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Collana diretta da Mario Morcellini e Sergio Zavoli

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Collana diretta da Mario Morcellini e Sergio Zavoli

Direttori

Mario MSapienza Università di Roma

Sergio ZSenato della Repubblica

Comitato scientifico

Antonio BSapienza Università di Roma

Maria G PUniversidad de Zaragoza

Giampiero GEurActiv.it

Felipe Julián H LUniversidad de Murcia

Pasquale MCorriere dello Sport

Gaia PSapienza Università di Roma

Sandro PRai

Francesca RUniversità di Palermo

Christian RSapienza Università di Roma

Elena VSapienza Università di Roma

Fabien WUniversité Lille

Collana diretta da Mario Morcellini e Sergio Zavoli

Partendo dalla natura pervasiva della comunicazione, chiave di let-tura dei fenomeni della modernità ma al tempo stesso dimensioneinscindibile della vita di ognuno, la Collana si propone di affiancarecontributi di riflessione teorica a volumi esplicitamente dedicati allacomunicazione “professata”.

Nel mondo dell’informazione come in quello delle tecnologiedell’audiovisivo, nel settore della comunicazione pubblica e politicacome in quello della divulgazione scientifica, i cambiamenti si susse-guono con una velocità che spesso solo gli “addetti ai lavori” sonoin grado di cogliere. D’altronde, solo un adeguato collegamento conla conoscenza teorica sviluppata nei decenni nell’ambito dei mediastudies garantisce quella distanza che sola genera un autentico spiritocritico.

Unire proficuamente teoria e tecniche della comunicazione è dun-que una formula vincente per comprendere a fondo i processi cheattraversano la società contemporanea.

Ogni volume della Collana è sottoposto alla valutazione preventiva di refereesanonimi.

Angelo Alejandro De Marzo

Comunicare tra i media

L’intermedialità di Maurizio Costanzo

Prefazione diMario Morcellini e Mihaela Gavrila

Copyright © MMXVAracne editrice int.le S.r.l.

[email protected]

via Quarto Negroni, Ariccia (RM)

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: luglio

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Indice

9 Prefazione di Mario Morcellini e Mihaela Gavrila 13 Introduzione 17 Capitolo I Lo “spirito” dell’industria culturale

1.1. La “creatura plurimediale”, 017 – 1.2. Modernizzazione e di-mensioni del mutamento sociale, 026

39 Capitolo II Nella pre-televisione

2.1. Giornalismo, 043 – 2.2. Cabaret, 063 – 2.3. Teatro, 074 – 2.4. Radio, 092 – 2.5. Musica, 106

115 Capitolo III Nel regno dell’audiovisivo

3.1. Cinema, 115 – 3.2. Internet, 126 – 3.3. Pubblicità, 131 – 3.4. Media management, 143 – 3.5. Editoria, operazioni ed eventi cul-turali, 162

Indice

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177 Capitolo IV In cammino verso la Tv 199 Capitolo V La television c’est moi!

5.1. Le chiavi dell’identificazione, 199 – 5.2. Prima della “rivolu-zione”, 205 – 5.3. Una questione di “talk”, 218

247 Capitolo VI Dal teatro Parioli in Roma…

6.1. …il Maurizio Costanzo Show, 247 – 6.2. Ecco la Neo-Tv!, 264 – 6.3. Stile e filosofia giornalistica, 283 – 6.4. Dove andiamo, 300 – 6.5. Figli “naturali” di un padre “putativo”, 315

331 Capitolo VII Oltrepassare la Tv: un “Telesogno” 353 Conclusioni 359 Bibliografia

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Prefazione

Maurizio Costanzo: lezioni di società e di innovazione, anche televisiva

di Mario Morcellini e Mihaela Gavrila

Dovendo in poche righe fotografare le trasformazioni della

televisione in Italia e segnalare le capacità camaleontiche del mezzo di comunicazione più controverso della storia, non vedo lente d’ingrandimento migliore dello sguardo di uno dei suoi più noti protagonisti: Maurizio Costanzo. Nato dalla costola della radio, come tanti dei conduttori e autori tv di successo, Costanzo ha imparato da questo mezzo la lezione della speri-mentazione: nulla è scontato, niente viene lasciato al caso, an-che laddove alla parola, che acquisisce una forza evocativa sen-za uguali in radio, si affianca l’immagine, che sostanzia la spe-cificità della tv.

