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Io dico una cosa vera, verissima e certa, lontana dalla menzogna.Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è

come ciò che è in basso per compiere i miracoli di un'opera unica.

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E come tutte le cose provennero dall'Unoper opera dell'Uno, così tutte son nate da quell'unica cosa,

per adattamento.

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Il Sole è suo padre, la Luna sua madre;il vento l'ha portata nel suo ventre,

la Terra è la sua nutrice.

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e raccogli in unità la forza delle cose superiori e di quelleinferiori: conquisterai così la gloria di tutto il mondo

e allontanerai da te tutte le tenebre.

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in questa maniera sono state compiute. Io sono stato chiamatoErmete Trismegisto perché posseggo le tre parti della filosofiacosmica. E qui finisce ciò che dovevo dire sull'opera del Sole.

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SOMMARIO

13I. LO SPIRITO E LA MATERIA

37n. I MAESTRI E LA GRANDE RICERCA

65m. IL FUOCO E LA PIETRA FILOSOFALE

97TESTIMONIANZE E DOCUMENTI

Genesi di un nomeI miti delle origini

I Maestri arabiL'Europa cristiana e l'età d'oro

L'inizio della fineLa clandestinitàL'alchimia oggi

Incontri eccellentiDal caos alla luceAlchimia & Co.

152APPARATITavola dei simboli alchemici

Indice delle illustrazioniIndice dei nomi

Bibliografia

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ALCHIMIAL'ORO DELLA C ON OS C EN ZA

Andrea Aromatico

UNIVERSALE ELECTA/GALLIMARDSTORIA E CIVILTÀ

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I. LO SPIRITO E LA MATERIA

In questo particolaredella pavimentazione

del Duomo di Siena

(a fronte|  un sapienteorientale e unooccidentale rendonoomaggio a ErmeteTrismegisto.Fu nella creazione del

mito di Ermete chei filosofi di Alessandriafusero conoscenze

iniziatiche d'Orientee d'Occidente in unasinossi concettualeche da subitocaratterizzò l'alchimiae il suo simbolismo.

L'alchimia emerge tra le magliedel tempo come una chimera

dai contorni incerti, una FataMorgana dal profilo reso diafano dafumi e vapori in costante esalazioneda forni e alambicchi. Molte sono leleggende e pochi i dati certi. Ma cosafu in realtà l'alchimia? Chi furono glialchimisti? Si deve poi continuare acredere che lo scopo ultimo dei lorosforzi, delle loro veglie laboriose,sia stata la semplice ricercadi una qualche "formula

per fabbricare Toro"?

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Dalla sua comparsa sulla Terra l'uomo si èinterrogato sul perché dell'esistenza, il perché delvivere e del morire. È per rispondere a tali domandeche sono nate le scienze. E sempre per rispondere

a tali domande sono nate le religioni. Ecco dunquela fisica e la metafisica: l'una territorio dellacertezza, l'altra territorio della fede.

Sin dagli albori dell'epoca storica tuttaviafurono prodotti misteriosi documenti che rivelaronol'esistenza di una forma di conoscenza che volle porsicome vero e proprio termine medio. Erano il fruttodi una disciplina che seppe divenire contigua eppurediversa dalle altre due.

I testi delle origini

Erano strane pergamene, papiri,tavolette che comparveropressoché simultaneamentein quasi tutte le culturedel mondo, da Oriente

a Occidente. Parlavano di

spiritualizzare la materiaiiE »T JBT  UTiSf e materializzare lo spirito,-^ f e s T ^ f f ^ J F « * ® di purificare la natura

k m W X I Z * * v à dell'operatore affinchéi materiali potessero

^ j r * OT-CWHar-tr % a loro volta essereHi"¿tìf i^CT f^T purificati e viceversa.f j p i f ^ ^ ^¡--^f Vi comparivano strani

disegni raffigurantifornaci e apparati

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distillatori, simboliarcani e polisemici.Vi si leggevano paroleche affermavano fossepossibile conoscere "LaVerità" attraverso unatecnica segreta, tramiteil padroneggiamentodi una "metafisicasperimentale" velata

di mistero. Già presenteforse da millenni come

Testimonianzedi una tradizione

che fu sicuramenteorale, i primi testipropriamentealchemici sipresentano sottoforma di documenti

dall'aspetto assaipeculiare. Latrattazione scrittaè ridotta al minimo,quasi ovunque si fariferimento a universigrafici e visivifortemente simbolici:ecco dunque che sindagli albori l'alchimiainizia a velarsi dietro"libri muti" per i più,ma assai eloquenti pergli iniziati. Ecco chegià nelle sue primetracce l'alchimiacomincia adammantarsi di mistero.

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"LIBRI MUTI" 15

tradizione orale, era cosìche finalmente mostravail suo volto l'alchimia.

Quali furono le

caratteristiche chein epoca prestoricainiziarono a differenziarel'alchimia dalle altreattività antropiche?Quali i caratteripeculiari cheoggi permettonod'individuare la culturaalchemica in seno allesingole civiltà?

È possibile ricondurli- scrive Lucarelli - allacoesistenza provata diquattro punti principali:"La convinzione cheesistesse un'energia

vivificante intelligente,ovvero consapevole,che permeava edera all'origine dellamanifestazioneuniversale e inparticolare dellavita; la credenza inuna possibile formad'immortalità fisicadell'essere umano; una

rappresentazione del mondo sottomesso a una leggetangibile e ineluttabile (fato, destino,  heimarmeneecc.); infine l'esistenza di una tecnologia metallurgicasufficientemente evoluta".

Fu in seno a grandi civiltà, quali l'egizia e la greca,l'araba e la mesopotamica, l'indiana e la cinese,che queste condizioni ebbero modo di realizzarsi,consentendo così ai primi nuclei di saperepropriamente alchemico di staccarsi come scintillefiammeggianti dalle fucine dei fabbri per iniziareil loro cammino verso il cielo.

Itrattati alchemicidelle origini

postulano questioniassai interessanti sottoil profilo antropologico;il corvo, il serpente, larosa, le aquile ecc. sonosimboli che compaiononei manoscritti aitutto il mondo.Sembra quasiche l'universoimagopoieticoe culturale diriferimento siastato il medesimo.

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16 LO SPIRITO E LA MATERIA

Dall'Estremo-Oriente all'Occidente

I testi vedici e buddisti accennano a un "succohataka  capace di trasmutare il bronzo in oro puro";Guru Nagarjuna parla nel suo  Trattato della

 grande virtù di saggezza  di quattro sistemi perla trasmutazione dei metalli e nelle scuoleyajurvediche da tempo immemorabile si perfezionanole conoscenze naturali attraverso l'alchimia. Alcuneleggende vogliono che in Cina già dal 4500 a.C. sipraticasse l'alchimia; vere o false che fossero, è undato di fatto che il Taoismo di Lao-Tse avrà poi trai suoi scopi un elisir di lunga vita per portare gliesseri umani a un elevatissimo grado di perfezionefisica e spirituale.

Ma fu fra le genti che abitarono migliaia dianni fa le terre attraversate dal Nilo e dall'Eufrate,e altrettanto fra quelle che popolarono il continentee gli arcipelaghi bagnati dal mare Egeo, chel'alchimia crebbe e si sviluppò divenendo  là  formaprincipe d'esoterismo del mondo occidentale.

Fu presso questi popoli infatti che si sviluppò

una raffinata metallurgia all'unisono con sistemidottrinali e religiosi assai articolati, tutticaratterizzati da una visione dell'Universoin senso unitario e pampsichista da un lato, edall'altro da una predilizione del simbolo qualesistema specifico di trasmissione del sapere.

Furono le civiltà in cui fiorirono la magia naturaledi pari passo con l'astronomia e l'astrologia, le

scienze e le forme artistiche in stretta connessionecon la religione.La loro stessa tecnologia, figlia legittima di quelle

età in cui i misteri delle arti erano segretamentetrasmessi di padre in figlio, di quelle ere in cui- come osservava Alleau - l'uomo era ancorahomo divinans  e di conseguenza ogni sua attività erainvestita di sacralità, non ebbe difficoltà a trasferirsiall'interno dei templi. E l'alchimia prima fra tutte,trasmigrata da quelle confraternite di fonditoridetentori dei segreti pratici della manipolazione delfuoco e delle operazioni in grado di lavorare i metallie le loro leghe, proprio nei templi d'Egitto, Grecia e

Le conoscenzetecniche dell'Egitto,

la sua linguamisteriosa, la suareligione simbolicaed enigmaticaportarono l'Occidentemedievale erinascimentalea considerarloquale culla di ogniconoscenza segreta,prima fra tuttel'alchimia. Vero ètuttavia che i primidocumenti alchemiciebbero specificaprovenienza propriodall'Egitto ellenizzato.

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IL METALLO E IL FUOCO 17

Mesopotamia, trovò quel terreno fertile che gliera necessario per fiorire e dare vita a tutti i ritinascosti, a tutte le pratiche incentrate intornoa un simbolismo taumaturgico e improntatealla conoscenza della natura che ne fecerol'Arte Sacra per eccellenza.

Sarà da qui che gli alchimisti cominciaronoa essere considerati come i "sacerdoti del fuocoeterno", casta separata di uomini deditireligiosamente a rituali teurgici che, nella quietedelle strutture templari, tra pratiche devozionalie operazioni manuali, in possesso di chissà qualisegreti, cercava di sondare l'insondabile.

Basta altresì ricordare il ruolo iniziatico e

complesso che tuttora, presso alcune popolazioniafricane, continua a rivestire la figura del fabbro-sciamano, temuto e disprezzato, ammirato e odiatopoiché proprio questa sarà la veste che nel corsodei secoli ammanterà la figura dell'alchimista.

"I misteri relativi auna teurgia del Fuocosono stati improntatialle tradizioni di unaciviltà estremamenteantica alle quali,ulteriormente, sisovrapposero nozionie riti diversi tra i qualil'apporto indo-europeoesercitò senza dubbioun'influenzadeterminante. Sembralegittimo designare ilgruppo dei Dactili Idei,dei Coribanti frigi, deiCabiri di Samotracia,dei Carcini e dei Sintidi Lemnos, dei Telchidi Rodi e dei Curiti

di Creta sotto il nomedi 'teurghi del fuoco'.".René AHeju

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Sincretismo e panteismo in

una dottrina di sapere unificato

L'approccio nei confrontidell'alchimia deve avvenire per

gradi, a poco a poco, tenendosempre presente che assimilare— le nozioni, i concetti cardine

dell'ermetismo, vuol direnutrire la mente con il sale di un sapere quant'altrimai estraneo alla corrente mentalità.

Occorre armarsi di pazienza e di sagacia per seguirei concetti dell'alchimia, consci di entrare in contatto

con un sistema filosofico che nel suo insieme appareaffatto alieno ai vuoti razionalismi di questo secolo.Non bisogna tuttavia spaventarsi: le fantastiche

immagini evocate dagli alchimisti, le straordinarieiperbole concettuali degli Adepti non possonoche conquistare, trasportando in una dimensionespirituale appena tangente il turbinare caoticodella "storia degli uomini", perché in realtà questeraccontano la "Storia dell'Uomo", e cioè quell'eterno

cammino di ricerca del singolo individuoal cospetto dei misteri della creazione.

Il sistema filosofico su cui si basa tuttal'alchimia - a dispetto di quanto perlungo tempo si è creduto - èdi una semplicità sconcertante.Questo non toglie però cheuna volta accettato finisce

per spalancare inevitabilmentevette concettuali da vertigine.L'idea-base fu indubbiamente

che alle spalle di tutte lemanifestazioni naturali, di tuttol'esistente, ci fosse una causaprima della vita in tutte lesue varie manifestazioni,animali, vegetali o minerali.

La chiamarono Spirito Universale,e fu per gli alchimisti quel principiobase dell'intera Creazione, "che è diffusonelle opere della Natura come per continua

"Ermete[...] chiamamicrocosmo l'uomoperché l'uomo, oil 'piccolo mondo',contiene tutto ciòche rinchiude ilmacrocosmo, o il

'grande mondo' [...],il macrocosmo ha dueluminari, il Sole e laLuna; e anche l'uomoha due luminari:l'occhio destro, cherappresenta il Sole,e l'occhio sinistro laLuna. Il macrocosmoha monti e colline:l'uomo ha ossa ecarni. Il macrocosmo

ha il cielo e gli astri:l'uomo ha la testa e gliorecchi. Il macrocosmoha i dodici segni dellozodiaco: e anchel'uomo li possiede,dal padiglione delleorecchie sino ai piedi,che si chiamano pesci."

(Ms. CCXCIX,Bibl. Marciana]

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UN'ALTRA CONCEZIONE DEL MONDO 19

infusione, e che muove ogni universale e ogniparticolare secondo il suo genere, per mezzo diun atto segreto e perenne", scrisse D'Espagnet.

Ecco perché chi, sino a oggi, ha studiato il pensiercalchemico quasi mai lo ha capito, o in ogni caso,lo ha affrontato da una prospettiva che comunque

è sempre stata parziale.Viviamo in un'epoca in cui tutto il nostro sapereè smembrato in varie branche, suddivise a loro voltain specie e sottospecie.

Per l'alchimia tale posizione non solo erainconcepibile, ma addirittura dannosa per qualsiasitentativo di penetrazione dei misteridi quell'insieme formato dalla Natura.

Siamo astronomi e fisici, chimici e biologi,medici, filosofi e letterati. L'alchimista eratutto questo assieme e fors'anche di più.

Per il filosofo ermetico, uno era lo Spirito, unala Natura e una sola la conoscenza possibile fondata

In un camminoprogressivo, per sfere

concentriche, tramitela perfetta "conoscenzadi se stessi" e della"Natura", l'alchimiaconsentiva all'Adepto

di squarciare il velodelle apparenze epenetrare così i misteridelle meccanichecelesti; i segretidi come tutte lecose furono createdall"'Uno" e di comea questo dovesseroeternamente fareritorno. "Uno è iltutto, e da esso il tutto,

e in esso il tutto, e senon contiene il tutto,il tutto è nulla."(  Crisopeia diCleopatra)

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tuttavia su di una capacità analitica indispensabileper cogliere e percepire la rete di simpatie che ognicosa esistente stabiliva con tutte le altre e viceversa.

Vibrare in sintonia con questo Spirito, quindiprocurarsene gli effetti in maniera tangibile,

ecco alcune delle finalità primarie che animavanola ricerca alchemica.Ma certamente non era tutto lì. In che modo

infatti un semplice uomo poteva sperare d'imbrigliare10 Spirito? In base a quali sviluppi intellettualipoteva balenargli alla mente la possibilità- ancorché remota - di divenire lui stessomanipolatore di energie imponderabili,al fine di assicurarsene i servigi?

All'origine della dottrina: "lo Spirito resosi materia"

La spiegazione non è difficile: basta ricollegarsi allastessa mentalità che animava le prime confraternitesacre di fabbri e fonditori di metalli. Fra costoro eraviva l'idea - che poi diverrà il fulcro della ricercaalchemica - che tutto ciò che esisteva, quindianche i minerali, vivesse di vita propria, pur

tuttavia originata da un unico Dio attraverso lacorporificazione della suddetta sostanza spirituale.L'universo intero era allora un insieme delle varieaggregazioni che tale Spirito - resosi materia -stabiliva sul piano dell'immanenza.

Così fra cielo e terra, fra religione e filosofia,fra fisica e metafisica, non vi erano più differenze:11 creato era  unum in multa diversa moda.  Tutto,

viveva, cresceva, si moltiplicava e, finito il suo ciclo,moriva per ritornare trasmutato.

Il sapere alchemico: utilizzare per conoscere

e conoscere per trascendere

Lavorando le creature più semplici dunque, "ilfilosofo per mezzo del fuoco" altro non voleva cheripetere in piccolo ciò che Dio aveva fatto in grande,e cioè ricreare un microcosmo, attraverso l'usosinergico di tutte le sue conoscenze, avendo semprecura di misurare i suoi passi - di più - di ricalcarlisu quelli della Natura.

E proprio qui sta una delle differenze sostanziali

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La Grande MadreNatura: lei sola

è dispensatrice disapienza per l'iniziato;solo attraverso dilei le operazioni di

laboratorio si staccanodalla sfera profana econducono ali  'arborscientiae  (sopra).

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UNA NATURA INDIVISIBILE 21

La Natura fa lesue rimostranze

al chimico chepensava di penetrarnei segreti utilizzandola sola tecnica,

fidando solosull'arte meccanica,dimenticando invecedi "cogliere lesimpatie" e cercarel'illuminazione.

che separano il saperealchemico dal campo dellescienze contemporanee. Dove queste voglionoconoscere per sfruttare, quello utilizzava perconoscere, e in definitiva, per trascendere.

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Ermete fra Democrito. Platone-

Socrate e Aristotele

Occorre ora una piccolapuntualizzazione. Chi

assai più di noi è espertodi filosofia, sicuramente

avrà finito per trovaremoltissime analogie

fra l'ermetismoin generale e

il pensiero di

molti filosofidel passato.

Non c'è dastupirsene. È tuttaviaassolutamenteimpossibile stabilire,sia sul piano dellacronologia sia su quello

meramente dottrinale,quali siano state le

reciproche influenze cheintercorsero fra il pensierostrettamente ermetico

e quello dei padri della speculazione filosofica inOccidente. Vero è tuttavia che, a prescindere daquanto trasmisero gli alchimisti di tutti i tempi- soliti ad annoverare di volta in volta i vari filosofi

fra i Maestri di Dottrina - molteplici furono i puntidi contatto tra le opere di questi e gli insegnamentitradizionali su cui basarono i lavori i veri e propri"filosofi per mezzo del fuoco". Basterà continuarein questa modesta operazione di estrinsecazione deipunti base della filosofia ermetica per renderseneconto. Quanta similitudine infatti, quanta vicinanzafra la  visio mundi  strutturale a ogni alchimista

e i punti cardine del pensiero di questi gigantidell'antica sapienza. Gli studi sulle proporzionipitagoriche e ancora gli atomi di Democrito e lesfere di Platone, assieme agli esoterismi del pensierosocratico e gli elementi di Aristotele, tutti sarannoegualmente compresi dalla struttura sincretista del

E

rmete Trismegisto,

vale a dire "trevolte grandissimo",è Thot, la divinitàegizia scopritrice diogni arte umana, ildio della generazione,-è Ermes, il messaggerodegli dèi, dio dellaluce del mattino,dei cieli e degli inferi;è Mercurio, principiodella vita e dellamorte. È il simbolodelle conoscenzesegrete dell'Antichità.Giamblico raccontavache egli scrisse36.529 volumisu tutte le scienze!

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IL PENSIERO ERMETICO 23

concettualismo alchemico. Allastessa stregua, quante frasi, quanteaffermazioni nelle opere dei filosofipotrebbero essere state scritte daun qualsiasi alchimista medievale.Questo consente di affermare chefra queste grandi menti e i punticardine della filosofia ermeticaesistette sicuramente un'osmosi,anche se le reali modalità di

Fu tradizionecostante per gli

alchimisti occidentaliannoverare fra iMaestri di Dottrina

i grandi filosofi delpassato e chiamareloro stessi filosofi.Ecco perché glialchimisti - scriveGarin - "furono inuovi filosofi inquietie ribelli, una speciedi cavalieri erranti del

sapere, che si mosserofra sogni e magie,fra utopie e illusionidi paci universali eperpetue, fra riflessionicritiche capaci di ogni

sondaggio interiore,fra vagabondaggimistici in mezzo alleanime delle stelle e aformule matematichecapaci di tradurnei moti, finalmentenon più circolari".

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quest'ultima sono tuttora lungidall'essere chiarite.

Un'ultima cosa va precisata,a onor del vero; sarà solo in untesto abbastanza tardo del  Corpus

hermeticum,  la  Kore kosmou,che si troverà finalmentestigmatizzato in un'esposizionecoerente tutto quel  backgroundconcettuale che di lì in poi saràtesoro ideologico e spiritualedi ogni alchimista.

Lo spazio-tempo degli alchimisti,

e il loro sapere tradizionale

Un'opera come quella alchemica,che pretende di ripetere in piccolola Creazione Macrocosmica- almeno a livello metodologico -

genera, o piuttosto presuppone,concezioni cosmogonichee cosmologiche proprie.

Queste - lo si vedrà contutta evidenza - si dimostrerannosicuramente lontane dalle comuni ideecontemporanee, pur tuttavia non le si sottovaluti,poiché è proprio dal loro potenziale intuitivo che gliantichi furono in grado di sviluppare una conoscenzaassai raffinata fondata su di un sostanziale, reciprocopatto d'amore con la natura e il creato intero.

Scendendo nello specifico si vede allora come lavisione ermetica delle cose partiva dal presuppostoche esistesse una speculare identità - come recitavala Tavola Smeraldina - tra alto e basso. In sostanzache tutto quello che competeva ai piani più elevatidell'esistente trovasse speculare riscontro nei pianiprogressivamente inferiori e negli altri, di rimando.

Ne derivava un'organizzazione dell'Universo

fondata su di una serie di sfere concentriche, il cuipunto più elevato altri non era che il Macrocosmodei pianeti e delle stelle, sulla cui immagine, a lorovolta, erano stati ricalcati successivi Microcosmil'un l'altro collegati, più piccoli per misura, ma

Gli schemi sinotticiper la realizzazione

dell'opera filosofale,che adornanonumerosissimi trattati,mostrano tutti dellestrettissime analogiecon le concezioni

cosmologiche emetafisiche ermetiche.Tutto ciò per indicarecome l'operaalchemica ricalcasseperfettamente loschema geometricoe progressivo dellesimpatie cosmiche eche per ciò essa stessafosse sacra e divina.È proprio in questi

aspetti che, perdirla con Canseliet,l'alchimia svela il suovolto di "metafisicasperimentale".

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MICROCOSMO E MACROCOSMO 25

strutturati sempre e comunque a immagine diquello. Al di là del tutto, era il mondo empireo.

Macrocosmo era quindi il mondo, per ilmicrocosmo essere umano, e altrettanto microcosmodiventava il regno minerale per l'uomo, che su di esso

volgeva la sua attenzione. Da tale contemplazioneattiva, questi poteva di conseguenza, penetrandonei segreti, conoscere se stesso e di riflesso il Tutto.

In effetti un posto di primo piano, fra tutti gliesseri viventi, era indubbiamente riservato all'uomo.Latore più perfetto dello Spirito Universale e perorigine divino, esso appariva nella visione ermeticacome il vero e proprio termine medio. Dio attraverso

lo Spirito aveva creato l'Universo, il mondo e l'uomo;quest'ultimo attraverso la sua capacità intellettivapoteva comprendere le meccaniche della creazione,le leggi che dal Caos primordiale e senza vitaavevano organizzato l'esistente. Tramite unprocedimento analogo a quello che permiseal Demiurgo di animare il cosmo per infusionedel suo Spirito, poteva finalmente crearea sua volta un microcosmo su cui operare.

 Numerose leggendesimboliche

sorsero nell'Occidentemedievale per narrarel'origine della TavolaSmeraldina; una diqueste voleva che

fosse stata ritrovatada un monaco in unacostruzione piramidale

circondatada aquile.

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 jOB  L'Universo in simboli

L'alchimista, signoredell'universo ermetico,conoscitore dei segretidel giorno e della

notte, della luce edelle tenebre, apparetrionfante al centrodi una fantasmagoriafigurativa cherappresentacontemporaneamentei principali simbolicari agli alchimistioccidentali. Alla suadestra stanno i principimaschili dell'opera:

nel chiarore diurnocampeggiano il feroceleone rampante, ilSole, l'uomo la fenicee la fonte del fuocoterrestre. Alla suasinistra si trovanoinvece quellifemminili: immersinelle tenebre il"fedele servitore",la Luna, la donnadalle cui mammelle

sgorga il flusso vitale,l'aquila, dalla terraerompe la fonted'acqua pura. Attornoa lui, gli alberi-metallidel giardino filosofico.Sopra, gli animalisimbolo delle fasidell'opera: il corvodella putrefazione,

10 struzzo dellacalcinazione,11  dragonemercuriale,il pellicanodell'imbibizione,la fenice, la Pietrafilosofale. Più in altoancora, tra le sfereangeliche, la DivinaTrinità: l'agnellomistico, il Diodegli ebrei e loSpirito Santo. Da

questa emana la vita;al suo centro sta lastruttura armillaredella conoscenzaalchemica, l'unionedei principi inferioria quelli superiori.

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La differenza tra una cosmologia tradizionale, comequella ermetica, e la scienza analitica, dominata dallaragionalità, è ancor più evidente nella concezionee nella interpretazione del cosmo astronomico. La

stessa visione antica, per la quale la Terra era undisco sovrastato dalla volta del cielo stellato, eranell'immaginario alchemico colma di sensi piùgenerali e più profondi, basati da un lato sul fattoche questa rimaneva comunque vera nella suaqualità d'esperienza naturale dell'uomo, e dall'altroche poteva essere rivelatrice della stessa metodologia

L'alchimia rivelanelle raffigurazioni

simboliche la suanatura di sapereunitario; molteplicisimboli, dal valorepolisemico, variabile,coesistono in armoniaall'interno di unasola raffigurazione.Altrettanto unosolo di questisimboli è sufficientea spiegare tuttaquanta l'alchimia.

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GLI OPPOSTI AFFINI 29

S

ia a livello

concettuale chestrettamente operativo(ma in alchimia i duelivelli non differisconoaffatto) l'unione degliopposti, la risoluzionedelle coppieantinomiche in unterzo ente che dai duetrae origine, ma chedi entrambi possiedele nature armonizzate,

è scopo principale ditutta quanta la GrandeOpera. Gli AntichiMaestri lo chiamaronoREBIS,  la cosa doppia,la risoluzione di ognidialettica nell'armonia.L'androgino nefu sovente larappresentazionegrafica: l'essere nuovocreato dall'Arte edallo Spirito, il corpoglorioso che facevadire all'Adepto "tuttisi accordano in unoche è diviso in due"(Symbola aureamensae duodecimnactionum).

conoscitiva specifica dell'alchimia. In essa "ilcielo, che con il suo moto misura il tempo naturale,che determina le stagioni e il giorno e la notte,che fa apparire e sparire i lumi ed elargisce la pioggia,rappresentava il polo attivo e maschile dell'esistenza.

La Terra, invece,che per l'influssoceleste ne diventapregna e producepiante e nutre

tutti gli esseriviventi,

rappresentava

il polo passivoe femminile"scriveBurckhardt.Proprio qui stail modello el'esempio dinumerose coppiedi opposti affini

che in alchimiasarà risolta

nel Magisteriodello zolfo e del

mercurio, e nellaloro successiva

riunificazione,  coincidentiaoppositorum,  rappresentata dal

Rebis,  l'uovo filosofico, l'androgino.Quando a questa si sostituì lavisione tolemaica del mondo, con al

centro la Terra, come un globo intornoal quale roteano i pianeti in sfere

distanti circondate dal cielo delle stellefisse e dell'estremo empireo senza stelle,

nulla venne tolto all'antica concezione,né al suo substrato di esperienza naturale,

poiché nella sua sostanza, anche questomodello cosmologico confermava due

punti saldi dell'ermetismo: uno relativoalla sistematizzazione concentrica e

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simpatetica dello spazio; l'altro che la stessa alchimiasi trovava legittimata nella sua struttura di sapereassolutamente verticale, di conoscenza in cui ognidato percepibile a livello terrestre, altro valore nonaveva se non quello di poter essere, simbolicamente,

rivelatore di quelli superiori, graduati, finalmentericonducibili ad archetipi.Forse che tutto ciò poteva allora essere invalidato

dalla rivoluzione Galileiana e Copernicana?Tutt'altro. La visuale eliocentrica infatti eragià ben compresa in quell'identità ermetica Dio-Illuminazione della quale il Sole e le sue influenzesul piano terrestre da sempre erano simbolo. Inoltre,il radicarsi di tale modello astronomico, noncambiava minimamente il ruolo di "essereconoscente" destinato dal Creatore all'uomo.Semmai ne confermava la stretta dipendenza,a livello d'intuizionisuperiori, dal quelSole d'illuminazioni- la cui origine sempree comunque divina -

era il punto fisso da cuitutto proveniva e a cuitutto, in un camminocircolare, dovevaeternamente tornare.

Questa constatazioneconsente finalmentedi gettare lo sguardo

anche su quella che fula concezione del tempodegli alchimisti. Lamedesima strutturacircolare infatti, le stessemodalità temporali diquesto sapere, che giàda qui si mostravanoassolutamente eternee immutabili, volevanoche la visione ermeticadel tempo fossericalcata, per analogia,

 Nel corsodei millenni

conoscenze scientifichesempre più raffinateportarono adavvicendarsi svariatimodelli astronomici.

Le concezionialchemiche tuttavianon ne furono maiintaccate poichél'immanente altroruolo non aveva pergli alchemisti che difungere da supportosimbolico per una"conoscenza"trascendente. Piatta,rotonda, ellittica;che importava

la forma di unaTerra che bisognavacomunque lasciareper arrivarein cielo?

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LO SPAZIO-TEMPO CIRCOLARE 31

su quella dellospazio, e che di conseguenza la sua

macrostruttura, così come le suemicrostrutture, seguissero lo stesso andamento

circolare autoconcludentesi, o meglio, ciclico.Lo spazio-tempo dell'alchimia non è dunque uno

spazio-tempo che si svolge in linea retta, ma è unadimensione sola, continuamente avvolgentesi suse stessa, permeata di Spirito Universale, in cuideterminismo divino, destino e determinazioneumana sono le coordinate principali entro cuitutti gli esseri della creazione conducono le loroesistenze. Questo e non altro stava a significarel'antichissimo simbolo dell'Uroboros - il serpenteche stringe tra le fauci la propria coda così caro agli

alchimisti d'ogni era - e non una banale unità dellamateria che nessuno fra gli antichi maestri si era

mai sognato di porre in discussione.Cosa comportasse j Y l

tutto ciò w U F

[1  serpente Uroborosè l'emblema dellastessa alchimia.

È nella suaraffigurazione

che si trova

comeconseguenze dirette,

sempre restando su un piano strettamente teoretico,è oltremodo semplice. Mentre la scienza profana,tendenzialmente volta per curiosità alla pluralitàinesauribile dei fenomeni, moltiplicando leesperienze e i modelli diveniva vittima di se stessafrazionandosi in un cammino progressivo, viceversa

adombratotutto il

backgroundconcettuale della

filosofia ermetica.Testimonia inoltreche ogni cosa è legataal Tlitto, che la materiae lo spirito sono

la stessa cosa emanipolandole sipossono compieremeraviglie; che uncorpo può esseretrasmutato!

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la conoscenza sacra - qualitativaanziché quantitativa - cheanimava l'alchimista mirandoessenzialmente verso un centrospirituale dell'uomo e delle cose

per sua natura eterno, unico eindivisibile -, restava essa stessaunitaria e organica. Di più, silegittimava nella sua sostanzadi disciplina tradizionale.

La Materia, gli elementi,

i metalli, i pianeti

Quello che l'uomo modernochiama materia non corrispondein alcun modo a ciò chetale termine potè indicarenell'ambito della filosofiaermetica. Per gli alchimistiinfatti, in una visione sensibilee spirituale al tempo stesso, lamateria e lo spirito erano i due

poli originari passivo e attivo,entro cui tutto ciò che esistevadoveva necessariamente esserecontenuto. In parole povere lospirito per manifestarsi dovevaavere un supporto materiale,la materia per sussistere nonpoteva prescindere da un certo

contenuto di natura spirituale.Da tale postulato potèsvilupparsi una teoria deglielementi che, prescindendodalla loro quantità, li suddivise- secondo quanto insegnava

Aristotele - in base a delleprecise qualità alle qualicorrispondevano quattroelementi-archetipi fondamentalicui il tutto si riconduceva.Ecco allora che gli aspetti dellamateria-spirito poterono essere

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L'ADEPTO GLORIFICATO 33

Il quaternario deglielementi circonda

la scena: in altoa sinistra, unasalamandra ardeincombusta nelfuoco primordiale; alla

sua destra, un'aquiladispiega le sue alinell'aria; in bassoa sinistra un piccolore domina sul leone esul drago che ruggiscenelle viscere dellaTerra; a cavallo di unaremora naviga inveceArtemide sull'acquamarina, il meniscolunare adorna la suafonte. Come apici di

un triangolo equilaterocapovolto, stanno glielementi del ternarioanima, spirito e corpo;il Sole, la Luna, e lapesante pietra ne sonoi rispettivi emblemi.Il settenario trovasua triplicerappresentazionenei raggi che emananodal centro-origine.Sette come settesono i pianeti-metallidell'alchimia: Giove-stagno è il primo inbasso, Saturno-piombo,segue alla sua sinistra,e così procedendotroviamo nell'ordineMarte-ferro, Sole-oro,Venere-rame,Mercurio-mercurioe infine Luna-argento.Negli spazi, inscritte

in singoli cerchisono sette allegorieoperative. Nellafascia esterna la scrittaformula uno dei sensiocculti dell'acrosticoV.I.T.R.I.O.L.; nelcentro il volto serenodell'Adepto glorificatoper azione delloSpirito: le sue manistringono gli strumentidell'Arte alchemica,i suoi piedi poggiano,come quelli dell'angelodell'Apocalisse, sulmare e sulla Terra.

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riassunti nel quaternario "fuoco, aria, acqua, terra",qualità ontologico-elementali presenti in ogni cosa,secondo la misura stabilita dal Creatore, e su tuttiquell'elemento più prossimo alla perfezione e, pernatura, centro dello spirito: la quintessenza.

Volgendo dunque la propria attenzione al mondometallico - il microcosmo più prossimo per l'uomosu cui operare - l'alchimia classificò altri setteprincipi inferiori, corrispondenti alle qualitàintrinseche di altrettanti semplici metalli. Di quiil settenario "argento, mercurio, rame, sole, ferro,stagno e piombo", da intendersi - si badi bene - comeprincipii archetipali e non come elementi, a cuivennero fatti corrispondere,per quella legge che volevache quel che era in bassoera come quel che era in alto,rapporti precisi con il Sole,la Luna e gli altri cinquepianeti visibili a occhio nudo.

