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Mensile di informazione, cultura e politiche per il centro storico di Napoli

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Editorialedi Enzo Picciano

Scelte chiare, certezze suitempi di realizzazione dei pro-getti, obiettivi di sviluppo mi-rati. Sono queste le cose chechiediamo.

Le politiche di valorizzazionedel centro storico della cittàsono indice della sensibilità culturale e managerialedel sindaco e del presidente della regione. Gli inter-venti della politica nei processi di recupero e valo-rizzazione del centro antico di Napoli non possonoche scaturire da profonde riflessione sui ruoli chetutti i settori, a partire dal commercio, possonosvolgere nel processo di valorizzazione dell’area.Vogliamo conoscere già adesso, e prima di metteremano ai restauri conservativi del patrimonio cultu-rale, qual è il piano industriale che la politica inten-de adottare per avviare una gestione veramenteoperosa di questi siti.

Tali interventi, se sono davvero efficaci, devono ri-cadere positivamente sul territorio e da questo irra-diarsi negli altri quartieri cittadini.

Se la città vuole veramente giocare fino in fondo ilproprio ruolo di capoluogo, gli interventi di rilanciodel centro antico non possono prescindere dalle ri-sposte, in termini di servizi e opportunità, che biso-gna dare agli utenti della provincia che si riversanoin città e che rappresentano per questa area un’im-portante risorsa e utenza.

Ciò può avvenire attraverso una accorta politica ditrasporto pubblico. La politica dei tagli o dei disser-vizi alla quale abbiamo assistito di recente e le nu-merose soppressioni di corse della circumvesuvianacertamente non ci soddisfano in questo senso. Nétantomeno ci fanno guardare positivamente al futu-ro. Non bisogna prospettare per il centro storico sol-tanto interventi di conservazione del patrimonioculturale (per il quale è aperta una sostanziosa sfidaoperativa con il progetto della Regione e della Co-munità Europea), ma politiche che permettano allacittà e alla provincia di competere nel panoramamondiale dell’economia e della cultura, anche in for-za di una possibile e quantomai auspicabile “greeneconomy”.

I Cittadini al Centro di questa “rivoluzione”, protago-nisti del proprio destino, non più sudditi distratti,come qualcuno vorrebbe.

Sommario

L’Editoriale di Enzo Picciano pag. 3

Tra Illusioni passate e prospettive future di Ernesto Paolozzi » 4

I tre volti delle Presidenzedi Luigi Carbone » 5

La Rivoluzione Possibile di Enzo Picciano » 9

Tra delusioni e speranze di Luigi Merola » 11

La Napoli propositiva è femmina di Antonio Alfano » 12

Il fantasma del Difensore Civico Napoletano di Giuseppe Pedersoli » 17

Condividere il rischio d’impresa di Enzo Picciano » 18

Una lezione di etica commerciale di Amedeo Colella » 19

Cartoline dal Centro di Annamaria Uccella » 20

La Santa Maria La Nova di Pino Daniele di Pietro Gargano » 22

Il Commissariato Decumani, presidio di legalità di Giuseppe Farese » 24

Italia silente e Europa presente di Francesco Varriale » 26

Napoli Set di Grande Cinema di Amedeo Colella » 28

Il Museo Aperto diventa maggiorenne di Antonio Caliendo » 29

L’Arte di Strada nel cuore di Napoli di Giuseppe Farese » 30

‘O Scarpariello di Antonio Alfano » 33

Segnali di salute al centro storico di Maria Gioè » 34

La Leggenda dell’Arco di Sant’Eligio di Angela Ravone » 36

La Recensione di Maria del Vecchio » 37

Sportello Cittadini a cura di Giuseppe Ambrosio » 38

CITTADINI AL CENTRO Anno 1 n. 1

Mensile di Informazione, cultura e politiche per il Centro Storico di Napoli

Direttore Responsabile: Enzo PiccianoCaporedattori centrali: Michele Giustiniano - Barbara Gravina

Hanno collaborato a questo numero: (ordine alfabetico) AntonioAlfano, Giuseppe Ambrosio, Antonio Caliendo, Amedeo Colella,Luigi Carbone, Maria del Vecchio, Giuseppe Farese, Pietro Garga-no, Maria Gioè, Luigi Merola, Ernesto Paolozzi, Giuseppe Peder-soli, Angela Ravone, Annamaria Uccella, Francesco Varriale

Progetto e realizzazione grafica: Gianni Pipola

Edito da: Televisioni & Orizzonti Multimediali

Pubblicità: Milly & Mary Advising

Tiratura: 20.000 copie

Stampa: Arti Grafiche Zaccaria srl - Napoli

Autorizzazione ROC 21121 pubblicato ai sensi del art.16 Legge7/3/2001 n. 62

Indirizzo e-mail [email protected]

www.cittadinialcentro.org

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Parlare del centro storico di Napolie di quello antico in particolaresembra, ormai un esercizio retori-co, vano. Da troppi anni si discute,si propongono progetti, si annun-ciano grandi e spettacolari inter-venti, ma in pratica si è fatto pocoo nulla. Negli anni Ottanta sottoil nome di Regno del pos-sibile si immaginò un pia-no di intervento dalle di-mensioni oggi inimmagi-nabili, piano che incontròi favori di una parte dellaclasse politica e di alcunisettori del mondo delleimprese ma naufragò perl’ opposizione di larghisettori della pubblica opi-nione e di molti intellet-tuali. Poi furono gli anni di tan-gentopoli e il quadro po-litico mutò radicalmente.La nuova classe dirigentecercò di rianimare il cuoredella città che pulsavasempre più lentamentecon operazioni di micro-chirurgia, provando ad in-nescare un processo di ri-qualificazione sociale piùche urbanistico di cui soprattutto igiovani furono protagonisti. Poilentamente anche quel processo siè in parte arrestato, come se l’entu-siasmo per il recupero di un terri-torio che è innanzitutto un territo-rio dell’anima si fosse esaurito.Oggi, devo dire, si prova da par-te della nuova classe dirigente diripercorrere un po’ stancamentequella stagione ma non si intra-vedono segnali di autentica no-vità, non si possono ricreare a

freddo, un po’ intelletualistica-mente condizioni sociali e psico-logiche che hanno segnato unepoca, quella, diciamo così, delprimo Bassolino oggi non più ri-petibili.Così pure per le grandi discussio-

ni che animarono gli anni dellacosiddetta prima repubblica, og-gi irripetibili, circa i grandi desti-ni della città e del suo centro vi-tale, il luogo dove si condensa lasua millenaria, tragica e nobilestoria. Le accese polemiche fraapocalittici e integrati, fra fautoridel nuovo a tutti i costi e difenso-ri, costi quel che costi, della sa-cralità dell’antico. Si confrontavano due concezionidella vita, due visioni politiche

inconciliabili. La prima estremiz-zando radicalmente il pensieroliberale tendeva a giustificare in-terventi urbanistici anche radi-cali in nome della creazione diricchezza, di benessere, la secon-da in nome della salvaguardiaambientale e architettonica deibeni comuni si opponeva, talvol-ta con eccessi ideologici, alla cul-tura del profitto, del capitalismopredatore.Riproporre oggi questo schema èimpossibile. Per motivi culturaligiacchè entrambe le posizionisembrano inadeguate rispetto allacomplessità della socità contem-poranea, per motivi economici da-to che mancano le risorse pubbli-che e private sia per realizzaregrandi progetti sia per conservare

dignitosamente un patri-monio tanto imponente.Sembra, dunque, che cisi trovi di fronte ad unoscacco matto. Ma non èdetto che sia così. Lasperanza è sempre l’ulti-ma a morire. Vi è, infatti,una altra strada da per-correre, stretta e imper-via. Quella della ricon-quista del territorio daparte, innanzitutto, dichi lo abita, lo vive, i cit-tadini. È questa forza en-dogena che va valoriz-zata e organizzata, que-sta forza vitale che infondo era esclusa dallegrandi discussioni ideo-logiche alle quali abbia-mo accennato. Non dobbiamo illuderci,ovviamente, dato che, seci si consente un gioco diparole, le forze locali so-

no strutturalmente deboli, privesoprattutto di risorse economicheadeguate. Ma è da qui che si puòpartire per riaprire in termini nuo-vi una discussione che dovrebbeinteressare tutti i napoletani e nonsolo i napoletani.Dobbiamo , insieme, riconquistareuna dimensione locale e globale,farle convivere nella difficile dia-lettica di una politica che ha persogli antichi ancoraggi, le vecchiegranitiche certezze. n

Mode, stagioni ed eccessi ideologici

Tra illusioni passatee prospettive future

di Ernesto Paolozzi

Politica e territorio

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“Le Municipalità sono soggetti titolaridi ampie ed accentuate forme di de-centramento di funzioni e di autono-mia organizzativa e funzionale e rea-lizzano un’effettiva e democratica par-tecipazione popolare alla gestioneamministrativa della Città da partedella comunità locale”.Questo deliberò il Consiglio Comunaleil 21 settembre del 2005, allorquandoNapoli passava dalle sue ventuno cir-coscrizioni alle attuali dieci municipa-lità: erano gli anni che segnavano il gi-ro di boa della sindaca Iervolino, a ca-vallo tra il primo e il secondo mandato.Anni nei quali il centrosinistra di stam-po bassoliniano proseguiva imperter-rito nel mettere bandierine in ogniambito politico della città: ben novemunicipalità su dieci al centrosinistra,unica eccezione la “nobile” Chiaia-SanFerdinando-Posillipo. Ora, senza voler dare giudizi di valore,il dato di fatto è che qualcosa è cam-biato: sia al Comune, dove i quattroconsiglieri su quarantotto del PartitoDemocratico rappresentano una rot-tura forte con il passato, sia nelle mu-nicipalità, divise perfettamente ametà tra centrodestra e centrosinistra. È il momento, dopo il primo quin-quennio, di verificare a che punto sia-mo con il progetto di decentramentoavviato con l’istituzione delle munici-palità e rilanciato, almeno nelle inten-zioni, dall’attuale sindaco Luigi deMagistris che ha affidato questo suointento ad un decano della democra-zia partecipata, Alberto Lucarelli, pro-fessore di diritto pubblico, unico as-sessore in giunta ad essere stato, alcontempo, anche eletto consiglierecomunale nelle fila della lista civica“Napoli è tua”. Tracciamo questo bilancio intervistan-do i tre Presidenti di municipalità cheamministrano, ognuno nella sua por-zione territoriale di competenza, ilcentro storico: Giuliana di Sarno, inquota Italia dei Valori, per Stella-SanCarlo, Armando Coppola, Popolo del-la Libertà, a capo di San Lorenzo Vica-ria Poggioreale Zona Industriale,Francesco Chirico, Italia dei Valori(Avvocata, Montecalvario, Mercato,Porto, Pendino, San Giuseppe).

Il curriculum politico…Giuliana di Sarno: “Sono alla mia pri-ma esperienza amministrativa in as-

soluto: mi definisco di sinistra e ho mi-litato prima nei Verdi, per poi confluirenel partito di Di Pietro, rispondendo alrichiamo di avvicinare i cittadini allapolitica, sempre più distante negli ulti-mi anni dalla società civile. Il mio am-bito di elezione sono le politiche socia-li, con un occhio di riguardo, però sem-pre agli interventi pubblici in questosettore: ho discusso una tesi in PoliticaEconomica proprio sul rapporto costi-benefici nella tutela della salute men-tale. Nel mondo associazionistico hoassistito in prima linea al passaggio

dagli ospedali psichiatrici all’aperturadelle case famiglia. Mi occupo da anniormai anche di orientamento e forma-zione: tutte cose di cui farò tesoro inuna municipalità di centotremila per-

sone con alti tassi di dispersione scola-stica, delinquenza e quindi problemisociali”.Francesco Chirico: “Sono reduce dadue mandati come consigliere, proprionella seconda municipalità: eletto sem-pre nelle fila dei Verdi ma passato nelcorso della scorsa legislatura ad Italiadei Valori. Il mio ambito di elezione èl’ambiente ma ho forte interesse a tute-lare l’imprenditoria e il commercio inte-so dal grande esercente all’artigiano”.Armando Coppola: “È la mia primaesperienza amministrativa ma il mio

interesse per la politica risale ai tempinei quali ero rappresentante degli stu-denti alla facoltà di Medicina per ilpartito Liberale: per lo stesso partitoho esercitato il ruolo di segretario del-la sezione Poggioreale. Mi definisco unliberale einaudiano e come tale nonho inseguito il posto fisso, infatti eser-cito la libera professione medica. Nel2006 mi sono candidato nelle filedell’Udeur per il Consiglio comunalema non ce l’ho fatta nonostante le mil-lecinquecento preferenze. Dopo averpreso parte al congresso fondativo delPdl, alle regionali del 2010 nella listacivica per Caldoro ho ottenuto duemi-latrecento voti. Tutta farina del miosacco, senza avere l’appoggio di nes-sun “big” del partito. La mia idea èquella di vedere il Pdl tornare a quelgrande partito liberale di massa cheera alla base del progetto politico diBerlusconi nel 1994”.

I tre volti delle Presidenzedi Luigi Carbone*

I protagonisti

Giuliana di Sarno

Francesco Chirico

Armando Coppola

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Le casse della municipalità…Giuliana di Sarno: “Nonostante ero fi-duciosa sul miglioramento della situa-zione in autunno dopo il decurtamen-to di 1,3 milioni di euro, devo ammet-tere che non è andata come speravo,anzi, a quanto so oltre al budget previ-sto sempre più ridotto non avremoneanche il milione di euro per le spese diinvestimento: già l’anno scorso eranostati decurtati a 300 mila euro, per il2012 sembra che non arriveranno nem-meno quelli!”Francesco Chirico: “Fino a quando re-sterà di competenza di Palazzo San Gia-como la gestione delle risorse economi-che le municipalità andranno solo acompiere delle scelte su erogazioni difondi già vincolati: non abbiamo un uf-ficio gare, né una ragioneria e questorende il tutto più difficile. Sarebbe inte-ressante avere una propria autonomiadi bilancio potendo attuare una pro-grammazione di lungo periodo e nontrovarci a insistere su quote di finanzia-menti già assegnati e quindi stilare me-ramente su questi solo graduatorie di

priorità. Vorrei fare anche sfatare il mitosugli eccessivi costi delle municipalità:per me le municipalità costano addirit-tura troppo poco. Un consigliere guada-gna cinquecento euro netti al mese: èun costo risibile rispetto a quanto costiun deputato, che costa quanto un inte-ro consiglio municipale, con la differen-za che un consigliere municipale affron-ta quotidianamente le persone cercan-do di risolvere le proprie esigenze indivi-duali. Vanno rafforzati sia nelle compe-tenze che negli emolumenti, magari ri-ducendoli a ventisei anche alla luce del-la riduzione dei consiglieri comunali.”Armando Coppola: “Oggi le municipa-lità hanno i problemi di una città (ge-stiamo più di centomila abitanti) ma ifinanziamenti di una Circoscrizione:una parte delle imposte dovrebbero es-sere devolute direttamente alle munici-palità, mentre invece oggi è il Comuneche decide che budget darci. Visto che leDia e le Scia sono redatte da tecnici dimunicipalità, l’ottanta percento deglioneri per questi atti dovrebbe essere de-voluto a noi, stesso dicasi per la Tarsu.”

