costruiamo insieme il lodigiano del futuro

40
maggio-ottobre 2010 Laboratorio di Impegno Civile www.laici.net COSTRUIAMO INSIEME IL LODIGIANO DEL FUTURO Schede di lavoro verso gli Stati Generali Versione 1.0 Informazioni, adesioni e documentazione: [email protected] · www.statigenerali.lo.it

Upload: alessandro-bignamini

Post on 25-Mar-2016

223 views

Category:

Documents


1 download

DESCRIPTION

Schede di Lavoro verso gli Stati Generali

TRANSCRIPT

Page 1: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

Stati Generalidel Lodigiano

maggio-ottobre 2010

Laboratorio di Impegno Civilewww.laici.net

COSTRUIAMO INSIEME IL LODIGIANO DEL FUTURO

Schede di lavoro verso gli Stati Generali

Versione 1.0

Informazioni, adesioni e documentazione: [email protected] · www.statigenerali.lo.it

Page 2: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

INSIEME PER IL LODIGIANO DEL FUTURO

«Oggi occorre compiere passi ulteriori, in più direzioni: verso la nostra terra, che vogliamo consegnare integra e vivibile alle generazioni che ci seguiranno; verso le forze civili, sociali, economiche, culturali, politiche e religiose che hanno a cuore il futuro del territorio; verso chi - a partire dai più giovani - ha espresso nelle recenti consultazioni amministrative la propria disponibilità a servire il territorio attraverso l’impegno nelle istituzioni locali».

Così scrivevamo nel settembre 2009, invitando tutto il territorio a lavorare “per la città futura”, aggiungendo: «Torniamo a ragionare insieme, prendiamo in mano le redini del nostro destino, diamo respiro a nuove idee e nuovi progetti. Vogliamo ri!ettere e lavorare per costruire le basi di una “nuova cittadinanza”: è indispensabile che il Lodigiano elabori e condivida nuovi modi di pensare il territorio, di salvaguardare l’ambiente, di immaginare l’economia, di favorire le relazioni tra le persone e le loro culture».

E ancora: «La città è il luogo della vita, dei rapporti sociali, del lavoro, degli scambi economici e culturali, delle decisioni sugli obiettivi di interesse generale. I nostri comuni, le nostre città, devono consentire a tutte le persone che li abitano di vivere un’esistenza buona e felice, di sentirsi veramente parte di una “casa comune”».

I pilastri necessari per la costruzione di questa nuova casa comune li delineavamo così: • dare vita a un nuovo patto di inclusione sociale;• costruire un sistema di economia civile;• vincere la s!da dell’integrazione culturale;• considerare ambiente e territorio come beni di tutti e garanzia di futuro;• condividere una cittadinanza attiva e responsabile, fondata sulle regole e sulla !ducia.

Con questi obiettivi di prospettiva di fronte a noi, abbiamo iniziato a lavorare per individuare “percorsi di ri"essione” intorno ai grandi nodi tematici che incrociano il destino del nostro territorio, nella certezza che solo uno sguardo lungo, insieme a un nuovo stile di elaborazione dei progetti che riguardano la vita di tutti, possa garantire al Lodigiano il futuro che desideriamo.

Intorno ad essi si snodano le schede di lavoro che seguono, a partire dalle quali chiediamo, a tutti coloro che lo vorranno, ma in primo luogo alle istituzioni, agli enti di rappresentanza delle categorie produttive, al variegato mondo socio-sanitario, alle aggregazioni culturali e alle comunità religiose del territorio, di ri"ettere e di camminare con noi verso un grande appuntamento di incontro e di progetto, nel quale il territorio possa riconoscersi unito e incamminarsi con un nuovo stile, superando divisioni di parte, ruoli “obbligati” e appartenenze scontate, verso un futuro capace di assicurare una vita di qualità alle generazioni che ci seguiranno.

Vogliamo convocare e coinvolgere le espressioni più signi!cative del nostro territorio in un percorso che culminerà in una giornata di studio, durante la quale sia possibile mettere a

2

Page 3: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

confronto e avviare a sinergia tutti i progetti, le idee e gli strumenti che il Lodigiano è in grado di attivare per costruire il proprio futuro. Si tratta di un appuntamento che intendiamo promuovere con cadenza annuale, con lo stile degli “Stati Generali” già sperimentati in altri contesti, per inaugurare una nuova stagione di dibattito pubblico e di crescita civile sulle prospettive che riguardano la nostra terra.

3

Page 4: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

INDICE

A. Le persone al centro del Lodigiano 5

A.1 - Welfare e protezione sociale 6

A.2 - Il sistema sanitario 8

A.3 - Persone migranti e integrazione sociale 12

A.4 - Il sistema scolastico 14

A.5 - Il terzo settore: l’economia per le persone 16

B. Vivere bene nel Lodigiano: economia e territorio 19

B.1 - Progettare e governare il territorio 20

B.2 - Servizi pubblici di qualità e gestione dei beni comuni 24

B.3 - Ecologia che diventa economia: “green economy” e nuovi modelli di produzione e consumo 29

B.4 - Il lavoro e il sistema produttivo 34

B.5 - Il risparmio e il sistema del credito: una !nanza trasparente, solidale e di prossimità 38

4

Page 5: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

A. LE PERSONE AL CENTRO DEL LODIGIANO

Nel documento “Vivere il presente, costruire il futuro” (Lodi, 2009) avevamo indicato la necessità che i volti delle persone fossero al centro delle politiche sociali del Lodigiano. In questa nuova proposta di ri"essione vogliamo spingerci, se possibile, ancora oltre, per affermare che le persone devono essere “al centro del Lodigiano”. Questo signi!ca che ogni genere di programmazione (politica, economica, territoriale, ambientale, …) deve avere a cuore le sorti di ogni persona che su questa porzione di territorio vive. Crediamo che perseguire questo obiettivo porti alla comunità nel suo insieme, intesa come persone che esprimono un desiderio di ben-essere, molti più bene!ci dei costi che richiede. Abbiamo provato in questa prima parte del documento a presentare cinque aree tematiche speci!che: welfare e protezione sociale; il sistema sanitario; immigrazione e integrazione sociale; il sistema scolastico; il terzo settore.Per ciascuna di esse abbiamo voluto individuare e proporre alla ri"essione del territorio alcune questioni problematiche, che sottoponiamo all’attenzione di tutti per provare a cercare insieme percorsi che conducano a possibili soluzioni.

5

Page 6: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

SCHEDA A.1WELFARE E PROTEZIONE SOCIALE

Il mondo del sociale si ritiene a buon diritto produttore di sicurezza, perché:- offre sostegno a chi è in difficoltà; - aiuta a creare processi di coesione sociale e culturale.Tuttavia:- sente di avere sempre meno consenso in una società spaventata, che invoca forze dell’ordine, invece di servizi e politiche sociali;- rischia di diventare del tutto residuale dal punto di vista dell’investimento pubblico, politico e strategico.La causa principale va ricercata nelle dinamiche della globalizzazione, che hanno accresciuto e tendenzialmente stanno generalizzando condizioni di insicurezza esistenziale. Basti pensare a quanto sia diventato difficile progettare un futuro per sé e la propria famiglia, nella precarietà che caratterizza molte vite.La globalizzazione ha messo in discussione l’impianto su cui si basava il nostro sistema di protezione sociale. In primis il lavoro, sul quale per anni si sono costruite le garanzie collettive: la previdenza, le tutele contro malattia e infortuni, un reddito che bastava a una famiglia. Oggi il lavoro – divenuto sempre più instabile, precario, regolato da contratti individualizzati – non genera più diritti, ma insicurezza.Le persone, non sentendosi più protette dai sistemi di welfare, scivolano verso una condizione generale di insicurezza. Temono il futuro ed esprimono un bisogno di protezione; un bisogno che però oggi, a differenza di anni fa, viene riletto in termini di difesa individuale dai rischi della convivenza sociale.Non si è prodotto un ripensamento collettivo su come creare nuove basi di protezione sociale alla luce dei processi di trasformazione dell’economia e della società.

Ci troviamo di fronte a una domanda di sicurezza che vede la chiave della propria rassicurazione nel territorio: - nella sua delimitazione;- nel suo controllo;- nella costruzione di barriere di protezione.Sono in atto processi di segregazione spaziale. Le città, ad esempio, si stanno disarticolando in zone separate le une dalle altre. Le popolazioni più marginali vengono segregate in aree degradate, periferiche delle città. La segregazione spaziale è l’esito di una dinamica di insicurezza, ma paradossalmente non spegne le paure, le moltiplica.L’ambito sociale si sta limitando a essere sempre più solo riparativo, ma non riesce a essere propositivo di benessere sociale. È una crisi profonda, da cui è nata tutta la questione sicurezza.In questi anni i servizi sono stati assenti dai territori:- si sono concentrati sulla presa in carico di casi individuali con un’impostazione fondamentalmente clinica;

6

Page 7: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

- hanno costruito modelli, forme di intervento e relative competenze nella chiave del lavoro sulle persone come tali, come casi. Un’impostazione che prevede la sottrazione della persona dal suo ambiente di vita e il trattamento del suo problema a prescindere dal suo contesto. È mancata insomma – nell’impianto standard, tradizionale del sistema dei servizi – una presa in carico del contesto della persona come elemento pertinente alle ragioni del suo star male e come fattore potenziale da valorizzare per consentire alla persona stessa di modi!care le proprie condizioni di vita.Non è un caso allora se oggi i cittadini chiedono «territori più sicuri». In questi anni vi è stata nell’organizzazione standard dei servizi sociali una scarsa responsabilizzazione rispetto a compiti che andassero al di là della presa in carico individuale. C’è stata una scarsa assunzione di responsabilità rispetto a compiti di costruzione di coesione sociale.Oggi si rischia di ridurre un problema di coesione sociale a un problema di «legge e ordine».È un problema di disegno delle politiche, è un problema di come si debba riconsiderare l’intervento su problematiche sociali e i suoi obiettivi. Ci sono i servizi di assistenza domiciliare; ma essi si limitano a spostare l’intervento nell’abitazione della singola persona. Manca una presa in considerazione, per esempio, di dov’è questo appartamento, di come la persona vi sta, se ha rapporti nello stabile in cui vive, con il quartiere in cui risiede, con i negozi di cui si serve... Non c’è nessuna considerazione di ciò che la persona vive nella sua vita quotidiana, di quali legami ha. Ciò che l’operatore, il servizio fa in casa sua, nella maggior parte dei casi non si rapporta con l’ambiente di vita della persona.

La territorializzazione dei servizi dovrebbe voler dire molto di più della semplicemente apertura di strutture decentrate o sportelli.

Alcune domande:• Come restituire il ruolo di coesione sociale ai servizi sociali?• Come rimettere al centro della politica della polis, le politiche sociali?• Come creare sistemi di politiche di rete che superino gli steccati tra politiche di spesa sociale e

politiche di produzione economica?

7

Page 8: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

SCHEDA A.2IL SISTEMA SANITARIO

In attuazione dell'art. 32 della Costituzione italiana che sancisce il diritto alla salute di tutti gli individui, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è il complesso delle funzioni e delle attività assistenziali volte a garantire la tutela della salute attraverso l’assistenza sanitaria. Nel 1992 il riordino della sanità ha portato all’aziendalizzazione degli enti erogatori del pubblico servizio: l’azienda è divenuta la forma di gestione di tali soggetti il cui compito principale è quello di assicurare l’assistenza sanitaria per conto della Regione.Anche la sanità lodigiana è stata riorganizzata secondo il nuovo modello di gestione.L’Azienda Sanitaria Locale lodigiana (ASL) possiede autonomia organizzativa, amministrativa, gestionale e tecnica, e provvede ad organizzare l'assistenza sanitaria nel proprio territorio e la eroga attraverso strutture pubbliche o private accreditate.L’Azienda Ospedaliera di Lodi comprende gli ospedali del territorio e ha il compito di assicurare l'erogazione delle prestazioni sanitarie ai cittadini.

