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L. A. AMMANN AUTOLIBERAZIONE

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Page 1: Amman Autoliberazione

L. A. AMMANN

AUTOLIBERAZIONE

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PROLOGO ALLA EDIZIONE DEL 1980 Il presente libro è diviso in due parti: la prima, intitolata Miglioramento comportamentale tratta i temi di distensione, ginnastica psicofisica e autoconoscenza. La seconda, chiamata Operativa, sviluppa tecniche di catarsi, trasferenza e autotrasferenza; tecniche queste che vanno al di là dell'interesse per il miglioramento di comportamenti, per trasformarsi in strumenti di cambiamento al servizio di una nuova direzione di vita, se tale fosse la necessità dello sperimentatore. La scelta dei temi I tre temi della prima parte possono essere affrontati separatamente ed in un ordine qualsiasi, mentre i temi di Operativa esigono la padronanza di tutti i precedenti. Le possibilità di studio e di lavoro offerte dai temi preliminari sono molte e dipendono dagli interessi particolari. Semplificando, una persona che abbia superato i trentacinque anni, può sentirsi più portata verso il lavoro di distensione, mentre una più giovane può provare maggior interesse per un'autoconoscenza. Il secondo caso si spiega perché le persone più giovani possono avere una maggiore urgenza di conoscersi, di organizzarsi internamente e di formulare progetti chiari di vita prima di risolvere problemi di tensione; essi inoltre non considerano le loro tensioni come una fonte di stress, ma le interpretano piuttosto come uno stimolo utile che li spinge a svolgere le loro attività quotidiane. Numerosi sono i fattori che possono intervenire nella scelta di uno dei lavori proposti. Per questo la prima parte del libro permette di separare i temi. Tuttavia chi desidera far proprio il sistema completo di autoliberazione deve intraprendere un lavoro progressivo che, partendo dai temi più semplici, conduce a quelli più complessi; in questo modo gli sarà possibile, seguendo la presentazione dei temi proposta del testo, condurre un procedimento conoscitivo e pratico ordinato. Il sistema di autoliberazione E' concepito come una risposta alle necessità più profonde dell'essere umano, necessità che si riferiscono al superamento della sofferenza. In questa prospettiva, l'autoliberazione è uno strumento che permette di superare la sofferenza, modificando comportamenti. Dobbiamo far notare, però, che se abbiamo ottenuto una considerevole semplificazione di questo sistema, grazie a pratiche e a spiegazioni teoriche semplici, il sistema stesso deriva da una complessa filosofia che studia la vita umana con riferimento al senso e alle sue possibilità. Sofferenza e autoliberazione Molta gente pensa di non soffrire; tuttavia riconosce di provare tensione, timore, ansietà, mancanza di comunicazione e di reale contatto con gli altri e mancanza di senso nella vita. Queste difficoltà possono essere riassunte nella parola "sofferenza". La dottrina dell'autoliberazione ha come obiettivo il superamento della sofferenza. Superare la sofferenza equivale a raggiungere una crescente soddisfazione con sé stessi. Le tre vie della sofferenza Si soffre per aver fallito, per aver perso delle opportunità, degli oggetti, delle persone amate. Si soffre per mancanza di riconoscimento familiare e sociale. Si soffre per la difficoltà di ottenere ciò che si desidera per sé stessi e per gli altri. Si soffre per timore: timore di perdere ciò che si ha, timore della solitudine, delle malattie, della vecchiaia e della morte.

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Si soffre non solo per le sensazioni negative del momento presente, ma anche a causa di ricordi negativi e a causa di immagini negative proiettate nel futuro. Quindi diciamo che le tre vie della sofferenza sono: la sensazione, la memoria e l'immaginazione nel loro uso distorto. Un sistema di autoliberazione deve tener conto di tutte queste fonti di sofferenza e deve permettere di comprendere e studiare sé stessi in modo completo. Non si ottiene nessun risultato valido, invece, se si adottano soluzioni parziali come quelle che ci vengono proposte quotidianamente e che conducono fatalmente alla frustrazione. Teoria e pratica dell'autoliberazione La teoria che affianca le lezioni non vuole ostacolare l'aspetto pratico del lavoro, ma piuttosto ha lo scopo di facilitare la comprensione degli esercizi proposti. Questa parte teorica è necessaria in quanto il lavoro di autoliberazione si tratta di un lavoro integrale. Negli ultimi tempi abbiamo assistito alla divulgazione di troppi "sistemi" senza fondamento, le cui proposte erano sostenute unicamente dal parere favorevole di medici amici degli autori o dall'opinione di persone che potevano impressionare il lettore. Lo stesso è stato fatto per dare pubblicità a "metodi di felicità" basati su tabelle, di dubbia provenienza, relative al consumo di ossigeno, alla frequenza del battito cardiaco, ecc. Vi sono alcuni sistemi che, oltre a basarsi sull'opinione di terze persone o ad avere il supporto di tabelle e di grafici, utilizzano la seduzione delle parole: parole antiche, parole provenienti da luoghi remoti, parole a volte circonfuse da un'aureola di scientificità. Ve ne sono altri che utilizzano i mezzi tecnici come una panacea. Non stiamo parlando della resurrezione neo-mesmeriana dell'orgone con i suoi conduttori dielettrici e le sue cabine di carica bioenergetica (leggermente più sofisticati delle casse di Mesmer e del Marchese di Puységur in voga nel XVIII secolo. Ci riferiamo piuttosto ai trucchi eseguiti con i misuratori della resistenza galvanica della pelle, con gli elettromielografi, con i retroalimentatori elettroencefalografici, ecc. In questo campo la speculazione commerciale è andata molto lontano, sfiorando un'irresponsabile leggerezza. Chi non conosce casi pittoreschi come questo: un signore colloca sulle nostre dita gli elettrodi di un apparecchio misuratore e ci fa scoprire le difficoltà di cui soffriamo. Quando emerge qualche conflitto, l'ago dell'indicatore si sposta; allora quel signore ci invia uno shock elettrico, oppure ci copre di gratificazioni. Alla fine, ripetendo di continuo questo procedimento inibitorio, "cancella" dalla nostra memoria l'informazione conflittiva... e conclude il trattamento con un sorriso confortante e con qualche ricetta macrobiotica o vegetariana, capace, secondo lui, di compensare lo squilibrio tra gli elettroliti sodio-potassio, squilibrio che si riflette in un disordine simpatico-parasimpatico. Se quel signore, poi, è un guru, colorirà le sue spiegazioni con il "prana"; se è un occultista, parlerà di medicine parallele o alternative e se è laureato in qualcosa, cercherà di impressionare i pazienti con le teorie di moda. Dunque, con delle pratiche stravaganti, le persone che hanno bisogno di aiuto vengono sottoposte ad esperimenti di ogni tipo, senza poter comprendere il vero significato di ciò che vengono spinte a fare. Rendendoci conto del disorientamento generale esistente in questo campo e osservando il crescente senso di solitudine e di mancanza di riferimenti che le persone sperimentano, pensiamo che dare spiegazioni su questi temi significhi quanto meno mostrare un senso di responsabilità nei confronti dell'intelligenza umana e del nostro prossimo. Per quanto difficile sia il compito di spiegare quali sono i veri problemi di fondo, come li si deve trattare ed in cosa devono consistere i procedimenti da usare, non bisogna lasciarsi sfuggire qualsiasi occasione per

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farlo. Sarebbe stato per noi più facile - e per i nostri lettori più semplice - se ci fossimo limitati a presentare questo libro come una semplice sequenza di lezioni, senza dare alcuna spiegazione. Non abbiamo però scelto questa strada. Né, d'altro canto, ci ha demoralizzato la possibilità certa che in questo modo si limiti il nostro sistema a un numero ridotto di lettori. In ogni caso siamo convinti che il nostro proposito sia genuino, che l'impostazione che noi diamo al tema della liberazione dalla sofferenza sia completa e che le nostre pratiche debbano essere accompagnate da spiegazioni teoriche che chiariscano sia gli obiettivi generali che il senso particolare delle pratiche stesse. La fonte dottrinaria del sistema di autoliberazione Venti anni fa eravamo un piccolo gruppo di studenti e di professionisti che, in America del Sud, ci riunivamo intorno all'insegnamento di Silo. In questo gruppo si distinguevano alcuni psichiatri e dei giovani studenti di Psicologia, Sociologia e Antropologia. In quel periodo la Società Psicoanalitica era entrata in una una situazione di conflitto che provocava la defezione dei suoi aderenti più avanzati. Ma, in realtà, era il contesto sociale e culturale ad essere entrato in crisi. Nel campo della Psicologia sorgevano nuove correnti: metodi di conoscenza che ormai da tempo stavano dando i loro frutti in Europa, irrompevano come novità nell'America del Sud. E così i nostri vecchi idoli cadevano ad uno ad uno: già non ci interessavano più né il test di Binet né il sistema psicodiagnostico di Rorschach, né Ribot, Wundt, Weber e Fechner... Ormai la Psicologia sperimentale si era trasformata in statistica o in un ramo della neurofisiologia. I gestaltisti erano sbarcati sulle nostre spiagge tanto lontane dai centri del dibattito psicologico. Il lavoro di Wertheimer, Koffka e Köhler veniva sintetizzato con il comportamentismo grazie a Tolman e a Kantor. Dietro tutto questo noi intravedevamo una gigantesca metodologia che influiva anche nei campi della Logica e della Gnoseologia e persino in quelli dell'Etica e dell'Estetica. Era il metodo fenomenologico di Husserl che già da tempo aveva prodotto la critica allo psicologismo ed era diventato metafisica in Heidegger e nella Psicologia dell'Esistenza. Intanto il pantheon psicoanalitico si sfasciava sotto le critiche di Sartre allo schema dell'inconscio, critiche basate proprio sull'applicazione della Fenomenologia. Discutevamo soprattutto uno dei saggi sartriani meno studiati: il magnifico "Idee per una teoria delle emozioni". Erano tempi di grande disordine e di squilibrio: succedeva addirittura che quando alcuni di noi chiedevano informazioni ai colleghi universitari sul metodo fenomenologico e sullo strutturalismo, essi rispondessero con vecchie formule tomiste... E nel frattempo Vogt, Jacobson e Schultz monopolizzavano il campo del lavoro con se stessi con le loro pratiche di rilassamento e di autoipnosi derivate dallo yoga di Patanjali e di vari altri orientali. In questo torrido clima di ideologie e di esperienze Silo era un'oasi. Le sue spiegazioni non riguardavano direttamente il nostro tema, cioè la Psicologia. Egli riconduceva ogni problema alla sofferenza, alle sue vie, al modo di esplorare queste vie e alla possibilità di superare la sofferenza stessa. Allora le sue idee ci sembravano vicine a quelle buddiste. In seguito scoprimmo che esse somigliavano anche ad alcuni insegnamenti cristiani e musulmani, e, dunque, ci risultava un po' "mistico". Con il tempo cominciammo a comprendere che il siloismo trattava in realtà i problemi di fondo dell'essere umano, gli stessi che erano stati sviluppati dai grandi sistemi di esperienza interna, assai spesso connessi con la filosofia e le religioni. A poco a poco imparammo ad attribuire uno speciale valore a temi che erano senza precedenti nella storia della Psicologia: la funzione dell'immagine nel trasporto delle cariche; la strutturalità della percezione e della rappresentazione; l'importanza dei sensi interni nella produzione, traduzione e deformazione degli impulsi; la distinzione tra livelli e stati di coscienza e la caratterizzazione di entrambi; l'azione del "nucleo d'insogno" nella formazione della condotta; l'azione della protensione nella risposta differita e, ovviamente, il contributo del tutto originale sullo spazio e il tempo di rappresentazione.(1) Quando queste formulazioni teoriche furono tradotte in pratiche ed efficaci tecniche di lavoro su se stessi capimmo di trovarci in presenza di uno dei più grandi insegnamenti del nostro tempo.

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Questo che oggi appare come un sistema di autoliberazione è solo un umile contributo a quell'insegnamento. Relazione tra il sistema di autoliberazione e le correnti psicologiche In primo luogo vi sono rapporti di linguaggio. Non ci è sembrato, infatti, necessario coniare neologismi per designare fenomeni sui quali esiste in Psicologia un consenso generale: la sensazione, la percezione, l'immagine, ecc., sono termini che vengono ripresi dalla Psicologia tradizionale, pur essendo spiegati in modo nuovo. Non bisogna dimenticare, infine, che il sistema di Autoliberazione, pur accettando la presentazione degli argomenti convenzionali delle varie correnti, si allontana notevolmente da esse per quanto riguarda la metodologia ed il sistema di interpretazione. Questo libro come prodotto di un lavoro di equipe Questo libro è il risultato dei contributi di J. J. Pescio, della dottoressa A. Martinez e di E. de Casas, sul tema di catarsi e trasferenza; dell'esperienza di P. Gudjonsson del Sythesis Institute di New York sul tema della distensione; della tesi su Elettroencefalografia e livelli di coscienza della psicologa C. Serfaty del A.T.P. di Caracas; dello studio di P. Deno, di Amsterdam, sulla applicazione dell'espressione corporea nel teatro e nella danza; della sintesi su morfologia simbolica, signica ed allegorica di J. Caballero di Madrid; degli studi sulla simbolica applicata degli architetti G. Huidobro e J. Swindom di Londra; della valida collaborazione del dottor S. Puledda di Roma sul tema dell'autotrasferenza; del preciso lavoro del dottor A. Autorino di Las Palmas che ha curato la compilazione del glossario. Purtroppo, l'esperienza ed il talento di molti altri collaboratori ed amici traspare appena da queste pagine. A loro vadano i nostri ringraziamenti mentre apportiamo gli ultimi ritocchi a questo libro in un luogo vicino a quello che è servito da campo di sperimentazione al Professor Köhler.

L. A. AMMANN Las Palmas de Gran Canaria, 20 febbraio 1979

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PROLOGO ALLA PRESENTE EDIZIONE Dieci anni dopo la prima edizione di questo libro, torno su di esso per introdurre alcuni ritocchi. In generale, posso dire che molta gente ha lavorato in modo soddisfacente con questo materiale e che, fino ad oggi, ho ricevuto le maggiori critiche da coloro che non lo hanno letto completamente. Una delle obiezioni, tuttavia, è attendibile. Il prefisso "auto" tanto del sistema come del libro che deriva da esso, ha dato motivo di errori, facendo pensare che l'Autoliberazione ha la pretesa di superare condizionamenti e oppressioni, vuole la scoperta del senso della vita e, insomma, la crescita umana come proprio e isolato sforzo personale. Devo chiarire, al contrario, che il valore del sistema di Autoliberazione è in funzione di una migliore espressione dell'azione dell'individuo nel mondo sociale. E' puntando a questo obiettivo che il lavoro su sé stessi può avere qualche significato, così come la qualificazione personale ha senso se migliora le condizioni di lavoro fisico o intellettuale di un insieme. prima di scrivere il libro ho imparato chiaramente che l'azione vera, l'azione non contraddittoria liberatrice, è quella che termina in altri e non in sé stessi. Dopotutto, l'essere umano è essenzialmente aperto al mondo, è mondo e non isolamento, è storia ed è società. Il beneficio, dunque, che può offrire il sistema di Autoliberazione sarà misurato dal risultato che ottiene nel superamento della sofferenza sociale, dotando gli individui di strumenti che migliorano la loro azione. Devo aggiungere che le spiegazioni circa l' "apparato" dello psichismo e il lavoro dei "centri" (con le loro parti e sub parti), non hanno altra pretesa che quella di inquadrare il sistema di pratiche. Secondo questo punto di vista, bisogna considerare tali spiegazioni come semplici figure didattiche, e non come descrizioni di realt psichiche. Ovviamente, non ho mai creduto che la struttura psicofisica assomigliasse a un artefatto cibernetico, ma ho tentato di rappresentarla così per raggiungere un'avvicinamento che, spero, non porti a interpretazioni erronee.

L.A.AMMANN Cordoba, Argentina, 30 luglio 1990

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PRIMA PARTE MIGLIORAMENTO COMPORTAMENTALE

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PRATICHE DI RILASSAMENTO Le pratiche di distensione portano ad una diminuzione delle tensioni muscolari esterne, interne e mentali. Di conseguenza alleviano la fatica, permettono un aumento della concentrazione e del rendimento nelle attività quotidiane. Raccomandazioni 1. Scegliete mezz'ora, possibilmente alla fine della settimana, ed in quella mezz'ora eseguite varie volte una sola lezione. Questo è il migliore sistema di lavoro. 2. Raggiungete la conoscenza e la padronanza di una lezione, ripensatela per pochi minuti ogni sera, prima di addormentarvi. Se per caso soffrite di insonnia avete una ragione in più per farlo. 3. Applicate ciò che avete imparato in ciascuna lezione settimanale alle situazioni quotidiane che vi creano angoscia, timore, collera, ansia o malessere in generale (cioè tensione). 4. Alla fine delle pratiche vi verrà indicata una tecnica unificata di distensione da utilizzare nella vita quotidiana. Tale tecnica non sarà però di facile applicazione se non avrete la padronanza di tutto il lavoro. Se, invece, avete seguito passo per passo tutte le altre tecniche, sarete in grado di applicare quella unificata per eliminare le tensioni in qualunque situazione. 5. Quando potrete contare sulla tecnica di distensione insegnatavi nell'ultima lezione, dovrete familiarizzarvi con essa applicandola in differenti situazioni della vita quotidiana. Quando vi accorgerete che tale tecnica agisce automaticamente in qualsiasi situazione tesa, provocando la distensione, si starà raggiungendo effettivamente l'obiettivo proposto. Deve arrivare il momento in cui, senza proporselo, si eliminano automaticamente tensioni nell'istante in cui si manifestano. E' necessario insistere in ogni pratica, e specialmente nella tecnica unificata dell'ultima lezione, in quanto la tensione è divenuta un'abitudine che non è possibile eliminare da un giorno all'altro. I risultati saranno quindi proporzionali alla vostra costanza.

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LEZIONE 1 RELAX FISICO ESTERNO

Cominciamo a studiare come si può rilassare il corpo. Prima di iniziare questa pratica - che è la base di tutte le altre - è necessario conoscere i punti di maggior tensione del corpo. In questo momento quali punti del vostro corpo sono in tensione? Osservate il vostro corpo e scoprite questi punti tesi. Forse il collo? Forse le spalle? Forse alcuni muscoli del petto o dello stomaco? Per rilassare questi punti di tensione permanente dovete cominciare prima di tutto ad osservarli. Osservate ora il vostro petto. Osservate ora il ventre. Osservate la nuca. Osservate anche le spalle. Dove trovate tensioni muscolari non tentate di rilassarle; dovete invece aumentarle. Ossia, tendete ancora di più i muscoli che sono tesi. Mettete più forza nel collo, nelle spalle, più forza nei muscoli del petto, del ventre; dove sentite tensione cominciate ad aumentarla con forza, e - dopo qualche secondo - rilassatela di colpo. Provate una, due, tre volte. Contraete fortemente i punti di tensione e, dopo un breve intervallo, rilassatelo di colpo. Avere imparato. con questo, la forma di distendere i muscoli più tesi; lo avete imparato facendo il contrario di ciò che avreste potuto pensare, e cioè tendendoli ancora di più per poi rilassarli. Quando avrete padronanza di questa tecnica, proseguite sentendo mentalmente, in modo simmetrico, le varie parti del vostro corpo. Cominciate a sentire la vostra testa, il cuoio capelluto, i muscoli facciali, la mandibola,; poi continuate sentendo i due occhi nello stesso tempo, e quindi le due parti del naso; puntate poi la vostra attenzione sulle due labbra, sulle due guance e scendete mentalmente per i due lati del collo, nello stesso tempo. Soffermatevi sulle spalle; poi - a poco a poco - scendete lungo le braccia, gli avambracci, le mani, fino a che tutte queste parti rimangano completamente distese, rilassate. FIGURA 1 (file: figura01.jpg) Tornate alla testa e rifate lo stesso esercizio. Ora però scendete lungo la parte anteriore del corpo, prima per i due muscoli pettorali, poi lungo l'addome. Scendete simmetricamente davanti seguendo due linee immaginarie; arrivate al basso ventre e poi al limite del tronco. Lasciate tutto completamente rilassato. Ora tornate nuovamente indietro. Salite mentalmente alla testa, e cominciate a scendere questa volta lungo la nuca. Scendete seguendo simmetricamente due linee lungo la nuca; discendete contemporaneamente per due linee attraverso le scapole passando poi lungo tutta la schiena; quando arrivate alle ultime parti del tronco continuate per le gambe giungendo, lungo di esse, fino alla punta dei piedi. Al termine di questo esercizio, quando ne avrete la completa padronanza, dovrete sperimentare una buona distensione muscolare esterna.

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LEZIONE 2 RELAX FISICO INTERNO

Richiamate alla memoria la prima lezione ed eseguite tutti i passaggi indicati ripetendoli il numero di volte necessario a raggiungere la sensazione interna di un buon controllo della tecnica in questione. Sarà di aiuto effettuare il relax sempre più rapidamente senza diminuire la profondità della distensione. E' importante che prima di tutto dominate il relax dei muscoli facciali, del collo e della nuca, e del tronco in generale; mentre è di secondaria importanza il relax delle braccia e delle gambe. Di solito si pensa il contrario e questo fa perdere molto tempo. Ricordate: più importante degli arti sono la testa, il collo e la nuca, il viso e, naturalmente, il tronco in generale. FIGURA 2 (file: figura02.jpg) Tratteremo adesso il relax interno. Prendete di nuovo come riferimento la testa. Ora sentite i vostri occhi, sentite fortemente i globi oculari, i muscoli che circondano gli occhi; poi sentite contemporaneamente i due occhi dall'interno; state sperimentando la sensazione interna e simmetrica di entrambi gli occhi, dirigendo la vostra attenzione verso l'interno di essi, rilassandoli, rilassandoli totalmente. Ora "cadete" all'interno della testa...lasciatevi scivolare all'interno della testa rilassandola completamente; continuate a cadere come dentro ad un tubo verso i polmoni; sentite simmetricamente i polmoni dall'interno, rilassandoli. Poi continuate a scendere internamente attraverso l'addome, rilassando tutte le tensioni interne; distendetele in profondità, dal di dentro, scendendo attraverso il basso ventre, fino all'estremità del tronco e lasciate tutto in perfetto relax. Come potete notare, in questo secondo tipo di relax non si è tenuto conto affatto delle braccia e delle gambe. Si parte dagli occhi e si va verso l'interno, poi si scende come se si cadesse, direttamente fino all'estremità inferiore del tronco. Ripetete diverse volte questo esercizio, verificando - al termine di esso - che non siano rimasti ancora dei muscoli esterni in tensione. Anche tutti i muscoli esterni devono trovarsi in perfetta distensione quando avete raggiunto un buon relax

interno. Questo è il presupposto per poter proseguire con i prossimi esercizi un po' più complessi.

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LEZIONE 3 RELAX MENTALE

Mettete in pratica nuovamente gli esercizi della lezione N.2 cercando di non soffermarvi su un punto più che su un altro. Ripeteteli, cercando di accelerare gli spostamenti interni, senza perdere profondità. Se credete di padroneggiare gli esercizi, preparatevi ad andare avanti. FIGURA 3 (file figura03.jpg) In questa lezione N.3 lavoreremo sul relax mentale. Sentite di nuovo la vostra testa: il cuoio capelluto, più in basso il cranio; cominciate a sentire il vostro cervello dall'interno. Sentite il vostro cervello come se fosse "teso"; rilassate a poco a poco questa tensione "spostandovi" mentalmente verso l'interno e verso il basso, come se la distensione stesse scendendo. Concentratevi. Fate scendere la tensione come se la parte superiore del vostro cervello diventasse sempre più morbida, più leggera. Continuate sempre scendendo, scendendo verso il centro del cervello, poi più in basso del centro, molto più in basso, mentre il vostro cervello diventa più soffice, più tiepido, simile all'ovatta. Ripetete questo esercizio diverse volte fino a quando vi rendete conto di averne sempre più padronanza.

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LEZIONE 4 ESPERIENZA DI PACE

Ripetete diverse volte la lezione precedente, fino a quando riuscirete a raggiungere rapidamente una completa distensione mentale. Ecco un sistema per verificare i vostri progressi: fate alcuni passi nella vostra stanza di lavoro; aprite e chiudete delle porte; prendete piccoli oggetti e poi rimetteteli al loro posto. Ritornate dove eravate prima di effettuare queste operazioni. Osservate se siete riusciti ad effettuare questi gesti con il registro interno di relax mentale, studiato nella lezione precedente. Quando avete padronanza di questo esercizio potete tentare di effettuare esperienze quotidiane più complesse. A questo punto conoscete il relax fisico esterno, quello fisico interno, e il relax mentale; siete quindi in condizione di applicare questi tipi di relax nella vita quotidiana in modo rapido ed efficace. Fino ad ora avete lavorato soprattutto con i muscoli e con le sensazioni interne. Con questa lezione inizia un lavoro un po' differente: imparerete a guidare le vostre immagini mentali. Sono proprio le immagini ad attivare le vostre tensioni; esse però possono anche attivare delle distensioni. Se, per esempio, immaginate di trovarvi in un incendio, potete avvertire facilmente che i vostri muscoli si tendono; al contrario, man mano che spegnete mentalmente questo incendio, potete notare che la muscolatura esterna si va rilassando, contemporaneamente alla distensione delle vostre sensazioni interne. In questa lezione N.4 cominceremo a familiarizzarci con un'immagine di grande utilità per il resto del lavoro: realizzeremo la "esperienza di pace". Cominciate ad immaginare una sfera trasparente che, scendendo dall'alto, entra nella vostra testa e va a fermarsi nel centro del petto, all'altezza del cuore. Alcune persone all'inizio non riescono a immaginare bene questa sfera; ad ogni modo questo non è un grosso inconveniente, poiché è possibile che esse sperimentino una piacevole sensazione nel petto anche senza l'aiuto dell'immagine sferica. Senza dubbio, però, con il trascorrere del tempo potrete visualizzare con esattezza questa sfera che scende e si ferma al centro del petto. Partendo da questa immagine situata al centro del petto, espandetela lentamente, come se essa crescesse ogni volta di più fino ai limiti estremi del corpo. Quando la sensazione, che è partita dal centro del petto, si è estesa a tutto il corpo, raggiungendone i limiti, sopravviene in voi una calda sensazione di pace e di unità interna che lascerete agire da sola. E' importante che questa sensazione si estenda fino ai limiti di tutto il corpo: irradiando dal centro del petto, essa si estende a poco a poco a tutto il corpo fino a trasformarsi in una specie di luminosità interna. Quando questa luminosità arriva fino ai limiti esterni del corpo, la distensione è completa. FIGURA 4 (file figura04.jpg) A volte la respirazione si fa più ampia e accompagna le emozioni positive che via via si presentano: emozioni piacevoli, emozioni ispiratrici. Non prestate attenzione alla respirazione, lasciate soltanto che accompagni le emozioni positive. Altre volte sorgono ricordi ed immagini molto vivide, però la vostra attenzione deve rivolgersi soprattutto al vostro registro di pace crescente. Quando il registro cominciato nel petto si è diffuso per tutto il corpo fino ai suoi limiti, avrete appreso la parte più importante dell'esercizio. Sorgerà allora l'esperienza di pace. Potete rimanere in tale stato alcuni minuti. Poi, fate retrocedere lentamente la sensazione e l'immagine fino al petto, vicino al cuore. Da lì portatela nuovamente alla vostra testa, facendo scomparire la "sfera" che avete utilizzato dall'inizio esercizio. A questo punto l'esperienza di pace è terminata.

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Ricordate: se non vi siete rilassati completamente e nel modo giusto - come spiegato nelle lezioni precedenti - questa importante esperienza di pace non potrà manifestarsi.

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LEZIONE 5 IMMAGINI LIBERE

Prima di proseguire, vi raccomandiamo di ripetere nuovamente la lezione precedente. Continueremo ora il nostro lavoro occupandoci delle immagini libere. Disponetevi in perfetto relax esterno, interno e mentale. Lasciate quindi scorrere liberamente le immagini che vi si presentano. FIGURA 5 (file: figura05.jpg) Segnate nelle figure i punti in cui sperimentate una forte tensione

Osservate le immagini della vostra vita quotidiana. Immagini delle vostre relazioni con altre persone, immagini del vostro lavoro, dei vostri amici, dei vostri familiari. Avvertirete che alcune di esse provocano in voi malessere, provocano in voi una particolare tensione muscolare. Tenete conto di queste immagini e, dopo l'esercizio, prendetene accuratamente nota, senza tentare ancora alcun tipo di intervento su di esse. Lasciatele semplicemente passare nella vostra mente e osservate quelle che vi provocano una tensione particolare. Ripetete questo esercizio di immagini libere diverse volte. Ripetetelo e prendete nota, fino a comprendere quali sono le immagini che vi provocano tensioni e in che parte del corpo queste si esprimono con più forza.

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LEZIONE 6 DIREZIONE DELLE IMMAGINI

Lavorate come nella lezione precedente. Dopo un buon relax lasciate scorrere liberamente le immagini. Osservate quelle che vi provocano particolare tensione muscolare. Quando qualcuna di queste immagini appare chiaramente, fermatela, visualizzatela bene, e cercate i punti del vostro corpo in cui si è prodotta una tensione muscolare. Poi, senza dimenticare questa immagine, ma trattenendola in mente, distendete i muscoli. Rilassateli completamente fino a quando riuscite a visualizzare nuovamente questa stessa immagine, ma senza più sperimentare alcun tipo di tensione. Provate una, due, tre volte. Lasciate scorrere le vostre immagini. Osservate quelle che vi provocano particolare tensione. Fermatele e cominciate a rilassarvi profondamente, fino a quando queste immagini non vi procurano più tensione. E' importante ripetere questo esercizio più volte. e applicatelo - per quanto possibile - nella vita quotidiana e in quei pochi minuti di lavoro che fate la sera prima di andare a dormire. In questa lezione N.6 avete così imparato a dirigere le vostre immagini.

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LEZIONE 7 CONVERSIONE DI IMMAGINI TESE QUOTIDIANE

Lavoreremo adesso sulla conversione delle immagini quotidiane. Abbiamo precedentemente spiegato che le immagini possiedono la capacità sia di creare la tensione muscolare che di favorire la distensione. Se avete lavorato nelle lezioni precedenti in modo corretto con le vostre immagini, avrete compreso perfettamente questa verità. Voi conoscete, per esperienza, quali situazioni della vita quotidiana vi creano particolare tensione. Prendetene nota, prima di cominciare questa pratica. Per questo ripercorrete mentalmente tutto ciò che fate nella vita di ogni giorno. Esaminate le relazioni che avete con altre persone, nel vostro lavoro, a casa vostra, nella vita sociale, con l'altro sesso, ecc. Ci sono persone che vi creano uno speciale malessere, questo perché tra voi e loro esiste un particolare rapporto che vi crea tensione (per esempio, un rapporto di tipo padre-figlio oppure capo-subordinato oppure maestro-allievo). In diverse situazioni si incontrano varie persone alcune delle quali provocano questa particolare tensione o sensazione sgradevole. Se rivedete mentalmente queste situazioni, potete focalizzare la vostra attenzione su quelle per voi più fastidiose, per poi far scomparire questi malesseri. Quando avete realizzato al meglio questa revisione, fate un relax profondo e cominciate a ricordare quelle persone e ad immaginare quelle situazioni. Fermate le immagini. Soffermatevi sulle immagini in cui vi vedete in una di quelle situazioni difficili...e cominciate a poco a poco a distendere i muscoli. Però ora aggiungete qualcosa di molto importante, aggiungete nuove immagini che convertano la situazione in positivo. Vi renderete conto di come non sia difficile immaginare che la relazione con quella persona, che vi provocava tensione, sia adesso diversa e decisamente migliore. Osservate i lati positivi di quella persona e trasformate la situazione in un'altra più soddisfacente. Riflettete sulle situazioni che per voi sono difficili, cercando di scoprire anche in queste alcuni aspetti positivi. Cercate il lato buono delle cose, rendete positive le immagini negative, rendetele gradevoli, aggiungendo ad esse qualcosa di piacevole. Se riuscirete a convertire le immagini riguardanti situazioni e persone che sono per voi fonte di tensione, in qualcosa di positivo e, nello stesso tempo, a rilassare in profondità i muscoli, farete grandi progressi. Ripetete questo esercizio di conversione di immagini quotidiane diverse volte prima di passare alla prossima lezione.

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LEZIONE 8 CONVERSIONE DI IMMAGINI TESE BIOGRAFICHE

Argomento di questa lezione sarà la conversione di immagini biografiche. Cioè delle immagini riguardanti persone, situazioni, oggetti, legati a momenti decisivi della vostra vita passata. Dovete cominciare a ripercorrere la vostra vita dalla prima infanzia fino ad oggi. Prendete un quaderno ed annotate ciò che ricordate. A partire dalla prima infanzia, annotate diverse situazioni, mettendo in rilievo quelle che per voi sono state particolarmente problematiche. Fate quindi una piccola biografia, cioè una piccola storia personale. Scrivendola, ricorderete via via situazione diverse, alcune molto difficili e sgradevoli, altre meno. Partite da quando eravate bambini, continuate con la vostra adolescenza e così via fino al momento attuale. Vi potrete rendere conto che nel lungo il corso della vostra vita parecchi avvenimenti o situazioni - che non avete compreso o risolto appieno - solo apparentemente appartengono al passato. Ma non è così. In realtà le immagini di queste situazioni difficili stanno ancora agendo in voi anche se non ne siete consapevoli. E quando qualcosa ve le fa ricordare, sorgono in voi enormi tensioni. Come potete capire, questa lezione è particolarmente importante per la profondità del lavoro che dovete svolgere. Esaminate la vostra vita, cercate nella vostra memoria, riconsiderate le situazioni difficili; facendo così comprenderete che esse sono per voi una straordinaria fonte di tensioni e di malesseri. Una volta terminata la biografia - in cui avete preso accuratamente nota di tali avvenimenti - siete in condizione di iniziare il lavoro. Ora che siete consapevoli delle situazioni difficili della vostra vita, effettuate un profondo relax, ed evocatele; trasformatele quindi in favorevoli, come è stato spiegato nella lezione precedente. Convertite le situazioni difficili della vostra vita in immagini favorevoli, allegre, positive, e nello stesso tempo rilassate completamente i muscoli. Adesso che conoscete questa tecnica, ripetetela una, due, tre o più volte se necessario. Procedete in questo modo finche quelle situazioni difficili perdono la loro carica negativa e si convertono in immagini positive; in questo modo si produrrà in voi una distensione profonda e duratura.

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LEZIONE 9 TECNICA UNIFICATA DI DISTENSIONE

Questa tecnica è da assimilare in modo corretto e profondo, in modo tale da diventare l'unica che applicherete nella vita quotidiana. Ricordate: questa tecnica sarà il vostro unico alleato nelle situazioni difficili della vita. Quindi, non dovete affrontare questa lezione finche non avrete l'assoluta certezza di avere assimilato tutto quanto è stato spiegato nelle lezioni precedenti. Se così non fosse, non potreste applicare automaticamente questa tecnica in modo corretto e quindi non otterreste i risultati desiderati. Pertanto è consigliabile ripassare nuovamente quanto è stato fatto fin qui, studiando le difficoltà e introducendo i necessari perfezionamenti. Solo quando avrete una padronanza perfetta delle lezioni precedenti dedicatevi all'apprendimento di questa tecnica completa di distensione. Ricordate la lezione n.4, in cui è stata spiegata l'esperienza di pace? Si tratta di questo. Procedete nel modo seguente: stringete fortemente un pugno, contraetene i muscoli, evocate l'esperienza di pace e sciogliete di colpo la tensione della mano, in modo che quando si produce la distensione nella mano, si manifesti anche l'esperienza di pace. E' molto importante che comprendiate bene quanto spiegato. Tendete il pugno evocando l'esperienza e sciogliete di colpo la tensione della mano in modo che, quando distendete la mano, l'esperienza di pace si manifesti pienamente. Per ottenere questo risultato dovete ripetere molte volte l'esercizio fino a quando l'esperienza di pace rimanga associata a questo gesto. Tendete i muscoli mentre evocate l'esperienza, poi distendeteli di colpo appena si produce il registro interno di distensione. Ripetete questa tecnica molte volte; quando l'avrete imparata in modo corretto e sarete in grado di metterla in pratica rapidamente, applicatela nella vita quotidiana. Evitate di ricorrervi inutilmente; fatevi ricorso solo nelle situazioni difficili, cioè allorquando rischiate di perdere la calma. Tutte le situazioni difficili creano tensione; quello che vi chiediamo è di utilizzare tale tensione per stringere la vostra mano, trasferendola dalla situazione al vostro pugno. In seguito distendete il pugno, rilassatelo, e si manifesterà la distensione completa. In questo modo riuscirete ad incanalare automaticamente la tensione eccessiva e a distendervi completamente in maniera immediata. Ripensate all'esperienza di pace: utilizzavate come aiuto l'immagine della sfera trasparente che, espandendosi dal centro del petto verso l'esterno, toccava luminosamente i limiti del corpo; facendo così raggiungevate una distensione profonda. Dunque, se avete registrato la corretta diffusione dell'immagine fino ai limiti estremi del corpo, avete sperimentato una pace profonda. Al punto in cui siamo giunti non è necessario immaginare la sfera, che ci ha aiutati nel nostro precedente lavoro. Dobbiamo, invece, di quell'esperienza trattenere in noi la sensazione di espansione dal centro del petto verso i limiti del corpo, ottenendo una profonda distensione, che va dall'interno fino ai muscoli più esterni. In sintesi, se contraete rapidamente i muscoli della mano, e, nel momento in cui si produce una tensione, evocate l'esperienza di pace nel centro del petto, quando distenderete poi i muscoli della mano, vi rilasserete completamente; la distensione cioè passerà dal centro del petto alle estremità del corpo e voi otterrete in questo modo un relax completo. Non è difficile comprendere questo meccanismo anche se la sua applicazione concreta presenta notevoli difficoltà. E' quindi necessario che ripetiate l'esercizio più volte e in situazioni diverse finche lo avrete assimilato in maniera permanente.

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ESERCIZI DI REVISIONE 1. Eseguite rapidamente ed in sequenza il relax esterno, quello interno e quello mentale. Poi ripeteteli cercando unicamente di perfezionare quei passaggi che vi sono risultati difficili. 2. Fate l'esperienza di pace e poi perfezionate unicamente i passaggi che vi sono risultati difficili. 3. Mettete in pratica l'esperienza di pace in situazioni quotidiane (iniziate sempre dalle situazioni più semplici per arrivare a quelle più complesse). 4. Riesaminate il vostro lavoro sulle immagini quotidiane che vi provocano tensione, perfezionando ciò che vi è risultato difficile da mettere in pratica. 5. Riesaminate il vostro lavoro sulle immagini biografiche che vi provocano tensione, perfezionando anche qui ciò che vi ha creato difficoltà. 6. Mettete in pratica la tecnica unificata di distensione seguendo il metodo di applicarla prima alle situazioni quotidiane più semplici (ossia meno tese) e poi, gradualmente, alle situazioni quotidiane più complesse (ossia più tese).

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PRATICHE PSICOFISICHE La ginnastica psicofisica consiste in un insieme di tecniche di autocontrollo e sviluppo integrale che tendono a migliorare il controllo di se stessi nella vita quotidiana e a ristabilire equilibrio tra mente e corpo. E' chiaro che per raggiungere tale equilibrio, da cui dipendono la forza e la salute di un individuo, è necessario esercitare nello stesso tempo la mente e il corpo. Le tecniche di psicofisica, a differenza dello sport o della ginnastica convenzionale, non mirano ad aumentare lo sviluppo muscolare o l'agilità del corpo e neppure a modellarlo. Esse sono una serie di esercizi che funzionano da test per individuare quali sono le attività - fisiche e mentali - di cui si ha un controllo minore. Si tratta di mettere in pratica tutte le tecniche proposte e di determinare quali risultano di più difficile esecuzione. Una volta fatto questo, è necessario esercitarsi su di esse fino a raggiungerne la padronanza. Questo è il punto più importante.

RACCOMANDAZIONI 1. Realizzate i lavori insieme ad altre persone 2. Perfezionate le tecniche che avete trovato più difficili fino a padroneggiarle; affrontatele singolarmente nei momenti opportuni della vita quotidiana. Conoscendo gli esercizi, comprenderete quali possono essere questi momenti. 3. Prendete nota in un quaderno di tutte le vostre osservazioni, lezione per lezione.

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LEZIONE 1 POSIZIONI CORPOREE E STATI MENTALI

Se avete osservato le posizioni corporee di una persona depressa e quelle di una persona allegra, comprenderete rapidamente la relazione esistente tra posizioni e stati mentali. Qui sta però il punto di massimo interesse: come lo stato mentale porta il corpo a posizioni determinate, così la posizione corporea induce stati mentali. Abbiamo già studiato, parlando di Distensione, questo stesso fenomeno da un'altra angolazione. Distinguiamo le posizioni corporee, in due gruppi: 1. statiche, fra cui le più generali sono: in piedi, seduti, sdraiati; 2. dinamiche, come gli avanzamenti, le retrocessioni, le inclinazioni, i cambiamenti di marcia e i movimenti di transizione. Serie n.1 - Statica corporea A. Mettevi in piedi nella vostra posizione abituale. Immaginate una linea che corra verticalmente dalla vostra testa fino al pavimento. Usando questa linea come riferimento, vi renderete immediatamente conto se la testa è in posizione sbagliata, se il petto è infossato, se l'addome è fuori posto, se tirate in dentro il basso ventre (e quindi i glutei sono fuori della linea). Non cercate di correggere queste cattive posizioni; osservatele semplicemente e memorizzatene bene i particolari. In seguito disegnate nel quaderno la vostra silhouette vista di profilo. Osservate i punti che hanno posizioni sbagliate e cercate di comprendere cosa dovete correggere. Ora fatelo: mettetevi in piedi e correggete tutti i difetti. Noterete che non è facile, giacché per anni avete preso delle cattive abitudini nelle vostre posizioni. Quando pensate di aver adottato la posizione corretta, appoggiate, stando in piedi, i talloni e le spalle ad una parete. Osservate e continuate a correggere. B. Sedetevi su una sedia come fate abitualmente. Con l'aiuto della solita linea immaginaria osservate gli errori di posizione; poi correggeteli. Infine, spingete i glutei e le spalle contro la spalliera della sedia. Ripetete diverse volte. C. Sdraiatevi. Distendete i muscoli e osservate quali parti del corpo rimangono in una posizione sbagliata o sono sottoposte a forti tensioni. fate attenzione alla posizione della testa e della schiena. Correggete e ripetete varie volte. Serie n.2 - Dinamica corporea A. Camminate nel vostro modo abituale, osservando gli errori di posizione. Quindi camminate cercando di mantenere la posizione corretta, stabilita nella serie precedente di esercizi. B. Camminate, sedetevi ed alzatevi nuovamente riprendendo a camminare; fate tutto questo nel vostro modo abituale. Ripetete poi le stesse operazioni, questa volta correggendole. C. Mantenendo la posizione giusta, aprite e chiudete una porta. Osservate se vi dimenticate di mantenere le posizioni corrette. Ripetete il movimento diverse volte. D. Camminate. Chinatevi per raccogliere un oggetto dal suolo. Riprendete a camminare. Chinatevi nuovamente per poggiare l'oggetto. Osservate se "uscite" dalle posizioni corrette. Ripetete il movimento diverse volte. E. Camminate e salutate i presenti; conversate brevemente con loro e camminate di nuovo. Osservate in quali momenti abbandonate la posizione corretta. Ripetete diverse volte. Ricominciate la lezione ed effettuate di nuovo quanto proposto nella serie n.1 e n.2. Prendete nota delle vostre osservazioni. Mettetevi d'accordo con gli altri partecipanti per correggere le rispettive posizioni scorrette nel corso delle prossime lezioni. Importante: proponetevi di applicare con costanza nella vita quotidiana quanto avete appreso, fino alla prossima riunione.