Da Circoscrizioni a Municipalità: ache punto siamo con la creazione diuna vera politica di prossimità?Giuliana di Sarno: “Siamo ancora al-l’anno zero, sebbene c’è da dire che le no-stre deleghe sono comunque importan-tissime perché ci rendono molto vicini aicittadini: dalla manutenzione delle stra-de secondarie alle politiche sociali, all’e-ducativa scolastica al verde pubblico. Ilproblema è che così come sono struttu-rate le municipalità sono costrette aderogare servizi scadenti non accrescendola qualità della vita né rispondendo pie-namente alle esigenze dei cittadini.”Francesco Chirico: “Il sindaco ha pun-tato molto nella sua campagna eletto-rale sul decentramento, però a distanzadi otto mesi poco o nulla è stato fatto inquesto senso. Un po’ di impegno ce losta mettendo l’assessore Lucarelli masecondo me, che l’ho seguito dal primomomento, in questo senso il percorsopolitico che sta compiendo De Magistrissta venendo meno… Probabilmentequesto processo è osteggiato perché at-tualmente le municipalità rappresenta-no un problema per l’amministrazionecomunale per due ordini di motivi: il pri-mo perché avendo noi una maggioreconoscenza del territorio e un rapportoeletto-elettore molto più concreto, que-sto crea una “superiorità” di rapportopolitico tra un consigliere, un presidenteo un assessore di municipalità rispetto aquello di un consigliere o un assessorecomunale”.Armando Coppola: ”Il vero decentra-mento si attuerà nel momento in cui lemunicipalità avranno autonomia fi-nanziaria e potranno gestire diretta-mente servizi essenziali: penso al servi-zio di raccolta dei rifiuti. Abbiamo datoun impulso in questo senso organizzan-do una autonoma gestione degli oliidomestici esausti che così non andran-no a finire più nelle fognature ma utiliz-zati come biocarburante.”

Il problema maggiore delle munici-palità…Giuliana di Sarno: “Oltre alla già men-zionata carenza di fondi, il Comune haattinto le risorse umane da destinare al-le municipalità soprattutto tra la cate-goria di dipendenti che usufruisce deibenefici della legge 104: sono personeche hanno problemi fisici o che sono im-pegnati nell’accudire un parente mala-to. Questo riduce tantissimo la poten-

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zialità: io sulla carta ho trecentotredicidipendenti ma nella sostanza non sonorisorse umane che puoi utilizzare effetti-vamente nei servizi. L’altro problema èche i dipendenti non hanno nessuna co-noscenza informatica: se non possiamointroitare altro si deve provvedere concorsi di formazione perché qui non si sanemmeno scaricare la posta elettroni-ca. Per fortuna con la dirigente che si oc-cupa del sistema informatico stiamomettendo su un corso gratuito per i no-stri dipendenti. Si dovrebbe prevederenel contratto l’obbligo all’aggiorna-mento e alla continua formazione!”Francesco Chirico: “La divisione deicompiti tra noi e Palazzo San Giaco-mo:non è possibile che io posso tagliarealberi fino a tre metri e magari per un al-bero di tre metri e cinque centimetri de-ve intervenire l’amministrazione centra-le. Così anche per le fognature, sui si de-cide in base alla profondità: è evidenteche così non può funzionare. Ci dianoanche meno deleghe ma su quelle ci la-scino padroni dal primo all’ultimo attoprocedurale, fermo restando gli indirizzidi programmazione generale”.Armando Coppola: “L’eterogeneità del-le esigenze dei cittadini di una stessamunicipalità ma che provengono darealtà sociali molto diverse: Corso Gari-baldi o Via Duomo hanno diversi pro-blemi rispetto a Poggioreale o il Centrodirezionale. Sono molto fortunato per-ché la mia municipalità potrebbe essereautosufficiente avendo il mercato, ilPorto, il cimitero, il Tribunale ma sicura-mente rispetto ad una municipalità co-me quella di Piscinola dove gli abitantihanno eguali esigenze, io mi trovo afronteggiare realtà delle più disparate.”

Il dibattito parlamentare all’internodel Consiglio: rapporti tra maggio-ranza e opposizione…Giuliana di Sarno: “Il mio entusiasmoha portato, soprattutto all’inizio, a crea-re una convergenza fortissima sull’azio-ne di governo: a luglio le linee program-matiche sono state addirittura approva-te all’unanimità. I problemi, paradossal-mente, vengono dalla maggioranza!Con un consigliere vendoliano in parti-colare i rapporti sono tesi: si cerca di de-monizzare e smontare questo nuovomodo di fare politica. Il partito di mag-giore peso, il Pd, spesso sembra essere al-l’opposizione. Non stanno rispettandol’accordo di coalizione, anzi stanno cer-

cando di distruggerlo. L’opposizione, in-vece, aldilà dei dettami dei partiti, staapprezzando l’operato del Presidente,cercando di trovare mediazioni sulla ba-se di un comune lavoro sul territorio enon: addirittura con un problema alquartiere Sanità stiamo riuscendo a farefronte comune. Io con Palazzo San Gia-como, attraverso l’assessore De Falco, iconsiglieri di centrodestra per il tramitedei loro eletti in Regione: la garanzia delmio impegno trasversale è il fatto che adifferenza dei precedenti presidenti, co-me me provenienti dai colli aminei, stocurando anche le altre aree della muni-cipalità più degradate perché nel mioquartiere non ci si può lamentare.”Francesco Chirico: “Aldilà di qualchesvarione, spesso derivante da “errori digioventù”, posso contare su una solidamaggioranza ed una seria opposizioneche sta compiendo il suo ruolo ma sen-za scadere nel mero ostruzionismo.”Armando Coppola: “Ad oggi ho intesoaffrontare con l’opposizione un rappor-to di collaborazione: cerco di condivide-re le mie scelte con l’intero consiglio. Al-l’interno della mia maggioranza ho unnugolo di consiglieri che fin dall’iniziomi hanno remato conto ma non mi fer-meranno nonostante sia esploso anchel’ultimo caso che ci ha visti contrappostisulla questione delle unioni civili: io hosolo seguito l’orientamento del popola-rismo europeo. Persino Alcide De Ga-speri in un partito cattolico asserì di nonvoler essere un filo-clericale, figuriamo-ci se questo può avvenire nel Pdl che ri-peto essere nel solco del liberal-popola-

rismo europeo. Anche in Parlamento ilpartito nazionale su una materia simileha lasciato libertà di coscienza: i consi-glieri possono avere le loro idee ma at-taccarmi su questo punto è una becerastrumentalizzazione che nasconde altrimotivi da parte di sei personaggi in cer-ca di visibilità. Il loro unico strumentodemocratico è la mozione di sfiducia:non campo di politica, seppur mi man-dassero a casa un lavoro ce l’ho, a diffe-renza di altri. Non abbiamo un segreta-rio cittadino perché siamo sotto con-gresso ma il commissario Pdl campanoNitto Palma non mi ha dato torto.”

L’assemblea del popolo: democra-zia partecipata o ulteriore depoten-ziamento delle municipalità? Giuliana di Sarno: “Vedo molto favore-volmente l’istituzione di questa assem-blea del popolo perché permettono aicittadini di fare rete e di uscire dall’ano-nimato sulla base dei bisogni comuni: èperò un’arma a doppio taglio perchépoi se non producono nulla di concretoe non portano a risposte tangibili dan-no luogo all’effetto boomerang.”Francesco Chirico: “Sono un contenito-re vuoto, esistono già le assemblee e leconsulte: esistono già nelle municipalità.Molto meglio creare delle strutture comele “community organizing” degli StatiUniti d’America dove c’è la rappresentan-za di organi eletti che possono dare il lo-ro contributo:nei consigli municipali sipotrebbe eleggere un rappresentantedella comunità dello Sri Lanka, uno deimusulmani, uno dei commercianti etc.”.

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Armando Coppola: “Una balzana ideache ha poco di fattibile e molto di dema-gogico, che nasconde tutta la volontà divoler scavalcare le municipalità”.

Rapporti con l’amministrazione co-munale e parere sulla nuova Ztl…Giuliana di Sarno: “Va benissimo la Ztlcome idea: riprenderci la città e goderce-la, tutto molto bello. Se, però, non mi as-sicuri un servizio pubblico eccellente di-venta un vero e proprio disservizio: non sipuò chiudere dal giorno alla notte trattidi strada così ampi senza dare alternati-ve. E poi, per mantenere queste zonechiuse al traffico, hai bisogno di vigili equesti vigili vengono tolti da altri territo-ri: la mia municipalità all’inizio ne avevasettanta, ora se possiamo contare suquindici/venti è troppo. Non posso piùassicurare il controllo dei mercati, il traffi-co, il controllo delle infrazioni al codice.”

Francesco Chirico: “I rapporti con l’am-ministrazione comunale sono buoni an-che se sono entrato di recente in forte po-lemica con l’Assessore Narducci perchénon è possibile fare dei blitz di polizia an-dando a multare e sanzionare personeche in venti anni ha sempre operato inderoga alle leggi anche per negligenza edeficienza della politica che non è statain grado di fare regolamenti: una seriaimpostazione politica prevederebbe cheprima fai regolamenti complessivi permigliorare il decoro e lo sviluppo dellacittà e poi sanzioni chi non si adegua. La Ztl in principio è una cosa ottima maessendo presidente della municipalitàpiù interessante ho da puntualizzarequalche cosa: Piazza Dante non dove-va diventare, secondo me, corsia prefe-renziale ma consentire che almeno i re-sidenti potessero recarsi a casa. Sareb-be utile rivedere anche gli orari di carico

e scarico merci e prevedere parcheggi ,nonostante l’esiguità degli spazi.”Armando Coppola: “Con alcuni Asses-sori ho un buon dialogo ma sono rima-sto fortemente deluso dall’atteggia-mento superficiale del Sindaco de Magi-stris nei confronti di noi presidenti dimunicipalità. La Ztl senza parcheggi epotenziamento dei servizi di trasportopubblico è solo un ennesimo peggiora-mento delle condizioni di vivibilità deicittadini, oltre che un modo per aggra-vare la crisi del commercio. ”

La cosa che più di tutte vorrebbeveder realizzata a fine mandato…Giuliana di Sarno: “Aver accresciuto ilsenso di appartenenza dei cittadini alloro territorio e aver aperto un grandecentro di Formazione-Orientamentonell’ex albergo dei poveri: questa” portadel futuro” è proprio il mio sogno!”Francesco Chirico: “Aver risistematol’area mercatale della Pignasecca, valo-rizzare percorsi turistici favorendo ilcommercio e l’occupazione di suolo daparte di bar, ristoranti e dell’artigianatoe se fossi riuscito a recuperare la struttu-ra di Piazza Dante 93 dove abbiamo l’excinema Aurora che mi piacerebbe vederdiventare un “agorà” della cultura.”Armando Coppola: “Posso anticipareche in queste ore ho già ottenuto ungrande risultato: siamo alla firma daparte dell’assessore competente per lachiusura dell’area mercatale Sant’Anto-nio abate. Per fine mandato spero di ve-der riqualificato il centro storico e la tra-sformazione urbanistica dell’area post-industriale (Gianturco e dintorni) in unmoderno quartiere residenziale: ci sonomoltissimi edifici abbandonati con tan-tissimo verde”. n

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C’è una frattura pressocché totaletra “la politica” e “la tecnica urbani-stica”, un dialogo tra sordi. Non èancora del tutto chiaro che è finital’epoca delle urbanizzazioni senzasviluppo. Napoli è satura come unuovo, una città obesa, sovraurba-nizzata e sovraffollata.Le parole sono chiare, la schiet-tezza quella di sempre, il Profes-sor Aldo Loris Rossi, urbanista,consulente per passsione pres-so le Amministrazioni pubbli-che, vero amante della città, cioffre la sua personale visionedegli scenari di sviluppo e delle“rivoluzioni” che si possono im-maginare attraverso la leva ur-banistica per la città.

La piacevole chiacchierata sisvolge un sabato mattina diquesto rigido inverno, in unasala da the del centro dellacittà, tra stucchi e arazzi, unluogo storico che invoglia il no-stro studioso a riferimenti stori-ci che ci proiettano nella realtàdi oggi.Già nel 1919, San Giuseppe Mo-scati ammoniva: se non si intervie-ne, tra 50 anni Napoli sarà unenorme ammasso di palazzi e fi-nestre affacciate sul golfo e dellatradizionale bellezza di Napoli sipotrà dire… e qui fu Napoli. Una profezia drammatica quelladi San Giuseppe MoscatiIl dramma che oggi nessuno lovuole sentir dire, oramai c’è un’as-suefazione e una rassegnazionemorale spaventosa, allora la gentevuole finire di saccheggiare le ulti-me cose senza sentir ragioni.

Una patologia inguaribile?La patologia inguaribile è l’urba-nizzazione senza sviluppo: solocasa, case, case. Eppure il settoreedilizio è in difficoltà, questo proli-ferare di case ha creato una con-gestione spaventosa.Nella prima Repubblica si è coper-to il territorio comunale napoleta-no di spazzatura edilizia, nella se-conda Repubblica il territorio èstato coperto di spazzatura vera epropria, di rifiuti.Questa è la grande tragedia dellacittà che oggi non reagisce a nulla.Qual è il suggerimento che leioffre a chi amministra il territo-rio, alla politica?Queste segnala-zioni le ho rego-larmente fatteda anni e alle di-verse Ammini-strazioni, ricettesemplici, utilinella loro effica-cia: incentivi allaconservazionedel patrimoniostorico e incen-tivi alla rottama-zione dell’edili-zia post-bellicapriva di qualitàe delle normeantisismiche. Sesi riuscisse a te-ner fede a que-sti due capisal-di, si può mette-re in moto la ri-qualificazionedel Centro Stori-co/ Antico e daquesto partire

alla riqualificazione delle periferie.Perchè la periferie sono ammassi diinvertebrati di case, senza attrezza-ture, servizi e verde.Ci parli di quell’altro suo pro-getto regalato alla città: il ParcoUrbano di via Marina.La contraddizione del Progetto diriqualificazione del Parco urbanodi via Marina è rappresentato dalfatto che la proprietà dell’area nonè del Comune, ma del Demanio. IlComune all’epoca con slancio ga-ribaldino diete avvio al cantiereper realizzare un piccolo parco ditre ettari e mezzo di superficie, macon risorse insufficienti. Il risultatoche finiti i soldi, il cantiere veniva

Una città alla ricerca di se stessa, che deve ritrovare la voglia di reagire

Aldo Loris Rossi, un protagonista del dibattitoculturale sui futuri scenari per la città

