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  • 1. Neuropscichiatria Infantile I miei appunti presi a lezione del corso di neuropsichiatria infantile, tenuto dalla docente Carlotta Canavese.

2. Cenni di anatomia del sistema nervoso.

  • Il sistema nervoso recepisce i cambiamenti ambientali, li elabora e risponde attraverso il controllo suoi muscoli.

3. Esso si divide in centrale (midollo spinale ed encefalo) e periferico (nervi). 4. Le informazione che il SN comunica possono essere efferenti, provenienti dall'interno del SN, oppure afferenti, ovvero provenienti dall'esterno del corpo (sensoriali). 5. Le informazioni sono trasportate come segnali elettrici. 6. Il sistema nervoso somatico regola lattivit dei muscoli scheletrici (volontari), mentre il sistema nervoso autonomo agisce suoi muscoli viscerali (muscolatura liscia). 7. Sistema nervoso centrale. (1)

  • Nel SNC troviamo una sostanza grigia (cellule nervose e connessioni sinaptiche) e una bianca (fibre nervose). Nel cervello e nel cervelletto la sostanza grigia esterna mentre quella bianca interna; nel midollo spinale accade il contrario.

8. L'encefalo composto di diverse parti, quella anteriore (il cervello vero e proprio) e quella posteriore. L'encefalo avvolto dalle meningi, tre membrane: dura madre, aracnoide e pia madre. 9. Dal troncoencefalo (bulbo, ponte e mesencefalo) partono tutti i nervi cranici. 10. Il bulbo continua fino al midollo spinale a livello del forame magno. 11. Il cervelletto composto da 2 emisferi, interviene soprattutto nel controllo del movimento e della postura, ma anche ad azioni superiori come il linguaggio. 12. Sistema nervoso centrale. (2)

  • Il cervello l'organo da cui hanno origine e controllo sostanzialmente tutte le funzioni superiori del nostro organismo, diviso in due emisferi tenuti uniti dal corpo calloso.

13. L'encefalo si caratterizza di diverse scissure o solchi che lo dividono come per esempio la Scissura centrale di Rolando e la scissura laterale di Silvio. 14. Nel sistema limbico si trovano l'amigdala e l'ippocampo, esso legato alle reazioni che coinvolgono le emozioni. 15. In ogni emisfero troviamo 4 lobi: frontale, parietale, temporale e occipitale. 16. All'interno del SNC ci sono dei ventricoli cerebrali all'interno del quale continua a circolare il liquido cerebrale o liquor. 17. Sistema nervoso periferico. (1)

  • Il midollo spinale parte dal cranio (canale magno) e finisce nell'osso sacro, esso ha una forma ad H, da esso partono tutti i nervi spinali.

18. La via piramidale quella che regola la motricit volontaria. 19. Nel bulbo il 90% dei nervi si incrocia, per questo motivo che i comandi per un lato del corpo provengono dall'emisfero opposto dell'encefalo. 20. La via extrapiramidale quella coinvolta nei movimenti involontari e nella regolazione della velocit dei movimenti volontari. 21. I neuroni sono unit strutturali e funzionali del sistema nervoso, producono e trasmettono cariche elettriche sotto forma di impulsi nervosi e comunicano chimicamente tra di loro attraverso punti di contatto chiamati sinapsi. 22. Sistema nervoso periferico. (2)

  • La mielina riveste le fibre nervose e permette un passaggio pi fluido delle cariche elettriche tra un neurone e l'altro.

23. Un neurone di compone di: soma, dendriti (che ricevono informazioni dagli altri neuroni) e assone (inviano un messaggio ad altri neuroni). 24. Le sinapsi sono i punti di contatto tra i dendriti di un neurone e la soma di un altro. 25. Introduzione alla patologia neuropsichiatrica.

  • normalit e patologia costituiscono due termini indissociabili, non si pu definire luno senza laltro.

26. Altri concetti importanti che non sono da confondere, sono immaturit e ritardo. 27. Il progressivo sviluppo del bambino comprende diverse aree tra cui l'area posturale, motoria e del linguaggio; insieme compongono il campo dello sviluppo psicomotorio. 28. Lo sviluppo psicomotorio un processo dinamico e prevedibile di tappe anche se esiste una certa variabilit individuale. 29. Alla nascita il cervello immaturo e le sue potenzialit sono molteplici perci si parla di plasticit neuronale. 30. Paralisi cerebrali infantili. (1)

  • Disordine della postura o del movimento dovuto a un difetto o ad una lesione del cervello immaturo, in quanto si tratta di neonati o di feti.

31. La compromissione motoria pu essere accompagnata da disturbi sensitivi, cognitivi, di comunicazione, percettivi e del comportamento. 32. Si tratta di una lesione non progressiva ovvero non muta nel tempo anche se il quadro clinico del soggetto muter dato il mancato sviluppo di determinate funzioni. 33. difficile riconoscerle poich bisogna aspettare le anomalie nel corso dello sviluppo. 34. Sono diverse dalle paralisi in et adulta poich l'adulto perde delle capacit apprese mentre il bambino perde ci che ancora non ha appreso. 35. Paralisi cerebrali infantili. (2)

  • Le PCI sono provocate da diversi fattori:
    • Fattori prenatali, si tratta del periodo entro la 28 settimana di gestazione e sono il 70-80% dei casi (esempi: infezioni materne, prematurit grave,...).
  • 36. Fattori perinatali, tra la 28 settimana di gestazione fino al 10 giorno di vita e si tratta del 6% dei casi (esempi: prematurit, farmaci,...).

37. Fattori postnatali, si tratta dei primi mesi di vita e sono il 10-20% dei casi (esempi: infezioni, traumi,...). Le PCI vengono classificate in base a diversi fattori, come il coinvolgimento di diversi arti (classificazione topografica), in base alle caratteristiche del movimento (classificazione motoria) e in base alle funzioni che si riescono a svolgere (classificazione funzionale). 38. Paralisi cerebrali infantili. (3)

  • Classificazione topografica:
    • Diplegia: paralisi a livello degli arti inferiori con minima compromissione degli arti superiori (forma pi tipica nei prematuri ed spesso accompagnata da disturbi visuopercettivi).
  • 39. Emiplegia: paralisi che coinvolge un solo lato del corpo (ha diverse forme in base all'epoca in cui avvenuto il danno, pu essere accompagnata da epilessia).

40. Tetraplegia: grave compromissione di tutti gli arti con anche dei problemi al livello del tronco (importanti disordini associati, visivi, alimentari, cognitivi e del linguaggio). Classificazione motoria:

    • Forma spastica: un movimento veloce e il tono muscolare presenta un ipertono.
  • 41. Forma atassica.

42. Forma discinetica. 43. Forma mista. 44. Paralisi cerebrali infantili. (4)

  • Classificazione funzionale:
    • Livello I: il pi lieve, il bambino cammina senza restrizioni ma si notano difficolt nelle azioni pi complesse.
  • 45. Livello II: c' bisogno di ausilio negli ambienti esterni e non in grado di correre e saltare.

46. Livello III: ha bisogno di ausili per camminare e riesce a stare seduto da solo. 47. Livello IV: il bambino non riesce a camminare neanche con gli ausili e non sa passare dalla posizione seduta ad eretta. 48. Livello V: il pi grave, non in grado di stare seduto e nemmeno di controllare stabilmente il capo. Molte sono le condizioni che concorrono al presentarsi di una PCI, nella maggior parte dei casi a livello del SNC si presenta un leucomalacia periventricolare o un emorragia ventricolare, ovvero nei ventricoli laterali si accumula del sangue. 49. Paralisi cerebrali infantili. (5)

  • Una delle cause delle PCI nei bambini nati a termine pu essere l'asfissia perinatale ovvero la mancanza di ossigeno al cervello, tuttavia nel 35% dei casi non possibile determinare la causa delle PCI.

50. L'incidenza delle PCI di 1 su 3 per 1000 nati vivi. 51. Le diverse classificazioni non sono molto utili per capire lo svolgersi e l'evolversi delle PCI, l'unica che da pi informazioni la classificazione funzionale. 52. In passato si parlava della PCI come di un disturbo del movimento, oggi si tende a considerare le PCI come qualcosa di pi complesso che coinvolge molti eventi evolutivi. 53. Ogni forma di PCI ha deficit specifici per questo molto importante creare un intervento riabilitativo ad hoc per ogni bambino. 54. Importanti sono le reazioni dei genitori di fronte ad un figlio con PCI, le fasi che attraversano sono 3:

    • Shock, negazione e depressione.
  • 55. Ambivalenza (tra speranza e frustrazione), sensi di colpa, rifiuto e rabbia.

56. Patteggiamento, accettazione e adattamento. 57. Paralisi cerebrali infantili. (6)

  • Il bambino con PCI ha difficolt nell'esprimere le proprie emozioni per questo pi difficoltoso anche il primo rapporto tra mamma e bambino, per questo la mamma tende ad essere iperstimolante, iperprotettiva, rifiutante o delegante.

58. In questi casi le persone importanti per il bambino sono oltre ai genitori anche il personale sanitario, per quanto riguarda la riabilitazione; e i docenti o educatori, che lo stimolino a sviluppare funzioni adatte a lui. 59. Le molte insufficienze (deficit) che si accumulano nel percorso di sviluppo del bambino con PCI portano ad avere problemi anche di apprendimento e comportamento, che comprendono aree come l'i ntelligenza; la m emoria a breve e a lungo termine; l'attenzione; l'abilit di pianificazione; le funzioni percettive visive; le funzioni percettive uditive; le funzioni spaziali; le funzioni motorie e cinestesiche; le funzioni linguistiche. 60. A scuola i bambini emiplegici non vanno tanto male, anche se dalle medie la forbice con gli altri bambini comincia ad allargarsi; i diplegici hanno pi difficolt anche dovuta alle difficolt visive. 61. Ritardo psicomotorio e ritardo mentale. (1)

  • Ritardo psicomotorio quello che si registra nei primi 2 anni di vita, ricchi di progressi, che si dispongono in fasi prevedibili e programmabili, nello sviluppo neurologico e fisico.