Quali sono oggi i punti “critici” che individuiamo analizzando la sanità lodigiana? 1. Accessibilità delle cureA prescindere dal rischio di essere denunciati come clandestini per avere richiesto cure mediche in ospedale, c’è un evidente problema di accesso alle cure mediche di base e ancor più a quelle specialistiche per una fetta di popolazione, soprattutto stranieri, in generale per le fasce a basso reddito. Ne sono un esempio le code in Pronto Soccorso di persone che richiedono interventi di livello quasi ambulatoriale (così non si paga il ticket), la rinuncia ad eseguire esami strumentali che comportano ticket “salati”, l’incapacità di richiedere prestazioni o prescrizioni troppo complicate (iter burocratico lungo e difficile soprattutto per gli stranieri). Ma vi sono anche aspetti più generali come la cronica difficoltà a reperire posti-letto per acuti, ancor più per cronici, per cui spesso ci si deve rivolgere a istituti fuori provincia e come le lunghe liste d’attesa, senza che vengano stanziate risorse adeguate per soddisfare le richieste.

2. Uguaglianza dei cittadini nell’accesso alle cureÈ un aspetto complementare, o forse conseguenza del precedente. È problema generale, addirittura nazionale. Anche nell’ambito della nostra regione si vedono differenze e disuguaglianze, ad esempio l’accreditamento a spese del denaro pubblico di grandi istituti privati “di eccellenza”, siti nei grossi centri, mentre in periferia (vedi Lodi) viene garantita essenzialmente l’emergenza. Ciò rende difficile per i malati lodigiani trovare riferimenti adeguati in loco (cioè dotati non solo di competenza ma anche delle risorse necessarie).

3. Qualità delle curePurtroppo gli adempimenti formali connessi alla qualità e alla sua certi!cazione sembra stiano assorbendo più risorse di quelle necessarie a garantire una qualità “sostanziale”, centrata

8

Page 9: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

sull’efficacia delle cure prima che su un efficientismo di stampo aziendale (degenze brevi, costi contenuti, risparmio a tutti i livelli…). La centralità della persona è sempre dichiarata ma appare sempre più lontana dalla realtà quotidiana.Per fortuna le associazioni, i volontari, l’impegno individuale di alcuni operatori tamponano tante situazioni!

4. Liste di attesa e “fughe”L’entità delle liste d’attesa, in alcuni settori, è inaccettabile e non si tocca con mano una reale inversione di tendenza.L’incapacità di soddisfare in tempi ragionevoli le richieste dei cittadini, soprattutto e in primo luogo l’esecuzione rapida degli accertamenti diagnostici, nonostante le apparecchiature presenti nei quattro ospedali (che in questo caso sono una enorme potenzialità e non un problema!), è una delle cause principali, non certo l’unica, delle “fughe” verso altre realtà. Chi infatti si reca in altri centri per esami diagnostici, spesso poi continua a farsi curare in quella sede.

5. Inadeguatezza della dotazione tecnologicaSenza la pretesa di uguagliare le dotazioni di centri altamente specialistici, Lodi in particolare, per svolgere la funzione di ospedale di riferimento provinciale che gli è propria, è tuttora carente di molte apparecchiature e strumentazioni che gli permettano di posizionarsi allo stesso livello di tutti gli altri capoluoghi di provincia lombardi.Ciò determina di necessità e in diverse circostanze, un approccio diagnostico-terapeutico datato e non in linea con le moderne indicazioni della letteratura, ritardi nella risoluzione dei problemi, continui trasferimenti di pazienti in altre sedi. Purtroppo anche questi fattori contribuiscono ad incrementare il fenomeno delle “fughe”, non tanto delle fasce più deboli e meno protette della popolazione, ma sicuramente di coloro che hanno la possibilità di comparare e valutare le diverse soluzioni possibili per le varie patologie.

6. Il problema della Riabilitazione e della Geriatria/Lunga degenzaÈ una problematica che continua ad essere prepotentemente alla ribalta ma che non è stata risolta.Negli anni sono state proposte ed attuate soluzioni che però non soddisfano pienamente le esigenze del territorio. In particolare, nonostante quali!cati pareri tecnici avessero tracciato la strada da seguire, non si è voluto unitariamente (dirigenza di AO e ASL insieme ai responsabili politici) intraprendere la strada per ottenere la realizzazione di un moderno polo riabilitativo provinciale in uno dei tre ospedali periferici. Ciò determina una cronica situazione di carenza di letti di riabilitazione, fra l’altro non attrezzati secondo i moderni standard, e la fuga in centri specialistici altrove realizzati con più lungimiranza.L’assenza di letti di geriatria in ogni presidio (specie nell’Ospedale di Lodi), è causa di disagio per le persone anziane con patologie acute, costrette al ricovero lontano dal proprio domicilio. Anche questa scelta non è, dal punto di vista tecnico, comprensibile.

7. Continuità della curaIl problema della presa in carico della persona per garantire la continuità di cura extra-ospedaliera è un problema che chiama in causa anche la responsabilità sociale dei comuni.

9

Page 10: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

8. Razionalizzazione della spesaProprio nell’ottica del contenimento della spesa, tanto invocato, andrebbero rivedute alcune scelte di politica sanitaria (operative solo in Lombardia tra l’altro), che hanno molto ampliato l’area amministrativa invece che l’area strettamente sanitaria. Ad esempio la separazione di Azienda Ospedaliera e Azienda Sanitaria ha obbligato a raddoppiare ruoli amministrativi, quasi sempre dirigenziali, con impiego di ingenti risorse. Se questa separazione può essere giusti!cabile nelle aree metropolitane, anche per garantire l’autonomia delle grandi istituzioni ospedaliere, può esserlo in una piccola provincia come Lodi? Non sembra.

9. Criteri di selezione del personale ospedalieroIn Italia l’invadenza della “politica” nelle scelte delle persone che lavorano in sanità, ha raggiunto livelli intollerabili ed impensabili in altre nazioni. Specie per le posizioni dirigenziali ed apicali, la valutazione dei curricula e i concorsi sono quasi sempre una penosa farsa che cerca di mascherare scelte esclusivamente determinate da logiche che nulla hanno a che fare con il merito e la valutazione dell’impegno professionale. Sappiamo invece che le persone sono fondamentali per realizzare buone idee e programmi innovativi; al contrario scelte sbagliate paralizzano e affossano per anni interi settori della medicina ospedaliera e territoriale.Anche il Lodigiano non è immune da queste logiche e ne sta pagando le conseguenze.

10. Gli ospedali e le strutture sanitarie sono patrimonio della comunità lodigianaQuesta affermazione che sembrerebbe sacrosanta e non contestabile, nella realtà non corrisponde al vero.Se per l’ASL è prevista dalla legge la Conferenza dei Sindaci, per l’Azienda Ospedaliera non esiste alcun organismo di controllo locale sull’operato della Dirigenza, non tanto sulle scelte prettamente tecniche a cui è preposta, ma sugli orientamenti generali, sugli indirizzi di fondo a cui poi adeguare i piani triennali.Ogni Direttore Generale che subentra alla guida dell’ASL e dell’AO è autorizzato, anche senza minimamente interpellare la comunità civile, a prendere decisioni importanti e ribaltare totalmente quanto disposto, magari solo qualche mese prima, dal suo predecessore, come si è veri!cato a Lodi.I Sindaci non possono abdicare al loro ruolo di autorità sanitaria e insieme all’Azienda devono svolgere la propria parte, in modo propositivo e competente, le forze politiche locali, i sindacati, l’Ordine dei medici, la comunità civile e le associazioni di volontariato, proprio perché gli ospedali e le strutture sanitarie lodigiane sono patrimonio del nostro territorio.

Interrogativi aperti:• Come facilitare l’accesso alle cure per i cittadini a bassa fascia di reddito e per gli stranieri?• Come ovviare alla marginalizzazione del ruolo della sanità lodigiana a causa della

centralizzazione di risorse verso istituti privati di eccellenza?

• La certi!cazione della qualità della cura corrisponde alla realtà? Quante e quali risorse si potrebbero destinare ulteriormente alla funzione di cura del paziente?

• Come ridurre i lunghi tempi di attesa per gli accertamenti diagnostici?

10

Page 11: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

• Quali politiche sanitarie attuare per una dotazione tecnologica diagnostica più all’avanguardia?• Come offrire un servizio che risponda in modo completo alle esigenze dei malati? Perché non

prevedere la continuità della cura attraverso servizi di riabilitazione e lungo-degenza? Quali i servizi per i problemi geriatrici?• La presenza di due Aziende che si occupano di sanità nel lodigiano quale bene!cio arreca? Quali

sono invece gli svantaggi? Dal punto di vista economico quali i costi in più per i cittadini?• Come garantire la professionalità e la competenza a livello dirigenziale? Quale organismo

potrebbe valutare preparazione e curriculum? Quali le strutture di controllo? Funzionano? A che livello sono interpellate, se sono interpellate, le forze politiche locali, i sindacati, l’Ordine dei medici, la comunità civile e le associazioni di volontariato?

11

Page 12: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

SCHEDA A.3PERSONE MIGRANTI E INTEGRAZIONE SOCIALE

Questioni (im)portanti per il Lodigiano sul tema dell’immigrazione

Appare fondamentale, prima di addentrarci nelle criticità lodigiane, indicare un atteggiamento, un metodo, forse utilizzabile anche al di là del tema “immigrazione”.

Per evitare scontri ideologici, di schieramenti, contrapposizioni teoriche (sono sempre letture di parte, misti!cazioni o sempli!cazioni che cercano di ridurre a semplice una materia complessa com’é l’uomo di qualsiasi latitudine), è urgente rompere la crosta di pregiudizio, individuale e di società rispetto all’immigrato: andare oltre all’istinto naturale ed umano del ri!uto preconcetto.

• Entrare in atteggiamento di ascolto libero e liberante.• Dall’ascolto occorre poi passare ad osservare dal basso i casi concreti, le storie di vita. Questo

metodo affiancato all’analisi statistica degli osservatori sull’immigrazione, in un movimento elastico, permeabile, intelligente tra studio e realtà, ci permette di ricondurre ad unità complessa la miriade di problemi che nello studio normalmente e per comodità suddividiamo in tante categorie separate tra loro. Così facendo si ricompone l’uomo, nella sua complessità, potendo certo riconoscere al suo interno tutte quelle singole povertà rintracciate in teoria (mancanza di lavoro, di casa, di affetti familiari, dipendenze, ecc..).• Partire, nel valutare i casi umani, dal criterio di umanità/legalità.

• Individuare soluzioni sulla base dell’interesse non del singolo o di una classe sociale, ma dell’intero genere umano, valutando gli effetti non immediati, ma a medio-lungo termine.

Detto questo, ecco le criticità che ci appaiono più gravi, anche se non si presentano sempre con grande evidenza (soprattutto se usiamo valutare con l’occhio dei media):

1) Immigrazione clandestina – sfruttamento e riduzione in condizioni di schiavitù: sicuri che Castelvolturno e Rosarno siano così lontane dal Lodigiano?

• Badanti e possibile sfruttamento sul lavoro• Precariato, lavoro nero in agricoltura, commercio, edilizia e piccola industria

• Proprietari di casa e affitti in nero senza garanzie

2) Prostituzione e Lodigiano• Lodigiano, terra di clientela• Lodigiano, terra di sfruttamento “indoor”

3) Lodigiano e tutela della salute

12

Page 13: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

• Il caso dei senza ! ssa dimora: tutelati da chi? O sei ospedalizzabile o sei sano: nessuna via di mezzo. Mancano strutture ambulatoriali che permettano la continuità di cura per i post ospedalizzati.• Il caso dei romeni senza carta sanitaria italiana o romena: non hanno al momento nessun diritto

salvo che abbiano una assicurazione privata riconosciuta.