Non è un caso, dunque, se a Maurizio Costanzo un giovane ricercatore abbia deciso di dedicare uno studio come questo. Non si tratta del solito libro elogiativo del personaggio televisi-vo del momento, ma siamo di fronte a una ricerca sul più gran-de ricercatore della televisione, basata su un lavoro di documen-tazione, analisi di testi televisivi, radiofonici, multimediali. In-somma, un testo che riesce a creare una grande sinergia tra le teorie, le metodologie di ricerca sui media e il desiderio di resti-tuire la complessità delle industrie culturali degli ultimi decen-ni, mettendo a fuoco le metamorfosi, la creatività e la capacità

Prefazione

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di aggiornamento sollecitate da una incessante successione di trasformazioni sociali e tecnologiche.

Senza disdegnare il suo rapporto con gli altri media, esplora-to appieno nel testo, il caso della televisione sembra esemplare per comprendere la “fenomenologia di Costanzo”.

Come la ricerca sociale, che sollecita riflessione e ripensa-menti, aggiornamenti continui, riferimenti e ricorso a testimo-nial dei cambiamenti, anche la storia di Maurizio Costanzo è edificata su circolarità, ricerca di volti e storie di vita, stili nar-rativi, che potessero raccontare efficacemente la società, la tele-visione, le tecnologie, la gente del momento. E tutto questo si legge persino tra le righe dell’evoluzione dei suoi programmi: a Costanzo non è bastato introdurre il talk show nella tv italiana, con “Bontà loro”, spazio di riflessione pacato e carico di ele-menti simbolici e critica sociale, contemporaneamente, ma ha continuato a fare della ricerca sugli stili comunicativi e sulle aspettative e i comportamenti dei pubblici televisivi ingredienti dell’innovazione di formato e di contenuto.

Prendiamo ad esempio il programma con il quale Maurizio è

stato identificato per decenni nell’immaginario degli italiani, “Maurizio Costanzo Show”: siamo di fronte a un display a ca-ratteri mobili del suo rapporto con i media, i pubblici, la società italiana. Per più di vent’anni, dalle ventitré in poi, molti italiani hanno scelto le poltrone rosse del Teatro Parioli per lasciarsi raccontare fatti e personaggi che potessero stimolare il passag-gio verso l’atmosfera confidenziale e a volte intrigante della notte.

Da studioso della comunicazione e della società, emerge quasi spontaneamente la domanda su come abbia fatto Costan-zo, in tempi di tanto proclamata “decadenza” della televisione generalista, a resistere, a mantenere e persino a rigenerare le sue energie e la sua presa sul pubblico?

Le risposte sono chiare a chi sappia leggere tra le righe dei suoi programmi di successo e dei tanti “spin-off” che a questi hanno fatto seguito, assolutamente lungimiranti e persino co-raggiosi.

Prefazione

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In primis, rinnovando continuamente il patto comunicativo con i pubblici: passando da un teatro buio, con riflettori puntati solo sul palcoscenico, a una passerella di personaggi nuovi, tutti avvolti dal calore della sala rossa, per la prima volta veramente visibili, per la prima volta veramente accolti e consapevoli della forza e dell’energia dell’essere protagonisti. La post-neotelevisione, che ha in Costanzo uno dei suoi principali pro-tagonisti, inventa una nuova tradizione del linguaggio audiovi-sivo, scegliendo come punto di vista gli occhi del pubblico e sdoganando nella televisione italiana il “lavoro di spettatore”: le persone comuni trascinate e coinvolte in maniera quasi totale nel testo mediale.

Tutto è iniziato con la scelta delle persone tra le righe degli spettatori, per arrivare, attraverso una rivoluzione della regia, a trasformare il teatro Parioli in un grande studio con due ambien-ti diversi, dominanti o secondari a seconda del tipo di appunta-mento. L’ufficiante non recita più solo quei salmi tradizionali e riconoscibili, ma scende dal palcoscenico - una volta glaciale, dominato da colori freddi -, si immerge nel pubblico, sconvol-gendo con cambiamenti di partitura e riuscendo a guadagnare quello che la televisione italiana in genere è riuscita a perdere: il pubblico giovane.

Ci hanno provato anche altri, con strumenti meno ortodossi e mal celando dietro il sipario delle ragazze “intelligenti” che iro-nizzano sulla loro sorte di soprammobili la debolezza di fondo di una società maschile bisognosa di atteggiamenti miti e docili.

