basilica san barnaba
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Descrizione sulla Basilica collegiata di San Barnaba a Marino (RM)TRANSCRIPT
PARROCCHIA SAN BARNABA
MarinoAssociazion e Senza t'rontiere o n.l u s.
Biblioteca di interesse locale "Girolamo Torquati,,2010
PROVINCIA DIROMA
Ugo Onorati
La basilica collegiatadi San Barnaba ApostoloIl patrono di Marinonella storia e nella tradizione popolare locale
Notizie storiche sulla chiesa
, .n daÌla sua rinascita demografica, dopo il nuovo duca a impegnarsi con decisione,rno Mi11e, il castello medievale di Marino nell'impresa. I1 10 giugno 1640, vigilia della
-r.spone di due chiese parrocchiali, che ri- festa patronale di san Barnaba, ché già ima-r ,ngono aperte a1 culto fino alla metà del rinesi lo festeggiavano come loro protettore'. .1 secolo: quella di San Giovanni Battista da oltre venti anni, viene posta la prima pie-
Castelletto, nella parte bassa della città, e tra de1la chiesa. I lavori durano quasi un ven-
-:Ìla di Santa Lucla nella parte alta, rispet- tennio sotto la supervisione dell'architetto.a:nente del Xll e del XIll sec. Poiché il ca- Antonio Del Grande, con gli aiuti Giovanni:ilo conta circa 3.000 abitanti, nei primi Maria Longhi, Vincenzo Della Greca, Paolo
=:enni Seicento, il duca Filippo Colonna' si Andreotti e l'assistenza a cantiere di Fabrizio:.e 1a questione di dare alla comunità un Vannutelli. Il 5 giugno 1642 i1 camerlengo di-:r.o edificio di culto che sia più funzionale, Marrno scrive al cardinale Girolamo Colonnas:etto a quelli esistenti, ma soprattutto per lnformarlo che nelÌa fabbrica della nuova
-=:cresentativo della munificenza della sua chiesa di San Barnaba si procede secondo i-i:ata. llprimo passo diquesto percorso che pianl: "si lavora di buon core et sono già for-: -ra ail'erezione della nuova basilica è l'atto niti li pilastri et fornito hoggi la volta de11'ot-
-: ,,silazioneindata28ottobre 1636daparte tava cappella...".' II 26 marzo 1643 viene-: nons Giovanni Battista Altieri per verifi- effettuata una ricognizione della chiesa di--:e la situazione complessiva delle due San Giovanni, prima della sua sconsacra--- ese medievali e la conseguente delibera- zione, da parte del notaio Marco Antonio Ter-
- -1.ìe di soppressione delle medesime rela- ziani di Marino, il quale osserva, tra le altre, ','=mente alla funzione di culto. La cose, che la porta de1la chiesa "appare di co-,-fseguente riunione dei benefici e delle struzione antichissima e de1 tempo della-=:iite da queste derivanti vengono asse- chiesa stessa" tutta in marmo e con lo=: r:e all'erigenda basilica collegÌata, da de- stemma colonnese sull'architrave. Dentro la
-r t:re all'apostolo Barnaba, che il duca chiesa il fonte battesimale reca un'iscrizione: lpo Colonna intende far costruire a pro-.-: : spese A questo scopo iI 26 marzo 1639: rco lascia per testamento una somma da
--=s-jnarsi alle chiese di Marino. A Filippo,^- rr-o r1 successivo 12 aprile, succede nel- -:sesso feudale di Manno il cardinale Giro-,: : Colonna, che assegna una somma de-
. - : ata alia fabbrica nelle mani del camerario
= ::gli ufficiali del castello, i quali pensano:- =:: di utilizzarli per fare una "cavalcata" fino
= ì:,ma e una volta giunti 1ì di "pazzeggiare
. :sterie".r La sottrazione è repressa con
- : speciale bando del successivo primo giu-
; : 1639, ma ciò forse spinge ulteriormente
che dice: "vNA FTDES. vNUr\4 BAprrsH,ie. uNus orus/srrìENTES vENrrE nn nouns/ DrE ApRlL. 2' 1030".*Il 3 dicembre 1643 papa Urbano VIII con ap-posita bo1 1a Excels a ynerita Sancto ruyn conferm a
la soppressione delle chiese di Santa Lucia edi San Glovanni. Nello stesso tempo approval'erezione della nuova chiesa collegiata diSan Barnaba, conferendole dignità abbaziale,vale a dire che un abate mitrato è a capo delclero, formato da dodici canonici e quattrocappellanl, incaricati del1a cura delle anime.La fabbrica del duomo marinese a questadata ha gÌà assorbito 12.000 scudi e si pre-vede che ne occorrano altri 13.000! Gli abi-
:::- iColonna, liglio di Fabrizio e di Anna Borromeo, III duca di Marino, sposò Lucrezia Tomacelli. A lui si deve l'impulso al rìordrno-:.: .ilco del centro abitato e alla creazione di alcune ville' Villa Belpoggio e Villa dei Baldacchlni. Cfr. F. Cal,rsnrse , Marino e r Colonna,1.= Je Luca, ì981, pp.24-28.
::iio è riportato da C Toir,lrssErTl, cit., p. 231 n l
'.triS:r I, cit., p.248'.r-r:irrr, Cit., p. 242.
tanti di Marino hanno timore che 1a fabbricanon vada avanti come dovrebbe e si lamen-tano. Per questo i1 5 novembre 1644 il cardi-nale Girolamo Colonna sottoscrive un attopubblico, con il quale rassicura la comunità,promettendo di condurre a buon fine la co-struzione della chiesa di San Barnaba, i cuilavori vanno avanti già da quattro anni. Il 6novembre 1644 è reso pubblico l'atto di in-vestitura e con solenne cerimonia si procedealla nomina deI1'abate don Giuseppe Capoz-zuti, già rettore della chiesa di San Ciovanni,primo parroco della nuova chiesa di San Bar-naba, quindi dei canonici e dei cappellaniprevisti. Il 27 novembre 1653 viene firmato ilcontratto con lo "scalpellino" romano Ga-briele Renzi per realizzare i1 monumento de1
cardinale Girolamo Colonna da collocarenel1a nicchia accanto all'altare e di esegulrei1 deposito de11e reliquie nella nicchia anti-stante entro il mese di giugno del 1654.1123agosto 1655 i'architetto Antonio De1 Grandeeffettua la stÌma del lavoro artistico eseguitodallo scultore (nominato "scalpellino") Ga-briele Renzi romano per la somma di 480scudi, necessari per eseguire 1a statua delcardinale Girolamo Colonna posto ne11a nic-chia accanto all'altare. Il 20 maggio 1656 unbando pubblico dichiara Marino luogo in-fetto da peste e impartisce disposizioni diisolamento e di profilassi. Cessata la pestenel 1657 e ridottasi per questo 1a popola-zione da 3.000 abitanti a soli 800, i lavoridella basilica procedono a rilento. La crisieconomica e sociale, seguita al crollo demo-grafico, fanno passare in secondo piano e permolti anni i1 simbolo di una città: una splen-dida chiesa destinata ad accogliere una dellecomunità più popolose dei Castelli Romanie dei feudi colonnesi, è rimasta in tal modoferita e mortificata anche nell'orgoglio. Final-mente il 22 ottobre 1662, alla presenza delcardinale Girolamo Colonna, i1 vicario gene-rale di Albano mons. Carlo Taurigi, assistitodall'abate Agostino Gagliardi benedice la ba-silica di San Barnaba e la apre ufficialmentea1 culto. La consacrazione awiene però pa-
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recchi anni più lardi: il 14 maggio 1713, adopera del mons .\ntonio Sanfelrce vescovodi Napoli. Daila posa della prima pietra nel1640 alla conclusrone dei lavori di sola edifi-cazione nel 1651 sono trascorsi quindiciannied altri sette per complelarla La facciata è
stata realizzata fra il 1652 e i1 1653, f intona-catura nel 1648 I1 15 ottobre l664llcardina1eGirolamo fa testamento e nomrna il nipoteLorenzo Onofrio Colonna 11637-1689) suoerede universale. ll 5 settembre 1666 muoreil cardinale Girolamo Colonna Fra r beni ere-ditati c'è il feudo di Marino unrto territorial-mente a Rocca di Papa. Nel testamento è
previsto pure che tutti gli oggetti della riccacappella privata de1 cardinale: candelabri,croci, calici, messali, paramenti, vesti ecc.siano donatlalla chiesa collegiata di San Bar-naba. Il 4 ottobre 1669 il nuovo duca di Ma-rino, Lorenzo Onofrio Colonna è autorizzatodalvescovo diAlbano Ulderico Carpegna allariduzione ad uso profano del1e due chiesemedievali di Santa Lucia e di San Giovannigià precedentemente sconsacrate. ll 14 aprile1689 Lorenzo Onofrio muore e g1i succedene1 ducato di Marino il primogenito Filippoll. Il 5 dicembre 1698 viene steso i1 capitolatodi contratto fra i1 duca Filippo e i capomastrimuratori Carlo Brocci diVaragona (Milano) e
Alberto Crivelli di Marino, grazie al quale i
due si impegnano a costruire 1'Oratorio delGonfalone sul terreno libero dietro la chiesadi San Barnaba, secondo i1 progetto dell'ar-chitetto Girolamo Fontana, che riceve l'inca-rico i1 successivo 2B luglio 1699. L'oratoriode1 Gonfalone viene costrurto in sei mesi e alduca costa 300 scudi . lI 27 febbraio 1704
l'abate parroco don Girolamo Zuccoli fa uncensimento sulla base dei registri parroc-chiali e comunica al duca che gli abitanti diMarino sono 3.160, ai quali vanno aggiuntiogni anno dagll 800 ai mille iavoratori stagio-na1i. tl 24 giugno 1741 papa Benedetto XIVcon un apposito rescritto assegna alla chiesacollegrata San Barnaba di \larino il privilegioper il suo parroco di usare 1a mrtria e per i
suoi canonici di indossare i1 rocchetto. Ne1
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I 743 Giovanni De Sanctrs colloca il meccani-smo della suoneria all'orologio che si affacciasul corso principale. Lo stesso papa nel 1748consente inoltre l'uso del pontiflcale per1 abate e della cappa violacea con l'ermellinocer i canonici. Nel \771 Ia collegiata arriva a
contare ben 23 sacerdotil il l2 agosto 1828
capa Leone Xll con 1a Bolla Universaru Christia-nae Reipubblicae conferma alla chiesa colle-giata di Manno i privilegi già assegnati daBenedetto XIV circa 1'uso della mitria per gliabati e del rocchetto per r canonici, cui ag-giunge per i cappellani 1'uso della "cappa
magna" (cappa violacea con pe1le cinerea)per la loro fedeltà e devozione alla SantaSede nelle "avverse vicissitudini ditempi an-teriori", poiché il clero marinese ha rifiutatodi prestare giuramento di fedeltà all'impera-tore Napoleone, subendo per questo l'inter-namento e la deportazione. Il 1 2 agosto 1836si diffonde 1'epidemia di colera. Oltre alle mi-sure sanitarie dl profilassÌ adottate dal Co-mune, la gente di Marino si affida allaprotezione della Madonna del Popolo eprega nella cappella del SS. Rosario a 1ei de-dicata. ll 17 novembre 1843 papa GregorioXVI accorda i1 privilegio per l'abate e per i ca-nonici di indossare il collare violaceo. Nel1844 don Aspreno Colonna fa rinnovare il pa-vrmento della chies a.lI 4 settembre I 85 1 il re
di Napolr Ferdinando Il, accompagnato dapapa Pro lX, vrsita Marino e insieme entranonel duomo di San Barnaba. Lo stesso papa ilseguente 23 settembre eleva 1a chiesa coÌle-giata di San Barnaba al rango di basilica mi-nore. Nell'agosto del l867 si diffonde unanuova epidemia di colera, ma questa volta lacomunità marinese non ne rimane coinvolta.Si attribuisce 1a salvezza alf intercessionede11a Madonna del Popolo, per la quale unalapide in basilica ricorda la gratitudine dellacittà. Marino è grunta a contare 5.470 abi-tanti. Il 3 settembre l868 don Ciovanni An-drea, amministratore della prelaturaPamphili, intraprende lavori di restauro dellabasilica di San Barnaba, autorizzati con un re-scritto da papa Pio lX, per 1'ammontare di20.000 scudi. I1 24 settembre 1870 si riuntsceil primo consiglio comunale dopo la rag-giunta unità nazionale, fra i primi provvedi-menti c'è la soppressione delle prebende per1a parrocchia e il licenziamento del maestrodl cappella e di musica Antonio Vergelli Ilterremoto de1 1899 ha aperto paurose crepenella struttura della chiesa e il Comune conapposrta ordinanza ne ha impedito 1'accesso.L'abate Pandozi ha ottenuto dal municipio,sotto personale responsabilità, che la chiesaresti aperta per le feste natalizie fino alla ftnedell'anno. Il principe Marcantonio Colonna
ha inviato suoi ingegnerl per studiare come
rafforzare ie testate delle colossali architravl
Il 22 maggÌo 1908 viene approvato i1 progetto
di restauro della basilica redatto dall'ing'
Marchetti, intanto un comitato locale preste-
duto dal sig. Luigi Capri Cruciani si adopera
per dare inizio ai lavori, che pot vengono ese-
guiti fra ì1 1908 e 1l 1909 L'1 I febbraio 1912
ii t"ngono nella basilica di San Barnaba i so-
lenni funerali del principe don Marcantonio
Colonna duca di Marino. L'1 1 aprile 1925 \a
campana maggiore della basilica rimane le-
sionata nel1a struttura di bronzo ll Campa-
none pesa quasi una tonnellata e mezza'
viene rifuso dal1a ditta Pasqualini di Fermo
e torna al suo posto sul campanile i1 17 1u-
glio 1g27.Il2 lebbraio 1944 Marino è bom-
Éardata dall'aviazione americana, la basilica
subtsce vari danni al tetto e alle opere d'arte
all'Ìnterno, ma non è demolita come invece
avviene per i1 palazzo Colonna ll 30 maggio
lg54,inoccasione dell'Anno Mariano e dopo
500 anni dalla sua reahzzazione, f immagine
dipinta della Madonna de1 Popolo esce dalla
basilica di San Barnaba e viene portata in
processione per le vie della città con un
irande concorso di fedeli ll vescovo di Al-
Érno, Raffaele Macario consacra il popolo
marinese alla Vergine Santlssìma 11 31 ago-
sto 1962 dalla sua residenza estiva di Castel
Gandolfo papa Giovannl XXIII giunge a Ma-
rino alf improvviso per visitare mons' Alberto
Canestrl, suo compagno di seminario' susci-
tando l'entusiasmo del marinesi Così 11
papa Buono si rivolge a chÌ è andato ad ac-
toglierlo ne1 duomo di San Barnaba: "Da
qu^ttro anni venivo a villeggiare a Castello ed avevo
neLle vicinanze questa Marino ' Mi era stata descritta
cosi ostile alla Chiesa. Dovevo pure una voLta por'
tarnti a visitarla. MI hanno ricevuto con una cosi
qrande dituostraztone d'affetto che non era da atten-
dersi. Cari vnarinesi tra noi c'è una parenteLa spiri-
tuale: to corne patriatca diYenezia wti tenqo servLpre
t'iqlio dL san Marco. I bwoni nnartnesi sono t'igli del
Loro patrono san Barnaba. San Marco e san Bar-
naba erano cugini. Yeniatt'to quindi dalla t'amtqlia di
due cuqini. Siamo Parenti' .
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Architettura e opere d'arte
'',e1la parte mediana del centro storico di1.1,:ino si colloca il duomo dedicato all'apo-..:,c san Barnaba. Sitratta di un imponente.: .,cio sacro delXVII secolo profondamente:=ato alle vicende storiche e urbanistiche,:= a città oltre che a1le fortune della fami-=..a CoÌonna padrona del castello di Marino.' - 1423 al 18 16. La chiesa, il cui titolo com-r- =-c è "Perinsigne Basilica Collegiata-::aziale e Parrocchiale" occupa un'ampia. ,:zione di spazio ai margini deltessuto abi----'o medjevale, ben inserita fra gli episodi-: :rlrfrcazione della Rocca ad opera deirr,r-grpane neila parte alta e quelli successivi
-ì-g:i Crsini e dei Colonna nella parte bassa
D e s crizione dell' esterno
-e. chiesa fu costruita tra i1 1640 e t 1655,^ - completata e aperta al culto solo nel:ol su progetto di Vincenzo della Greca
, - f:aio a compimento da Antonio Del
-'rande'. Si sviluppa su una pianta a croce 1a-
- -a con tre ampie navate che si aprono su
-- largo transetto, concluso sul fondo da un:- :esbiterio. L'impianto basilicale rispecchia: schema della chiesa del Gesù u i1 modello:a:gurato dal vignola che influenzò l'archi-:-tura religiosa romana per quasi un secolo
= :he fu esportato dai Gesuiti in tutta Europa,-.:cndo il quale f impianto volumetrico e la
detta Castelletto. Pertanto la chiesa sl eÌevasu un fianco lungo una buona metà dell'at-tuale corso Trieste e sull'altro, a una quotapiù bassa, in corrispondenza della parallelavia Garibaldi, colmando i dislivelli del1adorsale collinare, sulla quale sorge il centrostonco. La fronte della chiesa si apre sul-l'omonima piazza San Barnaba con un note-vole effetto scenico per chi vi si affacci oltrele quinte di Palazzo Colonna e della mrnu-scola piazza Lepanto. A salire, in direzioneovest-est, il corpo di fabbrica si conclude suvia Rosselli con l'annessa cappella del Gon-falone, dotata di un ingresso contrapposto aquello de1 duomo.
facciata devono concordare perfettamentecon 1e esigenze dr funzionalità liturgica e disolenne austerità impartite dai canoni delConcilio di Trento. Tra l'altro è tiplca di An-tonio De1 Crande 1'adesione ideologrca a mo-delli canonici e severi, piuttosto distantidalla tipologia del primo barocco, proprio diun Bernini o di un Borromini, al punto che,come in letteratura e in poesia, si è usatoanche nell'architettura il termine "moderatobarocco", tale che sembra recuperare, n-spetto al manierÌsmo, una sorta di attenzioneper la semplicità formale propria del classi-
.:rcenzo Della Creca 11592-1661 J attivo a Roma nella chiesa dei Santr Domenrco e Sisto in vla Panisperna, che completa gli interventl di
. .::no Della Porta, Nicola e Orazjo Torriani. In particolare sono sua invenzione la parte superiore della facciata a due ordìnr di lesene.-:t:tpiateelascaleaatenaglladi grandeeffettoscenogralicoeinoltreicandelabri fiammeggianti sultimparro SuosarebbeiÌ progettoeil- ì:r--Itodelìachiesadi SantaMariadelleGrazieaMarinolcfr.ELorsASALDAr SantaMariadelleCrazieaMdrin1,in"Controluce" l0ottobre- - p l:1r
-.rlonioDel Crande(1625-1671)ènotoperRomacomeìautoredelleCarcenNuovea\tiaGiulia(1652) commìssionatedapapalnnocenzo. = :ellampliamento del Palazzo Doria PamphiÌj verso pìazza deÌ Collegio Romano e dei suoi prospetti su via Lata e su via della Catta::o .lncora per i Pamphì11 eseguì lavorì per Ì'omonimo palazzo di Vaimontone {1666) e neilo stesso anno per tl palazzo già Cornaro a-:-.nadi Trevi.Aluj si devonoilavori di traslormazionedel Palazzodi Spagna(i655)eil CollegioBandinellì aRomapressoSanCiovanni'- :icrentini (16651. Per ì CoLonna suoi principali committenti, eseguì diversi lavori, fra ìqualì ìl più famoso è forse, il fastoso progetto- : Calleria Crande del Palazzo in piazza Santl Apostolì a Roma ( 1 654) Ouindi i lavori al castello Colonna di Genazzano (ante 1 655) al
-,..zoColonnadi Paliano(1665),ilprogettodellachiesadell'AssuntaaRoccadi Papa(1665)equeìlodellabasilicadi SanBarnabaaMarinÒ:rr.a.). Un altro Della Creca, Felice iì626-1667), forse fratello di Vincenzo, ìnsieme adAntonio Del Crande furono incaricati dalla lamigiìa
--:rradella"riformabaroccadell'antlcopalazzo'aptazzaSanti Apostoli lcfr.Ponrocts,Ronaharorca Roma2002 10"ed.,p.466)
- r D Tr.coN: "L tmpianto della chiesa di Marrno, infattl è una chiara filiazione dei modelll consolrdati del '500 romano, con particolare-=rrrentoai prototipi dellaChiesadel Cesù(Vjgnola) odi Sant'AndreadellaVallelGracomoDellaPorta",inChiesedellaDiocesi diAlbano,- :'l09ePoRrooLs:"Nel duomodi Marino,...,Del Crandesi colÌegaalloschemadel Gesù,adotiandoformesemplificatedi unasingolarer.::zza madi unagrandiosrtàdi accentochesegnaunoscartorispettoai modellìcontroriforrristjci ', jnRoynabarorca,cit. p.271
cismo rinascimentale Di ciò testimonia la
coerenza deli'impìanto formale tra interno ed
àrr"rno vale a dire delle proporzioni tra la
pianta e le quantità volumetrlche della sem-
plicità ostentata tra la fronte e Ìe decorazionl
parietali interne de1 rapporto tra la facciata
e la navata in quanto a lumrnosità diffusa su
tutte 1e suPerfici.La facciata è intonacata e quindt esente da
coperture di marmi o travertlno' L'unica pie-
lrauttlizzata all'esterno è i1 peperino' un po-
vero tufo locale di colore grigio che compare
a-rivestimento dei portali' dell'intera pavi-
mentazione del sagrato e deila scalea di ac-
cesso, che avanza con la parte centrale sul1a
prazza antistante La fronte della chiesa si
presenta come una pagina ripartita su due
ordinidecisamente separati da un cornicione
*rr.upiuno rlalzato su un'alta fascia' tale da
attenuare 1o stacco, modanato sull'anda-
mento dei diversi pianÌ della facciata' raccor-
iati fra loro da due ordini di lesene corinzie'
La quinta inferiore preannuncia la pianta ba-
siiicaie mediante 1'affaccio dl tre grandi
porte, corrispondenti alle rispettive navate'i*.rn".
Sopra 1e porte laterali si aprono due
nicchie semicircolari concluse da calotte or-
nate da conchiglie, neicuivanialloggiano ri-
spettivamente a sinistra 1a statua di san
Barnaba patrono titolare e nella destra 1a
statua di santa Lucia compatrona della città
all'ingresso, allo scopo di consentlr<
,pl"g"rr.nto del1a magniloquente la
formà ditrapezio, che ricorda il commt
ne1la quale si certifica il termine uitit
lavori deila fabbrica ( 1 662) ' La quinte
riore apre al centro, in corrispondenz
porta principale, un ampio finestrone
drato e sormontato da un timPano i
circonflesso, Poggiato su due Para
spese a un terzo della iuce contenet
testa alata di angelo l lati sono con«
volute con rilievi a stucco deila pal
martirio appuntata su11'occhio All'esr
in rapporto con 1e sottostanti lesene' '
tue di angeli sono poggiate su.rlspe
samenti. L'autore ignoto (avanztamo
di Ercole Ferrata) dei due angeli di r
interesse artrstico sembra aver tenul
dei coevi modelli cli scuola bernit
Ponte Sanl'Angelo' Ouello di sinistr
il piede sinistro e tiene 1e braccia
quello di destra un Po' Piegato all
r..ooe il mantello con la mano stnts'rlbD- __
t'ultm strìnge il Pollice e i'indice
aperto, assecondando in parte le tra
posture dell'Annunciazione ll pror
conclude in alto con un Proporzlon
tone con cornice modanata e Profc
pano, sulquale sPicca 1o stemma ca
ed emblema araldico del committ
candelabri fiammeggiantì su cias
due sPioventi e un crocifisso su a
mento al vertice concludono i1 dis
spinta in alto della facciata'
Sui fianchi deil'edificio sacro tre
nette danno luce alle rispettive ca1
collocano su Partiture estremam<
dorne, semplici specchi ad intonat
evidenziati da te1ai, studiati per dt
simo risalto alla quinta centrale ll <
appoggiato su un ProPrio co.lpo,C
ri Lf "* sul fianco destro de1la ch
tando a 1ivello della facciata' prese
campanaria a fornici incorniciati c
sugli spigoli e conclude con un cu1-
glia rialzato su tamburo ottagona
iito d, finestrine ovali Su tutto
Le due statue sono di peperino e posterlorl
alla realizzazione della facciata La loro po-
stura è simmetrica e speculare: San Barnaba
nu it .upo volto a destra, con 1a mano sinistra
ilà"" un lembo della veste e la palma de1
martirio; Santa Lucia volge la testa e lo
sguardo a stnistra, mentre con la mano de-
,ir, ,.gg" la palma e con la sinistra mostra
1a pàteià con i suoi occhi A ioro volta le nic-
.hi" ,ono inquadrate a stucco e culminano
con un timpano, dove campeggiano teste
àir," di angeli, debordanti alla base della
cornice. La porta centrale' con gli stipiti e 1a
,opruport, dotati di doppia modanatura' è
sormàntata da un timpano ad arco moda-
nato anch'esso, ma un po' più alto rispetto
t0
labbrica si innalza ulteriormente la cupolaiormata da un tamburo ottagonale con 1a co-perlura a spicchi di tetto sormontato da unlanternrno innervato a1la struttura medÌanterobusti contraffortr, fra i quali si aprono altelinestre per dare luce al centro della navata.
ll progetto della facciata contiene citazionrtratte da architetture coeve di altre chiese, ma
anche elementi originali che gratificano il mo-numento nel suo insieme. Fermo restando ilmodello della Chiesa del Gesù, il duomo ma-rinese di San Barnaba offre a1la vista volutemeno massicce di quelle ideate da GiacomoDella Porta, tali da slancrare non poco laquinta superiore verso il cielo. Così pure 1'ab-
bjnamento delle lesene, peraltro molto pocoaggettanti, si risolve in Del Grande con un no-tevole effetto plastrco, finalizzato non a trat-tenere, ma a frammentare 1a luce suidifferenti pranl che formano le varie quinte.
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'1. to 1
Soltanto quella centrale è evidenziata da unadoppia coppia di lesene che proseguono, no-nostante l'interruzione del cornrcrone, nell'or-dine superrore, mentre le due navate lateralisono evrdenziale da proprie singole lesene ar-retrate, rispetto al corpo mediano, di cui sol-tanto quelle più interne proseguono in altofino al timpano. L'andamento spezzato dellalinea frontale è poi ripreso e rimarcato daanalogo percorso della scalea monumentale.
