PALERMO ATALANTA 0-1 0-2ATALANTA COSENZA 1-0 1-1SALERNITANA ATALANTA 1-1 1-2

R I S U L T A T I A R

tro dalla trasferta-batosta di Ancona), la Dea nonva oltre ad una lunga serie di pareggi sia esterni(a Verona con il Chievo 1-1, a Como 0-0, a Peru-gia 0-0, ad Udine 1-1, ad Andria 0-0, a Lucca 1-1) che al Comunale (Lecce 1-1, Vicenza 0-0,Cesena 1-1, Piacenza 0-0). Sotto accusa, in questa prima parte della stagio-ne, finisce soprattutto l’attacco. La forzata assen-za per infortunio di Maurizio Ganz è sicuramen-te determinante, anche perché né Saurini, néRodriguez e nemmeno Vecchiola e Rotella riesco-no a garantire una efficace azione offensiva.In questo clima di profonda sfiducia, a gennaio,la vittoria interna con il Cosenza di Zaccheroni(1-0), ma soprattutto i pareggi a Salerno (1-1) ela vittoria, tre giorni dopo, nel recupero di Paler-mo (0-1, la partita era stata sospesa due settima-ne prima per impraticabilità di campo) segnanola svolta della stagione. La formazione del Mon-do inizia ad ingranare e, addirittura, riesce adinfilare ben sette vittorie consecutive, record sto-rico per i nerazzurri. Determinante è il rientro in attacco di MaurizioGanz che, fin dal suo ritorno in campo con ilChievo (vittoria per 3-2), con una doppietta con-tribuisce a ridare fiducia e speranza a tutto l’am-biente atalantino. Dopo la matricola veneta, l’A-talanta fa risultato pieno ad Ascoli (0-1), poi incasa con il Como (3-0), a Venezia, dove viene

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neo, i bergamaschi disputano una gara eccezio-nale: il risultato 1-5 si commenta da solo!La doppietta di Ganz e le reti di Pisani, Bonacinae Valentini stendono la capolista forte di giocato-

ri come il giovane Pippo Inzaghi eMassimo Taibi tra i pali.Mancano sole tre giornate alla fine ela corsa per la promozione si fa serra-ta: Atalanta, Vicenza e Salernitana sigiocano gli ultimi due posti in palioper la serie A, tenuto conto che Pia-cenza e Udinese sono ormai già pro-mosse. La vittoria interna con il Paler-mo (2-0) e il pareggio a Cosenza (1-1), fanno dell’ultima di campionato,in casa con la Salernitana, un vero eproprio spareggio. In caso di vittoria, igranata supererebbero i nerazzurri. Tensione altissima alla vigilia, poi incampo, la formazione del Mondolegittima il quarto posto in classificasuperando i campani per 2-1, grazie aigol ancora di Ganz, a cui replicano al

28’ del secondo tempo i granata, e di Valentini asette minuti dal termine.Decisivo anche Ferron con tre parate da fuoriclas-se. E così, il purgatorio della B è durato un soloanno.

vendicata la tripletta subita all’andata con unsonante 2-3, a Lecce (0-1, con un eurogol diGanz) e in casa con l’Acireale, dopo un autenticoassedio premiato solo al 90’ con un gol di Scapo-lo. Dopo questo straordinario filotto di 21 puntiin sette partite, in casa nerazzurrasi respira aria di serie A. Ma, quan-do nessuno se l’aspettava, ritorna,improvvisa la crisi. Nelle seguenti quattro partite, ilbottino è di soli due punti, fruttodei pareggi casalinghi con l’Ancona(0-0) e il Perugia (2-2). In mezzo,però, ci sono le sonore sconfitteesterne a Pescara (5-4) e Vicenza(4-0); al Menti, i nerazzurri, oltrealla quaterna incassata, si portanoa casa anche le espulsioni di Ganz,Boselli e dell’allenatore Mondoni-co. Passato l’ennesimo momentocritico, la squadra si riprende bat-tendo in casa l’Udinese (2-0), laFidelis Andria (2-1) e la Lucchese(1-0), pareggiando a Verona (0-0)ed espugnando Cesena (1-2). Ma la vittoria piùpesante del campionato, è sicuramente quella diPiacenza. Al Galleana, alla quindicesima di ritorno, alcospetto della dominatrice incontrastata del tor-

Maurizio Ganz,con le sue 14 reti in 20 partite è l’autentico trascinatoredei nerazzurri

C L A S S I F I C A

PIACENZA 71UDINESE 70VICENZA 68ATALANTA 66SALERNITANA 61ANCONA 58PERUGIA 54CESENA 51VENEZIA 50VERONA 48PESCARA 46PALERMO 44CHIEVO 44FIDELIS ANDRIA 44COSENZA 42LUCCHESE 42ACIREALE 41ASCOLI 34COMO 33LECCE 24

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Sette vittorie di fila riportanol’entusiasmo nella tifoseria

Dopo la bruttissima retrocessione l’ambien-te non è certo sereno anche se il ritorno di

Emiliano Mondonico, su cui la società ha basatorilancio e immagine, offre una sicura garanzia dipace con la tifoseria. Anche la campagna abbonamenti, ovviamente,paga la delusione della stagione precedente: i tes-serati, infatti, scendono dai 14 mila del 1993/94ai novemila di questo campionato. La curiosanovità della stagione è la partecipazione dell’Ata-lanta al torneo Anglo-Italiano, una competizione

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di secondo piano a cui aderiscono squadre pro-vinciali (come Lecce, Cesena, Ascoli, Sheffield,Derby County, Stoke City ecc.). Il debutto “inglese” della squadra di Mondonicoavviene il 25 agosto 94 a Swindon, cittadina a 150km. ad ovest di Londra. Sfruttando ancora i rimasugli delle ferie d’agosto,un manipolo di temerari delle Bna affronta la lun-ghissima trasferta. E si vede anche la vittoria deinerazzurri (vittoria che comunque non servirà peraccedere alle finali, ma la cosa non creerà alcunrammarico, anzi). «Eravamo in tredici, a bordo di quattro macchine -afferma Rudy Tironi - e ci mettemmo due giorni per

arrivare in Inghilterra. Per i pernottamenti nientealberghi, preferimmo, visto anche il clima estivo, pun-tare sui campeggi. A Londra ne trovammo uno con del-le tende militari e brandine a castello».La seconda avventura britannica ha luogo tre mesidopo, martedì 15 novembre. La Dea gioca a Wol-verhampton, cittadina nel sobborgo di Londra, edanche in questa trasferta i supporters bergamaschisono presenti.

24/8/94Swindon Town-Atalanta

Debutto dell’Atalantanel torneo Anglo-Italiano;

nella cittadina a 150 ad est di Londraarrivano anche 13 ultrà bergamaschi

15/11/94 - Wolverhampton Wanderers-AtalantaDurante il viaggio, tappa a Londra e foto ricordo in Atalanta Street,nel quartiere di Fulham

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Al seguito, infatti, sono in sei (Andrea Venturi,Roby Pessina, Caio, Cristian Bono, ol Pipa e SaraMazzoleni) a bordo di un camper a cui si aggiun-gono un’altra ventina di tifosi giunti per lo più inaereo con la squadra. Lunghissimo il viaggio: par-tenza la domenica sera e rientro il giovedì. Passando alle gare importanti, quelle del campio-nato, la prima partita è a Verona (4 settembre) conla matricola Chievo; al Bentegodi arrivano oltreduemila atalantini che, forse memori delle glorio-se battaglie, in quello stadio, con gli ultrà giallo-blu di sponda Hellas, scaricano sulla pista di atle-tica, dopo il pareggio dei clivensi, qualche decinadi seggiolini.Dopo la burrascosa stagione precedente, costella-ta da contestazioni e incidenti, il clima tra gli ultràdella Nord è sicuramente più tranquillo, ma nonabbastanza per impedire una fiammata contro ilVenezia, alla seconda in casa (25 settembre): lasecca sconfitta per 3 a 0 e una torcia lanciata daisupporters lagunari in curva Sud, infiammano glianimi degli atalantini che, a fine incontro, vannoa cercare il contatto con i supporters venezianisistemati nei distinti.Per arginare la carica dei bergamaschi, la celere,bersagliata da una sassaiola (nove agenti fannoricorso alle cure del pronto soccorso) non esita asparare diversi lacrimogeni. «Ci eravamo messi fuori dagli spogliatoi facendo fintadi contestare la squadra - ricorda il Bocia - ma in

realtà volevamo dare una lezione ai veneziani, perchéuna tifoseria così scarsa non poteva permettersi di ave-re simili atteggiamenti a Bergamo. La polizia nonriuscì a capire e così come i lagunari uscirono dal set-tore ospiti li caricammo facendoli scappare di corsaall’interno dello stadio. I carabinieri a quel punto cicaricarono fino in via Marzabotto, dove però reagim-mo e ci fu un duro scontro».Oltre al Chievo, l’altra matricola è l’Acireale e sefino a pochi mesi prima si “calcavano” spalti distadi prestigiosi come San Siro, l’Olimpico e ilDelle Alpi, ora la dimensione cadetta porta i tifo-si nerazzurri in realtà come la cittadina siciliana eil suo piccolo impianto. Stimolati anche da questa “avventura”, sono una

25/9/94 - Atalanta-Venezia - Scoppiano i primi incidenti della stagione: gli atalantini si presentano in massa davanti ai veneziani

9/10/94Acireale-AtalantaLunga ed ineditatrasferta sicilianaper una quarantinadi ultrà della Nord

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quarantina i bergamaschi che, il 9 ottobre, affron-tano questa lunghissima trasferta da cui, ancorauna volta, si torna a casa delusi per l’ennesimasconfitta.Una settimana dopo altra trasferta e altra sconfit-ta, questa volta ad Ancona. Durante il viaggio ver-so il capoluogo marchigiano, un pullman deiWka, all’autogrill di Santerno, in Romagna, incro-cia un gruppo di ultrà del Venezia diretto a Pesca-ra. «Secondo i primi accertamenti della Polstrada -riportava l’Ansa - alcuni atalantini avrebbero manda-to in pezzi i vetri di un finestrino del pullman vene-ziano ferendo, non gravemente, un tifoso che è riparti-to con gli altri poco dopo la partenza dei bergamaschi».I tifosi bergamaschi vengono quindi condotti inquestura, identificati e rispediti a Bergamo (tre dif-fidati: i Wka con uno striscione esposto in casa lasettimana seguente accusano gli ultrà veneziani diaver fatto “gli infamoni”).L’ennesima pesante sconfitta esaspera gli ultrà ata-lantini; al centro della contestazione è soprattuttoMontero. «Decidemmo di aspettare la squadra diret-tamente al rientro a Bergamo - afferma il Bocia -; nonfacemmo neanche una sosta pur di arrivare prima deigiocatori al Comunale e difatti arrivammo prima diloro. Mentre li aspettavamo, qualcuno entrò nel piaz-zale degli spogliatoi e una Bmw prese fuoco». L’auto inquestione è del team manager della società Mau-

rizio Bucarelli, ma è evidente che viene scambiataper quella di un giocatore (molto probabilmenteMontero) a cui era diretta la pesante azione inti-midatoria. Tre giorni dopo, tutta la squadra (escluso Monte-ro) si presenta di sua iniziativa al circolino (l’Arcidi Redona, ritrovo delle Brigate) per un confrontocon la curva. «Fu una riunione molto tesa - spiega ilBocia - con anche un accenno di rissa con Bigliardi,poi sedata da Bonacina con un perentorio “L’è mei chetà fe sito!” rivolto al difensore calabrese. A fare da por-tavoce per la squadra erano Ferron, Fortunato e, ovvia-mente il Cina». La scossa serve, tanto che la partitaseguente i nerazzurri schiantano il Pescara con unrotondo 3 a 0. Ma è solo un fuoco di paglia.La tensione sale pericolosamente, alimentataanche dagli incidenti scoppiati con l’arrivo alComunale dell’Hellas Verona (27 novembre). Isupporters nerazzurri, a fine gara, attaccano il cor-teo degli ottocento veronesi obbligando le forzedell’ordine a mettere nuovamente mano ai lacri-mogeni. Ad alimentare la rabbia dei bergamaschicontribuisce anche l’ennesima sconfitta che fapiombare l’Atalanta ad un passo dalla serie C. Lacritica situazione di classifica, comunque, non faesplodere ancora alcuna contestazione (la stima ela fiducia in Mondonico sono sempre alte), anzi,la settimana seguente lo zoccolo duro di una cin-

18/12/94 - Lucchese-Atalanta - Dopo il rigore per i rossoneri, gli atalantini cercano di invadere il campo e si scontrano con alcuni agenti

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quantina di ragazzi della Nord sbarca, nell’antici-po del sabato sera, ad Andria, in provincia di Bari. Un’altra trasferta inedita per l’Atalanta è Lucca (18dicembre) e anche qui i bergamaschi lasciano ilsegno; in una partita molto combattuta, subitodopo il rigore con cui i rossoneri pareggiano ilvantaggio atalantino «i tifosi bergamaschi - scriveva-no i giornali - sono piombati giù dalla curva tentan-do l’invasione di campo sfondando un cancello. Solol’intervento di carabinieri e polizia (poi è stato il presi-dente Maestrelli a presidiare la zona) ha impedito aifacinorosi di entrare sul terreno. Al termine dell’incon-tro teppisti lucchesi hanno atteso i pullman dei soste-nitori nerazzurri al passaggio da via Barbantini e han-no iniziato a lanciare sassi e pietre contro gli automez-zi. Alcuni ultrà bergamaschi hanno cercato di scende-re dai pullman e a loro volta hanno scagliato oggettidai finestrini. A quel punto le forze dell’ordine sonostate costrette a lanciare alcuni lacrimogeni».Ma siamo sicuri che tutta questa eccitazione daparte dei bergamaschi al seguito fosse dipesa dalrigore assegnato alla Lucchese e non da quantosuccesso su un pullman delle Bna durante il viag-gio? «L’andata infatti fu un po’ movimentata - rac-conta il Baffo - grazie alla piacevole esuberanza diuna simpaticissima e generosa ragazza ancora verginedi trasferte; forse perché coinvolta dall’euforia genera-le, o forse perché alla ricerca di quell’affetto, di cocco-le e carezze che il suo presunto moroso, tra l’altro pre-

sente anch’egli sul pullman, probabilmente non le dis-pensava a sufficienza, sta di fatto che Elisa (il nomeè di fantasia) portò una ventata di piacere, allegria edeccitazione a tutta la comitiva, in particolare a cinquefortunati ragazzi per i quali sono convinto che credanoancor oggi che l’Atalanta a Lucca abbia vinto, talmen-te erano contenti quando scesero dall’autobus». Perdovere di cronaca, il presunto rapporto con il suofidanzato finisce, causa “gelosia”, proprio in quel-la giornata, mentre i piacevoli regali della dinami-ca Elisa agli ultrà atalantini continueranno saltua-riamente non più in trasferta, ma durante qualchepartita casalinga, nei vari anfratti della Nord.

3/12/94 Fidelis Andria-AtalantaLo stadio di Andriaè un’altra novitàper i tifosi bergamaschi

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La prima trasferta del 1995 è anche la più lungavisto che l’Atalanta gioca a Palermo (8 gennaio).Al seguito partono una cinquantina di ragazzi del-le Brigate che, affrontate le oltre 24 ore di treno,trovano nel capoluogo siciliano freddo, pioggia eanche un po’ di neve. Una situazione irreale,neanche si fosse andati mille chilometri a Nord

anziché a Sud. Ma la sfiga in questa trasferta nonè ancora finita: dopo un primo tempo giocato inuna palude, la ripresa non inizia neanche; l’arbi-tro sospende la gara per impraticabilità di campoe alla comitiva orobica non resta altro che lasciarela gelida Palermo e rifarsi altre 24 ore di viaggioper tornare al “caldo” di Bergamo. Ancora più sca-lognati i venti dei Kaos scesi in Sicilia in pullman;a seguito di una serie di guasti all’autobus arriva-no alla Favorita con un larghissimo ritardo, pro-prio durante l’intervallo, quindi in tempo pervedere l’arbitro sospendere l’incontro.La partita con i rosanero viene recuperata merco-ledì 25 gennaio. La Dea la domenica precedenteera stata ospite della Salernitana ed allo stadioArechi, dove la presenza nerazzurra aveva potutocontare sempre sullo zoccolo duro di una cin-quantina di tifosi; a Salerno dopo la gara restanoin sette che, anziché rientrare a Bergamo, prose-guono verso Sud: meta Palermo per il recuperoinfrasettimanale. Alla Favorita la mini pattugliabergamasca, rinforzata da altri cinque ragazzi inservizio di leva in Sicilia, viene sistemata in tribu-na. L’Atalanta vince per uno a zero e alla fine i tifo-si locali si scatenano in una violenta contestazio-ne alla propria squadra. Sfiga vuole (ci risiamo),che l’assedio agli spogliatoi si concentri propriosotto la tribuna dove sono sistemati i supportersatalantini che, quindi, sono costretti dalle forzedell’ordine a restare all’interno dello stadio per unpaio d’ore, finchè poi non vengono accompagnatialla stazione addirittura a bordo di un pullmandella polizia pieno di agenti!La squadra del Mondo ha ingranato la quinta, tan-to che a Venezia (26 febbraio), davanti ad oltre

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25/1/95 - Palermo-Atalanta - Anche per il recupero, di mercoledì, la presenza bergamasca alla Favorita è assicurata

8/1/95Palermo-AtalantaUna cinquantina di

bergamaschi segue la Deafino a Palermo, ma

la partita vienesospesa per

impraticabilità di campo

22/1/95Salernitana-AtalantaCinquanta nerazzurri

seguono Ganze compagni

all’Arechi di Salerno

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4/6/95Cosenza-AtalantaPer l’ultima trasfertasono tantii bergamaschi che scendonofino in Calabria

14/4/95 - Atalanta-Udinese - È polemica: la partita, prevista in anticipo serale al Venerdì Santo, viene anticipata alle 18 su pressione perfino del Vaticano; la Nord non la prende bene

duemila bergamaschi in festa (è anche carnevale!)centra proprio la quinta vittoria consecutiva chevale il quarto posto in classifica. Di fronte a que-sta incredibile serie di successi, l’entusiasmo nellatifoseria orobica aumenta a dismisura ed alla set-tima vittoria di fila, in casa con l’Acireale (12 mar-zo), che segna un super-record nella storia neraz-zurra, il Comunale esplode al gol della vittoriaarrivato solo al 90’, dopo aver sostenuto con untifo incessante l’assalto a Forte Apache per tutta lapartita. Neanche le pesanti sconfitte a Pescara (5-4) e Vicenza (4-0) che interrompono bruscamen-te la serie d’oro e nemmeno la vivace polemicascatenata da L’Eco prima e addirittura dall’Osser-vatore Romano poi, che accusano la Lega Calciodi voler profanare il Venerdì Santo facendo gioca-re l’anticipo tra Atalanta-Udinese (14 aprile) pro-prio in concomitanza con le Vie Crucis (dopo lefortissime pressioni del mondo clericale la partitaviene anticipata dalle 20,30 alle 18 tra le ironicheproteste della Nord che espone uno striscione“Alle 20,30 tutti al bar”), riescono a raffreddare ilcalore intorno alla squadra del Mondo. Lo dimo-strano i quattromila sostenitori nerazzurri presen-ti, il 7 maggio, a Cesena in uno stadio dove i tifo-si locali non sono molti di più dei bergamaschi.Ma sono ancor di più gli atalantini che seguonoGanz e compagni il 21 maggio a Piacenza: al Gal-leana il settore ospiti esplode di felicità per una

cinquina rifilata ai biancorossi, per altro già pro-mossi, che vale un piede in serie A.La seguente vittoria con il Palermo, accompagna-ta da un grandissimo tifo (ma anche dalla cadutada una balconata di Marcello, ragazzo conosciu-tissimo in curva, che riporta, lui che ha già pro-blemi motori, varie fratture alle gambe e un trau-ma toracico) spinge gli ultrà della Nord a richie-dere un treno speciale per l’ultima, decisiva tra-sferta a Cosenza (4 giugno). Anche se il convogliospeciale non arriva, in Calabria sono centocin-quanta i bergamaschi al seguito.

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“Spareggio” con la Salernitana:vittoria, promozione, festa ed incidenti

L’attesa per la sfida finale con la Salernitana(11 giugno), in pratica uno spareggio per la

serie A, coinvolge tutta la città. Già al martedì lecurve sono esaurite anche perché la società neraz-zurra ha favorito l’affluenza mantenendo i prezzi,ribassati nonostante la forte richiesta. «In questomomento non ci interessa l’incasso ma la promozione -affermava il presidente Ruggeri -. Ci siamo impe-gnati per venire incontro alla passione e all’entusiasmoche i nostri sostenitori hanno sempre dimostrato anchequando, alla fine di questo girone di andata, eravamoin zona retrocessione. Non potevamo tradirli ora peruna manciata di milioni. Per questo abbiamo dato ilnostro assenso anche per la diretta TV a Salerno senzachiedere alcun compenso. La cosa ci ha consentito dinon inviare troppi biglietti nel centro campano».Dai giocatori, dall’allenatore, dalla società, tutti

esaltano il ruolo del pubblico contribuendo così acaricare ancor di più la tifoseria neroblu. Non chece ne fosse bisogno, visto che in curva Nord i pre-parativi fervono; le Bna sono al lavoro per allesti-re una coreografia ad effetto. Domenica 11 giugno, ore 16,30: piove, il Comu-nale è pieno come un uovo, in curva Sud sono sti-pati circa quattromila salernitani; la pioggia rovi-na un po’ la scenografia preparata dagli ultrànerazzurri: all’ingresso delle squadre, dalla Nordscendono, srotolate sulle teste di migliaia di tifosi,decine di strisce neroblu. Il tifo è caldissimo («Horivisto un gran pubblico - disse a fine gara il Mondo- con tanta voglia di far festa come nella serata con ilMalines»), non mancano, ovviamente, gli insultitra le due tifoserie, anche perché prima della par-tita c’erano stati vari tafferugli in particolare unasassaiola a quattro pullman di sostenitori granatain cui alcuni salernitani rimanevano feriti.Tornando alla partita, ecco cosa scriveva RenatoRavanelli su L’Eco: «Che tifo, con la febbre a quaran-ta e più. A-ta-lan-ta, A-ta-lan-ta. Un coro infinito. Un

11/6/95 - Atalanta-Salernitana - Bandiere e la gigantografia del Mondo nel settore delle Bna all’inizio del secondo tempo

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nome urlato cento, mille volte. Da ventiseimila gole.Possente. Gli altri quattromila dello stadio urlavanoSa-ler-no, Sa-ler-no; ma non veniva bene come A-ta-lan-ta, A-ta-lan-ta. Un coro da brividi. E un battima-ni interminabile. Per un giocatore in campo deve esse-re una di quelle esperienze che se glielo chiedi tirisponde: non ci sono parole per descriverlo. Soprattut-to non ci sono parole per descrivere il boato atalantinoal gol di Ganz: devono averlo udito anche a Dalmine.E su per le valli. Emozioni incancellabili. “Noi ci cre-diamo” cantava la Nord. E giù brividi lungo la schie-na». Nella ripresa esce il sole e dal settore delle Bri-gate spuntano decine di bandiere a due aste insie-me a un’infinità di bandiere neroblu e ad un gran-de ritratto con la caricatura di Mondonico. E lafigura del Baffo di Rivolta d’Adda nel secondotempo accompagna l’agognata vittoria con ilComunale che esplode letteralmente all’83 quan-do Valentini incorna di testa e segna il gol che valela serie A. Al termine i giocatori, tra l’euforia delpubblico bergamasco (e qualche torcia lanciatadagli ultrà atalantini in mezzo ai tifosi salernita-ni), fanno il giro del campo ognuno con un ban-diera nerazzurra, prima che la festa si sposti lungole vie del centro con gli spontanei tradizionalicaroselli di auto e le sbandierate in Porta Nuova. Di umore completamente diverso i supporterscampani, trattenuti per oltre un’ora all’internodella curva Sud, visto che all’esterno un foltogruppo di bergamaschi voleva festeggiare la serie

A facendo la festa ai tifosi rivali, costringendo lapolizia a compiere alcune cariche di alleggerimen-to. «Poco prima delle 20 - riportava l’Ansa - i tifosidella Salernitana, che la polizia ha scortato a piedidallo stadio fino alla stazione ferroviaria, sono riparti-ti. Durante il percorso alcuni sostenitori della squadracampana si sono abbandonati a gesti di teppismo aidanni di numerose auto in sosta e delle vetrine di cin-que negozi in via Baioni. L’esplosione vandalica deisostenitori granata era già iniziata prima all’internodello stadio, dove erano stati completamente distrutti iservizi igienici della curva Sud, provocando danni peroltre 50 milioni di lire».

11/6/95Atalanta-Salernitana Un gruppo delle Brigatefesteggia la serie A,all’esterno dello stadio

11/6/95 - Atalanta-Salernitana - Coreografia a strisce in curva Nordsotto una pioggia battente

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“Basta lame, basta infami”

Domenica 29 gennaio 95: a Genova, neipressi dello stadio Marassi, prima della

partita Genoa-Milan un tifoso rossonero uccidecon una coltellata un giovane ultrà rossoblu, Vin-cenzo Spagnolo, conosciuto tra i Grifoni sempli-cemente come “Spagna”.La notizia si diffonde all’interno dello stadio e lagara, in un clima tesissimo con incidenti, ripetuticori “Assassini” diretti ai milanisti, viene sospesa,mentre gli scontri, violentissimi, proseguono all’e-sterno fino a tarda sera. Questo tragico episodio fa emergere la necessitàimpellente di dar vita ad un dibattito all’internodel mondo ultrà italiano. Promotori proprio gliultrà genoani, insieme ai doriani, viene organizza-to per la domenica successiva, approfittando delfatto che il campionato è stato sospeso per dareun segnale forte contro la violenza negli stadi, unraduno delle curve italiane. Il 5 febbraio, quindi, dopo un fitto passaparola trale varie tifoserie, circa trecento ultrà in rappresen-tanza di 38 squadre di A, B e C (assenti milanisti,juventini e torinisti) si ritrovano a Genova presso

la sala Garibaldi. Gli interventi sono numerosi,ma incentrati soprattutto su tre punti: il cordoglioa Vincenzo Spagnolo, contro l’uso dei coltelli, larepressione del mondo ultrà. Se i segnali di rispetto e di partecipazione per lamorte del giovane genoano arrivano anche dalle

29/1/95GenovaUna fasedel raduno ultrascon l’omaggiosul luogodella mortedi “Spagna”

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tifoserie più storicamente nemiche dei grifoni,dando così un forte segno di maturità, il perno deldibattito è comunque incentrato sulla questionedei coltelli. Dalla discussione emerge, e in questosenso è fortissima la spinta della delegazione ata-lantina, da sempre portatrice di una rigida menta-lità ultrà, la necessità di mettere al bando e direbasta a questa infamia. L’uso dei coltelli non hamai avuto nulla a che fare con i veri ultrà. «Dopo ore di discussione - si legge nel sito di Super-tifo - ne scaturisce un comunicato scarno e crudo, ispi-rato dagli ultrà bergamaschi e dalla loro mentalitàruvida e conservatrice, dal titolo “basta lame, bastainfami”. Una regola che avrebbe dovuto cambiare le“modalità” dello scontro tra i gruppi, ma che neglianni successivi saranno raramente osservate dalla nuo-va generazione, più sbandata e poco incline a sottosta-re a gerarchie e codici di comportamenti, anche etici,che si erano consolidati nei gruppi ultras sino agli ini-zi degli anni ‘90». «Partecipammo al raduno in una quarantina delle Bna- ricorda il Bocia - e fummo gli unici a presentare undocumento scritto che lesse, dal palco, il Paolo di Lore-to. Io, invece, intervenni per criticare quei “capi ultras”che ormai avevano abbandonato la base (ad esempioviaggiando in trasferta in aereo, anziché in treno opullman) lasciandola così priva di mentalità e di una

guida». «L’ennesimo assurdo agguato - attaccava ilcomunicato - ci fa dire basta. Basta con questi cheultrà non sono che cercano a spese del mondo ultrà difare notizia, di diventare grandi ignorando il male fat-to. Basta con la moda dei 20 contro 2 o 3 o di molo-tov e coltelli.Ultrà, ci aspetta un altro periodo durissimo, la poliziaora ha carta bianca, gli unici che davvero ci rimette-ranno saremo noi che con questi vili comportamentinon abbiamo nulla da spartire. Ora se vivere ultrà èdavvero un modo di vivere, tiriamo fuori le palle. Sealtre volte ci siamo girati, pensando che in fondo era-no problemi altrui, ora gridiamo basta.L’alternativa non c’è? Ci troveremo tra poliziotti cheaspettano solo di vederci finiti e questi luridi infamifregandosene di tutto e di tutti continueranno con iloro agguati dove non serve nemmeno essere coraggio-si. Uniamoci contro chi vuole far morire tutto il mon-do ultrà, un mondo libero e vero pur con tutte le suecontraddizioni».E dalla domenica successiva, quello slogan “Bastalame, basta infami”, viene esposto in quasi tutte lecurve d’Italia; gli atalantini sono tra i più convintia sostenere questa linea, e così, a cominciare dallatrasferta di Ascoli e per tutto il campionato, lostriscione con il motto del raduno ultras di Geno-va sarà attaccato sia in curva Nord che in trasferta.

5/2/95 - Ascoli-Atalanta - Al Del Duca gli atalantini (un centinaio al seguito) espongono per la prima voltalo striscione “Basta lame, basta infami”

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Il ritorno in serie A regala tante speranze di ripe-tere gli splendidi campionati di inizio anni ’90,

ma anche molte delusioni. Comunque l’Atalantariesce a salvarsi abbastanza tranquillamente, masoprattutto centra la finale di Coppa Italia.Con l’ingresso in società del giovane Nicola Radiciin qualità di direttore sportivo, nel mercato estivoarrivano, dal Venezia, il promettente ventiduenne

Cristian Vieri (inizialmente incomproprietà, poi subito riscat-tato totalmente appena viste lesue potenzialità), dal Bari, San-dro Tovalieri, detto “il Cobra”per la sua velocità in area avver-saria, dal Brescia, Fabio Gallo, uncentrocampista regista, tornaMarco Sgrò, quindi, per rinforza-re la difesa, vengono acquistatiOscar Herrera (dal Cagliari),Gianluca Luppi (dalla Fiorenti-na) ed Antonio Paganin (dall’In-ter). Sul fronte cessioni, si regi-strano le partenze di MaurizioGanz (all’Inter), Billy Bigliardi,che va a chiudere la sua carriera a

Leffe, Oscar Magoni (al Genoa), Sebastiano Vec-chiola e Giampaolo Saurini. L’infortunio di Mon-tero (fermo per otto giornate), spinge mister Mon-donico a lanciare, con successo, l’ennesimo giova-ne del vivaio, in questo caso è il difensore diZogno Marco Zanchi.La partenza a razzo, con il pareggio interno con ilParma (1-1), ma soprattutto la vittoria all’Olimpi-co con la Roma (0-1), fa sperare tutta la tifoseria in

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Esplodono Morfeo e Vieri;è finale in Coppa Italia

CAMPIONATO1995/96

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ATALANTA PARMA 1-1 0-2ROMA ATALANTA 0-1 1-2ATALANTA NAPOLI 1-3 0-2MILAN ATALANTA 3-0 1-0ATALANTA PIACENZA 2-0 2-2ATALANTA INTER 1-1 0-1CREMONESE ATALANTA 1-1 1-1ATALANTA UDINESE 0-0 0-3BARI ATALANTA 1-3 2-1ATALANTA SAMPDORIA 3-2 3-2TORINO ATALANTA 0-1 0-1ATALANTA VICENZA 3-1 0-1CAGLIARI ATALANTA 2-0 0-3ATALANTA FIORENTINA 1-3 0-1LAZIO ATALANTA 5-1 3-1ATALANTA JUVENTUS 0-1 0-1PADOVA ATALANTA 3-2 0-3

R I S U L T A T I A R

un’altra stagione esaltante, ma a far tornare tutticon i piedi per terra ci pensano le due sconfitte conun modesto Napoli (al Comunale, 1-3) e il Milana San Siro (3-0). Sotto accusa in particolare il cen-trocampo con il regista Fortunato non adeguata-mente sorretto sulle fasce da Herrera, troppo lento,e Luppi. A tenere in piedi la baracca ci pensa peròil guerriero Bonacina. Dalla quinta giornata, inizia, con la vittoria inter-na sul Piacenza (2-0), una serie positiva di ottodomeniche. I pareggi con Inter (1-1), Cremonese(1-1) e Udinese (0-0), ma soprattutto le quattrovittorie di fila con Bari (1-3), Sampdoria (3-2),Torino (0-1) e Vicenza (3-1), portano la Dea a sca-lare la classifica fino al terzo posto, nonostante laprolungata assenza di Vieri che, nelle prime quat-tro giornate, aveva già realizzato tre reti. Alla fase di grande soddisfazioni, segue, improvvi-so, un altro periodo di calo preoccupante. A caval-lo tra dicembre e gennaio sul groppone della squa-dra del Mondo pesano ben sei sconfitte, una dietrol’altra. Fiorentina (1-3), Lazio (5-1), Juventus(0-1), Padova (3-2) e Parma (2-0) spingono inerazzurri dalla zona Uefa a quella retrocessione.Il problema principale, ancora una volta, è la man-canza di gioco sulle ali. Se al centro del campo iltrio Gallo, Sgrò e Fortunato garantisce un certoequilibrio, sulle fasce, invece, il tecnico di Rivoltanon riesce a trovare la soluzione ideale e quindianche l’attacco, vista la prolungata assenza di Vie-ri, ne risente pesantemente. Nella seconda giornata di ritorno, la partita in casacon la Roma diventa così quasi un’ultima spiaggia,in particolare per il morale di tutto l’ambiente. Il

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feo con 11 gol, Vieri con 7, Tovalieri con 6, Pisanicon 4, Herrera e Fortunato con 2 e Sgrò con 1.Ma le soddisfazioni più grosse per i nerazzurri arri-vano non tanto dal campionato, quanto dallaCoppa Italia. Superate le fasi eliminatorie ai dannidella Cremonese, agli ottavi Bonacina e compagniriescono ad eliminare addirittura la Juve grazie adun gol capolavoro di Fabio Gallo, quindi, ai quar-ti, a lasciarci le penne è il Cagliari sconfitto con un4-2 (con il campo spalato dalla neve solo grazie aitifosi della Nord) a ribaltare l’1 a 0 del Sant’Elia.

Una partita tesa con i sardi che, sotto didue reti, al 32’ della ripresa agguantanoil pareggio, ma poi, in cinque minuti(al 34’ e al 37’) prima Pisani, quindiTovalieri regalano la vittoria ai neraz-zurri. La semifinale si disputa con il Bologna:nel ritorno il 2-0 con una doppietta diVieri, consente l’accesso in finale. Acontendersi il trofeo c’è la Fiorentina diGabriel Batistuta e Rui Costa. Anche se i pronostici sono tutti per lasquadra di Cecchi Gori, una dellecosiddette “sette sorelle” del campio-nato, dopo il risicato passivo per 1 a 0subito al Franchi, con il gol del bomberargentino, le speranze di riconquistareventitre anni dopo la Coppa Italia sono

molto alte. Purtroppo, i viola, nella gara di ritornoa Bergamo, mettono in campo tutta la loro forza,che ha consentito loro di concludere il campiona-to al quarto posto, e con un secco 1 a 2 spengonodefinitivamente le speranze dei nerazzurri.

rientro di Vieri e la grande vena di Morfeo e Pisani(autore di un gol spettacolare) consentono a Bona-cina e compagni di superare la crisi con un 2 a 1sui giallorossi di Carletto Mazzone.Anche la prima parte del girone di ritorno non èmolto favorevole: in sette giornate, dalla terza allanona, l’Atalanta raccoglie solo due punti grazie aipareggi a Piacenza (2-2) e in casa con la Cremone-se (1-1); per il resto sono solo battute d’arresto,con Napoli (2-0), Milan (0-1), Inter (1-0), Udine-se (3-0) e Bari (1-2). A ridare un po’ di ossigeno ai neraz-zurri, contribuiscono le vittorie aGenova con la Sampdoria (unospettacolare 2-3) e in casa col Toro(1-0) e col Cagliari (3-0). Con la Fiorentina, invece, oltre allasconfitta per 1-0 va registrato l’enne-simo infortunio per Vieri: un’assen-za pesante, perché il bomber di Pra-to era riuscito con i suoi gol (ne rea-lizzerà sette in totale a fine campio-nato) a risollevare la squadra.Con la Lazio, prima (un pesante 1-3in casa), e la Juve, poi (1-0 al DelleAlpi), la formazione del Mondonon pregiudica la sua posizione,visto che ormai in fondo alla classi-fica i giochi sono già fatti con Pado-va, Cremonese, Torino e Bari già retrocesse. La salvezza viene legittimata ulteriormente all’ulti-ma giornata con la vittoria, secca, contro il fanali-no di coda Padova, travolto per 3 a 0. A fine sta-gione, sul tabellino dei cannonieri si contano Mor-

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Bobo Vieri, autore di 7 gol in 19 partite,è un’autentica rivelazione; dopo un solo annoin nerazzurro a fine stagione passa alla Juve

AAttaallaannttaa folle amore nostro

C L A S S I F I C A

MILAN 73JUVENTUS 65LAZIO 59FIORENTINA 59ROMA 58PARMA 58INTER 54SAMPDORIA 52VICENZA 49CAGLIARI 41UDINESE 41NAPOLI 41ATALANTA 39PIACENZA 37BARI 32TORINO 29CREMONESE 27PADOVA 24

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Tanti gli incidenti, ma in Nord ci siimprovvisa anche spalatori di neve

Nel campionato 1995/96 spetta proprio allatifoseria atalantina fare da apripista negli

incidenti da stadio. I primi tafferugli della stagio-ne si verificano infatti al Comunale alla quartagiornata, ospite il Napoli (17 settembre 95). Pri-ma della fine dell’incontro, con l’Atalanta ormaisconfitta per 1-3, dalla Nord si riversano in centi-naia in curva Sud a ridosso dei distinti. Un fittissi-mo lancio di monete e oggetti di ogni genere,svuota praticamente tutto il settore ospiti, primadell’intervento della celere contro i bergamaschi.Gli scontri continuano poco dopo anche all’ester-no. Un napoletano viene aggredito all’altezza del-la gradinata, così come quattro vigili urbani inter-venuti per sedare la rissa; poi si scatena una sas-saiola verso le forze dell’ordine e il corteo dei tifo-si biancazzurri. In totale dodici persone rimango-no contuse e medicate al pronto soccorso: sei ata-lantini, altrettanti napoletani, quattro vigili urba-

ni e sei agenti. Danneggiate anche due auto dellapolizia municipale e una della questura. Due i fer-mati, entrambi bergamaschi.Un mese dopo, il 15 ottobre, si replica; nel dopo-partita con l’Inter, all’altezza del palazzetto dellosport, un gruppo di atalantini scatena una sas-saiola contro due autobus diretti alla stazione cona bordo gli interisti; interviene quindi la celerecon una serie di cariche e di lanci di lacrimogeni.Dalla tranquillità assoluta della gara con la Samp-doria al Comunale (19 novembre), in un climaprivo di incidenti e di cori ostili, si passa, la setti-mana seguente, al cosiddetto “Mondo day”: allostadio Delle Alpi, infatti, sia dalla sua ex curva delToro che da quella atalantina si levano diversi corid’affetto all’indirizzo del tecnico di Rivolta d’Ad-da. In particolare la Maratona srotola numerosistriscioni come “Emiliano due anni son passati,ma di te non ci siam scordati”, “Mondo solo tuper noi”, “Nel cuore granata un Mondo d’amoresenza fine”, “Grazie Emiliano”, a cui i bergama-schi rispondono con la gigantografia con la cari-catura del Baffo di Rivolta e vari cori proMondo-

nico. Ad aumentare l’ammira-zione per l’allenatore della Dea,sia da parte della curva nerazzur-ra che da parte di quella granata,aveva sicuramente contribuitoanche lo sfogo che il Mondo ave-va avuto in occasione della parti-ta di Coppa Italia Atalanta-Juve.Era il 25 ottobre e davanti ad unComunale quasi esaurito inerazzurri superavano per 1-0 ibianconeri ai tempi supplemen-

7/9/95Atalanta-NapoliCentinaia di ultrà

dalla Nord,a fine partita,

si spostano in Sud,sotto il settore

dei napoletani,dando luogo

ad un fittissimo lanciodi oggetti e monete

350

26/11/95Torino-Atalanta

Al Delle Alpi va in scenail “Mondo day”

con cori e striscionida ambo le parti

inneggianti al tecnicodi Rivolta d’Adda

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tari con uno storico gol di Fabio Gallo al 118’. Aquel punto, rivolgendosi verso la tribuna d’onore,Mondonico gridava “Bastardi a casa”! Una fraseche oltre a mille polemiche e un deferimento allaCommissione disciplinare, gli portava, però,anche ulteriore ammirazione da parte della Mara-tona e della Nord. Per restare nell’ambito della Coppa Italia è singo-lare quanto accade in occasione dei quarti di fina-le, quando a Bergamo arriva il Cagliari. Se al San-t’Elia, il 29 novembre, il manipolo di bergamaschial seguito aveva trovato una serata fresca, e diecigiorni dopo, in campionato, il sole aveva consola-to per la sconfitta i cinquantaatalantini scesi nuovamente inSardegna, nella gara di ritornodi Coppa, il 14 dicembre, ilComunale è una ghiacciaia conuna coltre di neve caduta pertutto il pomeriggio. Mancanosolo poche decine di minuti alfischio d’inizio e il terreno digioco è ancora abbondante-mente imbiancato: «Ad un’oradall’avvio della gara - scrivevaMarco Sanfilippo su L’Eco - non era stato tolto nem-meno un telone e la neve rivestiva ancora una superfi-cie pari a circa il 40 per cento del campo. La quindici-na di spalatori mobilitata non prometteva di conclude-re il lavoro in tempo; a questo punto, su ordine delcavalier Randazzo, sono stati aperti i cancelli che sepa-rano il pubblico dal terreno di gioco e un centinaio disupporters nerazzurri è entrato per dare il suo concreto

contributo all’opera di rimozione della neve. Quandomancava mezz’ora era stato tolto quasi un terzo deiteloni e la neve era presente esclusivamente in un’areadi rigore. Con un rapidità ed efficienza la neve residuaè stata accumulata ai margini del rettangolo verde,quindi i sostenitori della Nord che hanno indossato ipanni dei volontari, sono rientrati in curva, gremita inogni ordine di posto nonostante la serata inclemente.La loro coreografia, le bandiere e i fumogeni, sonorisaltati sulla candida neve e il loro incitamento ha tra-scinato l’Atalanta ad una qualificazione che sembravainsperata ad un quarto d’ora dall’epilogo».La partita, infatti, regala emozioni a raffica con la

