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Composizione e tecnica fotografica Un approfondimento sulla fotografia panoramica Alberto Terragni, Diego Peruselli

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Composizione e tecnica fotografica Un approfondimento sulla fotografia panoramica

Alberto Terragni, Diego Peruselli

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INDICE

1. La fotografia digitale ................................................................................................................................................. 2 1.1. Come vengono catturate le immagini digitali? ............................................................................................... 3 1.2. Elementi della fotografia tradizionale ............................................................................................................. 4 1.3. Elementi della fotografia digitale .................................................................................................................. 15

2. Il fotoritocco ........................................................................................................................................................... 19 2.1. Ritaglio .............................................................................................................................................................. 19 2.2. Correzione dell’esposizione ........................................................................................................................... 20 2.3. Bilanciamento del bianco ............................................................................................................................... 21 2.4. Saturazione e contrasto .................................................................................................................................. 23

3. La fotografia panoramica ...................................................................................................................................... 25 3.1. La tecnica ......................................................................................................................................................... 25 3.2. Attrezzatura professionale ............................................................................................................................. 29 3.3. Software ............................................................................................................................................................ 30

Riferimenti bibliografici ............................................................................................................................................. 32

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1. La fotografia digitale La prima parte del modulo è dedicata ad un’introduzione alla fotografia digitale: dopo un breve accenno storico, si descrivono le impostazioni e le funzionalità della macchina, la tecnica di composizione e scatto, i nuovi formati e strumenti digitali. Saranno presentati, inoltre, consigli per la corretta realizzazione di foto panoramiche.

La fotografia digitale è ormai da anni una realtà che, almeno a livello non professionale, ha superato la tradizionale tecnologia capace di registrare immagini su pellicola.

Oggi è possibile scattare fotografie digitali con moltissimi media: si va dal semplice telefono cellulare ad attrezzature professionali di fascia alta, ovvero macchine reflex ed obiettivi, passando per le fotocamere compatte.

Una compatta è una fotocamera caratterizzata da semplicità di utilizzo e dalle dimensioni ridotte. Le compatte si distinguono dalle reflex per le dimensioni esterne e la minore flessibilità; ad esempio, prevedono sempre un obiettivo incorporato che non può essere sostituito, spesso non permettono la messa a fuoco o l'esposizione manuali e neppure l'esposizione a priorità dei diaframmi o dei tempi. (fonte Wikipedia)

Una single-lens reflex (SLR), o più semplicemente reflex, è una macchina fotografica dotata di un sistema di mira che permette di osservare dal mirino l'inquadratura in ingresso dallo stesso obiettivo adibito ad imprimere l'immagine sull'elemento sensibile (pellicola o sensore). (fonte Wikipedia)

Ovviamente la resa della fotografia dipende molto dal mezzo utilizzato, ma la tecnologia permette

oggi di acquisire immagini di ottima qualità anche con sistemi non professionali. Le grandi differenze, come vedremo nel corso del modulo, sono rappresentate dalla capacità di controllo offerta dalla macchina e dalla possibilità di avere a disposizione obiettivi intercambiabili adatti a scopi differenti.

Un po’ di storia

Il dispositivo ottico che sta alla base della fotografia è la camera oscura, il cui principio di

funzionamento, che precorre quello delle moderne fotocamere, fu descritto da Aristotele già nel IV sec. a.C..

Nel 1292, Guglielmo di Saint Cloud utilizzò i principi di Aristotele per le sue osservazioni astronomiche, proiettando l’immagine del sole su uno schermo tramite una camera oscura.

Nel 1515, Leonardo da Vinci descrisse come creare una camera oscura nella quale veniva praticato un unico foro su una parete, sul quale veniva posta una lente regolabile. Sulla parete opposta veniva

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proiettata un'immagine capovolta del paesaggio esterno, che poteva essere così riprodotta con precisione su un foglio di carta.

Alla metà del 1500, Daniele Barbaro usò la camera oscura per lo studio della prospettiva Nel XVIII secolo, il Canaletto, grazie alla camera oscura, riuscì a rendere con precisione fotografica

le sue famose vedute di Venezia.

1.1. Come vengono catturate le immagini digitali? Di seguito, vengono descritti gli elementi principali di una reflex digitale che, a parte le ottiche

intercambiabili e lo specchio mobile, riprendono quelli di una macchina digitale compatta o di uno smartphone dotato di fotocamera. Le macchine digitali hanno, al posto della pellicola, un sensore CCD (Charge-Coupled Device) o CMOS (Complementary-Metal-Oxide-Semiconductor) composto da una matrice di transistor fotorecettori (photosite) capaci di valutare l’intensità luminosa presente e in grado di trasformare un flusso luminoso in una determinata quantità di cariche elettriche.

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La macchina traduce, dunque, le cariche elettriche ricevute dai singoli photosite in segnali digitali (pixel). Con il termine pixel si indica ciascuno degli elementi puntiformi che compongono la rappresentazione di un’immagine raster 1digitale, ad esempio su un dispositivo di visualizzazione o nella memoria di un computer.

Il numero di pixel in un'immagine (talvolta impropriamente detto "risoluzione" dell'immagine) determina la quantità di dettagli fini che possono essere rappresentati e, nel caso di una fotocamera digitale o di un tablet e smartphone, viene espresso in megapixel (un megapixel equivale a 1 milione di pixel).

