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Dal Mito alla Filosofia Dal Mithos al Lògos, ovvero del lungo cammino naturale dell’Intelligenza dell’Uomo

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Dal Mito alla Filosofia. Dal Mithos al Lògos , ovvero del lungo cammino naturale dell’Intelligenza dell’Uomo. Dal Mito alla Filosofia. … si può far risalire a quasi tre millenni or sono la comparsa dei primi Miti” dell’antica Grecia. - PowerPoint PPT Presentation

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Dal Mito alla Filosofia

Dal Mito alla FilosofiaDal Mithos al Lgos, ovvero del lungo cammino naturale dellIntelligenza dellUomoDal Mito alla Filosofia si pu far risalire a quasi tre millenni or sono la comparsa dei primi Miti dellantica Grecia.Naturalmente la loro origine va annoverata alla tradizione orale, che si arricchiva di generazione in generazione di e de, semidei e super eroi abitavano numerosi le cime e le pendici del Monte Olimpo, che si trova in un acrocoro tormentato ai confini tra la Macedonia e la Tessaglia Il poeta Esiodo ne stato il primo grande cantore.LOlimpo e gli diPer Fontanelle e de Mairan, studiosi francesi del 700, stata l'aurora boreale, vista incombere dai greci pre-omerici sulle pendici della catena montuosa dell'Olimpo, ad aver determinato la nascita del mito che ivi localizza la sede degli di.La luminosit a cui l'Olimpo dovrebbe il suo nome non il consueto bagliore delle nevi inondate dal sole, o lo splendore di una cima che emerga improvvisa al di sopra delle nubi, ma la pi sorprendente e fantastica luce che l'aurora boreale accende nel cuore della notte.

Esiodo I Oltre alle Opere e i giorni, possibile attribuire con certezza ad Esiodo anche la Teogonia, il primo poema religioso greco che tenta di stabilire un ordine nella genealogia delle divinit adorate in Grecia (teogonia esattamente questo, cio la nascita delle divinit). Quest'opera nasce dall'esigenza da parte dell'autore di "definire" e riorganizzare la fluttuante materia mitologica che, a causa delle diverse tradizioni locali dell'Ellade, presentava differenti leggende o addirittura differenti "genealogie" per il medesimo dio o dea. Esiodo IIEssa, inoltre, contiene numerose informazioni sulle origini dell'universo e sulle divinit primordiali che si pensava contribuirono alla sua formazione, e proprio per tale ragione la Teogonia fu il testo che garant la vittoria di Esiodo alle feste Calcidiche, e quindi deve essere ritenuto precedente a Le Opere e i Giorni, il pi famoso scritto esiodeo.

Omero e Apollodoro di Atene Omero, il grande poeta epico cit e rese protagonisti in tutte e due le sue opere, lIliade e lOdissea, di e de, che di volta in volta aiutarono o si opposero alle avventure degli eroi umani o dei semidei, come Achille, figlio di Teti e di Peleo (Achille era, per Omero, il Pelde)Apollodoro dAtene, vissuto nel II secolo a. C. scrisse lopera Sugli di, nella quale egli illustr con dovizia di particolari le tematiche e le cronologie divine.I poeti tragici e i poeti liriciEschilo, Sofocle ed Euripide (VI-V secolo) sono i massimi tragdi della letteratura greca: nelle loro opere gli di e le de vivono le vicende umane con grande partecipazione. La tragedia attica il genere letterario dove si descrive il dramma -in un certo senso incomprensibile- della vita umana, con il suo dolore e le sue oscurit. Anche i poeti lirici, come Teocrito, Ibico, Archiloco, Stesicoro, Mimnermo, Anacreonte, Alceo, Saffo, Pindaro e molti altri inserirono nelle loro opere storie, di eroi, di e semidei, come Eracle e Prometeo.I miti a Roma, OvidioLa fonte principale dei miti nella civilt latina Publio Ovidio Nasone (43 a. C. - 18 ca d. C.). Questo autore, soprattutto con lopera Le Metamorfosi ha narrato 250 storie di di e semidei, storie di desideri, amori e trasformazioni, come quella di Narciso (in fiore), di Atteone (in cervo), di Dafne (in alloro) auspice Artemide, la latina Diana.Altri autori del mondo classico si occuparono, attorno ai secoli II a. C. - II d. C., di genealogie divine, come Eratostene di Cirene, Antonino Liberale, Partenio di Nicea, e molti altri.Gli di greco-latini come manifestazioni di potenzaGli di greci, presenti sul monte Olimpo, ma anche nella vita degli uomini erano quasi manifestazioni di potenze umane portate a un livello emblematico superiore, e agenti verso gli uomini e le donne della terra; gli di intervenivano nella vita delle persone, manifestando di volta in volta sentimenti e comportamenti di protezione o di avversione, in questo molto simili agli uomini stessi: gli di e le de, dunque, come vere e proprie immagini antropomorfe, con tutti i pregi e difetti dei mortali. Ma non li passeremo in rassegna tutti Le divinit greche e latine IDal Caos primigenio uscirono la Notte, lErebo (buio assoluto), il Tartaro, Gaia, Eros, e poi Nemesi, Sonno, Destino, Vecchiaia, Inganno e Sventura (le Astrazioni); Rea, la grande madre che gener gli di olimpici; le Esperidi custodi del giardino; Eris, cio la Discordia, madre di Pena, Dolore, Fame, Oblio e Giuramento; Etere, Emera, Tifone, Urano, Ponto, le Erinni o Furie, i Titani, i Ciclopi, gli Ecatonchiri (i giganti con 100 braccia e 50 teste, come Briareo ) e poi Cronos, e finalmente Zeus, dio sommo dellOlimpo, provvisti dei poteri massimi e della folgore: laquila il suo simbolo Le divinit greche e latine II e poi Atena, dea della ragione, la Minerva latina; Ares, dio della guerra, il Marte latino; Afrodite, o Venere, dea dellamore, nata dalla schiuma marina fecondata da Urano; Efesto, o Vulcano, dio del fuoco; Ermes-Mercurio, messaggero divino, protettore dei ladri, dei viaggiatori e dei mercanti: di Ermes potremmo parlare a lungo a proposito della scienza ermeneutica; Dioniso, il Bacco latino, dio orgiastico del vino e delle feste (il filosofo tedesco Nietzsche ne fece il suo punto di riferimento mitologico e simbolico); Le divinit greche e latine III Poseidone, o Nettuno, dio del mare, padre di giganti e mostri tra cui Polifemo; Demetra, dea del raccolto, madre di Persefone, che andava a trovare nellAde; Pan (cfr. il cosiddetto timor panico), che insidiava le ninfe ed era pastoralmente scherzoso; e Apollo, dio della musica, dellarmonia e della purezza, quasi il contraltare di Dioniso, come indic chiaramente Nieztsche: ragione e sentimento, passione e logica; Artemide, la latina Diana, dea della caccia e incarnazione della natura Le divinit greche e latine IV Persfone, regina degli inferi e Ade, invisibile re degli inferi il cui nome non si pronunziava; Estia, dea del focolare domestico; e come dimenticare Era, o Giunone, gelosissima sposa di Zeus; e Mnemsine, personificazione della memoria; Helios, lo splendente dio del sole, che con il suo cocchio attraversava il cielo da est e avost; Eos, laurora dalle rosee dita ; e Selene, la splendente argentea luna Superuomini e semidei IQuesto era, possiamo dire, un secondo livello del mondo soprannaturale, che dialogava con il mondo degli umani e degli dei. Spesso si trattava di figure nate dallunione di di e uomini, o donne e allora troviamo Epimteo, o colui che comprende il ritardo, Promteo, che rub agli di il fuoco della conoscenza per darlo agli uomini; Ermafrodito dalla doppia natura (maschile e femminile), Driope, madre di Pan; Atlante, gigante condannato da Zeus a reggere la volta celeste sulle spalle; Eracle (o gloria di Era) Superuomini e semidei II Europa, una delle innumerevoli amanti di Zeus; Teti e Peleo, genitori di Achille; Leda, altra amante di Zeus, per unirsi al quale si trasform in cigno; Perseo, che decapit Medusa e salv Andromeda da un mostro marino; Danae, amata da Zeus sotto forma di pioggia doro ; Medusa, grgone mortale il cui sguardo trasformava in pietra, uccisa da Perseo; e Pandora, che custodiva il vaso contenente tutti i mali dellumanit; Giapeto, padre di tutti gli uomini; Chirone, il pi sapiente dei Centauri; Pirra e Deucalione, che si salvarono, come il biblico No, dal diluvio mandato da Zeus. E altri molti altri, che qui trascuriamo, perch altra e pi difficile impresa ci attende Dal Mito alla Filosofia IIl Mito dunque il primo sapere condiviso delluomo mediterraneo, che affida ad esso le proprie, paure, speranze, desideri (da de sidera, dagli astri del cielo).Il Mito si pone come una sapienza antica che continua a parlare nei secoli, anche dopo che luomo occidentale ha scoperto il metodo logico-argomentativo della filosofia e della scienza.Uno dei maggiori studiosi di ogni tempo della psiche umana, il medico zurighese Karl Gustav Jung, riteneva che al Mito, cos come alle storie sacre ci si dovesse sempre riferire per comprendere i principi cardine della vita umana, gli archetipi. Dal Mito alla Filosofia IIIl Mito diventa poi Filosofia quando l'uomo cerca di interpretare la sua complessa esperienza vitale, la sua vita di tutti i giorni, utilizzando lo strumento della ragione. In questo senso, ci-che-esiste, cio luomo e il mondo, deve trovare una spiegazione razionale che lo collochi nel contesto della totalit come sua parte integrante, e di cui la ragione lo strumento privilegiato, anche se non unico, della comprensione.