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LEZIONE 2 LAVORO DEI CENTRI. TIPI UMANI. CENTRO VEGETATIVO

Quando in una persona si verificano dei cambiamenti emotivi, all'interno del suo corpo si alterano molte cose, tra le quali la respirazione. Sotto l'influsso di una forte emozione il cuore si agita e la respirazione si accelera; la voce si spezza e cambia di tono. Alcuni stati emotivi sono legati tanto a posizioni corporee, come abbiamo visto nella lezione precedente, quanto a forme respiratorie ben definite. Alcune persone, consapevoli di queste relazioni, riescono a modificare i loro stati d'animo negativi, assumendo posizioni adeguate o cambiando la forma respiratoria. Non bisogna però credere che questi mutamenti si producano istantaneamente; essi si verificano in effetti con un "ritardo" di alcuni minuti... Spieghiamo meglio questo punto. Uno stato emotivo negativo, prodotto da una circostanza qualsiasi, mi porterà ad una confusione di idee, ad assumere posizioni scorrette, e ad una respirazione sbagliata; se, secondo quanto spiegato, assumo una posizione corretta lo stato negativo rimarrà invariato per un certo tempo; ma mantenendo l'atteggiamento corporeo giusto, potrò verificare che dopo pochi minuti il mio stato d'animo comincerà a cambiare in positivo. Altrettanto accadrà se sono in grado di controllare la respirazione. Come prima cosa è importante osservare la forma respiratoria abituale, per poi imparare a modificarla. Si comprenderà più avanti che, mettendosi nelle posizioni corporee corrette e adottando un buon sistema respiratorio, le attività intellettuali, emotive e motorie cominciano a svolgersi in modo equilibrato. Si tratta, senza dubbio, di una grande risorsa che ha bisogno, però, di alcune spiegazioni. Parlando in generale, possiamo dire che le attività umane sono regolate da centri nervosi e ghiandolari. Distinguiamo tra: A. Centro intellettuale. Regola l'elaborazione delle risposte pensate, la relazione tra i diversi stimoli, la relazione tra i dati e l'apprendimento. B. Centro emotivo. Regola i sentimenti e le emozioni in risposta a fenomeni interni ed esterni. C. Centro motorio. Regola la mobilità dell'individuo e le sue operazioni corporee. D. Centro vegetativo. Regola l'attività interna del corpo. I centri lavorano a velocità differenti: il più lento è l'intellettuale, il più veloce è il vegetativo. Generalmente un cambiamento nel centro vegetativo modifica il funzionamento degli altri centri, che risponderanno però a questo cambiamento con un certo ritardo. Lo stesso discorso è valido per il centro motorio: anche agendo su di esso è possibile modificare l'attività emotiva e intellettuale. Quando parliamo di correzione di posizioni corporee ci basiamo proprio su questo fatto. Quando, invece, parliamo di adottare forme respiratorie adeguate, partiamo dal centro vegetativo, per modificare l'attività degli altri centri. Ogni persona tende a lavorare di più con un centro che con gli altri ed è per questo che si può parlare di tipi umani intellettuali, emotivi, motori, vegetativi (o istintivi). Con gli esercizi di psicofisica vogliamo far sì che tutti i centri possano esercitarsi. Partendo dal centro vegetativo - lezione per lezione - metteremo gradualmente in moto tutti gli altri. Ogni studente potrà, allora, comprendere quali centri controlla meno e impegnarsi a lavorare di più su di essi. Serie n. 3 - Centro vegetativo. Respirazione completa Sedetevi su di una sedia in posizione corretta. Chiudete gli occhi e rilassate i muscoli il più possibile. Espirate fino in fondo senza forzature. Quindi rilasciate la pancia in fuori, espandetela e - in questa posizione - cominciate ad inspirare, cercando di avere la sensazione di "riempirla d'aria". Trattenete l'aria per alcuni istanti, poi espelletela. Questa parte dell'esercizio si chiama "respirazione bassa". Quando avrete acquisito padronanza della respirazione bassa eseguitela di nuovo e poi fate rientrare il ventre; in questo modo avrete la sensazione che l'aria salga al petto (sensazione che si accentua dilatando

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la cassa toracica e spingendo le spalle all'indietro). Trattenete l'aria per alcuni istanti ed espelletela. Questa parte dell'esercizio si chiama "respirazione media". Dopo aver fatto risalire l'aria dalla pancia al petto fatela salire nuovamente verso la gola (questa operazione si effettua abbassando le spalle e stirando lievemente il collo). Questa parte dell'esercizio si chiama "respirazione alta". Ora eseguite il ciclo completo della espirazione bassa, media e alta con una sola inspirazione, espellendo l'aria viziata alla fine dell'esercizio. Sintetizzando: seduti in posizione corretta chiudete gli occhi e rilassate i muscoli, poi effettuate questa sequenza di operazioni: espulsione dell'aria, dilatazione del ventre, entrata bassa dell'aria, salita verso il centro del petto, salita alla parte alta, espulsione. Inizialmente l'esercizio è discontinuo, ma con parecchie ripetizioni è possibile raggiungere un ciclo armonico e continuo di entrata e uscita di aria nei tre livelli dei polmoni che, alla fine della pratica, avranno lavorato in modo completo. Fate in modo che la respirazione completa sia ogni volta più fluida, fino ad eliminare ogni sforzo durante la sua esecuzione. Importante: ripetete diverse volte la respirazione completa. Prendete nota delle difficoltà che incontrate e proponetevi di eseguire l'esercizio in alcuni momenti della giornata fino alla prossima lezione. Secondo i risultati ottenuti, potrete utilizzare in futuro questa forma respiratoria sia come semplice esercizio quotidiano, sia quando desiderate equilibrare il vostro stato corporeo e mentale.

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LEZIONE 3 CENTRI, PARTI E SUB-PARTI. CENTRO MOTORIO

Vediamo come funzionano i diversi aspetti, le diverse "parti" del centro motorio. Prima di tutto però, diamo uno schema generale dei centri, che faciliti la comprensione del nostro sistema. ---------------------------------------------------------------------- Centri Parte Parte Parte intellettuale emotiva motoria ---------------------------------------------------------------------- Centro Astrazioni Abitudini Immagini intellettuale intellettuali (interessi, curiosità) ---------------------------------------------------------------------- Centro emotivo Intuizioni Abitudini Passioni emotive ---------------------------------------------------------------------- Centro Precisione nei Abitudini Riflessi motorio movimenti motorie acquisiti ---------------------------------------------------------------------- Centro Tendenze Abitudine Riflessi non vegetativo organiche vegetative acquisiti ---------------------------------------------------------------------- Abbiamo già toccato globalmente il centro motorio, correggendo la statica e la dinamica corporea (Serie n.1 e n.2). Con la respirazione completa abbiamo anche lavorato, in generale, sul "tono" vegetativo. Per quanto riguarda questo centro, però, non faremo nessuna altra pratica giacché il suo sistema generale di funzionamento è involontario. Sappiamo che possiamo considerare il metabolismo, la ricomposizione organica, il rifiuto di certe sostanze, la crescita, ecc. come funzionamenti non volontari del centro vegetativo. per completare lo schema dei centri diciamo che, così come ogni centro ha delle "parti", ognuna di queste comprende a volta delle "sub-parti". Daremo un solo esempio, che riguarda il centro intellettuale.

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CENTRO INTELLETTUALE ------------------------------------------------------------------------------------------- Parte Parte Parte intellettuale emotiva motoria ------------------------------------------------------------------------------------------- Selezione dei Selezione degli Selezione delle Selettori dati astratti interessi immagini intellettuali ------------------------------------------------------------------------------------------- Mantenimento Mantenimento Mantenimento Adesori del degli interessi delle immagini ragionamento intellettuali ------------------------------------------------------------------------------------------- Elevatori Energia nel Intensità Intensità o di energia pensare degli interessi "brillantezza" intellettuali delle immagini ------------------------------------------------------------------------------------------- Se, per esempio, immaginando una casa risulta che l'immagine di questa è debole, priva di intensità, ciò è dovuto, secondo il nostro schema, alla mancanza di esercizio nell'elevatore della parte motoria dell'intelletto. Se l'intensità è buona ma l'immagine della casa appare e scompare, diciamo che viene a mancare il mantenimento, la conservazione dell'immagine, che si suppone debba rimanere fissa. In questo caso è l'adesore della parte motoria dell'intelletto a richiedere allenamento. Se, poi, volendo evocare l'immagine della casa appare un'altra immagine, o meglio, se la casa si confonde con un altro oggetto, possiamo dire che il selettore della parte motoria dell'intelletto non è stato sufficientemente esercitato. La correzione di queste carenze dovute in realtà a mancanza di allenamento, si effettua ripetendo a intervalli regolari l'esercizio utilizzato come test; con l'obiettivo, però, di far lavorare in modo sostenuto quella parte o sub-parte carente finché essa acquisti nuove abitudini. Questo schema delle sub-parti può essere applicato a tutti i centri (con gli adeguamenti opportuni); gli esercizi proposti agiscono però semplicemente al livello di parti. Serie n.4 - Parte motoria del centro motorio A. Fatevi lanciare addosso da una distanza ravvicinata e con poca forza una pallina morbida. Schivatela. Chiedete di ripetere l'operazione con sempre maggiore velocità. Osservate la vostra rapidità e la vostra precisione nello schivarla. Prendete nota del controllo dei vostri riflessi. B. Sedetevi per terra; chiedete a qualcuno di mettersi alle vostre spalle e di battere forte le mani all'improvviso. Rispondete al rumore alzandovi il più rapidamente possibile. Ripetete. Prendete nota della vostra velocità di risposta. C. Assumete la posizione di partenza di una corsa (chinati, una gamba flessa, l'altra più indietro, tesa, le mani a terra). Rispondete al colpo di mani del vostro collaboratore, eseguendo il più rapidamente possibile la partenza (solo questa). Ripetete. Prendete nota della vostra velocità di risposta. D. In piedi, con gli occhi chiusi, portate il piede sinistro davanti al destro in modo che il tallone del primo tocchi la punta del secondo. Ripetete con l'altro piede e così via in modo da avanzare. Cercate di non equilibrare allargando le braccia. Quando prendete stabilità eseguite l'esercizio in modo progressivamente più veloce. Dovreste - come minimo - spostarvi di alcuni metri senza aprire gli occhi. Prendete nota delle nostre carenze di equilibrio. Serie n. 5 - Parte emotiva del centro motorio Come si è visto prima, qualsiasi persona durante la propria vita ha acquisito cattive abitudini nella statica e nella dinamica corporea. Tuttavia, ripetendo spesso gli esercizi di correzione e sforzandosi di mantenere le nuove posizioni apprese, le abitudini sbagliate possono essere superate in modo soddisfacente. Vedremo ora come si può lavorare sulle posizioni e sui movimenti acquisiti per abitudine in modo da ottenere una maggiore padronanza, scioltezza e grazia nei movimenti. Questi sono gli esercizi chiamati di "contraddizione motoria".

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A. Sedetevi come siete soliti fare. Ora assumete diverse posizioni che non coincidano con quelle abituali. Modificatele, evitando di ripetere le stesse posizioni. Uno espediente efficace è quello di imitare altre persone. Prendete nota delle vostre difficoltà e perfezionate l'esecuzione dell'esercizio. B. In piedi. Camminate nel vostro modo abituale, poi in un modo totalmente diverso dal vostro. Utilizzate per esempio l'espediente di imitare un vecchio, un marinaio, ecc. Studiate le difficoltà che vi si presentano quando vi discostate dalle vostre abitudini di movimento. Prendetene nota e ripetete l'esercizio parecchie volte. C. 1. Sedetevi davanti ad un tavolo con i pugni chiusi e gli indici tesi (appoggiati al tavolo). 2. L'indice sinistro sale e scende verticalmente colpendo il tavolo. 3. L'indice destro si sposta sul tavolo da sinistra a destra e viceversa. 4. I due movimenti perdono la sincronia. In seguito si accelera e si rende più complesso l'esercizio con colpi doppi o tripli, ecc. D. Seduti, con le mani sulle ginocchia. La mano sinistra va verso il naso; simultaneamente la mano destra va all'orecchio sinistro. Le due mani tornano alle ginocchia; la mano destra al naso e simultaneamente mano sinistra all'orecchio destro, ecc. Ripetete accelerando progressivamente il ritmo. E. In piedi. La mano destra è appoggiata sul ventre; la sinistra sulla testa. Mentre muovete la mano destra nel senso delle lancette dell'orologio, la mano sinistra sale e scende sulla testa in direzione perfettamente verticale. Invertite poi il giro della mano destra e continuate come prima. Scambiate quindi la posizione delle mani e procedete. Infine eseguite lo stesso esercizio mentre girate la testa da sinistra a destra e viceversa. F. Su un piede solo. La gamba che resta senza appoggio descrive movimenti circolari mentre entrambe le braccia si sollevano lateralmente fino all'altezza delle spalle e poi ricadono. In seguito si sollevano sempre alla stessa altezza, ma in avanti. Si ripete cambiando gamba, ecc. G. Effettuando l'esercizio precedente, aggiungete movimenti circolari della testa, tentando di mantenere l’equilibrio. Quando siete riusciti a dominare questo esercizio, ripetetelo chiudendo gli occhi. Prendete nota delle difficoltà trovate in ogni esercizio di questa serie. Ripetete e correggete. Serie n. 6 - Parte intellettuale del centro motorio Questa serie richiede inizialmente molta attenzione, molta precisione nei movimenti. Essa si prefigge l'importante scopo di migliorare l'armonia e il ritmo corporeo negli spostamenti. A. In piedi, con un libro sulla testa, camminate lentamente, mantenendo sempre le posizioni corrette con cui abbiamo lavorato in precedenza. B. Camminate, sedetevi, sempre con il libro in testa. Alzatevi, aumentate la velocità dei movimenti mantenendone inalterata la grazia. C. In piedi, con il libro in testa, girate su voi stessi. Camminate avanti e indietro. Spostatevi lateralmente, alcuni passi a destra e poi a sinistra. Imprimete velocità crescente ai vostri movimenti. Ripetete la serie varie volte. Prendete nota delle vostre difficoltà. Importante: questa lezione comprende tre serie di esercizi. Sintetizzate nel vostro quaderno le vostre osservazioni su ogni serie e sugli esercizi che vi risultano più difficili. Ripetete spesso l'esecuzione di questi ultimi fino alla lezione successiva.

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LEZIONE 4 CARATTERISTICHE DEL LAVORO DEI CENTRI. CENTRO EMOTIVO.

Nelle lezioni precedenti abbiamo visto alcune caratteristiche generali dei centri; vediamone ora altre, insieme ad alcune questioni riguardanti le relazioni esistenti tra il lavoro dei vari centri. La velocità di risposta dei centri diminuisce con l'aumentare dell'attenzione e viceversa. Inoltre, la velocità di risposta è decrescente in senso ascendente. Intendiamo per "senso ascendente" quello che va dal centro vegetativo (più veloce) al centro intellettuale. Ciò vale anche, all'interno, dei diversi centri, per la sequenza che va dalla parte motoria (più veloce) a quella intellettuale (più lenta). Secondo questo schema la parte più lenta nel dare risposte (e che richiede più attenzione) è la parte intellettuale del centro intellettuale e la parte più veloce è la parte motoria del centro vegetativo. Secondo il nostro modello, quando si pone attenzione intellettuale ad una emozione, l'emozione "rallenta"; lo stesso vale per un movimento corporeo. Nella pratica non è così semplice poiché, come vedremo più avanti, sono i centri "inferiori" a determinare di solito il funzionamento di quelli "superiori", e non viceversa. Quindi è più facile modificare emozioni con cambiamenti motori (che fanno parte di un centro inferiore rispetto all'emotivo) che per mezzo dell'intelletto. E' da notare, inoltre, che le emozioni negative bloccano il lavoro del centro intellettuale, mentre quelle positive lo dinamizzano. Vediamo alcuni esempi sulle differenti velocità di risposta dei centri. Una persona attraversa distrattamente la strada, quando una automobile, che avanza velocemente, le frena a pochi centimetri di distanza. Immediatamente la persona fa un balzo di lato, mentre registra contrazioni muscolari più intense proprio nella parte più esposta al pericolo, e anche una tensione nel plesso solare. Immediatamente dopo avverte che il cuore si agita e che la respirazione si altera; un brivido percorre la colonna vertebrale, le gambe tremano (residui di alterazione motoria ed emotiva, dovute alla precedente scarica di adrenalina nel sangue). Solo alla fine di questa catena di reazioni, iniziata con il brusco spostamento laterale (risposta motoria) e proseguita con la sensazione di paura (risposta emotiva), la persona considera, con immagini confuse, fitte e veloci, ciò che le sarebbe potuto accadere (risposta della parte motoria del centro intellettuale). Tutto il processo si chiude quando la persona prende in considerazione il da farsi in quella situazione (la risposta intellettuale si è ormai spostata dalla parte motoria a quella emotiva e poi a quella intellettuale). A questo punto comincia una nuova catena di reazioni, oppure si produce una paralisi totale del soggetto, come se i centri fossero rimasti bloccati, senza carica. Se nel momento precedente all'incidente, il centro sessuale (caso particolare del vegetativo, che raccoglie e distribuisce l'energia a tutti gli altri centri) si fosse trovato mobilizzato in qualche modo, immediatamente sarebbe stato privato della sua energia (consumo della sua carica per super attività degli altri centri). I centri hanno cicli di carica e scarica disuguali, che però insieme configurano il bioritmo particolare di ogni persona. Questo lo possiamo verificare osservando che nella vita quotidiana esistono ore più adeguate di altre per l'esercizio di una determinata attività. Anche in lassi di tempo più lunghi si può osservare una certa alternanza dell'attività massima e di quella minima in tutti i centri. In questo senso si possono seguire ritmi giornalieri, mensili ed anche annuali. Un centro (ed anche una sua parte e sub-parte) può lavorare in negativo (prendendo energia da un altro) o in positivo (dando energia ad un altro) fino ad arrivare a scaricarsi. Nessun centro lavora separatamente, ma ciascuno lavora collegandosi con gli altri. Pertanto, al non corretto lavoro di un centro corrisponderà un cattivo funzionamento degli altri, che si manifesterà in maniera diversa a seconda che il centro considerato lavori in sovraccarico (l'energia trabocca verso i centri più vicini) o sia eccessivamente scarico (risucchiando energia dai centri più vicini) o bloccando il passaggio dell'energia. I centri superiori possono agire sugli inferiori soltanto con le loro parti motorie. Per esempio le idee astratte non possono mobilizzare i centri emotivo o motorio. Invece le immagini possono attivare emozioni, movimenti corporei e produrre a volte modificazioni vegetative.

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Passiamo ora a lavorare con il centro emotivo. Serie n. 7 - Parte motoria del centro emotiva Cercheremo ora di comprendere come si mettono in moto piccole "passioni" attraverso determinati stimoli e quindi ricorreremo ad alcuni espedienti per avere il dominio di tali espressioni emotive. A. Mettetevi di fronte a un altro partecipante. Questi spingerà leggermente all'indietro il vostro viso appoggiandovi sopra la mano. Noterete che tale movimento genera in voi una lieve sensazione di fastidio che può trasformarsi in rabbia se l'esercizio viene ripetuto in forma più violenta. Quando avete raggiunto un certo grado di fastidio, ricominciate l'esercizio, cercando però di "sconnettere", emotivamente la persona che vi sta provocando. Spiegheremo ora il modo migliore di effettuare questa "sconnessione", che applicherete poi in tutta questa serie. Guardate chi vi sta di fronte un po' dall'alto, cercando nel frattempo di tendere i muscoli che muovono indietro le orecchie, fino a giungere al punto in cui l'altro assume per voi le caratteristiche di un semplice "oggetto". Provate di nuovo. Ripetete l'esercizio A, connettendovi emotivamente con l'altro, e sperimentando di nuovo l'emozione sgradevole. Ripetete, sconnettendovi dall'altro. Paragonate i due stati. Si può accentuare l'effetto della sconnessione assumendo una posizione corporea corretta ed effettuando rapidamente alcune respirazioni complete. Ripetete varie volte l'esercizio fino a raggiungerne un buon controllo. Questo esercizio può esservi di grande utilità nella vita quotidiana di fronte a situazioni che vi danno fastidio. B. Chiedete agli altri partecipanti di criticarvi pubblicamente (non importa che i loro apprezzamenti siano ingiusti, giacché si tratta di lavorare con le sensazioni di fastidio emotivo che mettono che mettono in moto passioni a volte incontrollate). Sperimentato un po' di fastidio, sconnettete. Ripetete l'esercizio varie volte. C. Salite su una sedia e cantate ai presenti un motivo di moda oppure recitate, o mettetevi in una situazione in cui sperimentate una sensazione di timore o di ridicolo di fronte al vostro pubblico. Sforzatevi di sconnettere. Ripetete varie volte. D. Rivolgetevi a un altro partecipante e chiedetegli di cercare di farvi ridere. Sconnettete. Ripetete varie volte. Si dà per scontato che gli esercizi di questa serie vengano praticati con uno spirito di amicizia, tale da escludere qualunque eccesso o grossolaneria. Deve essere chiaro che non si tratta di suscitare forti passioni, ma di lavorare piuttosto sui fastidi emotivi che ne sono la base, acquistando gradualmente padronanza dell'interessante sistema della sconnessione. Lavorate con la sconnessione nella vita quotidiana, fino alla prossima lezione, prendendo nota delle difficoltà incontrate. Serie n. 8 - Parte emotiva del centro emotivo Lavoreremo adesso cercando di modificare le abitudini emotive, mediante pratiche di "contraddizione emotiva". A. Conosciamo già la relazione esistente tra stato d'animo e posizione corporea. lavorate dunque assumendo una posizione di tristezza totale e dite le cose più allegre che potete concepire. Mantenete questa posizione e cercate di sentire allegria. Ora procedete al contrario, prendendo una posizione allegra e cercando di sperimentare cose tristi. Ripetete e introducete varianti. Prendete nota. B. Sedetevi. Mettete davanti a voi un oggetto che vi sia indifferente. Immaginatelo in relazione con qualcosa di tragico fino a che sperimentate qualche sentimento negativo. Poi, velocemente, immaginate l'oggetto in relazione con qualcosa di comico. Osservate se siete capaci di produrre entrambi gli stati d'animo in successione. Se non vi riuscite, aiutatevi assumendo le posizioni del corpo confacenti ai diversi stati d'animo. Ricordate che esiste un'inerzia di alcuni minuti prima che l'atteggiamento corporeo mobiliti l'emozione corrispondente. Ripetete varie volte, fino a quando non vi sentiate in grado di passare con fluidità dall'ottica tragica a quella comica, riferendovi allo stesso oggetto. Prendete nota. C. Ricordate qualche situazione della vostra vita caratterizzata da un forte sentimento negativo. Sforzatevi di continuare a ricordarla applicandovi l'ottica comica. Aiutatevi con una corretta posizione e con una respirazione completa. Ripetete varie volte. In tutti i casi dovete cercare di sperimentare le stesse emozioni negative che il ricordo di queste situazioni ha fatto sorgere in voi in altri momenti. Solo nel momento in cui

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raggiungete questo stato dovete cambiare l'ottica e lavorare fino a quando le emozioni negative perdono carica. Ricordate: nel momento in cui cambiate l'ottica, assumete una posizione corretta e respirate bene. Ripetete varie volte, fino a quando siate certi di poter controllare gli stati negativi. Prendete nota. Lavorate da soli su alcuni sentimenti negativi, legati a certe persone, luoghi, situazioni, ecc., che vi provocano fastidio. Proponetevi di fare questo esercizio almeno una volta al giorno fino alla prossima lezione. Serie n. 9 - Parte intellettuale del centro emotivo Questi esercizi mobilizzano la parte "intuitiva" del centro emotivo; la cosa naturalmente non è tanto semplice. Ad ogni modo, alternandovi con gli altri partecipanti, eseguite quanto segue: A. Cercate di intuire in che modo si è svolto un periodo della vita di qualcuno dei partecipanti senza averne avuto in precedenza alcuna informazione. Descrivetelo all'interessato e chiedetegli poi quanto il vostro racconto si sia avvicinato alla situazione reale. Ripetete l'esperimento con altri momenti della vita di quella persona oppure con situazioni che essa vi suggerisce. Rifate l'esercizio con altre persone. Se tutti i presenti partecipano a questo esercizio, si potrà verificare che ciascuno ha una diversa capacità intuitiva. Inoltre, confrontando la propria capacità con quella degli altri, si potrà avere una idea - relativa - della propria attitudine in questo campo. Dopo esservi esercitati e confrontati con gli altri, prendete nota dell'esperienza. B. A turno un partecipante fa da attore mentre gli altri cercano di indovinare che cosa sta interpretando. Potranno essere rappresentati animali, oggetti, personaggi, oppure situazioni, ma senza parlare. Anche in questo esercizio si metterà in risalto il potenziale e la differente capacità intuitiva (o il differente allenamento) esistente nelle singole persone. Ripetete e prendete nota. In questa lezione, che comprende tre serie di esercizi, è particolarmente importante acquistare il controllo della tecnica di sconnessione. Giunti al termine delle tre serie, sintetizzatene i risultati ottenuti e studiate quali sono le vostre maggiori difficoltà. Proponetevi di lavorare con la sconnessione e con l'ottica comico-tragica su emozioni negative, almeno fino alla prossima lezione.

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LEZIONE 5 CENTRO INTELLETTUALE

Serie n. 10 - Parte motoria del centro intellettuale A. Mettete un oggetto davanti a voi. Osservatelo dettagliatamente in tutti i particolari, cercando di memorizzarlo perfettamente. Chiudete gli occhi. Cercate di evocarlo con la maggiore fedeltà possibile. Aprite gli occhi e paragonate l'immagine che ricordate con l'oggetto che ora percepite. Correggete gli errori. Chiudete nuovamente gli occhi; cercate ancora di ricordare fedelmente l'oggetto. Poi verificate se l'immagine ha sufficiente forza (intensità, brillantezza), se si mantiene fissa o appare e scompare e, infine, se è sempre la stessa o se compaiono altre immagini al posto di quella data. Ripetete varie volte l'esercizio e prendete nota dei vostri difetti nella conformazione delle immagini. Se non riuscite a rappresentare immagini visive questo accade per mancanza di esercizio. In casi limite può trattarsi di un blocco causato da qualche grave avvenimento accaduto nella vostra vita. Questa specie di "cecità" nella rappresentazione di immagini, può essere corretta praticando ripetutamente questo esercizio. Se considerate i vostri sogni, vi renderete conto che in essi compaiono immagini visive: siete pertanto in condizione di poter lavorare con esse. Ripetiamo che, con l'esercizio, questo difetto si può correggere. La mancanza di immagini visive coincide a volte con la sensazione di "mancanza di connessione col mondo". E' quindi molto importante avere il dominio di questa pratica. In ogni modo, oggi si riconosce, in diverse persone, il predominio di un sistema di immagini su di un altro. Così c'è chi è fortemente uditivo o tattile o cinestetico, e la sua "cecità" di immagini visive non comporta problemi quotidiani. B. Ponete due oggetti davanti a voi. Lavorate nel modo spiegato nell'esercizio precedente. Successivamente "cancellatene" uno e lasciate nella vostra rappresentazione solo l'altro. Procedete al contrario. Cancellateli entrambi e mantenete brevemente una specie di "mente vuota". Ricominciate l'esercizio introducendo variazioni. Prendete nota. Serie n. 11 - Parte emotiva del centro intellettuale Effettueremo alcuni esercizi con cui si può evidenziare lo stato del nostro interesse o della nostra adesione intellettuale. Ci sono persone alle quali costa fatica interessarsi di temi intellettuali; altre invece non possono distaccarsene. C'è, infine, chi rimane attaccato a certi temi in modo ossessivo. A. Prendete un libro. Leggete in silenzio cercando di comprenderlo al massimo. Adesso leggete senza afferrarne il significato, cioè come se la vista passasse semplicemente sulle righe. Ripetete di nuovo, ma questa volta con l'aiuto di un altro partecipante. Questi batterà le mani con un certo ritmo. Ad una battuta connetterete il significato della lettura; alla battuta seguente continuerete a leggere, ma tentando di sconnettere il significato. Ripetete e prendete nota. B. Effettuate la seguente pratica di "contraddizione intellettuale": due collaboratori si siedono al vostro fianco con un libri ciascuno (i due libri trattano argomenti completamente diversi). Le due persone leggono simultaneamente a voce alta. In questa situazione cercate di prestare attenzione alla lettura che vi interessa meno, sconnettendo la più interessante. Poi ripetete l'esercizio facendo esattamente il contrario, cioè seguendo mentalmente solo la lettura per voi più interessante. I risultati saranno migliori se un terzo collaboratore batterà le mani ogni tanto, indicando così il cambiamento di direzione dell'attenzione. Ripetete varie volte prendendo nota. C. Fate tutto come nell'esercizio precedente, con la sola differenza che ora cercherete di seguire i due testi contemporaneamente. Una volta terminata la lettura simultanea, cercate di commentare a voce alta tutto quello che ricordate. Vi accorgerete che la vostra attenzione si è diretta meccanicamente al tema di maggior interesse per voi. Ripetete nuovamente l'esercizio fino a raggiungere la capacità di prestare attenzione contemporaneamente alle due letture o almeno ora all'una ora all'altra alternativamente, ma con un ritmo che vi permetta, in seguito, di ricostruire i due testi senza che uno prevalga sull'altro. Ripetete varie volte e prendete nota. Serie n. 12 - Parte intellettuale del centro intellettuale Ora attiveremo la parte del centro intellettuale che si occupa delle astrazioni intellettuali e dei meccanismi logici. Il modo migliore per farlo consiste nell'affrontare difficoltà apparentemente insolubili. Questo ci permetterà di comprendere il nostro modo di dare un ordine ai ragionamenti.

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A. Considerate questa aporia classica: "Una freccia lanciata in un dato momento è dove è o è dove non è. Essendo impossibile la seconda ipotesi, si deduce che la freccia è dove è... pertanto non si muove". Esponete a voce alta agli altri partecipanti il vostro ragionamento. Lasciate che gli altri facciano lo stesso. Non vi preoccupate tanto della soluzione, quanto dell'ordine e precisione dei giudizi e dei ragionamenti. Prendete nota. B. Considerate questo paradosso della logica moderna: "su di un lato di un biglietto c'è una proposizione che dice 'la proposizione sull'altro lato è vera'; voltando il foglio si legge 'la proposizione sull'altro lato è falsa'". Riflettete e rispondete: è possibile che entrambe le proposizioni sono false? Possono essere entrambe vere? Oppure una di esse è falsa e l'altra è vera? Tutto il paradosso è falso. tutto il paradosso è vero? Non importa la soluzione, l'importante è che ne discutiate a voce alta, permettendo anche agli altri di esprimere la loro opinione. Osservate il modo in cui esprimete i vostri giudizi e l'ordine dei vostri ragionamenti. Prendete nota. Importante: questa lezione comprende tre serie di esercizi. Per mezzo di essi dovete tendere soprattutto al perfezionamento del vostro sistema di immagini. Pertanto è necessario che vi impegniate a superare le difficoltà che avrete incontrato, ripetendo gli esercizi proposti nella serie n.10.

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LEZIONE 6 ESERCIZI DI PERFEZIONAMENTO DELL'ATTENZIONE

Una buona disposizione all'apprendimento, una buona memoria, una maggiore costanza nei propositi e, inoltre, l'aumento della capacità di cambiamento, dipendono dall'attenzione. La serie di esercizi che presentiamo in questa lezione è estremamente importante. Si tratta di esercizi che comportano un grosso lavoro per l'attenzione e utilizzano attività motorie "pretesto", cioè che non hanno importanza in se stesse, ma che permettono di allenare l'attenzione. Gli esercizi pretesto, se non finalizzati al miglioramento dell'attenzione, provocano fatica corporea e fastidi emotivi, in quanto ripetere operazioni materiali da cui non si ottiene alcun beneficio apparente è certamente scoraggiante. Essi sono invece altamente significativi se vengono eseguiti al fine di sviluppare l'attenzione. Questa facoltà si perfezionerà nella misura in cui riuscirà a imporsi sulla fatica motoria e sul fastidio emotivo. Facciamo un esempio. se una persona scava una buca profonda per poi richiuderla, compie un lavoro materialmente inutile, che però acquista significato se viene effettuato come esercizio pretesto. Anche lo sport non agonistico e la ginnastica funzionano approssimativamente in questo modo, per quanto in questo caso esistano altri incentivi come per esempio la competizione, il beneficio fisico. Dagli esercizi "pretesto" non si ottiene beneficio apparente, né c’è l'incentivo della competizione. Visto dal di fuori, chi effettua queste operazioni sembra comportarsi in modo assurdo. Serie n. 13 - Attenzione semplice Nella stanza in cui vi trovate, prendete numerosi oggetti di varia natura e metteteli in un unico posto, uno sopra l'altro, oppure ordinateli nella maniera migliore. Una volta fatto questo, riportateli esattamente al loro posto. Ripetete l'operazione molte volte. Osservate come la ripetitività e la fatica fiacchino progressivamente il vostro proposito e come, con il passare del tempo, prestiate sempre minore attenzione alla perfetta esecuzione dei movimenti. Questo è solo un esempio di esercizio "pretesto". Potremmo utilizzarne altri, come quello della buca menzionato prima. Sarà bene avere a disposizione un buon numero di questi esercizi; la loro varietà può aumentare se si lavora all'aria aperta. Prendendo come base un qualunque lavoro "pretesto", passiamo ora all'esercizio specifico dell'attenzione semplice. Si effettuerà l'esercizio "pretesto" rispettando al massimo le posizioni corporee corrette apprese in precedenza, mentre l'attenzione sarà dedicata esclusivamente al lavoro che viene effettuato. Affinché l'attenzione sia sempre presente, è bene evitare i movimenti ritmici o monotoni che faciliterebbero lo spostamento del pensiero su altre cose. Per esempio, segare qualcosa è un esercizio "pretesto" monotono e inadeguato. Serie n. 14 - Divisione dell'attenzione Effettuate diversi esercizi "pretesto", mantenendo sempre una perfetta posizione corporea, ma prestando attenzione contemporaneamente a ciò che state facendo e alle sensazioni che registrate nella gamba destra. Ripetete, ora, con la gamba sinistra. Poi di nuovo, con la mano destra. Infine, con la mano sinistra. In tutti i casi eseguire sempre lo stesso esercizio "pretesto". Serie n.15 - Attenzione diretta In perfetta posizione corporea effettuate diverse volte lo stesso esercizio "pretesto", cercando di prestare sempre molta attenzione ai movimenti. Per affrontare la maggior fatica e la conseguente diminuzione della facoltà attenzionale, dovete dare maggiore direzione all'attenzione. Naturalmente stiamo parlando di sforzi ragionevoli e non eccessivi, cioè tali da procurare una sofferenza totalmente negativa.

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Ripetete varie volte l'esercizio, cercando di ottenere un sempre maggior controllo sulla direzione della vostra attenzione. Quando la meccanica attenzionale non risponde adeguatamente, riposatevi, poi riprendete di nuovo. Importante: cercate nella vita di ogni giorno di prestare sempre maggiore attenzione alle vostre attività quotidiane. In questo modo anche le occupazioni di tutti i giorni possono trasformarsi in interessanti esercizi "pretesto" utili per lo sviluppo dell'attenzione.

ESERCIZI DI REVISIONE 1. Studiate tutto ciò che avete annotato, lezione per lezione. Osservate se le difficoltà si ripetono sempre nelle stesse parti dei diversi centri, per esempio nelle parti emotive. 2. Formate, con i quattro centri studiati, uno schema in cui ciascuno di essi appaia diviso nelle sue tre parti. Sintetizzate nello spazio bianco relativo a ciascuna parte, le vostre osservazioni. 3. Tenendo presente lo schema, traete conclusioni sulle vostre difficoltà. 4. Considerate il difetto più grosso scoperto durante tutte le lezioni e proponetevi di lavorarci sopra fino a superarlo. Cercate di fissarvi le scadenze e di stabilire, in base a queste, un certo orario in cui possiate praticare per conto vostro gli stessi esercizi che avete eseguito come test.

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PRATICHE DI AUTOCONOSCENZA Le tecniche di autoconoscenza che ora esporremo ci permettono di studiare i nostri aspetti negativi ma, oltre a questo, di individuare quelle qualità positive che dobbiamo rinforzare e sviluppare. Nella maggioranza dei casi le persone non hanno affatto chiaro né i propri aspetti negativi né quelli positivi in quanto, per varie ragioni, non si sono dedicate ad uno studio approfondito di sè stesse con un metodo adeguato. L'autoconoscenza è uno strumento di fondamentale importanza perché stimola a operare cambiamenti positivi e coscienti. Certamente, questo tipo di lavoro si accompagna a non poche disillusioni, allorché si fanno evidenti molte carenze che magari erano state considerate, fino a quel momento, meriti notevoli. Non si deve credere che per conoscersi, una persona debba mettersi seduta a meditare. Per conoscersi è invece necessario studiare sè stessi, le proprie reazioni e il proprio comportamento in riferimento a situazioni che, per quanto è possibile, facciano parte della vita quotidiana. Pertanto, è ben considerare come si è svolto il nostro passato, in che situazione attuale viviamo e che cosa desideriamo ottenere in futuro. Sono molte le persone che non saprebbero rispondere seriamente se venissero interrogate su questi tre temi: esse non sanno bene quali sono i fattori che hanno influito sulla loro vita in modo decisivo, non comprendono la situazione in cui vivono e non hanno chiaro che cosa desiderano raggiungere nel futuro. Ci occuperemo ora di questi temi, seguendo un metodo originale, in cui la parte più importante rimane a carico dello studente. Il suo progresso dipenderà dalla completa realizzazione degli esercizi che proponiamo. RACCOMANDAZIONI. 1. In questo metodo di autoconoscenza si prevede di non passare da una lezione alla successiva fintanto che quella precedente non sia stata perfettamente compresa e assimilata. 2. Assimilare ciascuna lezione significa eseguire accuratamente gli esercizi proposti e trarre da essi le debite conclusioni. 3. Queste conclusioni dovranno essere elaborate in un quaderno, annotando, lezione per lezione, ogni esercizio, ogni scoperta fatta e ogni progetto formulato per modificare gli aspetti che vengono considerati negativi. 4. Questo auto-esame verrà riportato nel quaderno lezione per lezione; in tal modo si potrà visualizzare lo sviluppo completo dei progressi realizzati. Inoltre, i risultati di una lezione verranno in seguito rielaborati, paragonandoli a quelli delle lezioni precedenti; infine, dopo aver riordinato i diversi risultati particolari, si farà una rielaborazione conclusiva. 5. E' necessario che lavoriate sempre con altre persone, in quanto molti esercizi richiedono il punto di vista di altri partecipanti.

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LEZIONE 1 ANALISI DI SITUAZIONE. TENSIONI E CLIMI.

Ponetevi la seguente domanda: "In che situazione vivo?" Fatelo, però, in maniera ordinata. Rispondete descrivendo con chiarezza la vostra situazione in funzione di: età; sesso; lavoro; salute; famiglia; amicizia. In ognuno di questi campi chiarite a voi stessi quali sono le tensioni più sgradevoli che provate. Considerate ora in quali "climi" mentali vivete. Con il termine "climi" intendiamo le sensazioni globali inerenti una situazione, sensazioni che a volte sono decisamente irrazionali: ad esempio, un clima di sfiducia, di violenza, di solitudine, di ingiustizia, di oppressione, di insicurezza, ecc. Dunque, dopo aver descritto con chiarezza la vostra situazione attuale per quanto riguarda l'età, il sesso, il lavoro, ecc., ed aver scoperto le tensioni che agiscono in ciascuno di questi campi, dovete fare altrettanto con i climi. Discutete tutto questo con gli altri partecipanti del gruppo e preparatevi ad eseguire il seguente esercizio: Esercizio n. 1 Tracciate diverse righe nel vostro quaderno e, nei riquadri così ottenuti, segnate i campi fondamentali della vostra vita che abbiamo considerato prima; a lato di ciascuno di essi fate delle considerazioni molto brevi e precise. Una volta completato il quadro, sintetizzate. Diamo qui sotto un esempio totalmente arbitrario. Età 50 anni. Irritazione nel rendermi conto che la mia energia diminuisce irreversibilmente. Timore di perdere il lavoro attuale. Senso di desolazione quando penso al futuro. Ricon- ciliazione con me stessa considerando l'esperienza che ho acquisito. Frustrazione per non aver sfruttato molte opportunità, ecc. Sesso Femminile. Considero spassionatamente il mio matrimonio. Tensione perché vorrei che i miei figli facessero quello che io non ho potuto fare. Clima di necessità di avere un appoggio non ben definito, forse da mio marito, ecc. Lavoro Ben remunerato. Timore di essere scavalcata dai subalterni. Provo violenza quando i miei meriti non vengono considerati. Clima non ben definito di "porte che si chiudono", ecc. Famiglia Casa senza intimità a causa degli amici dei miei figli e di mio marito. Necessità di vivere più lontano dal centro urbano. Sento un clima di soffocamento collegabile al problema dello smog. Provo orrore per l’inquinamento e la sporcizia ecc. Salute Sono la più forte della famiglia e questo mi crea tensione perché ho una maggiore responsabilità verso di essa. Inconcepibile senso di colpa per la fragilità degli altri. Timore di una malattia fatale e sentimento non chiaro riguardo all'appoggio che riceverei se mi ammalassi. Ambivalenza, ecc.

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Amicizie Poche, salvo quelle degli altri membri della famiglia, che trovo per lo più criticabili. Riunioni formali con i membri della ditta. Partecipazione fredda con alcuni conoscenti a funzioni religiose (esempio: matrimoni o funerali). Rifiuto verso le riunioni di compleanno o capodanno. Clima di nostalgia per le amicizie perdute della mia giovinezza, ecc. Sintesi Irritazione con me stessa per non aver fatto un altro tipo di vita. Tensione per la mancanza di riconoscimento dei miei meriti. Clima di timore per il futuro, di solitudine, di chiusura. Disperazione e confusione di sentimenti di fronte ad una malattia fatale. Soddisfazione per l'esperienza acquisita e per alcune conquiste fatte. Desiderio di superare il risentimento verso molte cose persone del passato. Bisogno di superare il timore per il futuro, che ogni giorno è più grave, ecc. Dopo aver eseguito questo esercizio, facendo annotazioni precise, traete delle conseguenze dalla situazione descritta e formulate dei propositi validi. Tenete presente che, con il metodo che vi stiamo proponendo, vogliamo portarvi a un'evoluzione della vostra situazione non attraverso una lotta contro i fattori negativi, bensì attraverso un ampliamento dei fattori positivi che via via scoprite.

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LEZIONE 2 AUTOBIOGRAFIA.

Se avete compreso e messo in pratica la lezione N.1 non avrete difficoltà a riconoscere che molti aspetti della vostra situazione attuale sono determinati dalla vita passata. La vostra storia personale non è una cosa di poca importanza: il passato infatti influisce sul vostro presente, in primo luogo perché la situazione di oggi è tale proprio grazie agli avvenimenti precedenti; in secondo luogo, perché il passato agisce direttamente in voi attraverso la vostra memoria. Molte cose del passato continuano ad agire sotto forma di ricordi: molti timori, insicurezze, ecc. sono il risultato di esperienze negative del passato, che continuano ad agire influenzando il momento attuale. Quasi tutte le persone passano da una tappa all'altra della vita; tuttavia vi sono situazioni (spesso molto dolorose) che non sono state comprese ed integrate totalmente, bensì accantonate senza essere più riconsiderate. Sappiamo però che se non si rianalizzano le esperienze passate, che non è stato possibile comprendere e integrare, queste continuano ad influenzare il presente, generando climi perturbatori. Anche se non è gradevole ricordare certi momenti o situazioni biografiche tristi, si deve però comprendere che bisogna lavorare su questi ricordi, cercando di integrarli alla nostra vita nella sua globalità. Nella coscienza non possono esserci "isole"; tutti i contenuti devono trovarsi in una reciproca e ragionevole comunicazione. Pertanto, vi consigliamo di collegare fra di loro gli elementi del vostro passato che riuscite a ricordare (anche quelli più sgradevoli), in modo che tali "isole" non rimangano inesplorate, ma vengano incorporate nell'area dell'esperienza utile. Lo studio autobiografico richiede un certo tempo. Proseguendo nell'analisi, potremo verificare che, uno dopo l'altro, sorgono ricordi sepolti da molto tempo. Rimarranno anche alcune lacune che potranno essere completate con l'aiuto di familiari e di amici. Realizzate il vostro lavoro in base al seguente schema: Esercizio n. 2 A. Scrivete nel vostro quaderno un ampio racconto della vostra vita. B. Ordinate poi la sequenza biografica in colonna, anno dopo anno. C. Quindi collocate, in margine ai dati biografici, i tre elementi seguenti che riuscite a ricordare: 1. Incidenti. Considerate incidenti le malattie o le circostanze involontarie che hanno avuto importanza o hanno provocato in voi dei cambiamenti. Si devono considerare incidenti anche i fattori che hanno causato l'abbandono di progetti di una certa importanza. 2. Ripetizioni. Sono situazioni simili che appaiono più di una volta durante la biografia. Naturalmente esse si evidenziano quando si paragonano anni diversi. 3. Cambiamenti di tappa. Essi si producono quando si passa dalla fanciullezza alla gioventù, per esempio, o da questa alla maturità, ecc. Normalmente essi sono caratterizzati da cambiamenti globali nello stile di vita adottato fino a quel momento. A volte vi sono modifiche radicali degli interessi vitali. Ogni persona potrà ricordare dei veri "cambiamenti di direzione" in certi momenti della propria vita. Questi cambiamenti possono essere improvvisi o graduali, ed è proprio questo che cerchiamo di determinare. D. Realizzate, alla fine, la sintesi biografica, cercando di riassumere tutto il materiale e di estrarne gli aspetti più significativi. Daremo un piccolo esempio di ciò che è stato spiegato. In base ad un ampio racconto scritto della propria vita (più esteso il racconto, meglio é) si organizza il seguente schema, che qui riempiamo con un esempio arbitrario. ANNO ANNO DI VITA AVVENIMENTI ___________________________________________________________ 1940 1 Nascita a .... Non ho ricordi. 1941 2 Cambiamento di casa. Muore mio fratello maggiore. Incidente alla testa.