Dea in vantaggio per 2 a 0 alla fine del primo tem-po, poi raggiunta al 77’ e quindi eliminata (all’an-data il Cagliari aveva vinto 1-0), poi lo scatto d’or-goglio ed in tre minuti, al 79’ e all’82’, agguanta laqualificazione con le reti di Pisani e Tovalieri chefanno esplodere il Comunale. Al termine gli elogisono per la squadra, ma anche per la Nord: «Sia-mo contenti - affermava il Mondo - per questa gente

29/11/95Cagliari-Atalanta(Coppa Italia)Una quindicinadi tifosi nerazzurrisegue la squadrafino in Sardegnaanche in Coppa Italia

9/12/95Cagliari-AtalantaDue traferte al Sant’Eliain dieci giorni;nella foto i bergamaschial seguito nella garadi campionato

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che ci ha permesso di giocare la partita e di vivere que-sta grande serata. Loro in un quarto d’ora hanno ribal-tato il campo per liberarlo dalla neve, noi in un quar-to d’ora abbiamo ribaltato il risultato e ci siamo gua-dagnati la semifinale».Dalla prova esaltante con i sardi alla sconfittainterna con la Fiorentina (17 dicembre); ancoracarichi di entusiasmo per la vittoria con i rosso-blu, gli ultrà della Nord,

prima festeggiano le200 partite di Fabrizio Ferron con la maglia neraz-zurra, poi alla fine, nonostante il pesante 1-3, tri-butano a Bonacina e compagni un sincero applau-so. Tutt’altro trattamento, invece, riservano ainumerosi sostenitori viola giunti a Bergamo conuna ventina di pullman: solita carica sul piazzaledella Sud e solita risposta della polizia a suon dilacrimogeni. Le accese polemiche seguite agli otta-vi di Coppa Italia con la Juve, si riaccendono allavigilia della sfida al Comunale con i bianconeri,penultima giornata di andata (7 gennaio 96).Sui quotidiani sportivi, partendo da quel “Bastar-di a casa” urlato dal Mondo al gol di Gallo, pertutta la settimana è un continuo velenoso botta erisposta tra il tecnico di Rivolta e Marcello Lippi.Ad aumentare ulteriormente la tensione per que-sta partita, c’è anche il terzo anniversario dellamorte di Celestino Colombi, ricordato, come

sempre, con dieci minuti di silenzio del tifo.Come ci si poteva aspettare, nella gara con la Juvenon fila tutto liscio: oltre alla “normale” sassaiolacon le forze dell’ordine che ha caratterizzato ildopopartita e nella quale si è ferito anche un canepoliziotto, anche in tribuna centrale si sono vissu-ti attimi di agitazione quando «alcuni signori rigo-

rosamente in loden -denunciava L’Ecodi Bergamo - han-no inscenato

un’incivile gazzar-ra, costringendoBettega ad andar-

sene anzitempo, coprendo-lo di ingiurie, monete, accendini,

palline di carta e persino un’ombrellata». Un altro, ennesimo, dopo partita di tafferugli siregistra con la Roma (28 gennaio): sassaiola sulpiazzale della Sud con sette agenti feriti, un roma-nista e due bergamaschi medicati, due atalantiniarrestati, altri tre denunciati insieme a due giallo-rossi e un auto della polizia municipale danneg-giata. E in più, a stadio ormai vuoto, con i soligiallorossi trattenuti nel settore ospiti, un gruppodi bergamaschi entra in curva Sud, dove si trovavaun gruppo di ultrà romanisti. Volano calci, pugni,cinghiate: un romano resta a terra, mentre altriche si erano fatti avanti, fanno dietro front e ripie-gano di corsa nel proprio settore. Per quantoriguarda il comportamento all’interno dello sta-dio, i tifosi della Nord, si erano guadagnati persi-no gli elogi del presidente Ruggeri perché, non-ostante lo svantaggio che stava aprendo lo spettrodella settima sconfitta consecutiva, non era mai

14/12/95Atalanta-Cagliari(Coppa Italia)

In una serata gelida,dopo aver spalato

il campo dalla neve,la Nord “scalda”

tutto il Comunale

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28/1/96 - Atalanta-RomaQuando lo stadio è ormai vuoto,

un gruppo di atalantini entra in curva Sudscontrandosi con alcuni romani

che poi ripiegano di corsa nel proprio settore

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mancato il sostegno della curva: «È una vittoria -dichiarava Ruggeri - che dedico senza mezzi terminial pubblico. Sostenere che anche con la Roma i tifosisono stati stupendi è il minimo. Quali altri supporterscon sei sconfitte sulla gobba e sullo 0-1 non avrebberocontestato tutto e tutti? Quelli atalantini no e il loroincessante sostegno ha così contribuito all’auspicatametamorfosi». Se la sconfitta interna con il Milan (11 febbraio)dà il via ad un altro dopopartita caldo con un’al-tra serie di scontri con le forze dell’ordine, ancorpiù gravi sono gli incidenti nel ritorno della semi-finale di Coppa Italia con il Bologna (27 feb-braio): sia prima che dopo l’incontro, dove laNord ha guidato, con un tifo caldissimo e ungrandioso spettacolo pirotecnico, Vieri e compa-gni alla vittoria, gruppi di ultrà bergamaschi dan-no vita ad una serie di cariche al corteo dei soste-nitori bolognesi, scontrandosi però con la celeredi scorta. Teatro degli scontri è la zona del palaz-zetto dello sport e l’incrocio tra viale Giulio Cesa-

re e Borgo Santa Caterina dove rimangono feritida sassi e bottiglie dieci agenti, danneggiati duemezzi della polizia e arrestati due atalantini. Giàall’andata (14 febbraio), del resto, si erano verifi-cati dei tafferugli con la celere all’interno dello sta-dio Dall’Ara, nel settore ospiti gremito da circa unmigliaio di atalantini. Due mesi di calma appa-rente, senza particolari note di cronaca, poi, il 28aprile, l’arrivo a Bergamo dei laziali, riaccende glianimi. Un pullman di ultrà biancazzurri si pre-senta senza scorta sul piazzale della Sud verso le13,30; dal chiosco-edicola e dal bar Lorenz di via-le Giulio Cesare, abituali ritrovi prepartita dei sup-porters della Nord, una quarantina di bergama-schi piomba in direzione del autobus targatoRoma dal quale sono scesi i laziali.Si arriva allo scontro, breve, ma deciso, prima del-l’intervento della celere (due romani restano feri-ti), mentre al termine dell’incontro si registrano leconsuete cariche di alleggerimento e il lancio dilacrimogeni da parte di polizia e carabinieri con-tro gli atalantini. Lazio vuol dire anche BeppeSignori, ovvero il giocatore più odiato dalla Nordche, infatti, gli riserva per l’ennesima volta un trat-tamento speciale: fischi ad ogni tocco di palla («Amemoria d’uomo - parole di Renato Ravanelli suL’Eco - non si ricorda una “fischiata” così intensacome quella che ha preceduto il rigore del 2 a 1: assor-dante»), ma anche monetine tanto che un pezzoda 200 lire lo colpisce alla testa proprio sotto lacurva neroblu.Il campionato, raggiunta la salvezza, perde d’inte-resse, con le attenzioni concentrate invece sullafinale di Coppa Italia con la Fiorentina.

14/2/96Bologna-Atalanta(Coppa Italia)

Numerosii bergamaschi

al seguitonei quarti

di Coppa Italiaa Bologna

14/2/96Bologna-Atalanta(Coppa Italia)

Una fase degli scontriallo stadio Dall’Ara

con la celere

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In finale in Coppa Italia con i viola:scontri sia a Firenze che a Bergamo

La finale di Coppa Italia con la Fiorentina, adifferenza di quella del 1987 con il Napoli

dove il risultato era già segnato, crea molta attesanella tifoseria. La gara d’andata si gioca a Firenzeil 2 maggio. Da Bergamo si muovono circa tremi-la atalantini. Il settore ospiti dell’Artemio Franchistrabocca di bergamaschi. Oltre 1200 ultrà della Nord arrivano nel capoluo-go toscano con un treno speciale. La tensione èalta e di fatti poco prima dell’arrivo alla stazioneCampo di Marte viene tirato il freno d’emergen-za. «Circa quattrocento supporters nerazzurri - ripor-tavano i giornali - hanno abbandonato il convoglio e,dopo aver scavalcato una cancellata lungo la ferrovia,si sono riversati senza scorta lungo il viale dei Mille.Nel corso del loro passaggio si sono registrati scontricon la tifoseria viola e anche danneggiamenti a treauto e a dei vetri di due appartamenti. Distrutto ancheun motorino che i bergamaschi avrebbero lanciato piùvolte contro un muro (“era stato abbandonato da dueultras viola con le cinghie in mano” precisa il Bocia).La polizia per riportare la calma è stata costretta a spa-rare alcuni lacrimogeni».«La trasferta - spiega il Bocia - era stata preparataveramente bene. Qualche giorno prima, addirittura,

2/5/96Fiorentina-Atalanta(finale Coppa Italia)Oltre 3000 bergamaschisostengono a gran vocela squadra del Mondo

2/5/96Fiorentina-Atalanta(finale Coppa Italia)Una panoramicadel settore ospiti dell’Artemio Franchigremito da atalantini

eravamo andati a Firenze a fare un sopralluogo: giun-ti in macchina fino a Prato, avevamo preso il treno peril capoluogo e, ad un chilometro circa dalla stazione diCampo Marte avevamo tirato il freno d’emergenza perfare una “prova”. Ma già quindici giorni prima, duran-te la gara di campionato con i viola, eravamo usciti dalnostro settore con largo anticipo per studiare bene lazona in vista della finale di Coppa Italia».Durante la partita il tifo è caldissimo da entram-be le parti, poi, al termine dell’incontro «la celereha lanciato, all’interno dello stadio, altri lacrimogeniperché gli atalantini avevano cominciato a forzare i

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cancelli (poi divelti) del settoreospiti per uscire». I tafferuglicontinuano alla stazione: «Acausa del continuo azionamentodel freno d’emergenza, il convo-glio diretto a Bergamo è partitocon due ore di ritardo, e nelfrattempo ignoti hanno compiu-to alcuni vandalismi alle carroz-ze tra cui anche una porta di unbagno scardinata e buttata fuo-ri dal finestrino».La provocazione dei berga-maschi, scesi dal treno senzascorta ed avanzati verso lostadio caricando i supportersviola, non viene presa moltobene in curva Fiesole. DaFirenze, per la gara di ritorno(18 maggio), arrivano in tre-mila e al termine della parti-ta, danno vita ad una serie digravi atti di teppismo siaall’interno dello stadio, dovevengono distrutti i bagni e

18/5/96 - Atalanta-Fiorentina (finale Coppa Italia) - Una splendida panoramica della Nord colorata da migliaia di bandierine

18/5/96 - Atalanta-Fiorentina (finale Coppa Italia) - All’inizio della ripresa,la curva si illumina con una potentissima torciata

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incendiato un magazzino attrez-zi posto sotto la Sud, che all’e-sterno. Lungo il percorso versola stazione i viola lasciano unascia di vetrine rotte, auto dan-neggiate, cartelli stradali diveltiprovocando danni per oltre 200milioni di lire. Ovviamente adalimentare la tensione ci pensa-no anche gli ultrà atalantini chea più riprese partono alla caricadel corteo viola, scontrandosicon la polizia. Sul piazzale dellaSud, al palazzetto, in via SanGiovanni e alla stazione avven-gono gli incidenti più pesanti. A scaldare gli animi degli atalantini contribuiscesicuramente anche la sconfitta per 1 a 2 che rega-la la Coppa Italia ai viola. La finale, comunque,era iniziata con un prologo spettacolare da partedella Nord. Oltre alle migliaia di bandierinebianconeroblu che colorano la curva, all’ingressodelle squadre in campo, un grandissimo teloneroblu con il profilo di Città Alta in giallo, vie-ne alzato, a mò di sipario, sulla alta rete di prote-zione dietro la porta e, allo stesso tempo, viene

srotolato il bandierone che va così a coprire tuttala Nord. Nella ripresa un’altra coreografia: unapotentissima torciata illumina le migliaia didrappi in carta rinfrangente distribuiti dalle Bna ele centinaia di sagome della Coppa Italia checolorano il settore dei Kaos. Purtroppo il grandesforzo dei gruppi della Nord non basta per con-quistare l’ambito trofeo che avrebbe spalancatoper l’ennesima volta le porte dell’Europa allasquadra di Mondonico.

8/5/96Atalanta-Fiorentina(finale Coppa Italia)Zoom sulla curva Nordimbandierata

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18/5/96 - Atalanta-Fiorentina (finale Coppa Italia) - La spettacolare coreografia allestita dai gruppi della Nord per la finale di Coppa Italia

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Una stagione tra alti e bassi che comunqueoffre grandi soddisfazioni, come la salvez-

za tranquilla, la vittoria con il bomber PippoInzaghi della classifica dei capocannonieri ed ilrecord di imbattibilità per Davide Pinato. All’ini-zio del campionato il Mondo si era ritrovato unaformazione tutta da scoprire e per di più senza trepedine fondamentali quali Bobo Vieri, ceduto

alla Juve per soli 7 miliardi, Pao-lo Montero, anch’egli finito allacorte di Agnelli, e Fabrizio Fer-ron, passato dopo ben 253 par-tite in nerazzurro a difendere laporta della Sampdoria. Sul fronte acquisti, arrivano aBergamo Pippo Inzaghi, giovanecentravanti prelevato in com-proprietà dal Parma, il difensoreserbo Zoran Mirkovic, MassimoCarrera (dalla Juve), Gigi Lenti-ni (in prestito dal Milan), Stefa-no Rossini (dal Piacenza),Andrea Sottil (dalla Fiorentina),lo svedese Joakim Persson, l’uru-guayano Federico Magallanes e

il portiere Davide Micillo.L’avvio è disastroso. Dopo sei giornate l’Atalantaè ultima in classifica con due soli punti, frutto didue pareggi, in casa con la Fiorentina (2-2) e conl’Inter (1-1). Per il resto sono solo sconfitte: aCagliari (2-0), Vicenza (4-1), Perugia (3-1) e aGenova con la Sampdoria (2-0). Alla settima di campionato arriva la prima vitto-ria. Al Comunale è ospite la Lazio di Beppe

Inzaghi e Pinatoda record!

CAMPIONATO1996/97

CAGLIARI ATALANTA 2-0 1-4ATALANTA FIORENTINA 2-2 0-0VICENZA ATALANTA 4-1 1-3ATALANTA INTER 1-1 0-2PERUGIA ATALANTA 3-1 2-2SAMPDORIA ATALANTA 2-0 0-4ATALANTA LAZIO 2-1 2-3MILAN ATALANTA 1-1 2-0ATALANTA UDINESE 1-0 0-2BOLOGNA ATALANTA 3-1 1-1ATALANTA NAPOLI 2-2 1-0PARMA ATALANTA 0-0 2-1ATALANTA PIACENZA 4-0 1-3ROMA ATALANTA 0-2 4-0ATALANTA VERONA 1-0 1-1JUVENTUS ATALANTA 0-0 1-1ATALANTA REGGIANA 1-0 3-0

R I S U L T A T I A R

Signori e i nerazzurri sfoderano una gran presta-zione, su tutti il ritrovato Gigi Lentini autoreanche di un gol (risultato finale è 2-1). La squadra del Mondo comincia ad ingranare:alla vittoria con i laziali seguono il pareggio conil deludente Milan (1-1) e la seconda vittoria sta-gionale a spese dell’Udinese (1-0). Con i bianco-neri tra i pali diventa titolare, e lo sarà fino a finestagione, Davide Pinato. Superata la batosta alDall’Ara con il Bologna (3-1), l’Atalanta, forte del-la spinta offensiva del trio delle meraviglie, Mor-feo-Inzaghi-Lentini, con la regia degli “architetti”Gallo e Sgrò infila una serie positiva di ben diecirisultati utili consecutivi. Al pareggio interno per 2 a 2 con il Napoli, nesegue un altro, a reti inviolate, a Parma, quindi incasa con il Piacenza addirittura una quaternastende i biancorossi. All’Olimpico, con la Roma,la Dea regala una delle più belle giornate dellastagione con la seconda vittoria in due anni incasa dei giallorossi (0-2).Dopo la pausa natalizia fioccano altri punti: vit-toria, a tempo scaduto con un gol di Magallanesappena entrato, con il Verona (1-0), splendidopareggio al Delle Alpi con la Juve (0-0), nuovavittoria con la Reggiana (1-0) che chiude il gironed’andata. Intanto, in questa inarrestabile ascesa dei neraz-zurri si delinea un record storico per i campiona-

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vezza. Da questo momento la formazione delMondo ha un calo vistoso. Forse perché già appagati, i nerazzurri incassanoben sei sconfitte in otto partite (in trasferta, a

Roma con la Lazio 3-2, a Udine 2-0, aPiacenza 3-1; in casa con Milan 0-2,Parma 1-2, Roma 0-4), rimediandopunti solo con il Bologna (1-1) e conil Napoli (vittoria esterna per 0-1). Inerazzurri si riprendono al Bentegodi,dove pareggiano con il Verona ormairetrocesso, quindi, quando mancanosolo due partite alla fine del torneo,un altro pareggio, in casa (1-1) con laJuve, assicura la matematica salvezza(e lo scudetto ai bianconeri).L’ultima di campionato, in trasfertacontro la retrocessa Reggiana, ha unsignificato particolare; la squadra gio-ca esclusivamente per Inzaghi, arriva-to ad un passo dalla storia: essere ilprimo atalantino a vincere la classifica

dei capocannonieri.E allo stadio Giglio, Superpippo non fallisce l’o-biettivo: la doppietta con i granata lo porta a ben24 reti (in 33 partite) che gli consentono didiventare il bomber della serie A, e regala all’Ata-lanta il decimo posto in classifica.

ti di A dell’Atalanta: lo agguanta Pinato conser-vando l’inviolabilità della sua porta per ben 651minuti; inviolabilità che cade alla prima di ritor-no, in casa con il Cagliari: la partita finisce conuna spettacolare vittoria per 4 a 1, ma la rete delrossoblu Minotti mette fine al record di Pinatoche, tra l’altro, non è neanche incampo, causa un infortunio, sosti-tuito da Micillo.Dopo la soddisfazione per il pareg-gio di Firenze (0-0), con il rien-trante portierone che para un rigo-re di Batistuta, il dramma: il 12 feb-braio, per un incidente stradale,scompare il giovane Chicco Pisaniinsieme alla sua fidanzata AleMidali. Tutta Bergamo è increduladi fronte a questa tragedia, ma lasquadra vuole onorare il ricordodel numero 14 nerazzurro con unavittoria, il giorno dopo i funerali, adanno del Vicenza che, infatti, sub-isce un secco 3-1. Bonacina e com-pagni però risentono molto di questo lutto e nel-la seguente partita, a San Siro con l’Inter, appaio-no scarichi ed incassano un 2-0. Il pareggio con ilPerugia(2-2) e la sonante vittoria con la Sampdo-ria (4-0), con tripletta di Inzaghi) praticamenteassicurano, ad undici giornate dalla fine, la sal-

Pippo Inzaghi,con le sue 24 reti vince,primo atalantinonella storia,la classificadei capocannonieridi serie A

C L A S S I F I C A

JUVENTUS 65PARMA 63INTER 59LAZIO 55UDINESE 54SAMPDORIA 53BOLOGNA 49VICENZA 47FIORENTINA 45ATALANTA 44MILAN 43ROMA 41NAPOLI 41PIACENZA 37CAGLIARI 37PERUGIA 37VERONA 27REGGIANA 19

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1996/97Un adesivo delle Bna

per festeggiareil ventennaledi fondazione

del gruppo

te e in curva le idee su come rilanciare la Nordsono ben chiare. «C’è una buona fetta di giovani ingamba - dichiaravano i responsabili delle Bnaall’inviato di Supertifo - che ci ha seguito e ha capi-to i valori basilari del gruppo, continuando a non ave-re capi, continuando ad andare allo stadio in un certomodo, secondo un’impostazione ultras. Molte curvesono diventate incontrollabili perché non si è saputotenere a bada i più giovani. Dobbiamo inserire le nuo-ve leve e farle diventare una parte vitale del gruppo».Con un precampionato caratterizzato dai violentiscontri nel torneo estivo di Trento con il Verona(1 agosto), la stagione vera e propria inizia, giàalla prima giornata, con la trasferta più lunga.Pronti e via e la meta è subito Cagliari (9 settem-bre 96). Anche per la partenza “a freddo”, che nonha permesso un’efficace organizzazione, al Sant’E-lia si presentano non più di una cinquantina diatalantini. Il campionato comincia ad avviarsi ver-so il dominio delle pay-tv, ma non tutti la pren-dono bene come dimostra l’atteggiamento delMondo che, infastidito dalla presenza ingombran-te di una telecamera, manda a quel paese un ope-ratore di Tele +. Il debutto casalingo è sicuramentead alta tensione; dopo l’incandescente finale diCoppa Italia, la Fiorentina torna al Comunale (16settembre), ma stavolta a prevenire incidenti e taf-ferugli ci sono centinaia di agenti che, addirittura,per un ulteriore sicurezza, fanno entrare allo stadioi tifosi viola a partita già iniziata. Sia prima chedopo, comunque, non si registrano violenze.La squadra stenta ad ingranare, ma la Nord resta

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Per la Nord, decimata dalle diffide,sono anni di transizione

La Nord già da un paio d’anni vive un difficilemomento di transizione. La costante divisione

tra Kaos e Brigate, il ricambio generazionale chefatica ad emergere, ma soprattutto la pesanterepressione che ha decimato i gruppi ultrà, costitui-

scono una forte limitazione alla crescita del-la curva. In un’intervista a Supertifo, le

Bna, proprio in occasione del loroventennale di fondazione, infatti,non nascondono le loro difficol-tà: «Oggi sono certamente cambia-te tante cose, ma in questi anniabbiamo cercato di mantenere unavecchia mentalità. Il gruppo delleBrigate viene fuori da un periodotravagliato, con la curva spaesata.

Si è parlato anche dell’ipotesi di unoscioglimento di fronte a questa situa-

zione di stallo. Lo striscione delle Bna erasempre lì, come facciata, ma alle spalle c’era-

no dei problemi concreti. Un calo cha ha pesato inmodo negativo sulla curva, invitandoci a riflettere, a nonmollare, a curare maggiormente il “vivaio” dei giovani,a far capire cosa significhi appartenere alle Brigate.Vogliamo combattere per la nostra identità, in unmomento sconsolante come quello attuale, dove gli ultrassono visti come il male».La volontà di non mollare è comunque molto for-

9/9/96 - Cagliari-Atalanta - Prima di campionato ed è già la trasferta più lunga; al Sant’Eliasono una cinquantina gli atalantini presenti

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giare, in modo semplicerispolverando i vecchi striscio-ni (primo fra tutti il primo,quello mitico nero), il venten-nale di fondazione. Nei mesisuccessivi, però, le Bna daran-no alle stampe un pregevolelibro fotografico sui loro primivent’anni di storia.Con l’arrivo del Verona, invece,si apre il nuovo anno, è il 5 gen-naio 97, ed anche la serie diincidenti. L’insperata vittoria al90’ con un gol dell’uruguayano

Magallanes, nonbasta a placare latensione degliultrà orobici che,infatti, nel dopo-partita scatenanouna sassaiola con-tro le forze dell’ordine e raggiungo-no anche alcuni tifosi gialloblu coni quali volano randellate.In questo casino, ne fanno le speseanche un auto della Rai e alcunevetture di polizia e carabinieri presea sassate. Così come all’andata a Bergamo,anche il ritorno con la Fiorentina(2 febbraio), a Firenze, in posticiposerale, non fa registrare episodidegni di cronaca, se non per ladenuncia “per atti osceni” ai dannidi un ventitreenne bergamasco reo

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sempre vicina agli uomini del Mondo.Un comportamento che viene elogiato anche dalpresidente Ruggeri, quando, da ultimi in classifica,la Dea riesce a battere la Lazio (27 ottobre) grazieanche alla spinta di un incessante tifo da parte del-la curva. Tuttavia, ogni tanto, la pazienza dei sup-porters atalantini si esaurisce, soprattutto davanti aprestazioni debosciati; come in occasione dellagara, al Comunale, con l’Udinese (17 novembre),quando anche un idolo come Domenico Morfeoviene contestato e fischiato da buona parte del pub-blico, ma non dalla Nord che, infatti, il fantasistanon perde l’occasione per ringraziare. Il 15 dicem-bre la partita con il Piacenza vede le Brigate festeg-

15/12/96 - Atalanta-Piacenza - Le Bna festeggiano, rispolverando i vecchi striscioni, i vent’anni di vita

2/2/97 - Fiorentina-Atalanta - I 200 bergamaschi al seguitonel posticipo serale all’Artemio Franchi

1996/97La copertinadel libro realizzatodelle Brigateper celebrare i primivent’anni di storia

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di essersi calato, sulle gradinate dell’Artemio Fran-chi, i pantaloni per mostrare ai tifosi viola il lorovero volto. Intanto la repressione si fa sempre piùpesante, inasprita dalle nuove disposizioni delgoverno, con il cosiddetto “Decalogo Veltroni”. Nella partita con il Perugia (2 marzo) in curvaNord si vivono momenti drammatici; dopo averfesteggiato con tantissime bandiere le duecentopanchine nerazzurre di Emiliano Mondonico,all’intervallo, nel settore dei Kaos, accade l’impreve-dibile. Luca Spreafico, uno dei personaggi piùconosciuti della curva, per un’accidentale spintacade dalla balconata battendo violentemente ilcapo. Un volo di quasi cinque metri. Insieme a luiperde l’equilibrio anche lo Zenone che, forte dei

suoi novanta kg, precipita proprio addosso a Lucache, così, subisce una botta ancora più violenta del-la precedente. Mentre Zenone si rialza dolorante, immediatamen-te tutti si accorgono delle gravissime condizioni diLuca; trasferito agli Ospedali Riuniti viene sottopo-sto ad un lunghissimo intervento chirurgico perrimuovere un ematoma alla testa. Il giovane ultràresta in coma per giorni, poi fortunatamente se lacaverà anche se i postumi di quella brutta caduta

resteranno ancora. La solidarietàtra i tifosi in queste occasioni nonmanca mai ed infatti, oltre ad unalunga “processione” di amici invisita all’ospedale, a Luca vienededicato, la settimana successivain occasione della partita alComunale con la Sampdoria, lostriscione, appeso in curva Nord,“Luca dai che ce la fai”. Ma altret-tanto fanno i doriani che espon-gono un eloquente “Luca a prestoin balconata”. Quindici giorni dopo è la voltadel Milan (23 marzo). Il dopo-partita, come prassi, vede gli ultràatalantini cercare il contatto con irivali; questa volta si assiste aduna nuova tattica di “attacco”: perla sassaiola ai pullman che porta-

2/3/97Atalanta-Perugia

Grande festaper le 200 panchine

nerazzurredel Mondo

9/4/97Atalanta-SampdoriaSia la Nord che i doriani espongonostriscioni di incoraggiamento a Luca,l’ultrà caduto dalla balconata

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no i rossoneri alla stazione, i tifosi bergamaschi siconcentrano lungo via San Tomaso e Borgo SantaCaterina pronti ad aspettare al varco dell’incrociocon via Battisti gli autobus milanisti. Nella pioggia di sassi e bottiglie viene distrutto ilparabrezza di un blindato dei carabinieri e quattor-dici ultrà nerazzurri vengono fermati e denunciati.L’ultima in casa porta al Comunale addirittura laJuventus (venerdì 23 maggio). I bianconeri, pro-prio a Bergamo e con una giornata d’anticipo con-quistano il loro ventiquattresimo scudetto. Oltreagli juventini fanno festa anche gli atalantini, cheportano in trionfo Pippo Inzaghi, ad un passo dalconquistare il titolo di capocannonie-re. A 90 minuti dal termine della sta-gione SuperPippo dichiarava: «Vogliovincere la classifica dei bomber per dedi-carla a Federico Pisani». Tornando aifesteggiamenti, dopo un campionatoentusiasmante non poteva mancare laclassica pacifica invasione di campo. Itifosi, però, entrano sul terreno di gio-co quando mancano ancora quattrominuti. Il solito assalto alle maglie deigiocatori, ma l’arbitro comunica cheintende arrivare al 90’. Dalla tribuna, dove è relegato perchésqualificato, piomba sul campo l’alle-natore Mondonico che, insieme alsegretario Randazzo, riesce a convince-re gli “invasori” ad uscire dal rettango-lo verde. Per i bianconeri la festa con-tinua nel dopopartita in centro città

dove sfilano lungo viale Giovanni XXIII e PortaNuova con le bandiere fuori dai finestrini delleauto. Uno spettacolo che, però, numerosi bergama-schi di fede nerazzurra non gradiscono. «I caroselli di auto sono durati solo una decina di minu-ti - riportavano i giornali locali -. Chiunque transita-va in macchina da Porta Nuova, sventolando una ban-diera juventina, veniva fatto segno a insulti e ad aggres-sioni con le auto colpite a calci e pugni. E così è andataavanti per qualche tempo, con i vessilli bianconeri datealle fiamme, sino a che, forse sparsasi la voce di quantoaccadeva in centro, i caroselli di auto dei tifosi juventinisi sono bruscamente interrotti».

23/3/97 - Atalanta-Milan - Un altro striscione inneggiante al Mondoe alla Uefa, un traguardo purtroppo solo sfiorato

23/3/97Atalanta-MilanLa carica degliatalantini all’incrociotra via San Tomasoe via Cesare Battisti

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“Chicco e Aleper sempre nel cuore”

Èla notte di Carnevale, sonoappena passate le 2 del 12

febbraio. Chicco Pisani, venti-duenne attaccante della Dea, lasua fidanzata Alessandra Midalie una coppia di amici stannotornando da Campione d’Italiadove hanno passato la serata difesta. All’altezza dello svincolotra l’autostrada dei Laghi e l’A4,alle porte di Milano, la Bmw gui-data dal giovane atalantinosbanda, forse per l’eccessivavelocità, esce di strada e sischianta contro un pilone delcavalcavia. L’impatto è violentis-simo. L’auto si accartoccia su disé, quasi fosse un foglio di sta-gnola. Dentro due corpi giaccio-no ormai senza vita; sono pro-

prio Chicco e Ale che occupavano i posti anterio-ri. I due amici, posti sui sedili posteriori, inveceriportano solo ferite leggere. Poche ore dopo, fin dal primo mattino, la notiziasi diffonde in città, rendendo ancora più freddaquesta giornata d’inverno ai piedi di Città Alta.Chicco Pisani, infatti, era un giocatore molto ama-to dal pubblico atalantino. Giovane, sguizzante,

entusiasmava i tifosi per le sue serpentine e per ilsuo modo di fare sbarazzino. Toscano di Capan-nori, in provincia di Lucca, era arrivato a Bergamogiovanissimo, a soli quindici anni facendo tutta latrafila delle giovanili, tra cui la mitica “bandaPrandelli”, per poi debuttare in serie A con Gior-gi, non ancora diciottenne. E a Bergamo avevaconosciuto, passeggiando sul Sentierone, Alessan-dra Midali, una dolcissima ragazza di Città Altache poi diventerà la sua fidanzata.Tutto l’ambiente atalantino è stravolto; all’allena-mento a Zingonia, alle 9,30, è Mondonico cheraduna la squadra negli spogliatoi per dare la tri-ste notizia. Le porte del Centro Bortolotti si chiu-dono a sguardi indiscreti. Fortunato, il capitano,non trattiene le lacrime, altrettanto fanno altricompagni del povero Chicco. La società, nel frat-tempo, non chiede alla Lega di rinviare la partitacon il Vicenza: «Scendere in campo domenica - spie-gava il segretario Randazzo - sarà il modo miglioreper onorare la memoria di Pisani». Sabato mattina lacittà si stringe intorno ai due feretri per dare l’ulti-mo, estremo, saluto. La Cattedrale è strapiena,così come tutta Piazza Vecchia. Tanti i giovani conla sciarpa neroblu al collo, ma altrettanti i signoricon i capelli grigi, i tifosi della gradinata e dellatribuna. Sono almeno tremila che in religiososilenzio aspettano sul sagrato della chiesa e inpiazza di salutare per l’ultima volta i due fidanza-tini. Con loro, mischiati nella folla, anche famosicalciatori come Vieri, Tacchinardi, Ganz, Ferron,oltre alla rosa al gran completo dell’Atalanta e a

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Federico Pisani e la sua Alessandra

in un momento felice

16/2/97 - Atalanta-Vicenza - La Nord con un lunghissimo striscione saluta per l’ultima volta Chicco Pisani e la sua Ale16/2/97 - Atalanta-Vicenza - La Nord si riempie di striscioni e messaggi per onorare il ricordo di Chicco Pisani e Alessandra Midali

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numerosissime autorità. Ma il saluto vero, i tifosi,lo riservano allo stadio, il giorno seguente, nellapartita con il Vicenza. Al Comunale si respira un’aria triste, anche se èuna bellissima giornata di sole. Il minuto di silen-zio, in cui tutto il pubblico applaude, sembrainterminabile tanta è la commozione. Sugli spaltitantissimi messaggi d’affetto per il povero Chicco.Un lunghissimo striscione “Il cielo sembrerà piùpiccolo con te che dribbli e corri tra le nuvole!Ciao Chicco… Ciao Ale!” avvolge la Nord. E poi,ancora, “Ciao Chicco, salutaci le stelle” e “In cam-po con voi, in curva con noi” e decine di altri“Ciao Chicco”, “14”, “Chicco sempre con noi” acui si aggiunge anche un “Onore a Pisani” espostodai vicentini. Strano il destino: l’Atalanta va in

vantaggio proprio con un gol diPaolo Foglio su assist di Dome-nico Morfeo, ovvero i due piùcari amici di Pisani. Paolo eDomenico corrono sotto laNord a rendere omaggio allamaglia numero 14 esposta die-tro la porta. Dieci minuti doporaddoppia Inzaghi e ancheSuperPippo corre a baciare unostriscione dedicato a Chicco.E da quel giorno, la maglianumero 14 non verrà vestita piùda nessun giocatore e resterà persempre nel cuore di tutti i tifosinerazzurri.

15/2/97BergamoSono oltre 3000le persone che affollanoPiazza Vecchiaper dare il loro ultimosaluto a Chicco ed Ale

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Nell’anno che festeggia il novantesimo difondazione della società, tutto va male, a

cominciare dalla campagna acquisti per finire conla retrocessione in serie B. Nel mercato estivo,infatti, la società perde, in un solo colpo, il triodelle meraviglie che aveva esaltato i tifosi nel cam-pionato appena concluso. Pippo Inzaghi vieneriscattato dal Parma che poi lo gira alla Juve; Gigi

Lentini, torna al Milan che lo tra-sferisce al Toro, mentre Domeni-co Morfeo viene ceduto, per farecassa, alla Fiorentina. A sostituirli vengono chiamatiNicola Caccia, proveniente dalNapoli e Cristiano Lucarelli,ariete del Padova. Tra gli altrimovimenti da segnalare, se ne vail portiere Micillo (alla Reggina)ed arriva Alberto Fontana (dalBari), inoltre rientra CristianZenoni e vengono acquistati lojugoslavo Ljubisa Dundjerski elo sloveno Robert Englaro.La fase iniziale della stagione ècomunque promettente; alla pri-

ma di campionato, la formazione del Mondo rifi-la addirittura una quaterna al Bologna (4-2) tracui un gol di Lucarelli che fa sognare i tifosi. Ilsogno, del resto, è legittimo visto che la domenicaseguente il bomber livornese realizza una dop-pietta che consente di strappare un pareggio alTardini di Parma (2-2). La sconfitta interna con la Sampdoria (0-2) nonpreoccupa più di tanto, considerata la successiva

Una squadra senzagrinta: è retrocessione

CAMPIONATO1997/98

ATALANTA BOLOGNA 4-2 0-0PARMA ATALANTA 2-2 0-0ATALANTA SAMPDORIA 0-2 0-2NAPOLI ATALANTA 0-1 0-1ATALANTA BRESCIA 0-1 2-2LAZIO ATALANTA 0-2 0-0ATALANTA VICENZA 1-3 0-1ATALANTA INTER 1-2 0-4EMPOLI ATALANTA 1-0 0-1ATALANTA LECCE 0-0 1-1ROMA ATALANTA 3-0 1-0ATALANTA MILAN 1-2 0-3FIORENTINA ATALANTA 5-0 0-1ATALANTA PIACENZA 2-2 0-3BARI ATALANTA 0-0 0-2ATALANTA UDINESE 1-1 0-1JUVENTUS ATALANTA 3-1 1-1

R I S U L T A T I A R

vittoria esterna con il Napoli (0-1), mentre quellacon il Brescia al Comunale (0-1) rappresenta piùuna delusione per il valore morale che ha il derbycon le rondinelle che per la classifica; il passo fal-so con i biancazzurri è infatti rimediato nuova-mente con una vittoria fuori casa, stavolta all’O-limpico con la Lazio (0-2).La situazione comincia a farsi più preoccupante,invece, quando arrivano altre due batoste casalin-ghe, prima con il Vicenza (1-3), poi con l’Inter (1-2).Con i veneti la partita è oltretutto molto nervosa ea farne le spese è capitan Bonacina, espulso peruna rissa alla fine del primo tempo, mentre lesquadre stanno rientrando negli spogliatoi. Conla squadra di Ronaldo, invece, la Dea disputa unabuona gara, ma è veramente sfortunata, con trepali colpiti e un gol, quello decisivo, subito a treminuti dal termine. Segue una fase molto critica, in cui monta anchela contestazione del pubblico; la sconfitta adEmpoli (1-0), il pareggio a reti inviolate con ilLecce che, tra l’altro, fa scattare il silenzio stampada parte della squadra, il pesante 3-0 subito all’O-limpico dalla Roma, l’ennesimo passo falso inter-no per mano del Milan (1-2), che anticipa la cin-quina di Firenze (5-0), fanno piombare l’Atalantain fondo alla classifica. I tre pareggi con Piacenza (2-2), Bari (0-0) e Udi-nese (1-1), non sono un gran chè, ma almenosmuovono la classifica, prima della sconfitta conla Juve fuori casa (3-1) che chiude il girone d’an-data. La classifica è impietosa: i nerazzurri sonoterz’ultimi con 14 punti; dietro di loro solo il Lec-

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de l’ultimo quarto d’ora di gioco addirittura innove. Se da un lato la vittoria con l’Empoli (1-0) eil pareggio a Lecce (1-1) alimentano ancora qual-che speranza, la battuta d’arresto casalinga con laRoma all’undicesima di ritorno rappresenta unpasso decisivo verso la B. Nonostante ci sia tutta lapartita per rimontare lo svantaggio (il gol dei gial-lorossi è al 3’), non riesce a combinare alcunchécon una reazione priva di carattere. La situazione peggiora ulteriormente la settimana

seguente con il 3 a 0 incassato dalMilan a San Siro, ma la vittoria con laFiorentina (1-0) e la concomitanza dialcuni risultati negativi delle diretteconcorrenti fanno riaccendere il lumi-cino della salvezza. A quattro giornatedal termine del torneo, la gara di Pia-cenza diventa una sorta di spareggio.Ma quella che doveva essere l’occasio-ne della riscossa, si rivela un incubocon i nerazzurri travolti dagli emilianiper 3-0. A nulla serve la vittoria per 2 a0 con il Bari, visto che alla penultimagiornata la sconfitta di Udine (1-0) inpratica taglia definitavemente le gam-be a tutti.Solo un miracolo, vittoria con la Juveed improbabili sconfitte di Piacenza e

Brescia, avrebbe salvato i nerazzurri.E invece con i bianconeri già campioni d’Italianon si va oltre ad pareggio (1-1) in una partitainterrotta più volte dalla violenta contestazionedella curva Nord.

ce con 11 e il Napoli con 6. Dopo la prima partedel campionato si iniziano a tirare le somme: sot-to accusa soprattutto la coppia d’attacco Caccia(che comincia anche a fare i capricci lamentando-si di non trovarsi bene a Bergamo, una città chedefinisce triste) e Lucarelli, ma anche la mancan-za di grinta e determinazione di tutta la squadra;gli unici che riescono a salvarsi dall’insufficienzapiena sono Sgrò e l’indomito Bonacina. Il ritorno inizia con due pareggi, entrambi per 0 a0: il primo al Dall’Ara con il Bolo-gna di Roberto Baggio, il secondo alComunale con il Parma, gara, que-st’ultima, in cui la formazione delMondo meritava molto di più e cheriesce a riaccendere le speranze disalvezza. La sconfitta a Genova con la Samp-doria (2-0) avvicina nuovamente ilbaratro della B, ma i tre punti con-quistati con il malcapitato Napoli(1-0) e i pareggi di Brescia (2-2) e incasa con la Lazio (0-0) servono aridare ossigeno. Le due sconfitte consecutive con ilVicenza (1-0) e a San Siro con l’In-ter (4-0) piegano il morale. Di fron-te a Ronaldo e compagni, la Dea valetteralmente in barca trafitta quattro volte nelgiro di 25 minuti dopo che già alla fine del primotempo Rustico, il marcatore del Fenomeno, erastato espulso per somma di ammonizioni; stessasorte anche per Dundjerski e così l’Atalanta chiu-

Marco Sgrò,è uno dei pochia raggiungerela sufficienzain questa bruttastagione

C L A S S I F I C A

JUVENTUS 74INTER 69UDINESE 64ROMA 59FIORENTINA 57PARMA 57LAZIO 56BOLOGNA 48SAMPDORIA 48MILAN 44BARI 38EMPOLI 37PIACENZA 37VICENZA 36BRESCIA 35ATALANTA 32LECCE 26NAPOLI 14

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“Tutti colpevoli, tutti in silenzio”.La contestazione si fa dura

Dopo due stagioni ricche di soddisfazioni, ilterzo campionato di A con Mondonico

parte ancora all’insegna del grande entusiasmo.Addirittura per la presentazione della squadra eper dare il via alle celebrazioni per i novant’annidi fondazione, viene organizzato un concerto delcomplesso dei Nomadi. La sera di sabato 12 luglioal Comunale si presentano oltre diecimila perso-ne ad acclamare, oltre agli eredi di Augusto Dao-lio, i giocatori vecchi e nuovi e il Mondo, che tral’altro raccoglie ampi consensi cantando “Io vaga-bondo”.Dalle note, in musica, della presentazione, a quel-le, sul campo, del campionato. Alla prima, in casa,sono ben quattro, secche, suonate al Bologna(7 settembre, 4-0) a cui fa seguito il pareggio per2-2 a Parma (14 settembre). Proprio al Tardini ilnuovo bomber nerazzurro, Cristiano Lucarelli,che ha la gravosa responsabilità di far dimenticarePippo Inzaghi, ha parole di elogio per i tifosi ber-gamaschi: «Sul secondo gol ho fatto il giro del campoper andare a salutare i nostri tifosi - dichiarava il gio-vane attaccante livornese - per festeggiare con loro.Ma è giusto, se lo meritano perché da quando sonoarrivato mi stanno coccolando e in qualche modo devopur ricambiare il loro affetto».Ma a Parma i tifosi orobici si trovano l’amara sor-presa di dover pagare ben 35 mila lire il bigliettodella curva. Un fatto che denunciano con lo stri-scione “Vogliamo prezzi popolari. Vergogna” che

poi espongono anche in altre partite, visto cheanche a Bergamo (così come in molti altri stadi) ilcosto dell’ingresso in curva è salito a 30 mila lire. Il calendario riserva già alla quinta giornata ilderby con il Brescia. È il 5 ottobre e si gioca a Ber-gamo. La partita è ad altissimo rischio e la que-stura si mobilita con oltre cinquecento agenti edue elicotteri. Già al mattino le prime avvisaglieche il pomeriggio sarebbe stato molto caldo. Il presidente del Brescia Gino Corioni viene aggre-dito mentre, alla guida della sua auto, sta percor-rendo viale Giulio Cesare. La vettura viene dan-neggiata, mentre per il patron bresciano solo unforte spavento. Va peggio, invece, ad un giornalistaMediaset, Franco Ligas, che nei pressi dello stadiorimedia due pugni da un paio di bergamaschi, ead un auto della polizia presa a sassate. Ma questo è solo l’antipasto. Nel dopopartita,infatti, scoppia il finimondo. Centinaia di ultràneroblu cercano di raggiungere la curva Sud river-sandosi su viale Giulio Cesare e su via Lazzaretto,dando così vita ad un’autentica guerriglia con leforze dell’ordine che va avanti per ore. Lanci disassi, lattine, bottiglie, una bomba carta che feriscecinque agenti, una “campana” del vetro ribaltata(da cui vengono rimediate centinaia di bottigliet-te), un’altra della carta data alle fiamme, un’auto-pompa dei pompieri, intervenuta per spegnerel’incendio, spogliata di tutte le attrezzature, nume-rose auto danneggiate (due della polizia), sfonda-ti i cristalli di portinerie di alcuni palazzi dellazona, decine di lacrimogeni sparati dalla celere edai carabinieri. Da parte loro, i bresciani distrug-gono i bagni all’interno del loro settore e danneg-

14/9/97Parma-Atalanta

Al Tardinii bergamaschi

protestanoper il vergognosocosto del biglietto

di curva: 35000 lire!