4) Lodigiano e diritti inalienabili• Residenza e lavoro: a Lodi senza l’uno, l’altro non é garantito: quale la situazione negli altri

comuni?

13

Page 14: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

SCHEDA A.4IL SISTEMA SCOLASTICO

Parlare del sistema scolastico lodigiano signi!ca parlare di un complesso organismo, che va dagli Asili nido alla Scuola Secondaria Superiore, con la presenza di un recente e non ancora completamente insediato Istituto Universitario.Gli attori e le questioni in gioco sulla scena della scuola lodigiana sono molte e svolgono un ruolo tanto importante quanto lo è la tematica dell’educazione, della valorizzazione delle nuove generazioni, anche in vista delle s!de del futuro che già oggi si presentano quotidianamente e necessitano di essere colte ed affrontate con impegno ed entusiasmo, da parte di tutti. Di tutti, perché spesso le problematiche legate al mondo della scuola, pur coinvolgendo un numero notevole di persone, sono relegate dall’opinione pubblica in una nicchia in cui devono mettere mano con i pochi strumenti a disposizione soltanto gli “addetti ai lavori”.È tutta la comunità lodigiana, invece, che deve interrogarsi su come le scuole del nostro territorio possono essere sempre più aggiornate ed efficienti rispetto al loro compito, all’interno di un quadro nazionale, con tutti i suoi problemi, con il quale devono fare i conti tutte le scuole statali e pari!cate della nostra provincia.Se il sistema scolastico lodigiano riuscirà con il contributo di tutta la comunità ad essere messo in condizione di svolgere al meglio il suo compito, potremo raggiungere l’obiettivo fondamentale di educare e formare cittadini protagonisti e responsabili per il Lodigiano di domani, il loro senso di appartenenza e di servizio al territorio. Di più, se tutte le componenti del Lodigiano saranno in grado di progettare insieme le linee guida lungo le quali indirizzare il futuro del sistema economico e del tessuto produttivo del territorio, anche il sistema formativo potrà essere riorientato e ridisegnato per lavorare in sinergia con gli obiettivi di ampio respiro che la nostra terrà sarà riuscita a darsi.Per consentire a tutti i soggetti coinvolti di elaborare idee e prospettive utili per il miglioramento dell’offerta formativa nel nostro territorio, esponiamo i nodi problematici che rileviamo ed alcune questioni aperte che ci sembrano oggi maggiormente degne di attenzione.

Nodi problematici:• Difficoltà a pensare in modo razionale e con un progetto/modello ben de!nito la distribuzione

delle istituzioni scolastiche sul territorio provinciale e la loro composizione. Occorre una scelta ben precisa tra la continuità dei vari ordini di scuola con la strutturazione in Istituti Comprensivi (Infanzia, Primaria, Secondaria di primo grado) e l’omogeneità di Direzioni Didattiche formate da un solo ordine di scuola; un ripensamento sulla composizione da dare alle Dirigenze riunendo scuole di piccoli paesi tra loro oppure abbinandole a sedi nel capoluogo e nelle città vicine più grandi. La situazione attuale non è frutto di un progetto pensato, ma della casualità.• La classi!cazione degli istituti in “scuole ghetto” (tra queste gli Istituti per la formazione

professionale) e “scuole d’eccellenza” (tra queste anche le scuole paritarie) da parte dell’opinione

14

Page 15: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

pubblica pone il problema di pensare a come valorizzare al meglio le risorse umane e le strutture per far crescere complessivamente il sistema in tutti i suoi aspetti.• Per l’Università (Facoltà di Veterinaria e di Agraria al Parco Tecnologico Lodigiano) la necessità

di valorizzarne la presenza sul territorio, con un coinvolgimento più convinto ed efficace delle diverse amministrazioni.• La scuola deve affrontare nuove s!de educative sempre più pressanti (integrazione degli alunni

stranieri, diversamente abili o che hanno problemi di apprendimento ma anche sempre più spesso di comportamento), potendo contare su sempre meno risorse, materiali ed economiche, ma soprattutto umane, di personale quali!cato.• La mancata autonomia nei fatti degli Istituti scolastici per molti aspetti ma soprattutto

nell’ambito del reclutamento del personale docente che, nel frattempo, gode di sempre meno favore e vede svalutare il proprio ruolo fondamentale a livello sociale, culturale ed economico, con ingiustizie di trattamento derivante anche da una mancanza assoluta di valutazione del merito.• Le scuole paritarie continuano spesso ad essere considerate soltanto come “scuole d’elite” e

luoghi protetti, frequentate per la maggior parte da chi può permettersele, che in maggioranza, con poche eccezioni, le vede come un rifugio sicuro rispetto ai problemi della società, indipendentemente dagli orientamenti educativi proposti.

Questioni aperte:• Come ripensare l’organizzazione delle Istituzioni e la distribuzione delle Dirigenze Scolastiche

sul territorio lodigiano?• Come fare in modo che alcune istituzioni scolastiche perdano l’etichettatura di “scuole ghetto”?• In che modo valorizzare la presenza dell’Università a Lodi e nel Lodigiano?• Come affrontare nella nostra provincia i tagli di personale effettuati dal Governo nazionale ed i

conseguenti cambiamenti nell’organizzazione del tempo scuola, salvaguardando l’efficacia dell’esperienza scolastica per gli alunni e le famiglie?• Le nostre Scuole Secondarie Superiori sono pronte ad affrontare la riforma che si prospetta per

il prossimo anno scolastico?• Come aiutare tutte le istituzioni scolastiche lodigiane, anche quelle paritarie, a farsi carico delle

grandi s!de dell’integrazione degli alunni stranieri, diversamente abili e disagiati dal punto di vista cognitivo e comportamentale?• È possibile, agendo a livello locale, accrescere l’autonomia delle scuole?• Come migliorare lo status sociale, culturale ed economico degli insegnanti che operano nelle

scuole lodigiane?• Le famiglie necessitano spesso di servizi migliori e più quali!cati per l’affidamento dei ! gli

molto piccoli. Come affrontare queste esigenze?• Insegnamento integrativo e specializzato nella scuola primaria ai !ni della creazione di una vera

coscienza civica (ad esempio per l’aspetto ecologico, ma anche sociale ed economico): è obiettivo da perseguire? Chi può sostenerlo?

• Come fare in modo che si costruisca un nuovo “circolo virtuoso” tra formazione (professionale e non) ed economia locale? In che modo il sistema formativo può veicolare una cultura favorevole alla diffusione di nuovi stili di vita?

15

Page 16: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

SCHEDA A.5IL TERZO SETTORE: L’ECONOMIA PER LE PERSONE

Affrontando il nodo del Terzo settore come attore economico e soggetto delle politiche sociali nel nostro territorio, ci domandiamo cosa stia avvenendo oggi in Italia (e nel Lodigiano) su questo versante.

Un breve excursus storicoL’introduzione nel 1978 della riforma sanitaria, che è stata una grande conquista civile, ha spazzato via per sempre la frammentazione della risposta al bisogno di salute ed ha !ssato come esigibile il diritto ad essere curati gratuitamente. Il grande merito della riforma del ’78 è stato quello di avere garantito due principi fondamentali:

• il diritto alla salute;• la gratuità delle prestazioni.Trascinato dalla riforma sanitaria si poneva contemporaneamente sempre più il problema della sicurezza sociale: in moltissimi disagi sociali infatti i con!ni tra sociale e sanitario sono a tal punto sfumati, da risultare sovrapposti. Occorrerà tuttavia attendere l’anno 2000 perché appaia un Fondo sociale da affiancare a quello sanitario. Negli anni successivi al ’78 il sistema sanitario diventerà egemone della domanda di salute. La pressione enorme delle professionalità e dell’industria farmaceutica azzopperà ogni velleità di generalizzare la risposta sociale, necessario elemento di garanzia di benessere.Siamo nel 2010 e la sicurezza sociale non è ancora diventata oggi generale e gratuita. Da oltre trent’anni il diritto all’assistenza non è tale: la risposta sociale è frammentata e altalenante. A volte abbondante, a volte assente; mai stabile, ma soggetta a crisi economiche, problemi di bilancio, sensibilità personali, storie territoriali. In ultima analisi la collettività garantisce salute sanitaria e non salute nel senso completo del termine.

L’azione del terzo settore dentro questo panoramaIn questo contesto si è inserita l’azione dei gruppi di volontariato, delle associazioni, delle comunità, delle cooperative sociali.Lo ha fatto attraverso una triplice modalità:1. È riuscita prima a leggere i disagi sociali a fronte di soluzioni inesistenti o inappropriate. Gli esempi sono molti. Il mondo dell’handicap, della tossicodipendenza, delle carceri, dei minori, dell’immigrazione, degli anziani, della prostituzione, dei senza !ssa dimora…Questi mondi che genericamente sono ricondotti al sociale, in realtà sono mondi complessi e dalle difficili o inesistenti soluzioni. Solo la frequentazione assidua e la passione umana e civile di molti coraggiosi ha permesso di individuare strade nuove. È la storia di molti gruppi, anche nel Lodigiano, che a partire dagli anni ’70, si sono occupati di persone abbandonate o trattate con vecchi schemi assistenzialistici. Questi schemi erano irrispettosi della dignità della persona, perché chiusi in risposte che, confermando la caratteristica di persone diverse, tendevano ad emarginare invece che integrare, impedendo ogni aspirazione alla libertà e alla dignità, condizioni

16

Page 17: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

indispensabili dell’integrazione. Molte indicazioni sociali oggi correnti hanno origine e sono state intuite da quei “coraggiosi” che hanno frequentato quei mondi, correggendone l’approccio sociale.

2. Nel vuoto della risposta sociale, quei gruppi di frequentazione del mondo del sociale hanno inventato anche le possibili risposte. Hanno cioè costruito !sicamente luoghi e metodologie capaci di superare gli schemi assistenzialistici allora vigenti. L’azione conseguente è consistita nel moltiplicarsi di gruppi, comunità, di iniziative che davano contemporaneamente risposte concrete, ma indicavano anche vie e metodologie di nuove soluzioni. In questa azione hanno trascinato sensibilità di semplici cittadini (molti giovani) ma anche di professionisti del sociale. Le vite dei quei primi gruppi sono state, all’inizio molto difficili. Primi passi umili, arrangiati e incerti, sostenuti da leader di buone intenzioni spesso i soli garanti della sopravvivenza del gruppo. Intorno a questi frammenti, lentamente, molto lentamente, la coscienza sociale è andata maturando, attivando così anche risposte organiche pubbliche, con ordinamenti giuridici, capaci di indicare soluzioni istituzionali, o almeno parziali.

3. Poiché la risposta pubblica è stata lenta e snervante, i gruppi, nel tempo, si sono stabilizzati. È la terza fase, caratterizzata da una vera e propria gestione privata, anche se non pro!t: molti gruppi, cooperative sociali, associazioni, comunità hanno origine negli ani ’80.A seconda delle circostanze più o meno favorevoli, le iniziative sorte si sono consolidate, con alterne vicende; altre sono diventate medie aziende sociali. Nel frattempo la stessa coscienza civica è andata maturando, ! no ad arrivare al tentativo di riordino di tutto il sistema sociale, con la promulgazione della Legge 328 del 2000. Tuttavia anche questa legge che prometteva il riassetto del sociale, ha assorbito spropositate risorse nell’impalcatura burocratica del sistema, collocando personale e responsabilità di addetti a fronte della pochezza dell’azione.