62. Il ritardo pu coinvolgere prevalentemente l'area motoria o psichica oppure entrambe. 63. Ritardo psicomotorio, ovvero l'anomala acquisizione di specifiche tappe dello sviluppo cognitivo in rapporto allet, considerando lampia variabilit individuale. 64. Esso pu essere lieve (passa spesso inosservato) oppure grave (permette una diagnosi precoce). 65. Le cause sono molteplici:

    • Prenatali: come le cromosomopatie (S. Down), le malattie metaboliche, malformazioni cerebrali,...
  • 66. Perinatali:come il basso peso alla nascita,...

67. Postnatali: come traumi, meningiti,... La diagnosi del ritardo psicomotorio fatta tenendo sotto controllo le normali tappe dello sviluppo psicomotorio. 68. Ritardo psicomotorio e ritardo mentale. (2)

  • Il ritardo mentale viene diagnosticato dopo i 4 anni di et, poich dopo questa et possibile misurare il QI.

69. Esistono diverse definizioni del ritardo mentale, una delle quali: condizione di interrotto o incompleto sviluppo psichico, caratterizzata soprattutto da compromissione delle abilit che si manifestano durante il periodo evolutivo e che contribuiscono al livello globale di intelligenza, cio quelle cognitive, linguistiche, motorie e sociali. 70. Il ritardo mentale pu essere accompagnato da altre patologie psichiche o somatiche. 71. Il livello di ritardo mentale viene valutato attraverso test intellettivi standardizzati, ed esistono scale per misurare anche l'adattamento. 72. Ritardo mentale lieve: il QI tra 50 e 69, non si riscontrano molte difficolt nell'apprendimento in ambito scolastico. L'et mentale compresa tra i 9 e i 12 anni. 73. Ritardo mentale di media gravit: il QI tra 35 e 49, marcati ritardi dello sviluppo durante l'infanzia. L'et mentale compresa tra i 6 e i 9 anni. 74. Ritardo psicomotorio e ritardo mentale. (3)

  • Ritardo mentale grave: QI tra 20 e 34, ne consegue un bisogno continuo di supporto. L'et mentale compresa tra i 3 e i 6 anni.

75. Ritardo mentale profondo: QI inferiore a 20, grave limitazione nella cura di s, nella continenza, nella comunicazione e nella mobilit. L'et mentale inferiore ai 3 anni. 76. Nel 30-50% dei casi la causa del ritardo mentale sconosciuta. 77. Il ritardo mentale grave per il 55-75% dei casi provocato da cause organiche; mentre nel caso del ritardo lieve solo il 10-25% dei casi. 78. Ritardo psicomotorio e ritardo mentale. (4)

  • La sindrome di Down la sindrome cromosomica pi frequente; altre sindromi sono di Prader-Willy (bassa statura, mani/piedi piccoli, obesit e ritardo mentale grave nel 60% dei casi); di Angelman (ritardo mentale grave, assenza del linguaggio e crisi di riso); di Williams (viso da elfo, iride stellato, convulsioni e ritardo mentale. Il soggetto acquisisce una discreta competenza linguistica di tipo formale, ma molto povera dal punto di vista dei contenuti ); di Cornelia de Lange (naso corto, labbro sottile e verso basso, ipertono neonatale e ritardo mentale grave); X fragile (ritardo mentale familiare con disturbi comportamentali); di Noonan (ipertelorismo, capelli ricci, somiglianza madre-figlia);di Rubistein Taybe.

79. Una volta diagnosticato il ritardo mentale indispensabile un intervento multidisciplinare sia per interventi riabilitativi che per favorire l'integrazione e l'autonomia. Importante sono anche i contatti con la scuola, i servizi e sociali e di igiene mentale. 80. Importante la tempestivit nella diagnosi. 81. Il quoziente intellettivo.

  • Il QI si calcola cos:

82. Esistono diverse scale per la valutazione dello sviluppo e dell'intelligenza, come per esempio le scale di valutazione dello sviluppo Griffith (definisce l'et mentale e valuta diverse scale come quella locomotoria, personale-sociale, ascolto-linguaggio, coordinazione occhio-mano, performances e di ragionamento pratico), Bayley; i Test Psicometrici WISC (per i bambini dai 6 ai 16 anni, rilevano il Q.I. verbale, il Q.I. di performance e il Q.I. totale); e le scale non verbali Leiter (per bambini e adolescenti sordi o con gravi disturbi del linguaggio). 83. Una delle innovazioni del QI che esso confronta i risultati ottenuti da un soggetto con altri ottenuti da soggetti della stessa et. 84. Il test WISC prevede 6 item che valutano la scala verbale e 6 item che valutano la scala di performance. 85. Handicap e disabilit. (1)

  • Nel 1980 l'ICIDH introduce una differenziazione tra i seguenti termini:
    • Menomazione: perdita o anormalit, a carico di una struttura o funzione fisiologica, anatomica o psicologica. Dunque una patologia visibile.
  • 86. Disabilit: limitazione o perdita, conseguente alla menomazione, della capacit a svolgere particolari attivit. Dunque una limitazione dovuta agli ambienti di vit.

87. Handicap: condizione di svantaggio vissuta dalla persona come ridotta capacit a conformarsi alle aspettative o norme sociali. Dunque limitazione sociale e culturale. A partire da queste definizioni dunque pu esistere handicap in assenza di disabilit poich essa si caratterizza in termini di discrepanza tra abilit dellindividuo e aspettative defficienza. 88. L'introduzione del concetto di partecipazione permette di parlare di handicap in modo positivo, valorizzando ci che il soggetto pu fare (capacit, abilit e competenze); per questo nasce l'ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento della disabilit e della salute). 89. Handicap e disabilit. (2)

  • Grazie all'ICF si ha una nuova definizione di disabilit: risultato di una complessa relazione tra le condizioni di salute di un individuo e i fattori personali e ambientali, ovvero le condizioni in cui vive.

90. Nell'ICF si mira a descrive lo stato di salute dellindividuo nel proprio ambito esistenziale, in questo modo anche l'intervento educativo sar finalizzato ad aiutare lindividuo nella relazione con il suo ambiente ma anche lambiente nella sua relazione con lindividuo. 91. L'ICF non applicabile in campo pediatrico poich non tiene conto del piano evolutivo ma diviene completamente applicabile dagli 11 anni. 92. La salute una condizione di benessere fisico e sociale, non soltanto assenza di malattia,quindi la salute la risultante di reciproche influenze di numerosi fattori. 93. Nella valutazione di attivit a partecipazione si valuteranno performance (possibilit attuali) e capacity (potenzialit in un contesto standard); invece per quanto riguarda la valutazione dell'ambiente si terr conto di facilitatori o barriere. 94. Handicap e disabilit. (3)

  • L'ICF porta a numerosi vantaggi tra cui: un linguaggio comune utile nella comunicazione tra esperti e utenti e il confronto a livello mondiale di dati ed esperienze.

95. Bisogna: garantire il funzionamento e la partecipazione nei contesti di vita dellindividuo attraverso l'analisi e la valutazione del funzionamento dell'individuo e dei suoi contesti di vita; e migliorare le condizioni di salute attraverso diagnosi precoci, interventi specializzati e il coinvolgimento delle agenzie educative e dei servizi. 96. Per costruire un intervento educativo volto a ridurre l'handicap necessario seguire delle fasi:

    • Individuazione dei deficit e degli handicap;
  • 97. Conoscenza e approfondimento dei deficit a livello scientifico e/o storicoculturale;

98. Analisi delle barriere che contribuiscono a creare gli handicap; 99. Analisi delle risorse a disposizione; 100. Formulazione di ipotesi e individuazione di percorsi educativi, strategie, cambiamenti da introdurre. 101. Handicap e disabilit. (4)

  • L'ICF valuta lo stato di salute attraverso un modello biopsicosociale, ovvero tiene in considerazione 3 livelli: corporeo, personale e sociale.

102. Le tecnologie devono fungere da tramite attraverso il quale la persona disabile pu raggiungere obiettivi pi ampi. 103. Diverse tipologie di tecnologie:

    • Protesi: apparecchi che sostituiscono totalmente o parzialmente le parti del corpo mancanti, recuperandone quanto pi possibile la funzione danneggiata e/o laspetto estetico.
  • 104. Ortesi: lavorano sulla funzione deficitaria e migliorano e controllano le funzioni del corpo menomato (bastoni, carrozzine, ecc).

105. Ausili: possono essere oggetti, hardware, software, strategie, attraverso i quali ridurre lhandicap. 106. Handicap e disabilit. (5)

  • Esistono poi diverse tipologie di ausilio:
    • Ausili tecnici: sono soprattutto per la mobilit.
  • 107. Ausili informatici: che possono essere software, sensori o dispositivi output o input, diversificati poi per le diverse disabilit.

108. Ausili per l'accessibilit ambientale. 109. Comunicatori.Il progetto di vita della persona disabile deve partire innanzitutto dalla famiglia che libera il soggetto dall'idea di impossibilit di miglioramento della propria situazione. Anche gli insegnanti poi dovrebbero imparare a guardare oltre la scuola, strumento molto utile per questo soggetto l'ICF che permette di leggere il disabile sotto pi aspetti. 110. Disturbi specifici dell'apprendimento. (1)

  • Apprendimento come capacit di recepire gli input, di elaborarli, memorizzarli, integrarli con la propria esperienza e restituirli sotto forma di prodotto elaborato.

111. L'apprendimento dipende tra le altre cose dalla dotazione neurobiologica di base e dalla motivazione a conoscere. 112. I disturbi dellapprendimento sono un gruppo di disturbi che si identifica con una difficolt nellacquisizione di alcune funzioni come ascoltare, parlare, leggere, scrivere, ragionamento e abilit matematiche. 113. I disturbi specifici di apprendimento sono diagnosticati tramite test standardizzati e non sono da confondersi con le normali difficolt di apprendimento. 114. DSA: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. 115. Disturbi specifici dell'apprendimento. (2)

  • Il disturbo non dipende dal grado di Q.I. N da deficit uditivi, visivi o neurologici; presente fin dai primi anni di scuola anche se prematuro diagnosticarlo prima della 3 elementare poich potrebbe essere un normale ritardo maturativo.