1 http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine_raster

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Il falso mito dei megapixel

È bene sapere, però, che non sempre un numero elevato di megapixel equivale ad una migliore qualità dell’immagine. Nel caso, ad esempio, volessimo stampare una foto fatta con uno dei nostri dispositivi (reflex, smartphone, etc.) più dei megapixel conterà la dimensione fisica del sensore. A parità di megapixel, infatti, la stampa di una foto (30x40 cm) realizzata con una reflex sarà di qualità migliore rispetto a quella fatta con uno smartphone, dotato di un sensore molto più piccolo (che ha una densità inferiore di punti per unità di superficie).

Le schede di memoria

Tutte le fotografie scattate vengono salvate nella scheda di memoria (memory card), un dispositivo elettronico importante ma molto spesso poco considerato che viene alloggiato nella fotocamera. Oltre alle dimensioni della scheda, infatti, è fondamentale considerare la sua velocità di scrittura (classe).

La velocità di scrittura è sostanzialmente la velocità con cui vengono memorizzate (scritte) le immagini scattate. Più alto è il suo valore, maggiore è la quantità di foto che si possono scattare in sequenza, prima che la macchina si fermi per svuotare la propria memoria temporanea (buffer) scrivendole sulla scheda. Questa stessa velocità di scrittura incide anche sulla qualità dei video che si possono girare: più la scheda è veloce, più elevata è la qualità del video in quanto la macchina potrà registrare molti più dati al secondo.

Classe Velocità minima di scrittura Simbolo

Classe 2 2 MB/s

Classe 4 4 MB/s

Orietta Berlanda
Orietta Berlanda
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Classe 6 6 MB/s

Classe 10 10 MB/s

Classe UHS 1 10 MB/s

Classe UHS 3 30 MB/s

NOTA BENE: alcune schede hanno indicata la velocità con un numero tipo 300x, 400x, 600x o altro. Moltiplicate per 0,15 per avere una indicazione di massima della velocità in MB/s

Mirino e display

In questo paragrafo scopriamo come è strutturata una Canon Eos 500D, schema che è valido a grandi linee anche per altre macchine digitali reflex.

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La ghiera dei programmi La ghiera dei programmi consente di selezionare tra le impostazioni automatiche e quelle semi-automatiche o manuali. Il programma di scatto è la modalità pratica con cui la fotocamera consente di gestire le coppie tempo/diaframma. Settando uno dei programmi di scatto automatici, la macchina decide il tempo di esposizione e l’apertura del diaframma, le impostazioni ISO, come mettere a fuoco e anche cosa mettere a fuoco.

Vediamo, invece, cosa succederebbe se dovessimo scegliere i programmi semi – automatici:

P: la macchina decide tutto, ma offre la possibilità di modificare alcuni parametri (in base al modello)

AV: il fotografo può decidere il valore di apertura del diaframma, mentre la macchina fissa in automatico il tempo di esposizione e le ISO.

TV/S: il fotografo decide il valore del tempo di scatto, la macchina fissa l’apertura del diaframma e le ISO (ma si ha sempre la possibilità di cambiare tutto il resto).

M: tutti i parametri vengono decisi dal fotografo: valore del diaframma, tempo di scatto, etc.

1.2. Elementi della fotografia tradizionale I sensori e l’acquisizione dell’immagine digitale rappresentano i più grandi cambiamenti rispetto alla tradizionale fotografia su pellicola. Molti invece rimangono i punti in comune.

La messa a fuoco

Mettere a fuoco significa regolare la distanza tra sensore (o pellicola) e le lenti dell’obiettivo in modo da ottenere un’immagine nitida. Esistono due tipi di messa a fuoco: manuale (M) e automatica (AF). La modalità manuale è presente solo nelle reflex.

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Esistono tre modalità di messa a fuoco automatiche:

One shot (Canon) AF-S (Nikon): tenendo premuto a metà il pulsante di scatto, la macchina mette a fuoco il soggetto e si blocca. Quando raggiunge la messa a fuoco, emette un beep e si accende il simbolo di conferma, rimanendo in attesa dello scatto (premendo sino in fondo il pulsante). È importante segnalare che la macchina non scatta, se non riesce a mettere a fuoco.

Questa modalità di messa a fuoco è preferibile se la distanza fra fotografo e soggetto è fissa, dunque nel caso di soggetti non in movimento (ritratti, paesaggi).

AI servo (Canon) AF-C (Nikon): finché si tiene premuto a metà il pulsante di scatto, la macchina continua a mettere a fuoco il soggetto. Quando raggiunge la messa a fuoco, non emette beep e non si accende il simbolo di conferma messa a fuoco. La macchina scatta anche se non riesce a mettere a fuoco. Questa modalità di messa a fuoco è raccomandata se la distanza fra fotografo e soggetto varia continuamente. Dunque per i soggetti in movimento.