L'impostazione della facciata è comparabilern generale con quella dl Santa Margherlta inTrastevere drsegnata da Carlo Fontana. Cosìcome a1 Carlo Rainaldi di Sant'Andrea de11a
Valle ci riporta l'angelo statuario posto a rac-cordo fra le due ordinanze, nonché Ìa decora-zione del finestrone di borromrnianamemoria. Un altro elemento da evidenziaresono i candelabri fiammeggianti che ci ripor-tano all'esempio proposto da Torriani e Della
t1
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ffir
I
Greca nella chiesa romana dei Santi Dome-
nico e Sisto in via Panisperna. Ma soprattuttoè da evidenziare 1a soluzione del doppio tim-pano adottata da De1 Grande per il duomo di
Marino, anche rispetto a quello progettato da
Maderno-Rainaldi di Sant'Andrea della Valle,
che è estroverso rispetto a quello di San Bar-
naba. lnfatti qui abbiamo un unico frontone
impostato sulle volute di raccordo con un
propno ttmpano, eclissato in corrispondenza
del corpo centrale da un altro timpano ap-
D es crizio ne dell' interno
Come per la facciata, anche l'impostazionedelf interno, pianta e alzato, i modelli di rife-
rimento sono I medesimi.E La proposta è so-
stanzialmente quella del Vignola adottatanella chiesa romana del Gesù: un ambiente
ampio che induca 1'attenzione dei fedeli aconcentrarsi sull'altare maggiore e su1 pul-pito. La pianta è a croce latina e prevede
un'ampia navata centrale, larga un po' meno
della somma della larghezza de1le consorelie
laterali, che si prolunga nel presbiterio privo
di abside. ll transetto lnterseca 1a navata,
sommando la larghezza di questa a quella
de11e cappelle. lltutto è organizzalo entro un
penmetro rettangolare. Su ciascun lato ct
sono tre cappe11e, più quella de1 transetto,per un totale dr otto cappelle. A differenza
della chiesa del Gesù e di molte altre coeve,
qui 1e porte laterali sono in corrtspondenza
delle navate minori. Mentre il primo vano
dopo 1a soglia è privo di raccoglimento e
quindl, senza altare, funge piuttosto da in-
troito che non da cappella, 1e successlve, do-
tate di altare sono comunicanti fra loro e
dislocate iungo la navata laterale. Sitratta di
poggiato sulle lesene binate de11a quint'
trale.'lnsomma ci sono diversi motivi 1
tenere 1a facciata del duomo di Marin
solo una origtnaie sintesi di vari eleme
chitettonici delia coeva produzione rol
peraltro qui distante e differente dall'e
rante trionfo de1 barocco dominantranche un esempiare documento intertivo dei canoni della iìturgia cattolicamata e gesuttica applicati all'arte.
una soluzione di compromesso felice
riuscita, dal momento che la pianta qu
delle cappelle e i rispettivi altari lncas
fra i pilastri smussati agli angoli fornj
al visttatore f iliusione ottica dr trovvolta in volta in una cappella, oppure s
corso della navata mtnore. 11 rifornime
luce alle cappelle è assicurato da tre ap
lunetle e da altrettanti sovrapposti line
I1 passaggio da un vano all'altro dellpelle awiene per mezzo di archi che s
gono la volta a botte di copertura. Altlpiù elevati mettono in comunicaztone
vate a lato con quella centrale. La se<
de11e arcate, sostenute da poderosi al
stri, conferisce a1i'interno un ritmo dirfra pieno e vuoto, che non sgomenta I
vatore, ma piuttosto g1i infonde un s<
sicurezza e di solidità senza fargli pr<
peso delle masse murarie. Contriburl'effetto illusorio anche 1'andamento r
tura delle superfici murarle interne che
all'esterno, sono esenti da decorazion
tali superflue, tranne le solite lesene
pitello corinzio con foglie di acanto e
i Cfr. D Tccollt Chiese della Dioresi di Al0aro cit , p. ì 10'
s La navata centraLe è lunga 59 metri e La cupoìa alta 36 metri (G. Lo\rRovLCH, Lovedi,ecco Mariiro.., cit' p' 85) G' Torquati' C' Tot'
ArcheoloqicisLrlla Cit|à e sulTerritlria di Marino, Volume ]ì1, Parte Prima Capitolo lV, c 30 ci lornìsce 1e drmensionì della chìes
ìl palmo, unità di misura dello Stato pontìficio, è pari a 0,249095 metri. "11 Tempio è formato da tre Navì ed occupa in ìunghezzr
l6l m.Ì . . Luce deìla nave di mezzo altezza palmi cento I24,901 larghezza palmi 55 113,70 m l. Luce delle Navi laterali: altezz
112,45 m.l larghezza paLmì 13 13,23 m l. Le àue Cappelle che formàno le braccia della croce Latina hanno 100 palmi dj alte
larghezza I l0 71 m.l . nel mezzo della Croce si eleva una mezza cuppola con ìanternino 1a sua altezza dal suolo si eleva pe
t:zl:l . I La chiesa è profoncla 58 75 m., larga24 m' e la cupoLa è alta 36 m
t2
melograno in corrispondenza del piede del-1'arco.n Al di sopra appoggia un aggettantecornicione che percorre tutto intero il peri-metro della chiesa, sostenuto da mensole a
forma di foglie di acanto. Un finto arco lisciosr stende trasversale sulla volta a botte del-1'au1a da un pilastro all'altro, utile a romperela monotonia della superfÌcie e a rimarcare lapartitura degli spazi. Tutto 1'edificio poggiacomplessivamente su dodici pilastri innalzatisu una base dei peperino. All'altezza dellacrociera la navata si immette ne1 transettomedrante pilastri rawicinati e accoppiati dauna parete prominente su1la nave centrale,animata da rientranze, alte nicchie e vani conaffacci soprelevati Tranne gli angoli dei pila-stri smussatl sulla crociera, Ì1 rivestimento è
icrmato da11e solite alte lesene corinzie mo-Culate sui prani murari. Parimenti awiene per. pilastri situati ai fianchi dell'altare. La fina-.ità architettonica è duplice: sostenere con la.naggiore forza possibile i quattro archi, che>ostengono 1a volta a botte lunettata della:rociera e di conseguenza la cupola semisfe-:ica con r1 sovrastante lanternlno ottagonale,sospesi al centro deltransetto; quindi fornireall osservatore una prospettiva ottica di pro-iondità delle masse murarie e la magnifi-:ente sequenza di superfici diversamenteaggettanti sul transetto e quindl variamentenschiarate dalla luce interna. L'illuminazionern generale è assicurata sui fianchi da diecigrandi finestre a semiarco, che si concludesui bracci del transetto, poi da quattro aper-:ure ovali sulla base della cupola, collocatecoco sopra un basso tamburo dotato di iscri-zione e alternate fra gÌi otto spicchi separatida piatti costoloni, e infine da1le strette maalte otto finestre del lanternino. La contro-acciata presenta una finestra cieca in corri-
spondenza di quella esterna, uno specchio dioarete rettangolare incorniciato, simmetricoal sottostante portone. ln mezzo una grandeiscrizione dipinta alf interno di una larga cor-nice a stucco trattata a finto marmo. Il motivo
lnterno della ch jesa in una fotografia del I933Si notino le fasce di stucco trasversalì al cartigli nelladecorazione della cornice al grande quadro dell'aitare,eiiminate probabilmente dopo i restauri de1 1944
della finta finestra, più decorativo che funzio-nale, è ripetuto altermine della volta a bottein corrispondenza del presbiterio. Dietrol'altare 1o spazio del presbiterio risulta com-patto, grazle anche agli stalli dei canonici chesi presentano come una scura fascia senzasoluzione di continuità. Al centro dellatribuna è il dipinto de1 santo patrono, mentresulle pareti laterali si affrontano elementiarchitettonici di carattere decorativo e mo-numentale, come i1 cenotafio del cardinalcommittente.
Sui lati estremi del transetto si aprono duepassaggi: a sinistra si accede alla Cappelladel coro d'inverno e quindi alla sacrestia, a
destra si entra in ambienti oggi consideratidi servizio fino dietro il presbiterio.
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L elemento decorativo architettonico che rimanda ai gusti borromìniani, è descritto da D Ttcconr, ibidcri
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Primitivo progetto della basiìicadr San Barnaba djsegnato a china,acquerello e matitadall architetto AntonÌo Del Grande( Roma, collezione privata),
,r L Arte per i paoi e per i grin(igi
della campaqna romana
grande pitturd del '600 e del '700,
vol. I, Roma 1990, p.27.
Vr sr notano ii diverso prospetto,
molto più rjdotto e con un soloportale, rispetto all'esito definitivo;mentre in pranta si nota l'absidetroslormala poi ir presbilerio.
Altare Maggiore
Cappelladel SS, Sacramento
e Altare dellal',ladcrna del Carmelo
::.1: lr4occhi
R osari o
arcpolo
lì.r r!- -r,_ - _-l:: l-i
*_.,_-.:.,i,'!,r,
.: .ttr.L
Cap pel I a
del Coro d'inverno
Cappella e Altaredi S. Bartolomeotitolo:Galantini
Cappella diS. LuciaAltare del Sacro Cuore
Cappella e AltaredelSS. Crocifrsso
Cappelladi tutti i Santi
Descrizione delle cappelle, degli altari e delle opere d'arte
(l) - CeppBLLA Dr Seru Fnarucesco SevrRro.È 1a prima a destra per chi entra dalla portalaterale con un grande quadro sul1a pareteche rappresenta il trapasso del giovane mls-sionario gesuita. La cappella oggi non di-spone più di un prospetto e di un proprioaltare, probabilmente a seguito dei lavori direstauro fatti ne1 1909, quando furono ridi-pinte le pareti, e poi per la realizzazione dellascala di accesso alla cripta sotterranea, doveriposano i resti mortali dell'abate parrocomons. Guglielmo Grassi (1868-1954) e inaltro sarcofago, realizzato dall'architetto San-dro Benedetti, quelli di mons. Giovanni Bat-tista Trovalusci (1879- 1961) vicario generaledella Diocesi diAlbano e canonico della col-legiata. Lo storico Girolamo Torquati rÌferisceche il prospetto dell'altare già in origine nonera adorno di stucchi, né di marmi, come ilresto delle cappelle della basilica, ma erarappresentato mediante una povera pitturain chiaroscuro. Tale altare era affidato alla cu-stodia di una confraternita che si chiamava:Ristretto di san Francesco Saverio, 1a quale, a dilferenza di altre presenti in basilica, non si cu-rava del mantenimento di questa cappella edel rÌspettivo altare, peraltro trascurati siadalla munificenza della famiglia Colonna, siadei fedeli in genere.'o 1l dipinto che dà ilnome aìla cappella è un'opera ormai defÌni-tivamente attribuita al pittore Francesco
Rosa (1638-1687)'r e rappresenta la Morte dt
san Francesco Saverio. La datazione della telaoscilla tra i1 I 675 e il 1680. Un confronto conanalogo soggetto eseguito da Giovanni Bat-tista Gaulli, detto i1 Baciccio, nella chiesa diSant'Andrea al Ouirinale, o del medesimonella chiesa di Sant'Agostino ad Ascoli Pi-ceno, o con Carlo Maratta nella romanachiesa del Gesù, rivela un'influenza caravag-gesca da parte di Francesco Rosa, che risultaÌn questo caso meno scenograflco, rispettoai suoicolleghi contemporanei, e invece piut-tosto aderente a1l'immagine di san FrancescoSaverio morente sulla spiaggia, così cometramandato dalle testimonianze contempo-ranee. Il Santo appare in tutta la sua povertà:lacera la veste talare nera e scalzi i piedi, macon 11 breviario e la corona del rosario inmano. La Chiesa missionaria qui è esaltatanon già per i miracoli compiutÌ o per g1i epi-sodi di una vita eroica spesa per 1a diffusionedella fede, ma per f inizio della vita eterna,per il premio divino che gii angeli preannun-ciano a Francesco Saverio Ìn attesa di acco-glierlo in cielo. Sullo sfondo della tela è
evidenziato i1 simbolo della croce, simbolo dimartirio, paragone della morte con Cristo.Con il mare dipinto su11o sfondo si concludela storia terrena dl san Francesco Saverio( 1506- 1552), il quale stremato da11a fame e
dal freddo, dopo aver evangelizzato 1'lndia e
ì0 Cfr. G. ToRouATr, cit., Volume lll, Pafie Prima, CapÌtolo lV c. 38. in merito alla citata confraternita lo storjco commenta: "L'altare è affidatoalla custodia di una Aggregazione di confrati che si chiama Ristretto di S. Francesco Saverio, i quali meglio che dare di tutto mantice alleloro voci stentoree, e niente affatto devote e gradevolÌ, potrebbero fare della CappeÌìa e dell'altare di S. Francesco quel che fecero sulprincipio le confraternÌte del Crocifisso, e del Rosario e della Carjtà. Tutti sono gusti; ma quello di martoriare gìi organì acustìci del nostroprossimo con urli ferini è un gusto alquanto depravato e barbarico".
r r G. TonouArt nel ms. cit., c. 38, si limita a riportare precedenti attrjbuzroni dell'opera al pittore manierista Girolamo Muziano. L'attribuzionea Rosa si deve a LEor'rs PASCOLT, Vitd de' pittori, stulton ed architetti viventi dai rtanoscritti 1383 e 1743 della Biblioteca Coruunale "Auqusta" di Peruqia,
Roma I 7 36; por Treviso 1 98 I , alla voce, pp. 355-318. Dimenticata la q uestione da varÌ biografr, è tornata in auge grazie ad un articolo delÌ'arch. FnqncEsco Psrnuccr, La"MortediS.FrancescoSaverio" diFrancesco Rosa (1638-1687) nelDuorno diMarino, in "CasteÌli Romani', a. XXXVIl, n.
3{maggio-giugno1997), pp. ll2-ÌlTcheharìpercorsol'interavicendadelleattribuzionÌ,giàcorrettaÌnElusWerHEnHausE,RomanB(iroquePdinting, Oxford 1976, pp. I I l-l I2 e così riproposta da F. CeLeenEsE, Marino eilsuo territario, Marino, Pro Loco, 1981, p. 10. Diversi avevanoscambiato Francesco Rosa con 1l più familiare Salvatore Rosa (ad es. C. Lovnovrcn,Lovedi... eccoMarino, Marino 1981, p. 87. La schedaturadella Soprintendenza del I 927 rlferisce I'opera alla scuola del Baciccio.FrancescoRosafuaÌlievodiGiovanni AngeloCanini 11617-1666)edi NicolasPoussin 11594-1665). L'abateLurcr Lenzr Ioritieneancheal-llevodel Coftona,in: SroriapittoricatlellaltaliadalRisorqimentodelleBelleArtifinpressoalt'inedelx,.tsecola,t.rL, Bassano,pressoG.Remondini e
figli, 1809, ur ed., p. 211. Nell'ambito de1la pittura romana di quel secolo ebbe un ruolo non secondarÌo, fu accademico di San Luca eIavorò in diverse chiese romane (Petruccj), come ad esempio l'affresco dell'Elerno in qloria della cupoia in Santa Caterina a Magnanapoli e
del Mosà neÌla prima cappella a sinìstra del Pantheon..
l7
ilGlappone, attendeva malato su11a splaggiadi Sancian una nave dt soccorso per 1a Cinache non sarebbe mai arrivata. Ouesto dipintodi Francesco Rosa oggi è ritenuto 1a versioneiconografica più aderente ai testi originali ri-guardo la morte di san Francesco Saverio e
oltretutto una de11e poche opere di sicura at-trlbuzione dÌ un originale artista del Seicentoromano.
(2) - CnppeLLA DI GEsù, Manta r Gluspppr oDELLA Cenrre. Altare di Sar.lr'Ar.rroNlo ASATE.
Fin da11a fondazione della chÌesa la cappellafu affidata alla confraternita di Gesù Maria e
Gluseppe, altnmenti nota come confraternitade1la Carità 11 progetto dell'altare è di Anto-nio De1 Grande e si presenta nella forma so-lita di tempietto con colonne dotate dicapitelli a stile misto, su cui poggia un tim-pano spezzato, al di sopra i1 quale si eleva un
setto di architrave curvo. Sopra la trabea-zione del prospetto campeggia un ovale, al
suo posto ci sarebbe stato in precedenza unquadro che rappresentava \a Pietà ed era
opera attriburta agli Zuccari. Torquati tra-manda che il dipinto fu successivamente tra-sferito nella sacrestia e che era di pregevolefattu ra. 1'
A1 centro del prospetto un'edicola rettan-golare molto ben rifinita di stucchi dorati jn-
cornicia una ntcchia ad incasso con i1 fondodipinto a turchese e il bordo ornato con mo-tivi di foglie intrecciate, nella quale alloggia1a statua di Sant'Antonlo Abate. Negli angoli su-periorr della medesima due testine alate diangeli colmano gli angoli altrimentivuoti. Laparte supenore del1a nicchia è modanata e
sormontata da una conchiglia che evidenzia1a testa della scultura. L'altare con il paliotto
'' G. Tonourr , cit., c. 40.rr Cfr. L. P,rscor.r, Vife, cìt., p. 244 e p. 260. Da cui G Lovnorrtcr cit p a- .
Ferrata: G. ToRou,\r, cit., c.40; D TrccoNr, cìt., p 111 e V. Ru[o \i,rr,:scultore lra i massrmi esponenti del barocco lomano, allievo d1 -:...-Girolamo Colonna presente in San Barnaba), dal classicismo clel c-. =Bernini Sue sono alcune ira le più famose statue barocche dj Rr:-. -lisco davanti alla chiesa di S Maria sopra Mrnerva, S,rxl All,1rj.:e giunse a Roma nel 1684 lavorando inizialmente come decora.::.
=
e la gradinata sono di marmo il resto delprospetto è a stucco dipintc a frnto marmo.Forse non era nelle intenzloni iel1 autore, maÌe successive decorazionr a slucco e la colo-razlone drstribuila su tutte ìe s.-rperfici aggra-vano non poco 1'rnsieme aichi:eltonico dellacappella.La statua del santo trtolare Ln :i.armo di Car-
rara (a1ta m 1 70) è opera ::a jrzionalmente
attribuita a Ercole Ferraia e a Camrllo Ru-
sconi'' ed è databile in::rr: a, 1685 vale adire non dopo la mcrte Ce i:r1rc t1686) e
non prrma della r,enula ; R-n- jel secondo(1684); a meno che nc: . : t:.buisca a Fer-
rata il disegno e a Ruscir',. . :s::-z.one Allabase del piedistallo ui'L Ìs::ru,:re drpinla su
falso mosaico attribuisce ,a -.::,al:à alla sta-tua: s. ANTONlus .\BB san-l ..,1 -:,"1a abale).
La figura del santc c;. e r-e"r:retala se-guendo i canonr del1a s:.- --.i :rJpria deltardo barocco con i1 p:ria^-:r-,t ::'c11e e ac-
cademico Ìonlano da.La --:, - := , :r-.'. czionaledella tradizione pop:i:-,:: . ,----. : ,: usttataeleganza della linea ' :.classicheggiarle I. . ::sentazione del ,,'cuna delle più be . :ree della basjiic. :;
conferitrsli ial . '-:- -' - - -: : -: - -lccnosci-
bili: il bastc:: . - --'"-:'- :. :'. - altrr ele-menti, pe: :,--: :-- - -.- -':,:l:sentatÌ,
u ) --) - - -l
- :- =re sculto-:. -1 r attributi
-),- - 2
' :-'- --: ì -.-.--,1 i] fuocoche ar:: := . " .- - r:.-r - . -anco del
=nlo plùne daÌle
. :: r Ercole:J6r è uno
:ardinaìeLorenzo
: Bernini
-- degìi in-terpreti più convinti de11a interpretazione del barocco classicheg; .: . : . , , . aterdnoe iì sepolcro in marmo bianco di papa Gregorio XIll in San P:,=.:- - . .
taumaturgiche a lui riconosciute.Tanto basta perché giustamente in questa
cappella, inserita nel primo pilastro, facciamostra di sé una bella lapide celebrativadelvalore deivigili de1 fuoco marinesi che ve1'apposero nel 1924, in occasione del trente-simo anniversario del1a loro fondazione e aringraziamento de1 loro santo protettore.
(3) - CappELLA DEL SS. Roseruo.I1 prospetto del1'altare si presenta secondo 1a
tipologia propria del periodo barocco ro-mano piuttosto elaborato. Sopra 1a mensa sisviluppa i1 fronte di un tempio. Su un alto ba-samento poggiano per ciascun lato due co-lonne con capitello ionico a ghirlande chesostengono un timpano spezzato curvilineoe decorato a dentelli, sormontato da un settodi architrave curvo. Nelia parte interna si svi-luppa l'edicola sacra, incorniciata ai lati dadue colonnine di marmo scuro screziato dibianco con capitelli compositi e timpanospezzato. L'immagine votiva de1la Madonna del
Popolo è riquadrata in marmo policromo.Sopra il dipinto una colomba in stucco e
sotto una testina alata di angelo ricordano laConcezione e l'Annunciazione della VergineMadre di Dio. Al centro deltimpano spezzatocampeggia un'epigrafe, incorniciata conmarmo e inserita a sua volta entro un riqua-dro architettonico formato ai lati da due pi-lastrini, decorati con volute e angeli instucco, a sostegno di un timpano curvilineomodanato. A1 di sopra delf iscrizione cam-peggia un ova1e, inserito in una cornice a car-tiglio con decorazione di fiori.
Una mensola ovale di marmo di Carrara,sorretta da una testa alata di cherubino è
murata a destra dell'altare. Doveva servire a
sostenere suppellettili sacre. I1 volto de11'an-
gelo con riccioli mossi sulla fronte denotauna fattura moderna e quindi non è pensa-bile che provenga dalle soppresse chiese me-dievali di Marino, piuttosto è databile allaseconda metà del Seicento. Anonimo è ilmarmorario autore di questa esecuzione ar-
tigianale, che non appare originale, ma certodi notevole pregio.Una piccola lapide marmorea murata ne1
pilastro di destra, a fianco dell'altare, con ri-tratto ed iscrizione, ricorda che ne11a sotto-stante cripta riposano le spoglie mortali diBarbara Costantini (1700-1773), una popo-lana marinese che, per meriti spirituali, èstata riconosciuta serva di Dio. Ancora oggiquaiche anziano si sofferma in preghiera difronte alla memoria della "Beata Barboruc-cia", come viene affettuosamente chiamatadalla gente di Marino.Una lapide è inserita su1 pilastro de1 tran-setto destro, la cui epigrafe esprÌme i1 ringra-ziamento alla Madonna del Popolo per 1o
scampato pericolo dell'epidemia di coleradel 1837
Un'iscrizione incisa su bronzo, collocata sulpilastro opposto, è opera di Nino Lodi e ri-corda la storica data della Conciliazione trail regno d'ltalia e la Santa Sede l'11 febbraio1929. Noti anche come Patti Lateranensi, g1i
"Accordi di mutuo riconoscimento" furonosottoscritti a Roma nel palazzo di San Gio-vanni in Laterano. A1 centro della composi-
ia Sant'Antonio abate (250-356), che si festeggÌa Ìl 17 gennaio, è il primo grande eremita della storia deì cristjanesimo. Morìultracentenarjo e la sua sapienza è raccolta in 120 massime e in 20 Lettere. Nella Lettera 8 i1 Santo scrisse: "Chiedete concuore sincero quel grande Spirito di fuoco che 1o stesso ho ricevuto, ed esso vi sarà dato". Nella chiesa che fu costruita inFrancia a Motte-Saint.Didier (Xl sec.), ove si veneravano sue reliquie, ì poveri contadini vi accorrevano per impetrare la gua-rìgione da11'ergotismo canceroso, causato dall'avvelenamento da fungo del1a segale, con 1a quale si Ìmpastava il pane, cheprovocava un doloroso bruciore. Nell'ospedaìe che sorse intorno al villaggio di SaÌn-Antoine di Viennojs i monaci antonianiebbero i1 privilegio diallevare maiali a spese della comunità e potevano circolare liberamente per strada, ma dovevano esserericonoscibili grazie a una campanelÌa appesa al collo. II grasso di questl animali serviva poi a curare l'ergotismo che la tra-dizione popolare chiama "Male di S. Antonio" o "Fuoco di S. Antonio" confondendolo con l'herpes zoster. Per questo il maialee la campanelia sono associati nelf iconografja a1la figura del Santo, considerato in seguito per estensione ìl protettore deglianÌmali domestici e di allevamento. Secondo una leggenda popoiare sant'AntoniÒ sarebbe sceso aÌl'inferno per strappareda1le grìnfie del Demonio alcune anime dannate e per questo si sarebbe incendiata la punta del suo bastone. Da qui derive-rebbe Ia sua protezione dagli incendÌ, tanto in casa, quanto nella città, e per questo patrono dei pompieri e dÌ quanti lavoranocon il fuoco. Nella devozione spesso è scambiato con un altro grande santo omonimo, il francescano del XIìl sec. di origineportoghese, Antonio di Padova ( I 3 giugno).
l9
I-
zione la cupola della basilica romana con-
clusa ai lati da due evidenti fasci littori.Lo scudo di Lepanto. Ne1 pllastro destrod'ingresso alla cappella è collocato in un'ap-posita nicchia ncavata ne1 muro, protetta da
una lastra di vetro, uno scudo di legno ret-
tangolare a superficie ricurva, alto z0 cm. elargo 59 cm., coperto di cuoio e dipinto a
bande trasversali rosse da slnistra in basso a
destra rn a1to. La parte superiore sinistrade1lo scudo, che manca, sembra aver subitouna mutilazione. La teca di pietra scura, con-
tenente il trofeo, è dotata alla base di
un'iscrizione commemorativa, la quale lascia
pochi dubbi che non si tratti di uno scudo
tolto al nemlco, quanto piuttosto dell'ex votodi un combattente cristiano testimone di-retto del1'evento e con tutta probabilità na-
tivo di Marino. L'attuale iscrizlone è moltopiù corta e priva di notizie, rispetto a quella
tramandata da Giuseppe Marocco, che un
tempo era incisa nei pressi del medesimo ta-
bernacolo. Quando 1a custodia sla stata mo-
dificata insieme alf iscrizlone e perché a1
momento non è dato saPerlor'.
Un tabernacolo delle elemosine è scavato
nel muro de1 terzo ptlastro. l1 piccolo vano
verticale, rozzamente intagllato, è inserlto in
una cornlce di pietra, sulla quale è incisa una
breve iscrizione: Elr,vosvN,q,/ ss.H'to/ nosRnto/
1770. Un banale portello di ferro protegge le
offerte raccolte dai fedeli per Ì bisognl della
confraternita del SS. Rosarto.
Decorazione della cappella. L'arco smus-
sato dei pilastri de1la cappella che fiancheg-
stucco c:::: ---:: : :::-= --=rali e lavolta Al1 .: -=: - . -:1-'-: - l.ci ovali,
nei quail s:::. ----t -..'-'a -<LitttoRo-
sarlo:asints-:. -ì : -rìi- :-r t-.' quellinel quall Slr, ; -::
-
gaudiosi c l:S -l; - --i-!U. L1 UCtll
.. in altoquelli glor.:s. *---: ::- jecorativo
rappresenta -:- =-...-- "-- - --::nadipre-ghiera, dat'ar.:. - .. -. - = i del SS.
Rosario e aitl i-1. :, -: =. glOInl Sta-
biliti della sei-'''.- =
_ I tr lncornl-ciati da profonde ', : -.: ..: metriche
e intercaiati da te ---= : :-=:-: : ll ciclo di
pitture lspirate a, : s -.: lr rr.::: Rosario
appartiene alla n-.g ::: -r.: --::: barocca
romana, qui prop. :-.= - ' -- -; -"ggio nar-
rativo non privo di s-. - .--=--- = -ì- '. ' , acltà. La
datazione non può ess.:- -.--..'.- r: alla metà
del Settecenlo sia p-' - '. - -- contenute
ne1l'eprgrafe, sia per .e ::.r-: -=:à stilistichedelf ignoto autore Parte::: :a, basso, sul
lato sinistro, nel primo o\ a : : :alpresentata\'Annunciazione: un angeio -:, ,-' :r-','cle con 1a
mano destra indica 11 ciel: e ire Ìla sinistratiene un giglio, menlre 1a', e:g.ne \1aria è in
ginocchio. Il secondo ora,e ^-:s:l'a laYisitadiMariaYergine a santa Elisni';i:,r: :- cenlro due
donne si abbracciano a des:ra s r ede 1a sa-
goma di una casa Nel terzc sl lappresenta 1a
Nascita diGesù,1a Madonra t;e:e ,n braccio ilBambino circondata da se , :.gure: in piedi asinistra c'è san Grusep:e e jlerro di lui lasanta capanna soÌlra -:sll:e :i' angeli con il
cartiglio e f iscrizio:re C.:r , :, excelsis Deo".