cio dal Mithos al Lgos ISi passa dunque dal mythos al lgos, con la fatica consapevole del pensiero che rende conto delle cose, superando il sapere mitico di cui si aveva conoscenza a partire da Omero ed Esiodo, smettendo quindi di scomodare gli di, costretti ad agire per spiegare le esperienze della vita. un intento poderoso e audace che si serv delle conoscenze matematiche dei geometri egiziani e degli astronomi babilonesi, ma che vi aggiunse, come novit, vale a dire il bisogno di dimostrare ci che si riconosce per vero, il lgos.

cio dal Mithos al Lgos IIQuesto fu certamente il primo passo verso la cultura dellOccidente che conosciamo noi. una cosa che non dobbiamo nasconderci: noi abbiamo modo di ricordare questa prima peculiarit dellOccidente, e ci nel momento in cui la cultura e la civilt occidentale ed europea entrano sempre pi in stretto contatto con le altre grandi civilizzazioni mondiali, attraverso linformazione e le tecnologie.I filosofi presocratici ILa Natura fu il primo campo di indagine di questi pensatori, la natura e i princpi, o cause dei fenomeni come la nascita, la crescita, la morte e la trasformazione delle cose: generazione e corruzione furono i punti di riferimento delle prime riflessioni sistematico-razionali di questi pensatori universali provenienti dalla Ionia (lattuale Turchia orientale): Talete di Mileto (VII-VI sec. A C.) pensava che il principio generatore di tutto fosse lacqua, fonte di vita per la natura ed elemento su cui galleggerebbe la Terra.I filosofi presocratici IIAnassimandro di Mileto (610-547 a C.), allievo di Talete riteneva che il principio di tutto fosse lpeiron, cio lillimitato, da cui si svilupperebbero i quattro elementi: lacqua, laria, la terra e il fuoco. Anassmene di Mileto (586-528 a. C.), forse allievo di Anassimandro, pensava che fosse laria il principio responsabile della vita animale, vegetale e terracquea, mediante processi di rarefazione e condensazione.

I filosofi presocratici IIIAnassgora di Clazmene (496-428 a. C.), port ad Atene la filosofia naturale proponendo un principio pi complesso, che gi prelude allulteriore sviluppo del pensiero: per lui allorigine delle cose del mondo e del mondo stesso vi sarebbero stati dei semi, governati da un intelletto superiore, il nous, origine ordinatrice e di governo del tutto. Si pu notare come Anassagora pose le basi di sviluppi successivi della filosofia greca, soprattutto in Platone.La Scuola Eleatica IUn passo in avanti nella ricerca sulluomo e sulla natura delle cose viene compiuto dalla cosiddetta Scuola eleatica, dalla citt campana di Elea (la Velia romana), i cui massimi rappresentanti furono il sommo Parmenide e Zenone. La cosiddetta "Scuola eleatica" fu la prima a condurre gli enigmi che ostavano alla comprensione delluomo e della natura alla dignit del concetto.La Scuola Eleatica II"Scuola eleatica unespressione comune; ma in realt siamo certi che non si tratt di una scuola, come al contrario ce la fa apparire una sintesi di una tradizione successiva di pensiero che si svilupp nella Magna Grecia, quindi nellItalia meridionale, e in particolare a Velia, come oggi si chiama la citt in cui Parmenide scrisse il primo testo di una certa ampiezza che ci sia stato tramandato.

(Hans Georg Gadamer, Il cammino della filosofia, 1990, Rai Educational)

La Scuola Eleatica IIIQuesta Scuola, fatto straordinario, ci consegna per la prima volta un testo scritto, pienamente filosofico, anche se redatto in versi. Si tratta di un poema didascalico. Ma, pur essendo scritto nella lingua di Omero, pur essendo redatto con il lessico omerico, pur possedendo lefficacia espressiva dellepica omerica, formula argomentazioni estremamente astratte e concettuali. Fu un erudito di nome Simplicio che, alla chiusura dellAccademia di Atene, decise di ricopiare il celebre testo del Poema di Parmenide, facendolo arrivare fino a noi. Si tratta del Poema intorno alla Natura, il Per Phseos.