La Rivoluzione possibile di Enzo Picciano

In primo piano

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occupato e vandalizzato da rom,abusivi e quant’altro. Contempo-raneamente l’intervento di un al-tro Ente sovraordinato rispetto alComune ha bloccato l’ipotesi di ri-presa dei lavori, ordinando l’attra-versamento di una serie di im-pianti nell’area. Se c’è la volontàoggi di affrontare con decisione ilproblema, il progetto potrebbe in18 mesi restituire alla città un areache appare particolarmente de-gradata.Novità di questi giorni è l’esten-sione della ZTL nel cento dellacittà.Rendere la ZTL limitata al CentroAntico della città è un fatto fonda-mentale: ai margini del Centro , in-tendo quello greco-romano, unestensione di 72 ettari, è necessa-rio lasciare fuori le macchine perrendere vivibile il Centro Antico.Non tutti sono concordi conquesta scelta, voci di protesta silevano dal territorio.È chiaro che c’è bisogno di unperiodo di adattamento. Appenala Metropolitana attuerà il suoprogramma, la linea metropoli-tana circonderà il Centro Anticoe passerà tra questo e l’estensio-ne storica. Questo significa arri-vare a Piazza Dante e attraversa-re Port’Alba per arrivare subito

nell’area, o scendere alla fermataa via Duomo a pochi passi daSan Biagio.È per questo che ho chiesto di in-tervallare una stazione della me-tropolitana a Porta CapuanaIl Centro antico di Napoli in fondoè piccolissimo, un Kmq.Quindi se posso arrivare con il me-trò al Centro Antico il problema èrisolto.Ci sono da tener presente esi-genze specifiche dei residenti edei commercianti.Per chi abita e lavora bisogna pre-vedere permessi speciali per l’ac-cesso al mattino e alla sera e per ilcarico e scarico delle merci. La lo-gica dei permessi speciali per en-trare nella zona più antica dellacittà è stata applicata già a Roma,da Giulio Cesare, 2000 anni fa.Per chi non è residente, la macchi-na la lascia ai margini, fuori, comesi fa in tutti i centri storici nelmondo.Mi appresto a chiedere dei 100milioni del recupero del CentroAntico… il Professore con voceferma e decisa mi interrompe,mi anticipa la domanda.Non si sa, sono dispersi per ora,non si sa quanti sono, quando sa-ranno attivati. Si è in ritardo certo,ma non ho notizie in merito. Il ri-

tardo è palese, anche in relazionedel Forum delle Culture.Capisco che è più a suo agio.Gradisce di più se parliamo de-gli aspetti tecnici della tematicaappena scivata?Ho partecipato gratuitamente allacommissione che aveva il compitodi redigere il piano di interventoper Progetto Napoli Centro Stori-co (il cosi detto PIU Europa ndr) I220 milioni dell’allora stanziamen-to previsto erano spalmati su220/230 interventi in un area mol-to vasta, e per questo il risultato fi-nale sarebbe stato poco efficacead incidere sul territorio.Cosa è successo dopo?Io mi sono opposto a questa pol-verizzazione clientelare sostenen-do che essendo il Centro antico diNapoli un Kmq bisognava con-centrare tutti gli interventi lungole platee e i decumani , la plateacentrale quella che da Portalba vaa Porta Capuana, con al centro l’a-rea dell’Agorà di una dimensionedi 250 mt per 250. Un interventoche deve prevedere interventi sututti gli edifici, non uno si e 40 no.Dico tutti gli edifici devono essererestaurati, in maniera che il turi-sta, tra 10 anni scendendo a Piaz-za Dante e imboccando Portalbatrova gli edifici puliti e restauraticon l’Agorà centrale, il blocco deiteatri, la strade, le piazze e i com-plessi monumentali e quindi ab-bia l’idea di un unicum del territo-rio. Uno straordinario effetto dicontinuità. Vedremo realizzato tutto ciò?Ripeto non sono a conoscenzadell’evoluzione dei progetti.Ci salutiamo con un ultima perlache ci regala questo animatore“scomodo” della vita culturaledella città, che rappresenta la ci-fra del disincanto e dell’amarorealismo con il quale questo ac-cademico “legge” certe realtàdella città.Napoli è una città incredibile, hacreato un santo, Sant’Elmo chenon esiste. San Eframo è stato ri-proposto in Sant’Elmo e noi chia-miamo un santo che non esiste.Viviamo in un mondo fantasma-gorico che solo i napoletani pos-sono tollerare. n

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Andare a Scampia qualche setti-mana fa per l’iniziativa “occupy-scampia”, mi ha fatto toccare conmano come siamo lontani dallalotta alla criminalità organizzata.Penso che l’iniziativa, nata sponta-nea, attraverso il web, aveva loscopo di unire tutte le associazioniche hanno come obiettivo il con-trasto ad ogni forma di illegalità,sia quella organizzata sia quellacomune. Invece, a Scampia, in unpomeriggio di freddo e ghiaccio,ho visto con i miei occhi uno spet-tacolo indecente che mi porta aduna sola conclusione: siamo benlontani dalla lotta alla camorra. Ilfronte anticamorra è stato solo in-debolito. Da una parte alcuni re-sponsabili del mondo dell’associa-zionismo invocavano la maggiorepresenza delle forze dell’ordine; aloro dire non fanno nulla contro lospaccio della droga. È la solita ri-flessione di chi pensa che il pro-blema di Scampia fosse solo unproblema di repressione. Dall’altraparte gruppi facenti parte a movi-menti e comitati, affermavano chesolo le associazioni e le parroc-chie, lavorando da anni sul territo-rio, per giunta da soli, potevanovantarsi di ottimi risultati e chinon era di Scampia poteva allon-tanarsi. Urge, allora, una severa ri-flessione. La camorra non è solo

un problema dello Stato. Anzi, loStato farebbe bene, in un territo-rio come Scampia, grande quantola provincia di Benevento, ad inve-stire non solo in palazzi istituzio-

nali quali le Università, ma a crearein ettari ed ettari di vele abbando-nate, grandi aziende che desserolavoro a 100mila ragazzi. Su cen-tomila almeno settantamila an-

drebbero a lavorare piuttosto chefare il palo al boss di turno. Dall’al-tra parte le associazioni come leparrocchie non possono pensaredi lavorare solo per il loro orticello.Esse devono essere la coscienzacritica del territorio ma devonoanche essere in grado di fare rete.A Scampia ha vinto la confusionee la divisione tra le associazioni. Sedavvero vogliamo sconfiggere lacamorra dobbiamo imparare acamminare uniti, conoscendoci econoscendo le potenzialità di cia-scuna associazione. In campo so-ciale non esistono i traguardi e lesingole vittorie, ma esistono siner-gie che si mettono assieme, facen-do un lavoro di squadra. È giunto ilmomento di cambiare program-mazione e mentalità. La camorraama la divisione. Il cattivo spetta-colo visto, alla presenza del procu-ratore Cafiero de Raho e davanti

agli occhi di rappresentatidel parlamento, è stato unpugno nello stomaco. Ve-dere alcuni responsabili dimovimenti, comitati, as-sociazioni e istituzioni, at-taccarsi davanti alle tele-camere e ai giornalisti ac-corsi da varie regioni, èstata una scena che nondimenticherò facilmente.Giovanni Falcone parlan-do della mafia usava l’im-magine del “cancro” cheva aggredito. Nel mio libro“Il cancro sociale, la ca-morra”, edito da Guida,parlo di una lotta da fareassieme. È venuto il tem-po che non bastano più itifosi della legalità, occor-rono i giocatori. Scendia-mo uniti per non far mori-re Napoli. n

Ma chi gioca e vince la partita della legalità?

Tra delusioni e speranzedi don Luigi Merola

A voce de creature

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Sinigaglia StefaniaConsulente familiare e mediatrice fami-liareIl Centro Antico è un territoriodensamente popolato, con un altapercentuale di anziani e bambini.Il disagio sociale è una compo-nente rilevante, eppure mancanoasili nidi per le famiglie, quelli pre-

senti sonotutti a gestio-ne privata emanca unosportello di“ascolto so-ciale” per gli

anziani . Occorre una maggioresorveglianza delle forze dell’ordi-ne, specie nel fine settimana, suiDecumani la movida è alquantovivace e le risse e le aggressioni le-gate al consumo di alcolici sonofrequenti

Bona MustilliLaureata in legge, vicepresidente asso-ciazione Incontri NapoletaniSicuramente è necessario miglio-

rare l’illuminazione e sistemare lapavimentazione stradale e fare inmodo che l’immondizia finisca disoggiornare per giorni vicino ai

monumenti.Andrebberoattivati luo-ghi di aggre-gazione per itanti ragazzidel quartiere,istituendo anche corsi di forma-zione gratuiti, dedicati all’appren-dimento dei mestieri artigianaliche si stanno perdendo e che oggisarebbe il caso di recuperare, po-trebbero essere il volano per uneconomia un po’ dimessa.La chiusura del Centro Antico po-trebbe anche andare bene se peròsi fosse pensato prima alle cosenecessarie, per esempio i par-cheggi, dove sono? È mai possibi-le che chi decide di passare unaserata al centro antico è costrettoa parcheggiare al Frullone o a Ca-podichino? E i visitatori come fan-no a ritornare alle proprie auto, vi-sto che i trasporti pubblici nelleore serali non funzionano? L’Am-ministrazione ha decretato, con lamancanza di supporti logistici affi-dabili, la morte del Centro Anticoe dei suoi negozi, che in un mo-mento di crisi come questo stan-no avendo delle difficoltà immen-se. Io insomma rivedrei un po’ la si-tuazione della viabilità e sopratut-to metterei gli abitanti nella con-dizione di accedere da tutti i var-chi senza limitazioni alcuna

Paola Gargiulo Artigiana di strumenti tipici del folcloreNapoletano e Campano Per quanto mi riguarda ritengosiano due le priorità indispensabiliper il miglioramento delle “ condi-zioni di vita” del centro antico diNapoli: Lega-lità e sicurez-za. Su tutto ilterritorio delcentro anticoc’è una ille-galità minutadiffusa, unarealtà che è sotto gli occhi di tutti,turisti compresi, sulla quale c’è po-ca attenzione da parte dell’ammi-nistrazione. Inoltre bisogna rico-noscere che al di la dei luoghi piùfrequentati dai turisti, come piaz-za del Gesù e piazza San Domeni-

Il 65% dei residenti nel centro antico di Napoli è del gentil sesso. Nel 2001nel solo quartiere San Lorenzo le donne erano 25.956 , ben 2.637 in più deimaschietti. Gran parte di queste donne rappresenta, nella realtà del quoti-diano, la cultura del fare. Donne capaci di gestire, allo stesso tempo, fami-glia e affari, interessi culturali e ludici, alcune sono maestre dell’arte di ar-rangiarsi, sono donne concrete che non ci stanno a tenersi tutto dentro eparlano, come si dice da queste parti, in faccia. Un parlar chiaro che, se cri-tico nei riguardi della gestione del territorio, indispettisce parecchio i politi-ci e gli amministratori di turno. Sarà per questo che di voci femminili cheraccontano, propongono e sollecitano soluzioni per recuperare alla vivibi-lità questa sofferente area urbana del centro antico, se ne sentono davveropoche. Per questa ragione abbiamo deciso di andare in giro per i Decuma-ni a chiedere, proprio alle donne che ci abitano e lavorano, una opinionesul perché le cose vanno come vanno e un suggerimento da “girare alle isti-tuzioni”, deputate al governo della città, utile a migliorare i parametri di vi-vibilità e accoglienza del Centro Antico. Oltre 150 le donne intervistate:mamme, lavoratrici, disoccupate, artigiane, studentesse, casalinghe e im-prenditrici, di cui riportiamo le testimonianze più significative. Intanto eccoin numeri di questo sondaggio sulla vivibilità visto dalle donne: il 35% la-menta troppa sporcizia per le strade dovuto soprattutto alla mancanza disenso civico; il 30% chiede più sicurezza soprattutto nelle ore serali e nellearee periferiche dei Decumani; il 25% suggerisce un rafforzamento dell’ il-luminazione pubblica e più spazi verdi; il 10% chiede l’attivazione di unosportello di ascolto unico per tutto il centro antico, che coinvolga la 2a e la4a municipalità.

Invivibilità urbana, cure e rimedi di una malattia cronica

Il punto di vista “concreto” espressodalle donne dei Decumani

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Centro Antico, la Napolipropositiva è femmina

di Antonio Alfano

L’inchiesta

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co, i controlli per la sicurezza sonoquasi inesistenti, specie nei vicoli.Dunque , per me, nel Centro Anti-co è necessario non solo un raffor-zamento dei controlli, da partedelle forze dell’ordine e della poli-zia urbana, ma soprattutto biso-gna migliorare il sistema di illumi-nazione pubblica, un po’ come aSalerno, una buona visibilità gio-verebbe anche alla sicurezza e alturismo serale

Maria SeredenkoStudentessa Russa, Laureata in econo-miaBellissimo ma tenuto male, il cen-tro antico napoletano sembraquasi in dismissione, umiliato daun basso livello del senso civico,sporco e violentato da un caosveicolare incredibile. Eppure le

sue potenzia-lità, culturali eturistiche, so-no enormi. C’ètanta di quel-l’arte e di quel-le bellezze ar-chitettoniche

in questi pochi kmq da renderlounico in Europa. Basterebbe sfrut-tare al meglio le risorse già pre-senti sul territorio: botteghe arti-giane, caffè culturali, chiese mo-numentali e piazze. Ci sono pizze-rie tradizionali e taverne di buonaqualità, trattorie di cucina casarec-cia ottime. Luogo meravigliosoper il tempo libero culturale e lu-dico, un gioiellino urbano che po-trebbe portare , in termini di im-magine e introiti monetari, risorsevitali per l’intera collettività. Il centro antico di Napoli è innan-zitutto luogo di incontro per stu-denti e artisti, piazza Bellini ne èun esempio. Tanti visitatori arriva-no dalla periferia, da Fuorigrotta edai Campi Flegrei , purtroppo nel-le ore serali, a differenza di altregrandi città, come Roma e Milano,dove i trasporti pubblici funziona-no anche nelle fasce notturne, quiscompaiono del tutto obbligando,anche chi non vuole, ad utilizzarel’auto. Attraversare il centro stori-co la sera dopo le dieci, significadistricarsi pericolosamente tra unenorme e incasinato parcheggio

in movimento. Per me vannorafforzati i trasporti e la pulizia del-le strade

Maria Rosaria Florio Artigiana del corno e dell’arte presepia-le, San Gregorio ArmenoSono oltre 20 anni che lavoro sullastrada dell’arte presepiale e, se-condo il mio parere, una cosa chepotrebbe aiutare concretamente ilrilancio del centro antico di Napo-li, sarebbe quello di elaborare unprogetto promozionale dell’area,annuale e senza interruzioni. Mi

spiego me-glio: Natale eMaggio deiMonumenti,per esempio,restano epi-sodi di rilan-cio tempora-

neo, tutta questa zona, una voltaspenti i riflettori degli eventi, ritor-na nella precarietà di un quotidia-no per molti aspetti invivibile. Lapresenza sul territorio della politi-ca e dell’amministrazione deve es-sere continuativa e costruttiva, glieventi occasionali servono a poco.Sono favorevole alla pedonalizza-zione del Centro Antico, ma è indi-spensabile rafforzare il servizio deitrasporti pubblici, magari aggiun-gendo minibus per i visitatori, suvia Tribunali e via Benedetto Cro-ce. Suggerirei di realizzare, sullevie dell’arte, una passeggiata sto-rico culturale, permanente

Annamaria CirilloLibraia, divulgatrice della memoria sto-rica e culturale di NapoliNon saprei da quale priorità co-minciare perché c’è ne sono tante,dalla sicurezza all’illuminazione,dal degrado alla viabilità. Sonodecenni che si discute su comemigliorare la vivibilità del CentroAntico, e sono anni che restanosolo le chiacchiere. Via San Grego-rio Armeno è oramai una passerel-la di visibilitàper i politicidi turno, checontinuano apromuovereuna fiera na-talizia “tuttofumo e nien-te arrosto”, visto che gli introiti peri commercianti non sono un granche. Sarebbe utile se le istituzioni ,regione provincia e comune, riu-scissero a promuovere un piano dirilancio e di valorizzazione di que-sto territorio per 365 giorni all’an-no e non solo a Natale e a Maggio.E tornerebbe utile aprire unosportello on line per raccoglieresuggerimenti e, perché no, anchecritiche dei commercianti e dei cit-tadini, residenti e no.

Ilaria Izzo Studentessa Universitaria Dal mio punto di vista, come stu-dentessa, non posso non riferiredei disagi “ ambientali” nei qualigli studenti “fuorisede” sono co-

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stretti a vive-re: case fati-scenti affitta-te a nero e aprezzi esor-bitanti, senzariscaldamen-

ti, con impianti idraulici ed elettri-ci obsoleti, spesso non a norma.Gli studenti fuori Regione nel2010 erano, secondo la statisticadel MIUR, oltre 6mila, questo ba-sta a rendere chiaro il livello dispeculazione che condiziona il “mercato della qualità abitativa”,per gli studenti universitari fuori-sede a Napoli. Il centro antico è, lodicono i numeri, un quartiere uni-versitario, insomma una cittadelladello studio, eppure mancano lebiblioteche e quelle che ci sonofunzionano male. Per le strade c’ ètroppa immondizia, dovuta più

che altro all’inciviltà dei cittadini.Poi c’è il problema legato alla vio-lenza di strada, gli studenti sono levittime preferite delle baby gange dei bulletti del sabato sera.Gruppi di giovani, ma tra loro cisono anche ragazze, la sera sco-razzano per il centro antico conl’unico scopo di attaccar briga espaccare la faccia a qualcuno, pre-feribilmente studenti indifesi. Ser-ve più sicurezza, specie nelle areedi ritrovo della movida, ma che siauna presenza discreta e preventi-va e non repressiva. Criminalizzareuna risata o una suonata di chitar-ra sarebbe assurdo.

