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Conflitti aperti dalla rivoluzione

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Conflitti aperti dalla rivoluzione

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Conflitti

• Quello legato all’appartenenza di classe.

• Quello legato all’appartenenza di genere.

• Quello legato all’appartenenza di razza

• Questione femminile e questione razziale fanno riferimento all’allargamento dei diritti a comprendere soggetti non uguali

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Questione sociale

• Già nella rivoluzione sulla “questione sociale” si era aperto il conflitto: i maggiori vantaggi per il popolo sarebbero venuti da un maggiore intervento dello stato, o della municipalità, nella redistribuzione: controllo dei prezzi. (Hervé e gli Arrabbiati)

• Con la liberazione della terra dai residui gravami feudali (decime e diritti che i contadini dovevano pagare a nobili e clero) nasceva una classe di proprietari piccoli e medi. Ma peggioravano le condizioni dei contadini senza terra che vivevano sulle terre del clero

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Quarto stato

• Babeuf • Nel terzo stato non tutti sono eguali:c’è chi

possiede beni e ricchezze e chi non li possiede. La libera vendita della terra non ha arricchito la maggior parte della popolazione delle campagne e ha portato a un impoverimento delle comunità locali, che hanno perso i diritti “comuni” sulla terra.

• La proprietà deve diventare collettiva, perché tutti possano goderne.

• Per questo sarà necessaria una rivoluzione, che sconfigga i nuovi oppressori.

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Diritti

• Nell’800 là dove rimangono o si affermano sistemi costituzionali, il diritto di voto viene stabilito per censo.

• Il lavoratori chiedono diritti-politici, sociali, economici: voto, legislazione di tutela obbligatoria, che intervenga sui salari e sull’orario i lavoro, assicurazioni sugli infortuni e per i lavoratori che non possono più lavorare, libertà di organizzazione. E più radicalmente la proprietà collettiva dei mezzi di produzione

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Genere

• In realtà la conquista di un “diritto comune di tutti i Francesi” non era riferibile indifferentemente agli uomini e alle donne, giacché la cancellazione degli status personali su cui si reggeva l’Ancien régime (che creavano posizioni differenziate in base alla nascita, al censo, alla professione, alla fede religiosa ecc.) non toccò lo status fondato sul sesso. Lo stesso Rousseau, del resto, aveva distinto le “diseguaglianze artificiali” (che, in quanto tali, dovevano essere cancellate) dalle “diseguaglianze naturali” (come tali, non contestabili) e su questo punto lui, che giurista non era, si allineava all’elaborazione costante e indiscussa dei massimi giuristi della Francia prerivoluzionaria.

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Genere

• I quali avevano distinto fra stati delle persone non naturali e quindi arbitrari, come quelli allora vigenti che fissavano diritti e doveri diversi secondo la condizione di appartenenza, nobile o borghese, ecclesiastico o soldato, e che imponevano al legislatore d’intervenire per ristabilire l’uguaglianza, e stati naturali, che non contraddicendo all’ordine naturale, non potevano essere mutati dalla legge: nascita, età e sesso.

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Genere

• L’ordine naturale consegnava la donna alla sfera familiare e privata, e le donne accedevano solo ad una parte minima dei nuovi diritti ai quali in linea teorica dovrebbe partecipare. Signore dello spazio domestico, delegavano l’esercizio di quei diritti loro negati al capofamiglia, che tutto il nucleo rappresenta sulla scena pubblica. Il corretto funzionamento della cellula base dello Stato si fondava sulla divisione sessuale del lavoro.

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Genere

• Naturale missione della donna: la procreazione e la cura, secondo quanto filosofi e medici avevano scritto nel 700.

• non era più una generica inferiorità a sanzionare la dissimmetria tra i generi, quanto la specificità femminile, cui la nuova società liberale si appellava per limitare i diritti civili e politici delle donne, escludendole dall’elettorato attivo e passivo, privandole della possibilità a contribuire col loro voto a scrivere quelle leggi, che da allora s’interessarono di loro per escluderle, molto, e includerle, poco, nella nazione.

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Olympe De Gouges

• Quindi niente voto alle donne, come aveva chiesto la rivoluzionaria francese Olympe De Gouges, con La dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina- 1791.

• Olympe fondava la rivendicazione del diritto femminile alla scena pubblica non solo sull’uguaglianza dell’intelligenza, ma anche sul fondamentale ruolo delle madri, sulla madre repubblicana a cui le rivoluzioni assegnavano il compito di dare la prima formazione ai cittadini.

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Olympe De Gouges

• Le donne avevano acquisito uguaglianza fiscale, criminale e dunque era coerente che fossero rappresentate, e meglio se da altre donne.

• I giacobini la mandarono alla ghigliottina nel 1893; due anni dopo, il direttorio chiudeva tutti i clubs femminili.

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Mary Wollestoncraft

• Nel 1795 una delle madri del femminismo, l’inglese Mary Wollestoncraft pubblicava The Vendication of Rights of Women- I diritti delle donne, nel quale chiedeva per le donne istruzione e lavoro, fondamenti di una libertà femminile che ne farà cittadine responsabili, e il voto e la partecipazione alla vita pubblica che ne farà educatrici migliori.