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giano i pullman navetta per la stazione. La batta-glia va avanti per oltre due ore.«Il pullman con la squadra del Brescia - riportavanole cronache - ha potuto lasciare il Comunale soltantoalle 20, mentre gli ultimi quattrocento tifosi brescianidei milletrecento arrivati a Bergamo, sono rimastichiusi nel settore ospiti fino alle 20,30». Il giorno dopo, su tutti i mass-media, si scatenauna furiosa polemica. Gli ultrà atalantini vengonomessi al “rogo” con parole durissime. L’Eco di Ber-gamo titola “La nostra vergogna”, il prefetto AnnaMaria Cancellieri sostiene che «la città una cosa delgenere non la merita», il segretario dell’AtalantaGiacomo Randazzo ribadisce che «la società neraz-zurra è vittima di questa situazione», ma è il sindacoGuido Vicentini che la spara più grossa: «Siamocostretti a considerare la possibilità di chiudere lo sta-dio per un mese». Anche dal punto di vista giudi-ziario il bilancio è pesante: ai tredici arrestati siaggiungono circa centoventi diffidati.

Le esternazioni del primo cittadino infiammanoancor di più la già surriscaldata polemica. Le for-ze politiche e, allo stesso modo, l’opinione pub-blica si divide tra favorevoli e contrari alla chiusu-ra del Comunale. Alla demenziale proposta delsindaco, la curva Nord risponde pochi giornidopo, in occasione della partita di Coppa Italiacon il Bologna (15 ottobre) con una serie di coricontro Vicentini e con lo striscione “Sindaco,società, stampa, questura: vergogna!”Dopo le pesanti accuse agli ultrà bergamaschi, laNord reagisce, nella seguente partita interna, conlo sciopero del tifo. Con il Vicenza (2 novembre),infatti, in curva viene attaccato un solo striscione:

5/10/97Atalanta-BresciaAl termine del derbyscoppiano violenti scontriall’esterno dello stadiotra atalantini e forze dell’ordine

2/11/97Atalanta-VicenzaLa tensione è altissima:la Nord contro tutti,società, questura, stampa,sindaco; per due voltela partita è interrottaper un lancio di torcein campo

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AAttaallaannttaa folle amore nostro

“Tutti colpevoli, tutti in silenzio”. La tensione èancora altissima e si vede. Al 20’ della ripresa,infatti, al terzo gol dei biancorossi (risultato fina-le è di 1-3) gli ultrà bergamaschi sfogano la lororabbia facendo sospendere brevemente la partitaper due volte con il lancio di alcune torce in cam-po. Tensione e malumori continuano a crescere.Con il Lecce (30 novembre) si verifica un episodioche segna un’importante svolta, negativa, dellastagione: dopo sette anni passati sulla panchinanerazzurra, per la prima volta Emiliano Mondoni-co viene fischiato.Il pretesto è la sostituzione di Zanini con Caccia,una scelta poco gradita dal pubblico. E in uno sta-

dio dove perdura lo sciopero del tifo, al termine diuno scialbo 0 a 0, dagli spalti piovono solo fischie insulti a tutta la compagine atalantina. Nella seguente partita interna, la Nord concedeuna tregua e così con il Milan (14 dicembre) tor-na a tifare e, addirittura, ad inneggiare a NicolaCaccia, uno dei giocatori nel mirino dei tifosi ata-lantini.La tregua, però, dura proprio lo spazio dialtre due sconfitte, la prima proprio con i rosso-neri, la seconda, per 5 a 0, a Firenze. Il 6 gennaio,infatti, una trentina di Kaos, approfittando anchedel giorno di festa, piomba a Zingonia per conte-stare duramente la squadra, ma soprattutto l’alle-

natore. «A tranquillizzarli - scriveva L’Eco - non è ser-vito neppure un lunghissimo colloquio (almeno un’o-ra) con il presidente Ruggeri. Così a fine allenamentoecco urla, cori e slogan, la maggior parte dei quali daleggere come un invito a cambiare aria al tecnico. Pas-sato dal cuore della curva al ruolo di bersaglio delleinvettive degli ultrà».Intorno alla questione Mondo sì, Mondo no, lafrattura tra Wka e Bna diventa ancora più profon-da. Se i Kaos non perdono occasione per attaccareil tecnico di Rivolta, dall’altra le Brigate continua-no invece a testimoniargli fiducia e scelgono comeobiettivo della contestazione la società, presiden-te Ruggeri in primis.

La sconfitta in Coppa Italia con ilParma (22 gennaio) fa esploderenuovamente la rabbia agli ultràneroblu. Durante l’incontro, apartire già dai primi minuti, siadalla curva, ma anche dai parter-re della tribuna, piovono sul ret-

tangolo di gioco monete, bottiglie di acqua mine-rale, bottigliette mignon, accendini, torce, arance eperfino pigne (!) che colpiscono ripetutamenteguardalinee e quarto uomo.Al termine della gara, invece, all’esterno dello sta-dio alle monete si sostituiscono i sassi per attacca-re le forze dell’ordine. In viale Giulio Cesare gliultrà, che puntano al piazzale della Sud e al can-cello degli spogliatoi, vengono fronteggiati dapolizia e carabinieri.Le due campane della carta e del vetro vengonoribaltate e incendiate, stessa sorte capita ad unaPanda dei vigili urbani, mentre un paio di cabine

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21/12/97Fiorentina-Atalanta

Pochi in trasferta(le diffide e gli scarsi

risultati pesano)e con il solo striscione

“Tutti colpevoli,tutti in silenzio”

29/1/98In un’intervista su

La Gazzettadello Sport,

il presidente Ruggeridefinisce gli ultrà

neroblu un“branco di caproni”

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del telefono e una pensilina dell’Atb sono distrut-te. Anche l’auto di Ruggeri viene danneggiata. Ilbilancio degli incidenti è di una quarantina di fer-mati (dodici denunciati e una trentina di diffida-ti), che porta a ben 140 il numero degli atalantinicon il divieto di frequentare gli stadi. Il campo, già diffidato, viene così squalificato perun turno (la partita di campionato ancora con ilParma si gioca l’8 febbraio a Cremona davanti acirca seimila atalantini).Ancora una volta i commenti contro la Nord sonomolto duri. La Gazzetta scriveva: «Bergamo, insiemealla sua vicina Brescia, ogni giorno di partite è tartas-sata dagli ultras che mettono in pericolo l’incolumitàdei tifosi che vorrebbero solo vedere la partita, creanoseri danno allo stadio e fuori, incendiano macchine,spaccano vetrine. Da qualche tempo, non si fermanoqui: si avventurano anche in attacchi premeditati alleforze dell’ordine. Il giudice Salamone ha persino inten-zione di aprire un’inchiesta per scoprire se c’è qualcheforza occulta a muovere questi teppisti, mentre il pre-fetto di Bergamo Annamaria Cancellieri ha proposto divietare le partite al Comunale in notturna».Ancora più severo il presidente Ruggeri che, inun’intervista alla “rosea”, non usa mezzi termini edefinisce gli ultrà atalantini «un branco di caproni».A Bologna (1 febbraio), arriva la risposta dellacurva; i pochi bergamaschi al seguito (segno dellaprofonda delusione che regna nella tifoserianerazzurra), privi di bandiere e degli striscioni deigruppi, espongono uno stendardo a caratteri cubi-tali “Ruggeri capobranco”. In un campionato dove gli episodi di violenzanegli stadi continuano a crescere, ai primi di feb-braio, il governo sforna una nuova serie di pesan-

ti provvedimenti repressivi contro gli ultrà comel’inasprimento delle pene per cui per il lancio dioggetti contundenti si passa da tre mesi a tre annidi carcere, la possibilità di imporre l’obbligo di fir-ma in questura per un ultrà già denunciato o con-dannato e il rafforzamento delle sanzioni a caricodelle società che continuano ad avere rapporti coni gruppi organizzati. Il 15 febbraio, in occasione della partita con ilNapoli, al Comunale viene ricordato il primoanniversario della morte di Chicco Pisani connumerosi striscioni e con una vittoria.La Nord, nel frattempo, interrompe lo sciopero econ un gran tifo sostiene la squadra fino alla fine,mentre all’esterno dello stadio, sia prima chedopo la gara, cerca il contatto con il centinaio dinapoletani giunti a Bergamo scontrandosi peròcon la celere. Dopo i gravi incidenti dell’andata, lavigilia della trasferta a Brescia (22 febbraio) èmolto agitata.Da un lato i club Amici non solo rinunciano adorganizzare la carovana di pullman, ma addirittu-

1/2/98Bologna-AtalantaEcco la rispostadella Nord all’attaccodi Ruggeri

22/2/98Brescia-AtalantaUn’immagine dei 1500ultrà bergamaschial Rigamonti

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ra invitano i tifosi atalantini a non seguire la squa-dra al Rigamonti e per questo non effettuanonemmeno la prevendita dei biglietti. Dall’altro, ledue prefetture si mobilitano mettendo in campoun super servizio d’ordine con centinaia di agenti,unità cinofile e due elicotteri. Nonostante questasituazione, i sostenitori orobici si presentanonumerosi, oltre mille cinquecento, in casa deirivali d’oltre Oglio. Incidenti si verificano sia prima che dopo la parti-ta tra tifosi e forze dell’ordine. A Brescia sono isupporters biancoblu a scatenare una violenta sas-saiola contro la celere, mentre gli atalantini, inve-ce, danno vita ad un pesante tafferuglio con lacelere addirittura all’arrivo a Bergamo.«Poco prima della stazione - spiegavano i giornalilocali - qualcuno ha tirato il freno d’emergenza provo-cando l’arresto del treno. Ne hanno approfittato grup-pi di ultras che hanno raccolto sassi dalla massicciataincominciando a tirarli contro gli agenti della scorta ele forze dell’ordine che li attendevano sul piazzaleMarconi. Poliziotti e carabinieri hanno cercato imme-diatamente di bloccare i più scalmanati respingendolicon il lancio di vari lacrimogeni. L’oscurità ha favoritoalcuni gruppetti che sono riusciti ad aggirare il cordo-ne di polizia. A questo punto alcuni ultras diretti versoil centro hanno lanciato dei blocchetti di porfido spac-cando una vetrina degli uffici della Spm e un’altra del-l’agenzia viaggi Ovet, prima di disperdersi in direzio-ne di Porta Nuova».Non passa neanche un mese che nella trasferta aMilano con l’Inter (14 marzo) si verificano anco-ra degli scontri con le forze dell’ordine nuova-mente al rientro alla stazione di Bergamo, dove

vengono fermati una decina di atalantini accusatidi aver danneggiato un vagone. Poco prima, allostadio San Siro, l’Atalanta era incappata in unabatosta per 4 a 0; in una giornata così nera, l’uni-co boato alzatosi dal settore dei tifosi bergamaschiè stato quando Rustico ha steso come una treb-biatrice il Fenomeno Ronaldo (fallo che però ècostato l’espulsione per doppia ammonizione alcoriaceo difensore atalantino). Alla ventottesima giornata l’ennesima sconfittainterna con la Roma (5 aprile) fa perdere quasiogni speranza di salvezza. La partita finisce 0-1 ela squadra rientra negli spogliatoi sommersa dafischi e insulti. Stesso trattamento anche per il pre-sidente Ruggeri. La fiammella della speranza si rianima quindicigiorni dopo con la vittoria sulla Fiorentina e unaserie di risultati negativi delle dirette concorrentiper la salvezza. Il pubblico ritorna a dare la caricacon un grande sostegno fatto anche di speranzosicori “Resteremo, resteremo in serie A”. I sogni di salvezza dei tifosi vengono però defini-tivamente infranti, la settimana seguente, nelloscontro diretto con il Piacenza (26 aprile). Al Gal-leana si presentano oltre tremila bergamaschifiduciosi di vedere gli uomini del Mondo battersifino all’ultimo per una vittoria che significhereb-be la permanenza in serie A. E invece la Dea se netorna a casa con tre gol (a zero) sul groppone e laserie B ormai inevitabile.Gli ultrà al seguito ormai si lasciano guidare dallarabbia. Vengono distrutti i bagni della curva sud e“bombardate” le due tribune con ogni tipo dioggetto, comprese piastrelle e pezzi di lavandino.

26/4/98Piacenza-Atalanta

Basta una fiammelladi salvezza per smuovere

un seguito di migliaiadi tifosi, presenti in massa

al Galleana; ma anchel’ultima speranza svanisce

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Atalanta-Juve: partita sospesa in mondovisione

16maggio, ultima di campionato. Le spe-ranze di salvezza sono aggrappate ad un

miracolo: serve una vittoria contro la Juve, giàcampione d’Italia, e contemporaneamente lasconfitta del Piacenza a Lecce. Già prima della par-tita, in curva Nord, si respira un’aria strana, quasiuna voglia di regolare definitivamente i conti consquadra e società. Però ci sono anche i fiori e gliapplausi per l’ex Pippo Inzaghi e gli striscionidedicati al Mondo (“Merce rara la gratidune. Gra-zie Mondonico” e “ “Un anno sbagliato non can-cella un grande passato” entrambi a firma Bna),alla sua ultima partita sulla panchina nerazzurra.Al 40’ la prima batosta. Il tabellone è impietoso:ha segnato il Piacenza. Nel recupero del primotempo però anche l’Atalanta, con Caccia, si portain vantaggio. Secondo tempo: il raddoppio del Piacenza e ilpareggio della Juve al 69’ tolgono il freno alla con-testazione già annunciata. Dal 73’ in campo arrivadi tutto. Decine di torce, monete, arance, bottigliecostringono l’arbitro a sospendere l’incontro che,

tra l’altro, è trasmesso in mondovisione. La situa-zione è veramente esplosiva. Dalla Nord si alzanominacciosi cori “Invasione, invasione”, anche per-ché, utilizzando un tombino come ariete, un “plo-tone di sabotatori” sta sfondando un cristallo del-la recinzione. Si assiste ad una specie di staffetta:il pesante chiusino di ghisa passa di mano inmano e a turno viene lanciato violentemente con-tro il vetro. Ogni colpo è accompagnato dagli“olè” cantati da tutta la curva. La rabbia, ormai, hacontagiato migliaia di atalantini. Sulle facce dei poliziotti, posti dietro la porta dife-sa da Peruzzi, si legge una profonda preoccupa-zione. Il cristallo si spacca. E poi un altro e unaltro ancora. Ad un certo punto i celerini “bom-bardati” da ogni tipo di oggetto, “invadono” ilcampo e la partita viene sospesa. Decine di agentisi schierano al limite dell’area a formare una bar-riera come in un calcio di punizione. Una scenamai vista al Comunale e che fa il giro del mondo. Dalla Nord qualcuno riesce anche ad entrare sulterreno di gioco e si impadronisce di una cannad’acqua. La scena diventa tragicomica. Il tubo diplastica si trasforma in un trofeo di guerra, da con-quistare a tutti i costi per gli ultrà, da difenderestrenuamente per i poliziotti. Inizia così una

16/5/98Atalanta-JuventusUltima di campionatoesplode la rabbiadella Nord

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improvvisata gara di tiro alla fune. Una decina ditifosi tirano come matti dall’interno della curva,all’altra estremità, invece, altrettanti celerini nonsono disposti a mollare la presa. Per una cannad’acqua! E grazie anche al travolgente tifo della

Nord, dopo alcuni intensi attimi, gli ultrà hannola meglio. E soddisfatti si accaparrano l’ambito“bottino” di guerra. La polizia spara i lacrimogeniin curva. L’aria si fa irrespirabile anche in campo,dove i giocatori, nel frattempo, si sono allontana-

ti dalla zona più rischiosa. La partita rimane sospesa per 13minuti e alla fine squadre e arbi-tro rientrano negli spogliatoiattraverso dal cancello posto sottola tribuna. Le ripercussioni sonopesantissime. Un tifoso arrestato(resterà in carcere una settimana)e cinquanta diffidati che vanno asommarsi ai centoquaranta cheavevano già l’obbligo di firmarein questura tutte le domeniche. Ea rendere ancora più triste e dis-graziato questo anno, neancheuna settimana dopo la fine delcampionato, mentre è in svolgi-mento il torneo delle Bna “Inmemoria degli amici scomparsi”,tutto il mondo ultrà nerazzurro èscosso dalla scomparsa di uno deiragazzi più conosciuti in curvaNord, Ivan Carlessi.

16/5/98 - Atalanta-Juventus - I cristalli della curva vengono giù, uno dopo l’altro, usando un tombino

16/5/98 - Atalanta-Juventus - Le forze dell’ordine entrano in campo e bloccano la partita

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L’Atalanta, guidata dal nuovo tecnico LinoMutti, non riesce, per un soffio, a tornare

subito in serie A sebbene avesse cominciato ilcampionato di serie B con grandi ambizioni.È questo l’anno che segna l’approdo a Bergamodi Cristiano Doni (rilevato dal Brescia) e di Seba-stiano Siviglia (dal Verona).Rientrano inoltre per fine prestito dal Chievo

Luciano Zauri, dall’AlzanoDamiano Zenoni e dal CarpiStefano Lorenzi. Dopo la par-tenza per Salerno di VincenzoChianese (la sua intenzione dinon voler più rimanere a Berga-mo diventa eclatante quando,una volta in ritiro con il restodel gruppo, decide di non alle-narsi) e Magallanes, arrivano aBergamo due nuovi attaccanti:Giacomo Banchelli (dalla Reg-giana) e Michele Cossato (dalVenezia). Le due punte sonostate chiamate per potenziarel’attacco nerazzurro (in realtà idue bomber in questo campio-nato segneranno però solo duereti ciascuno). Questi i movi-

menti di mercato a fronte di risorse da investireche, come si sa, dopo una retrocessione sonosempre esigue, sebbene la buona riuscita dell’o-perazione che ha portato Zoran Mirkovic allaJuve (unita alla comproprietà di Pierre Regonesi)abbia contribuito in maniera considerevole arimpinguare le casse della società orobica. Ma i

Dopo il Mondo,Lino Mutti: è sesto posto

CAMPIONATO1998/99

ATALANTA GENOA 1-0 1-2CHIEVO ATALANTA 2-0 1-1PESCARA ATALANTA 1-0 0-4ATALANTA TERNANA 1-0 1-1NAPOLI ATALANTA 0-0 1-1ATALANTA RAVENNA 1-1 0-0ATALANTA CESENA 0-0 0-0BRESCIA ATALANTA 1-1 1-1ATALANTA LUCCHESE 1-0 2-2VERONA ATALANTA 1-0 2-3ATALANTA COSENZA 3-0 2-2TORINO ATALANTA 2-1 0-1CREMONESE ATALANTA 1-3 0-3ATALANTA REGGINA 2-1 0-0REGGIANA ATALANTA 0-0 0-0ATALANTA LECCE 2-1 0-0F.ANDRIA ATALANTA 0-1 0-0ATALANTA TREVISO 2-2 1-1MONZA ATALANTA 1-2 0-2

R I S U L T A T I A R

cambiamenti della fase di pre-campionato inte-ressano anche i piani dirigenziali: EmilianoMascetti viene nominato infatti nuovo direttoresportivo. I nerazzurri all’esordio di campionatosconfiggono il Genoa (1-0), ma, purtroppo, lacompagine orobica si rivela ben presto fragilesoprattutto dal punto di vista tattico. A dimo-strarlo le sconfitte subite a Verona per due reti azero e quella contro il Pescara (1-0). I bergama-schi tornano a vincere alla quarta giornata dicampionato nella sfida casalinga contro la Ter-nana (1-0). A questo punto del torneo cominciail periodo in cui l’Atalanta si comporta “bene”lontano da Bergamo, ma non altrettanto riesce afare sotto gli sguardi del suo pubblico. A Napolirimedia uno 0-0, risultato che si ripete due setti-mane dopo a Cesena, mentre a sette giorni didistanza la partita con il Brescia termina sulrisultato di 1-1.La vittoria torna a farsi vedere in casa nerazzurracontro la Lucchese (1-0). Gli uomini di Mutti,dopo lo scivolone di Verona (1-0), si riscattanola settimana successiva al Comunale contro ilCosenza (3-0). A Cremona l’Atalanta vince 3-1 esette giorni dopo pareggia con la Reggiana (0-0).Bravi i nerazzurri si dimostrano anche nelle gareimmediatamente successive: conquistano unpunto ai danni del Treviso (2-2), sconfiggonopoi Reggina (2-1), Lecce (2-1), Andria (0-1) eMonza (1-2). Al giro di boa l’Atalanta si presen-ta quindi, per la prima volta in questo campio-nato, al quarto posto in classifica. Se il girone diritorno si apre subito con una bruciante sconfit-ta (per 2-1 a Genova) segue poi una serie positi-

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i gol di Banchelli e Cossato, maè stato il criticatissimo NicolaCaccia a mettere a segno inveceben 18 reti (mentre CristianoDoni, impiegato come trequar-tista, ne realizza in tutto otto).Il giocatore con il maggior numero di presenzein campo si rivela Massimo Carrera (37 in tutto

ed una rete segnata), seguito da Fon-tana (35), Caccia e Gallo (34). Bravosi rivela da subito Zauri nel “ruolo” dijolly a centrocampo, così, altrettanto,fanno bella figura altri giovani delvivaio come Corrado Colombo e igemelli Cristian e Damiano Zenoni.Nonostante le ottime potenzialità, lasquadra non ha mai proposto unacontinuità di gioco offensivo davveroconvincente. La troppa prudenza dell’allenatore,eccessivamente impegnato a non per-dere (per questo non sarà riconferma-to alla guida della squadra), e inumerosi infortuni occorsi ai gioca-tori (vedi quello sopraggiunto allaquattordicesima giornata a Rossini)hanno messo la parola fine ad un

sogno in cui i tifosi avevano creduto davvero. Laserie A sfuma per soli tre punti.La fine di questo campionato è anche segnatodall’addio ai colori nerazzurri di Walter Bonaci-na. Il giocatore bergamasco passa al Monzadopo undici stagioni disputate con la casaccadella Dea.

va lunga ben diciotto partite. Dopo la vittoria perquattro reti a zero sul Pescara, sono sette i pareg-gi consecutivi che i nerazzurri conquistano(Chievo, Ternana, Napoli, Ravenna, Cesena, Bre-scia e Lucchese) domenica dopo domenica. Seguono tre vittorie casalinghe consecutive(Verona, Torino e Cremonese) e il pareggio diCosenza (2-2). Le cose finalmente sembranomettersi bene e infatti a sei giorna-te dalla fine i nerazzurri si trovanoal terzo posto in classifica. Ma ledelusioni non tardano ancora unavolta ad arrivare. Il campionato 1998/99 viene chiu-so dalla Dea con una serie di noio-si pareggi a reti inviolate in quat-tro diverse occasioni (Reggina,Reggiana, Lecce e Andria). Dopol’1-1 contro di Treviso, nell’ultimagiornata, i nerazzurri battono 2-0il Monza.Il nuovo allenatore Mutti falliscequindi la sua missione. L’Atalanta,grande favorita, non è stata pro-mossa in serie A come invece siauspicava. A sorpresa i nerazzurritradiscono i pronostici conqui-stando con 61 punti un sesto posto in classifica(preceduta da Verona, Torino, Reggina, Lecce ePescara). Una vera delusione. L’unica consolazione rimane l’essersi conquista-ta il titolo di miglior difesa del campionato (consoli 27 gol subiti) e con meno sconfitte (cinque).Dopo la partenza in sordina, tutti avevano atteso

Il Cina, capitanoe guerriero dell’Atalanta,lascia i colori nerazzurridopo undici campionatiin cui ha vestitola maglia della Dea

C L A S S I F I C A

VERONA 66TORINO 65REGGINA 64LECCE 64PESCARA 63ATALANTA 61BRESCIA 56TREVISO 56NAPOLI 51RAVENNA 51CHIEVO 48GENOA 46CESENA 45MONZA 45TERNANA 45COSENZA 43REGGIANA 41FIDELIS ANDRIA 40LUCCHESE 37CREMONESE 20

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«Non era mai accaduto - riportavano i giornali - nonsolo a Bergamo, ma in tutta Italia che un così altonumero di tifosi fosse denunciato e poi interdetto adandare allo stadio. Fino ad oggi erano proprio gli ata-lantini a detenere il record di diffidati, con 115 ultràcostretti a passare la domenica lontani dalle partite.Ma sono bastati 10 minuti di follia dei supporters delGenoa per superare il record orobico».Tutt’altra atmosfera si respira invece con l’arrivo alComunale della Ternana (27 settembre). Il gemel-laggio tra Freak e Bna è ribadito con applausi reci-proci tra le due curve e striscioni rossoverdi-nero-blu come quello che ricorda dei cari amici scom-parsi (“Zuzza, Ivan, Laurent nei nostri cuori”),oppure un altro che ricorda come l’amicizia vada

27/9/98Atalanta-Ternana

Striscioni di amiciziain curva Nord

per l’arrivodei ternani

al Comunale

La repressione si fa pesante;fioccano decine di diffide

La dura contestazione del campionato prece-dente continua anche in quella nuova.

Emblematica la situazione in cui si svolge la pre-sentazione della squadra; dai diecimila tifosi esta-siati da un Mondonico in versione cantante e dalconcerto dei Nomadi, alla trentina di incazzatiatalantini che a forza di insulti al presidente riba-discono che la retrocessione non è stata ancora

digerita. Per farcapire ulterior-mente l’atmosfe-ra, quasi tuttiindossano unamaglietta con la

scritta “Ruggeri vatte-ne”. Per Lino Mutti, invece,c’è spazio anche per qual-che applauso. Nel debutto in casa si regi-strano già i primi inci-denti. Con il Genoa (5settembre) il nuovoquestore Salvatore Pre-senti lancia un segna-le chiaro al mondoultrà bergamasco e

non; in un sol colpo, infatti,vengono fermati e diffidati per un anno

ben 130 genoani rei di aver compiuto dei danni suun paio di pullman navetta che dallo stadio listanno riportando alla stazione ferroviaria.

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Luglio ‘98Al raduno

della squadra,gli ultrà neroblu

si presentanoindossando

una magliettacontro il presidente

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oltre il risultato (“Amici sempre, comunquevada”). Già ad ottobre (11 e 18), però, il clima nel-l’ambiente atalantino ritorna teso.Due scialbi pareggi interni con il Ravenna ed ilCesena scatenano la prima contestazione dellastagione da parte della Nord che sommerge i gio-catori nerazzurri con bordate di fischi. In questasituazione non proprio sereno si presenta, conmille timori di incidenti, il derby con il Brescia alRigamonti. La partita cade inconcomitanza con la festa del 1novembre e la vicinanza dellostadio di Mompiano al cimiterocittadino getta nel panico le pre-fetture e le questure delle due cit-tà. Il rischio che scoppino vio-lenti tafferugli che possano coin-volgere anche i visitatori delcamposanto spinge le autorità arimandare “per motivi di ordinepubblico” la partita al martedìsuccessivo alle ore 14,30.La decisione viene comunicataaddirittura al venerdì pomerig-gio, a sole 48 ore dalla gara. Siarriva, quindi, al martedì. Non-ostante il giorno feriale e la scar-sa affluenza di pubblico, la pre-senza di forze dell’ordine èimpressionante: oltre quattro-cento agenti, per altrettanti sup-

porters atalantini, spengono le forti tensioni tra ledue tifoserie e sia prima che nel dopo gara non siregistrano incidenti di rilievo. Nell’incontro al Delle Alpi con il Toro (28 novem-bre), l’attenzione degli ultrà neroblu è concentra-ta più sull’ex Mondonico che sui granata. Ancorauna volta la Nord si spacca: da un lato le Bna cheespongono uno striscione di saluto al tecnico diRivolta (“Ciao Mondo” si legge), dall’altra i Kaos,

3/11/98 - Brescia-Atalanta - Per motivi di ordine pubblico la partita si gioca al martedì pomeriggio;la presenza di bergamaschi è ridotta a circa 400 ultrà

3/11/98Brescia-AtalantaI giocatorial termine della garalanciano le magliein curva

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strenui contestatori dell’ex allenatore e lo dimo-strano con due eloquenti stendardi. Il primo,pesante, “Mondo cane”, il secondo meno offensi-vo, ma più graffiante, “Meglio in B che con unmister così”. Dalla parte opposta, invece, la Mara-tona lancia continui attestati di affetto verso il tec-nico granata con cori e striscioni proMondonico.E lui, l’ex idolo della Nord, come la prende? «In modo impassibile - scriveva L’Eco - Per tutta la

gara se ne sta con le braccia dietro la schiena, in silen-zio (anche in occasione dei due gol granata) e alfischio finale di corsa nello spogliatoio senza rilasciare,poi nel dopogara, alcuna dichiarazione». Galvanizzati da un momento positivo, anche nel-le trasferte più lunghe gli striscioni della Nord cisono sempre, come ad esempio ad Andria (10gennaio) dove la cinquantina di bergamaschi sce-si in Puglia se ne ritorna con la soddisfazione di

aver visto una vittoria. Nella partita con il Pescara (14febbraio) a Bergamo si ricordaanche il secondo anniversariodella morte di Federico Pisani edella sua Alessandra.Una coreografia di palloncini etanti striscioni esposti in curvaNord, fanno da cornice a questagiornata, mentre la settimanaseguente, a Terni, vanno in scenanuovamente i reciproci attestatidi stima e amicizia tra le duetifoserie. L’arrivo del Napoli al Comunale(28 febbraio), come al solito, èaccompagnato da forti tensioni.E gli incidenti non mancano.L’episodio più grave si verificaintorno a mezzogiorno in viaGoisis, nei pressi dello stadio.

28/11/98 - Torino-Atalanta - La prima contro il Mondo spacca ancora la tifoseria: le Bna lo salutano,mentre i Wka lo attaccano con pesanti striscioni

10/1/99 - Fidelis Andria-Atalanta - Gli atalantini scesi in Puglia non sono molti,una cinquantina, ma si fanno comunque sentire e la Dea conquista anche una vittoria

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Tre giovani partenopei vengono aggrediti ed unodi essi, Michele Allocca, viene colpito da una bot-tiglia all’occhio sinistro. Ricoverato d’urgenza aiRiuniti, il tifoso azzurro, napoletano di nascita,ma residente a Ferrara, perde l’occhio. In serataviene arrestato, con l’accusa di lesioni gravissime,un ventiquattrenne di Gorle, ma già il giornoseguente, con un gesto di grandissimo coraggio eresponsabilità, si presenta in questura un ragazzodei Kaos, l’Hurrà, per confessare che la bottigliache ha colpito il tifoso napoletano l’aveva lancia-ta lui. Il ventiquattrenne di Gorle viene così scar-cerato, ma in compenso 24 ore dopo altri quattroultrà della Nord vengono denunciati. Nei mesiseguenti si svolgerà un processo lungo e difficile,che vedrà poi condannato in primo grado l’Hurràa ben cinque anni e quattro mesi (pena ridotta inappello a due anni e otto mesi), mentre gli altriimputati verranno assolti per mancanza di prove.Se all’andata era filato tutto liscio, anche per ilposticipo al martedì pomeriggio, al ritorno lamusica è un po’ più “vivace”. L’arrivo a Bergamo dei bresciani (28 marzo),infatti, scalda un pomeriggio di inizio primavera.«Una città in stato d’assedio sin dalla tarda mattinata- riportava il principale quotidiano orobico - ripe-tute cariche delle forze dell’ordine fuori dallo stadio perfermare gli ultrà atalantini che cercavano di scontrar-si con i tifosi bresciani, lancio di lacrimogeni. E anco-ra, un treno distrutto dalla tifoseria biancazzurra, dueagenti di polizia contusi, cinque carabinieri feriti negliscontri, sedici bergamaschi denunciati, due arrestati,un operatore Rai contuso da un pugno, un altro rimo-sto ferito mentre scendeva dal treno dei supporters bre-sciani dopo aver ripreso le devastazioni all’interno del

convoglio. È questo il bilancio del derby». Efficaceanche il racconto degli scontri nel dopopartita.«Le 18 sono passate da pochi minuti, quando alcunecentinaia di tifosi bergamaschi si avviano lungo vialeGiulio Cesare per raggiungere il settore riservato aisostenitori bresciani. La situazione i pochi minuti pre-cipita. Cominciano i lanci di oggetti (compreso untombino) da parte dei tifosi, sempre più intensi. Le for-ze dell’ordine si oppongono con i lacrimogeni: alla finedella guerriglia ne avranno sparati almeno venti». Daparte loro, i novecento bresciani al seguito, nelviaggio di ritorno, distruggono quattro vagoni deltreno. Il pomeriggio di fuoco, scatena, ancora una volta,accese polemiche nei confronti degli ultrà atalan-tini. Sindaco, assessori, prefetto, residenti e com-mercianti della zona dello stadio e perfino ilvescovo, tutti hanno parole di condanna per lacurva Nord. E il questore minaccia: «All’inizio del

21/2/99 - Ternana-Atalanta - Clima di amicizia allo stadio Liberati tra le due tifoserie

28/3/99Atalanta-BresciaUn classico striscionededicato ai rivalibresciani

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campionato avevamo lanciato ai tifosi una proposta didialogo che, evidentemente, non è stata recepita. Allo-ra avevamo detto: “mano tesa, ma dura”. Adesso nonci resta che il pugno duro: utilizzeremo tutti gli stru-menti, sia penali che amministrativi, che la legge ciconsente. Non ci sarà più alcun atto di clemenza».E di fatti scattano subito una ventina di diffide,oltre ai sedici denunciati.Il pugno di ferro del questore Presenti porta adun’ulteriore militarizzazione della domenica alComunale. Se con il Verona (11 aprile) l’ingentepresenza di agenti frena le possibili intemperanze,quindici giorni dopo, invece, l’arrivo del Toro sfo-cia in tafferugli. «Quando giungono sul piazzale del-la Sud, alcuni pullman hanno le porte spalancate, for-zate dagli occupanti l’autobus, e gli ultras granata si

riversano sul piazzale sorprendendo polizia e carabi-nieri. I blindati della celere non hanno ancora comple-tato lo schieramento e sulla destra c’è un ampio varco.All’angolo con viale Giulio Cesare un gruppetto di ber-gamaschi: le due fazioni entrano in contatto. Volanocalci e pugni poi arrivano le forze dell’ordine a separa-re i contendenti». All’interno dello stadio, pocodopo, si assiste nuovamente alla spaccatura trapro e contro Mondonico. Per l’ex allenatore cisono gli striscioni positivi delle Bna (“Un annopassato non cancella un grande passato. GrazieMondo”), ma anche fischi da parte di una buonafetta della Nord. Le ultime, pessime, prestazioni di Bonacina ecompagni, a fine stagione fanno sfumare le ambi-zioni di promozione della squadra di Lino Mutti.La rabbia della Nord scoppia una prima volta neldopogara con l’Andria (30 maggio) quando alcu-ne centinaia di supporters nerazzurri cercano disfondare i cancelli degli spogliatoi obbligando lasquadra a restare chiusa all’interno del Comunaleper oltre due ore. All’ultima interna, con il Monza (13 giugno), lacontestazione diventa ancora più dura, con lanciodi oggetti in campo, un tentativo di invasione conun cristallo di recinzione sfondato usando pali dicartelli stradali, un fitto tiro al bersaglio versopoliziotti e carabinieri e il settore delle Bna lascia-to polemicamente vuoto. Frequenti anche i coricontro Ruggeri che, dalle colonne de L’Eco,risponde attaccando la tifoseria più calda: «Certagente meriterebbe la terza categoria, altro che serie A».