Segue laPresenta-ia;'; :" J.-',r ,i. T:titpio: alla si-
rLiscrizioneoriginarialecltava: nO.v./tntttvtpuAl[HocCFlRlsTlANl MlLlTlS/clvpsv[t/.',\'SP-r.. : : ] ì '-'tootCr/CoN.llìASFLl,1Vl\4T\']RCAR\rl/TYLìANl]V]\r1/ÀDESCHlNADESFoRTlSSl]\,1EDECFRTANTlS/aul'.losl'io-,..r"rr.,r." chetradottovuol dire: "ADioOttrmoMassimo,questotrionfalescudodi solciatc.r:-:- --.'..."'- --'' r
':':-ioalleEchi-nadi congììauspict dìpapaPioveal comancJodel condottierosupremoMalcoAn:r:.-:- -'. - - - .--'-' t:l:ll:,llill
.-...-- -.-L-.1-. -:^^-r^ r^il- ^--- ii hia ^ ,{^lì- ^^,^-r- ,. ,::i,.:t deLlO StatOdella Salute 1571, pose a monumentale ricordo della casa di Djo e delÌa perenn: -:-:::: ::- : 'pantificioerelazionetipaqrafkadioqnipaese,vol.r,tt, Roma ì835 p.54. ll testodellattu-: .-: -: : : -- : ': aleriportato
dal condotttero Marcantonìo Colonna dalla guerra santa contro Selimr., Il Rosario (letteralmente: corona di rose) deriva dall'usanza medievale di mettel:
omaggìo dì preghiere beì1e e profumate come 1e rose {fiore simbolo mariano I da :cÌetta cororn, per guLdare la medrtazione e ìa preghiera. Nel Duecento i monaci cl. .
'- . .1.:::,na Pot un
.. -., anadigrani,
=.:. : la corona,
poi sanDomlnìÀludiffu."comestrumentodi conversione.i'lel 1571 ,nn3ieì -::..::: : . . : -::''- lil mondo
crìstìanodipregareconllrosariopelotteneleclallaMadonnal'intercessionel:. .-' = :: ' " - '- "jeiTurchìjn;:.,d";;""t:ìilràirr"i,,"1.trdi Lepantofuattrjbultadal papaallal\rlador:ar.'--.- - -' - :: "''' ' -'":bre'volle
indjrelafestadellaVergÌnedellaVittoriaerntrodurlanel calendariollturglc: .i I -: '-' " :".:s'ilLuppata
dopoilconciliodjtrentosoprattuttodalleConfraternitedelSS.Rosario.::'::.:. .::::: : :- ''''costa)perclnquevolte,intervallataciascunaserledrpreghleredallameditazionei';'Il..-- :=: = -. = 1' ':- '''iadi Cesùi
odi Marianarratociai vangeli.JMisreri sonottadizionalmentequindicl :1 .-l.- , ,.' ':--'" =:-:cicl poste
comportano la recita dt 150 avemarje
20
nistra dell'altare c'è il Sommo Sacerdote co-perto da una bianca tovaglia che tende lebraccia per accogliere il Bambino dalla Ma-donna, mentre chinato tra ie due figure c'èsan Giuseppe, in primo piano un ragazzo in-ginocchiato e drappi sullo sfondo. 11 quintoovale ricorda il Ritrovarnento di Gesù al Terupio:
Gesù è rappresentato in piedi a sinistra, chedisputa con due dottori della fede, mentreuna terza figura è seduta nella parte bassade1 dipinto. Piuttosto rovinato è i1 primoovale da destra in basso con 1'Agonia di Gesù
nell'Orto d,eglitJlivi: Gesù prega in ginocchio e
a braccia aperte davantÌ alla figura di un an-gelo che g1i porge 1a Croce, in basso un apo-stolo addormentato. Il secondo ovalecontiene la Flagellazione di Gesù: molto evi-dente Gesù al centro legato a una colonna,mentre due sgherri fanno 1'atto di colpirlocon fruste da un lato e da11'a1tro. Segue 1'ln-
coronazione di spine: inserita in un arco sulfondo 1a scena mostra a destra Gesù che sichina per ricevere la corona di spine da unsoldato al centro, un giovane accovacciato difronte gli porge 1o scettro, una terza figuraalzauna mano alle spalle diGesù. Nelquartoovale si vede: il Carico della Croce, al centrodell'ovale Gesù procede sul Calvario con an-damento da destra verso sinistra, sulle suespalle campeggia 1a croce, mentre la Veronicag1i è di fronte con un lino bianco, un soldatoè alle spalle e altre due figurine completano1o spazio scenico determinato dagli angolidella croce in alto a sinistra. L'ultimo ovalein alto a sinistra rappresenta \a Crocifissione e
la morte di Gesù sul Golgota: eui ii Cristo è
rappresentato morto con ilcapo reclinato, alpiedi della croce si notano, seguendo la tra-dizionale iconografia, la Madonna a bracciaspalancate sulla destra e san Giovanni da1
lato opposto con una mano sul petto e ilvisorivolto in alto. Ne1la parte alta della cornice i
cinque ovali non sono completi con altret-tante scene affrescate, forse perchè distrutte
dal tempo, oppure mai realizzate. I tre affre-schi presenti, i1 primo, il secondo e il quintocomunque appaiono di nuova fattura e rap-presentano da sinistra a destra: laResurrezione
d,iGesù,1'Ncensione diGesù alCielo, manca la Di-scesa d,ello Spirito Santo, manca 1'Assunzione di
Maria Y ergine al Cielo, è presente I' Incoro nazione
d,ellaYerqine Maria.Notizie della cappella. Fin dalla sua istitu-zione fu custodita dall'omonima confrater-nita. L'altare, in tutte 1e sue parti è
impreziosito di marmi policromi. Fu consa-crato il 2 gennaio 1751 da mons. AntonioBecik, vescovo di Nicopoli, il quale vi poseuna cassetta con alcuni denti, riconosciutereliquie dei santi martiri Faustino, Giusep-pina e altri. Con queste notizie Torquati ri-porta un'antica tradizione, secondo 1a qualesi ritiene che i marmi usati ne11'edicola fra ledue colonne e tutta la decorazione del pro-spetto della cappella provengano, insieme aipaliotti de11'altare principale, dalla sop-pressa chiesa di Santa Lucia, ne11a quale sa-rebbero stati impiegati i marmi provenientidal tempio pagano di Diana Aricina.,' Sem-pre secondo Torquati, la traslazione dell'al-tare è collegata al trasferimento in questacappella della miracolosa immagine di Mariasantissima detta de1 Popolo, dove ancor oggiè venerata, anche se i1 dipinto originale, a
causa di un grave furto awenuto nel 1984, èstato sostituito da copia. La segnalazione diTorquati trova conferma in una Relazione ma-noscritta del canonico Agostino Dante, co-piata da Giovanni Battista Del Sette,conservata nell'archivio parrocchiale, oggidiocesano, che qui riportiamo integralmentenell'Appendice al testo. Ancora Torquatirammenta che in questa cappella si facevanole novene della Purificazione, dell'Assun-zione, della Natività, dell'lmmacolata Con-cezione de11a Vergine, la novena del Nataledi Gesù. Inoltre vi si recitava i1 Rosario neigiorni di martedì, sabato e domenica di cia-
r7 G. Tonou.a.tt, cit., cc. 41 e 42. A tale riguardo lo storico cita, senza indicare il luogo, la testimonianza di Brondo, che aÌtri non è, se non loscrittore rinascimentale Flavjo Biondo (1392-1463). Ho cercato riscontro nella fonte e credo sia da indivtduarsi in Rlma ristdurata etltalia illustratad.iBiondoda Fodi,Venezia,appressoDomenicoGiglio, 1558; inpart. Iepp. lOlel0lv.
21
scuna settlmana;rE mentre nel giorni che an-
davano da1 Natale al1'Epifania vi si esponeva
in modo solenne f immagine del santo Bam-
bino Gesù. Sempre davanti a questo altare si
tenevano molti tridui ordinatr dai devoti ma-
rinesi per ottenere grazie dalla Madonnare
Nella tradizione popolare marinese in questa
cappella si celebravano i matrimoni e qui so-
stavano le puerpere per 1a cerimonia di puri-
ficazÌone necessaria per essere riammesse
nella comunità ecclesiale. Dinanzi a questo
altare e a questa immagine sacra, quando
erano ancora collocati nella soppressa chiesa
di Santa Lucia, avrebbero pregato i soldati al
seguito di Marcantonio Colonna, e forse in-
sieme a lui, prima dipartire per 1a spedizione
navale contro iturchr che si sarebbe conclusa
con la vittoria di Lepanto conseguita la prìma
domenica d1 ottobre de1 1571. Da qui deriva
la dedlca de11'aitare alla Verglne del SS Ro-
sario, dichiarata patrona de11a vittoria da
papa Pio V, e quÌndi anche 1a presenza ne1la
cappella di un cimelio proveniente da1 luogo
de1lo scontro armato.
(4) - CnppeLLA DEL SS. SncneMENro.
Titolo Mocchi. Altare della Madonna delCarmelo. Così è nominata la cappella situata
sui braccio destro del transetto e fu eretta a
spese del cavaliere Giovanni Battista Mocchi,
membro facoltoso di una famiglia martnese
che, come riporta i1 Torquati: "più non esiste
in Marino, ma che già da qualche secolo si
trasferì in Germania".'0 11 personaggio in que-
stione non può non essere che ilterzo grande
musictsta dell'età barocca fiorito in seno alla
comunità iocale, che ebbe rapporti con Gia-
como Cartsslmi e con Bonifacio Graziani,''
oltre che necessariamente con il cardinale
Cirolamo ColonnaLa custodia della cappella era affidata alla
confraternita del SS. Sacramento che 1o man-
teneva durante 1'anno, ne1 corso de1 quale si
svolgevano diverse sacre funzioni, come
quella dell'ottavario de1 Corpus Domini, della
terza domenica di ciascun mese dell'anno, 1a
solenne esposizione i1 primo e 1'ultimo giorno
del1'anno 1'orazione serale di tutti i gÌovedì
de1 mese in occasione della novena di san
Giuseppe e di quella della Madonna del Car-
mine.22 A lato dell'altare c'erano due statue di
legno dipinte, una che rappresentava san
Carlo Borromeo e 1'altra san Filippo Neri'
lnoltre sui lato destro de1la cappella del SS'
Sacramento era collocato un organo, reahz-
zato aspese de1 Comune, che provenrva daila
chiesa dl San Giovanni. Un benefattore ma-
rinese, Tommaso Masini, costituì un censo
per testamento rogato dal notaio Terziani di
Marino il 14 aprile 1619 per il manutenztone
de11'organo e per il mantenimento de11'orga-
nista. Dopo 1a soppresslone della chiesa dÌ
San Giovanni l'organo e 11 relatlvo censo pas-
sarono alla chiesa dl San Barnaba Tale or-
LE I misteri gaudiosi sr contemplano il luneclì e rl sabato quelli dolorosi.il martedì e il venerdì e i gioriosi r1 mercoledì e la domenica' se la
citazione di Torquati è corretta vuol clire che ì confratelìl recitavano il rosario con tutte le meditazioni nei gìornì da lui citatì oppure Ia
meditazione pariicoLare era concentrata nei tre giorni jndrcalj anziché tn sei'
r!' G. Tonou,qrt cit., c 42.
rr'C Tonouru cit. c. 42
rr La figura di questo rnusiclsta è ancora molto poco nota. Vedi accenno di u. oroner , ciacofiia Carissini e l'otatario r,tusicale rowatto, "strenna
deì Rom anisti,,, Rom a Ed. Roma Amor, 2006, pp. lzt -+Lz , e del m edesim o Un conLribuLo alla bioqrafia del n'tusicista Bonifacio Graiiani' in 'stren n a
cler Romanisti" Roma, Ed. Roma Amor, 2010 p. 508. Di G. B. Mocchi (1620 ca - 16881 sappiamo che nacque e crebbe a Marino dove studiò
musica e che anche lui, come Carissimi e Graziani, fu attrvo pr"r.o ìl Co1leglo Germantco ungarico deì cesuiti fra il 1630 e il 1646 dove
ebbe il ruoio cLi soprano castrato. lntorno alla metà del Seicenio lasciò I'ltalia per raggiungere Neuburg in cermania dove ricevette I'incarico
di maestro di cappeìÌa dei conti de1 palatjnato. r-u "otllu rui personaggio data da-òerr,qxo Mononr, Dlziomario di erudizione st|rita-ecclesiastica
Venezia vocccxLrir, vol. xLrr, voce Nilarino p.4g è in pu.i" ruo*iun," po"ilhé dice, "ll cav. Mocchivalente scultore fu chjamalo alla corte di
Bavìera: nella crociera della collegiata edjficò un bellissimo altare con colonne dr marmo colorato ecl aitri ornall ' Resta confermata la
notjzìa che Mocchi sia anclato in cermania come grà sappiamo, ma non era uno scultore, bensì un musicista L'equivoco di lvloronl può
essere statÒ generato daìla notizja raccolta dai suoj collaboratori che Mocchr aveva realizzato I altare in questione come scultore anziché
come committente. Altro motivo di confusione potrebbe essere derivato dall'omonrmia con lo scultore barocco Francesco Mochi {con una
,,c" soìa) che pure è attivo in san Barnaba nella progettazione dell'edicola del cardinale Girolamo Colonna sulla parete destra de1 presbiterio
(v. nota successival. Ma ,n qu"r,o caso non.oìn.ù"r"Àb"ro 11 luogo dì nascita, ii nome di battesìmo e la forma scempta del cognome'
, Cfr G. Torquati, cit., c 43. Lo storicÒ riporta anche che I'altare fu piir volte colpito da fulmini che annerirono 1a cornjce e gli angeìi di stucco
clorato posti alla sommità dell'altare. lnoltre è interessante Ìa memoria, seconclo cui prima del quadro della Madonna eta dìprnto a fresco
sopra l altare un Crocifisso, poi scomparso. potrebbe essere rlntracciabile sulla parete di fondo della nicchia' oggi coperta dalla tela dipinta'
22
gano fu pol spostato nell'antistante cappelladi San Bartolomeo, perché troppe volte, inoccasione di temporali, fu danneggiato dascariche elettriche provenienti dal sopra-stante campanile. Ogni volta i1 meccanismofu riparato a spese del Comune, il quale allafine dell'anno 1870 non volle più sostenerela spesa per mantenere l'organista.23
L'altare è circoscritto da una ricca balaustrae si presenta con un prospetto barocco digrande effetto plastico, esaltato da un deli-cato cromatismo di marmi.'o L'a\zala dell'al-tare emerge da un fondale a parastemediante due colonne con capitelli corinzi esi conclude in alto con un timpano spezzatoestroverso. La profondità è assicurata percontrasto con l'avancorpo da una parete cir-colare a mo' digrande nicchia, oggi nascostadal quadro. Su1 fondo di questa parete unavolta era dipinta una grande croce. In corri-spondenza delle paraste due plinti sosten-gono altrettanti putti lignei. Alla base deiplinti, ai due lati dell'altare, c'è lo stemmaaraldico del committente: Giovanni BattistaMocchi.', In alto domina il fastigio, nel cuicentro campeggia un ovale nero con la stellaraggiante, simbolo mariano, sormontato dauna corona. A1 culmine si eleva su11'arco divolta 1a croce che dà i1 titolo a1la cappella. Iltabernacolo, dove si conserva il SS. Sacra-mento, è realizzato in finissimo marmo fioredi pesco. Il paliotto è realÌzzato a tarsia poli-
croma, particolarmente raffinata per il dise-gno e per i colori, con marmi a rilievo e in-treccio elaborato. Al centro è i1 grandequadro della Madonna del Carruine di LuigiGarzi.26ln alto è rappresentata la Madonnaseduta con il Bambino, mentre con la manodestra porge 1o scapolare a santa Teresad'Avila, posta in ginocchio su un piano infe-riore e con lo sguardo rivolto alla Vergine delCarmelo. Dalla parte opposta, su un pianoleggermente inferiore, è rappresentato un'al-tro importante personaggio riconoscibilecome santo carmelitano per i1 tipico abitomarrone con cappa bianca dell'Ordine, cheosserva i1 colloquio estatico del1e prime duefigure. Oualcuno, forse per analogia con il di-pinto di Pietro Novelli conservato a Palermo,ha proposto sia sant'Angelo di Gerusalemme(1185-1225) che si festeggia i1 5 maggÌo.Molto più probabilmente e concordo in ciòcon Lovrovich" sitratta di san Giovanni dellaCroce (1542-1591), primo perché si tratta diun santo coetaneo e conterraneo di santa Te-
resa, poi perché entrambl mistici furono fra i
più importanti riformatori dell'Ordine nel-1'ambito della Riforma cattollca scaturita daicanoni fissati da1 Concilio di Trento, infineperché sant'Angelo è rappresentato in generecon i1 petto trafitto da una spada che qui èassente. Nella parte bassa del dipinto si agi-tano le oranti anime del Purgatorio. La telaappare deturpata in più punti e male restau-
2J G Tonouer, cit., c.44ra NelÌe paraste il rosa violaceo del Portasanta, nelle coionne il rosa a vene bianche del CottaneÌlo mischio, sui plinti i1 rosso variegato de1
Diaspro di Sicllia, su1 paliotto: Verde antrco, Giallo antico, Nero e Alabastro. Sulla balaustra c'è Bigio antico con specchi di Diaspro.:t Non è uno stemma noblÌiare. Ai lati presenta frange e caulicoli. Nella parte bassa è rappresentato jl mare. Sopra campeggìano tre stelle,
di cui una cometa, sovrastate da una croce con un lungo braccìo traverso. Se Mocchi è veramente il musicista che abblamo supposto, lostemma potrebbe essere jnterpretato come una rappresentazione simbolica delle tre stelle: Carissimi (cometa) seguita da Craziani e daMocchi.
26 L'autore del quadro è stato riportato da G. Lovnovrce,, Lo vedi...ecco Marino, cit., p. 86 con jl nome "L. Gazzj", assolutamente ignoto. Tant'èche F. CeleenEsr , Marifil e il suo territorio, cit., p. I 0, Io nom ina: " Luigi Gozzi", facen do riferim ento all'unica fonte disponibile: Girolamo Tor-quati. E aggiunge il commento: "Un maestro non altrimenti conosciuto, forse dÌ formazione locale". Credo che I'equivoco sia stato generatoda un'errata lettura del ms. dì Torquati da pafte di Lovrovich e che rn seguito Calabrese abbia u]teriormente storpiato il nome, non veri-ficando la fonte, ma adattandosi alla citazione precedente, come in seguito hanno fatto anche altri. Invece, da una lettura più attenta delms. deÌ Torquati, appare evidente che si tratta di LuigÌ Garzi, il cui nome per due volte è scritto con tratto ìnequìvocabile e sottolineato(Cfr.G.Torquati,cjt.,c.43l .L.Garzi nacqueaPistojanel I63BemorìaRomanel lT2l.Fuunodei principali allievi di AndreaSacchi.Feceparte della Congregazione dei Virtuosi deÌ Pantheon, di cui divenne reggente nel 1680, e fu accademico di San luca ne1 I620. Fu attivo tral'altro nella chiesa romana di Santa Caterina a Magnanapolicon l'affresco dellavolta Triont'o dtsantaCaterina(1713) e in quella di San Carloal Corso conunaAlleqoriadellaFede. Nella stessa chiesa si è già detto, nella precedente relativa nota, della presenza di aitro pittore presentein San Barnaba: Francesco Rosa, di cui il Garzi fu collega nell'Accademia di San Luca. Occorrerebbe un competente confronto stÌlisticofia le varie opere di Garzi con quella della Madonna del Carmine in San Barnaba per attrÌbuirne definitivamente 1a paternìtà. L'ancona è lu-nettata e misura m. 2,35 pq m. 4,70. La pittura è olio su tela.
27 G. LovnovrcH, cit., p. 86
Ix
I
rata agli inizi de1 xx secolo, a causa de1la pes-
sima usanza dei fedeli di bucare 1a tela per
appendervi g1i ex voto.2E
Acquasantiera. Tra l'esito de1 transetto e
f inizro della navata destra, in corrispondenza
della porticina laterale che dà su1 corso prin-
cipale, incassata ne1 muro dei pilastro parete,
unatazza di marmo semtcircolare fa bellis-
sima mostra di sé. All'esterno è decorata da
petali arrotondati verso 1'a1to, circoscritti da
un cordlno e intervallatida ovoli. llbordo su-
periore è lavorato con motivi tipici della de-
corazione architettonica: lunette alternate a
dardi. Ai lati sono due anse a ricciolo' Si
tratta di un'esecuzione artigianale elegante
per i motivi classicheggianti, ma con impre-
cisroni proprle de1 periodo della fattura rlsa-
lente al tardo medioevo. Nelf insieme
l'acquasantlera, ancora in funzione, ricorda
la corolla di un fiore. La sua presenza Ìn San
Barnaba si spiega come materiale di spogllo
tratto da una deile due chiese medievali di
Marino, San Giovanni o Santa Lucia, sop-
presse e sconsacrate per consentire 1'ere-
zione della basilica.
(5) - AlrenE MAGGIoRE e PRESBITERIo
L'altare era anticamenle fornitc li ;: i:::':paliotto dì marmc g;a l- a: - :marmo nero e ma:l Ie:.: a
condo Torqua:l : -:-^- :-spoglio ro-l .:, :; ^:'della soppressa -' ::: I j.-qualesivenera'"a :---ia -.: --
de1 Popolo anc:basilica di San
23 G Tonou,il.. ct :ignoranti collls ::rìterebbe ì oPe::
2e C. Toncu;r . cll :r0 Alle carte soPr. :
San Bartolorr.. -.S. Felice \rescr', : -nominato il I r.:.:-:consacrazicne :: ,retum tn Prc-, : .:nola eSSeIÉ rt -'Stato Cltato flil-: =:-
rr C LO!pO,. C: it -_ .:
24
bero stati prelevati 1n età medlevale dal tem-
pio di Diana Aricina (v. cappella de1 SS Ro-
sario).'e I gradini dt marmo dell'altare furono
restaurati (sostituiti?) intorno al 1870 a spese
dei canonici. Ancora i1 TorquatÌ riferisce che
il paliotto rlvolto verso i1 coro fu dlstruttoforse proprio nel corso di tali lavori L ara
maggiore fu consacrata ne1lo stesso glorno
insieme all'altare della cappella di San Bar-
tolomeo da mons. Antonio Sanfelice ve-
scovo3. i1 14 maggio 1703 e come giorno utileper i1 solenne anniversario di detta consacra-
zione fu stabilito prima il 20 ottobre, poi spo-
stato alla terza domenica di ottobre che
ancora si osservava a1la fine de1l'Ottocento'
La consacrazione dell'altare fu rogata dal no-
taio marinese Francesco Antonio Alessan-
drini. Le reliquie poste alf interno del1'altare
in una cassetta di piombo con allegata certi-
ficazione scritta su pergamena appartengono
ar santi martiri Felice, Urbano, Benedetto e
Bonifacio. Nel 1978 l'altare fu adeguato a1la
nuova liturgia, in modo taie che il celebrante
non volga 1e spa11e a1 popolo Fu incaricato
del progetto 1 architetlo Sergro Checca dÌ
Grottaferrat:a È s:at: sc le',alo 11 pavimento,
'ea'z--=: j -' .--= l :- :-o:te in posizione
::r-: . a-:are ln funziOne- ='.- Paliottoeln- - ::=: - jei celebranti,: - : : -. -: .nnaizatO, in
-:'' -r- - :aie di tutta 1a
Ben me-
e que1lo di: D. Antonio:a di Nardò:.leìla della
antica Ne-
che ctta tnE che sla
croce astile, realizzata dopo 1a riforma litur-gica della messa (1969), dal prof. Augusto Ra-
nocchi. Ne1lo stesso perlodo, per sottolinearei1 legame tra i sacramenti de1 battesimo e
dell'eucaristia, fu spostato i1 fonte battesi-male dalla Cappella di tutti i Santi a fiancodell'altare, quasi a ridosso dell'arco absidale,sulla destra di chi osserva.
Il tabernacolo posto sull'altare è costituitoda una parte centrale di peperino rivestito divari marmi. Ha una base circolare che so-stlene la nicchia di marmo giallo antico e ala-bastro e una mezza cupola sormontata dauna corona. Il tempietto è circondato da unfila di colonne di marmo fior di pesco con ca-pitelli compositi di bronzo dorato. La deco-razione è costituita da due testine dicherubini, palme di bronzo dorato, due pic-coli candelieri e un globo crucifero che con-clude in alto f intera architettura. I1
tabernacolo tempietto risale alla prima metàdel Settecento. Non se ne conosce l'autore,anche se per il disegno di sapore rococò, do-tato di notevole senso delle proporzioni, diun intricato insieme di soluzioni di spazi e dipianta, dobbiamo supporre trattarsi di un ar-chitetto. Del resto la fattura non è di meno,ci troviamo di fronte a un'opera di alto arti-gianato marmorario che ha adottato una ri-cercata scelta di pietre, unita a una sapientetecnica di lavorazione indispensabile anchesoltanto per f inserimento delle parti dibronzo sul marmo.
Il fonte battesimale risale al xvrrr secolo edè di autore ignoto, ma di pregevole fattura e
meritevole di attenzione come una delle mi-gliori opere diarredo sacro dalle caratteristi-che e gusto tipicamente settecenteschi. Hala forma di un piccoio tempio ed è compostodi due parti: la base ripartita in quattro lobicon la superiore vasca in marmo e il sopra-
stante tabernacolo a pianta circolare reahz-zato in legno dipinto. 11 tempietto ò attor-niato da sedici colonne con capitelli doraticontrapposte a iesene, che sostengono, al disopra di un aggettante cornicione modanatoe dentellato, una cupola ad arco rialzato,sulla quale domina una statuetta in legnodorato raffigurante Gesù. Su11o sportello con-cavo appare un dipinto poco leggibile ma ca-ratterizzato da tenui colori pastello.
I santi Giovanni Battista ed Evangelistasono rappresentati in una tela ad olio (cm.1 l7 per cm. 128) che si conserva oggi ne1 corodella basilica, sulla parete sinistra a fiancoall'altare. Non era questa 1a collocazione ori-ginaria del dipinto. Infatti, pervenuta in SanBarnaba da11a soppressa chiesa medievale diSan Giovanni, i1 quadro fu esposto inizial-mente sull'altare di una cappella, poi ri-mosso. La figura del Battista con le spallenude e del1'Evangellsta riccamente panneg-giato sono affrontate tra loro, ma entramberuotano i1 busto di 45" in direzione opposta:i1 Battista volge 1o sguardo a destra, l'Evan-gelista a sinlstra, con l'intento di incrociare1o sguardo de11'osservatore e di captarne l'at-tenzione. La composizione, oltre a questosingolare espediente figuratlvo, si completacon 1a levata del braccio interno (sinistroquello del Battista, destro que11o dell'Evan-gelista), in modo da creare una profonditàprospettica e uno spazio interno a1 dipintoche obbliga a convergere al centro della tela,il cui fondo è pressoché nero, mentre le brac-cia esterne piegano in basso angolate in ma-niera da formare nel1'lnsieme una losanga.Per contrasto cromatico spiccano le partiscoperte del corpo colpite da1la luce e i1 co-lore del panneggio. L'opera è attribuita a Giu-seppe Cesari, meglio noto come il Cavalierd'Arpino." I1 dipinto, datato fra il 1620 e il1630, appare come una delle esecuzioni
:: Orìgìnario dì Arpìno, Gìuseppe Cesati (1568-1640), allievo del Pomarancio, entrò da giovane nell'Accademia di San Luca dj cui fu presidentea più riprese. Nel 1586 entrò a far parte della Congregazione dei Virtuosi del Pantheon. Nella sua bottega entrò a lavorare nel 1593 ilgiovane Caravaggio. ll ciclo di affreschi nel Palazzo dei Conservatori el'Ascensione nel transetto di San Giovanni in Laterano sono soloalcune delle sue opere più conosciute tra le innumerevolj.
i-
tardo manieriste de11'autore, a causa dei vo-
lumi sommariamente definiti e del modulo
compositivo. Tuttavia 1'uso del chÌaroscuro e
la severità indecifrabile dei volti sembra con-
tenere una non trascurabile contaminazione
caravaggesca.