Costanzo ha conservato l’apparenza stilistica della separa-zione tra l’ufficiante e la platea, attraverso la stessa ambienta-zione in teatro, simulacro della società delle consuetudini e dell’immoralità, ma anche luogo dei comportamenti controllati. Si porta dentro, persino dopo anni di interruzione del program-ma, un pubblico eterogeneo, impostato per l’occasione, ma an-che “liberato” nelle sue capacità espressive e disinibito: un sipa-rio senza sipario, luogo di unificazione delle potenzialità talvol-ta ossimoriche della comunicazione televisiva.

Da Costanzo, con le gambe incrociate, seduti per terra, sono arrivati i giovani a interagire e a stimolare il cambiamento di

Prefazione

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stile, i linguaggi, gli argomenti più vicini alle esigenze di un target tutto particolare e critico nei confronti dei padri ma anche del mezzo televisivo, troppo spesso tarato sulle esigenze di una platea tradizionalmente meno predisposta al cambiamento.

Viene da chiedersi, nella mia veste di studioso, di “credente”

nella vocazione e nella forza del contatto con i ragazzi, ma an-che da spettatore, ascoltatore e lettore delle varie espressioni mediali di Costanzo, se l’Università e il lavoro con gli studenti, da lui portato avanti con entusiasmo e generosità per anni, non abbiano fatto veramente bene a lui e, come lezione di stile, al rinnovamento della televisione italiana in generale.

Se così fosse, e lo spero veramente, possiamo solo auspicare

che, rifacendosi a quest’esempio, restituito con grande stile e documentato nei minimi particolari da Alejandro De Marzo, la televisione italiana e le industrie culturali, più in generale, si aprano con maggior generosità alle energie dei giovani, creando più occasioni di contaminazione tra passato e presente, tra i pro-fessionisti che hanno lasciato il segno e quelli che si affacciano alle porte del tempio audiovisivo. La lezione di Costanzo, che è tutt’altro che conclusa, ha intrin-seco l’invito di costruire ponti e non muri tra generazioni, tra tecnologie, tra modelli di società.

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Introduzione Nell’intervento d’apertura di una preziosa e recente raccolta di saggi e contributi sull’industria culturale in Italia1, il prof. Ma-rio Morcellini riporta, come elemento di precarietà e debolezza della letteratura scientifica a riguardo, una sostanziale incom-piutezza l’analisi negli studi di quanti – accademici e operatori dei media – hanno lavorato finora per studiare e ricostruire le linee evolutive dell’industria culturale del nostro paese. Tale mancanza è a suo dire «ascrivibile all’assenza di un approccio storiografico e ad una scarsa comprensione della natura sistemi-ca della comunicazione» che si ripercuotono acutamente sullo statuto stesso degli studi «con il percepibile rischio di una sorta di ipostatizzazione e dissolvimento dell’oggetto-comunicazione, un rischio che deriva anzitutto dalla tendenza a considerare i mass media come una variabile indipendente rispetto alla sto-ria» Con consapevolezza dello stato della materia egli continua scrivendo2:

Una interpretazione sistematica dei consumi culturali e mediali, il ri-conoscimento della comunicazione come rete di profonde interdipen-denze e, infine, una lettura storica del nesso media-società italiana. Il recupero di una dimensione interpretativa di contestualizzazione delle principali variabili del mutamento socioculturale è in grado di ripristi-nare una sguardo corretto sulla fruizione comunicativa intesa come at-tore attivo di modernizzazione e sviluppo.

1 Cfr. M. MORCELLINI, MediaEvo, Carocci, Roma 2000. 2 Ivi., p. 24.

Introduzione

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Emerge dunque effettivamente la richiesta per un impegno a

trattare d’ora in avanti i temi e le questioni attinenti alle diverse industrie culturali con uno sguardo che definisca le “cartogra-fie”, un’attenzione particolare che ne rilevi la costruzione-evoluzione storica come interrelazione sistematica fondamenta-le, e la volontà di indagare le conseguenze socio-culturali dei media sulla società.

Questo lavoro intende muoversi proprio in tal senso. Nasce dall’esigenza di provare a spiegare in primis alcuni dei citati processi comunicativi interdipendenti e lo stesso meccanismo atipico di conformazione della nostra industria culturale, fino a cercare elementi capaci di approfondire il pressoché inesplorato territorio dell’influenza “d’insieme” e delle modificazioni che i mezzi di comunicazione di massa sistemicamente intesi, forse sopportandone il carico, producono in società post-industriali.