AI focus (Canon) AF-A (Nikon): tenendo premuto a metà il pulsante di scatto, la macchina sceglie automaticamente il metodo AF tra i due precedenti, a seconda della situazione. Quando raggiunge la messa a fuoco emette un beep e non si accende il simbolo di conferma di messa a fuoco. La macchina scatta anche se non riesce a mettere a fuoco. Questa modalità non è sempre consigliata, in quanto è la macchina a decidere in autonomia se utilizzare la modalità one-shot oppure AI servo.

Modalità di scatto

Imposta il comportamento della macchina quando si scatta la foto. È possibile in due modalità: singolo (una foto), continuo (a raffica). Nel secondo caso, la quantità di foto è limitata dalla velocità di scrittura della scheda.

Esposizione Fotografare significa “scrivere con la luce” che è l’elemento caratterizzante della fotografia: è necessario che un corpo rifletta la luce che lo colpisce perché sia visibile ai nostri occhi e, quindi, alla pellicola. Esporre correttamente significa valutare la giusta quantità di luce che deve impressionare il sensore per ottenere la più fedele riproduzione della situazione reale, senza bruciare le alte luci e senza annerire le basse luci. Ancora oggi, come agli albori della fotografia, la macchina fotografica utilizza una tendina dell’otturatore per aprire e chiudere il foro che permette il passaggio della luce.

Per una corretta esposizione della fotografia, tre sono gli elementi che devono essere regolati e

bilanciati: Tempo di esposizione: ovvero per quanto tempo la luce incide sul sensore della macchina. Tempi di

esposizione brevi determineranno una fotografia molto “statica”, mentre tempi di esposizione lunghi daranno come risultato una fotografia “mossa” in cui gli elementi in movimento nella scena saranno poco definiti.

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Diaframma: con questo termine si intende la grandezza del foro da cui viene fatta filtrare la luce che andrà ad incidere sul sensore. La numerazione dei diaframmi è espressa in valori f. A seconda degli obiettivi, i valori possono variare da un minimo di f1.2 a f22. Diaframmi più chiusi (numeri f più elevati) daranno come risultato fotografie con una profondità di campo molto ampia, ovvero gli oggetti sia vicini che lontani risulteranno a fuoco. Al contrario, con diaframmi più aperti, solo gli elementi su cui viene effettuata la messa a fuoco risulteranno nitidi, gli altri più sfocati.

Al variare dell’apertura del diaframma cambia la quantità di luce

Esempio di ampiezza dei diaframmi e unità di misura associate

Sensibilità ISO: è la capacità posseduta dal sensore della macchina o dalla pellicola di lasciarsi impressionare dalla luce. Più alta è la sensibilità ISO, minore sarà la quantità di luce necessaria a creare l’immagine (ovvero si potranno usare tempi più brevi e diaframmi più chiusi). Il lato negativo dell’utilizzare alte sensibilità risiede nella qualità dell’immagine. Maggiore sensibilità implica qualità minore (l’immagine risulta sgranata e poco fedele).

Generalmente, si scatta ad alta sensibilità per lavorare in locali chiusi o la sera, quando la luce è poca, mentre si usa una bassa sensibilità quando si lavora all’aperto e di giorno, con molta luce.

Non tutte le macchine permettono di controllare questi elementi legati all’esposizione. Le macchine fotografiche di fascia medio-bassa oppure i telefoni cellulari calcolano automaticamente l’esposizione, riducendone il più possibile i tempi per evitare foto mosse. Eventualmente queste macchine permettono di definire delle modalità di esposizione come ad esempio “Foto notturna”.

Consigli per la Fotografia panoramica Le fotografie panoramiche richiedono profondità di campo molto ampie, stabilità ed elevata qualità. Si consiglia quindi l’utilizzo di diaframmi chiusi (superiori a f8), sensibilità ISO e tempi di esposizione bassi. Nel caso il bilanciamento di questi elementi non risulti possibile per le condizioni di luce, si consiglia di aumentare la sensibilità ISO o utilizzare un supporto per stabilizzare la macchina (es. cavalletto).

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Bilanciamento del bianco

La luce che usiamo per le nostre foto cambia in continuazione durante l'arco della giornata e risente del fatto che il cielo sia nuvoloso oppure sia completamente sereno. Il cambiamento diventa ancora più marcato se passiamo dalla luce solare a quella artificiale, oppure se combiniamo insieme le due.

Le fotocamere digitali nascono per mettere chiunque nella condizione di scattare foto ben fatte e vengono in nostro soccorso con un sistema di correzione automatico della luce disponibile, così da conservare i colori più naturali possibile.

Il bilanciamento del bianco è generalmente indicato in base ai gradi Kelvin della luce in una

particolare situazione. Ad esempio, la luce solare di mezzogiorno è calcolata intorno ai 5500K, una lampadina intorno ai 3000K.

Prima di effettuare uno scatto è quindi importante impostare correttamente quello che viene chiamato “Bilanciamento del bianco” in base alla situazione in cui stiamo scattando. Questo è particolarmente importante su quelle macchine non professionali che permettono di acquisire immagini solo in formato jpeg (vedremo in seguito i vari formati). La correzione del bianco eseguita a posteriori risulterebbe, in questo caso, complessa.