116. L'esercizio tende a migliorare le prestazioni. 117. Essa pu dipendere da fattori genetici, come anche da fattori acquisiti come una sofferenza cerebrale o altri traumi. 118. Disturbi specifici dell'apprendimento. (3)

  • Disturbo della lettura,dislessia :
  • ridotta capacit nel riconoscimento del linguaggio scritto, lettura lenta e inaccurata con scarsa capacit di comprensione di ci che si letto.

119. spesso associata ad altri DSA. 120. evidente dai 7 anni circa o prima nei casi pi gravi. 121. difficolt nel riconoscimento delle lettere scritte (confusione tra f-v;d-t o tra p-b;a-e) e nella lettura a voce alta si hanno omissioni, aggiunte e distorsioni di ritmo eo pause. 122. Esistono delle fasi nell'acquisizione della letturascrittura, ad ognuna delle quali associato un tipo di dislessia:

  • Fase logografica: si tratta la parola come fosse un disegno.

123. Fase alfabetica: la parola analizzata lettera per lettera. (tipologia mista) 124. Fase ortografica: parola analizzata per unit ortografiche. (tipologia fonologica) 125. Fase lessicale: la parola trattata come significato. (tipologia superficiale) 126. Disturbi specifici dell'apprendimento. (4)

  • Dislessia disfonetica: disabilit nell'analisi fonologica della parola e dell'integrazione simbolo-suono. Sono bambini che leggono frettolosamente, non si correggono quando sbagliano e a volte dicono parole senza senso. Anche la scrittura risente di questo tipo di dislessia.

127. Dislessia diseidetica: lettori lenti e tendono a sillabare tutte le parole come se le vedessero per la prima volta. Si pu trovare nella loro scrittura l'inversione di lettere o sillabe, oppure di lettere con suono o grafia simile. 128. DSA,disgrafia :

  • si hanno segni grafici compromessi ed errori di scrittura delle parole simili alla dislessia.

129. nella disgrafia si osservano una serie di azioni che non sono compiute correttamente come l'orientamento nello spazio grafico, la pressione sul foglio, la direzione del gesto grafico, la riproduzione di copie e il ritmo calligrafico. 130. interessa le componenti periferiche, cio esecutivo-motorie della scrittura 131. Disturbi specifici dell'apprendimento. (5)

  • DSA,disortografia :
  • incapacit di usare le regole ortografiche e di analizzare i suoni di una lingua e di scomporli nei fonemi costitutivi.

132. nei testi sono presenti oltre agli errori ortografici anche una scarsa capacit di organizzare i capoversi ed utilizzare la punteggiatura. 133. spesso accompagnata da disgrafia. 134. interessa le componenti centrali di transcodifica del linguaggio orale in linguaggio scritto. DSA,discalculia :

  • la valutazione viene fatta sulla correttezza e soprattutto sulla rapidit, la risoluzione di problemi non concorre alla diagnosi anche se aiuta a capire il livello delle competenze cognitive.

Disturbo dell'apprendimento non altrimenti specificato :

  • disturbi dellapprendimento che non soddisfano i criteri per alcun DSA.

135. pu includere problemi in tutte e tre le aree che insieme interferiscono in modo significativo nellapprendimento scolastico. 136. Disturbi specifici dell'apprendimento. (6)

  • Esistono dei segni precoci in et prescolare per riconoscere le DSA.

137. La riabilitazione per i DSA prevede una fase di trattamento, volto ad aumentare l'efficienza del processo di letturascrittura; e una fase di abilitazione, ovvero gli aiuti che permettono l'utilizzo del livello di funzionamento attuale. 138. La riabilitazione deve essere tempestiva e continua, ovvero non solo riservata alla scuola elementare. 139. Nelle forme gravi sono consigliabili l'uso di strumenti compensativi come il computer che compensano tutte le difficolt tipiche dei DSA. 140. Cosa non serve per i DSA: leggere di pi non migliora l'abilit di lettura, ci che non finito a scuola non deve essere finito a casa e la quantit di lavoro a casa deve essere compatibile con il livello raggiunto dal bambino. 141. Esistono per i DSA computer con software sia riabilitativi che compensativi. 142. Disturbi specifici dell'apprendimento. (7)

  • I DSA sono spesso accompagnati da altri disturbi, come per esempio deficit di attenzione e iperattivit, disturbi oppositivi-provocatori, disturbi della condotta e disturbi internalizzati (dell'umore, d'ansia e somatoformi).

143. In questo caso vengono distinte due prognosi, una del disturbo e una psico-sociale; in quanto un soggetto pu mantenere una difficolt di lettura grave ma avere un adattamento psico-sociale ottimo oppure i contrario. 144. In genere le reazioni emotive al disturbo, se non riconosciuto, tendono a crescere nel tempo. 145. Con l'avanzare del tempo gli errori tendono a diminuire, mentre rimane la lentezza esecutiva e possono comparire difficolt di comprensione e di stesura di un testo. 146. La curiosit e la voglia di imparare si riducono di fronte alla fatica necessaria per leggere 147. Disprassia. (1)

  • Prassia = sequenza di movimenti eseguita in maniera automatica finalizzata al raggiungimento di uno scopo.

148. Disprassia = disturbo specifico congenito o acquisito precocemente che comporta difficolt nella gestione dei movimenti comunemente usati nelle attivit quotidiane. 149. Alterazione che riguarda la componente mentale del movimento, cio la capacit di anticipazione del programma attuativo motorio. 150. Accompagnata da disturbi visuo-percettivi e spesso associata con aspetti emozionali; con disgrazia e discalculia. 151. Pu manifestarsi con un notevole ritardo nel raggiungimento delle tappe motorie fondamentali (per es. camminare, gattonare, star seduti), col far cadere gli oggetti, con goffaggine, con scadenti prestazioni sportive, o con calligrafia deficitaria. 152. Esistono 2 tipologie di disprassia:

  • Esecutiva: incapacit di organizzare su un piano temporo-spaziale una corretta sequenza di risposta motoria.

153. Ideativa: incapacit di rappresentare e quindi rievocare correttamente un programma motorio 154. Disprassia. (2)

  • I bambini disprassici non sembrano in grado di apprendere nuove sequenze motorie, anche se contestualizzate e ripetute pi volte mentre i bambini goffi sembrano in grado di ampliare il proprio repertorio motorio, anche se le prestazioni si manterrebbero poco efficienti.

155. I bambini disprassici risultano pi immaturi, socialmente isolati e passivi e presentano sentimenti di bassa autostima ed alti livelli di ansia. 156. La durata dellintervento riabilitativo varia dai 2 ai 5 anni, la frequenza media delle sedute varia a seconda dellet e delle problematiche del bambino. 157. L'intervento riabilitativo si compone di 3 fasi:

    • Il contatto: il bambino deve trovare il desiderio e il piacere del movimento. Gli strumenti usati sono musiche, giochi simbolici e oggetti.
  • 158. La consapevolezza: conoscenza delle parti del corpo e delle posture; e delle coordinazioni oculo-manuali globali.

159. Labilitazione-riabilitazione: motricit fine; prassie con oggetti e senza oggetti; prassie dellabbigliamento e visuo-costruttive; prassie e linguaggio e grafo-motorie. 160. Psicopatologia dell'adolescenza. (1)

  • Concetto chiave per parlare di adolescenza lo sviluppo, esso in questa fase ha dei punti critici in cui manca l'equilibrio tra vecchie conoscenze e quelle nuove.

161. Lo sviluppo segue della tappe, una volta raggiunta la prima essa fa da base per raggiungere la successiva:

    • INFANZIA:con lacquisizione dellautonomia psicomotoria
  • 162. FANCIULLEZZA:apprendimento del linguaggio e delle nozioni di base

163. PUBERTA: legata alla maturazione sessuale 164. ADOLESCENZA: legata al processo di separazione individuazione e di acquisizione di unidentit Nell'adolescenza c' un processo di separazione individuale, la presenza degli adulti importante anche se pare che se ne voglia fare a meno. 165. L'adolescenza pu essere letta sia come momento di crisi che come processo evolutivo. 166. Psicopatologia dell'adolescenza. (2)

  • Adolescenza come una fase dello sviluppo, caratterizzata fondamentalmente da una disarmonia pi o meno temporanea, dovuta allemergenza di pressioni biologiche, psicologiche e sociali.

167. L'adolescenza si pu suddividere in 4 fasi ciascuna con la sua peculiarit:

    • Preadolescenza: aumento della pressione pulsionale, momento di maggiore intensit dello sviluppo fisico e sessuale.
  • 168. Prima adolescenza (10-13 anni): avvio del processo di separazione dai propri genitori e formazione dellIo ideale.

169. Adolescenza vera e propria (13-16 anni): ricerca delloggetto damore. 170. Tarda adolescenza (16-20 anni): organizzazione di un Io organico e integrato. Durante questo periodo, compreso tra la fanciullezza e let adulta, la persona va incontro a cambiamenti radicali che riguardano il corpo (maturazione biologica), la mente ( sviluppo cognitivo); e i comportamenti ( rapporti e valori sociali). 171. Psicopatologia dell'adolescenza. (3)

  • Let diconclusione dell'adolescenza difficile da definire in quanto risente dellinfluenza della cultura di appartenenza e dipende dalle caratteristiche individuali, si concorda di porre come conclusione il raggiungimento della maggiore et con la scelta della facolt universitaria o con lingresso nel mondo del lavoro.

172. Vi la necessit di elaborare e aderire a nuovi valori, criticando e talvolta opponendosi allautorit genitoriale, tuttavia presente anche la necessit di appoggiarsi ancora al sostegno fornito dai genitori. 173. Appare fondamentale l'atteggiamento dei genitori in questa fase. 174. Il gruppo di pari diventa fondamentale perch il luogo dove si elaborano le problematiche adolescenziali. 175. L'impulsivit un elemento caratteristico di questa et, un meccanismo di autoregolazione. 176. Acting out = meccanismo difensivo tramite il quale la persona affronta conflitti emotivi e fonti interne o esterne di stress agendo senza riflettere o senza preoccuparsi delle possibili conseguenze negative. 177. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza. (1)

  • Essi sono considerati paradigma della malattia psichiatrica complessa, in essi interagiscono fattori individuali, familiari e psicosociali.