Qualche dato sul terzo settore nel LodigianoSenza entrare nel merito dei dati e delle cifre (a questo proposito si veda: Quaderni dell’Osservatorio Sociale territoriale n. 11 “Il non pro"t lodigiano: analisi quantitativa, elementi di criticità e prospettive di sviluppo”), ha fatto notizia che nella nostra provincia si stiano incrementando i servizi alla persona; crescono case di riposo, strutture infermieristiche per anziani, asili nido, comunità per minori disabili e servizi legati all’assistenza domiciliare.Negli ultimi cinque anni, in provincia di Lodi queste strutture hanno registrato un più 69,2%, un risultato più elevato rispetto alla media regionale e a quella nazionale. Questo è sicuramente un bene e una eccellenza tutta lodigiana.Nel lodigiano esiste però un’altra grande risorsa, invisibile e in parte inespressa, rappresentata dalle Cooperative Sociali di inserimento lavorativo di persone socialmente svantaggiate.I dati aggiornati della Regione Lombardia dicono che in provincia di Lodi ci sono 38 Imprese Sociali (24 Cooperative di servizi alla persona-tipo A, 13 di inserimento lavorativo-tipo B e un consorzio). Le cooperative Sociali di inserimento lavorativo del lodigiano impiegano stabilmente 332 lavoratori (90 donne), di cui 144 persone socialmente svantaggiate. Persone assunte a tempo indeterminato che, se inoccupate, costituirebbero un costo per la società stimabile da uno a oltre due milioni di euro (sulla base di uno studio sui risparmi della Pubblica Amministrazione dovuti all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, recentemente condotto in Provincia di Brescia).

17

Page 18: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

In altri territori le Cooperative sociali vengono individuate dai Comuni e dagli enti come la principale risorsa per assorbire la disoccupazione dei soggetti più deboli tramite l’offerta di servizi a favore degli enti stessi, anche con accordi quadro delle competenti ASL.Il Comune di Milano ha tenuto il 14 Gennaio scorso un convegno dove ha presentato una delibera di Giunta in cui riserva il 5% delle forniture di servizi a Cooperative Sociali che si impegnino a mantenere i costi attuali avviando stabilmente al lavoro le persone in carico ai propri servizi sociali.Anche nel Lodigiano è possibile promuovere iniziative analoghe sperimentando nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato che abbiamo ricadute concrete sull’occupazione locale.Oggi però prevalgono politiche di assegnazione di servizi e lavori, anche di modeste entità, in gare al massimo ribasso spesso vinte da chi proviene da luoghi lontani, fattore che non aiuta la crescita del territorio, la sua occupazione, l’economia e la redistribuzione.Non aiuta nemmeno una visione ideologica, e ormai fuori dalla realtà, che rende alcuni amministratori sospettosi verso la forma cooperativa.

Dopo questa breve e sintetica storia delle politiche sociali e dello sviluppo del terzo settore, poniamo alcune domande per la ri"essione e il ragionamento su questioni secondo noi molto importanti che riguardano il contributo che il non pro!t può dare al territorio:

• Come tradurre in concreto il contributo che il terzo settore può dare per la coesione sociale del territorio, oltre a erogare servizi, ma partecipando alla progettualità degli stessi all’interno delle politiche sociali?

• Nonostante la crisi economica il terzo settore lodigiano ha conosciuto una lenta ma graduale crescita occupazionale. La ragione si trova certamente nell’attenzione che esso pone nei confronti della persona considerata come vero capitale sociale, nella mancanza di speculazioni sul lavoro, e sulla redistribuzione della ricchezza. Si ritiene quindi che esso possa essere maggiormente valorizzato per poter dare un contributo più efficace al tentativo di soluzione della crisi economica e sociale? Se sì, come si pongono gli interlocutori istituzionali e sociali?

• Secondo il principio di sussidiarietà il terzo settore non è un intruso che si intrufola nei vuoti lasciati dallo Stato, ma realizza delle attività importanti per il buon funzionamento della società facendole meglio, a prezzi più economici e con il controllo dello Stato. Esiste questa consapevolezza? Se sì, perché è quasi assente nella programmazione istituzionale locale?

• La legislazione italiana prevede delle agevolazioni nei confronti di alcune realtà del terzo settore (ad es. la legge 381/91 stabilisce la possibilità per gli enti pubblici di derogare alla disciplina delle gare d’appalto stipulando convenzioni con le cooperative sociali). C’è la consapevolezza che a fronte di queste opportunità la cooperazione sociale si accolla il costo economico e sociale di molte persone svantaggiate che altrimenti sarebbero in carico agli enti locali? Si è consapevoli dei potenziali risparmi economici e dell’investimento sociale?

• Nel Lodigiano, in alcune amministrazioni vengono fatte convenzioni per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate a fronte di servizi, ma nella quasi totalità non esiste una scelta di fondo che investa risorse in questo campo, come avviene in altri territori. Come è possibile superare le cause che rendono ancora difficile, una sistematica collaborazione tra ente pubblico e cooperazione sociale?

18

Page 19: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

B. VIVERE BENE NEL LODIGIANO: ECONOMIA E TERRITORIO

In un momento di forte crisi economica e di pesante stress ambientale, stimolare tutte le forze vive e sensibili del Lodigiano a lavorare insieme per immaginare gli scenari futuri dell’economia locale, condividere le linee essenziali di una corretta politica di programmazione e di governo del territorio, individuare i passi da compiere per migliorare la qualità dei servizi pubblici, rafforzare la scelta strategica della tutela e della valorizzazione dell’ambiente naturale, rischia di essere percepito come un esercizio puramente teorico, quasi come un modo per non fare ! no in fondo i conti con la difficile situazione che anche il Lodigiano sta attraversando.

Tutti seguiamo infatti con attenzione ed apprensione le vicende del sistema economico locale, apprezzando e sostenendo le iniziative di solidarietà che il territorio ha già saputo mettere in campo per aiutare chi sta incontrando le difficoltà maggiori, legate in primo luogo alle pesanti ricadute che il territorio ha accusato a livello occupazionale, che tendono a mettere in discussione la tenuta complessiva del nostro sistema produttivo.

Proprio la centralità della posta in gioco ci spinge ad invitare tutti gli operatori del territorio - siano essi amministratori pubblici o soggetti che operano nel settore privato, e qualsiasi sia la loro posizione e il loro ruolo nel “sistema Lodigiano” - a ragionare per trovare e condividere le linee comuni che, adottate unitariamente e perseguite con decisione a partire da subito, possano garantire alla nostra terra un futuro nel quale sia possibile vivere meglio e ritrovare un forte senso di comunità.

Nelle schede che seguono chiediamo allora, a tutti coloro che vorranno condividere il percorso e lo spirito degli “Stati Generali”, di mettersi al lavoro per elaborare ri"essioni, idee e prospettive percorribili per il futuro del nostro territorio, a partire da alcuni nuclei tematici, che non esauriscono certo il quadro delle questioni sulle quali il Lodigiano è chiamato a confrontarsi nel prossimo futuro, ma che ci appaiono come le più stimolanti in un’ottica di analisi a tutto campo e di ripensamento complessivo del sistema economico e territoriale.

19

Page 20: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

SCHEDA B.1PROGETTARE E GOVERNARE IL TERRITORIO

Il territorio lodigiano, particolarmente nella porzione più a nord, si è andato caratterizzando come una zona di espansione di Milano, che diventa sempre più Città Metropolitana, rischiando così di perdere progressivamente i tratti che nel corso dei secoli ne hanno determinato la ! sionomia unitaria.Per la sua collocazione e la sua dotazione infrastrutturale, il territorio, nella sua interezza, si adatta ad essere individuato e percepito come uno spazio di servizio per le attività che gravitano su Milano. La densità di popolazione, ancora relativamente bassa rispetto ad altri comprensori, e il permanere di vaste aree a destinazione agricola, conferiscono al Lodigiano le caratteristiche di un territorio in cui “si può ancora intervenire”.In questo contesto è dunque il momento di operare le scelte di fondo che si rivelano ancora possibili, dopo che negli ultimi decenni una quota consistente del territorio è stato consumato da un’edi!cazione che ha contribuito pochissimo allo sviluppo economico, privilegiando attività a basso impatto occupazionale.Insieme a quelle parallelamente da compiere in altri ambiti, le scelte che decideranno come sarà possibile intervenire sul territorio hanno la potenzialità di determinare il futuro del Lodigiano, dal punto di vista sia economico che ambientale.Proponiamo allora alcuni argomenti sui quali orientare il ragionamento e il confronto.

Premessa: il territorio come bene comuneÈ importante sottolineare l’importanza di una visione di città e di territorio come bene comune, uno scenario nel quale anche l’iniziativa privata si senta inserita all’interno di un sistema di responsabilità condivise.Qualsiasi azione politica nei confronti del territorio si deve misurare con una situazione largamente compromessa: occorre riconoscere che gli “anni dell’autonomia” hanno prodotto anche disastri. Il sostanziale fallimento dell’attività di indirizzo che gli strumenti urbanistici a scala provinciale dovevano svolgere ha fatto sì che ogni amministrazione comunale si sentisse libera di destinare porzioni consistenti del proprio territorio prima ad attività della grande distribuzione a servizio delle province limitrofe (San Rocco al Porto) o del capoluogo (Montanaso Lombardo, Pieve Fissiraga, Cornegliano Laudense) e – in una seconda fase – alle attività di logistica: il tutto senza alcun riguardo per gli impatti in termini di infrastrutture e con lo sguardo rivolto all’utilità “a breve termine” derivata dagli introiti per gli oneri di urbanizzazione e per l’Ici.

1. La progettazione urbanisticaL’obiettivo a livello urbanistico non può essere allora che quello di “un’opzione prossima allo zero”, nella consapevolezza che il territorio è una risorsa drammaticamente limitata e che – altrimenti – consegneremo alle generazioni future una eredità pesantissima.Nella pratica:• occorre individuare strumenti di piani!cazione sovracomunale che si pongano la ! nalità di

coordinare ed indirizzare in maniera fortemente “direttoria” lo sviluppo territoriale;

20

Page 21: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

• i Comuni non devono poter prevedere ipotesi di aumenti di popolazione ingiusti!cati dalla reale situazione; negli strumenti urbanistici comunali occorre individuare idonei strumenti !nalizzati al recupero o alla sostituzione dell’edilizia esistente non storica e di bassa qualità, sia di tipo residenziale che produttivo (positivo in questo senso sarebbe il riconoscimento di un piccolo “premio” di volumetria);

• complessivamente l’insediamento di nuove strutture edilizie deve essere da subito permesso solo in ristrette aree “di completamento”;

• gli strumenti urbanistici devono individuare – con riferimento all’edilizia terziaria – le attività permesse, favorendo quelle con più rilevante impatto occupazionale. Sia a livello di piani!cazione che nei regolamenti edilizi si dovrebbe ritornare a permettere una – seppur limitata – commistione fra residenza ed attività produttive di piccolissima dimensione e senza impatto ambientale.

2. L’ediliziaPer quanto riguarda l’edilizia, abbiamo assistito negli ultimi anni all’abbandono delle tipologie derivate dal razionalismo anni ‘60 e ‘70 in favore di un ritorno a modelli edilizi più tradizionali. Purtroppo però si è trattato il più delle volte di una ripetizione manieristica di alcuni elementi estetici della tradizione edilizia lombarda, che hanno prodotto insigni!canti periferie in paesi di periferia (San Martino, Cornegliano, Pieve, Montanaso, ecc.), con edilizia di bassa e bassissima qualità, con tipologie “aperte” ben diverse dall’edi!cazione a cortina dei nostri paesi, e caratterizzate da un esagerato consumo di territorio a causa della bassa densità edilizia.Il tutto mentre nei centri storici il tessuto edilizio non monumentale è caratterizzato da un diffuso degrado oppure è utilizzato unicamente dalle nuove classi popolari, costituite in gran parte da cittadini stranieri.È di tutta evidenza, inoltre, come vi siano sul territorio lodigiano numerosi edi!ci di vecchia e di nuova costruzione scarsamente utilizzati; in campo di edilizia industriale tale fenomeno assume una rilevanza notevole. Va in!ne osservato che l'antropizzazione del territorio lodigiano ha avuto nel tempo una forte caratteristica agricola. L'abbandono delle cascine, e a volte la loro demolizione per far posto a insediamenti residenziali, sta facendo pian piano perdere sia la caratteristica fondamentale del territorio, sia un complesso ed interessante sistema irriguo, compromettendo alcune possibilità turistiche che potrebbero rispondere ad esigenze di natura economica.Nella consapevolezza che anche in questo caso la situazione è ormai in buona parte compromessa, occorre:• favorire attraverso le normative edilizie ed urbanistiche il riuso dei centri storici, limitando al

massimo il consumo estensivo di nuovo territorio, e permettendo al limite mirate attività di sostituzione;• creare – nelle aree di completamento edilizio di cui sopra - elementi di centralità e di

aggregazione (il più grande quartiere di Lodi degli ultimi 30 anni, progettato da un famoso architetto urbanista, non ha una piazza e la chiesa è edi!cata a margine della strada);• l’elaborazione di studi volti a individuare modelli e tipologie di sviluppo “in evoluzione” e non in

imitazione delle caratteristiche tipologiche tradizionali;• individuare e preservare il patrimonio edilizio storico non monumentale di qualità (es. fabbricati

ad uso agricolo).