Ne derivava unaspecularità diretta fra il

mondo terrestre (o dellamateria spirituale) e quelloceleste (o dello spirito-materiale), che per facilitàdi lettura, si può riassumerenel seguente modo:Luna - argento, Mercurio -mercurio, Venere - rame,

Sole - oro, Marte - ferro,Giove - stagno, Saturno -piombo.

Le "simpatie" fra Terra e cielo

Astrologia e alchimia saldavano così il lororeciproco rapporto nell'ambito della filosofiaermetica, in modo a tal punto formidabile dafar sì che per qualsiasi alchimista la conoscenzaperfetta delle segrete "simpatie" fra Terra e cielo,fra superiore e inferiore, divenissero patrimoniodi conoscenze indispensabili per "operare".

Gli elementi fuoco, aria, acqua e terra in base al

Assai suggestiva èla teoria alchemica

riguardante la nascitadei metalli, secondola quale essi vengonoperpetuamentegenerati in seno

alla Madre-Terra:dice il Cosmopolita"...che tutte le cosesi formano da un'arialiquida o da un vaporeche gli elementidistillano con unmovimento perpetuonelle viscere dellaTerra. Questo vapore,dopo che l'Archeo dellaNatura l'ha ricevuto lo

sublima per i pori econ la sua sagacità lodistribuisce in ciascunluogo [...] e così graziealla varietà dei luoghi,anche le coseprovengono e nasconodifferenti" (Novum

lumen chimicum).

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I QUATTRO ELEMENTI 35

Per gli alchimistii quattro elementi

sono a cardinedell'esistente."Malgrado lepiù straordinariesottigliezze, non si

potrà mai far sì chei quattro elementi nonsiano a fondamentodi tutta la creazione"- scrive Canseliet in

 Alchimia.  "D'altrondesi manifestano sindalla più piccolaoperazione a cui possaessere sottomessaqualsiasi cosa. Ciònella forma che èpropria a ciascuno,e che quindi è fluidica,liquida, gassosa oppuresolida, a seconda chesi tratti di fuoco,di acqua, di ariao di terra."

.loro grado manifestavano sul pianosensibile le prime e fondamentalidistinzioni della Materia prima;i pianeti, con le loro posizionireciproche, regolavanocontemporaneamente le varieattività dello Spirito discendentedal cielo alla Terra,- i metallirappresentavano, per parteloro, i primi frutti della materiaelementare maturati dallo Spiritonel grembo della Terra.

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II. I MAESTRI E LA GRANDE RICERCA

Le basi concettuali dell'ermetismoaprirono la strada a una particolare

modalità d'approccio nei confronti diquell'unicum rappresentato dall'Universo.Fecero percepire cioè la possibilità per

l'uomo d'incontrare la natura deglielementi e... trasmutarla.

La luce che provienedal forno è la stessa

che idealmenteillumina l'oscurosenso dei trattati.Teoria e pratica sipongono dunque comeelementi indissolubilinell'Opera filosofale.Né poteva esserealtrimenti in unadisciplina comequella alchemicache per fine supremoaveva la risoluzionearmonica di ognidualità; lo sviluppounitario di ogniconoscenza possibile.

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Il fondamento teorico

Le concezioni cosmologichee cosmogoniche: altro

non erano che il puntodi partenza. Le basiconcettuali: merosupporto ideologicodi una concezione piùglobale i cui sviluppiapplicativi venivanoa coincidere con la vera

essenza della ricerca alchemica.Un'attenta lettura della sconfinata trattatisticaermetica un fatto fra tutti pone in chiara evidenza,

La visuale ermeticadella circolarità del

tempo, portò in senoalla cultura alchemicala concezione di

una ciclicità cosmicaed esistenziale cheinvestiva direttamenteanche l'uomo stesso.Chi era infattil'alchimista se non unafigura "malinconica",che al risultato dellasua ricerca affidavail compito di renderlo- per usareun'espressione presa

a prestito dal pensierobuddista - "liberatoin vita", di farlosfuggire al ciclodelle reincarnazioniconsentendogli cosìla Pace? È per taleragione che moltissimeraffigurazioni dellaMelancolia create inetà rinascimentale sibasano su simbologiee raffigurazionialchemiche. Eccoallora che accantoall'angelo neroappaiono il crogiolofiammeggiante, "lacagna di Armenia",la scala dei saggi,la pietra squadrata,la lampada a petrolio,il quadrato di Giove,

la clessidra allegoriadei tempi, il fuocodi ruota, la bilanciaallegoria dei pesi, ilcompasso simbolodella misura e ancorala sfera, gli strumentidella Passione, lechiavi della sapienza.Insomma, i simbolipiù cari agli alchimistidi tutti i tempi.

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UMORE NEROMELANCOLIA O

e non vi è bisogno " alcuno discomodare astruse concezioni psicoanalitiche

o complicati esoterismi tibetani per comprenderlo:

da Oriente a Occidente gli alchimisti secondoL una medesima teoria, cercavano tuttiS^ di ottenere lo stesso risultato pratico. ¿ifi j m Ma quale era questa teoria? E £

I verso quale risultato era tesa? f, J  y

La risposta è facile. Se esisteva uno SpiritoUniversale, base intelligente e fondamento vitaledi tutte le manifestazioni, posto che esso nonsolo animava tutti i corpi, ma che questi potevanopersistere tanto più incorrotti nel loro stato quantopiù ne erano colmi, allora, per dirla con Nuysement:"Un grano di questo spirito d'origine celeste, presoda solo, ha più efficacia di un vaso di medicina".

E non è tutto. Tale Spirito - igneo per sostanza,onnipotente per natura - veniva consideratodagli alchimisti anche l'agente primario diogni trasformazione in seno al creato. Possederlosignificava quindi realmente poter cambiare unqualsiasi corpo in un altro, o meglio, trasmutarlo.

Non vi sono più dubbi allora che proprio la

L'alchimista,scienziato, magoe sacerdote, guidatodalla stella cometacome i re magi chegiunsero a Betlemme,nutre il drago disostanza spirituale;così ne estingueràla fiamma divorantemondandone la naturatenebrosa e rendendolo

pronto per tutte lemanipolazioni. Diceal riguardo Flamel:"Contempla benequesti due Dragoni...quello che sta sotto,senza ali... è chiamatoSolfo, o calidità

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corporificazione di questo Sacro Spirito è da sempre10 scopo diretto delle fatiche alchemiche, così comela trasmutazione, nient'altro che la prova, la confermadel risultato ottenuto.

11 vaso "per contenere lo Spirito"

Il problema al quale era confrontato l'alchimista- sempre restando sul piano teorico - diveniva aquesto punto un altro, e cioè, come poteva essereraggiunto tale scopo se non attirando lo Spiritoall'interno di un contenitore capace di raccoglierloe non lasciarselo sfuggire? Come trovare un vaso- per usare un termine caro agli alchimisti - atto acontenere lo Spirito? Come aprirlo affinché questopossa infondervisi? E infine, come fare a sigillare"ermeticamente" tale vaso in modo che il suoprezioso contenuto non sfugga di nuovo nell'etere?

Si trattava in sostanza di trovare un elementoche se purificato in modo congruo per divenirecatalizzatore dello Spirito Universale, questo loavrebbe impregnato, rendendolo agente di realitrasmutazioni sul piano fenomenico, e tale

concetto fu riassunto dagli alchimisti col misteriosoMagisterio del Magnete o Magnesia dei filosofi.

Ed è da qui che l'alchimia comincia a divenireassolutamente esoterica. Proprio dove inizia abalenare qualche spiraglio operativo, ecco cheimprovvisamente questa comincia ad ammantarsidi segreto; non infatti sul piano concettuale, ne tantomeno su quello degli assunti fideistici o religiosi

stanno i misteri dell'alchimia, ma proprio su quelsistema di pratiche, scientifiche e sacre insieme,che portavano il ricercatore di sapienza a divenire"filosofo per mezzo del fuoco".

Quante difficoltà pressoché insormontabili sipresentavano per chi, a questo punto, volenteroso dimettersi sui passi dei filosofi, desiderava egli stessofarsi alchimista! Quali erano infatti le operazioni da

compiere? Chi le conosceva? Dove erano contenutele informazioni necessarie per chi ricercava letecniche dell'Arte Sacra? Non vi sono dubbi: perchi non aveva la fortuna d'incontrare un veroMaestro, altro non restava che affidarsi ai libri.

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L'EPIFANIA DELLO SPIRITO 41

Maria la Profetessa,forse sorella di

Mosé, nella sua Praticadell'Arte chimica posel'accento sullapreponderanza delvaso: "Tutti i filosofi

insegnano queste coseeccetto il vaso diErmete, perché èdivino, nascosto eproviene dallaSaggezza del padronedel Mondo; e coloroche lo ignorano, nonsanno il regime diverità, a causadell'ignoranza del vasodi Ermete". Furono

poi Morieno e Khalidche svilupparono latrattazione su talearcano della GrandeOpera. Così il primo:"Se gli antichi sagginon avessero trovatola quantità del vaso incui va messa la nostrapietra, non sarebberomai giunti allaperfezione di questomagistero". Questeinvece le parole del remusulmano: "Conoscila misura, o il gradodel vaso della nostraopera, perché il vaso èla radice e il principiodel nostro magistero.E questo vaso ècome la matricenegli animali,

perché in quellaessi generano,concepiscono eparimenti nutronola generazione.Perciò se il vaso delnostro magistero nonè idoneo, tutta l'operaè distrutta, la nostraPietra non producel'effetto dellagenerazione,

perché non trovail vaso adattoalla generazione".

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Va

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I tanti trattati di una scienza segreta

Perché mai sono stati scritti così tanti trattatiriguardo unascienza che voleva

nella sua intimaessenza restaresegreta? Ladomanda ricorrespesso. C'è unarisposta che disicuro coincidepienamente conil solo paradigmaetico chel'alchimia sembravaimponesse ai suoiseguaci. Si volevainfatti che l'artista

La tipologia deitrattati alchemici

è quantomai varia:diversi sono i formati,diversa la lunghezzae la ricchezza delleillustrazioni. Da una

stima approssimativasembra ne esistanopiù di 100.000specificatamentecomposti ma, anchese può sembrareincredibile, puravendo ciascunocaratteristichepeculiari, tutti parlanodella stessa cosa. Ètramite loro che si

snodano gli anellidella millenariacatena dell'alchimiatradizionale.

 jrìrS?.

fosse "caritatevole"  - ^ ¡ ¿ ^ y fe "invidioso" altempo stesso,- e

cioè che dividessecon altri i donimateriali e sapienziali che la scienzasacra era in grado di offrirgli, ma chealtrettanto non permettesse unavolgarizzazione di principii e tecnichecon una divulgazione indiscriminatache avrebbe permesso a chiunque di

accedervi. Questo quindi il duplice scopodei trattati: da un lato fornire indicazionioperative per aiutare "caritatevolmente"i fratelli, dall'altro esporre i concettiattraverso un linguaggio e una forma"invidiose" che fossero in grado diseparare il degno dall'indegno, cosi chesolo colui che avesse avuto una genuinavocazione, solo chi fosse stato disposto

a mettere in gioco tutto se stesso, i suoiaveri, la sua logica, la sua razionalità,potesse alfine accedere alla Fratellanzadei veri Filosofi.

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LEGE, RELEGE, LABORA" 43

Manuali per operare

Al riguardo non potràche convenire in talsenso chi in futuro avrà

la pazienza e l'onestà dichinare la fronte almenosu di una piccola partedell'immenso patrimonioscritto lasciato dagliAntichi Maestri.

Sarà infatti chiaro sindalle prime pagine come,

attraverso espressionisibilline e unaesposizione atta astravolgere la "normale"logica, il solo fine

"I veri artisti fanno agara nel proclamareche bisogna prendere lamateria che si presenta

più prossima. Insommalo studioso farà lostesso per i libri, e lisceglierà tra i classicireputati che già silamentavano deiperniciosi sofisti. Inmancanza di esemplariantichi, diventati rari edi costo molto elevato,si rivolgerà alle nuoveedizioni, il piùpossibile lussuose.Non si ottiene nullasenza dare qualcosa incambio; non si deveinfatti dimenticare chelo stesso volume, inquanto cosa animata,costituisce un sostratodi reale magia. Nelcorso dei secoli, isuccessivi proprietari

di un libro di studiosviluppano, per suomezzo, una catena dicui questi è una magliatangibile e durevole."

Canseliet

di ogni libro siasempre statounicamente quello

di porsi come"manualed'istruzioniper operare".

Se dunque sitrovano nei testiclassici degliAdepti dei passi

o dei lunghicapitoli dedicatia speculazionimetafisiche,descrizionicosmologichee cosmogoniche,allegorie mistiche,e quant'altroancora, non devetrarre in ingannopoiché è certo chequeste sono state

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interpolate talvolta per sviare il profano, talaltra- ed è il caso più frequente - per descrivereesotericamente tecniche e operazioni di laboratorio.

Quella che ricercava l'alchimista infatti non erauna sorta di Conoscenza Salvifica. Egli riteneva

piuttosto - come ben individuato da Lucarelli -che l'unica salvezza possibile gli potesse derivareda un contatto simpatetico con la materia, unaMateria spirituale, a cui chiedere aiuto secondomisura, tempi e modalità che un'antichissimatradizione voleva restassero ammantati di segreto.

"I commentatorimoderni simoltiplicano certo.Che beneficiosostanziale è lecitoattendersene, dato chenon maneggiano né

utensili né materiali?Ne consegue che sidimostrino incapaci dichiarire il passosapiente o la scenaiconografica cheutilizzano [...]. Inalchimia nessun autore

Il linguaggio segreto degli alchimisti

Il sistema con cui questa trasmissione esoterica avevapossibilità di realizzarsi era senz'altro duplice. Daun lato contava infatti su di un intricato panoramadi simboli in cui dèi ed eroi, animali reali e fantastici,mostri e silfidi, con i loro reciproci rapporti - a volteamorevoli altre battaglieri - svelavano principiie descrivevano operazioni. Dall'altro sfruttava unparticolare sistema d'esposizione - per così dire -labirintica, in cui la reale descrizione delle operazionida farsi, la loro successione cronologica, e così laloro concatenazione causale, veniva frammentata

fa opera più dannosadi colui che dissertadi operazioni di cuinon ha mai effettuatonemmeno la piùelementare. Per costuii testi sono per lo piùsimbolici e di portataunicamenteintellettuale, persinoquelli che si mostrano

più espliciti nellaterminologia, senzaequivoci della praticaal forno."

Canseliet

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IL VOCABOLARIO ERMETICO 45

al fine di crearecontraddizione.

Un'operazionepoteva esseredescritta partendo

dalla metà, per poipassare alla finee paradossalmenteconcludersi conquello che avrebbedovuto essere ilsuo inizio. In altricasi un medesimo

procedimentooperativo veniva smembrato in singole parti perpoi trovare collocazione in seno a più capitolidella stessa opera, quando addirittura nonvenivano descritti in più opere.

Ma c'è di più. Bisogna sapere infatti che raramentein alchimia si attribuiva a un singolo termine semprelo stesso significato,- questo perché non lo siconsiderava mai sotto un solo punto di vista, ma al

contrario, in base al ruolo che di volta in volta comeelemento, come principio, come soggetto od oggetto,esso aveva modo di svolgere all'interno dell'Operafilosofica.

A completare questo quadro poi, altri tre fattoriintervenivano in maniera determinante: il  modusoperandi  sembrava variareda autore ad autore,- anche

le migliori opere, mentrecontenevano forzatamente dellelacune, ugualmente si adornavanodi false ricette al fine diaccumulare contraddizioni.Quasi dagli albori della suastoria l'alchimia occidentale - peresigenza di maggior segretezza -volle nascondersi dietro unraffinato sistema linguistico -avulso da qualsiasi limitazionesintattica - che prese il nomedi Cabala fonetica.

"Il latino caballuse il greco KafSaWaig,significano entrambicavallo da somma,- orala nostra cabalasostiene realmente ilpeso considerevole, la

somma delleconoscenze antichee della cavalleria o"caballería" medievale,grave bagaglio di veritàesoteriche trasmesseper mezzo suoattraverso i secoli. Erala lingua segreta deicabalieri, cavalleggerio cavalieri. Gli iniziatie gli intellettualidell'antichità ne eranotutti a conoscenza.Gli uni e gli altri, peraccedere alla pienezzadel sapere, inforcavanometaforicamentela cavalla, veicolospirituale la cuiimmagine tipicaè il pegaso dei poetiellenici. Questo solo

facilitava agli elettil'accesso a regionisconosciute; offrivaloro la possibilità divedere e comprenderetutto, attraverso lospazio e il tempo,l'etere e la luce..."

Fulcanelli

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Il "Magistero"di Nicolas Flamel

Svariate tavoleestrapolate dall'opera

detta il Magistero  diFlamel mostrano laconcatenazione delprocesso operativo.A fronte, sopra, èsvelata l'importanzaimprescindibiledell'uso del mortaio,strumento dellapolverizzazione.A fronte, sotto,si evidenziano

le "aquile" e lapreparazione delsale. A fianco, sopra,è descritta la seriedelle corrispondenzemetalliche e cosmicheche intervengononella confezione delmercurio filosofico;interessante notarecome il simbolo piùricorrente sia qui ilglobo crucifero, segnodella Terra. L'ultimascena |a fianco, sotto),è dominata dalcaduceo di Ermete,vero specchiocomplessivo di quella"materia che è unae tutte le cose, diconoi filosofi, perché è ilprincipio radicale ditutti i misti. Essa è intutto e simile a tuttopoiché è suscettibile diogni forma, ma primache sia specifica aqualche specie diindividui dei tre regnidella natura" spiegaDom Pernety. "È ciòche dall'origine hapenetrato tutto il cielo,è il principio della vita,

la sua radice" scriveHoang-ti-nei-King.

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Lo Spirito Universale

La scala dei saggi torna

a unire Terra e cielo,nell'ampollaconsacrata è trattenutoper effetto del magnete10 Spirito Universale.Scrive Flamel: "Eccoperché Dardarius dissenella Turba: Mercurio,è l'acqua permanente,senza la quale nulla sifa;  poiché la sua virtùè un Sangue spirituale,congiunto con ilCorpo, che cambia inSpirito con la misurache si fa di loro,- edessendo ridotto inuno, si cambianol'uno nell'altro, poiché11  Corpo incorporalo Spirito e lo Spiritotrasmuta il Corpoin Spirito, lo tinge

e lo colora di Sangue,poiché tutto ciò cheha Spirito, ha ancheSangue e il Sangueè un umorespirituale checonforta la Natura".

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La pietra occulta

Le raffigurazionimitologico-allegorichedei metalli e deipianeti (a fronte)rendono omaggioalla "... pietra occulta,seppellita nel piùprofondo di unafontana, che è vile,abbietta e valutatanulla; ed è coperta difango e di escrementi;a cui, come fosse uno,si riflette ogni nome.Perché, disse il Saggio

Morieno, questa pietranon è pietra animata,avendo virtù diprocreare e generare.Questa pietra è molle,prendendo il suoinizio, la sua originee razza da Saturno o daMarte, Sole e Venere"come scrive Flamel.A fianco, sopra, larappresentazione

di quel prodottodell'arte che possiedecombinate tuttele nature: acquea,terrestre, ignea eceleste. Sotto, lavergine filosofica delfilosofo Solidonius:"Come una giovaneprincipessa abbandonai suoi ricchi abiti, lasera delle nozze, permostrarsi al maritoin tutta la sua nuditàvirginale e sontuosa,similmente la pietraabbandona a unoa uno i suoi coloriammirevoli, per nonconservare che iltrasparente incarnatodel suo corpo esaltato,in confronto al quale

lo stesso rosso èqualificato comefalso dai più saggi"commenta Canseliet.

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La "via secca"

Viene qui

rappresentato, in unastruttura bipartita,Io schema operatoriodella cosiddetta "viasecca". A fronte, i dueforni. Uno è alto,turrito, destinato allecalcinazioni, allecongiunzioni eseparazioni. L'altro èbasato su di un sistemadi cottura particolare,

chiamato bagno disabbia, adatto alleoperazioni in cui siarichiesto un regime dicalore dolce e costante,è il forno dove sicompiono tutte lelunghe operazionidi assazione. Adestra, in una visionesinottica ormai tantocelebre da essere

chiamata "il serpentecrocifisso di Flamel",troviamo riassunto, trai simboli della coppiaantinómica di zolfoe mercurio, tutto ilMagistero della Pietrafilosofale.

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La cabala ermetica j C \ U  rZ  C  il \ 0 s

Distinta radicalmentedalla  Qhaballa  ebraica,con la quale tuttavia

conserva alcune rareanalogie metodologiche,la Cabala delle opereermetiche trae origineda quell'attitudinetutta medievale perl'espressione polisemica,simbolica e allegorica.

Trovò il massimofavore soprattuttopresso autori francesi,ma non solo. Si può anziaffermare che dal terzosecolo del presente millennio, questa iniziò a divenirela base linguistica principale con cui si adornerannopoi tutte le principali opere alchemiche occidentalisino ai giorni nostri.

Secondo quanto sostiene Fulcanelli, l'origine dellaparola deriverebbe dal greco Kap{5av (che parla unlinguaggio incomprensibile), e sempre al greco- in particolare ai significati etimologici che certivocaboli avevano nel greco antico - questa faràcostante riferimento.

La principale fra le sue regole fu...di non averne!In parole povere, il fondamento di tutta la

Cabala ermetica fu di mirare al più assolutoesoterismo, innestando sulle metodologieclassiche della trattatistica alchemicaun sistema linguistico ibrido, basatosull'assonanza, che sfruttava paroled'uso corrente intendendole non solonel loro "senso comune" ma anchenei "sensi" che queste - per affinitàfonetica - potevano venire adassumere nell'antico idioma ellenico.

Approfondendo l'analisi si vede comespesso il vero significato alchemico di unaparola o frase poteva essere estrapolato solo

La magia della parolasi esplicita potente

nell'acrostico; un solofonema, significativodi per se stesso, sulquale come per

prodigio sensi-altrisi stratificano e sisviluppano portandoalla conoscenza. Eccoperché fu uno degliartifici letteraripreferiti daglialchimisti.

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UNA FRATELLANZA PER INIZIATI 55

sapere.Non c'è che dire; tutte

queste cose assieme avevanosicuramente la capacitàdi conferire a un qualsiasitrattato alchemico la naturadi vero e proprio rompicapo!

Solo chi possedeva le chiaviaveva la possibilità dicomprendere, di operare ledovute distinzioni, e trarre così

i debiti insegnamenti atti alla pratica del laboratorio.Come poteva pensare infatti un profano che dietroun'opera intitolata  Amilec ou la graine d'homme,stesse in realtà un lavoro alchemico il cui verotitolo - per anagramma - altri non era che

 Alcmie  (cablisticamente per Alchimie) oula crème d'Aum,  ovvero che questo fosseun trattato che conteneva le istruzioniper procedere all'estrazione dello spiritochiuso nella materia primitiva, o verginefilosofica, che recava - per analogia -lo stesso segno della Vergine celeste?

La stessa segretezza delle loro opere,

l'alchimia voleva rivestisse anche levere personalità dei suoipraticanti; ecco perché solograzie all'interpretazionecabalistica si può sapere inche modo - restando loroanonimi - vi furonoautori che si firmaronoper esempio EireneoFilalete, nome fittizioche indicava il misteriosofilosofo che "pacifico"era "amante della

Il grande Paracelsostringe fra le mani

il segreto dell'Azotho Mercurio dei filosofi- forse la più grandeincognita di tuttal'alchimia -, la sua

conoscenza poggiasullo studio delvolume cabalistico,tutta l'illustrazionedunque sembravolerci ripeterel'ammonimento diEudossio: "Non vispaventate di frontea queste espressionisingolari; la nostraarte è cabalistica"

scrive Limojonde Saint-Didier.

TE-  R R A sezionandolo e ricomponendolosecondo gli usi dei  calambouise dei più giocosi anagrammi;queste dunque le ragioni per cuigli antichi la poterono chiamare

anche Gaia Scienza o Gaio

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verità"; e ancora Basilio Valentino che si dichiaravare potente grazie alle prodigiose qualità della Pietrafilosofale; e per finire - ma si potrebbe continuarea lungo - Marcel Palingène che combinava nel suonome ermetico Mars  /  il

ferro, HXiog /  il sole,e palingenesi  /  larigenerazione, perindicare che egli eracolui che realizzavala rigenerazionedel sole-oro,mediante il ferro.

Furono questi gli stessi Maestri che affermavanocome nei loro scritti, ancorché celate, vi fosserotutte le indicazioni per riuscire nell'opera. Perquesto raccomandavano  Ora, lege, relege, laboraet invenis...,  e cioè "prega, leggi, rileggi, lavorae troverai...", poiché era convinzione comunefra gli alchimisti che un animo pio e devoto,un'ostinazione ferrea nello studio e nella pratica,potessero essere alla fin fine le vere chiavi

in grado di spalancare al neofita le portedella verità. Va da sé, in ogni caso,che l'ammaestramento sulla rettavia da parte di un Maestro potessesicuramente costituire uninnegabile vantaggio.

ejyaaLES  DOUZE CLEFS

PHILOSOPHIED Ê  FRERE

BA S I LE VA LENTI N.

LIVRE PREMIER.Dr  U Cimimi/ it !" P"" fri*ii*/ï

in ivifi rh-hfiri.*. A V A N T - P R O P O S

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Il trionfo ermetico

Le illustrazioni deitrattati alchemicicustodiscono sensiprofondi che si

rivelano solo a chi siadisposto a meditare alungo. Il frontespiziodel Trionfo ermetico(a fronte), oltre asvelare simboleggiatada tre corone la triplicescansione della GrandeOpera, mostrapalesemente il pianoastrale della stagionepropizia ai lavori, ealtrettanto pone inevidenza come il"fuoco dell'arte" sisviluppi all'interno delmatraccio sostentatodall'irraggiamento delSole e della Luna. Nondi meno, la settimachiave (a fianco) diBasilio Valentino (inLe Dodici chiavi della

 filosofia) illustra coneloquenza la primadelle operazioni delmagistero filosofico;siamo nel regno diSaturno, parla il granvecchio minerale: "Iosono vecchio, debole emalato Il Fuocomi tormenta assai, e laMorte mi lacera lecarni e rompe le mie

ossa [...). L'Anima miae il mio Spiritom'abbandonano.Crudel veleno, io sonoequiparato al Corvonero (...1. Si trova nelmio Corpo il Sale, ilSolfo e il Mercurio.Che queste cose sianocome si convienesublimate, distillate,separate, putrefatte,

coagulate, fissate, cottee lavate; affinché essesiano ben nette delleloro feci e delle lorolordure".

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legittimare il lorooperato, i frati minori- presso i quali in granconto fu l'Arte Sacra -tramandarono la

leggenda di un sanFrancesco che capivae parlava proprio illinguaggio degli uccelli?

L'iniziazione alchemica

A differenza di quantosi viene osservandoai giorni d'oggi, neiquali da ogni dove sipropongono modellia cui tutti - chi più,chi meno - cercanodi adeguarsi, se sianalizzano le vite deipiù celebri alchimisti,si vede come questi,

pur essendosi fattiseguaci di una disciplinaunitaria e immutabilecome la Natura e ilTempo stessi, alla finfine presentano caratteri di unicità indiscutibile.Sarebbe infatti sufficiente compararle per rendercenesubito conto. Il cenobita Rupescissa non assomiglia inalcun modo all'immagine che la storia ha lasciato diLimojon de saint-Didier; Flamel e Jacques Coeur, sonolontani anni luce, l'uno con la sua umile professionedi scrivano l'altro con il suo ruolo di banchiere. Etutto ciò a riprova di come l'alchimia non imponevaregole che non fossero quelle dettate dalla pratica dellaboratorio. A ben vedere però un fatto aveva, e hatuttora capacità di accomunarli in modo indiscutibile;costoro erano tutti degli iniziati e pur tenendo conto

delle distanze di tempo e di luogo, si consideravanoincondizionatamente fratelli.

In cosa consisteva l'iniziazione alchemica? Difficiledirlo, tutto ciò che è consentito dedurre è che questa

Il forno fisico, veroe proprio cuore del

laboratorio, luogo ditutte le operazioni e le

trasformazioni, teatrod'azione del fuoconaturale, delle fusioni,delle calcinazioni edei "lavaggi", che inalchimia sono sempreignei: "Effettivamentenon bisognadimenticare che ilfuoco, cioè l'elementodi calore e di fiamma,artigiano capitale,

interviene sin dalprimo passo dellalunga e pazienteelaborazione filosofale"precisa Canseliet.

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Scrive Canseliet: "Ifilosofi non fanno

mistero della lorovolontà ragionata ditenere discosti gliindegni. Sanno chequesti sono privi,

alla base, della graziaefficiente dellavocazione e, perconseguenza dellapazienza, dell'amore edel coraggio necessari.Il grande sforzorichiesto li arrestaprontamente sullasoglia del palazzo reale,nel quale non si entròmai senza preparazioneadeguata. In fondo laVerità è semplice [...]Non si trova che nellaNatura e non la si devedire che alla gente perbene." "Gli scrutatoridella Natura - quindi -debbono essere taliquali è la stessaNatura, veridici,semplici, pazienti,

costanti ecc. e, ciòche è precipuo, pii,timorosi di Dio, nonnocivi al prossimo."aggiunge ilCosmopolita.

quasi mai corrispondeva al senso che comunementesi è soliti attribuire alla parola. Scorrendo letestimonianze dei principali Adepti, non si trovanomenzioni a quei complicati rituali che caratterizzanoinvece quasi tutte le fratellanze di più basso lignaggio.

Le sole cose che si richiedevano al neofita altro nonerano che si facesse semplice come la Natura cheintendeva seguire, e che altrettanto giurasse diconservare il segreto su conoscenze che era benerestassero appannaggio di pochi. Il resto, eraveramente inessenziale.

Rinascere filosofo...

Accadeva tuttavia assai raramente di riuscire apenetrare i misteri dell'Arte sacra con le proprieforze, contando sulla semplice lettura dei libri.Nella norma tanti, troppi, restavano comunque gliinterrogativi, per chi solitario, cercava di organizzarein un universo coerente le "invidiose" nozioni degliAdepti. Si badi bene,- non è una regola! Talvoltadelle illuminazioni, delle rivelazioni di origine divina

stando ai loro racconti - permettevano agli

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Nella maggior parte dei casi però, la Grande Ricercarendeva imperativo l'incontro con un maestro"caritatevole" che fosse in grado d'impartire sial'iniziazione che i primi rudimenti operatori.

Così, è con l'immaginazione che occorre inseguire il

segreto, penetrando in un laboratorio in una pacificanotte di primavera... di tanti anni fa. Ecco quindi unmaestro anziano e un allievo devoto avido di sapere.Attorno a loro, nella serena atmosfera della piccolastanza, illuminati da un tenue lucore opalino, glistrumenti per operare. Su di un modesto scaffalealcuni libri consunti per il gran uso. L'attimo èsolenne, il fuoco nel forno avvampa alimentato dal

mantice, l'intera essenza dell'apprendista è coinvoltadalle istruzioni della sua guida, dai suoi gesti misurati.Il giuramento dei Fratelli in Ermes è già statopronunciato ed egli ora attende le istruzioni preciseper cominciare a operare. Sa che da questo momentoin poi non sarà più lo stesso, conosce i materiali,conosce i tempi e le operazioni; quel che era prima, ilsuo nome, la sua personalità, non significano ormainulla poiché sta per uccidere col fuoco il dragone

velenoso, e quel che più conta è che dentro al crogiolo,assieme alla materia prossima al martirio igneo, vi èanche la sua più intima sostanza; egli sta uccidendo sestesso per rinascere di lì e per sempre filosofo... Unacosa doveva a lui esser chiara, tutto ciò in nessun

modo costituiva un traguardo, anche se eranostati necessari anni e armi di studio e di

paziente ricerca per giungervi! Questo in

realtà era un vero e proprio punto dipartenza, l'inizio di un viaggio quant'altrimai pericoloso: niente veniva promesso,immane la fatica, lastricata la strada da

insidie e insuccessi. Tuttavia enormepoteva essere la ricompensa

per chi riusciva; unpremio disprezzato

dai più, mainestimabile per il buon

filosofo: l'incarnazione dellogos. L'epifania dello Spirito!E con essi, infine, la pace.

In un anticomanoscritto

conservato allaBiblioteca Marcianasi legge la suggestivaformula di ungiuramento che

la leggenda vuoleAmmaele avessedettato a Iside, mogliedi Osiride: "Giuro pelcielo, per la Terra, perla luce, per le tenebre;giuro pel fuoco, perl'aria, per l'acquae per la Terra; giuroper l'altezza del cielo,per la profondità dellaTerra e per l'abissodel Tartaro; giuro perMercurio e per Anubi,pei latrati del dragoChercuroboro e delcane tricipite Cerberocustode dello inferno;giuro pel nocchierodell'Acheronte; giuroper le tre Parche, perle furie e per la clava,di non rivelare ad

alcuno queste parole senon al nobile e dilettofiglio mio. E ora va',cerca dell'agricoltoree domandagli qualesia il seme e quale ilraccolto. Tu impareraida lui che quegli chesemina del granoraccoglierà del grano,che quegli che seminadell'orzo raccoglierà

dell'orzo. Questo ticondurrà all'idea ellacreazione e dellagenerazione; e ricordatiche l'uomo general'uomo, che il leonegenera il leone, cheil cane riproduce ilcane. È così che l'oroproduce l'oro, ed eccotutto il mistero!".

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m. IL FUOCO E LA PIETRA FILOSOFALE

I l vero scopo dell'alchimia è semprestato lo stesso: ottenere attraverso una

serie di operazioni segrete una sostanzastraordinaria, che rappresentasse sul pianofisico il grado d'illuminazione spirituale

raggiunto dall'alchimista. Il nome con cuila chiamarono gli Antichi Maestri è ormaisinonimo di elemento etereo, di cosaceleste, iperurania, e risponde al titolo

di...Pietra filosofale.