178. Nel mondo occidentale l1% circa delle ragazze tra 12 e 18 anni soffre di anoressia nervosa. 179. Questi disturbi sono espressione dei modelli culturali e relazionali delle famiglie e della societ contemporanea. 180. Nelle adolescenti con DCA si riscontra:

    • Falso s con difetto nelle relazioni oggettuali precoci.
  • 181. Personalit di tipo borderline.

182. Scarsa identit psicosociale dei componenti della famiglia. 183. Potrebbe esserci una figura paterna debole. 184. Continua pressione sociale ad essere magre. Si nota in ragazze con DCA l'inseguimento della perfezione assoluta senza considerare i propri aspetti soggettivi, c' un corpo assente dovuto al continuo dimagrimento e un disinvestimento totale degli aspetti sessuali e delle relazioni con laltro sesso. 185. Le ragazze tendono a negare il loro stato di malattia. 186. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza. (2)

  • Solitamente il crollo di un adolescente con DCA avviene durante i colloqui ed l'adolescente stesso a palesare l'impossibilit di continuare in questo modo.

187. La volont di guarigione bloccata dal senso di colpa che non permette di mangiare, perci importante all'interno della terapia arrivare a mangiare con il gruppo di pari ma soprattutto importante nutrire questi ragazzi anche dal punto di vista affettivo. 188. Esistono tre segni caratteristici di rilevanza psicopatologica:

    • Disturbo dellimmagine corporea.
  • 189. Disturbo nella percezione e cognizione degli stimoli provenienti dal corpo e degli stati emozionali.

190. Senso di onnipotenza associato al terrore di perdere il controllo sui propri istinti ed essere travolte dallimpulso di mangiare. Nellanoressia la filiforme immagine vista dagli altri meno vera di quella vista dallanoressica che osserva lenorme e pesante parte di s che deve continuamente scindere come strategia di sopravvivenza. 191. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza. (3)

  • importante informare alla prevenzione primaria in modo da poter intervenire prima che il disturbo diventi cronico.

192. Nel 10% dei casi questi disturbi portano alla morte. 193. Esistono dei sintomi associati che precedono la malattia come sintomi depressivi, ossessivo-compulsivi oppure la paura di mangiare in pubblico. 194. Le ragazze con DCA hanno vergogna della propria malattia e cercano di nascondere la perdita di peso con abiti larghi. 195. In alcuni casi necessario condurre terapie o interventi a livello famigliare. 196. Nelle forme pi restrittive e/o gravi non si guarisce ma l'unica soluzione cercare un compromesso che consenta di sopravvivere. 197. I casi maschili di DCA sono simili a quelli femminili e sono spesso associati ad un disturbo dell'identit sessuale ( possibile non riconoscersi nel proprio sesso oppure non riconoscere il proprio orientamento sessuale). 198. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza, anoressia nervosa. (1)

  • Il DSM IV individua 4 criteri diagnostici dell'anoressia nervosa:
    • rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o alpeso minimo normale per et e statura.
  • 199. intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si sottopeso.

200. alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravit della attuale condizione di sottopeso. 201. nelle femmine dopo il menarca amenorrea da almeno 3 cicli mestruali consecutivi. L'anoressia nervosa pu essere con modalit restrittive oppure con abbuffate seguite da condotte di eliminazione. 202. L'anoressia nervosa si accompagna ad altre morbosit di tipo psichiatrico come la depressione o l'abuso di alcool e sostanze oppure condotte siucidarie. 203. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza, anoressia nervosa. (2)

  • L'amenorrea un sintomo somatico precoce che in genere spaventa sia le ragazze che i famigliari, poich ci si rende conto che il corpo comincia a cedere.

204. La presenza di amenorrea prevede l'accesso alle strutture di cura con una presa in carico multidisciplinare. 205. Altri sintomi evidenti possono essere la secchezza della cute, cicatrici o callosit sul dorso delle mani, nei casi pi gravi si pu riscontrare anche lopecia. 206. necessaria la presa in carico multidisciplinare in regime ambulatoriale o di ricovero, inoltre sono utili anche colloqui con i genitori che spesso manifestano della resistenza alla presa di coscienza del problema. 207. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza, bulimia nervosa. (1)

  • La bulimia nervosa non caratterizzata da una perdita di peso consistente.

208. Il DSM IV individua 5 criteri diagnostici per la bulimia nervosa:

    • Ricorrenti abbuffate.
  • 209. Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire laumento di peso (vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi, digiuno o esercizio fisico eccessivo).

210. Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi. 211. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei. 212. Lalterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di AN. Nelle fasi pi critiche pu manifestarsi anche un deterioramento cognitivo. 213. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza, EDNOS. (1)

  • L'EDNOS una categoria che racchiude tutti quei disturbi che non rientrano pienamente n nell'anoressia nervosa, n in quella della bulimia nervosa.

214. In questa categoria possibile trovare casi in cui:

  • Sono soddisfatti tutti i criteri per AN, ma il soggetto ha cicli mestruali regolari.

215. Sono soddisfatti tutti i criteri per AN, ma nonostante una significativa perdita di peso, lattuale peso del soggetto nel range normale. 216. Sono soddisfatti tutti i criteri per BU, ma le abbuffate e i meccanismi compensatori si manifestano con una frequenza inferiore a due volte a settimana o con una durata inferiore a 3 mesi. 217. presente una pratica regolare di comportamenti compensatori inappropriati da parte di un soggetto di peso normale dopo aver mangiato piccole quantit di cibo. 218. Il soggetto ripetutamente mastica e sputa, ma senza deglutire, grandi quantit di cibo. 219. Vi sono ricorrenti abbuffate in assenza di uso regolare di comportamenti compensatori inappropriati caratteristici della BU. 220. Disturbi di personalit. (1)

  • Personalit = modi di percepire, rapportarsi e pensare, nei confronti dell'ambiente e di s stessi.

221. Disturbi di personalit = tratti di personalit rigidi e non adattivi che causano una significativa compromissione del funzionamento sociale o lavorativo, oppure una sofferenza soggettiva. 222. I disturbi di personalit sono un gruppo eterogeneo di patologie nell'et evolutiva che possono sparire con il processo evolutivo oppure peggiorare. 223. Nel DSM IV questi disturbi sono classificati in 3 gruppi:

  • Disturbi paranoide, schizoide e schizotipico;

224. Disturbi borderline, narcisistico, antisociale, isterico e istrionico 225. Disturbi ossessivo-compulsivi, evitante e dipendente. particolarmente difficile riconoscere e diagnosticare i disturbi di personalit in adolescenza poich questa fase caratterizzata da trasformazioni che alterano l'equilibrio pre-esistente. 226. Disturbi di personalit, borderline. (1)

  • Alcuni autori hanno avanzato lipotesi che un arresto dello sviluppo tra il secondo e il terzo anno di vita possa essere alla base del disturbo della costruzione del S tipico del disturbo borderline di personalit; ma anche le interazioni familiari nel loro complesso sembrano rivestire un ruolo importante.

227. Nei maschi si riscontrano manifestazionipi esternalizzaterispetto alle femmine e provano piacere nellessere aggressivi, sadici e nel mettere in atto comportamenti di bullismo. 228. Le femmine hanno la tendenza ad esprimere emozioni in una maniera esagerata e teatrale; inoltre presentano un atteggiamento seduttivo. 229. Sono molti i fattori eziologici individuati come per esempio fattori biologici e genetici, traumi sessuali e fisici durante linfanzia, oppure relazioni problematiche genitori-bambini. 230. Disturbi di personalit, borderline. (2)

  • Il DSM IV lo descrive come una modalit pervasiva di instabilit nelle relazioni interpersonali, dellimmagine di s e dellaffettivit, con una marcata impulsivit, comparsa entro la prima et adulta e presente invari contesti, come indicato da almeno cinque (o pi) dei seguenti elementi:
  • Tentativi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono;

231. Modalit di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzata dallalternanza di idealizzazione e svalutazione; 232. Alterazione dellidentit; 233. Impulsivit in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto, quali spendere, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate. 234. Ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari o automutilanti; 235. Instabilit affettiva dovuta a una marcata reattivit dellumore; 236. Rabbia immotivata o intensa difficolt a controllare la rabbia; 237. Ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori, correlati a eventi stressanti. 238. Disturbi di personalit, borderline. (3)

  • Caratteristiche psichiche del disturbo borderline di personalit:
  • Scarsa integrazione dellIo.

239. Scarso senso dellidentit. 240. Mancanza del controllo degli impulsi, bassa tolleranza alla frustrazione, allansia e alla depressione. 241. Debole capacit di sublimazione. 242. Il contatto con la realt in genere presente, anche se il bambino richiede la presenza delloggetto per mantenerlo. 243. Meccanismi di difesa basati sulla scissione. 244. I disturbi della comunicazione. (1)

  • Linguaggio = capacit di codificare il pensiero.

245. Lingua = un codice, cio un sistema arbitrario ma coerente di segni governato da regole convenzionali. 246. La natura del linguaggio si compone di:

    • Suonofonologia (capacit di produrre e discriminare i suoni specifici di un linguaggio).
  • 247. Significatosemantica (studio del significato).

248. Contestopragmatica (abilit di usare il linguaggio nell'interazione con l'altro). Esistono disturbi della comunicazione diversi per i vari livelli sopra indicati. 249. Caratteristiche del linguaggio sono la creativit di produrre una gran quantit di messaggi e l'arbitrariet nella relazione tra suoni e significato. 250. Le tappe dello sviluppo del linguaggio sono le pi variabili. 251. I disturbi della comunicazione. (2)

  • In principio non si ha un linguaggio vero e proprio ma i comportamenti esprimono i propri bisogni, verso i 10 mesi compaiono comportamenti chiaramente comunicativi come il pointing.