La Scuola Eleatica IV - ParmenideParmenide di Elea (V secolo a. C.) ritenuto il fondatore dellontologia, cio della scienza dellessere.ntos-lgos il ragionamento sullessere.Per Parmenide lessere pieno, unico, incontaminato e perfetto.Passato e futuro appartengono al non-essere: tutto il mondo dei fenomeni appartiene al divenire e dunque al non-essere, perch mutevole e cangiante, illusorio e ingannevole.

La Scuola Eleatica V - ZenoneZenone di Elea (V secolo a. C.), fu allievo di Parmenide, e utilizz in modo paradossale una serie di narrazioni, per mostrare la possibilit del pensiero apparentemente logico, ma realmente assurdo.Il pi conosciuto dei suoi paradossi quello del pi veloce Achille e della tartaruga, che non sarebbe mai raggiunta da Achille. A mettere in discussione le affermazioni di Zenone, intervenne Aristotele, dicendo che Zenone si sbagliava, poich il movimento un insieme di punti distinti soltanto in "potenza", e non in "atto". In atto, il tempo e lo spazio sono un tutt'uno, di punti non distinti tra loro. Nella matematica e nella fisica contemporanee, (Gdel, Russell, Planck) Zenone ha trovato nuova audience.Senofane il Rapsodo

In realt si pu dire che la Scuola eleatica si deve far iniziare con Senofane un rapsodo greco. I rapsodi erano cantori, che erano soliti declamare, cantando, le grandi storie di eroi e le antiche leggende della tradizione, nei nuovi centri della cultura greca. Sappiamo che dopo Omero ci fu unintera letteratura cosiddetta "ciclica", i kkloi, una gran quantit di saghe e racconti epici, di cui non sappiamo pi nulla. Il Poema di Parmenide I

Vediamo un po pi da vicino questo testo poetico. Esso comincia con versi di grande potenza descrittiva, in cui si narra di un uomo di notevole esperienza (che evidentemente deve essere lautore stesso), il quale, in un viaggio favoloso su un carro solare guidato dalle figlie di Hlios, condotto fuori dalle citt verso il palazzo della dea, che, in segno di particolare favore, gli dar chiarimenti sulla verit dellessere.

Il Poema di Parmenide II

"Verit" si dice in greco altheia: questa parola, se vogliamo spiegarne esattamente luso linguistico, significa in realt il "non occultamento", nel senso, ad esempio, di non nascondere niente in ci che si dice e si pensa. Ma attualmente, e per buoni motivi, traduciamo di solito "sve-la-men-to". Limportante, in questa espressione, appunto il modo in cui vi traspare limmensa curiosit dei Greci per il mondo, lo sforzo di scoprire che cosa c sotto, di portare allo scoperto ci che si nasconde e di collocarlo in nuova luce.La Questione del Nulla I

La conoscenza del mondo che si aveva in questo secolo che ora affrontiamo, tra il 600 e il 500 avanti Cristo, si certo ampliata enormemente. Ma la filosofia non semplice conoscenza del mondo, filosofia interrogarsi sugli enigmi che appaiono sullo sfondo di questo mondo che ci si apre davanti.

Come nato questordine cosmico? Da che cosa si generato? E che cosa cera prima?

La Questione del Nulla II

Se esso generato, allora prima non cera nulla. Davvero? Si pu davvero pensare che nulla ci fosse? Proprio questo il grande interrogativo con il quale il pensiero si incammina a interrogarsi sullessere. Esiste il nulla? Possiamo evitare questa domanda? Che cosa cera prima? Donde venuto? E cos via tutte questioni poste in seguito da Aristotele nella sua fisica e nella sua cosmologia.La Questione del Nulla III

In ogni caso, qui il pensiero ormai diventato pensiero critico. Un filosofo ha rivolto ai saggi di Mileto la seguente questione: "Che cosa ne pensate, dunque, della genesi dellordine cosmico? dal nulla che venuto allessere? Che cosa vuol dire questo?". In effetti Parmenide ritiene che tale domanda sia il frutto di una vera e propria ispirazione divina. E mette in bocca alla dea ci che avrebbe dovuto apprendere da lei. Come si pu imparare a capire la nostra conoscenza del mondo? Come si pu imparare a intendere il mondo come ordine, senza pensare un concetto inimmaginabile quale il nulla?

La Questione del Nulla IV

Il testo dice infatti con parole assai chiare: "Se volete pensare secondo ragione, dovete tenervi lontani dalla via nella quale bisognerebbe pensare il nulla". chiaro: divenire, nascere, movimento, alterazione implicano sempre un nulla. Dal nulla nasce qualcosa. Come possiamo evitarlo? Bisogna imparare a pensare che cosa significhi essere, senza volerlo spiegare a partire dal nulla.

Il Pensiero dellEssere I

Che cos "essere"? Ecco, la dea insegna: "Segui il nos!" Questo il termine greco per dire "ragione", o "spirito", o pensiero; ma questa parola nos ha una peculiarit tutta sua come vedremo. Il nos , per cos dire, limmediatezza del cogliere il vero interiormente, come quando si dice, per esempio: "me ne avvedo", vale a dire: "lo vedo con i miei stessi occhi"; "penso a ci che vedo con i miei occhi". Naturalmente non qualcosa che vedo davanti a me, ma che intuisco visivamente. Come si potrebbe concepire, altrimenti, linizio di tutto lessere? Non ha alcun inizio, lessere. Soltanto un ente pu esserci o non esserci. Il Pensiero dellEssere II

"Questa la prima cosa che devi imparare, mio diletto: quando dici che qualcosa presente, oppure assente, ci non significa che luna cosa , e laltra non . Entrambe sono. Devi imparare che ci che presente e ci che assente sono entrambi. Lessere Uno, tuttintero, ed ovunque uniformemente adesso. Non pu essere generato, perch altrimenti un tempo non sarebbe stato Non pu muoversi, perch altrimenti in un luogo non sarebbe". Il movimento, la knesis, la ghnesis, richiamano in fondo il problema del divenire, del nascere dal nulla, di fronte al quale il pensiero si trova come davanti a un enigma.Il Pensiero dellEssere III

Ma nel Poema di Parmenide c tutto un insieme di argomentazioni, una specie di sentiero della verit su cui la dea vuole condurre il suo allievo, indicandogli, per cos dire, dei segnavia: "Non deviare da questa strada e non ricadere in un impensabile come il nulla". E cos la dea cerca di introdurre questo giovane (non detto per che sia giovane) questo suo allievo, a ci che intendiamo propriamente per "essere". Lessere ovunque, c sempre, non pu mutare, non si d alcun divenire, nessun trapassare in altro: tutto ci infatti non essere. E qui arriviamo al punto particolare che ha fatto storia: infatti, sotto il segno dellessere sta anche linscindibilit di essere e nos, noin, che si traduce con "pensiero". Il Pensiero dellEssere IV

Come si dovrebbe rendere, altrimenti? Sarebbe meglio dire, come ho proposto, "avvedersi di qualcosa", "intuire", con la stessa immediatezza che si ha nel vedere. Noin , per cos dire, lesperienza immediata "ecco!", " qui!". Gi dire "qualcosa", dire troppo: si tratta soltanto di un "c!". Noi non possiamo fare nientaltro che dire "c qualcosa", ma questa gi una proposizione assai complessa."C qualcosa": in seguito avremo modo di apprendere quanti problemi si nascondano dietro questo "qualcosa" che dobbiamo adoperare ogni volta che pensiamo.