Titti Forte Giovane mamma disoccupata, alla di-sperata ricerca di un lavoroPurtroppo la piccola delinquenzaimpazza al centro storico un po’ più

che negli altriposti di Na-poli. Ho negliocchi l’imma-gine di turistiche puntual-mente subi-scono aggressioni per essere scip-pati e rapinati da balordi in moto-rino. Di conseguenza credo cheuna delle priorità da adottare siala maggiore sicurezza, per i turistima anche per i cittadini che vi abi-tano. Suggerirei all’amministrazio-ne comunale di mettere in attouna buona strategia di protezionenon solo con i soliti vigili urbani epoliziotti che all’occorrenza non litrovi mai, ma con un servizio di te-lecamere accuratamente piazzatenei punti strategici, magari con lacollaborazione dei commerciantidel luogo. Potrebbe aiutare l’isti-tuzione di un numero verde localeper il pronto intervento (immedia-to) in caso di aggressioni e rapine.Serve un monitoraggio da partedelle forze dell’ordine , anche e so-prattutto tra i vicoli e i vicoletti,perché è li che trovano rifugio eprotezione i malintenzionati loca-li. E sarebbe gradito, veder punireadeguatamente gli aggressori conmisure che facciano da deterrenteal commettere ancora certi atti,anche se da queste parti si fa trop-pa confusione tra garantismo egiustizia

Maria Virginia VolpeComitato Nazionale per il diritto alla co-noscenza delle origini biologicheQuesto Movimento riconosce laRuota degli Esposti come luogo esimbolo di aggregazione e l’An-nunziata di Napoli, come primoluogo storico di accoglienza alla vi-ta. Un sito che, insieme a tanti altri,quando si spengono i riflettori del-la stampa e l’interesse dei politici,ritornano e ricadono nell’ombra.Vorrei che questo nostro CentroStorico, riconosciuto dall’UNESCOcome patri-monio dell’U-manità, nondivenga pre-da dell’incu-ria ma che di-venga patri-

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monio prima di coloro,che in essoci vive. Terminata l’operazione di“NATALE HA NAPOLI”, Il Centro Sto-rico e’ inesorabilmente ripiombatonell’indifferenza, gli episodi, nonultimo dell’incendio del Tempiettodella Scorziata, in piazza San Gae-tano, ad opera di giovani vandali,non ha minimamente scosso la vitadei residenti di Vico Cinquesanti,vicolo privo di illuminazione, doveha sede il tempietto e dove, nell’in-differenza, si opera ogni sorta distupro del Patrimonio Cittadino.Quello che chiedo è una maggioretutela del patrimonio architettoni-co e culturale da parte dell’Ammi-nistrazione, perché il futuro di que-sta città è , in gran parte, subordi-nato alla buona conservazione egestione di tale patrimonio.

Marinella PepeAttrice teatrale, interprete della melodiaclassica napoletana Sono convinta che le persone pos-sono nel tempo cambiare, invece ri-tornando indietro e non è retorica,dico che si era più civili ed educatiprima che adesso. Ho sempre com-

battuto per vedere le strade delmio quartiere pulite, ma vedo chele istituzioni non tengono in consi-derazione il centro antico e si ci-mentano in inutili promesse solo incerte occasioni, oppure pensanoche chiudere le strade sia la soluzio-ne migliore. Le priorità assolute so-no sicuramente l’ordine pubblico ela raccolta differenziata, che daqueste parti sembra non partiremai, restando solo propaganda. Vi-vo nel Fondaco San Gregorio Arme-no da quando sono nata, 48 anni fa.Tempo fa insieme ad altre mamme,abbiamo dato vita ad un comitatoper la tutela delle famiglie e dell’in-fanzia. Un’esperienza ormai chiusache però ha messo in evidenza iproblemi di una popolazione resi-dente spesso disagiata e povera, unterritorio, il centro antico, dove il di-sagio minorile e l’evasione scolasti-

ca sono oltreil livello diguardia ma,nei fatti, sem-bra che noninteressi nes-suno

Antonietta TondiInfermiera presso il P.O. IncurabiliCome il verso di una famosa can-zone, il centro antico resta bello eimpossibile. Io tutti i giorni facciosempre la stessa strada per anda-re al lavoro eper ritornare acasa, e tutti igiorni vedosempre le stes-se cose, sporci-zia e caos. Cam-mino a piedi,infilandomi ditraverso sui De-cumani passando per via Tribuna-li, vico Storto Purgatorio ad Arco,via Sapienza e infine passandoper via Luciano Armanni. La parteperimetrale dell’ospedale confinacon dei vicoletti dove non ho maivisto arrivare il sole, c’è un angoloesterno del nosocomio, propriodi fronte alla ex sala mortuariadel vecchio policlinico, che prati-camente è utilizzato dai residenti,come discarica. Intere camere daletto, soggiorni, materassi, tuttoin mezzo alla strada, tutti i giorni.

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Dunque il degrado non sempre èimputabile all’AmministrazioneComunale, ma certamente evita-re che succedano queste cose ededucare al senso civico i cittadiniresta un preciso dovere dell’Am-ministrazione. Questa parte delcentro antico è abbandonata a sestessa ed è un vero peccato, per-ché negli Incurabili ci sono coseinteressantissime, oltre ai giardinicircondati da corridoi con le voltedipinte c’è l’antica farmacia e ilmuseo delle strumentazioni chi-rurgiche. Quando mi capita di la-vorare di sera, preferisco tornarea casa allungando per piazza Ca-vour, perché l’illuminazione instrada è talmente fioca e spettra-le che mette i brividi. Servonouna illuminazione decente e piùcontrolli dei vigili urbani, per con-trastare lo “smaltimento abusivo”dei rifiuti. Sono pessimista sullariuscita della differenziata, moltiresidenti ancora non hanno capi-to di che si tratta, alcuni sonoconvinti che è una stronzata in-ventata dai politici per fare soldi evendere posti di lavoro

Patrizia BussolaCasalingaQuello che manca al centro anticodi Napoli è la manutenzione ordi-naria della vivibilità urbana. Caos,sporcizia e assenza di senso civi-co, rendono l’area dei Decumaniinospitale e ostile. L’amministra-zione cittadina concentra e limitai propri interventi “promozionalid’immagine” sul Decumano infe-riore, trascurando gli ottanta epassa vicoli che affluiscono su diesso. Si vedono decine di uominiarmati, appiedati e motorizzati,tra vigili urbani, polizia e carabi-nieri, ammassati tra piazza del Ge-sù e piazza San Domenico, men-tre tra Anticaglia, via Tribunali,Banchi nuovi, via Sedile di porto eporta san Gennaro, per fare unesempio, a parte qualche pattu-glia motorizzata di passaggio, itutori dell’ordine sono una raraapparizione. Questo favorisce, intali zone, il proliferare di babygang e gruppi criminali, che ren-dono la vita impossibile a residen-ti, studenti e turisti .Insomma per recuperare alla vivibi-

lità questocentro anticoservono i fattie non i blabla bla. È ne-cessario san-zionare seve-ramente i cittadini che sporcano, cisono piazze storiche come RiarioSforza e piazza San Gaetano e chie-se, come quella del Purgatorio adArco e Santa Maria della Pace ridot-te, dagli incivili ad immondezzaipermanenti. La questura dovrebbeapprontare, in collaborazione conle altre forze dell’ordine (compresi ivigili urbani) un piano di monito-raggio giornaliero e appiedato delterritorio interno del centro storico,recuperando risorse umane dalDecumano inferiore dove sono, dalnostro punto di vista… e dalla vi-sta, in eccedenza. Le forze dell’ordi-ne dovrebbero monitorizzare, ap-piedati, anche i vicoli e i vicoletti, leauto parcheggiate in modo “sco-stumato” vanno rimosse e serve lu-ce, tanta illuminazione in più perquesto Centro S torico, che in alcu-ne zone sembra un cimitero. n

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Al centro, serve un difensore. Sembral’attacco di un articolo sportivo. Ancheperché di difensori, a Napoli, si parlasolo in riferimento a Cannavaro, Grava,Campagnaro, Aronica. Forse Britos. Einvece un difensore dei cittadini, im-pegnati in improbabili dribbling tra di-vieti, ztl, cortei, corsie preferenziali,servirebbe tantissimo. Scusate una ri-ga da professore burocrate: l’articolo 2comma 186 della legge finanziaria peril 2010 ha definitivamente abolito – al-meno in ambito comunale – il difenso-re civico. Ero io il difensore civico deinapoletani. Lo sono stato fino al set-tembre del 2009. Poi mi hanno lette-ralmente buttato fuori da Palazzo SanGiacomo. Ma questa è un’altra storia,che non racconterò qui. Da cittadino,oggi, mi sento libero di affermare checerte scelte andrebbero concordatecon i comuni, almeno con quelli piùgrandi, con le città metropolitane. So-

no stato l’“ombudsman” partenopeoper due anni: l’esperienza lavorativapiù entusiasmante e gratificante dellamia vita, più degli incarichi universitarie professionali. Il difensore civico è unalleato del cittadino all’interno del pa-lazzo, uno che ha la possibilità di rom-pere letteralmente le scatole a sinda-co, assessori, dirigenti, per (tentare di)risolvere problemi a chi ha difficoltàcon l’amministrazione. Il comune chenomina(va) un difensore civico deveessere apprezzato, perché decide(va)liberamente di affidare un ufficio a chi,inevitabilmente, gli darà fastidio. Mul-te annullate, copie di documenti final-mente rilasciate, ricorsi evitati, ma an-che e più semplicemente una parola diconforto e un suggerimento a chi nonha la possibilità di pagare un avvocato

o un commercialista. Ho avuto moltesoddisfazioni, alcune lamentele per lequestioni che non sono riuscito a risol-vere, elogi, ma anchecritiche che ho incas-sato come dovrebbefare chiunque ricopraun incarico istituzio-nale. Pochi sanno chel’Italia è l’unico Paesedell’Unione Europea anon avere un difenso-re civico nazionale e che la difesa civi-

ca è praticamente ob-bligatoria in tutte lenazioni moderne. Lasoppressione del di-fensore civico è statafortemente volutadall’allora ministroRoberto Calderoli. Illeghista ha deciso,con un atto d’imperio,che il difensore civicocomunale è un “enteinutile” (nellabozza inizialedel suo provve-dimento, Calde-roli in realtà

parlava di “ente dannoso”). E co-sì Napoli (terza città d’Italia pernumero di abitanti) in futuronon avrà un suo ombudsman.Sì, “non avrà”. Perché adesso cel’ha. Non lo sa quasi nessuno,ma ce l’ha. È una signora del1930, arrivata a Palazzo San Gia-como a suon di ricorsi, pratica-mente cacciando via il sotto-scritto. Collegatevi a www.co-munenapoli.it/difensorecivico epotrete constatare che non stomentendo. La gentile signora èlì, a vostra disposizione. Peccatoche il sito web sia fermo al set-tembre 2009. Da quel momentonon c’è un’iniziativa, un com-mento, un editoriale, una pro-posta. La gentile signora resterà

in carica fino al settembre del 2012 epercepirà circa 5200 euro al mese. Perfare cosa? Chiedetelo a lei. Io, ad esem-

pio, le chiederei se ha provveduto aconsegnare entro il 30 gennaio la rela-zione annuale sull’attività svolta. Io fuinominato nel settembre del 2007 e nelgennaio del 2008 la mia prima relazio-ne fu consegnata. I napoletani sappia-no che, anche se non si accorgono del-la sua presenza, pagano profumata-mente il loro difensore civico. Per for-tuna solo fino al settembre del 2012.Salvo imprevedibili ricorsi e strata-gemmi della gentile signora. n

Il fantasma del difensorecivico napoletano

di Giuseppe Pedersoli

Il fatto

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Lucio Donadio, 66 anni, imprenditore tessiledi terza generazione, già amministratore diConfcommercio Napoli, oltre alla carica dipresidente del Confidi, ricopre cariche consi-liari nella FEDERASCOMFIDI e nella strutturadi controgaranzia FIN.PROMO.TER. In questa intervista ci spiega gli aspetti piùsignificativi dell’azione svolta dal Confidi ri-spetto ad una tematica sociale, quella del-l’usura, ed ai rimedi per prevenire il feno-meno.

Presidente, può spiegarci come il confi-di, nella sua azione di garante, si è atti-vato per arginare il preoccupante feno-meno dell’usura? La fattispecie dell’usura consiste nell’appro-fittare di una situazione di bisogno finanzia-rio di una persona o di un’impresa per im-porre condizioni particolarmente esose sulprestito ad essa concesso.Fin dall’entrata in vigore della legge 108/96

il Confidi ha fornito la propria collaborazionesu questa problematica, istituendo imme-diatamente un fondo per la prevenzione delfenomeno dell’usura, affiancato ed alimen-tato dalle risorse stanziate per analogo sco-

po dal Ministero dell’Economia e delle Fi-nanze.Come si esplica sul piano pratico l’atti-vità di intervento del Confidi in tema diprevenzione dell’usura? Presupposto del ricorso a fonti illegali di cre-dito è che la vittima non abbia accesso alcredito bancario. Sul piano della prevenzione assumono ri-lievo strategico, quindi, le misure per faci-litare l’accesso ai finanziamenti bancariper i soggetti che incontrano difficoltà efornire alle piccole imprese una conoscen-za finanziaria adeguata rispetto alle loroesigenze .La Legge 108 del 1996 ha rappresentato larisposta ad una richiesta pressante delle im-prese e delle forze politiche.L’art.15 di questa legge differenzia sostan-zialmente il fenomeno dell’usura conclama-ta, vale a dire quando il fenomeno è nellapiena esplicazione dei suoi effetti pervicaci,dalla fase della “prevenzione” per la quale siprendono in considerazione gli strumentiper arginare o scongiurare il verificarsi delfenomeno. Quali sono i presupposti che danno luo-go ad un intervento del Fondo di pre-venzione usura?Il Fondo di prevenzione per le vittime dell’u-sura è caratterizzato da maggiore semplicitàdi funzionamento rispetto al Fondo Antiusu-ra gestito dalle Fondazioni Antiusura.Esso chiama in causa come protagonisti oltrele banche i confidi, essendo questi ultimisoggetti dotati di un adeguato patrimonioinformativo per occuparsi del fenomeno eche hanno un concreto interesse a garantireil funzionamento del Fondo.Laddove, per motivi oggettivi o soggettivi

di illiquidità, l’impresa non abbia accessoal credito bancario, nonostante la presen-za di una ordinaria garanzia del Confidi(50%), questi è disposto ad assumersi unaquota di rischio fino al 100% del finanzia-mento.Possiamo ben dire, mutuando le parole delCardinale Martino, che il Confidi, con l’inter-vento del Fondo Speciale, rende “bancabile”una impresa non più tale per effetto di unamomentanea difficoltà finanziaria o di in-sufficiente patrimonializzazione, ma riferibi-le comunque ad una impresa complessiva-mente “sana”.Qual è il coinvolgimento delle banchesu questo tema che tocca le corde sen-sibili del rischio di credito?Nel 2003, in seguito a difficoltà emerse nellaconcessione dei finanziamenti garantiti dalFondo Prevenzione, è stato elaborato, a curadel Ministero dell’Interno, con l’adesionedell’ABI, del Coordinamento Nazionale deiConfidi, delle Associazioni degli operatorieconomici e delle Associazioni antiusura, un“protocollo nazionale”.Il protocollo è finalizzato a potenziare i rap-porti tra banche e confidi destinatari deifondi antiusura, nella prospettiva di assicu-rare una maggiore operatività ai fondi gesti-ti dai Confidi, soprattutto nelle aree de Mez-zogiorno.Come è gestito il rapporto con le ban-che nel contesto della prevenzioneusura?La cooperazione con le banche si snoda at-traverso una valutazione congiunta del me-rito creditizio.Essa è un valore aggiunto e mira a far emer-gere nell’ambito dell’impresa quei requisitiqualitativi e quantitativi necessari per otte-nere una valutazione soddisfacente alla lucedi Basilea. Infatti la combinazione della ga-ranzia prestata da Confidi, con l’adeguatoflusso informativo, consente alle banche diinquadrare al meglio l’impresa nei loro mo-delli di valutazione interna e, quindi, di attri-buirle un “rating” più appropriato che vada aldi là della semplice valutazione delle cifre diBilancio, con effetto sul “pricing” dell’opera-zione. Tale cooperazione ha visto la messa in cam-po di 24 convenzioni all’interno delle qualiannoveriamo quelle stipulate ai fini dellaL.108/96 cui hanno aderito 6 banche.Occorre, a mio parere, armonizzare al megliogli strumenti messi a disposizione, ma so-prattutto potenziare la volontà a dare con-creto sostegno alle imprese in difficoltà, spe-cie in questo particolare momento di con-giuntura sfavorevole. n