252. Ogni area segue poi delle sue tappe di sviluppo specifiche. 253. Anche il linguaggio dipende dall'azione del SNC, in particolare interessa 2 aree: quella di Wernicke, dove si analizza il linguaggio parlato; e l'area di Broca che deputata alla produzione del linguaggio. 254. I gesti comunicativi appaiono prima del linguaggio ed essi si suddividono in:

    • Deittici: sono sempre collegati al contesto in cui si trova il bambino e sono usati soprattutto come richiesta o per attirare l'attenzione su di s o su degli oggetti.
  • 255. Referenziali: sono gesti che il bambino impara indipendentemente dal contesto, associata a questi vi l'acquisizione delle prime parole.

Esistono errori tipici nelle prime fasi dello sviluppo lessicale, ovvero la sovraestensione, la sottoestensione oppure la sovrapposizione. 256. I disturbi della comunicazione. (3)

  • I disturbi della comunicazione vengono classificati sia nel ICD-10 sia nel DSM IV:
      • Disturbo dellespressione del linguaggio: non vi una causa certa ma si possono presentare influenze genetiche o ritardi nella maturazione cerebrale. I sintomi variano a seconda della gravit e dell'et del bambino, comunque il linguaggio pi povero rispetto ai coetanei anche se solitamente la comprensione adeguata. La diagnosi eseguita tramite test standardizzati per et escludendo a priori altri deficit per esempio di tipo uditivo. Si pu incorrere in afasia acquisita e mutismo elettivo.
    • 257. Disturbo misto dellespressione e ricezione di linguaggio: non vi una causa nota, si riscontra una riduzione nella capacit di comprensione del linguaggio anche se sono presenti prestazioni intellettive non verbali adeguate all'et. Solitamente si accompagna a dislessia e/o discalculia. La diagnosi effettuata con test standardizzati per et.

258. I disturbi della comunicazione. (4)

      • Disturbo della fonazione: le cause possono essere determinazioni genetiche, deficit neurologici oppure deprivazione ambientale. Si hanno emissioni di suoni inappropriati per lo stadio evolutivo, il disturbo pi frequente ma anche il pi debole poich la riabilitazione in ogni caso possibile con delle sedute dal logopedista.
    • 259. Balbuzie: un'anomalia del normale fluire e della cadenza dell'eloquio, inadeguati per l'et del soggetto. Essa pu essere tonica (con prolungamenti involontari di alcuni fonemi), clonica (con ripetizione involontaria ed esplosiva di una sillaba) o entrambe; pu essere accompagnata da tic e pu sparire quando si canta o si parla con oggetti inanimati o animali.
  • 260. Disturbo della comunicazione non altrimenti specificato.

261. Epilessia. (1)

  • Una crisi epilettica un episodio parossistico, ovvero con un inizio e una fine violenta, direttamente generato da una scarica elettrica abnorme e improvvisa.

262. Epilessia una condizione cronica caratterizzatadalla ricorrenza nel tempo e in modo apparentemente spontaneo di crisi epilettiche. 263. Dunque avere una crisi epilettica non vuol dire essere epilettico. 264. Lo stato di male epilettico una condizione in cui o una crisi si protrae per pi di 30 o si ripetono pi crisi per un periodo prolungato cos frequentemente da non consentire recupero tra un episodio e laltro. In questo caso previsto il ricovero ospedaliero poich c' la possibilit di riportare danni anche gravi. 265. Le crisi epilettiche sono diversificate a livello di fenomeni motori e sensitivi. 266. In Italia 500000 persone sono affette da epilessia e nella maggior parte dei casi questa insorge prima dei 20 anni. 267. L'eziologia multifattoriale e pu essere definita secondaria se dovuta ad incidenti o altro. 268. Epilessia. (2)

  • L'epilessia un disturbo costituzionale o acquisito dell'eccitabilit neuronale, si osserva ipereccitabilit e ipersincronia.

269. Ci sono diversi modi per classificare le crisi epilettiche:

    • Per quanto riguarda la causa si hanno crisi idiopatiche, ovvero crisi di cui non si trova una causa; o crisi sintomatiche i casi in cui si identifica una causa specifica; oppure crisi criptogenetiche in cui non vi una causa precisa anche se le analisi indicano la presenza di una causa sintomatica.
  • 270. Per quanto riguarda la tipologia di crisi si possono avere crisi parziali, originate e collocate in un'area precisa del cervello; oppure crisi generalizzate che coinvolgono tutte le parti del cervello provocando anche un alterazione di coscienza. Esistono poi anche crisi focali secondariamente generalizzate, in cui la crisi parte da un area del cervello e si espande fino ad interessarlo interamente.

L'epilessia idiopatica la pi benigna e all'aumentare dell'et vi la possibilit di scomparsa delle crisi. 271. Epilessia. (3)

  • L'epilessia sintomatica ha potenzialit maligna e pu essere dovuta a PCI oppure pu associarsi a un ritardo psicomotorio o insufficienza mentale pi o meno grave.

272. Le crisi generalizzate vengono classificate in modo internazionale cos:

    • Assenze: brevi sospensioni della coscienza della durata di pochi secondi con inizio improvviso. Il bambino rimane bloccato o assente, non sempre sono percettibili infatti talora si crede siano sintomo di disattenzione a scuola.
  • 273. Crisi miocloniche: presenta mini scosse.

274. Crisi cloniche: presenta scosse sincrone, ritmiche e violente che interessano i 4 arti. 275. Crisi toniche: contrattura diffusa e breve fase flessoria degli arti. 276. Crisi tonico-cloniche: perdita di coscienza, caduta a terra, si ha poi una fase tonica e una fase clonica. 277. Crisi atoniche. 278. Epilessia. (4)

  • Esistono 2 sindromi tipiche dell'epilessia:
  • Sindrome di West: ha esordio nel primo anno di vita e provoca spasmi infantili prevalentemente al risveglio o all'addormentamento, con deterioramento neuropsichico. Se criptogenetica (10-40%) si ha un normale sviluppo psicomotorio e un normale quadro neurologico e neuroradiologico. Se sintomatica (60-90%) si pu avere una preesistente compromissione neuropsichica e un evidenza clinica e/o neuroradiologica di danno cerebrale.

279. Sindrome di Lennox-Gastaut Le crisi febbrili sono eventi critici convulsivi et-correlati (3 mesi-5 anni) in corso di febbre senza evidenza di infezioni del SNC o causa definita. Passano con l'et e non prevedono la comparsa di crisi epilettiche successive. 280. L'encefalopatia epilettica una condizione nella quale si verifica un deterioramento delle funzioni cognitive, sensoriali e/o motorie come conseguenza di unattivit epilettica consistente in crisi frequenti. 281. Epilessia. (5)

  • In caso di crisi isolate non prevista alcun trattamento particolare a parte la messa in posizione di sicurezza e il non cercare di bloccare le eventuali convulsioni.

282. In caso di crisi in serie o ripetute prevista la somministrazione di benzodiazepine. 283. Cefalea in et pediatrica. (1)

  • Il trattamento di una cefalea un atto medico complesso che richiede competenze specifiche ed esperienza.

284. Cefalea = dolore, di qualsiasi genesi, localizzato al capo che pu essere essenziale o sintomatica. 285. L'approccio clinico in questo caso prevede un anamnesi della cefalea ovvero la verifica dei seguenti aspetti:

    • qualit, intensit e localizzazione del dolore;
  • 286. andamento temporale;

287. frequenza e durata degli attacchi; 288. segni o sintomi precedenti o associati alla cefalea; 289. risposta ai farmaci. Si possono distinguere diverse tipologie di cefalee ognuna causata da una serie di aspetti diversi:

    • Cefalea acuta.
  • 290. Cefalea acuta ricorrente.

291. Cefalea cronica progressiva. 292. Cefalea cronica non progressiva. 293. Cefalea in et pediatrica. (2)

  • Tra le cefalee essenziali si distinguono:
    • L'emicrania: la forma pi comune di mal di testa e si distingue in senz'aura e con aura.
  • 294. L'emicrania senz'aura solitamente un dolore pulsante unilaterale, anche se nei bambini pu essere anche bilaterale, solitamente ha una durata che va dalle 4 ore ai 3 giorni. Essa pu essere provocata da eccesso o difetto di sonno, cibi particolari, pasti abbondanti o digiuno, stress, alcool, mestruazioni, ovulazione. Il silenzio e il buio sono fattori che allevianti mentre lo sforzo fisico un fattore aggravante.

295. L'emicrania con aura presenta i sintomi dell'emicrania senza aura ma preceduta da sintomi transitori ( aura ) rappresentati da disturbi visivi, disturbi della sensibilit e/o della parola. L'aura ha una durata dai 5 ai 60 minuti ed sempre poi seguita dal dolore emicranico. 296. Cefalea in et pediatrica. (3)

    • La cefalea tensiva: il classico cerchio alla testa, banale quando episodico e stressante quando cronico. La durata variabile e la frequenza pu essere sporadica come quotidiana. I fattori scatenanti sono spesso lo stress, le posture sbagliate o fattori psicologici, di aiuto sono il riposo e il distrarsi.
  • 297. Cefalea a grappolo

298. Cefalea cronica parossistica

  • Per il trattamento della cefalea opportuno una corretta diagnosi e un periodo di osservazione in cui il paziente compili un diario della cefalea e in cui si cercano di capire i fattori scatenanti. In genere si prescrive una profilassi blanda a meno che non si individuino dei casi particolari.

299. ADHD. (1)

  • Disturbo da deficit di attenzione e iperattivit.

300. Il disturbo caratterizzato di inattenzione e iperattivit (=difficolt a organizzare azioni complesse, cambiamento rapido da una attivit allaltra, sempre in movimento come mossi da un motorino). Questi non sono provocati da un ritardo mentale ma da una difficolt di autocontrollo e nella capacit di pianificazione. 301. Il DSM IV pone dei criteri diagnostici come un esordio prima dei 7 anni, una durata maggiore di 6 mesi ed episodi evidenti in almeno due contesti diversi. 302. Alcuni dei sintomi della inattenzione:

    • Scarsa cura per i dettagli, errori di distrazione.
  • 303. Sembra non ascoltare quando si parla con lui/lei.