LEquilibrio degli Opposti I Dunque, il colloquio procede per strade faticose, e viene detto anche che noin ed inai pensare ed essere sono inscindibili, si co-appartengono; "Senza lessere non potrai mai trovare questo intuire, questo avvedersi. Il nulla non ; questo pensiero, in cui ognora ci si smarrisce come mortali disorientati, deve essere del tutto abbandonato". Certo, questo ammonimento a evitare lassurdo pensiero del nulla , per cos dire, una lezione divina. Ma gli uomini, possono far questo?

LEquilibrio degli Opposti IINon devono forse pensare la pluralit di ci che accade, che si altera, si organizza, presente o assente non lecito che si pensi magari anche a queste cose? "S" risponde la dea "e voglio anche mostrarti come lo si pu fare secondo ragione, senza pensare lassurdit del nulla". E con ci prende avvio la parte pi ampia del poema, quella perduta, in cui Parmenide ripercorre le conoscenze dei pensatori di Mileto, sotto una nuova luce critica.Unit e Molteplicit

Insomma, non era cos semplice spiegarsi come mai il giorno e la notte si avvicendino. Ma questo era appunto il nuovo tipo di conoscenza che in fondo gi i pensatori di Mileto possedevano, senza averne ancora colto il significato; vale cio a dire: non si tratta affatto di unopposizione, giorno e notte sono una cosa sola. In altri termini: c una via per spiegare le differenze e la molteplicit, la variet dellesperienza, senza dover pensare il nulla. Essa consiste nel concepire le cose come presenti nella luce e come dileguantisi da essa. Cos come il giorno e la notte si succedono perch sono la stessa cosa, cos la luce e il buio sono in verit forme nelle quali le cose scompaiono, s, alla vista, ma non per questo cadono nel nulla. Democrito e lAtomismo IOra, per, qualcuno potrebbe facilmente dire: "Ma come puoi tu, cos, spiegare davvero lordine del mondo? Se lessere ovunque uniforme, non si deve in qualche modo pensare qualcosa come una mescolanza delle molte cose che sono? Che sono, appunto: non necessario il nulla, ma almeno ci dovrebbe gi essere la molteplicit". E di fatto c: la grande intuizione degli atomi, con cui, in seguito, in diretto riferimento al pensiero eleatico, i Greci hanno sviluppato la teoria atomistica: pensiamo a Democrito (Abdera, 470-370 ca a. C.) e ai suoi predecessori, dei quali sappiamo veramente poco.

Democrito e lAtomismo IIGli atomisti non hanno segnato la storia universale del sapere, come avvenuto invece per la teoria atomica della scienza moderna, che dal XVIII secolo a oggi ha diretto la nostra immagine del mondo. In ogni caso, essi ebbero un certo ruolo Democrito fu comunque uno studioso importante, anche se, per motivi di cui diremo, le sue dottrine non ci sono pervenute in forma dettagliata.Democrito e lAtomismo IIIEppure ha lasciato pi di cento manoscritti. Gli Alessandrini ne avevano ancora conoscenza, e la tarda antichit in particolare Epicuro ha ricavato molte delle sue nozioni proprio dallindagine democritea. Ma, come si gi detto, questa solo una tarda conseguenza di quella sfida per il pensiero che Parmenide mette in bocca alla dea: ". Voi dovete pensare soltanto lessere, uno, immutabile e vero, e nientaltro. e ancora ParmenideQuesto soltanto propriamente vero. Tutto il resto luce mutevole e buio che avanza, e cos tutte le altre variazioni, in cui gli opposti si separano a vicenda, come il caldo e il freddo, il secco e lumido e cos via".Questo dunque il Poema di Parmenide, la cui parte teoretica, cio la dottrina dellessere, ci tuttora conservata nei suoi versi.

Eraclito, lEssere e il Divenire I

Seguendo i manuali e le divulgazioni, di solito troviamo un accostamento, o meglio una contrapposizione, fra questo eleatico che immobilizza il cosmo, negando ogni movimento e ogni alterazione e come sua controparte la dottrina di Eraclito (Efeso, 550-480 ca a. C.). unidea facile da pensare, e c poi un famoso frammento di Eraclito che dice: "Tutto divenire. Tutto scorre".

Eraclito, lEssere e il Divenire II

Se si confronta questa affermazione con quel concetto di conoscenza dellessere, ne ricaviamo una dissoluzione sconsolata della possibilit di sapere in quanto tale. Se fosse vero questo che "tutto scorre", allora ci sarebbe solo quella estrema disperazione del sapere che chiamiamo scepsi (scetticismo). E in effetti, nel seguito della tradizione eleatica, si supposto anche questo, che in realt noi non possiamo sapere nulla.Eraclito, lEssere e il Divenire III

Veniamo cos a un problema teoreticamente importante per la nostra conoscenza degli inizi della filosofia: il fatto, cio, che possediamo solo citazioni. Il Poema di Parmenide ben di pi che una citazione, una trascrizione molto diligente. Ma nel caso di Eraclito abbiamo soltanto singole frasi, anche se di una pregnanza, di una incisivit, di una concisione estreme. Faccio solo un esempio: "La via in salita e in discesa una e medesima . possibile darne una lettura aristotelica, che rimedita la visione della natura che cera a Mileto. Eraclito, lEssere e il Divenire IV

Potrebbe essere questa: "Ah, gli eventi naturali sono sempre un ciclo. Dallalto vengono il fuoco, il calore e la luce, e poi ancora le nuvole e lacqua, e in mezzo laria e alla fine la terraferma". Con questa visione retrospettiva viene individuata in questo frammento di Eraclito la ciclicit dei processi della natura, e in effetti, poi, molti hanno inteso cos. Per, se consideriamo linsieme dei molti frammenti eraclitei conservati, allora vediamo che questo non certo il modo pi avveduto di comprendere questa proposizione.

LUnit nella Diversit I "La via in salita e la via in discesa" unosservazione grandiosa! " la medesima". proprio necessario che qualcuno ce lo dica, che sono la stessa cosa: sono cos diverse! La salita faticosa; anche la discesa gravosa per le ginocchia, ma pi facile. Ma si potrebbe anche tradurre "landata e il ritorno sono la stessa strada" in greco le parole sono uguali ed ecco unaltra esperienza, anche chi non alpinista: pu farla Allandata la strada pi lunga; ma al ritorno per noi pi corta, perch la conosciamo gi. Perci, forse anzi ne sono addirittura certo, Eraclito non ha voluto dire nientaltro che questo: ci che ci appare cos diverso, in realt, invece, il medesimo.