LUCIO DONADIO. La nostra “mission”? Condividere il rischio d’impresa

Il presidente del Confidi PMI Campania spiega i punti rilevanti del-l’intervento del “Fondo per la prevenzione dell’usura costituito dalConfidi ed implementato dagli stanziamenti del Ministero dell’eco-nomia e delle Finanze.

di Enzo Picciano

Prevenzione

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Napoli è piena di esercizi commer-ciali storici, ma è davvero raro tro-varne tre di seguito, porta a porta;tutti con un portale antico di mar-mo, tutti risalenti al periodo anterio-re la seconda guerra mondiale, tuttiben conservati. Già questa circo-stanza vale una visita e vale le pre-ghiere che faccio ogni sera affinchéalcuni luoghi di Napoli restino sem-pre così nel tempo, affinché anche imiei figli ne possano ancora godere. I tre negozi in oggetto sono gover-nati ininterrottamente da tre fami-glie fin dalla loro fondazione. Siamonel centro antico, a Via Luigi Set-tembrini, dal lato di Porta San Gen-naro, la porta più antica della cittàsormontata dall’imponente affrescodi Mattia Preti. La strada è dedicataall’intellettuale e rivoluzionario anti-borbonico, nato nel 1813, che abita-va proprio lì, nel primo palazzo diVia Settembrini. Essendo morto nel1876 è verosimile che il Settembrinifosse cliente della monumentale sa-lumeria fondata nel 1864 da Pa-squale Pane, proprio di fronte Pa-lazzo Settembrini.Ai lati della salumeria Pane altri duenegozi antichi, bellissimi, sormontatida antichi portali di marmo: la ma-celleria De Santo (1920) e la panet-teria Riccio (1943). Questi tre nego-zianti sono un esempio di professio-nalità e di rispetto reciproco. Nelmondo dello sfrenato capitalismo,della progressiva scomparsa di ognietica commerciale, questi tre galan-tuomini, eredi di famiglie antiche,hanno stabilito un reciproco rispettoche consente a tutti i tre di poter pro-seguire con dignità ed orgoglio leproprie rispettive attività.A Via Settembrini 112, proprio al-l’angolo tra la Porta San Gennaro e

la Chiesa di San Giovanni in Porta,c’è la macelleria De Santo, dove ilsettantaduenne Raffaele De Santogestisce con competenza la macel-leria fondata nel 1920 da suo padreLuigi. Luigi è morto pochi anni fa, a96 anni; ha lasciato al figlio la com-petenza necessaria a preparare unaeccellente zuppa di soffritto, salcic-ce fatte ancora a ponta ‘e curtiello etante altre eccellenze gastronomi-che. Ma soprattutto ha lasciato al fi-glio una lezione: il rispetto per DonPasquale Pane, il salumiere. Rispettoricambiato dal vicino salumiere.A Via Settembrini 111, la porta afianco, Pasquale Pane creò, pochianni dopo l’unità d’Italia, nel 1864,una salumeria “monumentale”,con sfavillio di marmi e antichiespositori. A Pasquale subentrò il fi-glio, Fortunato e, negli anni 50, l’at-tuale titolare, ancora un Pasquale. Adetta dei suoi vicini commercianti èuno dei migliori salumieri di Napoli,non un improvvisato; uno che co-nosce i salumi come se stesso. Lamoglie è alla cassa; il figlio, natural-mente Fortunato, è dietro al banco-ne col padre; una piccola aziendafamiliare.Per fare un panino da Pasquale Pa-ne, bisogna venire “armati”. La salu-meria Pane non vende pane (scusa-

te il gioco di parole), ma solo salumi!Se chiedi quindi un panino Pasqualeti chiederà di comprare il pane dalpanettiere a fianco, il panificio Ric-cio. Il panificio Riccio, Via Settem-brini 109, anch’esso monumentaleall’interno, nasce nel 1943, fondatoda Vincenzo Riccio. Il bancone dimarmo è dell’epoca, bellissimo; l’e-sperto panettiere sforna specialitàdavvero eccezionali, dalle pizzettemattutine al pane cafone col pizzo.Alla salumeria Pane si viene col pa-nino già comprato nel panificio Ric-cio! Il salumiere Pane non vende al-cun articolo di macelleria o di panifi-cio; il panificio Riccio e la macelleriaDe Santo non vendono alcun artico-lo di salumeria. Il rispetto commer-ciale tra i tre è enorme, così come lastima reciproca tra i tre commer-cianti. Veri signori!È una forma antica di riguardo com-merciale, di etica professionale chesa di tempi andati. “Mio padre face-va così ed io faccio così”, mi diceDon Pasquale. Qui, sul marciapiededi Via Settembrini, vale ancora il ri-guardo per il collega imprenditore;e per il consumatore la garanzia diprofessionalità e di competenza,per cui ognuno di essi fa bene il pro-prio lavoro con specializzazione. Unesempio da imitare. n

Una lezione di etica commerciale nel cuoredel centro antico

di Amedeo Colella

Etica e commercio

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Nel 1995 l’UNESCO dichiarò il centro storico diNapoli patrimonio mondiale dell’Umanità, colconseguente obbligo per lo Stato italiano diassicurarne la conservazione, valorizzazione etrasmissione alle generazioni future. Passeg-giando nelle sue antichissime strade il Presi-dente Ciampi ebbe a rivolgere agliamministratori della città l’esortazione: «Pun-tate su arte e cultura; Sono il vostro tesoro».Parte di questo tesoro è rappresentato dalletante piazze storiche della città, tra questepiazza Carità. Nota anche con il nomedi Piazza Salvo D’Acquisto, in onore dell’eroico

carabiniere (Medaglia d’oro della Resistenza), cui è dedicato ilmonumento commemorativo posto al centro dell’emiciclo, lapiazza deve il suo nome alla Chiesa di Santa Maria della Caritàe rappresenta il cuore del lungo asse Via Toledo - Via Roma cheattraversa il centro storico da Piazza Dante a Piazza Trieste eTrento.Su di essa affacciano due notevoli edifici settecenteschi:il monumentale Palazzo Mastelloni in cui visse e fuarrestata Luisa Sanfelice, protagonista della Repubblica parte-nopea del ‘99 e il Palazzo del Nunzio Apostolico che fu sededella nunziatura apostolica di Napoli fino al 1860, anno termi-nale del Regno delle Due Sicilie. Da menzionare anche il cosid-detto Palazzo dell’Ina, eretto sotto il regime fascista, perospitare l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni. IL progetto sideve a Marcello Canino e rappresenta un importante esempiodi architettura razionalista. Inoltre, in seguito agli scavi effet-tuati per la metropolitana, si è scoperto,al di sotto della piazza,un importante sito archeologico, un monumento legato alculto dei giochi olimpici: un piccolo tempio che reca su grandilastre di marmo epigrafi per ciascuna disciplina olimpionica.

Dalla Riviera di Chiaia alla stazione centrale, dal Vomero a Fuorigrotta, non c’è zona a Napoli che nonsia interessata da lavori e cantieri vari, che si tratti di opere di arredo urbano, rifacimento manto stra-

dale o scavi del Metrò.Accade anche che varieesigenze si sovrappon-gano, come nel caso diPiazza Carità, laddove ilComune di Napoli ha ef-fettuato prima dei lavoridi restyling e subitodopo è intervenuta lametropolitana a riaprireun nuovo cantiere, nonappena la piazza erastata riconsegnata allacittadinanza.Tra i tanti cantieri, quellodi Piazza Salvo D’Acqui-sto, meglio nota come

CARTOLINE DAL CENTROdi Annamaria Uccella

PIAZZA CARITÀ

© Annamaria Uccella

© Annamaria Uccella

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Piazza Carità, è l’emblema dei paradossi na-poletani. Di “carità” non si può parlare inquel punto, visto lo spreco di danaro pub-blico che si è delineato a causa dei lavoridella costruenda infrastruttura. Lavori su la-vori, costi su costi per una piazza solo qual-che anno fa rifatta e ammodernatanell’arredo urbano; neanche il tempo di abi-tuarsi al nuovo colpo d’occhio, che subito ir-ruppero gli operai di “Metropolitana diNapoli” a ricantierizzare tutto per la sistema-zione di camere di ventilazione. Difficile in-dividuare le responsabilità di un tale

paradosso, considerato che anche la prospiciente Via Toledoe la non lontana Via Chiaia, dissestate a pochissimi anni dairispettivi rifacimenti, siano oggi l’emblema degli sprechi; ep-pure li la metropolitana proprio non c’entra nulla.Una delle spine nel fianco della amministrazione comunale èla manutenzione stradale. Per questa,sembra ormai necessa-rio rivedere l’intero sistema dell’affidamento dei lavori alleditte che partecipano alle gare di appalto. Fino ad adesso, siè proceduto al “massimo ribasso” cioè, si aggiudicava il con-tratto l’azienda che offriva il prezzo più basso, da cui la scarsaqualità dei materiali impiegati per le opere. La conseguenzaè che per il 93 per cento dei napoletani le strade cittadinesono insicure e rappresentano una serie di trappole a cieloaperto, che minano la tranquillità di automobilisti e pedoni,spesso vittime dei dissesti dei marciapiedi. Frequenti sono iproblemi alla colonna vertebrale, generati dalle precariecondizioni di molte strade.E Napoli, rispetto a Milano e Roma, è anche la città dove cisono stati più incidenti nel’ultimo anno, spesso per colpa dellebuche e delle cattive condizioni degli assi viari. Ed ecco che

l’assessore alla Mobilità, Anna Donati, appena chiusa la prima fase di Ztl al Centro storico è già al lavoro alnuovo grande piano per la manutenzione delle strade. Una guerra alle buche che prevede (anche se è an-cora in fase di studio) un“accentramento e una ra-zionalizzazione degli in-terventi”, provvedere conurgenza alla manuten-zione delle strade, previauna ricognizione pun-tuale e completa, resti-tuendo, tra l’altro, dignitàe decoro alla vie del cen-tro ed eliminando,aspetto prevalente, il pre-sumibile pericolo per lapubblica incolumità cau-sato dalla presenza dellebuche sui marciapiedi esulle carreggiate.

© Annamaria Uccella

© Annamaria Uccella

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A Napoli i quartieri non sono solilimiti amministrativi e geografici:solo isole, ciascuna con i propriusi, con diversità di dialetto e dimusica. Edoardo Bennato ha can-tato rock perché è nato a Bagnolitra gli americani della Nato. E PinoDaniele ha fatto ‘o blues perché ècresciuto a Santa Maria la Nova –per la precisione in vico Foglie aSanta Chiara oggi via FrancescoSaverio Gargiulo, civico 20 – a duepassi da un porto che più interet-nico non si può, con i suoi localisonori e gli ospiti marinai di coloredalle voce porosa.Questi quartieri sono scrigni im-polverati, le potenzialità chiuse enascoste. Ogni tanto qualche im-prenditore fa progetti, disegnacartine per il rilancio di una sin-gola zona ma poi tutto resta fra-gile carta, in attesa di fondi pub-

blici che, fatevene una ragione,per un bel po’ non verranno.Prendete appunto Santa Maria laNova di Pino Daniele. Resta quasiappartata dagli itinerari turistici,eppure ha retaggi di gloria, mo-numenti meravigliosi, potenzia-lità da esplorare.La chiesa, un incanto, è il segno diun vantaggioso baratto. Si chiamò“la nova” per distinguerla dalla“vecchia”, Santa Maria ad Palatium,che sorgeva in quella che oggichiamiamo piazza del Castello. Nel1279 il saggio Carlo I d’Angiò vole-va alzare a sua gloria un forte di di-fesa – appunto Castelnuovo me-glio noto come Maschio Angioino(“l’urdemo masculo ‘e Napule” silagnava un mio grande amicogay) – e quel tempio antico stavain mezzo al luogo prescelto. Cosìlo abbatté e offrì in cambio ai fran-

cescani le terre su cui sorse il com-plesso di Santa Maria la Nova.La mancanza di cure (Napoli pre-ferisce l’inaugurazione alla manu-tenzione), i terremoti del Quattro-Cinquecento, lo scoppio della pol-veriera di Sant’Elmo con la rovino-sa pioggia di pietre (1587) disse-starono le fabbriche. Al restauroprovvidero architetti di fama parial talento. E poiché Napoli è sì co-me una caramella – ognuno vene,allicca e ne va – ma pure come unporco e non getta mai niente, nel-le nuove strutture vennero impie-gati tegole e piperni diruti, ancorariconoscibili. Di recente il tempio è stato dotatodi un sistema di specchi poggiatisu basi a livello di pavimento, inmodo da consentire visioni detta-gliate delle tele di pregio e del lu-cente soffitto ligneo ultimato nel1603. Sono conservati due magni-fici presepi, uno di legno con figu-re attribuito ad Agnolo Fiore e l’altro di marmo di Girolamo San-tacroce. Mostre presepiali rinno-vano la vocazione natalizia. C’èpure, tocco di modernità, il Museodell’Arca, dell’arte religiosa con-temporanea. E ci sono i chiostri,incantevoli, in dotazione a enti

La Santa Maria La Novadi Pino Daniele

di Pietro Gargano

Luoghi d’ispirazione

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istituzionali e talvol-ta usati per banchet-ti di nozze.Manca oramai lapalma, i parassitil’hanno divorata,non mancano i gio-vani accalcati nellamovida notturna,alimentata dai barrinomati, trecce dol-ci, pasticciotti cremae amarena, pagnot-tielli ripieni; dallefragranti pizzerie edai ristoranti, alcunicreati da AurelioFierro, Mister Sca-pricciatiello e MisterGuaglione, altra glo-ria canora del luogoseppur di origini ir-pine. La tradizionegastronomica è for-te, qui sorgeva la ce-lebre Taverna del Cerriglio, sull’in-segna era scritto: “Magnammo,amice mieje, e po’ vevimmo / nzi-no a che nce sta l’uoglio a la lucer-na; / chi sa se all’autro munno ncevedimmo; / chi sa se all’autromunno nc’è taverna”.