Una volta avvertita perciò l’esigenza di verificare gli effetti che i media solleciterebbero quali strumenti d’intermediazione comunicativa ed entità simbiotiche d’auto-investimento psichi-co, è quindi parso indispensabile dover rispondere con più pre-cisione alla richiesta d’approccio e investigazione scientifica avanzata dal prof. Morcellini, tentando “l’ancoraggio storiogra-fico” del mio discorso sull’industria culturale. E, seguendo tale linea di contestualizzazione interpretativa, l’obiettivo della ri-cerca si è improvvisamente concentrato su una dimensione tra-sversale e squisitamente “umana”: l’individuazione di particola-ri agenti umani che han favorito, o altresì variamente contribui-to, allo svilupparsi della sfera comunicativo-mediale in Italia.

Il caso concreto attorno a cui lo studio ha dunque preso cor-po specificamente è proprio l’infaticabile attività professionale del più famoso e popolare mediaman della nostra penisola, Maurizio Costanzo, di cui nel corso dell’analisi si dimostreran-no le ragioni della scelta, una volta accortisi della indiscutibile unicità della sua biografia mediale. L’analisi del suo operato comunicativo infatti rappresenta un importante tassello mancan-te per completare l’accurato quadro interpretativo sull’industria culturale italiana in elaborazione continua ad opera del Diparti-

Introduzione

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mento di Sociologia e Comunicazione dell’Università di Roma “La Sapienza”. Una tessera davvero speciale perché, come è stato anticipato, incarna e sintetizza l’intero mosaico-panorama (con la televisione assurta a medium principe in posizione di singolare volano dello sviluppo socio-culturale), addirittura ne dimostra il contributo personale, le responsabilità d’intervento in varie parti, e pennette di attribuirgli (forse più indiscutibil-mente che ad altri) una pioneristica funzione di costruzione e collegamento sistemico dell’industria culturale.

L’ipotesi di partenza include, quindi, una lettura correlativa di tale sua inimitabile presenza multimediale con i paralleli pro-cessi di modernizzazione culturale, cambiamento sociale e, non ultimo, “svecchiamento” dei linguaggi e strutture estetico-espressive dei vari media utilizzati. Nel ripercorrere le fasi della sua carriera, alla ricerca di una precisa “ideologia” veicolata, si constaterà la ricaduta, grazie ai temi affrontati e lo stile di trat-tazione, nella trasformazione dei linguaggi comunicativi (spe-rimentazione che a sua volta appartiene ad una più ampia inno-vazione) e nell’aprire le possibilità per una indiretta laicizzazio-ne e civilizzazione della società nel suo complesso. Infatti le evoluzioni del linguaggio audiovisivo e certe figure e questioni d’attualità si sono legate, col passar del tempo, a un “ritorno” sull’immaginario collettivo3.

Per una intrinseca necessità costitutiva dell’analisi, originata dalle caratteristiche “congenite” pluridimensionali della materia d’oggetto, la metodologia della ricerca si è indispensabilmente votata ad una funzionalissima alta interdisciplinarietà. Come primo passo si sono acquisite ulteriori conoscenze adatte ad ar-gomentare le innumerevoli sfaccettature del tema. Entrano in gioco la capacità di parlare di comunicazione in generale, le pe-culiarità distintive dei singoli mezzi di comunicazione, le teorie sociologiche generali e quelle applicate ai mass media, il pen-siero pubblicitario e tecnologico-multimediale, lo studio dei vari generi televisivi e delle platee di ascolto, la conoscenza della

3 D. GRODIN-T.R. LINDLOF, Constructing the self in a mediated world,

Sage Publications, London 1996.

Introduzione

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storia dell’industria culturale italiana in generale e della radiote-levisione e del giornalismo più in particolare, delle pratiche e della mentalità di redazione giornalistica, il riconoscimento di strumenti d’analisi di tipo semiotico, psicologico e di pragmati-ca. A testimoniarlo, una bibliografia necessariamente estesa e variegata che spazia da manuali basilari agli studi più particola-reggiati di aspetti e problematiche, da saggi appositi ad articoli scientifici a tesi di laurea su questi argomenti; testi attinenti, in-somma, a vari campi d’interesse e distribuiti nell’arco del tem-po, più o meno recenti.