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1942 3 Caduta dalle scale. Nasce mia sorella. Mio padre viaggia, ecc. Ripetizione. 1943 4 Fuga, confusione. Non ho altri ricordi. 1944 5 L'uomo sotto l'albero. L'incendio. Mia madre piange. "Il mio vestito non c'è". (?) Il treno non arrivò. Cambiamento di tappa. Dopo aver inserito la biografia, fino al momento attuale, in questo quadro, se ne estraggono gli incidenti, le ripetizioni e i cambiamenti di tappa vitale che si sono individuati. A questo punto si è in condizione di fare un racconto molto sintetico, considerando unicamente i fattori più determinanti, gli incidenti, le ripetizioni e cambiamenti di tappa. La sintesi deve essere rielaborata varie volte, fino ad ottenere una struttura coerente, che permetta di comprendere come si è formata la situazione in cui viviamo e come si potrebbe sviluppare in futuro se determinate tendenze. che hanno la loro origine nel passato e che permangono nel momento attuale, non vengono modificate.

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LEZIONE 3 RUOLI.

Non cominciate questa lezione se non avete completato il vostro studio biografico. Considereremo ora i "ruoli" o "personaggi" che dobbiamo rappresentare in differenti circostanze della vita quotidiana. Questi ruoli sono importanti perché permettono di risparmiare energia (essi infatti sono sistemi codificati di comportamento) facilitando l'adattamento all'ambiente sociale. A volte accade però che i ruoli che usiamo siano configurati male; altre volte, che non abbiamo ruoli adeguati per circostanze nuove. Infine può esserci confusione di ruoli quando assumiamo il comportamento proprio di una situazione in un'altra in cui esso non è adeguato. Le persone molto giovani possono contare su pochi ruoli; viceversa le persone più vecchie possono averne a disposizione un buon repertorio; molti di essi però possono essere configurati male o essere confusi. In ogni caso la correzione dei ruoli esige un lavoro molto intenso, giacché un comportamento può aver messo forti radici in una persona nel corso del tempo. Dopo aver completato lo studio dei ruoli, sarà conveniente che rivediate l'esercizio della lezione N.1, stabilendo relazioni che permettano di aumentare la comprensione della vostra situazione nonché del vostro comportamento in risposta ad essa. Ricordate che il ruolo che una persona può svolgere, di professore per esempio, di per sè stesso non dice molto, a meno che non venga spiegato in che maniera esso è sostenuto. Cioè, si può essere un professore buono o cattivo, avere un comportamento dispotico o amabile, essere persuasivo, esigente, compiacente, ecc. E' importante notare che, nonostante i vari ruoli utilizzati nella vita quotidiana, essi possono essere tutti ricondotti ad un certo atteggiamento di base, che spiega in gran parte perché alcuni di essi sono conformati male, o perché altri sono confusi, o perché altri ancora risultano tanto difficili da dominare. Questo punto, che riguarda l'atteggiamento di base, dobbiamo essere in grado di determinarlo alla fine di questo lavoro. Esso costituisce, in un certo senso, la sintesi del lavoro stesso. Esercizio n.3 Presentiamo l'esercizio come esempio affinché lo studente lo possa poi eseguire basandosi sui propri dati. Lavoro. Ruolo di capo energico, ecc.; ruolo di subordinato, portato avanti con cautela, ecc. Famiglia. Ruolo di padre severo, analogo al ruolo di capo sul lavoro, ecc. Amicizie. Ruolo predominante nei confronti di amicizie di "status" inferiore; invece ruolo di consigliere con quelle di "status" più elevato, ecc. Altro sesso. Ruolo del giovane senza preoccupazioni, ecc. Situazioni nuove. Ruolo dell'osservatore silenzioso, ma critico e spesso mordace. Situazioni difficili. Ruolo di gregario, mai di capo, ecc. Atteggiamento di base. Di falsa sicurezza. Timore di essere interrogato. Spostamento delle domande per mezzo di atteggiamenti di seduzione. L'atteggiamento di base deve essere estratto dalle somiglianze, cioè dalle costanti tra i modi di interpretare i vari ruoli. Bisognerà anche spiegare in quali casi i ruoli sono configurati male e in quali sono confusi e, inoltre, quali sono le situazioni in cui non abbiamo ruoli di risposta. Infine, bisognerà paragonare questo lavoro con l'esercizio n.1, non tralasciando mai di annotare nel quaderno tutte le osservazioni utili.

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LEZIONE 4 SCALA DI VALORI.

E' importante stabilire la nostra scala personale di valori, perché in questo modo possiamo comprendere che tipi di giudizi di valore formuliamo sulle situazioni che viviamo e che cosa cerchiamo di ottenere in questo sistema di valori. Se, per esempio, il valore più importante per me fosse "l'amicizia" e quello meno rilevante il "sapere", potrei costruire una scala di valori nella quale "amicizia" e "sapere" si troverebbero agli estremi, mentre gli altri verrebbero ordinati gradualmente tra questi due poli. Esercizio n.4 Esprimete graficamente la vostra scala di valori in cerchi concentrici. Nel più piccolo (che è il più importante) mettete ciò che per voi ha maggior prestigio e nel circolo più grande ciò che ritenete di minor interesse. Esempio: FIGURA 6 (file: figura06.jpg) La scala di valori presentata qui come esempio sarà modificata secondo il vostro giudizio personale. Quando siete in dubbio sulla scelta tra due valori, immaginate quale di essi vi causerebbe maggior problema nel caso vi venisse a mancare; questo sarà allora il più importante. Vi raccomandiamo di ripetere questo esercizio più volte, cambiando l'ordine attribuito ai circoli di valore (o anche inserendone di nuovi) fino ad avere la sensazione di aver fatto una graduatoria veritiera. Una volta concluso l'esercizio, confrontatelo con la vostra "analisi di situazione" (esercizio n.1) e con lo "studio dei ruoli" (esercizio n.3). A questo punto si evidenzieranno delle relazioni: cose tanto distinte in apparenza acquisteranno unità, spiegando molti aspetti della vostra condotta e delle vostre contraddizioni attuali, fornendovi anche una nuova prospettiva da cui potrete partire per sviluppare i vostri aspetti positivi. Cercate di discutere con altri partecipanti le relazioni stabilite.

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LEZIONE 5 IMMAGINE DI SÉ.

Una cosa è l'immagine o l'impressione che si desidera produrre negli altri (e che, in buona misura, è in stretta relazione con il nostro modo di interpretare i ruoli) e altra cosa è l'impressione, l'immagine che si ha di sè stessi. Quest'ultima viene evidenziata dalla domanda: "Che opinione ho di me stesso?". Ricordate: porsi questa domanda non equivale a chiedersi quale impressione si desideri produrre sugli altri. Il modo migliore per focalizzare l'immagine di sé consiste nel procedere per eliminazione. Provate, nel corso di questa analisi, ad eliminare qualche vostra facoltà, caratteristica o possesso, cercando di capire quale problema vi procurerebbe tale eliminazione. Potrete verificare che l'immagine che si ha di sè stessi ha forti cariche compensatorie che servono a darci una certa sicurezza nella vita. L'immagine di sé è utile per l'autoaffermazione, ma bisogna comprendere che la sua radice, a volte, sta nelle carenze o difetti che compensa. Esercizio n.5 Domandatevi: "Se dovessi perdere qualcuna delle mie facoltà, la perdita di quale di esse considererei più grave?" Forse l'intelligenza o il sapere, la bellezza o la salute, la bontà o la sensibilità... Utilizzando il sistema di lavoro già sperimentato nella lezione precedente, organizzate una scala in cerchi concentrici, collocando nel cerchio più piccolo l'aspetto per voi più importante e poi, procedendo verso l'esterno, quelli che rivestono sempre minore rilevanza. Sicuramente bisognerà modificare del tutto o parzialmente le facoltà che compaiono nell'esempio seguente: FIGURA PAG.66 Una volta eseguito l'esercizio, domandatevi se veramente cercate di perfezionare questi aspetti che tanto apprezzate. Secondo le risposte, avrete modo di valutare se esiste accordo o insoddisfazione con l'immagine che avete di voi stessi. Confrontate questo esercizio con il N.4 e cercate di stabilire delle corrispondenze tra l'immagine di voi e la vostra "scala di valori". Mettete in relazione più cose possibile e osservate come compensate le vostre mancanze; cercate di discutere tutto questo con le persone che stanno facendo il vostro stesso tipo di analisi. Terminato questo lavoro, scrivete nel vostro quaderno le risoluzioni opportune o i suggerimenti necessari per correggere o migliorare l'immagine di voi.

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LEZIONE 6 INSOGNI E NUCLEO D'INSOGNO.

Avrete sicuramente notato che nella vita quotidiana ci sono momenti in cui ci sembra di "sognare ad occhi aperti". Quando si ha fame, per esempio, a volte si sogna ad occhi aperti di mangiare certi alimenti. Questo fenomeno si manifesta in genere ogni volta che si hanno necessità o desideri, o quando si verificano alcune circostanze di cui parleremo più avanti. Chiamiamo "insogni" questi sogni ad occhi aperti. In genere gli insogni servono a compensare carenze o a risolvere difficoltà in modo immaginario e permettono così una momentanea diminuzione delle tensioni moleste. Quando si tratta di difficoltà temporanee (cioè, per rifarci all'esempio, se la fame che genera l'insogno del cibo è momentanea) diciamo che agiscono insogni compensatori secondari, occasionali. Ma se la fame fosse un fatto continuo, cioè se la situazione economica ne presentasse quotidianamente la minaccia, gli insogni sul cibo diventerebbero primari. Nei nostri studi ci interessano gli insogni primari, giacché questi tendono ad influenzare molte delle nostre attività e, contemporaneamente, contribuiscono a scaricare tensioni permanenti. Il modo migliore di individuare gli insogni primari consiste nel fare attenzione alle immagini, alle divagazioni che elaboriamo quando stiamo per addormentarci o risvegliarci, cioè che compaiono in quel livello di coscienza noto come "dormiveglia". Queste immagini appaiono anche, e sono di facile individuazione, nel livello di coscienza di "veglia" quando sperimentiamo una sensazione di fatica. L'individuazione degli insogni primari nel livello di coscienza di sonno è più difficile, perché in questo caso le immagini che appaiono come "sogni" sono, a volte, insogni primari, mentre altre volte sono insogni secondari occasionali (compensazioni di sete, di fame, di calore, di cattive posizioni del corpo, ecc.). Vi proponiamo ora alcuni esercizi che permettono di individuare gli insogni primari. Esercizio n.6 Prendete nota delle immagini o degli insogni che si ripetono continuamente nel dormiveglia o nella veglia quando siete stanchi. Esercizio n.7 Collocate ad un metro di distanza da voi una candela accesa. Fate in modo che la stanza sia illuminata solo da questa fonte di luce. Fate riposare la vista sulla fiamma della candela per circa dieci minuti. Prendete nota delle immagini e scrivete poi un breve racconto in base ad esse. Le immagini possono essere o no in connessione tra di loro. Esercizio n. 8 Fondete un pezzo di piombo e buttatelo rapidamente nell'acqua fredda. Il piombo assumerà forme capricciose. Collocate l'oggetto così formato su un tavolo a circa mezzo metro di distanza da voi. Lasciate scorrere lo sguardo su di esso fino a scoprire delle "figure". Prendete nota delle immagini e scrivete un breve racconto in base ad esse. Esercizio n.9 Mettete dei batuffoli di cotone su un panno nero di una ventina di centimetri di lato. Lasciatevi scorrere lo sguardo fino a scoprire delle "figure". Fate una relazione scritta sulla storia che esse vi suggeriscono. Dopo aver eseguito i quattro esercizi, osservate quali sono le immagini che si ripetono. Tali immagini saranno gli insogni primari permanenti. Se non avete ottenuto ripetizioni dovete insistere negli esercizi fino a quando esse appariranno. Gli insogni primari che siete riusciti a individuare debbono essere posti in relazione alla situazione attuale in cui vivete. Bisognerà pertanto che vi domandiate che cosa essi stiano compensando. A questo punto paragonate i racconti, le storie che avete scritto (non più le immagini ripetute). Essi potranno essere differenti, ma evidenzieranno, in ogni caso, un clima mentale comune. Questo clima comune, che coinciderà sicuramente con il clima mentale in cui vivete abitualmente, svelerà il vostro nucleo di insogno.

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L'individuazione del nucleo d'insogno è di grande importanza, in quanto è proprio esso che riflette il vostro problema fondamentale. Il nucleo d'insogno è il clima mentale di base in cui una persona vive. Esso fa sorgere immagini compensatorie (gli insogni primari) che hanno la funzione di scaricare le tensioni interne più forti e nello stesso tempo di orientare la condotta nel mondo. Attraverso tali immagini che sorgono per compensarlo, il nucleo d'insogno può determinare la condotta di una persona per un lungo periodo di tempo. Quando, invece, per superamento di una tappa della vita (passaggio dalla fanciullezza alla giovinezza o da questa alla maturità, per esempio) o per un incidente o per un cambiamento improvviso della situazione in cui la persona vive, il nucleo d'insogno si modifica, anche gli insogni primari compensatori si modificano; questo, a sua volta, determina un cambiamento profondo di comportamento. Vi sono persone il cui nucleo è rimasto decisamente fissato ad una tappa della vita; esse mostrano comportamenti che sono tipici di quella tappa ma che non corrispondono alla loro vera età biologica. Al contrario, quando notiamo in una persona un vistoso cambiamento, un atteggiamento quasi opposto a quello che abitualmente conosciamo, possiamo inferire che un nucleo d'insogno è scomparso e che un'altro diverso è sorto al suo posto. Di conseguenza è cambiato il sistema di insogni primari e pertanto è mutata anche la condotta della persona e l'ottica con cui essa mette a fuoco la realtà. Lo studio corretto di questa lezione e il lavoro con gli esercizi in essa proposti sono di importanza fondamentale. Molte scoperte che verranno fatte in questa lezione permetteranno di strutturare in modo coerente le conclusioni ottenute nelle lezioni precedenti. Conviene ora spostare di nuovo l'attenzione sulla biografia e cercare di determinare in quali momenti della vita si sono prodotti cambiamenti di nucleo d'insogno che necessariamente si sono poi tradotti in profondi cambiamenti di tappa di vita.

REVISIONE Organizzate la seguente scheda: (vedere quadro) E' necessario che le considerazioni scritte sulla scheda siano il più possibile schiette e precise. Completata convenientemente la scheda, prendete ciascuno dei punti e confrontatelo con i rimanenti nove. Annotate i risultati nel vostro quaderno.

Scheda di autoconoscenza --------------------------------------------------------- Situazione attuale (sintesi) ............................ Ruoli (atteggiamento di base) ........................... Scala di valori (compensazioni) ......................... Immagine di sè (compensazioni) .......................... Insogni primari (compensazioni) ......................... Nucleo d'insogno (compensazioni di base)................. Biografia (incidenti) ................................... Biografia (ripetizioni) ................................. Biografia (cambiamenti di tappa) ........................ Biografia e nucleo (relazioni) .......................... Ora siete in condizione di tentare qualche modifica nelle vostre tendenze e nei progetti a futuro. Per comprendere sinteticamente tutto ciò, organizzeremo una seconda scheda che porremo sempre in relazione a quella precedente (vedere quadro).

Scheda dei progetti ----------------------------------------------------------- Progetti di vita a breve termine .......................... Progetti di vita a medio termine .......................... Progetti di vita a lungo termine .......................... Motivi dei progetti (in relazione con la scheda precedente)

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Possibili ragioni di abbandono dei progetti (in base alla scheda precedente) Correzioni o modifiche necessarie dei progetti ............ Osservazioni .............................................. Comprendendo che gli insogni ed i progetti sono compensazioni di carenze, appare evidente che molte persone subiscono alcune delusioni su sè stesse. L'autoconoscenza, pur proponendo di focalizzare gli elementi negativi, cerca in primo luogo di rinforzare le qualità interessanti che possono trovarsi come "soffocate" proprio da compensazioni immaginarie. In generale succede che le immagini o i progetti basati su insogni compensatori provocano una certa distensione, per cui l'essere umano si attacca ad esse proprio per questo motivo. Ma la realtà va oltre e, man mano che il tempo passa, gli insogni risultano sfasati rispetto alla situazione in cui ci si trova a vivere. Questo genera sofferenza e contraddizione. Un buon lavoro di autoconoscenza non si ferma semplicemente alla comprensione delle carenze fondamentali, ma si spinge fino alla formulazione di propositi di cambiamento.

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SECONDA PARTE OPERATIVA

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REVISIONE DEI LAVORI PRECEDENTI Nella prima parte riguardante la distensione si è lavorato mirando al raggiungimento del relax fisico esterno, interno e mentale. Poi si è proseguito nel lavoro utilizzando le immagini, come nel caso dell'esperienza di pace e della conversione delle immagini quotidiane e biografiche che provocano tensione. Nella ginnastica psicofisica il lavoro è iniziato con la correzione delle posizioni corporee. Si sono poi effettuate diverse serie di esercizi destinati a mobilizzare i centri vegetativo, motorio, emotivo ed intellettuale, cercando, in ogni caso, di individuare le carenze nei centri stessi e nelle loro parti. Sono stati eseguiti, inoltre, esercizi di perfezionamento dell'attenzione e, come norma generale, si è raccomandato di superare i difetti riscontrati ripetendo, fino alla completa assimilazione, quegli esercizi che hanno permesso di metterli in evidenza. Nell'autoconoscenza, prima sono stati studiati la situazione attuale in cui si vive, i ruoli, la scala di valori e l'immagine di sé; poi si è data particolare importanza alla realizzazione dell'autobiografia, allo studio degli insogni e al lavoro su di essi. Prima di entrare nel difficile tema dell'operativa, raccomandiamo di tornare sugli argomenti già affrontati e di effettuare una revisione scritta. Tale revisione permetterà di dare un ordine a quanto è stato compreso e di integrare questo primo livello di lavoro. Revisione 1. Ripetere velocemente le tecniche di distensione in maniera che tutte risultino chiare e si possa disporre di esse a volontà. Nel caso in cui una risultasse particolarmente difficile, soffermarsi su di essa e lavorare fino ad assimilarla completamente. 2. Ripetere velocemente le tecniche di ginnastica psicofisica ed osservare se si è lavorato bene su di esse. Un buon indicatore sarà dato dal fatto di essere riusciti a fare proprie le posizioni corrette e di aver superato il difetto principale rilevato durante il lavoro. Se ciò non accade, sarà conveniente insistere nei punti in cui è necessario, fino al raggiungimento di un livello qualitativo soddisfacente. 3. Prendere la scheda dell'autoconoscenza e paragonarla con quella dei progetti. Riconsiderare i propositi di cambiamento formulati allora. Effettuata la revisione, rispondere in maniera meditata a questa domanda: perché desidero continuare questo tipo di lavoro? Revisione scritta 1. Rispondere con precisione: a) A cosa serve la distensione? b) A cosa serve la ginnastica psicofisica? c) A cosa serve l'autoconoscenza? Consultare le lezioni precedenti per verificare l'esattezza delle risposte. 2. Rispondere alle seguenti domande: a) In quali tecniche il nostro sistema di distensione si differenzia da altri sistemi e perché? b) In cosa si differenzia la nostra ginnastica psicofisica dalla ginnastica convenzionale e dallo sport e perché? c) In cosa si differenzia la nostra autoconoscenza da altri sistemi e perché? 3. Rispondere alle seguenti domande: a) Che tipi di tensioni esistono? b) Dove si registrano le tensioni e in che modo? c) Che funzioni svolgono le immagini? d) Che relazione esiste tra posizioni corporee e stati d'animo? e) Che relazione esiste tra forme respiratorie e stati d'animo? f) Come lavora ciascuno dei centri? g) Come lavora ciascuna parte di ciascun centro? h) Quali sono le interazioni tra le attività dei centri? i) Perché è importante lo sviluppo dell'attenzione? l) In che cosa una tensione si differenzia da un clima? m) Che cos'è un ruolo? n) Che cos'è un "valore"? o) Che cos'è l'immagine di sé?

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p) Che cosa sono gli insogni e che funzione svolgono? q) Che cosa sono i livelli di coscienza? r) Perché gli avvenimenti biografici condizionano il presente? s) Perché i progetti condizionano il presente? Consultare le lezioni precedenti per verificare l'esattezza delle risposte. INTRODUZIONE ALL'OPERATIVA Effettuata la revisione dei lavori precedenti siamo in grado di cominciare l'operativa. A cosa serve l'operativa? L'operativa, mediante il sistema chiamato "catarsi", serve ad eliminare le "cariche" perturbatrici legate a contenuti che alterano la coscienza. Inoltre, mediante il sistema chiamato "trasferenza", serve ad ordinare il funzionamento psichico. E inoltre, è utile per quelle persone che desiderano convertire una situazione particolare della loro vita, riorientando il senso, attraverso il sistema chiamato "autotrasferenza". L'operativa può essere definita come l'insieme delle tecniche destinate a normalizzare il funzionamento psichico in modo che la coscienza sia messa in condizione di ampliare le sue possibilità. La funzione dell'operativa non è terapeutica, perché con essa non si cerca di risolvere i problemi di dissociazione o le anomalie psichiche. Questo campo di lavoro è di pertinenza della psichiatria. L'operativa parte dal presupposto che ogni essere umano si trovi interiormente disgregato. Questa disgregazione non si riferisce alle funzioni della coscienza, perché in tal caso si sarebbe in presenza di un fenomeno patologico, che non interessa l'operativa. La disgregazione si riferisce ai contenuti della coscienza (per esempio: fatti passati, la situazione in cui si vive nel presente, progetti, ecc.). Integrare tali contenuti significa dare coerenza al mondo interno e, di conseguenza, alla propria condotta nel mondo. Non è coerente, infatti, pensare in una direzione, sentire in un'altra ed agire in un'altra ancora. Però è quello che ci succede ogni giorno. Si tratta di fatti comuni, non di fatti patologici, ma non per questo meno dolorosi. Per pensare, sentire ed agire in una stessa direzione, sarà necessario, in primo luogo, raggiungere un certo equilibrio tra le cariche possedute dai vari contenuti di coscienza e, in secondo luogo, riorganizzare tali contenuti. In conclusione, tutto il lavoro di operativa punta alla coerenza interna, aprendo nuove possibilità all'evoluzione della mente. RACCOMANDAZIONI 1. Studiare ogni lezione insieme ad altre persone eseguendo gli esercizi "pedagogici" insieme ad esse. 2. Una volta studiata e discussa ciascuna lezione in gruppo, lavorare su di essa con una persona sola. Questo è un punto importante: studiare, discutere ed anche realizzare esercizi pedagogici insieme, ma non eseguire mai delle vere e profonde pratiche tra più di due persone. I due partecipanti avranno il ruolo di "guida" e di "soggetto". 3. I ruoli di guida e di soggetto devono essere alternati in ciascun esercizio, affinché entrambi gli studenti comprendano ed arrivino a dominare in ugual misura le tecniche proposte. 4. Per quanto possibile, le stesse due persone devono lavorare insieme per tutto il corso. 5. E' molto importante che esista affinità e inoltre che entrambi possano contare su una totale discrezione su quanto viene realizzato durante le sedute di lavoro. 6. Non si comincia una nuova lezione fino a quando la precedente non sia stata completamente assimilata. Di conseguenza, a seconda del grado di difficoltà della materia trattata, ad ogni lezione corrisponderà un numero diverso di sedute di lavoro.

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PRATICHE DI CATARSI

LEZIONE 1 SONDAGGIO CATARTICO.

Quando un contenuto di coscienza (per esempio un'immagine, un ricordo, un'idea) raggiunge una tale intensità o "carica" da emergere dagli altri contenuti, esso tende a scaricarsi, inviando impulsi ai centri corrispondenti, i quali mobilizzano delle attività corporee nel mondo esterno. A rigore di termini, dunque, ogni attività implica una scarica, una catarsi di tensione. Consideriamo a questo punto che le normali attività della vita quotidiana sono in rapporto diretto con il ciclo necessità-soddisfazione della necessità. In questo ciclo, le tensioni interne aumentano nei momenti di necessità e diminuiscono in quelli di soddisfazione; ad un aumento di tensione corrisponde il registro interno di dispiacere e ad una diminuzione di tensione quello di piacere. E' grazie a questo che ogni essere vivente può muoversi verso le sue fonti di approvvigionamento e retrocedere di fronte ai pericoli, proteggendo così la sua integrità; e può, inoltre, orientarsi verso ciò che gli permette di riprodurre e di espandere la sua struttura. I due meccanismi qui descritti sono stati denominati fin dall'antichità "istinto di conservazione individuale" e "istinto di conservazione della specie". Il sistema dinamico tensione-dispiacere e distensione-piacere riproduce a livello biologico il sistema fisico generale squilibrio-ristabilimento dell'equilibrio. L'essere umano, tuttavia, possiede un'ampia gamma di attività che non sembrano essere in rapporto diretto con gli istinti: il riso, il pianto la comunicazione dei propri problemi, l'attività artistica, quella fisica non agonistica, ecc. Tutte queste, però, sono espressioni catartiche che svolgono un ruolo importante nel ristabilimento dell'equilibrio interno. Per numerosi motivi, diversi canali di scarica catartica in un dato momento possono trovarsi bloccati. In questo caso la tensione accumulata cerca altre vie di sfogo, in modo tale che l'equilibrio si ristabilisca indirettamente. Però se le tensioni accumulate aumentano rispetto alle scariche (dirette o indirette), tutta la struttura comincia ad essere in pericolo: molte malattie sono infatti somatizzazioni o esplosioni interne motivate dal blocco delle vie catartiche esterne. Tensioni eccessive possono esplicarsi anche sotto forma di atti di violenza. Pertanto un adeguato sistema di catarsi è di fondamentale importanza per la vita. Esercizio n. 1 La guida chiede al soggetto di raccontare delle barzellette e ne prende nota. Esercizio n. 2 La guida chiede al soggetto di narrare dei fatti storici. Si prende nota. Esercizio n. 3 La guida chiede al soggetto di descrivere alcuni episodi allegri della sua vita. Si prende nota. Esercizio n. 4 La guida chiede al soggetto di descrivere degli episodi tristi della sua vita. Si prende nota. Effettuati i quattro esercizi, si riunisce il materiale raccolto, chiedendo al soggetto di spiegare quali sono, nei diversi racconti, quegli elementi comuni che gli hanno causato: a) tensione muscolare e perché; b) distensione e perché; c) blocco (cioè: oblio o dissimulazione o silenzio) e perché; d) cambiamenti nel tono di voce, nella respirazione, oppure nell'atteggiamento corporeo e perché. Realizzato tutto questo, si chiede al soggetto di sintetizzare in poche parole ciò che gli provoca tensione e ciò che lo distende. Infine, si invita il soggetto ad esprimersi liberamente, commentando quei fatti o quegli insogni che gli permettono di liberare le sue tensioni. A questo punto si sta già conducendo una prima elementare catarsi.

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Secondo lo stile di questo corso, la guida scambierà con il soggetto il proprio ruolo. Il numero di sedute necessario a sviluppare questi lavori varierà da caso a caso. Ogni seduta non deve durare più di un'ora.

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LEZIONE 2 SONDAGGIO CATARTICO (approfondimento)

Nella lezione precedente, guida e soggetto hanno stabilito un primo contatto. Gli esercizi proposti avevano lo scopo di far risaltare le tensioni legate a determinati temi. Si era cercato inoltre di arrivare ad una elementare catarsi, chiedendo al soggetto di esprimersi liberamente, di commentare a suo piacimento fatti o insogni. Procederemo ora con tecniche sempre più precise, seguendo l'idea di individuare dei problemi (sondaggio) e di scaricare poi le tensioni rilevate. E' importante comprendere bene questo punto: non è nostro interesse liberare le cariche che sono in relazione con tensioni occasionali (momentanee) ma quelle legate a tensioni permanenti. Queste ultime, anche se possono avere un'ampia gamma di motivazioni, sono collegate di solito con tre temi centrali: denaro, sesso e immagine di sé. Esponiamo qui di seguito un sistema completo di sondaggio catartico, la cui esecuzione non richiede speciali condizioni. La base del sistema è la lista delle parole-stimolo. La guida inizia a pronunciare delle parole alle quali il soggetto deve rispondere con altre parole; questo deve avvenire il più rapidamente possibile e senza razionalizzare, cioè per semplice associazione libera d'idee. Esempi di razionalizzazione sono le parole-risposta che definiscono, descrivono o ripetono lo stimolo proposto. In questo senso, se la guida dice "albero" ed il soggetto risponde "pianta", si è in presenza di una razionalizzazione di scarsa utilità per il sondaggio. Le parole-stimolo in una prima fase devono essere neutre, devono riferirsi, cioè, ad oggetti o ad utensili della vita quotidiana, per esempio: tavolo, sedia, porta, finestra, stanza, cucina, automobile, città, fabbrica, giocattolo, ecc. In seguito la guida sostituisce alcune parole neutre con altre che sono in relazione ai temi centrali di cui si è parlato precedentemente, per esempio: tavolo, soldi, porta, amore, padre, madre, automobile, ridicolo, fabbrica, morte, bambino, ecc. Le parole in relazione con i temi centrali o quelle che compromettono la vita o l'integrità del soggetto (per esempio: morte, malattia, incidente, ecc.) si chiamano "significative", indipendentemente dal fatto che vengano usate come stimolo o come risposta. Facciamo ora alcune raccomandazioni. La guida userà un repertorio di parole pulite e garbate. La guida annoterà le risposte che ha considerato significative, sia perché in relazione con i temi centrali, sia perché possiedono una forte carica affettiva. Per esempio, annoterà come risposta alla parola "sedia", la parola "amante", o certe esclamazioni come "oh", oppure certe costruzioni strane come "non posso", ecc. E' molto importante fare attenzione ai seguenti indicatori: 1. Aumento della tensione muscolare di fronte alla parola-stimolo o nella risposta. 2. Cambiamento del tono di voce. 3. Cambiamento del ritmo respiratorio. 4. Cambiamento della posizione corporea. 5. Eccessiva lentezza nella risposta. 6. Dimenticanza delle parole con cui rispondere allo stimolo. 7. Risposte caricate emotivamente. Il caso di cui al punto 5 coincide quasi sempre con la sostituzione, da parte del soggetto, di una prima parola spontanea con un'altra che non lo é. Il caso al punto 6 denota un blocco di immagini. Il caso al punto 7 ha carattere catartico. In successivi esercizi la guida proporrà ancora delle parole neutre tra le quali però intercalerà parole-stimolo, o userà come nuovo stimolo quelle risposte del soggetto risultate significative in precedenza. Più avanti, userà come stimolo parole legate a gruppi di due, alle quali anche il soggetto risponderà con due parole. Infine, la guida proporrà frasi complete, create utilizzando parole significative e chiederà a soggetto di rispondere con frasi.

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Il sondaggio arriva ad un livello interessante quando la guida parla sempre di meno ed il soggetto sempre di più, e quando quest'ultimo si dilunga tanto che da un semplice sondaggio si passa ad un racconto caricato emotivamente. Se questo accade, si stanno aprendo delle possibilità catartiche che possono giungere a manifestazioni vistose come il riso, il pianto, l'esplosione di collera, ecc. Esercizio n. 1 La guida elenca una serie di parole-stimolo, alle quali il soggetto risponde. Esercizio n. 2 La guida alterna a parole neutre parole significative correlate ai temi centrali, e/o parole significative che il soggetto ha pronunciato come risposte nell'esercizio precedente. Esercizio n. 3 La guida pronuncia una serie di parole, a due a due, alle quali anche il soggetto risponde con due parole. Esercizio n. 4 La guida pronuncia frasi significative e chiede al soggetto di rispondere con frasi. Esercizio n. 5 La guida pronuncia frasi significative e chiede al soggetto di esprimersi liberamente, senza alcun pregiudizio e senza razionalizzare. Realizzati gli esercizi, la guida collabora con il soggetto nell'interpretazione dei fenomeni significativi, facendo in modo che egli formuli una sintesi coerente dei propri problemi più importanti. Se al termine del lavoro il soggetto sperimenta un alleggerimento delle proprie tensioni, la catarsi ha avuto luogo. Poiché però esistono catarsi di diverso grado di profondità, si suggerisce di effettuare varie sedute allo scopo di migliorare ulteriormente il livello raggiunto. Coerentemente con l'impostazione che si vuol dare a questo tipo di lavoro, entrambi i partecipanti si scambieranno il ruolo alla fine della serie di esercizi. Si osservi che, in base allo schema spiegato, è possibile impostare delle tecniche applicabili nella vita quotidiana con persone che manifestano forti tensioni interne e, in generale problemi di comunicazione. Vediamo ora un esempio di sondaggio catartico da applicare nella vita quotidiana con una persona che non conosce questi temi. Sondaggio di retroalimentazione La guida suggerisce al soggetto una lista di parole chiedendogli di rispondere ad ognuna di esse con una parola differente; nel caso in cui la guida usi più di una parola alla volta, anche la risposta dovrà essere di varie parole e, se la guida usa come stimolo delle frasi, anche il soggetto risponderà con frasi. La guida chiede al soggetto di rispondere immediatamente, senza inibizioni o razionalizzazioni. La guida inizia enunciando una parola a caso; il soggetto risponde e la guida replica con la stessa parola usata dal soggetto come risposta. Il risultato di questa retroalimentazione della risposta è che il soggetto stesso svolge una specie di argomento catartico, fino ad arrivare al punto in cui è lui solo a parlare.

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LEZIONE 3 CATARSI. SCHEMA DELLA COSCIENZA. CATARSI PROFONDA.

In altri capitoli abbiamo visto il funzionamento dei centri di risposta e la funzione che l'immagine svolge nel mobilizzare le attività umane. Consideriamo ora i seguenti schemi: FIGURA 8 (file: figura08.jpg) FIGURA 9 (file: figura09.jpg) Lo schema I mostra un sistema semplice: gli stimoli arrivano alla coscienza e quest'ultima agisce rispondendo. Lo schema II considera che gli stimoli possono essere sia esterni al corpo sia interni. Gli stimoli sono ricevuti dai sensi come sensazioni e portati alla coscienza come percezioni (cioè come sensazioni strutturate). La coscienza agisce creando immagini che portano energia ai centri, i quali organizzano le risposte che, a seconda dei casi, possono essere esterne o interne. Lo schema III è più completo. In esso vengono fatte distinzioni tra i due sistemi di sensi: gli esterni (vista, udito, olfatto, gusto, tatto) e gli interni (cenestesici: dolore, temperatura, tensione muscolare, ecc.; cinestetici: posizione e movimenti del corpo). Gli stimoli provenienti dall'esterno e dall'interno arrivano alla coscienza come percezioni, imprimendosi contemporaneamente nella memoria. A sua volta la memoria invia stimoli alla coscienza come ricordi. La coscienza produce immagini che agiscono sui centri, i quali, a loro volta, danno risposte esterne (motorie) o interne (vegetative). Ogni risposta data da un centro è captata dai sensi interni e dalla coscienza; grazie a questo, si ha cognizione delle operazioni effettuate (retroalimentazione della risposta) che vengono inoltre impresse nella memoria. Questa è la base dell'apprendimento, che si perfeziona con la ripetizione delle operazioni. Nella coscienza si producono alterazioni se, per qualche circostanza, si bloccano gli impulsi che dovevano arrivare dai sensi o dai centri di risposta o dalla memoria. Questo succede anche quando gli impulsi che arrivano alla coscienza sono eccessivi. L'intensità degli impulsi che percorrono il circuito è variabile: a volte essi sono dotati di un'energia normale (entro le soglie); a volte di un'energia eccessiva (al di sopra delle soglie di tolleranza); a volte di energia nulla (blocco). Se in un centro la risposta si blocca mentre ad esso arrivano impulsi provenienti dalla coscienza, il centro stesso si sovraccarica di energia; come conseguenza, la carica si sposta ad altri centri, producendo risposte sbagliate: per esempio, risposte motorie inibite producono un sovraccarico nel centro vegetativo, che dà risposte interne inadeguate, sfocianti spesso in disfunzioni organiche o in somatizzazioni. Lo stesso può succedere se si bloccano determinate risposte emotive che normalmente dovrebbero manifestarsi con espressioni motorie. La funzione della catarsi è quella di rendere possibile lo sblocco, facendo diminuire, così, i sovraccarichi energetici che mettono in pericolo il circuito. Quando abbiamo lavorato con la ginnastica psicofisica abbiamo constatato che a volte un centro agisce in sostituzione di un altro, e che altre volte una parte ne sostituisce un'altra. Abbiamo anche verificato che il grado di allenamento dei centri è diverso nelle singole persone. Per mezzo degli esercizi che abbiamo appreso, abbiamo tentato di mettere in attività i centri e le parti che presentavano difficoltà di funzionamento. La ginnastica psicofisica ha permesso di individuare i problemi che si presentano nelle risposte e di riordinare l'energia dirigendola verso i punti adeguati di scarica. In quest'ultimo caso la funzione catartica del lavoro psicofisico risulta evidente. Adesso dobbiamo chiederci: che cosa fare quando gli impulsi si bloccano prima di arrivare ai centri? Dobbiamo agire o a livello di sensi interni (nel caso di anestesie intracorporee ovvero di perdita della consapevolezza di certe zone del corpo); o a livello di formazione delle immagini (nei casi di assenza, sostituzione o errata ubicazione delle immagini nello spazio di rappresentazione della coscienza). Tutti questi casi saranno trattati nelle lezioni sulle trasferenze.

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Nelle lezioni precedenti abbiamo lavorato anche sulla distensione, cercando di diminuire le cariche che, trasformate in sensazioni interne, danno luogo a impulsi dannosi per il buon funzionamento del circuito. Ma è chiaro che possono esistere fonti di tensione molto lontane dai punti in cui le tensioni stesse si manifestano. Così, per esempio, un contenuto di memoria può manifestarsi come immagine ossessiva che aumenta la tensione emotiva e motoria. In questo caso, la distensione agisce non solo diminuendo le cariche in certi punti corporei, ma anche spostando l'attenzione dall'immagine perturbatrice a immagini controllabili ... Ad ogni modo le cariche spostate richiedono una apertura catartica. Catarsi profonda La catarsi, come tecnica, è consigliabile nei casi di inquietudine generale, di ansietà, di incomunicabilità e in presenza di blocchi di qualsiasi genere. A volte è sufficiente il sondaggio catartico, altre volte è necessario arrivare ad una catarsi profonda. Prima di entrare in tema dobbiamo ricordare che esistono molte forme empiriche di catarsi. Tutte le attività (come ridere, piangere, correre, gridare, ecc.) dopo le quali si registra una sensazione di sollievo, sono forme di catarsi. Il nostro interesse, però, è quello di imparare ad usare tecniche precise (di sondaggio o di catarsi profonda) che portino direttamente ai problemi, problemi che possono essere attuali, biografici, o anche solo immaginari. Dobbiamo imparare ad arrivare ai "nodi" psichici e a liberare le loro cariche nella maniera più semplice e rapida possibile. Il lavoro di catarsi proposto in questa lezione è diviso nei seguenti passi: 1. Esame interno 2. Relax 3. Sviluppo della catarsi 4. Scarica 5. Sintesi Passo 1: si chiede al soggetto di fare un esame interno al fine di individuare quei problemi che gli risultino più difficili da comunicare. Dopo questa proposta il soggetto viene lasciato da solo per alcuni minuti. Passo 2: la guida si colloca accanto al soggetto, invitandolo ad effettuare un buon relax della muscolatura esterna. Passo 3: la guida utilizza tutte le tecniche del sondaggio catartico, fino ad arrivare al momento in cui il soggetto comincia ad esprimersi liberamente; a quel punto la guida rimane in silenzio. Passo 4: il soggetto arriva a parlare dei problemi che al momento dell'esame interno aveva ritenuto impossibile comunicare. Passo 5: la guida ed il soggetto sintetizzano il lavoro fatto, dando così coerenza all'intero processo. Raccomandazioni 1. E' conveniente che il luogo di lavoro sia silenzioso ed abbia una luce soffusa. E' importante fare in modo di non essere interrotti da altre persone. 2. I partecipanti devono sedersi uno accanto all'altro, in modo che il soggetto non abbia la sensazione di essere osservato dalla guida. 3. La guida farà in modo che le sue espressioni siano precise e amabili, cercando di stabilire una comunicazione affettuosa. La guida non rimprovererà o giudicherà il soggetto in nessun caso. 4. La guida non menzionerà mai il nome del soggetto. 5. La guida prenderà nota degli indicatori che si presentano. Osservazioni Una delle prime difficoltà che si presentano con i soggetti fortemente bloccati è la loro affermazione difensiva di non avere problemi che non possono raccontare. A volte anche il soggetto che la fa, sa che tale affermazione è falsa. In questo caso, si potrà proseguire il lavoro per diverse sedute, avanzando man mano che tra guida e soggetto aumenti la fiducia reciproca.

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Tale argomentazione difensiva può anche essere dettata da una mancanza di fiducia nella tecnica o nella capacità della guida. E' chiaro che più forte è il problema di comunicazione del soggetto, più duro sarà il suo giudizio sulla guida e più forte la sua tendenza alla razionalizzazione. In molti casi, il soggetto pensa che il rischio sia maggiore dei risultati; a rigore non esiste alcun rischio, anche se, senza dubbio, la catarsi compromette l'immagine di sé del soggetto oppure l'immagine con cui egli si presenta agli altri. Può anche succedere che il soggetto stesso non capisca i propri problemi fondamentali, in quanto il suo sistema di tensione riesce a bloccare i suoi contenuti. In questo caso i problemi maggiori sono spesso nascosti da difficoltà di poca importanza. Un'altra possibile fonte di difficoltà è la tendenza di certi soggetti a fare interpretazioni prima del lavoro catartico, razionalizzando i problemi secondo schemi teorici. Le difficoltà menzionate saranno superate se la guida, avendo cura di evitare ogni forma di discussione o di contrasto, chiarirà al soggetto la sua situazione. Proprio queste osservazioni che stiamo facendo potranno essere commentate liberamente con il soggetto prima di cominciare il lavoro. Durante la prima fase, cioè l'esame interno, il soggetto cercherà di stabilire molto chiaramente quali sono i problemi che gli sembrano impossibili o comunque molto difficili da esporre alla guida; oltre a questo, il soggetto dovrà aver cura di chiarire a sé stesso quali sono i problemi che gli rendono difficile la comunicazione con altre persone. Con il rilassamento esterno si cerca di fare in modo che il soggetto noti ogni problema o difficoltà nel momento stesso in cui sorge: infatti essi sono accompagnati da tensioni che il soggetto non noterebbe senza un previo rilassamento della muscolatura esterna. La comparsa delle tensioni servirà anche come indicatore per la guida. Inoltre, il relax sarà utile per far diminuire gli impulsi secondari che possono retroalimentare il circuito e rinforzare il blocco. Nella fase di sviluppo della catarsi la guida non chiede al soggetto di comunicargli i problemi emersi nell'esame interno, ma utilizza le tecniche del sondaggio catartico. Nella misura in cui avanza nel processo, il soggetto tende a orientarsi verso i problemi previamente fissati nell'esame. A volte succede anche che il soggetto scopra, durante la fase di sviluppo, problemi che vanno oltre quelli fissati nell'esame, comprendendo così che i primi erano razionalizzazioni o spostamenti dei temi di base. Ma è stato grazie ai problemi identificati nell'esame, che il soggetto ha potuto prendere contatto con altri temi di maggior interesse. Numerose e varie sono le difficoltà che possono sorgere. Molte di esse verranno analizzate nelle lezioni dedicate alle trasferenze.

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PRATICHE DI TRASFERENZA

LEZIONE 1 INTRODUZIONE ALLA TRASFERENZA.