Pure la chiesa della venerata SantaMaria dell’Aiuto, stavolta barocca,merita una visita attenta. Tutt’at-torno artigiani di valore, uno lavo-ra l’ottone e crea lampadari. Sel’addio al posto fisso è davveroinevitabile, e non lo è se si rispol-

vera la parola programmazione,almeno si potrebbero assegnareposti fissi secondo vocazione a ra-gazzi che cercano futuro usandole loro mani.In un slargo nella ragnatela di vicolic’è, anzi c’era, ‘a banca ‘e ll’acqua ‘e

Zì Nennella, immortalatanella foto in un libro di Lu-ciano De Crescenzo. Abitan-te nello stesso palazzo didonna Matilde Serao, dagiovane Zì Nennella era tan-to bella da mobilitare file diammiratori in attesa che sichinasse per prendere le“mummere” in modo da po-ter sbirciare nella scollatura.L’acqua fredda comm’a ne-va provvedeva a raffreddarei bollori.Questo e altro è Santa Ma-ria la Nova, il recinto dovesi seppellivano i morti cin-que secoli prima di Cristo,la culla della bella musicadi Pino Daniele. In unacittà che scorda il passatoe rinvia il futuro, occuparsidel presente per gradi, rio-ne per rione, in un dise-gno armonioso, contribui-rebbe ad allontanare ladolorosa immagine dellacarta sporca. n

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Il centro antico di Napoli è il cuoree lo specchio di una città dalle in-numerevoli contraddizioni, in cuiluci ed ombre convivono in unperfetto equilibrio. Un dedalo distrade in cui arte, cultura e tradi-zione si incontrano in modo sug-gestivo, attirando turisti da ogniparte del mondo; ma allo stessotempo è un luogo in cui i frequen-ti episodi di microcriminalità checolpiscono cittadini e stranierifanno avvertire un bisogno di si-curezza sempre crescente. LuigiBonagura, dirigente del commis-sariato di Polizia Decumani, illu-stra, in questa intervista, le strate-gie di contrasto alla criminalità edelinea la figura di un poliziotto

dialogante e dal volto umano chepuò divenire col tempo un puntodi riferimento per cittadini, com-mercianti e turisti che gravitanonell’area del centro storico.

Dottor Bonagura, in che annoviene istituito il commissariatoDecumani?Il commissariato nasce nel 2006 inVia San Biagio dei Librai nel palaz-zo dove un tempo vi era l’ufficiometrico del Comune di Napoli; lanuova struttura sorge sostituendoil commissariato Borsa che eraubicato in Corso Umberto. Oggi ilcommissariato Decumani puòcontare su ottanta unità lavorativeche svolgono le principali funzioni

di polizia, dalla giudiziaria finoall’ufficio politico. Presto nel pa-lazzo che ospita il commissariatoavremo anche una foresteria cheaccoglierà personale della Poliziadi Stato.

Che importanza ha la presenzadi un commissariato nel cuoredel centro storico?Il commissariato rappresenta sicu-ramente un punto di riferimentoimportante per il territorio dei de-cumani; la semplice presenza dellanostra volante in strada rappre-senta un elemento di maggior si-curezza per abitanti e commer-cianti. Lo stesso discorso vale per ituristi che trovano in noi un presi-dio di legalità a garanzia della lorotranquillità. Di recente abbiamo

stipulato un accordo con le com-pagnie crocieristiche che ci segna-lano orari di arrivo e di partenzadelle navi nel porto di Napoli. In talmodo possiamo supportare al me-glio i turisti che sbarcano in città esi dirigono verso il centro storico.

In quali sfere di competenza siesercita maggiormente la vo-stra attività?L’attività di contrasto alla micro-criminalità e l’ordine pubblico so-no i due settori che richiedonoparticolare attenzione da partenostra. Le sedi di Comune e Pro-vincia unitamente all’UniversitàFederico II ricadono nella compe-tenza territoriale del commissa-

Intervista al dirigente della polizia Luigi Bonagura

Il commissariato Decumani presidio di legalità e sicurezza per il centro antico

di Giuseppe Farese

Sicurezza

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riato Decumani. In questi siti isti-tuzionali, teatro frequente di cor-tei e manifestazioni, la nostra pre-senza è tesa a garantire l’ordinepubblico. In tema di contrasto allamicro-criminalità, mi piace sotto-lineare che è stato istituito, pressoil nostro commissariato, un appo-sito nucleo di personale moto-montato che si muove con velo-cità nel dedalo di viuzze del cen-tro storico per fronteggiare scippie rapine.

La polizia di prossimità incardi-nata nella figura del poliziottodi quartiere può essere un vali-do strumento di lotta alla mi-cro-criminalità?Direi di sì, e l’esempio del nucleomoto-montato ne è una concretaapplicazione. Credo altresì che ilconcetto di polizia di prossimitàdebba andare oltre la pur giustaistituzionalizzazione della figuradel poliziotto di quartiere. Poliziadi prossimità significa vicinanzaquotidiana a cittadini e commer-cianti; porgendo loro domande eprestando attenzione a problemie necessità. È ciò che raccomandoquotidianamente ai miei uomini;farsi riconoscere dai cittadini fa-cendo sentire concretamente lapresenza della polizia sul territo-rio. È un compito che spetta in pri-mo luogo al dirigente del commis-sariato ed è ciò che cerco di faremantenendo stretti contatti con lerealtà del territorio come accade,ad esempio, con l’associazioneCorpo di Napoli.

Qual è la sua opinione sullanuova Ztl del centro antico?Nel complesso direi positiva, sonofavorevole ad ipotesi di Ztl chetendano poi verso la pedonalizza-zione delle aree interessate. Sonosoluzioni che, unitamente ad un si-stema di video-sorveglianza, sonodi grande aiuto anche per la nostraattività di polizia consentendo unmiglior controllo del territorio.

Dottor Bonagura, come nasce lavocazione per la professione dipoliziotto?Da ragazzo sognavo di diventareprofessore di filosofia, materia

che rimane ancor oggi una miagrande passione. Dopo la laurea,poi, ho provato con successo ilconcorso in polizia ed oggi svol-go il mio lavoro con entusiasmo.Ho lavorato per tanti anni alla Di-gos napoletana, guidata alloradall’attuale questore Merolla. Èstata la persona che più di ognialtra mi ha formato; mi ha tra-smesso, soprattutto, l’importanzadella mediazione e del dialogo

nel nostro mestiere di poliziotti. Èun lavoro complicato, il nostro,che comporta tante rinunce an-che sul fronte familiare.

C’è un luogo del centro storicoche ama particolarmente?Si, la Chiesa di Santa Chiara. Quan-do posso torno a visitarla, ritro-vando ogni volta una sensazionedi serenità e di distacco dalla fre-nesia della vita quotidiana. n

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Il 16 agosto 2011 scadevano i termini per presentarele Osservazioni al Piano Regionale sui Rifiuti. Tra leoltre 600 Osservazioni depositate c’erano anchequelle della nostra associazione (la Primate De-naum), 17 per l’esattezza. In animo di dare un con-tributo propositivo, oltre alle Osservazioni abbiamopresentato anche delle proposte. Queste ultime sonostate rielaborate e sintetizzate in un documento fattocircolare informalmente dai primi di dicembre 2010e inviato, ufficialmente, per fax il 10/01/2012 al Mi-nistro dell’Ambiente, al Presidente della RegioneCampania e al Sindaco di Napoli. Ovviamente(anche se non dovrebbe essere così) ad oggi non ri-sulta nessun riscontro né alle nostre osservazioni eproposte né alle oltre 600 depositate. Paradosso (ti-pico italiano), l’unico riscontro avuto è stato quellodella Commissione Europea alla quale (come essastessa ci invita), in ultima analisi, speriamo di non do-verci rivolgere per far rispettare -ancor prima che lanorma - il buon senso, la logica e il bene comune, finoad oggi disattesi come, da un precedente articolopubblicato su queste stesse colonne, emerge chiara-mente. Pur nutrendo qualche dubbio su una rapidasoluzione del problema dei rifiuti, si è convinti che senon ci fosse l’Europa, unica voce necessariamenteascoltata dai nostri politici, tali dubbi sarebbero cer-tezza.Spessissimo, in particolare in campagna elettorale, sisente parlare da parte dei politici di dialogo, ascoltodella società civile, confronto e trasparenza. Quanto

accaduto circa l’adozione del PianoRegionale sui rifiuti, che per leggedoveva e poteva costituire tutto ciò,ha disatteso tali impegni segnando,ancora una volta, l’enorme di-stanza che esiste tra classe poli-tica e cittadini. Prima, attraverso lastampa ed il proprio sito Internet, laRegione si è mostrata aperta al dia-logo con la società civile e, adottatoa giugno 2011 il Piano Regionalesulla Gestione dei Rifiuti Urbani

(PRGRU), la invitava a pronunciarsi su tale importantestrumento facendo pervenire le proprie osservazioni.Poi, dopo aver incassato il riscontro della stampa cheevidenziava l’opportunità dei cittadini di dire la loro el’importanza dello strumento di cui si andava dotandola Regione, passato il 16 agosto è calato il silenzio,sia da parte della stampa sia della Regione. Ma se l’Ita-lia ha taciuto, l’Europa ha, invece, fatto sentire la suavoce e quella, finalmente, la Regione non ha potutonon ascoltarla. La minaccia di una condanna e di re-lative sanzioni ha indotto la Regione, almeno daquanto ha riferito la stampa, a modificare il propriopiano. Modifiche che, stando sempre a quanto ripor-tato dai media, avrebbero tenuto conto anche delleosservazioni presentate.Si usa il condizionale in quanto, se ci si collega al sitodella Regione Campania, si constata che la paginadell’Osservatorio Regionale Rifiuti da agosto 2011non è ancora più aggiornata e, quindi, non vi è rinve-nibile alcuna indicazione ufficiale circa il nuovo Pianoapprovato a metà gennaio 2012 (il sito è stato visitatoil 19/02/2012 alle 20:53 e, nella stessa data, la ricercasul principale motore di ricerca non ha restituitoalcun risultato, ndr).Per la cronaca si riportano le proposte suggerite e tra-smesse alle principali Istituzioni (Comune, Regione eGoverno), circa le osservazioni al Piano si rimandaall’articolo del numero precedente.1) Incrementare gli impianti di compostaggioanaerobici per una potenzialità di almeno 150.000

Rifiuti in CampaniaItalia silente e Europa presente

di Francesco Varriale*

Rifiuti

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tonnellate/anno in più rispetto a quanto previsto dalPRGRU (a tali impianti è destinata la frazione umidadella raccolta differenziata).2) È stata presentata la proposta, contemplata dallanormativa, di fondere gli ATO della stessa Provin-cia di Napoli con quella di Avellino.3) Si è suggerito, infine, di realizzare un unico ter-

movalorizzatore capace di incenerire 600.000 ton-nellate all’anno di rifiuti nella Provincia di Caserta (ilPiano originale ne contemplava uno da 90.000 ton-nellate l’anno contro un fabbisogno del casertano dicirca 200.000). Programmando tre linee da 200.000tonnellate l’anno (la stessa potenzialità di Acerra), unadi queste sarebbe dedicata ai rifiuti ordinari prodottidalla Provincia di Caserta, le altre due linee brucereb-bero, finalmente, le “ecoballe” stoccate da anni nel ter-ritorio casertano e napoletano. Tale soluzionerisponderebbe anche perfettamente alle richiestepervenute dalla Commissione Europea.Come accennato, alle nostre osservazioni e propostenon è pervenuto alcun riscontro dalle Istituzioni ita-liane, neanche una nota di cortesia, come ogni seriasegreteria usa fare.Al contrario ci ha risposto la Commissione Europearingraziandoci delle segnalazioni e garantendoci chequeste sarebbero state trasmesse alle autorità ita-liane interessate. Inoltre ci ha ricordato il nostro di-ritto di rivolgerci alla Commissione nel casoravvisassimo una “violazione potenziale del dirittoambientale dell’Unione Europea”.Se è vero che oggi l’Europa unita appare essere unarealtà sempre più invadente della sovranità nazionaleè altrettanto vero che magari ciò avviene anche per-ché esistono stati le cui politiche hanno dei vuoti si-lenti che l’Unione Europea prova a colmare con la suapresenza che, nel caso dei rifiuti, è ben accolta seserve a risolvere il problema.Si ricorda che tutta la documentazione citata, com-presa la risposta della Commissione, è rinvenibile sulsito dell’associazione www.primatedenaum.it n

* Geologo ricercatore e presidente dell’associazione Pri-mate Denaum

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Passione, 2010, di John Turturro.L’ho visto per la prima volta a Ro-ma (e poi l’ho voluto rivedere aNapoli). All’uscita del film ho pen-sato: ci voleva un regista america-no per fare un grande film sullacanzone napoletana e per valoriz-zare i luoghi della città come setd’artista.Passione è un film musicale del2010 diretto da John Turturro edinteramente girato a Napoli; nelfilm Turturro racconta con intelli-genza, attraverso aneddoti, inter-viste e video d’epoca, una Napolipopolare, vera, pulsante, intrisadella sua storia. Vi sarete certa-mente chiesti, guardando il film,

quali sono i luoghi scelti dal regi-sta come sfondo per ognuna dellecanzoni. Vi aiuto io:“Era de Maggio” (poesia di Salvato-re Di Giacomo), da molti napoleta-ni considerata la più bella canzo-ne napoletana della storia, è girataa largo Banchi Nuovi. I locali ab-bandonati della piazza hanno fat-to da sfondo all’interpretazione diPeppe Servillo degli Avion Travel eda Misia.

Comme facettemammeta (canzo-ne del 1906 di Giu-seppe Capaldo) èinvece girata alPalazzo delloSpagnolo, ai Ver-gini. Lo sfarzososcalone del palaz-zo fa da scenarioalla seducentedanza delle balle-rine disposte negliarchi a volta. L’e-secuzione è diPietra Montecor-vino e l’arrangia-mento musicale edel suo compa-gno di vita Euge-nio Bennato.

Il brano Don Raf-faè, (canzone del1990 di Fabriziode Andrè) è inter-pretato da PeppeBarra ed è intera-

mente girato all’interno del Casteldell’Ovo.Nun te scurdà (Almamegretta,1995) è girato interamente nellospiazzale sul quale si affaccia laCappella Pappacoda.Nel complesso del Pio Monte

Napoli Set da grande cinema

di Amedeo Colella

Napoli da sempre è stata scelta da molti registi per essere il set delleproprie opere; in tutte i film che l’hanno immortalata, Napoli hasempre lasciato un’impronta importante, caratterizzante, non ba-nale; la storia della città, di cui ogni luogo è permeato, invade il film,lo qualifica, lo personalizza. Quindi un modo per spiegare la storiadei luoghi del centro antico è partire dai film che li hanno usati co-me set. Ecco ciò di cui parleremo in questa rubrica.

Cultura

Largo Banchi Nuovi – La chiesa dei Santi Cosma eDamiano ai Banchi Nuovi, ed il relativo spiazzo anti-stante, versa in uno stato di assoluto degrado ed ab-bandono. La chiesa monumentale, sita sulle fonda-menta della antica loggia dei Banchi Nuovi, vennefondata nel 1616. Nel corso del 2011 è stato peròannunciato che l’ordine degli ingegneri di Napolipromuoverà il restauro e recupero del monumento.

Palazzo dello Spagnolo – Il Palazzo dello Spagnolo è la perla architettonicadel Quartiere Sanità, anzi per meglio dire della sua parte iniziale, entrandoda via Foria, detta i Vergini. Ha una doppia rampa di scale che si incrocianocome in una treccia di capelli; la struttura è detta “ad ali di falco”, ha le tinteverde e crema, e la sua progettazione è attribuita a Ferdinando Sanfelice.Anche palazzo Sanfelice, poco distante, è infatti corredato di una scala dellostesso tipo. Il nome del palazzo deriva da Tommaso Atienza, dignitario spa-gnolo, che lo acquistò nel 1813.