21

Page 22: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

3. Le infrastrutturePer quanto riguarda le infrastrutture, deve ! nire l’eterna rincorsa tra sviluppo edilizio incontrollato e conseguente fabbisogno di collegamenti.I collegamenti nord-sud, sia ferroviari che stradali, rispondono sufficientemente alle esigenze, fatto salvo il problema dell'attraversamento di alcuni centri abitati (come Casalpusterlengo). Necessita invece considerazioni più approfondite il problema dei collegamenti dei centri abitati minori.Il territorio lodigiano – già pesantemente interessato da infrastrutture di scala nazionale (ferrovia, TAV e autostrada), anche di indubbia utilità - non ha bisogno di operazioni come il canale navigabile, che ogni tanto incombe come un fantasma.Le strade consumano territorio, specie se non vengono eliminate quelle dismesse che spesso si trasformano in discariche a cielo aperto. Anche le attività di “messa in sicurezza” devono essere progettate con modalità che evitino il consumo di territorio e la distruzione degli elementi paesaggistici (vedi la Lodi - San Colombano), e soprattutto con un conduzione dei lavori efficace e razionale (scandalosi gli esempi della ricostruzione del ponte di Montodine e della riquali!cazione della Lodi – autostrada).Il passaggio alla Provincia della gestione di alcune strade ha sicuramente migliorato la situazione manutentiva (che rimane comunque a livello di “sufficienza”); da “terzo mondo” è invece la situazione di alcune strade statali, come la via Emilia e la SS di Orzinuovi.Se positivi sono stati gli investimenti fatti in materia di piste ciclabili, notevoli miglioramenti si possono ottenere in termini di manutenzione.Per quanto riguarda i collegamenti ferroviari, va riconosciuto che l’offerta in termini di “quantità” è notevolmente aumentata negli anni. Diverso il discorso per quanto riguarda la “qualità” (ritardi, affidabilità, pulizia): l’ente provinciale deve coordinarsi con quello regionale per ottenere un deciso miglioramento di un servizio che interessa migliaia di cittadini.

4. Il paesaggioPer ciò che concerne il paesaggio, in questa situazione, occorre che gli enti dedichino speci!ca attenzione al problema, nella consapevolezza che in altre realtà “agricole” il paesaggio è prima di tutto una potenziale risorsa, che nel nostro territorio non è ancora adeguatamente sfruttata.La salvaguardia del paesaggio non può essere ottenuta se non tramite un accurato uso degli strumenti di piani!cazione urbanistica e di regolamentazione edilizia, il coordinamento fra enti gestori delle infrastrutture (strade, ferrovie, consorzi di gestione irrigui, magistratura delle acque, parchi, comuni, ecc.), il coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali (in primo luogo di quelle agricole) e in!ne la crescita della sensibilità culturale sul tema.

5. Le problematiche ambientaliPer quanto riguarda le problematiche ambientali, limitando la ri"essione a quelle a scala locale, occorre:

• individuare idonee misure volte al miglioramento della raccolta differenziata, che nel lodigiano langue da anni su livelli di ”mediocrità” rispetto alle altre province lombarde;

22

Page 23: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

• individuare soluzioni “di prospettiva” – con uno sguardo anche alle opportunità offerte dalla tecnologia – in materia di smaltimento della frazione secca oggi destinata ancora alla discarica;

• trovare le forme di coordinamento con altri enti sovraprovinciali per arrivare !nalmente ad una soluzione de!nitiva dei problemi di inquinamento dei corsi d’acqua (l’Adda e soprattutto il Lambro);

• individuare – in forma coordinata – gli strumenti di regolamentazione edilizia più idonei e sostenibili per il miglioramento della qualità ambientale (isolamenti, impianti, ecc.).

Spunti di ulteriore ri!essione:• Quanto ancora può essere urbanizzato il territorio? Quale variazione di popolazione residente

dovrebbe essere programmata? Quanto può servire una programmazione sovracomunale con caratteristiche fortemente direttorie?

• Quali possono essere i campi in cui la programmazione sovracomunale deve essere impositiva rispetto alla programmazione locale?

• Quali scelte edilizie dovrebbero essere predeterminate sia per quanto riguarda l’edilizia residenziale, che per il terziario che per l’edilizia industriale e produttiva?

• Valutare l’impatto sociale, economico, ambientale: come? E come rendere obbligatorie ed efficienti nel tempo le compensazioni ambientali per le grandi infrastrutture?

• Infrastrutture del Lodigiano: sono sufficienti ed efficienti? Quali nuove infrastrutture, o varianti delle esistenti, sono necessarie? Sembra essere stata rilanciata l’idea del Canale navigabile: sarebbe utile e sostenibile?

23

Page 24: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

SCHEDA B.2SERVIZI PUBBLICI DI QUALITÀ E GESTIONE DEI BENI COMUNI

La pubblica amministrazione, intesa nel senso più ampio, includendo in questa espressione sia l’articolato complesso dei servizi alla cittadinanza offerti sul territorio (perché di rilevanza locale o in quanto erogati da sezioni distaccate di organismi amministrativi centrali), sia gli enti locali, i cui rappresentanti sono eletti dai cittadini o comunque scelti localmente, vedono oggi concentrarsi le proprie attribuzioni e le proprie competenze soprattutto intorno a due grandi aree:

• l’erogazione di servizi amministrativi di qualità a supporto della vita quotidiana dei cittadini e delle aggregazioni nelle quali si svolge la loro esistenza (famiglia, scuola, lavoro, ...);

• la gestione partecipata dei beni comuni essenziali e la tutela della loro destinazione pubblica.Per ciascuno di questi due ambiti proponiamo alcune considerazioni ed alcune piste di ri"essione.

1. Verso una migliore qualità dei servizi pubbliciL’efficienza dei servizi al cittadino assume un’importanza sempre più decisiva nel determinare o meno la qualità della vita; così pure l’efficienza dei servizi alle imprese risulta fondamentale per lo sviluppo economico del territorio.Pur nella consapevolezza dello sforzo quotidiano teso a rendere migliori i servizi offerti, è però convinzione diffusa che la struttura pubblica non riesca a rispondere con sufficiente prontezza e competenza alle richieste delle comunità amministrate.Nel territorio lodigiano, costituito da molti piccoli Comuni, si pone in modo evidente anzitutto la necessità di una più stretta e pro!cua collaborazione fra gli Enti Locali, al !ne di rendere possibile una maggior efficienza complessiva del sistema pubblico. Per fare solo un esempio tra i più signi!cativi, la qualità del trasporto pubblico, in un territorio caratterizzato da un forte pendolarismo come il Lodigiano, assume un’importanza fondamentale, sia per la vita quotidiana dei cittadini che di esso usufruiscono che per le implicazioni di carattere ambientale che porta con sé. Proprio in quest’ultimo ambito, il rafforzamento di modelli differenti di mobilità, e soprattutto l’obiettivo di medio periodo di arrivare a una mobilità a emissioni zero, hanno una rilevanza che non può essere trascurata.Lo stesso tipo di ragionamento può essere esteso a tutti gli altri ambiti nei quali una amministrazione pubblica attenta alle necessità quotidiane dei cittadini può contribuire in modo decisivo a migliorare la qualità della vita sul nostro territorio. A questo riguardo proponiamo alcuni ulteriori spunti per la ri"essione e l’approfondimento.

Spunti di ri!essione e di approfondimento:• Centri servizi, sportelli unici, banche dati aperte: sono strumenti validi? A che punto siamo? Si è

investito per realizzarli?• Associazioni di Comuni, Consorzi fra Comuni, Unione di Comuni: sono strumenti validi e

possibili? Le esperienze ! n qui realizzate stanno dando buoni risultati? Si è preparati a rinunciare a parte della propria autonomia in funzione di un più efficace servizio?

• Le reti di comunicazione (banda larga) sono effettivamente intese come un diritto essenziale di cittadinanza? Quali passi sono ancora necessari per renderlo effettivo per tutto il Lodigiano?

24

Page 25: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

• Sportello avanzato del catasto: è possibile immaginare un Consorzio a dimensione provinciale?• Trasporto pubblico ferroviario e su gomma: viene giudicato sufficiente o è migliorabile? Quanto

può pesare sulla spesa degli Enti Locali una sua maggior frequenza particolarmente da e verso i centri più piccoli?

• Istituzione di un mobility manager di livello provinciale: è una possibilità che può favorire l’organizzazione del car pooling, del car sharing, della razionalizzazione dei trasporti verso le maggiori realtà occupazionali?

• Piste ciclabili speci!camente funzionali alla mobilità quotidiana: è sufficiente la rete attualmente presente? È sufficientemente continua e sicura nei centri abitati?

• Sono possibili politiche locali di incentivazione all’uso di mezzi pubblici e privati non inquinanti?

2. La gestione dei beni comuniI beni comuni, per loro natura di tutti in quanto essenziali alla vita, come l’aria e l’acqua - e in senso più esteso anche la terra (fonte di alimentazione) e l’energia (necessaria per il lavoro, che consente di produrre beni e servizi) - sono al centro di una crescente attenzione da parte degli organismi di regolazione politica e delle comunità locali.Se da un lato stanno diventando elementi sempre più scarsi, la cui disponibilità non è più così scontata, dall’altro, sotto la pressione dei meccanismi del mercato vengono messi in discussione nella loro natura.Il loro statuto di beni essenziali alla vita, dichiarandoli necessari per ogni persona, li mette al riparo da un modello di produzione e consumo che li vorrebbe equiparare alle altre “risorse economiche”, facendoli rientrare nella sfera del mercato e svuotandoli del loro contenuto di “diritti”.Sta invece alle comunità locali, alle loro espressioni e rappresentanze (in ambito sociale e politico), rendersi protagoniste della loro salvaguardia e proteggere la loro disponibilità per tutti i cittadini che le abitano.