Nella lezione precedente abbiamo considerato brevemente i casi in cui gli impulsi si bloccano prima di arrivare ai centri di risposta. Nell'anestesia intracorporea, che è un blocco di questo tipo, il soggetto non sente, per esempio, tensione nel sesso e manifesta sintomi di impotenza. Un secondo tipo di blocco degli impulsi si dà quando una situazione conflittuale viene dimenticata invece di essere integrata o scaricata catarticamente. Un terzo tipo di blocco appare quando il soggetto si trova in uno stato depressivo continuo. In questo stato il soggetto sperimenta tensioni che non possono essere eliminate attraverso il relax o le pratiche catartiche. Questi casi, insieme ad altri più complessi, ci invitano ad avvicinarci a tecniche più difficili di lavoro interno, conosciute con il nome di "trasferenze". Le trasferenze hanno lo scopo di produrre un'integrazione di contenuti mentali. Esse, a differenza delle pratiche catartiche, non procedono attraverso la scarica esterna delle tensioni, ma piuttosto spostano, trasferiscono le cariche psichiche da certi contenuti ad altri, con il fine di equilibrare il sistema di ideazione del soggetto, il suo "scenario" mentale. In realtà, la coscienza trasferisce continuamente cariche da alcuni contenuti ad altri. Tuttavia, per varie ragioni, può accadere, a volte, che alcuni contenuti rimangano isolati e si producano pertanto dissociazioni. Dal punto di vista psicologico, la vita umana dovrebbe consistere in una progressiva integrazione di contenuti. In questo senso, la trasferenza come tecnica tende a ristabilire il normale processo di integrazione che si svolge nella coscienza e che in certe occasioni risulta disturbato da dissociazioni accidentali. Così come esistono espressioni catartiche naturali, esistono anche operazioni trasferenziali naturali, che hanno luogo durante i sogni e gli insogni, attraverso le attività artistiche, erotiche o religiose. Qui non stiamo definendo queste attività come trasferenziali, ma stiamo piuttosto spiegando che in esse avvengono delle trasferenze. Nel sonno paradossale, per esempio, (sonno con sogni, con immagini) si producono trasferenze che integrano ed ordinano contenuti; ma queste avvengono mentre la memoria riorganizza i dati ricevuti durante il giorno, mentre vari tipi di tensione si distendono ed il corpo riposa. Quindi il sonno compie numerose funzioni, una delle quali è quella trasferenziale. Molti fenomeni catartici, eliminando sovraccarichi energetici, permettono lo svolgimento delle trasferenze. Viceversa vari fenomeni trasferenziali liberano resti di sovraccarichi energetici che possono allora venire espressi catarticamente. Sebbene assolvano funzioni diverse, la catarsi e la trasferenza spesso agiscono in concomitanza. Vedremo più avanti che, nei casi in cui il soggetto manifesta una tensione eccessiva, sarà necessario provocare una scarica catartica prima di iniziare il lavoro trasferenziale. Studieremo anche in quali casi un'abreazione catartica risulta inopportuna perché lascia senza una carica adeguata i contenuti interni che si vogliono integrare. Tensioni e climi. Gli impulsi e le loro trasformazioni Nelle lezioni di autoconoscenza abbiamo fatto una prima distinzione tra tensioni e climi, spiegando che mentre i climi sono sensazioni globali e indefinite, le tensioni sono in rapporto con la muscolatura esterna ed interna e, a volte, con le immagini mentali. Abbiamo anche menzionato vari tipi di climi, come quelli di abbandono, di violenza, di solitudine, di ingiustizia, di oppressione, di insicurezza, ecc. Quando abbiamo studiato le tecniche catartiche, abbiamo dedicato speciale attenzione alle tensioni permanenti, mentre non ci siamo occupati molto delle tensioni occasionali. Analogamente, quando lavoriamo con le tecniche trasferenziali, il nostro interesse è posto sui "climi fissati", cioè su quei climi permanenti che operano come sottofondo emotivo costante nella vita quotidiana. Essi occupano il campo centrale della nostra coscienza solo in determinate circostanze. I climi non hanno carattere preciso, ma piuttosto un carattere poco determinato e diffuso. Alcuni non sono accompagnati da immagini visive. I climi sorgono da sensazioni cenestesiche interne che sono prodotte o

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da disfunzioni organiche o da impulsi provenienti dalla memoria o dalla coscienza. Gli impulsi sono convertiti in immagini cenestesiche che a loro volta agiscono sui centri vegetativo, sessuale ed emotivo. Tali centri inviano risposte interne che producono un nuovo insieme di sensazioni ("retro-alimentazione" degli impulsi). Quando il nuovo insieme di sensazioni viene captato dai sensi interni, esso raggiunge la coscienza in una forma diffusa, proprio come avviene nei casi di disfunzioni organiche. Nella coscienza queste sensazioni cenestesiche diffuse possono venire tradotte in immagini (visive, auditive, ecc.) che corrispondono ai sensi esterni. Dunque, attraverso il meccanismo di traduzione degli impulsi, sia una disfunzione organica che una sovraccarica sessuale o emotiva possono trasformarsi in immagini, spesso di tipo visivo. Però tali immagini relative ai sensi esterni, prodotte in questo modo, sono sempre accompagnate da un clima emotivo diffuso che è caratteristico degli impulsi originali provenienti dall'intracorpo. Il fenomeno di traduzione degli impulsi cenestesici in immagini proprie dei sensi esterni aumenta nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa. Infatti, gli impulsi cenestesici, che nella veglia raggiungono la coscienza solo come climi diffusi, nel sonno vengono tradotti in immagini visive intense e nitide. Questo accade perché, quando il livello di coscienza di una persona si abbassa, i suoi sensi esterni, come ad esempio la vista, si sconnettono dal mondo esterno mentre la soglia di percezione dei sensi interni si amplia considerevolmente. Vediamo un esempio. La sensazione risultante da una cattiva posizione di un braccio, che in veglia viene interpretata come "formicolio", nel sogno, può apparire tradotta in immagini visive in cui appaiono delle formiche che camminano sul braccio stesso. Queste immagini, nel sogno, hanno la funzione di aiutare la persona a correggere la posizione del braccio senza svegliarsi. Esse, però, possono anche dar luogo, per associazione, ad una lunga catena di altre immagini, dalle quali si forma la trama, l'argomento, più o meno complicato del sogno. Un aumento di acidità nello stomaco può venire tradotto nell'immagine visiva di un incendio; un problema di tipo respiratorio in un'immagine in cui il dormiente viene seppellito; una disfunzione cardiaca in una frecciata; un eccesso di gas intestinale può apparire come il volo di un pallone, e una sovraccarica sessuale può venire tradotta in immagini visive, auditive e tattili relative al sesso opposto. Gli stimoli provenienti dal mondo esterno possono essere semplicemente deformati senza essere necessariamente tradotti da un senso ad un altro. Per esempio, lo squillo del telefono può diventare, nel sogno, un suono di campane; qualcuno che bussa alla porta può diventare il vecchio calzolaio che si trova in tante favole; le lenzuola avvolte intorno alle gambe possono diventare una palude piena di ostacoli, che però possiede qualità tattili simili a quelle dello stimolo. Abbiamo, dunque, fatto distinzione tra due differenti tipi di trasformazione degli impulsi: la "traduzione" e la "deformazione". Un altro importante caso di trasformazione degli impulsi è quello che chiamiamo "assenza". Questa si manifesta nelle anestesie intracorporee, caratterizzate dalla mancanza di sensazione di membra o di organi o da qualche carenza o difetto in un senso esterno. L'assenza di questi impulsi sensoriali viene sperimentata come clima di "mancanza di identità", di "sconnessione dal mondo", ecc. Nei livelli bassi di coscienza, l'assenza di tali stimoli può essere compensata da differenti deformazioni o traduzioni, che dipendono dal tipo di catena associativa che meglio compie la funzione di equilibrare lo psichismo. II - Percezione e rappresentazione. Catene associative. Quando percepiamo un oggetto, possono succedere due cose: o lo riconosciamo come già percepito oppure ci rendiamo conto che si tratta di un oggetto nuovo. Possiamo effettuare questa distinzione grazie al fatto che gli impulsi percettivi vanno sia alla memoria sia alla coscienza e subiscono nella memoria una rapida analisi in cui vengono confrontati con gli impulsi registrati precedentemente. Dopo questa analisi, la memoria invia un segnale completo alla coscienza, la quale "riconosce" o non "riconosce" l'oggetto percepito. Gli impulsi che hanno origine nei sensi (come sensazioni) quando raggiungono la coscienza sono strutturati come percezioni; allo stesso modo i dati forniti dalla memoria vengono strutturati nella coscienza come rappresentazioni. Il grado di accordo tra percezione e rappresentazione permette alla coscienza o di riconoscere lo stimolo come già percepito o di non riconoscerlo. Quando una persona percepisce un oggetto nuovo per la prima volta, la memoria consegna in ogni modo alla coscienza un'informazione incompleta su di esso, attraverso la quale la coscienza può definire o

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collocare l'oggetto stesso grazie alla sua somiglianza, contiguità o contrasto con classi di oggetti o parti di altri oggetti. In questi casi, il soggetto dirà che il nuovo oggetto è per certe caratteristiche simile ad un altro, che non può essere simile ad un altro ancora, ecc. Per ogni percezione esiste una rappresentazione ad essa corrispondente. Le rappresentazioni scattano in sequenze dalla memoria. Chiamiamo "catene associative" queste sequenze di rappresentazioni, questi treni di impulsi mnemonici. Nella coscienza, le catene associative che appaiono in evidenza sono quelle primarie, cioè quelle che sono in rapporto diretto con l'oggetto percepito. Tuttavia ne sorgono anche altre che servono al funzionamento dinamico della coscienza stessa. Se non esistesse quest'ultimo tipo di catene associative, la coscienza funzionerebbe solo "fotograficamente", cioè solo sulla base del riconoscimento o del non-riconoscimento degli impulsi che le arrivano. In realtà, la coscienza lavora con sequenze dinamiche di associazione e non con "fotografie" statiche di ciò che arriva ad essa. Supponiamo ora che la memoria sia stimolata da impulsi che arrivano dai sensi interni o cenestesici e che, nello stesso tempo, le giungano altri impulsi provenienti dai sensi esterni. In questo caso, la memoria consegnerà informazioni alla coscienza che effettuerà, attraverso di essa, il riconoscimento dell'ambiente esterno. E' chiaro allora che se il soggetto, mentre sta svolgendo determinate attività nel mondo, riceve contemporaneamente dall'interno del suo corpo impulsi sgradevoli dovuti per esempio ad una disfunzione vegetativa, egli sperimenterà un riconoscimento relativamente "climatizzato" del mondo. Per esempio, una persona con una malattia epatica vede senza piacere anche un quadro molto bello; una irritazione viscerale fa sì che la persona configuri l'ambiente esterno come qualcosa di irritante; una contrazione muscolare profonda produce una percezione contratta del mondo. Quindi, risulta chiaro che numerose catene associative che appaiono nella coscienza sono suscitate sia da impulsi esterni che da impulsi interni che stimolano la memoria. Abbiamo detto che le associazioni vengono effettuate o per similitudine o per contiguità o per contrasto. Esaminiamo separatamente ciascun caso. Se qualcuno dice "montagna" ed io associo questa parola con "grattacielo", l'associazione è avvenuta per similitudine; se io rispondo neve, essa è data per contiguità; se rispondo abisso, per contrasto. Nelle associazioni per similitudine le rappresentazioni si legano a ciò che è simile; in quelle per contiguità a ciò che si trova o si è trovato a contatto con l'oggetto in questione, e in quelle per contrasto a ciò che si oppone ad esso. Usando queste tre vie associative, la coscienza può stabilire anche relazioni più complesse; parliamo delle relazioni di differenziazione, complementazione, e sintesi, per effettuare le quali, tuttavia, è necessaria anche l'attività dei meccanismi di astrazione. Dunque, le vie associative che abbiamo descritto servono sia al lavoro razionale che a quello immaginario della coscienza. Quando il soggetto controlla o dirige volontariamente le sue catene associative, parliamo di "immagini dirette"; quando invece appaiono treni di rappresentazioni senza controllo, parliamo di "immagini libere". Quando ricordo ordinatamente gli oggetti della mia stanza, procedo attraverso la rappresentazione diretta; quando divago o lascio giocare liberamente i meccanismi associativi, procedo attraverso la rappresentazione libera. III - Associazioni e livelli di coscienza Nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa, le associazioni dirette diminuiscono e quelle libere aumentano. Il confronto razionale dei dati diventa più difficile e, in generale, l'attenzione non dirige più le attività della coscienza. Di conseguenza, anche le capacità di critica e di autocritica diminuiscono. Quindi, quando il livello di coscienza si abbassa, questi meccanismi che chiamiamo di "reversibilità" tendono a bloccarsi; viceversa, essi tendono a sbloccarsi quando il livello di coscienza si alza. Sono proprio i meccanismi di reversibilità che permettono alla coscienza di dirigere le sue operazioni in un modo più o meno "volontario". In altre parole, i meccanismi di reversibilità sono in azione quando la coscienza dirige deliberatamente la sua attenzione verso la fonte degli impulsi. Quest'ultimo è il caso dell'evocazione (attenzione più memoria), che si distingue dalla semplice rimemorazione nella quale gli impulsi arrivano alla coscienza dalla memoria senza l'intervento dell'attenzione. Il primo caso di reversibilità è conosciuto come appercezione (attenzione più percezione) che si distingue dalla semplice percezione nella quale i dati arrivano alla coscienza senza che questa si diriga deliberatamente verso la fonte dello stimolo. Le operazioni della coscienza che chiamiamo "razionali" sono proprie del livello di veglia e pertanto sono caratterizzate dal funzionamento dei meccanismi di reversibilità. Al contrario, le operazioni tipicamente

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"irrazionali" del livello di sonno si impongono alla coscienza con tutto il potere suggestivo delle loro immagini; c'è assenza delle funzioni critiche a causa del blocco dei meccanismi di reversibilità. Nel livello di coscienza intermedio che chiamiamo di dormiveglia, e che si manifesta quando ci svegliamo o ci addormentiamo o negli stati di fatica, l'attività dei meccanismi di reversibilità risulta solo parzialmente bloccata. Esistono altri casi importanti in cui l'attività dei meccanismi di reversibilità diventa parziale: si tratta degli stati alterati di coscienza, come la forte suggestionabilità, l'ipnosi, l'allucinazione, ecc.; questi sono tutti stati alterati, anche se il livello di coscienza del soggetto è sempre quello di veglia. Gli stati alterati hanno prodotto non poca confusione nella psicologia classica dalla quale sono stati interpretati in modo assai scorretto; per esempio, tuttora alcuni credono che l'ipnosi sia uno stato speciale di sonno, che le allucinazioni siano semplici simulazioni, ecc. Nello speciale stato alterato che chiamiamo "coscienza emozionata", i meccanismi di reversibilità funzionano solo parzialmente, anche se la coscienza continua ad effettuare le sue altre operazioni secondo le normali necessità del livello di veglia. IV - Lo spazio di rappresentazione Quando percepiamo visivamente un oggetto, lo vediamo collocato in un determinato luogo dello spazio. Dell'oggetto possiamo valutare l'altezza, la larghezza, la lunghezza, ed in generale il volume; possiamo anche decidere se esso è più vicino o più lontano a noi di altri oggetti. Il fenomeno della percezione visiva è molto complesso. Tuttavia è possibile affermare che ogni oggetto percepito è dotato sia di colore che di estensione; queste due categorie sono inseparabili e formano una struttura. Analogamente, quando si rappresenta visivamente un oggetto, il colore non esiste senza la estensione e viceversa. Per questo fenomeno non esiste differenza tra percezione e rappresentazione. Se, per esempio, immaginiamo di vedere un determinato oggetto attraverso un vetro trasparente, il vetro, anche se trasparente, dovrà pur sempre avere una certa caratteristica di colore (una tinta leggermente grigia, una certa diafanità) che permetterà di distinguerlo dagli altri oggetti. Se, d'altra parte, immaginiamo una macchia rossa, ad essa potremo dare un'estensione tanto grande da non avvertirne i limiti, o tanto piccola che essa ci apparirà appena come un punto. Tuttavia, in entrambi i casi, saremo sempre in grado di determinare la sua estensione, oltre al suo colore. Quando percepiamo un oggetto, questo si sposta o permane in un luogo dato indipendentemente dalle nostre operazioni mentali di osservatori. Lo stesso succede con il colore: i corpi percepiti mantengono o modificano il proprio colore indipendentemente dall'osservatore. Sia l'osservatore che l'oggetto, o entrambi contemporaneamente, possono cambiare posizione; però in ogni caso, l'osservatore percepirà questi movimenti come indipendenti dalle sue altre operazioni mentali. Naturalmente, a volte si verificano illusioni, come quando l'osservatore interpreta un proprio spostamento come un movimento dell'oggetto e viceversa. Però in ogni caso queste illusioni non influenzano l'oggetto che è esterno alla coscienza. Nel processo di rappresentazione accade qualcosa di molto differente: il colore di un oggetto rappresentato può essere modificato attraverso operazioni mentali; lo stesso vale per l'estensione dell'oggetto che è in rapporto con l'apparente distanza tra l'osservatore e l'oggetto stesso. In casi eccezionali, come quelli di allucinazione, la rappresentazione acquista maggior forza della percezione e inoltre viene collocata nello spazio "esterno" in modo tale che l'oggetto rappresentato viene considerato come percepito. Normalmente gli oggetti percepiti vengono distinti da quelli rappresentati, in primo luogo perché sono indipendenti dalle operazioni mentali dell'osservatore, ed in secondo luogo perché la loro immagine possiede maggior nitidezza ed intensità; tuttavia questa seconda proprietà non risulta essere decisiva in tutti i casi. Quando chiudo gli occhi e rappresento un oggetto che prima ho percepito, avverto che esso continua ad essere "esterno" a me, anche se mi rendo conto che la sua immagine dipende da operazioni mentali che avvengono nel mio interno. L'oggetto viene rappresentato in uno spazio simile a quello della percezione; è chiaro però, che si tratta di due spazi distinti. Chiamiamo "spazio di rappresentazione" lo spazio in cui gli oggetti vengono rappresentati. E' possibile distinguere i due spazi grazie alla sensazione tattile delle palpebre chiuse e grazie al caratteristico insieme di sensazioni che corrispondono alle operazioni di rappresentazione. Abbiamo detto che quando rappresento un oggetto esso appare collocato al mio "esterno", fuori di me, come se si trattasse di un oggetto percepito; questa è un'illusione che sorge perché l'oggetto rappresentato risulta collocato nello strato più esterno, nella cappa più periferica dello spazio di rappresentazione. Se ora

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sposto l'immagine dell'oggetto verso il centro della mia testa, mi posso rendere conto che questo movimento fa sorgere il limite tra l'apparente spazio "esterno" e lo spazio interno; questo limite spaziale deriva dalla traduzione in immagine visiva del limite tattile delle mie palpebre e del limite della mia cenestesia generale. Lo spazio di rappresentazione è tridimensionale come quello di percezione. Tutte le immagini possono essere collocate in esso come oggetti tridimensionali. Secondo la "profondità" o "l'altezza" che le immagini hanno nello spazio di rappresentazione, gli impulsi sono poi inviati a determinati centri di risposta. Vediamo un esempio di questo funzionamento. Posso immaginare la mia mano che si muove verso un oggetto senza sentirla: la immagino cioè dal "di fuori"; quando l'immagino in questo modo, la mano non si muove realmente. Se, invece, sento la mia mano dal "di dentro" mentre si sposta, l'immagine relativa a questa sensazione è un'immagine cinestetica e non visiva. In questo caso la mano si muove realmente ed io sento i muscoli spostarsi nella direzione immaginata. C'è stato movimento perché ho collocato l'immagine adeguata nel preciso livello, nella precisa profondità dello spazio di rappresentazione. Le immagini che corrispondono ai sensi esterni (vista, udito, olfatto, gusto e tatto) non producono l'attivazione del centro motorio; piuttosto esse "tracciano" il cammino lungo il quale avverrà lo spostamento del corpo quando questo si muoverà per azione delle immagini appropriate, che sono quelle che corrispondono ai sensi interni cinestesico e cenestesico. Il corpo si muove solo se le immagini di questi sensi interni sono collocate nel corretto strato di profondità e nel corretto livello verticale dello spazio di rappresentazione, ed inoltre solo se possiedono una "carica" adeguata. Se si sbaglia la profondità, può non esserci risposta. Se l'altezza è scorretta, può rispondere un'altra parte del corpo invece della mano (per rimanere nel nostro esempio). Infine, se la carica di cui l'immagine è dotata non è adeguata, la risposta può essere o troppo debole o troppo forte. Lo spazio di rappresentazione è lo "schermo" o "monitor" sul quale la coscienza avverte le sue proprie operazioni; operazioni che, a volte può dirigere attraverso il suo meccanismo attenzionale. E' chiaro però che tali operazioni possono apparire nello spazio di rappresentazione in modo automatico, senza la partecipazione dell'attenzione. E' importante considerare che in generale gli impulsi provenienti dai sensi interni ed esterni, dalla memoria e dalle operazioni della coscienza stessa, finiscono per essere trasformati in immagini che si collocano in diversi livelli di altezza e di profondità dello spazio di rappresentazione. Da quanto detto sui fenomeni di trasformazione degli impulsi (traduzione, deformazione ed assenza) è possibile comprendere che i fenomeni di coscienza ammettono un'enorme capacità combinatoria e che il movimento delle "cariche" e dei contenuti nei diversi livelli dello spazio di rappresentazione permette un grande numero di processi catartici e trasferenziali. Esercizio n. 1 La guida chiede al soggetto di ricordare una scena piacevole della sua vita, e lo sollecita, poi, a differenziare fra le tensioni muscolari e i climi emotivi che sono apparsi. In seguito, la guida chiede al soggetto di rifare un'operazione simile ma con dei ricordi sgradevoli. Il senso dell'esercizio è quello di distinguere le tensioni dai climi. Esercizio n. 2 La guida chiede al soggetto di descrivere ordinatamente gli oggetti che gli appaiono quando entra in casa sua e poi all'interno della sua stanza. Quindi, la guida chiede al soggetto di descrivere, secondo libere associazioni, le immagini che gli sorgono quando rappresenta quella stanza facendo soprattutto attenzione a non razionalizzare tali operazioni. Lo scopo dell'esercizio è quello di distinguere tra catene associative dirette e catene associative libere. Bisogna specificare, però, che nelle catene dirette il livello di coscienza tende ad essere di veglia e nelle catene libere tende ad essere di dormiveglia. Bisogna discutere, inoltre, il lavoro dei meccanismi di reversibilità in entrambi i casi. Esercizio n. 3

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La guida, che ha preso nota delle catene libere dell'esercizio precedente, discute con il soggetto le associazioni per similitudine, contiguità e contrasto. Esercizio n. 4 In questo esercizio, come nei seguenti, il soggetto dovrà raccontare ciò che gli accade nel momento stesso in cui gli accade. La guida chiede al soggetto di rilassarsi profondamente; quindi di visualizzare un'immagine nella quale veda sé stesso, e di immaginare di scendere verso luoghi profondi, utilizzando scale, ascensori, corde, ecc. Quindi gli chiede di ritornare al piano (cioè al livello) di partenza e, da lì, di salire verso luoghi alti. Infine di ritornare di nuovo al piano medio di partenza. Il soggetto dovrà rilevare le razionalizzazioni e le difficoltà che sono apparse nelle sue catene libere, durante gli spostamenti attraverso le diverse altezze dello spazio di rappresentazione. Esercizio n. 5 La guida chiede al soggetto di visualizzare un'immagine in cui veda sé stesso e di muoversi liberamente nel paesaggio immaginato. Quindi, gli chiede di riprendere la strada che ha utilizzato, fino ad arrivare al punto iniziale. Il soggetto dovrà esporre le difficoltà che ha incontrato nell'"andare avanti" e nel "tornare indietro" orizzontalmente in un qualunque livello dello spazio di rappresentazione. Esercizio n. 6 La guida chiede al soggetto di visualizzare un'immagine di sé stesso, e di contrarla sempre di più, rimpicciolendosi rispetto agli altri oggetti del paesaggio in cui si trova collocato. Poi gli chiede di immaginare un ritorno alla sua misura iniziale e di crescere sempre di più, per poi ritornare, alla fine, alle dimensioni normali. Il soggetto dovrà raccontare le difficoltà incontrate nelle contrazioni e nelle espansioni del suo spazio di rappresentazione. Con questa serie di esercizi si è effettuato un primo avvicinamento ai lavori con immagini che saranno propri delle trasferenze.(2)

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LEZIONE 2 INTRODUZIONE ALLA TRASFERENZA

I - Spazio di rappresentazione e livelli di coscienza Nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa, le soglie di percezione dei sensi esterni si restringono e quelle dei sensi interni si ampliano. Come conseguenza di questo, le immagini rappresentate si collocano nella parte più interna dello spazio di rappresentazione. Inoltre, aumentano i fenomeni di traduzione e di deformazione degli impulsi percettivi e aumenta anche l'effetto suggestivo delle immagini, dato che i meccanismi di reversibilità si bloccano. Nelle immagini del sonno profondo, il soggetto spesso "vede" sé stesso partecipare alla scena rappresentata; questo non avviene nella rappresentazione caratteristica del livello di veglia: in veglia il soggetto rappresenta il mondo "fuori di sé" e lo osserva a "partire da sé". La partecipazione dell'immagine di sé alla scena rappresentata non si dà solo nei sogni ma anche nei ricordi appartenenti ad un'epoca remota. Una persona adulta di solito "vede" sé stessa partecipare alle scene rappresentate quando ricorda i tempi dell'infanzia, o per lo meno, tempi molto lontani dal momento in cui vive. Se invece la persona ricorda una scena avvenuta pochi minuti prima, la rappresenta come esterna a sé, vedendola da dentro di sé. Quando vede se stesso partecipare alla scena sognata, il soggetto colloca il suo punto di osservazione in un luogo più interno di quello in cui sono collocate le immagini. Dunque, anche il punto di osservazione diventa più interno nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa. Facciamo un esempio per illustrare questo curioso fenomeno. Supponiamo che, mentre sono in veglia, ci sia davanti a me un piccolo oggetto che voglio prendere. Chiudo gli occhi e rappresento l'oggetto nella periferia del mio spazio di rappresentazione (la quale apparentemente coincide con lo spazio esterno). Io "vedo" l'oggetto da un punto che è collocato approssimativamente nella zona degli occhi. In questa situazione, con gli occhi chiusi, se voglio prenderlo, posso calcolare la distanza per arrivare ad esso e poi allungare il braccio ed aprire le dita. Se invece rappresento l'oggetto "dentro la mia testa", "vedo" l'oggetto da un punto di vista che ora è più interno e che ha una collocazione che riesco a sperimentare come "dietro i miei occhi". In questo secondo caso avrei dei seri problemi se volessi prendere l'oggetto in quanto esso è collocato in uno spazio interno non utilizzabile per le operazioni corporee esterne. Analogamente, quando il livello di coscienza si abbassa e le soglie di percezione esterna si restringono, l'attività corporea cessa. Infatti, le immagini dei sogni si collocano in un luogo dello spazio di rappresentazione più interno che le immagini ed anche il punto di vista diventa più profondo. Nel sogno il soggetto può persino rappresentare sé stesso senza che questa né altre immagini possano, a causa della loro collocazione, attivare il movimento del corpo nello spazio esterno. Se le immagini del sogno si collocassero nella parte più esterna dello spazio di rappresentazione, le immagini visive attiverebbero il centro motorio funzionando da "traccianti" del movimento che verrà effettuato attraverso immagini cinestetiche. In questo caso dunque, il soggetto avrebbe il corpo in permanente attività e al limite potrebbe anche alzarsi e camminare nella direzione tracciata dalle sue immagini "esterne". Questo non avviene proprio per il fatto che le immagini oniriche sono interne. L'unica attività motoria residua è data dal movimento degli occhi che seguono le immagini oniriche. Nei casi di sonno alterato (incubi o sonnambulismo) è proprio la collocazione anormale delle immagini che produce i movimenti del corpo nello spazio esterno: il soggetto può agitarsi, parlare, ridere, ecc., perché la sua connessione con il mondo esterno non è annullata (sia per la forte pressione esercitata da certi contenuti o stimoli interni che provocano un "rimbalzo" di livello di coscienza, sia per uno stato eccessivo di allerta verso il mondo esterno). In sintesi diciamo che le immagini si fanno sempre più interne nello spazio di rappresentazione nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa e viceversa. Nel sogno, sia i ricordi relativi a percezioni effettuate con i sensi esterni sia i ricordi le cui immagini non corrispondono a questi sensi ma sono traduzioni di impulsi captati dai sensi interni, vengono collocati nella parte più interna, profonda dello spazio di rappresentazione. E' proprio grazie a questa collocazione che la "carica" posseduta da tali immagini si trasferisce all'intracorpo.

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Per chiarire meglio questo punto, consideriamo un soggetto che, in un momento della sua vita, abbia percepito una scena sgradevole e che tale scena abbia fatto sorgere in lui una serie di climi e di tensioni sia a livello della muscolatura esterna sia a livello profondo. Anche se la scena si è verificata molto tempo addietro, ogni volta che il soggetto la evoca, i climi e le tensioni ad essa corrispondenti diventano attuali. Supponiamo ora che il soggetto dorma. Può accadere che nel sogno alcune catene associative presentino le immagini di quella scena sgradevole, oppure altre diverse da questa, ma che, come queste, mobilizzano i climi e le tensioni menzionati. Le tensioni interne così generate vengono captate dai sensi interni (cenestesia) e tradotte in immagini visive che creano una scena spesso strana. Le immagini si sviluppano e cambiano seguendo l'argomento, la trama del racconto onirico; ed è proprio attraverso questi sviluppi e cambiamenti che le "cariche" legate alle immagini iniziali passano, si trasferiscono ad altre. Questo trasferimento continua finché le tensioni profonde scompaiono. Può anche accadere però che alcune immagini o alcuni climi si ripetano continuamente nei sogni del soggetto. Questo fatto indica la presenza di contenuti più o meno ossessivi, che sono tali perché non hanno potuto trasferire ad altre immagini le loro cariche ed hanno pertanto dissociato il normale processo di trasferimento effettuato dalla coscienza. Un altro caso che si può verificare è quello del soggetto che ha bloccato i propri contenuti sgradevoli e che, pertanto, in veglia non li ricorda. Tuttavia, anche se questo accade, le tensioni profonde permanenti, legate a quei contenuti, continuano ad emettere impulsi che nei sogni vengono tradotti in immagini visive con più facilità che nella veglia, in quanto nel sonno le soglie dei sensi interni sono più ampie che nella veglia. Quindi, in questo caso, il soggetto nella veglia è consapevole di sperimentare soltanto un clima emotivo diffuso e generale che è presente - come una specie di sottofondo - in tutte le sue attività ma che non può essere messo in relazione con nessuna immagine visiva. Nel sogno, invece, tale clima è in stretto rapporto con specifiche immagini visive che sono la traduzione delle sensazioni cenestesiche relative agli impulsi emessi dalle tensioni profonde. Tali immagini sono il risultato del "tentativo" trasferenziale che la coscienza compie per liberarsi delle tensioni profonde permanenti, muovendo, spostando cariche nell'intracorpo. A questo punto cominciamo a comprendere che la tecnica trasferenziale opera dando direzione ad immagini e a climi con il fine di spostare, di dare mobilità a quelle cariche che per qualche ragione sono rimaste fissate e non hanno potuto essere liberate dal normale processo della coscienza. La tecnica trasferenziale raggiunge il suo obiettivo se sblocca cariche fisse, producendo distensioni e integrazioni equilibrate di contenuti e permettendo, così, che lo sviluppo interno del soggetto continui. Secondo quanto detto, la tecnica trasferenziale non può agire nel livello di veglia, tranne - e in forma limitata - nel caso del sondaggio trasferenziale. Non può neppure agire nel livello di sonno, perché la coscienza, in questo caso, rimane sconnessa, separata dalle situazioni esterne; questo rende impossibile alla guida qualsiasi operazione. E' ovvio allora che la trasferenza guidata dovrà essere applicata nel livello di dormiveglia; la sua efficacia sarà tanto maggiore quanto minori saranno i fenomeni di razionalizzazione da parte del soggetto, quanto migliori saranno le traduzioni dei suoi impulsi interni e quanto più intense saranno le sue rappresentazioni. Non vi sarà una trasferenza guidata neppure se si usano metodi ipnotici, giacché in questo caso si lavora con immagini indotte dalla guida e non con immagini che sono traduzioni degli impulsi del soggetto. Infine, bisogna dire che un lavoro con associazioni libere e con interpretazioni semplici di queste, produce al massimo effetti catartici; non si tratta di un lavoro proficuo perché non permette di dirigere le immagini, che in definitiva sono quelle che trasportano le cariche e che pertanto possono produrre distensioni e integrazioni. II - Profondità e livelli dello spazio di rappresentazione Nelle lezioni di distensione abbiamo imparato ad utilizzare l'immagine di una sfera che, espandendosi dal centro del petto, arriva fino ai limiti del corpo. Quando si produce tale espansione dell'immagine, contemporaneamente si registra quella distensione profonda che abbiamo chiamato "esperienza di pace". Alcune persone hanno difficoltà ad espandere e a contrarre l'immagine della sfera, ma questi inconvenienti sono dovuti a resistenze prodotte da tensioni collocate in diverse profondità dell'intracorpo. Queste tensioni, tradotte in sensazioni cenestesiche, impediscono il controllo dell'immagine proposta.

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Ogni immagine interna che si espande o che si contrae, lo fa nello spazio di rappresentazione e, pertanto, influisce con la sua carica su parti dell'intracorpo collocate a diverse profondità. Là dove l'immagine si deforma, oppure elude o interrompe il suo percorso, c'è un campo di tensione; là dove l'immagine vince una resistenza, si produce una distensione. Aggiungiamo qui che lo spazio di rappresentazione diventa più oscuro nella misura in cui le immagini si spostano verso il basso e più chiaro nella misura in cui si spostano verso l'alto. Quest'ultimo fenomeno è dovuto al fatto che l'immagine che sale si colloca a livelli dello spazio di rappresentazione sempre più prossimi ai centri ottici. Nel salire e nel discendere, le immagini possono anche deformarsi o cambiare direzione o arrestarsi; in questi casi si evidenziano campi di tensione presenti in determinati livelli dell'intracorpo. Nei punti in cui l'immagine vince le resistenze che incontra si producono, invece, distensioni. III - Riepilogo degli apparati e degli impulsi Diamo qui sotto uno schema più completo degli apparati e degli impulsi che collegano tali apparati. Con questo schema riassumiamo molti dei temi spiegati fin qui. Allo scopo di semplificare, non abbiamo riportato nello schema, relativamente all'apparato di coscienza, le vie associative ed astrattive, né il meccanismo attenzionale, né lo schermo - o monitor - delle operazioni della coscienza stessa che abbiamo chiamato spazio di rappresentazione. Inoltre abbiamo indicato le risposte esterne dei centri con una semplice freccia, senza mettere in evidenza le risposte codificate, cioè i ruoli di condotta. FIGURA 10 (file: figura10.jpg) Esercizi di revisione La guida chiede al soggetto di effettuare il relax esterno, interno e mentale. Poi gli suggerisce di fare l'esperienza di pace. Finalmente gli chiede di descrivere le difficoltà incontrate. Se il soggetto non è completamente padrone di qualche operazione, dovrà esercitarsi fino ad ottenere i risultati desiderati. Se non riesce a configurare immagini visive, il soggetto dovrà lavorare sulla Serie N. 10 della lezione N. 14 della ginnastica psicofisica. La non completa padronanza delle tecniche di relax o le difficoltà nella formazione delle immagini visive possono costituire seri impedimenti per il lavoro trasferenziale che cominceremo più avanti.

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LEZIONE 3 INTRODUZIONE ALLA TRASFERENZA.

Allegorie, simboli e segni.(3) Abbiamo detto che nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa, le immagini si collocano in una cappa sempre più interna dello spazio di rappresentazione; ora aggiungiamo che, simultaneamente a questo, si modifica il tempo di coscienza. Nella veglia si ha nozione di ciò che si ricorda (passato), di ciò che si percepisce o si rappresenta in un dato momento (presente) e di ciò che si proietta con l'immaginazione in modo diretto o associato (futuro). Nel sonno profondo, invece, le rappresentazioni corrispondenti al presente, al passato e al futuro si mischiano e a volte si sintetizzano in un solo oggetto. Di conseguenza, colui che sogna, assistendo a una rapida sequenza di immagini, ciascuna delle quali può essere composta di molti elementi, magari appartenenti a tempi differenti, ha la sensazione di provare una grande varietà di esperienze. Una scena sognata può durare pochi secondi, ma la concentrazione delle immagini in essa può essere tale che il soggetto, per raccontarla, impiega molti minuti. Oltre a questo, può succedere che il soggetto sperimenti la durata di un sogno, che per un osservatore esterno è di molte ore, come se fosse di pochi minuti. E` come se il tempo si fosse contratto. In generale le immagini si formano in base a dati di memoria. Considerate che un paesaggio, per esempio, può essere ricordato o immaginato; nel secondo caso esso viene composto utilizzando elementi appartenenti a diversi luoghi ricordati. Quando poi in una composizione immaginaria le caratteristiche di vari oggetti vengono sintetizzate o concentrate in un solo oggetto, siamo in presenza di una scena allegorica. Vediamo alcuni esempi. Ricordo una scena che ho realmente visto: degli alberi vicino a un fiume e delle montagne in lontananza. Ora, attraverso l'immaginazione, aggiungo a questo paesaggio altri elementi: un cavallo che beve nel fiume, un serpente attorcigliato intorno ad un albero, un'aquila che vola in alto e una colonna di fumo che si alza da un incendio sulle montagne. Gli elementi che ho aggiunto al primo paesaggio non appartengono ad una sola scena ricordata, ma a molte: ho concentrato, in uno stesso paesaggio, percezioni effettuate in momenti differenti. Nel primo caso ho ricordato qualcosa in maniera diretta, nel secondo ho messo insieme, per associazione, elementi diversi. Ma questi elementi associati possono subire un ulteriore processo di concentrazione e di sintesi, come avviene nell'esempio seguente: in cima alla montagna c'è un albero dal quale sgorga dell'acqua che scende formando un fiume; uno strano animale alato, un drago, si muove intorno all'albero lanciando fuoco dalla bocca; ha gambe di cavallo, corpo di serpente e ali d'aquila. Nel primo caso abbiamo presentato un paesaggio ricordato, nel secondo un paesaggio immaginato e nel terzo un paesaggio allegorico. Un'allegoria è una concentrazione, in uno stesso oggetto rappresentato, di diverse immagini associate. Essa è differente da una semplice associazione di immagini per il fatto che in quest'ultima gli oggetti, pur derivando gli uni dagli altri, non perdono mai la propria identità. Esistono anche rappresentazioni che non derivano da ricordi o da una concentrazione di immagini associate, come è per le allegorie, ma che sono prodotte dall'attività dei meccanismi astrattivi della coscienza (le vie astrattive). Chiamiamo "simboli" queste rappresentazioni. Un simbolo sorge quando da un'immagine vengono tolti tutti gli elementi accessori e di essa vengono mantenute solo le caratteristiche formali più generali. Per esempio, per estrarre un simbolo dall'immagine visiva di un campo di grano, bisognerà eliminare da essa tutti i dettagli; rimarrà allora solo la sua forma geometrica (per esempio un rettangolo) che potrà essere misurata con precisione. I comuni simboli della geometria sono un caso tipico del lavoro delle vie astrattive della coscienza. Infine, menzioniamo quelle rappresentazioni, anche esse di tipo astrattivo, che compiono delle funzioni assegnate loro per convenzione che chiamiamo "segni": è il caso dei numeri, dei segni delle operazioni aritmetiche, delle note musicali, dei simboli chimici, dei segnali del traffico ed in generale di tutti quei simboli che compiono delle specifiche funzioni convenzionali. Tuttavia, non solo i simboli, ma anche gli oggetti del mondo percettivo e le allegorie possono compiere una funzione segnica, se per consuetudine o per convenzione viene assegnato loro un significato definito: per

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esempio, un teschio sovrapposto a due tibie incrociate attualmente significa "pericolo"; un drago, che è un'allegoria, un tempo significava per gli alchimisti un certo tipo di acido, ecc. Infine, i simboli possono essere utilizzati come segni. Nell'organigramma di un'impresa, per esempio, la direzione può essere rappresentata da un rettangolo, le diverse categorie del personale da circoli, gli impiegati maschi da triangoli ecc. In una carta geografica, le capitali politiche possono essere rappresentate da stelle, le vie marittime da linee continue, le vie terrestri da linee punteggiate, ecc. Sarà molto importante, agli effetti dei nostri lavori di trasferenza, conoscere ed applicare alcuni elementi di Simbolica e di Allegorica. Non ci occuperemo, invece, di studiare i segni. Simbolica Dal punto di vista della trasformazione degli impulsi, i simboli derivano dalla traduzione o dalla deformazione astrattiva degli impulsi stessi. Noi distinguiamo i simboli in due categorie fondamentali: simboli senza "inquadramento" (punto, retta, retta spezzata, curva, incrocio di rette, incrocio di curve, incrocio di rette e curve, spirali, ec.) e simboli con "inquadramento", che si hanno invece quando rette e curve, incontrandosi, formano un circuito chiuso che separa lo spazio esterno da quello interno (quest'ultimo viene chiamato "campo"). Simboli con inquadramento sono: il cerchio, il triangolo, il quadrato, il rombo e, in genere, tutte le forme miste che includono una parte di spazio. Dove rette e/o curve si intersecano, si generano "centri manifesti". I simboli con inquadramento, quelli cioè che includono un campo, possiedono sempre un centro tacito che risulta dalla intersezione delle linee immaginarie che uniscono i vertici, o centri manifesti. Per esempio, in un quadrato, il centro tacito risulta dalla intersezione delle diagonali tracciate dai quattro vertici, o centri manifesti generati dall'intersezione dei lati. Un simbolo, quando viene incluso nel campo di un altro, ne diventa uno dei centri manifesti. Alcuni simboli senza inquadramento tendono a spostare la "energia" dell'immagine verso il loro esterno. Questo succede, in generale, con le punte. Altri tendono a spostare l'energia dell'immagine verso il loro interno: è il caso dei simboli curvi. Nei simboli con inquadramento, l'energia si concentra nei centri manifesti e in quelli taciti con intensità disuguale. Il punto, siccome non possiede inquadramento, è solo un centro manifesto che può portare l'energia in qualsiasi direzione. Il cerchio, siccome non possiede centri manifesti, concentra tutta l'energia verso il suo centro tacito. FIGURA 11 (file: figura11.jpg) FIGURA 12 (file: figura12.jpg) FIGURA 13 (file: figura13.jpg) Se il soggetto immagina o sogna una scena nella quale è incluso, egli stesso sarà il centro manifesto più importante. Se il soggetto si trova collocato fuori del campo, egli sarà un centro escluso e l'energia tenderà a spostarsi verso l'interno del campo. Per esempio, supponiamo che il soggetto sogni un piccolo parco nel quale si trovano alcuni monumenti e un lago; supponiamo anche che egli non possa entrare perché un cane difende l'accesso. In questo simbolo, l'energia tende a spostarsi verso l'interno del campo e, dentro di esso, verso i centri manifesti; inoltre, la presenza dell'impedimento fa sorgere forti tensioni. Esercizi di simbolica. FIGURA 14 (file: figura14.jpg)

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Esercizio 1. Ridurre a simbolo la propria stanza di lavoro, studiando i centri manifesti e taciti. Spiegare in quali punti l'energia si accumula e in quali si disperde o si trasferisce. Comprendere quali sono i punti di tensione. Esercizio 2. Ridurre a simbolo i differenti tipi di relazione che possono stabilirsi tra due persone, studiando i centri manifesti e taciti, e i punti in cui l'energia si accumula, si disperde e si trasferisce. Comprendere quali sono i punti di tensione. Esercizio 3. Ridurre a simbolo le relazioni tra cinque persone, distribuendole per affinità o interessi, nel modo seguente: A) Se l'interesse è comune, dentro a un cerchio. B) Se ci sono due interessi opposti, nei centri manifesti di una forma geometrica che richiama una mandorla. C) Se ci sono più di due interessi, nei centri manifesti, nel centro tacito e, a volte, in alcuni centri esclusi della mandorla. D) Utilizzando un triangolo. E) Utilizzando un quadrato. Esercizio 4. Ridurre a simbolo la scena di un sogno, studiando i centri manifesti e taciti, le accumulazioni, le dispersioni e gli spostamenti di energia. Considerare le difficoltà e gli impedimenti come punti di tensione; considerare anche i punti di distensione. In generale, comprendere che ogni "resistenza" è una tensione, e che ogni superamento di resistenza è una distensione. Osservare a che altezza e profondità dello spazio di rappresentazione la scena e le sue resistenze si manifestano. Esercizio 5. Praticare diverse riduzioni a simbolo di una stessa situazione quotidiana, rilevando sempre i centri manifesti e taciti, le accumulazioni, le dispersioni e gli spostamenti di energia. Cercare di localizzare e di comprendere le resistenze e i superamenti delle stesse.