Quanto alla ricerca in sé, essa consta di una analisi dettaglia-ta del “fare” comunicativo di Maurizio Costanzo in connessione con le suesposte modificazioni. Si è scelto di condurla, in quan-to vincolata a statuto tematico complesso, attraverso una plura-lità di tecniche d’indagine, ognuna opportuna per lo scopo par-ticolare per cui è stata impiegata. Così che non è stato possibile organizzare un’unica nota metodologica iniziale di preparazione alla lettura dei capitoli che seguono per la comprensione dei dati scientifici emergenti. Si è cercato di creare un discorso fluido ed equilibrato, distribuito logicamente attorno a due nuclei distinti, che prevede, al cominciare di ciascun filone argomentativo, una breve spiegazione della metodologia adottata. Un’altra scelta metodologica giustifica, è bene ripeterlo, il tipo di sviluppo concettuale per items per cui si è optato (dimostratosi l’unico capace d’“afferrare” la globalità dell’oggetto d’indagine).

In linea generale, però, si può anticipare che i dati utilizzati per verificare le ipotesi avanzate (e che le hanno alla fine con-fortate, offrendone la convalida) sono stati raccolti per mezzo di tecniche qualitative e documentaristiche. Per prima è stata ne-cessaria la visione e/o l’ascolto di programmi e filmati (anche datati, tanto d’informazione che intrattenimento) relativi a Co-stanzo, presso la struttura MediaTeche della Rai-Tv; su questa scia si pone l’analisi qualitativa delle trasmissioni di Costanzo prodotte autonomamente con la Fortuna Audiovisivi; ad un li-vello più quantitativo correlato a dati statistici si è rivelato fon-damentale lo studio della ricerca Abacus “NO.I. Personaggi – informazione ’95” e dei tabulati Auditel di quest’anno riguar-

Introduzione

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danti il Maurizio Costanzo Show e il contenitore Buona Dome-nica; sul versante della documentaristica si è proceduto alla ri-cerca e selezione di articoli giornalistici e critiche su Maurizio Costanzo che fossero appropriatamente esaurienti gli interroga-tivi alla base di questa indagine. Principale riferimento è stato assegnato alle critiche televisive di Marida Caterini nella sua rubrica su “Il Tempo” di Roma; una raccolta di interviste appo-sitamente avute con alcuni professionisti a proposito di diversi aspetti di Maurizio Costanzo chiude il quadro metodologico di riferimento di questa ricerca.

L’articolazione del progetto sviluppato definisce quindi una prima parte in cui si approccia il personaggio e la sua carriera studiandone la ecletticità multimediale. Accompagnano l’analisi descrittiva-informativa, nei vari campi mediali, alcune essenzia-li riflessioni ragionate sugli apporti personali di Maurizio Co-stanzo. Ci si sofferma quindi esclusivamente sull’aspetto televi-sivo, scandagliato nei generi e singoli programmi (con una im-mancabile evidenza al talk show più popolare d’Italia), istituen-do-motivando l’epiteto di “homo televisivus”. In questa parte si condensa l’interesse eminentemente sociologico verso le pre-sunte capacità di “influenza” dell’opinione pubblica (sebbene i capitoli della prima parte siano stati opportunamente impostati per sviluppare, preparare e aggiungere elementi di spiegazione dell’ipotesi). Chiude il lavoro una Conclusione, che tratteggia sinteticamente i risultati a cui si è pervenuti e in cui ovviamente li si discute alla luce di altre eventuali risonanze e acquisizioni teoriche. Al termine l’elencazione bibliografica di riferimento.

Il lavoro, progettato con un certo respiro, inevitabilmente ri-sente dell’apporto di molte persone e dei contributi di cui hanno saputo farmi partecipe. A tutti va il mio ringraziamento perso-nale, ma mi par doveroso segnalare soprattutto l’encomiabile direzione del prof. Mario Morcellini, i cui preziosi consigli ed i diversi suggerimenti hanno giovato non poco all’ottimizzazione del mio lavoro. Un secondo riconoscimento speciale è rivolto al prof. Maurizio Costanzo, sempre disponibile ad aiutarmi nella persone di Marina Valente, che mi ha assistito nel possibile per i materiali e i contatti. Questa tesi deve molto anche alle con-

Introduzione

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versazioni intrattenute sull’argomento con Marida Caterini, con un proficuo scambio di opinioni che ha guidato la mia redazione da un versante critico-giornalistico. Non voglio mancare di rin-graziare inoltre tutti coloro con i quali ho discusso via via l’elaborazione dei capitoli e che, per affetto e per amicizia, han-no voluto offrirmi loro considerazioni e opinioni sul tema. Sep-pur in vario modo, anch’essi hanno compartecipato alla matura-zione conseguente al mio “fare scienza”.