• Acquisiti questi diritti la donna non sarà più schiava dell’uomo

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Mary Wollestoncraft

• .• . La rivendicazione è fondata su tre argomenti

forti: la donna ha uguale capacità intellettuale; la donna ha maggiore sensibilità, che discende proprio dalla funzione materna, la donna

• “se non viene preparata dall’istruzione a diventare la compagna dell’uomo, fermerà il progresso del sapere e della virtù, perché o la verità deve essere comune a tutti, o il suo influsso sulla condotta comune sarà inadeguato”.

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Genere

• Fin dall’inizio dunque si pongono le questioni del lavoro e dell’istruzione

• Fin dall’inizio si fa forza sulla funzione materna, rovesciandone il significato: da motivo d’esclusione dalla fera pubblica a competenza da giocare nella sfera pubblica.

• Maternità e lavoro diventeranno gli strumenti d’accesso femminile alla sfera pubblica.

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Nazione

• Infine, con le due rivoluzioni di fine 700 nasce il concetto di Nazione come collettivo di cittadini,

• Prima della rivoluzione francese, senza il re non c’era la nazione e nella concezione assolutistica la nazione non era altro che un riflesso senza autonomia , del corpo fisico del re.

• La formazione di uno stato territoriale dominato da una monarchia amministrativa centralizzata definiva la nazione come corpo consustanziale alla monarchia..

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Nazione

• Quando i Parlamenti si ergeranno a interpreti della nazione, la nazione arriverà ad esistere prima di tutto e a essere titolare del potere costituente.

• Da quel momento i re o saranno detronizzati o dovranno dividere la sovranità con la nazione.

• Democrazia e nazione si richiamano a vicenda, in quanto la sovranità del popolo sarebbe impraticabile senza un legame che faccia dei singoli le parti di un tutto.

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Nazione

• di una collettività nazionale al cui bene deve, perciò, essere finalizzata la partecipazione politica.

• Il potere deve attingere dal popolo nazione la sua legittimità.

• La Nazione è costituita da cittadini, non da sudditi, cittadini che partecipano col voto, con le associazioni, con la stampa alla vita sociale e politica della Nazione, e la governano attraverso i propri rappresentanti.

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Nazione

• La dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. (26 agosto 1789).

• All’art. 6 si spiega che la legge è espressione della volontà generale, una locuzione tratta di peso dal Contratto Sociale.

• Lo Stato-nazione si regge sul senso di appartenenza a una comunità creata dalla volontà dei cittadini, che si assumono la responsabilità dello Stato e l’obbligo di essere leali verso di esso

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Nazione

• .L’ìdea dello Stato-Nazione riguarda non solo i vincoli etnici, ma lo stesso principio di esistenza e di funzionamento degli Stati, i rapporti tra governanti e governati e il campo delle solidarietà comunitarie.

• Il concetto di Stato-nazione fu quello che informò la storia politica dell’Europa ottocentesca e il travaglio che portò alla nascita degli stati moderni.

• Tutte le tensioni che si genereranno in Europa nel corso del XIX secolo si scontreranno col dilemma di far coincidere lo stato con la nazione, infrangendo la geografia politica del vecchio continente.

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Francia in guerra

• Guerre della Francia rivoluzionaria: i cittadini si armano non più per rovesciare un monarca e una legge ingiusta, caso nel quale la presenza femminile è consentita come gittrici, ma per difendere la rivoluzione minacciata dalle potenze autocratiche, dai regnanti europei.

• La guerra è madre delle nazioni, non soltanto perché ne garantisce o conquista gli spazi territoriali, ma perché consente, e talvolta forza anche con la violenza, l’identificazione dei privati cittadini, i membri di una comunità locali, con un bene o un valore collettivi.

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Napoleone

• L’esercito francese esporta la rivoluzione.

• La guerra provoca mutamenti istituzionali in Francia: Napoleone, generale di successo, Primo Console, concentra l’esecutivo nelle sue mani.

• 1806 si auto-proclama imperatore.

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Napoleone

• In Italia le armate napoleoniche per i giacobini nostrani- così come per quelli polacchi-portano, con qualche rospo da inghiottire la rivoluzione, le nuove idee di libertà, eguaglianza e fraternità, la nuova forma statale, la cacciata degli austriaci, e dei vecchi monarchi.

• In Germania l’appello dei principi, guidati dalla Prussia ,alla difesa della patria, e le promesse di partecipazione dei cittadini alla gestione dello stato, di riforme, ecc. e la leva di massa, poi abbandonata, mobilitano la popolazione contro gli eserciti napoleonici.

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Italia napoleonica

• Eppure proprio l’Europa napoleonica sperimenta prime forme nazionali.

• L’Italia, in particolare, si trova divisa in soli tre stati.

• Regno d’Italia- re Napoleone con un vicerè al Nord ed Emilia e una governatrice in Etruria.

• Resta lo stato papale al centro. • I Savoia si rifugiano in Sardegna; i Borboni in

Sicilia, costretti nel 1812, dalle pressioni inglesi. • a concedere una Costituzione,

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Italia napoleonica

• Intellettuali e membri dell’amministrazione e dell’esercito si sentono “italiani” per la prima volta.

• E alcune italiane rivendicano la cittadinanza.