304. Non segue le istruzioni, non porta a termine le attivit. 305. Ha difficolt ad organizzarsi. 306. Evita le attivit che richiedano attenzione sostenuta. 307. Perde gli oggetti. 308. ADHD. (2)

  • Alcuni sintomi dell'iperattivit:
    • Irrequieto, non riesce a stare fermo sulla sedia.
  • 309. In classe si alza spesso anche quando dovrebbe stare seduto.

310. Ha difficolt a giocare tranquillamente. 311. Parla eccessivamente. 312. Risponde prima che la domanda sia completata. 313. Ha difficolt ad aspettare il proprio turno. 314. Interrompe o si intromette nelle attivit di coetanei o adulti. L'ADHA in et prescolare caratterizzata da alcuni aspetti come il massimo grado di iperattivit, crisi di rabbia, litigiosit, assenza di paura e tendenza a incidenti, comportamenti aggressivi e disturbo del sonno. 315. In et scolare invece si pu notare la comparsa di disattenzione, difficolt scolastiche, possibile riduzione della iperattivit, comportamento oppositivo-provocatorio. 316. ADHD. (3)

  • L'ADHD in adolescenza presenta disturbo dellattenzione, riduzione del comportamentoiperattivo, instabilit generale, condotte rischiose e bassa autostima.

317. In et adulta questo disturbo comporta una sensazione soggettiva di tensione e di instabilit, intolleranza di vita sedentaria, condotte pericolose (sport, abitudini), difficolt di organizzazione nel lavoro e nella vita quotidiana e rischio di marginalit sociale. 318. I sintomi del disturbo in una situazione nuova o in un colloquio a due possono essere minimi o sparire. 319. Il trattamento in questi casi prevede un approccio multimodale, si effettueranno interventi psico-comportamentali e una terapia medica. 320. Il gioco. (1)

  • Il gioco rappresenta per il bambino un modo semplice e divertente per scoprire il mondo e la realt circostante, affrontando anche le emozioni della vita ed imparando in tal modo anche a gestirle.

321. La capacit di prestare attenzione e di rispettare alcune norme che i piccoli si danno prima di impostare il gioco, gettano le fondamenta per un successivo apprendimento a scuola e nella vita. 322. Il gioco ha un importante ruolo sociale di interazione e di condivisione ed un buon indicatore del suo livello di sviluppo. 323. Nel bambino che ha difficolt psicopatologiche, numerose e diverse terapie attraverso il gioco sono proposte e alcune di esse fanno incontestabilmente parte dellazione terapeutica. 324. Melanie Klein utilizza il gioco del bambino per arrivare a comprendere il significato simbolico inconscio e celato, solo cos possibile arrivare a capire le ansie e le angosce o i sensi di colpa del piccolo. 325. Il gioco. (2)

  • Lo spazio gioco rappresenta per il bambino un area dellillusione intermediaria tra interno ed esterno, essa inizialmente propriet comune della madre e del bambino, gradatamente il bambino piccolo acquista una certa autonomia in questarea intermedia, soprattutto grazie al suo oggetto transizionale.

326. L'oggetto transizionale = occupa il posto delloggetto della relazione primaria e precede lo stabilirsi della prova di realt, il bambino esercita su di esso un controllo onnipotente ma allo stesso tempo reale. 327. Una carente attivit di gioco pu compromettere lo sviluppo cognitivo del bambino, pertanto questa mancanza va indagata ed osservata, poich intervenire sul piccolo permette di bloccare sviluppi di patologie o altro. 328. Il gioco. (3)

  • Piaget ha fatto una classificazione delle tipologie di gioco:
    • I giochi di esercizio: caratteristici del periodo sensomotorio che vanno dalla nascita a circa due anni. Attraverso il gioco il bambino cerca di rendere armoniche le proprie azioni in base alle informazioni ricevute.
  • 329. I giochi simbolici: tra i 2 e i 7-8 anni. il gioco del far finta che e permette la manipolazione e anche la produzione di immagini mentali.

330. I giochi di regole: dapprima sono imitazioni del gioco dei bambini pi grandi, poi si vanno organizzando spontaneamente dopo i 7-8 anni, essi caratterizzano la socializzazione del bambino e con l'et tendono a diventare pi frequenti, dimostrando l'importanza delle relazioni e del codice sociale. 331. Il gioco. (4)

  • I bambini con ritardo mentale hanno delle alterazioni nel gioco, infatti essi giocano poco, passando periodi abbastanza lunghi inattivi e preferiscono i giochi senza regole complicate (riproduzione ripetitiva di una stessa regola o lalternanza periodica di due regole consecutive). Inoltre si nota una scarsa competitivit.

332. La maggior parte dei giochi del bambino autistico e psicotico consistono nel manipolare senza fine un oggetto attraverso schemi di azione assai ripetitivi e del tutto ripiegati sulla propria autosfera. In questi soggetti i giochi competitivi sono fuori dal loro interesse. 333. Disturbi pervasivi dello sviluppo.

  • Secondo il DSM IV i disturbi pervasivi dello sviluppo sono disordini generalizzati dello sviluppo, tra cui:
    • Disturbo autistico.
  • 334. Disturbo di Rett.

335. Disturbo disintegrativo dellinfanzia. 336. Disturbo di Asperger. 337. Disturbo generalizzato dello sviluppo non altrimenti specificato. Le facolt sociali, le capacit comunicative e le modalit di comportamento non evolvono in modo appropriato (forme progressive) o si perdono nellinfanzia (forme regressive) determinando:

    • Una menomazione qualitativa dellinterazione sociale reciproca.
  • 338. Una alterazione globale della comunicazione verbale e non verbale, e dellattivit immaginativa.

339. Una marcata limitazione del repertorio di interessi e attivit. 340. Autismo. (1)

  • Il termine vuol dire stato di chiusura in s stesso.

341. Esso una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi 3 anni di vita anche se la diagnosi avviene in media verso i 5 anni. 342. L'autismo interessa le aree dell'interazione sociale reciproca, labilit di comunicare idee e sentimenti e la capacita di stabilire relazioni con gli altri. Esso porta ad un deficit sociale. 343. Si riscontrano modelli di comportamento ripetitivi. 344. L'interazione sociale pu essere compromessa sotto diversi aspetti nelle diverse fasi dello sviluppo, vi sono infatti:

    • Bambini tagliati fuori da qualsiasi contatto sociale (inaccessibili);
  • 345. Bambini che tendono ad isolarsi ma sono in grado di interagire quando sono sollecitati (passivi);

346. Bambini che prendono iniziativa ma lo fanno in maniera inopportuna ed inappropriata (attivi ma bizzarri). 347. Autismo. (2)

  • Nel 1943 Kanner definisce per primo l'autismo infantile precoce, a lui si rivolgevano famiglie che sospettavano la sordit del bambino. Egli sostenne la probabile natura congenita del disturbo.

348. Nel 1978 M. Rutter specifica ulteriormente il quadro descritto da Kanner individuando in questi bambini: l'incapacit a sviluppare rapporti sociali, una particolare forma di ritardo del linguaggio con ecolalia e inversione pronominale e fenomeni rituali e compulsivi. 349. L'autismo una disabilit permanente ma le caratteristiche del deficit sociale assumono unespressivit variabile nel tempo anche in relazione agli interventi attuati. 350. una sindrome dalla genesi multifattoriale con una forte componente genetica, nella quale concorrono in misura diversa agenti biologici e ambientali. 351. Non esiste il gene dellautismo, ma pi geni predisponenti. 352. Autismo. (3)

  • Esistono diversi modelli interpretativi del funzionamento autistico:
      • Teoria socio affettiva: luomo nasce con una predisposizione innata ad interagire con laltro, nell'autistico c' un innata incapacit, biologicamente determinata, di interagire emozionalmente con laltro. Si riscontra un incapacit sia nell'intersoggettivit primaria (baby talking) sia in quella secondaria (entrare in relazione con laltro condividendo con lui linteresse per una terza cosa o persona).
    • 353. Teoria della mente: incapacit dell'autistico di prevedere i comportamenti degli altri. Nellautistico non si osserva unadeguata attivazione dei neuroni a specchio, che ci permettono di imitare l'altro e dunque di apprendere, e di capire cosa l'altro sta per fare. Vi una netta correlazione tra attivit dei neuroni specchio e gravit della malattia autistica.

354. Autismo. (4)

      • Debolezza della coerenza centrale: vi un incapacit di passare dal particolare al globale, si rimane ancorati a pochi stimoli e avendone a disposizione troppi si genera il caos. Il cambiamento di un dettaglio equivale al cambiamento del tutto.
    • 355. Teoria dell'alterazione delle funzioni esecutive: nellautismo esisterebbero problemi nella possibilit di organizzare uno scenario mentale interiore al fine di portare a termine un compito. Un autistico che non pu organizzare nella sua mente tutte le tappe necessarie a svolgere il compito che gli stato richiesto entra in una situazione di stress.
  • Nellautismo c' una compromissione qualitativa della comunicazione sociale che in eta adulta si presenta o come assenza di linguaggio o con la presenza di linguaggio verbale qualitativamente compromesso.

356. La mancanza del linguaggio non accompagnata da un tentativo di compenso attraverso modalit alternative di comunicazione come gesti o mimica. 357. Autismo. (5)

  • possibile riscontrare un uso del linguaggio stereotipato, ripetitivo o eccentrico: ecolalia immediata, ecolalia differita, prosodia monotona, inversione pronominale e sintassi povera e immatura.

358. Comportamento auto- ed eterolesivo come battere la testa, mordere, graffiare e tirare i capelli possono essere indice di uno stato di angoscia o stress. 359. Per evitare le reazioni di angoscia necessario mantenere il pi possibile una stabilit ambientale, e stimolare una maggior flessibilit a poco a poco. 360. Lasciando che sia lautistico ad iniziare il contatto fa in modo che il soggetto ha il tempo di percepire ed elaborare le sensazioni. 361. In questi soggetti presente una grande eterogeneit per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo; nel 40% dei bambini autistici si riscontra un ritardo mentale moderato, grave o gravissimo. 362. Lapprendimento nell'autistico condizionato dal contesto percettivo in cui stato acquisito per questo pi opportuno acquisire abilit nei contesti in cui possono essere concretamente utilizzate. 363. Autismo. (6)

  • L'autismo pu essere accompagnato da altri disturbi come disturbi del sonno, dell'alimentazione, gastrointestinali oppure allergie o intolleranze alimentari. Frequente anche l'associazione con l'epilessia.