13/6/99Atalanta-Monza

All’ultima giornata,la delusione per la

promozione mancata,scatena la contestazione

della Nord

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Dell’Atalanta Supporters, la svolta:mentalità, unità, responsabilitàe apolitica

Con la costituzione dei Supporters si apreuna nuova svolta, molto marcata, nella

linea guida della curva. Una nuova mentalità, piùresponsabile, apolitica, che darà un forte rilancioalla Nord. «Le basi dei Supporters - spiega il Bocia - vanno fat-te risalire al campionato 1995/96 quando nelle Briga-te prese piede l’idea di un’entità un po’ diversa, laNuova Guardia a cui facevano parte, oltre al sotto-scritto, l’Ivan, Pelè, Danilo, il Ciccio, Michelone,Gaglià, Gigi de San Pol, solo per citare alcuni nomi.Volevamo portare, soprattutto in trasferta, più serietà,intesa come una ricerca dello scontro leale, un princi-pio alla base della mentalità ultras. Per noi serietàvoleva dire, ad esempio, non arrivare all’ultimomomento nelle città avversarie, perché per strada, agliautogrill, ci si attardava a bere un Campari o a farecazzate. In quel periodo c’era ancora un po’ di tensio-ne all’interno delle Bna, per via della visione diversadella curva tra i “vecchi” e le nuove leve. Per noi piùgiovani, infatti, era importante unire la Nord, per esse-

re più forti nello scontro con le tifoserie rivali. Voleva-mo andare al di là dei gruppi interni, visto che poi,durante le cariche, quello che contava era il colore del-la sciarpa e non il nome del gruppo che c’era stampa-to sopra. Alcuni “vecchi”, però, non accettavano anco-ra questa visione globale della Nord, non riuscendo asuperare lo steccato del proprio gruppo, Bna e Wka chefosse”. Dopo gli scontri di Firenze nella finale diCoppa Italia, nei quali proprio la Nuova Guardiasi trova in prima fila, nella gara di ritorno alcunediffide mirate decimano il gruppo proprio nellasua iniziale fase di crescita; crescita che avevaimboccato il binario giusto, al di sopra dei gruppistorici, tanto che aveva assunto anche la sigla diGT, ovvero Gruppo Trasversale. Tra le prime iniziative, va segnalata la realizzazio-ne delle felpe “diabolik” (quelle con collo moltoalto a coprire, in caso di necessità, anche il viso)una novità assoluta in Italia, tanto che vengonosubito adottate anche da molti altri gruppi ultrà.Dopo la finale con i viola, anche nell’estateseguente si registra un altro passo importante dicompattezza e unità. «Fu in occasione del torneo diTrento (1 agosto) - precisa Claudio “Bocia” Galim-berti - quando ci scontrammo in modo deciso con iveronesi. Un contatto leale, da veri ultras, che portò

01/08/96 - Verona-Atalanta (Torneo estivo a Trento) - Durante gli scontri con i veronesi a Trento, la Nord dà i primi segnali di unaritrovata unità; nella foto lo striscione esposto al Comunale nella partita di campionato con i gialloblu

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però al fermo di due di noi da parte delle forze dell’or-dine. Per evitare che la situazione, già tesa, degeneras-se, la polizia preferì rilasciare i due bergamaschi, acondizione, però, che tornassero tutti a Bergamo. Aquel punto, dopo una consultazione tra i vari gruppi,in virtù del fatto che nello scontro con i gialloblu, cer-cato da noi, si era fatta una buona figura, tutti stacca-rono i propri striscioni e uscirono dallo stadio tranquil-lamente. Un’azione, finalmente, unità e compatta». Le diffide, dopo la parentesi estiva, si fanno senti-re, rallentando il lavoro di unità che si stava por-tando avanti e creando un clima di tensione ancheall’interno della curva. Lo zoccolo duro della Nuo-va Guardia, ancora comun-

que legato alle Bna, per unacuirsi delle incomprensioni con alcuni verticidelle Brigate, si stacca in modo più marcato, tro-vando però l’appoggio, importante, di alcuniimportanti storici esponenti della Nord, molti deiquali ritornano ad essere attivi proprio sull’entu-siasmo di questa nuova mentalità crescente. «Era-vamo sempre più convinti - continua il Bocia - dellanecessità di unire le forze all’interno del panoramaultrà neroblu, all’insegna della mentalità che avevaguidato i gruppi ultras atalantini nei loro primi anni:amicizia, solidarietà, coinvolgimento di tutta la curvae di tutta la città. Con una base ideale seria e decisa,

anche negli scontri saremmo stati più numerosi e com-patti». Con la scadenza delle diffide per gli scontridella finale con la Fiorentina, all’avvio della sta-gione 1997/98 alcuni tra i ragazzi più carismaticidella Nord ritornano in balconata, delineandocosì il proseguimento dell’azione della NuovaGuardia. Che, però, ha una nuova battuta d’arre-sto già alla quinta giornata di campionato, inoccasione del derby con il Brescia.«Le diffide dopo gli incidenti - racconta ancora ilBocia - furono pesantissime, addirittura oltre cento-trenta, tra cui tantissimi del nostro gruppo. C’è da direche la partita con i bresciani era attesissima visto che

rappresentava la prima occasione chesi presentava dal famoso furto dellostriscione al Rigamonti». La pesantemazzata della questura decima laNord che va così incontro ad unastagione difficilissima, peggiora-ta, poi dagli scarsissimi risultatidella squadra. «Tutto l’ambiente

subì una forte disgregazione - prosegue Claudio -nella quale prese spazio una forte connotazione politi-ca, troppo forte, sull’onda della nascita dei primi cen-tri sociali a Bergamo. Fino ad allora la politica, che delresto molti di noi praticavano, era rimasta fuori dallacurva, poi, invece, in questo periodo entra marcata-mente nella Nord, creando così anche litigi all’interno.Ad esempio non ci fu mai una decisione di curva diesporre la grande bandiera con il Che Guevara, masolo singole persone. Con la politica aumentò così laspaccatura tra Bna e Wka. Dovevamo tornare allamentalità dei vecchi gruppi della Nord che ci avevanoinsegnato ad amare, prima di tutto e sopra tutto, l’A-talanta, con dei principi ultras, basati sullo scontro, l’a-

19/12/98Reggiana-Atalanta

Per la trasfertaallo stadio Giglio

i Supportersorganizzano il loroprimo, selezionato,

pullman

5/10/97Atalanta-Brescia

Le pesantissime diffide,oltre 130, decimanola Nuova Guardia,ritardando ancoral’azione di unità

della Nord

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micizia, l’unità, quindi senza politica, di nessun tipo.La politica è una cosa seria, per questo non va mischia-ta con il calcio e il tifo».Se fino a questo momento i ragazzi della NuovaGuardia continuano, pur tra mille punti di vistadifferenti, a sentirsi ancora parte delle Bna, la tra-gica scomparsa dell’Ivan, nel maggio ’98, segna unpunto di svolta definitivo. «La sua scomparsa avevacolpito tutti - precisa il Bocia - e al tempo stesso ave-va fatto capire a tanti che quell’amicizia, a cui luiteneva tantissimo, che legava il gruppo non c’era più,finita in mille pezzi da continui litigi. Da lì capimmoche, come un matrimonio non è sempre eterno e puòfinire anche in un divorzio, allo stesso modo anche unultras sia sempre per forza all’interno del medesimogruppo». Ecco, allora, che insieme a gente prove-niente dai Kaos, con cui prima negli anni indietrospesso si era litigato, come il Trap, ol Frigè, Ange-lo di Bolgare, Piana, Sesti, i ragazzi della NuovaGuardia danno vita, all’inizio del campionato1998/99, ai Supporters. «Già al torneo delle Bnaqualche mese prima, a maggio - precisa il Bocia - ave-vano costituito una squadra nuova, composta proprioda ragazzi misti, un po’ Bna e un po’ Wka, denomi-nata “Prima, durante, dopo”. Divisa da gioco, unamaglietta nera con il logo della Dea in blu e la scrittaAtalanta Supporters». Sulla scelta di queste due denominazioni, la spie-gazione è semplice. “Prima, durante, dopo…”nasce dalla consuetudine dei giornalisti sportivi di

riportare la notizia di incidenti con la formula“Incidenti prima, durante e dopo la partita”, asimboleggiare, quindi, il concetto dell’importanzadello scontro nella mentalità ultras. Supporters,invece, è un nome chiaro, sinonimo di tifosi,quindi di aggregazione. «Essendo il nome UltrasAtalanta già utilizzato da un gruppo di studenti a cuinon volevamo mancare di rispetto - chiarisce Galim-berti - e visto che, tra l’altro, non volevamo copiare gliUltras Brescia, optammo appunto per Supporters, omeglio “dell’Atalanta Sup-porters”, per dare l’idea diuna tifoseria nel suo com-plesso e non di un singologruppo». Il debutto dellanuova entità della Nordavviene in occasione della tra-sferta di Reggio Emilia (19dicembre 98), quando vieneorganizzato il primo, seleziona-to, pullman. Unici ministri-scioni al seguito, un “Prima,durante, dopo” e un “Suppor-ters 1907” entrambe a dueaste. Il battesimo sul campodel gruppo, però, avviene inCoppa Italia a Firenze quando,dopo aver eluso i controlli della polizia uscendoal casello precedente a quello solito per lo stadio,il pullman dei Supporters arriva allo scontro diret-

27/1/99Fiorentina-Atalanta(Coppa Italia)È il “battesimo”sul campo deiSupporters che cercano,e trovano, lo scontrocon i viola; si notinole prime “artigianali”due aste “Supporters”e “Prima, durante, dopo”

Maggio ‘98In occasionedel torneo di calciodelle Bna vienerealizzata la primamaglietta conla denominazioneAtalanta Supporters

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2/4/00Atalanta-BresciaFa il suo debutto

al centro della Nordlo striscione

“A guardia di una fede”

to con i viola. In casa, invece, per rafforzare il con-cetto di unità si posizionano proprio nella balco-nata centrale, a riempire il vuoto tra Bna e Wka.Con la stagione 1999/00 (dopo l’ennesima diffidadi un anno che colpisce i vertici del gruppo aseguito degli scontri in Atalanta-Napoli del 28febbraio 99), i Supporters, con la loro nuova men-talità, acquistano ben presto grandi consensi eaumentano a vista d’occhio le adesioni.Anche le riunioni al covo di Torre Boldone (il barBig Ben, già ritrovo delle Bna ad inizio anni ottan-ta sono sempre più affollate).E con il Brescia (2 aprile) fa il suo esordio ancheil grande striscione “A guardia di una fede” postoin alto al centro della curva («Fatto tutto a mano -dice orgoglioso il Bocia -: le lettere le avevo ritaglia-te io su disegno dell’Alex di Ponteranica e poi avevamofatto cucire il tutto da un artigiano»): una frase,anche questa, di unità e non di gruppi divisi. L’e-splosione dei Supporters, a cui aderiscono benpresto molte figure storiche della Nord, tra cui ilBaffo, i fratelli Mafia, il Barba di Villa d’Adda, loSvizzero, Salvi, Civera, Oliviero, Giorgio vieneribadita subito dalla coreografia allestita in Ata-lanta-Cesena (ultima di campionato) e dall’orga-

26/8/00 - Atalanta-Reggina (Coppa Italia)In curva viene distribuito il “manifestoprogrammatico” dei Supporters: politica,

gemellaggi, responsabilità, la svolta è ufficiale

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nizzazione della festa in piazza per la promozioneche delineano come il nuovo gruppo abbia presoin mano le redini della curva. E a rimarcare ancora di più la leadership del“gruppo” (le virgolette sono doverose visto che iSupporters hanno sempre rifiutato l’etichetta digruppo) guidato dal Bocia all’interno della Nord,all’inizio della stagione 2000/01 viene distribuitoun volantino in cui vengono ribaditi i punti cardi-ne della nuova mentalità: no alla politica («In cur-va deve essere eliminata totalmente; viviamo in unacurva dove vi sono 6000 persone di qualsiasi statosociale, dottori, avvocati, disoccupati, operai, bambini,nonni, ma tutti lì solo per una sola passione, tifare lasquadra della propria città. Il nostro significato vuoleessere solo Bergamo, Atalanta, Ultras»), basta con igemellaggi («Non vogliamo più parlare di gemellag-gi, bensì di rispetto»), più responsabilità personale(«Incidenti: altro che fare solo casino, qui c’è gente chesi caga letteralmente addosso appena viene presa einfama chiunque pur di farla franca; lo diciamo confermezza che ognuno deve smetterla di fare il gradas-so, ma prendersi le proprie responsabilità d’innanzi alproblema principale quale l’arresto»). È il vero iniziodella svolta.

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L’Atatanta della stagione 1999/00 conquistala sua nona promozione in serie A propo-

nendo il miglior calcio della cadetteria.Giovanni Vavassori, dopo nove stagioni comeallenatore del vivaio nerazzurro e a pochi mesidalla vittoria con la Primavera del titolo italiano,viene chiamato a guidare la prima squadra. Tra igiocatori partenti alla vigilia del campionato si

segnalano i nomi, oltre a quellodi Walter Bonacina (che appro-da al Monza), di Andrea Sottil(passato all’Udinese) e di NicolaZanini (ceduto al Pescara). Gli ingaggi estivi degni di notarisultano invece quelli di Marco“Nippo” Nappi e quello delgrande Claudio Caniggia, che facosì ritorno a Bergamo dopo set-te anni. Rientra pure CesareNatali dal prestito al Lecco. Alivello dirigenziale, il finale dellastagione sarà invece caratterizza-to dalla cessione delle quotesocietarie da parte di Miro Radi-ci a Ivan Ruggeri.I nerazzurri nell’indimenticabileed esaltante stagione 1999/00

dimostrano di saper “progettare sul campo”, tan-to in fase d’attacco quanto in quella di difesa e dioffrire al tempo stesso un gioco divertente, unvero spettacolo che la Bergamo calcistica fino adora aveva conosciuto raramente.Un assaggio del bel gioco portato dal 4-4-2 pro-posto dal mister di Arcene, si vede già nelle ami-

Con i giovanidel Vava si vola in A

CAMPIONATO1999/00

COSENZA ATALANTA 0-1 1-1ATALANTA TREVISO 3-2 1-2RAVENNA ATALANTA 1-3 0-1ATALANTA NAPOLI 1-0 0-1TERNANA ATALANTA 1-1 2-1ATALANTA PESCARA 3-1 1-0SAMPDORIA ATALANTA 1-0 3-3ATALANTA PISTOIESE 3-1 0-0MONZA ATALANTA 1-0 1-3BRESCIA ATALANTA 0-0 1-1ATALANTA SALERNITANA 2-0 1-0VICENZA ATALANTA 5-3 0-1ATALANTA GENOA 1-0 1-2ATALANTA CHIEVO 0-1 1-1EMPOLI ATALANTA 0-0 1-1ATALANTA ALZANOVIRESCIT 1-0 0-0FERMANA ATALANTA 1-0 0-4ATALANTA SAVOIA 4-1 2-1CESENA ATALANTA 1-1 1-1

R I S U L T A T I A R

chevoli estive. E all’esordio ufficiale in campiona-to, i nerazzurri dimostrano di non voler deluderele aspettative espugnando Cosenza (1-0) prima eregistrando poi, nelle cinque gare successive, benquattro vittorie (Treviso, Ravenna, Napoli e Pesca-ra) ed un pareggio (Ternana). Come inizio non è male davvero. La prima scon-fitta stagionale arriva invece sul campo dellaSampdoria (1-0) alla settima giornata.I nerazzurri nel corso del girone d’andata vengo-no superati anche da Monza (1-0), Vicenza (5-3),Chievo (0-1) e Fermana (1-0). Se a Brescia pareggiano con uno 0-0 (partita que-sta in cui Caniggia si infortuna; l’argentino rien-trerà solo a gennaio), vincono invece in casa conla Pistoiese (3-1), la Salernitana (2-0) e il Genoa(1-0). Tra le vittorie più larghe di questa primametà di campionato va ricordata quella conqui-stata al Comunale ai danni del Savoia (4-1), men-tre tra le soddisfazioni più grandi doveroso èannoverare il gol di Nappi siglato nello storicoderby con l’Alzano Virescit.Il girone di ritorno vede l’Atalanta ripartire un po’in affanno, perdendo tre partite su cinque, a Tre-viso (2-1), a Napoli (1-0) ed anche in casa controla Ternana (1-2). I punti arrivano solo dal pareggio interno con ilCosenza (1-1) e dalla risicata vittoria, ancora incasa, con il Ravenna (0-1).Dopo cinque mesi di digiuno di vittorie esterne,gli uomini di Vavassori decidono infine di dare untaglio al “grigiore” del recente passato vincendo aPescara (0-1) e, pochi giorni dopo, pareggiando

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Zauri e per alcune partite Ste-fano Lorenzi.Inoltre ha lanciato MassimoDonati a centrocampo e Fau-sto Rossini in attacco.E i numeri del resto parlanochiaro: come già accaduto l’anno prima, i neraz-

zurri vantano la miglior difesa delcampionato (con 34 gol subiti), sirivelano la seconda squadra che havinto di più (ben 17 volte) e, dopo ilBrescia, anche quella che ha persomeno (in tutto solo nove volte). Ma sono due i veri grandi protagonistidi questa esaltante stagione: CristianoDoni e Nicola Caccia.Mentre il primo conquista non solo icuori dei tifosi, ma anche il ruolo dileader sul campo (segnando pure ben14 reti), l’attaccante napoletano lasciaBergamo a fine stagione circondatodalle critiche perché accusato di ecces-sivo individualismo in campo.Indubbia però rimane la qualità delcontributo del bomber di Cisterna allacausa nerazzurra.

Nelle tre stagioni disputate all’Atalanta ha messoa segno infatti ben 40 gol, di cui 16 proprio nellastagione 1999/00.L’amaro in bocca invece rimane per il ritorno pur-troppo infelice di Caniggia, rientrato a Bergamoreduce da due stagioni di inattività e penalizzatodall’infortunio di Brescia.

con la Sampdoria (3-3). Da qui comincia quindilo sprint verso la promozione e l’approdo allamassima serie. Dopo il pareggio di Pistoia (0-0), l’Atalanta vinceinfatti contro Monza (3-1), Salernitana (0-1),Vicenza (1-0) e pareggia con il Brescia (1-1). Laprima sconfitta dopo questa serie positiva arrivainvece per mano del Genoa (2-1).Da questo momento in poi delcampionato, i nerazzurri conqui-stano tre pareggi, di cui due casa-linghi (contro Empoli e Cesena) eduno in trasferta (Chievo) e due vit-torie. A rimanere travolte dall’im-peto nerazzurro sono Fermana(0-4) e Savoia (1-2). La stagione si chiude con la garacasalinga contro il Cesena, finitasul risultato di 1-1.I punti finali conquistati sono 63,con 53 gol all’attivo, che valgono ilsecondo posto in classifica, dietroal Vicenza (67) e alla pari di Napo-li e Brescia.A conclusione del primo anno damister della prima squadra a Vavas-sori vanno indubbiamente riconosciuti numerosimeriti, e non solo per il coraggio dimostrato nelproporre un calcio moderno e divertente, maanche per aver saputo valorizzare i giovani delvivaio.Il tecnico orobico ha utilizzato infatti come tito-lari i gemelli Cristian e Damiano Zenoni, Luciano

Il Vava,dalla panchinadella Primaveraalla prima squadra:al debuttocentra subitola serie A

C L A S S I F I C A

VICENZA 67ATALANTA 63BRESCIA 63NAPOLI 63SAMPDORIA 62GENOA 57SALERNITANA 52TREVISO 51EMPOLI 51TERNANA 49RAVENNA 48COSENZA 48PESCARA 47MONZA 47CHIEVO 47PISTOIESE 45CESENA 45ALZANO V. 42SAVOIA 29FERMANA 29

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Con Caniggia torna anchel’entusiasmo tra i tifosi

Èpiena estate, vigilia di Ferragosto. Sabato 14agosto, Bergamo è praticamente deserta: nel-

le strade e nelle piazze della città i passanti si con-tano sulle dita di una mano. Trovare una saracine-sca aperta è come vincere alla caccia al tesoro. Inquesta situazione irreale, il silenzio che avvolgeanche Porta Nuova è rotto da un boato che pro-viene dalla piccola via San Francesco d’Assisi, sul

retro del Credito Bergamasco. Tra le vie del centrorimbomba lo storico coro “Caniggia vola, eliminal’Italia e portaci in Europa, col sachelì de coca”. Asorpresa, infatti, l’indimenticato “figlio del vento”è tornato a Bergamo («Questa è casa mia» dicesubito Caniggia) per rivestire, dopo sette anni, lamaglia della Dea. Ad accoglierlo, alla sua presen-tazione, appunto alla sede del Creberg, ci sonooltre trecento tifosi in delirio. Erano anni che nonsi vedeva una simile accoglienza per un neoacqui-sto dell’Atalanta. E la sera di Ferragosto, per ildebutto della squadra guidata dal neoallenatoreGiovanni Vavassori, al Comunale accorrono insettemila per la prima di Coppa Italia con la Cre-monese. Quando il “puntero luminoso” entra incampo, in borghese, poco prima dell’inizio dellagara, annunciato dallo speaker che urla “Sportivi ètornato Claudio Paul Caniggia”, la Nord esplode.Ancora più forte è il boato che accompagna unmese dopo il debutto del grande attaccante nellasfida, ancora di Coppa Italia, con la Pistoiese.Dopo due anni di inattività, Caniggia tra drib-bling, colpi di tacco, tiri in porta e un gol, mandaletteralmente in visibilio i seimila accorsi alComunale unicamente per lui. Nonostante il regalo ai tifosi, un’operazione dimarketing per smorzare la contestazione allasocietà e per dare una spinta alla campagna abbo-namenti (ne vengono sottoscritti ottomila, conun’impennata proprio dopo il ritorno dell’argen-tino), i rapporti tra Ivan Ruggeri e la curva conti-nuano ad essere tesi. Per tutta la prima parte delcampionato, i cori e gli striscioni contro il presi-dente sono frequenti, motivo per cui, a finenovembre il patron nerazzurro, assume una posi-

14/8/99Bergamo

Nonostante siala vigilia

di Ferragosto,ad accogliere il ritorno

di Caniggia ci sonoalmeno 300 tifosi

27/9/99Ternana-Atalanta

Bandiereneroblu-rossoverdi

sventolanoallo stadio Liberati

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zione difensiva e dichiara: «Mi accusano di sfrutta-re l’Atalanta, ma io non faccio il presidente per soldi,basta guardare i bilanci. Sono invece amareggiato peril trattamento che mi viene riservato e anche perché chipuò dissociarsi non lo fa. Ora mi attribuiscono colpeche non ho, come quella di non aver difeso una certafrangia di tifosi dopo gli incidenti di Brescia di unanno fa. Io non ho il potere per decidere di dare otogliere le diffide. È vero che tempo fa ci siamo costi-tuiti parte civile contro certi tifosi, ma chiunque loavrebbe fatto dopo avere subito i danni in casa propria.In seguito quelle denunce sono state ritirate, ma se iprocedimenti sono andati avanti è perché esistono del-le leggi. Mi accusano di averli offesi perché ho usato iltermine “caproni”. Quel “caproni” era rivolto solo a chimi aveva sfasciato la macchina, non alla curva. Nonvoglio essere gratificato, ma solo lasciato in pace».Intanto la squadra del Vava viaggia a gonfie vele,grazie anche al sostegno ritrovato della Nord, findalle prime battute della stagione. Con il Napoli(20 settembre), il calore del pubblico bergamascoè determinante per spingere capitan Carrera ecompagni alla vittoria. Un contributo importantericonosciuto sia dai giocatori («Eravamo stanchi -affermava Caccia - e ci serviva l’apporto dei nostrisostenitori che sono stati fantastici») che da Ruggeri(«Dagli spalti si è sentito un incessante sostegno e peri giocatori si è trattato di un aiuto inestimabile»). Altre parole di elogio si leggono, una settimanadopo, sui giornali all’indomani della vittoria aTerni. Tema conduttore, lo storico gemellaggio trale due tifoserie che, anche in questa occasione, vie-ne ribadito da cene e gran bevute (al sabato sera),bandiere neroblurossoverdi, magliette stampateappositamente con gli emblemi delle Bna e dei

Freak, cori di saluto da una curva e dall’altra. Ed inpiù, a suggellare questa grande amicizia, ci si met-te anche un matrimonio, autentico, tra un atalan-tino e una tifosa della curva Est del Liberati. Pro-prio qualche giorno prima della partita tra le duesquadre, a Narni, alla presenza di una folta rap-presentanza di ultrà nerazzurri e rossoverdi, si era-no detti il fatidico “sì” Roberta e il “Gomma”. Pro-digi di un gemellaggio.La Dea continua a regalare soddisfazioni e il rap-porto tra squadra e curva si consolida ulterior-mente; viene accantonato lo striscione che invitaRuggeri ad andarsene e nella partita con laPistoiese (24 ottobre) per la prima volta la Nordinneggia al Vava, dando così vita ad un feeling cheandrà sempre più aumentando, anche quando iltecnico di Arcene, nel 2003, verrà esonerato. Se a Monza (31 ottobre), nonostante al Brianteo ilseguito sia di almeno quattromila bergamaschi,tra cui circa quattrocento delle Bna in motorino,Carrera e compagni incappano in una brutta scon-fitta per 1 a 0, la settimana seguente nel derby conil Brescia portano a casa un meritato pareggio in

7/11/99Brescia-AtalantaIl massiccio corteodi bergamaschimentre si dirigeverso lo stadioRigamonti

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una gara che, sebbene i timori della vigilia e laconsistente presenza di bergamaschi al Rigamon-ti, non registra particolari incidenti salvo una sca-ramuccia con le forze dell’ordine durante il corteoverso lo stadio. Tra le soddisfazioni più esaltantidi questo primo scorcio di stagione va sicuramen-te annoverata la vittoria negli ottavi di Coppa Ita-lia con il Milan. Il 2 dicembre, davanti a ventimi-la spettatori, al Comunale la Dea compie un’im-presa storica; sotto di due gol, nel secondo tempoaccorcia Caccia, quindi, all’88’ pareggia, facendoesplodere lo stadio, Nippo Nappi, che poi, al 91’compie il miracolo fissando il risultato sul 3 a 2con un incredibile tiro al volo. Il popolo nerobluè al settimo cielo. Altrettanto il funambolico attac-cante nerazzurro protagonista anche di alcunishow: dopo il gol del pareggio si fionda sotto laNord e lancia la maglia in curva, tanto sotto ne haun’altra (!), mentre alla fine rientra negli spoglia-toi in mutande.Le speranze di una storica qualificazione ai dannidei rossoneri, però svaniscono nel match di ritor-no a San Siro (14 dicembre). Sugli spalti ci sonocirca novemila spettatori, di cui poco meno dellametà bergamaschi. La Dea, quindi, gioca quasi incasa, ma il Milan domina nettamente ed elimina inerazzurri con un secco 3 a 0. Ma per una sera piùche a San Siro, sembrava di essere al Comunale.Esaurita la parentesi di Coppa Italia, il campiona-to, alla vigilia di Natale (19 dicembre), riserva un

appuntamento storico: al Comunale si disputa ilprimo derby orobico di serie B. In un’atmosfera difesta sugli spalti, senza alcun coro “contro”, si tro-vano di fronte l’Atalanta e la matricola AlzanoVirescit. Diciottomila spettatori e 1 a 0 per Carre-ra e compagni.Il nuovo millennio, invece, non inizia bene per laDea. Il 7 gennaio, sul campo della Fermana, inerazzurri escono sconfitti, tra la delusione deitrecento bergamaschi scesi nelle Marche, in quellache doveva essere la classica passeggiata della pri-ma della classe con l’ultima in classifica, mentre,quindici giorni dopo, a Cesena quattro atalantinivengono fermati perché trovati in possesso, inauto, di alcuni bastoni.A febbraio la squadra del Vava attraversa una fasenegativa che porta i tifosi prima a fischiare, comedurante la risicata vittoria con il Ravenna (14 feb-braio), quindi a contestare apertamente all’ester-no degli spogliatoi dopo la sconfitta interna con laTernana (27 febbraio). «Dopo aver assediato il cancello d’uscita - riportavanole cronache - gli ultrà chiedevano un colloquio conl’allenatore e il capitano. Quindi Vavassori e Carreraraggiungevano il piazzale dove, per circa tre quarti d’o-ra, andava in scena il botta e risposta tra le parti. Leprime battute erano caratterizzate da un po’ di tensio-ne. Gli argomenti del faccia a faccia spaziavano su tut-ti i problemi di questa fase in casa nerazzurra: i tifosichiedevano al Vava le ragioni di questo periodo nega-

14/12/99 - Milan-Atalanta (Coppa Italia) - A San Siro ci sono solo 9000 spettatori; la metà sono atalantini

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tivo, perché insista su un Caccia non al meglio dellaforma, perchè gli attaccanti non segnano più, se lasocietà abbia davvero intenzione di salire nella massi-ma serie. A Carrera, invece, gli ultrà sollecitavano ilmassimo impegno. Alla fine la frattura si ricompone,tanto che il Vava e il capitano se andavano tra gli inci-tamenti dei tifosi». Il 13 marzo, in posticipo al lunedì sera, al Comu-nale si gioca uno scontro diretto che vale la serieA. Ospite la Sampdoria, seconda in classifica. LaNord, gremita in ogni ordine di posti, è caldissi-ma. Al 30’ del secondo tempo, però, l’Atalanta staperdendo per 1 a 3, ma Carrera e compagni nonmollano. Gli ultimi minuti sono un autenticoassedio. Il Comunale è una bolgia. Per un fallo dimani non visto dall’arbitro in aerea doriana, dallaNord piove in campo di tutto, perfino un carrellocon un bidone di rifiuti (!) che costringe NippoNappi a prestarsi come spazzino. Con la spinta

rabbiosa del pubblico, all’87’accorcia le distanze Pinardi,quindi, al 93’ l’insperatopareggio di Rossini fa letteral-mente esplodere lo stadio.Ma quella con la Sampdoria èuna serata molto tesa ancheall’esterno.All’inizio della partita, lacelere carica un gruppo ditifosi che stavano cercando disfondare un cancello dellaNord, provocando così ladura reazione anche degliultrà all’interno della curva.Per tutto il primo tempo, nel-

l’antistadio si assiste ad un violento corpo a corpo,con la polizia che spara anche dei lacrimogeni, tredei quali finiscono addirittura in campo, propriomentre la partita è in corso.L’atmosfera si calma, ma tra gli ultrà cova la vogliadi vendetta. Voglia che si scatena al termine dellagara, quando alcune centinaia di giovani scarica-no sulle forze dell’ordine ogni tipo di oggetto, congli agenti che rispondono con cariche di alleggeri-mento e lacrimogeni. Il bilancio degli scontri è diquattro arrestati, undici fermati e due atalantini equattordici poliziotti contusi. Il giorno dopo siaccende la polemica, ma stavolta, nell’occhio delciclone ci finisce proprio la celere.«Una ragazza di Presezzo - scriveva L’Eco - colpita daun lacrimogeno alla testa, dopo essere stata medicatain ospedale, ha sporto denuncia contro le forze dell’or-dine. Tantissime anche le telefonate di protesta e leemail arrivati al nostro giornale: “È una cosa inaudita

13/3/00Atalanta-SampdoriaPer un rigore negato all’Atalanta,dagli spalti piove in campo di tutto,perfino ü bidù de la römetacon tanto di carrello!E Nappi si trasforma in spazzino…

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- ha polemizzato un tifoso -. C’erano migliaia dipersone in gabbia tempestate di lacrimogeni. Il fuggi-fuggi degli spettatori, la calca sulle scale, l’ammassarsiai cancelli, hanno creato situazioni a rischio. Per qua-le motivo la celere, per fermare gli ultrà inferociti fuo-ri dallo stadio, sono andati a colpire le migliaia di tifo-si che se ne stavano tranquilli in curva a vedersi la par-tita?». Imbarazzata e imbarazzante la risposta delquestore Presenti: «Un solo lacrimogeno è finito incurva: ciò si è verificato perché polizia e carabinierisono intervenuti per disperdere alcune centinaia discalmanati che stavano assaltando uno dei cancellid’ingresso».L’imbarazzo sta nel fatto che, come possono con-fermare diciassettemila testimoni, i lacrimogeni incurva e in campo erano molti di più di uno. Dopo i violenti scontri che caratterizzano il derbycon il Brescia, un centinaio di ultrà neroblu sbar-ca a Salerno (9 aprile) spingendo la squadra delVava alla vittoria. Ma in un articolo di colore su

L’Eco del giorno seguente la presenza dei suppor-ters atalantini viene sminuita: «A Salerno - scrivevaRenato Ravanelli - si sono fatti sentire praticamentesolo i tifosi campani; vista comunque sventolare, primadel via, una bandiera nerazzurra».Nel lungo viaggio di ritorno, sul treno da Milanoa Bergamo, dopo aver acquistato il quotidianoorobico in stazione Centrale, il velenoso com-mento non sfugge al drappello di tifosi nerazzurriscesi in Campania. All’arrivo in mattinata a Berga-mo, un’incazzata delegazione di ultrà piomba nel-la redazione de L’Eco per protestare. Ad ascoltarlie a dare loro ragione c’è Ildo Serantoni e il giornodopo nelle pagine dello sport si rimedia alla gaffecon un pezzo tutto dedicato ai sostenitori dellaNord presenti allo stadio Arechi. “2000 km, ma nevaleva la pena”, è il titolo dell’articolo che poi pre-cisa come «a Salerno, pur soverchiata sul pianonumerico, la tifoseria atalantina si è fatta sentire pertutta la partita, con un incitamento costante e rumo-roso. E alla fine i giocatori nerazzurri sono andati sot-to la tribuna a ringraziare apertamente i supporters peril prezioso sostegno ricevuto».Allo sprint finale per la promozione, la squadradel Vava incappa in un paio di battute d’arresto,con gli scialbi pareggi a Verona con il Chievo e nelderby con l’Alzano Virescit, non gradite dal pub-blico che, infatti, lo fa sentire a suon di fischi. Allaserie A manca davvero poco; nell’ultima trasfertadella stagione, con il Savoia, a Torre Annunziata(4 giugno) si presentano quasi quattrocento ber-gamaschi che hanno la gioia di assaporare una vit-toria che vale un intero campionato, ma anche,durante la partita, qualche manganellata da partedei celerini in alcuni attimi di tensione.

4/6/00Savoia-Atalanta

Quasi 400 bergamaschial seguito in questo

scontro decisivoper la promozione

e non mancanoi tafferugli con la celere

9/4/00 Salernitana-Atalanta

Buona la presenzanerazzurra a Salerno

(un centinaio di ultrà),anche se L’Eco,

in un commentopoi rettificato,la sottovaluta

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Ennesimo derby infuocato: 80 diffidati, 46 agenti feriti

Quindici giorni dopo gli scontri nel postici-po con la Sampdoria, Bergamo vive un’al-

tra giornata a rischio. Al Comunale, il 2 aprile, sigioca il derby con il Brescia. Una partita anticipa-ta dalle minacce del questore («Useremo il pugno diferro contro chi sgarra») che, inoltre, per tenere abada le due tifoserie va giù duro e mette in campoben settecento agenti e due elicotteri. Lo scontro alvertice della serie B richiama ventimilaspettatori; millecinquecento ibresciani. Atmosfera tesa,come si addice a questoderby, che viene surriscalda-ta ancor di più dall’arbitroBraschi. La Dea sta vincendoper 1 a 0, quando a cinqueminuti dal termine usufruiscedi un rigore. «Caccia - riportava-no le cronache - si assumeva l’in-carico del tiro e l’esecuzione, palla da una parte e por-tiere dall’altra, era a dir poco perfetta. Lo stadio nonaveva ancora finito di far ribollire la sua gioia, cheBraschi indicava nuovamente il dischetto per la ripeti-zione (secondo lui qualche giocatore era entrato inarea troppo presto). Questa volta, però, Caccia si face-va parare il tiro da Castellani. E proprio sul capovolgi-mento di fronte, Damiano Zenoni si allungava suAurelio lanciato in area: per Braschi era rigore. Tiro diHubner e il Brescia, all’87’ pareggiava».

Scoppia la rabbia dei tifosi che all’esterno delComunale danno vita ad una violenta guerrigliacon le forze dell’ordine.«In viale Giulio Cesare - scrivevano i quotidianilocali - almeno quattrocento giovani, armati di basto-ni e sassi, che tentano di sfondare il cordone di poliziae carabinieri appostati in piazzale Goisis. Gli agentirispondono con cariche e lacrimogeni, gli ultrà indie-treggiano, risalgono la salita verso la Reggiani, poi con-trattaccano. Un altro centinaio di facinorosi ingaggiala battaglia del versante sud di viale Giulio Cesare:anche qui carica fino a piazzale

Oberdan dove i tifosi si dis-perdono. Mentre fuori imperversa la battaglia, all’in-terno dello stadio anche i bresciani, bloccati nel lorosettore per motivi di ordine pubblico, cominciano adagitarsi. Una quarantina di ultrà biancazzurri scaval-ca la recinzione ed entra in campo; in Nord più di cen-tocinquanta giovani sfondano la porta d’ingresso einvadono il terreno di gioco. Si arriva al contatto tra ledue fazioni, poi arrivano i rinforzi alla quindicina diagenti rimasti in campo e i facinorosi vengono disper-si». Intanto all’esterno gli scontri tra atalantini eforze dell’ordine terminano solo alle 18,30; l’a-

2/4/00 - Atalanta-Brescia - Una fase dei violenti incidenti scoppiati nel dopopartita all’esterno dello stadio

2/4/00Atalanta-BresciaGli scontri del derbytrovano molta risonanzasui giornali; eccoil titolo a tutta paginade L’Eco di Bergamodi lunedì (il bilanciodi feriti e fermatiè solo parziale)

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sfalto è ormai un tappeto di pietre, bulloni, latti-ne, spranghe, vetri di bottiglia, cartelli stradalidivelti. Le prime avvisaglie di tensione si erano,comunque, già evidenziate al mattino con agguatial treno dei bresciani a Grumello del Monte, Chiu-duno e Montello. Poi, sul piazzale della Sud, alcuni bergamaschitentano di avvicinarsi, ma vengono bloccati dallapolizia; i bresciani reagiscono e le forze dell’ordi-ne risolvono il tutto con alcune cariche di allegge-rimento e il lancio di lacrimogeni. Da segnalare

2/4/00Atalanta-BresciaQuando lo stadio

è ormai vuoto,un gruppo di bresciani

entra in campoimitato da decinedi ultrà atalantini

che scavalcanola recinzione della Nord

che, sul finire dell’incontro, accolto come un divoda un boato di consenso, fa il suo ingresso in cur-va Nord un maialino con tanto di sciarpa bian-cazzurra che, poi, viene gettato, dolcemente, incampo tra il tripudio degli atalantini, prima diessere placcato da un inserviente e “portato” neglispogliatoi. Il bilancio di questa infuocata domeni-ca è pesante: ventisei poliziotti, venti carabinieri ecinque tifosi feriti, otto arrestati, diciotto denun-ciati e ottanta diffidati, tutti di sponda nerazzurra,tranne un milanista gemellato dei bresciani.

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La grande festa in piazza

Una promozione in serie A è un avvenimen-to storico per una tifoseria e quindi merita

di essere festeggiato in modo indimenticabile,coinvolgendo tutta la città con un grande spetta-colo di musica e Atalanta da tenersi in pieno cen-tro, in piazza Vittorio Veneto. Con l’idea fissa dimettere in cantiere la più grande festa che si siamai vista a Bergamo (e forse la prima del genere inItalia organizzata direttamente dagli ultrà), vieneconvocata un’apposita riunione dei gruppi dellaNord, una sera all’aperto, fuori dalla curva, dove ilBocia illustra la propostaLe incognite sono tante: l’incertezza della promo-zione (mancano ancora tre partite) e gli altissimicosti di organizzazione sono le principali. Per laprima, si gioca d’azzardo, prevedendo la kermesseaddirittura la sera stessa dopo l’ultima gara con ilCesena; per la copertura delle spese, invece, sipunta agli sponsor. Su quest’ultimo punto ildibattito, come previsto, si anima, visto che laNord non aveva mai accettato prima contributiesterni per le sue tante iniziative.

Ma questa è una manifesta-zione che va al di fuori dellacurva, un avvenimento unico,storico, che coinvolge tutta lacittà, motivo per cui si decidea maggioranza di fare un’ec-cezione alla questione spon-sorizzazione, evitando peròdi chiedere soldi alla società.Tutti i gruppi, quindi, aderi-scono, salvo il direttivo delleBrigate che, pur senza farepolemica, decide di non par-tecipare all’iniziativa.A questo punto si mette inmoto la macchina organizza-tiva. Punto primo, i permessi.Il rischio di radunare dieci, quindicimila tifosi incentro città, con la possibilità che la festa degene-ri in episodi di vandalismo è alta e le titubanzeincontrate in comune e in questura sono tante.Con un po’ di insistenza e garantendo che non cisarebbero stati incidenti (che rischio!), le autoriz-zazioni arrivano, così pure l’impegno, da parte delquestore, di tenere gli agenti di polizia ad almeno

12/6/00 - Atalanta-Cesena - Una panoramica della Nord nell’ultima, decisiva,partita della stagione

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12/6/00Atalanta-CesenaUno zoomsulla coreografiadi 5000 cartoncinicon la A

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trecento metri per evitare provocazioni inutili. Per quanto riguarda i costi, il preventivo dellamanifestazione è di circa 50 milioni di lire, tra pal-co, impianto audio, maxischermo e fuochi d’arti-ficio. Una cifra considerevole, ma che grazie aglisponsor dell’Atalanta (Creberg e Somet in primis,poi ColorFer e Lazzarini) e ad altre grosse aziendebergamasche (Lactis, Olfez, Pandini, Imetec),opportunamente “convinte” da importanti com-mercialisti e tifosi (vedi Giorgio Jannone, FrancoTentorio e Italo Lucchini), il budget di spesa vienecoperto. Grazie alla collaborazione della GianniSommariva Pubblicità, invece, viene realizzatauna gigantografia della Nord da utilizzarsi comefondale del palco. La propaganda viene garantitada due pagine intere di pubblicità offerte dai duequotidiani cittadini.Tutto è pronto per la grande festa, manca solo unpunto per la promozione. E sì, come si è detto,nell’organizzare la serata si è giocato d’azzardo,visto che per raggiungere la serie A è necessarioalmeno un pareggio nella sfida in casa con il Cese-na. Una formalità, farebbe pensare la posizione dibassa classifica dei romagnoli, ma il pallone èrotondo e le sorprese sono sempre possibili. Tut-tavia la voglia di festeggiare a caldo, subito dopo

la conquista della promozione, è troppo forte e ilrischio vale la candela. Si parte. Sabato e domeni-ca (alcuni sono costretti a rinunciare perfino adandare allo stadio) per montare il grande palco eper provare gli impianti audio, poi, superato il bri-vido del vantaggio parziale del Cesena con ilpareggio di Nappi, al fischio finale piazza VittorioVeneto è pronta ad accogliere le migliaia di ata-lantini in delirio. La festa dovrebbe iniziare ufficialmente alle 21,ma già un’ora prima la piazza è talmente pienache si dà un anticipo con la Rufus Band, sul palcoper “scaldare” (ovviamente non ce ne è bisogno)il pubblico. Intanto le austere finestre della BancaPopolare, con l’avvallo del presidente EmilioZanetti in persona, si colorano degli striscioni deigruppi della Nord, mentre la Torre dei Caduti èilluminata da un fascio di luce che disegna il sim-bolo dell’Atalanta: una cosa inimmaginabile! Per una sera, la curva coinvolge veramente tutta lacittà. È la festa di tutta Bergamo. «C’è di tutto - scri-veva Dino Nikpalj su L’Eco - giovani, tantissimi, eintere famiglie: bambini sulle spalle vestiti di neraz-zurro impegnati a capire perché papà e mamma salta-no, cantano e sono così felici».Alle 21, il via alla scaletta; presentatori, emoziona-

12/6/00Atalanta-Cesena

Caniggia ha giàannunciato la sua

partenza da Bergamo;il suo ritornonon ha dato

grandi risultati,ma l’affetto della Nord

è sempre altissimo

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tissimi nonostante la loro grande esperienza diconduttori, Marco Bucarelli ed Elisa Persico, ani-me della più seguita trasmissione televisiva neraz-zurra, “TuttoAtalanta”, su Bergamo Tv. Iniziano a sfilare gli ospiti sul palco: agli artistibergamaschi che hanno composto una canzoneper la Dea si alternano i grandi campioni che han-no vestito la maglia nerazzurra dalla storica pro-mozione con Titta Rota (1976/77) in poi. Parte ilcantastorie bergamasco Luciano Ravasio, poi eccole bandiere atalantine degli anni ’70: «Andena,Mei, Mastropasqua, Finardi, Pircher, sono nomi -riportava ancora L’Eco - che agli over 30 fanno sali-re il cuore in gola. Quando poi via telefono arriva pureEzio-gol Bertuzzo e il megaschermo spara la figurinaPanini doc, datata 1977/78 c’è il rischio di farsi scap-pare qualche lacrimuccia».Avanti con gli ospiti. Sale sul palco il mitico PeterBarcella che con il suo “Nòter de Bèrghem” in ver-sione rap aveva sbancato le hit-parade nostraneall’inizio degli anni ’90; dopo di lui, i protagonistidella storica promozione con Nedo Sonetti. Mari-no Magrin, canta il famoso inno “Forza Atalanta”con un coro d’eccezione, Enrico Vella, GiorgioMagnocavallo, Eugenio Perico, Fulvio Simonini,

Lele Messina. «La gente aumenta ancora - racconta-va Nikpalj - ormai da piazza Vittorio Veneto a PortaNuova è un mare nerazzurro. E a ogni annuncio dalpalco, un boato: “Barcella, Rossi, Garlini” e sul mega-screnn appaiono anche i tratti inconfondibili di GlennStromberg. Questa volta viene giù la piazza. Lui c’è incollegamento telefonico dagli Europei: dice qualcosa,sicuramente ringrazia, ma il coro del popolo atalanti-no è più forte di lui. Poco più tardi è la volta del bom-ber triste, Paulinho Evair, direttamente dal Brasile e lospettacolo si ripete».Tocca poi a Roby Facchinetti, l’ospite d’eccezionedella serata, che canta il suo “Atalanta azzurra”,oltre ad alcuni pezzi mitici del repertorio deiPooh. «Alle 22,50 la piazza si ferma - continuava lacronaca della serata -: sul palco salgono i genitori diChicco Pisani. Uno striscione con il suo 14 è lì, sottoil palco. L’abbraccio più forte della piazza è per loro,per un pezzo di storia dell’Atalanta che non c’è più. Mache resta sempre, nel nome della curva, nei cuori deitifosi».La pioggia non ferma l’apoteosi. Alle 23,10, accol-ta dalle note di “We are the champions” e antici-pata un’allucinante, quanto pericolosa, “incursio-ne” di Sebastiano Siviglia e Fabio Rustico con lajeep di quest’ultimo in mezzo alla folla (!), arrivala squadra al gran completo. Uno ad uno i prota-gonisti della promozione salgono sul palco salu-tati da autentici boati. E tutti a saltare sfottendo icugini bresciani, a ballare e a cantare a squarcia-gola, con il burbero Vava che si trasforma addirit-tura in ultrà per lanciare i cori a tutta la piazza. E alle 23,30, tutta Bergamo viene illuminata daglispettacolari fuochi d’artificio sparati da Città Alta!Una serata veramente indimenticabile, che i gior-

12/6/00BergamoAlla vigilia della grande festa,i quotidiani locali dedicano,gratuitamente, un’intera paginadi pubblicità alla manifestazioneorganizzata dalla curva Nord

11/6/00BergamoUna fase dei preparatividella grande festa

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nali locali, all’indo-mani, celebranocon parole di entu-siasmo per la curvaNord per tutti i tifo-si. L’Eco di Berga-mo dedica quattropagine a colori allafesta e titola a novecolonne in primapagina “L’Atalanta ei suoi tifosi in serieA”, così come Il Giornale di Bergamo parla di“Tifosi da serie A”. Elogi agli ultrà neroblu arrivano anche dalle auto-

rità cittadine e il questore Salvatore Presenti, addi-rittura, annuncia una specie di amnistia per i 152atalantini ancora sotto diffida.