Il Martirio di sanBarnaba è il soggetto pitto-
rico che occupa gran parte della parete dl
fondo del presbiterio. Sl tratta di un quadro
di grandi dimensioni (m. 4,23 per m' 3'70)'
Intorno aila tela una grande cornice barocca
si staglia sul fondo piatto della tribuna sopra
gli sta11i de1 coro. Ai quattro angoii spiccano
altrettante valve di conchiglia a coste rag-
giate piuttosto profonde. A1 centro di ciascun
lato si aprono quattro cartigli, di cui que1lo
superiore reca 1a scritta dedicatoria al santo
tltolare: Dtvo BARNAeaE, mentre quello infe-
riore espone i1 blasone de11a famiglia
Colonna: una colonna 1n campo rosso sor-
montato, in questo caso, dal galero cardina-
lizio de1 cardinaie committente. Da alcune
fotografie dei primi annidel novecento è pos-
sibile vedere anche delle lunghe stole di
stucco dorate, sparite nelcorso diqualche re-
stauro successivo, che dipartivano da1 centro
dei cartigll e correvano parallele quasi fino a
toccare 1e pettìnidi d'angolo. I1 bianco perla
e 1'oro sono I colori dominanti di questo ec-
cezionale ornamento di stile barocco proget-
tato da1 medesimo Antonio Del Grande, che
Il dipinto ne ,t-=3 =:- =-= =:alo eseguito e
sl trovava lr, ;:a :::ll: sala di Palazzo
Colonna a Martn: - :'-:a:::,re commissio-
nato e acqutsla:: :, :a:l-na1e Prima de1
1648 ne11'attesa cr :>s::= :--.iocato rn basi-
lica, dove intantc fe-. e.,:: - -a" orl di edifica-
zione.'3 Lo stesso Gue::-:,: scrlr'eva nel 1643
clue lettere a1 cariina-e ::mmittente Giro-
lamo Colonna che i1 q;adrr a lul commissio-
nato veniva dipintc cal suo allievo
Bartolomeo Gennari Di nuovo ne1 1645 il
Cuercino dichiarava ir una successiva corrì-
spondenza che i1 quadro era terminato con
alcuni suoi personali rltocchi." Sitratta dun-
que di un lavoro di bottega dove a1 maestro
sr deve i1 progetto e i1 disegno preparatorio'
1'esecuzlone affidata ln gran parte agli allievi'
con una supervisione e un ritocco finale del-
i'artista che ha ricevuto la commessa r Oue-
sto, dopotutto, era i1 modo diprocedere della
bottega: un grande numero di committenze
che trovava soddisfazione soltanto con un'or-
ganrzzazione parcelllzzala deit lavoro Oltre-
tutto i1 Guerclno aveva un tariffario che
varlava a seconda del numero de11e figure ri-
chieste nel dipinto commissionato E non era
raro che altre figure venivano aggiunte suc-
cessivamente, su richiesta de1 committente'
non previste dal disegno orlginario, anche a
in questosoluzioniniana.
-:: .e si richlama a::.:arione borromi-
, Cfr. A.e,c cosr,quecne, tsart'l,r,le: Gennari, in. L'Arte per i papi e per i principi della.lmpaqna roruana qrande pittura del'6ao e del'700' vof i' Roma
1990,p 7i rÌ dipinto,ir"ri"irrpàit"Jj uninventarioa.i'ro+sdeileoperecollezionateda1 caràinalepressoil PalazzoColonnadrMarino'
aggrornato nel 1653.
3a lbid., p. 7l ep.72.Al .guardo sono citate ricerche cli P B,qcnr, Benedettacennarielabottegadelcuercina' Bologna' 1986 lche però posticlpa
erroneamentel'operaal 1660),cfr.p. 199enota25. L.Sr.lenuo, ldipintid,elcuerci.no'Roma1988'l1 primoadaverattribuìto1'operainsan
Barnaba a Bartolomeo Genna, è c. nor,, Bartolor,tea cnrnàri il^:oin:tnario EncÌclopedico Bolaffi dài pittori e deg]i incLsori italiani dall'Xl
al XXsecoLo",vol.V,TorinolgT4.SegnalazionegiànotaaFCar.a.snEss,Marinoeilsuoterritorio l98l'cit''p'10'
:r5Gjovanni FrancescoBarbierr,dettoil Guercjno(l59l-1666) èstatounodei maggiori epiùorigrnalì pittori di manìerapertl rìnnovamento
lumjnistico, poi uno degli esponenti del classicrsmo barocco. Nei 161 7 dìede vjta a una sua scuola di pittura a Cento nel Ducato di Ferlara'
suaclttànatale,fraiquall aÌlievi si annoveraBartoiomeoGennari FuchiamatoaRomanel l62ldapapacregorioXV'AlessandroLudovisi'
suo ammiratore. Rrtorna a Cento neì I623 dopo la morte del papa suo protettore. Da quel momento ìn poi il Guerctno organizzò la sua
bottega a livelio "inciustrirl" , .on una sorta ii vendita per coiriipondeÀ'u "
ton una clientela internazionale
Bartolomeo Gennari l1594-1661 .),natlvo di Cento e figlio di Benedetto, il primo dei maestri de1 giovane cuercino' operò sempre nella
bottega di questo, insieme al fratello Ercole che ,poro'ir.iu Éarbieri, ,or"ilu d"l Guerctno. Dal modello del maestro Bartolomeo poco si
è clistaccato, assomigliando il suo stile a queilo del1'ultima maniera de1 Guercino, ma con più morbÌdezza d'impasto e forza del colore' si
veda al riguardo :Lascuola delGuercino,a c. cii E. NEcpo, M. PrnoNotr'rr, N. ROIo, Modena 2004 e A' COSIAMACNA' inLdrteperipapieperiprincipi'
cit.,p.T2,secondolaquale"il quadrodi Marjnoèawicinabìle alsanDonenico(1645)e allaDeposizione(16491 acentosoprattuttoperlaìn-
cisività del chiaroscuro".
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scapito dell'unitarietà dell'opera. Ad esempioè il caso de11a Visione di San Filippo Nari, ove"l'asimmetria della composizione che si puòvedere oggi è dovuta al fatto che Guercinoaveva progettato il dipinto per sole tre figure:non c'era abbastanza spazio ne11a parte su-periore centrale per 1a Madonna e il Bam-bino, ed essi dovettero essere collocatilontano da una parte".:u Oualcosa del genereaccadde anche per il quadro de1 Martirio di san
Barnaba che è in basilica. Ma la "colpa" fupluttosto del committente. Infatti, piuttostoche commissionare una pala d'altare chefosse nello stesso tempo dl grande qualità,oltre che di grandi dimensioni, come era ri-chiesta per la chiesa di Marino, che sarebbecostata una fortuna, i1 cardinale GirolamoColonna che povero non era, ma che non vo-leva spendere più ditanto per una chiesa im-portante come 1a basillca di San Barnaba, mapur sempre di provincia, si accontentò di undipinto di bottega, che passava per un "Guer-
cino" senza esserlo più ditanto. L'importantenon era che il dipinto fosse tutto intero de1
Guercino, ma piuttosto che risultasse essereun "Guercino". ln ogni caso il cardinaleavrebbe avuto la sua soddisfazione, facendocomunque bella figura, considerate le dimen-sioni del dipinto e la provenienza da Bolo-gna, che allora era stimato uno dei centriartistici più in voga, non solo in Italia, ma ad-dirittura in Europa. A11a morte diGuido Reni,infatti, 1l Guercino si trasferì nel 1642 daCento a Bologna e prese il posto de1 suo an-tagonista, rilevando le di lui committenze e
perfino gli allievi del1a sua scuola. Lì ilpittoreincontrò il cardinale Girolamo Colonna, chefu nominato arcivescovo di Bologna il 30 ago-
sto de1 1643 e dove questi rimase titolaredella cattedrale fino a1 2 i novembre del 1661 ,
quando ebbe la nuova nomina a vescovo diFrascati. Dunque Bartolomeo Gennari avevaterminato di dipingere il Martirio di san Bar-naba nel 1645 ma in precedenza Guarcinoaveva "imbastito" il lavoro e l'aveva seguitoneltempo. Tutto ciò è provato da quattro do-cumenti presenti nell'Archivio Colonna: unalettera del 7 gennaio 1643 inviata da Bolo-gna, nella quale Guercino dichiara a Giro-lamo Colonna (che dopo pochi mesi sarebbestato investito della nomina diarcivescovo inquesta città), di aver proweduto a fare un di-segno, un'idea da sottoporgll, in merito allarichiesta avanzatagli di rappresentare i1 mar-tirio di san Barnaba, e nel far ciò dÌ essersrispirato alla Legenda aurea di Jacopo da Vara-gine3' e di averglielo inviato per l'approva-zione; una rlcevuta del 27 maggio 1645 aflrma di Gennari per il pagamento di 250 liredi acconto per i1 dipinto in questiofle; uflalettera del 5 luglio 1645 che l'opera pittoricaprocede bene e che Gennari ci sta lavorandononostante 1a febbre malarica g1i abbia fattorallentare il lavoro; infine una lettera diGuercino a Girolamo Colonna del 28 ottobre1645 dove si riferisce che 1'opera è appenaterminata.38
A1 centro della rappresentazione due car-nefici conducono al martirio san Barnaba (i1
Santo viene raffigurato ancora vivo, secondouna de1le due tradizioni agiografiche; mentrel'altra vuole che i1 santo sla stato inveceprima lapidato e poÌ bruciato): uno sgherrofa leva con un paletto di legno per spingereverso i1 fuoco il corpo del Santo seduto perterra con le mani giunte in preghiera e 1o
16Cft.D,qvtoM.SroNE,Guercino.Catdllqourupletldeidipinti,Firenze,Cantinj, l99l,p. 13.rr lacopo da Varagine, oYarazze (1228-1298) era un frate domenicano, poi beatifrcato, che scrisse laLegenda ar{rea, altrimenti nota come
Legend,a sanctoruru, la quale altro non è che una raccolta di I 50 vite di santi scritta in forma apologetìca e didattica.r3 Cfr. D. M. SroNÉ, cit., p. 14. Nella lettera del 1643 Cuarcino illustra jl soggetto al suo committente: "...ho mandato Ì1 disegno da me tatto
per Lei, ciovè iÌ Martirio di San Barnaba Apostolo, nel modo che racconta il Varragine, quando fu con una corda al collo strascinato pergetarlo sopra di un fuoco, et ho cercato di farlo copioso di figure perche dovendo Ia misura del quadro essere assai grande, magìorm.teresterà pieno il sjto del quale andrano coÌorite le figure, e quando r1 Sig. Gennari farà I'opera, non restarò di darli ogni havertim.to et ha-juto". Ancora più interessante è quanto riferisce Guarcino nella lettera del 5 luglio )645:"In tanto confermo a V. E. R. la mia buona volontàche ho di servìrla et non ho mancato sino ad hora di far al medesimo Cennari alcuni havertim.ti così finito che havrà 1'opra, ritocherò ilSanto in quelle parte che occorerà... ".
t
sguardo rivolto a1 cielo; l'aitro sgherro a
fianco è teso nello sforzo ditrascinare i1 mar-tire con un laccio stretto a1 collo. Sulla de-stra, in primo piano, 1a fiamma si ritrae per
non offendere le membra di san Barnaba, se-
condo 1a tradizione del miracolo narrata nellapiù diffusa fra 1e agiografie delSanto: "...man-
darono fuori della porta occidentale alcuni diessi, acciò che segretamente preparasserobuona quantità di legno, per abbruciarlo, eduna cassa di piombo per sommergere nelmare le di lui ceneri. Venuta 1'ora destinata,con lanterne, ed ogni sorta di armi, che inquei tempi si usavano, andarono alla Sina-goga e legatogli al collo un grosso canapo a
guisa di fiera indomita 1o condussero al Pa-
lazzo dellaGiustÌzia". "spirata la felice animae volandosene alla gloria, il corpo fu gettatonell'ardente rogo, qual restò illeso, che nep-pure un capello rimase offeso dal fuoco".
Altre due composizioni, poco integrate algruppo centrale, completano i1 dipinto: su1la
sinistra un gruppo di tre o quattro persone,in abiti rinascimentali, sembrano fra loro in-differenti a1la scena drammatica, o forsecommentano, assecondando i1 raccontodella tradizione: "...1'awersario Elima preno
di veleno e livore, radunato buon numero disicari e perversi gentili, seco 1i condusse allaSinagoga". Sulla destra un drappelio di guar-
die provviste di armatura moderna, assistealla scena in posizione di riposo. In alto, alcentro dei dipinto, un angelo indica il cielo,mentre nella sinistra abbraccia 1a palma delmartirio. ll risultato è que1lo di una compo-sizione non omogenea, ilgruppo che tiene daun punto di vista formale è soltanto quellocentrale, rappresentato dal Santo e dai duesgherri. Le altre figure sembrano di riempi-mento, specialmente i1 drappello dei soldatiarmati di lancia che, disposti in fila indiana,servono soltanto a procurare i'effetto pro-spettico di profondità spaziale. Altrettanto ri-
sulta incombente e .: .. > ,. 1. gura dell'an-gelo maggiore che :::-:3 : =:an Parte su-periore della tela l,i= : : : -: .pìegarsi con
f intenzione idec-:g,.a::=: -: onentata divoler awicinare il d.',.:: a . -rano di accor-
ciare le distanze ira .. :.=.: e la lerra, comene11a Vasfizione di -.iti: C,,,;....;;'.: ,i..\cluitania del1620, o come Sdtt Frrti:--i-.--; .,; .-:i1i-ii ton sanBe-
nedetto dello stesso p=-t- :: lnsomma se 1o
scopo era quello di far c:r .::ge re Io sguardodell'osservatore su1l ,Àpcs::Ìc seduto a terra,l'effetto ml sembra che s.a ::posto a1 puntodi distogliere l'attenzicne e di attenuare la
tragicità del1'episodio narra:o in primo piano.
Anche se il modello di rilerlmento per Gen-
nari è 1o stile paludalo del secondo periododi Guercino, che prevede i1 distacco dei per-
sonaggi di contorno da1la scena pnncipale(in questo caso rl martirio del Santo), alpunto da sembrare il tutto una solenne co-reografia di maniera persrno poco convin-cente, come ne1 caso della Morle diDidone del1631, conservata a Roma nella GalleriaSpada, Tuttavia Bartolomeo Gennari mostrauna discreta capacità pittorica e una decisa
incisività per il chiaroscuro.ie
Due edicole monumentali sono situate sim-metricamente, una di fronte all'altra, ai fian-chidel presbiterio, sopra gli sta1lide1 coro. 11
prospetto dl ciascuna di queste è formato da
due colonne ai lati con capitelli compositiche sostengono un architrave sormontato da
un timpano spezzato, a1 centro del quale
campeggia 1o stemma dei Coionna. Fra i ca-
pitelli e i1 timpano c'è un alto fregio dimarmo rosso di Verona che è ripetuto suglistipiti retrostanti le colonne e in altre partidella nicchia. Gli elementi sono disposti inmodo tale che il marmo bianco risalti e quasl
separi i singoli elementi architettonici. Sugllspioventi curvideltimpano svettano due sta-
tue di sirena dalla doppia coda.oo Fra le due
re Cfr. A. CosrANlACNA, Bartolomeo Gennari, in: L'Arte per i papi, cil, p. 72.
a0 La sirena bicaudata, o dalla doppia coda (erroneamente detta: melusina),le cui estremità sono tenute una pet ciascuna mano è un simboloaraldico de1 ramo di Paliano delÌa famiglia Colonna, cui appafieneva il cardinale Girolamo, che significa: persuasione. Un emblema,questo, che ritroviamo anche in altri monumenti del castello di Marino, come ad esempio sulla vasca ottagonale della Fontana dei Mori.
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mensole a mascherone che sostengono cia-scuna edicola c'è una lapide con cornice a vo-lute e iscrizione. In due documenti conservatinell'archivio Colonna si nota che, sia il con-tratto stipulato il 24 ottobre 1651 con 1o scal-pellino Carlo Spagna, sia quello successivostipulato con 1o scalpellino Gabriele Renzldel 27 novembre 1653 per 1'esecuzione de1 1a-
voro, entrambi sono sottoscritti da AntonioDe1 Grande, il medesimo architetto della ba-silica di San Barnaba, il quale fÌgura anchenel1a veste delf ideatore delle due edicole.*'In particolare a Carlo Spagna si deve la rea-lizzazione di queste per Ì1 compenso di 500
scudi ciascuna, ma con il vincolo di terminedel lavoro entro i1 mese di maggio del 1652,
e a Gabriele Renzi il completamento de1 la-voro entro ilmese digiugno del1654, ché nelfrattempo il primo scalpellino era deceduto,e anche la scultura de11a statua del cardinaleposto nella nicchia di destra. Nella nicchia disinistra attualmente vuota avrebbero dovutoessere riposte le reliquie del Santo patrono,mentre in quella didestra si sarebbero dovuticonservare i resti mortali del cardinale Giro-lamo Colonna, ma contrariamente al suo vo-1ere, essendo egl1 morto all'improvviso nel1666,fu sepolto a Roma nella basillca disanGiovanni in Laterano e mai 1e sue spoglie fu-rono poste in questa superba edicola che po-trebbe ben figurare in una qualsiasi dellegrandi basiliche romane.42
Il cenotafio del cardinale. La statua monu-mentale di Girolamo Colonna, posizionatanella nicchia di destra, è impostata su unabase esagonale in marmo bianco, girata di45' rispetto all'apertura, in modo tale che1'orante sia rrvolto al1'altare maggiore sotto-stante. Sulla base poggia f inginocchiatoio dimarmo rosso di Verona, la cul forma cilin-drica del fronte contiene il corpo marmoreodel personaggio, panneggiato nel1'abrto car-dinalizio, piegato sulle ginocchia e nell'attodi pregare a manl giunte. Al centro delf ingi-nocchiatoio campeggia lo stemma in marmobianco de1 cardinale. La formidabile scultura,anche in assenza di comprovanti documenti,si attribuisce generalmente a FrancescoMochi (1580-1654) e si fa rÌsalire agli annidella committenza delle due edicole 1651-1654. Rispetto al modello berniniano del ri-tratto, 1'espressÌone del volto del cardinalesarebbe propria di Mochi: ispirata e intensa.Così pure la minuziosità dei particolari del-l'abito e il modo di trattare le superfici con-durrebbero a Mochi, piuttosto cha ad altriscultori coevi.o'
Gli stalli del coro (m. 4 da terra) sono data-bili a1la seconda metà del xvtt secolo. Co-prono in basso buona parte de11a parete de1
presbiterio e offrono venticinque alloggi. Nelcomplesso la struttura, che è interamente inlegno di noce, si presenta semplice e austera,sia il fronte delf inginocchiatoio, sia le spal-liere sopra i sedili: alti schienalicon profondi
r G. Toruesserrr, CampagnaRoruana, vol. IV, ed. 1910, cit., p.250.
'r Girolamo Colonna, nato a Orsogna i1 23 marzo 1604 è morto a Fjnale Ligure il 4 settembre 1666. Figlìo di Filippo e di Lucrezia Tomacelli,a1la morte del padre nel l64l gli successe nel dominio dei feudi principeschi del ramo di Paliano della famiglia. Fu fatto cardÌnale vescovodi A1banonel 1627 eassunsepoi numerosi rmportantj titoli ecclesjastici.Nel l643funominatovescovodi Bolognaenei l66l ebbelano-mina di cardinale vescovo di Frascati, oltre alf incarico di Arciprete della basrlica dì San Giovanni in Laterano. Fu il ìV duca di Marlno,Connestabile del Regno di Napoli, duca di Paliano, di Tagiiacozzo, conte di Ceccano, marchese dj Cave, signore di Cenazzano, di Anticoli,di Vico, di Rocca di Papa, di Cave ed altro ancora. Patrocinò, oltre aÌl'erezione della basilica di San Barnaba a Marino, anche ìa Villa delìaSirena a Frattocchie, la Villa del Cardinale a Palazzolo sul lago AÌbano, e la collegiata di Rocca di Papa. È sepolto nella basilica di San
Giovanni in Laterano.rr Cfr. G. TorllessErrr, CampaqnaRomana, ed. 1910, cit., p. 250: "statua di buonissima fattura ed attribuita aÌ Mochi ... ed anche al Berninì".
Francesco Mochj di Montevarchi, presso Arezzo, fu uno degli iniziatorj de1 barocco nella scultura, per motivo della quale ebbe sempre di-vergenza di vedute e contrasti con Gian Lorenzo Bernini, da cui lo separa una maggiore attenzione ai modelli classici del Rinascimento,come Donatello, Michelangelo e Giambologna. Secondo noi non può essere confuso con Giovanni Battista Mocchi, mustcista marinese,di cui qui sì ragìonainnotaallaCappelladei SS.Sacramento.F.CALABRESE,Marinaeilsuaterritorio,cit.,p l0,definiscelostrledellastatuadì "derivazrone algardiana", così come nello stesso luogo dichiara, "da un prototìpo algardiano deriva io splendido crocefisso bronzeoneìla Sacrestja (M. Heimburger) già attribuito al Bernini" di cui qui si tratta in merito alle opere gjà appartenenti alla Cappella del corod'inverno. ll bolognese Alessandro Algardi (1595-1654) è uno dei maggiori scultorÌ barocchi, anche lui come Mochi risentì deìl'ìnflussoberniniano, pur restando maggiormente aderente al modeilo classico. D. TrccoNr, cìt., p. 111, attribuisce I'opera djrettamente all'Algardi.
nquadri sono ripartiti da lesene scanalate e
sormontate da capitelli ionici con ghirlande.
Al di sopra corre un cornlclone lntervallato da
lumi di legno in corrispondenza delle lesene.
L'organoFra l'altare e t1 coro si colloca 1'organo rlsa-
lente alla fine de1 Seicento con canne origi-nalr e mantice. L'armatura in legno dipinto si
divide in due piani: que11o inferiore a paral-
lelepipedo con pannelli incorniciati a 1lnea
mrsta verso 1'alto; que11o superiore presenta
un grande arco a1 centro con volute sui fian-
chi e lesene di prospetto decorate con foglie
arricciate. Una piccola targa al centro ricorda
un restauro recente (1954) per 11 50" anniver-
sario dt sacerdozio di don Salvatore Padroni,
canonico e musicista de1la basilica.
llpulpito (m.2 di \arghezza) nella navata cen-
trale presenta analoghe caratteristiche di au-
sterità degli sta1li del coro. Si può facilmentepensare ad un unico progetto decorativoideato da un ignoto autore e realizzato dalie
stesse maestranze artigianali. Lo stile sobrio
e funzionale della struttura risponde perfet-
tamente alf impianto decorativo generale
della basilica: due grandi mensole con volute
sostengono la cassa del pulpito dl forma ret-
tangoiare. Come per gli stalli de1 coro anche
qui i pannelli, delimitati da doppia cornice,
sono delimitati da lesene che terminano con
capitelli.
(6) - CappELLA DEL coRo D'INVERNo e Secnp-
srra. Appartata (f ingresso è su1 fianco sinl-
stro del presbiterio) appare questa cappella,
rispetto a1 resto de11a chiesa. Vi sÌ accede
dopo un'anttcamera e prosegue negli am-
bienti de11a sacrestia. In questo ambienteraccolto sl riunivano soprattutto d'inverno i
canonict de11a collegiata per 1e medÌtazÌo
le preghiere e r1 canto in comune o per ce
brarvlfunzioni non pubbliche. Fu realizzat
spese de1la famiglia Colonna nel i747 e <
corata da Giuseppe Aluisi ne1 1873 (i resta
deila volta risalgono al .96\. L'altare è
marmo bianco e presenta decorazioni a
tarsìo di marmo rosso a 1istelli. Sopra 1'alta
in un riquadro di stucchi e marmi con L
testa alata dr angelo alla sommità, è espo
un quadro (cm 181 x 109) che rapprese
SanFrancesco, opera attribuita a Grrolamo N
ziano.oo 1l Povero di AssisÌ è rivolto verso L
luce che 1o illumlna dall'alto, mentre ric'
le stimmate; in basso è un fratrcello che let
con la testa appoggiata al braccio. Ai
de1la stessa parete sono due tondi , 1e
cornici marmoree sono state realizzati cot
stesse tecniche di quella de11'a1tare.
tempo, prima del furto del 17 novembre 1!
erano due ritratti ovali dipintt: Sdn Pietro e
Paolo attribuiti a Guido Rent. Sulia paretr
lato è rappresent ata La Deposizlone di Crist
Cherubino Alberti o secondo altri de1la '
chia degli Zuccari -='Su1la parete che immt
alla sacrestia è una copia ottima del San R
del Domenichino il cui originale è a Mal
nella chiesa di Santa Marla de11e Grazie,
a suo tempo collocata ne1 Romitorio di
Rocco (1656) sulla strada per GrottaferrAnche gli stalli de1 coro della cappella c
verno (m 2 50 dl allezza) sono dello ste
materiale e slile di quel1i del presbiter
del pulpito ma dr una datazione poster
(prima metà del :''. ,tl secolo), rispett«
precedenti perché sappiamo che i lavo
questa cappella scno slati eseguiti suc
sivamenle in :c:.ccmttanza con i1 pr<
dere de1la siste ::azicne der vani acces
della baslLica .j.r::e qui ipannelli sonc
nati da u:a s3::p-l:e cornice rettangol
a'G. Tonouert, cit., rtferìsce che alcuni ritengono il quaclro sìa un'opera dei Car:':: ' -' -' -- = - - - 'l '.rrrt ìo riconduce all
del Carracci. Per somiglìanza Con il dipinto di analogo Soggetto pi"a"nt" rL= ' - =" : :' --= -='- ' ::'scati ma anche ad altre
romanedell,autoreèpossìbileattribujrloaGirolamotuuzùnoril::'tlq: -:=,.'-.-. ----.--. 1dEstepereseguireimp'
cicli pÌttorìci.
'5 C. LovnorircH, cit., p. 88 propende per il primocistoni ispirate a Raffaello e Michelangeìo.
30
suddivisi da lesene con capitelli, mentre quila cornice è poco aggettante, data le dimen-sioni ridotte dell'ambiente. Analogamentesono stati realizzali gli armadi in legno de11a
sacrestia, nei quali sono custoditi calici,ostensori, reliquiari e soprattutto pianete ealtri apparati provenienti per lascito dallacappella personale de1 cardinale GirolamoColonna, o almeno quello che resta, dopo i1
cltato furto del 1984. Qui è conservato pureuno dei due reliquiari a forma di bracciodel1'apostolo san Barnaba. Fra i dipinti note-voli della sacrestia si nota di anonimo un r1-
tratto di San Francesco Caracciolo il fondatoredei Chierici Regolari Minori che a Marlno res-sero per lungo tempo la chiesa della SS. Tri-nità, è databile intorno a1l'anno 1770. llSanto è posto in diagonale, in ginocchio e abraccia aperte, mentre un angelo g1i porge iapenna con 1a quale scrivere 1e regole dellacongregazione.
