anche se voi vi sentite assolti siete per sempre coinvolti f. de andrè
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Anche se voi vi sentite assolti
siete per sempre coinvolti”
F. De Andrè
LE SEZIONI G – H – IDELLA SCUOLA DELL’INFANZIA
LE CLASSI VDELLA SCUOLA ELEMENTARE
LE CLASSI I – II – III ADELLA SCUOLA MEDIA
E GLI /LE ALLIEVI/E CHE FREQUENTANOI CORSI POMERIDIANI
NEL PROGETTO “SCUOLA FAMIGLIA”
CON IL CONTRIBUTO DELLA CLASSE IV IDEL LICEO CLASSICO “D. ALIGHIERI”
ISTITUTO COMPRENSIVO “DON MILANI” di LATINA
Anno scolastico 2001/2002
Una educazione linguistica democratica e non violenta deve fare ricorso ad una metodologia didattica di tipo attivo, al
fine di esercitare le capacità linguistiche “come strumenti di una più ricca partecipazione alla vita sociale e
intellettuale.”
I GESTI DELLA PACE
Lorenzo: queste foto sono belle perché sono di pace. Ci stiamo a da’ tutti i bacetti perché ci vogliamo bene, no?
I GESTI DELLA GUERRA
Lucia: La guerra è brutta, anche il gioco della guerra è brutto.
Martina M.: Noi ci abbiamo giocato, c’era una bomba e qualcuno che era cattivo ci tirava la bomba e noi ci mettevamo sotto i tavoli.
I COLORI DELLA PACE
Il linguaggio è il modo principale per esprimere se stessi, i propri sentimenti ed
emozioni, le proprie potenzialità intellettive e la propria fantasia creativa.
Una educazione linguistica non violenta deve pertanto agire nel senso di una
stimolazione dell’espressività dei ragazzi, contribuendo a sviluppare la personalità
insieme con la capacità di realizzarsi positivamente all’interno di un gruppo o
della collettività in generale.
Disegni di ragazzi algerini
Si dice che è un bel paese
Un diamante sopra al deserto
Sì, è vero, sì sono d’accordo
Ma, guardate come è diventato adesso!
Il popolo è stanco?
Molti uomini portano dei kalaschnicov.
Perché?
Noi non abbiamo bisogno di kalaschnicov
Noi abbiamo bisogno di pane di latte e di lavoro
Fino a quando durerà questa situazione?
Avanti algerini!
La vostra sorte è nelle vostre mani.
Agite rapidamente!
Yasmine (12 anni)
ALGERIA
Il plurilinguismo è un dato di fatto della nostra realtà socioculturale.
E’ compito dell’educazione linguistica nonviolenta abituare i ragazzi a
riconoscere il relativismo culturale, rispettando le diversità di espressione
linguistica (idiomi di minoranze etniche, dialetti…)come segno di rispetto della specificità degli altri e del loro diritto a
non essere discriminati per nessuna ragione.
Può una guerra garantire:
“Cibo, acqua e lavoro per tutti?”
Area di Betlemme. Deposito di farina e
zucchero per un piccolo villaggio composto da
ventotto famiglie.
Disarmiamo
cielo e terra
Gaza: campo di Jabalya
Interminabili ore con le spalle al muro;
ma il sole è bello.
Diritto alla salute
Dal linguaggio traspaiono atteggiamenti, stereotipi, pregiudizi e luoghi comuni che sono legati ad una determinata cultura o
sottocultura.
E’ compito dell’educazione linguistica nonviolenta demistificare – attraverso
l’analisi del linguaggio – tutte le impostazioni violente, classiste o
comunque discriminatorie.
PROMUOVENDO:
UNO SVILUPPO EQUO E SOSTENIBILE
IL RISPETTO DELLE DIVERSITÀ
LA PACE
DIAMO UNA MANO ALLA PACE
Gaza: padre e figlio il giorno dopo un pestaggio.
Ramallah: bambini assistono dalla finestra agli scontri con i soldati
Diritto al gioco
Gaza: giocando con una guarnizione d’auto dopo la scuola.
Giochi all’uscita della Moschea
Gaza: campo di Shait. Scuola media femminile.
DIRITTO ALL’ISTRUZIONE
Betlemme: campo Dheisheh. Le scuole sono chiuse, ma nelle case i ragazzi continuano gli studi.
Fine delle lezioni: ora si manifesta!
Gaza: campo Beach. Lancio di pietra
Globalizziamo:
la giustizia sociale
i diritti umani
L’INFANZIA TRADITA
Il linguaggio è il principale strumento di comunicazione e di socializzazione.
E’ compito dell’educazione linguistica nonviolenta educare i ragazzi ad usare il
linguaggio (verbale ma anche non verbale) come mezzo per stabilire
rapporti, per conoscersi e per rispettarsi.
Percorso nell’immaginario infantile
Asharaf Elsu’d.
Un bambino lancia sassi ed una bottiglia incendiaria contro una jeep.
Dalia Al Nabaihn. Una
bambina alla manifestazione assieme
alla sorella. Sassi tutti intorno.
Iman Al Giedi Una donna grida insieme a sua figlia che le dice: “Non piangere mamma
del martire”.
Dali Al Nabamin
Due ragazze: una porta la bandiera e lancia due sassi, l’altra sta ferma davanti agli sbarramenti
Miba
Una bambina presa dai soldati mentre portava la bandiera, piange perché l’hanno picchiata…
Muharan Abu Mdien
Un ragazzo. In mano ha la bandiera, con l’altra lancia sassi contro i soldati durante uno sciopero.
Iman Abdien
Un bambino che ha in mano la bandiera viene portato in carcere. Accanto un copertone brucia.
Mutaz Al Safin.
Un uomo sta mettendo chiodi e altri ostacoli per la strada durante gli scioperi.
Miba Azara
Una mamma piange; in mano ha un sasso per tirarlo ai soldati.
Il linguaggio può essere di per sé uno strumento violento, un’arma.
Una educazione linguistica nonviolenta dovrà abituare i ragazzi a riconoscere nel loro rapporto comunicativo con gli
altri tutti i caratteri di aggressività e di sopraffazione, a livelli più o meno
consapevoli.
Il linguaggio è un mezzo per conoscere analizzare e capire la realtà e per agire su
di essa.
L’educazione linguistica nonviolenta è pertanto incentrata sulla formazione dell’uso consapevole degli strumenti
linguistici, come elemento di coscientizzazione per la liberazione e per il raggiungimento del “potere di tutti”.
Il linguaggio è strumento della violenza strutturale quando smette di essere al
servizio della comunicazione, del dialogo e della verità e serve invece a
consolidare gli equilibri di potere, attraverso la mistificazione, la
sacralizzazione e la istituzionalizzazione dei ruoli.
Una educazione linguistica nonviolenta dovrà allora operare una
demistificazione di ciò che retorica e trucchi verbali intendono nascondere
(propaganda politica, consumismo pubblicitario, tecnocrazia).