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LEZIONE 4 INTRODUZIONE ALLA TRASFERENZA

Allegorica In ogni sequenza associativa possiamo distinguere tra le immagini e ciò che chiamiamo "argomento" che serve da connessione o linea di unione alle rappresentazioni. Supponiamo il caso di un quadro in cui coesistono differenti soggetti: vediamo sul lato sinistro un campo di frumento e alcuni mietitori; sul fondo, nella parte centrale, una città nella quale si distingue un complesso industriale. E' una bella giornata di sole; a destra, e quasi in primo piano, ci sono dei bambini che giocano con dei cani vicino ad una casa; una donna li chiama a mangiare battendo su una padella. Il quadro trasmette il senso di pace, di tranquillità che è caratteristico del modo di vivere e di lavorare della gente di campagna. Nella scena descritta, le varie immagini, che abbiamo considerato separatamente, si integrano fra di loro creando un argomento. E' chiaro che, se trattiamo o collochiamo gli stessi soggetti ( le stesse singole immagini ) in un altro modo, l'argomento della scena cambia. Supponiamo, per esempio, che ora nel quadro gli stessi bambini stiano picchiando i cani con la padella ; che i lavoratori abbiano abbandonato gli strumenti di lavoro; che la casa sia in rovina; che il cielo abbia un colore sinistro e che il fumo delle fabbriche, in lontananza, somigli ad un incendio. Sebbene i soggetti siano gli stessi, l'argomento della scena è notevolmente diverso. In ogni scena costruita attraverso associazioni libere, possiamo distinguere tra temi ( immagini ) e argomento. I temi rilevano il gioco delle tensioni e delle distensioni che si svolge nel farsi strada tra le difficoltà, e lavorano catarticamente. L'argomento, invece, rileva il clima, l'atmosfera emotiva, in cui la scena si svolge. Normalmente i temi sono in concordanza con l'argomento. Quando questo accade, comprendendo le funzioni che i vari temi compiono in una data scena, è possibile anche comprendere quale è la soluzione trasferenziale proposta dall'argomento. Tuttavia esistono casi in cui le immagini non concordano con il clima. Per esempio, supponiamo un soggetto che, sognando un treno che avanza verso di lui a folle velocità, non sperimenti angoscia, ma grande allegria. Questa non-concordanza fra immagini e clima può verificarsi anche nella vita quotidiana: può accadere, per esempio, che un soggetto, ricevendo una buona notizia e immaginando la scena che essa gli propone, improvvisamente si senta depresso. Esistono altri casi in cui, sebbene le rappresentazioni cambino, il clima di fondo che il soggetto sperimenta rimane, sempre e inspiegabilmente, lo stesso, senza che il soggetto comprenda i motivi del suddetto clima. E' come se il clima in questione non fosse legato ad immagini (per lo meno visive) e pertanto non potesse essere adeguatamente spostato, trasferito. Se ricordate ciò che è stato spiegato opportunamente, a suo tempo, riguardo agli insogni primari, secondari e nucleo d'insogno, si comprenderà che quest'ultimo è una specie di clima fisso che non varia con il variare delle percezioni quotidiane e con le rappresentazioni ad esse corrispondenti. Abbiamo anche detto che il nucleo d'insogno determina compensatoriamente le attività del soggetto nel mondo e genera diversi insogni come "tentativi" trasferenziali che non sono sufficienti a spostare il clima di base. Lavorando con le tecniche trasferenziali, molto spesso incontriamo il nucleo d'insogno, questo clima fissato fondamentale che risulta molto difficile da modificare. Ma incontriamo anche climi profondi che possono essere trasformati utilizzando immagini e procedimenti adeguati. In generale diciamo che è per noi di grande interesse ogni immagine ed ogni clima che si ripete al variare delle scene. Se, per esempio, il soggetto ha - in diverse occasioni - sogni di diverso argomento in cui però appare sempre una stessa persona o uno stesso oggetto, diciamo che questo immagini ripetitive sono di grande interesse. Altrettanto importante è il caso di un soggetto che sogna scene con temi diversi i quali però hanno in comune lo stesso argomento che rivela la presenza di un clima costante. Aver catturato

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un'immagine o un clima ripetitivi significa poter contare su di un importante filo conduttore che ci permetterà di dare direzione ai procedimenti trasferenziali. Vediamo ora a quali categorie generali possiamo ricondurre i temi per facilitare il lavoro trasferenziale. Faremo poi la stessa operazione sugli argomenti. Temi A) Contenenti. Sono quegli oggetti che racchiudono, conservano o proteggono altri oggetti. Il contenente maggiore di una data scena può essere ridotto a simbolo per comprendere l'inquadramento fondamentale delle tensioni presenti nel campo nel quale si svolge la scena. B) Contenuti. Sono gli oggetti, le persone, le situazioni, ecc., che compaiono all'interno di un contenente. I contenuti sono "manifesti" quando la loro immagine appare, sono "taciti" quando la loro immagine non appare esplicitamente ma "si sa" che è presente. C) Connettive. Sono quegli elementi che uniscono tra di loro due o più contenuti o contenenti e contenuti. Distinguiamo tra connettive di "facilitazione", che sono quelle che compiono la loro funzione di collegamento (per esempio: ponti, veicoli, sentieri, scale, comunicazioni segniche di vario tipo, come il gesto, il linguaggio, ecc.) e connettive di "impedimento". Queste ultime sono tali perché non compiono la loro funzione (per esempio: ponti rotti, veicoli impantanati o incontrollabili, sentieri allagati, scale pericolose, linguaggi strani che creano confusione, ecc.). D) Attributi. Sono elementi il cui valore è dovuto ad una operazione di trasferimento effettuata attraverso le leggi associative della similitudine, della contiguità e del contrasto. In altre parole, un determinato oggetto acquista una qualità perché richiama, per via associativa, un altro oggetto nel quale tale qualità è primaria. Si tratta dunque, di un'operazione di attribuzione. Per esempio, un oggetto può diventare importante perché è stato regalato da un amico; dei vestiti possono acquistare un grande valore perché sono appartenuti ad una determinata persona. In questo caso agli oggetti in questione viene attribuita una certa qualità per trasferimento di tale qualità dalla persona che li possedeva (contiguità). Una simile operazione di trasferimento viene effettuata anche quando un valore o un sistema di valori astratto viene rappresentato allegoricamente: per esempio, la "Giustizia" viene spesso rappresentata come una donna bendata che tiene in mano una bilancia e nell'altra una spada. In questo caso, la benda, la bilancia e la spada diventano attributi della Giustizia, cioè ad essi viene trasferito per contiguità un valore astratto. E) Livelli. Le immagini ubicate in diversi piani della stessa scena, determinano livelli (per es.: una collina e una valle), o per le differenti grandezze (gigante - nano), o per le differenti funzioni e ruoli tra di loro (capo-subordinato). F) Momenti di processo. Le differenti fasi di sviluppo di un processo possono essere rappresentate da persone di differenti età (per esempio un vecchio, un adolescente, un bimbo); da trasformazioni (una persona si trasforma in un'altra o in un oggetto); da inversioni, che sono un caso particolare delle trasformazioni (per esempio, un rospo repellente si trasforma in un bellissimo principe). G) Caratteristiche tattili, colori, suoni, odori, ecc. Questi elementi debbono sempre essere messi in rapporto con il senso che per primo ha prodotto il segnale che è stato poi tradotto o deformato nell'immagine in cui essi compaiono. Però riguardo alle caratteristiche tattili di un oggetto (levigatezza, rugosità, tiepidezza, ecc.) bisogna dire che non sempre esse debbono essere ricondotte direttamente al senso del tatto, perché certe immagini visive, come quelle di punte, lame, oggetti taglienti ecc., producono di per sé registri tattili e cenestesici definiti. Questo punto è importante ed illustra come gli impulsi provenienti dai sensi esterni vengano continuamente tradotti in registri tattili e cenestesici. Inoltre esso spiega perché qualsiasi visione sgradevole produca concomitantemente registri fisici interni. Se così non fosse, qualsiasi spettacolo doloroso, per esempio, non avrebbe risonanza negli spettatori. Gli elementi come il fuoco, l'aria, l'acqua, le temperature producono forti registri tattili. Lo stesso vale per i colori. H) Funzioni. Sono varie le funzioni che le immagini possono svolgere. Le fondamentali sono: 1. Difensori: custodiscono o difendono qualcosa; con la loro presenza impediscono l'accesso o il passaggio. Fra i difensori distinguiamo quelli con una funzione chiaramente rivelata, manifesta, da quelli con una funzione coperta, dissimulata (lacci, inganni, seduzioni, che sviano e allontanano dagli obiettivi proposti). 2. Protettori: facilitano l'accesso o il transito verso determinati obiettivi. Esempi di protettori sono le guide e certi oggetti magici o tecnici. 3. Intermediari: sono esseri ai quali è necessario ricorrere per ottenere un determinato beneficio (per esempio, personaggi che bisogna pagare o convincere per ottenere di essere trasportati in un certo luogo o per ricevere un determinato attributo). Anche alcune situazioni possono avere una funzione "intermediaria". Si tratta di situazioni - come per esempio stati di sofferenza o di "prova" - attraverso le quali è necessario passare per ottenere un beneficio. 4. Centri di potere: sono oggetti o luoghi che possiedono un potere trasformatore (per esempio, l'acqua o il fuoco della immortalità, l'isola della felicità, la pietra filosofale, ecc.). Alla fine di ogni ricerca (nella quale appaiono alcune o tutte le funzioni già viste) c'è un centro di potere, un'immagine che rappresenta il

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desiderio idealizzato di distensione piena e duratura. A volte il centro di potere, pur essendo conosciuto, non può essere raggiunto (in questo caso esso si presenta come un centro manifesto che è però circondato da labirinti, o con difensori che impediscono di accedervi). Altre volte, può succedere che il soggetto si trovi in una continua ricerca di un centro di potere sconosciuto (il centro di potere è qui un centro tacito). In questo caso è presente nel soggetto un clima diffuso che non è legato ad immagini specifiche; la mancanza di queste immagini impedisce il trasferimento del clima. Anche le immagini idealizzate del sesso opposto a quello del soggetto svolgono la stessa funzione; sono cioè dei centri di potere. Queste immagini possono apparire come "Lilith" o "Abraxas", o la Grande Madre o il Grande Padre. Siccome gli impulsi sessuali femminili sono più diffusi, essi sono spesso tradotti in figure di giganti o in grandi ombre; invece quelli maschili, che sono più concentrati, danno come traduzione figure di danzatrici o di donne sfuggenti dalle vesti morbide e cangianti. Questi temi trasformatori portano spesso a scariche sessuali per mezzo delle quali compiono una funzione catartica. Tuttavia, da un punto di vista trasferenziale, le immagini idealizzate del sesso opposto rivelano il grado di difficoltà o di integrazione dei contenuti profondi. Argomenti L'argomento di una scena deriva dalle relazioni che si stabiliscono tra i temi. A volte la mobilità di una sola allegoria (che è la somma di temi diversi) può costituire un argomento. La conoscenza dell'argomento di una scena permette di determinare il clima. E' questa l'operazione più importante da effettuare sull'argomento. Tuttavia, in alcuni casi, il clima non concorda con l'argomento ed in altri esso non può essere posto in relazione con immagini visive. Questo succede, come abbiamo visto, anche nella vita quotidiana. Come si vedrà più avanti, quando un clima non è accompagnato da immagini visive o non corrisponde all'argomento, bisognerà trovare un'immagine che "incastri", che sia coerente con esso, che gli corrisponda, per poter trasferire la carica psichica che esso esprime. Vediamo ora i principali tipi di argomenti: A) Catartici. Sono quelli che producono un alleggerimento di tensioni al soggetto che li sviluppa. Quasi sempre sono in rapporto con il riso, il pianto, il comportamento aggressivo o il sesso (buoni esempi di argomenti catartici si trovano nelle barzellette). Se, sviluppando un argomento catartico, il soggetto non riesce a produrre una scarica di tensioni, in lui rimane un senso di frustrazione per la presenza di una tensione non risolta, tensione che è associata ad alcuni temi dell'argomento. Se i temi si ripetono in altri argomenti (per esempio la stessa casa o la stessa persona, però in un contesto diverso), la tensione permanente è chiaramente associata. B) Trasferenziali. Sono quelli in cui il soggetto sperimenta una trasformazione, un cambiamento di punto di vista su qualcosa o un cambiamento di "senso", dopo averli sviluppati. Uno stesso argomento (per esempio, la ricerca di qualcosa o fuggire da qualcosa), che si ripeta molte volte senza concludersi in maniera soddisfacente, rivela la presenza di un clima fisso che deve essere lavorato; questo lavoro verrà effettuato proponendo in continuazione differenti temi fino a quando si produce la trasferenza di cariche. C) Occasionali. Sono quelli che rivelano la presenza di tensioni o di climi occasionali. La materia prima di cui sono costituiti è recente e molto varia. Questi argomenti sono utili sia per sviluppare processi catartici o trasferenziali momentanei, sia per ordinare nella memoria i dati ricevuti di recente. Analisi allegorica 1. Il primo passo dell'analisi di un tema o di un argomento allegorico, consiste nel ridurre a simbolo l'inquadramento, la "cornice" in cui tale tema o argomento si trova collocato. Questo lavoro di riduzione permetterà di individuare il sistema più generale di tensioni, i punti di accumulazione, di dispersione e di trasferimento dell'energia. Esso permetterà anche di comprendere le resistenze e le tensioni che vengono superate. 2. Dopo aver effettuato la riduzione a simbolo dell'inquadramento, analizzare i temi e gli argomenti e collocarli nelle categorie definite precedentemente (raggruppamento allegorico). 3. Dopo aver raggruppato i temi e gli argomenti in categorie, definire i climi. Questa definizione dei climi costituisce il riassunto dei due passi precedenti. Interpretazione allegorica Terminato il riassunto allegorico, si passa a interpretarlo. Questo è possibile solo se abbiamo a disposizione altri riassunti anteriori e/o posteriori relativi allo stesso tema o argomento. Se manca questa sequenza di riassunti non siamo in grado di comprendere se i fenomeni analizzati sono di tipo catartico, trasferenziale o

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occasionale. Ricordate: non ci è possibile effettuare l'interpretazione allegorica se non contiamo su una sequenza di varie scene, su un processo che si sviluppa. Dopo l'interpretazione si fa una breve sintesi allegorica. Molte persone spesso commettono il grosso errore di spiegare qualsiasi tema in base ad una chiave interpretativa ormai prestabilita. Per esempio, l'immagine di un uomo che impedisce di entrare in un determinato luogo viene interpretata peregrinamente da tali persone come la drammatizzazione del padre che castiga o come qualche altra cosa di questo genere. Noi invece interpreteremo tale immagine in base alla sua funzione di difensore; per tanto per noi essa rivelerà semplicemente la presenza di tensioni non risolte che impediscono lo spostamento di energie da un'immagine ad un'altra. Quindi parlare di "interpretazioni", significa per noi esaminare il processo seguito - nel tempo - dai temi e dagli argomenti; processo che ci permette di comprendere la funzione che essi compiono, quali tensioni rivelano, quali climi esprimono e quali difficoltà o possibilità essi offrono dal punto di vista della scelta di una delle varie tecniche trasferenziali. Esercizi di allegorica Esercizio n. 1 - Riduzione a simbolo Dato un racconto o una leggenda infantile, ridurre a simbolo l'inquadramento più ampio in cui essa si svolge, spiegando le accumulazioni, le dispersioni e gli spostamenti di energia. Individuare anche le tensioni e le distensioni. Esercizio n. 2 - Analisi allegorica Analizzare e raggruppare tutti i temi e gli argomenti presenti nel racconto. Esercizio n. 3 - Riassunto allegorico Definire i climi. Esercizio n. 4 - Interpretazione allegorica Spiegare, da un punto di vista catartico e trasferenziale, quali soluzioni (o mancate soluzioni) il racconto presenta. I quattro esercizi proposti sono relativamente facili da eseguire sui miti, i racconti, le leggende, giacché essi solitamente hanno una sorta di processo interno, cioè uno svolgimento che, partendo da un inizio, conduce a un "nodo", quindi a una soluzione e un finale. Gli esercizi n. 1, n. 2 e n. 3 possono essere svolti senza difficoltà su un sogno o un insogno personali. Invece il n. 4 non è effettuabile se non si dispone di una sequenza di sogni o insogni, che permette di comprendere il processo. Esistono tuttavia sogni e insogni nei quali si sviluppa un processo interno simile a quello delle leggende; questo rende possibile l'interpretazione allegorica.

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LEZIONE 5 SONDAGGIO TRASFERENZIALE

Con le spiegazioni date nelle lezioni precedenti, siamo in condizione di studiare con una certa profondità i simboli e le allegorie nel campo della produzione individuale (sogni, insogni nel dormiveglia e nella veglia) e nel campo della produzione collettiva (racconti, leggende, miti, opere artistiche e religiose, ecc.). Anche i comportamenti individuali o di gruppo possono essere studiati dal punto di vista simbolico e segnico. Nostro scopo è utilizzare queste cognizioni come semplici "appoggi" per le tecniche trasferenziali. Ricordiamo che in questo corso di operativa stiamo utilizzando tecniche catartiche per produrre scariche di tensioni che sarebbe impossibile ottenere con altri mezzi e tecniche trasferenziali per sbloccare e, quindi, integrare contenuti psichici. Diamo per scontato che si sappia in quali circostanze si debba operare con una tecnica o con l'altra. I - Indicatori Le razionalizzazioni, gli occultamenti, le dimenticanze e i blocchi in generale, indicano resistenze alla scarica catartica. Vincere queste resistenze, in modo che le tensioni si scarichino verso l'esterno, è un problema tecnico. Anche i contenuti fissi oppongono resistenza quando cerchiamo di mobilizzarli e di integrarli al processo della coscienza. Inizialmente gli indicatori di resistenza nella trasferenza sono gli stessi che appaiono quando si opera con le tecniche catartiche; tuttavia ne esistono altri legati strettamente alla configurazione e alla dinamica delle immagini. Per tutta l'operativa (catarsi, trasferenze e autotrasferenze) è valido lo stesso principio: individuare e vincere le resistenze. Bisognerà, allora, comprendere quali sono gli indicatori delle resistenze e quali quelli del superamento di esse. Nel caso della catarsi essi sono stati sufficientemente studiati; nel caso della trasferenza cominciamo a spiegarli ora. II - Indicatori di resistenze Una delle prime condizioni che dobbiamo stabilire nel processo trasferenziale è che il soggetto inizi ad associare liberamente e, se possibile, attraverso immagini visive. Affinché si crei facilmente questa condizione, si dovrà cercare di raggiungere il livello di dormiveglia attivo. Il soggetto, lavorando in questo livello di coscienza, descriverà le sue scene mentali alla guida che si limiterà a indirizzare le immagini. Questo punto richiede una particolare attenzione: la guida non deve suggerire le immagini (nel qual caso trasferirebbe i suoi contenuti al soggetto), ma deve preoccuparsi solo di dirigerle verso diverse profondità e altezze dello spazio di rappresentazione, operando trasformazioni, contrazioni e ampliamenti delle immagini stesse, quando compaiono indicatori di resistenza. Vediamo i principali indicatori: 1. Resistenze di razionalizzazione, occultamento, dimenticanza e blocco. Indicano forti tensioni. In questi casi la guida opera con un sondaggio catartico di retroalimentazione, fino a superare le resistenze; se le difficoltà continuano, si dovrà effettuare una catarsi profonda. 2. Difficoltà negli spostamenti verticali. Si presentano quando il soggetto non può ascendere verso le "altezze" o discendere verso le "profondità". Il soggetto dovrà apprendere ad effettuare tali spostamenti lavorando per ripetizione, mentre la guida gli fornirà vari tipi di aiuto sotto forma di connettive allegoriche o di attributi appropriati. Questi aiuti, che la guida utilizzerà frequentemente, saranno sempre orientati a vincere le resistenze e saranno il più possibile in armonia con le scene del soggetto, in modo da evitare le infiltrazioni di contenuti personali della guida. 3. Difficoltà negli spostamenti orizzontali. Si presentano quando il soggetto non può avanzare o retrocedere nella sua scena. In questo caso, sarà necessario insistere, fornendo aiuti allegorici. 4. Difficoltà nelle espansioni o nelle contrazioni. Si presentano quando il soggetto non può far "crescere" o "rimpicciolire" la propria immagine o qualche altra immagine proposta da lui stesso come difficile, pericolosa, ecc. La guida darà aiuti allegorici fino a vincere questo tipo di resistenza.

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5. Difficoltà nelle trasformazioni. Si presentano quando il soggetto non può modificare i suoi abiti o il suo aspetto, oppure i ruoli, le età, i livelli, ecc. che compaiono nella scena; inoltre quando non può operare inversioni di immagini, trasformando quelle che creano climi negativi in immagini positive. La guida utilizzerà aiuti allegorici. 6. Difficoltà nel fare aderire un clima a un'immagine. La guida dovrà chiedere al soggetto di cercare immagini finché il clima "aderisca" ad una scena ricordata o inventata. La difficoltà sarà superata soltanto quando il soggetto sperimenterà la reale corrispondenza fra clima e immagine. In altre parole, se il registro interno che emerge da questa operazione risulta artificioso, bisognerà continuare il lavoro fino ad ottenere una "adesione" veramente sentita dal soggetto. 7. Difficoltà nel dissociare l'immagine dal clima. La guida suggerirà lo spostamento del clima ad altre immagini, finché quella originale perda la sua forza emotiva. 8. Irruzione catartica nel processo trasferenziale. Quando questa irruzione si manifesta, la guida lascerà che il soggetto si esprima liberamente, ma sospenderà il processo trasferenziale finché il soggetto sia nuovamente in condizioni di seguire le direzioni che essa propone. Questo caso è differente da quello in cui alcune espressioni catartiche accompagnano la trasferenza, senza però interrompere il processo di direzione portato avanti dalla guida. 9. Eccesso di velocità negli spostamenti. Il soggetto passa da una scena all'altra, oppure si sposta da un'immagine all'altra così velocemente da non riuscire a percepire completamente di che cosa tratta ciascuna scena o immagine; in questo modo la descrizione viene ostacolata. Bisognerà rallentare il processo, chiedendo al soggetto di collocare a grande distanza tra di loro gli oggetti che vede, in modo che il "percorso" che deve compiere, spostandosi da uno all'altro, lo costringa ad un rallentamento. Un'altra possibile richiesta da fare al soggetto è quella di fornire molti dettagli su ogni oggetto che gli si presenta. 10. Rimbalzo in altezza. In una salita o discesa il soggetto comincia improvvisamente a raccontare scene che corrispondono al piano opposto a quello in cui dovrebbe trovarsi. La guida dovrà riprendere il processo dal punto in cui è avvenuto il rimbalzo e utilizzare degli aiuti allegorici nel momento in cui esso si può presentare di nuovo. 11. Rimbalzo di livello. Capita quando, per la spinta di contenuti oppressivi, per uno spavento o per altri fattori accidentali, il soggetto continua il suo processo con uno stile di descrizione marcatamente più razionale o anche quando il soggetto blocca la sequenza di immagini. La guida dovrà sospendere il lavoro e riprenderlo in seguito. 12. Difficoltà nella visualizzazione delle immagini. In questo caso la guida intraprende ugualmente il lavoro. Il soggetto cercherà di conformare le immagini in sedute successive e gli esercizi che effettuerà per suo conto abbrevieranno i tempi. Dopo aver passato in rassegna gli indicatori principali e il modo di trattarli, siamo in grado di comprendere perché la conoscenza dei simboli e delle allegorie possa essere di grande aiuto per la guida. Se la guida propone aiuti non razionali, ma aiuti allegorici appropriati, il processo si svilupperà evitando i rimbalzi di livello, che si avrebbero se il soggetto passasse bruscamente ad un sistema di ideazione critico o autocritico. Ripetiamo che lo studio dei simboli e delle allegorie ha, nel campo delle trasferenze, un ruolo principalmente ausiliario, più che interpretativo, come accade invece in altri campi. Esercizio di sondaggio trasferenziale di resistenze La guida chiede al soggetto di raccontare una barzelletta. Quindi gli chiede di rappresentare se stesso come un personaggio centrale della barzelletta (o come uno dei personaggi), procedendo per salite e discese, avanzamenti e indietreggiamenti, espansioni (ingrandimenti di immagini) e contrazioni (riduzioni di immagini ). In tutti i casi, sarà necessario che il soggetto racconti tutto quello che accade nelle scene e che si dilunghi soprattutto nella descrizione dei climi che le accompagnano. La guida prenderà nota di ogni indicatore di resistenza che appare. In questo esercizio la guida non cercherà di vincere nessuna delle resistenze osservate. Finito il sondaggio, soggetto e guida discuteranno il significato delle resistenze incontrate, tentando di metterle in rapporto con comportamenti quotidiani o con fatti biografici. Si potrà anche tentare una semplice riduzione a simbolo degli inquadramenti generali in cui le scene si sono sviluppate e una breve sintesi dei temi e degli argomenti. Quindi la guida e il soggetto si scambieranno i ruoli.

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LEZIONE 6 SONDAGGIO TRASFERENZIALE

Le tre tecniche principali di trasferenza, sono: quella dei livelli, quella delle trasformazioni e quella delle espansioni. I - Tecnica dei livelli Applicando questa tecnica, ci si sposta verticalmente tra i differenti livelli dello spazio di rappresentazione. Questi livelli spaziali non devono essere confusi con i livelli di coscienza. Infatti, nel ogno, per esempio, chi dorme può "salire" o "scendere" nel suo spazio interno, senza per questo svegliarsi. Quando si opera con questa tecnica, la guida inizia il lavoro suggerendo al soggetto di rappresentare se stesso in un piano che potremmo chiamare "medio". Questo piano corrisponde più o meno alla percezione della veglia. Quando il soggetto ha visualizzato se stesso, la guida gli suggerisce di scendere. A questo punto può sorgere la prima difficoltà, poiché deve essere il soggetto a scoprire come farlo. La guida, che conosce gli indicatori di resistenza e le loro soluzioni, interverrà ogni volta che appaiono delle difficoltà. Una regola generale della trasferenza è che si deve vincere ciascuna resistenza perché si produca uno spostamento di cariche. In generale si deve fare in modo che il soggetto affronti la difficoltà che si presenta, sempre che abbia la possibilità di vincerla. Infatti, se una resistenza risultasse più forte del soggetto, questi terminerebbe la trasferenza con una frustrazione che aumenterebbe, in seguito, la resistenza stessa. Nella trasferenza si parla di "persuasione" delle resistenze, intendendo indicare, con questo, che le resistenze devono essere affrontate direttamente solo se non sono più forti del soggetto. Nel caso contrario la guida deve intervenire sostenendo la scena con alcuni mezzi allegorici o, a volte, invitando il soggetto a cercare una via più facile per arrivare nuovamente alla resistenza, ma da un punto a lui più favorevole. Seguendo l'idea della persuasione della resistenza, è senz'altro preferibile che la guida suggerisca la riconciliazione con un difensore che impedisce aggressivamente un'entrata, piuttosto che una lotta violenta. Un altro mezzo di questo tipo da usare in simili casi, è quello di pagare o compiere un baratto allegorico, per persuadere il difensore che rende difficile l'accesso: nelle discese, per esempio, appaiono frequentemente degli esseri strani che la guida può convertire in alleati, affinché il soggetto possa continuare i suoi spostamenti. Quasi sempre, nella misura in cui si discende, lo spazio di rappresentazione si fa più oscuro; questo fenomeno segue il sistema di associazione tra spazio e luminosità proprio della veglia e della esperienza quotidiana; infatti nelle profondità, sia terrestre che marina, regna l'oscurità. Il contrario vale per la direzione ascendente, giacché in alto c'è il sole, il cielo limpido (magari al di là delle nuvole di un temporale), ecc. Esiste però un altro fenomeno che coincide con la percezione del mondo esterno, senza per questo esserne dipendente. Infatti, in generale succede che nella misura in cui il soggetto scende nel suo spazio, allontanandosi dai suoi centri ottici, la scena si oscura e nello "schermo" appaiono rappresentazioni tradotte o deformate dell'intracorpo, per esempio: caverne con animali, come rappresentazione della bocca, della lingua e dei denti; tubi di caduta, come allegorizzazioni dell'esofago; globi o esseri alati che si muovono ritmicamente, come rappresentazioni dei polmoni; barriere che allegorizzano il diaframma; esseri tentacolari, labirinti e corridoi che allegorizzano diverse parti dell'apparato digestivo; caverne calde o asfissianti, a volte illuminate da deboli fuochi, come deformazioni e traduzioni di registri cenestesici sessuali; materiali viscidi, fangosi, umidi come rappresentazioni di umori, di fluidi corporei. Man mano che il soggetto sale, lo spazio si schiarisce, mentre la respirazione si fa più alta, e registri polmonari si traducono in immagini di nuovi essere alati, questa volta luminosi, come angeli, uccelli, ecc. Esiste una certa profondità limite, al di là della quale non è possibile scendere e dove tutto si oscura. Nelle parti alte, al di sopra del cielo illuminato, del sole e delle stelle, succede lo stesso fenomeno: raggiunto quel limite tutto si oscura. L'oscuramento finale sia nelle salite sia nelle discese coincide con i limiti del proprio corpo. Certamente questi limiti sono difficili da toccare in quanto si producono frequenti rimbalzi che permettono la continuazione delle scene. Nella tecnica dei livelli non si deve confondere la luce che dipende da una determinata fonte (luci sotterranee, fuochi vulcanici, città illuminate sotto l'acqua, ecc., oppure il sole, la luna, le stelle, e città della luce, gli oggetti cristallini e radianti, ecc.) con l'illuminazione generale dello spazio che rivela il livello della rappresentazione.

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Sintetizzando la tecnica dei livelli, diciamo: si inizia nel piano medio, si scende fino ai limiti accettabili di visualizzazione e mobilità delle immagini, poi si risale, facendo lo stesso percorso fino ad arrivare al piano medio. Da lì si ascende fino a limiti anch'essi accettabili e, quindi, si discende facendo lo stesso cammino, fino a giungere di nuovo al piano medio. Il processo inizia e si conclude sempre nel piano medio; alla fine si toglie il soggetto dalle sue scene più o meno irrazionali e lo si riconduce ad un sistema di rappresentazione quotidiano, dove le associazioni libere cedono il passo alle razionalizzazioni che la guida suggerisce. Si pretende che la sensazione di "uscita" dal processo trasferenziale sia graduale e che il soggetto si senta riconfortato. In nessun caso si deve suggerire l'uscita in modo brusco o da un piano diverso da quello medio. II - Tecnica delle trasformazioni Con questa tecnica si lavora nel piano medio di rappresentazione. Come al solito, il soggetto rappresenta se stesso. La guida lo invita a spostarsi in "avanti": è come se il soggetto si vedesse mentre cammina in una qualunque scena che egli ha proposto all'inizio del lavoro. Quando la scena acquista la "scioltezza" tipica dei processi di associazione libera, la guida comincia a proporre dei cambiamenti nei vestiti del soggetto, poi cambiamenti nelle diverse immagini che vanno apparendo, fino ad individuare qualche resistenza. E' necessario superare adeguatamente ogni resistenza che si presenta. A volte accade che le resistenze non si presentino nelle trasformazioni, ma che si incontrino, invece, nel passaggio da un ambiente ad un altro, nell'uscire da un recinto o nell'entrare in esso, ecc. Tutte queste resistenze devono essere vinte per mezzo di opportuni aiuti allegorici, oppure trasformando alcune immagini in altre. Il lavoro continua, poi, fino a ritornare al punto iniziale; quindi, procedendo con gradualità e delicatezza, si toglie il soggetto dal suo stato facendogli razionalizzare la scena. III - Tecnica delle espansioni Questa tecnica viene adoperata tanto nel livello verticale (tecnica dei livelli), quanto in quello orizzontale (tecnica delle trasformazioni), ogni volta che nei temi o negli argomenti si producono chiusure, ostacoli o incompatibilità per questioni di grandezza, tra le immagini del soggetto e quella di un oggetto attraverso il quale egli vuole passare (corridoi che si stringono, buchi della serratura, scalini troppo alti, ecc.). Esiste anche il caso di sproporzione fra l'immagine del soggetto e quella di oggetti che egli desidera far passare all'interno di se stesso (per esempio: un frutto che si desidera mangiare appare troppo grande o troppo piccolo). Si possono produrre inoltre difficoltà di rapporto tra diversi esseri, sempre per questioni di grandezza (giganti e nani), o sproporzioni nella figura del soggetto (testa smisurata e membra molto sottili), ecc. Quando si presentano questi tipi di difficoltà la guida suggerisce espansioni o contrazioni delle immagini in questione, finché la scena non riacquista proporzione. A volte è necessario utilizzare aiuti, sostegni allegorici, per facilitare l'integrazione delle immagini in un argomento dato. Quando applicare ciascuna delle tecniche? In generale la guida inizia il lavoro utilizzando la tecnica dei livelli; man mano che questa si sviluppa appariranno delle resistenze inerenti agli spostamenti orizzontali o alla grandezza delle immagini. Pertanto, le tecniche di trasformazione e di espansione verranno utilizzate all'interno della tecnica generale dei livelli, nel momento in cui vengono individuate le resistenze corrispondenti. Solo nel caso in cui nelle sedute precedenti sia apparso chiaro che il problema fondamentale del soggetto riguarda le resistenze nelle trasformazioni, o nelle espansioni, si procederà direttamente con queste tecniche prescindendo dagli spostamenti attraverso i livelli verticali. Esercizi di sondaggio e di spostamento trasferenziale La guida chiede al soggetto di raccontare una barzelletta. Lo sollecita poi a rappresentare se stesso come un personaggio principale della barzelletta (o come uno qualunque dei personaggi, secondo il caso), e

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procede secondo la tecnica dei livelli. Ogni volta che trova una resistenza, la guida aiuterà il soggetto a vincerla e userà, secondo i casi, tecniche di trasformazione o di espansione. E' necessario che il soggetto racconti tutto quello che gli va succedendo nelle scene e che si soffermi a descrivere i climi che le accompagnano. Terminato il sondaggio e il superamento delle resistenze, il soggetto e la guida discuteranno il significato delle resistenze incontrate e le difficoltà avute per superarle, e cercheranno di metterle entrambe in relazione con comportamenti quotidiani, o con fatti biografici. Si potrà inoltre tentare una riduzione a simbolo semplice degli inquadramenti generali in cui si sono svolte le scene e una breve sintesi dei temi e degli argomenti. Poi guida e soggetto si scambieranno i ruoli. Il sondaggio trasferenziale è una pratica che non richiede né grande preparazione né requisiti particolari. Può essere applicato anche a livello di veglia, sempre che il soggetto possa collocarsi in uno stato di non razionalizzazione, nel quale le associazioni fluiscano liberamente. Possiamo concludere dicendo che con due soli procedimenti, quello del sondaggio catartico di retroalimentazione e quello del sondaggio trasferenziale, una guida esperta può condurre il soggetto a scariche o a trasferimenti di una certa profondità secondo il caso. Tutto ciò potrà essere realizzato anche con soggetti che non abbiano alcuna preparazione in questi temi. Ma, per intraprendere processi catartici e trasferenziali più profondi, il soggetto avrà bisogno di un bagaglio di informazioni simile a quello della guida.

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LEZIONE 7 TRASFERENZA DI IMMAGINI

Con i sondaggi trasferenziali (come con i sondaggi catartici), si può lavorare in numerose situazioni della vita quotidiana, senza che il soggetto abbia bisogno di speciali conoscenze. Quando si vogliono realizzare trasferenze profonde la cosa cambia, in quanto il soggetto deve conoscere sufficientemente questi temi. Infatti ogni seduta trasferenziale profonda si chiude con una discussione in veglia tra la guida e il soggetto, in cui è quest'ultimo che in definitiva interpreta e ordina il proprio processo. La discussione in veglia esige speciali conoscenze da parte del soggetto, perché altrimenti le interpretazioni della guida finirebbero per essere delle proiezioni dei suoi contenuti. Ma oltre alla discussione, è importante il fenomeno ad essa posteriore, detto elaborazione post-trasferenziale, durante il quale il soggetto integra veramente i contenuti mobilizzati nel lavoro precedente. In questa elaborazione il soggetto deve poter disporre, senza l'aiuto della guida, di mezzi propri. In quali casi si ricorre alla trasferenza profonda? Quando interessa comprendere meccanismi complessi di coscienza. Quando si desidera superare problemi biografici che continuano a perturbare, senza risolversi, la situazione presente in cui si vive. Quando si vogliono provocare spostamenti e integrazioni piuttosto importanti. In quali casi non si ricorre alla trasferenza profonda? Quando il soggetto mostra sintomi di dissociazione psichica. Quando il soggetto considera il lavoro come un sistema terapeutico. Quando il soggetto pretende di risolvere problemi che dovrebbero essere superati con l'esercizio di pratiche più semplici, studiate nei tre corsi preliminari. Quando il soggetto si trova nella situazione di poter risolvere i suoi problemi catarticamente. Passi della seduta trasferenziale 1. Preparazione. Dopo che il soggetto ha chiarito qual è l'interesse per cui desidera intraprendere un processo trasferenziale, la guida prenderà nota delle mancanze organiche e sensoriali del soggetto e le terrà sempre presenti come possibili produttrici di segnali. In un ambiente adeguato, guida e soggetto si siedono comodamente una al lato dell'altro. E' necessario che l'illuminazione sia tenue e possibilmente diffusa. Si chiederà al soggetto di fare un relax completo e profondo. 2.Entrata. Si chiederà al soggetto di proporre un fatto biografico, un sogno, o un'immagine interessante per lui. Partendo dall'immagine proposta, lo si condurrà a sperimentare la sensazione di "caduta" (propria dell'entrare nel sogno) al fine di eliminare le razionalizzazioni e accedere al dormiveglia associativo attivo. 3. Sviluppo. La guida suggerirà le direzioni opportune, partendo sempre dal piano medio e in base alle immagini proposte dal soggetto. Dove appaiono delle resistenze, la guida aiuterà a vincerle nel modo già studiato; durante lo sviluppo si adopereranno le tre tecniche, quella dei livelli, quella delle trasformazioni e quella delle espansioni. La guida prenderà nota delle resistenze che nella seduta non sono state vinte in maniera soddisfacente, e di quelle che, pur appartenendo sotto forme diverse nelle differenti scene, mostrano una stessa origine. 4. Uscita. Dopo aver ripercorso tutti i cammini opportuni ed essere ritornati al punto iniziale, la guida cercherà di far sorgere nel soggetto un clima di riconciliazione con se stesso e per questo farà ricorso a immagini gradevoli. A partire da questo momento, la guida comincerà a introdurre progressivamente razionalizzazioni fino a che il soggetto abbia recuperato il suo abituale livello di veglia. 5. Discussione in veglia. Quando il soggetto si è ripreso inizierà la discussione in veglia sulla base del materiale raccolto. Il soggetto dovrà riconsiderare tutto il lavoro effettuato, riassumendo le difficoltà e le resistenze incontrate, e i superamenti effettuati. La guida farà inoltre notare i punti dimenticati. Il soggetto e la guida effettueranno una riduzione a simbolo degli inquadramenti delle scene e raggrupperanno nelle categorie già studiate i temi e gli argomenti cercando di arrivare ad una sintesi interpretativa. Il risultato di questa sintesi sarà migliore dopo varie sedute trasferenziali, quando si avrà a disposizione sufficiente materiale relativo a tutto il processo. In ogni modo sarà conveniente effettuare una sintesi al termine di ciascuna seduta.

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6. Elaborazione post-trasferenziale. Terminata la seduta e stabilita la data della prossima, il soggetto, in questo intervallo, resterà senza guida. Pertanto, sarà conveniente che egli tenga conto dei sogni notturni, degli insogni quotidiani, dei cambiamenti di punto di vista sulla sua problematica interna, e dei cambiamenti di condotta. Sarà anche conveniente che ponga per iscritto le sue osservazioni e le porti, come materiale complementare, nelle sedute successive. 7. Conclusione del processo trasferenziale. Non si può fissare il numero delle sedute che sono necessarie per portare a termine un processo. Esso dipenderà dal tipo di interesse manifestato all'inizio dal soggetto. In ogni modo, il termine di un processo sarà evidente quando nell'elaborazione post-trasferenziale il soggetto sperimenti registri di comprensione e un "incastro" di contenuti, fino a quel momento non integrati. Un indicatore decisivo sarà il cambiamento di condotta in una situazione concreta che si desiderava superare. Osservazioni In questa forma di trasferenza, i temi concordano con gli argomenti. Questo facilita le cose, giacché mentre i temi di una scena si modificano, si producono anche trasformazioni dei climi che hanno caratteristiche negative. Succede, a volte, che un clima non possa essere spostato perché la resistenza è molto forte. Si procederà allora gradualmente, partendo dal tema fortemente associato alla carica negativa, verso un tema prossimo, in modo che il secondo prenda i connotati climatici del primo; per esempio: appare un parente del soggetto vestito in un certo modo e con un determinato atteggiamento in una scena sgradevole. Se la resistenza alla trasformazione di questa immagine fosse molto grande, bisognerà far partecipare alla scena un'altra persona e conferirle gli attributi della prima, affinché il clima si trasferisca in essa. Dalla seconda si passerà ad una terza, ecc... Ricordiamo qui ciò che abbiamo detto precedentemente sulla "persuasione" delle resistenze. La guida non promuoverà mai l'irruzione immediata di immagini che il soggetto sperimenta come pericolose. Guiderà il soggetto verso le resistenze con prudenza e senza violenza. Non lascerà il soggetto disarmato di fronte ad immagini che non può sostenere. Eluderà lo scontro diretto, preferendo la persuasione (o la ritirata), se il clima si facesse angosciante. Quando comprende che non si può risolvere una difficoltà, la guida ne prenderà nota e rimanderà il trattamento alle sedute successive. Esercizi di trasferenza di immagini Prima di iniziare, si raccomanda di rileggere gli esercizi sul sondaggio trasferenziale delle resistenze e sul sondaggio e sullo spostamento trasferenziale. Si effettuerà una pratica pedagogica, nella quale uno dei presenti assumerà il ruolo di guida e un altro quello di soggetto. Il resto dei partecipanti prenderà nota. La discussione e la sintesi finale saranno fatte dall'insieme. Realizzata la pratica, gli interessati potranno iniziare per proprio conto (e solo in coppia) un processo trasferenziale di varie sedute. Guida e soggetto si scambieranno i loro ruoli in modo che il dominio delle tecniche sia equilibrato da ambedue le parti.

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LEZIONE 8 TRASFERENZA DI CLIMI

Come ricorderete, alcune lezioni di distensione sono state dedicate alla conversione delle immagini quotidiane e biografiche che provocano tensione. Si trattava di un obiettivo adeguato a quel livello di lavoro ma, entro certi limiti, in esso erano già delineati i procedimenti trasferenziali, dato che cercavamo di dissociare da certe immagini i climi negativi ad esse legati ed inoltre di rendere positive le emozioni. Quando parliamo di trasferenza di climi ci riferiamo ad una particolare forma di lavoro che è necessario adottare quando un soggetto non può dissociare un'immagine da un clima o quando non può trasferire un clima ad altri contenuti o quando il clima non può essere reso positivo perché non è collegato a temi o argomenti visualizzabili. Se un soggetto sperimenta un clima negativo legato a temi biografici, quotidiani o anche immaginari, sarà relativamente facile spostare la carica del clima, che risulta chiaramente associata, utilizzando la trasferenza di immagini. Ma come agire quando qualcuno sperimenta un clima di depressione, di timore, di insicurezza o in generale d'angoscia? Come operare quando non è presente una fobia riferita ad oggetti precisi o un'immagine ossessiva definita o una compulsione verso oggetti e fatti certi, ma piuttosto una sfiducia profonda, generale e diffusa? Rispondiamo a queste domande dicendo che siamo in presenza di climi senza immagini visuali (poiché, senza dubbio, stanno operando immagini cenestesiche, cinestetiche e dei diversi sensi esterni), e che siamo in condizioni di trasferire, modificare e integrare, unicamente se riusciamo ad associarli a immagini scelte prima. Questo è il compito che si intraprende nelle trasferenze di climi. Requisiti. Se si trattasse di un soggetto che sperimenta un clima pesante (non occasionale), negativo e diffuso, prima di dare inizio alle sedute trasferenziali sarà importante conoscere l'eventuale esistenza di difetti organici che possano condizionarlo in modo generale (per esempio disfunzioni ghiandolari, circolatorie, ecc.). Sono molti i casi in cui il difetto che produce quel particolare clima è chiaramente fisico e per nulla psichico. Il trattamento medico, correggendo il problema, può risolvere la difficoltà. I problemi fisici producono sia impulsi diffusi come quelli menzionati sopra, sia immagini che nelle trasferenze normali appaiono nei vari livelli dello spazio di rappresentazione; tali immagini subiscono vari tipi di deformazione a seconda del livello, tuttavia si trovano collocate sempre nello stesso "luogo" (per esempio, sempre davanti a sinistra). Quantunque una difficoltà fisica non possa essere corretta con mezzi trasferenziali, il soggetto può giungere a ridimensionare il problema che essa comporta e a focalizzarlo in modo nuovo ed infine ad integrarlo nel caso in cui non ci fosse una soluzione medica. E' quindi importante (come abbiamo già ricordato in altri casi) che il soggetto, sottoposto alla pressione di questi climi diffusi e indeterminati, ricorra per prima cosa all'esame medico. E' inoltre importante che egli determini con precisione il periodo della sua vita in cui tale problema è iniziato (per questo potrà ricorrere al materiale autobiografico in precedenza prodotto). Una volta individuata l'origine del problema, la guida potrà orientarsi meglio nel processo. Infine, occorre sapere se il soggetto non può associare i suoi climi ad immagini visive per il fatto che di solito non le produce. Anche in questo caso si potrà dare inizio alle trasferenze di climi, però il soggetto porterà avanti per conto proprio le pratiche a suo tempo raccomandate per correggere il difetto. Trattamento dei climi senza immagini visive Passo 1. Preparazione. Come nella trasferenza di immagini. Passo 2. Entrata. Come nella trasferenza di immagini, con la differenza che si cerca il clima che si desidera fare aderire. Successivamente si chiede al soggetto di cercare situazioni biografiche o fittizie in cui il clima "si incastri" adeguatamente e senza la sensazione di artificiosità. Poi il soggetto farà in modo di "incastrare" il clima con altre immagini, cercando sempre il legame ottimale.