LUnit nella Diversit IIE questo vale anche per il famoso fiume. "Tutto scorre". "Non possiamo scendere due volte nello stesso fiume: acqua sempre nuova che ci lambisce". Piano! Non nello stesso fiume! infatti lo stesso fiume quello in cui scorre lacqua! E allora il "tutto scorre" non esclude affatto che vi sia unuguaglianza. E cos possiamo imparare dalle citazioni di Eraclito molte cose interessanti.

LUnit nella Diversit IIIC un passo, riportato da Platone, che indubitabilmente di Eraclito,: "Luno che si sdoppia, torna a richiudersi in se stesso". Qui si riassume gi tutto: lo sdoppiarsi, lessere-differente, che non per il distacco come condizione irreversibile. Sempre, in ogni distacco, c improvviso il ritrovarsi insieme. unesperienza che si fa. Ecco un altro esempio, evidente a ciascuno, anchesso sicuramente di Eraclito: "la fame e la saziet ". LUnit nella Diversit IVSembra che non ci sia un passaggio tra le due: conosco persone che dicono drasticamente e con grande sicurezza: "grazie, sono sazio", e non mangiano pi. Oppure prendiamo altri casi: la guerra e la pace. Che impatto improvviso, quando la vita ordinata della pace da un giorno allaltro letteralmente si trasforma in un mondo completamente diverso! Eraclito, evidentemente, quando ha cercato questa unit nella differenza, lunit nella diversit, aveva di mira una cosa di importanza decisiva: lunit che, in tutte le differenze, torna sempre a prorompere.

LUnit nella Diversit VE a questo proposito ci sono delle esperienze sulle quali dovremo un po intrattenerci prossimamente che tutti conosciamo. Forse, una delle forme pi impressionanti di questo passaggio istantaneo quella fra il sonno e la veglia. Diciamo di addormentarci con piacere, mentre nel nostro mondo civilizzato troviamo sempre assai sgradevole il risveglio. E magari sar anche vero. LUnit nella Diversit VIMa, in fondo, come sappiamo benissimo: un istante, e si di nuovo "in s"; questo che diciamo, quando ci ritroviamo svegli. Cos come un istante quello in cui ci si addormenta e non si sente pi nulla, "come un morto". Eraclito ha riflettuto proprio su questi fenomeni e con ci ha posto alla filosofia accanto alla concezione parmenidea dellessere una nuova grande sfida.Verso PlatonePlatone ha fatto proprie queste due grandi potenze del pensiero, manifestatesi e operanti intorno al 500 avanti Cristo prima ancora che la tragedia, come noto a tutti, producesse la grande stagione della cultura greca di Atene. In questo preciso momento, dunque, erano gi state gettate le basi di quella che sar la strada del pensiero e dellinsegnamento nelle prime scuole filosofiche, quella di Platone per i socratici, e quella di Aristotele per i platonici.

PitagoraPitagora di Samo (570-497 a. C.) individu la dualit tra corpo e anima, come riflesso del contrasto tra bene e male. Lanima immortale e dunque semplice e perfetta (come spiegher Platone), mentre il corpo generato e corruttibile.Ma vi un principio ordinatore di tutto luniverso, ed il Numero, con il quale si pu spiegare la norma della natura,e il suo alternarsi con il caos.I SofistiSofisti erano detti i filosofi che davano unimportanza assoluta allarte della persuasione, soprattutto nellAtene della grande stagione politica del V e del IV secolo.A loro si oppose decisamente Platone, che non li considerava filosofi, cio amanti della sapienza alla ricerca della verit, ma filodossi, cio amanti della mera opinione soggettiva. I pi famosi di costoro furono Gorgia, Prodico, Ippia e Antifonte, ma soprattutto Protagora.ProtagoraProtagora di Abdra (V secolo a. C.) fu esiliato per il suo scetticismo circa lesistenza degli di; rappresenta senzaltro liniziatore del filone relativista della filosofia, di matrice retorica e scettica. In ogni caso il suo relativismo non lo port mai a porre in dubbio che si possano definire come buone o male, giuste o ingiuste le azioni umane libere.L'uomo la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono ( Protagora, fr.1, in Platone, Teeteto, 152a).

Socrate ISocrate (469-399 a. C.) il grande maestro di tutti noi. Si potrebbe anche dire poco meno di Ges di Nazaret, per certi aspetti.Nulla scrisse e la sua figura conobbe onori e rifiuti, e una morte per condanna dello Stato ateniese.Platone gli diede gloria immortale facendolo protagonista di quasi tutti i suoi dialoghi.Il suo maggiore interesse era etico, come osservatore acutissimo dei comportamenti umani.Socrate IIMa il suo motto pi famoso e fondamentale So di non sapere, linizio di ogni sapere, di ogni epistemologia fondata sul ragionamento e sulla logica argomentativa. Riteneva che ogni uomo dovesse vivere virtuosamente e che il fine della vita di ognuno fosse di dedicarsi al sommo bene.Lo troveremo successivamente, parlando di Platone.Platone IPlatone (Atene 427-347 ca a. C.) il padre e fondatore della filosofia occidentale.La sua importanza imparagonabile a quella di alcun altro pensatore, forse escluso il suo supremo allievo Aristotele.Mente eccelsa e dialettica, Platone impegn la sua vita nella ricerca e nelluso del sapere a vantaggio delluomo, il quale ha la possibilit di comprendere come funziona la natura delle cose e come egli stesso strutturato (antropologia filosofica), e in ragione di quali sue caratteristiche agisce.Platone IIPer il grande Maestro le idee sono il principio di ogni cosa del mondo, a partire dallidea fondamentale del bene. Platone, si pu dire, utilizza il meglio delle intuizioni dei grandi predecessori, il solenne Parmenide e loscuro Eraclito: per Platone il divenire delle cose del mondo non sono non-essere, bens copia imperfetta delle idee delle cose stesse. Parmenide e Eraclito, dunque, per Platone hanno entrambi ragione. Attorno al mondo delle idee Platone costruisce la sua gnoseologia, cio la sua teoria della conoscenza.Platone IIINella vita umana come nella vita pubblica, nella politica, per Platone si pu operare tenendo conto dellimperfezione di ci che viene compiuto, ma della possibilit di migliorarsi, somigliando sempre di pi allidea di bene, che tutto governa e ispira, essendo la somma virt.La citt ideale (vita politica collettiva), da un lato, e lanima razionale (vita individuale) dallaltro, che governa le passioni dellirascibile e del concupiscibile, mostrano come luomo abbia in se stesso la possibilit di compiere atti virtuosi alla ricerca del bene. Lanima come il guidatore di un cocchio trainato da due focosi cavalli, che impetuosamente incedono, ma che ubbidiscono al comando delle redini Platone IVAnche se Platone ha scritto molte opere, sulle tracce del suo maestro Socrate, sostenne sempre la superiorit del discorso orale sullo scritto.E cos, nonostante scrisse moltissimo, si pu dire che molte delle sue posizioni teoriche furono lasciate al libero fluire del pensiero narrante e dialogante, tra lui e i suoi interlocutori, i molti allievi che frequentavano la scuola da lui stesso fondata, lAccademia.Tanti non-scritti, gli agraph dgmata, persistono nella tradizione e sono ritenuti (anche da Aristotele stesso) forse la parte pi elevata dellinsegnamento platonico.