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Differenti esempi di bilanciamento del bianco per la stessa scena con medesime condizioni di luce

Consigli per la Fotografia panoramica Impostare il corretto bilanciamento del bianco è molto importante. Una panoramica infatti è composta da tante fotografie che vengono unite poi una all’altra. Queste dovranno quindi apparire come “illuminate” dalla stessa luce per evitare effetti poco realistici nel risultato finale.

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Obiettivi Macchine fotografiche di fascia medio-alta permettono, oltre al controllo più accurato dei settaggi di esposizione e bilanciamento del bianco, anche di cambiare gli obiettivi. Esistono diversi tipi di obiettivi indicati per fotografie diverse: panoramiche, interni, riprese da lunga distanza. Per conoscere quale obiettivo si adatta alla situazione che ci si trova a fotografare, bisogna conoscere le caratteristiche fondamentali degli obiettivi.

Nitidezza

È la capacità di un obiettivo di mantenere chiarezza e precisione nell’immagine in base alle diverse aperture del diaframma.

In generale, gli obiettivi tendono ad essere più nitidi e precisi intorno a diaframmi medi (f8 o f11), mentre tendono a rendere le foto meno nitide man mano che si chiude o allarga troppo il diaframma.

Lunghezza focale

Nota anche come zoom, essa rappresenta l’angolo di ripresa di un obiettivo. Tale elemento è di solito misurato in millimetri. La lunghezza focale permette di dividere gli obiettivi in tre grandi segmenti:

> Grandangoli (da 12mm a 50mm circa): permettono di riprendere una grande porzione della

scena. > Normali (intorno ai 50mm): così chiamati perché si avvicinano all’angolo visivo dell’essere

umano. > Teleobiettivi (da 70mm a 600mm): permettono di inquadrare una piccola porzione della scena

osservata.

Esempi di differenti lunghezze focali e relativo valore in millimetri dell’obiettivo usato

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Esistono obiettivi in grado di cambiare lunghezza focale (a discapito di un diaframma più chiuso), e

obiettivi con lunghezza focale fissa (chiamati appunto “a focale fissa”). In generale, questi ultimi garantiscono una maggiore nitidezza.

La prospettiva La prospettiva è la resa delle distanze e delle proporzioni. Grandangolo: allontana e allunga Normale: simile alla visione dell’occhio umano Teleobiettivo: avvicina e allarga

Profondità di campo La profondità di campo è la zona nitida a fuoco che c’è davanti e dietro al soggetto. Come visto in precedenza, la profondità di campo è in primo luogo dettata dall’apertura del diaframma. Ad una maggiore apertura del diaframma corrisponde una profondità di campo inferiore: il soggetto sarà nitido mentre lo sfondo sarà sfuocato. D’altro canto, per ottenere una maggiore profondità di campo e una

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nitidezza complessiva sarà necessaria una minore apertura del diaframma. In secondo luogo entra in gioco l’obiettivo. Maggiore è la lunghezza focale, minore sarà la profondità di campo.

Obiettivi a lunghezza focale bassa (grandangoli), hanno una profondità di campo decisamente maggiore rispetto a obiettivi con lunghezza focale maggiore. Ovvero, usando obiettivi grandangolari è possibile mantenere a fuoco soggetti anche molto distanti tra loro (su piani focali differenti).

Stesso soggetto, differenti obiettivi, differente profondità di campo (grandangolo sulla sinistra, teleobiettivo sulla destra)

Consigli per la Fotografia panoramica La fotografia panoramica richiede grande profondità di campo (per avere tutta la scena a fuoco) e grande lunghezza focale (per inquadrare più elementi possibili e fare meno fotografie). Il consiglio è quindi quello di usare obiettivi grandangolari e, se possibile, a focale fissa per avere il massimo della nitidezza.

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1.3. Elementi della fotografia digitale

Gli elementi visti finora sono caratteristiche che la fotografia digitale ha ereditato da quella tradizionale a pellicola. Vediamo ora invece alcuni elementi caratterizzanti il mondo della fotografia digitale.

Modelli colore

Le immagini registrate in digitale sono codificate secondo degli standard. Tali standard permettono di interpretare il file e rappresentarlo correttamente. La codifica viene denominata “Modello colore”. Ad esempio, tale codifica permette ad un computer di rappresentare i colori dell’immagine a schermo in modo corretto, oppure ad una stampante di riprodurre correttamente l’immagine.

Ovviamente si tratta di modelli particolarmente utili in tutti i contesti in cui il colore è uno strumento di lavoro: la grafica, l’editoria, la multimedialità. La scelta del modello di colore da utilizzare varia dal tipo di lavoro che si deve compiere; ne esistono diversi e nel seguito sono presentati i tre più importanti.

RGB

Si tratta del modello di colore più utilizzato per la grafica riprodotta a schermo. RGB è il modello di colore della luce ed è costruito intorno ai tre colori principali Rosso, Verde e Blu, ciascuno dei quali può variare tra 256 livelli di intensità (chiamati anche valori di luminosità). Nel modello RGB, i colori primari, rosso, verde e blu, vengono utilizzati in modo additivo per ottenere tutti gli altri colori.