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Un'intera seduta potrà essere occupata da questo lavoro, senza che si ottengano dei buoni risultati. In tal caso, nelle sedute successive, si realizzeranno di nuovo la preparazione e l'entrata fino a che non si otterrà un buon "incastro". Indipendentemente dal numero di sedute impiegate, quando l'incastro è stato raggiunto, si chiederà al soggetto di perfezionare le immagini fino a che il clima sveli tutta la sua forza suggestiva. Non si andrà avanti finché il clima non rimarrà strettamente legato a temi e argomenti precisi. La tappa di associazione del clima alle immagini sarà completata quando il soggetto, concentrandosi sulla scena, otterrà registri "veri" del clima in questione. Spesso, ripetendo il tentativo di adeguare le immagini al clima diffuso, può accadere che il soggetto ricordi la scena che realmente ha segnato l'inizio del problema. In questo caso si lavora portando avanti i passi della trasferenza di immagini. Ottenuto "l'incastro" e una forte associazione, si può proseguire con i passi successivi che sono gli stessi della trasferenza di immagini. Osservazioni Continuando a lavorare con un clima rinforzandone il registro, il soggetto può scatenare una abreazione catartica che abbassa il potenziale necessario per associare tale clima ad una tale immagine. Quando questo succede, si lascia che la scarica si produca completamente, ma si sospende poi la seduta. E' chiaro che così si otterrà un alleggerimento delle tensioni; però sarà anche necessario, nel corso del dialogo con il soggetto, trarre le debite conseguenze di questo fatto, in modo da comprendere meglio il fenomeno prodotto. E' importante che la guida venga a conoscenza di alcuni dati biografici del soggetto e, possibilmente, del materiale che riguarda i suoi insogni, sogni e allegorizzazioni; in questo modo la guida potrà orientarsi con maggiore facilità. A volte il clima diffuso è confuso con tensioni permanenti, diverse da quelle che lo hanno originato e che tuttavia impediscono al soggetto di entrare nel livello di dormiveglia attivo necessario per la trasferenza. In considerazione di questa possibilità, si può tentare un sondaggio catartico di retroalimentazione. Può ad esempio succedere che una volta prodotta una catarsi, il clima cessi di agire o che si manifesti con delle immagini che effettivamente gli corrispondono, immagini che normalmente venivano frenate dal sistema di tensioni permanenti. Esercizio di trasferenza di climi Si realizzerà una pratica pedagogica con qualcuno dei partecipanti che presenta un clima diffuso, anche di non grande importanza, adatto ad un lavoro di "incastro" e di associazione con immagini. Il lavoro successivo tra due persone dipenderà dalla esistenza o meno di un clima senza immagini, negativo e di importanza decisiva. Quindi, non si opererà in modo artificioso con soggetti i cui climi siano riferibili ad immagini definite. Esercizio di trasferenza negativa Un lavoro molto utile, che le persone interessate possono realizzare, consiste nell'associare un clima inibitorio all'immagine di un abitudine nociva (uso di tabacco, alcool, ecc.). All'inizio la guida svilupperà il processo fino al punto in cui il soggetto ottenga una buona immagine di se stesso mentre compie l'atto nocivo abituale. Immediatamente dopo si evocherà un'immagine che produce il clima inibitorio (per esempio, qualcosa di ripugnante), facendola entrare nella scena precedente. Si avrà cura di porre in relazione, nel modo più stretto possibile, le immagini che ora configurano questa scena complessa. Successivamente si lavorerà per produrre lo spostamento del clima inibitorio ed il suo "incastro" con l'immagine della abitudine nociva. Sarà necessario ripetere questo lavoro per diverse sedute, fino al punto in cui, evocando l'immagine della abitudine nociva, sorga strettamente associato ad essa, anche il clima inibitorio. Per accelerare il processo di "incastro" e di associazione, il soggetto potrà ripetere questo lavoro da solo, più volte al giorno, fino alla seduta successiva. Se effettua questa esercizi personali gli basteranno due o tre sedute per ottenere la trasferenza negativa.

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Quando, evocando l'abitudine nociva, il soggetto sperimenta il forte clima inibitorio, la guida lo solleciterà ad abbandonare, a partire da quel momento e definitivamente, tale abitudine. Questa tecnica darà eccellenti risultati se: 1. Il soggetto ha delle buone e chiare ragioni per tentare di abbandonare l'abitudine. 2. Abbandonare l'abitudine è per lui una buona questione di vitale importanza. 3. La proposta è definitiva, cioè non si tratta di un abbandono graduale, scaglionato nel tempo o con un margine di dubbio. Sarà opportuno nella seduta di trasferenza negativa, rispettare i passi N.1 e N.2 di tutte le trasferenze profonde.

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LEZIONE 9 ELABORAZIONE POST-TRASFERENZIALE

In altre lezioni abbiamo commentato i passi relativi all'elaborazione post-trasferenziale e alla conclusione del processo trasferenziale, prendendo in esame determinati indicatori. Questi erano il cambiamento del punto di vista da cui il soggetto osservava i suoi problemi, la modificazione positiva della condotta in situazioni concrete ed i registri di comprensione e di "incastro" di contenuti precedentemente non integrati. Esistono molti altri indicatori dell'esito positivo di un processo trasferenziale; tuttavia essi dovranno essere sempre in funzione del proposito iniziale del soggetto. Se l'interesse espresso inizialmente dal soggetto era quello di acquisire esperienza nelle tecniche o conoscenze migliori sulle attività della coscienza, è evidente che difficilmente si produrrà in lui un cambiamento di condotta come conseguenza del lavoro trasferenziale. Altrettanto può dirsi del caso in cui il soggetto, che si diceva interessato a sbloccare e a trasferire un determinato clima, si aspetti invece conseguenze che non aveva formulato alla guida; in questo caso è chiaro che la guida rimane estranea a quelle aspettative e non può condurre il processo in maniera adeguata. Ciò nonostante sarà bene chiarire che la guida viene orientata tanto dagli interessi formulati dal soggetto quanto dagli indicatori di resistenza e che, pertanto, possono produrre delle scariche e degli spostamenti non previsti che possono anche arrivare a modificare il piano iniziale. L'elaborazione post-trasferenziale può, allo stesso modo della seduta trasferenziale, produrre un'integrazione e un riordinamento a catena; solo che, in questo caso, il processo può continuare a svolgersi per un certo tempo dopo la fine del lavoro guidato. In questo periodo il soggetto sperimenterà che "qualcosa" continua a cambiare in lui. A volte dei contenuti fissati a periodi lontani della vita non vengono integrati durante le sedute, ma nel corso del processo post-trasferenziale. Consideriamo, per esempio, un caso di questo tipo: una persona adulta in cui sono riconoscibili dei tratti psicologici infantili molto marcati ha terminato un processo trasferenziale in cui si sono prodotte alcune modificazioni piuttosto importanti, ma nessun cambiamento per quanto riguarda i tratti infantili. Ma ecco che a poco a poco cominciamo ad osservare che questa persona va perdendo alcune di quelle caratteristiche e che al loro posto sorgono ruoli sempre più maturi, propri della sua età. Questo è un caso che si verifica frequentemente, anche a distanza di tempo dal termine delle sedute. Un fenomeno curioso può verificarsi nel momento in cui, per azione del processo post-trasferenziale, si accelera l'esaurimento del nucleo d'insogno; in questo caso, l'energia legata ad esso prende un'altra direzione e nel soggetto si verifica un cambiamento radicale. Questo sarà comunque positivo, in quanto si è avviato su una linea di sviluppo progressiva, di integrazione di contenuti. RACCOMANDAZIONI Rileggere tutte le lezioni riferite alle trasferenze ed effettuare gli esercizi che non sono stati realizzati correttamente.

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PRATICHE DI AUTOTRASFERENZA REVISIONE DEI LAVORI PRECEDENTI.

Rispondere, preferibilmente per iscritto, alle seguenti domande: 1. A cosa serve l'operativa? 2. Quali sono i grandi sistemi usati nell'operativa e quale funzione compie ciascuno di essi? 3. Qual'è la finalità dell'operativa? 4. Qual'è la forma più adeguata per studiare e praticare l'operativa? 5. Quali tipi empirici di catarsi potete citare? 6. A che cosa servono le catarsi empiriche? 7. Perché in certe occasioni il lavoro di distensione non è sufficiente e bisogna utilizzare la catarsi? 8. In cosa consiste la tecnica del sondaggio catartico? 9. Quali sono i principali indicatori che accompagnano una parola-stimolo o una risposta significativa? 10. In quale momento del sondaggio si possono osservare le prime manifestazioni catartiche? 11. In che cosa consiste il sondaggio catartico di retro-alimentazione? 12. Come possono bloccarsi gli impulsi? 13. Quali sono i passi del sondaggio catartico? 14. Quali sono i passi della catarsi profonda e in quali aspetti si differenziano da quelli del sondaggio catartico? 15. In quali casi si raccomanda la tecnica della catarsi profonda? 16. Che problemi si presentano con frequenza nel lavoro di catarsi profonda? 17. Che conseguenze ha il fatto che gli impulsi si blocchino prima di arrivare ai centri di risposta? 18. In che cosa si differenzia la catarsi dalla trasferenza? 19. Quali casi di trasferenza empirica potete citare? 20. In base ai vostri ultimi studi, in che cosa si differenziano le tensioni dai climi? 21. Come si differenziano fra di loro le traduzioni, le deformazioni e l'assenza di impulsi? 22. Che differenza c'è tra percezione e rappresentazione? 23. Che cosa sono le catene associative e che tipi di associazioni esistono? 24. Che relazioni esistono tra livelli di coscienza, catene associative libere e catene associative dirette? 25. Che differenze possiamo osservare tra spazio di percezione e spazio di rappresentazione, tenendo come riferimento gli oggetti che si collocano in essi? 26. Che modificazioni subiscono gli impulsi nello spazio di rappresentazione al variare del livello di coscienza? 27. Quali sono le differenze tra profondità e livelli dello spazio di rappresentazione, e che modifiche generali si osservano nell'immagine quando la sua collocazione cambia o in livello o in profondità? 28. Potete disegnare e spiegare lo schema generale degli apparati e degli impulsi? 29. Data una scena, in che cosa si differenziano le immagini ricordate da quelle immaginate e da quelle allegorizzate? 30. In che cosa si differenziano le allegorie dai simboli e dai segni? 31. Dal punto di vista della trasformazione degli impulsi, come si generano i simboli? 32. Come possono essere raggruppati i simboli? 33. Potete dare un esempio di sequenza simbolica nella quale si osservino la concentrazione, la dispersione, lo spostamento e la fissazione di una tensione? 34. Quando è possibile affermare che in una sequenza simbolica si verifica una distensione? 35. Qual'é la differenza tra un tema e un argomento? 36. Che tipi generali di temi esistono nella nostra classificazione? 37. Che tipi generali di argomenti esistono nella nostra classificazione? 38. Quali sono le differenze tra: riduzione a simbolo, analisi allegorica, riassunto allegorico ed interpretazione allegorica? 39. A cosa serve la simbolica? 40. A cosa serve l'allegorica? 41. Usando come riferimento le resistenze, quali sono i principi generali che guidano la catarsi e la trasferenza? 42. Quali sono i principali indicatori di resistenza nei processi trasferenziali? 43. Quali sono le tre tecniche principali della trasferenza e quali caratteristiche hanno? 44. Quando deve essere applicata ciascuna delle tecniche? 45. In cosa consiste il sondaggio trasferenziale? 46. Qual'é la differenza tra sondaggio trasferenziale e trasferenza profonda? 47. In quali casi si ricorre alla trasferenza profonda? 48. In quali casi non si ricorre alla trasferenza profonda? 49. Quali sono i passi della seduta trasferenziale e quali caratteristiche hanno? 50. In che cosa si differenzia la trasferenza di immagini dalla trasferenza di climi?

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51. Quali requisiti devono esistere per poter lavorare con la trasferenza di climi? 52. Come devono essere trattati i climi privi di immagini visive? 53. In cosa consiste la trasferenza negativa? 54. Come opera l'elaborazione post-trasferenziale?

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LEZIONE 1 DIFFERENZA TRA TRASFERENZA E AUTOTRASFERENZA

L'autotrasferenza non richiede la collaborazione di una guida esterna. La funzione della guida è compiuta da un'immagine appositamente conformata, che serve a condurre gli spostamenti. Chiameremo "guida interna" questa immagine. L'autotrasferenza utilizza inoltre temi e argomenti fissi. In essa non c'è, ovviamente, discussione vigilica. Infine, nell'autotrasferenza è possibile lavorare con uno stesso argomento a diverse profondità. Introduzione all'autotrasferenza A cosa serve l'autotrasferenza? In primo luogo serve, come la trasferenza, a dare coerenza ai fenomeni psichici, integrando contenuti. La sua utilità maggiore risiede nella capacità di produrre conversioni di senso rispetto ad una situazione particolare o alla situazione generale in cui una persona vive. Nei processi autotrasferenziali, poiché utilizziamo temi e argomenti fissi, gli indicatori principali di resistenza sono dati dai difetti nella costruzione delle scene o dalle difficoltà nell'incastro fra scene e clima o dalle difficoltà di conversione di climi. Studiamo questi punti più da vicino. Supponiamo che l'operatore abbia come interesse la "riconciliazione"; egli crea allora una scena mentale e colloca in essa diverse persone con le quali ha rapporti di ostilità, di inimicizia; quindi cerca di trasferire le cariche in modo da raggiungere, al termine del lavoro, lo scopo prefissato. Senza dubbio, nello sviluppo del lavoro appariranno numerosi registri di resistenza, però risulterà chiaro se l'"incastro" è stato raggiunto o se è necessario continuare a lavorare per ottenere i registri adeguati. Poiché l'interesse è stato fissato con precisione (produrre la riconciliazione), l'operatore saprà quali sono le correzioni da apportare e gli risulteranno evidenti i difetti nel montaggio scenico che non hanno reso possibile un buon incastro e la conversione successiva. Raccomandazioni 1. Studiare ciascuna lezione assieme ad altre persone e lavorare poi con gli esercizi proposti. 2. Dopo la pratica i presenti si scambiano i propri punti di vista in modo da arricchire le proprie tecniche. 3. Prendere nota di ciò che si è fatto. 4. Approfondire la pratica nei giorni successivi. 5. Aggiungere osservazioni quando sorgono registri post-trasferenziali nei sogni o nella vita quotidiana. Elementi autotrasferenziali I - La condizione autotrasferenziale 1. Precisazione dell'interesse. Se si desidera produrre una conversione di senso in una determinata situazione, bisognerà cominciare a definirla chiaramente. Non si tratterà, certamente, di una situazione che possa essere modificata per mezzo delle tecniche minori (studiate precedentemente). Le situazioni che ci interessano si possono riferire a nodi biografici non superati, oppure a problemi attuali o a problemi proiettati nel futuro. Nelle presenti lezioni vengono considerati alcuni argomenti di conversione adatti a modificare situazioni mentali negative che agiscono in diversi tempi di coscienza. 2. Adeguamento dell'ambito di lavoro. Questo punto si riferisce non solo ai requisiti esterni (stanza silenziosa, ecc.), ma anche all'"ambito" fisico e mentale dell'operatore. E' opportuno iniziare ogni lavoro autotrasferenziale con un buon rilassamento interno, dopo il quale si effettua l'esperienza di pace. II - I temi

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1. La guida interna. I credenti di diverse confessioni spesso invocano nelle loro preghiere grandi personalità dei loro credi, come profeti e santi; alcuni lo fanno con immagini auditive, altri con immagini visive, ecc. Altre persone si trovano, a volte, in una specie di dialogo interno con i propri genitori già morti, o con persone care o rispettate. A queste "guide" chiedono consiglio nelle situazioni particolarmente difficili. A volte, semplicemente espongono loro dei problemi; e questo è un modo di ordinare meglio le proprie idee e sentimenti. Alcuni ricevono "risposte" o "indizi" durante il dialogo con la propria guida. Altri li ricevono nel sonno attraverso allegorie. Non mancano coloro che ricevono "messaggi" quando si svegliano o in momenti inaspettati. Inoltre si invocano guide-protettrici in momenti di disorientamento, di solitudine o di pericolo. Molti modi empirici che le persone usano per mettersi in rapporto con guide interne, hanno la loro origine in traduzioni auditive del registro cenestesico del parlare. Per illustrare questo fatto basta fare il seguente esperimento: ditevi mentalmente "adesso salgo sul tetto" e osservate che nel vostro apparato fonico si producono automaticamente dei movimenti. Poi "salite" sul tetto appoggiandovi però ad immagini visive. E' chiaro che, in questo secondo caso, il movimento corrisponderà ai globi oculari. Se realizzando altre operazioni simili basate su immagini visive prestate attenzione all'apparato fonico, riscontrerete a volte, in esso, dei movimenti automatici; questo perché sono sorte "furtivamente" immagini auditive, meglio ancora, possiamo dire che quelle visive si sono tradotte. Le verbalizzazioni appaiono quotidianamente, e si registrano come conversazioni interne, ritmi, cantilene, ecc., che accompagnano le operazioni effettuate nel mondo esterno. Tuttavia non stiamo parlando qui di casi patologici come quelli di verbigerazione allucinatoria. Tornando al problema della guida interna, diciamo che non ha grande importanza il tipo di immagine che si scelga per rappresentarla. In qualsiasi caso, essa dovrà compiere un vero incastro con climi di protezione (forza, sapienza, rettitudine, ecc.). Qualsiasi immagine (non solo quelle visive) può dare il registro della "presenza" della guida. Sarà sufficiente un registro di presenza giacché la guida servirà per dare direzione ai movimenti mentali verso gli altri temi che dovranno essere visualizzati. La guida dovrà essere unica e sarà associata a un particolare tipo di chiamata o invocazione. A loro volta, le indicazioni della guida potranno essere registrate attraverso qualsiasi sistema di immagine. 2. Il limite. E' un'allegorizzazione del livello di lavoro a partire dal quale si effettua l'entrata nel processo autotrasferenziale. Può essere rappresentato come una porta, una scalinata, una soglia, una linea divisoria, ecc. Le resistenze per razionalizzazione o altre tensioni e blocchi si rifletteranno in cattive configurazioni del limite, in difensori che impediscono il passaggio, ecc. E' importante che il limite sia sempre lo stesso e che si abbia di esso una rappresentazione molto vivida nell'insieme e nei dettagli. 3. I cammini. Le direzioni di ascesa, discesa e avanzamento orizzontale devono essere allegorizzate sempre nello stesso modo, affinché non si subiscano deviazioni per azione delle resistenze. I tre cammini si aprono nel momento in cui il limite viene oltrepassato. Essi sono le connettive, i collegamenti direzionali che portano ai recinti dei diversi livelli. 4. I recinti. Devono, anch'essi, essere sempre gli stessi e corrispondere nella loro conformazione e nelle loro caratteristiche, al livello nel quale si trovano collocati. E' importante che i recinti siano definiti nelle tre dimensioni e che l'operatore possa sentirsi incluso in essi. 5. I paesaggi. Il paesaggio del cammino orizzontale può essere quello di una spiaggia, un'oasi, una valle fertile, ecc.

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Il paesaggio del cammino discendente può essere quello di un abisso, quello delle profondità marine, ecc. Non è raccomandabile lavorare con paesaggi selvaggi giacché essi presentano numerose resistenze per la loro stessa conformazione. Tali temi sono usati nelle autotrasferenze in cui si desidera, precisamente, far sorgere resistenze che così possono essere studiate in modo particolareggiato. 6. I personaggi. A differenza dei temi precedenti, non è necessario averne un repertorio fisso (vedremo più avanti alcune eccezioni), giacché nei diversi argomenti bisognerà collocare i personaggi che siano in rapporto con l'interesse prefissato. 7. La città nascosta. E' una buona allegorizzazione dello spazio più interno dell'operatore. La città nascosta si incontra alla fine del cammino ascendente. Sopra di essa "non c'è niente". Possiede luce propria (o meglio, luce proiettata dal suo interiore che è il centro di potere), questa luce non dipende da illuminazioni artificiali o esterne naturali (sole, luna, stelle). La città nascosta può trovarsi sulla mitologica "vetta del mondo" o fluttuare oltre i corpi celesti. In ogni caso e in primo luogo, può essere considerata come una traduzione dei limiti della testa dell'operatore, all'interno della quale si registrano numerose sensazioni cenestesiche che, allegorizzate, danno luogo a costruzioni estremamente complesse. La città nascosta è stata anche rappresentata in certe tradizioni come la "corona" o come lo "scrigno" che custodisce la perla o il grande gioiello, ecc. (queste ultime sono allegorizzazioni del centro di potere). Se, effettivamente, si visualizza la città nascosta e non una sua replica intermedia, si osserva che al di sopra di essa c'è l'oscurità totale che corrisponde ai limiti superiori dello spazio di rappresentazione. Nei recinti della città nascosta si custodiscono le grandi aspirazioni, gli ideali e le speranze che spingono l'essere umano alla ricerca della distensione totale (pace, calma, felicità, ecc.). Esiste una controparte della città nascosta ed è la città sotterranea. Al di sotto di essa, "non c'è niente". Questa città può trovarsi collocata negli abissi più profondi della terra o dell'acqua. Possiede anch'essa un'illuminazione propria. Al di là di essa c'è l'oscurità totale che corrisponde ai limiti inferiori dello spazio di rappresentazione. Della città sotterranea esistono numerose repliche intermedie in diversi livelli discendenti; nessuna di queste però ha le caratteristiche di punto finale degli spostamenti verticali. Nei recinti della città sotterranea si conservano (e lì si devono risolvere) le frustrazioni e i conflitti biografici. Nel centro di essa c'è il fuoco purificatore, ma soprattutto Lei (o Lui) che sintetizzano in immagini, impulsi provenienti dal sesso, fissazioni biografiche e compensazioni delle situazioni che il soggetto vive. L'operatore visualizzerà le città alla fine dei cammini corrispondenti, perfezionando le immagini in pratiche successive e dando ad esse l'impronta della propria creatività. Per quanto riguarda il cammino di mezzo, troviamo alla fine di esso la città della vita corrente, nella quale l'operatore sviluppa le proprie attività quotidiane. Nei suoi differenti recinti, si devono collocare le scene della situazione attuale sulle quali si desidera lavorare. 8. Il centro di potere. Si trova nel recinto centrale della città nascosta. E' la Luce, la Forza ed il Senso. La "Luce" non è rappresentata nella stessa maniera della luce percepita e poi ricordata. E' la Luce "più interna, pura e profonda", in quanto ha significato psicologico e non è in rapporto con il fenomeno luminoso esterno. La Luce si può "mettere in comunicazione" con l'operatore, in un contatto per nulla convenzionale. Dopo che si è realizzato il contatto con la Luce (non con luci intermedie), appare il fenomeno dell'illuminazione dello spazio di rappresentazione. Esso dà all'operatore la nozione di aver trasceso i limiti dell'oscurità totale. Tale cambiamento nell'economia della coscienza continua ancora per qualche tempo dopo l'esperienza e influenza in modo curioso anche la percezione esterna.

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Il centro di potere è una traduzione del registro di "se stesso", ovvero di ciò che c'è di più essenziale nell'essere umano. Tale centro non é, sicuramente, l'"io" psicologico (che consideriamo, pedagogicamente, una specie di comando dei meccanismi di reversibilità ed è il risultato della somma degli impulsi percettivi e di memoria). Il centro di potere si trova abitualmente coperto dalle attività meccaniche dell'io psicologico. Precedentemente, studiando la tecnica dei livelli, è stato detto: "...esiste una certa profondità limite, al di là della quale non è possibile scendere... lì tutto si oscura. Nelle parti alte, al di sopra del cielo illuminato, del sole e delle stelle, succede lo stesso fenomeno: raggiunto quel limite tutto si oscura. L'oscuramento finale, sia nelle salite sia nelle discese, coincide con i limiti del proprio corpo. Certamente questi limiti sono difficili da toccare, in quanto si producono frequenti rimbalzi che permettono la continuazione delle scene". "Nella tecnica dei livelli non si deve confondere la luce che dipende da una determinate fonte (luci sotterranee, fuochi vulcanici, città illuminate sotto l'acqua, ecc. Oppure: il sole, la luna, le stelle, le città della luce, gli oggetti cristallini o radianti, ecc.) con l'illuminazione generale dello spazio, che è quella che rivela il livello della rappresentazione". Come eccezione a quanto spiegato fin qui, si deve considerare, come ipotesi, il caso posteriore a quello dell'oscurità limite (sia in discesa sia in ascesa), in cui lo spazio di rappresentazione diventa "luminoso". Tale eccezione non è stata constatata nei processi trasferenziali, ma è un caso conosciuto dai mistici di diverse epoche e regioni. Si è avuta notizia di questo fenomeno anche per testimonianza di persone che si sono trovate in punto di morte, o che sono "ritornate" dalla morte stessa, dopo che ne era stato dichiarato il decesso clinico. Se queste affermazioni non sono semplici fandonie, esse stanno denunciando un fatto psicologico interessante che si dovrebbe esplorare e, forse, l'autotrasferenza è lo strumento adeguato per far progredire questa indagine. 9. Lei o Lui. Sono temi importanti giacché allegorizzano la "donna ideale" o "l'uomo ideale", e corrispondono all'immagine del sesso opposto a quello dell'operatore. Tali temi si definiranno studiando il recinto centrale della città sotterranea. Il lavoro con il tema di Lei (o Lui) è importante dal punto di vista della definizione dell'immagine complementare dell'operatore. Non è raccomandabile tentare di visualizzare artificiosamente tali personaggi; è meglio rappresentare il recinto che loro corrisponde e limitarsi ad aspettare la loro comparsa. Ovviamente essi si definiranno nella misura in cui si approfondisce il lavoro. Osservazioni In questa lezione è stata spiegata brevemente la condizione trasferenziale. Abbiamo anche considerato i principali temi. Nella prossima lezione tratteremo gli argomenti. In autotrasferenza possiamo seguire i seguenti passi di processo: entrata, sviluppo, uscita ed elaborazione post-trasferenziale. Diamo qui sotto l'esercizio fondamentale di entrata. Esercizio di entrata nel processo autotrasferenziale L'operatore effettua un relax interno profondo. Immediatamente, o nel momento che gli sembra adeguato, l'operatore effettua l'entrata autotrasferenziale ricorrendo a qualsiasi procedimento per configurare la "guida" interna. Posteriormente, farà apparire il limite, o l'"entrata" e, continuando, i tre "cammini". L'operatore dovrà ripetere questo esercizio fino ad ottenere delle buone rappresentazioni dei temi proposti (guida, limite, cammini). Sarà conveniente studiare tutte le resistenze che si presentano, per poterle superare nelle ripetizioni dell'esercizio. Dopo aver praticato l'esercizio varie volte, ci sarà un dialogo con gli altri partecipanti, al fine di migliorare la propria tecnica.

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Il dominio dell'esercizio di entrata è fondamentale perché in futuro si comincerà sempre con esso, qualsiasi processo.

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LEZIONE 2 DIFFERENTI TIPI DI SVILUPPO AUTOTRASFERENZIALE

I - Autotrasferenze empiriche Esistono numerosi argomenti empirici, come quelli che si sviluppano nei sogni, negli insogni, nell'arte e nelle religioni. Se si volesse portare all'estremo il punto di vista psicologico, si potrebbe dire che ogni essere umano è il personaggio centrale di un dramma - che è la sua vita - che si sviluppa tra continui incidenti. Egli incarna diversi ruoli, che però esprimono uno stesso atteggiamento di base, il quale può svilupparsi e trasformarsi, oppure rimanere fissato a un determinato periodo della vita senza ottenere coerenza. Ogni attività che l'essere umano svolge nel mondo è accompagnata da una rappresentazione interna. Pertanto non sono indifferenti le azioni esterne, giacché alcune di esse produrranno registri disintegratori ed altre registri di unità interna o, se si preferisce, di coerenza. Quindi, nel fare quotidiano, ci sono numerosi elementi di tipo autotrasferenziale (così come ve ne sono di tipo catartico). Da questa angolatura, è dunque comprensibile che il soggetto compia atti dai quali non si aspetta risultati esterni, ma che hanno in sé valore autotrasferenziale. E' possibile, allora, l'atto di amore senza speculazioni sui risultati che da esso si possono ottenere: è possibile l'amore per una persona, per una causa, per l'umanità, ecc. Saranno argomenti autotrasferenziali empirici, quelle azioni, con le loro corrispondenti rappresentazioni interne, che nel loro sviluppo facciano sorgere nel soggetto registri di unità, e gli diano inoltre una sensazione di progresso, di "crescita" interiore. Questi registri sono molto importanti perché permettono di distinguere le attività catartiche o distensive da altre trasferenziali. II - L'autotrasferenza empirica nelle religioni I credenti delle varie religioni possono seguire da soli i temi e gli argomenti proposti nei loro sistemi di orazione o di meditazione, leggendone le formule o imparandole a memoria. Chi prega può anche ripetere a voce alta ciò che viene detto da un'altra persona. Vediamo un caso di orazione nel quale compaiono diversi argomenti che hanno uno stesso personaggio o tema centrale (in questo caso si tratta di Gesù). Questa orazione, oltre ad essere una dichiarazione di fede, possiede tutti i requisiti di un processo autotrasferenziale, che si effettua seguendo un direttore di orazione, o recitandolo a memoria, da soli o in gruppo, a voce alta o in silenzio. Si tratta di un frammento del Credo di Nicea: "...Nacque da Maria Vergine. Patì sotto Ponzio Pilato. Fu crocefisso, morì e fu sepolto. Discese agli inferni. Il terzo giorno resuscitò tra i morti. Salì ai cieli. Siede alla destra di Dio Padre onnipotente. Di là verrà a giudicare i vivi e i morti...ecc." E' importante che l'atteggiamento di colui che prega sia di raccoglimento e che egli senta e visualizzi, per quanto gli è possibile, i movimenti verticali che la guida, in questo caso Gesù, effettua attraverso i tre livelli dello spazio di rappresentazione (piano medio, inferno, cielo). Gesù è il tema centrale e anche la guida che subisce un processo di trasformazione. L'atteggiamento di raccoglimento permette al credente di fondersi con Gesù e di sperimentare, attraverso immagini, un processo mentale di trasferimento di cariche emotive. Se si abbandonasse pienamente alla sua orazione, il credente avrebbe senza dubbio l'opportunità di mettere in relazione le scene della vita, della passione, della morte e della resurrezione di Gesù (argomenti), con il ricordo dei peccati che egli stesso ha commesso; potrebbe ricapitolarli, patendo la sofferenza che essi hanno prodotto ad altre persone ed immaginare un giusto e meritato castigo; potrebbe pentirsi e formulare propositi di cambiamento e, infine, svegliare in sé la speranza per il cielo dei giusti, in accordo alla sua fede cristiana. Nell'esempio dato è possibile osservare una gamma molto vasta di possibilità autotrasferenziali che si aprono a chi prega. Nelle grandi religioni possiamo trovare altri modelli di processi autotrasferenziali, che i credenti mettono in pratica durante le loro cerimonie religiose o nell'esercizio delle loro preghiere. Esistono inoltre altri procedimenti capaci di attivare piccoli processi autotrasferenziali; essi tuttavia sono privi degli argomenti normalmente richiesti in autotrasferenza. Di solito sono presentazioni statiche che hanno

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qualche modificazione solo nel grado di profondità del contatto con se stessi, che il praticante possa raggiungere. Ci riferiamo ai casi di mantras (parole sacre ripetute) e di yantras (immagini visive e simboli sacri utilizzati per la concentrazione). Esistono anche alcune invocazioni brevi, utilizzate in varie situazioni, che non arrivano ad essere argomenti autotrasferenziali e che sono, piuttosto, una specie di "richiesta" alla guida o alla divinità per ottenere dei benefici. Esempio: "O Signore, salvami da ogni pericolo..."; la persona che fa un'invocazione di questo tipo si sente accompagnata e dotata di una forza maggiore per affrontare le difficoltà. Diciamo infine che anche alcuni gesti o atteggiamenti corporei compiono le funzioni di invocazione, contatto, ringraziamento, ecc. E' chiaro che queste operazioni non possono essere considerate autotrasferenziali; a meno che vengano inquadrate tra i sistemi di entrata nel processo. Una cerimonia religiosa che includa orazioni, gesti, canti, sacramenti, ecc., offre una gamma completa di procedimenti al credente che veramente si compenetra in essa. Inoltre, il devoto può ripetere l'intera cerimonia varie volte, raggiungendo così diverse profondità autotrasferenziali oppure può interessarsi di un aspetto particolare di essa, secondo le necessità che si trova ad avere. III - Il processo autotrasferenziale Prima di cominciare un lavoro autotrasferenziale, bisognerà fissare l'interesse. In base ad esso l'operatore saprà come strutturare l'argomento e con quali temi integrare le scene; saprà, inoltre, in quale livello dello spazio di rappresentazione e in quale tipo di recinto svilupperà i suoi lavori. Supponiamo che l'operatore abbia bisogno di risolvere alcuni nodi biografici molto importanti; egli sa che si tratta di immagini e di climi che condizionano molti dei suoi atteggiamenti attuali, e che hanno, inequivocabilmente, la loro origine nel passato. In questo caso è evidente che l'operatore dovrà spostare gli argomenti seguendo il cammino discendente, che lo porterà al recinto adeguato. Il suo interesse potrà essere diretto, per esempio, al superamento di situazioni di fallimento che compromettono seriamente la sua immagine di sé. Sarà imprescindibile, in ogni modo, che egli definisca con precisione tali fallimenti, che potranno riguardare questioni di lavoro, di relazione, ecc. Se il nostro operatore chiarisce bene il suo interesse, la costruzione scenica comincerà con la ripetizione della situazione dalla quale il problema è iniziato. Pertanto, l'argomento sarà in parte la ripetizione di fatti già accaduti; ma solo in parte, perché l'operatore potrà far ricorso a numerose allegorizzazioni che gli permetteranno di trasferire cariche oppressive, di integrare contenuti, ottenendo quella separazione tra clima e contenuti che si era proposto di raggiungere. Diamo ora un esempio di lavori autotrasferenziali dove l'interesse è posto nella "riconciliazione" con il proprio passato. Siccome questo lavoro può riguardare numerose situazioni, l'operatore dovrà costruire vari argomenti che gli permettano di approfondirne alcune in maniera preferenziale. Nello stesso esempio potremo osservare la trattazione del tema di Lei (o Lui), senza però pretendere di ottenere definizioni precise. Potremo anche osservare il trattamento allegorico delle scene nelle quali l'operatore collocherà i propri temi. Per una migliore comprensione dovremo frammentare il processo. Il ricorso a paesaggi selvaggi per creare resistenza non deve disorientare, perché la tensione così ottenuta si scaricherà nel momento in cui si giunge a destinazione. Tutto il processo è inquadrato in una sorta di "giudizio finale", nel quale l'operatore effettua una revisione della propria vita. L'uscita dal processo è allegorizzata dal ritrovamento dei passi iniziali, ed avviene, in ogni caso, in un clima positivo. 1. "... Ora che sei morto e sei disceso fino alla soglia del mondo delle ombre, ascoltando il suono delle bilance, ti dirai: stanno pesando le mie viscere. E sarà vero, perché pesare le tue viscere è pesare le tue azioni." 2. "Le viscere basse stanno nel fuoco infernale. I custodi del fuoco si mostrano sempre attivi, mentre Lei o Lui (a seconda che tu sia uomo o donna) si delineano con mosse furtive o sorgono all'improvviso per scomparire allo stesso modo."

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3. "... Per prima cosa pagherai i custodi. Poi entrerai nel fuoco e ricorderai le sofferenze che hai causato nella catena dell'amore." 4. "Chiederai perdono a coloro che hai maltrattato e uscirai purificato unicamente quando ti sarai riconciliato..." 5. "Allora chiama col suo nome Lei o Lui, a seconda della tua condizione, e chiedi che ti permetta di vedere il suo volto. Se accoglie la tua richiesta, ascolta il suo consiglio soave come brezza lontana." 6. "... Ringrazia con tutto il cuore e parti seguendo la torcia della tua guida." 7. "La guida attraverserà passaggi oscuri e arriverà con te in una stanza dove sono in attesa le ombre di coloro a cui nella tua esistenza hai fatto violenza. Essi, tutti, si trovano nello stesso stato sofferente in cui quel giorno li hai lasciati." 8. "... Chiedi loro perdono, riconciliati e baciali ad uno ad uno prima di partire." 9. "Segui la guida, che sa bene come condurti ai tuoi luoghi di naufragio, ai luoghi delle cose irreparabilmente appassite." "Oh mondo delle grandi perdite, dove sorrisi e incanti e speranze sono il tuo peso e il tuo fallimento!" "Contempla la tua lunga catena di fallimenti..." 10. "Chiedi alla guida che illumini lentamente tutte quelle illusioni..." 11. "Riconciliati con te stesso, perdona te stesso e ridi. Allora vedrai come, dal corno dei sogni, sorge un uragano che porta verso il nulla la polvere dei tuoi illusori fallimenti." 12. "Segui la tua guida anche nel bosco oscuro e freddo. Gli uccelli di malaugurio sfiorano la tua testa. Nelle paludi, lacci serpentini ti sommergono." 13. "Fa' che la tua guida ti porti fino alla grotta oscura." "Non puoi più avanzare ormai, a meno che non paghi il tuo prezzo alle forme ostili che difendono l'entrata." 14. "... Se, alla fine, riesci a penetrare lì, chiedi alla guida che illumini a sinistra e a destra. Pregala di illuminare i grandi corpi di marmo di coloro che non hai potuto perdonare..." 15. "... Perdonali ad uno ad uno, e quando il tuo sentimento sarà vero, le statue si tramuteranno in esseri umani che ti sorrideranno e tenderanno verso di te le braccia in un inno di ringraziamento." 16. "... Segui la guida fuori della grotta e non guardare indietro per nessun motivo." 17. "... Paga la tua guida e ritorna qui, dove si pesano le azioni dei morti." 18. "... Ascolta la bilancia che si inclina in tuo favore: il tuo passato ti è perdonato!" 19. "... Possiedi troppo per pretendere di più, per ora... Se la tua ambizione ti portasse più lontano, potrebbe succederti di non tornare alla regione dei vivi." "Possiedi troppo con la purificazione del tuo passato." 20. "... Io ti dico ora: svegliati ed esci fuori da quel mondo!" Esercizi di sviluppo del processo autotrasferenziale (discesa) Effettuata l'entrata secondo il sistema conosciuto, l'operatore potrà seguire il cammino discendente fino a trovare il recinto adeguato per lavorare su qualche scena biografica, basandosi su alcuni dei frammenti citati nella presente lezione. E' importante che prima di iniziare il lavoro l'interesse venga precisamente fissato, in modo che gli argomenti che vengono a comporsi siano funzionali ad esso. Gli argomenti, a loro volta, devono avere una base biografica (almeno in questo esercizio) e dei temi ad essi corrispondenti. Se si trattasse di un clima senza immagini, l'operatore effettuerà ugualmente l'entrata: scenderà fino a qualche recinto sotterraneo e chiederà alla guida di illuminare il luogo fino a che emergano dei temi (allegorizzati o no) sui quali potrà subito lavorare. Nel sistema autotrasferenziale, questo è un procedimento interessante per produrre un incastro tra clima e immagini. All'inizio sarà più conveniente lavorare su un argomento solo e approfondirlo in pratiche successive, anziché fare uno sviluppo ampio. A "seduta" finita, si scambieranno i punti di vista con le altre persone.

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LEZIONE 3 LE DIREZIONI AUTOTRASFERENZIALI

I - Struttura generale del sistema autotrasferenziale Abbiamo considerato sufficientemente le differenze tra trasferenza e autotrasferenza. Sono stati visti anche i principali indicatori di resistenza che, in principio, erano validi per entrambi i sistemi. E' stato osservato, inoltre, che nel caso dell'autotrasferenza gli indicatori specifici di resistenza si trovano nei problemi di montaggio scenico, nell'inadeguato incastro tra immagini e climi e nelle difficoltà di operare la conversione nella direzione proposta dall'interesse iniziale. Abbiamo studiato che precisare l'interesse e adeguare opportunamente l'ambito, sono condizioni basilari dell'autotrasferenza. Abbiamo passato in rassegna i temi principali (guida interna, limite, cammini, recinti, paesaggi, personaggi, la città nascosta, il centro di potere e Lei o Lui). Abbiamo considerato gli argomenti relativi ai tre tempi di coscienza ed abbiamo collocato i conflitti biografici nei recinti bassi, quelli attuali nel piano medio e le aspirazioni e gli ideali da raggiungere nei livelli alti. Dobbiamo adesso aggiungere che anche i conflitti interni che si producono quando si immagina il futuro (timore di perdere qualcosa, timore della solitudine, delle malattie e della morte) devono essere collocati nei livelli alti, strutturando gli argomenti in base al modo in cui il conflitto viene immaginato. L'operatore dovrà organizzare le scene in modo che lo/gli argomento/i possano trasformarsi positivamente secondo l'interesse fissato. Pertanto non si dovrà penetrare nella città nascosta se previamente non è stato trasformato l'argomento conflittuale; sarà preferibile, piuttosto, accedere ai recinti molto periferici della città, nei quali si abbia la possibilità di operare le conversioni opportune. Inoltre abbiamo differenziato l'entrata dallo sviluppo, e incidentalmente abbiamo parlato dell'uscita come ritrovamento dei passi iniziali, però con il clima finale di esperienza positiva. Infine abbiamo esaminato vari tipi di sviluppo autotrasferenziale correlati, attraverso le rappresentazioni che le accompagnano, alle attività che l'essere umano esercita nel mondo. Abbiamo citato come tipi di autotrasferenze empiriche il caso del sogno, dell'insogno e delle produzioni artistiche e religiose. Tutto il lavoro autotrasferenziale è stato visto come un approfondimento della conversione di senso rispetto a una situazione generale nella quale il soggetto vive. Abbiamo compreso che è possibile effettuare questo approfondimento perché si utilizzano temi ed argomenti fissi. E' chiaro, dunque, che mentre i processi catartici e trasferenziali sono diretti verso le resistenze che si incontrano con il fine di superarle a poco a poco, nel caso dell'autotrasferenza, la direzione del processo è data dall'interesse di raggiungere una conversione e di perfezionare il montaggio scenico dei temi e degli argomenti. II - Alcune digressioni sugli stati alterati di coscienza Nell'operativa si è visto che, nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa, si bloccano i meccanismi di reversibilità. Si è considerato anche il caso in cui, per un determinato livello, il funzionamento di questi meccanismi diventa parziale. Potremmo raggruppare sotto la designazione di "stati alterati di coscienza", fenomeni come l'ipnosi ed in generale gli stati di coscienza emozionata, oltre a quelli nettamente patologici. La designazione di "stati alterati" è equivoca, perché, se in alcuni casi essa si riferisce a fenomeni che superano il controllo dell'io, e spingono il soggetto ad agire all'esterno (per esempio emozione violenta), in altri casi, la parzializzazione della reversibilità porta il soggetto al suo interno (chiusura in se stessi, per esempio). Altrettanto può succedere con l'innamoramento, l'ispirazione artistica, l'estasi mistica. Ma perché abbiamo delle resistenze nel porre in relazione l'innamoramento o l'ispirazione artistica con alterazioni della coscienza? Sicuramente perché il concetto di "alterazione" è associato all'idea di anormalità e in qualche misura con quella di malattia. Non ci sembra ragionevole attribuire i due ultimi fenomeni menzionati al campo dell'alterazione, giacché ci appaiono positivi, integratori e francamente superiori. Ci sembra che essi siano a favore dell'economia psichica e non a detrimento di essa. In che modo potremo allora definire i fenomeni che trascendono la meccanica dell'io psicologico, come quelli di fusione con "se stessi", propri del contatto con il centro di potere?