L’ariaLa qualità dell’aria è messa in pericolo sia dagli agenti inquinanti generati dai processi industriali non eco-compatibili che dalle emissioni frutto della combustione di risorse fossili (a ! ni di mobilità, trasporto di merci e riscaldamento). Sono ormai dimostrate le conseguenze dirette e potenzialmente devastanti - sul clima e quindi sul nostro futuro - del riscaldamento globale del pianeta, fenomeno al quale contribuisce in maniera determinante l’attività umana, mediante le emissioni in atmosfera di sempre più ingenti quantità di CO2. Prima Kyoto e poi Copenhagen hanno cercato di mettere a tema la riduzione progressiva delle emissioni, da parte soprattutto dei paesi occidentali di più antica industrializzazione. L’istituzione di un “mercato delle emissioni” (nel quale il permesso di “emettere” può essere compensato economicamente da parte degli Stati “inadempienti”) è una chiara dimostrazione di come non si riesca a superare una mentalità mercantile nel rapporto con l’ambiente e con la sua disponibilità per tutte le popolazioni e per le generazioni future. Gli esiti della recente Conferenza di Copenhagen sono un’ulteriore dimostrazione di come anche questo bene essenziale sia diventato

25

Page 26: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

da diritto oggetto di contesa e di mercato.Il Lodigiano, sia per la sua collocazione geogra!ca e logistica, sia per la presenza sul territorio di insediamenti industriali e di produzione energetica, risulta da questo punto di vista particolarmente esposto ai rischi derivanti da una compromessa qualità dell’aria e dalle sue ricadute sulla qualità della produzione agricola e zootecnica.Pur se ancora non del tutto dimostrata per la scarsità di studi approfonditi e mirati in materia, la probabile correlazione tra questo tipo di situazione e l’incidenza sulla popolazione locale di determinate patologie tumorali deve mettere in allarme le istituzioni del territorio, spingendole a uno sforzo comune verso il miglioramento complessivo della qualità dell’aria che respiriamo.

L’acquaPassando all’acqua, possiamo affermare che l’esistenza stessa del Lodigiano come territorio autonomo sia stata determinata storicamente - e lo rimanga tuttora, nonostante le pesanti “interferenze” costituite dalle vie di grande comunicazione che lo attraversano - dai corsi d’acqua che ne delimitano i con!ni.Il recente episodio che ha visto il !ume Lambro oggetto di un pesantissimo attentato criminale ha mostrato la delicatezza degli equilibri ambientali sui quali si gioca la sopravvivenza armoniosa di un territorio, segnalandone la fragilità e la conseguente necessità di porre in essere adeguate misure di tutela e di prevenzione.Il ciclo integrato dell’acqua, che comprende la captazione, il trasporto mediante le reti di distribuzione (con una loro costante manutenzione), l’utilizzo in ambito domestico o produttivo e il successivo passaggio negli impianti depurazione con la re-immissione nell’ambiente dell’acqua depurata, è un sistema complesso e difficilmente suddivisibile, se non mediante distinzioni arti!ciose. La gestione del ciclo integrato dell’acqua assume quindi la ! sionomia di monopolio naturale, richiedendo, per questo e ancora di più per la sua centralità nel garantire le condizioni per una vita di qualità, un’esclusiva titolarità pubblica.Le comunità locali del Lodigiano, che da sempre hanno riconosciuto nella proprietà delle reti e nella gestione dei servizi idrici un elemento di forte identità e di rafforzamento del legame con il proprio territorio, ma anche un’importante modalità di partecipazione e di esercizio della democrazia dal basso, dopo un lungo percorso di confronto e di dibattito hanno costituito con voto unanime la SAL (Società Acqua Lodigiana), una società a totale capitale pubblico alla quale tutti i Comuni della Provincia di Lodi hanno conferito la piena titolarità della gestione del ciclo integrato dell’acqua sul nostro territorio, che la Legge Galli aveva a suo tempo riunito in un solo ATO (Ambito Territoriale Ottimale).La recente previsione normativa nazionale contenuta nel “decreto Ronchi”, che prescrive l’obbligatorietà per gli enti pubblici di sottoporre a gara una quota consistente del servizio idrico integrato, non può e non deve vani!care l’unità che il Lodigiano ha raggiunto intorno a questo tema, stimolando invece gli enti e le comunità locali a farsi portavoce delle istanze del territorio perché rimanga intatto il diritto all’autogestione dei servizi idrici, che garantiscono un servizio di qualità a tariffe tra le più basse d’Italia.

26

Page 27: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

La terraIn un territorio come il Lodigiano, ancora fortemente caratterizzato dall’attività agricola e zootecnica (le quali, anche se ridotte a qualche punto percentuale se misurate con la lente - spesso miope o deformante - del Pil provinciale, rimangono le attività economiche e produttive di maggiore impatto sulla struttura complessiva del territorio), gli indirizzi politici e le scelte economiche che possono salvaguardare una corretta gestione della terra sono nodi fondamentali sui quali la comunità intera è chiamata ad interrogarsi, vigilare ed investire una parte consistente del proprio futuro. Questo sforzo di tutela e valorizzazione, che è insieme un esercizio di salvaguardia/conservazione e di innovazione, può essere portato a compimento solo ricostruendo una forte alleanza tra produttori e consumatori, tra enti pubblici e operatori del settore. Il territorio potrà percepirsi come un’entità unica e un elemento aggregante solo se i cittadini, le istituzioni locali e gli operatori economici degli altri settori produttivi sapranno confrontarsi e misurarsi, in un rapporto di stretta collaborazione, con chi storicamente vi opera, come proprietario di terreni, titolare di attività in campo agricolo e agro-alimentare o come semplice operatore. Se il consumo del territorio va limitato, riducendo se possibile a zero l’occupazione di nuove porzioni di suolo a !ni non agricoli, la stessa cura va posta perché i terreni a destinazione agricola non vengano “sprecati”.La fertilità del Lodigiano, costruita nei secoli da un lavoro faticoso e sapiente, e la sua potenzialità di dare vita a produzioni di eccellenza in campo agroalimentare, non possono essere vani!cate da un utilizzo intensivo del terreno che rischia di impoverirlo in modo permanente mediante coltivazioni “seriali” e ripetitive (in primis la monocoltura, esercitata prevalentemente a servizio della zootecnia, che se non opportunamente governata e controllata porta con sè conseguenze pesanti a livello ambientale, legate al problema dello smaltimento dei re"ui e dell’alta concentrazione di nitrati nel terreno), che non interpretino nel giusto modo la natura del territorio e non ne rispettino ! no in fondo la capacità di conservazione della biodiversità e la potenzialità di dare vita a produzioni agricole di qualità. La qualità dell’utilizzo della terra, la bontà dei metodi di coltivazione e di allevamento sono di per sé un potente antidoto rispetto alla tentazione, spesso corroborata da una bassa redditività delle produzioni agricole abitualmente praticate sul territorio, di un suo sfruttamento a !ni edi!catori. Cedendo a questa pressione, che determina in modo pesante la vivibilità di un contesto come quello del Lodigiano, si viene meno al dovere di consegnare alle future generazioni i frutti del lavoro di “costruzione del territorio” sedimentatisi nel corso dei secoli.

L’energiaLa produzione e l’utilizzo dell’energia sono fattori che condizionano in modo pesante la qualità della vita e la qualità ambientale di un territorio. Il Lodigiano è interessato da pesanti insediamenti di produzione energetica mediante l’utilizzo di combustibili fossili, con effetti importanti sulla salubrità del territorio e - soprattutto - sulla salute dei cittadini.Si fa purtroppo avanti anche la possibilità della riattivazione dell’impianto di produzione di energia nucleare di Caorso, a ridosso del territorio lodigiano.

27

Page 28: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

In questo panorama il territorio deve saper agire “controcorrente” (è il caso di dirlo) per dimostrare più che in altri contesti da un lato la ferma volontà di ridurre il consumo energetico delle abitazioni e delle attività produttive, dall’altro la capacità di dotarsi di una quota crescente di energia proveniente da fonti rinnovabili, per liberarsi nel lungo periodo dal peso opprimente di centrali elettriche che incidono pesantemente sull’ambiente locale per servire altri territori.In queste dinamiche diventa fondamentale il ruolo delle comunità locali e degli enti pubblici, che da un lato devono saper “dare il buon esempio” (interessanti in questo senso i percorsi ideati e praticati dalla rete dei “Comuni Virtuosi”: www.comunivirtuosi.org), dall’altro devono favorire ed incentivare il risparmio energetico e la “microproduzione” di energia da parte dei cittadini, in forma singola o associata. Lo stesso ragionamento va esteso in prospettiva a tutte le attività economiche, già insediate o di futuro insediamento sul territorio: non può più bastare un piano di insediamento industriale, caratterizzato anche da buone ricadute sul versante occupazionale, se il “bilancio energetico” e il “bilancio ambientale” dell’operazione, a medio e a lungo termine, non volgono a favore del territorio. Non possiamo più permettere l’insediamento sul territorio di attività che mettendo sul piatto un determinato peso in termini di occupazione, implichino per le generazioni future costi inaccettabili dal punto di vista ambientale e dello squilibrio energetico: quanto sono costate alla collettività le numerose boni!che di cui negli ultimi anni gli enti pubblici si sono dovuti fare carico, per rimediare (solo in parte) ai danni causati da attività produttive accolte sul territorio senza riguardo per la loro qualità ambientale e per il loro impatto negativo sul territorio?Quali sono i danni ai quali si espone un intero territorio a fronte della tolleranza di situazioni come quella che ha causato il recentissimo disastro ambientale a carico del !ume Lambro e dei territori da esso attraversati? Se vogliamo adempiere al nostro compito nei confronti delle generazioni che ci seguiranno si tratta di domande alle quali non possiamo non dare risposte, che devono saper essere sì intelligenti e creative, ma soprattutto fortemente ancorate alla realtà.

28

Page 29: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

SCHEDA B.3ECOLOGIA CHE DIVENTA ECONOMIA: GREEN ECONOMY

E NUOVI MODELLI DI PRODUZIONE E CONSUMO

La salvaguardia del territorio, del paesaggio e dell’ambiente possono essere strumenti decisivi per il futuro del Lodigiano, anche dal punto di vista dello sviluppo economico.La domanda fondamentale allora diventa la seguente: come coniugare l’ecologia con l’economia?È lo stesso concetto che sta alla base di quella che in altri contesti è stata denominata “green economy”, il tentativo cioè di introdurre a tutto campo elementi che consentano di stabilire un circolo virtuoso tra economia ed ecologia, e di mettere de!nitivamente in archivio la contrapposizione tra le ragioni dello sviluppo e della crescita economica e la necessità di salvaguardare i beni naturali - primo fra tutti il territorio - e di consegnarli integri alle future generazioni.

1. Elementi per una “green economy” nel LodigianoLa necessità di coniugare in modo virtuoso ecologia (o eco-sostenibilità) ed economia richiede di costruire percorsi ed esperienze di forte innovazione, perché il cambiamento di prospettiva che la “green economy” richiede sia da un lato veramente desiderabile e conveniente, dall’altro possa essere percepito come tale da tutti i soggetti coinvolti.Consci della sua natura esempli!cativa, e quindi delle possibili estensioni dello stesso modello ad altri campi dell’economia e in generale a molti dei processi che caratterizzano oggi l’industria e le altre forme di produzione di beni e servizi, affrontiamo qui brevemente il tema della riduzione dei consumi energetici delle abitazioni.

• Ristrutturazione degli edi"ci esistenti per ridurre i consumi energeticiIn Italia il riscaldamento degli edi!ci assorbe più di 140 Kw al metro quadrato l’anno; in Germania, dove notoriamente fa più freddo, non si possono superare i 70 Kw, come pure nella provincia di Bolzano. Gli edi!ci più efficienti, progettati e costruiti mediante l’utilizzo delle nuove tecnologie, possono arrivare a consumare anche meno di 15 Kw.Riquali!care e ristrutturare il nostro patrimonio edilizio in questa direzione potrebbe condurci alle seguenti conseguenze:- considerevole riduzione nei consumi di energia, con un risparmio economico ed un calo

nelle importazioni di prodotti fossili;- una riduzione dell’inquinamento ambientale, con una minore emissione di CO2

nell’atmosfera ed un considerevole risparmio sui costi futuri di risanamento ambientale;

- una importante ricaduta occupazionale in quei settori che accrescono l’efficienza energetica degli edi!ci (aziende produttrici, tecnici e artigiani).

• Come stimolare il territorio, rendere accattivante e conveniente un investimento per una migliore efficienza energetica?