Cappella Pappacoda – La Cappella Pappacoda sorgea ridosso della Basilica di San Giovanni Maggiore,chiesa riaperta lo scorso gennaio 2012. La Cappellaha un frontale quattrocentesco davvero spettacola-re, ma è purtroppo da anni in stato di abbandono (ènota quasi esclusivamente ai calciatori di strada perprestarsi ad essere ottima porta di calcio). Fu fonda-ta da Artusio Pappacoda, consigliere della corte An-gioina. Il portale fu commissionato allo scultore An-tonio Baboccio, che ha realizzato sulla cuspide bian-ca struttura gotica, statue alate sormontate da unSan Michele cha ha un braccio rivolto verso il cielo.

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della Misericordia, proprio nellacappella che accoglie il quadro ca-ravaggesco delle Sette Opere del-la Misericordia, è stato ripresoFausto Cigliano che canta unagrandissima Catarì (del 1892di Salvatore Di Giacomo)

Caravan Petrol invece è girato fuo-ri Napoli, nella Solfatara di Poz-zuoli, ed è interpretata da Fiorello elo steso John Turturro. Le tre canzo-ni che seguono Faccia Gialla (can-zone di Enzo Avitabile) Dove staZazà? (di Raffaele Cutolo) ed Indiffe-rentemente (di Martucci - Mazzocco1963) sono girate nelle stradedel centro storico di Napoli.Napule è (Pino Daniele, 1977), è ilbrano che chiude il film con un vi-deo in cui molti napoletani balla-no sorridenti sulle note della can-zone.La bravissima cantante di origineamericana che vive a Napoli, Patri-zia Lopez, aveva girato un pezzoall’interno del chiostro di SantaChiara. Nel montaggio Turturroha dovuto, per problemi di spazio,tagliare il suo video. Davvero unpeccato… ma spero che si stiaconsiderando un seguito… n

18 anni dalla nascita del programma culturale

Il Museo Aperto diventa maggiorenne

Il 26 Febbraio 2012 ricorre il diciottesimo anniversario della nascitadel Museo Aperto, un articolato e ben organizzato programma cul-turale voluto dall’amministrazione comunale al fine di recuperare,valorizzare e rendere fruibili numerose realtà monumentali del Cen-tro Storico.L’iniziativa, che prese il via con il plauso della Curia Arcivescoviledella città, di diverse istituzioni e associazioni culturali, opera affin-chè possa essere fruibile il maggior numero di testimonianze ar-cheologiche, architettoniche, artistiche ed antropologiche presentinel territorio del centro cittadino, al fine di garantire il recupero delterritorio e di favorire una giusta rappresentazione degli spazi urbanida parte dei cittadini napoletani e dei visitatori che, sempre più nu-merosi, in questi anni, hanno goduto del pregevole patrimonio dellanostra città.I diversi itinerari si articolano su tre decumani:il decumano superiore (via della Sapienza, via Pisanelli, via Antica-glia, Largo Donnaregina, via Santa Sofia);il decumano maggiore (via San Pietro a Maiella, Piazza Miraglia, viaTribunali, Piazza San Gaetano, Piazza Enrico De Nicola;il decumano inferiore (Piazza del Gesù, via Benedetto Croce, PiazzaSan Domenico Maggiore, Piazzetta Nilo, via San Biagio dei Librai,Piazzetta Crocella ai Mannesi, via Vicaria Vecchia, via Forcella, PiazzaCalenda).Ma non dimentichiamo l’itinerario da Piazza Plebiscito a Piazza SanDomenico Maggiore (via San Carlo, Piazza Municipio, via Medina,Piazza Santa Maria La Nova, Largo Teodoro Monticelli, Largo BanchiNuovi, via Mezzocannone) e dalle aree di Piazza Mercato fino alCorso Umberto I (via San Giovanni a Mare, via Sant’ Eligio, PiazzaMercato, Corso Garibaldi, Piazza Nolana, Corso Umberto I). Lungo ipercorsi della via dell’arte si possono ammirare ben trentacinquestrutture museali, che vanno dalla Chiesa di Regina Coeli alla Chiesadi san Giovanni a Carbonara, dalla Chiesa di San Pietro a Maiella allaChiesa di Santa Caterina a Formiello, dal Complesso Monastico diSanta Chiara alla Chiesa di San Agrippino a Forcella, dalla Basilica diFrancesco di Paola alla Cappella Pappacoda, dalla Chiesa romanicadi San Giovanni a Mare alla Chiesa barocca di Santa Maria Egiziacaal Corso Umberto I. Si guardano e ammirano realtà archeologichegrecoromane, testimonianze architettoniche e artistiche che vannodal romanico al rinascimento, realtà artistiche dall’arte gotica al neo-classicismo. Un raro esempio di Museo che si estende su un vastoterritorio cittadino unico al mondo e certamente tra i più belli in as-soluto.

Antonio CaliendoStorico dell’Arte

Piazza Sisto Riario Sforza – La Guglia di San Genna-ro in piazza Sisto Riario Sforza, è la più anti ca delletre guglie napoletane. È della prima metà del 1600;la sua costruzione fu commissionata a Cosimo Fan-zago (1591 – 1678) in segno di riconoscenza a SanGennaro, il quale salvò Napoli dalla terribile eru -zione vulcanica del dicembre 1631. Si narra che du-rante una processione per chiedere la fine della eru-zione, il santo apparve benedicendo la città con unrag gio di sole; il cielo che era completamente invisi-bile a causa delle ceneri dell’e ruzione, fu improvvi-samente rischiarato. Proprio di fronte la guglia nonva dimenticata una visita al Pio Monte della Miseri-cordia con il famoso quadro del Caravaggio “Le setteopere di Misericordia”.

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Vico Pazzariello 11, nel cuore delcentro storico, a due passi da piaz-za Banchi Nuovi. Nomen omen, sidirebbe. È lì infatti che l’arte distrada e la tradizione burattinaia siincontrano in un antico basso na-poletano. L’idea è di due artisti distrada, Bruno Leone e Angelo Pi-cone, che hanno deciso di ridarelustro alle antiche tradizioni popo-lari partenopee. Uomini con storiediverse, ma uniti dalla passioneper l’arte e da un amore profondoper il territorio. A vico Pazzariello

hanno stabilito la loro sede, conl’auspicio che diventi col tempoun punto di riferimento per tuttele associazioni di artisti di strada.La storia di Bruno Leone è indisso-lubilmente legata al teatro dei bu-rattini, all’arte delle guarattelle ein particolare alla figura di Pulci-nella. «Nel dopoguerra, a Napoli,le rappresentazioni di teatro diburattini, con Pulcinella protago-nista, sono appannaggio dei fra-telli Pino e di Nunzio Zampella –racconta Leone –. Zampella in par-

ticolare si esibisce per strada e nel-le case in occasione dei com-pleanni dei bambini». Piazza delGesù, piazza San Gaetano, PortaCapuana e la Villa Comunale sonoalcuni dei luoghi in cui Zampellamette in mostra i suoi teatrini; lospettacolo dura in media 50 minu-ti e, dopo circa un quarto d’oradall’inizio della rappresentazione,il cosiddetto maestro di piattinogira tra gli spettatori per racco-gliere le offerte. Alla fine degli an-ni settanta il maestro Zampellamatura la ferma intenzione di riti-rarsi; si esibisce, per le ultime vol-te, al Piccolo Teatro di Milano al cuimuseo dona tutti i suoi burattini.«A fine ottobre del 1978 incontraiZampella per intervistarlo – mi di-ce ancora Leone –. Mia sorella loaveva visto esibirsi al Piccolo e neera rimasta colpita. La mia passio-ne per Pulcinella mi aveva portatoda lui. Rimasi colpito dalla sua vo-lontà di abbandonare per sempreil teatro dei burattini, che avrebbedeterminato la definitiva scompar-sa di una tradizione popolare».Quell’incontro cambia per semprela vita di Bruno: inizia a frequenta-re il maestro per apprenderne l’ar-te e impedirne così l’oblio. «Zam-pella era molto geloso della suaarte – racconta Bruno – così do-vetti compiere ricerche personaliper recuperare i canovacci pulci-nelliani. Mi costruii da solo anchela cosiddetta pivetta, uno stru-mento metallico che si posizionasotto il palato e serve per ripro-durre al meglio la caratteristicavoce a chioccia di Pulcinella».Qualche tempo dopo, Zampellaregala la sua pivetta a Bruno: èl’investitura ufficiale dell’allievoda parte del maestro. Il primomaggio del 1979 Bruno realizza ilsuo primo spettacolo a casa diamici; sarà poi un susseguirsi diesibizioni, dai festival dell’Unità fi-no al carcere minorile Filangieri.«La mia intenzione – ricorda – eraquella di reintrodurre la tradizionepopolare napoletana. Diventareinsomma un artista del popolo».In quegli anni Leone intraprendela professione di architetto pressoil comune di Napoli, ma la vive co-me una costrizione e ben presto

Tradizione e arte di strada,un binomio vincente nelcuore di Napoli

di Giuseppe Farese

Tradizioni

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comprende che il suo talento arti-stico non può rimanere soffocatodall’impiego comunale. «Decisicon coraggio di dedicarmi esclusi-vamente ai burattini anche all’in-terno del Comune, staccandomidefinitivamente dal ruolo di archi-tetto. Ettore Gentile, compiantoassessore dell’epoca, mi sostennenella creazione del laboratorio perburattinai». Finalità sociali accom-pagnano il progetto che conti-nuerà negli anni sotto forma diprogetto-animazione e poi con lascuola delle guarattelle. Leone siesibisce per il Comune all’internodelle scuole e in occasione delleinaugurazioni di parchi pubblicidove porta i suoi teatrini. Conti-nua, al contempo, ad occuparsi diPulcinella anche nel tempo libero,dando vita a spettacoli di strada ingiro per Napoli. Nei canovacci,Pulcinella ha sempre di fronteun’antagonista che a seconda deicasi può essere raffigurato dal ca-ne (il mostro), dal guappo (la pre-potenza), dal carabiniere (la leg-ge) o dalla morte (l’ignoto). «Sonola rappresentazione figurativa di

alcune paure umane eindicano la necessità daparte dell’uomo diesorcizzarle. Solo in unmomento successivopuò trionfare l’amoreche si materializza inscena con il personag-gio di Teresina, eternafidanzata di Pulcinella»spiega Bruno. Nel 2009arriva per Leone la pen-sione dal Comune, ma

la passione per Pulcinellarimane immutata. Nascecosì il sodalizio con Ange-lo Picone, animatore delTeatro regresso girovagononché di Arts, associa-zione rinascita teatro distrada. L’epicentro di que-sto dinamismo artisticodiviene piazza BanchiNuovi, luogo in pianura eacusticamente protetto,ideale per gli spettacoli distrada. «Largo BanchiNuovi –sottolinea orgo-gliosamente Angelo – è ilprimo esempio in Italia diTeatro Stabile di strada.Con la scelta di vico Paz-zariello, oltre al genius lociche l’ha orientata, abbia-mo voluto lanciare unsasso nello stagno contro il de-grado dei vicoli del centro stori-co. Cerchiamo di produrre ideecon scarsi mezzi economici». Ilprogetto prevede il coinvolgi-mento degli scugnizzi del quar-tiere affinché possano trovare nelteatro di strada una prospettiva

di legalità e un’opportunità di la-voro per il futuro; ma anche la ri-nascita dei vicoli del centro stori-co con piante e fiori a formarel’arredo urbano. «Abbiamo biso-gno di un patrocinio dell’Assesso-rato al turismo affinché PiazzaBanchi Nuovi diventi ufficialmen-te Teatro Stabile di strada con unsuo cartellone. Dobbiamo altresìfare in modo che vico Pazzarielloentri a far parte dei circuiti deitour operator divenendo tappa

fissa delle visite guidate nel cen-tro storico». Attrarre turisti, in-somma, riportando nei vicoli ilpazzariello, la cantata dei pastori,Pulcinella e la Zeza. Entusiasmo,passione e tradizioni popolari.Solo così il centro storico puòdavvero rinascere. n

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Corso ON LINE di formazione per

ADDETTO STAMPA L’ACCADEMIA INTERNAZIONALE DELLE PROFESSIONI, no-profit per l’Alta Formazione Professionale, in partnership con YOUTH PRESS ITALIA, l’associazione nazionale dei Giovani Giornalisti e Reporter Italiani, ha aperto le iscrizioni al Corso ON LINE di specializzazione per ADDETTO STAMPA.

Scopo del corso è presentare le tecniche di lavoro dei giornalisti che si occupano della gestione di UFFICI STAMPA Pubblici e Privati, con particolare riferimento ai nuovi scenari della comunicazione multimediale.

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A tutti i partecipanti sarà offerta la possibilità di collaborare con una Testata Giornalistica regolarmente registrata.

Ai migliori allievi sarà offerto uno STAGE RETRIBUITO di 3 mesi (prorogabile per altri 6).

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Per informazioni e iscrizioni scrivere a: [email protected] oppure contattare i Tutor: 329.2490110 – 328.6339232.

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103 anni a settembre, ma non li di-mostra. Vincenzo, classe 1909, co-nosciuto nel Centro Antico con ilcontronome di O’ Scarpariello, ècoccolato un po’ da tutti per il suofare giocherellone. Tifoso del Na-poli, incallito fumatore, accanitogiocatore del lotto e appassionatoammiratore dei generosi seni fem-minili, Vincenzo sembra un perso-naggio uscito dal teatro di Eduar-do o dalla fantasia di Troisi. Nel2009 la gente del quartiere, per fe-steggiare i suoi 100 anni, affittò uncalessino per trasportarlo nei giar-dini degli Ospedali Incurabili do-ve, grazie alla disponibilità del Di-rettore Sanitario, fu allestita unaenorme tavolata, aperta a tutto ilquartiere. In quell’occasione, Vin-cenzo spense senza alcuno aiutole sue cento candeline. Gli fu an-che consegnata una medaglia chelui, 140 centimetri di simpatia, in-dossa orgogliosamente. È facileincontrarlo tutti i giorni alle 11,30e alle 17,00, mentre imbocca l’en-trata secondaria degli Incurabili.Infatti sono oltre 20 anni che loScarpariello recupera pranzo e ce-na tra i pasti avanzati in corsia, cheil personale dell’Ospedale affet-tuosamente gli mette da parte.Nel 2003 fu selvaggiamente ag-gredito in casa, in vico Giganti, dadue balordi a caccia della pensio-ne appena presa. Andò quasi incoma per le botte, ma dopo unadecina di giorni, con il supportodelle cure mediche e di tante pre-ghiere, lo “Scarpariello” tornò apasseggiare tra i vicoli a ridosso diPorta San Gennaro. Vincenzo, peroltre 60 anni ha esercitato, in vicoCinquesanti, il mestiere di ciabat-tino, da qui il suo soprannome. Daalcuni anni la sua figura è ricono-scibile in alcune statuine espostenelle botteghe di San Gregorio Ar-

meno. Nonostante l’età è autono-mo fisicamente e mantiene unastraordinaria lucidità. A proposito,lo Scarpariello desidererebbe tan-to andare a vedere una partita delNapoli, accompagnato da una bel-

la donna. Chiunque sia interessatopuò contattare la redazione, pur-chè in possesso delle credenzialirichieste (e molto apprezzate) dalnostro simpaticissimo ultracente-nario. n

’O Scarpariellodi Antonio Alfano

Il personaggio

Associazione“IL DUOMO-CENTRO STORICO”“IL DUOMO-CENTRO STORICO”

AASSOCIAZIONESSOCIAZIONE DIDI VIAVIAWWW.VIADUOMO.IT [email protected] RECREC..TELTEL 3358317543 3358317543

Impegno, Passione, Coerenza nell'interesse della strada

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La salute viene comunemente in-tesa come assenza di malattia, ma,naturalmente, non possiamo fer-marci ad una definizione così ri-duttiva, se O.M.S. (organizzazionemondiale della sanità) nella suaCostituzione, sin dal 1948, la defi-nisce come “stato di completo be-nessere fisico, psichico e sociale enon semplice assenzadi malattia”. La Saluteviene quindi conside-rata un diritto che, co-me tale, si pone allabase di tutti gli altri di-ritti fondamentali chespettano alle persone.In questo senso, la sa-lute va considerata piùcome un mezzo, anzi-ché un fine, e può es-sere definita comeuna risorsa di vitaquotidiana che con-sente alle persone dicondurre una vita pro-duttiva a livello indivi-duale, sociale ed eco-nomico. La definizione di salu-te proposta dall’O.M.Sè molto impegnativa.