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12/6/00Grandi titoliper la serie A

e la festa dei tifosi

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La seconda stagione con il Vava in panchina èassolutamente una delle più entusiasmanti

della ultra novantennale storia nerazzurra. Ilrecord di punti e lo stupendo settimo posto sonoperò rovinati da un finale di campionato sottoto-no e dalla brutta vicenda scommesse.Facendo un passo indietro, ad inizio stagione, lasocietà, dopo il ritorno in serie A, aveva potenzia-

to la squadra con alcune impor-tanti operazioni di mercato. Inattacco, partiti Nicola Caccia (alPiacenza) e svincolato ClaudioCaniggia (va nel Dundee in Sco-zia), arriva il promettentissimoNicola Ventola (in prestito dal-l’Inter) e ritorna l’esperto Mauri-zio Ganz (dal Milan), mentre indifesa si fa affidamento a Massi-mo Paganin, rilevato dal Bolo-gna. L’altra grossa novità è che,dopo sole cinque giornate, causail contemporaneo infortunio diAlberto Fontana (ceduto anovembre al Napoli) e DavidePinato, a difendere la porta

nerazzurra, il Vava chiama il terzo portiere, IvanPelizzoli, vent’anni di Curno. E da quel momentodiventerà il titolare inamovibile.La partenza della squadra del Vava è veramenteincredibile. Nei primi cento giorni la Dea, nonsolo è imbattuta, ma conquista pure la vetta dellaclassifica. Dall’esordio casalingo con i campionid’Italia della Lazio finito con un pareggio stretto ainerazzurri (2-2), seguono due vittorie esterne, a

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Alla quinta giornataDea capolista!

CAMPIONATO2000/01

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ATALANTA LAZIO 2-2 0-0VICENZA ATALANTA 1-2 1-1BARI ATALANTA 0-2 0-0ATALANTA VERONA 3-0 1-2MILAN ATALANTA 3-3 1-1ATALANTA BRESCIA 2-0 3-0NAPOLI ATALANTA 0-0 1-1ATALANTA LECCE 1-0 2-0PARMA ATALANTA 2-0 1-0ATALANTA PERUGIA 0-0 2-2BOLOGNA ATALANTA 0-1 2-2ATALANTA INTER 0-1 0-3ATALANTA ROMA 0-2 0-1REGGINA ATALANTA 1-0 1-1ATALANTA FIORENTINA 0-0 1-1UDINESE ATALANTA 2-4 1-0ATALANTA JUVENTUS 2-1 1-2

R I S U L T A T I A R

Vicenza (1-2) e Bari (0-2), quindi il 3 a 0 internocon il Verona regala all’Atalanta, per la secondavolta nella sua storia, il primato. A San Siro, con ilMilan, la banda del Vava disputa una partitamemorabile; alla fine del primo tempo conduceper 1 a 3, poi viene rimontata, ma il pareggio per3-3 è spettacolare. L’imbattibilità finisce alla nona giornata in casadel Parma (2-0), ma in modo assolutamenteimmeritato. Nelle otto giornate precedenti, la Deaaveva conquistato cinque vittorie (oltre a quellegià citate vanno aggiunte Brescia per 2-0 e Lecceper 1-0) e tre pareggi (oltre a quelli con Lazio eMilan, va aggiunto quello a Napoli per 0-0), che leavevano garantito il secondo posto in classifica adue punti dalla Roma capolista. Le partite che seguono vedono i nerazzurri perde-re un po’ lo smalto iniziale: se il mezzo passo fal-so con il pareggio interno con il Perugia (0-0) èrecuperato subito dopo con la vittoria a Bologna(0-1), dall’ultima partita prima di Natale a metàgennaio, subisce tre sconfitte consecutive, due incasa (Inter 0-1 e Roma 0-2) e una in trasferta(a Reggio Calabria 1-0). A questo punto arrivano due rinforzi per il centro-campo: Daniele Berretta (dal Cagliari) e Domeni-co Morfeo (dalla Fiorentina) che ritorna così a Ber-gamo, in prestito, dopo quattro anni. E il Fenome-no al suo esordio fa i numeri: con una doppiettasbanca Udine, poi la Dea riesce a mettere sottoanche la Juve (2-1), quindi pareggia all’Olimpicocon la Lazio (0-0). Segue poi un calo fisico (due punti in tre partite,pareggi in casa con Vicenza e Bari, sconfitta a

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la Reggina (1-1) e da quelli lon-tani da Bergamo con il Perugia(2-2) e la Fiorentina (1-1). Durante il girone di ritorno,quindi, Doni e compagni nonsono mai riusciti a fare bottinopieno al Comunale. L’Atalantatermina così la stagione al settimo posto, a cinquepunti dall’Uefa e con sette di vantaggio sulla quar-t’ultima in classifica. Un campionato esaltante, che ha fatto rivivere alla

tifoseria emozioni come da anni nonsi vivevano a Bergamo, ma che, percome è finito ha lasciato anche un po’di amaro in bocca per il mancato tra-guardo europeo. Va detto che la squadra del Vava haregalato anche ben quattro esordi nel-la nazionale maggiore. Infatti, a vestirela maglia azzurra, Trapattoni chiamaprima Cristian e Damiano Zenoni(che diventano così i primi gemellinella storia del calcio italiano ad esse-re convocati contemporaneamente peruna gara in nazionale), poi LucianoZauri ed infine Cristiano Doni, unaconvocazione, la sua, già nell’aria datempo, ma rinviata per via del suodeferimento per il caso scommesse. Ai

quattro atalantini agli ordini del Trap, vannoaggiunti, in questa stagione, anche i quattro del-l’under 21 di Claudio Gentile, ovvero Ivan Peliz-zoli, Gianpaolo Bellini, Alex Pinardi e MassimoDonati.

Verona), che viene superato, prima con un pareg-gio interno con il Milan (1-1), quindi con dueimportanti vittorie esterne: sul neutro di ReggioEmilia con il Brescia (storico lo 0-3 finale) e a Lec-ce (0-2). In mezzo ci sta anche il pareggio alComunale con il Napoli (0-0). I tre punti raccoltiin Salento portano l’Atalanta a quota 40 punti,conquistando così la salvezza con nove turni d’an-ticipo sulla fine del campionato.Quando tutti pensavano ad un possibile traguar-do Uefa (prima ancora si sognava l’avventura inChampions League), nelle ultimegare la squadra si blocca. A turbarel’ambiente ci sono anche le con-danne, arrivate a fine marzo, di Gal-lo, Siviglia e Zauri: i tre vengonosqualificati a un anno per illecitosportivo. L’accusa è di aver organiz-zato una combine con alcuni gioca-tori della Pistoiese per condiziona-re il risultato della partita di ritornodi Coppa Italia al fine di favoriredelle vincite alle scommesse.A questo si è aggiunta una serie diinfortuni, un crollo nella condizio-ne fisica e un vistoso calo di rendi-mento di Morfeo. La conseguenza èstata una impensabile battuta d’ar-resto nelle ultime nove gare dellastagione, nelle quali la Dea ha rimediato solo 4punti. Sconfitta in casa dal Parma (0-1) e dall’U-dinese (0-1) e in trasferta dall’Inter (3-0), dallaRoma (1-0) e dalla Juventus (2-1), gli unici puntiarrivano dai pareggi interni con il Bologna (2-2) e

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Ivan Pelizzolida terzo portiere,diventa titolareinamovibile econquista anchela maglia azzurradell’under 21

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C L A S S I F I C A

ROMA 75JUVENTUS 73LAZIO 69PARMA 56INTER 51MILAN 49ATALANTA 44BRESCIA 44FIORENTINA 43BOLOGNA 43PERUGIA 42UDINESE 38LECCE 37VERONA 37REGGINA 37VICENZA 36NAPOLI 36BARI 20

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Le grandi trasferte: in 7000a Milano, in 1000 a Roma

La promozione con il Vava riporta grandeeuforia tra la tifoseria bergamasca, in un

periodo in cui la curva sta vivendo una fase di pro-fondo cambiamento. A metà settembre, infatti, haluogo una riunione storica tra tutti i gruppi dellaNord. A promuoverla sono i Supporters. È un martedì sera (12 settembre), il campionatonon è ancora iniziato a causa della concomitanza

con le Olimpiadi diSydney (inizierà solo

l’1 ottobre), e allasala del CentroDiurno di TorreBoldone si ritro-

vano oltre duecen-to ultrà della

Nord. All’ordine delgiorno ci sono alcuni

importanti punti che riguarda-no la linea e la mentalità da portare avanti in cur-va (vedi anche capitolo “Supporters” a pag. 385).«Era la prima volta che ci si trovava tutti quanti aduna riunione globale della curva - spiega Luca, unodegli attuali trascinatori delle Brigate - tanto chemolti non si conoscevano neanche. La mia primaimpressione - continua - però non fu molto buona, madevo ammettere che, con il passare degli anni, la lineache era stata portata avanti in quella assemblea si è

rivelata la migliore. Per la prima volta, ci siamo accor-ti che il portare bandiere diverse da quelle nerazzurre,soprattutto politiche, non stava bene a tutti; fino adallora, però, questa questione non era mai emersa equindi nessuno si era fatto problemi a sventolare unabandiera rossa o del Che. Per la prima volta, proprio inquella riunione, mi ero trovato in netto disaccordo congente della mia stessa curva, ma al tempo stesso, ci siera resi conto che nella Nord c’è tanta gente, indiffe-rentemente di questo o quel gruppo, che comunque cer-ca di vederla allo stesso modo e si trova unita sull’Ata-lanta». All’interno della Nord si apre così una fasedi profondo dibattito. «Come Bna - prosegue Luca- ci rendemmo conto che riguardo a diverse nostre posi-zioni, iniziative o modi di essere, buona parte dellacurva non era d’accordo e quindi non volevamo anda-re avanti a litigare, o quanto meno ad ignorarsi. Era-no altre le cose che si volevano portare avanti, dall’or-ganizzazione di tutta la curva, alla mentalità».Le premesse alla vigilia del campionato sono otti-me; l’eliminazione della Roma in Coppa Italia(22 settembre), grazie ad una doppietta di Ganzche saluta nel migliore dei modi il suo ritorno aBergamo, fa vivere al Comunale una serata di grantifo e lancia lo sprint finale alla campagna abbo-namenti che riesce così a superare, con ben 1500tessere staccate negli ultimi quattro giorni, quotadodicimila. Da registrare che delle 12135 sotto-scrizioni, oltre la metà, 6277 sono di curva Nord,lasciando per le partite solo ottocento biglietti adisposizione. E questo costituirà, come vedremonel corso della stagione, un grosso problema. Il

1/11/00Atalanta-Verona

A seguitodel deferimentodi tre giocatori

nerazzurri per unpresunto illecitosportivo, le Bna

fanno capirechiaramente il loropensiero, ma il tifo

non manca comunque

12/9/00Torre Boldone

Per la prima voltadopo anni vieneorganizzata unariunione globale

della curva; nella fotol’annuncio sul volantino

dei Supporters

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debutto in campionato è entusiasmante; alComunale arrivano niente poco di meno che icampioni d’Italia della Lazio. In uno stadio quasiesaurito e con un tifo straordinario, Carrera ecompagni conquistano un 2 a 2 che va perfinostretto. Ma gli elogi, oltre che per i ragazzi delVava, sono anche per la Nord; Doni («Il pubblico èstato determinante»), Ganz («Non abbiamo mai mol-lato e i tifosi ci hanno aiutato in modo decisivo, soste-nendoci senza fermarsi mai»), ma anche gli inviatidei giornali romani (Bertolani del Corriere delloSport: «Ho visto un tifo caldissimo; è proprio vero cheBergamo è una piazza speciale, sembrava di essere inuno stadio “caldo” del Sud»), tutti sono rimasti entu-siasti della bolgia al vecchio Brumana. Che fosseun anno di profondi cambiamenti lo si era giàvisto ad inizio stagione, ma sicuramente un altroevidente segno di novità si registra, come è spie-gato nelle pagine seguenti, in occasione della tra-sferta di Bari (22 ottobre). La squadra va gonfie vele e in città la febbre ata-lantina contagia un po’ tutti. Quando tutto sem-bra andare per il meglio arriva una doccia gelatasull’ambiente nerazzurro: tre giocatori, Doni, Ban-chelli e Siviglia, il 30 ottobre, vengono deferiti dal-la Commissione Disciplinare per illecito sportivo.Secondo l’accusa avrebbero organizzato una com-

bine nella gara di Coppa Italia con la Pistoiese perconsentire vincite alle scommesse. Due giornidopo l’Atalanta scende in campo al Comunalecontro il Verona. Tra i tifosi prevale la presunzio-ne di innocenza e se si esclude lo striscione, peraltro doveroso, esposto dalle Bna (“Guai a chi ciha venduto”), sia la Nord che il resto del pubbli-co quasi ignorano la vicenda giudiziaria ed incita-no a gran voce Doni e compagni. Giocatori (unoper tutti Cristian Zenoni: «I tifosi sono dalla nostraparte e rappresentano l’arma in più della squadra»),presidente, giornalisti (“Un grande gruppo soste-nuto da un grande pubblico” titolava L’Eco), tuttielogiano la Nord per il suo comportamento (cisono comunque alcune scaramucce a fine garaall’esterno dello stadio con la polizia impegnata afermare gruppi di bergamaschi a caccia di verone-si). E con la vittoria con i gialloblu, la Dea balza,per la seconda volta nella sua ultranovantennalestoria (il precedente risale al campionato1964/65), al comando della serie A. La città sogna e le imprese dei ragazzini del Vavadiventano l’argomento più discusso nei bar, ascuola, sul lavoro. L’Atalanta si presenta quindi aSan Siro con il Milan (5 novembre) addirittura dacapolista e con un seguito da prima della classe:sono oltre settemila i bergamaschi che invadono il

5/11/00 - Milan-Atalanta - Indimenticabile trasferta: la Dea si presenta a San Siroda capolista e con al seguito 7000 bergamaschi

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Meazza. «All’una del pomeriggio - scriveva IldoSerantoni nella cronaca de L’Eco - l’ingresso auto-stradale della città è off-limits. C’è una colonna gigan-tesca che arriva fino al semaforo di via Carnovali: noveauto su dieci sono dirette a San Siro, cariche di tifosiatalantini che espongono drappi e sciarpe nerazzurri».Il tifo orobico, esaltato anche dal sorprendente1 a 3 alla fine del primo tempo, è incredibile!Al termine, comunque, quando all’interno dellostadio sono rimasti solo i sostenitori orobici,scoppiano alcuni incidenti con le forze dell’ordi-ne, ree di trattenere per troppo tempo all’internodi San Siro i bergamaschi. All’arrivo a Bergamo dei bresciani (12 novembre)lo schieramento di polizia è impressionante: sonooltre seicento gli agenti impegnati. Mille e cinque-cento i supporters biancoblu al seguito. Salvo un grosso striscione “Bresà sunì”, la Nordnon prepara alcuna coreografia particolare, macomunque spinge con un gran tifo la formazionedel Vava alla vittoria. Nel dopogara, le forze del-l’ordine, anche se presenti in gran numero, fatica-no ad arginare gli atalantini: «Ci vorranno quasi dueore e cinque cariche con un fitto lancio di lacrimogeni- riportavano le cronache - per disperdere oltre milleultrà nerazzurri asserragliati in viale Giulio Cesare enelle vie del quartiere Finardi e nonostante questogrosso sforzo, al Monterosso la colonna di bus brescia-ni viene fatta oggetto di una sassaiola». Prima di sali-re sui treni sono gli ultrà delle rondinelle a farcasino mettendo a ferro e fuoco la stazione conlanci di pietre contro polizia e carabinieri chemandano numerose vetrate in frantumi. Il bilan-cio è pesante: quaranta minorenni bergamaschi etre bresciani fermati e diffidati, tredici agenti e die-

ci tifosi contusi. Dai consueti scontri del derbydell’Oglio, la settimana seguente si passa ad un’al-tra gara a rischio, Napoli. La trasferta al San Pao-lo, per i cento nerazzurri al seguito, stavolta peròsi rivela piuttosto tranquilla, caratterizzata più daldebutto sulla panchina partenopea dell’ex Emilia-no Mondonico (subentrato all’esonerato Zeman)e da qualche ridicolo striscione in curva A controgli atalantini (“Bergamasco bestia da soma”), chedalle emozioni sul campo o fuori. Oltre al campionato, anche in Coppa Italia inerazzurri avanzano decisi. Ai quarti di finale, però, il sorteggio riproponeancora il Milan (28 novembre). Un osso duro, manonostante il pronostico sfavorevole, nella garad’andata, il seguito da Bergamo è notevole: sonooltre 4000 i bergamaschi che trasformano un SanSiro quasi deserto in una succursale della curvaNord del Comunale. Il tifo potente degli orobici però non basta e laDea incassa la prima sconfitta stagionale, un 4 a 2che in pratica segna già l’eliminazione.Il nuovo anno inizia subito a toni alti. Ospite laRoma (7 gennaio), al termine della partita il ritua-le è secondo la tradizione: sassaiola ai pullmangiallorossi, stavolta sulla circonvallazione all’al-tezza dell’Itg Quarenghi, a cui si aggiunge l’aggres-sione a due militari (un finanziere e un sottouffi-ciale di marina), tifosi romanisti, nei pressi dellostadio. Nella seguente partita casalinga, l’atmosfe-ra è ancora elettrica; l’arrivo dei fiorentini (21 gen-naio) accende gli animi sia prima che dopo lagara. Prima sono i quattrocento supporters violagiunti a Bergamo in treno a rendersi protagonistidi alcuni episodi di violenza, in particolare l’ag-

12/11/00 - Atalanta-Brescia - Derby senza particolari coreografie, ma come sempre ricco di tensioni

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gressione ad un autista del pullman navetta per lostadio che costa a tutti i sessanta occupanti del-l’autobus una “sosta” in questura ed una conse-guente diffida per un anno; nel dopopartita, inve-ce, sono gli ultrà atalantini che cercano di rag-giungere la curva Sud, ma vengono fermati dalleforze dell’ordine con le quali, per oltre un’ora,ingaggiano una battaglia a colpi di sassi, da unaparte, e lacrimogeni, dall’altra. I brillanti risultati conseguiti dai babies del Vavacontinuano a far crescere l’entusiasmo nella tifo-seria. Una prova? In occasione del big-match alComunale con la Juve (in anticipo serale sabato 3febbraio) già al martedì pomeriggio i bigliettisono esauriti. «In 34 anni di attività del club Amici -scriveva L’Eco - non era mai accaduto che nel giro diun solo pomeriggio tutti i tagliandi d’ingresso venisse-ro venduti. Nemmeno, tanto per intenderci, la setti-mana che precedette l’attesissima semifinale con ilMalines». Del resto l’attesa dei sostenitori neraz-zurri non va delusa: una partita spettacolare ed untifo eccezionale spingono la Dea alla vittoria per2 a 1 contro i blasonati rivali.Si diceva, ad inizio capitolo, del problema creatodalla mancanza di biglietti di Nord, visto che dis-ponibili ce ne sono solo ottocento; un problemache viene anche sfruttato da alcune centinaia diragazzini che domenicalmente, un po’ per gioco,un po’ per moda, si sono presi l’abitudine di sfon-dare i cancelli della curva o di scavalcare la recin-zione dell’antistadio per entrare senza pagare. Unatteggiamento, questo, che i vertici ultrà non tol-lerano, come si evidenzia nel volantino distribui-to prima dell’incontro con il Milan (10 marzo) nelquale, dopo aver premesso che «la Nord è il vero

cuore del tifo nerazzurro, con migliaia di ragazzi eragazze che vivono per l’Atalanta, dando tutto di sèstessi per sostenere i colori nerazzurri», si avvertivache «la Nord non ha bisogno di qualche “portoghese”che viene in curva solo per seguire una moda, ma chedell’Atalanta non gliene frega un cazzo! Questi se nevadano pure in discoteca!». Questa forte presa di posizione, era nata dagliincidenti di Atalanta-Bari (24 febbraio), quandonell’antistadio della curva si erano verificati pro-lungati tafferugli con la celere, intervenuta perbloccare l’ingresso ai “portoghesi” (da segnalareche una quarantina di “scrocconi” vengono diffi-dati dalla questura), ma soprattutto da quanto eraemerso successivamente: contattati i diffidati unoad uno per cercare di dare loro una mano dal pun-to di vista legale, i responsabili della curva eranorimasti a bocca aperta dalle loro risposte: «Io edmiei amici non sapevamo cosa fare il sabato sera», «Civengo solo un paio di volte l’anno», «Mio figlio non èneanche atalantino» (afferma una madre al telefo-no), sono solo alcune delle risposte più sconcer-tanti della maggior parte dei “portoghesi” diffida-ti. La forte tensione traultrà neroblu e polizia,generatasi dagli scontridurante l’incontro con ilBari, è forse all’originedella violenta quantoinutile carica delle forzedell’ordine contro i ber-gamaschi al seguito nel-la trasferta di Verona (4marzo). «Quando man-cavano pochi minuti al

2000/01In questa stagionesi moltiplicano i “portoghesi” in curva(nella foto decinedi ragazzi mentrescavalcano larecinzione), ma la Nordcon un volantinone prende le distanze

4/3/01Verona-AtalantaNella curva atalantina,a pochi minutidal termine, la celerecarica duramente esenza motivo ed inoltrestrappa lo striscionedei Nomadi;scoppia la polemica

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termine - riportavano le agenzie di stampa - unreparto della celere che stazionava nei corridoi dellacurva Nord, si sarebbe avviato verso l’uscita per posi-zionarsi sul piazzale in attesa dell’uscita dei tifosi:improvvisamente gli ultimi agenti della fila sarebberostati aggrediti ad alcune decine di ultrà atalantiniarmati di cinghie». La versione ufficiale diramatadalla questura scontra, però, con le testimonianzedei milletrecento bergamaschi presenti al Bente-godi, come riportava nella sua cronaca L’Eco:«Molti tifosi hanno telefonato in redazione per riferire

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che i poliziotti avrebbero compiuto la carica senza alcu-na ragione apparente, ma solo per fare allontanarecoloro che essendo quasi finita la partita, si stavanoavviando all’uscita senza attendere il permesso dellapolizia.Probabilmente è stato proprio questo il motivo all’ori-gine dell’aggressione. Ma c’è anche un’altra versione -continuava l’articolo - secondo cui a scatenare lacarica delle forze dell’ordine sia stato un battibecco traun agente della celere e un giovane in stato di ebbrez-za. Tra i due sarebbe volata qualche parola di troppo:

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alcuni ultrà sarebbero arrivati in soccorso del compa-gno e da qui il parapiglia, culminata in una carica chemolti (anche non ultrà) hanno definito immotivata ecomunque eccessiva».Le scene che si vedono nel settore dei bergamaschisono davvero allucinanti. Manganellate a rafficacontro gente che sta arretrando pericolosamenteammassata una sopra l’altra, graduati che tentanodi strappare gli striscioni esposti in balconata e unplotone di agenti che fa a brandelli lo stendardodei Nomadi appeso sulla balaustra sopra ad un’u-

scita. Nei giorni seguenti sui giornali locali scop-pia la polemica sul comportamento tenuto daicelerini di Padova: da un lato alcuni tifosi presen-tano denunce ed esposti contro i poliziotti, dal-l’altro la questura preannuncia altre diffide. La set-timana seguente il clima in curva Nord è vera-mente teso; nell’anticipo del sabato sera arriva ilMilan, ma l’attenzione è posta sulla possibile ven-detta degli ultrà orobici per i fatti di Verona. Nes-suno in curva, però, si fa prendere la mano; daparte sua, il questore cerca di sminare la situazio-ne esplosiva “sostituendo” ai cancelli della curvaNord la celere con i carabinieri. Durante la serata,comunque, non mancano i tafferugli: in alcunesassaiole rimangono feriti un milanista e un cara-biniere.Il 20 marzo è il momento del derby con il Brescia.Situazione molto particolare, per via del giorno,lunedì pomeriggio, e del luogo, Reggio Emilia incampo neutro per la squalifica del Rigamonti, incui si gioca la partita. La trasferta viene preparatacon cura, visto che il tragitto per raggiungere la cit-tà emiliana potrebbe riservare qualche pericolosoincrocio con i bresciani agli autogrill. La polizia,per evitare rischi, presidia non solo lo stadioGiglio, ma tutto il percorso che, comunque, le duetifoserie devono differenziare. Nonostante questoqualche contatto tra alcune auto avviene sull’au-tostrada, in particolare in colonna al casello.«Fu una delle prime volte in cui fu organizzata unacarovana unica - racconta Luca delle Bna - con par-tenza di tutti i pullman della Nord insieme dallo sta-dio». Se sugli spalti la partita finisce in parità, conun migliaio di ultrà per parte, e senza incidenti,sul campo la strepitosa vittoria per 0 a 3 rifilata ai

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20/3/01Brescia-AtalantaStorica vittoria sul neutro di Reggio Emilia;al lunedì (!), oltre 1000 bergamaschisi godono un secco 0-3 ai danni dei “cugini”

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“cugini” rappresenta per gli atalantini una dellepiù grosse soddisfazioni degli ultimi anni.Non c’è neanche il tempo di assaporare il gustodella vittoria con le rondinelle che sulla testa del-la Dea, ma ancor di più sul morale e sulla dignitàdi tutti i suoi tifosi, cade una tegola gigantesca: peril caso di Atalanta-Pistoiese, la CommissioneDisciplinare condanna ad un anno di squalificaLuciano Zauri, Fabio Gallo e Sebastiano Siviglia

(stesso trattamento anche per i pistoiesi Aglietti edAllegri), a sei mesi Giacomo Banchelli, mentreassolve Cristiano Doni. Se da un lato la sentenzaha molti lati oscuri e sia la società che i giocatoriparlano di giustizia sportiva scandalosa, dall’altroi tifosi della Nord non la prendono bene. Sabatopomeriggio (31 marzo), il giorno dopo la con-danna ai quattro nerazzurri e alla vigilia della garacon il Napoli, al centro di Zingonia una folta rap-presentanza di ultrà chiede di parlare a tutta lasquadra. Sulla recinzione del campo d’allenamen-to uno striscione: “Avete offeso il nostro orgoglio- La curva”. I toni sono pacati, ma le parole sonodurissime. Portavoce del gruppo il Bocia («Lamaglia va onorata e noi, che viviamo per quei colori,vogliamo andare in giro a testa alta. Sia chiaro - ave-va detto - preferiamo andare in B o in C da onesti, cherestare in A da venduti»), mentre da parte dellasquadra parlano il mister e Carrera che prendonole difese dei compagni condannati. Da tutti glialtri sguardi bassi, salvo Siviglia che, stizzito, repli-ca e quasi le prende… Il giorno seguente, al Comunale, la Nord rispondecon un gran tifo, ma prima del match si verificanoanche degli scontri. «Verso le 13 - annotavano lecronache - alcuni napoletani sono entrati in curvaSud, approfittando di una porta del settore distintidimenticata aperta da uno degli addetti dello stadio,

31/3/01 - Zingonia - Dopo la squalifica per illecito di Gallo, Siviglia e Zauri,una folta delegazione della Nord va a colloquio con la squadra: toni civili,ma parole durissime

8/4/01Lecce-AtalantaUna vittoriaimportante;i giocatori lancianole maglie ai 200 tifosi al seguito

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13/5/01Roma-AtalantaMai così tantiall’Olimpico:sono un migliaiogli atalantinial seguito

dirigendosi minacciosamente verso gli atalantini siste-mati in Sud. A quel punto un gruppo di ultrà dellaNord interviene scontrandosi con i carabinieri mobili-tatisi nel frattempo. In quei pochi attimi di tafferuglitre militari sono rimasti feriti».Passata in modo molto positivo la lunga trasfertadi Lecce (8 aprile), con l’imprevisto incontro allastazione Centrale con i milanisti in partenza perNapoli che genera una sassaiola da parte dei ros-soneri a cui i centoventi bergamaschi al seguitorispondono mettendo in fuga i rivali, e la soddi-sfazione per la sesta vittoria esterna della stagione,nel prepartita con il Parma (14 aprile) un pull-man di sostenitori emiliani viene preso a sassate(ma non solo, visto che contro la corriera vienelanciato anche il telaio di una vecchia bicicletta!)in via Baioni, mentre la gara interna con il Bolo-gna (29 aprile) è caratterizzata, per l’ennesimavolta, dai fischi e gli insulti a Beppe Signori. Il seguito in questa stagione, grazie non solo airisultati della squadra del Vava, ma anche la ritro-vata compattezza della Nord, raggiunge livelli darecord. Per la trasferta all’Olimpico, ad esempio,sia con la Lazio (10 febbraio) che con la Roma(13 maggio) i bergamaschi sono tantissimi, quan-ti non se ne erano mai visti nello stadio capitoli-no. A bordo di un treno speciale e di alcuni pull-man, sono un migliaio gli atalantini nella sfidacon la Roma che riescono più volte a sovrastare iltifo di una curva Sud un po’ spenta. Nell’ultima fase del campionato, oltre alle grandisoddisfazioni per i risultati raccolti da Carreracompagni, nella tifoseria si fa largo la preoccupa-zione di vedere svenduti, uno dopo l’altro, igioiellini del Vava. Oltre a Donati e Cristian Zeno-

ni, già venduti da tempo, le voci di mercato dan-no per partenti anche Ventola, Pelizzoli, Zauri,Damiano, Doni, Bellini, Pinardi, Siviglia, Ganze Morfeo, in pratica quasi tuttala formazione tito-lare. La Nord prendeposizione in modonetto e a fine maggioriempie la provinciadi migliaia di manife-sti in cui, dopo averribadito che “L’Atalantanon è un business, ma ilpatrimonio di noi berga-maschi”, si chiede a Rug-geri di mantenere le pro-messe di non trasformarela Dea in un supermarketdelle grandi società. Lacampagna di pressione dellacurva (un inedito in questeproporzioni), mette il presi-dente con le spalle contro ilmuro, tanto che nel seguentemercato estivo gli investimentisaranno notevoli (ma anchesbagliati, come dimostrano itrenta miliardi per Comandini).La campagna di manifesti, rappresenta un ulterio-re passo in avanti per la Nord; scegliendo di usci-re dai confini dello stadio, per coinvolgere tutta laprovincia, gli ultrà nerazzurri guadagnano in cre-dibilità e considerazione, ma soprattutto acquista-no un ruolo sempre più influente nell’ambito ata-lantino.

Maggio ‘01La Nord non ci staa vedere svendutala squadra e riempiei muri della provinciadi manifesti perribadire a Ruggeriche “L’Atalantaè patrimonio deibergamaschi”

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Una svolta: gli ultrà pagano i dannialla stazione di Piacenza

Sabato 21 ottobre, ore 20. Dalla stazione diBergamo partono, diretti a Bari, 104 ultrà

nerazzurri suddivisi tra Supporters, Bna e Nomadi(i Kaos, una ventina, invece, optano per il pull-man). Cambiato il treno a Milano Centrale, quan-do il convoglio ferma a Piacenza avviene, inaspet-tato, l’incrocio con un gruppo di ultrà piacentini.«Un quarto d’ora di guerriglia nella notte nella stazio-ne ferroviaria di Piacenza tra tifosi dell’Atalanta e del-la squadra locale - riportava l’Ansa -. Gli atalantini,un centinaio, diretti a Bari, sono arrivati verso le 23sul treno da Milano. Occupavano due carrozze ed era-no abbastanza tranquilli ma durante la sosta sul bina-rio 5 è arrivato un gruppo di sostenitori biancorossidiretti a Crotone ed in attesa dello stesso treno dei ber-gamaschi. Nessuno aveva previsto che le due fazioniavrebbero utilizzato lo stesso convoglio. È cominciatauna sassaiola, alcuni bergamaschi sono scesi dal trenoe per diversi minuti tra i due gruppi è volato di tutto,compresa una bicicletta. Sono stati divelti e get-

tati contro gli avversari cestini dei rifiuti e unadecina di vetrate sono state sfondate. Solo quando sonogiunti i rinforzi delle forze dell’ordine, i tifosi atalanti-

ni hanno placato la loro furia. Dopo un’ora i berga-maschi sono tornati sul treno e sono ripartiti, sottoscorta. I quaranta supporters piacentini hanno invecepreferito rinunciare alla trasferta in Calabria: troppoelevato il rischio di nuovi scontri con le due fazioni sul-lo stesso treno. Per questo i tifosi emiliani sono statielogiati dal questore di Piacenza. All’arrivo a Bari,invece, i sostenitori nerazzurri sono stati tutti identifi-cati».Fin qui, niente di nuovo, ovviamente. È durante ilviaggio di ritorno che tra i leader della Nord siapre la discussione per un’iniziativa inedita per ilmondo ultrà nazionale: il risarcimento dei dannialla stazione di Piacenza. «Era una questione di mentalità - spiega il Bocia -;non c’era neanche stato lo scontro con i piacentini, masolo una sassaiola che aveva mandato in frantumialcune vetrate. E per una ventina di ragazzini che nonhanno neanche avuto i coglioni di arrivare al contattocon gli emiliani, non ce l’eravamo sentita di beccarcidue anni di diffida. Comunque era stata una decisio-ne che aveva trovato, salvo pochissime eccezioni, tuttid’accordo».

«All’interno delle Bna ne parlammo in riunione neigiorni seguenti - spiega Luca delle Brigate - e la deci-sione fu presa a larghissima maggioranza».La notizia ha notevole risalto sulla stampa sia

21/10/00 - Stazione di Piacenza - A seguito dell’incrocio tra atalantini (diretti a Bari) e piacentini (in attesa del treno per Crotone) scoppiano dei tafferugli e alcune vetrate vanno in frantumi

21/10/00Stazione di Piacenza

La notiziadegli incidenti allastazione emiliana

tra i 104 ultrànerazzurri e i 40biancorossi trova

ampio spaziosui quotidiani

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locale che nazionale. Il questore Presenti, moltosensibile alla propria immagine, la cavalca condichiarazioni a sensazione, forte del fatto che apromuovere questo passo non è una tifoseriaminore, bensì i “famigerati” ultrà dell’Atalanta.«Sono stati da me alcuni capi tifosi - dichiarava alcu-ni giorni dopo gli incidenti nel capoluogo emilia-no il questore di Bergamo - e ho chiesto loro di indi-carmi i nomi dei 20-25 che erano scesi dal treno. Lorohanno rifiutato, ma si sono detti disponibili a risarcireil danno. È la prima volta in Italia che c’è una volon-tà del genere». Anche a Piacenza la notizia è coltacon sorpresa: «Mi sorprende favorevolmente questadisponibilità - commentava il questore locale Ada-mo Gulì - non mi sarei mai aspettato un sussulto diciviltà di questo genere. Però ora attendo i fatti, insom-ma, aspetto il risarci-mento vero e proprioe dopo vedrò. Certola nostra posizionepotrebbe ancheammorbidirsi».Decisi quindi afare i fatti, unadelegazione dellaNord, pochi giornidopo si reca a Piacenza per trovare un accor-do sia con Trenitalia che con la questura. Un pro-blema è sicuramente quello della quantificazionedei danni, visto che sui giornali si era accennatoanche a «centinaia di milioni da risarcire». Per evita-re fregature, nella delegazione c’è anche un tifosostorico che è anche vetraio di professione! L’incontro con i dirigenti della stazione è quasigrottesco: preso atto della disponibilità degli ultrà

a risarcire, essendo un caso assolutamente inedito,non riescono a fornire le modalità di risarcimentodei danni (addirittura saranno i tifosi stessi chequindici giorni dopo solleciteranno Trenitalia acomunicare loro come poter pagare). Dal questo-re, invece, i toni sono un po’ più aspri.Il dottor Gulì, già pesantemente scottato dallavicenda del treno di salernitani bruciato, non èdisposto ad evitare le diffide, riservandosi di valu-tarne l’entità. Di questa vicenda, qualche settimana dopo, neparlerà, definendola una svolta nella mentalitàultrà, anche il ministro degli Interni in una rela-zione in Parlamento sulla questione della violen-za negli stadi. E di svolta, in effetti, lo è davvero se

neanche venti giorni dopo prima gli

spezzini diretti ad Alessandria, quindi gli ultrà delBrescia, per dei danneggiamenti ad una carrozzatornando dalla trasferta di Bergamo, risarciranno idanni provocati alle Ferrovie. Comunque, trascor-so un po’ di tempo, le diffide, anche se ridotte,arrivano: tre mesi per tutti i 104 presenti sul trenoper Bari. Prima, ovviamente, era stato fatto il ver-samento di dieci milioni di lire a Trenitalia, graziead una colletta tra i vari gruppi della Nord.

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27/10/00Sui giornali localiviene data grandeenfasi alla notiziache gli ultrà,per la prima volta,sono disponibili arisarcire dei danni

22/10/01Bari-AtalantaI 104 atalantinial San Nicola;al loro arrivonel capoluogo pugliesevengono tutti identificati

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All’assalto di San Siro, in motorino,sotto la curva interista!

Domenica 6 maggio, il calendario riservaall’Atalanta la trasferta di Milano con l’In-

ter. Tra i tifosi bergamaschi c’è molta attesa. Per laprima volta si decide di raggiungere il capoluogolombardo in motorino.Alle 10,30 di mattina, al ritrovo, il piazzale delComunale è gremito da oltre ottocento ultrà abordo di circa cinquecento scooter e moto di ognigenere. L’euforia è al massimo. Attraversato a col-pi di clacson e con le bandiere al vento il Sentie-rone e Porta Nuova, il lungo serpentone si dirigeverso Milano. Percorse senza problemi, e senzascorta, le strade della Brianza, a Gessate l’incrociocon una pattuglia della Stradale getta in appren-

sione le forze dell’ordine.Una volante della poliziasi mette quindi a far stradaal rumoroso corteo. «Obiettivo degli agenti evita-re ai bergamaschi su due ruo-te l’attraversamento dei cen-tri abitati - scriveva StefanoSerpellini su L’Eco -, racco-gliendo le eventuali provoca-zioni dei bulli locali e ingag-giando così pericolose scher-maglie. Il ragionamento fila

dal punto di vista dell’ordine pubblico, ma non è orto-dosso in tema di codice della strada. Perché dopo unpaio di chilometri, all’altezza di Cascina Gobba, eccola sorpresa: la volante infila lo svincolo della tangen-ziale e traghetta i cinquantini in territorio off-limitsper la loro ridotta potenza. Pensata pericolosa, perchéil corteo viaggia a una media di 30 kmh, mentre leauto sopraggiungono a una velocità tre o quattro voltesuperiore. Ma forse si confida troppo nel buon sensodegli scooteristi: insomma si crede che i centuari siaccontentino di viaggiare in prima corsia. E, invece, sarà per la smania di conquista, sarà perl’ebbrezza di viaggiare in autostrada sul Ciao, fatto stache gli easy-rider orobici si spalmano su tutta la car-reggiata (con la patente a punti sarebbe stata unastrage: in due sul cinquantino, senza casco, inautostrada e per di più sulla corsia di sorpasso!Irripetibile!). Conseguenza: un paio di auto inchio-dano dopo essersi trovate di fronte questo stormo cheprocede a rilento. Quattro chilometri e la poliziaimbocca l’uscita di Lambrate. Si torna in centro: qual-che insulto, clacsonate e nulla più. Sono le 13,30quando si cominciano a intravedere le prime indica-zioni per San Siro. Qualche sguardo intercetta, fermoad un semaforo, il pullman dell’Inter che, dopo esserestato circondato, viene tempestato di calci e sputi».Il corteo arriva quindi sul piazzale dello stadio. Lacelere, poca, è colta di sorpresa, visto che è tuttaimpegnata a bloccare una cinquantina di atalanti-ni appena scesi da un pullman. L’occasione perpresentarsi addirittura sotto la curva interista è

6/5/01 - Inter-Atalanta - Altra invasione a San Siro: sono oltre 5000 i bergamaschi al seguito

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6/5/01Inter-Atalanta

Un’altra immaginepanoramica dei5000 atalantini

a Milano

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6/5/01Inter-AtalantaAlcune immagini della trasfertain motorino (dall’alto verso il basso:alla partenza, sul Sentierone,in sosta per le vie di Milano)

d’oro. Parte la carica. «Insolita - la definisce nel suoresoconto L’Eco -, a “cavallo”, in sella a Phantom,Vespe e Booster, che spiazza gli avversari. I Boys, infat-ti, battono in temporanea ritirata, ma arriva la poliziae adesso sono i bergamaschi che devono fare dietro-front». Nella manovra tre motorini si spengono edevono essere abbandonati, ma la situazione all’e-sterno di San Siro si normalizza. Sugli spalti, inve-ce, a parte i soliti insulti, dove gli oltre cinquemi-la atalantini si fanno sentire non poco, negli ulti-mi minuti della gara (approfittando dell’aperturadei cancelli nell’ultimo quarto d’ora), da un’uscitadella curva Nord spunta uno dei due scooterabbandonati dagli ultrà orobici. Il Booster vieneportato sulla balaustra a metà del secondo anello,

preso a calci (!) da un gruppo diuna decina di “valorosi” ultràinteristi, quindi incendiato e sca-raventato lungo la gradinata ver-so la balconata. Una scena vera-

mente allucinante, o se si vuole guardarla dal pun-to di vista ultrà, patetica! In questa colossale cazzata, due interisti bergama-schi fanno l’errore di farsi immortalare davantiallo pseudo “trofeo di caccia” con lo striscioneIrriducibili Berghem. Uno striscione che non faràpiù apparizione nelle partite seguenti dell’Inter(almeno quelle con l’Atalanta) visto che i due“sboroni” nei giorni seguenti vengono subitoindividuati da alcuni atalantini a Zanica e oppor-tunamente “consigliati” a non esporre più quellostendardo. Le immagini del motorino gettatodagli spalti fanno il giro di tg e programmi sporti-vi tra lo sconcerto e l’indignazione collettiva,anche nel mondo ultrà.