29

Page 30: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

Oltre alle attuali agevolazioni previste a livello nazionale e regionale, si potrebbe prendere in considerazione l’idea di formare a livello comprensoriale uno staff di tecnici competenti ed abilitati, che ad un prezzo agevolato e concordato con la pubblica amministrazione forniscano a famiglie ed aziende i seguenti servizi:- Certi!cazione di classe energetica degli edi!ci (ormai obbligatoria in caso di vendita);

- Individuare la priorità degli interventi da effettuare per una migliore efficienza energetica- Fornire un preventivo di massima corredato dal calcolo di risparmio energetico e quindi

economico.

La scelta di migliorare l’efficienza energetica di un edi!cio coinvolgerebbe così una pluralità di attori (aziende produttrici, artigiani, tecnici) ed avvierebbe un volano positivo nell’economia locale.Per esempli!care possiamo fare riferimento alla sostituzione dei serramenti (vetrate triple e con gas), all’isolamento degli edi!ci con cappotti termici, all’impianto di riscaldamento con l’installazione di caldaie a condensazione, all’installazione di pannelli solari termici per la fornitura di acqua sanitaria e/o integrazione con l’impianto di riscaldamento esistente, alla posa di pannelli fotovoltaici, alle pompe di calore e alla micro-cogenerazione.

Se puntiamo nel modo giusto a conseguire un risparmio energetico mediante interventi capaci di durare nel tempo, avremo dunque un ritorno importante in termini di occupazione locale e un miglioramento complessivo delle competenze tecniche disponibili sul territorio, oltre a conseguire l’obiettivo di inquinare di meno.

Spunti di ri!essione:• Quali principi di piani!cazione e regolamentazione possono essere introdotti per rendere

“naturali” le pratiche di risparmio energetico, sia nella realizzazione di nuove costruzioni, sia nell’uso quotidiano dell’energia?

• Come è possibile valutare la sostenibilità ambientale di eventuali nuovi insediamenti, abitativi e produttivi?

• Quali sono le possibili risorse energetiche alternative già disponibili o da mettere in campo nel nostro territorio? Come utilizzarle? Come rendere conveniente la loro adozione? Quale la funzione, in questo campo, degli Enti Locali e degli Enti Economici?

• Quali misure realisticamente efficaci possono essere assunte per limitare l’inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque?

• È di livello sufficiente la separazione dei ri!uti e il loro riciclo? È possibile prevedere incentivi per premiare una minore produzione di ri!uti ed il riuso delle materie prime (andando così al di là della raccolta differenziata e del riciclo dei materiali, che pure sono da promuovere per la quota di ri!uti comunque prodotti)?

• Come abbassare i nostri standard di consumo e lo spreco di risorse?• È importante che il settore pubblico dia l’esempio, riducendo gli sprechi e utilizzando energie

rinnovabili, sia a servizio degli edi!ci pubblici che per la gestione dei servizi pubblici? In che modo è possibile che ciò avvenga?

30

Page 31: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

2. Verso nuovi modelli di produzione e consumo: i Gruppi d’acquisto solidale (GAS) e i Distretti di economia solidale (DES)

Da alcuni anni è nata e si è diffusa anche nel Lodigiano l’esperienza dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS).Mediante questo strumento, in costante crescita in tutta Italia, recentemente tutelato e regolato da una precisa normativa nazionale, alcune centinaia di famiglie del nostro territorio affiancano alle forme convenzionali di acquisto e di consumo un nuovo modo di interagire con i produttori, più responsabile e informato, in grado di imprimere una svolta positiva al legame produttore-consumatore, aumentando la sicurezza e la sostenibilità dei prodotti acquistati. Questo avviene sia in campo sia alimentare che nel settore non food, intessendo relazioni solidali e di qualità, in grado di rendere le scelte di acquisto e di consumo uno strumento importante nell’indirizzare gli obiettivi di una parte del sistema economico, contribuendo così a lanciare un segnale concreto di cambiamento che può in prospettiva interessare e “contagiare” anche il più ampio contesto economico, sociale e politico.Dall’esperienza dei Gruppi di Acquisto Solidale, dai soggetti che operano nel commercio equo e solidale e nel campo della ! nanza etica, dalla sensibilità delle imprese che più di altre hanno investito nella sostenibilità, nell’eticità e nel rispetto dell’ambiente, negli ultimi anni, oltre a forme di collegamento tra GAS di una stessa provincia o regione, è stata avviata l’esperienza dei Distretti di Economia Solidale (DES), che si pongono l’obiettivo di mettere in relazione, collegandole in una rete di rapporti economici e di scambio di competenze, tutte le realtà produttive e le associazioni di cittadini che credono nella possibilità di un nuovo modello di produzione e consumo e in uno stile di vita più sobrio e sostenibile. Si tratta dei primi passi di una vera e propria nuova “!liera” di economia eco-solidale, che in un territorio come il Lodigiano avrebbe molto da condividere in primo luogo con gli agricoltori, veri e propri custodi della terra e della sua ricchezza, ma anche con aziende di ogni settore che siano disposte a invertire la rotta e perseguire scopi di benessere più ampio, che non limitandosi all’aspetto produttivo e del ritorno economico si aprono a un nuovo protagonismo delle comunità locali nel determinare le basi fondamentali del proprio futuro.

Cos’è e perché nasce un GasUn Gas è un insieme di persone e di famiglie che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, solitamente di produzione biologica o eco-compatibile (rispettosi dell’ambiente e dei lavoratori), da ridistribuire tra loro.Un gruppo d’acquisto diventa solidale nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidarietà come criterio guida nella scelta dei prodotti. Solidarietà che parte dai membri del gruppo e si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell’ambiente, ai popoli del Sud del mondo e a coloro che - a causa della ingiusta ripartizione delle ricchezze - subiscono le conseguenze inique di questo modello di sviluppo.Un Gas nasce perché ognuno possa dare una mano a cambiare il mondo… partendo dal carrello della spesa! Dietro questo gesto quotidiano si nascondono problemi di portata planetaria: inquinamento, spreco di risorse non rinnovabili, sfruttamento dei minori e dei lavoratori.

31

Page 32: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

Alla base della costituzione di un Gas c’è spesso una critica profonda verso il modello di consumo e di economia globale dominante, che si salda con la ricerca di una alternativa praticabile da subito. Il gruppo aiuta a non sentirsi soli nella propria azione quotidiana di critica al consumismo, a scambiarsi esperienze ed appoggio, a veri!care le proprie scelte.

Come funziona un Gas e che scopi si pre"ggeInsieme ci si occupa di ricercare nella zona piccoli produttori rispettosi dell'uomo e dell'ambiente, di raccogliere gli ordini tra chi aderisce, di acquistare i prodotti e distribuirli.Gli scopi che un Gas normalmente si pre!gge sono: • Valorizzare la dimensione dell’acquisto collettivo, più efficace rispetto alla capacità del singolo• Perseguire la giustizia e la dignità nei rapporti di lavoro• Contribuire alla riduzione dell’impronta ecologica• Sostenere le produzioni “solidali”, dove sono utilizzate persone con disagio• Rendere più accessibili per tutti i partecipanti i costi di prodotti bio-ecologici• Favorire la nascita di un sistema economico alternativo (Distretti di economia solidale).

L’obiettivo di fondo del Gas è allora quello di diffondere uno stile di vita sostenibile, che sappia coniugare sobrietà e benessere. Un obiettivo che i Gas declinano spesso nella “Regola delle quattro erre”:• Ridurre: badare all’essenziale;

• Recuperare: riutilizzare e riciclare;• Riparare: ri!utare l’usa e getta;

• Rispettare il lavoro altrui, l’ambiente.

I distretti di economia solidale (DES)In genere per distretto si intende un territorio più o meno esteso - di regola inferiore a quello di una provincia - individuato in base a precise caratteristiche. Dal punto di vista economico “circoscrivere” un distretto è più difficile: in un’epoca di globalizzazione, limitare le pratiche e i rapporti economici a un piccolo territorio è sovente un problema. La scelta di considerare il distretto l’unità territoriale di base per la costruzione di un’economia solidale appare comunque oggi l'unica possibile, per tre ordini di motivi:• la tendenza del sistema verso la “decrescita”: dal punto di vista ecologico non ha senso un sistema

che per sostenersi e per “far girare” l’economia deve far viaggiare le merci su rotte intercontinentali. Questo è oggi reso possibile dalle speculazioni commerciali, e dal costo oggettivamente troppo basso dell'energia fossile;

• i costi: se diventa allora essenziale accorciare la ! liera, non possiamo più permetterci di operare esclusivamente su aree economiche di grandi dimensioni;

• la partecipazione democratica al processo economico: nel distretto, i soggetti si conoscono tra loro, sanno dove il fornitore si procura le materie prime, e come lavorano i suoi fornitori.

In questo sistema le certi!cazioni, oggi essenziali, divengono meno centrali, se non super"ue.Il distretto è un "laboratorio" di sperimentazione civica, economica e sociale, un esperimento di economia solidale. È un esperimento volontario tra volontari, e speci!co, tra volontari attivi, che

32

Page 33: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

si impegnano a rispettare una serie di principi e di vincoli. Fanno parte di un DES: • le imprese dell'economia solidale e le loro associazioni: produttori agricoli biologici in primis, ma

anche operatori nel campo dei servizi; • i consumatori, i GAS, le cooperative di consumo (di dimensioni compatibili con il distretto); • i risparmiatori, i ! nanziatori delle imprese e delle iniziative dell'economia solidale e le loro

associazioni o imprese; • i lavoratori dell'economia solidale.

La s!da di ogni DES è quella di mettere in comunicazione 'preferenziale' questi attori economici, avviando un circuito economico virtuoso e dimostrando che il sistema è sostenibile, cioè vantaggioso per tutti i suoi partecipanti.

33

Page 34: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

SCHEDA B.4IL LAVORO E IL SISTEMA PRODUTTIVO

Il Lodigiano, storicamente territorio di tradizione agricola, pur registrando la presenza di insediamenti produttivi di rilievo già dall’inizio del ‘900, ha conosciuto una stagione di diffusa e marcata industrializzazione solo nella seconda metà del secolo scorso; questo percorso storico, con l’evoluzione negli ultimi decenni di una pluralità di aziende che operano nei servizi del terziario (tradizionale o avanzato), e con il consolidamento di un tessuto imprenditoriale fatto di piccole e piccolissime imprese, per la gran parte appartenenti al comparto artigianale, ha fatto in modo che la struttura economica ed occupazionale del territorio non si discosti oggi, se non marginalmente, da quella delle aree limitrofe, e in generale dai tratti fondamentali dell’economia lombarda. Questa premessa si può avanzare pur registrando nello stesso tempo un “peso speci!co” ancora superiore alla media per quanto riguarda il settore primario e la ! liera agroalimentare, e la persistenza di un forte pendolarismo dei lavoratori lodigiani - qualunque ne sia il livello formativo, di competenza e di specializzazione - verso il capoluogo lombardo.Le dinamiche legate alla globalizzazione e alla conseguente delocalizzazione produttiva (connessa alla continua ricerca di costi più bassi della manodopera e facilitata dal settore di attività e dalla tipologia di imprese di medie e grandi dimensioni - per lo più multinazionali - caratterizzate da insediamenti rilevanti sul territorio), accentuate dalla crisi ! nanziaria ed economica in corso, hanno inciso negli ultimi anni in misura sempre più pesante sulla struttura economica del territorio, generando nuove ed ampie aree di disagio e di disoccupazione, a fronte di una classe imprenditoriale carente quando non assente, che raramente negli ultimi decenni ha saputo svolgere un ruolo trainante e di slancio nei confronti del territorio e del suo futuro, tendendo al contrario il più delle volte ad appiattirsi sulla rendita immobiliare o !nanziaria e sul consumo - più che sulla valorizzazione ai !ni produttivi - del territorio.Il contemporaneo ridimensionamento, a seguito delle note vicende degli scorsi anni, del ruolo di supporto al territorio esercitato storicamente dal suo più grande istituto di credito si è andato a sommare a un quadro complessivo di regressione delle opportunità produttive ed occupazionali che fa sentire i suoi effetti in tutto il Lodigiano.La constatazione del ruolo di supplenza esercitato dalle piccole e piccolissime imprese e la loro vitalità che sopravvive anche in questo momento di difficoltà, se da un lato costituisce un baluardo signi!cativo per il mantenimento dei livelli occupazionali, non può esimerci dall’affermare che, se si eccettuano alcuni esempi particolarmente in controtendenza, che mettono in luce la capacità di creare occupazione e opportunità, soprattutto puntando sull’innovazione e sull’espansione del perimetro dei propri rapporti commerciali (non rari sono i casi in cui le aziende del territorio, titolari di piccole e grandi “eccellenze”, continuano ad avere all’estero il grosso del proprio bacino di clientela), gli unici lavoratori che possono guardare al proprio futuro con relativa sicurezza e tranquillità sono quelli impiegati in funzioni pubbliche o in comparti dipendenti da amministrazioni statali (pubblica amministrazione, scuola, enti locali, trasporti pubblici, sanità).Per tutti gli altri, e in modo particolare per la fascia più giovane (soprattutto se disoccupata o in condizioni di lavoro " essibile o precario) e per chi viene espulso in età avanzata dal circuito produttivo, le prospettive a breve termine non possono dirsi incoraggianti.