La reliquia di san Barnaba e il Braccioreliquiario.Circa 1a provenienza del frammento osseo delbraccio de1 Santo riposto in una teca omo-morfa presso la sacrestia della chiesa colle-giata d1 Marino va detto in via preliminareche molte sono 1e reliquie attribuite a sanBarnaba presenti un po' ovunque in ltalia,ma presenti in particolar modo a Milano,dove nella cappella prepositurale di San Bar-naba si conserva il cranio e altri resti prove-nienti da Cipro. Questi giunsero a Romaintorno al 480 d. C. e furono trafugati dai 1on-gobardi che litrasferirono prima a Pavia e poia Milano. Non è escluso che molti dei restiattualmente venerati, in altre parti d'ltalia eall'estero, risalgano al tempo de11e crociate,quindi in epoca molto posteriore a quelle diMilano. DelÌe reliquie conservate a Milanonel1a chiesa dei santi Nabore e Felice, dettaanche di San Francesco, davanti al chiostrodi Sant'Ambrogio, fu fatta fare una ricogni-
zione da san Carlo Borromeo. Per la reliquiadl Marino si può avanzare f ipotesi che possaessere stata donata ai Colonna dalla famigliamilanese dei Borromeo, cuiappartenne il ce-lebre cardinale Federico, di manzoniana me-moria, e pure quella nipote Anna, che andòsposa a Fabrizio Colonna, genitori di Filippo,i1 medesimo che diede impulso aÌ lavori per1a costruzione della basilica collegiata di Ma-rino, prima del cardinale Girolamo. Se l'ipo-tesi è giusta, 1e reliquie (un tempo due, oggiuna soltanto) conservate a Marino, sarebberole più antiche, risalendo al V secolo, comeque1le di Milano, e più attendibili, rispetto aquelle provenienti dal1e crociate. Al riguardooccorre dire che fino al furto del 17 novem-bre i984 due erano i reliquiari e 1e rispettivereliquie. Dal Torquati apprendiamo altre no-tizie utili circa le reliquia e i relrquiari..u Nellachiesa di San Giovanni ne1 1620 esisteva giàuna cappella dedicata a san Barnaba e i de-putati della festa patronale la dotarono di ar-redi sacri e in seguito anche di un reliquiariocontenente una porzrone delle spoglie mor-tali del Santo. Nei primi anni della festa pa-tronale si portava rn processione un quadrocon l'effigie di san Barnaba, prima che fos-sero disponibili 1e reliquie. Il I9 aprile 1630
il duca di Marino don Filippo Colonna ot-tenne da1 barone Girolamo di Piedivalle unpezzo d'osso del braccio di san Barnaba, lacui reliquia fu posta in un braccio di legnodorato dono dl Girolamo Zuccoli. Tanto chesulla teca vi era traccia di tale donazione:"Divi Barnabae Apostoli in brachio Reliquiahic conservantur, Hieronymus Zuccolus dica-vit an. Dom. 1630". Dell'atto di donazioneTorquati riporta anche copia dell'atto stipu-lato in tale circoslanza. Alcuni decenni dopofu aggiunto un secondo reliquÌario anch'essoa forma di braccio, forse per utilizzarli in oc-casioni liturgiche diverse. Prosegue Torquatr:"Allorquando l'Alfiere Giovanni Napolioni re-ga1ò i1 braccio di argento, come fu detto in-
Apostolo, cc.26 e 27 .
3l
nanzi,la detta Reliquia fu tolta dal braccio dilegno dorato e coliocata ne1 nuovo reliquia-rio a dì 5 giugno 1683. Risulta da un atto delZuccoli del 16 aprile 1708 che il cardinaleCarlo Colonna donasse alla nostra collegiatauna reliquia di S. Barnaba, ma non saprei quiridire se detta reliquia fu riunita a1la prima dicui finora fu discorso, ovvero fu collocata inaltro reliquiario". Ne consegue, a parere no-stro, che il braccio d'oro era più antico e piùfinemente lavorato, ma che ia reliquia più an-tica in esso contenuta fu spostata ne1 più re-cente braccio d'argento, il medesimo che iladri ritenendolo dl scarso valore, hanno 1a-
sciato in basilica e che ancora oggi è soien-nemente trasportato in processione.
(7) - CappELLA Dr Snn BenroloMEo.Titolo Galantini. Situato su1 braccio sinistrodel transetto, 1'altare, per la forma fastosadella struttura architettonica e per iltripudiodi marmi, è pensabile possa essere stato pro-gettato e realizzato a1l'incirca negli stessianni (1678-80) e dallo stesso autore dell'al-tare del SS. Sacramento nella parte oppostadel transetto, per i quali proporrei AntonioDel Grande e 1a cerchia dei suoi aiutanti inSan Barnaba, ai quali pure si attribuiscono i
lavori di altre cappelle del1a basilica. I1 pro-spetto del1'altare, anticipato da una balaustrain marmo che ne segue 1'andamento, si offrealla vista in tutto monumentale, più che al-trove: pilastrini di marmo colorato si alter-nano a balaustrini di peperino. La forma è
quel1a solita di un tempietto con un fondalea paraste di marmo paonazzetto, dal qualeemergono in corrÌspondenza delle medesimedue colonne corinzie che sostengono un tim-pano spezzato ad arco curvo volto versol'esterno. Nel mezzo deltimpano si eleva ul-teriormente un'edicola molto rialzata con-clusa in alto da un secondo timpano a hneacurva. Al margini esterni e in corrispondenzadelle paraste poggiano due grandi lumi i.pietra, ripetuti a dimensioni rrdolte ne11a s--conda edicola più su. A1 centro dell'archit:a. =è collocata 1'eplgrafe deltitolo dell altare j.-
32
pinto in un ovale modulato: AUTARE / pntvtr-E-
cTATUM pERpETUUM / ouott»teNuM pRo pavtlte /cALANrNr. La famlglia nominata in epigrafeera in stretto rapporto di collaborazione coni feudatari del 1uogo, di cui amministravanoi beni, ricoprendo significativi incarichi pub-blici, come ho potuto rilevare da11o spogliodei registri parrocchiali dei battesimi e deimatrimoni, dove alcuni membri de1la mede-sima appaiono in stretta relazione di dipen-denza dai Colonna. Rapporto, peraltro,confermato dagli scambi epistolari con il car-
dÌna1e Girolamo, dicui si dirà oltre. lldisegnodel paliotto risulta da un intarsio di marmogiallo africano e madreperla su fondo neroche forma girali. Come nell'altare di fronteneltransetto, anche qui, ai lati de11'altare, su
due altizoccoli è riprodotto in duplice copia1o stemma non nobiiiare della famiglia Ga-lantini: lo scudo è sepatalo a1 centro da unalinea ondulata, nella pafte rnferiore sivedonoun giglio araldico da cui spuntano rose, inquella superlore una colcmba con una rosane1 becco e una stella \ei r:quadro dell'edi-cola in alto si nota u: :i:.:.to piuttosto de-teriorato ne1 qua:e s-::) rlconoscere ungruppo concitato ot i g-:: a:ge1Ìche. Al cen-tro dell'edicola pr :,: :a = s:icca per qualitàplastiche e cr.:ii- ::: -*: grande tela di-pintacheià' *:-=, a'.2-=
di san Bartolomeo = lpinto ad olioI -: :=: - -, = :a:Dresenta uno
' = .=:: : Co la tradi'i : , ::: ordine del re
'= -- - - ::i annUnCiafe
=--. -',oige su una
= -. ia un edificio
- - =.- :l:ne abili e im-tn una carcassa
: rappresentatÌ:aturale, con 1a
posizione delle gambe che arretra, dovequella dell'altro avanza. La stessa cosa av-viene per le braccia e per le mani. I loro abitisono quelli di beccai all'opera con calzonicorti sopra al ginocchio, 1a camicia aperta sulpetto e maniche arrotolate ben sopra al go-mito, sandali aipiedi. La loro espressione, daneutrali strumento di morte quali sono, è deltutto impassibile. Su1 lato destro de1 dipinto1o spazio è occupato da un gruppo di figurepaludate con, in primo piano, un soldato co-perto da armatura moderna che volge 1o
sguardo da1la parte opposta alla scena cen-trale. Al centro san Bartolomeo non apparelegato al palo, segno della sua volontaria sot-tomissione al martirio. I1 nitore de11a pelle edelle membra emergono dalla composizionee si impongono all'osservatore, attirandonel'attenzione. Le sue gambe lncrociate dannoslancio a1 corpo, sinuoso rlspetto all'asse ver-ticale della trave. Ilvolto giovane ma con unacorta barba, come quella di Cristo in croce,reclina appena indietro il capo e offre unosguardo sereno al viso dell'angelo postosulla stessa verticale che g1i comunica, brac-cio destro levato in a1to, l'imminente premioceleste. Le proporzioni anatomiche, l'usodello spazio, la prospettiva e 1a distribuzionedei colori, che tendono a imbrunire sulfondo, tutto tende a conferire un perfettoequilibrio alla composizione. Tuttavia 1a rap-presentazione, anche se cruenta e di singo-Iare violenza, non trasmette drammaticità. 11
martirio non appare come il momento culmÌ-nante di un apostolato, quanto piuttosto unevento necessario, anche se doloroso, per ilpassaggio alla vera vita. Chi è l'autore di unacosì pregevole opera? Oggl il quadro vieneindicato genericamente come opera dellabottega del Guercino, ma tutte le guide unavolta 1o segnalavano come lavoro del mae-
stro in persona. Sulla vicenda la questione è
ancora aperta, in mancanza dr prove defini-tive, ma qui merita di essere brevementeriassunta. Tomassetti sostiene che 11 quadrofu commissionato dal cardinale Girolamo Co-lonna a Guercino che 1o disegnò, mentre Bar-tolomeo Gennari lo dipinse.o, Nel 1639 ilquadro, già compiuto, era ancora nella resi-denza bolognese del cardinale che, ricor-diamo, sitrasferì nella clttà felsinea nel 1643,preceduto da Guercino che vi giunse daCento nel 1642 con la sua bottega. Tomas-setti riferlsce inoltre di in una lettera dimons. Binago, vescovo suffraganeo di Laodi-cea, del 12 novembre 1639 tndirizzata al car-dinale Girolamo, nella quale si dice che ilquadro del Martirio di san Bartolonteo è statomomentaneamente collocato nella biblio-teca de11a residenza bolognese del cardinalein attesa di disposlzioni. Prima de1 suo inse-diamento a Bologna, Girolamo Colonnaaveva già commissionato opere al Guercino,come ad esempio il già crtato Marttrio d,i san
Barnaba del 1653 iI Triont'o di David del 1637,oggi conservato in una collezione privata,lE eperfino una prima copÌa del Martirio di san Bar-tolonLeo per i confratelli della chiesa di SanMartino a Siena. Di molte di queste stupendeopere il cardinale ne faceva un uso "diploma-tico" nel senso che a sue spese le ordinava e,
una volta realizzate,le donava, inviandole a
chiese, congregazioni, palazzi di famiglieamiche o alleate, al fine di accrescere il suoprestigio e il potere che poteva derivare dallariconoscenza per tali munifici doni. Dunquenon ci meraviglia se il dipinto originale delMartirio d,i sanBartoloyneo sia stato collocato inuna cappella della chiesa di San Martino a
Siena e a Marino possa essere stata rimessauna copia dell'originale eseguita da GtacintoCampana.a'Ciò che ci meraviglia è l'uso "po-
ri C. Tonouett, cit., pp. 250- I, offre varie prove documentate dall'Archivio Colonna, ma non cita in nota quello plù inìportante e cjoè la letteradi commessa all'artista. IÌ compenso al pittore fu di 750 lrre, pari a I50 ducatoni di Bologna
-! D. M. SrorE, cit., p. ì67. Collezione Exeter, Stamford, Lincolnshire, Burghìey House." Per D. M. Srour, cit., p. ì62, l'originale del quadro sarebbe stato commissionato nel 1635 e completato nel 1636 da Guercino per la chiesa
senese di San Martino, dove è tuttora sopra i1 terzo altare a destra, poi il cardinaìe Girolamo ne avrebbe fatto realizzare una copra per 1a ba-silica di Marino dal pittore Giaclnto Campana (1600-1650) alìievo di Cuido Reni. Per iÌ Martirio disanBartolomeo i senesi pagarono Guercjno600 ducaton i bolognesi in tre rate uguali: il I6/l I 1635 , il I /9/1636 e i 4/l211636.l,rcono Arlss,ur oRo CAL\rt, Notizie della Vltn e delle Ope re del CavalicreGioan F rancesco Barhieti detto il Cue rcina da Cento, Bologna I 808; pubblicò il Lih ro dei Conti I1629-1666J del C u ercino fr no ad a lÌora man oscritto.
ac
litico" della committenza e delle donazioniche aweniva in quell'epoca da parte di po-tenti personaggi ecclesiastici, qual'era i1 car-dinale Girolamo Colonna, e di conseguenzal'incredibile e turbinoso traffico di opered'arte che c'era a quel tempo. Ovviamente le
due versioni del Tomassetti e del Calvi sonoin contrasto e ad oggi non è possibile verifi-care l'assoluta attendibilità sra dell'uno chedell'altro, a causa delle loro citazioni incom-plete. Un confronto sulla base dello stile fral'opera senese de1 Guercino e la presuntacopia del Campana dr Marino è difficile, per-
ché poco si sa di quest'ultimo, e non è
escluso che anche la "copia" non sia stata ef-
fettuata senza interventi diretti dello stessoGuercino, così come 1"'originale" possa es-sere un prodotto del lavoro del1a bottega.'nIn ogni caso nel 1677 il quadro era ancoracoÌlocato nella sacrestia di San Barnaba e
solo nel 1681 finalmente sull'altare della cap-pella GaÌantini.'
(8) - CepprLLA Dr Snrurn Lucn, oggi del SacroCuore. La terza cappella di sinistra presentauna notevole architettura, perché in origineospitava 1a statua di santa Lucia, patronadella città insieme a san Barnaba in unarientranza della parete di fondo, parete curvao nicchia che fosse, e non poteva certo sfrgu-rare rispetto a1la cappella delia Madonna delSS. Rosario che 1a fronteggia. Sopra l'altaresi innalza un prospetto con colonne scana-late e capitelli compositi che sostengono untimpano spezzato ad arco abbassato, operadi Antonio Del Grande. A1 culmine del pro-spetto campeggia un'edicola con stucchi acartocci dove fa mostra un ovale con la co-lomba de11o Spirito Santo raggiante. La
mensa dell altare : ,a base del prospettosono rivestite ll nLa:ni polrcromi. Dal 1966
la statua di sar. -- , -'. e stata soppiantatada un dipintc :r C -s:::,e Ciotti, che raffi-gura 1'umaL-ià ^-:, -:,:le protezione a1
Sacro Cuore cl- -.. '- 1 -,lestra del quale èraffigurato la:a--Grassi ( 1868- 1 -r_lebrativa, T,? :Opera COnt-n --e il suo eser:, -
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(9) - CaeeeLLA DEL
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-. , tensione, :-. La statua- :rsale al xv
-.:a tavola di-,r cbate alle- -:amente le
l0 e V Ruro
-.,rro del Marlirlo. -'sse stata rea-.:are era qUaSi
r - rtl nUare a te-l il Galantini
COf Ona l r.-
zoma d:- r,
nodat:
per sé e per ìa sua lamig11a. Contestualmente chredeva che 91i losse C,-- . -- .di san Bartolomeo che giaceva mal conservato nella sacrestia della bas . :. .'lÌzzata entro due anni a spese del Galantinj Il 20 dicembre 1 679 C u - . .finito,machcattendevailsuoarrlvoperscoprirlo,inquantofloh,,Ci.::i ,-: : .1nere iì quadro in sacrestìa Nel 168l il quadro di san Bartolomeo fu .
con un atto notarile del l9l5/1683 che la proprietà e Ìa disponibiìità ::= - ' -
5r'Alla bottega del Cuercino attribuisce il quadro marìnese C LovRC'. :. :
cit , p. 172; ma non così D. TrccoNr, cit., p. 111
tL Dal Toir,r,rssr:r,cit. p 25lsappiamochegiànel 1677GìulioCalantrnr ..-.. -'-: . --. nuovoducadi Marrno (ll cardinaÌe era rÌrorto nel 1666), che gli losse concessa .).. -.' - . '- : =: =t i un sepolcro
figure dei santi pietro e paolo, rispettiva-mente a destra e a sinistra del braccio oriz-zontale, e ìa colomba dello Spirito Santo alvertice del tronco verticale. Subito sotto èrappresentato un pellicano nell,atto di nu_trire i suoi piccoli, che si contrappone al te-sch io posto ai piedi crocifissi cli Gesù,secondo una nota simboÌogia cristiana.'r perìa tipologia della fattura si può senz,altro ri_tenere che il crocifisso provenga da bottegadelÌ'ltalia meridionale; mentre la croce stsuppone posteriore di un secolo (circa xvr) edi scuola napoletana. Secondo lo storico lo-cale l'opera scultorea pervenne in San Bar-naba dalla chiesa soppressa di Santa Luciadove restò nella sacrestia fino al 1706,quando fu chiamato a sostltuire un prece-dente più antico e venerato crocifisso di que-sta cappella gravemente danneggiatodurante una processione. Non più traspor-lato, il crocifisso con 1a croce furono collocatialÌa fine dell'Ottocento nella prima cappellaa sinistra per chi entra e poi sistemato defi_nilivamente ma in epoca recente (1909?)sopra questo altare.
SulÌ'ara è posizionato un quaclro che rap-presenta la Madonna Ad,dolorata che si attribui-sce a Carlo Maratta. Ai lati di questo altare inappositi vani sono deposte le reliquie deisanti e dei martiri patrimonio secolare deÌlabasilica.
Ai quattro latl dei pilastri della cappella, suapposite stele di travertino, sono scolpiti inomi dei cittadini marinesi caduti nel corsodell'ultima guerra mondiaie e soprattutto inomi delle vittime civili perite nel corso deibombardamenti aerei soprattutto il 2 feb-braio 1 944. L'altare è stato scelto in funzionedi memoria civile con l'intenzione di unire ilsacrificio umano a quello divino della Croce.
( 10) - CRppelr_a Dr rurrl I SerurlSitratta del primo vano basilicale posto sullanavata di sinistra subito dopo l,ingressodalla porta laterale. Sulla parete di questacappella, di fronte a quello ben più impor-tante di Francesco Rosa, è collocato un qua-dro a olio su tela di notevoli dimensioni (m.2,80 x m 3,80) di autore ignoto. Si fa risaÌirealla fine del Seicento e si attribuisce ad unallievo tardo barocco delÌa scuola di CarloMaratta per il disegno dei volti e per la pa_stosità del colore. Lovrovich I'attribuisce aPier Leone Ghezzi (1674-17551.', L'illumina-zione è dall'alto, mentre la parte inferiore ètroppo ombreggiata. La tela, incorniciata dauno spesso telaio smaltato blu e oro, rappre_senta la Mad,onna Assunta in cielo. Secondof iconografia tradizionale appare sollevata inaria da frotte di angeìi, con il viso rivolto a1-l'Altissimo, mentre i colori de11e vesti sonorosse e blu. Il dipinto è stato qui trasferitodall'Oratorio della Coroncina in epoca nontroppo remota, forse in occasione della chiu-sura del cimitero sotterraneo dopo il 1g70.
Arrnt tlelraENTl DI ARREDo sACRo
Macchina processionaleIl carro portato a spalla per le vie del centrostorico in solenne processione, sul quale ècollocata la statua della Madonna del SS. Ro-sario, la prima domenica di ottobre di ognianno, in ricordo della vittoria di Lepanto, hauna base rettangolare mistilinea con decora-zioni ai lati di ghirlande dorate e al centrouna targa con cornice di foglie e di volute,nella quale la scritta recita: "pRocREDtrur< ouAslAURoRA coNSURCENS" (avanza sorgendo quasicome l'aurora) . La parte alta del carro è unbaldacchino di legno intagliato e ornato di
si tratta di un raro slmbolo dì origine bibiica usato anche da cultori cli esoterjsmo e nej bestiari medievalr, ma cornunque appartenentealia tradizione allegorica cristjana. L'uccello così rappresentato, mentre nutre i suoi piccoli, rimanda al sacrificio cli cristo e a[a sua Risur-rezione' preludio deila nostra vita eterna e di trionfo sulla morte materjale. Dante cì propone la metafora de1 peilicano nel paru;lso, rrri, I ì3:«ouesti è coluì che giacque sopra 'l petto / del nostro peììicano, e questi fue I di su ìa croce a1 granrJe offjcjo eletto». ln tal modo Dantepresenta lo spirìto di ciovanni.che poggiò il capo sui petto di Gesù durante I ultima cena 11 pellìcano secondo una credenza medievale
::i,'j;:fJ figlì con ii sangue che si fa sgolgare dal peito Allo stesso moclo Cristo con ìr sangue del suo costato resuscita iigenere umano
c LornotrrcH'clt' p 87'i1 qualenoncitalafonteoleragionì dell attribuzjone pierLeone chezzill674-1755.)èfamosoperisuoi afireschia Villa FaÌconieri in Frascati.
ampie raggÌere, nuvole, teste alate di cheru-bini, roselline ecc. che ne fanno un be1-
l'esempio di decorazlone rococò. La statua è
di recente fattura. Purtroppo è andata per-duta 1'origÌna1e pervenuta dal Settecento finoai nostri anni: una testa di cera colorata do-tata di ampi e ricchi broccati settecenteschi,altrettanto era il Bambino che 1a Verginetiene in braccio.
Statua di santa LuciaAttualmente è collocata nella Cappella ditutti i Santi, all'inizio della navata sinistrama in passato ha conosciuto diversi sposta-menti, a partire dalla sua collocazione ongi-naria che era nella nicchia dell'omonimoaltare, ora detto del S. Cuore. La statua rap-presenta la prima patrona della città, que11a
più antica, che dava il titolo all'omonimachiesa medievale. La santa srracusana è quirappresentata secondo f iconografia tradizio-nale che ripete in sostanza le forme del1'altrastatua posizionata nella nicchia della facciatadella chiesa. La figura assume una posizloneclassica con il mantello molto drappeggiato.Volge la testa a sinistra, tiene ne11a mano de-stra la palma de1 martirio e nella sinistra unapàtera con sopra i suoi occhi. L'opera è inta-gliata nel legno e dorata (alta cm. 150), è diottima fattura artigianale e risale alla fine de1
Seicento. Si espone in luogo eminente il 13
dicembre.
ConfessionaleÈ una pregevole fattura artigianale settecen-tesca. Presenta un'apertura ad arco centinatocon lesene laterali e capitelli compositi, suiquali è impostato un architrave modanato e
timpano spezzato.
LeggìoLa cassa che sostiene il leggìo è stata sosti-tuita in epoca successiva, ma il portalibro è
originale e coevo all'apertura della basilica
(1660r S.:,-=glia CoJc:: = -' - ==gìo per le s-= I -.:-:destinato al s: s --=- : :con partiture i: --. a= -- ::: essere como-damente leflr , l.: -i:-i :, : -t persone.
Stendardi processionaliIn genere appoggia:. s; -;::, dl fondo dellabasilica sono esposti ju- sterLdardi risalentiall'inizio del xx sec cl-e ,.-nqcno ancora oggiportati in processione. ii prlno si riconosceper 1a base divisa in tre p jnle con la frangiadorata e nappi. Al centro è rappresentatoGesù crocifisso mentre guarda in basso laMadre con le braccia aperte. San Giovanni èall'altro lato della croce e la Maddalena è dÌfronte inginocchlata e con le mant giunte. 11
secondo stendardo di anaÌoghe dimensionidel primo rappresenta san Barnaba con ac-canto il fuoco del martirio e di fronte a luisanta Lucia con un bambino dietro di lei cheporta la palma del martirio e la pàtera con gliocchi. ln alto fra le nuvole campeggia unostensorio circondato da angeli musicanti.Sul lato destro è un edificio che rappresentala città, sul lato opposto un albero simboleg-gia i campi coltivati. In basso un grande ramodi ulivo simboleggia la pace.
Onmonro onr- GorureloNnAll'interno della chiesa le varie cappellehanno costituito per secolÌ il luogo di riu-nione e di preghiera delle localÌconfraternite.Ma una di queste era talmente grande petnumero di aderenti e potente economica-mente da disporre di un proprio ambiente ri-servato: l'Arciconfraternita de1 Gonfalone.54
La confraternita aveva già avuto altre sedi,prima nella chiesa di Santa Maria delle Gra-zie nell'omonimo borgo fuori porta, vendutaai padri Agostiniani nel 1580, poi nei pressidella chiesa di Santa Lucia, sulla rocca vec-chia, in un locale di proprietà dei Colonna, i
!.-rr-o della lami-- :,:j.naiizio. Il 1eg-
. . -: 95 x 90), era
=:: =s ', c1umi anche
51 Per quanto riguarda le vicende di questa e dr altre confraternite di Marino, le sedi occupate nel tempo e sulle loro specificità rimando a
Le (,ant'raternite di qenerazione in generazione tra t'ede e tradizi|ne, a c. della Parrocchja di San Barnaba Apostolo, testi di Uco ONoner, foto archiviostorico di Vittorio Rufo e Angelo Mercuri, Marino 2009, in part pp. 7-1L
36
quali, volendolo trasformare in granaio, ne1
1670 allontanarono il sodalizio che vr si erainsediato fin dal 1618. Alle proteste dellaconfraternita nei confronti del duca Filippo IlColonna, questi propose un accordo, sotto-scritto i1 30 marzo 1699, mediante i1 quale ilpio sodalizio avrebbe rinunciato ad ogni pre-tesa sul "granaio" e in cambio avrebbe otte-nuto una nuova sede a spese del feudatarioche avrebbe fatto costruire 1a nuova strutturaentro sei mesi dietro 1a basilica di San Bar-
naba." Intanto il 5 dicembre 1698 sÌ prowe-deva alla stesura del capitolato dei lavorl coni muratori capomastri Carlo Brocci milanesee Alberto Crivelli marinese, che si obbliganoa edificare seguendo i disegni de11'architettoGirolamo Fontana,56 per la somma previstastimata in 300 scudi.
L'Oratorio si presenta a navata unica e
sorge dietro 1a tribuna della chiesa di SanBarnaba con entrata autonoma in via Rossellicontrapposta a quella della basilica. Per Ìn-gresso offre un be1 portale riquadrato di pe-perÌno sormontato da una finestra ovaleincorniciata. Sultetto una piccola cella cam-panaria con una campana singola funge di ri-chiamo alle funzioni connesse all'Oratorio e
alle attività della Confraternita. L'architetturasi esprime in forme molto semplici. L'Orato-rio sostanzialmente è un vano parallelepi-pedo, che prende luce da quattro lunettoniposti sul corso principale. La facciata è lisciad'intonaco con lesene d'angolo. All'interno,sopra 91i sta11i oggi scomparsi, ma quasi intutto analoghi a quelli del presbiterio dellabasilica, corre tutto intorno alle paretl unadecorazione pittorica monocroma su fondoaza)rro a soggetto religioso risalente al 1816.