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6/5/01 - Inter-AtalantaIl corteo in tangenziale

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6/5/01Inter-Atalanta

Azzardata foto ricordodegli Irriducibili Berghem

davanti allo scooter in fiamme

6/5/01 - Inter-AtalantaDopo la carica sotto la curva interista interviene la celere

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6/5/01 - Inter-AtalantaTre scooter rimangono sul piazzale; il Booster nero in alto a destra

verrà poi portato sugli spalti dagli interisti

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te, si decide di tentare. Sul tavolo diverse ipotesi;per quanto riguarda il formato, inizialmente iSupporters optano per un A4 con quattro pagine,poi, su consiglio dell’editore di Nerazzurro, ilnotiziario distribuito allo stadio, la scelta ricadesu di un formato tascabile, molto più pratico siada impaginare che da distribuire. Ovviamenteanche il numero delle pagine aumenta, arrivandoa stabilirne dodici, con una foto-poster centrale. Iltutto a colori.Per la testata, invece, le proposte, scartate quellepiù strane (c’è perfino un “An s’è ‘gnorancc”), ilballottaggio è tra “A guardia di una fede” e “Sostie-ni la curva”. Anche se con uno scarto ridotto, vie-ne scelta quest’ultima versione. A questo punto la “redazione” si mette al lavoro estabilisce altri tre elementi importanti: innanzitut-to si tratterà solo di Atalanta, curva, ultras e nien-t’altro, inoltre gli articoli non saranno firmati epoi si userà sempre il “noi”, prima persona plura-le, proprio per rafforzare il senso di unità e inmodo che sia più chiaro che chi scrive non parlaper sé, ma per tutta la curva. Dopo essere stati in stand-by per oltre due mesi,in una decina di giorni, di corsa, vengono stabili-te la bozza grafica, il carattere (molto giovanile,quasi manuale), il disegno della testata a cui vie-ne aggiunta la dicitura “dell’Atalanta SupportersCurva Nord 1907”, quindi si dà il via al primonumero che vede la luce il 29 aprile, undicesimagiornata di ritorno, in occasione della partita Ata-lanta-Bologna. Per il debutto della fanzine, in copertina, anzichéuna fotografia, viene pubblicato l’articolo di pre-sentazione: «Abbiamo un forte desiderio di comuni-

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Finalmente la Nordha un proprio giornalino

La nuova linea, più responsabile, e la massic-cia campagna per ridare una forte mentalità

ultras alla Nord, necessitano di un mezzo per rag-giungere tutti i tifosi della curva. Il contenuto delle riunioni settimanali, infatti,non può limitarsi ai cento, centocinquanta ragaz-zi che le frequentano, ma deve essere diffuso a tut-ti i sostenitori atalantini. I volantini, ne vengono distribuiti un paio tra feb-braio e marzo sulla svendita dei giocatori da partedella società e sui fischi che gradinata e tribunahanno riservato a Doni e compagni dopo la parti-ta con il Bari, non bastano più, ci vuole qualcosadi più completo e con una cadenza periodicacostante. Tra i Supporters più volte spunta l’idea diridare vita, dopo tanti anni, ad un giornalino verodi curva. Ma per la paura di non essere in grado disostenere questo sforzo organizzativo per almenoun paio di mesi viene accantonata. Poi, finalmen-

29/4/01Atalanta-BolognaIn Nord fa il suo debuttoil giornalino “Sostieni la curva”

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care con la curva - iniziava - su tutto ciò che accade eriguarda la stessa, per il bene dell’Atalanta e per ilnostro orgoglio di vivere costantemente al fianco dellaDea», per poi preannunciare che ci saranno anche«prese di posizione su qualsiasi argomento misurando-ci persino con chi pensa che diffidando alla cieca sirisolvano del tutto i problemi di ordine pubblico!».Già nel primo numero, comunque, si può deli-neare l’importanza del contenuto del giornalino.Oltre all’articolo della trasferta di Perugia e allevignette sugli incidenti con i milanisti alla stazio-ne Centrale, spicca l’articolo sull’imminente parti-ta all’Olimpico con la Lazio.Un pezzo in cui si esorta a tenere la giusta menta-lità nelle trasferte; emblematico il titolo “In tra-sferta da veri ultrà. Basta con le puttanate!”, maancor di più il resto dell’articolo in cui si ribadisceche «è arrivato il momento - si leggeva - che ognunosi responsabilizzi di più: il comportamento del singolo,infatti, ricade su tutti! I nostri nemici non sono né iviaggiatori fermi in stazione, né il contadino che stalavorando nel campo a Ospitaletto e neppure l’edico-lante della stazione di Brescia». Stesso tenore per lesoste negli autogrill: «È ora di finirla - attaccava -che agli autogrill, per il solito coglione che vuole ruba-re solo per farsi vedere, debbano andarci di mezzo tut-ti, rischiando una diffida e una denuncia per furto. E

per cos’è? Per ü pachetì de patatine o ü toc de salam?Ma ne vale la pena di passare un anno a firmare tut-te le domeniche in questura perché una testa di cazzoè uscito dall’autogrill senza pagare?».Il giornalino, già dal primo numero, haun successo al di sopra di ogni aspetta-tiva; la tiratura passa così dalle milleot-tocento copie iniziali, alle tremila delcampionato seguente: in pratica quasiuno spettatore su due della Nord com-pra, rigorosamente ad offerta libera,“Sostieni la curva”. Visto il largo con-senso del notiziario, aumentanoanche le pagine: con il campionato2002/03, infatti, salgono a sedici. Uno dei vanti della redazione è sicu-ramente il fatto di non aver mai“bucato” una partita, nemmenoquando al Comunale si sono gioca-te tre gare in una sola settimana!E sempre con sedici pagine. Nean-che fosse un quotidiano.Altra medaglia della rivista della curva è il giudi-zio, superpartes, di Fan’s Magazine che, sul nume-ro di febbraio 2003, l’ha definita «senza ombra dismentita la più bella fanzine dal punto di vista graficodel panorama ultras».

1/9/02Atalanta-Roma(amichevole)Sostieni la curvadiventa a 16 pagine

28/5/02 - Atalanta-Perugia - Al primo anniversario della fanzine vengono ripubblicate tutte le copertine

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Sull’onda dell’entusiasmo per la splendidacavalcata della stagione precedente, già alla

presentazione, da parte degli oltre cinquemilasupporters accorsi al Comunale in una calda mat-tina di luglio, si sentono cori che inneggianoall’Europa. A contribuire a generare questo ottimismo ci sonoanche i nuovi acquisti. Se da un lato sono stati

ceduti alcuni gioielli del vivaiocome Ivan Pelizzoli (passato allaRoma), Massimo Donati (alMilan), Cristian Zenoni (alMilan che poi lo gira immediata-mente alla Juve), DomenicoMorfeo (che, nonostante le insi-stenze dei tifosi perché restasseper diventare il leader dellasquadra, ritorna alla Fiorentina),a cui si aggiungono le cessioni diNicola Ventola (tornato all’In-ter), Sebastiano Siviglia (allaRoma) e Maurizio Ganz (nonriconfermato), dall’altro la socie-tà non si risparmia negli acqui-sti. Arrivano, infatti, a Bergamo

il portiere Massimo Taibi (dalla Reggina), i difen-sori Luigi Sala (dal Milan) e Alessandro Rinaldi(dalla Roma), il centrocampista Ousmane Dabo(dal Vicenza); ritornano all’Atalanta anche Pierlui-gi Orlandini e Corrado Colombo. Ma la grossa operazione di mercato, che scalda glientusiasmi del popolo neroblu, è l’acquisto, atitolo definitivo, di due attaccanti milanisti. LucaSaudati e Gianni Comandini. Per il primo Rugge-

Tra alti e bassi, una perla:la vittoria a San Siro

CAMPIONATO2001/02

BOLGNA ATALANTA 1-0 2-2ATALANTA JUVENTUS 0-2 0-3FIORENTINA ATALANTA 3-1 0-2ATALANTA VERONA 1-0 1-3BRESCIA ATALANTA 3-3 0-0ATALANTA MILAN 1-1 0-0LAZIO ATALANTA 2-0 1-0ATALANTA UDINESE 1-5 2-1LECCE ATALANTA 0-2 1-2ATALANTA ROMA 1-1 1-3ATALANTA VENEZIA 1-0 1-0PIACENZA ATALANTA 1-2 1-1ATALANTA INTER 2-4 2-1TORINO ATALANTA 1-2 1-1ATALANTA PARMA 4-1 1-1PERUGIA ATALANTA 2-0 1-2ATALANTA CHIEVO 1-2 1-2

R I S U L T A T I A R

ri scuce circa diciotto miliardi di lire, mentre perl’ex capocannoniere della serie B (con il Vicenza),si tocca il record di spesa per un solo giocatorenella storia della Dea: per il bomber cesenate, lasocietà investe ben trenta miliardi!Nonostante le premesse della vigilia, l’inizio dellastagione è difficilissimo. Nelle prime tre gare inerazzurri incappano in altrettante sconfitte (aBologna, 1-0, in casa con la Juve, 0-2, e a Firenze,3-1). La gara con il Verona, alla quarta giornata,diventa così già decisiva e, anche se a fatica, lasquadra del Vava la spunta per 1-0. Se nel derby al Rigamonti, Carrera e compagni sifanno rimontare due gol negli ultimi dieci minuti(3-3 il risultato finale, con tanto di show neurop-sichiatrico del tecnico bresciano Carletto Mazzo-ne), con il Milan strappano un punto (1-1), quin-di perdono a Roma con la Lazio per 2-0. È il prologo della seguente disfatta interna, unadelle più pesanti della storia della Dea: all’ottavagiornata, la squadra (Taibi soprattutto), va in tilted esce dal Comunale, tra gli insulti e la contesta-zione, con un secco 1-5 sul groppone. Ma dallascoppola con i friulani, inizia l’attesa risalita. Tre vittorie esterne consecutive (a Lecce, 0-2, Pia-cenza, 1-2, e Torino, 1-2), a cui si aggiungonoquelle in casa con il Venezia (1-0) e il Parma (4-1)ed il pareggio con la Roma (1-1), permettono allaformazione del Vava, dalla nona alla quindicesi-ma giornata, di scalare la classifica uscendo dallapalude della zona retrocessione. L’unico passo falso in sette giornate è la sconfittainterna con l’Inter (2-4).

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sconfitta interna per 1 a 2 adopera dei bergamaschi, sarà fata-le a Ronaldo e compagni nellacorsa allo scudetto. Spartizionedella posta in palio, invece, conPiacenza (1-1), Torino (1-1) eParma (1-1).Dei nuovi arrivati, va detto, che l’unico che con-vince è Sala, mentre Dabo, bloccato a lungo da uninfortunio durante la preparazione estiva, va a fasi

alternate. Taibi, titubante in molteoccasioni (ad esempio nel tracollo conl’Udinese), perde anche il posto a favo-re di Pinato, quindi si riprende ediventa decisivo per lo sprint di finestagione. Per quanto riguarda il repar-to offensivo, gli attesissimi bomberComandini e Saudati deludono sottoogni punto di vista; quattro gol dalbomber cesenate, nessuna rete dall’exempolese. A salvare la baracca, ci pen-sa, però, un grandissimo CristianoDoni, autore di ben sedici gol che glivalgono la convocazione in nazionalee la partecipazione anche ai Mondialidi Corea e Giappone. Ma il fantasistanerazzurro non è l’unico atalantino adentrare nel giro azzurro: Trapattoni,

infatti, per alcune amichevoli prova anche il JollyLuciano Zauri. Alla fine, tra alti e bassi, la Deariesce comunque a stabilire il suo nuovo record dipunti in serie A (45), piazzandosi esattamente ametà classifica, al nono posto.

Il girone d’andata si chiude, però, con due sconfit-te, a Perugia (2-0) e in casa con il Chievo (1-2). Laflessione continua anche all’inizio del ritorno.Nelle prime sette giornate i nerazzurri racimolanosolo sei punti, grazie al pareggio interno con ilBologna per 2-2 (una vittoria buttata alle ortiche,con i rossoblu, per 78 minuti in inferiorità nume-rica, che riescono a rimontare due gol), alla vitto-ria con la Fiorentina (2-0) ed ai due pareggi a retiinviolate con il Brescia e a San Siro con il Milan.Per il resto sono solo sconfitte: intrasferta con la Juventus (3-0) e conil Verona (2-1) e al comunale con laLazio (0-1). La seconda svolta positiva della sta-gione arriva con i tre punti conqui-stati, grazie ad un velocissimo con-tropiede al 93’ di Pinardi, ad Udine(1-2). Inizia, infatti, una serie posi-tiva con diciotto punti nelle ultimedieci partite. Al rilancio della squa-dra, contribuiscono sicuramente ilrientro, dopo un lungo, ennesimo,infortunio di Rossini, e il ritorno innerazzurro di Paolo Foglio (prele-vato dal Chievo a gennaio nel mer-cato di riparazione). A parte le bat-tuta d’arresto a Roma con i giallo-rossi di Totti (3-1) e all’ultima giornata in casa delChievo (2-1), è un continuo di vittorie e pareggi.Gli uomini del Vava fanno bottino pieno con ilLecce (2-1), il Venezia (0-1), il Perugia (2-1), masoprattutto a San Siro con l’Inter capolista: la

È l’anno di Cristiano Doni;è il vero trascinatoredella squadra e grazieai suoi 16 goll’Atalanta conquistail nono postoin classifica.La sua straordinariastagione lo portaai Mondialicon la Nazionale

C L A S S I F I C A

JUVENTUS 71ROMA 70INTER 69MILAN 55CHIEVO 54LAZIO 53BOLOGNA 52PERUGIA 46ATALANTA 45PARMA 44TORINO 43PIACENZA 42BRESCIA 40UDINESE 40VERONA 39LECCE 28FIORENTINA 22VENEZIA 18

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La Nord si confermain grande crescita

La stagione calda per i tifosi della Nord iniziagià durante il ritiro estivo di Sarre, in Valle

d’Aosta. Il 27 luglio, infatti, a Saint Vincent l’Ata-lanta gioca un torneo triangolare con Napoli eJuventus. L’occasione di presentarsi in buonnumero di fronte ai rivali bianconeri è sicuramen-te da non perdere ed infatti da Bergamo, non-ostante il giorno feriale (venerdì) ed il periodo divacanze, partono ben quattrocento atalantini.Che, infatti, si fanno sentire, ma soprattutto vede-re. Approfittando di un’invasione al termine del-

l’ultima gara con il Napoli,mentre alcuni tifosi orobici sidirigono verso i giocatori neraz-zurri, altri si fiondano verso glistriscioni dei Fighters appesisulla recinzione in alto dietro laporta. Qualcuno tenta di strap-pare quello del Gruppo Storico,appendendosi addirittura contutto il suo peso, ma invano; nelfrattempo interviene la celereche carica i bergamaschi rispe-

dendoli nel proprio settore. Il tutto davanti alletelecamere di Mediaset che trasmette in diretta iltorneo. All’uscita, gli ultrà bianconeri tentano una sortita,lanciando sassi da un ponte agli atalantini che vipassano sotto, ma, come riporta “Sostieni la cur-va”«quel ponte, gobbi bastardi, era l’ideale per “veder-si”, non per andarsene».Alla prima di campionato, invece, la situazione èmeno tesa. Pur essendo in trasferta a Bologna (26agosto), dal punto di vista dell’ordine pubblicofila tutto liscio; sul fronte del tifo, invece, va regi-strata la riscoperta del coro “Forza Atalanta vinciper noi” scandito però con pause più lunghe, cheesalta gli oltre duemila supporters nerazzurri alseguito. Il coro, infatti, è un autentico boato cherimbomba nello stadio Dall’Ara. Questo è un altrosegnale importante del processo di unione che stavenendo avanti in curva Nord ed anche il tifo nerisente positivamente. Con l’arrivo della Juve, nel debutto stagionale alComunale (9 settembre), la Nord riserva altrenovità di rilievo, a dimostrazione della nuova lin-fa che sta rilanciando tutto l’ambiente ultrà orobi-co. Oltre ad una efficace coreografia fatta da centi-naia di bandiere a due aste con il logo della Dea,prima dell’inizio della gara, la Nord fa dono a

27/7/01 - Juventus-Atalanta (torneo estivo) - A Saint Vincent, durante un triangolare, scoppiano i primi tafferugli della stagione

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26/8/01Bologna-Atalanta

Buono il seguitoal Dall’Ara alla prima

di campionato

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Massimo Carrera di una fascia da capitano perso-nalizzata dalla scritta Bèrghem sotto il profilo diCittà Alta. Un’iniziativa che nasce dalla volontà di«rappresentare tutti gli atalantini - riportava la fanzi-ne -, tutta la città, tutta la provincia, tutti i bergama-schi. Un simbolo che metta da parte una volta per tut-te quelle fasce fredde, commerciali o addirittura psica-deliche con stampato il marchio di fabbrica o unasquallida e anonima “C”». Sulla scelta di riportare ilnome della città in dialetto, la spiegazione è sem-plicissima: «In cürva an parla sèmpre in bergamàsc».Purtroppo, dopo i pubblici ringraziamenti di Car-rera («La userò sempre, sarà il simbolo della squa-dra»), la fascia verrà utilizzata solo per cinque par-tite, quindi, ufficialmente per motivi legati allosponsor, verrà riposta in un cassetto a favore dellasolita con il marchio dell’Asics.L’altra simpatica novità è il dono fatto, in qualitàdi ex, a Cristiano Zenoni. Messi da parte i solitifiori o le banali targhe, la Nord dà il via a quellache diventerà poi una tradizione: agli ex giocatoridella Dea viene donato un bottiglione da cinquelitri di vino rosso con etichetta personalizzata dauna dedica. Ol butigliù raccoglie subito le simpa-tie non solo dei tifosi della Nord, ma anche deigiocatori onorati di questo gesto. Ovviamente, la partita con la Vecchia Signora,però non è solo colore; con il fresco ricordo diSaint Vincent, prima dell’incontro, sul piazzaledella Sud, un gruppo di atalantini cerca il contat-to con i rivali, ma, dopo una sassaiola, vienerespinto dalla celere.Intanto l’apporto della Nord continua a diventaresempre più massiccio ed importante. A dimostrar-lo vi sono, oltre alle dichiarazioni dei giocatori,

come ad esempio Alex Pinar-di che dedica la prima vittoriastagionale, con il Verona (23settembre), «ai tifosi per ripa-garli dell’entusiasmo e della lorofiducia», anche i giudizi entu-siastici dei giornali locali. Se Il Giornale di Bergamo adogni minima occasione scrivedelle iniziative della Nord,anche il pacato L’Eco, ultima-mente si sbilancia comedimostra un commento nelresoconto della gara con igialloblu veneti: «Sta diven-tando una soddisfazione scriver-lo tutte le settimane - sottoli-neava il principale quotidia-no orobico -: il pubblico berga-masco s’è comportato benissimo.La squadra è stata incitata sen-za soste dall’inizio alla fine del-la partita; quando Doni ha fattogol sembrava che fosse statosegnato il gol-vittoria nella fina-le dei campionati del mondo.Complimenti a quei ragazzi econcetto da ribadire: i tifosi con-tinuano ad accumulare crediti,la squadra prima o poi li dovràonorare». Come sono lontani itempi in cui si leggevano arti-coli del tipo “Basta con i tam-buri”.Non c’è ancora il tempo di

9/9/01 - Atalanta-JuventusLa Nord fa dono a Carrera di due fasce

da capitano con la dicitura Bergheme il profilo di Città Alta

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9/9/01 - Atalanta-Juventus - Spettacolare coreografia prima del fischio d’inizio in curva Nord

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smaltire le furenti polemiche per la sceneggiatadell’allenatore del Brescia Carletto Mazzone inoccasione del derby (vedi capitoli seguenti) che latrasferta romana con la Lazio (7 ottobre) riserva aitrecento atalantini al seguito una parentesi di vec-chio stile ultras.«Piazzale curva Nord stadio Olimpico, ore 14,50 - ini-ziava il resoconto della trasferta sul giornalinodella curva -: sassaiola laziale e un paio di vetri deipullman vanno in frantumi. La nostra risposta non siè fatta attendere: grandi tutte quelle quarantacinquecinghie che si sono fatte rispettare. Contatto diretto sul-la strada senza tentennamenti». Intanto, però, lasquadra continua a deludere e così anche l’enor-me pazienza dei supporters della Nord, messa apiù riprese a dura prova dalle deludenti prestazio-ni di Carrera e compagni, si esaurisce di fronte ad

un umiliante 1 a 5 subito in casa dall’Udinese (21ottobre). Ancor prima della fischio finale dell’ar-bitro, infatti, una ventina di ultrà si dirige verso glispogliatoi e, dopo aver sfondato il cancellone chedà sul piazzale della Nord, chiede subito un col-loquio a caldo, appena terminata la gara, con igiocatori. Ma la polizia si frappone per evitare l’ingresso nel-la sala stampa dei tifosi. «La tensione era alle stelle -riportava Sostieni la curva - ma si è placata all’arri-vo del Vava, di Doni e di Carrera, proprio quelli che,però, avevano meno colpe. Quindi abbiamo richiesto lapresenza di tutti gli altri giocatori. Più che un colloquioè stata una sana, ma pesante dimostrazione di amoreper questa squadra», anche se, va detto, in certi atti-mi si è rischiata la rissa, soprattutto perché qual-cuno voleva prendere per il collo Comandini eTaibi, due tra i nerazzurri più nel mirino dellecontestazioni. Nonostante l’umore sotto i tacchi, a Lecce, la set-timana seguente, sono oltre duecento gli atalanti-ni al seguito che espongono un eloquente stri-scione: “Meritateci!”. Nelle seguenti partite interne il fermento degliultrà neroblu porta a qualche leggero tafferuglio,come con la Roma (4 novembre) quando i pull-man giallorossi vengono colpiti da una sassaiolanei pressi del Parco Suardi, e con il Venezia (18novembre) con una cinquantina di bergamaschiche cercano il contatto con i lagunari nei pressidella stazione, ma vengono bloccati dalle forzedell’ordine. La partita con i veneti, però, è ricordata certamen-te più per le celebrazioni per i 25 anni delle Briga-te. Lo storico gruppo della Nord per l’occasione,

21/10/01 - Atalanta-Udinese - Dopo la clamorosa sconfitta per 1-5 alcuni ultràchiedono un colloquio diretto con la squadra sul piazzale degli spogliatoi

7/10/01Lazio-Atalanta

Nei pressidella curva Nord

dell’Olimpico,bergamaschi e laziali

vengonoa contatto diretto

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oltre ad una coreografia con un bandierone adhoc, allestisce, sotto la curva, una interessantissi-ma mostra sulla storia delle Bna, ricca di fotogra-fie, sciarpe, magliette e adesivi. «Volevamo far rivi-vere un po’ di nostalgia ai “vecchi” che avevano vissu-to i tempi passati - spiega Luca - magari rivedendosiin una fotografia, per farli ritornare ai ricordi di queimomenti. Oltre alla mostra, avevamo voluto organiz-zare anche una cena rievocativa, invitando tutti coloroche avevano portato una sciarpa delle Brigate al collo.Eravamo tantissimi e fu davvero una bella serata».Superata la trasferta di Piacenza (25 novembre)nella quale i Wka si scontrano all’autogrill diRovato con un paio di pullman di veronesi a cuivengono mandati in frantumi alcuni finestrini(l’autobus dei Kaos viene però intercettato dallaStradale e 53 atalantini vengono condotti alla

questura piacentina efotosegnalati), con l’arri-vo a Bergamo dell’Inter(2 dicembre) lo scontrodiventa più duro. L’episo-dio del motorino lanciato sugli spalti di San Sirobrucia ancora (come dimostrano gli striscioniesposti in curva) ed infatti, già dalla tarda matti-nata, intorno al Comunale scatta la caccia all’inte-rista. Quattro tifosi avversari incappano in una specie di“posto di blocco” all’altezza della gradinata e neprendono non poche, mentre a fine gara duecen-to atalantini cercano di raggiungere la Sud, ma siscontrano con le forze dell’ordine e quattro cara-binieri vengono portati al pronto soccorso. Se con il Milan (19 dicembre) i tifosi della Nord

18/11/01Atalanta-VeneziaLe Bna festeggianoil loro venticinquesimoanniversario;ecco il bandieronepreparato ad hoc

18/11/01Atalanta-VeneziaUna panoramicadella mostra allestitasotto la curvadalle Brigate

2/12/01Atalanta-InterLa vicendadel motorinodi San Siro non èaffatto dimenticata

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possono ammirare i nuovi murales realizzati sullepareti della curva, riprendendo così l’idea lanciatadieci anni prima e poi fermatasi dopo i primigrandi dipinti ad opera dell’Alex, con il Chievo (6gennaio), invece, oltre al tradizionale butigliùconsegnato all’ex Stefano Lorenzi, viene espostouno striscione di polemica con Ruggeri (“Noi incurva a lottare, Ruggeri al mare. Vergogna! Presi-dente bisogna comprare”) per via dell’immobili-smo della società nel mercato di riparazione. Mauna contestazione molto più rumorosa se la bec-ca Valeria Marini (che risponde a gestacci), inviataper la trasmissione televisiva “Quelli che il calcio”che, ormai a fine partita, si porta a casa un bel cari-co di insulti e di cordialissimi inviti, al suo com-pagno Vittorio Cecchi Gori, a prendere casa nellepatrie galere.Il mese di gennaio è monopolizzato dagli scontricon la Juve. La prima di ritorno di campionato sidisputa al Delle Alpi (20 gennaio) ed è caratteriz-zata da una scaramuccia con un gruppo di ultrà

bianconeri che cercano (e trovano anche se inmodo breve) lo scontro con i bergamaschi, perpoi ripiegare velocemente. Seguono le due sfide diCoppa Italia. La gara d’andata si gioca a Torinodavanti a soli 599 paganti, di cui 275 atalantini(!); al ritorno, invece, il colpo d’occhio della Nordè buono, mentre Fighters ed Irriducibili non sonopiù di cinquanta. Come per la stagione precedente, la trasferta diVerona (3 febbraio) riserva un trattamento specia-le ai sostenitori atalantini (un migliaio) da partedelle forze dell’ordine. «Prima della partita - riportava la fanzine - l’arrestodi un ragazzo per un diverbio con un ispettore di poli-zia, le cinture fatte spogliare a tutti e il divieto di intro-

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6/1/01Atalanta-ChievoLa Nord polemizza

con Ruggeri accusandolodi non essere

intervenuto sul mercatodi riparazione

6/1/01 - Atalanta-Chievo - In questa stagione prendeil via l’usanza di donare agli ex giocatori nerazzurri

ol butigliù; nella foto quello consegnato a Stefano Lorenzi

20/1/02 - Juventus-Atalanta - Prima dell’inizio della gara si avvicina un gruppetto di bianconeri:lo scontro è molto breve, poi interviene la celere

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durre le aste delle bandiere. Dopo, invece, le caricheingiustificate di celere e carabinieri nel parcheggio convetri di pullman rotti e auto prese a calci con gli anfi-bi da parte delle invasate forze del “disordine”: è evi-dente la loro voglia di vendicarsi dopo i fatti dell’annoscorso che avevano sollevato un sacco di polemiche sututti i giornali e televisioni?».Da Verona a Milano, altra piazza dove la polizia sidimostra sempre poco tenera con i tifosi berga-maschi. Nella gara con il Milan (16 febbraio),infatti, il plotone di carabinieri che, per ignotimotivi, viene sempre messo a guardia del piane-rottolo delle scale a lato della balconata, viene allemani con un gruppo di ultrà atalantini e quindi ècostretto ad abbandonare precipitosamente lapropria posizione. Ma intanto, all’esterno, i mila-nisti, ancora una volta, si distinguono per la loroinfamia: nei pressi dell’ippodromo una dozzina diultrà (?) rossoneri aggredisce una coppia di fidan-zati e ferisce il ragazzo con un taglierino.Come Milano, anche Roma (17 marzo) confermal’astio della polizia verso i supporters orobici. «Nesanno qualcosa - si denunciava sulla fanzine - glioccupanti dell’ultimo pullman partito dal piazzale del-l’Olimpico caricati di legnate mentre salivano sull’au-tobus. Il tutto, ovviamente, senza telecamere e testimo-ni che potessero rendersi conto della vigliaccata deglisbirri con donne prese a schiaffi e manganellate date achiunque (autista compreso). Situazioni di questogenere obbligano ad avere un self-control incredibile,perché è comunque palpabile che provocazioni di que-sto tipo portano dritte all’arresto. Un merito a tutti i tifosi dei dodici pullman che primadi ripartire si sono ostinatamente impuntati pur disapere dove erano finiti i due ragazzi fermati durante

la partita! La mentalità ultrà passa anche dalla soli-darietà e dall’aiuto agli amici arrestati: quello che èaccaduto a quei due poteva capitare a chiunque degliottocento presenti all’Olimpico e da questi atteggia-menti, da queste ferme prese di posizione si costruisceun portamento ultras veramente dignitoso!».Dopo Roma, la settimana seguente il calendariooffre un’altra trasferta: Venezia. Il seguito è vera-mente numeroso, circa tremila tifosi, ed esuberan-te, tanto che, durante il trasporto dal parcheggiodei pullman allo stadio di Sant’Elena, a bordo deitraghetti scoppia un acceso diverbio con gli agen-ti di scorta. Identica cosa al ritorno, con un paio dimanganelli che finiscono in mare. Ma prima ancora, durante una sosta all’area di ser-vizio di Padova, un pullman era stato fermato econdotto al posto di poli-zia con l’accusa di furtoall’autogrill. Pesantissi-mo il commento sul gior-nalino della Nord ladomenica seguente con-tro gli autori della cazza-ta che dimostra, ancorauna volta, come la men-talità sia cambiata: «UnAutogrill svaligiato - attac-cava l’articolo - ed addirit-tura gente irrispettosa nel-l’insultare e dare fastidio achi all’Autogrill ci lavora!Prima di essere ultras, biso-gna essere uomini! E noinon ce la sentiamo più didover predicare a destra e

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16/2/02Atalanta-MilanDopo dieci anni,viene ripresa l’ideadi colorare i muridel Comuanale

24/3/02Venezia-AtalantaBuono il seguitoin laguna:sono oltre 3000i bergamaschigiunti a Venezia

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sinistra, quindi dalla prossima tra-sferta non guarderemo più in facciaa nessuno e passeremo dalle paroleai fatti. Spiace dover scrivere certecose, ma denunce per furto e relativa diffida sono cosegià viste e l’irresponsabilità di chi organizza i pullmanci fa schifo! Se questo tipo di casino entusiasma parec-chi tifosi (impossibile chiamarli ultras), sappiano cheper noi resteranno sempre degli sfigati e che per giun-ta ci auguriamo sempre che non incontrino tifoseriedecise in qualche autogrill: non vorremmo che gli ata-lantini passassero anche per conigli!».Fedeli alla tradizione, quando gli ultrà orobici var-cano l’Adda, il clima si fa più teso. E così, nella tra-sferta con l’Inter (7 aprile), il consistente corteoche dal parcheggio di Lampugnano si sposta versoSan Siro, rivela tutta la sua “agitazione”. Ecco i fat-ti raccontati sul giornalino: «Ad un tratto, nei pressidello stadio scoppiano dei tafferugli con e la polizia; il

servizio d’ordine predisposto dalla Questura di Milanoha confermato ancora una volta la sua inefficienza,nascosta, poi, con un rigidissimo quanto inutile e pro-vocatorio controllo che non ha fatto che creare un’ine-vitabile tensione sfociata negli scontri con la celere nelpiazzale dello stadio. Purtroppo, va detto, abbiamoabboccato alla provocazione e, dopo aver assistito alpestaggio di un atalantino disabile (non facciamonomi, ma in curva tutti lo conoscono!) è partita lanostra dura reazione. A farne le spese è stata unavolante della polizia data alle fiamme con una torcia

7/4/02Inter-Atalanta

Durante i tafferuglicon le forze dell’ordine

lungo il corteoper San Siro

una volante della poliziafinisce in fiamme

7/4/02 - Inter-AtalantaAtalantini in festa per la vittoria a San Siro

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buttata all’interno dell’abitacolo! Perché abbiamoabboccato? Perché ogni volta cercano un pretesto perdiffidarci ed ora possono attaccarsi ad una loro autoincendiata».Sugli spalti, invece, la situazione è più tranquillacon i circa tremila bergamaschi che riescono spes-so a sovrastare i rivali nel tifo, agevolati, va detto,dalla splendida prestazione di Carrera e compa-gni. La vittoria per 1-2 dell’Atalanta si dimostreràfatale, ancor più che la sconfitta dell’Olimpico conla Lazio, per far sfumare lo scudetto agli interisti.Insomma un’autentica goduria!Prima della fine del campionato, la Nord si segna-la per la spettacolare coreografia nell’ultima in

casa con il Perugia (28 aprile)fatta da migliaia di “A” dipolistirolo, per il riconosci-mento a Cristiano Doni, chetutti davano per partente e che invece resterà anco-ra a Bergamo («Lo striscione apparso in curva Nord“4 anni da campione, grazie Cristiano” l’ho letto men-tro giocavo. Che brividi» aveva dichiarato il fantasi-sta nerazzurro in sala stampa) e per i ringrazia-menti al Vava, nell’ultima di campionato a Veronacon il Chievo, con lo striscione “Ancora graziemister”.

28/4/02 - Atalanta-Perugia - Spettacolare coreografia della Nord per festeggiare la salvezza

6/5/02Chievo-AtalantaAll’ultima giornatadoverosoun ringraziamentoal Vava

28/4/02 - Atalanta-Perugia - Cristiano Doni riceveuna targa ricordo dalla curva

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L’isterica sceneggiata di Mazzonee la risposta della Nord

Il derby con il Brescia è come un liquido alta-mente infiammabile: basta un niente per far

scoppiare un incendio. In una situazione simile, ilcomportamento tenuto dall’allenatore delle ron-dinelle Carletto Mazzone è stato lo stesso di unpiromane in una raffineria.Veniamo ai fatti. Quinta giornata di campionato,30 settembre, l’Atalanta gioca a Brescia una garafondamentale per superare un avvio difficilissimo(quattro partite, tre sconfitte e una vittoria), quin-di la tensione è già molto alta.Da Bergamo partono circa mille duecento ultrà abordo di un treno. «L’aria di derby si respira fin diprima mattina alla stazione dove sul primo binario èin attesa il treno speciale con sedici carrozze - scriveva

Nikpalj su L’Eco -. È da poco passato mezzogiornoquando le radio gracchiano che il convoglio è alle por-te di Brescia: passano altri dieci minuti ma alla sta-zione ancora nessuna traccia. Qualcuno ha tirato ilfreno a mano, c’è chi lancia oggetti dal finestrino: iltreno riparte e sembra destinato ad arrivare in stazio-ne, ma a trecento metri ecco il nuovo stop, e la fuga.Gli ultrà scendono dai vagoni e si avviano verso il cen-tro, attraversando la ferrovia: le forze dell’ordine si get-tano al loro inseguimento e riescono a fermarli all’im-bocco di piazza della Repubblica. La prima auto chearriva sul posto viene accolta a colpi di cinghia sulparabrezza: gli ultrà lanciano fumogeni, uno si infilapericolosamente sotto un’auto. Polizia e carabinierifanno cordone e riescono a bloccare i bergamaschi inuna strada laterale, via Folonari». Volano oggetti equalche spintone, quindi il trasferimento allo sta-dio a bordo dei “bus grigliati”. Dei bresciani, però,non c’è traccia. Nel frattempo cinque ultrà neraz-zurri vengono fermati dalla polizia. All’interno del Rigamonti, solita routine delderby: cori di sfottò in quantità industriale, sia dauna parte che dall’altra e gesti e lanci di oggetticon i bresciani della curva Sud. Ma stavolta tra ivari insulti, c’è anche un “Carletto Mazzone roma-no di merda” (tra l’altro non è una novità, vistoche si era già sentito nel derby disputatosi a Reg-gio Emilia) che manda su tutte le furie il tecnicodi Trastevere che, infatti, risponde a gestacci versoi bergamaschi. È il prologo all’allucinante sceneg-giata che avviene al gol del tre pari realizzato daRoberto Baggio al 92’. «Alla rete del suo centrocam-pista, Mazzone scatta in piedi come una molla - rac-contava Ildo Serantoni dalle colonne de L’Eco - econ la velocità di un centometrista, si fionda gestico-

30/9/01Brescia-Atalanta

A bordo di untreno specialeper la trasferta

del derbysono oltre 1200i bergamaschi

al seguito

30/9/01Brescia-Atalanta

A 300 metridalla stazioneviene tirato

il freno del treno;giù tutti e sono attimi

di forte tensionecon la celere

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lando sotto la curva. Quella del Brescia, penserà il let-tore. E invece no. Er sor Carletto corre trafelato dallaparte opposta, dove sono assiepati gli increduli eammutoliti tifosi dell’Atalanta, ai quali vomita addos-so di tutto, prima di tornare sui suoi passi ed essereinvitato dall’arbitro a scendere negli spogliatoi. “Pertutta la partita me ne hanno dette di tutti i colori:romano de mmerda, fijo de puttana”, spiegherà il tec-nico del Brescia a fine partita, in una sala stampa inebollizione. Ma si capisce dai toni che la sua nonintende essere una giustificazione, ma semmai larivendicazione di un gesto legittimo. Infatti aggiunge:“Me rodeva dentro e, quando Baggio m’ha fatto ‘storegalo, so’ esploso”. Poi, abbassando i decibell, macurando bene di essere sentito, la ciliegina sulla torta:“Sti bergamaschi so’ tutti razzisti”». La polemica è immediata. Se da un lato alcunipseudo commentatori televisivi, nei programmidella domenica sera e dell’ignobile Processo dellunedì, gli danno ragione, avvalorando la tesi del-la provocazione, sulla sponda orobica si levanodurissime prese di posizione. Il sindaco CesareVeneziani invita Mazzone a chiedere scusa a tuttala città; la dirigenza dell’Atalanta, attraverso il suodirettore generale Beppe Marotta, spiega che «queicori non erano razzisti, ma i soliti, tranquilli sfottò,come ormai purtroppo capita tutte le domeniche negli

stadi italiani»; il direttore diTuttosport, il bergamascoXavier Jacobelli, dopo averdefinito «inaccettabile l’accusadi razzismo nei confronti dei bergamaschi», avvertecome «certe dichiarazioni sono molto pericolose perchépossono innescare reazioni imprevedibili»; il senatoreRoberto Calderoli ribadisce che «le offese di Mazzo-ne verso tutti i bergamaschi sono gravissime e non pos-sono essere impunite da parte della Federazione» men-tre il Sindacato di Polizia (Sap) di Bergamo «invo-ca l’intervento della magistratura».La polemica continua per giorni e investe anche ilmondo politico arrivando perfino all’incidentediplomatico tra Bergamo e Brescia. Se a PalazzoFrizzoni il sindaco Veneziani rinnova la richiestadi scuse alla città da parte di Mazzone, il suo col-lega Paolo Corsini, da Piazza della Loggia difendeil tecnico romano definendolo «un uomo vero cheha il coraggio di dire e fare quello che pensa». Anchel’Atalanta, dal canto suo, risponde per le rime:Ruggeri invita Mazzone ad andare in pensione,mentre il Vava, dopo aver rivelato che il sor Car-letto non aveva insultato solo i tifosi, ma anchetutta la panchina nerazzurra, annuncia di esserepronto ad adire alle vie legali. E gli ultrà della Nord? Ovviamente contrattaccano

30/9/01Brescia-AtalantaAl gol di Baggio al 92’ Mazzone impazzisce e corre sotto la curva atalantinavomitando ogni tipodi insulto ai bergamaschi

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ed il giorno seguente alle pseudo scuse dell’alle-natore romano (a Bergamo, a Vavassori, ma non aRuggeri, al sindaco e ai tifosi bergamaschi presen-ti al Rigamonti) diffondo un comunicato stampain cui precisano che «il coro in “Carletto Mazzoneromano di m…” è stato ripetuto due volte in uno spa-zio di un minuto e non tutta la partita come lui hacontinuamente riferito; poco elegante, lo ammettiamo,ma sono sfottò che si possono sentire in tutti gli stadi

d’Italia, senza che ogni volta li si debba bol-lare come slogan razzisti. Nessuno di noi, ribadiamo nessuno, - con-tinuava il comunicato - ha offeso né igenitori, né la sua infanzia e nemmeno lasua razza. L’anno scorso a Reggio Emiliagli facemmo lo stesso coro (rendiamociconto che non capita spesso di vincerefuori casa un derby con tre gol di van-taggio e in quei momenti la derisionedell’avversario fa parte del gioco) efummo applauditi da tutto lo stadiotanto che alcuni giornali (Gazzettadello Sport in primis) il giorno dopotitolarono “Mazzone unisce berga-maschi e bresciani”: incredibile!Questo sicuramente gli è rimastosul groppone e domenica un’occa-

sione così non poteva non sfruttarla:cercare nel migliore dei modi di tirarsi dalla sua partetutta la tifoseria bresciana, che un mese fa lo avevacontestato dopo la sua denuncia con il Paris S. G. Laprova? Perché Mazzone dopo la sua sceneggiata incampo, rientrando negli spogliatoi, con faccia moltosoddisfatta, ha risposto salutando il suo pubblico che lostava applaudendo? Ipocrita!!

Quello che più ci infastidisce è che lui oltre ad averdetto tante falsità, ci ha usato per un proprio torna-conto personale: e dire che nella Nord atalantina nonera mai stato visto in modo negativo. Anzi, la sua esu-beranza lo rendeva simpatico anche a noi.Oggi, c’è ancora chi giustifica la reazione di Mazzoneperchè le offese erano pesantissime, riprendendo spun-to da quanto affermato in qualche trasmissione televi-siva (vedi Controcampo, Processo del Lunedì ecc.). Ma è qui che vogliamo impuntarci: che vengano rivi-ste, ma soprattutto riascoltate, le videocassette delledue partite incriminate, quella di Reggio Emilia e quel-la di domenica scorsa: che si ascoltino i cori della cur-va neroblu, così, finalmente, davanti all’evidenza deifatti le accuse di Mazzone si dimostrerebbero assoluta-mente infondate. Caro sor Mazzone, in merito alle sue considerazionisull’Atalanta, riferite al suo concittadino AlessandroRinaldi (“A Rinà, che c’è stai affà in ‘sta squadra demmerda…”), provi a chiedere allo stesso difensorenerazzurro o anche ad altri romani doc come DanieleBerretta, Nippo Nappi, “Cobra” Tovalieri, Sauro Sau-rini, che trattamento hanno ricevuto da Bergamo e daitifosi della Curva Nord».Ovviamente la gara di ritorno, con l’arrivo di Maz-zone al Comunale, diventa la partita più attesadell’anno. Nelle varie riunioni, l’argomento piùdibattuto diventa quindi quale accoglienza riser-vare al romanaccio. La settimana che precede Atalanta-Brescia (10febbraio) è un continuo crescendo di tensioni chemanda nel panico questura, prefettura e autoritàvarie. A gettare benzina sul fuoco ci pensano siagli ultrà della Nord che, a sorpresa, il sindacato dipolizia.