364. Le scale diagnostiche utilizzate per l'autismo sono ADOS (Autism Diagnostic Observation Schedule) che valuta il comportamento sociale, l'uso della vocalizzazione/linguaggio e dei gesti in situazioni sociali e il gioco/interessi; oppure la scala CARS (Childhood Autism Rating Scale) un test adatto anche per gli adulti che distingue tra non autistico, autismo lieve/medio, autismo grave; oppure la PEP-R (Psycho-Educational Prophile Revised) utile per formulare strategie di intervento, per seguire levoluzione del paziente nel tempo e per identificare le capacit emergenti. 365. Nellet adulta si presentano condizioni di disabilit, con gravi limitazioni nelle autonomie e nella vita sociale tra il 60-90% degli adulti autistici non sono autosufficienti. 366. Autismo. (7)

  • L'intervento deve essere diversificato in base all'et, al livello cognitivo e all'entit della compromissione nelle aree di sviluppo.

367. Qualsiasi intervento educativo deve essere pensato a misura del singolo soggetto, facendo costantemente riferimento alla sua motivazione e al feedback inoltre deve essere sistematico e procedere per piccole unit di comportamento, per poi passare ad altre via via pi ampie e complesse. 368. Nell'et prescolare l'intervento persegue solo finalit abilitative, con l'et scolare si aggiungono le finalit adattative all'ambiente. 369. Nell'adolescenza possibile notare o un netto miglioramento o un drastico peggioramento, a questa et si tenta di correggere i comportamenti disadattivi. 370. importante coinvolgere i genitori del bambino dalla diagnosi alla terapia, inoltre consigliabile fare una terapia famigliare con l'obiettivo del sostegno psicologico. 371. Le bandiere rosse dell'autismo: 372.

  • Difficolt a stare con gli
  • altri bambini
  • 2. Insistenza sulla costanza; resistenza al cambiamento
  • 3.Manifestazioni di riso inappropriate
  • 4. Mancanza di reale paura dei pericoli
  • 5.Contatto oculare scarso o assente
  • 6.Gioco bizzarro sostenuto nel tempo

373.

  • 7. Apparente insensibilital dolore
  • 8. Ecolalia
  • 9. Preferenza a rimanere solo, isolato
  • 10.Mancata reciprocit nelle coccole
  • 11. Ruotare gli oggettiin modo ossessivo
  • 12.Mancata risposta alle indicazioni verbali

374.

  • 13. Attaccamento inappropriato agli oggetti
  • 14. Difficolt ad esprimere bisogni; uso di gesti al posto delle parole
  • 15. Evidente eccesso o estrema scarsezza di attivi fisica
  • 16. Episodi di ansia-collera senza apparente motivo
  • 17.Mancata risposta ai normali sistemi educativi
  • 18 Abilit grosso e fino-motorie incongrue

375. Sindrome di Asperger e disturbo disintegrativo della fanciullezza.

  • Asperger (1944): descrive il caso di 4 bambini con una sindrome denominata disturbo autistico della personalit dellinfanzia che presentavano in particolar modo un disturbo dellintegrazione sociale a fronte di normali capacit cognitive.

376. A differenza dei bambini con disturbo autistico questi bambini hanno un intelligenza normale. 377. Lo sviluppo psicomotorio, del linguaggio e del livello intellettivo sostanzialmente adeguati pi compromessa tuttavia la capacit di relazione sociale e la variet degli interessi sociali. 378. Il disturbo disintegrativo della fanciullezza raro e pi frequente nei maschi, l'esordio avviene dopo uno sviluppo apparentemente normale nei primi 2 anni si ha la perdita di capacit gi acquisite come le capacit sociali o comportamento adattivo, il controllo degli sfinteri o il gioco. 379. Sindrome di Rett.

  • Rett (1966): osserva in un gruppo di ragazze un insolito disturbo evolutivo, caratterizzato da un grave deterioramento neurologico e peculiari aspetti comportamentali.

380. L'esordio alla fine del 1 anno, dopo un periodo di sviluppo normale; si nota un ritardo dello sviluppo. 381. Caratteristica fondamentale di questa sindrome l'aprassia, particolarmente accentuata nelle mani, che la bambina muove continuamente in modo stereotipato, come se le stesse lavando. 382. Il linguaggio assente, la deambulazione difficoltosa e spesso presente epilessia, tuttavia gli aspetti autistici in genere scompaiono con la crescita. 383. Malattie neuromuscolari.

  • Le malattie neuromuscolari possono essere di diverso tipo:
    • Malattia delle corna anteriori del midollo.
  • 384. Neuropatie congenite sensitivee/o motorie.

385. Disordini della giunzione neuromuscolare. 386. Miopatie congenite. 387. Distrofie muscolari. 388. Malattie metaboliche. Le distrofie muscolari sono malattie ereditarie caratterizzate da degenerazione delle miofibre, esse possono portare a:

    • Debolezza muscolare.
  • 389. Contratture.

390. Cardiomiopatia. Le distrofie muscolari di Duchenne e Becker sono mutazioni nel gene della distrofina sul cromosoma X causano rispettivamente proteina assente o ridotta. 391. Distrofia muscolare di Duchenne.

  • la pi frequente e pi conosciuta tra le malattie muscolari degenerative dellinfanzia, colpisce maggiormente i maschi e ha un esordio tra i 2 e i 5 anni.

392. In bambini con questa distrofia si nota un lieve ritardo nellacquisizione delle tappe motorie e in particolare della deambulazione, e talora ritardo nellacquisizione del linguaggio. 393. Sono frequenti le cadute e la difficolt a salire le scale; presente il segno di Gowers = ogni movimento viene fatto una tappa alla volta, per esempio quando ci si alza dalla sedia necessario fare leva con le braccia sulle gambe. 394. L'evoluzione della malattia prevede la perdita della deambulazione autonoma a circa 12 anni e a 20 anni circa il decesso a causa delle complicanze cardiache e respiratorie. 395. La terapia prevede la presa in carico globale, pluri-specialistica, da parte di un centro specializzato che sia in grado di gestire i molteplici aspetti della malattia, in relazione allevoluzione clinica, e comprensiva di un attento supporto emotivo per tutto il nucleo familiare. 396. Distrofia muscolare di Becker, distrofia miotonica o sindrome di Steinert e distrofia facio-scapolo-omerale.

  • La distrofia muscolare di Becker una forma pi benigna di distrofia muscolare con sintomi pi lievi ed un decorso pi lento. L'esordio verso i 12 anni, la perdita della deambulazione intorno ai 27 e l'et media del decesso a 42 anni.

397. La distrofia miotonica ha un insorgenza tardiva e i sintomi compaiono dopo la 3 decade. Si nota un precoce coinvolgimento della testa e del collo con limitazione dei movimenti extraoculari. 398. Miotonia = contrazione prolungata di certi muscoli dopo percussione o stimolazione elettrica e ritardo di rilascio dopo contrazione volontaria (stretta di mano). 399. Esiste una forma di distrofia miotonica congenita in cui si riscontrano: ipotonia neonatale, ritardo psicomotorio e paralisi facciale. la madre a trasmettere la malattia. 400. La distrofia facio-scapolo-omerale una forma relativamente benigna, asimmetrica e senza il coinvolgimento cardiaco. In essa si osserva un deficit di abduzione della spalla e scapole alate, l'aspettativa di vita comunque normale. 401. Miopatie metaboliche, mitocondriali e congenite.

  • Sono presenti due forme di miopatie metaboliche:
    • Episodi di debolezza acuta e reversibile.
  • 402. Debolezza muscolare progressiva con affaticamento precoce.

Le miopatie mitocondriali variano da forme con lievi di deficit di forza progressiva dei muscoli extraoculari a gravi miopatie infantili (anche fatali). Vengono trasmesse attraverso ereditariet materna. 403. Le miopatie congenite hanno un esordio nel periodo perinatale con decorso non progressivo o molto lentamente progressivo. Si riscontra il floppy baby. 404. Malattie infiammatorie del muscolo.

  • Polimiosite: colpisce gli adulti ed ha un esordio subacuto e insidioso per alcuni mesi. Presenta debolezza prossimale spesso senza mialgie, un coinvolgimento cardiaco con problemi sia di conduzione che cardiomiopatia.

405. Dermatomiosite: si presenta con un rash che precede l'interessamento muscolare: eritema intorno alle palpebre, poi guance e collo. Inseguito eritemi sulle dita e gomiti. 406. Miosite a corpi inclusi: colpisce i maschi anziani, si notano debolezza facciale e disfagia. 407. Solo la poliomiosite e la dermatomiosite rispondono al trattamento. 408. Atrofie muscolari spinali (SMA).

  • Le SMA sono caratterizzate da progressiva debolezza muscolare dovuta a degenerazionee perdita di neuroni localizzati nelle corna anteriori del midollo.

409. Lesordio variabile dal periodo prenatale alla giovinezza. 410. possibile distinguere:

    • SMA tipo 0: a esordio prenatale, con artrogriposi, grave e immediata compromissione respiratoria.
  • 411. SMA tipo I: a esordio nel primo semestre, con impossibilit a raggiungere il controllo del capo.

412. SMA tipo II: a esordio nel secondo semestre, con acquisizione della stazione seduta e impossibilit al passaggio alla stazione eretta. 413. SMA tipo III: a esordio nel secondo anno di vita, con raggiungimento della deambulazione autonoma ma con caratteristiche patologiche. 414. SMA tipo IV: a esordio nellet adulta. 415. Disturbi d'ansia. (1)

  • Ansia = attesa, anticipazione di un evento percepito come difficilmente controllabile e non sempre con un oggetto preciso.