I1 ciclo di affreschi presenta intorno all'altaretende bianche e oro nella parte superiore e
aza)rre in quella inferiore. Le pareti mostranopitture distinte su più livelli. In que11o infe-riore si notano riquadri con storie della vitade11a Madonna sotto ciascuna finestra alter-natia riquadri di finte specchiature di marmocolorato. Tra una finestra e l'a1tra sono rap-presentati angeli musicanti su un fondale diflnti tendaggi. Nella fascia superiore unaserie di figure di putti, che sostengono ghir-lande di fiori, si alternano a candelabri su
uno sfondo azzurro pÌù intenso. Nei quadriparietali (m. 2,50 per 2,70), opera classicheg-giante del primo ventennio de1l'Ottocentode1 plttore non meglio noto come Fabroni,"sono rappresentati: la Natiuità della BeataYepgtne Maria, I' Annunciazione , la Pesentazione al tern-
pio,la Morte della Madonna. Glt angeli musicisono rappresentati con ali aperte e vestimosse, seduti su una trabeazione di marmofinto con uno sfondo di tende di colore ver-dino. Gli strumenti così si susseguono ne1la
rappresentazione: Angelo con Flauto, due Angeli
con Liuto e Arpa, Angelo con Cirnbali, Anqeli con
Tavnburello e Lira, Angelo con Chitarra (?), Anqelo
con Doppio Flauto L'altare ligneo dipinto a
finto marmo è costituito da un basamentocurvilineo e presenta su1 fronte una croce tri-lobata a1le estremità con raggi agli angoli edè una tipica fattura artigianale de1 Sette-cento. I1 prospetto che si eleva sopra l'altareoffre una coppia di colonne corinzie per partegirate di 45'verso l'esterno e sostengono untimpano spezzato su architrave dentellata,su1la quale insistono due setti divolta colle-gatl con volute al1'edicola superiore a formadi capanna sormontata da una croce finale.A1 centro de11'edicola più piccola appare unacolomba dello Spirito Santo circonfusa daraggiera. Le colonne come pure altri elementidel prospetto a forma di tempio sono di
!! Cfr. Tomassetti, cìt., p. 251, il quale cita e annota parte dr un documento tratto dall'Archivio Colonna: "tuxta formam et deljneationemplantae per D.Hierow"lrutLruFontanam peritum architectum confectae". 11 5 dicembre 1698 sono stesj i contratti.
5'' Cirolamo Fontana (1690-1714) è il nipote di Carlo e il fratello di Carlo Stefano. Alla morte di Antonio Del Grande gli subentrò al servjziodella Famiglia Colonna per completare la Galleria del Palazzo di Roma in piazza Santi Apostoli (1698-1703); quindi realìzzò la facciatadelìa cattedrale di San Pietro a Frascatr 11697-1700).
57 lnomÌ degÌÌ artÌsti: Fabroni, Folchi, Serafino Cesarettì, impegnatì nel ciclo pittorico sono riportati da padre G. Ercoliin un suo manoscritto(circa 1910), contenente 1e memorie dell Oratorio del Gonfalone oggi conservato, senza collocazione, presso l'Archivio della Dìocesi dìAìbano.
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marmo dipinto nelle colorazioni de1le variequalità. Nell'edicola principale c'è una teladipinta a o11o (m.2,75 per 1,75) che rappre-senta la Madonna dellaMerced,e, di cui si ignorala datazione e soprattutto l'autore. La Ver-gine posta in alto sulle nuvole accoglie i fe-deli a braccia aperte, mentre alcuni angelr Ìesollevano il manto sulle spalle. Secondol'iconografia tipica dell'immagine dellaMadonna, eletta dalle confraternite a lorcsoccorso,5s a completare il quadro conlrjbui-scono le figure di fedeli e confratelli racc:l-ai piedi della Madre di »io in preghiera .adorazione. Fra questi si riconosce una ' ---1di vescovo, identificabile in san Bona-,'.: --::vescovo di Albano, fondalore se c:: -r_ :
" Cfr. la Madonna delleCra.ie nell cnrt:, r-. _- ..."'Clr C. Ercoli ms. clt
3B
: del Gon-guranti San
: la spada;. :. legno in-- -, ad olio di: .-a,ulo della- : ',:rnto, olio
: . ',: Baynbino.
: :' - -: l: jj g'..rra il Sal-
:::., - : -:--), Regis nei: ,: - : : Sl- -:a ad ana-:* :- -: r --. :Sa paffoc-lt . a
tradizione l::. = -ì:Gonfalone
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Pagina a fiauco:
Cappella Calantini, lato sinistro del braccio del transettoBottega deÌ Guercino(Bartolomeo Cennari / Giacinto Campana?),Martirio di san Bartolomeo
)635-1636, olio su tela, cm. 326 x 245.
Cappella di Santa Lucia altare del Sacro Cuore,Giuseppe Ciotti,Umanità che implora il Sacro Cuore, 1966.In basso a destra è raffigurato l'abate parrocomons Cuglielmo Grassi.
ln alto:
Cappeìla di San Francesco Saverio, Francesco Rosa,Morte di san Frances« Saverio, olro su tela, I 675- I 680.
Cappeìla e aÌtare del SS. CrocifissoCrocifisso di Scuola napoletana (XV sec.),Legno intagìiato e dipinto.Croce (XVI sec ) olio su tavola, altezza ì60 cm.
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i)aqtna a lmnco it alto
Fresbìterio lato destro: edicola lurerana con rl c.^notalio delcarclrnale Cìrolamo Colonna committente clclLa baslltcair: San Barnaba rngrnocchialo jn djrezione dcll altare nìagg , rÈ e
r- atteggjamento 11i preghrera 165 I 1651, statua 1n marmo di,-tdr
Cappeìla di tLlttl i SafLi statua clr santa l-ucìa ìn legnointagìi;to con.lL-ìratura aìtezza cm 150 line del X\tll secol.
itt far--rir
Nìcchìa su lrrìastro deììa Cappella clel SS RosarioStudo di tombatten ic aììa battaglia c1i Lepanto ex voto offerto alla\iergine della Viltoria anno I 57ì Legno coperto di cuo o er
drpinLo a bande trasl'crsall rosse tcm 59 x 701
Tìmpano clell altare rella Cappelìa del SS llosario
Capp-.ììa rl.^l coro rl inlerno Cherubino ALbertì Deposi.rone di Cristo
l'lne del X\tl s.^co o dìpinto a Lrlio cm. I l3 x lilMislero dtlh Nntiuità partìcoLarc clel ciclo degìì affreschì in olaie dellacornlce a stucco a cLìronamcuto della Cappeììa del SS Rosarro
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Cappeììa diCesù. I,tarta e Ciuseppe o della Carit;ì altare dì
Saf t r\ntonro abaie: stalua jn marr-no cli Carrara d..l Santo opera di[rco c Fclrata e Cami,lo Rusconi r ]68i1 altezza cm. 170
Cappeìla N,locchi lato desttr del braccio del transetl.ì altare della\1ado:na dcl Carmelo drpinlo a olio su tela dì Luigì Carzi:Madonna del Cdrmine prìmo decennro del sec XV cnr 215 x 171)
41
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Paqina a fianco dall'alto e da srnistra
PiÌastro deììa Cappella del SS. Rosario: tabernacolo delleeìemosìne deìla omonima confraternita
CappeÌla Calant jnr: particolare dell edicola sul timpanodell'altare.
Sacrestra, olio su tela, San Francesto Caracciolo proveniente dallachiesa della SS Trinltà dr Marino, opera dì rgnoto, seconda metàdel XVlll secolo, cm 98 x 1 34.
Cappella e altare del SS. Crocifisso. Madonna Addolorata olio sutela, attribuito a Carlo Maratta, seconda metà del XVlll secolo.
Pilastro destro della navata centrale, a1ì'tngresso, acquasantiera
Presbìterio, lato destro dell'altare maggiore, Fonte battesimale,XVlll secolo, base in marmo, tabernacolÒ ìn legno dipìnto
Cappella Mocchi: particolare della balaustrata che recinge l'altaredella Madonna del Carmelo.
Navata centrale, parete piÌastro Iato sinistror pulpìto in legno delXVll secoìo.
Navata destra, ingresso da corso Trieste, antica acquasantierain marmo, proveniente da una delle soppresse chrese medjevaljdi San Ciovannj o di Santa Lucia lX1ll sec.)
Cappella Mocchi: estremità della base d altare dellaMadonna del Carmelo stemma di famìglia deL benefattoreCìovanni Battista Mocchì.
Cappella del coro d'inverno particolare dell altare con reltquiarid'argento.
Decorazione della volta delÌa Cappella del coro d invernoaffresco di Ciuseppe Aluisi { I 873)
ln alto
Cappella del coro d'inverno, oLio su tela, quadro d'altare:San Francesto opera di Gjrolamo Muzianoseconda metà del XVI sec.. cm. 109 x lBl
Statua deLla Madonna della Vittoria o del SS. Rosarìo montatasul carro processionaie con ampia decorazione a raggiera in legnodorato e argentato. La statua è di recente lattura e sostitulscequella, andata perduta, rcahzzala con panneggi di broccato e visoin cera (XVlll secoìo). che per secoli ha sfilato nelle vre del centrola prìma domen jca di ottobre dl ogni anno.La processione si svolge ancora oggi e, in concomitanza dellafesta relìgiosa, ha luogo dal 1925 ìn poi la nota lestadeìla Sagra delì'Uva.
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San Barnaba nella storia e nella tradizione popolare locale
Breve profilo del Santo
San Barnaba, la cuÌ festa si celebra 1'1 I giu-gno, rappresenta uno dei primi e più impor-tanti divulgatori della fede cristiana, tantoche pur non essendo stato un discepolo diGesù, ebbe l'onore di essere nominato apo-slolo, come san Paolo e associato al gruppodel DodÌci, che per primi seguirono la parola
de1 Salvatore. Infattr in molti passi degli Allideqli Apostoli Barnaba vtene presentato comeuno dei più rilevanti personaggi della prtmi-tiva storia della Chiesa. ll suo vero nome era
Giuseppe. Barnaba fu il soprannome che glidredero gli altri Apostoli per le sue capacitàdi attivo missionario in seno a1la comunrtàgiudaica. Barnaba significa, infatti, t'iqlio della
consolazione. Fu merito suo aver introdottoSaulo di Tarso, dopo la conversione, con tlnome latinizzato tn Paolo, nel gruppo degliApostoli. Inoltre Barnaba era cugino de11'apo-
stolo Marco ed era levÌta, cioè membro dellacasta sacerdotale. A Gerusalemme era statouno dei primi a convertirsi al cristianesimo e
ad agire con scopi missionari nei 45 d.C., pro-prio insreme a san Paolo, nella città dlAntio-chia, terza città dell'lmpero romano per
importanza, e poÌ nell'iso1a di Cipro, doveBarnaba era nato.
Ebreo di origine e benestante, Barnaba la-sciò tutto e tutti e si dedicò alla diffuslonedella buona novella, mettendosi al serviziodella comunità dei pnmi cristiani, sia distri-buendo r suoi beni ai meno abbienti, sia pro-
digandosi attivamente nella fondazione e
ne11' organi zzazione della Chiesa. Il principaleproblema, intorno agli anni quaranta e cin-quanta del primo secolo, era quel1o di supe-rare le barriere ideologiche e i formalismiresidui, ma di non poco conto, che divide-vano i convertiti al cristtanesrmo di origineebraica da que11i di origine pagana. Si trat-tava di una questione spinosa, tale era lacontroversia intorno all'osservanza dellalegge mosaica, perché era necessario dlstac-
care la nuova Chiesa dal1a Sinagoga con un
lento processo di distinzione, senza urtareviolentemente contro i1 pregiudizio del "po-
polo eletto" e altre convtnzioni radicate nellacultura religiosa ebraica. Fra l'altro molti deiconvertiti provenivano da[le file dei farisel,una setta piuttosto radicale e intransigentenell'osservanza dei rituali antichi. A dirimere1e questioni e a stabilire le nuove regole fudelegato Barnaba, grazie alle sue ricono-sciute doti di equilÌbrio e di saggezza, ma
anche di autorità e di competenza in fatto di
interpretazrone deÌ testi sacri.Barnaba prese con sé anche Paolo per la-
vorare insteme ad un conctlio apostolico che
si tenne a Cerusalemme, allo scopo di carat-terizzare meglio 1a comunità dei credenti in
Cristo, non più distinti fra giudei e pagani.
Per 1a prima volta, in quella circostanza, 1a
gente appellò Cristiani i fedeli della buona no-vella annunciata da Gesù. Nonostante aves-
sero traccrato insteme le linee essenzialidel1e liturgre e stabillto i rapporti fra i cre-
denti in seno alla comunità cristiana, tuttaviarestavano differenze di vedute fra san Paoloe san Barnaba; quest'ultimo piÙ vicino a san
Pietro, incline arealizzare gradualmente i1 di-stacco dal giudaismo nazionaltsta, anziché arompere dectsamente con rI passato. ]1 con-trasto si acuì durante un nuovo viagglo mis-
sionario in Antrochia sulla presenza diGiovanni, detto Marco, cugino di san Bar-
naba, di cui san Paolo non aveva grande
stima. Allora i due grandi e vecchi amici si se-
patarono: san Paolo, con un nuovo collabo-ratore, prese la strada per Antiochia; san
Barnaba, in compagnia di Giovanni Marco, si
recò a Cipro per proseguire l'opera dl evan-gelizzazione, fino al martirio. Nell'isola natalesan Barnaba si scontrò nuovamente con untale Elima, sbaragilato una prima volta ne1 45
d. C., al tempo della sua prima predicazione
in quel luogo, grazie anche allaforza persua-
45
siva di san Paolo, che lo aveva accompagnatonella difficile missione. ln quella circostanzaElima, pur essendo molto vicino a1 procon-sole romano, aveva dovuto battere in ritirata,perché lo stesso alto magistrato, che gover-nava l'isola, si era convertito alla nuova fede.Allora Elima, per contrastare l'azione di sanBarnaba, riuscì a collegare 1'odio dei giudeinon convertiti con le paure dei pagani, pro-muovendo una sommossa nelle vicinanzedella locale sinagoga, dove san Barnaba siera recato per tenere un pubblico discorso.Oui gli avversari dei cristiani, capeggiati daElima, assalirono san Barnaba, lo legarono a
un palo e dopo averlo torturato lo lapida-rono. Ouindi decisero di dare i1 suo corpoalle fiamme e di disperdere successivamentei resti in mare, affinché i fedeli cristiani non
San Barnaba patrono di Marino
L'elezione di san Barnaba a patrono dellacomunità di Manno è legata a una grande vi-cenda storica. Ne11'anno 1570 i Turchi assali-rono proditoriamente l'isola di Cipro, che erasotto la giurisdizione della Repubblica diVe-nezia, contrawenendo per 1'ennesima voltaai patti sottoscritti con il governo della Sere-nissima. Ivari regnanti europei e anche i loropopoli ne rimasero molto colpiti, non soloperché sembrava inarrestabile l'espansionee il predominio sul mare della potenza otto-mana, ma pure per gll episodi di ferocia inau-dita che avevano accompagnato1'occupazione di CÌpro. Atrocità compiute so-prattutto contro coloro che avevano osato re-sistere eroicamente all'invasione dell'isola. Ilpapa Pio V Ghislierl, sognando di redizzareuna lega santa contro i Turchi, che cemen-tasse le potenze cattoliche intorno a un am-bizioso progetto comune, un po' come nelleantiche crociate, sperando inoltre che da unapiù generale lotta, condotta fino a quel rnc-mento soprattutto da Venezia ne derir ass-una battuta d'arresto alla minacciosa p:-lenza marinara turca, rncaricò un gr;-l-uomo d'armr di quel tempo Marcanto:i: C- -
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se ne impossessassero per farne un oggettodi venerazione. Secondo 1a tradizrone apolo-getica awenne qualcosa di meraviglioso, manello stesso tempo di terrificante, che im-paurì e mise in fuga i carnefici: il corpo de1
santo privo divita non bruciava sulla fiamma,il celebre e temuto predicatore rimaneva i1-
leso, mentre le lrngue di fuoco lambivano i
suoi resti mortali. Durante la notte soprag-giunse Giovanni Marco con alcuni fedeli chenascosero i1 corpo di san Barnaba in unagrotta, nei pressi di Famagosta, con unacopia del vangelo di Matteo sul petto. Era1'1 I giugno dell'anno 68. Due giorni prima eraterminata pure l'esistenza terrena dl coluiche molticontemporanei ritennero uno spie-tato mostro: f imperatore Nerone.
1onna, a condurre trattative per superare di-visioni e diffidenze fra Spagna e Venezia e
giungere quindi a un accordo comune peruna spedizione punitrva conlro rl nemico. Puravendo solo trentacinque anni Marcantonioaveva una notevolissima esperienza incampo militare, dove si era guadagnato sulcampo i1 grado di cal,ra:c generale de1-
l'esercito spagnolc Oues-o sua posrzrone in-termedia fra la Scag:a :'c aveva in queltempo forti rnte::s, -: -; ; e ,e r.arie diplo-mazie regional ::..- l=:.s, r che nconosce-
Jra potentePapa ben in-
;-:e Le corti e i,l',iarcantonio
:ile e lunga- -: desrderata
ì: ::ani, Mar-
= -=:pO a Ma-
- - :^ aggio 1 571
=, Sar.ta contro, :=:itolazione::1 efa natO ed
di cc::- a-a - --'' 'a ,- -
:l- -- ì-.- j --:.Zt pef SOt-
tolineare l'ambrvalenza dell'evento politicomilitare e religioso, il papa aveva convocatoMarcantonio Colonna Ìn Vaticano proprio ilgiorno I 1 giugno, anniversario del martlrio disan Barnaba, e, nella Cappella pontificia,dopo la lettura di un suo breve, nel quale ve-nlva nominato Capitano generale e prefettodell'armata navaie della Santa Sede contro iTurchi, dopo ilgiuramento, g1i consegnava lostendardo della spedizione. Il vessillo, unatempera su seta di cm. 275 per cm. 214, con-servato attualmente presso i1 museo delduomo di Gaeta, rappresenta Cristo croci-fisso fra gli Apostoli pietro e paolo. Unomoito simile, conservato oggi nella catte-drale di Toledo, fu issato sull'albero dell,am-miraglia spagnola e fronteggiò quelloawersario sul quale era dipinto per 999 volteil nome diAllah. Sullo stendardo consegnatoa Marcantonio Colonna c'è il motto costan-tiniano rN Hoc srcNo vrNCES, quasi a simbo-leggiare 1a fede militante che animaval'impresa: un invito a riconquistare Cipro, ba-luardo secolare degli stati e delle popolazionicristiane nel Mediterraneo orientale. in talmodo anche san Barnaba entrava nel noverodei Santi, sotto la cui protezione si poneva laspedizione navale, ma il cui alto patrocinioera pur sempre affidato alla Vergine Maria.Sembra che in quella occasione fu fatta unafesta a Marino, oltre che a Roma, e che fu-rono impiegati fuochi d'artificlo per festeg-
La scelta del santo patrono
Le ragioni storiche, per cui le autorità deltempo scelsero dr eleggere san Barnaba pa-trono di Marino sono quelle anzidette. Tutta-via permane nella tradizione popolare unaleggenda, che è suffragata da antiche testi-monianze. In una Relazione scritta nel 1662 dalcanonico Agostino Dante, che noi abbiamopotuto leggere in una trascrizione copiatadall'originale da Giovanni Battista Del Sette,conservata presso l'Archivio Capitolare,,SanBarnaba" di Marino, si possono desumere lenotlzie relative alla devozione popolare più
giare I'avvenimento. Una tradizione ininter-rotta, dal momento che ancora oggi i mari-nesi usano festeggiare ogni anno il loropatrono con giochi pirotecnici.
La domenica del 7 ottobre 1571 Marcanto-nio Colonna, signore di Marino, capo dellaflotta pontificia, insieme con iveneziani, congli spagnoli, con gli austriaci e con altre po-tenze italiane riportò sui Turchi una vittoriadecisiva nelle acque di Lepanto, che inflisseforti perdite alla marina turca, la quale daquel giorno perse la supremazia nel mareMediterraneo e iniziò la sua parabola discen-dente. Marcantonio Colonna al suo ritorno fusalutato da eroe, i1 Senato Romano gli tri-butò un trionfo solenne, come si usava pergli antichi condottreri romani.
Dunque la data dell'l 1 giugno fu molto si-gnificativa per la storla personale di Marcan-tonio Colonna e per il prestigio della suapotente e nobile casata, che aveva visto quelgiorno fatidico salire agli onori dell'investi-tura uno dei suoi più illustri rampolli, nomi-nato personalmente da1 pontefice CapitanoGenerale dell'armata pontificia e Luogote-nente Generale dell'Armata Cristiana, infe-riore per grado solo a don Giovanni d'Austria,fratello dell'imperatore d'Asburgo Carlo VOuest'ultimo anzi scrisse sue personali let-tere a Marcantonio per complimentarsi dellavÌttoria ottenuta dal1e forze navali congiunte.
antica dei marinesi verso il loro santo pa-trono.
Tale Relazione che il cav. Antonio Mercuri, cu-stode dell'Archivio storico comunale, in granparte distrutto nel corso dell'ultima guerra,dichiarava in un articolo di giornale del 1935di aver letto nell'originale in pergamena,narra testualmente che: "nell'anno I615 nelgiorno di San Barnaba una grandine spaven-tosa devastò tutte le campagne di Marino:nell'anno 1616 ne1 medesimo giorno lastessa tempesta: nel 1617 seguì l'istesso in-
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Ifortunio; onde il popolo mannese cono-scendo in ciò qualche cosa di soprannatu-rale, informato che celebravast in quel giornola festa de1 S. Apostolo, dichiarollo Protet-tore, proponendo dl solennizzare il dì festivo,e non soffrì più ta1 castigo". Considerandoche l'attività economica prevalente di Marinofu per secoli e fino ai nostri giorni la vitlvini-coltura, si capisce quale importanza i mari-nesi abbiano sempre attribuito alla festa delsanto patrono. Ancora oggi, come tanti annifa, quando ituonie i lampiestivi minaccÌanodi scaricare sulle vrgne e sui frutteti la gran-
drne, una piccola campana della basilica,dedrcata alla celeste intercessione, suonaininterrottamente, vuoi per scongiurare i1
flagello bianco, vuoi per raccogliere alla pre-ghiera i fedeli che, in virtù della loro fede,
invocano la protezrone divina, affinché ri-sparmi alla comunità l'evento dr un disastronaturale.
Secondo il racconto de1 cav. Mercuri (suf-
fragato dal Tomassetti che riscontrò i1 datoin alcuni documenti dell'archivio Colonna),
San Barnaba nella tradizione popolare locale
La figura del Santo, seduto per terra e nel-['atto di essere trascinato dai due energu-meni verso il fuoco, fa parte da lungo tempodelf immaginario collettivo locale; perché
così come appare nel quadro diplnto da Bar-
tolomeo Gennari con i calcagni puntatt a
terra, sembra piuttosto restio ad accettare i1
martirio. Forse per questo, forse per familia-rizzare con i1 loro patrono, 1 marinesi usanoapostrofarlo benevolmente ma senza irnve-renza con la colorita espressione dialettale:tJ Stractnata. Un nomignolo che ncorre purein forme proverbiali locall come quella dì
carattere meteorologico: "U tempu n'ha riscal-
latw, st nun ariva ustracinatu", (lltempo non ha
nscaldato se non arnva lo Stracinato), perche
sembra a giudizio de1 popolino che rl ver-caldo inizi soltanto dopo 1a prima settimar-di gÌugno. San Barnaba, anzi San BantiL',,
come è detto in dialetto, è presente ar:::
4B
furono i marinesi a decretare san Barnaba il
Ioro nuovo patrono celeste tn una pubblicaassemblea tenutasi il primo febbraio 1618,
celebrandone fin da que11 anno solenne-mente la festa. Tale dichLaraztone dovevaperò essere approt,ala da,l autorità ecclesia-stica. Fu così che dar Pr,tr, de1 tempo fu rl-volta al cardinale Slorza ', e scovo di Albano,1a relativa domanda o. aclI.\azione, che quirrportiamo: "La Comunt-à li \iarino, umilis-sima oratrice della S r.' lì-. r^a espone come
avendosi elelto San B,'- .'.)a a Patrono Pro-
tettore appresso Su: ì...:a r,iaestà et per ex
voto; st debba guar:r,:: .. iesta dello dettoSanto. Et per tarll s-r-r: ,:e s1 degnt conce-
dergli il placel per g-,r-;.:: :e:ta festa; cheil tutto riceverà i-:r a:i: , :iÌ \' S. Ill.maet Rev.ma quam De -. .: :asso al termlnedella petiz'one.risposta del t
=
::scrilto cioè la
::cles ia stiche:
-,,.-a decretum"Concedimus
expediendun^Cardinalis Ep -
-: che si rife--::i braccio,-- *maturgico:
-:accro, per: \un basta
-: ::::fata, pef- .-.enlo del
^: -^--^l^:l pIULC-
.:- =- almente
rilen-: l= : uÌariO
= := . indice
,1.
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tiene 1a palma del martirio. Lo stesso vale perla statua posizionata nella nicchia della fac-ciata.
Dai registri parrocchiali risulta che la diffu-sione locale del nome di battesimo Barnabatnizia soltanto dalla fine del XVIÌ secolo eanche nei secoli seguenti non è particolar-mente consistente. 1n dialetto marinese "Bar-
naba" è pronunciato Barnipa e il diminutrvoBarnipinu si contrae nelle forme ipocoristicheBarnipi e Bino.
Da generazioni c'è la consuetudine di offrireun fascio di ceri all'abate parroco da partedella Comunità rappresentata dagli ammini-stratori locali (prima Ìl Gonfaloniere, oggi i
Sindaci) nella ricorrenza della festa patronaledi San Barnaba. Durante l'offertorio dellamessa, ogni anno 1'1 1 giugno, viene pronun-ciato il seguente testo:
"Secondo un'antica consuetudine, i1 Co-mune (oppure: Municipio) testimonia l'unitàdel1a comunità e la concordia delle istitu-zioni civili con quelle religiose, offrendo unfascio di ceri a1la Basilica collegiata parroc-chiale abbaziale di San Barnaba Apostolo. Ilcero è simbolo di fede e di amore nei con-fronti del Santo Patrono, cui tutti i marinesisi rivolgono ancora oggi perché tenga lontanidalla città i disastri, derivanti tanto dalla na-tura, quanto dal peccato. L'offerta votiva deiceriviene fatta dalla prima autorità cittadina,a nome ditutto ilpopolo, direttamente ne11e
mani dell'autorità religiosa. La consegna de1
dono dei ceri significa, dunque, che il benes-sere materiale ricercato dal Governo della
città trova completamento nel bene spiri-tuale perseguito dalla Chiesa e che cittadinie credentl sono una cosa sola".
Per quanto riguarda la questione della pro-venienza del1e reliquie de1 Santo conservatea Marino, va detto che queste sono sparse unpo' in tutta Ìtalia, ma sono presenti in parti-colar modo a MÌlano nella parrocchia prepo-siturale di San Barnaba, dove si conserva i1
cranio e altri resti provenienti da Cipro, giuntia Roma intorno al 480 d. C., successlvamentetrafugati dai Longobardl e portati a Pavia eMilano. Non è escluso che molti dei resti at-tualmente venerati, soprattutto all'estero, ri-salgano a1 tempo delle crociate. Dellereliquie conservate a Milano nella chiesa deiSanti Nabore e Felice, detta poi di San Fran-cesco, davanti al chiostro di Sant'Ambrogio,fu fatta fare una ricognizione da san CarloBorromeo. Altre reliquie sono a Pavia, Cre-mona, Genova ed Edenna in Va1 Brembana.Per quelle di Marino azzardtamo f ipotesi chepossano essere state donate ai Colonna dallafamiglia milanese dei Borromeo, cui appar-tenne il celebre cardinale Federico, di man-zoniana memoria, e pure quella nipote Anna,che andò sposa a Fabrizio Colonna, padre diquel Filippo che volle iniziare i lavori per 1a
nuova basilica collegiata di San Barnaba.Se f ipotesi è gÌusta, 1e reliquie conservate a
Marino, risalirebbero ai resti giunti a Romain età tardo antica, precedenti alle crociate,e quindi con maggiori probabilità di auten-ticità.
Invocazioni, canti e preghiere per san Barnaba
Oltre un decennio fa si conservava un reli-quiario a forma di braccio, benedicente,esternamente dorato, con una palma strettanella mano, contenente nella parte superioredell'avambraccio una teca di vetro, entro laquale si potevano osservare frammenti osseidell'arto del Santo. I1 17 novembre 1984 unfurto sacrilego privò i marinesi del venerato
Braccio insieme a molte altre opere d'arte chefurono trafugate e non furono mai più ritro-vate. Oggi resta un altro reliquiario assaimeno prezioso dal punto di vista artistico,ma ugualmente importante per la devozionedella gente, che 1o accompagna per 1e viedella città in solenne processione, ogni annonella ricorrenza dell'1 I giugno, al canto di
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"Santo Apostolo Potente", di cul riportiamorl testo:
Santo Apostolo Potente,che a patrono ne sei datomira innanzr a te prostratoil tuo popolo fedel.