Platone VLe idee sono per Platone il fondamento, non solo del pensare, ma dello stesso essere-delle-cose, sono un fondamento ontologico, oltre che conoscitivo.Luomo conosce attraverso il riconoscimento di ci che sta gi dentro la propria anima, operando con la reminiscenza che proviene dal mondo delle idee immortali.La verit comunque rimane sempre al di l delle possibilit conoscitive delluomo, il quale pu solo intuirne i contorni attraverso la riflessione e il dialogo.Platone VILo schema conoscitivo platonico dunque il seguente:- conoscenza sensibile o opinione ()- immaginazione () - credenza ()- conoscenza intelligibile o scienza () - pensiero discorsivo () - intellezione ()Platone VIIIn nessuno come in Platone vive e suggerisce conoscenza il Mito, tutti i miti della tradizione, e uno in particolare, quello di Eros, che tutto muove, muove il mondo e muove luomo, muove il desiderio e la collera, muove la paura e il coraggio, muove la vilt e il sacrificio, muove Figlio di Pros e di Pena, cio di Risorsa e Povert, Eros opera come principio unificante del molteplice e del contraddittorio Platone VIIIPer Platone vale l'ideale della kalokagatha (dal greco kals ki agaths), ossia bellezza e bont. Tutto ci che bello (kals) anche vero e buono (agaths), e viceversa. La bellezza delle idee che attira l'amore intellettuale del filosofo perci anche il bene dell'uomo. Il fine della vita umana diventa la visione delle idee e la contemplazione di Dio.Tale contemplazione sempre imperfetta nella dimensione del mondo sensibile, dominata dalla materia che, in quanto priva di essere, un semplice non-essere. L'uomo si trova a met strada tra questi due estremi: mentre le idee sono in s e per s, come realt indipendente e assoluta (ab-soluta), appunto perch "sciolta da" ogni altra, non essendo relative ad altro da s, l'uomo invece calato nellesistenza (da ex-sistentia, "essere fuori").

Platone IXNel mondo delle idee dunque si trova la dimora dellessere, poich allesistenza appartiene solamente il fluire imperfetto delle cose del mondo e della vita.Cos come luomo ha lidea del triangolo e delle altre figure geometriche, cos le idee rappresentano la perfezione dellessere, che si riflette nelle cose del mondo sensibile.Platone configura cos una visione dualista della realt, che avr grandi sviluppi e anche grandi critiche, a partire dal grande allievo Aristotele.Platone XForse la presenza di Aristotele nella scuola platonica indurranno il Maestro a correggere parzialmente al sua visione del mondo, con lintroduzione del concetto di partecipazione (metxis) delle cose ai vari gradi dellessere e soprattutto con lintroduzione del principio dialettico, come processo di unificazione e moltiplicazione.La dialettica si presta dunque alla ricerca della verit tramite lesercizio continuo dellinterrogazione dubitante, la maieutica.Platone XIPer quanto riguarda la Politica, per Platone una sana organizzazione dello Stato dunque il riflesso dell'organicit dell'anima umana, a cui i filosofi sono preposti. L'anima irascibile o volitiva, simboleggiata dal cavallo bianco, diventa virtuosa quando caratterizzata da coraggio e audacia: essa trova il suo corrispettivo nella classe dei guerrieri, che hanno il compito di difendere la citt. L'anima concupiscibile, simboleggiata dal cavallo nero, rappresentata infine dagli artigiani e i commercianti, che devono sapere sviluppare la virt della temperanza; costoro sono pi portati al lavoro produttivo.Platone XIIPer Platone, dunque, lAnima e lo Stato devono avere riferimenti rispondenti razionalmente alle virt preposte:Governanti-filosofi: testa, razionalit, sapienza, giustizia;Guerrieri: torace, volitivit, coraggio;Artigiani e commercianti: addome, concupiscibilit, temperanza.Platone XIIII Dialoghi e gli scritti sicuramente attribuibili a Platone, secondo un ordinamento successivo (I sec. D. C.) sono i seguenti:Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone, Cratilo, Teeteto, Sofista, Politico, Parmenide, Filebo, Simposio, Fedro, Carmide, Lachete, Liside, Eutidemo, Protagora, Gorgia, Menone, Ippia Maggiore, Ippia Minore, Ione, Menesseno, La Repubblica, Timeo, Crizia, Leggi, e le Lettere.

Aristotele IAristotele (Stagira 383 Calcide 322 a. C.) ha influenzato la filosofia e la scienza successive forse al pari di Platone, di cui fu il pi brillante allievo, anche se a volte non riconosciuto come tale. Pu essere che il suo progressivo distaccarsi dalle dottrine del Maestro, fecero preferire Speusippo, come successore di Platone stesso, alla morte di questi, alla direzione dellAccademia filosofica, che il grande ateniese aveva fondato decenni prima. Aristotele IILa biografia del grande stagirita complessa, cos come la sua eredit teoretica e morale.Egli si mosse, dopo avere condiviso la vicenda accademica per ben 18 anni, a partire dal compimento del 17mo anno di et, anche se i primi anni, in assenza di Platone, lAccademia era retta da Eudosso di Cnido. Dopo avere condiviso con alcuni colleghi esperienze di ricerca ad Atarneo, Asso e Mitilene, fu chiamato a Pella, da re Filippo II di Macedonia, che gli chiese di istruire suo figlio Alessandro.Aristotele ivi rimase per tre anni e istru il futuro grande nei fondamenti della storia e della sapienza greca. Aristotele IIITornato ad Atene verso il 335, Aristotele fonda, con laiuto di Alessandro, nel Liceo dedicato ad Apollo Licio, la sua scuola il Peripato, cos detta per labitudine del Maestro di insegnare passeggiando.Vi insegna soprattutto materie scientifiche, quali zoologia, botanica, mineralogia, ma nei pomeriggi e nelle serate tiene, oggi potremmo dire, conferenze aperte a tutti i cittadini.Resta ad Atene fino alla morte di Alessandro, per rifugiarsi fino alla morte a Calcide, inviso agli ateniesi. Destino comune a molti grandi.Aristotele IVIl suo testamento molto interessante:

Andr senz'altro bene, ma qualora capitasse qualcosa, Aristotele ha steso le seguenti disposizioni: tutore di tutti, sotto ogni aspetto, dev'essere Antipatro; per, Aristomene, Timarco, Ipparco, Diotele e Teofrasto, se possibile, si prendano cura dei figli, di Erpillide [la sua convivente] e delle cose da me lasciate, fino all'arrivo di Nicanore. E al momento giusto, mia figlia [Piziade] sia data in sposa a Nicanore [...] Se invece Teofrasto vorr prendersi cura di mia figlia, allora sia padrone lui [...]I tutori e Nicanore, ricordandosi di me, si prendano cura anche di Erpillide, sotto ogni aspetto e anche se vorr risposarsi, in modo che non sia data in sposa indegnamente, visto che stata premurosa con me. In particolare, le vengano dati, oltre a quello che ha gi ottenuto, anche un tallero d'argento e tre schiave, quelle che vuole, la schiava che gi ha e lo schiavo Pirro. E se vorr abitare a Calcide, le sia data la casa per gli ospiti vicino al giardino; se invece vorr stare a Stagira, le sia data la mia casa paterna [...]Sia libera Ambracide e le si diano, alle nozze di mia figlia, cinquecento dracme e la giovane serva che gi possiede [...] Sia liberato Ticone quando mi figlia si dovesse sposare, e cos anche Filone, Olimpione e il suo ragazzino. Non vendano nessuno dei giovani schiavi che attualmente mi servono, ma siano impiegati; una volta dell'et giusta, siano liberati, se lo meritano [...]Ovunque sia costruita la mia tomba, l siano portate e deposte le ossa di Piziade, come lei stessa ordin; dedichino poi anche da parte di Nicanore, se sar ancora vivo - come ho pregato a suo favore - statue di pietra alte quattro cubiti a Zeus Salvatore e ad Atena Salvatrice a Stagira.[

Aristotele VIl pensiero di Aristotele vasto e complesso: prende le mosse dal platonismo, ma va molto oltre, come vedremo.Innanzitutto egli cerca di superare il fortissimo dualismo gnoseologico del Maestro ateniese, proponendo di considerare come la realt tutta potesse essere compresa a partire dal concetto di essere. I trattati giovanili sullAnima (De anima) e sulla Filosofia (Protrectico), gi manifestano la sua fortissima tensione morale, per cui la filosofia stessa, essendo disinteressata allutile, la strada maestra verso la conoscenza e la bont (cio il bene).Aristotele VIA seguito della chiusura dellAccademia e delle altre scuole filosofica classiche voluta dallimperatore Giustinano nel 529 d. C., anche le opere di Aristotele rischiarono di andare perdute.Si pu dire che le salv nell84 a. C. Lucio Cornelio Silla che le fece portare a Roma, dove furono riordinata da Andronico di Rodi.Le grandi opere di Aristotele, a differenza di Platone che prefer la struttura dialogica, si configurano come trattati.Aristotele VIIL'insieme di queste opere pu essere ordinato per argomenti omogenei:Logica, scritti raccolti nel titolo complessivo di Organon - in greco, "strumento" - comprendenti: - Le categorie (un libro) - Sull'interpretazione (un libro) - Analitici primi (due libri) - Analitici secondi (due libri) - Topici (otto libri) - Elenchi sofistici (un libro)

Aristotele VIIIMetafisica (quattordici libri) Fisica (otto libri) con scritti correlati: - Sul cielo (quattro libri) - Sulla generazione e corruzione (due libri) - Sulle meteore (quattro libri) - Storia degli animali (un libro) - Sulle parti degli animali (un libro) - Sulla generazione degli animali (un libro) - Sulle migrazioni degli animali (un libro) - Sul movimento degli animali (un libro)

Aristotele IXSullanima (tre libri) con scritti correlati: - Sensazione e sensibile (un libro) - Memoria e reminiscenza (un libro) - Il sonno (un libro) - I sogni (un libro) - La divinazione mediante i sogni (un libro) - Lunghezza e brevit della vita (un libro) - Giovinezza e vecchiaia (un libro) - La respirazione (un libro)

Aristotele XEtica, comprendente - Etica Nicomachea (dieci libri) - Etica Eudemia (sei libri) - Grande etica (due libri) Politica (otto libri) correlata alla Costituzione degli Ateniesi Retorica (tre libri) Poetica, incompiuta,oltre a numerosi altri scritti ritenuti apocrifi, come I problemi e Le audizioni meravigliose.

Aristotele XIPer Aristotele la filosofia la scienza dellessere e delle cause dellesistere:lontologia, o metafisica (dizione attribuita ad Andronico di Rodi), poich il Maestro la chiamava teologia, la scienza dei fondamenti, cio dellessere costituito secondo potenza e atto: in tale modo Aristotele supera la dicotomia tra essere e divenire, proponendo una sorta di unificazione concettuale, il sinolo, cio il sun-olon, il con il tutto. Tutto pu diventare (atto) ci che in potenza.Diverso il discorso del possibile e dellattuale, come nel caso dellembrione umano vs. essere-umano-nato.

Aristotele XIILe Cause:causa formale: consiste nelle qualit specifiche dell'oggetto stesso, nella sua essenza; causa materiale: la materia il sostrato senza cui l'oggetto non esisterebbe; causa efficiente: l'agente che determina operativamente il mutamento; causa finale: la pi importante di tutte, in virt della quale esiste un'intenzionalit nella natura; lo scopo per cui una certa realt esiste.

Aristotele XIIIPer Aristotele il processo conoscitivo (Logica) avviene solamente tramite la deduzione e la struttura del sillogismo, l dove valgono i principi di identit e di non contraddizione:a) luomo razionale,b) il razionale libero,c) luomo libero,siccome a due premesse necessarie (a e b), segue una conclusione incontrovertibile (c).Aristotele XIVLEtica laltro grande centro della speculazione aristotelica, per cui letimologia del termine stesso diventa oggetto di riflessione morale intorno al bene e alla virt, a partire dalla condizione umana, che rappresentata dalla sua antropologia: Le tre modalit etiche di condotta (edonismo, politica, teoretica) vanno comunque integrate fra loro, senza privilegiare l'una a discapito dell'altra. L'uomo infatti deve saper sviluppare e assecondare armonicamente tutte e tre le potenzialit dell'anima che contraddistinguono il proprio essere o entelechia, e da Aristotele identificate con:

- l'anima vegetativa, comune anche alle piante e agli animali, che attiene ai processi nutritivi e riproduttivi; - l'anima sensitiva, comune agli animali, che attiene alle passioni e ai desideri; - l'anima razionale, che appartiene soltanto all'uomo, e consiste nell'esercizio dell'intelletto.