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Dal punto di vista della reversibilità essi possono apparire come fenomeni di alterazione, però dal punto di vista dell'interesse dell'operatore, l'abbandono della meccanica abituale dell'io a favore del "se stesso" appare come un atto voluto, in qualche modo diretto e che ha come risultato finale una enorme positivizzazione dell'economia psichica. Questi particolari stati "alterati" possono correttamente essere considerati come fenomeni superiori di coscienza. Facciamo distinzione tra l'estasi artistica e religiosa, il rapimento e il riconoscimento superiore. I fenomeni di estasi spesso hanno delle concomitanze motorie che portano il soggetto ad assumere certe posizioni automatiche (casi di mudras spontanei) o a una certa agitazione deambulatoria; il che li avvicina esteriormente ai fenomeni istero-epilettici o ai sintomi motori propri degli stati bassi, "crepuscolari", di coscienza. Il trance frenetico tipico di alcune religioni primitive o alcune espressioni minori come la "scrittura automatica" delle sedute spiritiche hanno alcune somiglianze con casi patologici, però sembra eccessivo assimilarli completamente ad essi. Il rapimento ha una preponderante connotazione emotiva, che lo fa avvicinare al fenomeno dell'innamoramento; senza che possiamo confondere l'uno con l'altro. Il riconoscimento è l'esperienza superiore capace di modificare il senso della propria vita e la prospettiva della realtà. E' il fenomeno di conversione per eccellenza. Risulta più che eccessivo legare il "samadhi" o il "nirvana" buddista all'autismo schizofrenico, o a certe crisi di delirio mistico. Le digressioni precedenti, nonostante ci abbiano allontanato dal filo della nostra esposizione, sono state necessarie perché ci sono servite a far chiarezza su alcuni pregiudizi che si sono radicati nell'uomo occidentale, tanto manipolato da certe correnti psicologiche, che non sono affatto coerenti nella giustificazione dei loro schemi. III - Piani medio ed alto nel lavoro autotrasferenziale 1. Quando il processo autotrasferenziale segue il cammino medio, l'operatore attraversa un paesaggio più o meno usuale, attualizzando dati dalla sua memoria recente. Alla fine del cammino, si trova la città nella quale si sviluppano le attività quotidiane. Lì possono essere visualizzati i recinti che serviranno per l'opportuna collocazione delle scene. Come al solito, l'interesse di conversione di senso dovrà essere ben definito. Gli argomenti corrisponderanno alla situazione che si vuole modificare e i temi potranno essere più o meno allegorizzati a seconda del caso e a seconda della disposizione dell'operatore. Evidentemente si deve raggiungere una concordanza adeguata tra immagini e climi, in modo da poter poi trasferire i climi negativi da alcuni temi ad altri, fino ad ottenere la modificazione dell'argomento secondo l'interesse proposto. Lo studio delle resistenze, particolarmente di quelle attinenti ai difetti nel montaggio scenico o alla concordanza tra immagini e climi, permetterà all'operatore di perfezionare il suo lavoro e di approfondire il suo processo autotrasferenziale. Qui dobbiamo riconsiderare ciò che abbiamo detto precedentemente. Non è il caso di cercare di risolvere dei problemi con tecniche autotrasferenziali quando esistono altre tecniche minori che possono dare buoni risultati. La preparazione dovrà rispettare le condizioni già conosciute. All'inizio si farà l'invocazione alla guida, poi si svilupperà il processo e alla fine si effettuerà l'uscita ritrovando i passi iniziali, però in un clima positivo e di unità interna. Si studierà poi ciò che si è realizzato, per migliorare le tecniche in lavori successivi. 2. Quando il processo segue il cammino ascendente, l'operatore attraversa un paesaggio che diventa sempre meno familiare nella misura in cui avanza verso la città nascosta. All'interno della città si trovano le aspirazioni che muovono l'operatore e i suoi insogni più radicati, tra i quali risalta il nucleo. Se l'interesse dell'operatore fosse quello di modificare una determinata aspirazione, o un determinato insogno, egli dovrà prima di tutto definirlo correttamente, calandosi nell'argomento e realizzando in esso i suoi desideri; comincerà poi a spostare l'argomento secondo l'interesse proposto. E' importante che l'operatore realizzi i suoi desideri nell'argomento iniziale. Pertanto, non dovrà solo ottenere una buona visualizzazione scenica, ma dovrà anche produrre una concordanza con il clima corrispondente. Senza di questo, non potrà trasferire le cariche climatiche nella direzione proposta dal suo interesse. E' evidente che, come in qualsiasi altro lavoro autotrasferenziale, il montaggio scenico e la concordanza potranno essere perfezionati ed approfonditi con la ripetizione del lavoro. Un problema che appare frequentemente è quello dei conflitti che la visione del proprio futuro comporta. Per prima cosa occorre lavorare sui timori relativi a situazioni future. Pertanto, prima di entrare nella città che racchiude le proprie aspirazioni, sembra raccomandabile mettere da parte i timori sopra menzionati, lavorando su di essi in recinti precedenti, con le argomentazioni opportune. Questa sorta di "purificazione" prima dell'entrata nella città, è di grande aiuto; essa permette una certa libertà interna nel lavoro di modificazione di determinati insogni o aspirazioni che, come sappiamo, compensano le situazioni nelle quali il soggetto vive. Si lavora prima con i timori relativi al futuro, in modo che le aspirazioni o gli insogni compensatori mettano in risalto le loro motivazioni e non si convertano in nodi

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di resistenza difficili da maneggiare. Diamo qui di seguito una sequenza attraverso il cammino ascendente, che può servire da esempio.(4) " Per il cammino interno puoi andare oscurato o luminoso. Fai attenzione alle due vie che si aprono

davanti a te. Se lasci che il tuo essere si lanci verso regioni oscure, il tuo corpo vince la battaglia e domina. Allora

spunteranno sensazioni ed apparenze di spiriti, di forze, di ricordi. Per quella via si discende sempre più. Là si trovano l’Odio, la Vendetta, l’Estraneità, il Possesso, la Gelosia e il Desiderio di Rimanere. Se discendi ancora di più, ti invaderanno la Frustrazione, il Risentimento e tutti i sogni ed i desideri che hanno provocato rovina e morte all’umanità. Se spingi il tuo essere in direzione luminosa, troverai resistenza e fatica ad ogni passo. Questa fatica

nell’ascesa ha dei colpevoli. La tua vita pesa, i tuoi ricordi pesano, le tue azioni precedenti impediscono l’ascesa. Questa scalata è difficile a causa del tuo corpo, che tende a dominare. Nei passi dell’ascesa si trovano regioni strane, dai colori puri e dai suoni sconosciuti. Non sfuggire la purificazione che agisce come il fuoco e terrorizza con i suoi fantasmi. Rifiuta lo spavento e lo scoramento. Rifiuta il desiderio di fuggire verso regioni basse e oscure. Rifiuta l’attaccamento ai ricordi. Rimani in libertà interiore, indifferente alle distrazioni del paesaggio e risoluto nell’ascesa. La luce pura splende chiara sulle cime delle alte catene montuose e le acque dai mille colori scendono tra

melodie non riconoscibili verso altopiani e prati cristallini. Non temere la pressione della luce che ti allontana dal suo centro ogni volta con più forza. Assorbila come

se fosse un liquido od un vento, perché certamente in essa c’è la vita. Quando nella grande catena montuosa troverai la città nascosta, dovrai conoscerne l’entrata. Ma questo

lo saprai nel momento in cui la tua vita sarà trasformata. Le sue enormi mura sono scritte in figure, sono scritte in colori, sono “sentite”. In questa città si custodisce ciò che è stato fatto e ciò che c’è da fare... Ma al tuo occhio interno è opaco il trasparente. Sì, i muri ti sono impenetrabili! Prendi la Forza dalla città nascosta. Ritorna al mondo della vita densa, con la fronte e le mani luminose." Esercizi di processo autotrasferenziale (piano medio e ascesa) 1. Fissare l'interesse su un conflitto attuale che si desidera superare. Effettuare l'entrata, lo sviluppo e l'uscita. Prendere nota delle resistenze, e particolarmente delle difficoltà nel montaggio scenico e nella concordanza. Discutere le tecniche con altre persone. Ripetere nei giorni successivi. 2. Fissare l'interesse su un insogno che dà una direzione non desiderabile alla vita. Precisare nell'interesse quale cambiamento si desidera produrre. Successivamente effettuare l'entrata, lo sviluppo e l'uscita. Prendere nota delle resistenze. Discutere le tecniche con altre persone. Ripetere nei giorni successivi. 3. Fissare l'interesse sui timori per il futuro. Precisare nell'interesse quali cambiamenti si desidera produrre. Effettuare poi l'entrata, lo sviluppo e l'uscita. Prendere nota delle resistenze. Discutere con altri. Ripetere. Sarà conveniente lavorare un solo argomento per ogni esercizio.

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LEZIONE 4 ELABORAZIONE POST-TRASFERENZIALE

Nelle lezioni precedenti abbiamo passato in rivista il processo prendendo i tre cammini separatamente. Abbiamo visto che ogni percorso presentava le sue peculiarità e variazioni. Così nel cammino discendente il trattamento dei conflitti biografici era di natura differente da quello della definizione del tema di Lei o Lui. Fin dall'inizio era chiaro che gli interessi nei due casi erano diversi. Altrettanto accadeva nel cammino ascendente, nel quale il lavoro sui timori per il futuro era distinto dalle operazioni effettuate sulle speranze o sugli insogni considerati, per qualche motivo, indesiderabili. (Se questo punto risultasse oscuro, si pensi al caso di una persona motivata da un insogno di dominio che comprenda come esso sia negativo per il suo sviluppo). Nel cammino medio, in principio, non si presentano tante alternative. Innanzi tutto diciamo che il lavoro in un livello comporta una modificazione nel modo in cui gli altri livelli vengono osservati e focalizzati. La cosa non potrebbe essere diversa, a causa della strutturalità dei processi mentali. Pertanto, iniziando a lavorare su un insogno per lui indesiderabile, l'operatore può avvertire, dopo un po' di tempo, che esso è la compensazione di una serie di frustrazioni biografiche. Nei lavori successivi a questa scoperta, l'operatore prenderà la linea discendente e cercherà di sciogliere il nodo dei conflitti passati registrati come frustrazioni. Alla fine arriverà a comprendere che molti dei suoi problemi attuali hanno a che vedere con quell'insogno, che lo porta a forzare le situazioni. Allora l'operatore tenterà di lavorare nel cammino medio al fine di cambiare la prospettiva con cui osserva le situazioni attuali, ecc. Potremmo immaginare altre situazioni, ma in tutti i casi troveremmo influenze reciproche fra i livelli. A questo punto sorge la domanda: da dove cominciare? Rispondiamo che l'operatore può iniziare da qualunque punto, perché il processo stesso lo porterà a coinvolgere tutti gli altri man mano che approfondisce il lavoro. Ma c'è un'altra risposta: un ottimo metodo per realizzare un processo integrale consiste nel seguire sempre lo stesso ordine di percorrenza dei tre livelli, utilizzando qualche procedimento del tipo dell'orazione (ricordare l'esempio del Credo di Nicea). Inoltre è opportuno che l'operatore utilizzi sempre le stesse formule, anche quando introduce delle variazioni sceniche in accordo con le sue necessità. E' bene poi che approfondisca sempre di più il suo processo anche senza introdurre variazioni sceniche. Questo, secondo il nostro parere, è il miglior modo di procedere. Nelle prime tappe di questo lavoro sarà necessario fare le cose un po' per volta, per ottenere una pur minima esperienza per ogni tipo di percorso. In seguito l'operatore avrà bisogno di ricorrere ai procedimenti sopra menzionati. Supponiamo ora che l'operatore abbia un po' di pratica del processo nei tre livelli. Subito gli appariranno delle difficoltà pratiche: può portare avanti un processo di integrazione crescente senza limiti di tempo? Può mettere in pratica regolarmente un piano di lavoro di questo tipo? Può mettersi sempre a lavorare in solitudine nell'ambiente in cui vive? Sembra dunque che portare avanti questo tipo di lavoro in modo continuativo comporti varie difficoltà. Tuttavia, se fosse devoto a qualche religione, l'operatore potrebbe continuare a svolgere le sue pratiche abituali, arricchendole del senso nuovo che il sistema autotrasferenziale gli fornisce. Se, invece, fosse una persona non religiosa, dovrebbe orientare la sua vita verso qualcosa che va più in là dei suoi interessi individuali immediati, verso qualcosa che andrà a beneficio dei suoi simili e della società in cui vive. Insomma, la conoscenza e le pratiche primarie del sistema autotrasferenziale saranno utili se si potranno applicare alla vita pratica, dotandola di un senso nuovo e trascendente. La post-trasferenza In una seduta autotrasferenziale, si può produrre uno spostamento di cariche, una integrazione di contenuti e, pertanto, una conversione di senso rispetto a una data situazione. E' possibile, però, che ciò accada dopo la seduta; questo fatto rientra nel caso spiegato nell'elaborazione post-trasferenziale.

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Può anche accadere che il processo post-trasferenziale porti l'operatore oltre il suo proponimento iniziale e scateni una serie di conversioni nel livello di lavoro utilizzato. E quindi si può dare il caso che l'elaborazione sviluppatasi in una direzione determinata coinvolga poi tutte le altre, relativamente a quei contenuti che sono in rapporto con la situazione che inizialmente si voleva convertire. Senza dubbio, l'elaborazione più importante è quella che riguarda la conversione della situazione generale nella quale l'operatore vive. Tuttavia, le elaborazioni post-trasferenziali di questo tipo non saranno tanto frequenti, così come non sarà facile arrivare direttamente al centro di potere, se non attraverso approssimazioni crescenti. E' chiaro che nel presente corso non è stato presentato uno svolgimento particolareggiato del tema della conversione per contatto con il centro di potere; piuttosto ne sono stati dati i riferimenti più generali. Aggiungiamo, ad ogni modo, che l'operatore dovrebbe intraprendere questo lavoro solo dopo aver ottenuto dei risultati soddisfacenti in altri processi autotrasferenziali. Esercizio di processo autotrasferenziale completo Fissare l'interesse su un conflitto attuale che si desidera superare. Comprendere poi gli insogni compensatori che derivano da quel conflitto. Svolgere il processo autotrasferenziale effettuando l'entrata, lo sviluppo e l'uscita, seguendo questo ordine di spostamenti: 1. Effettuata l'entrata, prendere il cammino discendente. Nel recinto adeguato, convertire il senso dell'avvenimento biografico che è alla base del conflitto; risalire al punto iniziale (passando il limite, posto nuovamente di fronte ai tre cammini). 2. Prendere il cammino ascendente fino a raggiungere il recinto nel quale sia possibile lavorare sul compimento dell'insogno compensatorio; ritornare al punto iniziale. 3. Prendere il cammino medio fino ad arrivare al recinto nel quale verrà convertito il senso del conflitto attuale; ritornare al punto iniziale ed uscire con un clima positivo. Effettuato l'esercizio, si discuterà con gli altri partecipanti il lavoro realizzato. Sarà conveniente prendere nota delle resistenze incontrate. Nei giorni successivi si cercherà di migliorare la pratica tenendo conto delle elaborazioni post-trasferenziali che si siano prodotte.

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EPILOGO Sicuramente il lettore avrà trovato, in questo libro, risposta a numerosi problemi personali e, quindi, conterà su una maggiore conoscenza di se stesso e delle sue possibilità per il futuro. Questo è il momento di considerare alcuni argomenti che, complessivamente, possono migliorare la comprensione del nostro sistema. 1. Il punto di appoggio nelle difficoltà quotidiane. In primo luogo, vorrei far risaltare che si possono aver fatto notevoli progressi in laboratorio, nel lavoro effettuato per apprendere e perfezionare le tecniche. Però l'importanza di questi risultati deve essere verificata fuori dai momenti di studio, nell'agitata vita quotidiana. Ed è lì dove la situazione stessa impedisce di applicare le tecniche! Il paradosso è evidente: il nostro soggetto è dotato di una buona comprensione, possiede un importante bagaglio di tecniche di autocontrollo, però al momento di affrontare una situazione critica, non può applicare le sue risorse. Si potrà dire che si tratta della dimenticanza di ciò che è stato appreso, ma si continua a non risolvere il problema. Dobbiamo, quindi, considerare questo punto. Quando qualcuno entra in una situazione quotidiana conflittuale, viene "coinvolto" da tensioni e climi; viene "assorbito" dall'oggetto che ha di fronte e, a partire da quel momento, non sarà in condizioni di disporre delle tecniche che ha imparato per applicarle proprio in quel tipo di situazioni, a meno che le abbia "registrate" correttamente e con molto esercizio previo. Ma non tutti coloro che praticano il sistema di Autoliberazione lo fanno così ordinatamente da essere perfettamente preparati. Nella pratica succede che si sono studiati alcuni punti del sistema, esercitandosi velocemente, cioè senza soffermarsi eccessivamente per averne una padronanza perfetta. In tal caso, ci si dovrebbe abilitare, minimamente, ad una risposta di appoggio alla situazione conflittuale, in modo tale che permetta di porre una piccola "distanza" tra l'oggetto problema e il soggetto; tra le tensioni e i climi opprimenti e colui che li soffre. Di questi appoggi si è parlato varie volte in questo libro, ma, data l'importanza del tema, è necessario sottolinearlo nuovamente. Se le tue pratiche non sono state realizzate adeguatamente, lascia da parte l'appoggio muscolare di qualche punto del corpo, o la coscienza del posto in cui ti trovi di fronte all'oggetto, o la tua posizione corporea. Prendi in considerazione semplicemente la tua respirazione. Quando ti trovi in una situazione difficile, una delle prime cose che scopri è che la tua respirazione si altera. Approfitta di questo fenomeno per trasformarla in respirazione bassa., diaframmatica... e questo è tutto. A partire da lì potrai disporre delle differenti tecniche che conosci. Ma riconsideriamo il tema. Supponiamo che tu senta che ti stai alterando prima di trovarti in situazione: sorveglia allora la tua respirazione e trasformala in respirazione bassa. Immaginiamo, ora, che tu sia stato sorpreso dalla situazione, che non abbia avuto tempo per prepararti: la tua respirazione, a un tratto, si fa alta e oppressiva, di questo ti rendi conto. Non lasciare che succeda, respira verso il basso. Adesso non riesci ad addormentarti. In questa situazione disponi di numerose tecniche per far fronte al problema, ma non le utilizzi, perché sei preso dalle tue preoccupazioni: controlla la tua respirazione, rendila bassa. Ti senti osservato da altri e sai come prendere distanza da ciò che ti opprime, ma non puoi applicare le tue conoscenze: fa' attenzione alla tua respirazione e rendila bassa. In altre parole, tu puoi conoscere e aver lavorato su numerose tecniche, però in una situazione opprimente te ne dimentichi ed è come se non potessi contare su alcun mezzo di difesa. Gli avvenimenti ti vengono addosso e, a partire da quel momento, non disponi di te stesso. E` chiaro che se potessi mettere distanza tra te e il fattore di oppressione, potresti poi applicare le tue conoscenze. Questo è il nostro problema. Non stiamo suggerendoti di fare attenzione alla respirazione mentre svolgi le tue attività quotidiane, ma solamente nelle situazioni di oppressione e potrai farlo grazie al fatto che essa si altera e dà il segnale necessario per fartene rendere conto. Se verifichi questo fatto nella pratica e cerchi di normalizzare la respirazione facendola diventare bassa, starai registrando un punto di appoggio. Questo è ciò che ti permetterà di mettere la distanza di cui hai bisogno tra te e l'oggetto che ti assorbe; tra te e le improvvise tensioni o climi che emergono come risposta meccanica alle tue sollecitazioni interne. Quello che accade dopo dipende dalle tue conoscenze e a questo riguardo non possiamo dire niente, ma che tu non possa disporre delle tue ampie risorse perché te ne dimentichi, è veramente imperdonabile. Concludiamo questo tema sottolineando che c'è bisogno di un punto di appoggio per mettere distanza tra sé e un oggetto conflittuale, tra sé e tensioni e climi opprimenti. Esistono numerosi appoggi per farlo, però, poiché la respirazione è un sistema misto, involontario e volontario, modificandosi essa in correlazione con un'alterazione di coscienza, si ha un registro che permette di prenderlo come appoggio per operare nella

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modificazione della situazione. Questa modificazione avviene quando si cerca di controllare l'inspirazione e l'espirazione facendo la respirazione bassa. Allora accade che, mettendosi nella disposizione di controllo di questo meccanismo corporeo, si produce una "distanza" tra il soggetto e l'oggetto opprimente, cosa che rende possibile disporre di risorse che, in altro modo, verrebbero scavalcate e, quindi, rese inapplicabili nella situazione concreta. L'essere umano in situazione e non come soggettività isolata. In secondo luogo, vorrei far risaltare alcuni punti che riguardano specificamente l'Autoconoscenza ma che, inoltre, permettono di comprendere tutto il sistema di Autoliberazione da una prospettiva più ampia di quella considerata fin qui. A. Paesaggio di formazione

E' stata studiata l'autobiografia, mettendo un poco di ordine nei ricordi significativi di numerosi fatti accaduti nella propria vita. Sono stati considerati gli incidenti, le ripetizioni e le deviazioni di progetti avvenuti in differenti momenti. Ebbene, siamo nati in un'epoca nella quale esistevano veicoli, edifici e oggetti in generale, propri di quel momento; esistevano anche vestiti e apparecchi dei quali disponevamo quasi quotidianamente. Era un mondo di oggetti tangibili che si andò modificando nella misura in cui passarono gli anni. Gettando uno sguardo a giornali e riviste, fotografie, film e video che attestino ciò, comprendiamo come è cambiato il nostro mondo in questi anni. Qualunque cittadino può disporre di una formidabile documentazione per riportarsi alla decade o all'anno che gli interessa. Confrontando, scopriamo che molti oggetti che costituirono parte del nostro ambiente infantile, ormai non esistono. Altri sono stati tanto modificati che ci risultano irriconoscibili. Infine, sono stati prodotti nuovi oggetti, dei quali non c'erano antecedenti in quell'epoca. Basta ricordare i giocattoli che usavamo e confrontarli con quelli dei bambini di oggi, per capire il cambiamento del mondo prodottosi tra due generazioni. Ma riconosciamo anche che è cambiato il mondo degli oggetti intangibili: i valori, le motivazioni sociali, le relazioni interpersonali, ecc. Nella nostra infanzia, nella nostra tappa di formazione, la famiglia funzionava in un modo diverso da quello attuale; anche l'amicizia, la coppia, il cameratismo. Gli strati sociali avevano una definizione diversa. Quello che si doveva fare e quello che non si doveva fare (vale a dire, le regole dell'epoca), gli ideali personali e di gruppo da raggiungere sono cambiati considerevolmente. In altre parole: gli oggetti tangibili e intangibili che costituirono il nostro paesaggio di formazione si sono modificati. Però succede che in questo mondo che è cambiato, mondo nel quale opera un paesaggio di formazione diverso per le nuove generazioni, ci troviamo a operare in base a oggetti intangibili che non funzionano più adeguatamente. Il paesaggio di formazione agisce attraverso di noi come condotta, come un modo di essere e di muoverci tra le persone e le cose. Questo paesaggio è anche un tono affettivo generale, una "sensibilità" di epoca che non concorda con la sensibilità dell'epoca presente. La generazione che oggi si trova al potere (economico, politico, sociale, scientifico, artistico, ecc.) si è formata in un paesaggio diverso da quello attuale. Tuttavia agisce in esso e impone il suo punto di vista e il suo comportamento come "trascinamento" di un'altra epoca. Le conseguenze della non concordanza generazionale sono, oggi, in evidenza. Si potrà argomentare che la dialettica generazionale ha sempre operato e che è questo, precisamente, ciò che dinamizza la storia umana. Certamente questo è il nostro punto di vista. Però qui ciò che stiamo mettendo in risalto è che la velocità del cambiamento si sta accelerando ogni volta di più e che siamo in presenza di un ritmo di vita molto diverso da quello che si sosteneva in altre epoche. Basta guardare il progresso tecnologico e l'impatto delle comunicazioni nel processo di mondializzazione, per comprendere che nella nostra corta vita è avvenuta un'accelerazione che supera secoli completi di un altro momento storico. Così ci troviamo col tema del paesaggio di formazione e con questo momento in cui ci tocca agire. Accorgersene sembra importante in questo processo di adattamento crescente di cui abbiamo bisogno; lavorarlo pare un compito urgente; condividere con altri queste riflessioni sembra vitale per la salute mentale di tutti. Riconsideriamo, dunque, il nostro precedente studio autobiografico e vediamo adesso il paesaggio nel quale ci siamo formati. Non il paesaggio di quell'epoca in generale, ma il paesaggio del nostro ambiente

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immediato. In questo modo stiamo ampliando il punto di vista di un'autobiografia un po' soggettiva, per trasformarla in un'autobiografia situazionale in cui l'"io" personale, in verità, è una struttura col mondo nel quale esiste. B. Il proprio "sguardo" e quello degli altri, come determinanti della condotta nel paesaggio di formazione. Sono numerosi i fattori che hanno agito in noi per produrre un comportamento personale nel corso del tempo, una codificazione in base alla quale diamo risposte e ci adeguiamo rispetto all'ambiente. Lo studio dei circoli di personalità e prestigio ci ha permesso di avvicinarci a questa idea. Se abbiamo studiato la nostra biografia da un punto di vista situazionale, avremo verificato che di fronte al nostro ambiente di formazione agivamo in esso con modi caratteristici. Di fronte ai valori stabiliti, ci scagliavamo contro di essi, o li accettavamo, o ci ripiegavamo su noi stessi. Così andavamo formando le nostre condotte nel mondo di relazione, ma esistevano, inoltre, riaccomodamenti continui. Guardavamo quel mondo e guardavamo le altre persone, mentre agivamo. Riconsideravamo la nostra azione, proponendoci nuove condotte, nuovi accomodamenti. Allo stesso tempo eravamo "guardati" da altri che ci incoraggiavano o ci biasimavano. Certamente, esisteva uno "sguardo" istituzionale proprio del sistema legale; anche uno "sguardo" proprio delle convenzioni e dei costumi. Per alcuni esisteva anche uno "sguardo" più complesso. Uno sguardo esterno, che però ci scrutava non solo nel nostro comportamento esterno, ma nelle nostre intenzioni più profonde. Era lo sguardo di Dio. Per altri era lo sguardo della loro "coscienza", intendendola come una disposizione morale del pensiero e della condotta. Il proprio sguardo sul mondo e gli sguardi altrui su sè stessi agivano, dunque, come riaccomodamenti della condotta e, grazie a tutto ciò, si andò formando un comportamento. Oggi contiamo già su un enorme sistema di codici coniato nella nostra tappa di formazione. La nostra condotta risponde ad esso e si applica a un mondo che, tuttavia, è cambiato. C. Il "trascinamento" delle condotte del paesaggio di formazione nel momento attuale.

Numerose condotte formano parte del nostro comportamento tipico attuale. Possiamo intendere queste condotte come "tattiche" che utilizziamo per muoverci nel mondo. Molte di queste tattiche sono risultate adeguate fino ad ora, però ce ne sono altre che riconosciamo come inoperanti e persino come generatrici di conflitti. Conviene discutere brevemente questo punto. Perché dovrei continuare ad applicare tattiche che riconosco inefficaci o controproducenti? Perché mi sento scavalcato da queste condotte che operano automaticamente? Ricorreremo a un termine che prendiamo in prestito dalla Psicologia classica, per riferirci a queste forze interne che ci obbligano ad agire nonostante noi stessi, o ci inibiscono all'azione quando vogliamo realizzarla. Il termine che useremo è "compulsione". Sappiamo di numerose compulsioni che agiscono in noi. Il sistema di Autoliberazione è, in gran misura, uno strumento di superamento delle compulsioni controproducenti, di modo che abbiamo lavorato più che sufficientemente su questo particolare. Però è ora di applicare uno sguardo situazionale e comprendere che, a parte i fattori soggettivi che agiscono come tensioni, climi, immagini, ecc., esistono condotte registrate e codificate già nella nostra tappa di formazione, che in quelle epoche risultarono più o meno efficaci, ma che oggi non funzionano più adeguatamente. Dobbiamo esaminare tutto questo dalle radici e rinnovarci di fronte alle esigenze dei nuovi tempi. D. Proposta di una autoconoscenza situazionale. Riprendi i lavori autobiografici e apri un nuovo capitolo nel quale svilupperai la situazione in cui ti trovasti a vivere nella tua infanzia e poi nella tua adolescenza. Non ti preoccupare di perfezionismi. Ricostruisci il tuo paesaggio di formazione a grandi linee, ponendo enfasi non negli oggetti tangibili di quell'epoca, ma in quelli non tangibili. Osserva la tua struttura familiare, i valori che vi dominavano: ciò che era ben visto e ciò che era disapprovato. Osserva le gerarchie e i ruoli stabiliti. Non criticare nulla, cerca di non giudicare ...., semplicemente descrivi. Descrivi ora gli oggetti non tangibili che esistevano nella relazione con i tuoi amici. Non giudicare. Descrivi ciò che di non tangibile operava nella tua scuola, nella relazione con l'altro sesso, e nell'ambito sociale nel quale ti trovavi ad agire. Non giudicare.

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Una volta descritto ciò che abbiamo raccomandato, cerca di sintetizzare come era il paesaggio, aiutandoti con le mode, le costruzioni, strumenti, veicoli ecc., fornendo un supporto oggettuale al tuo paesaggio di formazione. Non giudicare. Per ultimo, cerca di recuperare "la sensibilità", il tono affettivo generale dei momenti più importanti del tuo paesaggio di formazione. Può essere che la musica, gli eroi del momento, i vestiti desiderati, gli idoli del mondo degli affari, della politica, della cinematografia, dello sport, ti servano come riferimento per captare il tono affettivo che come trasfondo operava nel mondo circostante. Non giudicare. Passa ora ad esaminare come "guardavi" tutto quello, e come eri "guardato" dai membri di quel mondo. Ricorda il modo con cui giudicavi tutto quello e il modo con cui reagivi. Non lo giudicare dal tuo "oggi", fallo da quell'epoca. Com'era il tuo scontro, la tua fuga, il tuo ripiegamento, il tuo accordo? Se rispondi a questo, lo starai facendo riferendoti alle condotte che si andarono formando in te in quell'epoca. Descrivi in che modo giudicavi ed eri giudicato e con che ruoli agivi in quel paesaggio. Però non ti dire ora se quello stava bene o male. Semplicemente descrivi. Siamo ora in grado di comprendere come quelle condotte e quel tono affettivo generale siano giunti fin qui, fino ad oggi. Studia poi il "trascinamento" da quelle epoche in materia di azione e di sensibilità. Non devi disorientarti per la modifica dei tuoi comportamenti, poichè molti di questi conservano la stessa struttura, anche se sono diventati notevolmente più sofisticati nel corso del tempo. Comprendi che molte "tattiche" sono andate migliorando, però altre sono rimaste fisse, senza adattamento crescente. Studia la relazione di queste condotte fisse, di queste "tattiche", con il tipo di sensibilità di quell'epoca. Verifica se intimamente sei disposto ad abbandonare quella sensibilità che, ovviamente, corrisponde a un sistema di valori che tu mantieni. Giungiamo ad un momento di profonda meditazione. Non ti stiamo suggerendo di abbandonare i valori e la sensibilità della tua tappa di formazione. Stiamo parlando di una cosa differente; di comprendere come tutto quello opera nel momento attuale. Sei tu che devi decidere, e non ti mancano strumenti per produrre i cambiamenti che tu ritieni necessari. Però ora, le modificazioni che tu opererai saranno strutturali e situazionali, non più semplicemente soggettive, perché tu stai discutendo la relazione globale con il mondo in cui vivi. Abbiamo caratterizzato il lavoro precedente non come una pratica in più, ma come una meditazione sulla propria vita. Dal contesto di quanto esposto si deduce che non stiamo cercando di modificare alcune tattiche indesiderabili, ma di esporre davanti ai propri occhi la verità della relazione personale con il mondo. Senza dubbio, a questo punto si è in condizione di comprendere le radici di molte compulsioni associate a condotte iniziate nel paesaggio di formazione. Però la modificazione di condotte legate a valori e ad una determinata sensibilità difficilmente si potrà effettuare senza toccare la struttura di relazione globale con il mondo nel quale si vive attualmente. Compreso il problema si dovrà decidere, se non si desidera un cambio strutturale del comportamento, quali sono le tattiche da modificare perché si considerano inadeguate. Questa ultima pretesa si potrà soddisfare mediante la applicazione di diverse tecniche che abbiamo studiato a suo tempo. Però cosa si può ottenere se non si è disposti a dei cambiamenti strutturali? Quanto meno otterremo dei vantaggi nell'ampliare la conoscenza su noi stessi e su ciò che riguarda la necessità di cambiamenti radicali, la situazione nella quale ci tocca vivere in questo momento è quella che ci deciderà in una o nell'altra direzione. D'altra parte le situazioni cambiano, ed il futuro porrà, forse, richieste che attualmente non sentiamo sufficientemente. E. La pianificazione del futuro affrontata da un punto di vista integrale. Quando parliamo di pianificazione, ci stiamo riferendo a questioni del massimo interesse per la direzione della nostra vita. Esistono molte tecniche di pianificazione che vanno da un diagramma di flusso per la elaborazione di un programma di calcolo, fino alla strategia da sviluppare in una impresa, nella vita politica, sociale o culturale. Però non considereremo questi casi, ma quelli che si riferiscono all'orientamento della vita. In questo campo c'è abbastanza confusione. Così, per esempio, una coppia pianifica il proprio futuro: aspira ad una vita piena di comprensione e di accordo, vuole realizzare una esistenza condivisa e definitiva. Poichè questi pianificatori sono gente pratica, non trascurano di mettere in conto questioni di entrate, spese, ecc.. Dopo cinque anni verificano che la pianificazione era risultata adeguata. Le entrate sono risultate alte ed hanno ottenuto molti oggetti che prima desideravano avere. Tutto il tangibile è risultato persino meglio del previsto. Nulla nel loro sano giudizio indicherebbe un fallimento di pianificazione. Però è chiaro che bisognerà verificare se gli intangibili che erano la base del piano da sviluppare si ottennero pienamente.

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In materia di priorità il primario era la vita in coppia, piena di comprensione e di affetto; gli oggetti tangibili erano il secondario, necessario per ottenere quel risultato nella pratica. Se le cose furono così, il piano vitale ebbe esito, se le priorità si invertirono o il termine più importante scomparve dalla scena, la pianificazione si concluse in un fallimento. Questo è il caso di una pianificazione di vita di una certa importanza, nella quale gli elementi intangibili si devono tenere in conto. Non succede lo stesso con un diagramma di flusso, nè con una strategia imprenditoriale. Infine, a nessuno succederebbe di pianificare la propria vita in uno stato offuscato o alterato, cioè in uno stato di compulsione interna evidente. Portando l'esempio al grottesco, diciamo che tutti comprendono che certe pianificazioni possono risultare più o meno bene anche in stato di ubriachezza, però non sembra il livello di coscienza più adeguato agli effetti di proiezioni ragionevoli a medio e lungo termine. In altre parole: in una pianificazione adeguata sarà conveniente comprendere "da dove" la si fa, qual'è la direzione mentale che traccia il cammino del piano. Come non domandarsi se una pianificazione è dettata dalle stesse compulsioni che fino a questo momento hanno guidato numerosi errori nell'azione? Concludiamo con la pianificazione della vita da un punto di vista integrale: devono essere chiaramente esposte le priorità; si deve distinguere fra tangibile e intangibile da ottenere; si fisseranno termini e indicatori intermedi e, inoltre, converrà chiarire qual'è la direzione mentale dalla quale si lancia il progetto, osservando se si tratta di una compulsione o di un calcolo ragionevole, indirizzato al conseguimento dell'obiettivo.

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NOTE 1 Si veda il saggio Psicologia dell'immagine in Contributi al pensiero in Silo, Opere Complete Volume I, Multimage, Torino, 2000 2 Per una migliore comprensione del lavoro con le immagini si veda Esperienze guidate in Silo, Opere Complete Volume I, Multimage, Torino, 2000 3 Per una comprensione più completa dei temi seguenti si veda J. Caballero, Morfologia: simbólica, alegórica y signica, Antares 1996 (II edizione rivista dell'originale del 1981) 4 Capitolo XIV de Lo sguardo interno, in Umanizzare la terra in Silo, Opere Complete Volume I, Multimage, Torino, 2000

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GLOSSARIO ALLEGORIA. Immagine dinamica prodotta dal canale associativo della coscienza, avente caratteristiche moltiplicative, addizionative, associative, trasformative. Le allegorie sono narrazioni trasformate in immagini in cui molti elementi diversi si unificano oppure si moltiplicano per allusione e in cui, inoltre, i concetti astratti si concretizzano. L'allegorico è fortemente legato a situazioni particolari, cioè varia al variare delle condizioni della mente individuale o collettiva che le produce. La mente individuale si esprime allegoricamente attraverso racconti, sogni, opere d'arte, misteri, manifestazioni patologiche, ecc; quella collettiva attraverso racconti, opere d'arte, folklore, miti, religioni, ecc. ALLEGORIA, clima e sistema di ideazione della. Il clima, cioè la componente emotiva di un'allegoria, non dipende dalla rappresentazione. Anche il clima è parte del sistema di ideazione dell'allegoria ed è esso che rivela qual è il significato dell'allegoria per la coscienza. Quindi, se il clima e le immagini non concordano, il clima è il fattore più importante per determinare il significato dell'allegoria. Questa non rispetta il tempo lineare né la strutturazione dello spazio caratteristici del livello di veglia. ALLEGORIA, funzioni della. Un'allegoria sorge: A) Per compensare la difficoltà di comprendere totalmente una situazione. B) Per agire su una situazione reale in modo indiretto. C) Per trasferire - in quanto sistema di immagini - cariche dalla coscienza ai centri di risposta, producendo così scariche di tensioni presenti nello psichismo (riso, pianto, rapporti sessuali, comportamente aggressivo, ecc). ALLEGORIA, composizione della. Troviamo contenenti, contenuti, connettive di facilitazione o di impedimento, attributi manifesti o taciti, livelli, caratteristiche tattili, elementi, momenti di processo, trasformazioni ed inversioni. ALLEGORIA, leggi associative della. A) La similitudine guida la mente quando essa cerca ciò che somiglia a un determinato oggetto. B) La contiguità quando cerca ciò che è proprio di un determinato oggetto o ciò che sta, è stato o starà in contatto con esso. C) Il contrasto quando essa cerca ciò che si oppone o ciò che è in contraddizione con l'oggetto dato. ALLEGORIA, regole di interpretazione della. Costituiscono un sistema di lavoro che permette di comprendere il significato e la funzione delle allegorie nell'economia generale dello psichismo. Il lavoro di interpretazione ha le seguenti finalità pratiche: produrre una scarica di tensioni una volta che sia stata compresa la funzione di un'allegoria; comprendere le illusioni attraverso la loro espressione allegorica ed operare su di esse; in generale, eliminare la sofferenza. ALLUCINAZIONE. Errore della coscienza che si produce quando appaiono rappresentazioni che, pur non essendo pervenute per via sensoriale, sono percepite fuori della coscienza e sperimentate come reali situazioni nel mondo, dotate di tutte le caratteristiche della percezione sensoriale. La coscienza proietta impulsi, immagini, sull'apparato di ricezione - cioè sui sensi - che li interpreta erroneamente e li restituisce alla coscienza come fenomeni appartenenti al mondo esterno. In questo senso i fenomeni del sogno e del dormiveglia attivo sono di tipo allucinatorio. Le allucinazioni vengono configurate dalla coscienza in base a dati di memoria. Nel livello di veglia esse appaiono in momenti di grande affaticamento, in occasione di certe malattie, nei casi di debolezza fisica, di pericolo di morte e di coscienza emozionata; tutte situazioni, queste, in cui la coscienza perde la facoltà di spostarsi nel tempo e nello spazio. Nei casi di allucinazione è lo spazio di rappresentazione che si modifica, ed è proprio per questa modificazione che il soggetto confonde ciò che avviene all'interno di tale spazio con ciò che proviene dal mondo esterno. AMNESIA. Errore del lavoro della memoria (V.) che si produce quando l'evocazione di un dato risulta bloccata perché non si ha il registro di tale sensazione, giacché la sensazione del registro che corrisponde a questa frangia di memoria è stata influenzata da un altro tipo di sensazioni (per es. quelle dolorose che, rifiutate da tutta la struttura psichica, trascinano con sé tutto ciò che le accompagna. (V. Oblio). A volte, questi dati che non si possono evocare si esprimono nei livelli non vigilici. E' dunque il meccanismo del dolore nell'impressione di un dato, ciò che prima o poi ne determina la scomparsa: tutto ciò che è stato impresso con dolore o viene dimenticato o viene evocato di nuovo nella coscienza, ma con i contenuti laterali trasformati. Esistono diversi tipi di amnesia, tra i quali si distinguono gli anterogradi, i retrogradi e i retroanterogradi, tutti con riferimento a un fatto dato. APPARATI. Consideriamo apparati la struttura dei sensi, quella della memoria e quella della coscienza con i suoi diversi livelli di lavoro. Gli apparati funzionano in modo integrato e sono collegati da un sistema di impulsi i quali sono deformati, tradotti o trasformati in maniera diversa a seconda dell'ambito in cui si trovano.