C

iò che distingue

la via ermeticada qualsiasi altradi gnosi è il carattereoperativo; questa "nonsi formula, si realizza:si tratta dunqueevidentementedi un'opera, e nondi una dialetticafilosofica..." scriveScwaller de Lubicz.Come mostra l'angelotuttavia la conoscenzaè preclusa a chi nonspezzi le catenee non posseggale chiavi dei misteri!

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La Pietra filosofale

Sotto la denominazione di Pietrafilosofale, gli alchimisti inteseroquel prodotto dell'Arte che allafine della catena operativa

manifestava al filosofo ilperfetto raggiungimentodel suo scopo, e cioè lacorporificazione dello Spirito.

Il possederla - secondoquanto racconta la Tradizione- elevava il semplice iniziatoal rango di Adepto, e cosa

questo significhi è ben descrittoda quasi tutti gli autori. Egliottenuta finalmente la Pietra, potevabruciare i libri; non vi era infatti piùnessun'altra cosa che potesse imparare né

"È chiamata Pietrafilosofale la più antica,la più segreta o ignota,incomprensibilesecondo natura,

celeste, benedettae sacra Pietra deiSapienti. Essa èdescritta come vera,più certa dellacertezza stessa,

l'arcano di tutti gli arcani, la virtù e la potenza dellaDivinità, nascosta agli ignoranti, termine e scopo ditutte le cose che si trovano sotto il cielo, conclusionedefinitiva e meravigliosa delle operose fatiche di tuttii Sapienti, l'essenza perfetta di tutti gli elementi,il corpo indistruttibile che nessun elemento puòscalfire o danneggiare, la quintessenza; il mercuriodoppio e vivente che ha in se stesso lo spirito divino,il trattamento per tutti i metalli deboli e imperfetti,la luce sempiterna, la panacea di tutti i mali, lagloriosa Fenice, il più prezioso di tutti i tesori, il bene

più importante di tutta la Natura" recita il  MusasumHeimeticum.

Tutti i grandiMaestri son

concordi nell'affermareche il Magistero dellaPietra filosofale sidebba compiereattraverso l'uso di un

solo corpo che per suanatura, e aiutatodall'Artedell'operatore, primamuore e infine rinascedalle proprie ceneri.Fu per tali ragioniche la figura allegoricadella fenice, il miticouccello che risorgevarinnovato dallo stessofuoco che l'avevaconsumato, vennesempre utilizzatoquale simbolo primariodella Pietra filosofale:il corpo nuovo che il

 philosophus per ignem,al termine della lungae complessa catenaoperativa, estraevadall'athanor,  il fornosacro.

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desiderare. L'acquisizione del dono di Dio aveva ilpotere di conferirgli ricchezza, eterna salute e realeconoscenza!

Non vi sono prove nella cultura ufficiale - néd'altra parte poteva essere altrimenti - che qualchealchimista sia mai riuscito in tale impresa, purtuttavia, spigolando nella letteratura alchemica e

non, numerosissime sono le descrizioni che di talesostanza ci pervengono, e tutte sorprendentementeconcordanti. E non è tutto; troveremo ancheentusiastiche testimonianze dovute alla penna dialcuni spettatori eruditi, sulla buona fede dei quali,

L'alchimistadeificato, signore

della natura, riposafinalmente nella quietaarmonia del creato.Nelle sue mani stringefelice la triplice rosa

della scienza ermetica,-il suo volto sorridente,rappresentato comeun Sole, è simbolodi luce e fonted'illuminazione,-lontano, tra le dolcicolline, in un cielosereno s'annuncial'aurora, l'alba dellasua nuova esistenza.Giunto al termine deisuoi sforzi egli "...nonignora più che la Pietrafilosofale è la posta ingioco della GrandeOpera, che essa è laMedicina Universale enon soltanto l'agentedella trasmutazione deimetalli inferiori inargento e in oro. Sache essa dota l'Adepto

(adeptus,  colui che haraggiunto o ottenuto)della vita eterna, dellaconoscenza infusae delle ricchezzetemporali, nel sensopiù assoluto di questitre vocaboli e deil'oTo epiteti" scriveCanseliet. Nella suamente riecheggianoancora le parole di

Crassellame in  Luxobnubilata:  "Abbiatecura di comprendere lapietra dei filosofi, nellostesso tempo voi avreteraggiunto ilfondamento dellavostra salute, il tesorodelle ricchezze, lanozione della verasaggezza naturale e laconoscenza certa della

natura".

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non ha proprio alcun sensodubitare.

Il termine stesso di Pietrafilosofale significava, nellalingua sacra, "pietra che porta

il segno del Sole". Tale segnosolare, è caratterizzato daun color rosso cangiante. "Ilsuo colore è rosso incarnatoche va verso il cremisi, oppurecolor di rubino su color digranato,- quanto al suo peso,essa pesa molto di più diquanto sembrerebbe dallaquantità" precisa BasilioValentino. Sin da queste primeparole, appare chiaro come lanatura della Pietra non lafaccia assomigliarea nulla di già conosciuto. Epiù simile infatti a un corpocristallino pur avendo gravità

tipicamente metallica.

La Pietra benedetta

Il Cosmopolita spinge oltre lasua descrizione chiamandonein causa l'aspetto, la formae il grado di fusibilità: "Sesi trovasse il nostro soggetto

al suo ultimo stadio diperfezione, fatto e compostodalla natura, dovrebbe esserefusibile come la cera o il burro(64°), e il suo color rosso, la sua diafanità elimpidezza dovrebbero apparire esteriormente; allorasarebbe effettivamente la nostra pietra benedetta"."A queste caratteristiche fisiche - aggiungeFulcanelli - la pietra unisce potenti proprietàchimiche, il potere di penetrazione, l'assoluta fissità,l'inossidabilità che la rende incalcinabile, un'estremaresistenza al fuoco, e infine la sua perfettaindifferenza nei riguardi degli agenti chimici."

Spesso protetti daipotenti per mero

scopo di avidità(questi speravanodi trarre ricchezzadalle trasmutazionilgli alchimisti erano

costretti a mostrarepubblicamente irisultati delle lororicerche. Fu anche pertale ragione che i veriiniziati nascosero la

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Medicina universale, elisir di lunga vita

e trasmutazione di metalli

In quale modo ritenevano i Maestri che la Pietrafilosofale potesse essere utilizzata? Semplicementeorientandone la potenza verso il regno in cui sivoleva operare una trasformazione! Nella suaconfezione erano intervenuti contemporaneamente,elementi di origine minerale, metallica e spirituale;e proprio per tali ragioni - attraverso preparazioni

loro adesione allapratica filosofale.L'Adepto Sendivogiusopera unatrasmutazione davantiall'imperatore RodolfoII di Praga (sopra].

Quello di Rodolfotuttavia fu un casoparticolare poiché ècerto che egli stesso fugrande estimatore dellascienza ermetica.

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congrue - la Pietra potevaessere di volta in voltautilizzata sugli uominie sugli animali, suivegetali e infine suimetalli.

Non si persista dunquenell'errore di continuare acredere che gli alchimisticercassero semplicemente di "farel'oro". La trasmutazione dei metallivili in quello più perfetto altro non

era che una delle capacità che ilpossesso della Pietra filosofaleassicurava all'Adepto. Nella sua formasalina questa aveva la sua utilizzazionepiù specifica nei regni animale evegetale. Costituiva a tutti i livellila Medicina universale atta a guarirele malattie umane, a conservare la

salute e a sviluppare prodigiosamentela crescita dei vegetali. Disciolta inalcool era la sola e vera  aqua vitae,l'oro potabile, l'elisir di lunga vitadegli alchimisti orientali.

Al suo stato solido, fattafermentare per fusionediretta con l'oro el'argento purissimi,dava la polvere diproiezione: unamassa traslucida,rossa o biancasecondo il metalloadoperato,polverizzabile eadatta alla sola

trasmutazionemetallica. Era così,che sempre attraversol'uso del crogiolo,se proiettata su di unmetallo vile, aveva la

L'Opera albianco, lo stato

semiperfetto dellaPietra filosofale.

Gli alchimisti

parlandone spessocitavano  l'Apocalisse:"Al vincitore io daròuna pietra bianca".Di essa dice Northonin  Crede mihi:  "spoglial'uomo della vanagloria, della speranza,del timore: impediscel'ambizione, laviolenza e l'eccessodei desideri:addolcisce le piùdure avversità.

Iddio collocherà trai suoi suoi santi

gli iniziatidell'arte

nostra".

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capacità di tingerne l'essenza trasmutandolo.

Moltiplicata all'infinito cambiava poi di forma,e invece di riassumere lo stato cristallino, una voltaraffreddata restava per sempre fluida, acquisendo lacapacità di brillare di luce propria; di divenire fontedi luce, d'illuminazioni in definitiva.

Ecco qui riuniti allora, secondo la spiegazionedi Eugène Canseliet, i tre doni che recavanoi Magi d'oriente al Salvatore!

Ecco la pietra che regalava all'Adepto iltriplice appannaggio dell'oro (fonte di ricchezze),dell'incenso (simbolo della sapienza divina) edella mirra (sostanza che sin dall'anticatradizione egizia significava l'immortalità).

Ma in tal modo si è già nella fase terminaledel lavoro. Lungo era stato il camminosperimentale che finalmente aveva permesso

di giungervi. Numerosi e difficili, erano statiquei procedimenti arcani che proprio per losforzo immane che richiedevano, preserotutti assieme il nome di Grande Opera.

Tutti i testialchemici che

trattano dell'ultimaparte del Magisterodella Pietra filosofaleconcordanonell'affermare che, in

seno  aìl'athanor,all'interno dell'uovofilosofico, nellamateria in cottura, siviene ad attuare unaparticolare variazionecromatica, fedeletestimonianza dellabuona riuscitadell'Opera e dellevariazioni sostanzialiche essa apporta. Il

colore è quindispecchio dellatransustanziazionedella materia permezzo dell'agentespirituale: il  compost,prima nero  [nigiedo)poi diviene bianco(albedo), vira verso ilgiallo (citrinas), einfine giunge al rosso(rubedo),  e qui la suaevoluzione è compiuta,lo stato più cheperfetto, raggiunto. Erala pietra che consentivala trasmutazionemetallica; pertestimoniare talieventi fecero coniaremonete d'oro e argento(detti] filosofici: creaticioè alchemicamente

dal piombo.

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La Grande Opera

Sotto tale denominazione

gli alchimisti intesero moltopiù che una semplice seriedi operazioni.

Grande Opera infatti era giàstata la ricerca dei libri, il loroacquisto e l'attenta lettura.

Grande Opera erano giàle notti insonni di preghiera

per una rivelazione.Grande Opera era anchelo scrutare il mondo con occhidiversi: "guardandosi d'attornocon esultanza, sollevandouna gleba odorosa, spiccandoun frutto, contemplandole iridescenze di gioielli odi cascate, lo splendore di

un incarnato umano o d'unapelliccia o di una folgorantecolata di metalli" precisaZolla, iniziando così a capire"la presenza animatrice cheha plasmato e va plasmandoqueste materie, e ora le stringee indurisce nel pugno, ora

le sbriciola e fa scorrerelíquidamente fra le dita, orale accarezza e fa brillare",a percepire la sottile armoniache tutto questo animava.

"Il segreto dell'arte alchemicae di ogni sapienza era giànella capacità d'intuire con

esaltazione questa mano solerte,invisibile ai distratti e ai tristi."Grande Opera era - in

definitiva - la sintesi diquell'atteggiamento titanico checonsentiva a un semplice uomodi farsi demiurgo del proprio

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microcosmo. Prendere quindi una materia di per sécaotica, purificarla e rianimarla affinché fosse poi ingrado di permearsi di Spirito, separare, mondare edesaltare le diverse nature di cui era formata, efinalmente ricongiungerle in unità armonica per la

spiritualizzazione definitiva che l'avrebbe resa Pietrafilosofale.Non si fa difficoltà a comprendere allora come

Grande Opera sia sinonimo dell'alchimia stessa, dellasua essenza di sapere sacro e simbolico, di sistemafilosofico definitivo.

Non comprendere tutto questo significasicuramente restare al di sotto della logica alchemica.

Ecco allora perché nel  Theatrum chemicum  silegge questa frase dall'indiscutibile capacità sintetica:"Non devo mai chiedermi con ansia se sono davveroin possesso di questo prezioso tesoro. Piuttosto mi

L'alchimista, afronte, contempla

nella sua strutturaunitaria e armonicatutta quanta l'Operafilosofale, tuttiquegli aspetti occulti

e manifesti checoncorrono adefinirla qualeGrande. Al centrodella raffigurazioneil soggetto mineraled'elezione vieneallegoricamenterappresentato dalrospo nero. Altre volteappare la testuggine,altre ancora il dragosquamoso. Tuttaviail senso non cambia:resta quell"'antimonioche è delle parti diSaturno e, in tutti imodi, ne ha la natura"per dirla con Artefio.E quel "Chaos cheè come una terraminerale, considerandola sua coagulazione,

e tuttavia è un'ariavolatile, perchéall'interno, nel suocentro, è il Cielo deifilosofi, come scriveFilalete. Infatti- precisa Canseliet -"all'inizio della suacreazione, l'artista,allo stesso modo diDio, deve disporredella materia nel suo

caos". Esso, sotto tuttigli aspetti, si presentaquale grande vecchiodel microcosmometallico, che,come mostraeloquentemente latavola accanto, vapiù volte purificato elavato in bagno igneoper separarlo delle sueparti volatili.

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devo domandare se ho visto come è stato creatoil mondo; se sono a conoscenza della naturadell'oscurità egiziana; se so quale sia la causadell'arcobaleno; quale sarà l'aspetto dei corpiresuscitati in tutta la loro gloria nel giorno della

resurrezione universale".Pretendere dunque che in una realizzazionemicrocosmica, rivelatrice dei più profondi misteridel creato, potessero intervenire semplici aspettisperimentali, appare oltremodo riduttivo. Mapretendere che a una tale forma di sapere non

Pochi trattatialchemici sono

rivelatori quantoquello che per volontàdel suo stesso autorevolle intitolarsi  MutusLiber.  Nelle sue tavole

trovano precisadescrizione tutte lecomponenti dell'artealchemica. Nellatavola a fianco, lacoppia filosofica èpalesemente intentanella raccolta della"rugiada"; tra gli astridel giorno e della notteun immenso ventaglio,nettamente composto

da fasci differentidi fluido ondulatorioe di innumerevoliparticelle, scende perportare il suo poterevivificatore, nelle nottidi primavera (siamotra il Toro e l'Ariete],necessario alleoperazioni diagricoltura celeste(l'alchimia eraanche chiamata così]e terrestre.Nella tavola a fronte,il corpo gloriosoassurge in cielo; lascala dei saggi è stataormai percorsa e gliangeli cingono il capodell'Adepto vittoriosocon la corona deglieroi e dei poeti; in

alto la luce del Soleillumina la scena colfulgore della sapienza.

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fosse necessario un riscontro operativo è altrettantofuorviarne.  Nostrum non est opificium, sed opusnaturae,  dicevano i Maestri, poiché realmente allavoro di laboratorio veniva affidato il compito diripetere quelle circostanze che accompagnarono

la Grande Opera del creatore.Questo andava regolato secondo leggi naturalisegrete e profonde, adeguandosi al ritmo dellestagioni, attendendo pazientemente condizioniesteriori favorevoli. L'Universo, il cielo e la Terra,le stelle e i pianeti dovevano gioire dell'operadell'alchimista, affinché attraverso la loro simpatiaquesti potesse entrare in contatto con il suomicrocosmo minerale, dominarlo e farlo contenitoredello Spirito vitale.

Non si abbiano più dubbi allora; è a tutto ciò eforse ad altro ancora, a "questo genere" di operazioni,che le descrizioni dei lavori fatte dagli Adepti semprerimandavano, poiché fu loro natura "celare quandoscrivevano apertamente e rivelare quando invecenascondevano".

Le due vieÈ dunque proprio per queste caratteristiche insiemetrascendenti e operative che l'alchimia si pone come"metafisica sperimentale",per dirla con Canseliet,un sistema segreto dignoseologia pratica incui, attraverso una catena

operativa che tenevapresenti infiniti fattori,si mostrava possibilegenerare un ché dimiracoloso.

Ma come pensaronogli alchimisti di poterottenere quest'evento

straordinario?Dalle descrizioni chehanno lasciato - alcuneestremamente sintetiche,altre assai prolisse -

Itrattati meno"invidiosi" tendono

sempre a precisare lecondizioni astralifavorevoli a operare:anche qui, comemostra la tavola a

fronte, siamo sotto ilsegno dell'ariete,periodo in cui, nellenotti stellate, è piùpotente l'influssoceleste. Scrive infattiCanseliet: "Se vi è unpunto dell'Opera cheresta indubbiamente ilpiù nascosto da partedegli autori, è proprioquello delle condizioni

che devono essereosservate per la suarealizzazione positiva,e di cui non sarebbeesatto dichiarare che lesiano estranee. Infattivi è una cosa che lostudioso non devedimenticare, e cioè cheil lavoro dipende tantoda un'azione fisica adistanza, quanto dalla

trasformazione fisicaimmediata".

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/Questa scenavj|di laboratorio(a fianco] mostrale vie della doppiaelaborazione filosofale.A destra l'artista sta

operando sulla viasecca: qui abbondano icrogioli e gli strumentiatti alle semprepericolose operazionimetallurgiche. Sullasinistra, l'operatoredella via umida, delusoe pensieroso, guardameditabondo la panciainfranta di un grossomatraccio caduto per

terra: attorno a luitroneggiano i variapparati distillatoriin vetro e muratura.

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sembrerebbe siano esistiti molteplici approccioperativi. In realtà è dato sapere come la veraconcatenazione causale dei procedimenti fu insostanza sempre la medesima, mentre quello checambiava, semmai, era la via finale scelta per

metterla in atto.Ci fu chi si servì e a lungo studiò sulla cosiddetta

via umida, chi invece, e furono in tanti, preferìaffidarsi alla via secca.

La prima chiamata anche via lunga per i tempi cherichiedeva, consisteva nella maturazione dell'uovofilosofico in pallone di vetro cristallinoopportunamente lutato. Era il metodo che

permetteva il controllo visivo delle varie fasi - edi conseguenza - lo spettacolo della coda di pavone,cioè il risultato materiale che mostrava all'alchimistaattraverso una reiterata, cangiante mutazionecromatica, la perfetta riuscita della cotturadell'amalgama filosofale,la vera transustansazione

della materia.

La sperimentazionecostante sulle due

vie, a volte persinosimultanea, sembraessere stata unacostante di moltialchimisti, quasi che

fossero in fin dei contila stessa cosa. Questesono le parole di un"filosofo" che ben(come dovrebbe sempreessere) le conobbeentrambe: "Nelledue vie, secca eumida, ciò che è più datemere è, nella prima,il disseccamento delleacque; una brucia edissecca, l'altra annegao marcisce; e nei duecasi la Natura, invecedi rendere il soggettoproposto, ne offre unaltro che non è piùl'Opera" scriveEtteila.

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La seconda invece, considerata la via dei menoabbienti, aveva anche il nome di "breve". Ciò chela differenziava da quell'altra era l'uso costante delcrogiolo. In sostanza si trattava di un metodo chein linea di massima adoperava tecniche di più stretta

derivazione metallurgica,nell'ambito delle quali lafusione aveva sicuramenteun ruolo di rilievo.

Sarà il modusoperandi presceltoda Flamel e Filalete,quello secondo ilquale indirizzaronoi loro sforzi un grannumero di Maestri,e che ai giorni nostriè stato descrittosapientemente dallaseducente prosa diEugène Canseliet.

Le fasi sperimentalidella Grande Opera

Volendo scenderenello specifico dellaconcatenazione causaledelle pure operazioni, cisi trova in condizionid'imbarazzo assoluto.

D'altra parte, è proprioquesto il terreno di piùcompleta segretezzadi tutta l'alchimia!

Da quale materia partivanoinfatti gli alchimisti? Qualierano i tempi per iniziare econcludere i lavori? Qual era

il numero esatto delle operazionida farsi?Impossibile rispondere. L'unica cosa

possibile è lasciare spazio direttamenteagli Adepti sperando che le loro parole

Il dragone tricipite staqui a simboleggiare

il soggetto primodell'arte, dal quale,con varie operazioni(mediatore il sale), siottengono le tre partidell'opera. Nella prima

si compie il mercurio,nella seconda lo

zolfo e nellaterza, riuniti

i principii,la Pietra

filosofale.

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possano essere d'aiuto.Dice Rupescissa che "la

materia della pietra è unacosa di poco prezzo, ovunquereperibile...". Gli fa eco

Morieno affermando che"Unica è la materia e in ogniluogo la possiedono i poverie i ricchi; a tutti è sconosciuta,è davanti agli occhi di tutti;disprezzata dal volgo, che lavende a poco prezzo come sefosse fango, è ritenuta preziosa

dal Filosofoche comprende".

A prescindere da questeaffermazioni che ne

mettono in luce soprattuttol'aspetto spirituale, sembraverosimile affermare

che tutti i lavori degli

alchimisti partivanoda un unico corpod'origine di certominerale. Loconferma ancheFulcanelli: "Benché

interamente volatile,questo mercurio

primitivo,materializzato per

l'azione essiccante dellozolfo arsenicale, assume

l'aspetto di una massa solida,

C

ome dimostrano

i filatteri che sisnodano ciascunoda ogni Maestrodi Dottrina, perconvergere comunquenella scena sottostanteche rappresenta illaboratorio, esistetteromigliaia di descrizionidiverse della catenaoperativa delMagistero; tutte velate

dietro simbologiespecifiche e immaginiallegoriche derivantidall'universo di piùimmediato riferimentodi ciascun autore.Ciò non di meno, maidobbiamo dimenticareche essi parlavanocomunque dellastessa Opera.

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nera, densa, fibrosa, fragile, friabile che la sua scarsautilità rende vile, abietta e disprezzabile agli occhidegli uomini".

Di qui a poter rivelare da quale nome sia oggicorredata nella tavola degli elementi, è compito

che sicuramente esula dalle nostre volontà.Passando all'aspetto dei tempi dell'Opera, sonotroppi i riferimenti di carattere astrologico per noncapire come l'equinozio di primavera fosse il periodocanonico per cominciare i lavori. D'altra parte, perun'opera che voleva seguire la Natura, quale periodopoteva essere più propizio se non il medesimo chelo stesso Creatore aveva stabilito come inizio delrinnovamento della Terra stessa?

Quanto all'epoca della loro conclusione vi si puòfacilmente giungere per analogia e indicarla in quellastagione estiva in cui tutti i frutti erano ormai giuntia maturazione.

Considerando ora il lato più squisitamenteoperativo, in linee generali la Grande Opera erasuddivisa in tre fasi od Opere ben distinte, allequali veniva rispettivamente assegnato il compito

di produrre - mediatore il sale - prima il principiomercuriale, poi quello sulfureo e infine, dopo laloro riunione, la grande cottura e finalmente laPietra. All'interno di queste, svariati procedimentiche variavano da autore ad autore in base alpatrimonio simbolico di più immediato riferimento.

Alberto Magno indica cinque passaggi: riduzionedelle sostanze alla loro prima materia, estrazione da

questa del solfo e del mercurio, purificazione delsolfo ottenuto affinché diventi simile a quellodell'oro e dell'argento; preparazione dell'Elisir bianco;perfezionamento di questo sinoa renderlo Elisir rosso. Le operazioni che regolavanotutto ciò erano quattro: decomposizione, lavaggio,riduzione, fissazione.

Altrove fra paralleli con i cicli dei giorni e dei

mesi, le operazioni vengono fatte variare da sette adodici, mentre per quel che concerne il numero dellevolte che queste andavano reiterate nel corso delletre fasi, tranne rari casi il mistero è assoluto. Preziosadunque la testimonianza di Canseliet che riguardo

Dice Canseliet:"Anche senza

voler considerare lecondizioni esteriori,molto più lontane, lasola preoccupazionedell'atmosfera

immediata, lanecessità del ritualebenefico e purificatore,si manifestano in tuttii migliori classicidell'antica scienza diErmete che alloraassume realmentetutto il suo significatodi arte sacerdotale".Senza questo accessopreliminare efilosofico, una granparte delle operazionialchemiche, masoprattutto la primaparte della GrandeOpera, "nondifferirebbe dallemanipolazioni cheerano correttamenteeffettuate nelle officinedei saggiatori (di

metalli)". Ecco perchéFilalete, in  Intioitus,ne parla cosi: "...chesiano prese quattroparti del nostrodragone infuocatoche, nel suo ventre,nasconde l'AcciaioMagico, e nove partidel nostro Magnete;mescolati insieme permezzo del Vulcano

bruciante, sotto formadi acqua minerale sullaquale galleggerà unaschiuma che bisognarigettare. Scarta ilguscio e prendi ilNucleo; purgalo a treriprese, per mezzo delfuoco e del sale; il chesi farà facilmente, seSaturno ha guardatola sua immagine nello

Specchio di Marte".

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13511 foltancb bafccgcimeineftivì«m> rmn SifHlictr mjg.Nirttf tfic/per (imi /  ofn- ptt éveiiS|9i(Iti:m«iom/obain R-.haimni.-.mh,.iuuf rr.f!Unrtufci: [Font ArrfiJIgntifi fili gUnthot poti.

alle sublimazioni o aquile dell'opera seconda, diceche debbono essere in numero di nove, e che lagrande cottura si compie in una settimana, altermine della quale la scala musicale,e quella cromatica, riveleranno

all'artista benedetto la sua riuscita,la nascita della Pietra, la perfettacongiunzione degli opposti avvenutanel forno e nel suo spirito.

Il laboratorio

Sembra ormai chiaro come la vera figuradell'alchimista si distacchi di molto

dall'immagine canonica del negromanteda strapazzo e pasticcione, per lungotempo tramandata da tanta letteratura.Quale delusione sarebbe allora balenataagli occhi del moderno visitatore cuifosse capitata la ventura di entrare inun laboratorio alchemico! "Ma come- si sarebbe domandato - dove sono iteschi e le ossa, dove i barattoli con gliomuncoli? Dove le ragnatele, la polvere,il caotico allinearsi di storte edalambicchi? Dove ancora i pentacoli, leformule esoreistiche, gli scaffali da cui

Sotto la guidaesperta dell'anziano

Maestro gli allieviattendono alle lorooperazioni: seduto inprimo piano a sinistra,uno sta verificando la

giustezza dei pesi; inpiedi, davanti al fornoche avvampa, un altroopera direttamentesul fuoco. Tutt'intornoa loro, allineati inbell'ordine negliscaffali e nelle mensolea muro, stanno glistrumenti della loroarte: alambicchi ecucurbite, matracci

e palloni, il manticee le tenaglie, icrogioli, i libri e ilpreziosissimo martellodella "separazione".

2>,iniacbfotral>abéefcu ifinn ma sortiti milvirtPdmovftcmfcii&ofct in fitfc«|7;r,!vm mini <1*10  citi lodi KiX/iflti'n mflnift folcii wiitfft / «116 vtiiI (in !cdj' Vcc VU CÌÌ-ÌK ;f<€e vufrrt%R! refi \ Jfiii'it gn0en.S»fÉguri(!wic$icvii&citjiei.

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mirano con occhi vitrei, strani animali impagliati,simboli di chissà quali forze arcane?" Niente o quasidi tutto ciò, vi avrebbe infatti potuto trovare,- talifavolosi apparati sono - ed è bene che lo restino -patrimonio della finzione

letteraria, o tutt'al più,dell'immaginazionedi qualche ciarlatano.

È utile inoltresfatare subito unaleggenda assurtaormai a luogocomune tante

sono le volteche è statapronunciata;e cioè che il

La raffigurazionedel disco mostra

la duplice naturadell'alchimia; la suaessenza di aite dellamusica,  vale a dire

dall'armonia

simbolizzatadagli

verolaboratorioalchemico

differisse da quello delcomune soffiatore, per

la sua strutturazionebipartita in laboratoriovero e proprio eoratorio. Sciocchezze.La religiosità, lasacralità dell'alchimianon potevano certoessere contenute inuna stanza!L'alchimista noncercava la fede; lapossedeva.L'alchimista non

©esaltai bucbs. XLvm

strumenti,fra la

dimensionefisica e metafisica.

A fianco, vari apparatidistillatori, per lo piùfornaci in muratura,all'interno delle qualivenivano collocatecucurbite in ramesormontate ciascunada uno o piùalambicchi. Eranogli strumenti cheservivano sia aglispargisti e agliiatrochimici sia aiveri alchimisti. Assaidifferente era tuttavial'utilizzo specifico: i

primi erano archimiciche studiavano perutilizzare, gli altri"filosofi", cercatoridi Sapienza.

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Modello per i pittori

Questo dipinto mettein evidenza la tensionespeculativa che dasempre anima laricerca alchemica. Visi respira un'atmosferaquasi drammatica,colma di significatomisterioso.L'ammassarsidisordinato diutensili e accessorivari, lo sguardoassorto dell'alchimista,

immerso nellaconsultazionereiterata dei classici,testimoniano conprecisione la lotta diemozioni che è la sortedi questo artista. Egliè l'attore assoluto diuna ricerca solitariache richiede costantisforzi fisici e mentali,che pretende un

travaglio interioreteso a una ricercaesoterica i cui fruttipiù frequenti sonola delusione e il saporeamaro dello scacco.

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Figlie della suggestione

Lo sforzomacroscopico,

la ferrea ostinazioneseguita spesso dalloscacco, la tenacia diuna ricerca misteriosae solitaria, sono statele dimensioni che piùhanno affascinato ipittori che nelle loroopere tenebrose hannocostituito a oggettol'alchimia e glialchimisti: queste

tavole tuttaviadebbono apparirciormai, e assai di più,come figlie dellasuggestione che nondella verità, comecostrutti di un facilesensazionalismo chenon di una veracomprensione.

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perdeva tempo a ingraziarsi Dio con pratichedevozionali, ma l'adorava adorando la materia da Luicreata, lavorandola, stabilendo con essa un rapportodi sostanziale identità, spiritualizzandola insomma.L'attività del laboratorio era in tutta la sua essenza

una vera preghiera, il contatto con la divinità, unacertezza che guidava ogni suo più piccolo passo.L'Alchimia è arte usa ad adornarsi solo del

necessario. Se diveniva misteriosa, era solo perchénon poteva altrimenti; semplice doveva esserel'animus  dell'alchimista, e altrettanto semplicel'arredo del suo laboratorio. Solo il necessario aoperare contava e, lo si creda o meno, era lo stessocorredo di utensili che si sarebbe potuto trovaremigliaia di anni fa in un tempio d'Alessandria.

Davanti agli occhi appare quindi un personaggioche non può non destare tutta l'ammirazione epotendo ora accostarlo più da vicino, lo si può vederecon gli occhi della mente nel suo ambiente. Seguirloinsomma dentro il suo laboratorio perché mostrisenza mistificazioni, gli utensili dellasua Arte. Una stufa dalle pareti ben

imbottite atta a fondere e calcinare,delle tenaglie, un mantice, alcunicrogioli in terracotta refrattaria ecucchiai a manico lungo. Questo eral'essenziale. Seguivano, secondoquanto raccomandavano i Maestri,una libreria più o meno fornita, unmortaio, dei contenitori e delle pentole  s

in ceramica. Completavano questobreve elenco alcuni apparati distillatorie di filtraggio, fornelli per diversiregimi di calore, pochi cristalliadoperati per lo più come recipientiper conservare le sostanze e infine, >l'athanor.  Ecco dunque il  sanctasanctorum  degli alchimisti, un localeareato, pulito, situato in posizione

propizia per catturare i fluidi vitali dellaNatura, le sue polluzioni spirituali, leirradiazioni cosmiche proiettate su questaTerra dal Sole e dalla Luna.

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Ecco l'alchimistanel suo laboratorio.

Ha gesti attentie sapienti; con ilmantice alimenta ilfuoco sotto la materia.È circondato dai

semplici strumentidella sua arte.Sorveglia l'athanor,il forno del fuocoimmortale (aSavaro?,a-thanatos), l'Operadella Natura. La suaveneranda età ci devericordare che i fruttidell'alchimiaappartengono alGiardino delle Esperidi

[eojtEpa, la notte): sipossono raccoglieresolo al termine diuno sforzo costante,quale coronamentodi un'intera esistenzavolta alla dimensionespirituale.

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TESTIMONIANZEE DOCUMENTI

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Genesi di un nome

Neil'accostarsiall'alchimia, svariati

interrogativi vengonoa proporsi ai nostriocchi, e primo fratutti quello dellasua misteriosadenominazione.Cosa significa infatti

la parola "alchimia",da quale cultura,da quale ceppolinguistico traeorigine l'appellativoche il voltosperimentaledell'ermetismoassunsenell'Occidentemedievale{

Avevano forse ragione Alberto Magnoe Frate Simone da Colonia, quandonel  Libei de Alchemia  l'uno, e neisuoi Appunti alla pratica  l'altro, ciparlavano di un "eroe eponimo"- certo Alchimus (Chimete l'egiziano)

Maestro di Dottrina - da cui questaavrebbe tratto nome?

Oppure dobbiamo prestar fede alleparole di Gaston Duclo, il quale inpieno Cinquecento, attraverso unaimprobabile operazione filologica,ne stabiliva l'origine dai terminigreci aX<; (sale) e Ku|iia (fusione)?

Non sappiamo. Possiamo solo

constatare come numerose quantodiverse siano state le ipotesietimologiche che nel corso dei secolisi sono accavallate senza tuttaviariuscire a risolvere il mistero.