Aristotele XVPer Aristotele esistono le

Virt etiche: - Giustizia, - Coraggio - Temperanza - Liberalit - Magnificenza - Magnanimit - Mansuetudine Virt dianoetiche-calcolative - Arte - Prudenza Virt dianoetiche-scientifiche- Sapienza- Scienza - Intelligenza

Aristotele XVIAristotele, il filosofo per eccellenza, cos come lo chiamava Tommaso dAquino, si interess profondamente anche delle scienze della terra e della vita umana, creando il primo completo sistema scientifico classificatorio della cultura occidentale.Molto del suo pensiero scientifico con il tempo stato superato dalle scoperte successive, a partire dallastronomia e dalle scienze della natura.La sua importanza resta per somma, per le vie conoscitive che ha aperto il suo metodo (dal greco met-odon, per la via) alla ricerca successiva.Lo Stoicismo IDopo la stagione dei Maestri Platone e Aristotele, la storia della filosofia annovera alcuni filoni di pensiero che si sono soffermati su particolari questioni etiche e conoscitive.Tra queste lo Stoicismo, scuola di pensiero fondata da Zenone di Cizio (365-263 a. C.) e Crisippo (281-204 a.C.). Per gli Stoici lanima umana ospita una scintilla di divino, cio del Lgos o ragione universale, per cui luomo deve rinunciare, se pu, o almeno governare rigorosamente le sue passioni naturali.Lo Stoicismo IIEpittto (50-138 d. C.) si rif a Crisippo, accentuando, nel suo celeberrimo Manuale, le ragioni per cui luomo deve curarsi unicamente delle virt morali, trascurando glorie e onori (ahi ahi!).Seneca (4 a. C.-65 d. C.), precettore e ministro di Nerone, fu da questi condannato a morte, teorizzo lequilibrio e la riconoscenza reciproca tra gli uomini. Si leggano le celeberrime Lettere a Lucilio e i dialoghi, come il De senectute e il De vita beata.Marco Aurelio (121-180 d. C.), imperatore, fu grande filosofo stoico, seguace di Seneca, si defin primo servitore dello stato (cfr. I Pensieri).Il Cinismo e lo ScetticismoDel Cinismo possiamo ricordare Diogene di Sinope, detto il Cinico (IV a. C.), che port alle conseguenze estreme il rigorismo socratico, teorizzando un ritorno radicale alla natura e la rinuncia a ogni comodit, per recuperare lumanit perduta.Lo Scetticismo, scuola filosofica perenne, mostra come suo fondatore Pirrone di Elide (360-270 a. C.), il quale teorizz un dubbio metodico circa la possibilit di conoscere le cose del mondo, per cui latteggiamento pi saggio sarebbe lafasa, cio il non dire nulla in termini di giudizio conoscitivo, e latarassa, cio limperturbabilit, sotto il profilo del giudizio etico. Grande mentore di questa linea di pensiero si pu considerare linglese David Hume (XVIII sec.), che studieremo lanno prossimo.PlotinoPlotino (205-270) considerato il maggiore esponente del neo-platonismo. La sua interpretazione di Platone serv sia ad Agostino, sia a Tommaso dAquino a tentare collegamenti positivi tra la dottrina cristiana e la tradizione filosofica classica.Tra i principali punti della sua teoria: lUno (Dio) il punto di inizio, cui accede, ma non completamente lIntelletto (detto Nous) e lAnima umana, divisa tra una parte superiore (oggi diremmo cosciente) e una parte inferiore (diremmo inconscio). Jung, suo attento studioso, lo considera un predecessore nellanalisi dellinteriorit delluomo.Epicuro Epicuro di Samo (341-271 a. C.) teorizz una vita equilibrata , partendo dallatomismo di Democrito, nella quale la ricerca del piacere fosse sostanzialmente rifuggire il dolore, e quindi dominare le passioni eccessive, come illustra bene il frammento sottostante

Dalla Lettera a MeneceoT , , o , , ' . cio Il male, dunque, che pi ci spaventa, la morte, non nulla per noi, perch quando ci siamo noi non c' lei, e quando c' lei non ci siamo pi noi.

LucrezioLucrezio (99-55 a. C.) fond il suo pensiero sulla tradizione epicurea, e sul materialismo democriteo. Nel suo famoso poema De rerum natura sostenne lesigenza di vivere una vita armoniosa secondo la natura, alla ricerca di un equilibrio tra la vita dei singoli e quella della comunit politica. La filosofia cristianaAbbiamo visto levoluzione del pensiero antico fino allavvento del Cristianesimo e oltre.In un ambito di studio limitato, non possiamo sviluppare gli approfondimenti che un punto cos focale meriterebbe, ma possiamo dire che la nuova religione che si riferisce alla Persona di Ges Cristo rivoluziona tutto il pensiero antico, proponendo come codice di riferimento, insieme alla Bibbia, come Primo Testamento, la Buona Novella dei Vangeli e della prima letteratura cristiana, nella quale le Lettere di Paolo e lApocalisse di Giovanni sono di importanza decisiva. Nasce una filosofia cristiana? S e no, perch il Cristianesimo, pi che una filosofia, unesperienza che si rif alla Persona di Cristo cosicch pi avanti, allora, si potr parlare di una filosofia cristiana, a partire dal grande alessandrino Origene e da santAgostino.Lo GnosticismoUna dottrina importante caratterizz i primi tre secoli dellera cristiana, permeando anche la stessa dottrina dei seguaci di Cristo, lo Gnosticismo, i cui principali esponenti furono Valentino e Carpocrate.Qualcuno sostiene che ne fosse in qualche modo coinvolto anche Giovanni con il suo Vangelo, le sue Lettere e lApocalisse, ma il tema controverso.Lo Gnosticismo era essenzialmente un dualismo teoretico, che, come il manicheismo (da Mani, sacerdote iranico del III secolo d. C.), ipotizzava una divisione netta tra bene e male, e una possibilit di comprensione differenziata tra gli uomini, che si dividerebbero in incipientes (allievi), proficientes (in cammino) e perfecti. Eredi successivi degli gnostici e dei manichei furono i bogomili, i pauliciani e i catari diffusi e perseguitati nel Medioevo.Verso santAgostino IDobbiamo incamminarci celermente verso Agostino che, con la sua imponente figura di pensatore, sta quasi sulla soglia della fine dellantichit e dellinizio di ci che chiamiamo Medioevo.La sua morte, nel 430 d. C. si colloca con le invasioni vandaliche dellAfrica settentrionale e con gli ultimi decenni dellImpero Romano (data simbolica il 476, deposizione di Romolo Augustolo). Sappiamo peraltro che lImpero Romano dOriente durer fino al 1453, con la conquista di Costantinopoli da parte del sultano turco Mehmet II Verso santAgostino IIIl pensiero cristiano, nel frattempo, si irrobustisce con la tradizione dei Padri apostolici (Policarpo di Smirne, Ignazio di Antiochia, Clemente Romano, etc.), e dei Padri apologisti (Giustino, Taziano, Aristide, Atenagora, etc.) che scrivevano agli imperatori romani (Marco Aurelio, Antonino il Pio, ) del cristianesimo come religione che non si poneva contro lImpero E poi i grandi Padri, orientali (Atanasio, Cirillo di Gerusalemme, Basilio di Cesarea, Gregorio Nisseno e Gregorio di Nazianzo, i padri cappadoci come Teodoro di Mopsuestia ) e occidentali, come Ireneo di Lione, Giovanni Cassiano, Evagrio Pontico, Tertulliano, Cipriano di Cartagine, Ambrogio di Milano, Gerolamo, e Agostino di Ippona, che ci attende per il prossimo Anno Accademico.