34

Page 35: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

Questo quadro, prevalentemente a tinte fosche, viene ben tratteggiato da alcuni dati di fatto e dagli indicatori economici che caratterizzano sul nostro territorio l’inizio del 2010:• il processo di deindustrializzazione in corso, aggravato da una sorta di “fuga” delle

multinazionali che operano sul territorio;• il periodo di stagnazione che colpisce le piccole e medie imprese, reso più aspro dalla difficoltà

crescente di accesso al credito;• un comparto agricolo ingessato prevalentemente nella monocoltura;• il settore edilizio che si trova ancora in piena crisi;• il settore terziario, che ! no a poco tempo fa fungeva da “compensatore produttivo”, che sta

iniziato ad espellere gli esuberi.

Le conseguenze più evidenti di questa situazione sono rappresentate dalle ricadute sull’occupazione, che registriamo con crescente preoccupazione e che non vedono chiaramente l’indicazione di una via d’uscita:• la cassa integrazione (ordinaria e straordinaria), che ha registrato nel 2008 un +201% (dato

INPS provinciale);• la crescita del tasso di disoccupazione, che arriva all’8,5%, con un picco del 26% per la

disoccupazione giovanile (dati nazionali 2009 ISTAT);• come già sottolineavamo, in questo contesto le categorie già svantaggiate e più colpite dalla crisi

sono i giovani, i lavoratori poco quali!cati e gli immigrati.

Di fronte a uno scenario di questa complessità e difficoltà potrebbe sembrare arduo, se non impossibile, ragionare sull’economia lodigiana del futuro. Crediamo invece che siano molti gli elementi positivi già presenti, solo in embrione o già maturi, nel nostro territorio.Partendo da questi, da un nuovo protagonismo di tutti i soggetti che si confrontano nello spazio economico locale e dalla creatività che solo le nuove generazioni sono in grado di “iniettare” in una situazione che per molti versi può apparire ingessata, riteniamo possibile disegnare scenari e prospettive più rosee per il futuro del territorio.

Ci limitiamo qui a lanciare alcuni spunti per consentire a tutti di contribuire all’ampliamento delle ri"essioni e alla ricerca di soluzioni percorribili, riservandoci di portare in una fase successiva un contributo più dettagliato al comune sforzo di “ri-costruzione” del tessuto economico lodigiano.

Riguardo alle prospettive di sviluppo economico, gli spunti di ri!essione possono essere:• Il futuro del territorio in ambito agricolo e agroalimentare può permettersi di limitarsi per lo più

alla produzione di materie prime, o deve saper “fare distretto”, giungendo davvero al completamento delle !liere?

• In agricoltura, è giusto continuare su monocoltura e allevamento intensivo o non è più auspicabile un ritorno a forme più tradizionali, privilegiando la qualità e la redditività delle produzioni, a fronte di un territorio limitato e di una dimensione aziendale media altrettanto esigua?

35

Page 36: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

• Quali potrebbero essere i nuovi insediamenti produttivi da creare o da attirare/ospitare sul territorio? Quali garanzie ambientali devono portare con sè? Come è possibile conciliarli con gli indirizzi urbanistici preferenziali?

• Come promuovere e sostenere nuovi modi di fare impresa? Come ancorare le imprese esistenti e le nuove imprese al territorio? Come introdurre una maggiore eticità nel fare impresa? Come diffondere a tappeto la cultura della sicurezza sul lavoro, la certi!cazione dei processi produttivi e la responsabilità sociale delle imprese verso le comunità nelle quali operano?

• Ricerca e sviluppo: è positiva la scelta del Parco Tecnologico? Come sostenere la ricerca e come renderla fruibile sul territorio? Come sostenere e valorizzare il ruolo dell’Università per il miglioramento dell’economia del territorio?

• Il lavoro a basso contenuto tecnologico “che emigra”, come potrà ritornare, se chi oggi lo produce ha raggiunto livelli qualitativi apprezzabili oltre al bassso costo?

• Chi deve sopportare l’onere della boni!ca dei siti industriali dismessi? Sarebbe possibile introdurre una sorta di “!dejussione ambientale” per tutte le attività che più intensamente mettono a rischio con i loro processi produttivi l’ecosistema lodigiano? In che modo è percorribile la strada verso una riconversione “eco-sostenibile” dei processi produttivi esistenti, diminuendo il peso dell’economia locale sul “futuro ambientale” del territorio?

• È sufficiente il livello di confronto/collaborazione oggi esistete fra Enti Territoriali, Enti Economici, Associazioni di Categoria, Sindacati, rappresentanti dei consumatori?

• Le Associazioni di Categoria e i Sindacati possono essere ulteriormente protagonisti di scelte di sviluppo economico, oltre a farsi interpreti di una doverosa difesa degli interessi di categoria?

• Qual è oggi il ruolo della formazione professionale e più in generale del sistema formativo a supporto del miglioramento delle condizioni economiche del Lodigiano? Quali aggiustamenti o quali interventi sono desiderabili in questo settore?

• Terzo Settore, Gruppi di acquisto solidale, Gruppi di acquisto popolare, Banca Etica: solo realtà marginali o possibili entità decisive?

Cibo, "liera corta e sovranità alimentareAltri spunti di ri"essione in questo ambito si legano più strettamente con gli scenari aperti dall’Expo 2015, che in parte interesserà anche il territorio lodigiano:

• Verso l’Expo 2015: “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Quali possono essere il ruolo e le potenzialità del Lodigiano in questa prospettiva?

• Filiera corta, km zero e incentivazione del consumo di prodotti stagionali e locali: quali i passi immediatamente percorribili? Come dare un peso maggiore alla sovranità alimentare di ogni territorio nei confronti della tendenza alla monocoltura?

• A quali condizioni è possibile parlare oggi di qualità e sicurezza alimentare, quando anche il nostro territorio è stato interessato dalla “mucca pazza” e non sono ancora stati risolti i problemi posti dai nitrati e dall’eutro!zzazione?• Come educare a dare maggiore valore (anche economico) al cibo, per non sminuire il lavoro di chi

lo produce e la sua qualità, che si lega anche alla salvaguardia e alla valorizzazione di tradizioni e culture gastronomiche locali?• Prodotti tipici del Lodigiano: quali sono le potenzialità per una loro migliore valorizzazione in

chiave turistica?

36

Page 37: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

• Coltivazioni e prodotti di qualità per un territorio di qualità (importanza del ruolo degli agricoltori nella custodia e nella cura del territorio): se opportunamente nel Lodigiano è stato costituito un marchio “Terra buona”, a cosa serve se i suoi prodotti non alimentano in primo luogo la !liera corta della ristorazione collettiva (mense aziendali, ospedaliere e scolastiche)?

• Come si conciliano la cura e la salvaguardia ambientale con la produzione di inquinanti da coltivazione agricola e da allevamento?

37

Page 38: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

SCHEDA B.5IL RISPARMIO E IL SISTEMA DEL CREDITO:

UNA FINANZA TRASPARENTE, SOLIDALE E DI PROSSIMITÀ

La crisi ! nanziaria e produttiva in essere da un paio d’anni ha posto, o meglio riproposto con maggior forza, alcune questioni di impostazione relative alle scelte sui risparmi, gli investimenti e il credito alle famiglie e alle imprese, nel Lodigiano così come negli altri territori del nostro Paese.In generale la crisi, nelle sue varie componenti, ha evidenziato infatti varie categorie di protagonisti in negativo: istituzioni !nanziarie spregiudicate che hanno creato prodotti so!sticati rivelatisi non moltiplicatori di utili all’in!nito ma bombe ad orologeria puntualmente scoppiate, una categoria di risparmiatori alla ricerca di grandi guadagni pronti a scommettere anche su rischi non ben percepiti, soggetti privati pronti ad indebitarsi oltre ogni ragionevole limite con carte di credito e prestiti al consumo di vario genere, banche e aziende impegnate a fare apparenti risultati di bilancio con strategie aggressive e di breve periodo.Come ben evidenziato nella recente enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate, oggi si impone perciò un cambiamento di mentalità che induca ad adottare nuovi stili nelle scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti.Occorre perciò un nuovo tessuto di relazioni virtuose che rinnovi il mondo ! nanziario, a partire dalle realtà più vicine, innestate sul territorio, per dare sia risposte alle urgenze di oggi sia nuove prospettive allo sviluppo autentico di domani.Il Lodigiano ha un tessuto economico composto da soggetti in grado di coprire adeguatamente un articolato insieme di ruoli: risparmiatori, imprenditori specie di piccole e medie imprese, aziende leader di settore, cooperative sociali, banche e istituzioni ! nanziarie anche con speci!co radicamento territoriale.Si può pensare perciò, anche in campo !nanziario, di poter contribuire a determinare il futuro del territorio, e non di subire solo passivamente le ripercussioni dell’andamento dei mercati.

Le questioni di maggior rilevanza possono essere le seguenti:• Il mondo imprenditoriale sente la responsabilità sociale verso il proprio territorio? È interessato

a mantenere nel Lodigiano l’investimento dei propri capitali? A quali condizioni?• Il mondo bancario e ! nanziario, in particolare per quanto riguarda le istituzioni con speci!co

radicamento territoriale nel Lodigiano, ha un’adeguata attenzione a fornire prodotti e servizi, nonché credito, ad iniziative imprenditoriali con requisiti di territorialità e di sensibilità ambientale e sociale?

• Vi sono sufficienti criteri di trasparenza e rappresentanza territoriale nei meccanismi di nomina degli organi amministrativi e di controllo delle Istituzioni bancarie locali?

• Le Fondazioni presenti sul territorio, che gestiscono ingenti patrimoni ! nanziari ed erogazioni di denaro anche signi!cative, applicano adeguati criteri di selezione dei soggetti richiedenti e di valorizzazione dei progetti presentati?

• Enti di rappresentanza, Banche e Fondazioni attuano o sono interessate ad attuare forme di collaborazione, con apporto delle proprie speci!che competenze, al !ne di supportare progetti

38

Page 39: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro

!nalizzati alla creazione e/o allo sviluppo di imprese sul territorio e per il territorio? Possono trovare forme di assistenza tecnica e ! nanziaria alle imprese, specie medio-piccole, che sono insediate o intendono insediarsi nel Lodigiano?

• Nel Lodigiano trovano spazio e sono sostenute e promosse le nuove forme di risparmio etico e di mutuo aiuto, in una logica di !nanza solidale e di prossimità?

39

Page 40: Costruiamo Insieme il Lodigiano del Futuro