Il modello della sintesi additiva

CMY

Nel modello CMY, i colori primari, Ciano, Magenta e Giallo (Yellow), vengono utilizzati in modo sottrattivo per ottenere tutti gli altri colori. I colori sottrattivi sono sostanze pigmentate (inchiostri) poste sopra un oggetto in grado di assorbire determinate lunghezze d’onda della luce bianca incidente, riflettendo invece le lunghezze d’onda rimanenti, che formano effettivamente il colore percepito dall’osservatore.

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Il modello della sintesi sottrattiva

HLS In questo modello il colore viene descritto attraverso tre parametri fondamentali: la tinta (Hue), la luminosità (Luminance) e la saturazione (Saturation). La tinta definisce il colore vero e proprio, ad esempio il rosso piuttosto che il blu oppure il giallo. La saturazione indica invece il grado di cui la tinta si discosta rispetto al grigio neutro. La luminosità indica il livello di illuminazione presente nel colore.

Formati delle immagini

Definito lo spazio colore dell’immagine, le macchine fotografiche sono in grado di registrare i dati secondo diversi formati. Sono due i formati delle immagini più diffusi tra le macchine fotografiche: il formato jpeg e il formato raw.

Jpeg

Le fotocamere che registrano le immagini in formato jpeg operano una compressione delle immagini al fine di:

> Velocizzare la memorizzazione sul supporto di registrazione; > Includere molte immagini sulla stessa scheda di memoria.

La tecnica di compressione jpeg è una tecnica di tipo lossy cioè con perdita di informazione rispetto

all'immagine originaria di partenza. L’immagine registrata con questo sistema perde dei dati che corrispondono normalmente a dettagli dell'immagine poco significativi.

Il formato jpeg inoltre non consente troppe elaborazioni successive, a meno di accettare perdite di informazioni che di volta in volta si sommano nei salvataggi successivi. Se una fotocamera registra direttamente in jpeg e l'immagine deve subire delle elaborazioni è bene salvarla immediatamente in un formato lossless come può essere il tiff, il png, ecc. e solo quando il processo di elaborazione è terminato si può fare un salvataggio in jpeg per l'archiviazione

Le fotocamere di fascia medio-bassa e telefoni cellulari registrano le immagini solo in questo formato, visto il fattore di compressione e la poca memoria richiesta per le immagini.

Raw

La tecnica di salvataggio raw consiste in un particolare metodo di memorizzazione: l'immagine catturata dal sensore viene registrata nella sua forma originaria, cioè dopo essere stata solo convertita da

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analogico a digitale, senza nessuna ulteriore elaborazione da parte della fotocamera. Nei formati raw vengono registrati, quindi, tutti i dati senza alcun fattore di compressione.

Per questo la registrazione in raw dà la possibilità di catturare le immagini con una regolazione anche non ottimale di alcune impostazioni (esposizione, bilanciamento del bianco, ecc…), in quanto la successiva elaborazione con software di fotoritocco consente di regolare questi parametri di ripresa mantenendo la qualità ai livelli più alti possibile. In ogni caso, è consigliabile definire correttamente a priori i parametri per la cattura di un’immagine e ridurre l’elaborazione al minimo.

Due immagini sottoesposte. A sinistra un tentativo di recupero dal formato jpeg, a destra dal formato raw. Avendo il formato raw

molte più informazioni e non essendo compresso, il risultato è nel complesso migliore

Istogramma

Lo schermo LCD delle fotocamere permette di vedere l'immagine, ma è solo un'anteprima approssimativa che non permette di giudicare precisamente l'esposizione: per determinare se l'immagine è esposta correttamente, è necessario usare l'istogramma. Gli istogrammi delle immagini sono presenti su molte macchine fotografiche digitali.

L'istogramma è un diagramma che rappresenta graficamente la distribuzione tonale di un'immagine digitale: l'asse orizzontale rappresenta il livello di luminosità, da 0 (nero) a 255 (bianco). L'asse verticale rappresenta il numero di pixel che hanno una determinata luminosità.

Consigli per la Fotografia panoramica

Se possibile, si consiglia di utilizzare il formato raw, in quanto permette migliori possibilità di post-produzione nel caso, ad esempio, ci siano problemi di esposizione su alcune delle fotografie della panoramica.

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E’ importante saper leggere l’istogramma per sapere dove intervenire nell’elaborazione delle

immagini. L'istogramma deve corrispondere al soggetto. Per esempio, se si scatta una foto di un soggetto bianco, l'istogramma dovrebbe essere nell'area di destra (valori più luminosi); se è nell'area di sinistra, la foto è sottoesposta perché il soggetto bianco è stato registrato con tonalità scure. Per la stessa ragione, un soggetto scuro dovrebbe creare un istogramma posizionato nel lato scuro (a sinistra); un soggetto di tono medio dovrebbe creare un istogramma centrato, e così via.

Esempio di immagine sovraesposta. La scena è dominata da toni medi, l’istogramma mostra però che la maggior parte dei valori catturati dalla fotografia sono luminosi (verso il bianco). Un istogramma corretto sarebbe centrato e non spostato a destra.

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2. Il fotoritocco La seconda parte del modulo è dedicata ad una panoramica sulle tecniche di fotoritocco. Verranno mostrati esempi di correzioni possibili attraverso il software Gimp. Saranno proposti, inoltre, consigli per la correzione di foto panoramiche.