416. L'ansia come risposta fisiologica utile quando fa percepire il pericolo e reagire aumentando le capacit di adattamento. Diventa invece patologica quando si perde il controllo delle proprie emozioni. 417. L'ansia pu associarsi ad altri tipi di sintomi come quelli depressivi, disturbi dell'attenzione, ecc. 418. Di fronte ad una situazione ansiogena il bambino pu cercare di evitarla, adottare comportamenti controfobici o cercare un sostegno sociale, mentre quando la situazione ansiogena continua o cronica il bambino pu aumentare il livello di allerta fino a un crollo e, nel tempo, pu strutturare una vera e propria psicopatologia. 419. Disturbi d'ansia. (2)

  • Si possono riconoscere diversi disturbi d'ansia:
  • Sindrome dansia da separazione: ansia inappropriata rispetto al livello di sviluppo ed eccessiva che riguarda la separazione da casa o da coloro a cui il soggetto attaccato. La durata dellanomalia di almeno 4 settimane e lesordio prima dei 18 anni. Un disturbo da ansia da separazione la fobia scolare. Possono presentarsi crisi di pianto e/o di collera in occasione delle separazioni, anche temporanee.

420. Sindrome da ansia sociale: diffidenza verso gli estranei ed intensa apprensione di fronte a situazioni nuove e/o di fronte ad estranei, essa compare in et precoce e nei soggetti pi grandi si esplicita con paura del giudizio altrui e difficolt a parlare in pubblico. 421. Sindrome ansiosa generalizzata: ansia generalizzata e persistente, che non insorge in risposta ad alcuna particolare circostanza ambientale, si manifesta prevalentemente attraverso sintomi fisici. Lelemento di malessere nei bambini pi grandi pu essere verbalizzata mentre nei pi piccoli si traduce in correlati somatici. 422. Disturbi d'ansia. (3)

  • Fobie: paura di un oggetto senza giustificazione con intensa angoscia.
      • Agorafobia: timore di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi.
    • 423. Fobia specifica: timore eccessivo e inadeguato conseguente all'esposizione a uno specifico oggetto o situazione. Le reazioni possono essere molto violente.
  • 424. Diversi sottotipi di fobie specifiche.

425. Fobia sociale: paura marcata e persistente di situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona esposta ad individui non famigliari e al possibile giudizio degli altri.

  • Attacchi di panico (con o senza agorafobia): periodo di intensa paura o sofferenza accompagnato da sintomi somatici e cognitivi. Ha un inizio improvviso e una durata limitata con un picco verso i 10 minuti.

426. Disturbi d'ansia. (4)

  • Disturbo ossessivo-compulsivo: presenza di ossessioni e/o compulsioni che interferiscono con la vita del soggetto.

427. Ossessione = idea, immagine o impulso che disturba o infastidisce la persona che la esperisce. 428. Compulsione = comportamento ripetitivo, intenzionale e finalizzato che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta a unossessione 429. Disturbo post-traumatico da stress: esso pu essere causato da:

  • Un evento anomalo e particolarmente grave.

430. Un evento non anomalo ma percepito come eccessivamente stressante dal soggetto. 431. Leffetto cumulativo di microtraumi. 432. Si nota un aumento dello stato dansia di fronte a situazioni che possono ricordare lepisodio traumatico e tentativi di non pensare all'evento traumatico. Gli effetti a lungo tempo possono essere depressione, disturbi dellapprendimento e disturbi di personalit. 433. Disturbi dell'umore.

  • Prima della met del XIX secolo era negata la possibilit che i bambini potesse sviluppare disturbi dellumore.

434. Associazione di alterazioni specifiche dellumore, turbe dei ritmi biologici e compromissione delladattamento socio-relazionale. 435. Depressione = riduzione del tono dellumore per la maggior parte del giorno, perdita di interesse o di piacere per quasi tutte le attivit per la maggior parte del giorno, significativa perdita dellappetito e pensieri ricorrenti di morte. 436. Disturbo maniacale = Ipetrofica stima di s e grandiosit, diminuito bisogno di sonno e maggiore loquacit del solito, distraibilit ed eccessivo coinvolgimento in attivit con potenziali conseguenze dannose. 437. In et evolutiva, la depressione si manifesta non solo col ritiro e linibizione (della motilit e/o del pensiero) ma anche con lagitazione, liperattivit e laggressivit. 438. Associati alla depressioni vi possono essere altri deficit, come quello di memoria, di attenzione, ecc. 439. Disturbi del comportamento.

  • Si possono riscontrare:
    • Disturbo Oppositivo Provocatorio (ODD): almeno 4 dei seguenti sintomi; scoppi dira, polemico con gli adulti, sfida o rifiuta attivamente di seguire le indicazioni, disturba volutamente gli altri, scarica sugli altrui i proprierrori o responsabilit, permaloso e infastidito dagli altri, irritabile e risentito, dispettoso e vendicativo. Le persone con questo disturbo hanno una modalit di comportamento negativistico, ostile e provocatorio.
  • 440. Disturbo di Condotta (CD): persistente modalit di condotta in cui i diritti fondamentali degli altri e le principali norme o regole sociali appropriate per let vengono violati. Si denota la mancanza di empatia, la scarsa capacit di riconoscere gli intenti degli altri in situazioni ambigue e la mancanza del senso di colpa o di rimorso. importante raccogliere informazioni da fonti multiple.

441. Disturbo di personalit antisociale: un modo di essere nel mondo dominato dallopposizione alle norme che regolano la convivenza sociale. Esiste una tipologia impulsiva ed una senza empatia. 442. Disordini del movimento.

  • Alterazione del tono muscolare e presenza di movimenti anormali, ovvero movimenti involontari e non intenzionali, non tutti i movimenti involontari sono anormali come per esempio lo sbadiglio un movimento involontario normale.In alcuni movimenti involontari possibile un certo grado di controllo volontario come per i tics che per sono gli unici movimenti involontari che non scompaiono durante il sonno.

443. Si possono distinguere:

    • Sindromi bradicinetico-rigide: sono poco frequenti in et pediatrica e comprendono bradicinesia, rigidit, tremore a riposo, perdita riflessi posturali e blocchi motori (freezing).
  • 444. Ipercinesie: ovvero tremore (oscillazione ritmica involontaria di una parte del corpo attorno alla posizione di equilibrio), corea (movimenti a riposo e/o durante movimenti intenzionali involontari, continui, bruschi, brevi, rapidi e irregolari che passano da una parte allaltra del corpo; per es. ballismo), distonia (contrazione muscolare tonica e sostenuta che frequentemente causa torsione e movimenti ripetitivi o posture anomale; per es. atetosi), tics e mioclono (contrazione brusca, istantanea di uno o pi muscoli; per es. mioclono negativo).

445. Coree.

  • Le coree possono essere acquisite o genetiche, le prime sono le pi frequenti in et pediatrica.

446. La corea di Huntington una corea di tipo genetico, se l'esordio in et adulta essa porta a demenza, epilessia e discinesie; mentre se l'esordio in et pediatrica (< 15 anni) si avr una forma rigida e altri fenotipi differenti. 447. La corea di Sydenham porta ad una serie di disturbi correlati come per esempio l'ipotonia, la disartria, Milking movements o segno del mungitore, alterazione della scrittura, disturbo tono dellumore, ADHD e disturbo ossessivo-compulsivo. 448. La corea reumatica per il 61% generalizzata e per il 39% unilaterale. 449. Distonia.

  • La distonia si classifica in base all'et d'0esordio oppure in base alla distribuzione (focale, cio singolo gruppo muscolare; segmentaria, ovvero due segmenti contigui o unintera estremit; multifocale, cio due o pi segmenti non contigui; generalizzata; oppure emidistonia).

450. Classificazione eziologica della distonia:

    • Distonia primaria/idiopatica
  • 451. Sindromi Distonia-plus: distonia con parkinsonismo (DOPA-responsive) e distonia con mioclono

452. Distonia secondaria 453. Distonia eredodegenerativa 454. Mioclono e le stereotipie.

  • Il mioclono pu essere:
    • Focale
  • 455. Segmentarlo

456. Generalizzato In alcuni casi esso pu essere provocato da stimoli e pu essere ritmico o aritmico. 457. Il mioclono negativo indica una breve e brusca interruzione della contrazione muscolare dunque un fenomeno inverso al mioclono. 458. Le stereotipie sono comportamenti motori ripetitivi, istintivi e afinalistici, che si ripetono con un pattern specifico sempre allo stesso modo (come se fosse una fotocopia) e che influenza marcatamente lattivit normale. 459. Tics. (1)

  • I Tic sono movimenti rapidi, improvvisi, stereotipati o emissioni di suoni; sono frammenti della normale attivit motoria o della produzione vocale.

460. Essi possono essere:

      • Tic transitori (singoli/multipli motori/fonici): devono avere durata maggiore di 4 settimane ma inferiore all'anno.I tics transitori sono disturbi tipici dellinfanzia, generalmente sono motori, limitati al distretto facciale o agli superiori, pi raramente ci sono tics fonici. I pi colpiti sono i maschi.
    • 461. Tic cronici motori (singoli/multipli)o fonici: essi non devono essere motori e fonici concomitanti e devono avere una durata maggiore di 1 anno. I tics motori possono essere semplici ovvero con ammiccamento delle palpebre, movimenti degli occhi, smorfie, ecc; oppure complessi come il toccare gli oggetti o se stessi, gesti con le mani, girare o piegare il tronco. I tics fonici possono essere semplici ovvero schiarirsi la gola, tossire, emettere suoni senz senso; oppure complessi ovvero sillabe, parole o frasi, alterazioni del ritmo, parole scurrili, ecc.

462. Tics (2) e sindrome di Gilles de la Tourette.

      • Tic isolati
    • 463. Tourette (ST): la durata deve essere maggiore di un anno e non devono esserci periodi liberi per pi di 3 mesi.
  • La sindrome di Gilles de la Tourette presenta tics multipli, motori e vocali. In essa sono associati disturbi dell'attenzione con iperattivit e disturbi ossessivi-compulsivi