Scorrendo il cammino dellastoria, vediamo come il primo studioragionato si debba addirittura a unacerrimo nemico della trasmutazione

metallica: il gesuita Martin del Rio.Questi nel 1599 nel suoDisquisitionum Magicarum libri sex,volendo condannare l'alchimiaassimilandola alla magia, ne tentavaun esame dell'etimo finendo perattribuirgli molteplici origini: unabiblica dal nome  Cham,  un'altraebraica dai termini  Alichim-Alich(indicanti il moto di cosa fluida), eper finire una terza, di origine mista,che la faceva derivare dall'unione delprefisso arabo  al,  unito al greco  Kvwo Kvvco (fondere). E in base a quelliche sono i dati attualmente in nostropossesso, si può affermare che almenonell'ultima delle sue ipotesi il gesuitanon era molto lontano dal vero.

In effetti il sostantivo arabo

al-kimija,  la cui forma traslitterata"alchimia" si diffuse in Europacon le prime traduzioni in latino diopere arabe sull'argomento, potrebbe

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realmente derivare dall'unionedell'articolo determinativo  al,  diorigine araba, con tutte quelle formegreche collegate alla radice fonetico-semantica del sostantivo Kujia(versamento, flusso) e del verbo Keg)

(versare, fondere, colare).Se quest'ipotesi

ci confermaperò un datoche poi vedremoessere sicuro, ecioè che realmentela filosofiaermetica e con

essa l'alchimiaebbero straordinariadiffusionenei mondirispettivamentegreco e arabo,d'altro canto nonè ancora sufficientea spiegarci almenoaltri due filonid'interpretazioneetimologica, che purnon completamenteoggettivi, vengonoperò a postulareaffascinanti ipotesirelative alle originistesse della culturaalchemica.

Secondo la tesi sostenutada Mahdihassan e sviluppata poida Dubs, la voce araba  Kimijaproverrebbe dal termine cinese  jin-yi(succo che fa l'oro, sperma aurifero),parola che in epoca Tang sarebbestata pronunciata  ki'm-iàk,giungendo così nel bacinodel Mediterraneo alle orecchie

dei Maestri mediorientali,attraverso quelle vie commercialiche da epoca preislamicacollegavano gli arabi alla Cina

attraverso l'area irano-mesopotamica.Altrettanto suggestiva poi l'altra,

che secondo quanto dichiaravaPlutarco - "L'Egitto, peril colore nero della sua terra, vienechiamato  chemìa..."  -  attribuisce

al termine alchimia il significatodi "arte della terranera"; cioè "artedell'Egitto". Einfatti il geroglifico... kmt,  indicavarealmente siail colore neroche l'Egitto,

così chiamato pergli scuri depositidi limo del delta.

Pensiamotuttavia di nonessere lontani dalvero, affermandoche, pur con tuttoil loro potereevocativo, questeultime due lineeinterpretativefiniscono permostrare il fiancoa un attento esame,non fosse altroper l'esiguità dispessore filologico

su cui fonda la prima, e per la

considerazione che il termine  chymaera già presente nel vocabolario grecoantico  -  e con tutte le specifichevalenze semantiche del nostro caso  -da epoca immemorabile.

Andrea Aromatico

La più antica testimonianza a noigiunta di tecniche  alchemiche in

ambito egizio-ellenistico.  Il papiro, checontiene  ricette per fabbricare vernici  etinture, è tratto  dal  Papyrus Holmiensis(III-IV  sec.),  conservato nella KongeligeBiblioteket di Stoccolma.

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I miti delle origini

Parlare dell'origine- o meglio delle

origini - dell'alchimia,significherà andarealla scoperta di quei

 paesi, di quei popoli,di quelle culture,in seno alle quali

 particolari condizioni

ebbero modo direalizzarsi.

Solo secondo quest'ottica si potràconcepire, come ben individuatoda Mircea Eliade, un'originecomune di tutte le conoscenzedella trasmutazione da quelmondo prestorico sciamanico,

da quell'universo sacro e tecnicoinsieme dei primi fonditori dimetalli, che permisero una comparsasimultanea dell'alchimia, in luoghiassai lontani l'uno dall'altro.

Tale conclusione ce la confermaanche quella serie di miti sacri concui gli Antichi Maestri  -  forse piùpreoccupati di trasmettere un sapere

tradizionale che di fare storia -  hannovoluto raccontare le prime esperienzemetallurgiche in seno ai vari popoli.

Ecco allora la leggenda diTubalcain, il prodigioso maestrodella lavorazione dei metallie padrone dei segreti dellatrasmutazione. Ecco ancora le storiedi Prometeo e dei Titani, guardiani

del fuoco e dispensatori diconoscenza. E per finire  -  ancorain Grecia  -  Efesto, il dio storpiodelle fucine, che nella suastessa rappresentazione hafornito all'Occidente l'immaginedell'iniziato, da tempo immemoreraffigurato come "lo zoppo".

È per tutto questo allora cheriteniamo vadano individuatealmeno sei grandi matrici di culturaalchemica, che nella notte dei tempi,fra Occidente, Medio e EstremoOriente, nacquero e si svilupparono-  secondo vie parallele- più o menoautonomamente in seno a civiltàquali l'egizia, la greca, l'araba, lamesopotamica, l'indiana e la cinese.

Sarà infatti proprio in seno alle

grandi culture rispettivamentemesopotamica, egizia, e greca, e dallaloro fusione rappresentata da quelfaro di sapere che fu Alessandria,

I t XI - nj *»"*  '

L'insegnamento di Cleopatra, trattodal codice Alchimie, Et Physica varia,

conservato nella Biblioteca Marcianadi Venezia.

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che l'alchimia crebbe e si sviluppòdivenendo la forma di esoterismoprincipe del mondo occidentale.

Giungendo in epoca propriamentestorica, vediamo come i ritrovamentidocumentali vengono a confermare

la nostra teoria relativa ai luoghid'origine della scienza alchemica.Straordinari quelli di areamesopotamica nei quali si trovaronogià perfettamente stigmatizzati siagli aspetti manipolatori sia quelliteorici. In uno, appartenuto allaBiblioteca di Assurbanipal, possiamotrovare presentata nella sua forma

perfetta una delle teorie cardine delsapere che stiamo studiando, e cioèquella della Terra-Madre all'internodella quale i minerali vivono di unavita propria. In un altro, recantel'orgogliosa iscrizione dell'imperatoreSargon, è da ravvisarsi uno dei primiracconti mitici velato dal più squisitoesoterismo verbale di stampoalchemico, mentre ve ne sono altriancora che descrivendo procedimentipratici, dimostrano conoscenzetecniche estremamente evolute.

Ma sarà l'Egitto, e nella fattispeciel'Egitto di lingua greca, il luogodi provenienza di tutta quella seriedi scritti che  -  da lì e per sempre  -rappresenteranno i veri "libri ditesto" dell'alchimia,- quei trattati

a cui tutti gli altri a venire altronon faranno che adattarsi, formandocosì, di volta in volta, gli anelli dellagrande catena dell'alchimiatradizionale. Quello di Alessandria-  caso più unico che raro -  fu infattiun esempio perfetto di sincretismoculturale e di unione armonica didiverse scuole e culture che, dalla

reciproca fusione, seppero trarre ilmassimo vantaggio, consentendo cosìuno sviluppo senza eguali delle varieforme di sapere. Nel nostro caso sarà

il felice incontro delle conoscenzemitiche e tecniche dei sacerdotidi Heliapolis con quelle greche-  originate dai misteri iniziaticidi Samotracia e dal sapere dei curitidi Creta e dei telchini di Rodi  -

l'occasione attraverso cui l'alchimiaoccidentale inizierà ad acquisire unsuo volto ben delineato, e tutti queicaratteri che in definitiva le sarannopeculiari sino ai giorni nostri.

Proprio alle scuole alessandrine sideve l'unificazione delle varie cateneiniziatiche attraverso la creazionedella leggenda di Ermete Trismegisto

e la compilazione di tutti quei testiche a lui saranno attribuiti, a partiredai dialoghi del  Corpus Hermaeticumfino alla celeberrima  TavolaSmeraldina.  Ma chi era inrealtà Ermete Trismegisto?

Purtroppo anche tale domandaè destinata a restare senza risposta.L'unica cosa che possiamo dire è chementre gli alchimisti di Alessandriagli tributarono origine mitica esovrannaturale, assimilandolo divolta in volta con gli dèi Thot edErmete, così come faranno poi gliarabi credendolo incarnazione delprofeta Idris, i Maestri del Medioevolatino invece non avranno esitazionea vedere in lui il primo grande Adeptodella storia dell'umanità, e cioè

il primo grande alchimista - padredella Tradizione  -  cui le potenzecelesti concessero le tre parti dellasapienza cosmica e con esse i segretidella trasmutazione. Vero è tuttaviache dall'apparizione dei primiframmenti a lui attribuiti, l'identitàermetismo-alchimia venne viavia assumendo quei caratteri

di assolutezza che portaronogli alchimisti ad attribuirsiil titolo di Filosofi Ermetici.

Andrea Aromatico

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Ci sono dati sicuri che ci dimostranocome dalla grande metropolidell'Egitto ellenizzato l'alchimiaera già passata intorno al VI secoload alcuni Adepti dell'Imperobizantino; di qui la sua diffusione

al resto del mondo latino era statalimitata dall'assoluta vocazioneautarchica che sin dai suoi alboriaveva caratterizzato la culturaellenizzante di Bisanzio.

Perché il verbo di ErmeteTrismegisto potesse dunque trovarediffusione era necessario accadesserodue grandi svolte nella storia del

mondo allora conosciuto. Da unlato la caduta dell'Impero romano(all'interno del quale l'alchimia maitrovò diffusione) e dall'altro l'avventodell'Islam. Sarà proprio da questiveri cataclismi storici e dalle loroconseguenze che svariate formeculturali verranno finalmentein contatto interagendo così su

molteplici piani.Smembrato che fu l'Impero romanod'Occidente infatti, e riunito dallapredicazione di Mohamed quelcoacervo di tribù che formava sinoallora il popolo arabo, l'Islam avevapotuto dare vita a un movimentoespansionista senza eguali che cosìcome si estese sino alle rive delGange, ugualmente seppe occupare

nel Mediterraneo meridionale quelposto che la svanita potenza di Romaaveva reso vacante. E sarà proprio peropera di questo straordinario popolo,per natura curioso e studioso, avidodi cultura e filosofia, civilizzatore pereccellenza, che la grande tradizionedi Alessandria potè dunquesopravvivere, trovando, anzi, comuni

momenti d'interesse e di diffusione.È un dato di fatto che l'invasione

dell'Egitto da parte degli arabipermise un profondo radicamento

I Maestri arabi

"Colui... che sioccupò pei primo di

 pubblicare i libri degliantichi sull'alchimia fu Khalid [...]. Era un predicatore, un poeta,un uomo eloquente,

 pieno di ardore e di giudizio" riporta il

F i h r i s t a l - ' u l ù m I b n a l -N a d ì m .  Se il principeKhalid fu il primo, iltitolo di "Maestro dei

 Maestri" spetta invecea Jàbir, alias Geber.

Geber, il grande Maestro arabodell'VIII secolo, esponente eminente

del pantheon degli alchimisti, in unritratto seicentesco.

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delle ricerche alchemiche in tuttoil mondo islamico.

Tuttavia ci pare interessanteproporre un interrogativo di nonpoco conto,- in precedenza avevamoconstatato che dei testi arabi

preislamici non ci è pervenuto quasinulla, e perciò diviene difficilmenteattestabile un cammino dell'alchimiaparallelo a quello avvenuto nelleculture poc'anzi prese in esame,ricollegandoci però a quello cheè il patrimonio di simboli dellascienza che stiamo studiando, cipare legittimo chiederci: ma è ancora

giusto pensare che un popolo chescrive il Corano,  che innalza unabandiera con una luna crescentein campo verde, che già prima diMaometto adorava alla Mecca unapietra nera, la Kaaba, con un girodeambulatorio reiterato sette volte,dovesse giungere in Egitto perapprendere qualcosa di alchimia?Non lo crediamo! Tutti questi datianzi, assieme alla facilità e all'amorecon cui l'Islam seppe integrare esviluppare al suo interno le istanzeparimenti derivate dalla Tradizionegreca, egiziana e bizantina, vengono adimostrarci proprio il contrario; ecioè che gli arabi all'epoca delle loroconquiste dovevano possedere unlivello culturale raffinato almeno

quanto quello dei popoli con cuivennero a contatto. Ne è provail fatto che i Maestri musulmani,già nei loro primi documentipropriamente alchemici, dimostraronod'aver importato all'interno del lorosistema fonetico espressioni distrettissima derivazione ellenica: lostrumento che l'Occidente latino

conoscerà col nome di alambicco,trae la sua origine dall'arabo  elambich  che a sua volta era derivatodalla voce greca  ambix-, l'athanor   (il

forno sacro adibito alla cottura degliembrioni minerali così chiamato daifilosofi arabi ed europei) secondo laspiegazione di Fulcanelli deriva dallavoce greca a-tìavccto<; e cioè fornace¡al thnur   in arabo) di quel fuoco

immortale che per gli alchimistiera agente primario della vitae delle sue varie trasformazioni.

Poco più di mezzo secolo dallavenuta di Cristo l'Impero islamico siestendeva ormai dall'Africa alle piùlontane regioni dell'Asia. L'arabo neera la lingua ufficiale e sacra.

In Damasco regnava il Califfo

'Umayyade Yazid; la sua storia quituttavia non c'interessa se nonper il fatto che egli ebbe un figlioa nome Khalid. E quest'ultimoinfatti il "nostro" personaggio poichésecondo quanto tramandano fontidegne di fede fu il primo grandealchimista dell'Islam.

Discepolo di un misterioso monaco

cristiano chiamato Morieno, a suavolta allievo di Adfar, Khalid rinunciòal regno paterno per farsi seguacedi Ermete. Così ce lo descrive nelFihrist al-'ulùm Ibn al-Nadìm:"Colui... che si occupò per primodi pubblicare i libri degli antichisull'alchimia fu Khalid ibn Yazid ibnMoavia. Era un predicatore, un poeta,un uomo eloquente, pieno di ardore

e di giudizio. Fu il primo che sifece tradurre i libri di medicina, diastrologia e di alchimia... Si assicura,e Dio sa meglio di chiunque se questoè vero, che Khalid riuscì nelle sueimprese alchemiche. Ha scritto suquesta materia un certo numero ditrattati e composto versi e ho anchevisto tra le sue opere il suo libro dei

Colori, il grande trattato della Shaifa,il piccolo trattato della Shaifa eil libro delle sue raccomandazionia suo figlio nei riguardi dell'Opera...".

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Pur non essendoci traccedelle opere in arabo del principe'Umayyade, nella tradizione latinaresta però un piccolo "corpus" ditesti che gli sono attribuiti con lafirma di Calid filius Iazachi, e in

verità non c'è alcuna ragione perporre dei dubbi sulla veridicità di talitestimonianze. La sua opera infattisarà studiata con devozione da quasitutti i maestri latini e così il suonome sarà ricordato col rispettosoepiteto di Adepto.

Se il principe Khalid fu il primo,d'altro canto non fu sicuramente

il più grande degli alchimisti arabi.Tale titolo doveva spettare a coluiche nei secoli sarà ricordato come il"Maestro dei Maestri"; il suo nomefu Abu Abdallah Jàbir ibn Hayyanibn Abdallh as-Sufi, nella tradizioneviene ricordato semplicementecome Jàbir anche se l'Europa latinatramandò il suo insegnamento sottoquella denominazione che ormaiè sinonimo stesso dell'ermetismoislamico: Geber.

 Jàbir, di una generazione posteriorea Khalid, fu sicuramente seguacedello shì'ismò, quella particolarecorrente della religione del Profetadefinita da Corbin "esoterismodell'Islam". Ed è proprio nella suaadesione alla shi'a, di per sé votataa una interpretazione esoterica delCorano  e decisamente aperta versoogni forma di pensiero occulto, cheriteniamo vadano ravvisate tuttequelle istanze che portarono ilnostro ad avvicinarsi all'alchimiae padroneggiare così i misteridella natura.

D'altra parte era un po' tutto

il suo mondo che si nutriva al paridi scienza e di mistero; basti pensareche la temperie culturale in cui siviene a muovere Jàbir è la stessa in

cui un luogo reale è reso miticodalle fiabe incantate delle  Millee una notte,  un territoriodell'immaginazione e della leggendain cui geni e maghi, principessestregate ed esseri sovrannaturali

vivevano una vita propria fattad'incanti e ragione, vertiginiintellettuali e razionalismimatematici, tutti ben riassunti inquel precetto fondamentale di Halìibn Al Farid che recitava così: "Vegliaper non voltarti con disprezzoall'orpello delle forme e di tutti idomini dell'illusione e dell'irreale.

Poiché nel sonno dell'illusione,l'apparizione delle ombre ti guidaverso ciò che ti è mostrato attraversouna tenda trasparente". Lo stesso eroeepico, curiosamente speculare conl'Ulisse dell'epos ellenico, è Sinbadil marinaio, l'avventuriero delfantastico e dell'improbabile.

E altrettanto simile a quella dei

due marinai viaggiatori è la storiadi Jàbir, del quale le leggende ciconsegnano l'immagine di cavaliereerrante del sapere. Da un latocostretto a continue peregrinazionisia per sottrarsi alla curiositàinteressata dei potenti sia per laricerca di un luogo favorevole aisuoi lavori, dall'altro perché autoredi uno straordinario numero di opere

che rappresentano le tappe tangibilidi un viaggio spinto verso i territoripiù remoti del conoscibile.

Duecentoquindici trattatiformano oggi il corpus jàbiriano(anche se sembra che originariamenteammontassero a più di tremila!],e sono tutte opere in vario modocollegate all'alchimia. Tra queste

sono annoverati testi fra i piùimportanti nella storia della filosofiaermetica: lavori che per citare alcunititoli vanno dal Libro della

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 Misericordia  al  Trattato sul MercurioOccidentale,  dai Settanta libri  alPiccolo Libro della Clemenza,  sinoad arrivare ai centoquarantaquattrovolumi dedicati al problema dei pesi.

All'apparenza diversificati sia

per stile sia per conclusioni, tuttiquesti presentano in realtà unaprecisa fisionomia omogenea chepermette d'intenderli come opera diun unico autore. Non per niente Jàbirpraticava - è lui stesso a dircelo -una forma particolare d'insegnamentobasata sulla  tahdid al'ilm,  e cioè sulladispersione sistematica del sapere.

Il suo in sostanza era un metodo(che poi diventerà pressoché canonicoper quasi tutta la trattatisticaermetica), basato su di un sistema"invidioso", il cui noccioloconsisteva nel frammentare laconsequenzialità logico-operativadi determinati procedimenti inmolteplici parti, per poi inserirla,così smembrata, qua e là fra i capitolidi uno o più trattati. È proprio perquesto allora che siamo d'accordocon Lucarelli quando scrive che:"Probabilmente nessun altro autoreermetico si è spinto tanto in là nelladescrizione analitica delle operazioni,ma è certo che nessun altro ha spintoa tanta disperazione i profani chehanno osato avvicinarsi ai suoi

scritti".Giunti a questo punto non si pensi

però che dopo la scomparsa dei dueAdepti i semi del loro pensierocaddero nel vuoto. Tutt'altro! Allespalle di entrambi infatti esistevaun terreno forse quant'altri maifertile, sul quale poterono facilmenteattecchire e fruttificare. Soprattutto

dall'insegnamento di Jàbir sorseronumerose catene iniziatiche e un po'ovunque nell'Islam presero a nascerecentri di cultura alchemica. Proprio al

costante e paziente lavoro dicopiatura e traduzione dall'egizioe dal greco, operato in tali centrisi dovrà la sopravvivenza delpatrimonio dei testi alessandrini.Ugualmente sarà proprio daqueste scuole che proverranno

altri personaggi che con le loroopere terranno accesa la fiaccoladella Tradizione. Ricordiamo al-Razi,autore del Libro dei segreti,  Toghrai(Artefio), Màslama ibn Ahmad (al-Magriti) e ancora Muhammad ibnUmail e, ultimo in ordine di tempo  -al-Ghazali. Ma con questi nomisiamo già oltre l'anno Mille e proprio

questi sono i personaggi che di lì apoco l'Occidente latino si preparava avenerare col solenne titolo di Maestri.

Andrea Aromatico

= t

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L'Europa cristianae l'età (Toro

"Tra tutte le

scienze coltivate nel Medioevo, nessuna,certo, fu più di modae fu più in onore dellascienza alchemica"scrive Fulcanelli.

 Ma attraversoquali vie era giuntonell'Occidente latinol'antico sapere! Quale

 percorso aveva seguitol'Arte Sacra degli egizi

 per poter giungere

intatta dai templidi Alessandrianell'Europa medievale,

 per poi esplodere nella"follia" ermetica delRinascimentol

Nella quiete dei conventi

Dobbiamo subito precisare chel'alchimia, al pari di tutto il bagaglioculturale proveniente dall'Antichità,ebbe sicuramente nel popolo arabo

il principale tramite di conservazionee trasmissione. Saremmo però fuoristrada se ci fermassimo a pensareche nelle sole conquiste operatedai saraceni -  e nella loro opera dicatechizzazione  -  vadano ravvisatetutte le linee di penetrazioneattraverso cui l'ermetismo trovòdiffusione nel mondo latino.

Perché ciò potesse avvenireinfatti, era quantomeno necessarioesistessero delle condizionifavorevoli. Saranno quindianche l'acceso spiritualismo delcristianesimo medievale, assiemea una volontà diffusa di ricercasapienziale che già aveva in séi germi della Rinascenza, i due veri

potenti fattori che spalancherannoall'alchimia araba le portedell'Occidente medievale.

Ecco dunque la situazione: da unlato gli arabi conquistatori, con leloro conoscenze, dall'altro l'Europacristiana, con la sua sete di sapere,pronta ad accoglierle e integrarle.

Ed ecco ancora come ciò potèaccadere secondo quattro precise,distinte linee spazio-temporali.La prima di queste va senza dubbioravvisata in quella che chiameremola direttrice araba-iberica. Consistettenell'effettiva opera di trasmissionedel sapere conseguente la conquistadella Spagna avvenuta nell' Vili secoloda parte delle truppe saracene. La

Particolare di una illustrazione del

Trattato  di Lambsprink, che raffiguradue pesci  -  a simboleggiare lo Spiritoe l'Anima, il mare essendo il Corpo.

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seconda dovremo indentificarla nelladirettrice bizantina; sappiamo beneinfatti come proprio nell'ellenizzanteBisanzio era potuto sopravvivere unimportante centro di studi alchemici:numerosi documenti che noistudiamo tuttora come greci o egizi-  primo fra tutti la famosa  Crisopeiadi Cleopatra  -  proprio di lì traggonola loro provenienza. La terza invecela chiameremo direttrice arabamediterranea; in realtà in questadefinizione abbiamo volutoriassumere tutte quelle istanze dipensiero occulto orientaleggiante (del

quale l'alchimia fu la sicura matriceoriginaria) che i cavalieri crociatie templari del XII secolo portaronoseco di ritorno dalla Palestina.E per concludere la quarta e ultima(di minor importanza) che verràstigmatizzata in direttrice siciliana;nel sud dell'Italia infatti, main particolare in Sicilia, erano

sopravvisute delle sacche linguistichee di pensiero legate ancora allatradizione della Magna Grecia:va da sé che con la conquista arabadell'isola e il conseguente contattocon le antiche conoscenze  -  ormaipatrimonio organico delle genti delProfeta - tali ellenismi poteronoben confluire nelle strutturesquisitamente sincretistiche diun pensiero come quello alchemicocominciando a vivere di vita propria.

"Dapprima esitante, l'alchimia,poco per volta, iniziò a prenderecoscienza di se stessa e non ci misemolto tempo a consolidarsi. Essa tesea imporsi, e trapiantata nel nostrosuolo vi si acclimatò a meraviglia,sviluppandosi con tanto vigore che

ben presto la si vedrà sbocciare in unabbondante fioritura" ricordaFulcanelli. I primi passi della scienzaermetica nell'Europa latina seguirono

un cammino parallelo a quello dellealtre forme di sapere. Come tuttele altre opere dell'Antichità infatti,anche quelle alchemiche dovetteropassare per quel percorso obbligatoche, schematizzando, possiamoriassumere nelle tre tappe -  originale,copia araba, copia latino-grecatradotta dall'arabo -  il cui singolaremerito è da ascriversi all'operadi colti frati cenobiti, benedettini,domenicani o francescani che fossero.

Quale prodigioso destino stavadunque spettando all'alchimia pochianni dopo il fatidico Mille! Se

è vero infatti che gli arabi l'avevanocondotta a un elevatissimo gradodi splendore, tuttavia, pur nonprivandola del suo aspetto di scienzasacra l'avevano in certo qual modosecolarizzata portandola fuori daitempli.

Giunta in Occidente al contrario,grazie anche alle particolari

situazioni socio-culturali in cuiversava allora la gran parte dellapopolazione (l'alfabetizzazione sipraticava solo nei conventi, quindianche la copiatura di tutti i testi),questa ridiveniva esclusivoappannaggio delle classi sacerdotali;in sostanza dopo anni d'ostracismoErmete stava ritornando nel tempio.

Secondo la tradizione ufficiale eral' I 1  Febbraio 1144 quando Roberto diChester portava a termine la versionelatina di un testo arabo che Morienoaveva redatto per il suo allievoKhàlid. Oggi sappiamo comeprobabilmente qualche manoscrittoin greco sulle tinture dell'Arte sacraera già provenuto da Bisanzio fral'ottavo e il nono secolo,- in ogni

caso la vera avventura dell'alchimiain Occidente iniziava proprio così,fra la penombra di cattedrali ancoraromaniche e il religioso silenzio

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degli scriptoria  conventuali... È nellaChionica  di Salimbene di Adamche troviamo una delle principalitestimonianze di tale fenomenologia.Lo storico, raccontandoci le vicendedi frate Elia da Cortona, lo

identificava quale iniziatore dellatradizione alchemica all'internodello stesso ordine francescano.

Indossato il saio nel 1211 e assurtoin breve a un ruolo di primo pianofra i seguaci del santo di Assisi, Elianel 1217 era partito da Brindisi perun'opera di apostolato in Terra Santa,ed è assai probabile che proprio lì,

nella terra che per tanti secoli avevafatto da culla all'Arte trasmutatoria,egli fosse venuto in contatto coisegreti dell'alchimia.

Una serie di fatti a questo punto,vengono a porci un interrogativosconcertante: bisogna sapere che erail 1219 quando lo stesso Francescoraggiungeva Elia in Siria, luogo in

cui ancora viva era la tradizionedella misteriosa Harran, consideratoora come quella francescana siasicuramente la più "gioiosamentespirituale", la più panica efilosoficamente tollerante delledottrine ecclesiastiche, ci pare lecitochiederci: quanta importanza potèavere, in fin dei conti, il soggiornodei due confratelli in Oriente, per

gli sviluppi di quel pensiero che- a posteriori - possiamo chiamare"francescano"?

Sappiamo bene che a ciò forsemai si potrà dare risposta, anchese alcuni dati permangono oggicon una notevole evidenza. Al dilà delle testimonianze storicheinfatti - come non ricordare quelle

di Angelo Clareno e Michele Scotoche definivano rispettivamente Elia"superiore alchimista" e "compagnodi ricerche alchemiche" - dal XIV

secolo in poi iniziarono a essereredatte numerose opere che, pur nonessendogli direttamente attribuibili,recheranno ugualmente la firmadel vicario di san Francesco,a testimonianza della genuità di

una catena iniziatica che in ognicaso a lui faceva specifico riferimentoelevandolo al rango di icpoxo<;  e u p e t e ì ;

della tradizione alchemica minorità.D'altronde dalle testimonianze di

Salimbene un altro dato emergeva fratutti; e cioè che sotto il generalato diElia, nell'Assisi della prima metà del1200, l'alchimia stava diffondendosi

con straordinario successo fra i fratifrancescani.Soffermiamoci allora alcuni istanti

a ricordare rapidamente i nomi deipiù celebri, perché è proprio fraquesti che l'Occidente latinoinizierà ad annoverare i suoi Maestri.

Per primo desideriamo menzionarel'autore dello straordinario  Libei

Compostella:  Bernardo d'Iseo.Coetaneo di Elia fu definito dagliuomini del suo tempo "sapiente,ingegnoso e molto sagace, uomo dionesta e santa vita".

Fra i traduttori di testi alchemicispicca fra tutte la figura di Gherardoda Cremona, mentre per quel checoncerne i "simpatizzanti" nonpossiamo non menzionare RobertoGrossatesta, esponente di primopiano della Scuola Francescana diOxford e grande estimatore dellascienza trasmutatoria. Passando oraai più grandi, quelli cui la tradizioneriserverà un ruolo privilegiatonell'areopago degli Adepti, undiscorso a parte meritano le figuredi altri quattro frati francescani

che in maniera pressoché specularesapranno coniugare, in una precisaunità d'intenti, vocazione religiosae pratica filosofale. Il primo di questi

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fu Ruggero Bacone. Allievo diGrossatesta egli divenne una dellefigure d'intellettuale fra le piùbrillanti della sua epoca, fondendosapientemente l'impostazionereligiosa scientifico-filosofica dellaScuola di Oxford con i suoi interessimistici, astrologici e soprattuttoalchemici. Spirito indipendentee sperimentatore rappresenta tral'altro il primo esempio di alchimistaperseguitato dalla Chiesa per lesue idee in vago sentore d'eresia;scomparve misteriosamente dallecronache nel 1292 e la sua fine è

una di quelle che cominciarono acreare la leggenda sull'immortalitàdegli alchimisti.

Un frate catalano allievo di Baconedoveva proseguire gli studi delMaestro. Questi fu Arnaldo daVillanova; legato al movimento deglispirituali francescani eguagliò l'operadel suo predecessore estendendo

il campo dei propri interessi allamedicina, alla iatrochimica e allateologia, avendo grande cura diunificare nella sua vasta produzioneletteraria l'alchimia vera e propriacon numerose istanze profeticheprese a prestito dalla dottrinagioachimita.

E sarà proprio dall'insegnamento edall'opera di Villanova che trarrannorispettivamente ispirazione altri duegrandi alchimisti: Raimondo Lulloe Giovanni da Rupescissa. Spagnolol'uno, francese l'altro, sepperodivenire il primo continuatoredegli studi del Maestro e a suavolta modello per innumerevoliopere future; fedele seguace ilsecondo che in tutta la sua articolata

produzione letteraria mai ometteràdi citare Magister Arnaldus,tenendolo anzi sempre presentecome sicuro modello cui adeguarsi.

Uno strano destino parallelo finiràpoi per accomunare Villanova aRupescissa facendoli finire entrambiin carcere a causa delle numeroseprofezie di cui erano infarciti iloro lavori letterari, che proprioper questo motivo vennero ritenutidall'Inquisizione vicini all'eresiadi Gioacchino da Fiore.

Non vi sono dubbi tuttavia cheproprio alla loro opera guarderàquattro secoli più tardi un medicofrancese di famiglia ebrea il cui nomefu Michele di Notre Dame anche sea orecchi moderni è assai più noto

come Nostradamus.Su l'altro versante, econtemporaneamente a come stavaaccadendo tra i frati minori, anche fragli altri ordini monastici il verbo diErmete stava radicandosi in manierastraordinaria. Qui basti ricordare chefu proprio un domenicano, Vincenzodi Beauvais, l'autore dello  Speculum

Natuialis,  una delle più importantiopere prodotte dal Medioevosull'argomento e che ugualmentefra gli Adepti appartenuti all'ordineviene ricordato il nome di Albertodi Bollstaedt  -  maestro di Tommasod'Aquino - meglio conosciuto coltitolo di Alberto Magno.

Al riguardo è da menzionarequella leggenda, assai popolare tragli alchimisti, che tramandava come10 stesso san Domenico fosse statol'iniziatore della Tradizionealchemica domenicana, e come11  suo insegnamento relativo allafabbricazione della Pietra filosofalefosse giunto tramite Alberto Magnoallo stesso aquinate.

Riteniamo quasi superfluo poi,

per concludere, ricordare comemolti anni dopo una storia favolosaraccontava il ritrovamento deimanoscritti di un grande alchimista

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 jitbano^tripesarcitriominv.furnm'Ìhilojojìbormn.

L'uovo filosofico nel cuore del forno:una illustrazione del De secretis

naturae seu de quinta  del francescano

Raimondo Lullo.

benedettino che si credeva vissutonel XIV secolo nella città di Erfurt;tali documenti - la leggenda li volevaconservati assieme a una porzionedi polvere di proiezione - avrebberodovuto portare la firma di BasilioValentino, uno dei personaggi piùcontroversi dell'ermetismo.

Giunti a questo punto, riteniamoopportuno sciogliere alcuniinterrogativi: come reagì infatti laChiesa allo straordinario successoche l'ermetismo e l'alchimia stavanoraccogliendo proprio nel suo seno?Quali furono in sostanza le reazionidei vertici religiosi all'esplosionedi "follia" alchemica che, un po'

ovunque, stava contagiando le mentipiù brillanti fra monaci e sacerdoti?

Facendo un piccolo passo indietro,possiamo constatare con evidenza

come sin quasi la fine del XIII secolol'alchimia fu tranquillamentestudiata e praticata all'interno deiconventi e dei vari ordini monastici.D'altra parte essa rappresentava atutti gli effetti una forma di filosofia

naturale perfettamente ricalcata sullemeccaniche della Genesi e mirataintegralmente alla conoscenza diDio. Insomma non vi è dubbio alcunoche, sin dai suoi primi passi,l'alchimia occidentale si era volta adar vita a una tradizione, che di lì inpoi, si mostrerà sempre e comunquepalesemente cristiana.

Due fatti tuttavia dovevanocambiare l'atteggiamento dellaChiesa nei confronti dei seguacid'Ermete: il radicarsi di alcuneeresie tra monaci praticantil'alchimia, la qualcosa nellamentalità degli inquisitori stavafinendo per imparentare questa conquelle; la nascita di una nuova classe

d'intellettuali, ora non piùesclusivamente organici alla Chiesa,ma proveniente da tutte le classidella società laica.