Angelo Alejandro De Marzo

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Capitolo I

Lo “Spirito” dell’industria culturale

1.1 La “creatura plurimediale”

L’intenzione speculativa cui corrisponde l’impegno profuso

nell’elaborazione di questo lavoro consiste nel forte desiderio di rileggere la storia della nostra industria culturale, per svelarne sempre più possibilmente le “traiettorie invisibili” e gli snodi di passaggio sequenziali che ne hanno determinato la facies oggi conosciuta. La domanda alla base di questo lavoro è infatti: possiamo rintracciare fattori performativi di grande presenza e di forte condizionamento nell’industria culturale che possano agevolmente rendere conto, non soltanto dei cambiamenti degli stessi linguaggi mediali, quanto pure degli sviluppi sociocultu-rali modernizzanti del Paese? Si è perciò ipotizzato nella bio-grafia professionale di Maurizio Costanzo un ruolo estrema-mente significativo, al contempo inosservato, di stimolatore di una “agglutinazione dall’interno” dei diversi comparti mediali (che ha rafforzato conseguentemente la debole compattazione sistemica dei segmenti culturali dell’Italia del XX secolo), tessu-to propedeutico ed indispensabile ai processi posteriori di con-vergenza mediale e multimedialità dell’offerta e del consumo.

Una tesi centrale della prima parte (che vuol farsi una sorta di “fenomenologia” quale tempo addietro Eco dedicò a Mike Buongiorno) consacra Maurizio Costanzo, in omaggio ai prin-cipi idealistici della filosofia hegeliana, con l’etichetta di “spiri-

Comunicare tra i media

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to” dell’industria culturale italiana1. Compito precipuo è dimo-strarlo nel prossimo capitolo. In questo, invece, ci risulterà utile tratteggiare retrospettivamente le tendenze atipiche che hanno guidato la cultura italiana ad industrializzarsi secondo i linea-menti odiernamente osservabili (tralasciando l’aspetto concet-tuale sistematizzato dalla Scuola di Francoforte2) per giungere, in secondo luogo, a poter cogliere il significato dei mezzi di comunicazione quali agenti del passaggio alla modernità e le re-sponsabilità nei confronti di un processo di cambiamento socia-le, trattazione che sarà affrontata con il caso Costanzo.

Se incorporiamo nella definizione di “industria culturale” il concetto di «sistema ben sviluppato di mezzi di comunicazione tecnologicamente avanzati operanti in un mercato di massa»3, allora l’industria culturale italiana non è mai esistita e in questa veste stenta ancora a nascere. Uno studioso britannico da sem-pre attento alla situazione italiana, David Forgacs, il primo a tracciare metodicamente la fisionomia dell’industria culturale4 e a rilevare distorsioni e atipicità, parla in proposito di un incon-

1 A motivarlo concorrono i seguenti parallelismi: l'operato di Costanzo nella sua brillante carriera si pone quale proficuo fermento poliedrico e multi-plo (uno “spirito”) che si declina (alla stregua del viaggio esperienziale di “manifestazione” intrapreso dall’idea-essenza che si finitizza dialetticamente) in una “tavolozza” di mezzi (da cui l’“attivazione” delle, in principio separate, attività cultural-mediali) che, infine, lo “protagonizza” nel panorama culturale e spettacolare (si realizza un “fenomeno”). Certamente una tal rappresentazio-ne sembra alquanto esagerata per sistematizzare teoricamente la proceduralità professionale di Maurizio Costanzo, ma è pur vero che un simile paragone non è davvero applicabile più appropriatamente che in questo caso. Il singola-re termine risente però anche di un raffronto con il pensiero di E. MORIN (cfr. L’industria culturale, Il Mulino, Bologna 1974) il cui titolo originale nell’edizione francese suona “L'Esprit du temp” (“Lo Spirito del Tempo”). L’accento va posto soprattutto nel carattere di unicità e contemporanea molte-plicità del sistema culturale messo acutamente in rilievo dallo studioso d’oltralpe.

2 Cfr. M. HORKHEIMER-T.W. ADORNO, Dialettica dell’Illuminismo, Ei-naudi, Torino 1980.

3 Cit. da D. FORGACS in M. MORCELLINI, MediaEvo, Carocci, Roma 2000, p. 159.

4 Cfr. D. FORGACS, L’industrializzazione della cultura italiana, Il Mulino, Bologna 2000.