Il carattere “utopistico” di tale defi-nizione è molto chiaro e condivisi-bile, in quanto descrive una situa-zione di completa soddisfazione efelicità che forse non potrà esseremai raggiunta, ciononostante co-stituisce un punto di riferimentoverso il quale orientare i proprisforzi. Tradurre dichiarazioni di

principio in strategie operative co-stituisce da sempre un processocomplesso e difficile, soprattuttoquando le implicazioni per l’azio-ne richiedono il cambiamento delnostro modo di pensare e di agire,nella consapevolezza che la saluteè il risultato dell’interazione di unaserie di fattori di tipo sociale, am-bientale, economico e genetico esono segnali di salute anche lacreatività, le buone capacità rela-zionale, l’apertura mentale. Che ci sia grande attenzione alrapporto mente/corpo e che que-sto passi attraverso il mangiar sa-no è ormai sempre più evidente.Da un po’ di tempo a questa par-te, ogni sabato e domenica, dalle

dieci alle quattordici, tempo at-mosferico permettendo, semprepiù piazze e spazi vengono utiliz-zati al Centro Storico per acco-gliere mercatini di vario genere,dove si è manifestata partecipa-zione, coinvolgimento e ancheserietà d’impegno, spazi aperti al-la cultura enogastronomica delterritorio campano, alla produzio-ne agroalimentare di prodotti ti-pici, alla tradizione artigianale lo-cale e non. La domenica mattina,piazza Dante, Piazza Carità, Pontedi Tappia, sono spazi che prendo-no vita; il sabato mattina parcoVentaglieri e il cortile di S. Chiara

Segnali di SALUTE alCentro Storico

di Maria Gioè

Alimentazione e salute

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diventano “Piazze dell’economiasolidale”. Molti giovani che appar-tengono all’associazione Ragna-tela, sotto il NONmarchio “Genui-no Clandestino”, portano dallemasserie del casertano, da SessaAurunca e dal Cilento prodottidella tradizione campana. Si pos-sono trovare alimenti di vario ti-po, tutti biologici e genuini, maprivi della certificazione ufficiale,

troppo costosa per i piccoli colti-vatori diretti e allevatori che vivo-no del proprio lavoro e di quelloche la terra offre loro, seguendo-ne consapevolmente tempi e rit-mi; contadini ribelli fuori dal siste-ma, che producono e fanno risco-prire legumi e cereali dimenticati,ma soprattutto persone, sorriden-ti e cordiali, presso le quali nontroviamo solo prodotti di qualità,accessibili e sostenibili economi-camente, ma una dimensioneumana fatta di relazioni e con-fronto. Si tratta di una dimensioneche la nostra città, in generale, e ilCentro Storico, in particolare, sta-vano perdendo. La loro è una

scelta di vita lontana dallo stress,dai ritmi frenetici che ci soffoca-no, in cui, nostro malgrado, siamotutti immersi.Nelle “Piazze dell’economia solida-le” troviamo solo prodotti di sta-gione a chilometro zero, che, pro-prio in quanto tali, nei giorni di cri-si dei trasporti, mentre la grandedistribuzione era in ginocchio e iprezzi di alcuni prodotti in parti-

colare avevano subito rincari esa-gerati, soprattutto nella vendita aldettaglio, non hanno riportatoconseguenze.Nelle “Piazze dell’economia solida-le “ ci si incontra, si chiacchiera, siva curiosando tra i tanti e coloratibanchi di vendita, dove la creati-vità è di casa e sono esposti i tantie particolari prodotti di cui puoisapere tutto ciò che c’è da sapere:l’origine delle materie prime, i me-todi di trasformazione e quelli diproduzione. Ricordo che, primadell’estate scorsa, chiesi a Oscar,contadino ribelle, quando avreb-bero ripreso l’attività di mercato,ed ebbi come risposta queste pa-

role: “Per ora basta, ci fermiamo, laterra si riposa e ci riposiamo anchenoi con lei”. Entrando in una delle “Piazzedell’economia solidale” in lonta-nanza sento la voce di Ernesto:“Assaggia la poesia, questo for-maggio è una poesia!”. Tra i ban-chi di vendita , tra oli, vini, verduree salumi, vedo un cartello rudi-mentale “RISPETTA L’AMBIENTE -

RISPETTA LA MENTE”, in una fraseun modo diverso di pensare e diagire. Entrando e uscendo da questispazi, in una bella giornata di sole,come solo a Napoli se ne trovano(chi vive al Centro Storico sa cosaintendo), nonostante tutto, e forseproprio per questo, una sensazio-ne di energia positiva e vitale pre-vale su tutte, un benessere fisico ementale traspare dai volti dellepersone che incontri, sconosciutiche, illuminati da un sorriso, ti di-cono: “Buongiorno!”. Perché nellepiazze dell’economia solidale,“buongiorno” vuol dire veramente“buongiorno” n

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Passeggiando per il centro storico di Napoli sarà diffi-cile non notare il famoso arco con l’orologio che si di-segna accanto al campaniledell’antica chiesetta di Sant’E-ligio. A detta di alcuni criticil’arco ricorderebbe alcune ar-chitetture francesi come l’oro-logio pubblico di Auxerre o latorre ad orologio di Rouen. Lastruttura dell’arco di Sant’ Eli-gio è interamente in pietra emattoni ed è formata da duepiani, nel primo dei quali all’in-terno di un decoro gotico si in-serisce il quadrante dell’orolo-gio, mentre in alto al secondopiano si apre una finestra. Laleggenda sorta intorno a que-sto luogo è narrata nell’Histo-ria di Napoli del Summontegià nel Cinquecento e ripresasuccessivamente dal Croce. Loscrittore racconta che un nobi-luomo appartenente alla fami-

glia dei Caracciolo, tale Antonel-lo, titolare di un feudo in Calabria,si innamorò perdutamente di unafanciulla molto giovane, sua vas-salla. Non riuscendo in alcun mo-do a corromperla, accusò ingiusta-mente il padre di omicidio facen-dolo imprigionare e sostenendoche l’avrebbe liberato solo quandola giovane si sarebbe decisa a sod-

disfare i suoi desideri. Il padre della fanciulla chieseudienza ad Isabella d’Aragona per ottenere giustizia.

La regina, inorridita per l’accaduto, ordinò di far cat-turare il nobile signore. Isabella costrinse AntonelloCaracciolo a sposare la giovane pubblicamente nellapiazza del Mercato, luogo in cui, immediatamentedopo, lo fece decapitare. Così fu consumata la ven-detta. Questo il prezzo che il nobile pagò per l’ immo-rale condotta nei riguardi di una giovane innocente.Ma cosa ha a che fare tutta questa storia con l’arco diSant’Eligio? Apparentemente ben poco. Ma non è af-fatto così. Pare che il costruttore della torre non ab-bia voluto far dimenticare l’accaduto, volendo cosìlasciare su di essa un segno indelebile. Se si osservabene l’ arco si notano agli angoli inferiori dell’orolo-gio due cerchi, all’interno dei quali ci sono due testedi marmo raffiguranti un uomo e una donna. Sono iritratti del Caracciolo decapitato e di colei che fu suavittima e sua sposa. Ogni volta dunque alzando losguardo verso l’orologio ci ricorderemo di questastoria, una tra le tante della nostra città, inesauribileminiera di Storia, storie e misteri.

(segui le storie dei fantasmi del centro storico su www.cittadelmonte.info, nella rubrica NapoliEsoterica)

La leggenda dell’arco di Sant’Eligio

di Angela Ravone

Fantasmi al centro

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LA RECENSIONEdi Maria Del Vecchio Indagine su Mariadi René Laurentin e François-Michel DebroiseEditore Mondadori (2012)pp. 26418,50 euro

Novantaquattro anni al servizio di una religiosità intensa eragionata al tempo stesso. Una vita intera tra fede consa-pevole e viaggio alle radici del cristianesimo. Il bisogno discandagliare un pilastro della fede cattolica, conciliando

l’occhio storico proprio delpiglio accademico con il cuo-re della vocazione personale.Tutto questo ha spinto loscrittore e sacerdote d’oltral-pe René Laurentin a far lucesulla figura che, più di tuttedopo il Cristo stesso, accostaumanità e divinità in un’uni-ca persona: Maria, la donna,la vergine, la Santa. Ovvero,la madre di Dio. Se è vero chenei Vangeli la vicenda biogra-fica della Madonna rimaneavvolta in un’aurea di discre-

ta segretezza, nel corso della storia diversi autori di testiconsiderati “apocrifi” hanno più volte cercato di squarciareil mistero, ottenendo in particolare due tipi di reazione. Inprimis quella ortodossa della Chiesa, che ha provveduto, divolta in volta, a ricondurre il gregge sulla retta via delle Sa-cre Scritture. Poi la poderosa, inarrestabile, genuina reazio-ne popolare, fatta di identificazione e cuore che ragioni non

conosce. La fede che diventa culto e s’immanentizza neltempo, la compassione (nel senso etimologico del cum pa-tior=essere con l’altro nella sofferenza) per una madre chevede morire il proprio figlio, la beatitudine per aver subitoil sacrificio come viatico di vita eterna: tutto ciò ha alimen-tato nella storia la devozione per Maria.Ma come nasce un’Indagine su Maria? Laurentin ha al suoattivo diversi testi mariani: narrazioni legate soprattutto alleapparizioni di Lourdes e Medjugorje. Ma questa Indagine,condotta con l’ausilio del sociologo François-Michel De-broise, si contraddistingue da ogni altra recherche prece-dente poiché dà voce in modo esclusivo, per la prima volta,ai protagonisti di storie di preghiera e dedizione. Maria diAgreda, Anna Katharina Emmerick, Maria Valtorta e Con-suelo sono quattro mistiche vissute in epoche e localitàmolto diverse: le rispettive esperienze “private” di rivelazionimariane, unite a quelle di altri credenti dai nomi e volti ano-nimi, vengono raccolte in modo puntuale, confrontate e di-stinte per tanti momenti quante sono le tappe della vita diMaria: dall’infanzia al matrimonio con Giuseppe; dall’An-nunciazione alla Passione e Resurrezione del figlio Gesù.L’originalità di questa raccolta sta nel fatto che ognuna delletestimonianze viene offerta al lettore in modo assoluta-mente diretto: senza alcun tipo di filtro, né di censura, nétanto meno di giudizio. L’obiettivo è quello di comprendere,senza preconcetti, mediante analisi comparativa, le analo-gie tra racconti e visioni degli ispirati e narrazioni ufficiali dalNuovo Testamento. Scevro dal puntiglio teologico-dottri-nale, Indagine su Maria è l’ultimo interessante lavoro dell’Abbé Laurentin (come lo chiama affettuosamente VittorioMessori nella prefazione): filosofo, teologo, docente dellafacoltà di teologia delle Università di Firenze e Milano, edi-torialista di Le Figaro, e, naturalmente, storico appassionatodella vita di Maria di Nazareth.

Una lezione al giorno di Napoletanità nel libro di Amedeo Colella

MANUALE DI NAPOLETANITÀAteneapoli Editore

365 lezioni semiserie da studiare, una al giorno, seduti in gabinetto

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Mi è capitato di trovare un por-tafogli che ho prontamente re-stituito. Mi hanno detto che mi èdovuto un premio del ritrovato-re, è vero? (Gianni C.)L’articolo 930 del Codice civile sta-bilisce che il proprietario deve pa-gare al ritrovatore un premio nellamisura del 5% del valore o del ri-cavo della cosa; se la cosa non havalore commerciale, la misura delpremio viene fissata dal giudice.

Ho chiesto il servizio adsl a tarif-fa fissa (flat), ma in bolletta mihanno addebitato il consumo.Come posso fare per avere laflat? (Mario R.)Può richiedere al gestore di appli-care la tariffa “flat” retroattivamen-te, cioè anche per le bollette giàemesse. È necessaria una lettera dimessa in mora. Una volta apertauna contestazione, si può non pa-gare quella parte della bollettacon gli addebiti contestati. Facciaanche una segnalazione con ri-chiesta di intervento all’Autoritàgarante delle comunicazioni. Incaso di risposta negativa da partedel gestore alla messa in mora,può fare un tentativo obbligatoriodi conciliazione presso ilCo.Re.Com o in alternativa può at-tivare una conciliazione paritetica,se vuole anche con l’associazioneCodici, firmataria di un appositoprotocollo con le principali azien-de telefoniche

La Rai insiste che devo pagare ilcanone, ma io non ho la tv (Pao-la S.)Risponda ai solleciti della Rai, qua-lora fossero giunti per raccoman-data, con una diffida. Se vuole puòrivolgersi a noi.

È possibile esercitare il recessoper un biglietto aereo acquista-to su internet? In caso positivo,quali sono i termini? (Sara M.)Il rimborso è regolamentatodall’art. 945 del DLT 09.05.2005 invigore dal 02.11.2006 della Revi-sione della parte aeronautica delCodice della navigazione, e indicai diritti e i doveri del vettore e delpasseggero, a prescindere dallatipologia di titolo di viaggio ac-quistata. L’articolo recita: Se lapartenza del passeggero è impedi-ta per causa a lui non imputabile, ilcontratto è risolto e il vettore resti-tuisce il prezzo di passaggio giàpagato. Se l’impedimento riguardauno dei congiunti o degli addettialla famiglia, che dovevano viag-giare insieme, ciascuno dei passeg-geri può chiedere la risoluzione delcontratto alle stesse condizioni. Alvettore deve essere data tempesti-va notizia dell’impedimento e ilpasseggero è responsabile del dan-no che il vettore provi di aver sop-portato a causa della ritardata no-tizia dell’impedimento, entro il li-

mite massimo dell’ammontare delprezzo del biglietto. Quindi, a pre-scindere dal motivo, se il passeg-gero è impedito ad usufruire delbiglietto a causa di terzi, il vettoredeve rimborsare il costo del bi-glietto e annullare la prenotazio-ne, dietro una tempestiva comu-nicazione. Purtroppo nella prati-ca l’art. 945 è interpretato in mo-do diverso dalle compagnie ae-ree, le quali spesso dichiaranoche le tipologie di impedimentiche danno accesso al rimborsodevono essere imputabili allastessa compagnia aerea diretta-mente o indirettamente, come adesempio cambi operativi, ripro-grammazioni, eccetera. Altri an-cora sostengono che gli impedi-menti devono essere imputabiliai mezzi di trasporto utilizzati perarrivare fino in aeroporto o perproblemi di salute gravi, che co-stringono il passeggero a restarea terra. Il mio consiglio è di guar-dare bene il contratto di traspor-to e comunque provare a chiede-re il rimborso.

SPORTELLO CITTADINIPAGINA A CURA DI CODICI CAMPANIA – CENTRO PER I DIRITTI DEL CITTADINOCodici Campania è l’articolazione regionale di Codici, associazione nazionale di tutela dei consumato-ri riconosciuta nel Consiglio Nazionale Consumatori ed Utenti (CNCU), presso il Ministero delle AttivitàProduttive.

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