Nei primi anni del 1300 ilrapporto che legava clero e alchimiaproseguiva ormai lungo canalidi estrema cautela ma era lungidall'estinguersi. Vi è chi ha pensatoche proprio per minare le basi diquesto sodalizio ideologico nel 1317papa Giovanni XXII emanò ladecretale  Spondei quas non exhibentche nella sostanza mirava acondannare la fabbricazionee la vendita di oro falso.

La sua finalità però non era unaconfutazione dell'alchimia in quantotale, né tantomeno conteneva assunti

volti a smantellare l'edificio teoreticosu cui si basava la filosofia ermetica.La corretta lettura del suo testoveniva al contrario a essere

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sintomatica di ben altro fenomeno;e cioè che l'alchimia aveva raggiuntouna diffusione inimmaginabile aigiorni nostri, e soprattutto che fra leschiere di coloro che si dichiaravanoalchimisti, alcuni impostoricominciavano a nascondersi dietroi paludamenti del filosofo ermetico.Insomma dopo più di due secolidi soli studi religiosi all'ombra deiconventi, l'alchimia era ritornata peril mondo, e tale volgarizzazione avevaportato alla moltiplicazione di falsarie millantatori che privi delle chiaviper penetrare i sacri misteri,

l'avevano intesa esclusivamentecome un mezzo per facili, quantoilleciti, guadagni.

Il Rinascimento: l'esplosionedella "mania ermetica"

Questo dunque il punto in una etàormai prossima al Rinascimento: da

un lato il persistere della tradizionemonastica, costretta a operare inuna sempre maggiore clandestinità,dall'altro il fiorire rigoglioso di unatradizione laica, che se tra le sue filapoteva annoverare numerosissimiveri iniziati, altrettanto sapràprodurre una turba di ciarlatani.Ma lasciamo volentieri la parola aFulcanelli, che prima e assai megliodi noi ebbe a descrivere talesituazione e ne trarremo un quadrosconcertante: "L'alchimia nel XIVsecolo si è ormai diffusa dappertuttoirradiandosi in tutte le classi socialinelle quali brilla di vivissimosplendore. Ogni paese offre allascienza misteriosa un vivaio didiscepoli ferventi e uomini di tutte

le condizioni sociali si affrettanoa offrirle sacrifici. Nobiltà, altaborghesia le si dedicano. Sapienti,monaci, principi e prelati la

professano, e nessuno è immune,perfino tra coloro che esercitanoun mestiere o tra i piccoli artigiani,orefici, gentiluomini, vetrai,smaltatori, farmacisti,dall'irresistibile desiderio dimaneggiare la storta. Anche se nonsi lavora alla luce del sole, - l'autoritàregale perseguita i soffiatori e i papiscagliano fulmini contro di essi -non per questo si trascura di studiaredi nascosto... Ci si disputano imanoscritti dei grandi Adepti, quellidel cittadino di Panopolis Zosimo, diOstanes, di Sinesio,- le copie di Geber,

di Razhès, di Artephius. I libri diMorieno, di Maria la Profetessa,i frammenti di Ermes si vendonoa peso d'oro... Di quale passione,di quale respiro, di quali speranze lascienza maledetta avviluppa le cittàgotiche addormentate sotto le stelle!Fermentazione sotterranea e segretache, non appena viene la notte,

popola di strane pulsazioni leprofonde cantine, esala dagli spiraglicon luci intermittenti, sale convolute sulfuree verso la sommitàdei pignoni!".

E dunque questo il mondo incui verranno a operare straordinaripersonaggi quali il filosofo inglese Jean Daustin, l'abate di Westminster Jean Cremer, Richard(soprannominato Roberto l'inglesee autore del Correctum alchymiae),l'italiano Pietro Bono, Guillaumedi Parigi (inventore dei bassorilievialchemici del portico di Notre-Dame), Jehan de Mehun (dettoClopinel e coautore del  Romande la Rose),  Hortolanus (il grandecommentatore della  Tavola

Smeraldina).Più di ogni cosa però non dobbiamo

dimenticare che è proprio questo ilmondo in cui un semplice scrivano

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parigino, residente in una modestadimora di rue Mariveaux, avrà mododi passare alla storia cingendo la suafronte nel 1355 con la corona divinadell'Adepto. Il suo nome ancora oggicontinua a essere pronunciato con

religioso rispetto nei superstiti circoliermetici, poiché corrisponde a quellodi una delle figure più leggendarie emisteriose della storia dell'alchimia;eroe nazionale per i francesi,ricordato in tutto il mondo comesinonimo stesso della filosofiaermetica. Questi fu Nicolas Flamel.

Dal mito di Flamel, su cui la

tradizione orale, e non, costruivastorie leggendarie, sorse unaprogressione geometrica dell'alchimiae degli studi genericamente definitiermetici.

Se quella del XIV secolo era statauna "passione" quella che accese ilXV sarà una vera e propria "maniaermetica", che senza eccezioni,

coinvolse in un unico afflato tuttaquanta l'Europa.Non vi fu corte rinascimentale che

non ospitò al suo interno astrologie alchimisti, non vi fu biblioteca chenon annoverasse fra i suoi volumiopere di Alchimia tradizionale. Alleapprossimative copie medievali siandarono man mano sostituendoraffinate redazioni manoscrittepuntellate dalla nuova vocazionefilologica dell'Umanesimo, chedall'opera di Lorenzo Valla in poi,saprà fornire agli appassionatiricercatori strumenti e codici semprepiù corretti e quindi atti a operare.

In Francia, la figura di Flamelassurse a mito e in centinaia si poserosui suoi passi alla ricerca della Pietra

filosofale. In Germania, soprattuttonei chiostri dei conventi, la ricercae il dibattito diedero vita a unamesse di opere straordinarie.

Ma il XV sarà soprattutto il secoloche doveva tributare il periodo dimaggior splendore alla Scienzaermetica, sia per il gran numerodi Maestri sia per il loro valore che,anche su di un piano strettamente

letterario, avrà modo di distinguerlida quelli delle età precedenti. Tradi essi vogliamo ricordare l'abateTritemio, Isacco l'olandese, i dueinglesi Thomas Norton e GeorgeRipley, Lambsprinck, GeorgesAurach di Strasburgo, Jacques Cœuril tesoriere, il monaco CalabreseLacini e il nobile Bernardo Trevisano,

che impiegò cinquantasei anni dellasua vita nella ricerca dell'Opera,e il cui nome resterà nella storiaalchemica come simbolodi ostinazione, di costanzae irriducibile perseveranza.

Tornando alla Francia, vi sonoprecise testimonianze relative allanascita di cenacoli e confraternite

alchemiche. Celeberrimo, peresempio, il sodalizio che unì perlunghi anni Nicolas Valois,Grosparmy e Vicot affratellandolinella ricerca del Lapis philosophicum.Due eventi affatto particolari invece- entrambi risalenti alla seconda metàdel '400 - stavano per incrementareulteriormente la diffusione del verbodi Ermete nella penisola italiana conuna forza che non avrà più uguali: ladiaspora degli ebrei spagnoli e l'arrivodei bizantini in fuga per la caduta diCostantinopoli. È sostenuta proprioda questi eventi la vera "follia"ermetica che di lì in poi comincieràa diffondersi come un contagio intutte le signorie italiane. Uomini distato e mecenati iniziarono una vera

corsa all'ermetismo e all'alchimia:a Firenze Marsilio Ficino traducee pubblica in "edizione critica" ilCorpus Hermeticum,  Pico della

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Mirandola si dedica a studi dimnemotecnica ermetica; a FerraraBorso d'Este è protettore di unasignoria votata verso tutte le formed'esoterismo fra le quali spiccasenz'altro l'alchimia; a Urbinoil fratellastro di Federico daMontefeltro, Ottaviano Ubaldini,è egli stesso alchimista.

Tale situazione però, basatasoprattutto sulla buona fededi potenti mecenati disposti amantenere alchimisti e a promuoverele loro ricerche, sarà anche la stessache moltiplicherà in modo spropositato

il numero di falsi Artisti. Sentiamoal riguardo le parole di FranzGassman poiché sono sintomatichedi una situazione che stava ormaigiungendo al collasso: "Quasi tutti

vogliono essere chiamati alchimisti,il grossolano idiota, il ragazzoe il vecchio, il barbiere, la vecchia,un consigliere arguto, il monacotonsurato, il prete e il soldato.E proprio qui allora, nel momento

del suo massimo splendore, checominciava l'inizio della fine perl'età dell'oro dell'Alchimia". Secondoquella massima ermetica che recitava"molti i chiamati pochi gli eletti",le truffe e gli inganni dei più, gliinsuccessi e la scarsità di risultatimateriali in cui languivano i falsari,divennero i capisaldi di quella

mentalità che iniziò a spodestare ilsogno dorato degli alchimisti dalleattività più nobilmente umane perrelegarlo nel mondo delle chimere.

Andrea Aromatico

Ì i g u r e s D r . a m f x

Particolare della tomba di Nicolas Flamel nel Cimetière des Innocents a Parigi, e lesette figure del misterioso  Livre d'Abraham l'Hébreu,  descritte da Flamel nel suo

Livre des Figures hiéroglyphiques,  radunate da Arnauld nel XVII secolo.

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L'inizio della fine

Sul finire delQuattrocento si stava

avvicinando un'epocatempestosa, un'etàche all'orizzonte

 già mostrava le cupenubi del razionalismo

 pragmatico e le folgori intransigenti

della rimontanteInquisizione. A partireda questo momento,l'ermetismo cadein disgrazia. Anchei suoi partigiani,esacerbati

dall'insuccesso,si rivoltanocontro di esso.

Attaccato da ogni lato, il prestigiodell'alchimia sparisce. L'entusiasmodecresce. L'opinione si modifica.Alcune operazioni pratiche raccoltequa e là, riunite e poi rivelate einsegnate, permettono ai dissidenti

di sostenere la tesi della nullitàalchemica, di rovinare la filosofiae di gettare le hasi dell'attuale nostrachimica.

Nel XVI secolo i soli erediriconosciuti dell'esoterismo egizianorinnegato dagli ultimi approdi delRinascimento, dopo esserne statocorrotto, sono Sethon, Venceslao

Lavinio di Moravia, Zachaire,Paracelso - ricorda Fulcanelli.Alcune eccezioni nel Cinquecento

- in aggiunta al lavoro di questisolitari artisti - brillano fra tuttenello scenario del firmamentoalchemico; e tutte vanno riferitea quelle corti che dell'esoterismo edell'alchimia fecero il vero e propriofulcro dei loro interessi culturali.Per prima consideriamo la cortelondinese di Elisabetta I, nella quale"mago" altri non fu che quel JohnDee autore della Monade geroglifica,da tutti riconosciuto come grandefilosofo ermetista, nonché ferventesostenitore della trasmutazionemetallica. La seconda è daindentificarsi con la vicenda

del sovrano che più di tutti seppecomprendere il dirompente potenzialefilosofico e teoretico che si celava

La "distillazione", incisione tratta dalCommentarium alchymiae  di Andrea

Libarius, pubblicato a Francoforte nel 1606.

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dietro ai misteri del nostro anticosapere. È ormai chiaro che stiamoparlando di Rodolfo II d'Asburgo.

Meravigliosa la sua storia: egliin preda a una passione esclusivae divorante per gli studi d'alchimia,

lasciato il legittimo governo dellostato a suo fratello, si ritirò a Praganel castello di Hradgam trasformandola capitale boema nella nuovaAlessandria. Chiamò a sé ungran numero di maghi, astrologie alchimisti, fondendo le loroconoscenze assieme a quelle ricevutedai rabbini cabalisti della nutrita

comunità ebraica lì residente, eproprio sotto la sua guida Pragasi trasformò nella "Città Magica"che noi tutti conosciamo e dellaquale tuttora numerose vestigiapermangono a perenne ricordo,prima fra tutte la strada che allastessa alchimia venne dedicata,conservando il suggestivo nome

di Siota Ulitza  (Viuzza dell'Oro).La Praga di quegli anni benedetti fuveramente la patria cosmopolita dellacultura ermetica. Non è sicuramenteun caso infatti se proprio lì, attrattoin maniera irresistibile dall'atmosferamagica che vi si respirava, troveremoancora una volta Dee in compagniadel suo strano aiutante Edward Kelley.

Abbastanza simile a quella diRodolfo poi la vicenda di Francescode' Medici, che anch'egli praticante,sarà ispiratore di opere d'arte asoggetto strettamente alchemico.

Esisteranno anche luoghi-  per così dire -  canonici per lapubblicazione di opere ermetiche,-è  infatti a Strasburgo che nel 1616viene pubblicato  Le nozze chimiche

di Christian Rosenkreutz, ultimolavoro della trilogia che annunciavaal mondo l'esistenza del sodalizioermetico dei Rosa-Croce. Uri discorso

a parte quello di Basilea, che al riparodei veti delle due chiese cristianeseppe divenire il centro principale-  il vero porto franco -  per lariproduzione di una sterminata seriedi opere a soggetto alchemico. Sarà

proprio da una delle sue tipografieche nel XVII secolo l'alchimistaitaliano Gratarolo darà alle stampeuna di quelle prime grandi raccoltedi opere di alchimia, che da questomomento in poi incomincerannoa moltiplicarsi e a circolare fraconfraternite iniziatiche sempre piùammantate di segretezza e di mistero.

Ma con l'opera del nobile italiano,assieme a quella degli altri grandidivulgatori di miscellanee d'alchimia,siamo già agli sgoccioli dell'agoniadell'Arte Sacra in Occidente.L'era del Barocco doveva ancoraconoscere i lavori del cenacoloermetico romano della reginaCristina di Svezia, dei sonetti

alchemici del Marchese FrancescoMaria Santinelli, così come le paroledi pietra della porta magica delsignore di Palombara  -  prezioso

 grimoire  votato alla più puraoperatività alchemica - ,  ma nella suapiù intima essenza il XVII stava perdivenire il secolo che, salvo pochealtre figure come quella del Lascaris,del presidente d'Espagnet, del

polacco Sendivogius e del misteriosoEireneo Filalete, finiva per sancire lacancellazione dell'alchimia dal campodelle scienze umane. Cartesio e larivoluzione illuminista erano ormaialle porte. Kant stava per bandire lospirito dalle cose di questo mondo,  edi qui in poi, per i "filosofi per mezzodel fuoco", si preparavano anni bui

nei quali loro unica compagnasarebbe stata la più assolutaclandestinità.

Andrea Aromatico

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La clandestinità

Il Settecento vienesempre ricordato

come quello in cui,abbandonati ogniresiduo di mentalitàspiritualiste, lasciatiormai alle spalle gliirrazionali retaggidi epoche definite

"barbare", l'uomoritornava finalmente padrone del suodestino, attraversol'uso infallibile dellaluce della ragione.

Il laboratorio alchemico in Lecture pourtous,  nel 1903.

E questo è storia! Ma cosa era poida intendersi con il termine"ragione"? Cosa in realtà erapienamente "ragionevole" e cosa no?E poi quali erano allora i legittimiconfini entro cui potersi muovere,

sicuri di essere ancora sotto la sicuraegida della piena "razionalità"?

Gli uomini del Settecento nonebbero dubbi, e attraverso l'opera didue loro grandi paladini stabilironodefinitivamente un nuovo corso alla"mentalità comune" che tuttora nonaccenna a diminuire la sua influenza.

Questi furono lo scienziato

Cartesio, vissuto un secolo prima,e il filosofo tedesco Kant. Fu propriodalle loro opere infatti che, comenella scienza, non venne lasciato piùspazio per ciò che non fosse sempree comunque scientificamentedimostrabile: in parole povere se unesperimento avveniva una sola voltae non era poi più possibile farlo...

beh, questo non era mai avvenuto!Altrettanto nella filosofia, grazieal sistema dell'inventore della"ragion pura", se il divino era al di làdella ragione, al di là dei fenomenifisici, e quindi di per se inconoscibilecon la sola razionalità, allora questoandava accantonato dal campo delpensiero, relegandolo all'etereomondo della fede. In sostanza per

Kant Dio stesso diveniva un qualcosaal di là della stessa natura, e per ciòstesso ogni tentativo di comprensionenei suoi confronti, andava circoscrittonella sfera eterea della speculazionemetafisica.

Ma cosa significava, sintetizzando,tutto ciò? Semplice! Una nettaseparazione dello studio delle cause

primigenie e assolute, ritenuteassolutamente imponderabili,dai contingenti e relativi effetti.Insomma si negavano tutti gli assunti

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teoretici su cui poggiava l'interosistema "simpatetico" della filosofiaermetica e con esso dell'alchimia.

L'alchimia voleva che solo uneletto, solo un illuminato potesseriuscire nell"'Opera", l'Illuminismosettecentesco  -  figlio legittimo delmatematismo cartesiano - stabilivache chiunque, nelle medesimecondizioni, doveva ottenere unmedesimo risultato un numeroinfinito di volte. Cosa tutto questoinsegni noi, è oltremodo semplice:sulle ceneri dell'alchimia stavanascendo la chimica.

Il nome di Lavoisier, a questopunto, veniva a legittimare la nuovascienza che nasceva -  si badi bene  -non da e grazie all'alchimia, ma inrealtà in netta antitesi a questa. Sein Oriente infatti le vie della filosofianaturale, nella loro sintesi direligione e scienza, continuavanoa essere praticate, in Occidente

la nuova mentalità voleva bandiredefinitivamente ogni traccia dimisticismo dal mondo fenomenico,affinché la comprensione dellemeccaniche che lo regolavanopotessero piegarlo a suo uso econsumo. L'alchimia era stata quellaforma di sapere che utilizzava glielementi per comprendere il tutto,la chimica diveniva la nuova scienza,che voleva comprendere per sfruttaregli elementi; c'era una belladifferenza!

Non si pensi tuttavia chel'alchimia cessò d'attirare l'interessedi studiosi e menti illuminate.Tutt'altro! Uscita completamente daicircuiti della cultura ufficiale stavacominciando per lei uno strano,

duplice destino. Da un lato infatti-  di qui e per lungo tempo -  sientrò nella leggenda, e le descrizionidell'alchimia diventarono territorio

delle fascinazioni tenebrose deiromanzi neogotici. Le storie stessedegli alchimisti ce lo dimostrano,che da quelle affatto straordinarienella loro modestia e semplicità, qualiquelle di Lullo, Villanova, Rupescissae altri, arrivarono ad assumerele caratterizzazioni romantichee fantasiose di avventurieri, qualiGiacomo Casanova, il misteriosoConte di San Germano e il piùcelebre fra i celebri Cagliostro.

E contemporaneamente continuò,in gran segreto, a essere tramandatapresso circoli iniziatici e praticata

da molti Maestri, fra i cui nomi,uno mai ci saremmo aspettatidi trovare: Isaac Newton.

Pochissimi sono a conoscenzadi come il padre della gravitazioneuniversale abbia dedicato la granparte delle sue straordinarie capacitàintellettuali, non tanto al campo dellescienze esatte quanto piuttosto alla

ricerca del sogno degli alchimistidi tutti i tempi: la Pietra filosofale.Sbaglia quindi chi crede che

Newton fu il primo dei grandiscienziati dell'era moderna! Egli inrealtà, come ben individuò Keynes:"Non era il primo del secolo dellaRagione, era l'ultimo dei Maghi,l'ultimo dei babilonesi e dei sumeri,l'ultimo grande spirito che penetravail mondo del visibile e dello spiritocon gli stessi occhi di coloro cheincominciarono a edificare il nostropatrimonio intellettuale un po' menodi diecimila anni fa". Ci si consentauna precisazione tuttavia. Egli non funeanche l'ultimo; in tanti poi, in unclima di sempre maggiore segretezza,percorrendo la sua stessa strada, in

tempi sempre più difficili e ostili,hanno continuato eroicamentea mantenere viva la Tradizione.

Andrea Aromatico

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L'alchimia oggi

Tra il 1926 e il 1930l'editore Schemit

 pubblica a Parigidue volumi,  Il Misterodelle cattedrali  e  LeDimore filosofali,che riveleranno almondo il pensieroe la sapienza di un

uomo straordinario.I due testi lasciavanotrasparire un postulatoincredibile: l'alchimiaera ancora viva!

 Ma chi era quel Maestro che sulle viedell'Antica Tradizioneaffermava in pienoXX secolo di aver

 fabbricato la Pietra filosofale! Nessunoal di fuori del suodiscepolo ha maiconosciuto la suavera identità e oggil'unica cosa cheresta è il leggendario

 pseudonimo concui ha firmato le

sue opere: Fulcanelli!

Scomparsa dalle pagine della culturaufficiale, l'alchimia aveva continuatoun cammino sotterraneo per tutto ilXVIII secolo. Pochi filosofi avevanoosato esporsi pubblicando opereche rivelavano la lora adesione

alla pratica filosofale, e tra questispiccano senz'altro i nomi diCyliani e Pernety; ciò nonostantela Tradizione, per quanto occultata,era sicuramente rimasta viva.Si parlava di alchimia nelle piùesoteriche logge massoniche,e in gran segreto vi era sicuramentechi continuava a operare.

Passando poi in epoche piùprossime alla nostra, tutto facevapresagire una sua imminente edefinitiva scomparsa. Esistettero sì,scrittori che la costituirono a oggettodelle loro trame, primi fra tuttiHowthorn, Meyrink e Yates,-altrettanto vi furono movimentid'ispirazione vagamente esoterica,

che in certa maniera cercavano dirichiamarla in causa (a esempiocitiamo Golden Dawn e Thelesma),ma in realtà tutto faceva pensareche le tracce della vera alchimiatradizionale fossero ormai cancellateper sempre...

Il mistero di Fulcanelli

I due libri di Fulcanelli allora,all'epoca della loro comparsa(teniamo presente che siamo giàin pieno XX secolo), fecero il vero eproprio effetto di un piccolo areoliteche piombi con forza nelle acquetranquille di uno stagno.

Dapprima la loro tiratura fulimitata, destinata com'era a

quella limitata cerchia di amantidell'insolito che gravitava attornoal loro editore.

Ma poi, come un'onda che si spiega

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propagando tutt'intorno gli effettidella sua causa, di lì a pocoiniziarono ad avere una diffusioneinimmaginabile, mai raggiunta primada un libro di alchimia. E questonon stupisca,- le parole di Fulcanelli

erano parole sacre, e il sacro èl'essenza dell'uomo, ecco perchéil suo insegnamento potè attecchirein cuori cui tale spiritualità eradai tempi stessi negata.

Formidabili quei giorni, quandol'allievo prediletto aveva portatoall'editore il plico contenente, in unasplendida grafia manoscritta, le opere

del Maestro che voleva celare almondo la sua identità! Dopo la primalussuosa edizione, altre ne seguirono;una, due, tre...tutte impreziositedalle prefazioni di Eugène Canseliet.Innumerevoli furono le traduzioni,e il Mistero delle cattedrali  eLe Dimore Filosofali,  divenneroveri  best-sellers  internazionali.

L'alchimia come un'araba fenicestava così risorgendo dalle sue ceneripiù forte che mai, sorretta dal mitodell'Adepto che l'arte regale avevaconsegnato a questo secolo.

Ancora oggi le ipotesi si sprecano,le indagini si susseguono per cercaredi dare un volto, un'identità acolui che aveva sancito il risveglioermetico. C'è chi identifica Fulcanellinel pittore Julien Champagne, chi nellibraio Dujols, chi ancora nello stessoCanseliet.

 Jaques Bergier afferma di averloincontrato nel 1937; secondo la suatestimonianza questi non era nessuno

dei tre personaggi poc'anzi citati, mabensì un ingegnere della Compagniadel Gas di Parigi che, durante unalunga discussione, ebbe tra le altrecose modo d'illuminarlo sui pericoliinsiti dietro il potere dell'energia

nucleare.Ed è proprio verso questo

misterioso ingegnere che i servizisegreti alleati, nel corso della secondaguerra mondiale, diedero vita a unavera caccia all'uomo ritenendolo inpossesso delle conoscenze necessarieper produrre la bomba atomica.

Una cosa è certa tuttavia: tra

leggenda e realtà, innumerevolisorsero le storie che lo ebberoper protagonista.

A quella incredibile che volevaFulcanelli a capo di un importantenucleo della resistenza antinazistacome Cavalier blanc, s'ispirò ilromanzo di Gilbert Gadoffre  LesOrdalies,  nel corso del quale si

racconta  -  non senza fantasia - lamisteriosa scomparsa dell'Adepto;Fulcanelli non era mai morto masemplicemente sparito da questopiano esistenziale...!

Causa del mito fulcanellianoquell'altra più volte raccontata dallostesso Canseliet, nella quale l'allievoaffermava di aver rincontrato ilMaestro a notevole distanza di anni

dalla sua sparizione.Un fatto fra tutti merita la nostra

attenzione: narrava Canseliet chementre lui era ormai anziano,Fulcanelli appariva nell'aspettodi un quarantenne!!!

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Il Dossier Fulcanelli

Nulla sappiamo su chi trasmisel'iniziazione a Fulcanelli, e possiamoaggiungere che la sua storia parte dalprimo incontro che questi ebbe con

quello che poi sarebbe diventato ilsuo fedele allievo ed "apostolo".

Canseliet ci racconta di averloincontrato a Marsiglia, negli anni incui frequentava la Scuola di BelleArti nella città del sud della Francia:era il primo capitolo di un'amiciziache durerà ininterrotta fino allasparizione del Maestro.

Ritornato Fulcanelli a Parigi,Canseliet lo seguì e assieme ad altriappassionati diede vita al cenacoloiniziatico dei Fratelli di Heliapolis,un sodalizio dedito allo studiodell'alchimia tradizionale strettointorno all'insegnamento delMaestro. Dai racconti di Canselietsappiamo che questi si riunivano per

sessioni di studio sulla Grande Opera,e che altrettanto, alla loro attività,più volte ebbero modo di avvicinarsiintellettuali e letterati interessatid'ermetismo.

Non priva di fascino dunquel'immagine di questa Parigi diversa;al fianco della  Ville lumière,  un'altracittà si stava animando, occulta,nascosta, tesa verso ben altro tipodi "luce" che quella dei localialla moda della Belle Epoque.

Si racconta che era il 1922 quandoFulcanelli riuscì nell'Opera piùstraordinaria che a essere umano siaconcesso di compiere. Realizzò laPietra filosofale, la preparò comepolvere di proiezione e ne diedeuna porzione a Eugène Canseliet, che

con quella, nel suo piccololaboratorio, alla presenza di tretestimoni, trasmutò duecentogrammi di piombo in purissimo oro.

Per il Maestro venne dunque tempodi seguire l'esempio degli Adepti delpassato e sparire anch'egli. Dovevasolo scegliere il modo; molti sierano attribuiti morti stravaganti efortemente simboliche: chi divorato

da un lupo, chi ingoiato da unabalena,- altri avevano inscenato deidecessi mai avvenuti; altri ancoradettero vita a sparizioni spettacolari.Fulcanelli invece, consegnati imanoscritti definitivi a Canseliet;salutati per un'ultima volta i suoidiscepoli, semplicemente, svanìe più nulla di certo si seppe di lui.

Oggi, a suo ricordo, restano unapianta che fruttifica tre volte l'anno,due volumi straordinari, e uninteresse sempre crescente neiconfronti dell'antica Arte Sacra.

Gli all ievi, le scuole, le riviste

La sua eredità, però, va ben al di là

di tutto questo, poiché dall'opera diFulcanelli hanno tratto insegnamentopressoché tutti gli alchimisti chedopo di lui sono venuti.

Merito suo infatti è stato quellodi aver fondato un modo nuovo ditrattare d'alchimia; niente visionirivelatrici, nessuna autobiografiasimbolica né nozioni che potesserosuonare estranee a una modernasensibilità, ma mascherati da analisistoriche, iconologiche, letterarie efilologiche, ecco invece ancora unavolta trionfanti i concetti cardinedella filosofia ermetica, gliammaestramenti del laboratorio,l'arte cabalistica degli antichi trattati.

Non vi sono dubbi, sarà proprioseguendo il suo cammino che

vedranno la luce le opere dei suoiallievi, fra le quali spicca senz'altrola figura di René Alleau, oltre a quelladel già citato Canseliet.

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Simili ma divergenti le storiedei due. Mentre Alleau - figura quasidi mistico - preferì tenersi sempreappartato seguendo in questol'esempio diretto di quel Maestroche mai conobbe, Canseliet dal

canto suo, ritenne opportunodarsi completamente a un operadi "apostolato ermetico".

Sin dalla suo pimo lavoro letterariomai nascose il suo essere alchimista,né mai venne meno al compito didispensatore di Dottrina che forseuna causa superiore gli aveva affidato.Sempre gentile e prodigo di consigli

con tutti fu lui il diretto Maestro einiziatore dei filosofi contemporanei.È dal suo insegnamento che hanno

preso vita, in Francia prima e in tuttaEuropa poi, riviste esclusivamentededicate all'argomento. È in questeche, richiamando lo stile che fudi Fulcanelli, l'alchimia ritornaa parlarci attraverso l'opera dimoderni esegeti tutti o quasi,a loro volta, alchimisti.

Ricordiamo qui le due francesi"Atlantis" e "La Tourbe desphilosophes", l'inglese "Ambix", leitaliane "Conoscenza Religiosa" e"Abstracta", che di alchimia hannopiù volte trattato. E ancora Batfroi,Laplace, Beatrice, Lucarelli poichésono questi i nomi degli allievi di

Canseliet, che, con i loro scritti e conil loro lavoro quotidiano, continuanoa mantenere vivo l'insegnamentodi Fulcanelli e, con quello, sempreluminosa la fiaccola dell'alchimiatradizionale.

 I l cuore nella freccia  (1960). AndréBreton.

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Gli amici dell'alchimia

Sarebbe tuttavia inesatto limitareil risveglio ermetico circoscrivendoloalla ristretta cerchia degli - ci siconceda l'espressione - "addetti ai

lavori". Dopo anni in cui la scienzaufficiale ha voluto prendere ledistanze dal mondo degli alchimisti,ultimamente, da più parti, si stàassistendo a una sua rilegittimazione.E non solo per opera di filosofi.

Quanta analogia infatti fra gliapprodi più recenti della fisica edella chimica, con gli assunti più

arditi della filosofia ermetica. Comenon riconoscere infatti più cheuna similitudine, una identità, fra ilmodello di spazio-tempo ricurvo suse stesso, formulato da Einstein, e laconcezione stessa del cosmo organicaal pensiero degli alchimisti di tuttele ere? Come non accorgersi che lamedesima equazione su cui si basa

il rapporto energia-materia  E=MC2sempre derivato dalla mente genialedi Einstein, altro non è che larazionalizzazione di uno dei postulatisu cui si fondava la stessa alchimia?

Ma stiamo andando lontano.Mescoliamo inutilmente sacro eprofano rischiando di perderci in uncammino certamente affascinante,ma che ci porterebbe oltre quei limitiche il nostro soggetto c'impone.

Non è infatti necessario spingersitanto in là per trovare anche ai giorninostri degli "amici dell'alchimia".Basta guardare con attenzionefra il gran numero di opere che sipubblicano, fra gli articoli che esconoin giornali e riviste, per renderceneconto. Il dibattito è ancora vivo

e interessante e lo stesso mondoaccademico pare diviso in un dupliceatteggiamento che se da un latoè composto da approvatori e

avversatori, dall'altro dimostra comel'interesse, nel bene e nel male, è piùvivo che mai.

E allora; come disporci oggidi fronte all'alchimia? Quale deveessere il nostro atteggiamento

nei confronti di questo saperestraordinario mentre speriamod'incontrare un Maestro chepossa svelarci i suoi segreti?

La risposta è semplice!Possiamo appassionarci, o

continuare a pensare che l'alchimiaabbia rappresentato e rappresentiun sogno, forse il sogno più bello

dell'uomo, tuttavia pur sempreun sogno; ma per dirla comeShakespeare, non siamo forse fattianche noi della stessa materiadi cui sono fatti i sogni?

Scrutiamo allora con interesserinnovato l'universo che ci circonda,apriamo la nostra mente all'insolitoe all'improbabile, e iniziamo a

curiosare con spirito critico frale antiche opere che adornanole nostre città.

E se così, per caso, ci capiterà discorgere tra le guglie di una cattedralegotica un corvo che guarda lontano,un drago posto a custodia di chissàquali tesori, una salamandra chearde nel fuoco... ricordiamoci per

un istante degli alchimisti, dellaloro opera millenaria, e facciamo sìche le parole di Eudossio nel  Trionfoermetico,  diventino le nostre: "Iolodo estremamente la forza con laquale so che avete combattuto idiscorsi ordinari di certi Spiriti, checredono che ne vada del loro onorese non trattano da sogni tutto ciò chenon conoscono; perché non vogliono

che si dica che altri possono scopriredelle verità di cui essi non hannoalcuna comprensione".

Andrea Aromatico

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Incontri eccellenti

"Dopo anni di sforzie di ricerche può

capitare che accadal'incontro fatale. Le pagine che seguonoraccontano fatti piùveri del vero, storieche ben conosco

 perché sono 'la mia

storia': molto più chetestimonianze, essesono atti di fede!"

 Andrea Aromatico

R hazès, medico e alchimista arabo,nel suo laboratorio a Bagdad.

Le meraviglie della natura

Eminente specialista di dottrinereligiose ed esoteriche, ElémireZolla ha vissuto una esperienzastraordinaria. Nei dedali della città

mediorientale dove lo seguiremo passo a passo, il corso di una vitaverserà forse nell'incredibile...:l'incontro con l'alchimista.

Dovevo incontrare colui che avevapromesso di portarmi dall'alchimista.L'appuntamento era all'angolo delbazar, il vento scendeva dalle

montagne che coronano Isfahana rapide folate, rimestando l'odoredi spezie e di barbabietole cotte.Mancava ancora qualche minutoall'ora ed entrai nella serpentina delbazar, gremita, rumorosa - ma conle sue ondulazioni calcolate dagliarchitetti di Shah Abbas su una frasemusicale, essa addolcisce l'anima.