Egli invoca il tuo favoreNegli affanni della vita;deh! La tua possente aitasu Marino spiega ognor.
Tu che in ciel beaLo sei
Tutto puoi, o Apostolo santo,deh c'innalzi il nostro cantoa lodar con te il Signor
Fa che un dì giunger possiamoA lodarlo teco in Cielo,a goderlo senza velonelf immensa eternità.
11 seguente inno, molto solenne, vtene can-
tato in chlesa durante le cerimonie religlosein onore del santo Patrono:
HYMNUS
Mente volventes benefacta nobismartyrum palma, niveoque florete per insignem canimus PatronumBarnaba nostrum
Te Deus Lystrae, Cilicique Tarsi
Pergami, Ponti, Cypriique Regni
Mittjt ad gentes; cumulasque palmisNobile munus.
Dum fidem Christi populis recludisTerra laetatut; tflare , sol, et aura
nauticam pinum Tibi dum secundantplaudit olympus.
Numinum Grajus simulacra sternit,quod tenax falsi Synagoga dictattemnit Hebraeus, Salamina discitDogmata Vitae.
Sicut decus Patri, Genitaeque Proliet Tibi compar Utriusque virtusSplriLus semper Deus unus omnitemporis aevo. Amen.
Si nportano le se ;-,vate ne11'archiric pa
ginali manoscritti su
risalgano alla prima
::: :.a COnSef-
::::-:- _i-<
mela
-:--:re da orl-: sl presume
-\ secolo.
PREGH iER. ìGloriosissimo Apostolo S Bar:a'ca Yoi / siete ilnostro Avvocato presso Dio t,':i foste prescelto
dal popolo di Mari/no a comun protettore affin-ché nei/ nostn bisogni sì spirituaii che tem/poralia Voi avesstmo fatto ricorso / nella speranza di es-
sere esauditi / Ed infatti allorquando le nostre /vigne erano minacclate dal ter/ ribile flagellodella grandine / ne abbiamo sperimentati gli
eflfetti salutari, giacché al solo suono / della vo-
stra campana erano tan/tosto dissìpate le nubi, ecessava ogni / funesto pericolo. Al presente an-
cora I o gran Santo, abbiamo blsogna dellavo/stra intercessione mentre rtsentia/mo il peso
dei divini gastighi per / Ìe continue pioggie che
gravi danni arlrecano alle nostre campagne, e vi
preghiamo / a renderci propizio il clementissimo/ Iddio, contro di noi giustamente / sdegnato, ed
ottenerci la cessazione / della pioggia e la tantobrama/ta serenità dell'aria. Pater etc. / Ben cono-
sciamo Apostolo Santo essere / state le nostre in-gratitudini verso / Dio, le nostre perversità t nostri/ peccati la cagione del presente / gastigo; ma
d'altronde abbiamo /ferma speranza nella mise-
ricordia / del Signore che si spande sopra / tutti i
peccatori, e che ad un cuore / contrito ed umiliatonon niega / giammai la sua grazia, abbiamo / fi-ducia in Voi o Santo Apostolo / che colle vostrepreghiere disar/merete, ne piani certr, il braccio /della divina giustizia, armato / contro di noi e ci
renderete propizio / il Dio delle misericordre, che
esau/dirà i nostri vott e ci ricolmerà / delle sue
abbondanti benedizioni / Vi preghramo final-mente gloriosissi/mo Apostolo S. Barnaba a con-
ser/vare, ed accrescere sempre più / in noi questa
nostra confidenza / e fiducia nelia vostra inter-ces/sione medtante 1a quale sic/come speriamodi esser pre/sto liberati dal presente flagel/lodelle continue pioggie così / ancora per l'awenirecontinue/rete ad essere il nostro Awoca/to il no-
stro Protettore ci farelte ricuperare la divina gra-
zia / se da noi per awentura fosse / stata
disprezzata e perduta, / e quindi colla perseve-
ranza lfrnale nelle buone opere sarem / sicuri di
venire un giorno a renderne / nel Cielo Ìe dovutegr azie all'Altissimo. Amen
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Antica preghiera conservata ne1 l'Arch ivio pa r-
rocchiale San Barnaba di Marino, oggl nel-
i'Archivio Diocesano. il foglietto che contiene
i1 testo è di mm. 205 x 130, quattro carte non
numerate, senza indicazlone di luogo e di
data, di cuÌ scritte con corsivo ottocentesco1e prime tre, btanca la quarta.
TRIDUO IN ONORE DIS. BARNABA
-t-Gloriosrssimo Apostolo S. Bar/naba voi siete
stato scelto per / Patrono, e Protettore speciale /della nostra Città alfine di / perorare 1a nostra
causa pre/so il trono dell'nltissimo e così / non
solo a jutarci nei bisogni/ dello spirito, ma ezian-
dio lilberarci dai divini gastighi e / specialmente
da1 flagello ster/minatore della grandine, che /talvolta ha desolato in pena de' / nostri peccati
le nostre vigne / le nostre campagne spesse volte
/ abbiamo sperimentato gli / effetti de11a vostra
potente tnter/cessione come ln quest'anno / ap-
punto avete in modo presso/ché prodigioso libe-
rate le nostre / vigne dal flagello devastatore. / A
voi dunque, gloriosissimo San/to, intendiamo per
mezzo di / questo triduo umilmente trilbutare i
nostri ossequi i nostri / più fervidi ringraziamentt
per / averci ottenuta una grazia co/tanto segna-
lata. 3 Pater ave, etc./
-2-Noi ammiriamo, o grande Apo/stolo, il vostro
istancabile zelo, lnel percorrere diverse provincie
e regni / annunziando la fede di Gesù / Crlsto'
C)uesta fede che a costo / di tanti vostri patimenti
coa/djuvato dai vostri colleghi nell'/Apostolatopropagaste in tutto / l'universo, questa fede vi
preghtamo a conservare nei no/strt cuori special-
mente in que/stl sciagurattssimi tempi in / cui
l'errore e la menzogna / han preso il posto della
verità / e della giustizia. Vi preghiamo / che que-
sta fede tn noi si man/tenga viva accompagnata
vo/gltamo dire dalle opere dal fer/vore della ca-
rità, affinché possia/mo respingere tutti gli attac-
chi / dei nostri nemici, i quali vorreb/bero
sradtcato dai nostn petti / il mrnimo segno di
fede, di pie/tà e di religione. 3 Pater etc./
-3-Giacché adunque glorioslsslmo / Apostolo vi
siete degnato di/ accogliere le nostre preghiere /e ci avete ottenuta la tan/to deslderata grazia
coll'aver / liberate le nostre vigne dal / flagello
della grandine con/tinuate vi preghramo il vo/stro
potente patrocinio verso/ di noi. Conoscendo be-
nissrmo / che miseri ed infelici rende / gli uomini
rl peccato e che i/ castighi di Dio / sotto l'appa-
renza delle cause / seconde, sono I'effetto terri-
bile / della colpa, promettiamo sin/ceramente di
mantenere / la nostra divozione e fiducia / verso
di voi, ed evttare con / ogni premura la colpa, di /servire a Dio più fedelmente / di quello è stato
fatto per / rl passato, onde colla grazia / del Si-
gnore superatt tutti gli / ostacoli che si incon-
trano / nelÌa nostra vita sprrituale / rn questo
mondo possiamo / sicuramente giungere al
por/to della vera salvezza al Santo / Paradiso e
così sia. 3 Pater etc.
San Barnaba apostolo, protettore della città di Marino ( I 50x I i0)'
realizzala da P Bombelli dopo i1 ì835, anno in cui Marino
fu eretta clttà con Bolia pontificia da Cregorìo XVI'
IÌ segno trascurato e Ì'approssìmatìva esecuzione dell'esemplare
denotano I'ambÌto locale cui era destinata I'immagine,
peraltro molto vicina all'iconografìa del Santo familrare
ar marinesi attravelso 1a lettura del dipinto della Scuola
del Cuercino rappresentante il martirio dell'Apostoloe collocato nella Collegiata nel I 640
.:;=ffi='.-:l
Iscrizioni presenti
APPENDICE
nella basilica di san Barnaba
Sulla facciata, posta a1la sommità delf in-gresso principale, in una lapide marmorea si
dichiara i1 titoio di fondazione
HIERONIMVS
EPISCOPVS rySCVLANVS
S. R. E. CARDINALIS COLVMNA
ROMANVS PRINCEPS
MARINI DVX IV
A FVNDAMENTIS ERE,XIT
A. D. MDCLXII 60
Sulla base della campana si legge la se-guente iscrizione:
OMNIP. DEO IN HONOREM S. BARNABI APOST.
MARINENSIVM PATRONI JAM PRIMO EX DEVOTIONE
POPULI DICATA MOX A MDCXXI. RENOVATA DEINDE
A MDCCXV. AGRICVLIORUM AEREFUSA NOVISSIME
PI MAIORVM AEMVLATA LIBERALITATE SVMPTIBUS
PETRI MARVSSI BART. CERVIA FRANC. LISONI IO:
BAPT: PADRONI ET BART. BONA IN AMPLIOREM
FORMATA CONFLATA S. A. MDCCLXXVII.6I
Alf interno, sulla parete della controfac-ciata, sul fianco destro della porta principaleun'iscrizione, incorniciata da porfido rosso,
ricorda il restauro della chiesa compiuto frail 1909 e il 1910, promosso dal cardinale An'tonio Agliardi vescovo di Albano, con il so-
stegno del1'erario pubblico, di papa Pio X, diMarco Antonio Colonna e di alcuni facoltosicittadini marinesi:
AN. DOMINI MCMIX
TEMPLVM HOC
PARIETVM LABE FATISCENS
AD PRISTINAM FIRMITAIEM REVOCAWM EST
NOVO PAVIMENTO NOVO ADDITO CULTV
MVNIFICE,NTIA ET LIBER,\LITATE PII PP X
ET EX COLLATIONE AERARII PVBLICI
M. ANTONII COLVMNAE
CIVIVM OUE MARINENSMV{
AVCTORE ATOUE ADNTORE
ANTONIO CARD. AGLTARDI EP- ALBANENSI62
60 Tracluzione, "ll cardinale di Santa Romana Chiesa Girolamo Colonna, vescovo di Frascaii. pincpe:l::.a:-: i:=:-: i::a d: \larino, eresse
dalle fondamenta lquesta chiesal nell'anno del Signore 1662".
6r Dal "Diario ordinario", n. 1336, in data deili 20 ottobre 1786. Roma Stamperia Cracas si legge 'Dai S,=. r=:.l::: B,=: ::rlitore in Campo
BovarioèstatafusaunanuovaCampanadel pesodl 1.500 libbre,destinataperlaChie- j:S 5a::a-re,;lg:" j-\lannoFeudodel-
I'Eccellentis. Casa Colonna. Nella medesima, che è riuscita di un suono perfettissirr,o ei a-:be---. ::r- 1-r :ra: s -qge la seguente
iscrjzione". Cit. in "Castelli Romani", a. xxxvl, n. 3 (maggio - giugno 1996), p.8l62 Traduzione, "Nell'anno del Sìgnore 1909 questa chiesa fatiscente per la rovina delle p:e:::: --"Itt--=:= -- r:..E ;;:.,=à. con un nuovo
pavimento restituita anche a nuovo culto, per la munificenza di papa Pio X e con ii cc:::--:: :=-e -'e:{-iÈrr-e
j: \{arco AntonioColonna, dei cittadini marinesi e del cardinale Agliardi vescovo di Albano promollrt = >:=:l 1:r='
52
All'interno, sulla parete della controfac-ciata, sul fianco sinistro della porta princi-pale un'iscrizione, incorniciata anche questada porfido rosso, ricorda la non preannun-ciata visita alla basilica di papa GiovannrXXlll che molto a lungo restò impressa nellamente e nel cuore della gente di Marino:
MARINO ESVLTANTE
PER L,ALTO 1NASPETTATO ONORF,
DELLA vtstTA pATERNA ol sva seNrtrÀ
CIOVANNI XXI]I
INCISE NEL MARMO COME NE] CVORI
lL COMMOSSO RICORDO DEL GRANDE AWENIMENTO
VMILE SEGNO DI PERENNE GRATITVD]NE
XXXI AGOSTO MCMLX]I
NEL I]T CENTENAR]O DELL,APERTVR,A DI OVESTA BASIL]CA
All'interno, sulla parete della controfac-ciata, posta al di sopra della porta principaled'ingresso, un'epigrafe, incassata in una pro-fonda e larga cornice di marmo giallo, ornatacon pettìnidi ai latl e al bordo superiore,esalta i meriti del fondatore della basilica:
D.O.M.
HIERONIMVS S.R. E. CARDINAL]S COLVMNA
PALIANI ET MARINENSIVM DVX
ET PRINCEPS
COLVMNENSIVM ROMANORVM PRINCIPVM
PI ETATE ]\,1 ET VETVSTI SSIMAM N/AG N J FICENT]AM SECTAN DO
AEOVATA RUPE
TEMPLVM HOC DIVO BARNABAE DICATVM
A FVNDAMENTIS EREXIT
ABBATIAM CAPITVLVM CAN ON ICATVS CAETE RAQ U E OM N]A
AVCTORÌTATE PONTIF]CÌA INSTITVIT
ET SVB PERENNI FAMILIAE SVAE
iVRE PATRONATVS DOTAVIT
ANNO IUBILEI MDCT,6T
Appena entrati dalla porta laterale destra,nella cappella di san Francesco Saverio (n 1),
sul pilastro di sinistra della navata minore c'èun'acquasantiera di ottima fattura. lmmedia-tamente sopra c'è una breve iscrizione incisasu marmo che sovrasta e spiega la presenzadi una formella di marmo riquadrata concroce di bronzo incassata al centro. Fa riferi-mento a uno dei numerosi incarichi ecclesia-stici del cardinale Girolamo Colonna, quellodiarcipresbitero della chiesa di San Giovanniin Laterano e quindi della sua alta partecipa-zione al giubileo del 1650. Come recita l'epi-grafe, la croce è stata recuperata dal1a portasanta di quella chiesa al termine dell'annosanto e collocata qui in San Barnaba. NelXVII secolo ci furono ben 40 giubilei:
CRVX PORTAE SANCTAE
LATERANENSIS BASILICAE
ANNO IVBILEI MDCXXV
OVAM APERVIT
HIERONYMVS S.R.E. CARDINALIS
COLVMNA ARCHIPRESBITER
ET A LATERE LECATVS
SANTISS. D. INNOCENTII PAPA X
SEOVENTI IVBILE]
ANNOMDCL6I
6r Traduzione: "A Dio ottìmo Massimo. GiroÌamo Colonna cardinale di Santa Romana Chiesa, duca e princlpe di palìano e cli Marino, se-guendo ìa pìetà e I'antichissima magniftcenza dei romani principi colonna, fece costruire questa chiesa dalie fondamenta, dopo aver fattolivellare la colìÌna, e 1'ha dedicata a san Barnaba. Con l'autorità pontificia istituì l'abbazÌa, i1 collegio canonicale e tutto jl resto. E la dotòsotto perenne diritto del patronato ecclesiastjco della sua FamlglÌa neìl anno del giubileo 1650,,.6a Traduzione: "lquesta è lal Croce della porta santa clelìa basilica lateranense che Gìrolamo Colonna, cardinale di Santa Romana Chiesa
aprì nell'anno del giubileo ì 620, arcipresbitero e legato a latere del santissimo sìgnor papa Innocenzo X nel successìvo giubileo del I 650,,.
53
Cappella di Gesù, Maria e Giuseppe, o del1a
Carità (n 2) Sul fianco del pilastro destro diaccesso a1la cappella è murata una bella la-pide di marmo bianco fasciata da una cornicedi pietra scura. Fu posta dai vigili del fuocodi Marino, comandati dal cav. Antonio Mer-curi, per celebrare il trentennale della costi-tuzione de1 loro corpo e per ringraziaresant'Antonio abate, venerato in questa cap-pella, quale loro santo protettore. Al tempoera abate parroco mons. Guglielmo Grassi. lnalto è inciso 1'emblema de1 reparto marinesedei pompieri, a1l'epoca inquadrato su base
volontaria, due asce incrociate e legate da un
nastro, sormontate da una fiamma:
VIGILVM COHORS MARINENSIS
DVCE EO. A. MERCVRIO
SANCTO ANTONIO ABB. PROTECTORI ALMO
OB PERICVLA SVPERATA
IN IGNE IN BELLO
INNVMERA
AB INSTITVTA COHORTE
ANNO XXX
HOC MONVMENTVM GRATO ANIMO
III. KAL. IVL. MCMXXIV
PP.
ABB. PAR. EO. G. CRASSI 6'
Di fronte, sulla parete de1 pilastro di sini-stra della medesima cappella (n 2) , c'è un
lungo testo di epigrafe che celebra l'abateparroco mons. Guglielmo Grassi, a1 di sopraè un ovale in bronzo, opera dello scultoreTommaso Pecclni, con il profilo a rilievo delprelato:
RrsoncERa
DALLA CRIPTA OVE RIPOSANO
LE SVE SPOGLIE MORTALI
CVGLIELMO GR,\SSI
VESCOVO TIT. DI DAMIATA
ABATE DI MARINO
DAL MCMVIII AL MCMLIV
vtrti coN zELo ILLVMINATO
r,R orcNttÀ EPISCOPALE
ALL,VFFICIO DI PARROCO
IL SVO SPIRITO VIVE
NELLE FAMIGLIE RELIGIOSE
DA LVI FONDATE
PER SERVIRE
IL CLERO IN CVRA D,ANIME
VIVE LA SVA MEMORIA
NEL CVORE DEL POPOLO
IN BE,NEDIZIONE
NEL II ANNIVERSARIO
DEL PIO TRANSITO
XIV SETTEMBRE MCMLVI
65 Traduzione: "ll corpo marinese dei vigìli del fuoco, al comando dei cavaliere Antonio Mercuri. pose questa memoria con animo grato al-
I'almoprotettoresantoAntonioabateperglìinnumerevolìpericoliscampatineÌFuocoinguerra periltrentesimoannodellacostituzione
del reparto i1 29 giugno I 924".
54
Cappella del SS. Rosario (n. 3)A1 centro deltimpano spezzato una lapide testimonia larealizzazione dell'altare e la dedica alla Ma-donna del Rosario che risalgono al 1746:
OVOD
BENEDICTI XIV P. O. M,
SPECIALI GRATIA
ALTARE HOC B. MARIA VIRG. DE ROSARIO
PRIVILEG]AryM OVOTIDIANVM
IN PERPETWM DECLARATVM SIT
IN SIGNE CAPIT. COLLEGIAT,,€
AC PAROCHIAL ECCLESI,,€
S. BARNAB,€ MARENI
VT COELESTIS THESAURUS
NEMINEM VNOVAM LATEAT
MONVMENTVM HOC ERIGI CVRAVIT
ANNO SALVTIS
MDCCXLVI 66
Su1 pilastro di fianco del1a cappella del SS.
Rosario (n 3) una lapide in marmo riqua-drata da una fascia piatta di pietra coloratarosa contiene il testo, ex voto, di ringrazia-mento alla Madonna del Popolo per l'allon-tanamento del morbo colerico de1 1837:
MAGN,,€ VIRGINI DEI GENETRICI MARIA
DE POPVLO NUNCVPATA
ABBAS ET CANON]CI HUTUS BASILICA
OUOD
ANNO MDCCCXXXV]I
CHOLERICA PESTILITATE
CIRCVM OUAOUE GRASSANTE
EXORATA PRAESENTI OPE ADFVERIT
ET MORBVM EX EORVM FINIBVS
PLANE DEPVLERIT
VOTUM LIBENTES MERITO SACRAVERE
CHAR]STERIA IN ANNOS SINGVLOS
DIE A FESTO ILLNS ocrAvo 67
Sulla parete de1 pilastro di destra, all'in-gresso de11a cappella de1 SS. Rosario (n 3) sinota l'iscrizione attuale, relativa allo Scudodi Lepanto, incisa sulla base della teca. Essaè ridotta rispetto a una precedente più lungae completa epigrafe, riportata da GiuseppeMarocco, che doveva essere collocata più omeno sullo stesso posto dell'attuale.Al riguardo vedi la nota nel testo:
Sul bordo della mensa dell'altare sl
ILL.MVS ET REV.MVS ANTONIVS BECICH
NICOPOLITANVS CONSECMVIT ALIARE HOC
SECVNDA IANVARY MDCCLI
(trad. : L' illustrissirno e rev erendissiyno
Becich di Nicopoli consacrò questo altarenaio 1751)
legge:
DIE
Antoniotl2 gen-
TRIVMPHALE SCVTVM
SACRO BELLO CONTRA SELIM DELATO
DVCE MARCO ANTONIO COLVMNA
A. D. MDLXXI
66 Traduzione: "Che questo altare, per speciale grazra di Benedetto XIV pontefice ottimo massimo, sia dichiarato in perpetuo privilegìatoalla beata Maria Vergine del Rosarto. L'insigne Capitolo della colleglata e parrocchìale chiesa dj San Barnaba di Marino, perchdnonvenisse mai meno a nessuno il tesoro celeste, curò che fosse eretto questo monumento, neìl'anno clella Salute 1746".
67 Traduzione: "Alla grande Vergine Marla, Madre di Dio, detta del Popolo, l'abate e i canonjci di questa basìljca, perché nelì'anno 1837, in-fierendo nei dintornÌ la pestilenza del colera, supplicata di assistere nel presente bisogno e di allontanare ciel tutto il morbo dalla loroterra, lieti dedicarono giustamente i sacrifici (cansteria) ogni anno nell'ottavo giorno della sua festa".
55
Sulla parasta delpilastro che separa 1'altare
del1a Madonna del Popolo dall'altare di
sant'Antonio abate (2 e 3) è affissa f iscri-zione relativa a1la serva di Dio Barbara Co-
stantini, incisa su un marmo cipollino e vi si
nota, perfino, quasi fosse una moderna 1a-
pide tombale, una recente fotografia vetrifi'cata a rilievo (1909) che rappresenta ilpersonaggio ritratto in un disegno del XVIII
secolo. In realtà questa era la sepoltura ori-ginaria, prima che le spoglie fossero trasferite
nella sottostante criPta:
D.O.M.
BARBAR,A, FRANCISCA
COSTANTINI
BARNABAE FILIA
VIRGO MARENENSIS
OBIIT DIE VENERIS XXVI NOV: MDCCLXXIII
VIXIT ANN: LXXII MENS: XI DIE,S XXII
DIE VII IANVARI
MCMIX68
Cappella del SS. Sacramento (a). Neil'ovaledel fastigio appare 1a scritta:
SVM RADIX ET GENVS IACOB STELLA SPLENDIDA
et MATVTINA.6e
Nella fascia che gira intorno alla base del1a
cupola si legge'
BARNABAS CVM PAVLO APOSTOLVS GE,NTIVM
ORDINATVS EST AD PRAEDICANDVM EVANGELIVM 70
mentre sulla base de1la lanterna si legge,
AD APOSTOLICVM MVNVS MARTYRII CORONAM
ADtvNxtr.Tr
Nella parte sinistra del coro (5), sotto ii mo-
numento onorario del fondatore genuflesso
ne11'atto di pregare, 1'epigrafe marmorea det-
tata dal cardinale Girolamo Colonna in per-
sona recita:
D. O. M.
MORE, CARTHVSIANO
W IVCVNDAM REDDERET MORTEM
ET PROPRIAM REOVIEM OCVLIS PROPONERET
ANIMO COMPOSITO ET IMMORTALI
SIBI VIVENS POSVIT
TOTIVS PRAEDICTI ORDINIS PROTECTOR
HIERONYMVS CARDINALIS COLVMNA
A. D. MDCLII 72
68 Traduzione, ,,A Dio ottlmo Massimo, Barbara Francesca Costantini, figlia di Barnaba, vergine marinese, morì nel giorno di venerdì 26 no-
vembre 1773. Visse 72 anni, 1 1 mesi, 22 giorni. 7 gennaio 1909"'
6e Traduzione: "sono stirpe e discendenza di Giacobbe stella splendida e mattutina".
70 Traduzione, "A Barnaba, apostolo delle genti, fu ordinato di predicare il Vangelo insìeme a Paolo".
7r Traduzione, "Al dono dell'apostolato unì la corona del martirio"72 ,,More carthusiano" va interpretato: "secondo Io spirito cartusiano", cioè secondo gli insegnamentl di Dionigi 11 Certosino, detto Carthu-
siano, l,apologeta e teologo tedesco detto anche boctor Extaticu s (1402-147 l) che scrisse il dialogo DeI Giudicio particolare d'ell'anirne dopo,Ia
m,rte.Lacitazione iniziale conferma I'interesse per l'Ordine Cartusiano, owero Certosino, da parte del cardinale Girolamo Colonna' che
si dichiara infine,,praedicti ordinis protector". ll testo tradotto è: " A Dio ottimo e Massimo, nell'Anno del signore 1652 il cardinale Gito'
lamo Colonna per porre con animo sereno e immortale dinanzi agli occhi una lieta morte e per proprio riposo eterno' mentre ancora era
in vita, pose per sé (questo monumento) secondo 1'uso dei Ceftosini, in quanto protettore di tale Ordine". "Assecondando il Certosino,
al fine dj rendere gioconcla la morte e pei dare visibilmente il giusto riposo all'anima serena e immortale, mentre era ancora in vita il car-
dinaie Girolamo Colonna, plotettore di detto Ordine, pose per sé nell'anno del Signore 1652"'
,6
Su1 fianco sinistro de1 pilastro dell'arcod'ingresso alla cappella di santa Lucia o delsacro Cuore (n. B) è murata una lapide fune-raria di marmo di Carrara orlata di marmogrigio. Alla base dell'iscrizione campeggia lostemma non nobiliare della famiglia Terribili,una delle più antiche di Marino, con un leonerampante in acqua e tre stelle. papa GregorioXVI con 11 breve del 3l ottobre 1841 riformòl'antico Ordine della Milizia dello Sperond'Oro, nominandolo Ordine di San SilvestroPapa, distinguendo 1'onorificenza per i Co-mandanti, non più di 150, da quella per i Ca-valieri, non più di 300, e nel solo Statopontificio:
HEIC IN PACE CHRISTI OVIESCIT
DOMINICVS TERRIBILIS
SVBCENTVRIO EMERITVS
IN COHORTE TRANOVILLITATI
PVBLICAE TVENDAE
OB RES PRAECLARE CESTAS
ADLECT\/S INTER EOVITES
S. SILVESTRI P. M.
RELICIONE IN DEVM
FIDE ìN PONTIFICES
MAXIMOS EXIMIA
DECES. IDIBVS IANVARIIS
AN. MDCCCLIX AN. P. M. LII
HECTOR POSVIT
PATRI oPTlMo BENEMERENTI 73
Di fronte alla precedente, sul fianco destrodel pilastro dell'arco d'ingresso a1la cappelladi santa Lucia o del sacro Cuore (n. B) èmurata una lapide celebrativa dei meriti delcanonico Giovanni Battista Trovalusci, mari-nese, vicario generale della Diocesi diAlbano. La cornice è di marmo venato:
D. O. M,
ARAM HANC
S.S. CORDI IESV DICATAM
IN GRATI MEMORIAM ANIMI
ERGA REV. D. ]OANNEM B. TROVALVSCI
PROTONOTARIVM AP. LICVM
AD INSTAR PARTECIPANTIVM
BEN EM ERENTE,M PRAEPOSITVM
VICARIAE CENERALI POTESTATI
ET HVIVS ]NS. BASILICAE COLLECIATA
CANONiCVM
FAVSTE EXPLENTEM
ANNVM OVINOVAGES]MVM
SACERDOTALIS AETATTS
DÌOECESIS ALBANENSIS
SVA IMPENSA RESTITVIT ET ORNAVIT
ANNo DOMINI MCMLII 74
7J Traduzione: "our riposa nella pace d] Cristo Domenico Terribìli, vice comanclante di compagnia emerito, neì reggimento per la clifesa delÌapubblìca sicurezza Per imprese famose è stato ammesso tra i Cavalien cll San Silvestro papa, per la fede in Dio e p"r- Ia iiducia senza parÌverso i sommi pontefici. Morto all'età di 52 anni, il l3 gennaio dell'anno 1859. Ettore pose a suo padre ottimo e benemerito.