Per fotoritocco si intendono tutte quelle procedure volte alla correzione o modifica di un'immagine

fotografica digitale. Se ai tempi delle fotocamere a rullino solo i professionisti esperti riuscivano a "ritoccare" le foto

correggendone particolari ed errori attraverso le più svariate tecniche, oggigiorno attraverso software specifici (Photoshop, Lightroom, Aperture, Gimp...) chiunque può, con un minimo di pratica, correggere e addirittura stravolgere l'immagine scattata. Questa parte del modulo si concentrerà sull’utilizzo del software gratuito e open source Gimp (http://www.gimp.org/), il quale può essere scaricato sia nella versione per Windows che per Macintosh.

I paragrafi che seguiranno saranno dedicati a differenti tipi di correzione realizzabili col software.

2.1. Ritaglio

Una delle operazioni più comuni di elaborazione di una fotografia digitale è il ritaglio. Con ritaglio si intende la capacità di selezionare solo una certa porzione dell’immagine ed eliminarne il resto.

Il ritaglio può essere fatto in due modalità: > Preservando la risoluzione: l’immagine risulterà più piccola, ma la qualità dell’immagine non

degrada. E’ il metodo più comune di ritaglio. > Preservando la dimensione: non cambia la dimensione in pixel, ma l’immagine perde di qualità.

Per effettuare un ritaglio si può fare clic sul pulsante nella casella degli strumenti o usare la voce Strumenti -> Trasformazione -> Ritaglia nella finestra immagine.

Con ciò, il cursore cambia forma e trascinandolo, disegna una forma rettangolare. Essa rappresenta

l’area del ritaglio che può essere ulteriormente raffinata trascinandola o modificandola con gli appositi

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cursori posti sull’area di ritaglio. A processo concluso, cliccare sul rettangolo.

Area di ritaglio di un’immagine

2.2. Correzione dell’esposizione

Abbiamo visto come una corretta esposizione sia importante per rappresentare realisticamente una scena fotografica. Vediamo ora come correggere l’esposizione in caso di errore durante lo scatto.

Per prima cosa va analizzato l’istogramma. E’ troppo sbilanciato verso un lato? Abbiamo realizzato

una foto sovraesposta o sottoesposta? Prendiamo ad esempio un’immagine sottoesposta. Per visionare l’istogramma accediamo al menu

Colore -> Livelli. L’istogramma risulta troppo sbilanciato verso sinistra. Per correggere questo errore fatto al

momento dello scatto, possiamo “schiacciare” l’istogramma e dargli una forma più omogenea, distribuendo la luminosità dei pixel su tutto l’asse delle X. Per fare questo trasciniamo a sinistra il triangolo bianco in basso a destra dell’istogramma. La nuova forma dell’istogramma darà all’immagine la luminosità corretta.

Consigli per la Fotografia panoramica La composizione di fotografie panoramiche genera solitamente immagini non rettangolari. Spesso è quindi necessario usare il ritaglio per ridare all’immagine una forma naturale.

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Immagine sottoesposta. Istogramma schiacciato a sinistra

Immagine corretta. Istogramma bilanciato grazie allo strumento livelli

2.3. Bilanciamento del bianco

Se in fase di acquisizione della fotografia, commettiamo un errore sul bilanciamento del bianco, Gimp ci da la possibilità di correggere tale errore. In questo caso, sarà importante avere a disposizione immagini in formato raw.

Prendiamo ad esempio un’immagine con una dominante blu.

Consigli per la Fotografia panoramica

Se si corregge l’esposizione di una foto, stare attenti a correggere tutte le altre di conseguenza nella stessa misura, per evitare sbilanciamenti di luminosità nella panoramica.

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Selezione del contagocce per la correzione del bilanciamento dei colori

In questo caso il bilanciamento del bianco non è stato settato correttamente sulla luce artificiale della

stanza. La foto appare quindi velata dal colore blu. Per correggere l’errore accediamo ancora a Colore -> Livelli. In basso a destra troveremo tre

contagocce , , . Selezioniamo l’ultimo, quello per il “punto di bianco”. Con questo contagocce possiamo ricalibrare la foto, andando a selezionare un punto bianco. Ovviamente dovremo avere la fortuna di trovare nella fotografia un elemento bianco da selezionare. Nel nostro esempio, sapendo che la bandiera americana è a strisce bianche e rosse, selezioneremo col contagocce una delle strisce bianche. I colori verranno ribilanciati in base al nuovo punto di bianco.

Selezione di un punto bianco nella fotografia e corretta ridistribuzione dei colori

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Se la foto non presenta un punto di bianco selezionabile, i colori andranno bilanciati a mano tramite il tool “Bilanciamento colore”, che troviamo nel menu Colore.

2.4. Saturazione e contrasto

Con saturazione si intende l’intensità di una specifica tonalità. Una tinta molto satura, ad esempio, rende il colore molto brillante e vivido, mentre una tinta poco satura è tendente al grigio. Una foto in “bianco e nero” è un’immagine completamente desaturata.

Può capitare a volte che l’immagine catturata non sia brillante o, viceversa, lo sia troppo. La correzione della saturazione permette di regolare l’impatto visivo dell’immagine. La correzione è molto semplice e controllata da uno slider che troviamo in Colore -> Tonalità-Saturazione.