Mi fermai al chiosco d'un venditoredi erbe, gli domandai che cosa avessedi eccezionale.

"Eccezionale? Ormai non ho piùniente, soltanto  henne,  quel che vede.Lei quanti anni ha?"

Glielo dissi, e riprese: "Ionovantacinque, quando ne avràaltrettanti non avrà più voglianeanche lei di andare cercandoerbe in montagna". Gli si davano almassimo cinquant'anni. Mi guardavacon occhi arguti, domandò: "Chese ne fa delle erbe?".

"Voglio mettermi a studiarealchimia."

"Ma, allora provi a modificare ilsuo corpo, per cominciare. Rinuncialla carne. Si cibi soltanto dei

latticini della sua mucca o della suacapra. Deve prenderne cura lei stessoe così la sua essenza le sarà restituitacome quintessenza."

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"Sicché, nemmeno un'erba midà?"

"Ma perché vuole delle erbe,quando ne può avere la quintessenza?Gliela daranno le sue api."

Più oltre scostai una tenda

e mi trovai in una scuola coranica.Guardavo le code rosse dei gattifra l'erba del giardinetto, pensavo aMolla Sadra, il filosofo del Seicento,e a come esporre la sua teoriadell'immaginazione, quando uscìda una celletta un vecchio insegnantee dopo qualche convenevolo midomandò: "E noto, da voi, Molla

Sadra?".Era adesso l'ora dell'appuntamento,tornai all'angolo e poco dopo apparvel'intermediario. Si camminò per piùdi mezz'ora lungo le ampie straderumorose, poi si svoltò per unvicoletto che costeggiava unrigagnolo, allargandosi di quando inquando attorno a un antico alberonutrito dall'acqua corrente. Si svoltaper un passaggio tra muriccioli,quindi si entra in un camminamentocoperto e si attraversano alcunicortili. Una porticina dà su un altropassaggio fra muri. Quando infiloun nuovo camminamento coperto,l'intermediario mi fa cenno diabbassare la testa, sorridendo Tuttoè silenzio, appena qualche gracidio

di corvi per l'aria, non saprei certoritrovare la strada del ritorno dasolo. Più oltre si bussa a un uscioe compare l'aiutante dell'alchimista.Adesso si entra fra le case di proprietàdell'alchimista, concentrate a raggioattorno a un cortiletto. La primastanza dove penetriamo è unripostiglio di bottiglioni e di sacchi,

da cui una scala ripida si alza versouna botola. Da questa si sbuca inuno stanzone più ampio, occupatoda distillatori e dalla nera superficie

dell'acqua d'una cisterna. "Ci tenevaun pitone, che adesso è nell'altracasa", sussurra l'aiutante,spalancando l'uscio che dà suun terrazzo. Il laboratorio si apresu questo terrazzo,- ne esce per

accoglierci il vecchio ammantellato,gli occhi ridenti nel volto cotto dalsole. Il laboratorio è occupato dalmatraccio, dagli alambicchi, da grossisacchi di juta e da scaffali di vasie bottiglie. Una boccia m'incatenasubito lo sguardo, col suo giallotenero, come emanante una lucepropria. La stanza è anche attrezzata

con una lampadina schermatadi azzurro per le operazioni piùdelicate, che la luce impedirebbe.

"Per cinquant'anni non feci chepraticare la medicina di Avicenna",esordisce il vecchio. "Poi capii, permodificare un detto di Ali, che decinedi migliaia di cellule di vita stannosulla punta d'uno spillo, e ognuna habisogno del suo cibo. Così mi diediall'alchimia. Le medicine alchemichevanno direttamente a quelle celluledi vita, senza che lo stomaco ledigerisca."

Gli porgo in dono un po' d'olio dizolfo. Ringrazia con la mano al cuoree dice: "Si può dire d'essere sulla viaallorché si sa fabbricare gli olii dellozolfo, del mercurio, del sale, dell'oro.

10 lavoro soprattutto a tritare esciogliere i gioielli". A un cenno ilsuo aiutante si distoglie dalla teieraper mostrarci dei barattoli pieni diun tritume bruno-celeste: "agata,rubino" ci indica via via. Disfa11  nodo di alcuni sacconi di jutae appaiono nel primo i rubini,nell'altro le agate, nell'altro le

perle ancora intatti."Dalle ceneri si ricavano gli olii",riprende il vecchio. "Come faccioa sciogliere i gioielli? Li metto

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nell'acqua regia per un certo periodo,quindi li martello fino a renderliincandescenti, e per raffreddarli versosopra un decotto di erbe del deserto.Dopo la diciottesima voltaincominciano ad ammorbidirsi. Altre

soluzioni li ammorbidiscono ancorpiù e si arriva a liquefarli." Gliannali del mondo antico parlanodi Cleopatra e di Nerone che bevonoperle e altre gioie. Il vecchio mostraun bottiglione colmo d'un liquidospesso e smeraldino: "È oliodi rubino, il più caldo. Persomministrarlo, bisogna correggerlo

senza sminuirne l'effetto - io lomescolo a distillato di fiori di naturafredda, come quelli del ciliegio odel pesco. Con una mistura di oliicuro il cancro alla mammella, essiattraggono ed estraggono tuttele radici. Con un altro compostolenisco la ferita".

L'aiutante porge il tè. Il vecchio

invita a zuccherare. "Ancora,ancora", ingiunge, quando arrivoalla decima zolletta. Va a prendere laboccia che ha continuato ad attrarrei miei occhi da quando sono entrato,e versa con un contagocce due stillegialline nella mia tazza. "Oro liquido."

Il gusto? Acre e insieme soave,amaro e squisito, persistente perun tratto con una varietà dimodificazioni e all'improwiso siscancella. Qualcosa di simile allamistura che raccomanda Ali AkbarSàkkobóshì nella sua  Guida allaliberazione della morte artificiale(ne è uscita un'edizione nel 1970 aTeheran), accanto ai bocci di rosa e aisemi di cumino, come terza panacea:il succo d'uva acerba, la più pregna

di sole e ancor priva di zucchero,mescolato a distillato di menta,medicina elettiva per irrobustire ilsangue e fermare i flussi delle donne.

Il vecchio fa odorare l'olio diferro, nerastro, d'una potenza calda,smisurata. "Il centro del ferro è oro.Di fuori è come argento".Arrugginisce infatti come l'argentoannerisce.

"E lo stagno?" domando."E pronto a diventare argento."

Un lama tibetano, Lobsang Lhalungpami insegnò che per comprendereuna via c'è una chiave, la domanda:"Che cosa fate dei vostri sogni?".

"I sogni mi indicano spesso iprocessi da seguire. Leggo il  Coranola notte e mi propongo di alzare le

dodicimila invocazioni al Profeta perdodici notti. Una delle notti sogno,vedo gente che esegue le operazioni.Se no, vedo in sogno dei simboli.Vado da un dottore della leggeche interpreta i sogni, senza dirgliche sono un alchimista ed egli midà spontaneamente indicazionialchemiche. Non ho conosciuto

alchimisti che non cercassero rifugionel XII Imam, l'Imàm nascosto,l'Imam dell'ultimo giorno.I tre maestri che ho conosciutochiedevano consiglio all'Imam perogni problema alchemico, ritirandosiper quaranta giorni a lanciareinvocazioni e per tutto queltempo attenendosi a una dietaesclusivamente di zibibbo, datteri,

alcune qualità di noci, riso e acqua.""Il ritiro di quaranta giorni del

sufismo!" esclama la mia guida.Egli è tutto trasformato dalla scopertae dall'affinità della sua via conquest'altra, alchemica.

"Quarant'anni fa", dice il vecchio,"mi sottrassero due milioni di  tomanche avevo destinato all'erezione d'un

ospedale. Ero disperato. Andai alcimitero e pregai il XII Imam. Ungiorno mi apparve alla porta un uomoin turbante nero e mi disse: "Sono

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venuto a guidarti". E additò settefra le medicine disposte tutt'attornosugli scaffali. Mi ordinò dipolverizzarle e di versarle in uncrogiolo. Prescrisse lo stesso regimedi fuoco che ci vuole per sciogliere

l'argento. A un tratto ordinò difermare l'operazione. Quando ilcrogiolo fu raffreddato, comandò diimmergerlo nell'acqua e di romperloa martellate. Ne venne fuori una nocenerissima. Comandò di spezzarla amartellate. Ne uscì una pallina rossad'oro. "È per i poveri" disse. Losupplicai di poter trascrivere ciò

che avevo fatto ed egli rispose chesoltanto i santi hanno il segreto equando Dio vuole che sia impartitoil XII Imam viene a insegnarlo. Eglitornò dopo cinque giorni e si ripetèla stessa scena. Quando spaccai lanoce nerissima, ne uscì una pallinadi platino. Se la mise in tascae mi domandò: "Capisci adesso lapotenza di Dio? Forse che ho toccatoqualcosa? Sono rimasto seduto sullasedia. Tu devi servire la gente comemedico". Mi insegnò sei cose che mistavano a cuore, ma il procedimentodella fabbricazione dell'oro e delplatino non lo potei mai ricordare.In verità da giovane non feci altroche prescrivere medicine secondola dottrina di Avicenna. Ero sempre

immerso negli esercizi spirituali,non peccavo, non mangiavo carne,non lasciavo mai che i miei occhivagassero, e giunsi al punto chequando bussavano alla porta, ancorprima di aprire, sapevo chi era. Poimi sposai e il mondo mi attrasse:persi tutte le ispirazioni. Dopo,presi la via alchemica. I maestri erano

tutti santi e tutti ispirati dall'Imam.Voglio, prima che lei vada,raccontarle la storia del grandeMir Damàd e del calzolaio.

Mir Damàd vide un giorno uncalzolaio misero misero e ne ebbepietà, posò la mano sul martellodel poveretto, convertendolo in oro.

"E adesso lo puoi vendere", disseMir Damàd. "Perché dovrei?"

domandò il calzolaio, "tu fallotornare ferro, invece. Perché l'haimutato in oro, dal momento che non10 sai far tornare allo stato naturale?".

Mir Damàd rimase mortificato.Allora il calzolaio gli disse dipolverizzare un grumo di siero dilatte essiccato. Mentre Mir Damàdeseguiva, la sua anima uscì dal corpo,

vagò per l'Europa e capitò dove unuomo stava dando ordini contrariall'Islam; allora urlò: "Smettila!".11 calzolaio di rimando urlò a lui:"Macina il tuo grumo di siero!". Esoggiunse: "Ti ho detto di macinareil siero, non di girovagare perl'Europa. Se vuoi arrivare al punto dipoter girovagare per l'Europa e nellostesso tempo macinare il grumo disiero, dovrai esercitarti e studiare alungo!". Allora Mir Damàd chiese didiventare il discepolo del calzolaio equesti riconvertì in ferro il martello.Gli bastò gettarvi lo sguardo.

Cioè vuol dire che il suo corpostesso era diventato alchemico. Eche egli aveva raggiunto lo stato incui operava le trasmutazioni con

l'occhio".Ringrazio Seyyed Jelaleddin

Ashtiani d'un pomeriggio trascorsoa sfogliare i manoscritti alchemicinella biblioteca della sua facoltàa Mashhad, poiché da essi, speciedall'opera del Majridi (il Madrileno),mi si vennero chiarendo le teorieche stanno sullo sfondo  degli  ardenti

discorsi uditi a Isfahan. Chi operaalchemicamente  si  rifà a due Nomidi Dio, il Sottilissimo  (al-Latif]e  il Generoso  (al-Karim).

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L'alchimista  (1985), Jacques Hérold.

È Dio come il Sottilissimo che faprocedere sangue dal cibo, seme dalsangue, linfa dalla terra, ed Egli cometale corrisponde fra le lettere al  bà,che si scrive come una coppa consotto un punto. 'Ali disse d'essereil punto sotto il  bà.  Fra le scienzedella casa di 'Ali è anche l'alchimia.Alla sfera del Sottilissimo spettano

i geni (ginn) degli elementi, a metàfra l'angelo e l'uomo; il ventiseiesimogrado della Luna; il tempo fraAcquario (aria) e Pesci (acqua), il

vaporare delle cose, il loroassottigliarsi, appunto, in un'essenzaaromale. Come seppe di essere Imàmil IX Imam? Si sentiva più minuscolodel minimo atomo.

Dio come il Generoso fa sì che

una stilla d'olio alchemico versato suldorso unge il palmo della mano. È lalettera  zà,  corrisponde al mondo deimetalli e dei minerali, al momentopiù terreo del terreo Capricorno, allaventiduesima mansione lunare, frala terra e il mondo vegetale.

La via dei Nomi di Dio è quelladella scuola gnostica  ( 'erfan),  ma

l'alchimia è anche appannaggio dellascuola illuminazionista, che sente gliarchetipi come figure senza potenzae senza materia piuttosto che comeNomi. L'iconografia alchemicainsegna a raffigurarsi gli archetipi viavia necessari. Per esempio vede come"aquila" lo spirito d'un composto diterra, cinabro e arsenico che si leva

come fumo nell'alambicco (mentrel'anima si va a depositare sul fondo).L'alchimista stabilisce un contatto

fra il suo spirito e quello dei metalligrazie all'archetipo che improntae una parte del suo spirito e lo spiritodel metallo.

Elémire Zolla

L'alchimia come esempioPauwels e Bergier: il primo faocculista e poi surrealista, il secondouomo di scienza e mitografo. Nellaloro opera più famosa  II Mattino deiMaghi  raccontano il loro incontrocon un personaggio misterioso: forseFulcanelli in persona.

Fu nel marzo 1953 che incontraiper la prima volta un alchimista. Fual caffè Procope, che a quell'epocaconobbe una breve ripresa di vitalità.

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Un grande poeta, mentre io scrivevoil mio libro su Gurdjiev, mi avevacombinato l'incontro, e io dovevorivedere poi spesso quell'uomosingolare senza tuttavia penetrarenei suoi segreti. Sull'alchimia e sugli

alchimisti avevo idee elementari,attinte al repertorio popolare, ed erolontano dal sapere che c'erano ancoradegli alchimisti. L'uomo che eraseduto di fronte a me, al tavolo diVoltaire, era giovane, elegante. Avevafatto seri studi classici seguiti dastudi di chimica. In quel periodosi guadagnava la vita col commercio

e frequentava molti artisti, oltre chealcune persone della buona società.Non tengo un diario, ma mi capita,

in certe occasioni importanti, diannotare le mie osservazioni o i mieisentimenti. Quella notte, ritornatoa casa, scrissi queste note: "Che etàpuò avere? Dice trentacinque anni.Questo stupisce. La capigliaturabianca, riccia, tagliata sul craniocome una parrucca. Rughe numerosee profonde in una carnagione rosea, inun viso pieno. Pochissimi gesti, lenti,misurati, abili. Un sorriso calmo earguto. Occhi ridenti, ma che ridonoin modo staccato. Tutto indicaun'altra età. Nelle sue dichiarazioni,non una crepa, uno scarto, una cadutadella presenza di spirito. Dietro

questo affabile viso, fuori del tempo,c'è una sfinge. Incomprensibile. E nonè soltanto la mia impressione. A. B.che lo vede quasi tutti i giorni dasettimane mi dice di non averlo maicolto, neppure un secondo, in difetto'di obiettività superiore'. "Ciò chegli fa condannare Gurdjiev: '1 - Chiprova il bisogno di insegnare non vive

interamente la propria dottrina e nonè al vertice dell'iniziazione. 2 - Allascuola di Gurdjiev non c'è garanziamateriale tra l'allievo che è stato

persuaso del suo nulla e l'energia chedeve giungere a possedere per passareall'essere reale. L'allievo deve trovarein se stesso, niente altro che inse stesso, questa energia - 'questavolontà della volontà' dice

Gurdjiev -. Ora, questo procedimentoè parzialmente falso e non puòcondurre che alla disperazione.Questa energia esiste fuori dell'uomo,e si tratta di captarla. II cattolico cheingoia l'ostia: captazione rituale diquesta energia. Ma se non avete lafede? Se non avete la fede abbiateun fuoco: è tutta l'alchimia. Un vero

fuoco. Un fuoco materiale. Tuttocomincia, tutto avviene attraverso ilcontatto con la materia. 3 - Gurdjievnon viveva solo, sempre attorniato,sempre in comunità. 'C'è una stradanella solitudine, ci sono fiumi neldeserto.' Non c'è strada, né fiumi,nell'uomo mescolato agli altri.

"Sull'alchimia gli pongo domande

che debbono sembrargli di unascorante stupidità. Finge di nonaccorgersene e risponde: "Nientealtro che materia, niente altro checontatto con la materia, lavoro sullamateria, lavoro con le mani." Insistemolto su questo: "Vi piace ilgiardinaggio? Ecco un buon inizio,l'alchimia è paragonabile algiardinaggio." "Vi piace la pesca?

L'alchimia ha qualche cosa incomune con la pesca.""Lavoro dadonna e gioco da bambini." Non sipotrebbe insegnare l'alchimia. Tuttele grandi opere letterarie che hannovarcato i secoli contengono unaparte di questo insegnamento. Essesono il prodotto di uomini adulti- veramente adulti - che hanno

parlato a bambini, pur rispettando leleggi della conoscenza adulta. Non sicoglie mai una grande opera in difettosu 'i principi'. Ma la conoscenza di

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questi principi e la via che porta aquesta conoscenza devono restarenascoste. Tuttavia c'è un doveredi reciproco aiuto per i ricercatoridel primo grado.

"Verso mezzanotte lo interrogo su

Fulcanelli ed egli mi lascia intendereche Fulcanelli non è morto: "Si puòvivere" mi dice "infinitamente piùa lungo di quanto l'uomo non sveglioimmagina. E si può cambiaretotalmente di aspetto. Io lo so. I mieiocchi sanno. So anche che la Pietrafilosofale è una realtà. Ma si trattadi uno stato della materia diverso da

quello che conosciamo. Questo statopermette, come tutti gli altri stati,delle misurazioni. I mezzi di lavoroe di misurazione sono semplici e nonesigono apparecchi complicati: lavoroda donna e gioco da bambini..."Aggiunge: "Pazienza, speranza,lavoro. E qualunque sia il lavoro, nonsi lavora mai abbastanza". "Speranza:

in alchimia, la speranza si fonda sullacertezza che c'è un fine. Non avreicominciato, disse, se non mi avesserochiaramente provato che questo fineesiste e che è possibile raggiungerloin questa vita."

Questo fu il mio primo incontrocon l'alchimia. Se l'avessi abbordataattraverso trattati di magia, credoche le mie ricerche non sarebberoandate lontano: mancanza di tempo,mancanza di amore per l'erudizioneletteraria. Mancanza di vocazione,anche: quella vocazione che prendel'alchimista quando ancora egli siignora come tale, nel momento incui apre per la prima volta un vecchiotrattato. La mia vocazione non è difare, ma di capire. Non di realizzare,

ma di vedere. Io penso, come dice ilmio vecchio amico André Billy, che"comprendere è bello come cantare",anche se la comprensione non

dovesse essere che fuggitiva. Iosono un uomo che ha fretta, comela maggior parte dei mieicontemporanei. Ho avuto conl'alchimia l'incontro più modernoche vi sia: una conversazione in un

bistrot  di Saint Germain-des-Prés.In seguito, quando cercai di dare unsenso più completo a ciò che miaveva detto quel giovane, incontrai

 Jacques Bergier, che non uscivaimpolverato da una soffitta pienadi vecchi libri, ma da luoghi doveè concentrata la vita del secolo: ilaboratori e gli uffici di informazione.

Bergier cercava, anche lui, qualchecosa sulla via dell'alchimia. Nonera per fare un pellegrinaggio nelpassato. Questo straordinarioometto interamente preso dai segretidell'energia atomica aveva presoquella strada come scorciatoia.Io volai, a velocità supersonica,attaccato ai suoi panni, fra i

venerabili testi concepiti da saggiinnamorati della lentezza, ebbri dipazienza. Bergier godeva la fiducia-dialcuni fra gli uomini che, ancor oggi,si dedicano all'alchimia. Era ancheapprezzato dagli scienziati moderni.Accanto a lui acquistai presto lacertezza che esistono stretti rapportitra l'alchimia tradizionale e la scienzad'avanguardia. Vidi l'intelligenza

gettare un ponte tra due mondi. Miavventurai su questo ponte e vidi chereggeva. Ne provai una grande gioia,un profondo senso di pace. Da temporifugiatomi nel pensieroantiprogressista induista di Gurdjiev,vedendo il mondo di oggi comeun principio di apocalisse, nonattendendo più, con grandissima

disperazione, che una brutta finedei tempi e non molto sicuronell'orgoglio di essere diverso daglialtri, ecco che vedevo il vecchio

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passato e l'avvenire darsi la mano.La metafisica dell'alchimista piùvolte millenaria nascondeva unatecnica finalmente comprensibile,o quasi, al secolo XX. Le tecnicheterrificanti di oggi si aprivano su una

metafisica quasi simile a quella deitempi antichi. Falsa poesia, il mioritiro! L'anima immortale degliuomini mandava le stesse lucida ciascun capo del ponte. Finiiper credere che gli uomini, inun lontanissimo passato, avesseroscoperto i segreti dell'energia edella materia. Non soltanto con

la meditazione, ma con lamanipolazione. Non soltantomentalmente, ma tecnicamente. Lospirito moderno, per vie diverse, perle vie a lungo sgradite, ai miei occhi,della pura ragione, dell'irreligiosità,con mezzi diversi e che per moltotempo mi erano parsi brutti, siapprestava a sua volta a scoprire

gli stessi segreti. Si poneva delledomande, si entusiasmava es'inquietava nello stesso tempo.Puntava all'essenziale, proprio comelo spirito della nobile tradizione.

Mi accorsi allora che l'opposizionetra la "saggezza" millenaria ela "follia" contemporanea eraun'invenzione dell'intelligenza troppodebole e troppo lenta, un prodotto

di compensazione da intellettualeincapace di un'accelerazione fortequanto la sua epoca esige. Vi sonopiù modi di accedere alla conoscenzaessenziale. Il nostro tempo ha i suoi.Antiche civiltà ebbero i loro. Nonparlo unicamente di conoscenzeteoriche. Vidi infine che, essendole tecniche di oggi, evidentemente,

più potenti di quelle di ieri, quellaconoscenza essenziale, cheindubbiamente avevano gli alchimisti(e altri saggi prima di loro), sàrebbe

arrivata fino a noi con ancora maggiorforza, maggior peso, più pericoli epiù esigenze. Noi tocchiamo lo stessopunto degli antichi, ma a una altezzadiversa. Piuttosto che condannarelo spirito moderno in nome della

saggezza iniziatica degli antichi, opiuttosto che negare quella saggezzadichiarando che la conoscenza realecomincia con la nostra civiltà,converrebbe ammirare, converrebbevenerare la potenza dello spirito che,sotto aspetti diversi, ripassa per lostesso punto di luce innalzandosia spirale. Piuttosto che condannare,

ripudiare, scegliere, converrebbeamare. L'amore è tutto: quietee moto nello stesso tempo.

Vi sottoporremo i risultati dellenostre ricerche sull'alchimia. Non sitratta, beninteso, che di abbozzi. Perportare sull'argomento un contributorealmente positivo, ci occorrerebbepoter disporre di dieci o venti anni,

e avere facoltà che non abbiamo.Tuttavia, quello che abbiamo fattoe il modo in cui l'abbiamo fattorendono il nostro piccolo studiomolto diverso dalle opere finqui dedicate all'alchimia.

Vi si troveranno pochi chiarimentisulla storia e la filosofia di questascienza tradizionale, ma alcunibarlumi su rapporti inattesi tra i

sogni dei vecchi "filosofi chimici"e le realtà della fisica attuale.

E così diciamo subito il nostrointimo pensiero: l'alchimia, secondonoi, potrebbe essere uno dei piùimportanti residui di una scienza,di una tecnica e di una filosofiaappartenenti a una civiltà sepolta.Ciò che abbiamo scoperto

nell'alchimia, alla luce del saperecontemporaneo, non ci induce acredere che una tecnica così sottile,complicata e precisa, abbia potuto

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essere il prodotto di una "rivelazionedivina" calata dal cielo. Nonè che noi rigettiamo ogni idea dirivelazione. Ma non abbiamo maiconstatato studiando i santi e i grandimistici, che Dio parli agli uomini il

linguaggio della tecnica: "Metti iltuo crogiolo sotto la luce polarizzata,figlio mio! Lava le scorie con acquatridistillata". E neppure crediamo chela tecnica alchimistica abbia potutosvilupparsi per tentativi alla cieca,minuscole manipola zioni diignoranti, fantasie di maniacidel crogiolo, fino a giungere a

ciò che si deve pur chiamare unadisintegrazione atomica. Saremmopiuttosto tentati di credere chenell'alchimia restano i frammenti diuna scienza sparita, difficili da capiree da utilizzare, mancando il contesto.Partendo da questi frammenti, cisono inevitabilmente procedimentia tastoni, ma in una determinata

direzione. C'è anche un pullularedi interpretazioni tecniche, morali,religiose. Vi è infine, per i detentoridi questi frammenti, l'imperiosanecessità di conservare il segreto.Noi pensiamo che la nostra civiltà,raggiungendo un sapere che fu forsequello di una precedente civiltà, inaltre condizioni, con un altro statomentale, avrebbe forse il più grande

interesse a interrogare con serietà laciviltà antica per affrettare il proprioprogresso. Infine pensiamo questo:l'alchimista al termine del suo"lavoro" sulla materia vede, secondola leggenda, operarsi in lui stesso unaspecie di trasmutazione. Ciò cheavviene nel suo crogiolo avvieneanche nella sua coscienza o nella

sua anima. Vi è mutamento di stato.Tutti i testi tradizionali insistono suquesto, parlano del momento in cuila Grande Opera si compie e in cui

l'alchimista diventa un "uomosvegliato". Ci sembra che quei vecchitesti descrivano così il punto di arrivodi ogni conoscenza reale delle leggidella materia e dell'energia, ivicompresa la conoscenza tecnica.

È verso il possesso di una taleconoscenza che si precipita lanostra civiltà. Non ci sembraassurdo pensare che gli uomini sianochiamati, in un futuro relativamenteprossimo, a "cambiare stato", comel'alchimista della leggenda, a subirequalche trasmutazione. A meno chela nostra civiltà perisca interamente

qualche istante prima di averraggiunto il fine, come forse altreciviltà sono sparite. Ancora, nelnostro ultimo istante di lucidità, nondispereremmo, pensando che se lavicenda dello spirito si ripete, è ognivolta a un grado più alto della spirale.Noi lasceremmo ad altri millenni lacura di portare questa vicenda fino al

punto finale, fino al centro immobile,e spariremmo con speranza.Pauwels e Bergier

Il maestro

Paolo Lucarelli, alchimista allievodi Eugène Canseliet, erede del saperedi Fulcanelli, evoca in un articolocarico di emozioni, l'evento chelo porterà a incontrare, nel 1975,

 faccia a faccia, l'uomo che sarebbediventato il suo Maestro.

Penso di poter affermare, senza temadi smentita, che l'incontro con unMaestro è cosa rarissima oggigiorno(come sempre è stato d'altra parte).Ciò non di meno, se consideriamo

attentamente la nostra epoca, sembrache non vi sia stato altro periodonella storia, in cui gli uomini nesiano sembrati tanto bisognosi. Nelle

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vetrine delle librerie, nelle sale delleconferenze, nei  clubs,  persino nelpiccolo schermo della televisione,maestri - la "m" minuscola senzadubbio - si offrono di rivelarci la viaper la "realizzazione dell'uomo".

Chi, come me, ha potuto riceverequel beneficio, che è già un Donodi Dio, dell'insegnamento di unMaestro, non può che rattristarsiper l'errore di coloro che continuanoa scambiare l'ottone per oro.

Aimé, i nostri contemporaneihanno delle idee preconcette sullafigura del maestro. Questi ha da

essere bello, altero, imponente, daicupi occhi azzurri, la chioma fluente,l'aria magnetica, la voce imperiosa.Deve venire da lontano: meglio se dauna contrada ricca di misteri, anchese, in fin dei conti, il Tibet può esserepiù che sufficiente.

Per concluderne il ritratto, nondimentichiamo che deve fare deimiracoli. O, per meglio dire, si deveraccontare che sia giunta voce chefaccia miracoli. Piccoli miracoli,meglio non esagerare con queste cose.Per esempio, è sufficiente che ognitanto prenda a brillare, o che da lui sispandano effluvi profumati, anche sela levitazione sarebbe per certo notadi merito e ha ferventi partigiani.

Mi hanno chiesto: parlaci del tuo

Maestro. Incontrai due volte EugèneCanseliet, per la prima volta. Nonè un errore, è la verità. Nelle dueoccasioni ho conosciuto una cosaignorata dalla gran parte degliuomini: la pace.

La prima fu quando nel 1968acquistai a rate Le Dimore Filosofali.La seconda nel 1975, in un paesino

di campagna, d'aprile, i dintornierano da poco in fiore, in una regionetranquilla dove le colline sonodisseminate di querce su cui'

Eugène Canseliet nel suo laboratorio.

nidificano i corvi. Un piccolocrocevia protetto da una croce.Una casa antica. Un uomo anziano,dagli occhi gioiosi di ragazzo chesorridevano dolcemente al pellegrinoche bussava alla sua porta perapprendere il Gaio Sapere. Vedodunque che vi state inquietando,il Maestro non sta levitando! Nonè luminoso! Non è apparso avvoltoin una lunga tunica arringando lafolla dei discepoli con voce tonante!No signori, lo ammetto.

Ma mi ero scordato di farvipartecipi di alcuni particolari: tuttoera in pace in quella casa, dalle pietredel giardino alle tegole sul tetto.Lì il mondo aveva arrestato i suoicammini vorticosi, le cose si eranocristallizzate, i contorni addolciti...Se dovessi descrivere in poche paroleil Maestro, cosa che sarebbe comunque

impossibile da farsi, direi: eraun uomo pacificato.Mi hanno chiesto: che cosa devi

al tuo Maestro? Probabilmente si

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attendevano che rispondessi:l'iniziazione ai misteri. Eccoancora un vocabolo che ci suggerisceimmagini per certo fallaci: che ciporta erroneamente agli occhi lavista di caverne tenebrose dove

qualche ierofante d'una setta segretaci conduce di fronte a un altare perun rito complesso, alla fine del qualesussurrerà all'orrecchio "la parola".

In verità è molto più semplice eallo stesso tempo molto più difficile.Si potrebbe passare vicinissimi alsantuario e non vederlo affatto. Sipotrebbe incontrare il Maestro e non

riconoscerlo nemmeno. Avete maigoduto di questo privilegio, chè unbambino vi renda partecipe dei suoitesori? Con gli occhi sorridenti,pur tuttavia con grande serietà, vimostrerà una spirale di ferro, oppureuna biglia di vetro colorato, e staràa voi capire allora che non sonolì i tesori, ma che queste piccolecose sono le chiavi per penetrarenel mondo delle fate, dove tuttoè meraviglioso, dove non esistel'impossibile. Sono solo piccolecose, ovunque le si può trovare:per conoscerle però è necessario chesolo un bimbo ve ne sveli i segreti,e ciò capita assai di rado! Il Maestroha aperto la porta del santuario,semplicemente. Come un bambino

che svelasse i suoi tesori.La mia iniziazione, per la quale

posso ben dirgli come Pirofilo: "Iovi sono debitore di tutto quello cheso e di tutto quello che spero ancoradi scoprire nei misteri Filosofici...Non mi resta che rendervi moltoumilmente grazie che voi abbiatevoluto trattarmi da Figlio della

Scienza, parlandomi sinceramente,e istruendomi in sì grandi misteri,così chiaramente e in modo cosìintelligibile quanto è permesso fare

e quanto mi sarei potuto augurare.Vi dichiaro fermamente che la miariconoscenza durerà per tutto il restodella mia vita".

Paolo Lucarelli

Canseliet e la glande cotturaLa grande cottura costituisce laterza opera, quella che esige l'aiutocostante dello spirito cosmico. Nelcorso degli anni, Canseliet ne fa unresoconto epistolare, da cui  è  trattaquesta lettera relativa a un tentativoeseguito con un piccolo fornello

 funzionante al gaz butano. Trattoda  L'Alchimie expliquée sur sestextes classiques  (Pauvert, Parigi).

21 maggio 1951Carissimo,La grande cottura prosegue

senza ostacoli, con la regolaritàdi un orologio e in una maniera

apparentemente così semplice efacile, che io non posso cacciare iltimore che non si verifichi da unmomento all'altro qualche catastrofeche venga a distruggere tutto e afarmi pagare caro, con una brutaledisillusione, queste ineffabili ore disperanza sovrumana e di intensafelicità. Quale prodigiosa "armonia"è questa operazione, quale soave

"poesia" anche, dove il vocabologreco rivela senza ambagi l'essenzanon soltanto astratta e metafisica, maanche positiva e scientifica:  Poiesis,"confezione, esecuzione, operazione".

Nessun dubbio ormai, vecchio mio,e se Dio lo vuole, stasera ne avrò laconferma, il "nero" dura sei giornie Vhebdomas hebdomadum  degli

Adepti è realissima, ed è conclusadal settimo giorno, quello del riposo.Nel corso di quest'ultimo si devonosuccedere rapidamente le due tappe

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del bianco e del rosso, certamentecon quell'assenza di ogni difficoltàche ci ricorda la quiete delladomenica o "giorno del signore".Cosicché stasera dovrei sentirela nota che chiude l'ultimo

giorno del lavoro, cioè la sesta,contemporaneamente alla seriesonora il cui crescendo si èpresentato al mio orecchioaltrettanto sicuramente sensibiledella progressione graduata del pesoe del calore nel loro costantesincronismo. Ecco i pesi rilevatinello stesso istante in cui si faceva

sentire ciascuno dei leggeri sibilif+compreso): re (336,65), mi (354,8),fa (368,6), sol (369), la (423,5), si(440,60). Attualmente mi tengo a500° per quanto me lo permette almeglio possibile il mio eccellentepirometro, le cui divisioni però vannodi 20 in 20. Tuttavia l'apparecchioè molto preciso, poiché il compostonon ne soffre,- la sua crosta protettriceè immutabile e non si solleva,nonostante l'enorme aumento dipeso attualmente già passato a 440,6.Noto che gli intervalli sonori nonsono rigorosamente 24 ore, chevariano da 10 a 12 minuti, comeverifico sul pendolo della sala dapranzo, che è molto esatto. Questomi sembra particolarmente singolare.