7r Traduzione: "A Dio ottimo Massimo. La Diocesi di Albano ornò e restaurò con ogni sua diìigenza questo altare dedicato al Sacro Cuoredi Cesù in ricordo e con rjconoscenza, verso il reverendo don GÌovanni Battista Tro-valusci protonotaiio apostolico, preposÌto benemerito,canonico di questa Ìnsigne basrlica collegiata, con la potestà della vicarja generale e seconclo l'uso dl àssere partecrpÌ, compìencJo egìifelicemente ilcrnquantesimo anniversario di sacerdozio nell'anno del signore 1952,,.
57
--
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l'l i1.t ll! l,\ !11 ì\1r!tli'\i)l ì !r-\u(r \,\r l?'ll l( lLl
'.1 '. \l \lÌ'ltl l\ lìr rì l)1/ li\\lI \l l it \1l 1l1 i lll\11\\,\\11 \li
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\rllil 'r( r)tr1'llt\-lr l\\i ,\ {,i !\ 1 }l(!t Il l\\'1
I \.!!\1i ltlll \\.(ri I Ì{;lli'l.iilfì \,rl hi\:1R,\l(tt,\\11,\ I I
1 lll ( (){.}'ìlì()§(1 \11\l{i\\1J.\:.\(ì {ii:fii1-rT
ii t r arP rr.' {Iilfiii(ii !\!ì!rIi\$l{''!rl I fljrt\r n(Ì\1ljx{r'!\lt ! lrl
Nella cappella del SS. Crocifisso (n 9) è 1a
memoria dei caduti civi1l e miiitari di Marino
nel corso de1l'ultima grande guerra mon-
diale, mediante l'elencazlone dei nomi su
quattro grandl lastre di travertino affisse a1le
smussature lnterne ai pllastri de11a cappella
medesima. Su1 fianco sinlstro è lnoltre una
lastra di marmo, sotto 1a quale è accesa una
perenne lampada votiva, 1a cui epìgrafe recita:
D. o. M.
pgncuÉ LA MEMoRIA
DEL LORO SACRIFICIO
SIA SEMPRE IN BENEDIZ1ONE
E AFFRATELLI CRISTIANAMENTE
LE CENERAZIONI FVTVRE,
IL POPOLO MARINESE
VOLLE SCOLPITI
vrclNo e cEsÙ cRoclFlsso
I NOMI DEI SVOI FIGLI
PERITI NEI BOMBARDAMENTI
CHE, COLPIRONO MARINO
L,ANNO MCMXLIV
II FEBBR,\IO MCMLI
VII ANNIVERSARIO
DEL PRIMO BOM BARDAMENTO
'{:ryXW #W;:';:idw;;:tt,l;,::
Li,.',t;:i'
i'ltl'
ii',
wi
Sul pilastro sinistro piede d'arco della Cap-
pella di tutti isanti (n. l0) una lapide funeraria
(cm. 69 per cm. 88) tramanda 1a grata memoria
del canonico Domenico Pomardi verso suo
padre Antonio, defunto nel 1870, e allo zio di
questo, Paolo Moroni, canonico della colle-
gtata e benefattore deceduto nel 1837'
HEIC IN PACE OVIE,SCIT
PAVLVS MORONIVS
MORlBVS INTEGERRIMIS
INSICNÌS PIETATE ET STVDIO
DIVINi CVLTVS
OVEM OPlBVS ET VOCE PROVE,XIT
CAELEBS \/IXIT AN. LXXVIIL M' II D. XVI
OBIIT DO\,{I CONFOSS\1S A FVRIBVS
ìV KAL. IYNIAS -\N' Ì\,lDCCCXXXVII
AP\ID A\\'NCYL\ N1 APPOSITVS EST
ANTONI\ S PO\IARDIVS
SED\'L\,S P,\TERFAMILIAS
PIE DECESS, PRID. K-\1. O\1INT. A. MDCCCLXX
AN, N. LXLX \4, \1I D. XVI
DON'IIN ICYS PO\IARDI\JS CANONICVS
]\,1OERE\S, POSV]T
PATRI ET P,{TR1 A\TVNCVLO
OPT \1F DE ST \4FR,TIS .
i- Traduzione,,,oui rìposa in pace paolo Moroni dai costuml integerrirn j, insigne per cje|ozione e amole del divino culto che promosse con
leopereeconleparole celibevisseTganni,2mesi "rociorniMorìnellairu.urutrairttodai lacìrì ìl 2gmaggiodeì1'annol83T Accanto
allo zio è stato deposto Anton jo pomarclr padre premurosl cleceduto re1ìgiosamente il 30 giugno cleìl'anno 1870' di anni 80 mes] 6 giorni
16. 11 canonicoDomenjcop.rnrtaì "fniU.poseal padreealloziociel paàreneJ modcmlglioreper iloromerllì '
5B
*anlrrx*+ tx*.tr*rr,i*.'. ;i!ì!sr:li:srt il*.Bilt&Itfts, r,
riÌ.ri$n&§ r"À; ft*$oqr.Ll,lfa.!l i' l'ftLrfrf,it"liilS,.lFrr,i
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DÈ{As tDil lr:\\À*t18.t I US{:{{ilX Ai't r- 'P:ilrt,Ur'l
$rlrfoÈ}oÉftrf' , '
, rl r l oP flàlfl, t dì§ iilaàh§ F111
RelazioneDella antichissima, e miracolosa Immagine detta del popolo,
trasportata dalla Chiesa Parrochiale di S.Lucia,a quella di S. Barnaba Apostolo
protettore di questa terra di Marino
Copiata dall'originale da Gio.Battista Del Sette.
Relazione deltrasporto fatto de11a antichis-sima e miracolosissima Immagine di MariaSantissima detta del Popolo dalla ChiesaParrocchiale di Santa Lucia alla nuova Chiesadi San Barnaba Apostolo Protettore di questaterra di Marino descritta da Agostino Cano-nico Dante l'anno 1662 e copiata dall'origi,nale da Giovanni Battista Del Sette.
[testo della relazione oriqinalecopiata da Del Sette:)
La somma magnificenza dell'Eminentissimoe Reverendissimo Signor Cardinale GirolamoColonna deltitolo di Santa Agnese, Arcipretedella Sacrosanta Basilica Lateranense, Arci-vescovo dÌ Bologna e Principe della terra diMarino, sempre intento a beneficare i suoiVassalh ed ingrandire i suoi Feudi e partico-larmente la sua dilettissima terra di Marino,nella quale vl erano due chiese parrocchiali,una dedicata ai gloriosi Santi Giovanni Bat-tista e Giovanni Evangelista e l'altra a SantaLucia vergine e martire, tutte e due iuspatro-nato dell'Eccellentissima Casa Colonna, lequali chiese per 1a loro antichità avevanoestremo bisogno di risarcimento e fatto ciòconsiderare al vigilantissimo Signor CardinalPadrone risaputo che vi bisognava una spesamolto considerabile, pensò di fabbricarneun'altra e dedicarla al Glorioso Apostolo SanBarnaba preso per Protettore Principale da1Popolo di Marino nell'anno 1617 perchénell'anno 161 5 nel giorno di San Barnaba unagrandine spaventosa devastò tutte Ìe campa-gne di Marino, nell'anno 1616 nel medesimo
Riproduzione ottenuta da una fotografia in bianco e nerocolorata con tecnica digìta1e della pala d'altare raffigurantela Madonna del Popolo collocata nella Cappella del SS. Rosario.Il dipinto onginale fu trafugato nella notte del I 7 novembre 1984era una tempera su tavola cuspidata del XIV secolo delle misuredi cm 45 x 80.Secondo la leggenda locale sarebbe stata portata da AscanioColonna a Marino da Costantinopoli nel 1280. 1n realtà èposteriore al XIll secolo e per io stile è pertÌnente all'areapittorica senese.11 dipÌnto era stato già trafugato una volta e trasportato a Velletrinel I 526, ma poi restituito ai Colonna nel I 532, dove furicollocato su un altare della soppressa chiesa di Santa Lucja.
giorno la stessa tempesta, ne1 1617 seguì 1o
stesso infortunio, onde i1 Popolo Marinese
conoscendo in ciò qualche cosa di sopranna-
turale, informato che si celebrava in quel
giorno la festa del Santo Apostolo 1o dichiaròProtettore, proponendo di solennizzare il dì
festivo e non soffrì più tale castigo.Ottenuta sua Eminenza dal Sommo Ponte-
frce Urbano VIII la soppressione di dette due
chiese con appropriare alla nuova chiesa di
San Barnaba tutti i benefici e cappellanre che
erano nelle dette due chiese parrocchiali di
San Giovanni e di Santa Lucia facendo con
bolla pontificia dichtarare la nuova chiesaparrocchiale e collegiata insigne decorandola
con dignità d'Abate, Canonici e Curati cap-
pellani con assegnarvi le congrue rendite per
tutti come ne1la bolla di erezione del dettoponteftce Urbano VIII in data 3 dicembredell'anno 1643.
Addì l0 giugno dell'anno 1640 1'Eminentis-
simo e Reverendissimo Srgnor Cardinale Gi-
rolamo Colonna sopradetto vestlto con abitipontificali partì da11a chiesa parrocchiale di
San Giovanni accompagnato non solo dal
clero, religtosi e confraternite di Marino, ma
da un'infinita nobiltà che con esso da Roma
era venuta, oltre a tutta la sua famiglia e da
due maestri di cerimonle della Cappella pon-
tificia e coro dt musici si portò al luogo dove
già si erano aperti i fondamenti de1la nuova
chiesa e recitate le precl ed oraztoni secondo
i1 Pontificale, benedetta la pietra la gettò nei
fondamenti, essendovt un concorso grandis-
simo di Signori e popo1l forestieri, venendo
coronata detta funzione da uno sparo strepi-tosissimo dt mortaretti, due cannoncini,suono ditrombe, tlmpani e tamburi e con in-
ftnilr evvwa de1 popolo al detto Eminentis-simo Cardinale ritrovandosr tutto il gran sitodella nuova chiesa circondato da11e soldate-
sche del1a Terra di Marino distribuite tuttecon buonisslmo ordine.
Nell'anno 1644 si terminarono tutti i muri,
volte e cupola di detta chiesa con disegno del
celebre archrtetto Antonlo De1 Crande che
contiene tre navate, una grande con magni-
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fica tribuna, due cappeiloni sotto ia cupola e
due altre navate laterali con sei cappe1le, tre
per ciascuna, ed ha anche un bellissimo e
vago sotterraneo che stabilito sarà un'altra
ch iesa d' uguale grandezza.
Si proseguì pol con ogni diligenza e atten-zione (sempre però sotto la direzione del
sopra lodato Signor Architetto) e si stabilì 1a
detta chiesa con lavorl di stucchi e altri ornatl
che compiuti e assodate tutte le cose fu so-
lennemente benedetta il 22 de1 mese di ot-
tobre 1662 da11'lllustrissimo e Reveren-
dissimo Signor Vicario Cenerale di Albano
Carlo larugi, assistito dal Reverendissimo
Signor don Agostino Gagllardi abate e dai si-
gnon canonici: don Agostino Dante, Alto-be1lo Altobelli, Giuseppe Manfroni, PietroPaolo Crema, Emillo Bigazzi, Cesare Dante,
con altri preti e chiericr non essendosi ciò po-
tuto far prlma per molte cose occorse nel-
l'anno 1656, nel quale anno fu in questa Terra
di Marino la peste che quasi la spopolò per
esservi durata di infezione mesi tre, cioè ago-
sto settembre e ottobre.11 giorno poi, primo di novembre 1662, i\
Reverendissimo Signor Abate Gagliardi vi
cantò la prima messa con tutta solennrtà, ter-
minata la qua1e, con solennissima proces-
sione e concorso di popolo vi trasportò i SS.
Sacramenti con un numero grandissimo di
torce che lo accompagnavano, avendo tutti i
fratelli delle Compagnte ognuno 1a sua torcia
e così ancora i Signori Canonici e gli altri Sa-
cerdotr e i Religiosi tanto degli Agostintani
che di Pa\azzolo.Fu assegnaia in detta chlesa la prima cap-
pella ne11a navata laterale in cornu epistolaealla Venerabile Compagnia de1 SS. Rosario
per trasportarvi 1'antichlssima e mtracolosis-slma immagtne de11a Beatissima Vergine
detta del Popolo che si conservava nella
chiesa dl Santa Lucia, tenuta da tutti 1n gran-
dissima veneraztone per i continui miracoli e
grazie che se ne ricevono; Perciò fu ornata
detta cappella con i medesimi marmi della
stessa cappella di Santa Lucia e terminata di
aggiustare fu stabilito fare una tal funzione
de1 trasporto di detta SS. Immagine nelgiorno di domenica 10 dicembre 1662, ne1
qual glorno rrcorre anche 1a traslazione del1a
Santa Casa di LoreLo e ne furono mandati gliinviti per tutti i luoghi secondo si costumanelle altre feste.
Venerdì 8 dicembre, giorno dell'lmmacolataConcezione di Maria Santissima, fu pubbli-cato nella messa cantata dal ReverendtssimoSignor Abate Gagliardi che la domenica se-
guente 10 del corrente Imese] si sarebbefatto i1 trasporto della SS. Immagine dallachiesa di Santa Lucia alla chiesa di San Bar-
naba, perciò si invitavano tutti a detta sacra
funzione e si intimava a tutte le Compagniedi intervenire con ogni devozione e decoro al-l'accompagno.
11 sabato poi con ordlne de1 nostro Eminen-tissimo Signor Cardinale Vescovo di Albanofurono di nuovo con particolarità intimatetutte le Compagnie di questa terra di Marino,affinché con buon ordtne ognuna vestita conilproprio sacco sitrovassero nella piazzapo-steriore della chiesa di Santa Lucia prtma
de11e ore 20 nella prossima domenica 10 dl-cembre e lo stesso invrto per ordine comesopra fu fatto al Reverendi PadriAgostinianidi Santa Maria delle GrazÌe di Marino, ai Re-
verendi Padri Minort Osservantidi Palazzolo,
con i quali sr invitavano anche tutti i loro re-
ligiosi di Nemi e molti diVelletri e i Padri Ri-
formati di Castel Gandolfo e per ordinedell'Eminentissimo Vescovo furono invitatianche i Reverendi Padri Carmelitani de1la
Ste11a di Albano.Terminato in detto giorno di cantare nella
nuova chiesa di San Barnaba ilVespro, intra-prese il CapitoÌo con tutto il c1ero, preceduto
dalla Croce fra due Ceroferari con candelierie candele accese i1 viaggio verso la chiesa di
Santa Lucia, dove già stava esposta 1a San-
tissima Vergine in una macchina bellissimatutta guarnrta d'oro con cornucopie di cri-sta11o fatta fare apposta dall'eccellentissimoSignor Contestabile e in detta chiesa vi si
trovò l'Eminentissimo Vescovo il Signor Vi-
cario Generale con i1 Capitolo e il Clero e Se-
minario diAlbano e, all'arrivo de1 Capitolo e
de1 Clero diMarino si portarono tutti davantialla macchina della Santisstma Immagineche stava nel mezzo della chiesa e fu incen-sata dall'Eminentissimo Signor CardinaleGinnettr nostro Vescovo, il quale dopo incen-sata 1a sacra immagine, intonò l'inno Aue
ruaris stella e fu incomlnciata la processione
come segue.Andavano avanti alle Compagnie otto Fac-
chinr vestiti di sacco rosso che portavanosopra dl un'asta dorata un gran fanale cia-scuno con tredici grosse candele per fanale.
Appresso veniva un concerto di suoni venutoda Roma e poi la Compagnia della Carità,ossia del Cuore di Gesù con sacco rosso che
vestì circa cento Fratelli, essendosi provve-
duti in Roma der sacchi, e tutti con la lorotorcia. Poi veniva la Compagnia del SS. Cro-
cefisso con sacco nero ed erano più di 160
Fratelli tutti con torce. IPoi] veniva la Com-pagnia de1 SS. Sacramento con sacco tur-chino rn buon numero di Fratellicon torce ed
in ultrmo delle Compagnie veniva la Compa-gnia del SS. Confalone con sacco bianco nel
numero dr circa trecento Fratelli, duecento inessa Compagnta e cento tutti con torce da-
vanti alla macchina della miracolosissimaimmagine di Maria Santissima.
Dopo tutte le sopradette Compagnie venlva
un concerto di suoni e un coro di musici che
cantavano l'inno della Beatissima Vergìne e
appresso veniva lo stendardino dei PadriFrancescan i di Palazzolo con i Frati Riformatidi Castel Gandolfo, che furono in numeroassai grande, tutti con un cero acceso.
Appresso venivano i Padri Agostiniani diMarino parimenti in buon numero, perché
molti ne vennero da Roma e tuttt con un cero
ACCESO.
ln ultimo dei Regolarivenivano i Reverendi
Padri Carmelitani di Albano e anche questituttr con il loro cero acceso e il loro Reveren-
dissimo Padre Priore Generale che sitrovò inAlbano volle intervenire anche lui alla solen-nissima processione e g1i fu data una torciadi tre libbre.
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Termrnate 1e Fraterie venivano altri duecori uno di strumenti a fiato e l'altro di mu-sici, presso la Croce del Reverendissimo Ca-pitolo di San Barnaba, sotto 1a qualevenivano il Seminario di Albano, i Preti dlMarino e quelli di Albano, i Signori Canonicidi Manno con i1 Signor Abate e in ultrmo tuttisotto la sopradetta Croce venivano i SlgnorlCanonici della Cattedrale di Albano con i1
Signor Arcidiacono, Signor Arciprete tutti contorce accese e in ultimo veniva 1'ìllustrissrmoe Reverendissimo Signor Vicarro GeneraleCarlo larugi con r1 piviale assistito dar dueCappellani Curati di Marino parimenti conpiviale.
Davanti a1la Santisslma lmmagine venivanocento Fratelli del Gonfalone dieci per dieci,tutti con il loro sacco bianco e torcia accesa,
date dall'Eccellentisstma Casa Colonna e ap-presso a questi si portava la bellissima mac-china della Santissima Vergine, tutta guarnitae illuminata, appresso la quale ventva 1'Ec-
cellentissimo Signor Cardinale Vescovo contorcia in mano corteggiato da tutta l'Eccel-lentissima Casa Colonna e sua Famtglia; af-
finché il Popolo che accompagnava laprocessione non avesse recato fastidio e fattafolla ai detti Signori venivano appresso deimedesrmi cinquanta soldati tuttÌ con ala-barde in mano e altri ventl ne andavano in-torno alla macchina per buon riguardo diquelli che la portavano.
I1 giro che fece 1a processione fu' uscì da1la
porta maggiore della chiesa e calò per la sca-
linata della medesima, camminando all'ingiùper la strada dr Santa Lucia, passando per 1a
strada del1a Pizzicheria, per la ptazza e per lastrada nuova, andò a1 Borgo e ivi girò in-torno, ritornando per la sopradetta stradanuova, voltò per la strada della Chiesa di San
Grovannr e da Porta Grordana riprese verso laFontana per 1a strada dritta, proseguendo per
1a strada della Rua, nel pnncipio della qualevi era un vaghlssimo altare tutto lavorato didrappi di broccato, velluti e damaschi fattofare dall'Eccel lentissima Signora Contestabi-lessa, davanti alla quale si fermò alquanto la
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sacra immagrne per riposo anche dell'Eccel-lentissimo Vescovo e dell'EccellentissrmaCasa Colonna, dopo di che si proseguì iicammino della processtone per 1a stradadella Rua e giuntr alia porla di sopra sivenneper la nuova strada di San Barnaba, essendotutte le strade parate e i Padroni delle case
per la Rua avevano così bene ognuno ornatoavanti le faccjate del1e loro case che compa-riva una galleria
Si giunse finalmente alla chiesa di San Bar-
naba fuon della quale in buon ordine, sem-pre suonando si erano distribuiti tutti i coridei suonalori che erano intervenuti alla pro-cessione e nell'entrare che fece 1a Santa Im-magine nella chiesa, oltre al suono continuodel1e campane trombe, timpani e tamburi, fusì grande e strepitoso 1o sparo dei mortarettie mortai che non può esprimersi, onde si
rese detta funzione tanto gloriosa e nobileche i1 popolo forestiero concorso dappertuttorestò stupefatto e molto più ammirato per lagrandissima devozione di tutti quelli che in-tervennero a detta solennità mentre nes-
suno si poterra saziare di rrmirare la dettaSantissima Immaglne, Ia quale più volte si
mutò dr colore, comparendo ora rossa comefuoco e ora bianca come neve vtsibile a tuttre perclò altro non si udiva per le strade , dovesi passava con la processione che grida di po-polo con domandare chr perdono, chi mise-ricordia, chi grazia e ne fece moltissime, maper la gran confusione del popolo poche se
ne poterono raccogltere dagli Ufficiali dellaCompagnia.
Per tre contrnue sere si fecero per tutto i1
paese fuochi di giubìlo e illuminazloni per
tutte 1e case così grandi che, girando per lestrade compariva giorno e non notte.
La detta Santa lmmagine è dipinta soprauna tavola indorata con ii Santtssimo Bam-bino in braccto dalla parte destra in segno dibenedire e di colore piuttosto bruna conocchi così belli che rapisce a rtmtrarla, diviso profllato, vesttta con manto, sopra delquale dalla parte stnistra vi ha una stella do-rata. Fu donata alla chiesa di Santa Lucia dal
Cardinale Giacomo Colonna, come per istro-mento rogato dal notaro Pietro nel 1280, nelquale rogito si dice che detta Santa lmma-gine sia stata portata da Costantinopoli inRoma da uno dei Signori Colonnesi comeconsta dalle memorie antiche che si conser-vano nell'archivlo parrocchiale di SantaLucia.
È ricoperta la Santa Immagine da un orna-mento d'argento lavorato a flori e festoni conil fondo di velluto cremisi, i1 quale orna-mento glielo fece 1'Eccellentissima SignoraPnncipessa Donna lppolita Gonzaga mogliedi Ascanio Colonna. Hanno sopra Ìa testadue corone d'argento tanto la BeatissimaVergine, che i1 Santo Bambino, hanno alcunepiccole file di perle, catene d'oro, corone dicoralli, ambre, filrgrana d'argento, granatecon perle, diverse medaglie d'argento, pen-denti d'oro e moltl anelli d'oro, come anchedue belle croci d'oro una donata dall'Eccel-lentissimo Signore Cardinale Ascanio Co-lonna Vescovo di Palestrina e l'a1tra da SuaEccellenza Monsignor Giovanni Colonna Pa-
triarca Gerosolimitano figlio dell' Eccellentis-simo Signor Cran Contestabile Don FilippoColonna e fratello dell'Eminentissimo Signorcardinale Don Grrolamo Colonna e sta regi-strato nell'archivio di Santa Lucia.
Si ha per tradizione certa come hanno fattoconstare per pubblica deposizione da lorofatta nel 1648 i Signori Giovanni Battista De
Angelis di anni 70, Bernardino Antinozzi dianni 80, Giovanni Battista Gagliardi di annr84, Alessandro ManfronÌ di annt 76 e il sig.
Cesare Farina dr anni circa 80. Tutti uominiantichi e delle primarie famiglie di Manno, i
quali dicono e depongono che detta Santis-sima lmmagine due volte sia stata presa daiVelletrani e portata in Velletri in occasioneche diedero i1 sacco a Marino per ordrne diClemente Vll e tutte e due le volte miracolo-samente da sé se ritornò nel suo proprioluogo nella chiesa di Santa Lucia, dove è
stata sempre venerata con grandissimo con-corso di popolo anche forestlero per i conti-
Cappella del SS. Rosario, aìtare della Madonna del Popolocon il dipinto realizzato in copia dall'artÌsta marìneseDoriana Onorati
nui miracolÌe grazie che compartiva, essendoa tempo mio pieni tutti I muri d'intorno a
detta cappella divoti, stampelle e altre cosesimili lasciate rn attestato delle grazte e mi-racoli ricevutida detta Santissima lmmaginealla quale fu ricorso nel tempo de11a peste inquesta Terra di Marino e se ne ottenne subitola grazia.
La sopradetta narrazione è stata descrittada Agostino Dante canonico delf insigne col-legiata chiesa di San Barnaba apostolo diMartino per ordine de1 nostro Eminentissimoe Reverendissimo Srgnor CardinalVescovo, ilquale ne fece fare più copie per dispensarlee ne ebbe anche alcuna copia assai benscritta il nostro Eccellentissimo Signor CranContestabile Don Filippo Colonna.
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Voiu me lll, pa fie prima , Capitolo ]ll, Delle ragioni onde l' Apostola S Barnaba fu ,,letto P .rltettlre di questa Città, e delle altre natizie intorno
alpatrlnatadeldettosantoAposrololcc 17-2BI ;Capitolot:t,aellachiesaColleqiatadedicataall'Apastolo3.BarnabanastraProteLtare'n'tltiri
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ELENCODEGLI ABATI PARROCI DELLA BASILICA COLLEGIATA
SAN BARNABA DI MARINO
Luogo di nascita Data di investitura Data di decadenza
Giuseppe Capozzuti Marino 6 novembre 1644 6 agosto 1656
Felice Antonio Dersem I febbraio l65B 30 giugno 1658
Giacomo Gilodi Milano 20 ottobre 1658 2 maggio 1659
Pietrangelo Mattioli 25 settembre 1659 ll novembre 1661
Agostino Gagliardi Marino I novembre 1662 5 gennaio 1700
Girolamo Zuccoli Marino t febbraio 1700 3 maggio 1710
Giuseppe De Gobbis Rocca di Papa t5 maggio 1710 31 maggio 1717
Marcantonio Leporini Atessa Igiugno 1717 t luglio 1731
Gregorio Celani Marino 5 agosto 1 73 I 25luglio 1747
Francesco Bernabei Marino 25 luglio 17 47 I novembre 1750
Tommaso Mancini Sonnino 28 aprile 175 I 28 aprile 1763
Camillo de Paolis Foglietta Supino B dicembre 1763 14 marzo 1798
Antonio Galbani Marino 6 maggio l79B 9 giugno 1822
Giuseppe Severa Anticoli (Fiuggi) 14 settembre lB23 B ottobre 1837
Florio Ouattrini Morolo 3 febbraio 1B3B 27 marzo lB47
Giuseppe Soldini Marino 19 giugno 1847 l5luglio 1880
Francesco Pescatori Marino 14 novembre 1BB0 1 settembre 1901
Attilio Pandozr Lenola 4 ottobre 1 901 15 novembre 1907
Guglielmo Grassi Genzano di Roma 23 aprile 1908 14 settembre 1954
Giovanni E. Lovrovich Sebenjco (Dalmazia) 14 settembre 1954 3 dicembre 1989
Elio E Abri Marino 30 gennaio 1990 30 luglio 1997
Aldo Anfuso Gerba (Tunisia) I settembre 1997 30 settembre 2008
Pietro Massari Giuliano di Roma 6 ottobre 2008 Ln carLca