Slider di Tonalità-Saturazione

Il contrasto è il rapporto tra il valore più alto (più luminoso) e quello più basso (più scuro) di

un’immagine. L’istogramma è un ottimo indicatore del contrasto. Generalmente, un’immagine poco contrastata avrà un istogramma molto concentrato in una zona, al contrario un’immagine con molto contrasto avrà un istogramma più spaziato.

Immagini molto contrastate saranno più “dure”, mentre poco contrasto renderà l’immagine “velata” e poco decisa.

Così come la saturazione, anche il contrasto è facilmente regolabile tramite uno slider che troviamo nel menu Colore -> Luminosità-Contrasto.

Consigli per la Fotografia panoramica

E’ consigliabile fare il ribilanciamento del bianco solo dopo aver unito tra di loro tutte le fotografie della panoramica. Questo per evitare sbilanciamento nei colori.

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Lo strumento Contrasto si affianca allo strumento Luminosità poiché spesso, alzando il contrasto, è necessario di conseguenza aumentare la luminosità per garantire alla fotografia un aspetto realistico.

A sinistra un’immagine poco contrastata, a destra la stessa immagine dopo la correzione con gli slider Luminosità e Contrasto di Gimp

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3. La fotografia panoramica La terza e ultima parte del modulo è dedicato all’analisi della fotografia panoramica: tecniche, strumentazione e consigli per la realizzazione di una corretta foto panoramica.

La fotografia panoramica, o fotografia immersiva, rappresenta la possibilità di abbracciare in una

sola immagine, un campo inquadrato molto vasto. Il campo inquadrato può variare a seconda dello scopo, e può abbracciare un angolo di visione differente, fino ad arrivare ad un massimo di 360°.

Nasce così la fotografia immersiva totale, che permette la realizzazione di un’unica immagine che mostra tutto quello che circonda la fotocamera a 360° su tutti i piani, compreso Zenith e Nadir, ovvero, nella maggior parte dei casi, ciò che sta sopra (il cielo) e sotto (il suolo) la macchina fotografica.

La fotografia panoramica ha subito una forte evoluzione negli ultimi anni grazie a software di elaborazione delle immagini in grado di collegare facilmente tra di loro immagini differenti, e realizzare il cosiddetto stitching. In questo modo, la fotografia panoramica è oggi alla portata di chiunque, anche se non munito di attrezzatura professionale.

Pisa. Esempio di fotografia panoramica immersiva

3.1. La tecnica

Come si realizza una fotografia panoramica? Le immagini panoramiche si ottengono combinando tra loro una serie di foto scattate in sequenza (stitching). Per assicurarsi un buon risultato e facilitare il lavoro al computer che combinerà le foto, è necessario scattarle seguendo alcune regole.

Posizione e rotazione

Per prima cosa, posizioniamoci in un punto da cui, rotando su noi stessi, possiamo osservare l’intero panorama. Da quella posizione ruoteremo e scatteremo le fotografie della panoramica.

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È importante notare che la rotazione deve avvenire sul piano focale della macchina, e non in base

alla nostra posizione. Questo è importante ricordarlo soprattutto quando si scattano foto a mano libera e senza il cavalletto. Se scattiamo a mano libera, dobbiamo quindi pensare idealmente di muoverci come su un cavalletto.

Scatto delle fotografie di una panoramica a mano libera. L’esempio B è la tecnica corretta: ruotare come se si disponesse di un

cavalletto

Scatto delle fotografie Una volta trovata la posizione e l’angolo di rotazione, possiamo scattare le fotografie. Non esiste un numero ideale di foto da scattare, dipende molto dalla lunghezza focale dell’obiettivo scelto e dalla qualità che si vuole raggiungere. Avendo a disposizione un obiettivo grandangolare, possiamo scattare ad esempio dalle 24 alle 36 fotografie per avere un’ottima resa.

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Sequenza di scatti per una fotografia panoramica

È importante ricordare due elementi durante la sequenza di scatti. L’angolo di rotazione della camera tra una fotografia e l’altra deve rimanere invariato (ad esempio

per 36 fotografie, per ogni fotografia ruotiamo di 10°).

Angolo di rotazione costante nella sequenza di scatti

In secondo luogo, tra una fotografia e l’altra, deve esserci sempre un’area di sovrapposizione,

corrispondente all’incirca al 30% della fotografia. Questo perché i software, che andranno a comporre la panoramica, hanno bisogno di elementi nelle immagini che permettano di comprendere dove collegare due fotografie consecutive.

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Area di sovrapposizione tra due fotografie consecutive. Rappresenta circa il 30% della fotografia Il risultato della panoramica è un’unica immagine. Non vogliamo quindi che le fotografie presentino

evidenti differenze. Per fare ciò, dobbiamo ricordarci delle tecniche viste nei precedenti capitoli. Esposizione

Se la fotocamera lo permette, settiamo l’esposizione in modo manuale. Non lasciamo che sia la macchina a calcolarla per evitare sbalzi tra una fotografia e l’altra. Se disponiamo di un cavalletto, cerchiamo il massimo della qualità. Settiamo quindi la sensibilità ISO ad un valore basso (100 o 200), usiamo un diaframma medio-chiuso per avere profondità di campo e nitidezza (f8 o f11) e settiamo di conseguenza il tempo di esposizione.