Eugène Canseliet

Piccolo trattato a uso del neofita

Con il suo  Rudimentum Alchimias(Basilea, 1996) Jean Laplace, allievodi Canseliet, consente a guidareil neofita nel "giardino ermetico",attraverso le "foreste di simboli"

e i messaggi iniziatici.

È attraverso il Libro che l'uomoacquisisce la teoria dell'operae

attraverso il Libro che egli accedeall'adeptato. Il primo, di papiro,pergamena, carta o altro, proponeil sapere sotto il velo dell'immagine,dell'allegoria, favola o mistero;il secondo, di materia minerale

e metallica, offre la Conoscenzaattraverso la ricerca sperimentaledella pratica.

Se capisci questo senza fatica,può essere che il mio piccolotrattato non ti dica niente, quandougualmente ti dirò che la libbra(in francese libbra e libro, femminilel'una, maschile l'altro si scrivono

entrambi:  livre) è l'unità di peso dellaGrande Opera. Abbi allora la bontà diconsiderare come sei stato fortunato,ai tuoi inizi, a trovare un opuscolodi tal fatta.

Io non parlerò oscuramente comecostume, e descriverò sinceramentele operazioni affinché tu possa almeglio controllare i miei lavori coituoi. Non confonderò l'ordine delleoperazioni, ma seguirò il piano esattodi L'Alchimia  spiegata sui suoi testiclassici (Canseliet) come potrairiconoscere con facilità, visto chevi farò sovente riferimento.

Potrà accadere che tu trovi pressodi me qualche dettaglio che noncorrisponda alla tua opera; nondubitare tuttavia che io ti stia

mentendo, o che stia cercandod'ingannarti, né che tu abbia maloperato; non tutte le strade portanoa Roma, e può essere che i materialinon siano stati "abbastanzafilosofici". Senza dubbio ci saràanche chi giurerà che ciò che dicoè impossibile, fantasioso, illusorio,o so io cos'altro ancora. Che facciano

pure, non cercherò di convincerli delcontrario, né tanto meno che ciò dicui parlo in questo piccolo trattatol'ho realizzato con le mie mani e non

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ne scrivo per sentito dire.Dunque, caro amico che sei agli

inizi, e che già ti stai appassionandoallAlchimia, mettiti subito in cercadella letteratura specifica affinché tupossa estrarne quel sapere di cui sei

avido,- potrai trovare così negli altriautori tutto quello che non hocreduto opportuno ripetere.Attenzione però, non tutte le opereche parlano di alchimia sonoraccomandabili, ce ne sono anchedi pessime (e sono la più parte n.d.t.|,soprattutto presso i moderni. Ènecessario perciò che tu sappia

discernere scegliendole. Sappi peril momento che la facoltà diriconoscere le buone dalle cattiveti sarà data dalla vocazione cheè la prima grazia. Se non hai avutoquesto dono farai meglio a rinunciarea degli studi che non possono fartiraggiungere quei territori a cui nonsei stato chiamato. Ma se tu vorraiaccedervi comunque, anche se comesemplice dilettante, potrai trarre inogni caso profitto dalla lettura deiSaggi; sii convinto tuttavia che saràun danno irreparabile (restando aquesto livello) lo sconvolegere la tuaesistenza per finire nella miseria, lapovertà e quel che peggio, essendoprivo della consolazione filosofica.

Se desideri votare la tua vitaalla Scienza, e divenire un Figliodell'Arte, ti sarà necessario, inoltre,evitare quanto più puoi di fareparagoni fra l'alchimia e la scienzamoderna. Se c'è qualche analogia datrarre da questa parentela pericolosa,ne potrai avere un qualche vantaggiosolo quando avrai una conoscenzasufficente della pratica da poter

fare delle analogie senza il rischiodi perderti.Sii sempre vigile nel mantenere il

tuo spirito libero di tutte le influenze

nefaste, e non leggere che quel cheporta il sigillo dell'opera, rigettandoi Kant, Jung e tutti quanti a vantaggiodi Platone, Rabelais, e gli altri Saggi.Tu farai crescere così, a poco a poco,il tuo pensiero parallelamente

all'albero della nostra Filosofiaaffinché possa coglierne i fruttial tempo della tua maturità.

Ciò che accade troppo spesso,è che il neofita sia predisposto adivenire troppo sottile nelle sueinterpretazioni e che talvolta, ma ciòè più raro, che non lo sia affatto. Nonè facile impare a temperare la lettera

e lo spirito, soprattutto se si èmanchevoli di pratica. Abbi dunquecura di non abbassare troppo la primae di esaltare il secondo più di quantonon sia utile. L'armonia necessaria fraquesti due poli si farà a poco a poco,in rapporto ai tuoi progressi nellanostra Scienza.

Come prima cosa ti preoccuperai

di familiarizzare con gli autoriclassici, iniziando da Fulcanelli edEugène Canseliet. Passato l'inizialestordimento, avendo potuto appenasorvolare i molteplici enigmi, tiapplicherai con pazienza allo studiodi ciascun simbolo. Imprimiti alloranella mente che nessuno di questiavrà un senso preciso che non siaquello che esso viene ad assumere in

base al contesto in cui si trova, e chequindi non gli potrai mai attribuireuna definizione definitiva. Dueesempi al riguardo, il primo volgare,il secondo filosofico: se tu collocassiun segnale di divieto di sosta inun villaggio di primitivi, questodiventerebbe per loro un misterodi cui ciascuna interpretazione che

fossero in grado di dare in base alleloro conoscenze sarebbe falsa, benchéessi saprebbero mostrarsi assai sagginello spiegare i simboli della loro

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religione; nel tuo studio, non tarderaia capire come il termine mercuriodesigna un corpo volatile, ora questotermine può altrettanto essererapportato ad una sostanza fissa, sia che

lo si guardi dopo che si è raffreddato,sia che lo si guardi dopo che è statocotto con lo zolfo che ha la proprietàdi tagliargli le ali, anche nello statodi semplice amalgama disseccabile.Tu ti eserciterai, di conseguenza, a nonestrapolare mai il simbolo dal suocontesto. Col passare degli anni,arriverai all'acquisizione di una baseteorica semplice che ti permetterà diaccedere alla pratica. Tu saprai, peresempio, ridurre la moltitudine deisimboli in quattro elementi, treprincipi, due nature, dove comprenderaiche esiste una stretta analogia tra ilfuoco e la terra, e da questa dedurrai laflagrante similitudine che lega l'ariaall'acqua: la pratica te lo confermerà.

 Jean Laplace

Copertina del  Rudimentum Alchimia,ovvero Piccolo Trattato di Alchimia a uso

del neofita  di Jean Laplace.

/IN

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Dal caos alla luce

Séverin Batfroichiarisce gli

aspetti che leganostrettamente glialchimisti alla pratica

 filosofale. Anche lamente più pragmaticanon potrà non avvertiretra queste righe,

l'aspirazione allaConoscenza, allaGrazia Efficiente,alla spiritualitàermetica econtemplativa cheda sempre fonde ilmedium ermeticume l'alchimia che neè la via sperimentale.

Emblema XLII.  Dt[ryctùIti Ch>'riV'i verfinti Nat«M,Rnm,E>:peÉientù!k Icilio,

Tali fcipìo,perizia jia Ijinpa;.

"Non siamo molto lontani dal potertendere la mano, al di là dei secoli,a Pitagora e alla sua Scuola cheavevano cercato di costruire una

 grande sintesi dell'Universo sullabase Legge-Armonia. Perché, chi non

si avvede di questa Armonia dellaNatura, delle sue leggi, delle sueiniziative microscopichel Colui chesi affigge attentamente allo specchiodella realtà esterna distingue constupore, al di là di alcune impuritàda cui sono macchiate le contingenzedell'attività puramente umana, la

 grande, l'immensa, la serena bellezzadelle cose della Natura.  "  E conqueste parole di fean Charon cheSévérin Batfroi introduce il suoDu Chaos à la lumière  (EditionsTrédaniel, 1978).

Qual è dunque quella strana volontàche ci spinge a volere entrare nelpiù grande dei segreti naturali,

quello della Creazione? Si potrebbecertamente credere, non senzapertinenza, che le tenebre dellamorte, che ci avvolgono ciascungiorno maggiormente, facciano sìche noi si volga risolutamente econ nuovo vigore la nostra facciaal Sole. Fatto è che ogni giorno èuna rinascita ma anche una scadenzasupplementare che ci fa più prossimi

alla Scadenza ultima. Su questaTerra, l'uomo nasce per assistere allecontinue peripezie della natura, agliimpossibili sponsali degli astri chesi inseguono, ai cicli indefiniti delmondo vivente che, di nascita in

La Natura guida l'alchimista e, a fronte,il leone verde, simbolo dei Mercurio,

materia base della Grande Opera.

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rinascita, tracciano nello spazio lalinea continua dell'Evoluzione Vitale.

Ciascun mattino è un miracolo,a tal punto importante e complesso,nelle sue architetture nascoste,che l'apprenderlo rimarrà per sempre

impossibile a colui che non sia stato,precedentemente, "illuminato". Daquel momento, l'uomo si consumaaffinché tutto ciò che è divino in luiritorni alla sua sorgente, poiché vi fuuna sorgente, ed essa divenne fiume,ed essa divenne mare, talmenteimmensa che la terra stessa faràfatica a contenerla nei prossimi

decenni. Terrificante flusso e riflusso,quello della marea umana!Non si può affrontare così, a pie'

sospinto, un campo che le SacreScritture stesse delimitano alquantomale, e che è quello tracciato dalRaggio Primordiale uscito dallascintilla del "Fiat" unico. E come sipotrebbe abbordare l'inabbordabile,dato che nulla, nell'incrollabile corsodel tempo, ci fornisce, in qualsiasimomento, il salutare arresto,generatore di Eternità? Allorasoltanto si manifesteràl'Assoluto, che è quell'altrafaccia della Realtà vitale.Ben poco numerosi sonoi simboli di questopunto fisso, asse

privilegiato dellacontemplazionedell'infinitodel Mondo.

Comprendiamocibene. Non sitratta affattodi un  axismundi,

di un asseattorno alquale girala ruota

"orizzontale" dello zodiaco, edunque, in modo generale, di unluogo elevato nel senso geograficodel termine.

Il Cristianesimo rivela all'uomoun luogo privilegiato universale, un

tabernacolo indistruttibile, quello delsuo corpo. L'Alchimia, dal canto suo,propone allo studente di verificarele modalità di manifestazionedi ogni forma di vita, attraversol'interpretazione di un insieme dioperazioni che permettono all'artistadi comunicare con l'universale. Inqueste due "pratiche", il cardine della

rivelazione è l'essere umano, qualelo volle il Creatore da sempre. Nonvi è che da seguire, per ciascunadi loro, l'opera occulta dello Spirito,- eche cos'è quest'ultimo, se non Luce?

L'Universo, nel quale stiamopenetrando assieme al lettorelungo queste pagine, è insieme ilpiù segreto ed il più straordinario chesi possa presentare all'uomo. Sono

paradossi in cuisi intralciano, auna prima analisi,difficoltà e facilità,oscurità edevidenza; mondo

complesso dellaivelazione ultima che

segna confini ultimi delle

facoltà umane. Al di là, ilregno divino, il pianodell'eterno presente,dell'Universale Chiarezzadello Spirito, dove le realtàsi fondono nell'unità della

Luce, promessa agli uominisin dalla

creazione

del mondo.

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Una simile ricerca, nel nostrosecolo ventesimo, si mostraparticolarmente interessante,quantunque immenso ne sia ilcompito, e che occorre affrontare

umilmente, senza presunzionealcuna. Il fatto è che siamo,innegabilmente, ad una fine di cicloe che un simile periodo si presentaparticolarmente fecondo di scoperte.Al crepuscolo dell'Era dei Pesci,ecco giunto l'istante della grandericapitolazione, illuminata dallaRivelazione.

"Gli Stati, gli Imperi, le Civiltànascono, crescono, raggiungonol'apogeo della loro gloria e dellaloro potenza, declinano e si spengono,lasciando al posto delle città alcunetombe sepolte sotto la sabbia diun deserto. Ma le civiltà non hannol'importanza che di un seguito distagioni: una primavera, un'estate,poi un autunno e un inverno. Le

gemme si aprono sulle cime dei rami,le foglie coprono l'albero. Poi siscolorano e cadono; non resta più chel'albero; dopo anni, o secoli, l'alberocrolla o lo abbatte un qualcheboscaiolo; ma la foresta sussiste". (A.Egret: La voie tiiomphale,  pag. 13).

Questa selva indistruttibileè quella nel cui seno sbocciano le

creature che formano il mondo e cheseguono, ineluttabilmente, la linea diVita che ha tracciato loro il Creatore.E la grande ricapitolazione che noi

Incisionitratte dal  De

distillationibus,pubblicato daGiambattistadella Porta aRoma nel 1608,

raffiguranti vasie simbologieconnesse.

viviamo è una specie di "parata"finale, a cui partecipano tuttigli attori del dramma che siè rappresentato sotto i cieli,attori archetipi che si mostrano

simultaneamente sulla scena delmondo. La vita dell'umanità, eccettoil fattore tempo, è in ogni puntosimile a quella dell'uomo in quantoindividuo, poiché tutti gli esseriviventi sono tributari del "pianoesistenziale" che li conduce al lorotermine. Questo fu scelto da Diostesso e niente e nessuno potrà maisviare la creazione dalla Via chele fu tracciata da ogni eternità.Certo, il libero arbitrio esiste e simostra profondamente agente)...].Per giungere a questo scopo, ilCompimento universale, il temponon conta, poiché non esiste inquanto entità. La sola realtà è quellaentro la quale sono incluse le formeviventi; i soli dati temporali reali

sono i ritmi che qualificano la storiadell'Universo e non le durate di vitainerenti a ciascuna di quelle forme.

La vita di un pianeta è simile,qualitativamente, a quella di unaparticella atomica la cui durata èinfinitamente piccola, perché tutte edue hanno pienamente vissuto le lororispettive vite. In quanto, all'uomo,

forte del suo ragionamento, facoltàpreziosa ma alquanto perniciosa,inventa di tutto punto unaconclusione a un problema,

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allorquando questo siaeccessivamente arduo. E quello delTempo lo è al massimo e si complicaall'estremo se vi si proiettano leproprie angosce. Secondo noi, loripetiamo, il Tempo non esiste,

e svilupperemo in uno dei nostricapitoli questi pensieri che hannoforse, sin d'ora, provocato un buonnumero di alzate di spalle. Ciò cheintendiamo dire, più esattamente,è che non vi è affatto un Temposeparato dallo Spazio, per lo menonell'Universo, tal quale noi loconosciamo, il che è egualmenteil postulato della "Relatività" inbreve. Del resto, il nostro Spazio-Tempo potrebbe essere benissimoil "rivelatore" di uno Spazio-Tempo

virtuale, che sarebbe, in un qualchemodo, il costituente di un "Universoparallelo"...

In questo tempo di ricapitolazionestorica, dunque, un denso fluttodi idee e di tendenze si presenta al

sincero studioso che cerca, al di làdei pregiudizi, la Verità una eperenne. Ci siamo noi stessi immersirisolutamente e senza speranza diritorno entro la corrente impetuosadi questo torrente che è il ventesimosecolo, e dobbiamo ammettere chedopo essere stati sballottati da ogniparte, come un fuscello di paglia, cirestano ancora le cicatrici profondedelle ferite provocate dai duri scogliche hanno intralciato il nostrocammino, e che si proponevano a noi

Due illustrazioni tratte dal  Della tiamutatione metallica  di G.B. Nazari, pubblicatoa Brescia nel 1572, raffiguranti la materia originale e un Mercurio amputato...

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'ultima tavola del Musaeum Heimeticum,  pubblicato a Francoforte nel 1625, traccia•fin dieci medaglioni la creazione del mondo fino all'apparizione di Adamo ed Eva.

quali illusori isolotti di salvezza.Abbiamo nuotato a lungo, prima checi fosse tesa una solida pertica. Ed eraquella di un passante, che navigavasulle acque, ma non contro corrente,

e neppure sul più rapido dei flutti, mache seguiva la riva! facendo frequentisoste col suo vascello, singolare fraogni altro. E prima, ne avevamo benricevuti dei consigli riguardo allacondotta della nostranavigazione, e neavevamo bevutedi lunghe sorsate diquell'acqua glaciale!Non era servito anulla: avevamo unbel cambiare il nostromodo di combattere iflutti, finivamo sempre ^per lasciarci andare,stanchi di tutti quegli inutilisforzi, sul filo della corrente. Oh,certo, su quella vasta zattera,

bisognava ora pagare il proprio tributoin lavoro personale, tirando le funi,alando l'unica vela, trattenendoil timone allorquando, per caso,ci trovavamo impegnati entro dellerapide impetuose. Venivamo talvoltasorpassati da alcuni imprudenti, iquali, volgendo ogni tanto il lorovolto verso il cielo, con un'aria beata,

nuotando sul dorso, cercavano nellapluralità dei mondi abitati le rispostealle loro domande riguardanti ilmistero della vita,- mentre altri, con

la testa immersa nell'acqua,scrutavano il letto del fiume,credendo di scoprirvi un qualchesegno che fosse di natura tale dapoterli guidare. Gli uni come gli altri

si spezzavano immancabilmente leossa contro qualche roccia che nonavevano avuto modo di vedere, troppoassorti com'erano nella loro sterilericerca. Vi erano poi degli smarriti

che, nuotandocontro corrente,intraprendevano uninutile e sovrumanosforzo. Presto o tardi,

finivano annegati,soffocati da dubbi diogni specie. Non è certocosì che si ritorna alleorigini, alla sorgentedi quel fiumeuniversale che è il

dinamismo vitale. La nostra zattera,in quanto a lei, veniva da quella

sorgente stessa,- essa avevaattraversato ciascuna delle contradeche il fiume solcava dopo che ilCreatore, scartando bruscamentelo scoglio che ostruiva l'entratadella caverna, permise alle Acquedi fuggirsene in flutti ribollenti.

E quel vascello, messo in scenasovente nelle Mitologie, è lo stesso

che la città di Parigi reca sul propriostemma, nave inaffondabile deiFilosofi, costruita con gli alberi dellaforesta edenica, che, dalle origini alla

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Adamo ed Eva sono qui considerati l'uomo-Sole e la donna-Luna, la coppia alchemicaprimordiale.

Fine dei Tempi, permette agli umilidi compiere un piacevole viaggio.Si riconoscerà in questo, senzadubbio alcuno, "L'Arca ermetica".

La Verità, tuttavia, assume in

questo secolo dei curiosi abiti, dimodo che un ricercatore che volessemostrarsi degno di questo nome,sente l'obbligo di essere più chemai attento. Si credevano mortele vecchie eresie, dopo che i Concilisi impiegarono a dimostrarne glierrori, ma non se ne è fatto niente.Il Concilio di Nicea e il PapaSilvestro non fecero che arrestaremomentaneamente, nel 325, ipregiudizi dell'Arianesimo, mentre10 spirito di Giuliano l'Apostataaleggia ancora su un buon numerodi dottrine del momento.Similmente, il Nestorianesimo nonsi è affatto estinto col Concilio diEfeso nel 431. Lasciamo al lettore11  ricercare da se stesso i luoghi ove

i semi, che il vento temporale haspinto sino a noi, siano germinati, colfavore delle cure di alcuni diligentigiardinieri, poiché non è affattonostra intenzione scrivere un"libello". Fra l'altro sappiamo chetutto ciò che non segua la logicavitale impressa da Dio nell'Universo,muore irrimediabilmente e

definitivamente. Queste risorgenzesi spiegano perfettamente quando siconsideri, secondo quanto abbiamoaffermato precedentemente, l'era di

ricapitolazione, che è la nostra era.Tutti gli aspetti culturali, filosoficie scientifici si propongonoindifferentemente e sta all'uomooperare la salutare scelta, atta a

condurlo verso la Verità ultima.Lungo è il cammino che stiamopercorrendo, e il disegno può già sind'ora sembrare pretenzioso. Bisognaessere convinti, tuttavia, che incammino ci aspettano numerosissimesorprese, e che dovremogenerosamente ripulirlo dai rovi cherallentano ogni progressione. Questirovi sono costituiti dalle idee ricevutee dalle nebulose teorie, derivateprincipalmente dall'orgoglio edall'ignoranza che, tropposovente, accecano l'uomo. Da quelmomento ogni tiepidezza divienepregiudizievole, e dovremo dunquesostituirla con una vigorosa e sanadifesa della Verità.

Invitiamo perciò il lettore ad

accompagnarci per un tratto suquesta "via lattea" che conducea Compostela ove brilla la Stella.

Che di concerto noi si stampii nostri passi sulla sabbia di uncammino ove la solitudine, ahimé!,resta alquanto spesso il destinocomune a ogni viaggiatore, e chedalla materia alla Luce Essenziale

noi si possa beneficiare dei soaviaccordi della Musica delle Sfere,testimone dell'Armonia del Mondo.

Sévérin Batfroi

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Alchimia & Co.

 Amati, odiati, spessotemuti, l'alchimia e

 gli alchimisti hannoattraversato gli ultimisecoli accompagnatida una fama ambigua,spesso vicino alsospetto per chi nonne ha condiviso lo

spirito. Eppure nonè sempre stato così.La storia dellacultura è ricca ditestimonianze cheraccontano come lascienza ermetica fua più riprese un verovero e proprio faro

 per l'umanità, e glialchimisti, delle figurecui era riconosciutauna precisa funzionesociale...

Spagina, archimia, iatrochimica

Per quanto ciò possa venire a cozzarecon uno stereotipo ormai consacratodalla comune visione delle cose,noi ci sentiamo di affermare che

la chimica non derivò in alcunmodo dall'alchimia, ma che anzi,essa nacque e si sviluppò da posizioniantitetiche a quelle stesse su cuisi basava l'Arte Sacra.

Mentre l'alchimia era - e continuaa essere - figlia legittima di unamentalità spiritualista, la chimicainvece trae origine da una visione

razionalista e materialista che dasempre è stata presente nello storiadell'umanità. Le due disciplineinsomma, lungi dall'essere anchelontanamente sorelle, appaionodi contro come le figlie leggittimedi due diverse visioni del modo,di due diversi modi di porsi neiconfronti di esso.

Ecco allora che mentre per scoprirele origini dell'alchimia abbiamodovuto attingere assai più alla storiadelle religioni che a quella dellascienza, per quel che concernela chimica invece, andremo aincontrare le sue antenate fra universiforse anche similari a quello dell'arteermetica, ma tuttavia da essanettamente distinti poiché originati

da, e verso scopi, del tutto alieni aqualsiasi aspetto abbia mai assuntonella sua storia la pratica filosofale.

Già da epoche in cui abbiamonotizie precise riguardo all'alchimia- stiamo parlando dell'età di Zosimoe Ostanes - vediamo come accantoa essa erano già venuti a svilupparsidue diversi livelli di ricerca più

propriamente chimica; questepresso gli antichi presero il nomedi spagiria e archimia.

Ma che cosa le distingueva dunque

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dall'alchimia? Non è difficilerispondere: entrambe erano duebranche di una medesima arteessoterica. La spagiria (dai verbigreci jiaw-OTtao (separo, estraggo|e aYEipco-cryEipo (riunisco, combino)

assomigliava molto da vicino allamoderna chimica. Come indica lasua etimologia altro non era cheuna scienza mirata a otteneredeterminati risultati di tipo pratico,scomponedo e ricomponendosostanze diverse. Metallurghi, pittorifarmacisti, vetrai, tintori, tutti questidovevano possedere conoscenze

spagiriche di base per poter svolgerei loro mestieri. Non c'è dubbio quindiche la spagiria sia stata a tutti glieffetti la vera paleochimica.

Quanto all'archimia, vediamocome questa rappresenti unacategoria speciale - e forse piùoscura - fra le scienze genitrici dellamoderna chimica. Lo scopo che si

prefiggevano i suoi praticanti "avevaqualche analogia con quello deglialchimisti, ma i materiali e i mezzidi cui disponevano per raggiungerloerano unicamente dei materiali e deimezzi chimici. Trasmutare i metalligli uni negli altri; produrre oro eargento partendo dai minerali volgario da composti metallici salini., .eccociò che si proponeva l'archimico. In

definitiva, era uno spagiristaarroccato nel regno minerale..."scrive Fulcanelli

Ora poteva essere che unalchimista fosse anche chimico,ovvero spagirista - il che equivalea dire poteva ben essere chel'alchimista avesse anche unadimensione profana accanto a quella

sacra - ma è ovvio che mai avrebbepotuto verificarsi il contrario.E proprio secondo questa ottica

allora che dobbiamo valutare il caso

(Z(imposizione  (1933), Joan Mirò.

della disciplina chiamataiatrochimica, assieme a quellodel suo più grande promulgatore:Teofrasto Paracelso.

Strano caso quello del dottorParacelso; uomo saggio e capace,modesto ma sanguigno, pronto adifendere persino con la spada le ideein cui credeva, egli stravolse il campodegli studi medici nella prima metàdel 'Cinquecento. Inseguiva infattiun sogno; poter trasporre sul piano

della sua professionalità, le cognizioniderivategli dal suo essere alchimista.Si ascolti quanto affermava:"Qualcuno ha scritto a propositodell'alchimia che essa serve afabbricare argento e oro.  11  veroscopo per me non è questo, masolo lo studio delle doti e delleproprietà medicinali".

Fu infatti Paracelso medicoe contemporaneamente ancoraoggi viene ricordato come uno deiprincipali maestri che l'Arte Ermetica

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abbia mai avuto. Operò a Basileadove ottenne risultati miracolosie guarigioni che fecero gridare alprodigio. Ma in realtà non vi era nulladi magico o sovrannaturale nella suaattività; nient'altro che buon senso e

umanità, congiuntamente all'utilizzodi alcuni medicamenti alchemici,che nella loro preparazione eposologia di nient'altro avevanotenuto conto che non fossenell'ordine naturale delle cose.

Il suo pensiero tuttavia ebbel'effetto d'un vento di tempestache entri dentro una casa polverosa

le cui finestre non venivano aperteda tempo.Scompigliò le ormai

stantie concezioni dogmatichedell'accademia di allora, importò nelpiano della medicina, concezioni edetica prese a prestito dall'alchimia,-fece tremare i polsi agli imparruccatisuoi colleghi. Voleva infatti che

anche l'atteggiamento del terapeutamutasse radicalmente affinché questiabbandonasse le vesti sontuose dellasaccenza per vestire gli umili pannidel filosofo; "sono sporchi comefabbri e carbonai - diceva dei medicialchimisti - e perciò la loro apparenzaè modesta, parlano poco e nonchiacchierano ai loro pazienti, nonlodano i propri rimedi perché sanno

che l'opera deve lodare il maestroe non il maestro l'opera... Essi perciòdisprezzano simili atteggiamenti e sidedicano al lavoro con i loro crogiolie approfondiscono lo studiodell'alchimia".

È stato dunque nella sua opera cheper un istante razionale e spiritualesono a riusciti a toccarsi, coesistere

in una disciplina che ha rappresentatoil solo mondo parallelo, il solo  tiait-d'union  fra le scienze profanee l'alchimia vera e propria.

Alchimia e religioni rivelate

Avevamo visto in precedenza comela complessa natura dell'alchimiane aveva permesso una diffusione alivello planetario facendola divenire

una scienza pressoché cosmopolita.Ciò nonostante un attento esame

della trattatistica ermetica, viene amostrare alcune lievi sfumature - peresempio tra le opere europee e quelleorientali - incentrate soprattuttosugli universi simbolici diriferimento.

Il perché di tale fenomeno è

da ricercarsi nella duplice naturadell'alchimia, che se da un latola portava ad essere un sapereuniversalmente sacro, dall'altrola rivelava nella sua essenzadi escatologia privata.

Vi furono allora alchimisti arabi,ebrei e buddisti, taoisti e cristiani,che ricorsero all'analogia con il

sistema religioso loro più prossimo,per occultare le varie fasi dellaGrande Opera. Diciamo meglio,fu costume presso i Maestri di tuttoil mondo, connettere il comunepatrimonio simbolico con quellodella religione di più specificoriferimento.

Tale prassi non ha ancora oggiterminato di suscitare polemichefra gli storici delle religioni ed alcuni- forse troppo entusiasti - studiosid'ermetismo. I primi arroccati su ungiudizio di valore fondamentalmentenegativo nei riguardi dell'alchimia,guardano con occhi intransigentiil reiterato connettersi dell'arteermetica alle religioni segnandolo colmarchio della follia; i secondi un po'

pazzamente annegati in una visionedi massima, vogliono l'alchimia comecomune origine delle grandi religionirivelate, che di questa altro non

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rappresenterebbero - sempre nellaloro ottica -che devianze essoterico-cerimoniali, da una comune viaesoterica, iniziatica e rituale.

La questione dobbiamo dire èinsolubile; desideriamo tuttavia

concludere con due constatazioni,l'ultima delle quali non mancheràdi proporci interrogativi inquietanti:è innegabile che i forti rapportiesistenti fra l'ermetismo ele religioni, sono assai più daevidenziarsi su di un piano archetipo-strutturale che non sostanziale; però,non è forse altrettanto vero che

le radici dell'alchimia, affondandoin quell'universo prestorico deglisciamani-metallurghi, ne postulanoinnegabilmente un'antecedenteorigine rispetto a quella dellegrandi religioni rivelate?

Arti e Alchimia

fra arte e alchimia, era già benevidenziata nella costante abitudineda parte degli alchimisti nel chiamarela loro scienza Arte, e loro stessiartisti.

L'artista-pittore, poeta, musicista

che sia -  crea un immagine, imitae perfeziona la natura; gioca colpensiero, la coscienza, il sentimento,attraverso il potere plasmantedel linguaggio; traduce in armoniadeterminata il caos dei suoni.Egualmente l'alchimista ricreava ununiverso, vi si calava personalmenteanima e corpo, vibrava al diapason

col creato attraverso il potereformante della sua sapienza.Ma qui siamo ancora nel versante

dei "perché", quello che invece dovràinteressarci più da vicino è capire lediverse modalità attraverso cui questidue campi -  veri e propri universi

Fra le tante attività delfare umano ve n'è una inparticolare che all'universoermetico-alchemico fusicuramente più voltetangente; per chi al pariè ricercatore di bellezzae conoscenza, è ormaichiaro che stiamo parlandodel campo artistico,

e possiamo affermareche in ciò, non vi è proprionessuna stravaganza. Infatti,se da un lato eraassolutamente ragionevoleche un contesto comequello dell'alchimia potessecostantemente venire acatalizzare l'interesse di

chi, come l'artista, svolgevaun'attività estetica e quindiconoscitiva,- d'altra partel'analogia teorica esistente

Fotogramma del firn (Delavaux) tratto dal romanzoL'Opera al Nero,  di Marguerite Yourcenar, con Gian

Maria Volonté nella parte di Zenone.

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contigui - ebbero modo d'interagire,dando vita a liriche e prose, dipintie sculture, melodie e architetture,fra le più belle che la storia ricordi.

Quella che quindi vogliamoproporre alla sagacia del lettoreè una griglia interpretativa, unaschematizzazione in definitiva,in grado di riassumere le relazionidirette che intercorsero fra ilmultiforme campo delle artie quello dell'alchimia.

Come avvenne allora che le artie l'alchimia intrecciarono le lorostrade? Semplicemente seguendoquegli stessi canali tradizionaliattraverso cui una qualsiasi attivitàumana ebbe modo d'interessare inse l'artista, e per quello che essa

rappresentava. L'alchimia allora potèdivenire: - oggetto di curiosità daparte degli artisti e quindi soggettoessoterico delle loro rappresentazioni(stiamo parlando di quelle opere incui troviamo rappresentato il lavoro,la vita quotidiana degli alchimisti neiloro laboratorii); - oggetto e soggettoesoterico dei loro lavori, matrice

primaria d'ispirazione per operesimboliche che, al pari dei trattatiermetici veri e propri, sotto formemitologiche, religiose e fantastiche,

in verità nascondevano significanzedirettamente e provatamentealchemiche - universometodologicamente analogo perla realizzazione della stessa prassiartistica; lavori in cui i temi, masoprattutto gli strumenti concettualidell'alchimia (purificazione,spiritualizzazione della materia,

trasmutazione) venivano estrapolatidal loro contesto, e utilizzati comeguida per la creazione di opere.

Nella prima categoria troveremoi quadri di Balthazar Van derBossche (1518-1580), Stradano- che sicuramente era uno che se neintendeva - (Van der Straet 1523-1605), Teniers (1610-1690), ThomasWyck (1616-1677), Adrien Van Ostade(1610-1685), Mathieu Van Ellemont(1623-1679 circa), Hendrik Heerschopsino ad arrivare a Joseph Wright ofDerby. E ancora il disegno dall'esegesicosì complessa di Bruegel il Vecchio(1525-1569) dal quale l'editore Cockattraverso l'opera dell'incisore Galle,trasse una serie di stampe.

Nel versante della letteratura, per

primo dobbiamo ricordare il  Faustdi Goethe, archetipo dell'identitàalchimista-dannato, eroe romanticovotato alla conoscenza a qualunque

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costo. Altrettanto non possiamodimenticare Hugo, con la suafantasmagorica descrizione dellaboratorio dell'abate Frollo in  NotreDame de Paris-, l'avversione diHowtorn per l'alchimia incarnata

nelle sue opere dalla saturnina figuradi Rapacini; le malie mitteleuropeedi Meyrink ne L'Angelo della finestrad'Occidente  sino a La casadell'alchimista-,  il folle terrore diYeates e Maugham, che con  Rosaalchemica  e II mago,  parlano dialchimia ma da un ottica esaltata chene stravolge la più

genuina essenza.E comeancora noncitare Shakespeare,con la sua figuradel mago-alchimistaProspero  [Latempesta), e dicontro Ben Johnson,con il suo  DottorSottile,  falsoalchimista,incarnazionestessa di tutti iluoghi comuni cheportarono il volgoad ascrivere frale frodi l'anticaarte ermetica.