5/2/02 - BergamoNella notte, in tutta la provincia,

vengono affissi 3000 manifesti antiMazzone

30/9/01Brescia-Atalanta

Copertinatutta per Mazzone

sul giornalinodella domenica seguente

ai fatti di Brescia

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Ma andiamo con ordine. Martedì sera (5 feb-braio), con un fitto passaparola alla riunione alcovo i presentano oltre duecento ragazzi; sui tavo-li del salone di Torre Boldone ci sono da distri-buire oltre tremila manifesti con la scritta “A Ber-gamo io non posso entrare” e il faccione, inseritoin un cartello di divieto, di Mazzone ritratto men-tre sbraita contro i bergamaschi. Ordine tassativoper tutti: riempire i muri di città e provincia!Un’iniziativa senza precedenti, una risposta agliinsulti razzisti del sor Carletto che voleva esseredura, ma allo stesso tempo non volgare. Da qui lascelta di ironizzare, in modo velenoso, sul cartelloaffisso agli ingressi dei negozi che vieta l’ingressoai cani. Bastano poche ore e al mattino, no-nostante la pioggia, i bergamaschi vedono ovun-que l’insolito manifesto. Una mossa studiata atavolino sapendo che avrebbe fatto breccia suimezzi d’informazione ed infatti il cartellone diMazzone fa il giro di tutte le televisioni e i giorna-li nazionali, ma non solo, visto che la notizia vie-ne ripresa addirittura da un’agenzia di stampainglese. A contribuire ad alzare la tensione, inol-tre, ci pensa anche il Sindacato Autonomo Poliziache la mattina stessa in cui appaiono i “divieti”per il sor Carletto, in una conferenza stampa lan-cia la provocazione di vietare l’arrivo a Bergamodell’allenatore del Brescia in quanto «la sua presen-za potrebbe costituire una turbativa per l’ordine pub-blico». Apriti cielo: prima i tifosi, poi la polizia (equasi il romanaccio rinuncia proprio ad oltrepas-sare l’Oglio). Al giovedì su tutti i giornali, nazio-nali e locali, le pagine e i commenti preoccupati sisprecano. Le autorità, in evidente stato di agita-zione, cercano di correre ai ripari gettando acqua

sul fuoco. Il sindaco Veneziani: «Bisogna calmaregli animi. Ben vengano le coreografie, i cori e le goliar-die, purchè rimangano tali e non sfocino nell’inutileviolenza». Il prefetto Cono Federico: «A Bergamo inqueste ore si respira aria di preoccupazione per even-tuali incidenti che potrebbero verificarsi prima, duran-te o dopo (!) la partita. Non mi sembra, tuttavia, que-sto il clima migliore per affrontare una partita. Gliultrà sappiano dare una risposta civile ai detrattori chesi ostinano ancora ad annoverare la tifoseria bergama-sca fra le più violente d’Italia». Il questore SalvatorePresenti: «Pensare al peggio non si può. Segnali diguerra finora non ne abbiamo: sappiamo di sfottòpesanti e della coreografia». Se i manifesti antiMazzone sono stati per lo piùgiudicati come una risposta ironica, pur se pesan-te, e come tali accettati, di tutt’altro avviso inveceil presidente della Provincia Valerio Bettoni che,dopo aver inviato una lettera al tecnico romanonella quale «esprime solidarietà piena e autentica aun uomo di sport sottoposto in questi giorni a una ver-gognosa, inaccettabile e ingiustificata campagna diintimidazione personale» arrivando, in una sconcer-tante deriva buonista, a definire l’attacco a tutti i

10/2/02Atalanta-BresciaPer tutta la settimana decine di ragazzi nel salone di Torre Boldonepreparano le 17000 bandierine della coreografia

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bergamaschi un semplice «sfogo della sua passionein un impeto di rivalsa agonistica» e i manifesti «ope-ra di pochi, perché Bergamo sa distinguersi per tolle-ranza e disponibilità». In questo clima, la Nord porta a segno un altropunto importante nella sua campagna di credibi-lità e legittimazione. Legittimazione che vienesancita prima dall’incontro richiesto dal prefetto,poi, addirittura dal sindaco. È così che, al venerdì,per la prima volta una delegazione di ultrà sale lescale dell’austero Palazzo Frizzoni. «”Voi avete laresponsabilità di gestire la domenica pomeriggio l’im-

magine della città” hadichiarato il sindacoai tifosi - scrivevaAnna Saurgnaniin un articolo aotto colonne inprima pagina (!)su Il Giornale di

Bergamo - i quali hannoribadito al primo cittadino la gravità del gesto e delleparole di Mazzone. Nessuno dei capi tifosi, però, hapotuto garantire una domenica tranquilla a Veneziani:“Il pericolo che ci possano essere incidenti è scontato- hanno detto -. Saremo in settemila in curva e ci sonotanti ragazzi che vengono allo stadio solo per crearetensioni”». A margine una nota di colore: chi aveva fatto datramite, conoscendo molto bene le abitudini diqualche capo ultrà, aveva precisato che, per incon-

trare il sindaco non era assolutamente necessariala giacca e la cravatta, ma almeno che si evitasse dipresentarsi in tenuta da lavoro. Detto, fatto: ilBocia, di professione giardiniere, non ce l’ha fa earriva all’appuntamento con gli scarponi pieni diterra, i calzettoni sopra la tuta ed una ignobilecamicia di fustagno a quadrettoni che la fa propepura! E le tracce del passaggio del Bocia si notano,evidenti, sulla linda moquette rossa dello scalonedi Palazzo Frizzoni! Il tutto con i commenti diquel buontempone del Baffo. Manifesti a parte, la Nord per il derby prepara unaspettacolare coreografia fatta da diciasettemilabandierine neroblu. Per un’intera settimana, lasera decine di ragazzi si ritrovano fino a notte tar-da nel salone di Torre Boldone ad infilare le asti-ne delle bandierine e ad impacchettarle. L’obietti-vo è proprio di colorare tutto il Comunale. Il colpo d’occhio, all’ingresso delle squadre, èveramente eccezionale! Senza parole. All’inizio del secondo tempo, invece, arriva il tan-to atteso “benvenuto” per Mazzone: tenendo tut-to sotto massimo riserbo, con i giornalisti che neigiorni precedenti avevano cercano in ogni modo,ma invano, di conoscere il segreto, al centro dellaNord vengono issati tre grandi maiali, da quattrometri di lunghezza l’uno, in polistirolo coloratid’azzurro con la “V” del Brescia unitamente ad unenorme striscione (tre metri di altezza per trentadi lunghezza) con la eloquente scritta “Mazzoneallevatore” (chiaro il gioco di parole, con l’eviden-

10/2/02 Atalanta-BresciaTutto il Comunale

è colorato da 17000bandierine nerazzurre

8/2/02Bergamo

Tutta la cittàè in agitazione:il sindaco chiede

addiritturaun incontrocon la curva

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te significato di “allevatore di suini” come metafo-ra di “allenatore dei bresciani”).Quando Mazzone entra sul terreno di gioco, pro-tetto da una scorta di ben quindici uomini (!), ilComunale esplode in un boato di insulti. Ultrapresidiata anche la panchina, trasformata in unbunker: tre celerini appostati a fianco del tecnicoromano, e ben diciassette, sistemati alle sue spal-le, al di là della vetrata per scoraggiare eventualiscalmanati pronti a colpirlo dal parterre della tri-buna. E proprio da dietro la panchina un gruppodi tifosi lo bersaglia di insulti ogni qualvolta osatirar fuori la sua pelata dal “bunker”.All’esterno del Comunale, la cornice è la solita delderby: sassaiole, cariche delle forze dell’ordine, siaprima che dopo la gara, lacrimogeni e arresti (afine serata vi saranno nove arresti, otto denunce euna ventina di diffide). Un bilancio, stavolta economico, del derby. «Tuttala coreografia - riportava la fanzine - è costata circa33 milioni di lire, rientrati con la sottoscrizione liberadelle bandierine (34 milioni 500 mila lire il ricavato,praticamente un euro a bandierina)». All’insegna della massima trasparenza il resocon-to pubblicato sul giornalino: «Va comunque segna-lato - continuava l’articolo - che se qualcuno hagenerosamente offerto anche 10 o 20 euro, altri (trop-pi!) invece non hanno dato proprio niente. Altri anco-

ra hanno letteralmente svuotato le proprie tasche, vistoche nelle cassette abbiamo trovato anche due franchisvizzeri, dieci centesimi di zloty polacchi (valore uncazzo), due escudi portoghesi, tre gettoni per autola-vaggio, una medaglietta della Madonna di Lourdes eaddirittura ü toc de föm (purtroppo, non potendolo uti-lizzare per pagare i manifesti è stato immediatamentetritato in una cartina)».

10/2/02Atalanta-BresciaGrandi preparativi anche per il“benvenuto”a sorpresaal sor Carletto

10/2/02 - Atalanta-Brescia - Ecco la risposta della Nord agli insulti di Carletto Mazzone

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Un’altra novità: la Festa della Dea

Che la Nord abbia ritrovato grande splendo-re è ormai un fatto evidente. Coreografiespettacolari, i manifesti, il giornalino, iltifo potentissimo, le trasferte sempre piùnumerose. Eppure i Supporters non siaccontentano e così, per andare ancoradi più oltre la curva, in modo da coin-volgere ulteriormente tutta la tifoseria etutta la provincia, mettono in cantierela 1a Festa della Dea, ovvero una festapopolare a base di musica, cucinanostrana, birra a fiumi e tanta Atalan-ta. Il posto prescelto è l’area feste diPedrengo, tra l’altro già attrezzata intutto, che, sebbene con qualchetimore, gli Alpini della locale sezio-ne mettono a disposizione degliultrà. Se l’entusiasmo è altissimo,c’è da fare i conti con l’inespe-rienza, visto che gli “esperti” nel-l’organizzazione di feste popola-ri non sono più di tre o quattro.Qualcuno va anche a dare una

sbirciatina dai rivali bresciani, che con la loroFesta Biancoblu (in svolgimento a giugno neipressi dello stadio Rigamonti) sono già alla secon-da edizione. Qualche riunione per decidere se e come organiz-zarsi, quindi tutti convinti: quattro giorni di festa,da giovedì 4 a domenica 7 luglio.I timori sono tanti; in particolare preoccupa l’e-sposizione finanziaria, pur potendo usufruire diuna struttura veramente a prezzi agevolati. “E se

non dovessimo coprire i costi?”, “E se ci becchia-mo quattro giorni di acqua e non viene nessu-no?”, sono i dubbi che assillano i preparativi. Si fanno i conti: in pratica servono almeno cin-quecento consumazioni di birra a sera per rag-giungere il pareggio. Un obiettivo certamente nonimpossibile, ma che comunque preoccupa. Per ridurre i costi, si fa tutto in proprio, anche incucina, dove ai fornelli si mettono, rivelandosi poicuochi provetti, il Tiberio e il Pelè con l’assistenzadel Baffo alle patatine fritte, dell’Emi alla griglia,del Massimù ai calamari, solo per citare qualcuno.Alle ragazze, invece, viene affidata la gestione diun bancone della birra. Pur se inesperti, però, ven-gono curati anche i particolari: le tovaglie che ibicchieri di plastica (un successone, moltissimi seli sono portati a casa) sono griffati con il logo del-l’Atalanta, il personale di servizio veste unamaglietta della curva, e tutto il tendone è addob-bato da striscioni e bandiere nerazzurre. Qualche migliaio di manifesti affissi per la pro-vincia e il giovedì sera, tra mille timori, la festa ini-zia. Le preoccupazioni della vigilia di fare un flopsvaniscono già un’ora dopo l’apertura ufficiale.Alle 20,30 tutta l’organizzazione è già in tilt. Lacoda al self service è lunghissima, la scorta (limi-tata) di costine è già esaurita, gli addetti in cucinanon riescono a star dietro alle richieste, il Baffosuda olio tanto è impegnato alla sua friggitrice. Alle 21, invece, iniziano a dare segnali di cedi-mento i motori delle dodici spine della birra, unnumero ritenuto più che sufficiente per il tipo difesta (un fornitore ne voleva prevedere addiritturasolo quattro). Peccato che per riuscire a prendereun bicchiere di birra, intorno alle 22, bisogna far-

4-7/7/02Pedrengo

La Nord organizzala prima festa

della Dea;ecco il manifesto

4-7/7/02Pedrengo

Sono migliaiagli atalantini

di ogni età che affollanoil tendone della

1a Festa della Dea

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si almeno venti minuti di coda. Il Leo, con la suasquadra, corre come un dannato a cambiare i fustidella birra, con le spine che vengono fatte andaread intervalli per non fondere il motore. Idem loSvizzero, uno dei coordinatori, che è al limeite delcollasso. Nell’area all’interno del grande parcoFrizzoni di Pedrengo ci saranno almeno quattro-mila persone, e quando il Bocia sale sul palco perpresentare gli ospiti della serata, sembra veramen-te di essere in curva Nord. I cori si alzano, e si sen-tono fino a Gorle. Anche perché il primo ospite ènientedimeno che il grande Vava. Per lui è un verotributo d’affetto. Poi la sorpresa: presentato dalBocia con uno spontaneo «S-cècc non sappiamo se èun chiodo o se è un campione, però ha detto che ci met-terà il cuore e per questo va sostenuto» sale sul palcoil neoacquisto, e sconosciuto, Apostolos Liolidis,un centravanti greco arrivato, chissà come, allacorte di Ruggeri. Per il greco, che rimane senzaparole, è l’apoteosi, come neanche il grandeCaniggia aveva avuto. «Mai visto niente di simile»confessa il neoatalantino al suo traduttore. Intan-to sotto il tendone i cori si sprecano con la genteche se ne sta in piedi su panche e tavoli a cantare.Ma una delle sorprese più piacevoli è sicuramentela presenza non solo dei giovani della Nord, maanche di famiglie intere con bambini, mamme,papà e anche nonni, tutti legati dalla fede per laDea. Visto l’impatto del primo giorno, dal venerdìsi corre ai ripari e così vengono raddoppiate le spi-ne, moltiplicate le casse, quintuplicate le fornituredella cucina, aumentati gli ordini dei gadgets. La festa si conclude in crescendo, dove perfino labanale estrazione della lotteria diventa unmomento di spettacolo, grazie al funambolico

Danilo che riesce a coinvolgere, con il suo ritor-nello “Gira la ruota”, tutta la festa con quattromi-la persone a gridare in coro “ta-ta-ta-ta” mimandoil suono della ruota della fortuna. Per chiarire l’i-dea del movimento visto a Pedrengo bastano solodue dati: oltre quindicimila presenze in quattrosere e diecimila litri di birra consumati.Sulla scorta del grandissimo successo della primaedizione, la seconda si conferma un evento uniconel panorama delle feste della provincia di Berga-mo. E a fermare l’entusiasmo che si respira a par-co Frizzoni non basta neanche la retrocessioneagli spareggi con la Reggina e nemmeno il violen-to temporale abbattutasi su Pedrengo la sera inau-gurale. Anzi, la 2a Festa della Dea, svoltasi dal 3 al6 luglio 02, diventa un’occasione di rilancio e diunità della tifoseria in un momento sicuramentedifficile. La riprova viene dalla straordinaria acco-glienza tributata al Vava, una bandiera per l’Ata-lanta al di là dei risultati: mai si era visto un alle-natore retrocesso e per di più esonerato essere por-tato in trionfo da migliaia di tifosi. E il Vava, peroltre due mesi in silenzio, ha scelto proprio ilpopolo della sua curva per dire la sua in pubblicosul suo esonero, sulla retrocessione, sui rapporticon la società. Ma un enorme successo lo hanno avuto anche glialtri ospiti d’eccezione come Glenn Stromberg eNippo Nappi, grandi ex mai dimenticati dai tifosinerazzurri e preferiti a quelli attuali non invitatiper via della retrocessione.

6/7/03 - Pedrengo - Grandi ospiti e grande accoglienzaalla 2a Festa della Dea: sul palco Glenn Stromberg e il Vava

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L’Atalanta, per la prima volta nella sua storia,retrocede in serie B per effetto del risultato

di una partita di spareggio. Una stagione segnatada momenti difficili che hanno portato la societàorobica a prendere anche decisioni sofferte, comeavvenuto per l’esonero di Vavassori a sole cinquegiornate dalla fine del campionato.Una stagione difficile fin dall’inizio con un’Ata-

lanta che, su sei partite giocate,rimedia contro il Parma la quin-ta sconfitta (2-1) del campiona-to. Il 3 novembre al Comunale,arriva, finalmente, la tanto attesavittoria battendo il Piacenza per2-0 con reti di Sala e Comandini.Ma a soli tre giorni dal successosugli emiliani, ancora in casa, ilModena sconfigge per 3-1 inerazzurri.L’Atalanta non si può quindi direguarita: la squadra purtroppoappare spesso povera di gioco edi idee. Come a Verona con ilChievo, quando i nerazzurri,dopo essere passati in vantaggio

escono sconfitti addirittura per 4-1. Sarà il derby a riportare il sorriso in casa neraz-zurra con i tre punti conquistati contro le rondi-nelle. Con quei due gol firmati Dabo e Comandi-ni, l’Atalanta si lascia alle spalle in classificaComo, Reggina e Torino e si porta a un punto daBrescia e Piacenza.Dopo quattro sconfitte consecutive in trasferta, inerazzurri pareggiano (1-1) in casa della Reggina,

Vava esonerato, spareggio,retrocessione! Un anno no!

CAMPIONATO2002/03

ATALANTA MODENA 1-3 2-0JUVENTUS ATALANTA 3-0 1-1ATALANTA BOLOGNA 2-2 3-2UDINESE ATALANTA 1-0 0-0ATALANTA LAZIO 0-1 0-0ATALANTA MILAN 1-4 3-3PARMA ATALANTA 2-1 0-0ATALANTA PIACENZA 2-0 0-2CHIEVO ATALANTA 4-1 0-1ATALANTA BRESCIA 2-0 0-3REGGINA ATALANTA 1-1 1-1ATALANTA PERUGIA 0-2 0-1TORINO ATALANTA 1-1 2-2INTER ATALANTA 1-0 1-1ATALANTA EMPOLI 2-2 0-0COMO ATALANTA 1-1 1-2ATALANTA ROMA 2-1 2-1

R I S U L T A T I A R

ma si fanno battere sette giorni dopo al Comuna-le dal Perugia (2-0). La squadra continua a dimo-strare di non sapere dare quanto in realtà potreb-be. Arriva quindi la sfida di San Siro contro l’Intere i bergamaschi danno prova di saper tener testa aimilanesi creando non poche palle gol e colpendocon Rossini anche un palo. La gara però vienechiusa dalla rete di Kallon.Campionato delle stranezze e l’ennesima strava-ganza di cui si rende protagonista l’Atalanta arrivaa pochi giorni dal Natale in occasione della parti-ta casalinga contro l’Empoli: i nerazzurri vanno invantaggio con Doni (raddoppia con Zenoni), masi fanno raggiungere dai toscani. Una domenicapomeriggio che ha dell’incredibile a fronte soprat-tutto del fatto che i nerazzurri giocano alla grandeper 85 minuti e ad un soffio dal fischio finaleriescono a prendere due gol. La squadra apparesempre più vittima di problemi cronici: segnapoche reti e ne incassa troppe.Le operazioni di calcio mercato di gennaio porta-no a Bergamo tre nuovi volti (Tramezzani, Vugri-nec e Gonnella) e una vecchia conoscenza (Sivi-glia). L’Atalanta apre l’anno nuovo riportando,sotto la neve, il pareggio in casa del Torino (1-1,gol di Natali). Gioca bene nel primo tempo, soffre a inizio ripre-sa e nel finale sfiora anche la vittoria.In parità finisce anche la sfida sul campo neutro diReggio Emilia contro il Como, ma il girone d’an-data è chiuso con la memorabile vittoria sullaRoma che fa guadagnare ai nostri il quint’ultimoposto in classifica. Alla rete di Totti risponde Donie Tramezzani conclude l’opera: 2-1.

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l’Atalanta va in vantaggio doponove minuti di gioco, ma rovinatutto nella ripresa. Un’altra brut-ta prestazione arriva il sabatosuccessivo a Perugia (1-0) e costala panchina a Giovanni Vavassori.L’esordio di Giancarlo Finardi nella massima serieviene salutato con il pareggio (2-2, doppietta diDoni) contro il Torino fanalino di coda in classi-fica. Ma in questa partita si assiste ad una grandeprestazione di coraggio e grinta da parte della

squadra orobica. Questo è lo spirito giusto, gridano inmolti, per affrontare le ultime quattrogare del campionato.Il 3 maggio arriva al Comunale l’Intere i bergamaschi pareggiano (1-1, gol diGautieri). Rimontando la rete di Mar-tins, l’Atalanta aggancia la Reggina a 31punti.Il sabato successivo a Empoli è la pau-ra a fare da protagonista dell’incontroe la gara finisce sullo 0-0. Contro ilComo i nerazzurri, sotto di un gol,rimontano e battono i lariani con unadoppietta di Doni (anche la partitadella Reggina contro la Juve finisce sul2-1). Ultima sfida di campionato: l’A-talanta batte 2-1 la Roma grazie alle

reti di Doni e Gautieri e la Reggina passa a Bolo-gna (0-2).È spareggio. Dopo lo 0-0 dell’andata, la Reggina,vincendo per 1 a 2, conquista a Bergamo la per-manenza in serie A.

Al giro di boa l’Atalanta ribalta un risultato nega-tivo e conquista i tanto attesi tre punti.La prima vittoria esterna i nerazzurri la conquista-no a Modena: 2-0, segnano Pinardi e Dabo, ma laReggina battendo la Lazio lascia i bergamaschiindietro di un punto in classifica (17 contro 16).L’Atalanta contro la Juve campione d’Italia giocaalla pari: gol di Pinardi e pareggio di Di Vaio. A Bologna doppietta di Pinardi, poi due reti surigore di Signori, ma al ’94 arriva il gol vittoria diRossini. I nerazzurri, in serie positiva da otto par-tite, pareggiano con l’Udinese (0-0)e anche la domenica successiva incasa della Lazio (0-0). E poi torna-no a fare i giganti con un gigante, ilMilan. Ecco allora ricomparirequell’Atalanta dalle grandi impreseche riesce a pareggiare (3-3, autore-te di Maldini e doppietta di Rossi-ni) a San Siro. L’undicesimo risultato utile per inerazzurri arriva in occasione dellasfida con il Parma (0-0) ma a solouna settimana di distanza l’Atalantafa un pericoloso passo indietro: incasa del Piacenza perde 2-0.Il gol vittoria contro il Chievo (1-0)lo firma Dabo con un formidabiletiro scagliato da una trentina dimetri. Questi tre punti fanno fare all’Atalanta unnotevole passo avanti in classifica: scavalca la Reg-gina (a 26) e raggiunge l’Empoli (a 28).Reduci dalla sconfitta nel derby (3-0), il 13 aprilearriva a far visita ai nerazzurri proprio la Reggina:

Giancarlo Finardi,allenatoredella Primavera,subentra al Vava,esonerato,a cinque giornatedal termine

C L A S S I F I C A

JUVENTUS 72INTER 65MILAN 61LAZIO 60PARMA 56UDINESE 56CHIEVO 55ROMA 49BRESCIA 42PERUGIA 42BOLOGNA 41EMPOLI 38MODENA 38REGGINA 38ATALANTA 38PIACENZA 30COMO 24TORINO 21

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La Nord ha un pullman tutto suo!Ma la stagione finisce in battaglia

La stagione per gli ultrà atalantini inizia già aluglio. Tra le prime amichevoli estive, infatti,

il 24 luglio, l’Atalanta si trova ad affrontare, a PontSan Martin (in Valle d’Aosta), il Como. Da Berga-mo, nonostante il giorno feriale, partono in due-centocinquanta decisi a vendicare un’imboscatasubita in un’altra gara estiva, questa volta diretta-mente al Sinigaglia, due anni prima, quando quat-tro bergamaschi, in ciabatte e pantaloncini, eranostati aggrediti da alcuni ultrà lariani. In Valle d’Ao-sta, però, di comaschi non c’è neanche l’ombra. Intanto la costante azione di unione della curvapromossa dai Supporters registra un ulteriore pas-so in avanti, anche dal punto di vista simbolico.Nel debutto in campionato (la prima giornata vie-

ne posticipata per il mancato accordo con le pay-tv) con la Juve al Delle Alpi (15 settembre), infat-ti, viene inaugurato il nuovo striscione da trasfer-ta “Bergamo”, un segnale in più per rappresentarein modo unico tutti gli atalantini al seguito. Il debutto in casa, con il Bologna (22 settembre),invece, vede una pesante critica dei Supporters alleBrigate. Dalle pagine della fanzine i toni non sonocerto teneri; dalla politica («Avete una stupenda Dearifrangente che usate come telone antipioggia nel par-terre e non ne volete assolutamente sapere di attaccar-la al posto del Che Guevara; perché? Vogliamo unacurva unita e compatta, ma è ovvio che se ci cacciamodentro la politica non andremo certo lontano, proprioperché la politica ha sempre diviso, mai unito»), aicori personalizzati dai gruppi («Ne abbiamo di stu-pendi che quando sono cantatati allo stesso modo esco-no esagerati, mentre personalizzati sfaldano il tifo,indebolendo così la forza di un’intera curva! Questo losi nota soprattutto in trasferta, quando magari in pochicantiamo lo stesso coro in modi diversi, ridicolizzando-ci. Questa è una vera e propria mancanza di rispetto,perché, lontani dal Brumana, gli ultras al seguito rap-presentano tutti i bergamaschi, quindi far figure a cau-sa di pochi non è più tollerabile»), alla scelta di nonincitare i singoli giocatori («I giocatori-bandiera nonci sono più, è vero, ma una curva non può snobbare ungiocatore che lotta per la nostra fede»), l’attacco èdeciso. «Vi abbiamo dato l’ennesima scossa - si legge-va a conclusione di un articolo -, adesso però dimo-strate veramente di tenere alla Nord; per noi la spe-ranza è l’ultima a morire». Il messaggio dei Supporters viene recepito, tantoche già con il Milan (20 ottobre) le Bna, oltre adorganizzare una spettacolare coreografia per tutta

15/9/02Juventus-AtalantaPer dare un ulteriore

segno di unità di curva,fa il suo debutto

lo striscione da trasferta“Bergamo”

20/10/02Atalanta-Milan

Per l’arrivodei rossoneri

la Nord scaldail suo cuore

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la Nord, tolgono il bandierone con il Che («Pernoi - spiegavano le Brigate in un volantino - avevaed ha un solo significato, “Eterni ribelli”, che ci sen-tiamo molto stretti e per questo lo abbiamo sostituitocon uno striscione con la stessa dicitura e firmatoBna»), si uniformano sui cori, mentre per la que-stione degli incitamenti ai singoli giocatori lascia-no liberi tutti di fare quello che vogliono.Ma la gara con i rossoneri merita attenzione ancheper gli incidenti del dopopartita. A parte la solitasassaiola all’esterno dello stadio, sui giornali vie-ne data grande enfasi alle pietre sistemate suibinari nei pressi di Stezzano per bloccare il con-voglio dei tifosi rossoneri. “L’ultima follia ultrà:sassi sui binari a Stezzano” titolavano i quotidianilocali, ma dalle colonne della fanzine i tifosi del-la Nord replicano in modo stizzito contrattaccan-do i giornali che «come al solito hanno pompato contitoli ad effetto, parlando di tentativo di deragliamen-to, strage sfiorata e vite messe in pericolo. Tutte stron-zate, ridicoli è dirvi poco: i sassi sono stati tirati, ma imacigni ve li siete sognati!».Se da un lato la curva è in continua crescita, dal-l’altro la squadra è un disastro, con un solo puntoin cinque partite. L’eliminazione dalla Coppa Ita-lia da parte della Sampdoria (24 ottobre) fa scat-tare la prima contestazione; al termine della parti-ta, giocata, per i superiori interessi televisivi, almercoledì pomeriggio, circa duecento ultrà bloc-cano l’uscita degli spogliatoi e chiedono un facciaa faccia con la squadra.«Non vi vogliamo mai più vedere così molli come inqueste prime partite di campionato - attaccava ilBocia - Dovete uscire dal campo dopo aver dato tutto,perché la maglia che indossate fa parte di questa città,

è un simbolo che meritail massimo impegno».Da parte di Carrera ecompagni solo silen-zio. È un’annata stra-na: più la squadradelude, più la curva sorprende. A Parma (27 otto-bre) addirittura viene inaugurato il primo pull-man di proprietà della Nord! «Con una parte degliutili della 1ª Festa della Dea - veniva riportato conenfasi sul giornalino - abbiamo comprato un pull-man! Sì, proprio un autobus, ovviamente usato (unMercedes di 10 anni!), da 53 posti, pagato circa10.000 euro (grafica e messa a punto compresa) cheabbiamo voluto dedicare all’indimenticabile Ivan (suoanche il motto “Pura de nisü, schéfe de negót”) oltreche personalizzare in modo vistoso con i nostri due uni-ci simboli, la Dea e Bergamo». Da raccontare il debutto della nuova corriera. Alritrovo a Torre Boldone l’euforia e l’orgoglio per il

23/10/02 - Atalanta-Sampdoria (Coppa Italia)L’eliminazione dalla Coppa Italia infiamma gli ultrà che chiedono

un incontro con la squadra all’esterno degli spogliatoi

27/10/02Parma-AtalantaCon gli utili della Festa della Dea,la Nord compra un vecchio pullmanche viene ribattezzato “Ivan”in memoria del caro amico scomparso

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nuovo pullman si legge sulle facce di tutti. E tuttiad accalcarsi per prendere posto sull’Ivan. Il Ben-zi, ultrà in veste di autista, chiude le portiere. Can-ti e salti sul pullman. Tutto è pronto. Fatidico girodi chiave, ma il motorino d’avviamento non dàsegni di vita. Nessun problema, si riprova. Secondo giro dichiave, niente. Terzo, quarto, quinto. I cori lascia-no spazio ai porconi, finchè non arriva un fatidi-co «S-cècc, ghè de spuncià!». E così venti forzuti sisostituiscono al motorino d’avviamento e ilpoderoso Mercedes fa sentire il suo ruggito. Alritorno la stessa scena si ripete all’esterno delTardini, davanti agli esterrefatti poliziotti. Mastavolta la spinta non basta e serviranno qua-si due ore, tra bestemmie di ogni tipo, aigrandi esperti in motori diesel (Benzi eBocia de Montel) per rimettere in moto l’I-van. E tutti a chiedersi: ma non era com-presa anche la messa a punto?La trasferta di Parma, però, va segnalataanche per gli scontri avvenuti prima della

gara: il contatto avviene in una vietta nei pressidello stadio con una trentina di parmensi; dueminuti, circa, di tafferugli sedati dalla fuga deigialloblu (un bergamasco viene arrestato). Se conil Piacenza (3 novembre) si assiste alla prima vit-toria, grazie anche ad un tifo straordinario, tregiorni dopo, nel recupero con il Modena, invece,la rabbia esplode. L’ennesima prova scialba e lasecca sconfitta per 1 a 3 scatenano la contestazio-ne violenta. Squadra assediata, sassaiola all’inter-no del piazzale degli spogliatoi, scontri con le for-ze dell’ordine, per quasi due ore Carrera e compa-gni restano blindati all’interno dello stadio. Ed

anche il giorno seguente a Zingonia si contanopiù poliziotti che tifosi. Dopo la sconfitta al Ben-tegodi con il Chievo (10 novembre), dove tra l’al-tro gli ultrà espongono al posto dei consueti stri-scioni la scritta “Più rispetto per noi e per i nostricolori… o per voi saran dolori. Fuori le palle!”(un chiaro messaggio ai giocatori!), la società pareintenzionata ad esonerare il tecnico di Arcene.Nella notte stessa, sui muri della sede di via Piten-tino compaiono scritte a firma Curva Nord come“Vavassori merita fiducia” e “Giù le mani dalVava” che fanno sicuramente pendere la bilanciadi Ruggeri a favore della riconferma dell’allenato-re. Quando, a fine novembre, le valli bergamaschesono sconvolte dall’alluvione e centinaia di fami-glie a Brembilla, Sant’Omobono, Gandellino e intanti altri paesi sono costrette ad abbandonare leproprie abitazioni, il cuore della Nord si fa vera-mente grande. Le drammatiche immagini dellecase di Camorone che cadono, una dopo l’altra,neanche fossero di fango e paglia, lasciano ilsegno nella coscienza di tutti i bergamaschi. Gliultrà, immediatamente, si mobilitano ed in occa-sione della partita con il Perugia (1 dicembre)organizzano una maxi colletta pro alluvionati intutto lo stadio e tappezzano la curva con un lun-ghissimo striscione: “L’acqua vi ha tolto le case,noi vogliamo ricostruirle. Non mollate, siamo convoi!”. La domenica nelle cassette distribuite a tuttigli ingressi del Comunale, sono davvero in tantiche lasciano un’offerta. In poco più di un’ora ven-gono raccolti ben quindicimila euro (per la preci-sione 6800 euro in Nord, 4100 in gradinata, 2100in tribuna, 1550 in Sud e 370 nei distinti) chepochi giorni dopo, nella massima trasparenza,

27/10/02Parma-AtalantaDebutto a spinta

per il “nuovo”pullman

della Nord; e direche nel prezzo era

stata compresa anchela messa a punto!

1/12/02Atalanta-Perugia

Gli ultrà nerazzurri,prima della partita,

raccolgono con una maxicolletta in tutto lo stadio

ben 15000 euroda destinare a chiha perso la casa

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vengono consegnati direttamente nelle mani delsindaco di Brembilla, Gianni Salvi. Gli attestati distima verso la curva si sprecano; dai giornali (“Allacurva Pisani il premio del migliore in campo” tito-lava L’Eco), al sindaco di Brembilla, alle tante let-tere di tifosi e semplici cittadini, tutti ad elogiaregli ultrà. Prima della gara con il Perugia, però, variportato un episodio particolare. È il 23 novem-bre, undicesima giornata, la Dea gioca a ReggioCalabria ed il seguito è numeroso come non mai:sono ben cinquecento i sostenitori orobici che sisobbarcano le trenta ore di treno per seguire inerazzurri nella più lunga trasferta del campiona-to. A fine partita, dopo la buona prestazione dellasquadra, tutti i giocatori, chiamati sotto la curva,rientrano negli spogliatoi senza degnare di unsaluto i tifosi scesi fino in Calabria. L’unico cennodi saluto arriva da Cristiano Doni. Da questo epi-sodio (per altro non nuovo), nasce la necessità diun confronto tra tifoseria e giocatori. A farsenepromotore è Massimo Taibi. Alla riunione delmartedì ecco quindi che si presentano il portiere e

il capitano Massimo Carrera. Il confronto è schiet-to: i giocatori a criticare la contestazione, scadutain offese personali agli uomini e non ai giocatori,da parte di una ventina di ragazzi della Nord aZingonia, dopo la sconfitta a Parma; gli ultrà arichiedere più rispetto per la maglia e per la tifo-seria. «Il confronto - era il commento sul giornali-no - ha portato, quindi, alla consapevolezza reciprocache per salvarci è fondamentale che la squadra e lacurva restino unite e compatte!».Nei primi mesi della stagione si assiste ad unaimportante novità nel mondo ultrà italiano: levarie curve, su iniziativa di Progetto Ultrà (un’as-sociazione con sede a Bologna) iniziano a ritro-varsi in incontri e assemblee per delineare un

23/11/02Reggina-AtalantaSono ben 500i bergamaschial seguito al Granillo,che, però, non vengonodegnati neanchedi un cenno da partedei giocatori

25/11/02 - Torre BoldoneAlla riunione della curva arrivano anche Taibi e Carrera: indiscussione i rapporti squadra-tifosi

1/12/02 - Atalanta-Perugia - Le valli bergamasche sono sconvolte dall’alluvione e il cuore della Nord non resta insensibile

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fronte comune contro i mali del calcio, quali larepressione, il calcio spezzatino con partite ingiorni ed orari più disparati al completo serviziodelle pay-tv, il caro biglietti. In questo coordina-mento, oltre ai bergamaschi, tra i più attivi vi sonoi bresciani, milanisti, granata. Il lavoro del Movi-mento Ultras, questa la denominazione scelta dal-le varie tifoserie, porterà, dopo un lungo e diffici-le lavoro di coordinamento, ad una manifestazio-ne nazionale a Milano, in una torrida domenicadi fine giugno, fuori dalla Lega Calcio.Tornando al campionato, passata la triste giornatain cui, poco prima della gara con il Toro al DelleAlpi (8 dicembre), scompare, colpito da infarto ilmedico sociale dell’Atalanta, dottor Valter Polini,nella trasferta a San Siro in casa dell’Inter (15dicembre) ai circa tremilacinquento atalantini vie-ne riservato il solito trattamento con manganella-te a raffica nel dopogara duranteil tragitto verso il parcheggio diLampugnano. Altri scontri con le forze dell’or-dine si registrano a Reggio Emi-lia, in occasione del derby con ilComo giocato, il 12 gennaio 03,allo stadio Giglio per la squalifi-ca del campo lariano. Al termine dell’incontro scop-piano, improvvisi, i tafferugli. Agenerarli il prolungato quantoinutile divieto di uscire dallo sta-dio, visto che i comaschi se neerano già andati sul treno, men-tre i pullman e le auto dei berga-maschi erano appena all’esterno

dei cancelli della curva Sud. Bisogna, infatti, sot-tolineare che tutti gli spettatori presenti allo stadioGiglio erano praticamente in una situazione dipre-congelamento viste le rigidissime temperaturedella giornata. Da qui la reazione di alcuni berga-maschi che ha cominciato a protestare contro ladecina di celerini che bloccava le scale d’uscita. Aqueste proteste, i poliziotti reagiscono con i man-ganelli e a quel punto la reazione dei sostenitorinerazzurri si fa più decisa, con il lancio di alcunepalle di neve e di ghiaccio e niente di più. Proba-bilmente presi dal panico, il plotone di celerini,anziché spostarsi ed uscire dallo stadio, si chiudea riccio contro la recinzione e spara un paio dilacrimogeni ad altezza d’uomo. «Un gesto - si rac-contava sul giornalino - che provocava un’altra rea-zione da parte degli ultrà che portava alla fuga delleforze dell’ordine sul piazzale esterno. In quel momento

12/1/03 - Como-Atalanta - Al termine della gara che si giocasul neutro di Reggio Emilia, scoppiano violenti tafferugli con la celere;

13 agenti rimangono feriti, uno rischia un occhio

12/1/03Como-Atalanta

Sul neutrodi Reggio Emiliasono circa 1500i bergamaschi

al seguito

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il gruppo di una quindicina di celerini, lasciati com-pletamente soli da colleghi che se ne stavano ad assi-stere da dietro una cancellata, ha avuto la peggio».Rimangono feriti tredici agenti, di cui uno grave,per un calcio in faccia che gli ha leso un occhio. Dopo i fatti di Reggio Emilia, alla vigilia della tra-sferta di Modena (26 gennaio) sulla Gazzetta diModena appare, addirittura in prima pagina, unarticolo secondo il quale a Bergamo sarebbe invoga tra i tifosi una gara a punti per chi accoltellaagenti delle forze dell’ordine!Autore di questo pseudoscoop è tale Bruno Fonta-na, segretario modenese del Siulp, uno dei mag-giori sindacati italiani di polizia, secondo il quale«per gli ultras dell’Atalanta un poliziotto accoltellatovale 50 punti, diventano 60 se è della Digos, mentreun carabiniere vale solo 30 punti».Immediata e sdegnata la replica della Nord. «Riba-dito con decisione - attaccava il comunicato inviatoai quotidiani emiliani - che una simile gara a puntitra gli ultrà atalantini non solo non esiste, ma nem-meno se ne è mai neanche sentito accennare».«Non è che, alla base delle “elucubrazioni” del signorFontana - sottolineava il comunicato - ci sia l’inten-zione di giustificare anticipatamente una dura azionedella polizia ai danni dei tifosi bergamaschi, in mododa “vendicare” i recenti fatti di Reggio Emilia neldopopartita tra Como e Atalanta?».Clamorosamente smascherato al Siulp modenesenon è rimasto che precisare, con evidente imba-razzo, che «abbiamo reso noto informazioni in nostropossesso legate al mondo che gravita attorno agli stadi.L’abbiamo fatto nell’ambito di un discorso generale enon per puntare il dito contro i nerazzurri». Comun-que nella trasferta di Modena non accade niente.