Se non disponiamo di un cavalletto, dobbiamo in primo luogo evitare di avere foto mosse. La prima cosa sarà quella di impostare un tempo di esposizione basso, e, in base alle condizioni di luce, impostare poi diaframma e sensibilità ISO.

Messa a fuoco

Ad ogni scatto mettiamo a fuoco, evitando oggetti in primo piano, per evitare il rischio di ridurre la profondità di campo.

Bilanciamento del bianco

Settiamo il corretto bilanciamento del bianco in partenza e non modifichiamolo fino al termine della sequenza di fotografie.

Lunghezza focale

Solitamente, ai panorami e ai paesaggi, vengono associate le lunghezze focali più corte. Queste, però, hanno il problema di introdurre una distorsione sferica ai bordi dell’immagine.

Per ovviare a questo problema, scegliamo un obiettivo grandangolare, se possibile, tendente ad un obiettivo normale (28mm o 35mm). Evitiamo quindi i cosiddetti obiettivi fisheye.

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Esempio di fotografia scattata con obiettivo fisheye.

Il centro Rockfeller a New York (autore: Martin St-Amant, Wikimedia commons)

Posizione della fotocamera

Posizioniamo la fotocamera in verticale, in modo da catturare la più ampia porzione possibile della scena.

Nel caso di errori di settaggi di alcuni di questi parametri, è possibile applicare correzioni in post-

produzione, seguendo le tecniche viste nella seconda parte. 3.2. Attrezzatura professionale

Avendo a disposizione una macchina fotografica reflex a obiettivi intercambiabili, la fotografia panoramica può raggiungere livelli qualitativi eccellenti grazie all’uso di alcuni strumenti specifici.

Cavalletto (treppiedi)

Permette di dare stabilità alla macchina fotografica e di controllare in modo preciso il punto di rotazione della macchina durante gli scatti. L’uso del cavalletto è l’ideale per raggiungere il massimo della qualità nelle fotografie, riducendo la sensibilità ISO e mantenendo un diaframma medio-chiuso che garantisce profondità di campo e nitidezza.

Testa rotante Connette la macchina fotografica al cavalletto. Permette di controllare in modo molto preciso la rotazione della macchina fotografica intorno al proprio piano focale. E’ spesso corredata da una bolla, per controllare l’inclinazione della macchina e mantenerla parallela al suolo.

Testa per panoramiche È un componente molto specifico e professionale. Si inserisce tra la testa rotante e il cavalletto. Permette di controllare con precisione l’angolo di rotazione e di impostare il numero di scatti desiderati per la panoramica.

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Ovviamente tale strumentazione è di tipo professionale. Si possono raggiungere in ogni caso ottimi risultati anche con l’uso di semplici fotocamere, il controllo manuale della rotazione della macchina e l’uso delle tecniche viste nei capitoli precedenti.

a) Testa per panoramiche con selettore dei gradi di rotazione e numero di foto, b) Testa rotante agganciata a testa per panoramiche, c)

Strumentazione completa: dal cavalletto alla macchina fotografica

3.3. Software

Esistono differenti soluzioni software per elaborare e comporre foto panoramiche. Abbiamo già visto che alcuni software, come ad esempio Gimp, permettono l’elaborazione delle fotografie in modo da predisporle alla fase di unione. Altre soluzioni commerciali, come ad esempio Adobe Photoshop, oltre a mettere a disposizione strumenti di elaborazione, integrano anche strumenti per il collegamento delle fotografie. Se avete a disposizione il software, trovate tale funzionalità nel menu File -> Automatizza -> Photomerge.

Esistono poi soluzioni ad hoc per quanto riguarda la fotografia panoramica. Una delle più

interessanti è il software open source e gratuito Hugin (http://hugin.sourceforge.net/). Tale software permette di seguire una procedura semi-automatica nell’importazione, sovrapposizione, inclinazione e ridimensionamento delle immagini basandosi su una serie di “punti di controllo”. La procedura permette in maniera semplice di raggiungere ottimi risultati nello stiching delle foto realizzate.

Infine esistono software i quali, data un’immagine panoramica già elaborata, sono in grado di

rendere tale immagine interattiva. Rendono cioè navigabile la fotografia, come se l’osservatore si trovasse nel punto in cui si è posizionato il cavalletto. Uno di questi software è Pano2VR che, pur non essendo gratuito, ha dei costi accessibili, e mette a disposizione dell’utente molte funzionalità al fine di

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rendere la panoramica interattiva. Oltre alla navigabilità della foto, permette di creare degli hotspot cliccabili o inserire file audio.

A questo indirizzo - http://www.giorgiomorandilugano.ch/it/tour-virtuale.html - potete trovare una

serie di panoramiche interattive realizzate tramite Pano2VR, create per il Museo d’Arte di Lugano durante la mostra “Giorgio Morandi”.

Orietta Berlanda
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Riferimenti bibliografici

Langford, M. (2008) Nuovo trattato di fotografia moderna, Il Castello Frich, A. (2007) Panoramic photography: from composition and exposure to final exhibition, Focal Press http://www.wikipedia.it