Fra le moderneopere desideriamosi tenga presenteil romanzodi MargueriteYoucenar  L'Operaal Nero,  il cuiprotagonista altrinon è che quello

Zenone, i cuitratti principalilo accostano aGiordano Bruno, e

C onclusione  ( 1926), Vasilij Kandinskije, a fronte,  Medicus Alchemista

(XVIII sec.), Johan Jacob Haid.

soprattutto, Paracelso. Fra le operedella seconda specie, e cioè quelleesotericamente alchemiche diciamosubito che l'elenco sarebbe troppolungo, ed elencandone anche unasola parte rischieremo sicuramente

di superare il compito che qui ciè stato assegnato. Ci basti ricordarevelocemente i due volumi diFulcanelli che l'uno in campodi architettura e plastica religiosa[Il Mistero delle cattedrali), l'altrospostato su edilizia e scultura civili[Le Dimore filosofali) hanno ben

dimostrato di quale

potere figurativosia stato forierol'esoterismoalchemico neisecoli più bellidella sua storia.

Saremo tuttaviatacciabili disuperficialità se,sempre restandonelle arti figurative,ci dimenticassimodella produzionepittorica di trepittori essi stessiassai vicinoall'ermetismo,tralasciando poidi trattare più da

vicino l'opera chea nostro avvisoè da considerarsiemblematica perla comprensionedi qualsiasi altrolavoro segretamentealchemico.Nel primo caso

stiamo parlandorispettivamentedi Bosch, Van Eycke Parmigianino, tra

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i quali gli ultimi due sicuramentefurono alchimisti; nel secondovogliamo invece far riferimento allasplendida incisione a tema ermetico

 Melancolia I   di Albrecht Diirer [p.38].Indugiamo allora alcuni istanti

sull'opera, per scoprire sotto il velodelle apparenze, quali significatictonii tenga racchiusi in se stessa.Non facciamo difficoltà ad affermareche questa si pone in tutto e per tuttocome allegoria della Grande Opera:l'incisione illustra un angelo nero,simbolo da un lato dello statomalinconico che gli antichi ponevano

sotto l'influsso di Saturno. Maugualmente rappresenta la Materiaprima degli alchimisti, anch'essanegra e saturnina, la cui volatilitàsostanziale è ben rappresentata dalleali poste sulle spalle dell'angelo.Aguzziamo ulteriormente lo sguardoallora, e puntiamo la nostraattenzione da sinistra verso destra,

con moto circolare, primadiscendente e poi ascendente:resteremo sbalorditi dal gran numerodi messaggi alchemici che Diirerci ha voluto lasciare! Ecco infatti ilcrogiolo fiammeggiante, strumentoche già avevamo visto essereimprescindibile per il laboratorio,ecco la pietra squadrata, e pocosotto il martello, strumento della

separazione, e ancora la cagna diarmenia e il lucignolo della lampadaa petrolio - precisa indicazione dideterminati regimi di calore -,assieme alla macina circolarerappresentazione di quel fuocodi ruota mirabilmente descrittoda Fulcanelli; scopriamo più sottola sfera-microcosmo, la squadra,

la pialla e la sega con gli assi e ichiodi della crocifissione, emblemidel martirio igneo cui andavasottoposta, secondo la simbologia

cara agli alchimisti cristiani, lamateria filosofale; osserviamo propriosotto la veste dell'angelo, il mantice,strumento da fonditori atto adalimentare i fuochi più incandescentinel seno della fornace di fusione; alla

cintola le chiavi ermetiche, le chiaviin grado di aprire secondo la misurastabilita dal compasso, il libro chiusoch'esso tiene sulle ginocchia. Soprail suo capo stanno nell'ordine, ilquadrato di Giove, una campanula,una clessidra emblema dei tempi,una bilancia emblema dei pesi,concludono il tutto la scala a pioli

eretta verso il cielo e l'arcobaleno- speculare semanticamente allacoda di pavone - simbolo palesedella concordia fra cielo e Terra,dell'unione degli opposti, dellarealizzazione definitiva e completadell'Opera, salutata dall'aurorache sorge.

Anche la letteratura di questo

tipo è assai vasta, e per questo noici limitiamo a ricordare tre elementiimportanti, quanto forse inattesi;molte fiabe tradizionali - primefra tutte  Cappuccetto rosso  e  Pelled'asino  -, la lirica  Vocali  di Rimbaude pressoché tutte le opere di Rabelais.

Per quel che concerne la terzae ultima delle categorie suddette,ricordiamo qui brevemente leopere di André Breton (e di tuttiSurrealisti) che nel  Manifesto delSurrealismo  ringrazia gli alchimisti,il pittore italiano Giorgio de Chiricoe per finire gli americani Rotkoe soprattutto Pollok, che con lasua serie di dipinti  Alchemy,altro non voleva che compiereegli stesso un'operazione

alchemica; 11  action-paintingdiveniva così un modo ditrasfusione dell'artista nell'opera,il quale attraverso un lavoro misto

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di volontà e determinismo, plastica imagopoietica, comunicativa,trasmutava l'essenza volgare dei in ultima istanza, spirituale,colori sintetici industriali, in materia Andrea Aromatico

L ' o r  a metafisica  (1955 ca.), Giorgio de Chirico.

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TAVOLA DEI SIMBOLI ALCHEMICI

-  zftadtts.  Acido

t /Ti f -rri? ' t J  *  tTT* C/fcido* m arili—*—  Acido marino

ijTtcùfc. rùfi'itjue^,  Acido nitrico

KD ' cJhùd&y  tjuljiiritjue^.  Acido solforico

Sfc/'er. Acciaio

dtim/uit, d piìicfcjiittjHt^. Calamita e Fuoco filosofico

• • A 3timcuit  a'&s Calamita dei Saggi

Cftr.  Aria

*J?fa/nècc..  Alambicco

 j sr .cK.oi i i .cMwL.de, rocJie-j. Allume, Allume di rocca

cJnun. cfe, jtltwte^.  Allume di penna

tjò/tz/'/i- ¿t •iìlìsj C/i/vre. calcùtè* . Bronzo bruciato. Rame calcinato

(jhnafyatites.  Amalgama

& cfona/yeane. jthiasejJuyttcjiivrta/i  K- .  Amalgama filosofico primario

 Jtf/ntdyanie..^pjii'ywt, tj^le/iaur.  Amalgama filosofico superiore

Si.K &u •fìaJ àejptUó. Raccolta, Parti uguali

0"<9-  Anno

3uà/lloillAJ.  Antimonio

•dfryeiitj  Argento, Luna

n ? Argilla

Cfcjcnìc,, rfotilej.  Arsenico, lega

ctftnauor.  Atanòr

© - e : &tram<2/i? (vifriol UcuicJuJ.  Atramento (vetriolo sbiancato)

3f/rCWt<21l?~ (j>/tnoìIVtUp) -Mediar.  Atramento (vetriolo arrossito)  Perossido

V' g 3fzur.  Azzurro

iUQaùi. Bagno

a yòaifL- cUjfiunÙj •. Bagno di letame

A . M Oòaìn..  <Jf(cu'ìt*>. Bagnomaria

.a. , AB  JècriiLule, tSaUt*. Bagno di Sabbia

<JÒ¿u'/u-de,  oa/iaur. Bagno di vapore

iJòauntv. Balsamo

UòiflnuJL- Bismuto

3òltutc~ ci 'Sy/ayna-j. Bianco di Spagna

DòeJ J'<Jtriu4jiÌ£>. Bolo d'Armenia

V ^ c b . c S . *JòorctxJ . Borace

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(ED, E)  Jòit'tjue,.  Mattone

c r . B , « , F :  pu/féj-ÙSAe..  Manone polverizzato

#  Jòi-cyeTj (on'hu 'alien-. Tritare, triturazione

A / R j C — Ga/cStw, caJcùuitìoiu*. Calcinare, calcinazione«Sb^flO, io«» Canfora

Z-,1n. (^nidi/tu', ¿¿//idJifatic/L* Cementare, cementazione

•E,e Gene/ne* Cenere

G^/tdrej^rauele'cs . Ceneri in grani

Cerussa

G . G . C , @ , v (3/?aux~ /rtèfàJlrjues. Calce metallica

^ ,<5E (jfytaux- d'aw^s. Calce di uova

C7.Q C2Jiaùx~d'cr. Calce d'oro

d/iawKs de, uitrioL. Calce di vitriolo

(3Aaitx* Calce viva

Cinabro

M d ' a/iti/ncùi£j . Cinabro d'antimonio

£.«,+ C^'re,. Cera

Gcagultt". Coagulare

K GdxilC. Cobalto

Z, A Congelare0 , (3oraiL.. Corallo

¿ ^ t f . c c Gor/u, de Corna di cervo

(3*'anA  ìuimain—. Cranio umano

Gneitset- Crogiolo

<3 Cristallo, Cristallizzazione

9» (Sviste/ de. <$atuni£s. Cristallo di Saturno

O A A (jjKJtr/jifcs. Cucurbita

9 , 9 Ot/iihS. Rame, Venere

hB Decozione2.1 ¿Denudarli &. Mezza parte

8 , f i ¿¡Dyirtr. Digerire

(AJtMoìution- Dissoluzione

©. a . a . c v * * ¿Dùtrfh*, cQiótì/bfibn^ Distillare, Distillazione

s ^ v , « « óau—  Acqua

(oau />(>fu/&wtès.  Acqua bollente

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Garitte, ti*  h tot**t.

Sfcrnwfo&H ti /&-par te satfte tìtspjti'i* J&ej-nieitter,

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yi/CtJion-j&ifttm-.

d'anù'moùu^.

de. ctu'unts.

ó^/ett/u de. cfaftwnéj.

de. cfOH^re^.

&0/wtte/ut '

S/ttmùr de cAevaZ. tSfieti—

Cj'a/mte,.

 Acqua comune

 Acqua di calce

 Acqua forte

 Acqua madre

 Acqua di pioggia

 Acqua regale o stigiale Acqua di vita

Ebollizione

Scorza di granata

Schiuma di nitro

Efervescenza

Elisir dei filosofi

Spirito

Spirito di vino

Spirito di vino rettificato

Spirito di vetriolo

Stagno, Giove

Etere

Farina di mattone

Ferro

Fermentazione dell 'oro con lo zolfo dei filosofi

Fermentare

Fuoco

Fuoco di ruota

Coagulare

Filtrazione, filtrare

Fiala, Flaccone

Fissare

FlemmaFiori d'antimonio

Fiori di rame

Fiori di Saturno

Fegato di zolfo

Fornello

Letame di cavallo. Fieno

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 follili  . fonile de Qiri/lo»<k ci-i/taL fìiiile, essejdjelle,. fattile,-fixe^. /5 uìle. de, (fatarne,, foniltsde, fattile, de, sucan.—.Òiule, de fitrlro.

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de> <£ajuajuc&,\

<d2/  'jtuzjrt ' deijt¿otti i calcine..

cJ/ayrstej'u, de. (^attutii,.

UVajti&sieJ .cJ/arcaSSlùt,.O^Ltlidjye. jt netti io/ .Oftaliene, p tediarne, de /'Qjwnes.

Ginepro

Gomma

Gesso

Ora

OlioOlio di Cristo o di cristallo

Olio essenziale

Olio fisso

Olio di Saturno

Olio di zolfo

Olio di ambra

Olio di tartaro

Olio di vetriolo

Incorporare

Ottone

Lane recente

Lama di metallo imperfetta

Lama d'oroLampada

Limatura d'acciaio

Limatura di ferro

Litargirio

Litargirio d'argento

Litargirio d'oro

Luto di sapienza

Lutare

Liquore di piombo calcinato

 Magistero di Saturno

 Magnesia

 Marcassite

Prima Materia

 Materia prossima all'Opera

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¡JHZJtts. Stoppino

tMerCWCs.  Mercurio

s?s.a

One/  ir/// ir a utmt. jylitjue. CÌèJj* cSoj&s.  Mercurio animato o filosofico, Sale dei Saggis?s.a ^Dkej-ciLre, (f'attfinwùiO. Mercurio d'antimonio

zjfifnc/ire, e/ulfe.  Mercurio esaltato

^erc/i/'A jrrtzcytìftL.  Mercurio precipitato

i P  Afferei ira. a/arrie>.  Mercurio di Saturno

 Mercurio sublimato

v.a.tt. o9/encui'e. de oìe, .  Mercurio di vita

T, », Te C^i'rrium-.  Minio

oJloùs.  Mese

B cMcifii..  Metà

zJ/lolIiL; de tatuuur .  Madido di conciatura di pelli

S zftili*,, (3/ttytÌfr*,. Nitro, Salnitro

?.?,x Olmi:. Notte

¿KÓ G£'ffihi/o/inÀiouts  • Uovo filosofico

O.O.B.O.G? Oro

Or c/r/cjné-. ' Oro calcificato

ft.io (Dr chìmJtfttej «* herméfÌ<JH£j. Oro chimico o ermetico

Or   tic.  none.. Oro di miniera

f.B (Dr en^titil/eJ. Oro  in  foglie

Orrnìmmt. Orpimento

¿.dP ^/ttrfttJ ey/i/ej . Parti uguali

tfcrfd,.

Pasta aurea

tfcrfd,. Perla

A is/w/n/tor*^. Fosforo

esterne, cn/cinèe.. Pietra calcinataPC.IC c 7terve/ cniimùiaìrtj. Pietra calaminaria

$ {JÌerrej fihi/ojojiìtaìe-/. Pietra filosofale

$ &'e/Te,jytlwle, <m C/cm/t e. da tWdrt-. Pietra filosofale o Polvere del primo ordine

&?.c Sferre,pjtLtìe. thò'orrire. f\^yj^

3erre, cSonijm'/ie,.

Pietra filosofale del terzo ordine (Corona delSaggio)

Pietra sanguigna

Sferre,pjtLtìe. thò'orrire. f\^yj^

3erre, cSonijm'/ie,.

Piombo, Saturno

•+1 Potassio

P.t.è Scucine,. Polvere

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ifriajuler . &rt£ipiLilùm_

tjiirifiér. C/urìflcalicii-

5 / E . Q E  J^jiùitis/enci..

effettiva-

i"y&yule,  ti' anKmoùte..

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oJLà/u/e.  ayentc~> •lRR rd&ileraìton—

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a , 2 c.tfeforie,. Grnue^ •

4fe.,5 ^Sahle,.

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e , Sei  cr/nniu/L— •rtej Celeri nò .

A <iél J><uj[*<i  •ctt Q?//cie Je. Sa fi"

©  J)W ,ie (oart e. .

Sai J'tiri"*-'.

Precipitare, Precipitazione

Prendete

Purificare, Purificazione

Putrefare, Putrefazione

Quintessenza

Realgar

Rettificare, Rettificazione

Regola d'antimonio

Regola d'arsenico

Reiterazione

Resina

Ritorta, Storta

Sabbia

Zafferano

Zafferanare

Zafferano magistrale

Zafferano di Marte

Zafferano di Venere

Salmiac secretum

Sandracca

Sangue di Drago

Sapone

Sapone nero

Sigillo ermetico

Sale alcali

Sale alcali fisso

Sale alcali volatile

Sale Alembroth

Sale ammoniaco

Sale comune

Sale  dei  Pellegrini

Sale dei Saggi

Sale  o  Zucchero di Saturno

Sale di Tartaro

Sale d'urina

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Sai gemma

Sette metalli

Sigillo

Soda

Zolfo comune

Zolfo nero

Zolfo dei Filosofi

Zolfo dei Profeti

Zolfo vivo

Stratificare, Stratificazione

Stratum super stratum

Sublimato

Sublimato con lo zolfo

Sublimare

Sostanza metallica

Succino

Zucchero

Talco

Talco fusibile

Talco neroTartaro

Tintura

Trementina

Terra

Terra assorbente

Testa morta

Triturare, Triturazione

Tuzia

Tuzia sublimata

Verderame

Vetro

Vetro d'Antimonio

Vino

Vino bianco

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CjfòJoI de C^t'/^Jioury.

CJ/fì-tol veri.

IflUC,.

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Vino rosso

 Aceto

 Aceto bianco

 Aceto rosso

 Aceto distillatoVetriolo

Vetriolo bianco

Vetriolo blu

Vetriolo di Salzbourg

Vetriolo verde

cJoidó eL (-j/tesu Pesi e Misure

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-C/'ure- (ttyjjr. SoJ

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O/tc&Còojr.St})

$'tde> t^olur*.jfimsj

Xliuirlk/t»L ( >22gr. òjSJ

d)cjxyuil&' oti— deuìar (Jjr.-ZyltSj

Chopine (litri 0,465)

Cucchiaiata

Demi-dragme (grammi 1,91)

Demi-grain (grammi 0,0265)

Demi-livre (grammi 244,75)

Demi-once (grammi 15,295)

Demi-scrupule (grammi 0,63725)

Grain (grammi 0,053)

Gros 0 dragma (grammi 3,82)

Livre (grammi 489,50)

 Manipolo

Once (grammi 30,59)

Pinte (litri 0,931218)

Quarteron (grammi 122,375)

Scrupule o denier (grammi 1,2745)

Tavola dei simboli dell'antica alchimia tratta dal volume Aspetti dell'Alchimiatradizionale  di René Alleau.

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INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI

CopertinaL'Alchimista,  dipinto di Joseph Wrightof Derby, 1770. Derby Museum andArt Gallery. © Parigi, Giraudon.

DorsoIncisione ispirata a Basilio Valentino, XVII.© D.R.

IV  Tabula Smaragdina Heimetis,  figuraallegorica, La Rose Croix, 1785. © Roma,Ikona.

Apertura1, 3, 5, 6, 7, 8 Miniature tratte dalloSplendoi Solis,  manoscritto tedesco, XVIsecolo. Berlino, Kupferstichkabinett.© AKG Photo.9 Idem, © Parigi, Giraudon.2, 4 Miniatura tratte da Splendor Solis,manoscritto tedesco, 1589. Londra, BritishLibrary. © Parigi, Bridgeman-Giraudon.11 L'Alchimista,  dipinto di Cari Spitzweg11808-1885). Stuttgart, Staatsgalerie.© AKG Photo.

Capitolo I12 Ermete Trismegisto, particolare delpavimento in marmo del Duomo deSiena. © Firenze, Scala.13 Caduceo di Ermete, in Le Livre des

 figures hiéroglyphes  di Nicolas Flamel,manoscritto di Denis Molinier, 1772-1773.Parigi, Bibliothèque Nationale, © .14 Rilevamento di una tavolettaproveniente dalla biblioteca diAssurbanipal a Ninive, in R. Campbell

Thompson,  Assyrian Chemistry,  1925.Londra, British Museum, ©.15 Al-Iraqui Abu 1-Qasim Kitab,  Al-Akalim

 As-Sab 'Ah et ali tractatus,  manoscrittoarabo del XVIII secolo, Londra, BritishLibrary. © Roma, Ikona/Araldo de Luca.16-17  Orefici e fabbri,  dipinto murale,Tomba de Rekmara, Tebe, XVIII dinastia.© Dagli Orti.17 Pagina del Synosius,  trattato d'alchimia

greco, manoscritto copiato nel 1478 daT. Pelecanos. Parigi, BibliothèqueNationale, ©.18 (sopra)  Il cosmos,  incisione colorata amano, di M. Maier, in Atalanta fugiens,

1618. Parigi, Bibliothèque Nationale, ©.18 (sotto)  Il cosmos,  miniatura tratta daLes Très Riehes Hernes du Due de Berry,1416. Chantilly, Musée Condé. © AKGPhoto.19 L'Universo quale era raffigurato nel1520,  tavola a colori in  L'Atmosphèreet la météorologie populaire,  Parigi, 1888,Camille Flammarion. © AKG Photo.20-21 (sopra) La Natura-Alchimia,miniatura tratta dal  Tractatus alchemici,XV secolo. Londra, British Library.© Roma, Ikona/Gustavo Tomisch/AFE21 (sotto) Le Rimostranze della Naturaall'alchimista errante,  miniatura di

 J. Perreal, 1516. Parigi, Musée Marmottan.© Parigi, Jean-Loup Charmet.22  Ermete Trismegisto e i simboli

 precursori,  incisione tratta da  Symbola Aureae,  Francoforte, 1617, M. Maier.©D.R.23 (sopra)  I tre filosofi,  dipinto diGiorgione, 1508-1509. Vienna,Kunsthistorisches Museum,Gemäldegalerie. © Magnum/Eric Lessing.23 (sotto) I viaggi di Democrito in Egitto,

incisione tratta da Symbola Aureae,Francoforte, 1617, M. Maier. © D.R.24  Schema del Cosmos,  figura tratta da

 Musaeum Hermeticum,  Francoforte, 1625,Lambsprink. Versailles, Bibliothèquemunicipale. © Firenze, Scala.25 La parabola della  Tavola Smeraldina,miniatura tratta da Aurora Consuigens,manoscritto del XV secolo. Zurigo,Zentralbibliothek, ©.26-27  Le corrispondenze tra microcosmoalchemico e macrocosmo,  incisione trattada Musaeum hermeticum,Francoforte, 1625, Lambsprink. © Parigi,lean-Loup Charmet.28 L'androgino,  miniatura tratta dalTractatus alchemici,  inizio del XVI secolo.Leida, Biblioteca dell'Università. © Roma,Ikona/Gustavo Tomisch.29 (a sinistra)  L'androgino e l'uovo

 filosofico,  miniatura tratta da La Toyson

d'or   di Trismegin Salomon, manoscrittodel XV-III secolo. Parigi, Bibliothèquenationale, ©.29 (sopra) L'androgino,  miniatura trattada Aurora Consurgens,  manoscritto del

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XV secolo. Zurigo, Zentralbibliothek.30  II giardino delle delizie,  dipinto diHieronymus Bosch, 1503-1504. Madrid,Prado. © Firenze, Scala.30-31  L'Uroboros,  miniatura tratta dalSynosius,  trattato d'alchimia greco,manoscritto copiato nel 1478 da

T. Pelecanos. Parigi, BibliothèqueNationale, © .32-33 Emblema alchemico, disegnoacquerellato, trattato alchemico del XVIIIsecolo. Amsterdam, Bibliotecadell'Università. © D.R.34  La nascita dei metalli,  incisionein Musaeum Hermeticum,  Francoforte,1625, Lambsprink. Versailles, Bibliothèquemunicipale. © Firenze, Scala.35 (sopra) I quattro elementi,  miniaturatedesca del XV secolo. Vienna, NationalBibliothek. © Parigi, Bridgeman-Giraudon.35 (sotto) Simbolo alchemico, miniaturadel trattato di Nicola Antonio degli Agli,1480. Roma, Biblioteca apostolica vaticana.© Roma, Ikona/Biblioteca apostolicavaticana.

Capitolo II36  L'Alchimista,  dipinto di Hippolyte

de la Roche (1797-1856). Londra, WallaceCollection. © Parigi, Bridgeman-Giraudon.37 Emblema alchemico tratto da L'Artemisteriosa  di Raimondo Lullo, inBiblioteca Filosofica Hermetica,Amsterdam, 1696. © Roma, Ikona.38 Albrecht Durer, Melancholia 1,incisione a bulino, 1514. Parigi, Louvre.© R.M.N.39  L'alchimista e il drago,  miniatura trattada Clavis Artis  di Zoroastro, manoscritto

del XVII secolo. Roma, Bibliotecadell'Accademia dei Lincei, FondiVerginelli-Rota. © Roma, Ikona.40-41  Un laboratorio alchemico,  incisionesecondo Pieter Bruegel il Vecchio. © D.R.41  Allevate nel sangue il nostro dragomorto, affinché viva,  miniatura trattadal  Tractatus Alchymicae GermanickSplendor Solis,  manoscritto del 1589.Londra, British Library. © Parigi,Bridgeman-Giraudon.42 Pagina dal  Compendium chimicum etalchemicum,  manoscritto del 1699. Roma,Biblioteca Casanatense. © D.R.42-43 Pagina dal  Compendium chimicum

et alchemicum,  manoscritto del XVIIIsecolo. Roma, Biblioteca Casanatense.©D.R.43  Gli alchimisti Geber, Arnaud deVilleneuve, Rhazès, Ermete Trismegistomentre istruiscono gli iniziati,  miniaturatratta da Ordinai de Norton,  manoscritto

della fine del XV secolo. Londra, BritishLibrary. © Parigi, Bridgeman-Giraudon.44  L'alchimista nel suo laboratorio,miniatura tratta da una poesia alchemicatedesca, manoscritto del XVII secolo.Oxford, Bodleian Library, ©.45 (sopra) L'anima s'intinge dello Spirito,emblema inciso tratto da  MusaeumHermeticum,  Francoforte, 1625,Lambsprink. Versailles, Bibliothèquemunicipale. © Firenze, Scala.45 (sotto)  Il corpo è come il mare,  Idem.© Firenze, Scala.46-53 Strumenti di laboratorio (forni,alambicchi, mortai e vasi) accompagnatida motivi allegorici, pagine illustrateacquerellate tratte da Alchimie de Flamel,manoscritto di Denis Molinier del 1772-1773. Parigi, Bibliothèque Nationale, © .54-55 (sopra) Ignis, Chaos, Terra,  tavoleincise, in  La Scala dei saggi,  di BarentCoendens Van Helpen, 1693. © Parigi, Jean-Loup Charmet.54 (sotto) Tabula Smaragdina Hermetis,figura allegorica, La La Rose Croix, 1785.55 (sotto) Paracelso, ritratto, incisioneXVII secolo. © Parigi, Jean-Loup Charmet.56  Le Dodici chiavi della filosofia,  FrateBasilio Valentino, frontespizio e figuradella nona chiave. © D.R.57  II Guerriero ermetico,  miniatura trattada La Toyson d'or   di Salomon Trismosin,

manoscritto del XVIII secolo. Parigi,Bibliothèque nationale, © .58  L'antica guerra dei cavalieri o il trionfoermetico,  tavola incisa in  Le Dodicichiavi...,  op. cit. ili. 56. © D.R.59 Figura simbolica dell'Azoth o  Primaoperazione,  in Le Dodici chiavi...,  op. cit.ili. 56. © D.R.60 Laboratorio ricostituito nelle salestoriche dell'Ospedale Santo Spirito inSassia, Roma. © Roma, Ikona/GiuseppeCocco/AFE.61 L'Alchimista,  particolare di un dipintodi Jan Stradanus, 1570. Firenza, PalazzoVecchio, Cabinet di Francesco I de' Medici.

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© Firenze, Scala.62  Gli Alchimisti,  dipinto di PietroLonghi, 175/ ca., Venezia, Ca' Rezzonico.© Alinari-Giraudon.62-63 Strumenti alchemici, collezionidell'Ospedale Santo Spirito in Sassia,Roma. © Roma, Ikona/Giuseppe

Cocco/AFE.

Capitolo III64  Un laboratorio,  particolare di unatavola acquerellata in  L'Alchimie deFlamel,  1772-1773, manoscritto di DenisMolinier. Parigi, Bibliothèque Nationale, ©.65  L'Angelo recante le chiavi dei misteri,miniatura tratta da Arbamasia sivenaturalis et innaturalis,  manoscrittodel XVII secolo. Roma, Bibliotecadell'Accademia dei Lincei, FondoVerginelli-Rota. © Roma, Ikona/GustavoTomisch.66 (sopra)  La Fenice,  miniatura inTractatus alchemici,  manoscrittodell'inizio del XVI secolo. Leida, Bibliotecadell'Università. © Roma, Ikona/GustavoTomisch.66 (sotto) Schema dei componenti la Pietra

 filosofale,  miniatura tratta da una raccolta

di testi alchemici, XVII secolo. Parigi,Bibliothèque Nationale, ©.67  L'Unità della natura,  miniatura trattadal  Clavis Artis  di Zoroastro, manoscrittodel XVII secolo. Roma, Bibliotecadell'Accademia dei Lincei, FondiVerginelli-Rota. © Roma, Ikona.68-69  Sendivogius opera unatrasmutazione davanti all'imperatoreRodolfo II, a Praga,  incisione secondo undipinto di W. von Brozik (1851-1901).

© Courtesy of Fisher Scientific Company,Pittsburgh.70  Rosa Alba,  miniatura tratta daPraetiosissimum Donum Dei,  manoscrittodel XVII secolo. Parigi, Bibliothèque del'Arsenal, ©.71 (sopra) Le Quattro sfere,incisione acolori, in Atalanta fugiens,  1618, M.Maier. © D R.71 (sotto) Medaglia alchemica, XVII secolo.

Parigi, Musée d'histoire de la médecine.© Parigi, Jean-Loup Charmet.72 L'Adepto,  tavola acquerellata in untrattato alchemico a rullo di George Ripley,XVII secolo. Oxford, Bodleian Library, ©.

73  II Bagno filosofico,  miniatura tratta daLa Toyson d'or   di Salomon Trismosin,manoscritto del XVIII secolo. Parigi,Bibliothèque nationale, ©.74 Esposizione della rugiada ai raggicosmici,  tavola incisa in Mutus Liber,edizione di J.-J. Manget, 1702. © D.R.

75  Fine della Grande Opera,  Idem. © D.R.76-77 (sotto)  Laboratorio alchemico,tavola in  Cabala, speculum artis etnaturaein alchymia,  1654, S.Michelspacher. © D.R.77 (sopra) Alchimista al lavoro,  xilografiatedesca, 1519. Londra, British Library.© Parigi, Bridgeman-Giraudon.

78  L'Alchimista del villaggio,  particolaredi un dipinto di J. Steen, vers 1600. Londra,

Wallace Collection. © Parigi, Bridgeman-Giraudon.79 Alchimisti,  particolare di un dipinto diMehdi, 1893. Teheran, Golestan Palace.80-81  II Drago tricefalo,  miniatura trattoda Clavis Artis  di Zoroastro, manoscrittodel XVII secolo. Roma, Bibliotecadell'Accademia dei Lincei, FondiVerginelli-Rota. © Roma, Ikona.81 (sopra) Quattro alchimisti al lavoro,sotto la guida di Geber, incisione

colorata tratta dal  Theatrum ChemicumBritannicum,  XVII secolo. Oxford, BodleianLibrary, ©.83-87  Le tappe della Grande Opera,  tavoletratte da Praetiosissimum Donum Dei,manoscritto del XVII secolo. Parigi,Bibliothèque de l'Arsenal, ©.88  Un alchimista al lavoro con i suoiassistenti,  illustrazione di un poemaalchemico tedesco del XVII secolo. Oxford,Bodleian Library, ©.

88-89  Quattro esempi di fornaci,  xilografiatedesca, 1519. Londra, British Library. ©Parigi, Bridgeman-Giraudon.89 L'Oratorio e il laboratorio,  tavola incisadi Henri Khunrath, in  Amphitheatrum

 Aeterae Sapientiae,  1609. © Parigi, Jean-Loup Charmet.90-91  Alchimista nel suo laboratorio,dipinto di Thomas Wych (1616-1677).Parigi, Louvre. © Parigi, RMN.

92 L'Alchimista,  dipinto di CornelisPietersz, 1663. New York, ShickmanGallery. © Parigi, Bridgeman-Giraudon.93 (sopra) L'Alchimista  di Adriaen vanOstade (1610-1685), particolare. Londra,

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National Gallery.93 (sotto) L'Alchimista  di David RyckaertIII (1612-1661), particolare. Le Havre,Musée des Beaux-Arts André Malraux.© Parigi, Giraudon.94-95 (sopra) L'Alchimista,  dipinto diDavid Teniers il Giovane (1610-1690).

Bayonne, Musée Bonnat. © Parigi, RMN.94 (sotto, a sinistra) Fornace,  tavolaacquerellata di La chiave del segreto deisegreti,  raccolta di trattati cabalistici,XVII secolo. Parigi, BibliothèqueNationale, ©.95 (sotto, a destra)  Athanor,  tavolaacquerellata tratta da una raccolta di testialchemici, XVI-XVII secoli. Parigi,Bibliothèque Nationale, ©.96  L'Alchimista,  dipinto di loseph Wrightof Derby, 1770. Derby Museum and ArtGallery. © Parigi, Giraudon.

Testimonianze e documenti97  Ora, lege, relege et invenis...,  tavolain  Mutus Liber,  edizione di J.-J. Manget,Ginevra. 1702. ©D.R.98 Chimici al lavoro in Mesopotamia,III millenio a.-C., illustrazione tratta daChemistry and Chemical Technology in

A i M i M L © D R

Libavius. Francoforte, 1606. ©  D.R.116 I Direttori della Société Alchimique etAstrologique de France nel loro laboratorio,in Lecture pour   tous,  1903.  ©  Parigi, Jean-Loup Charmet.121 II Cuore nella freccia (1960), AndréBreton. © Archivi Electa.

123  La  nascita della materia  (1940), VictorBrauer.  © Archivi Electa.118 Firma autografa di Fulcanelli,riprodotta nel Dossier Fulcanelli,  La  TourSaint-Jacques,  n° IX.  © D.R.124  L'alchimista arabo  Rhazès  ,illustrazione tratta da un'opera diL. Figuier, XIX secolo. ©  Parigi, lean-LoupCharmet.128  L'alchimista  (1985), Jacques Hérold.

©  Archivi Electa.133 Eugène Canseliet nel suo laboratorio.©  Parigi, lean-Loup Charmet.137  Copertina del Rudimentum

 Alchimiae,  Jean Laplace.  © D.R.138  La Natura guida l'alchimista,emblema inciso, tratto  da  Atalanta

 fugiens,  1617, M. Maier. Parigi,Bibliothèque Nationale,  ©.139  II leone che divora  il Sole,  incisionetratta dal Rosarium philosophorum,

F f 1550 © D R


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