Prima della gara con il Parma (9 marzo) arrivanosulla testa di una dozzina di figure di primo pianodella Nord le diffide per gli incidenti in casa con ilModena, gli scontri di Reggio Emilia e i tafferuglia San Siro con l’Inter. Questa pesante mazzata èl’occasione per un ulteriore passo in avanti versol’unità di curva. Diffidato il Bocia, per la primavolta un appartenente ad un gruppo si trasferiscesulla balconata di un altro gruppo per guidare iltifo della curva. Protagonista di questa svolta è ilLuca delle Brigate. «Di salire sulla balconata centraledella curva - spiega - me lo chiesero così senza preav-viso un’oretta prima della partita. Non me l’aspettavo,ma mi fece piacere. Non volevo però non coinvolgere ilmio gruppo, così, immediatamente, volli sentire l’opi-nione dei miei amici delle Bna. La risposta fu univoca:è una bella idea, vai! Per un ragaz-zo di ventidue anni, guidare il tifodi un’intera curva di seimila perso-ne, non è certo una cosa da poco,ma comunque non mi ha dato ilminimo problema e ho accettatomolto volentieri. Devo dire che èstata (ed è!) un’esperienza moltopositiva, anche perché mi ha fattocapire come sia importante stareattenti a tutta la curva e non soload pezzo».La trasferta di Brescia (6 aprile),ovviamente, è sempre moltosentita, ma forse nessuno potevapensare di arrivare a riempireben quarantotto pullman. Glistessi ultrà biancazzurri, delresto, ne avevano organizzati,

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6/4/03Brescia-AtalantaUna fase degli scontricon i carabinieridurante l’intervallodella partita

6/4/03Brescia-AtalantaTutti in pullman,tutti insieme;la megacarovanadi 48 pullman di ultràparte dallo stadio

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all’andata, quarantadue. Per due settimane la cac-cia alle corriere è frenetica, tanto da recarsi perfinoa Verona per trovare la disponibilità dei mezzi. Edal capoluogo veneto arrivano ben trenta auto-bus. Alla partenza della mega carovana dal piaz-zale della Sud, l’entusiasmo è altissimo. All’arrivoallo stadio Rigamonti, però, alcuni autobus navet-ta (le corriere sono state parcheggiate al MercatoOrtofrutticolo) vengono presi a sassate, mentreall’interno, durante l’intervallo, un gruppo di ata-lantini si scatena contro le forze dell’ordine dandoalle fiamme, non prima di averlo devastato, ancheun magazzino utilizzato come archivio-cinetecadel Brescia calcio. In questa fase resta gravementeferito ad una mano per lo scoppio di un petardoun ventisettenne di Lovere. Questi incidenti, però,nei quali restano contusi diciassette agenti, costa-no cari a sette ultrà atalantini, arrestati in differita,in base alle nuove leggi antiviolenza. La sconfitta di Perugia (19 aprile) induce Ruggeriad esonerare il Vava. La Nord, però, non ci sta ereagisce duramente. Al primo allenamento diGiancarlo Finardi, il sostituto del Vava, a Zingonia

si presentano un centinaio di ultrà che, al coro di“Andate a lavorare” contro i giocatori, consideratii veri responsabili degli scarsi risultati, scavalcanole recinzioni del campo da gioco ed obbliganoCarrera e compagni a rientrare negli spogliatoi.«Oggi non fate nessun allenamento perché non meri-tate di indossare questa maglia», sono le parole cheaccompagnano i giocatori fuori dal campo (ad untratto si sfiora una rissa con Dabo e Doni che rea-giscono alle considerazioni espresse dagli ultrà). E ancora: «Ha pagato per tutti l’unica bandiera che haBergamo, Giovanni Vavassori, ma la colpa è dei gioca-tori». Arriva anche un colloquio, tutto in bergama-sco, con il neoallenatore al quale gli ultrà testimo-niano tutta la loro stima, quindi una delegazioneincontra anche il presidente Ruggeri al quale vie-ne ribadita l’assurdità della scelta di cacciare ilVava a sole cinque giornate dal termine. Come preannunciato a Zingonia, la curva garanti-sce un tifo calorosissimo nella seguente partitacon il Toro (26 aprile), mentre con il Como (17maggio) la Nord mette in atto uno sciopero deltifo per tutto il primo tempo per protestare controalcune perquisizioni notturne in casa di una tren-tina di ultrà neroblu, accusati di aver aggredito,qualche giorno prima, degli ultras padovani inoccasione della partita con l’Alzano Virescit. Ilsostegno torna compatto e potente, nell’ultima dicampionato, a Roma (24 maggio), dove il seguitoall’Olimpico è di oltre mille atalantini. La vittoria contro i giallorossi porta allo spareggiosalvezza con la Reggina. Andata al Granillo, gio-vedì 29 maggio, ritorno al Comunale tre giornidopo. I tempi strettissimi per organizzare la tra-sferta, fanno fare i salti mortali. La Nord decide di

23/4/03ZingoniaL’esonero

del Vava provocala dura contestazione

della tifoseriaverso i giocatori;

un centinaio di ultràpiomba a Zingonia

e fa annullarel’allenamento

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utilizzare qualsiasi mezzo: un centinaio in treno,duecentodieci con il primo volo charter della sto-ria della curva (perfettamente organizzato e pun-tualità svizzera), e una decina di Kaos in pulmino.A Reggio, nonostante la bolgia amaranto, i sup-porters nerazzurri si fanno sentire e il pareggio per0-0 alimenta ancora di più l’entusiasmo per lagara di ritorno. In due giorni vengono venduti bensedicimila biglietti. Domenica sera, 1 giugno. Innanzi tutto una novi-tà: i Wka, dopo gli ennesimi contrasti all’internodella Nord, si spostano in curva Sud scatenando levivaci polemiche da parte soprattutto di alcuni“vecchi Kaos”, nettamente contrari a questa scelta(l’esperienza in Sud, però non durerà molto, vistoche i Wka verranno forzatamente sciolti l’1 feb-braio 04 quando alla partenza per la trasferta diVenezia, un gruppo di Supporters e storici Kaosdecide di “sequestrare” lo striscione del gruppoagli attuali Wka perchè ritenuti indegni di rappre-sentare un così glorioso nome). Vicenda Kaos a parte, l’atmosfera al Comunale èesplosiva, ma purtroppo, è in agguato la pioggia,o meglio il diluvio, che blocca l’inizio della parti-ta costringendo l’arbitro Collina a rimandare l’in-contro, dopo ben 78 minuti di attesa. La necessitàdi trovare una sistemazione ai trecentocinquantaultrà giunti dalla Calabria manda nel panico leautorità che alla fine trovano la soluzione siste-mando i tifosi amaranto nella palestra delle pisci-ne Italcementi. Per un segno di rispetto tra ultrà, di notte, ungruppo di atalantini offre alcune casse di birra edei panini ai calabresi, ma nella tarda mattinataseguente, quando i reggini vengono trasferiti al

campo Utili, alcuni supporters nerazzurri vanno astanarli con intenzioni non proprio amichevoli.Ne nasce uno scontro, con i calabresi che poi siscagliano contro un ignaro passante e contro unristorante cinese a cui viene devastata una vetrata. La sconfitta della Dea e la conseguente retroces-sione, fa esplodere, al termine della gara, quellarabbia che covava da tempo. Sul viale Giulio Cesa-re si scatena la battaglia tra atalantini e forze del-l’ordine. Il giorno dopo sui giornali le polemichesono durissime e il questore Giuseppe ArcodiaBuriolo arriva perfino a quantificare in ben cin-quemila giovani coinvolti negli incidenti e per dipiù mossi da un’azione premeditata. Una cifra,evidentemente esagerata, così come assolutamen-te infondata la teoria della premeditazione. Piùsemplicemente gli atalantini hanno dato sfogo,nel modo sbagliato, alla loro rabbia per la serie B.

29/5/03Reggina-Atalanta(spareggio salvezza)A bordo di ogni mezzo,in treno, con il primovolo charter della Nord,o in pullmino,oltre 300 bergamaschiincitano la Deaa restare in serie A

1/6/03Atalanta-Reggina(spareggio salvezza)A causa dei difficilirapporti con il restodella Nord, i Kaossi trasferisconoin curva Sud;una scelta moltocriticata da vari“vecchi” Wka

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Derby con il Brescia, che giornata:coreografie, vittoria e poiin 3000 sotto la questura

Ipreparativi per la partita più attesa dell’annosono frenetici. La Nord, infatti, ha deciso di

mettere in scena la più bella coreografia degli ulti-mi anni, questo almeno nelle previsioni. Per tra-sformare la curva in un grande spettacolo bisognapitturare circa cinquemila pannelli di polistiroloda settanta centimetri di lato. L’impresa di per sénon troppo difficile, diventa proibitiva per le con-dizioni del tempo che fanno volare dappertutto ifogli di polistirolo ancora bagnati di vernice. Arriva, quindi, il momento fatidico: mai la Nordaveva allestito una coreografia con una scritta dariprodurre con i pannelli. Alle 14,55, come presta-bilito, viene dato l’ordine di alzare tutti il quadra-

to di polistirolo mostrando il lato bianco, mentreal centro della curva viene steso un bandieronecon la Dea nella sua versione originale (in corsa),quindi, all’ingresso delle squadre, altro ordine:girare i pannelli. È così che, come un gigantescodomino, la Nord si colora in quattro spicchi nero-blu facendo comparire un gigantesco 1907 inbianco. In alto, sui pali, uno striscione: “1907,l’anno della Dea”. Tutto lo stadio applaude, esta-siato. Ancora pochi secondi, ed ecco la sorpresa,che trasforma gli applausi in una fragorosa risata,quindi in un boato. Derby vuol dire anche sfottòdell’avversario e allora, dal piazzale dietro la Nordsi alza, sollevato da una quindicina di grossi pal-loni, un gigantesco maiale da sedici metri per sei,tutto azzurro con tanto di “V” bresciana e la dici-tura 1911, ovvero “l’anno del maiale”. La partita, come la scenografia, va per il meglio el’Atalanta batte con un secco 2 a 0 il Brescia. Ma lagiornata per gli ultrà della Nord è tutt’altro chefinita. Con un volantino diffuso prima della parti-ta, la curva lancia la sua campagna di mobilitazio-ne contro la ventina di pesanti diffide (tre annicon firma) preannunciate dalla questura, o megliodal nuovo questore Giuseppe Arcodia Buriolo, peri fatti dopo Atalanta-Modena. «Subito dopo il fischio finale della partita odierna -riportava il volantino - ci ritroveremo fuori dallaNord e dietro lo striscione “Diffidateci tutti” cammi-neremo in corteo verso la questura, per dimostrare chetutto il lavoro svolto sino ad oggi da parte della curvaNord non può essere smantellato per la superficialità diun uomo che, forse, non ha ancora capito che diffi-dando pesantemente non risolverà i suoi problemi».«Chiederemo un incontro immediato con il questore -

17/11/02Atalanta-Brescia

Dopo l’anno della Dea,ecco spuntare

da dietro la curvaun gigantesco suino,

a simboleggiare il “1911,l’anno del maiale”

17/11/02 - Atalanta-Brescia - Al centro della Nord si alza il bandierone con la Dea e tutta la curva forma una cornice bianca

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continuava - con tutti noi fuori dalla questura senzaprovocare alcun incidente, ma con serietà decisa ecompatta da curva Nord».Certo, non è un’impresa facile convogliaremigliaia di ragazzi in un corteo in un dopopartitacon il Brescia, dove per tanti la tentazione è forte,ma gli ordini di scuderia dei gruppi della Nordsono chiari: «È scontato - esortava ancora il volan-tino - che i bresciani nessuno deve provare ad affron-tarli. Oggi dobbiamo salvare una curva che stampalocale e tutta la tifoseria negli ultimi anni non hannofatto altro che elogiare, proprio per la serietà che que-sta mette in tutte le situazioni».L’invito viene recepito da tutti, ancor più del pre-visto. Al termine della gara, infatti, sono quasi tre-mila gli ultrà che, snobbando celere e bresciani(per altro già informati e per questo rispettosi del-l’iniziativa bergamasca), sfilano lungo via Celesti-ni, Borgo Santa Caterina e via Suardi, per attestar-si, in modo assolutamente pacifico, ma al tempostesso determinato, all’esterno della questura divia Noli. Per la prima volta la Nord (se si esclude il corteoper lo stadio nuovo all’inizio degli anni novanta)scende in strada e lo fa nel migliore dei modi.«Mentre una delegazione di sette tifosi viene accoltadal questore - scrivevano i giornali -, al quale gliultrà ribadiscono di essere disposti a farsi diffidare tut-ti, l’incrocio diventa il palcoscenico per le canzoni del-la tifoseria nerazzurra. Il vertice dura circa una mez-z’ora poi, quando il gruppo dei sette scende ed il Bocia,al megafono, oltre a ringraziare tutti (“Ragazzi, sietestati grandissimi” dice) esprime soddisfazione per l’in-contro, parte un boato di ovazioni e applausi». Di fatti, la manifestazione sotto le finestre della

polizia, ha certamente preoccupato il neo questo-re che subito dopo, alla stampa, si è affrettato adire che «non è stata emessa ancora alcun diffida peri gli incidenti con il Modena. Sui provvedimenti valu-teremo caso per caso». «Avere accerchiato la questura - si spiegava sul gior-nalino - e vedere in netta difficoltà agenti, digos, e viadicendo è stato un segnale forte di unità, che però nonci deve illudere, perché, comunque, hanno sempre laforza e la volontà di toglierci dalla scena quandovogliono. Loro sono le istituzioni e con gli ultrà nonhanno niente a che vedere, ma è certo, però, che gliultrà hanno una dignità e un obiettivo: voler a tutti icosti difendere un’ideale di vita che nessuno potrànegarci. Nessuna diffida ci fermerà… Liberi ultrà pervivere».Ed è con questo motto e con la fotografia della piùspettacolare coreografia della Nord che si chiudela storia, o meglio le storie, di questo libro, nel-l’imminente attesa che la Dea si riprenda quelloche le spetta, la serie A!

17/11/02Atalanta-BresciaAl termine del derby,nessun incidente,ma un corteo, compatto,di 3000 ultrà nerazzurriche si dirige versola questura

17/11/02Atalanta-BresciaIl presidio dei tifosidella Nord davantialla questura

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17/11/02 - Atalanta-Brescia - A comando, come un gigantesco domino, in curva si forma la scritta 1907, “l’anno della Dea”

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Tutti, o quasi, gli incidenti dal 1971 al 2002/03

PARTITA DATA ARRESTI/DENUNCE FERITI

NOTEatalantini avversari atal. avv. FdO

1972/73Atalanta-Inter 03/12/1972 aggressione auto Boninsegna e Corso

Atalanta-Fiorentina 07/01/1973 lancio oggetti in campoAtalanta-Sampdoria 04/03/1973 2 rissa in curva nord

Torino-Atalanta 11/03/1973 furto striscione CommandosAtalanta-L.R.Vicenza 20/05/1973 contestazione giocatori

1974/75Atalanta-Verona 29/09/1974 scontri in curva Nord

1976/77Ascoli-Atalanta 17/04/1977 scontri esterno stadio

Atalanta-Sambened. 07/05/1977 sassaiole pullman tifosi e giocatori samb.Spal-Atalanta 21/05/1977 scontri esterno stadio

Pescara-Atalanta 12/06/1977 1 scontri esterno stadio1977/78

Atalanta-Perugia 12/09/1977 1 assedio all’arbitro Lo BelloAtalanta-Vicenza 30/10/1977 3 sassaiola pullman tifosiAtalanta-Genoa 20/11/1977 scontri in stazioneAtalanta-Torino 15/01/1978 1 4 4 6 scontri in curva sudAtalanta-Bologna 05/02/1978 1 2 4 scontri esterno stadio

1978/79Atalanta-Torino 08/10/1978 7* 1 1 scontri + furti in negozi (*5 non tifosi)Atalanta-Milan 22/10/1978 scontri percorso per stazioneInter-Atalanta 26/11/1978 scontri dentro stadio + sassaiola

Atalanta-Catanzaro 28/01/1979 3 5 4 1 scontri esterno stadioPerugia-Atalanta 11/03/1979 lancio sasso in campoBologna-Atalanta 25/03/1979 scontri esterno stadio + sassaiolaAtalanta-Inter 01/04/1979 14 16 scontri esterno stadio + furto striscione Boys1979/80

L.R. Vicenza-Atalanta 30/09/1979 scontri esterno stadioGenoa-Atalanta 25/11/1979 scontri dentro stadio + sassaiolaAtalanta-Brescia 30/03/1979 scontri sul treno

1980/81Atalanta-Verona 29/09/1980 7 2 scontri esterno stadioAtalanta-Pisa 16/11/1980 10* sassaiola (*2 doriani)1981/82

Fano-Atalanta 21/02/1982 scontri dentro stadioAlessandria-Atalanta 25/04/1982 1 scontri esterno stadio con granata e genoaniL.R. Vicenza-Atalanta 16/05/1982 scontri dentro stadio

1982/83Bologna-Atalanta 19/09/1982 carica sotto curva casaAtalanta-Catania 10/10/1982 assedio all'arbitro

Cremonese-Atalanta 31/10/1982 20 lancio oggetti + distruzione striscione club CremoneseReggiana-Atalanta 21/11/1982 sassaiola Atalanta-Milan 16/01/1983 1 2 5 1 scontri vari

Sambened.-Atalanta 03/04/1983 sassaiola Milan-Atalanta 5/06/1983 scontri dentro stadio1983/84

Cremonese-Atalanta 23/10/1983 lancio oggetti in campoSambened.-Atalanta 22/01/1984 sassaiola

Cesena-Atalanta 20/02/1984 tentata invasione di campoAtalanta-Cremonese 18/03/1984 carica alla stazioneTriestina-Atalanta 20/05/1984 1 4 1 scontri

1984/85Atalanta-Inter 16/09/1984 4 1 1 sassaiola al treno + denunce per coltelliAtalanta-Roma 30/09/1984 1 carica bg in curva sud

Atalanta-Cremonese 15/10/1984 sassaiola al trenoUdinese-Atalanta 11/11/1984 3 incursione in curva di casaAtalanta-Avellino 25/11/1984 3 2 1 assedio all'arbitroAtalanta-Torino 23/12/1984 11 sassaiola alla stazione di VerdelloRoma-Atalanta 10/02/1985 1 1 1 sassaiola

Cremonese-Atalanta 24/02/1985 11 2 3 carica celere in curvaAtalanta-Milan 28/04/1985 1 milanisti accoltellano un bergamascoTorino-Atalanta 5/05/1985 55 1 1 pullman bg in questuraAtalanta-Verona 12/05/1985 2 8 10 11 1 scontri vari

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PARTITA DATA ARRESTI/DENUNCE FERITI

NOTEatalantini avversari atal. avv. FdO

FdO = forze dell’ordine C.I. = Coppa Italia

Idat

i re

lati

vi f

erit

i, ar

rest

i e

denu

nce

sono

tra

tti

da a

rtic

oli

di s

tam

pa

1985/86Atalanta-Roma 08/09/1985 18 2 scontriAtalanta-Inter 15/09/1985 7 5 nessun incidenteAtalanta-Verona 24/11/1985 7 3 1 sassaiolaTorino-Atalanta 15/12/1985 scontroAtalanta-Milan 22/12/1985 6 6 4 12 sassaioleRoma-Atalanta 05/01/1986 6 7 scontri

Atalanta-Juventus 09/02/1986 3 2 2 1 scontri Udinese-Atalanta 13/04/1986 3 1 carica carabinieriAtalanta-Torino 20/04/1986 3 1 scontri1986/87

Brescia-Atalanta (C. I.) 07/09/1986 2 scontri + sassaiolaAtalanta-Roma 20/09/1986 1 7 carica in sud + sassaiola + fermi per coltelliNapoli-Atalanta 20/10/1986 13 sassaiola pullman bg distruttoAtalanta-Torino 27/10/1986 5 3 2 1 carica cc in nord + scontri toro-ccVerona-Atalanta 01/11/1986 10 1 sassaiolaAtalanta-Brescia 30/11/1986 1 3 3* 2 sassaiole varie + scontri in sud (*2 non tifosi)Roma-Atalanta 01/02/1987 5 4 4 scontri variAtalanta-Milan 08/02/1987 3 lancio monetine ai milanistiAscoli-Atalanta 01/03/1987 scontri con la celereAtalanta-Napoli 08/03/1987 2 1 scontri lieviTorino-Atalanta 15/03/1987 62 1 2 sassaiola + pullman bg in questuraComo-Atalanta 29/03/1987 incendio in curva + lancio oggettiBrescia-Atalanta 12/04/1987 cariche celere

Fiorentina-Atalanta 17/05/1987 sassaiole + carica celere in curva ospitiAtalanta-Napoli (finale C. I.) 13/06/1987 2 5 scontri vari

1987/88Lazio-Atalanta 08/11/1987 1 sassaiolaAtalanta-Genoa 13/12/1987 2 sassaiolaAtalanta-Brescia 03/01/1988 3 1 1 1 sassaiolaBologna-Atalanta 10/01/1988 scontri all'autogrillAtalanta-Lazio 10/04/1988 5 12 1 scontri variPadova-Atalanta 24/04/1988 carica di atalantini nella curva localeGenoa-Atalanta 15/05/1988 scontri con milanisti alla stazione centraleGenoa-Atalanta 15/05/1988 4 1 sassaiola

Atalanta-Cremonese 22/05/1988 3 3 sassaiolaBrescia-Atalanta 29/05/1988 5 scontri con corteo in motoAtalanta-Bologna 05/06/1988 2 1 sassaiolaMalines-Atalanta 06/04/1988 10 scontri lievi

1988/89Atalanta-Verona (C.I.) 31/08/1988 6 1 incidentiVicenza-Atalanta (C.I.) 03/09/1988 50 furto autogrill; identificato un pullmanAtalanta-Bari (C.I.) 28/09/1988 1 slogan contro celereNapoli-Atalanta 09/10/1988 fitto lancio oggetti contro atalantini

Fiorentina-Atalanta 13/11/1988 1 scontri variLazio-Atalanta 04/12/1988 scontri all'autogrill tra Bna e Boys InterLazio-Atalanta 04/12/1988 scontri prima partita tra Wka e lazialiAtalanta-Inter 29/01/1989 3 4 accoltellamento + incidenti variAtalanta-Roma 12/02/1989 4 1 1 sassaioleAtalanta-Napoli 19/02/1989 2 1 2 sassaioleVerona-Atalanta 26/02/1989 10 carica celere in curva + corteo

Atalanta-Fiorentina 19/03/1989 1 1 sassaiolaAtalanta-Lazio 16/04/1989 7 sassaiolaPisa -Atalanta 30/04/1989 1 scontri lieviComo-Atalanta 14/05/1989 1 2 scontri in curva ospitiRoma-Atalanta 25/06/1989 carica celere1989/90

Lazio-Atalanta 05/11/1989 2 1 2 scontri Genoa-Atalanta 17/12/1989 scontri isolatiVerona-Atalanta 07/01/1990 2 sassaiola Roma-Atalanta 20/01/1990 4 3 2 scontri + carica celere

Atalanta-Milan (C.I.) 24/01/1990 scontri esterno + sassaiola pullman MilanAtalanta-Lazio 11/03/1990 12 4 5 5 scontri variAtalanta-Napoli 08/04/1990 1 sassaiola

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PARTITA DATA ARRESTI/DENUNCE FERITI

NOTEatalantini avversari atal. avv. FdO

Atalanta-Genoa 22/04/1990 2 1 scontri isolati1990/91

Juventus-Atalanta 16/09/1990 5 scontri con la celere Atalanta-D. Zagabria (Uefa) 19/09/1990 16 7 8 6 8 scontri vari

Atalanta-Inter 07/10/1990 1 1 1 3 sassaiola + cariche celereAtalanta-Milan 11/11/1990 1 2 1 6 sassaiola + cariche celere

Colonia-Atalanta (Uefa) 28/11/1990 scontri con polizia e tedeschiAtalanta-Roma 30/12/1990 2 2 sassaiola + cariche celereGenoa-Atalanta 13/01/1991 3 2 lancio oggettiAtalanta-Torino 20/01/1991 1 sassaiola + cariche celere

Atalanta-Juventus 03/02/1991 5 2 sassaiola + cariche celereAtalanta-Inter (Uefa) 06/03/1991 2 1 sassaiola + cariche celereInter-Atalanta (Uefa) 21/03/1991 3 scontri variAtalanta-Lazio* 24/03/1991 37 3 1 * A Bologna - cariche celereAtalanta-Genoa 19/05/1991 7 3 2 1 sassaiole + carica celere

1991/92Atalanta-Juventus 22/09/1991 sassaiole + carica celere Atalanta-Milan 06/10/1991 5 1 2 sassaiole + carica celere Genoa-Atalanta 10/11/1991 lancio oggetti interno stadioAtalanta-Parma 01/12/1991 1 sassaiolaRoma-Atalanta 08/12/1991 1 4 scontri con la celere Torino-Atalanta 12/01/1992 2 lancio oggetti interno stadioAtalanta-Napoli 26/01/1992 4 1 sassaiole + carica celere Atalanta-Lazio 09/02/1992 2 1 sassaiole

Cagliari-Atalanta 15/03/1992 scontro a Civitavecchia con dei romaniAtalanta-Roma 26/04/1992 2 sassaiole + carica celere 1992/93

Milan-Atalanta 20/09/1992 20 1 scontri in curva con la celereAtalanta-Napoli 27/09/1992 scontri al mattino sul piazzale SudAtalanta-Brescia 13/12/1992 10 2 varie cariche celereAtalanta-Roma 10/01/1993 4 1 9 varie cariche celere - muore un passanteAtalanta-Inter 07/03/1993 2 4 scontri con la celere

Atalanta-Sampdoria 25/04/1993 sassaiola a un pullman dorianoBrescia-Atalanta 09/05/1993 7 5 10 3 7 scontri in campo, in curva e fuori

1993/94Atalanta-Torino (C.I.) 30/11/1993 3 7 torce in campo + assedio spogliatoi

Atalanta-Genoa 19/12/1993 3 lancio oggetti in campo + cariche celereAtalanta-Torino 16/01/1994 1 sassaiolaAtalanta-Milan 30/01/1994 3 1 1 3 accoltellato bg + sassaiole + cariche celereAtalanta-Roma 13/02/1994 1 contestazione rotto vetro in Nord

Atalanta-Juventus 27/02/1994 1 lancio oggetti in campo + cariche celereAtalanta-Lecce 13/03/1994 lancio bottiglie pullman Atalanta1994/95

Chievo-Atalanta 09/09/1994 lancio seggiolini in campoAtalanta-Venezia 25/09/1994 6 1 1 1 9 sassaiola + carica celereAncona-Atalanta 16/10/1994 3 1 carica ai veneziani c/o autogrill in RomagnaAncona-Atalanta 16/10/1994 incendio auto dirigente AtalantaAtalanta-Verona 27/11/1994 2 sassaiola+cariche celere

Lucchese-Atalanta 18/12/1994 1 1 2 tentata invasione di campo + sassaiolaAtalanta-Salernitana 11/06/1995 1 9 scontri + sassaiole + cariche celere

1995/96Atalanta-Napoli 17/09/1995 2 6 6 10 sassaiole e scontriAtalanta-Inter 15/10/1995 2 1 4 sassaiole

Aalanta-Vicenza 03/12/1995 sassaioleAtalanta-Fiorentina 17/12/1995 1 1 sassaiole + cariche celereAtalanta-Juventus 07/01/1996 2 sassaiole - ferito anche un cane poliziottoAtalanta-Roma 28/01/1996 5 2 2 1 7 scontri + sassaiole + cariche celereAtalanta-Milan 11/02/1996 2 1 sassaiole + cariche celere

Bologna-Atalanta (C.I.) 14/02/1996 cariche celere in curvaAtalanta-Bologna (C.I.) 27/02/1996 2 10 sassaiole + cariche celere

Atalanta-Lazio 28/04/1996 2 1 scontri + sassaiole + cariche celereFiorentina-Atalanta (C.I.) 02/05/1996 1 3 scontri + cariche celere + danni trenoAtalanta-Fiorentina (C.I.) 18/05/1996 1 15 15 30 scontri + cariche celere + danni vari

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PARTITA DATA ARRESTI/DENUNCE FERITI

NOTEatalantini avversari atal. avv. FdO

FdO = forze dell’ordine C.I. = Coppa Italia

Idat

i re

lati

vi f

erit

i, ar

rest

i e

denu

nce

sono

tra

tti

da a

rtic

oli

di s

tam

pa

1996/97Verona-Atalanta 01/08/1996 2 scontri torneo estivo a TrentoAtalanta-Verona 05/01/1997 1 3 sassaiola + scontri + danni auto Rai

Fiorentina-Atalanta 02/02/1997 1 un denunciato per essersi calato i pantaloniAtalanta-Milan 23/03/1998 14 sassaiola

Atalanta-Juventus 23/05/1998 scontri in centro per festa scudetto Juve1997/98

Atalanta-Brescia 05/10/1997 133 19 scontri + cariche celere + danni variAtalanta-Parma (C.I.) 22/01/1998 40 4 scontri + cariche celere + danni vari

Atalanta-Napoli 15/02/1998 1 3 sassaiole + cariche celereBrescia-Atalanta 22/02/1998 3 9 sassaiole + cariche celere alla stazione bgInter-Atalanta 14/03/1998 10 danneggiamento treno

Piacenza-Atalanta 27/04/1998 1 distrutto bagno + lancio oggettiAtalanta-Juventus 16/05/1998 51 15 11 tentativo invasione + lancio oggetti

1998/99Atalanta-Genoa 06/09/1998 130 danneggiamento pullman da parte genoani

Fiorentina-Atalanta (C.I.) 027/1/1999 scontri Atalanta-Napoli 28/02/1999 6 1 ferimento tifoso napoletanoAtalanta-Brescia 28/03/1999 36 6 scontri variAtalanta-Torino 25/04/1999 2 6 sassaiolaAtalanta-Monza 13/06/1999 2 tentata invasione

1999/00Cesena-Atalanta 16/01/2000 4 possesso bastoni in auto

Atalanta-Sampdoria 13/03/2000 15 2 14 scontri celere durante e dopo + lacrimogeni in curvaAtalanta-Brescia 02/04/2000 105 1 4 1 46 scontri celere + tifosi in campo

2000/01Como-Atalanta 06/08/2000 aggressione a 4 bergamaschi Bari-Atalanta 21/10/2000 104 scontri alla stazione di Piacenza con piacentini

Atalanta-Verona 01/11/2000 lancio oggetti Milan-Atalanta 05/11/2000 scontri celere a fine partita dentro lo stadioAtalanta-Brescia 11/11/2000 40 3 2 8 13 sassaiole + cariche celereAtalanta-Roma 07/01/2001 2 sassaiola + scontri

Atalanta-Fiorentina 21/01/2001 60 aggressione autista sab + cariche celereAtalanta-Bari 24/02/2001 40 6 carica a "portoghesi" esterno curva Nord

Verona-Atalanta 04/03/2001 1 carica celere in curvaAtalanta-Milan 10/03/2001 1 1 sassaiole a milanisti e carabinieriAtalanta-Napoli 01/04/2001 3 scontro con carabinieriLecce-Atalanta 08/04/2001 2 sassaiola con milanisti in CentraleAtalanta-Parma 14/04/2001 sassaiola pullman parmensiInter-Atalanta 06/05/2001 carica con motorini sotto curva Inter2001/02

Juventus-Atalanta 27/07/2001 sassaiola + scontri in campo con celereAtalanta-Juventus 09/09/2001 1 sassaiola Brescia-Atalanta 30/09/2001 5 10 scontri poliziaLazio-Atalanta 07/10/2001 scontro sotto curva lazialeAtalanta-Roma 04/11/2001 1 sassaiolaAtalanta-Venezia 18/11/2001 3 tentativo carica presso stazionePiacenza-Atalanta 25/11/2001 53 scontro autogrill Rovato tra Wka e veronesi

Atalanta-Inter 02/12/2001 4 4 scontri con interisti + sassaiola carabinieriJuventus-Atalanta 20/01/2002 scontri sul piazzale con juventiniAtalanta-Brescia 10/02/2002 35 4 sassaiole + cariche Verona-Atalanta 03/02/2002 scontri con celere nel parcheggioMilan-Atalanta 16/02/2002 1 scontri con carabinieri + accoltellato bgRoma-Atalanta 17/03/2002 2 scontri con celere nel parcheggioVenezia-Atalanta 24/03/2002 scontri sul traghettoInter-Atalanta 07/04/2002 scontri celere + auto polizia bruciata2002/03

Atalanta-Milan 20/10/2002 3 sassaiola stadio + treno a StezzanoParma-Atalanta 27/10/2002 1 scontri con parmensiAtalanta-Modena 06/11/2002 5 5 contestazione + sassaiola celereInter-Atalanta 15/12/2002 2 scontri con celereComo-Atalanta 12/01/2003 5 13 scontri con celereBrescia-Atalanta 06/04/2003 8 2 3 17 scontri celere interno stadio + sassaiolaAtalanta-Reggina 01/06/2003 2 20 scontri con reggini + scontri con celere

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CAMPIONATO 1971/72Di nuovo in serie A, è salvezza tranquilla pag. 8Nascono i Commandos pag. 10I Commandos si presentano e aprono la prima sede pag. 12Lo Statuto dei Commandos pag. 16

CAMPIONATO 1972/73Quel maledetto autogol di Vianello… pag. 20Dalla Sud alla Nord: il cuore del tifo neroblu cambia curva pag. 22Lo striscione perso a Torino pag. 25

CAMPIONATO 1973/74Via Corsini, arriva Heriberto Herrera pag. 28I Commandos non sono più soli; in curva Nord spuntano i Panthers pag. 30Scoppia la grana dei tamburi pag. 32Non solo spettatori: i Commandos si danno anche al calcio giocato e alle camminate pag. 35

CAMPIONATO 1974/75Un anno no: si dimette Bortolotti, esonerato Herrera pag. 38I veronesi in curva Nord, che botte! pag. 40Da Valtesse all’Immacolata, ecco gli Ultras - Fossa pag. 43Gli Sbandati, tutto vino e Atalanta pag. 48Il mito del Lucio e dei suoi bandieroni pag. 52Con il giornalino i Commandos diffondono la nuova mentalità ultras pag. 54La nuova sede dei Commandos pag. 57

CAMPIONATO 1975/76Torna Achille Bortolotti; la squadra arranca pag. 58Pullman propri, magliette, record di iscritti: i Commandos sono in continua ascesa pag. 60Via i cartelli pubblicitari dalla Nord; spazio agli striscioni! pag. 63Quanto sono tesi i rapporti con il club Amici pag. 64Palermo, la trasferta più lunga: 52 ore di treno pag. 67

CAMPIONATO 1976/77Arrivano Titta Rota ed Ezio-gol: è serie A pag. 68In trasferta in migliaia al seguito di un’Atalanta entusiasmante pag. 70Finale al cardiopalma: è spareggio con Cagliari e Pescara pag. 73Gli spareggi a Genova: 13.000 bergamaschi invadono Marassi! pag. 75E in un garage di Carnovali nascono le Brigate Neroazzurre pag. 82“Oggetti contundenti” o da difesa? È polemica in curva pag. 85A Lecce in treno, per tornare poi con un auto “quasi” rubata pag. 86

CAMPIONATO 1977/78L’Atalanta sfiora la Uefa ed espugna San Siro pag. 88Un inizio col botto: assedio a Lo Bello e squalifica del campo pag. 90Arriva il Toro, gli atalantini invadono la Sud e scoppia il finimondoa suon di razzi, bastoni e spranghe pag. 96Non solo nemici; è gemellaggio con doriani e juventini pag. 100Le trasferte proibite: Toro e Genoa pag. 103

CAMPIONATO 1978/79L’attacco non segna; si torna in B pag. 104 L’escalation di incidenti porta ai primi divieti in curva: la questura proibisce le aste per le bandiere pag. 106

Indice

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8 ottobre 78, va in scena la seconda battaglia con i granata pag. 110Il famigerato sasso di Perugina; “sono stati i perugini”, ma nella Nord, sottovoce, si dice che… pag. 112

CAMPIONATO 1979/80È solo nono posto; Achille lascia al figlio Cesare pag. 114I Commandos escono dal Centro Coordinamento e in curva si uniscono alle Brigate pag. 116La morte del laziale Paparelli: il “ricercato” Tzigano dei Cucs si rifugia dai gemellati atalantini pag. 120Scatta una dura repressione nelle curve italiane; e a Bergamo è ancora più dura pag. 123La crisi dei Commandos, l’ascesa delle Brigate pag. 126

CAMPIONATO 1980/81Un anno infernale. Per la prima volta è serie C pag. 128La Nord si colora con uno striscione da 84 metri, ma anche la tifoseria arranca pag. 130

CAMPIONATO 1981/82L’inferno dura solo un anno. Si torna in serie B pag. 136Serie C, ma le Bna ad Alessandria “rivivono” una giornata da A con granata e genoani pag. 13823 maggio 82, finisce l’incubo, si ritorna in B. E che festa al Comunale! pag. 143

CAMPIONATO 1982/83Debutta un fuoriclasse: Roberto Donadoni pag. 146A Campobasso e Foggia, le prime trasferte in pullman al Sud pag. 148 In trasferta è l’anno delle Vespe… smontate! pag. 154Dalle Brigate si stacca l’Armata pag. 157

CAMPIONATO 1983/84La grande cavalcata verso la serie A pag. 160La Nord cresce: grande tifo e presenze ovunque, anche a Palermo pag. 162I grandi festeggiamenti per la promozione pag. 167Stoned, Armata, Island Collective: così nascono i Wild Kaos pag. 172

CAMPIONATO 1984/85Arriva Stromberg, è record di punti in serie A pag. 174Per gli ultrà bergamaschi ormai non ci sono più trasferte impossibili pag. 176Diecimila veronesi a Bergamo per festeggiare lo scudetto pag. 183A fine stagione debuttano “I Ragazzi della Nord” pag. 184

CAMPIONATO 1985/86Che vittorie a Verona e a San Siro con l’Inter! pag. 186Per la cessione di Donadoni scatta la contestazione alla società pag. 188In trasferta sempre più decisi; a Roma e Verona sotto le loro curve! pag. 194Al primo raduno ultras, a Cosenza, l’incontro con i ternani pag. 199

CAMPIONATO 1986/87Che paradosso: si va in B, ma anche in Europa pag. 200Una vigilia già tesa; vertice in prefettura con ultrà e autorità, ma che casino… pag. 202E Bergamo, per i giornali nazionali, diventa la “capitale della violenza” pag. 20526/10/86, carabinieri in Nord ed è battaglia pag. 212L’ultima spiaggia: in 6000 a Firenze pag. 214A Torino 62 atalantini finiscono davanti al giudice e alle telecamere di “Un giorno in pretura” pag. 217

CAMPIONATO 1987/88Sull’onda europea, è di nuovo serie A pag. 220Il campionato non è la Coppa, ma l’entusiasmo è alto lo stesso pag. 222

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19 giugno 1988: si torna in A! pag. 22616 settembre 1987: inizia l’avventura in Europa. Prima tappa il Galles pag. 229A Salonicco, in sette in treno attraverso tutta la Jugoslavia pag. 232Nei quarti con lo Sporting e Bergamo entra nella storia pag. 234La “febbre” Atalanta contagia tutti: in tremila a Malines! pag. 24020 aprile 1988: svanisce il sogno europeo, ma la serata è comunque indimenticabile pag. 243Al via il torneo in memoria degli amici scomparsi pag. 248

CAMPIONATO 1988/89Che stagione: sesto posto! Si torna in Europa pag. 250Scintille in curva Nord: tensioni e scontri tra Bna e Wka pag. 25218 giugno 1989, per la prima volta in Uefa pag. 261

CAMPIONATO 1989/90La gioia per l’Uefa, il dolore per Bortolotti pag. 264Debutto in Uefa: i bergamaschi arrivano anche a Mosca pag. 266“L’Atalanta decolla, il Comunale crolla”: i tifosi protestano. Vogliono lo stadio nuovo pag. 268A Napoli: 27 ore di viaggio per niente… La scandalosa vicenda del rimpatrio di cento atalantini pag. 273Alemao e le 100 lire da un quintale… pag. 274

CAMPIONATO 1990/91Finisce l’era Bortolotti, Percassi è il nuovo presidente pag. 276Un anno “caldissimo” con incidenti a raffica: la Nord è definita “la vergogna di Bergamo” pag. 278Coppa Uefa, arrivano i croati: è una giornata di violenza pag. 284Che trasferta: a Zagabria come al fronte pag. 285“Atalanta benvenuta all’inferno del Fenerbahce” pag. 290Nel gelo di Colonia, il calore di mille bergamaschi scalda la serata pag. 291Per il derby europeo gli ultrà atalantini bloccano tutta Milano pag. 293

CAMPIONATO 1991/92Forte in trasferta, un disastro in casa pag. 296Contestazioni, ma anche grandi trasferte: a Foggia in quattrocento pag. 298The Stromberg’s day: una festa indimenticabile pag. 303Boom gruppi in curva Nord: nascono Fellows, Wilker, Nomadi e Berghem Blues pag. 310

CAMPIONATO 1992/93La Uefa sfuma per un solo punto pag. 316Tensione alle stelle con le forze dell’ordine pag. 318“10/1/93 Noi non dimentichiamo” pag. 323Il derby più infuocato pag. 325Il furto di notte pag. 328

CAMPIONATO 1993/94Una retrocessione indegna; a Percassi subentra Ruggeri pag. 330Una contestazione lunga 27 giornate! pag. 332

CAMPIONATO 1994/95Il Mondo e Ganz riportano la Dea in A pag. 336Sette vittorie di fila riportano l’entusiasmo nella tifoseria pag. 338“Spareggio” con la Salernitana: vittoria, promozione, festa ed incidenti pag. 344“Basta lame, basta infami” pag. 346

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CAMPIONATO 1995/96Esplodono Morfeo e Vieri; è finale in Coppa Italia pag. 348Tanti gli incidenti, ma in Nord ci si improvvisa anche spalatori di neve pag. 350In finale in Coppa Italia con i viola: scontri sia a Firenze che a Bergamo pag. 355

CAMPIONATO 1996/97Inzaghi e Pinato che record! pag. 360Per la Nord, decimata dalle diffide, sono anni di transizione pag. 362“Chicco e Ale per sempre nel cuore” pag. 366

CAMPIONATO 1997/98Una squadra senza grinta: è retrocessione pag. 368“Tutti colpevoli, tutti in silenzio”. La contestazione si fa dura pag. 370Atalanta-Juve: partita sospesa in mondovisione pag. 375

CAMPIONATO 1998/99Dopo il Mondo, LinoMutti: è sesto posto pag. 378La repressione si fa pesante; fioccano decine di diffide pag. 380Dell’Atalanta Supporters, la svolta: mentalità, unità, responsabilità e apolitica pag. 385

CAMPIONATO 1999/00Con i giovani del Vava si vola in A pag. 390Con Caniggia torna anche l’entusiasmo tra i tifosi pag. 392Ennesimo derby infuocato: 80 diffidati, 46 agenti feriti pag. 397La grande festa in piazza pag. 399

CAMPIONATO 2000/01Alla quinta giornata Dea capolista! pag. 406Le grandi trasferte: in 7000 a Milano, in 1000 a Roma pag. 408Una svolta: gli ultrà pagano i danni alla stazione di Piacenza pag. 416All’assalto di San Siro, in motorino, sotto la curva interista! pag. 418Finalmente la Nord ha un proprio giornalino pag. 422

CAMPIONATO 2001/02Tra alti e bassi, una perla: la vittoria a San Siro pag. 424La Nord si conferma in grande crescita pag. 426L’isterica sceneggiata di Carletto Mazzone e la risposta della Nord pag. 434Un’altra novità: la Festa della Dea pag. 440

CAMPIONATO 2002/03Vava esonerato, spareggio, retrocessione! Un anno no! pag. 442Novità: la Nord ha un pullman tutto suo! Ma la stagione finisce in battaglia pag. 444Derby con il Brescia, che giornata: coreografie, vittoria e poi in 3000 sotto la questura pag. 452

Tutti, o quasi, gli incidenti dal 1971 al 2002/03 (tabella riassuntiva) pag. 456

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Scritto da Daniele Belotti

Hanno collaboratoAnna Saurgnani, Benedetta Vitetta

ImpaginazioneSimonetta Minetti, Paolo Piletti

Grafica copertinaMaria Candido

Stampa Studio Lito Clap snc - Bergamo

via Carnovali, 31 (tel. 035.317.404)

Si ringraziano per le fotografie Nino Cassotti

Marco Cerescioli Renato De Pascale

Foto ExpressFoto Gionchilie

Paolo MagniFranco Pasinetti

Leo RuggeriPietro Sparaco

Massimo Zoccante

Si ringraziano per la gentile collaborazioneL’Eco di Bergamo

Il Giornale di BergamoBiblioteca Civica di Udine

Personale Biblioteca Angelo Maj - BergamoGli amici della Nord che hanno contribuito alla realizzazione di questo libro

Per commenti, precisazioni e ordinazioni scrivere a:[email protected]

Finito di stampare nel mese di maggio 2004

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