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APPERCEZIONE. Attività della coscienza caratterizzata dalla partecipazione dell'attenzione alla percezione sensoriale. La coscienza agisce sui sensi perché vadano in un'altra direzione. Quindi l'attività del sensi viene stimolata non solo dai fenomeni che ad essi arrivano, ma anche dalla coscienza. APPRENDIMENTO. Processo di registro, elaborazione e trasmissione di dati. Esso si basa su questa sequenza di eventi: un impulso percettivo si sdoppia e viaggia verso la coscienza e la memoria; quindi la memoria lo analizza e lo confronta con dati precedenti. Quando la percezione e la rappresentazione coincidono, si è in presenza di un atto di riconoscimento. Se invece non esistono in memoria dati relativi al fenomeno percepito, il primo dato - di tale fenomeno - che si presenta viene messo in correlazione con altri dati della memoria che si approssimano ad esso. Le immagini che si formano alla conclusione dell'una o dell'altra sequenza mettono in moto i centri di risposta. Le risposte così prodotte vengono captate dai sensi interni ed inviate a loro volta alla coscienza e alla memoria (meccanismo di retroalimentazione della risposta). Con questi nuovi dati si ripete la sequenza descritta; in questo modo la coscienza può dare direzione alle nuove risposte dei centri, distinguendo tra quelle adeguate e quelle non adeguate (sistema "esatto-errato"). L'apprendimento non è dunque un processo passivo, ma un processo attivo al massimo che presuppone una messa in moto dei centri di risposta. ASSOCIAZIONE. Meccanismo della coscienza che permette di stabilire relazioni tra oggetti della coscienza stessa attraverso le vie della similitudine, della contiguità e del contrasto. (V. immaginazione). ASTRAZIONE. Meccanismo della coscienza che, a partire da criteri di funzionalità degli oggetti, permette di formare i concetti. La capacità di astrazione della coscienza aumenta nel livello di veglia e diminuisce nei livelli inferiori. Caratteristiche proprie del funzionamento del meccanismo di astrazione sono: l'indebolimento delle immagini e l'apparizione di certe categorie logiche difficilmente rappresentabili con immagini. ATTENZIONE. Meccanismo della coscienza che permette di osservare i fenomeni interni ed esterni. Diciamo che quando uno stimolo supera una determinata soglia, esso suscita l'interesse della coscienza e rimane in un campo centrale verso il quale l'attenzione si dirige. Quindi l'attenzione funziona per interessi, cioè per stimoli che in qualche modo agiscono sulla coscienza producendo un registro. Il campo centrale di attenzione in cui si colloca lo stimolo che risveglia l'interesse viene denominato campo di presenza. Questo campo è in rapporto con la percezione. Tutti gli oggetti che non appaiono strettamente legati a quello centrale diventano gradualmente più sfumati, ad essi viene dedicata sempre minore attenzione. L'oggetto centrale è sempre legato da rapporti associativi ad altri oggetti non presenti, ma compresenti. Chiamiamo questo fenomeno attenzionale campo di compresenza. Questo campo è in rapporto con la memoria. Nell'evocazione, l'attenzione può essere spostata dal campo di presenza a quello di compresenza. Questo spostamento è possibile perché si è avuto il registro sia dell'oggetto presente sia quello degli oggetti compresenti. Il campo di compresenza permette di strutturare i nuovi dati. Diciamo in sintesi che quando si presta attenzione a un oggetto ciò che è evidente diventa presente, mentre ciò che non è evidente opera in modo compresente. Questo succede sempre nella coscienza quando essa percepisce qualcosa; pertanto è possibile affermare che la coscienza struttura sempre più di quanto percepisce, cioè aggiunge sempre altri dati a quelli direttamente osservati. Il meccanismo della compresenza esiste anche nel funzionamento dei livelli di coscienza: in veglia possono operare insogni (V.) in modo compresente e nel sogno può esserci tavolta compresenza di fenomeni vigilici. E' per questo che esistono diversi stati all'interno di ciascun livello di coscienza. (V. Coscienza, livelli di) ATTENZIONE DIRETTA. Forma di attenzione percettiva in cui l'attività del pensiero è legata a registri di distensione. ATTENZIONE TESA. Forma di attenzione in cui l'attività del pensiero è legata a tensioni corporee di carattere muscolare, che non sono necessarie al processo attenzionale. AUTOCONOSCENZA, pratiche di. Permettono di comprendere quali sono gli aspetti negativi di noi stessi che debbono essere modificati e quali gli aspetti positivi che debbono essere rinforzati. In questo sistema di pratiche, per conoscerci, è necessario studiare noi stessi riferendoci, per quanto è possibile, a situazioni della vita quotidiana. E' necessario considerare che cosa ci è successo nel passato, qual è la situazione attuale in cui viviamo e che cosa desideriamo ottenere nel futuro. L'autoconoscenza non si ferma a una semplice analisi, ma spinge a formulare dei propositi di cambiamento, utilizzando una corretta elaborazione di progetti. AUTOTRASFERENZA. Tecnica che si conclude con il registro di cambiamento di senso. Essa non richiede la presenza di una guida esterna, in quanto l'operatore segue un processo ordinato, compreso ed appreso

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in precedenza, nel quale egli avanza nella misura in cui ottiene gli indicatori e i registri dell'effettivo compimento di un passo. Il maggiore inconveniente di questa tecnica sta nel fatto che, mancando una guida esterna, l'operatore cerca di eludere le resistenze che appaiono nel processo, invece di vincerle e superarle. BIOGRAFIA. Storia personale (V. Comportamento, fattori che intervengono nel). BIORITMI. Cicli e ritmi appaiono in ogni essere vivente. Tutte le attività umane seguono cicli. Per esempio, nelle attività vegetative riconosciamo: A) Cicli corti (come respirazione, circolazione, digestione). B) Cicli giornalieri (sistema alternante sonno-veglia). C) Cicli mensili (come quello mestruale). D) Cicli lunghi (le diverse età della vita: fanciullezza, gioventù, maturità ecc.). Ciascun centro possiede un proprio ciclo e ritmo. La struttura umana, a sua volta, ha un ciclo e un ritmo generale. Questi sono differenti da centro a centro, ma interdipendenti; pertanto alla variazione del ciclo o del ritmo di un centro corrispondono variazioni nei cicli o nei ritmi degli altri centri; queste variazioni, anche se sono di entità differente, sono tali da produrre un sistema generale di compensazioni. Questo sistema di compensazioni è l'indicatore dell'equilibrio che la struttura totale dei centri è capace di mantenere con il passare del tempo, nonostante le variazioni nei singoli centri. I bioritmi sono presenti, oltre che nell'attività dei centri, anche nel funzionamento dei livelli di coscienza e in generale nel comportamento. BIOTIPO O TIPO UMANO. La predisposizione naturale a sviluppare un'attività più intensa in un particolare centro è il criterio che utilizziamo per distinguere i diversi tipi umani. Tale predisposizione viene individuata attraverso la velocità di risposta agli stimoli e la direzione dell'energia. Distinguiamo così quattro biotipi fondamentali, che manifestano comportamenti caratteristici: il vegetativo, il motorio, l'emotivo e l'intellettuale. Possiamo individuare anche sub-tipi, se consideriamo la predisposizione a lavorare di più in una parte di un centro. L'educazione e la pratica possono far sviluppare centri, parti e sub-parti, facendo variare il biotipo di base. CATARSI. Tecnica di scarica di tensioni interne e/o contenuti oppressivi, i quali vengono portati all'esterno attraverso i centri di risposta. Le tecniche catartiche, insieme a quelle trasferenziali, costituiscono la parte del sistema di autoliberazione denominata operativa. CATARSI, applicazione della. La catarsi si applica: A) Come tecnica preparatoria che pone il soggetto in condizione di affrontare i lavori di trasferenza. B) Quando il soggetto si trova in una situazione di inquietudine generale o di angoscia. C) Quando il soggetto ha problemi di relazione. D) Quando, durante una trasferenza, il soggetto si pone in un atteggiamento appunto catartico; in questo caso, se è necessario, si abbandona il proposito iniziale di effettuare la trasferenza. CATARSI, passi principali della. A) Il soggetto effettua un esame interno - della durata di pochi minuti - che gli permette di individuare quali temi avrebbe resistenza a raccontare alla guida. B) Il soggetto effettua un rilassamento esterno. C) La guida enuncia parole a caso tra le quali intercala parole che hanno attinenza con i tre temi centrali (sesso, denaro, immagine di sé) e alle quali il soggetto risponde a caso. D) La guida determina le "parole chiave" attraverso le reazioni significative del soggetto (ritardi, tensioni, blocchi, tentennamenti). E) La guida enuncia due o tre parole-chiave alle quali anche il soggetto risponde con due o più parole; quindi, passa a pronunciare "frasi-chiave" alle quali il soggetto risponde con frasi; infine chiede con amabilità al soggetto di esprimersi liberamente. A questo punto la guida partecipa sempre meno al dialogo. F) La catarsi si conclude quando si manifestano evidenti scariche di tensione (pianto, riso, ecc) o - in mancanza di esse - quando il soggetto lo desidera. CATARTICO, sondaggio di retroalimentazione. Serve ad individuare i problemi del soggetto e può essere effettuato in una qualunque situazione quotidiana. Il soggetto risponde alle parole enunciate dalla guida, tra le quali sono intercalate parole-chiave che gli provocano commozione. La guida poi ri-inietta nel soggetto le parole con cui questi ha risposto, cioè le utilizza come nuove parole-stimolo, fino a quando il soggetto comincia a parlare dei suoi temi. Il lavoro si conclude con una catarsi. Questa tecnica non richiede condizioni ambientali particolari. CENTRI. 1. Astrazione o sintesi concettuale che si riferisce alle diverse attività possibili dell'essere umano; in essa viene inglobato il lavoro di differenti punti fisici, a volte molto distanti tra loro. 2. Apparati che controllano l'uscita di risposte verso il mondo. Questi centri appaiono come specializzazioni di risposte di relazione.

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CENTRI, cicli e ritmi dei. I centri possiedono una particolare attività interna che è indipendente dagli stimoli in arrivo. Infatti, anche se gli stimoli in arrivo esercitano una certa influenza sul funzionamento dei centri, questi riprendono subito dopo il loro ritmo normale di attività (V. Bioritmo). CENTRI, disfunzioni dei. Sorgono quando le risposte non sono organizzate tra loro, ma i centri rivolgono la loro attività in direzioni contrastanti. In poche parole: "Nella contraddizione si pensa, si sente e si agisce in direzioni diverse." CENTRI, energia dei. Chiamiamo energia nervosa l'energia che corrisponde all'attività dei centri e che circola tra di essi. Il livello di tale energia è fisso; pertanto, se l'attività di alcuni centri aumenta, quella degli altri - specie di quelli contigui - diminisce. Quando la circolazione dell'energia si blocca in un centro, appaiono disfunzioni nel resto della struttura dei centri. Non si deve confondere la mancanza di energia o il blocco di un centro con la mancanza di addestramento. E' importante considerare anche che un centro può svolgere una funzione catartica nei confronti di un altro contiguo, bloccato o sovraccarico; questo intervento facilita la scarica delle tensioni. Quando fuzniona in negativo, un centro fa diminuire la carica di quelli contigui per "suzione"; viceversa, una forte carica positiva in un centro può "traboccare" in quelli contigui e produrre anche in essi un sovraccarico. Tanto l'attività negativa che un sovraccarico si riflettono nell'economia energetica di tutti gli altri centri, dei quali determinano alla fine la scarica. Il centro vegetativo fornisce energia a tutti gli altri: è il corpo che dà energia ai centri. Il centro sessuale è il collettore dell'energia e il suo funzionamento influenza quello di tutti gli altri. CENTRI, parti e sub-parti. In termini astratti possiamo dividere ogni centro in tre parti: una intellettuale, una emotiva e una motoria. Tali parti corrispondono, nell'ordine, ad attività semrpe meno volontarie del centro; le parti involontarie rispondono più velocemente delle altre e, quando si sovraccaricano, influenzano in modo determinante il funzionamento di tutto il centro. Ciascuna parte, a sua volta, può essere divisa in tre sub-parti che corrispondono rispettivamente ad un lavoro di: selezione o confusione, adesione o rifiuto; tensione o rilassamento. CENTRI, registro dell'attività dei. Le attività dei centri vengono registrate in alcuni punti del corpo, punti che però non sono i centri. Il registro del centro vegetativo è corporeo, interno e diffuso; quello del centro sessuale viene sperimentato nel centro sessuale; quello del centro motorio nel plesso solare; quello del centro emotivo nel plesso cardiaco (zona respiratoria); quello del centro intellettuale nella testa. Quando effettuano le risposte, i centri emettono segnali che vengono captati dai sensi interni; il registro di questi segnali va sia alla memoria che alla coscienza. Questo feed-back permette la regolazione delle risposte. CENTRI DI RISPOSTA. Sintesi concettuale che si riferisce ad un meccanismo dello psichismo che dà risposta al mondo della sensazione. Le risposte sono la manifestazione delle attività dei centri nell'ambiente esterno e/o interno. In base al tipo di risposta distinguiamo i seguenti centri: Centro intellettuale: regola l'elaborazione delle risposte pensate, le relazioni tra i diversi stimoli, le relazioni tra i dati e l'apprendimento. Invia ordini agli altri centri, con esclusione delle parti involontarie di essi e del centro vegetativo. Funziona in base ai meccanismi di astrazione, classificazione, associazione, ecc. Opera selezionando immagini o confondendole e possiede una gamma di attività che si estende dalla produzione di astrazioni fino all'immaginazione volontaria (diretta) e involontaria (divagatoria). Le immagini possono essere simboliche, segniche o allegoriche. Quando vengono date risposte intellettuali a una situazione che richiede un altro tipo di risposte, questo crea confusione in tutta la struttura psicofisica e quindi nel comportamento. Centro emotivo: regola i sentimenti e le emozioni che sono le sue risposte a fenomeni interni ed esterni. La sua attività produce modificazioni in quella degli altri centri, anche nelle loro parti involontarie, come l'azione del centro vegetativo. Le risposte del centro emotivo sono sintetiche e strettamente legate alle situazioni, alle circostanze e vengono elaborate attraverso un sistema di adesione-rifiuto. Attraverso le emozioni il soggetto può sperimentare la capacità dello psichismo di avvicinarsi al piacere e di allontanarsi dal dolore senza che il corpo si muova; in altre parole, le emozioni possono produrre una sorta di spostamento psichico. Le risposte eccessive del centro emotivo alterano la sincronizzazione tra le attività dei centri: si producono in essi blocchi parizali che influiscono sul comportamento.. Centro motorio: permette il movimento del corpo nello spazio e regola le abitudini del movimento. Funziona attraverso tensioni e distensioni. Questo centro, come tutti gli altri, dà le sue risposte solo quando possiede un livello adeguato di carica. Centro sessuale: regola le attività sessuali, che sono le sue risposte a stimoli esterni ed interni ed invia agli altri centri segnali che sono di carattere involontario. Possiede tuttavia, in minima parte, anche caratteristiche volontarie. E' il principale collettore e distributore di energia; opera per concentrazione e diffusione alternate, cioè ha la capacità di mobilizzare l'energia localizzandola in un punto o diffondendola. E' la specializzazione più immediata del centro vegetativo. La tensione nel centro sessuale e la distribuzione

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di energia da esso agli altri centri produce forti registri cenestesici. La diminuzione della tensione si produce per: 1. Una scarica propria del centro sessuale. 2. Una scarica attraverso gli altri centri. 3. Una trasmissione alla coscienza di segnali che essa converte in immagini. Il centro sessuale può raccogliere tensioni del corpo e degli altri centri; questi segnali cenestesici possono a loro volta mettere in moto un sistema di risposte nel centro sessuale stesso. Centro vegetativo: regola l'attività interna del corpo, dando risposte che tendono ad equilibrare ogni squilibrio che si produce. Invia segnali agli altri centri perché si mettano in attività per soddisfare le sue necessità; opera cercando di evitare il dolore e di far continuare il piacere. Usando un altro punto di vista diciamo che il centro vegetativo è la base dello psichismo e che in esso si attivano gli istinti di conservazione individuale e di specie; questi istinti sono "eccitati" da segnali di dolore o di piacere e si mobilizzano per difendere o espandere la struttura totale. Non esiste registro degli istinti; esiste invece un registro di determinati segnali i quali rivelano che una parte o la totalità della struttura psicofisica risulta compromessa. (Quelli che chiamiamo istinti non sono dunque degli apparati ma delle attività). Il centro vegetativo si mobilizza per mezzo di immagini cenestesiche che vengono generate dallo stato di sonno o di fatica, dalla sensazione di fame, dal riflesso del sesso, ecc. Il registro di tali immagini cenestesiche aumenta in caso di malattia o in caso di mancanza di dati forniti dai sensi esterni. Le risposte del centro vegetativo liberano deteminati livelli di energia che mettono in moto punti opportuni del'intracorpo, compensando in questo modo i segnali che sono stati captati come sensazioni cenestesiche. Le attività del centro vegetativo eludono quasi totalmente i meccanismi di coscienza, però sono captate dai sensi interni, i cui segnali, quando arrivano alla coscienza, vengono trasformati in immagini che possono attivare le parti involontarie degli altri centri. In sintesi: A) I centri non sono in alcun modo separati, ma conformano una struttura dinamica: le loro attività sono concomitanti - e questo può essere registrato - e tra di essi circola un'enegia che, provvisoriamente, chiamiamo nervosa. B) Tutti i centri danno registri specifici della propria attività secondo due possibili vie: l'una automatica, attraverso i sensi interni (risposte del centro vegetativo e risposte involontarie del centro motorio e del centro emotivo); l'altra, che utilizza la connessione dei centri con la coscienza (risposte del centro intellettuale e risposte volontarie dei centri motorio ed emotivo). CENTRI, velocità dei. La velocità con cui i differenti centri rispondono agli stimoli dell'ambiente aumenta a partire dal centro intellettuale, che è il più lento; seguono il centro emotivo e quello motorio; il sessuale e il vegetativo sono i più rapidi. La velocità di risposta è dunque inversamente proporzionale alla complessità del centro. CLIMA. Stato d'animo, situazione emotiva diffusa che pervade qualunque operazione effettuata dal soggetto. Un clima può essere occasionale, cioè legato ad una determinata circostanza, o fisso. Un clima fisso impedisce la comparsa di altri climi più adeguati alle circostanze che si presentano e in questo modo perturba il funzionamento di tutta la struttura psichica. Inoltre il clima fisso permane anche quando la coscienza cambia il suo livello di lavoro; in questo modo esso restringe la libertà operativa della coscienza. CLIMA, caratteristiche del. A) Il clima sfugge a un controllo volontario. B) Il clima fisso permane nel soggetto anche dopo la scomparsa della circostanza che lo aveva motivato e si "trascina" oltre che nel tempo, anche nei diversi livelli di coscienza. C) Il clima viene registrato e tradotto in modo diffuso e generalizzato perché deriva da impulsi cenestesici che non sono localizzati in un unico punto del corpo. D) Il meccanismo di traduzione degli impulsi a volte produce immagini che sono adeguate al clima; in questo caso diciamo che esiste corrispondenza tra clima e immagine (o tema). E) A volte, invece, i climi non sono accompagnati da immagini visualizzabili, ma vengono registrati senza di esse; tuttavia anche in questo caso è presente un'immagine cenestesica, che però è collocata in modo diffuso e generalizzato nello spazio di rappresentazione. Queste immagini, che sorgono dal clima, agiscono comunque sui centri di risposta, specialmente su quelli istintivi, perturbandone l'attività. CLIMA, origine del. Il clima può avere origine: A) Nei sensi interni. B) Nella memoria, la cui attività mette in moto registri interni. C) Nella coscienza, soprattutto quando essa opera attraverso l'immaginazione. In alcuni casi gli impulsi provenienti dai sensi interni vengono associati con quelli provenienti dai sensi esterni o dalla memoria; in altri casi la catena di eventi che produce il clima inizia quando gli impulsi esterni mobilizzano registri interni; entrambi questi eventi vengono impressi simultaneamente nella memoria; in altri casi ancora gli impulsi provenienti dai sensi esterni o da quelli interni o dalla memoria vengono associati ad elementi immaginari. In tutti questi casi risulta evidente un incatenamento che non è semplicemente lineare, ma strutturale, tra sensi, memoria e coscienza. COMPORTAMENTO. Struttura che ingloba: a) il registro della sensazione e b) la risposta alla sensazione. Questa struttura si manifesta attraverso l'attività dei centri di risposta. Il comportamento varia in funzione del livello di coscienza, ossia dello stato o momento di processo in cui la struttura psichica si trova; il livello di

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coscienza modula l'intensità del registro della sensazione e l'intensità e/o velocità della risposta. Includiamo nell'espressione "registro della sensazione" il registro dell'immagine che si forma e il relativo intervento della memoria. COMPORTAMENTO, errori del. A) Comportamento chiuso, quando lo psichismo nega il mondo oggettuale. B) Comportamento alterato, quando esso nega il mondo interno. C) Comportamento rituale, che è una disfunzione del rapporto tra psichismo e mondo: agli oggetti viene negata la loro qualità oggettuale, che viene convertita in qualità psichica e, di conseguenza, il corpo viene sostituito nel rapporto con il mondo da operazioni esclusivamente psichiche. Questo atteggiamento, che è inefficace nel rapporto con il mondo degli oggetti, può essere efficace nel rapporto con altri psichismi e produrre una condotta adeguata. E' questo il caso della coscienza magica o emozionata nella quale l'elemento rituale ha appunto una grande importanza. COMPORTAMENTO, fattori che intervengono nel. Le differenti velocità di reazione e i differenti tipi di risposta agli stimoli possono essere spiegati attraverso i meccanismi di funzionamento dei centri, con i loro cicli e i loro ritmi. Anche i livelli di coscienza esercitano una grande influenza su tutto il comportamento. Gli insogni e il nucleo d'insogno agiscono come forze inibitrici o mobilizzatrici del comportamento, indirizzando le aspirazioni, gli ideali e le illusioni, che cambiano a ogni cambiamento di età, di "tappa" della vita. Ma sul comportamento intervengono anche fattori di tipo sociale e ambientale, come pure la natura e la caratteristica degli stimoli. Inoltre la biografia o memoria che lo psichismo possiede sia degli stimoli e delle risposte precedenti sia dei livelli di coscienza relativi a queste ultime, esercita una forte pressione sul comportamento. In questo senso la memoria è un sistema sempre "vigente" di stimoli che agisce dal passato con un'intensità pari a quella degli stimoli presenti. I dati di memoria, esplicitamente evocati o no, esercitano fatalmente un'influenza sulla struttura psichica in ogni istante in cui essa riceve stimoli ed elabora risposte. Così pure i ruoli (V.) agiscono in ogni istante, anche quando la situazione esterna è diversa da quella che li ha formati. Infatti, nel ruolo corrispondente ad una determinata situazione filtrano sempre numerose componenti di ruoli che corrispondono ad altre situazioni: è proprio per questa dinamica e questa influenza reciproca che possiamo parlare di una vera struttura di ruoli. Da quanto detto risulta che tutti i fattori che intervengono nel comportamento interagiscono in forma dinamica e strutturale; cioè i centri di risposta, i livelli e la biografia formano una struttura indivisibile in cui la modificazione di un fattore fa variare l'insieme. COMPORTAMENTO, funzione del. E' quella di preservare l'integrità dell'individuo che cerca di soddisfare le proprie necessità, orientandosi per mezzo dei registri di dolore e di piacere. La mancata soddisfazione di una necessità provoca dolore, che viene registrato come aumento di tensione. In realtà, è bene precisare che ciò che determina il comportamento non sono le necessità, ma i registri di dolore e di piacere. Studiando la funzione del comportamento da un altro punto di vista, diciamo che la coscienza tende a compensare il mondo in modo strutturale e per far questo essa organizza un sistema di risposte che in generale chiamiamo comportamento o condotta. Le risposte possono essere reattive o differite a seconda del tempo che impiegano a manifestarsi all'esterno. Le risposte possono anche essere interne, cioè non uscire dal corpo ma agire direttamente su di esso. Precisiamo che la condotta compensatoria può essere messa in atto perché nella coscienza è sorta in precedenza un'immagine che ha posto in attività i centri. Esaminando il caso del nucleo d'insogno (V.), in cui non si possiede un'immagine, osserviamo che ciò che sorge nella coscienza ed agisce sui centri è un'immagine compensatoria del nucleo e non il nucleo stesso. COMPORTAMENTO, limiti del. Sono dati sia dai limiti delle possibilità dello psichismo che da quelli delle possibilità del corpo. COMPORTAMENTO, valutazione del. La valutazione può essere fatta: A) In base ad un punto di vista esterno, determinando se il comportamento segue o no una linea evolutiva, cioè una linea di adattamento crescente. B) In base a un punto di vista interno, determinando se esso produce un'integrazione o una disintegrazione crescente. Il registro dell'integrazione è quello di equilibrio interno, di non contraddizione, di accordo con se stessi, di armonia nel lavoro dei centri. Dal punto di vista dell'adattamento crescente, i comportamenti più validi sono quelli che permettono il maggior numero di opzioni di risposta. Questa possibilità di scelta, infatti, consente un risparmio di energia che potrà essere utilizzata per nuovi passi di adattamento. Un cambiamento di condotta viene valutato come significativo quando un'istanza psichica si esaurisce, quando cioè i contenuti vigenti in essa, con i loro temi ed argomenti caratteristici, si logorano fino ad estinguersi. Allora lo psichismo si orienta verso una nuova istanza e dà così una nuova risposta articolata al mondo.

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COMUNICAZIONE TRA PERSONE. E' resa possibile dall'uso di un qualche sistema segnico che funziona grazie alla somiglianza che esiste tra le codificazioni dei registri interni che le persone possiedono (V. segno, segnica, significato). CONTENUTI MENTALI. Oggetti della coscienza, forme che la coscienza organizza per rispondere al mondo. La materia prima con cui vengono elaborati è quella della rappresentazione: essi cioè sono nel senso più ampio delle immagini, che operano nello spazio di rappresentazione. C'è corrispondenza tra la forma in cui un contenuto di coscienza viene organizzato e la sua collocazione nello spazio di rappresentazione. I contenuti, quando si trovano nel loro livello di formazione, hanno un significato importante per il coordinatore; quando invece passano ad altri livelli a causa di fenomeni di inerzia o di trascinamento, diventano fattori di rumore; in questo caso, infatti, sono accompagnati da toni, tensioni e climi che possono non concordare con essi e che spesso non sono direttamente percepiti dalla coscienza, soprattutto quando si tratta di immagini di tipo cenestesico. COMPRENSENZA, campo di (V. Attenzione). COSCIENZA. 1. Chiamiamo coscienza il registro effettuato dall'apparato che coordina e struttura sensazioni, immagini e ricordi. Data la dinamica delle operazioni che registra, questo apparato è esso stesso in continua dinamica; tuttavia la sua costituzione deve essere tale da conferirgli anche una certa unità ed identità. L'essere umano non nasce con questo apparato già costituito, piuttosto esso si costituisce a poco a poco e nella misura in cui si organizza la sensazione globale del corpo. Questo apparato di registro di sensazioni, immagini e ricordi si trova nel corpo ed è vincolato alle sensazioni del corpo. In certi casi esso viene identificato con l'io (V.); tale identificazione avviene man mano che le sensazioni del corpo si sommano e si codificano all'interno di un campo di memoria. Se usiamo questo punto di vista diciamo che non si nasce con un io, ma che questo si sviluppa e si articola per accumulazione di esperienze. Non c'è io senza sensazione, immagine o ricordo. Anche quando l'io percepisce se stesso, utilizza queste tre vie, sia che esse forniscano informazioni vere che illusorie. 2. Chiamiamo coscienza il sistema di coordinamento e di registro dello psichismo umano. Precisiamo che ci riferiamo allo stesso apparato anche quando, secondo le funzioni che esso compie, utilizziamo denominazioni diverse: infatti, se coordina, lo chiamiamo coordinatore, se registra registratore. Non consideriamo cosciente alcuna operazione dello psichismo nella quale non siano presenti funzioni di coordinamento. COSCIENZA, disfunzioni della. A) Disfunzioni nel rapporto tra coscienza e sensi: 1. Incapacità di mettere in rapporto dati provenienti da vie sensoriali diverse. 2. Confusione derivante dall'attribuire ad un senso i dati provenienti da un altro. B) Disfunzione nel rapporto tra coscienza e memoria: alcuni tipi di oblio e di blocco. COSCIENZA, livelli di. Sono le differenti forme di funzionamento del circuito coscienza-sensi-memoria-centri. I livelli di coscienza possono essere distinti in base al tipo di operazioni che vengono effettuate e al registro di esse. Senza tali operazioni -contenuti- non esiste registro dei livelli di coscienza. Questi compiono la funzione di compensare e strutturare tutta l'informazione in arrivo per ristabilire l'energia psichica. Distinguiamo vari livelli di coscienza: Il livello di sonno profondo è caratterizzato da operazioni minime dei sensi esterni, la cui soglia si innalza tanto che solo una piccola parte dell'informazione proveniente dal mondo esterno riesce a superarla. Vi predomina invece l'attività del senso cenestesico i cui impulsi sono tradotti e trasformati attraverso i meccanismi associativi che producono le immagini oniriche dotate di grande potere suggestivo. Rispetto alla veglia si modifica il tempo psicologico e lo spazio; anche la struttura atto-oggetto risulta diversa, nel senso che i due componenti possono essere privi di quella corrispondenza che normalmente si stabilisce in veglia. Lo stesso vale per il rapporto tra climi e situazioni che si rendono indipendenti gli uni dalle altre; cioè le cariche emotive che accompagnano le rappresentazioni si separano dagli oggetti ai quali sono legati nella veglia. Scompaiono inoltre i meccanismi critici ed autocritici, la cui attività invece aumenta quando il livello di coscienza sale. Distinguiamo il livello di sonno profondo con immagini da quello senza immagini. Nel livello di dormiveglia aumenta l'attività dei sensi esterni, anche se la loro informazione non viene completamente strutturata, in quanto sono presenti interferenze dovute agli insogni e alle sensazioni interne. Il potere suggestivo delle immagini diminuisce, mentre riappaiono debolmente i meccanismi autocritici. Distinguiamo lo stato di dormiveglia passivo, dal quale si passa facilmente al sonno e che è caratterizzato da un sistema di distensione interna, dallo stato di dormiveglia attivo, dal quale si passa facilmente alla veglia. Quest'ultimo stato, a sua volta, può essere alterato (in esso si trova la base delle tensioni e dei climi), oppure calmo e attento. Lo stato di dormiveglia attivo alterato è il più indicato per individuare i climi e le tensioni vigiliche. Nel livello di veglia i sensi esterni apportano la massima quantità di informazione, regolano per inibizione i sensi interni e rendono possibile alla coscienza di dirigersi verso il mondo per svolgere la sua attività di compensazione degli stimoli in arrivo. Diminuisce la suggestione esercitata dai contenuti infravigilici, mentre

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si intensifica il funzionamento dei meccanismi di critica e di autocritica, di astrazione e di reversibilità, che intervengono sempre di più nei compiti di coordinamento e di registro. Distinguiamo lo stato di veglia passiva da quello di veglia attiva; ciascuno di questi può essere, a sua volta, attento oppure alterato. Quando si passa da un livello di coscienza a un altro, si manifestano fenomeni di inerzia (V.) e di trasferimento di contenuti ed inoltre si modificano il tempo di coscienza, lo spazio di rappresentazione e il modo in cui il soggetto colloca se stesso nello spazio di rappresentazione. COSCIENZA, livelli di. Rapporti. Ciascun livello di coscienza può produre alterazioni negli altri. Distinguiamo in questo rapporto di reciproca alterazione quattro fattori: 1. Inerzia: ciascun livello ha la tendenza a prolungare la sua attività anche dopo aver terminato il proprio ciclo e nonostante che i contenuti si vadano spostando verso un altro livello. Il fenomeno dell'inerzia fa sì che il passaggio da un livello all'altro sia graduale. 2. Rumore: si dà quando, per inerzia, climi, tensioni e contenuti propri di un livello inferiore passano ad uno superiore; in questo essi agiscono come interferenze, come rumore di fondo. 3. Rimbalzo: sebbene ciascun livello cerchi di mantenere la propria attività per inerzia, talvolta i meccanismi propri di un livello si introducono tra i meccanismi propri di un altro. Questo provoca un effetto rimbalzo: tutta la costellazione dei contenuti del livello invaso si introduce, a sua volta, nel livello invasore. 4. Trascinamento (V.). COSCIENZA, meccanismi della. A) Reversibilità (V.). B) Intenzionalità e tempi di coscienza (V.). C) Attenzione (V.). D) Astrazione (V.). E) Associazione (V.). Questi meccanismi - ad eccezione di quello associativo - si esprimono e funzionano con più efficacia nel livello di veglia, di cui sono la caratteristica fondamentale. Nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa, il funzionamento di tali meccanismi diminuisce e diventa meno efficace. Al contrario, il campo di lavoro del meccanismo di associazione si trova, di preferenza, nei livelli di sonno e di dormiveglia. COSCIENZA, vie associative e astrattive della. Parliamo di vie associative quando la coscienza struttura le rappresentazioni in base alla similitudine, alla contiguità e al contrasto. Parliamo di vie astrattive quando essa invece riduce i fenomeni alle loro caratteristiche essenziali, fenomeni che possono appartenere sia al mondo esterno che a quello interno. DISTENSIONE, pratiche di. Portano a una diminuzione delle tensioni muscolari esterne, interne e mentali. Di conseguenza facilitano un aumento della capacità di concentrazione e permettono un maggiore rendimento nelle attività quotidiane. DOLORE. Il registro di uno stimolo spiacevole viene chiamato genericamente dolore; esso corrisponde sempre a un aumento di tensione. Quando la fonte di questo registro ha una localizzazione precisa nel corpo, parliamo di dolore in senso stretto; il dolore viene registrato attraverso la via della sensazione (V.). Quando invece tale registro ha la sua radice nella mente e giunge per la via dell'immaginazione o per la via del ricordo, parliamo di sofferenza (V.). Tuttavia, in ultima istanza, sia la radice del dolore che quella dell sofferenza si trovano nel corpo, in quanto abbiamo sempre un registro fisico o sensazione anche della memoria e dell'immaginazione. Da questo punto di vista, tanto il dolore che la sofferenza sono riducibili, come ogni impulso, alla sensazione. Il dolore è legato strutturalmente al rifiuto del dolore, cioè l'apparizione di uno stimolo doloroso fa mettere in moto un meccanismo che tende a rifiutare tale stimolo. Il dolore giunto attraverso la via della sensazione si registra quando lo stimolo supera il limite di tolleranza del senso che lo percepisce (V. Amnesia; V. Impulsi, trasformazione e traduzione degli.) DOLORE, tempo del. Il tempo del dolore è "l'istante", perché lo stimolo doloroso fa reagire la struttura psicofisica, che lo percepisce in modo tale che essa invia una risposta tendente a modificare, il più presto possibile, lo stimolo stesso e a prevenire, così, l'aumento di tensione. Al contrario, quando lo stimolo è piacevole, la risposta della struttura tende a farlo permanere. In quanto alla misura temporale esterna dello stimolo doloroso, la psicologia sperimentale ha dato notevoli apporti. Questa messa a fuoco esula senza dubbio dal nostro campo di studio. DOLORE, vie del. Il dolore in generale sorge per le vie della sensazione, dell'immaginazione e del ricordo. Esistono sensazioni illusorie, immagini illusorie e ricordi illusori. Queste sono le vie illusorie della sofferenza (V. Sensazione, immagine, ricordo, illusione). Riconosciamo che queste stesse vie intervengono in ogni operazione della mente e nella costituzione stessa dell'io. Tuttavia il dolore o la sofferenza illusoria possiedono registri reali per la coscienza; è nel campo di questi registri che la trasferenza (V.) trova la sua migliore applicazione. EVOCAZIONE. Atto intenzionale della coscienza sulla memoria. Quando evoca, la coscienza cerca dati già impressi in una determinata frangia di ricordi (V. Reversibilità). Questi dati risultano organizzati, ordinati

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nella memoria in base allo stato globale della struttura psichica nel momento dell'impressione. Infatti i dati in questione sono stati impressi insieme a quelli relativi agli altri sensi che erano in azione e quelli relativi al livello di lavoro della struttura psichica (climi, toni affettivi, emozioni). Nell'evocazione, quindi, appare sia il dato cercato che l'insieme dei dati che ad esso sono collegati. La chiave per indirizzare la ricerca nella memoria è data proprio dal clima o stato emotivo con cui i dati sono stati impressi; le immagini delle situazioni cercate non vengono identificate per se stesse, ma piuttosto tramite lo stato globale della struttura psichica nel momento dell'impressione. Pertanto, quando evoca, la coscienza conduce una ricerca tra i differenti stati interni finché identifica il clima generale che esisteva nel momento dell'impressione; si tratta di una ricerca basata su sensazioni interne. Quando l'immagine cercata finalmente appare (V. Spazio di rappresentazione, funzione dello), essa può effettuare vari tipi di operazioni: provocare una scarica di tensioni, mobilizzare i muscoli o un apparato perché si mette a lavorare con questa immagine, con operazioni intellettuali o muovendo emozioni ecc. (V. Immagine, funzione della; V. Riconoscimento). La struttura dei tempi di coscienza è distinta secondo il modo in cui nell'evocazione si ordini il trascorrere del tempo. Questa strutturazione varia secondo il livello di lavoro, giacché questo ordinamento risulta più efficace se realizzato in veglia. EVOCAZIONE, gradi della. Distinguiamo differenti gradi di evocazione che dipendono dall'intensità con cui un dato è stato registrato ed impresso. Esiste una soglia di memoria che corrisponde alla soglia di percezione; un dato che si trova al di sotto di essa (subliminale) non viene registrato dalla coscienza ma viene però impresso nella memoria insieme allo stato particolare in cui la struttura psichica si trovava al momento dell'impressione. A partire da questa soglia, al di sotto della quale non può esserci evocazione, il grado dell'evocazione stessa aumenta all'aumentare dell'intensità e della frequenza con cui un dato è stato impresso. L'evocazione raggiunge il suo massimo grado nel ricordo automatico in cui c'è un riconoscimento veloce del dato evocato: questo è il caso del linguaggio (V. Memoria, leggi di impressione nella.) FORMA. A) Si chiama forma in generale la strutturazione che la coscienza effettua con gli impulsi. B) Le forme sono ambiti di registro interno che permettono di strutturare i fenomeni. C) Quando gli impulsi sono già stati tradotti dalle vie astrattive o associative della coscienza possiamo identificare quasi esattamente le forme con le immagini. D) Nel momento di processo precedente a questo, vengono chiamate forme le strutture di percezione. La percezione relativa ad un senso si struttura in una forma che le è caratteristica. Ma proprio come ogni senso possiede la sua forma di strutturare i dati, così la coscienza struttura l'informazione apportata dai sensi in una forma, caratteristica che corrisponde alle vie di percezione usate; pertanto di un oggetto si potranno avere forme distinte a seconda dei canali di sensazione usati, della prospettiva con cui l'oggetto si è presentato, del tipo di strutturazione effettuato dalla coscienza in funzione del livello che è in attività (cioè ogni livello di coscienza pone un proprio ambito formale, struttura i dati in una forma caratteristica). E) La coscienza articola i dati relativi ad un oggetto producendo una particolare forma; questa forma è legata ad un determinato registro interno che viene codificato nella memoria. Quando l'oggetto in questione viene nuovamente percepito, questa percezione agisce come un segno per la coscienza e attiva il registro interno che corrisponde a quella forma percettiva. E' in questo modo che l'oggetto acquista significato (V. Segno; V. Significato). F) Uno stimolo si converte in una forma quando la coscienza, lavorando in un determinato livello, lo struttura. G) Uno stesso stimolo può essere tradotto in differenti forme - in differenti immagini - a seconda del canale percettivo usato. Queste differenti forme o immagini possono entrare in rapporto tra loro e sostituirsi le une alle altre - per esempio agli effetti del riconoscimento dell'oggetto a cui si riferiscono - perché hanno la stessa collocazione nello spazio di rappresentazione e perché compiono la stessa funzione, cioè attivano tutte lo stesso centro che corrisponde a quella collocazione. IMMAGINAZIONE. A) Attività della coscienza in cui opera il meccanismo associativo. (V.). Distinguiamo tra immaginazione libera, in cui il meccanismo associativo opera liberamente, producendo immagini che si impongono alla coscienza specialmente nei livelli di sonno e di dormiveglia - e immaginazione diretta, in cui le immagini vengono associate secondo un piano ordinato proposto dalla coscienza con l'interesse di dare forma a qualcosa di ancora inesistente. Si tratta di un fenomeno diverso dal ricordo diretto. B) Funzione della coscienza che opera con dati di memoria trasformandoli in immagini e proiettandoli nel futuro. IMMAGINE. Chiamiamo immagine la rappresentazione, organizzata e conformata dalla coscienza, delle sensazioni o percezioni che provengono (V. Sensazione) o sono pervenute (V. Memoria) dal mondo esterno o interno. Esistono immagini visive, tattili, olfattive, auditive, gustative, cenestesiche e cinestetiche (V. Forma). Le immagini sono il risultato integrato delle operazioni di trasformazione degli impulsi. Ogni impulso che arriva alla coscienza viene trasformato in un'immagine. Questa immagine, a sua volta, è l'insieme degli impulsi che la coscienza invia ai centri per attivare risposte.

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IMMAGINE, funzione della. A) Attivare i centri di risposta per allontanare la struttura psicofisica dagli stimoli dolorosi e per avvicinarla a quelli piacevoli. L'attivazione dei centri può essere dovuta anche ad immagini prodotte dalla memoria e non solo dalle sensazioni; in questo caso sono i dati di memoria - piacevoli o spiacevoli - che mettono in moto l'immaginazione, la quale attiva i centri. B-1) Trasportare gli impulsi ai centri di risposta; quando sorge, un'immagine tende ad attivare una risposta grazie al meccanismo della tonicità muscolare (V.); invece quando sorge un'astrazione non necessariamente si attiva una risposta. Pertanto diciamo che l'immagine porta cariche psichiche a livello somatico, che essa funziona da connessione, da ponte tra le diverse attività psichiche, trasportando cariche da un punto all'altro. L'immagine trasferisce impulsi che possono essere tensioni, irritazioni, dati di percezione, dati di memoria. In sintesi i diversi impulsi vengono tradotti in immagini, che si spostano verso i centri, i quali muovono il corpo. B-2) Scaricare tensioni attraverso la rappresentazione utilizzando lo stesso meccanismo - descritto precedentemente - di avvicinamento al piacere e di allontanamento dal dolore; solo che in questo caso il piacere e il dolore si riferiscono alle attività della mente. In questo senso, l'evocazione di sensazioni piacevoli serve all'economia dello psichismo. Questa viene chiamata "funzione catartica dell'immagine". B-3) L'immagine può svolgere una funzione trasferenziale quando si separa dal campo di impulsi da cui ha avuto origine. C) Ogni impulso proveniente dai sensi o dalla memoria suscita un'immagine nell'apparato di registro. L'immagine che accompagna la percezione mette in moto una risposta allo stimolo iniziale. Quindi non è la percezione ad attivare una risposta, ma l'immagine suscitata dalla percezione. Non è lo stimolo che muove i muscoli, ma è l'immagine che agisce sui sistemi muscolari esterno ed interno facendo sì che si attivino numerosi fenomeni fisiologici. Usando questo punto di vista, diciamo che l'immagine ha la funzione di restituire, apportare, devolvere energia al mondo esterno dal quale arrivano le sensazioni. IMMAGINE DEL MONDO. E' configurata dai campi di presenza e compresenza (V. Presenza e compresenza, campi di.). IMPULSI. Chiamiamo impulsi i segnali che arrivano alla coscienza dall'apparato dei sensi o da quello della memoria e che la coscienza traduce in immagini, attraverso le vie astrattive o associative. Gli impulsi subiscono numerose trasformazioni e traduzioni anche prima di essere trasformati in immagini. IMPULSI, trasformazione e traduzione degli. Gli impulsi possono essere trasformati e tradotti anche prima di arrivare alla coscienza. Queste operazioni vengono effettuate in base: A) Allo stato precedente dei sensi. B) Al modo in cui la memoria ha elaborato l'impulso: la memoria può averlo strutturato insieme a dati oggettuali e/o registri interni che si trovano associati ad esso in una delle sue frange, immediata, mediata, antica. Gli impulsi possono essere trasformati e tradotti dopo essere arrivati alla coscienza in diversi modi: A) Come nel caso in cui impulsi auditivi o cenestesici vengono tradotti in immagini visive. B) Come quando un impulso percettivo, proveniente da un senso, viene strutturato nella coscienza insieme a dati percettivi forniti dagli altri sensi, a dati di memoria, a dati immaginari, a vari registri interni incluso quello che la coscienza ha della propria attività. C) Attraverso l'elaborazione che le vie astrattive o associative effettuano sull'impulso, trasformandolo in immagini caratteristiche (simboli, allegorie, segni) che dipendono dal livello di coscienza che è in azione. Le operazioni di trasformazione e traduzione degli impulsi sono in stretto rapporto con i seguenti fattori: A) Con il dolore. Infatti gli impulsi sensoriali che producono dolore vengono in genere immediatamente trasformati e tradotti in modo illusorio - cioè deformati - e subiscono poi nuove deformazioni quando vengono evocati. Tali impulsi si trasformano quindi in immagini che non corrispondono agli stimoli iniziali e che attivano risposte che ancora meno corrispondono a tali stimoli. Tutto questo produce un aumento del registro psicologico della sofferenza. B) Con la sofferenza. Infatti gli impulsi iniziali che la producono vengono in genere deformati e trasformati quando vengono rappresentati o, ancora prima, nella memoria. Quindi sia la sensazione di dolore sia quella di sofferenza vengono trasformate o tradotte ad opera dell'immaginazione o della memoria. Da questo deriva che molte sofferenze esistono solo nelle immagini. Il nostro interesse sta nel comprendere in che modo gli impulsi si associano e si strutturano per poter operare trasformazioni dirette verso la liberazione dalla sofferenza. IMPULSI, trasformazione degli. In senso specifico parliamo di trasformazione degli impulsi quando gli impulsi, strutturati, articolati in un'immagine, prendono altre configurazioni nello spazio di rappresentazione; è come se l'immagine acquistasse vita e dinamica propria. INSOGNI. Nel livello di veglia appaiono numerose immagini, idee e pensieri estranei all'idea o al pensiero che si sta sviluppando in un dato momento. Chiamiamo insogni queste immagini. Esse sono formalizzazioni di stimoli provenienti da altri livelli di coscienza, dall'ambiente esterno o dal corpo, che esercitano un'azione, una pressione nel livello di veglia. Gli insogni sono instabili e mutevoli e costituiscono l'ostacolo maggiore al lavoro con l'attenzione. Esistono insogni occasionali che scompaiono rapidamente e che chiamiamo secondari, che danno risposte compensatorie agli stimoli provenienti sia dall'ambiente esterno sia da quello

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interno, i quali producono tensioni - interne - dolorose; la loro funzione è proprio quella di scaricare tali tensioni. Questi insogni secondari girano intorno a un clima emotivo particolare, che si può osservare come costante e che denota un nucleo di grande fissità, che chiamiamo Nucleo d'Insogno (V.). L'osservazione e lo studio degli insogni che appaiono nei diversi livelli di coscienza permettono di individuare il nucleo d'insogno. INSOGNO, nucleo di. E' possibile osservare in ogni persona che gli insogni - nonostante la loro variabilità - possiedono uno stesso clima emotivo costante. Questi insogni talvolta appaiono anche nelle fantasticherie del dormiveglia e nei sogni, denotando sempre un nucleo fisso di divagazione, che orienta le tendenze anche se il soggetto non lo avverte. Questo nucleo fisso si manifesterà come immagine e questa immagine avrà la capacità di orientare il corpo e le attività in una direzione. Questo nucleo d'insogno orienta le tendenze della vita umana in una direzione che non è avvertita dalla coscienza. Il nucleo d'insogno può evolversi o rimanere fissato a una tappa vitale, dando luogo a ripetizioni di attività o di atteggiamenti di fronte a un mondo che va cambiando. Il nucleo d'insogno viene sperimentato come "clima mentale", come "stato", con connotazioni fortemente emotive, ma non può essere visualizzato: di esso si possiede dunque un registro ma non un'immagine; tuttavia esso motiva la produzione di numerose immagini compensatorie che guidano la condotta del soggetto. Il cambiamento del nucleo si manifesta con il sorgere di un'immagine fissa - un archetipo - che gli corrisponde esattamente; per mezzo di essa, la tensione del nucleo si orienta verso la scarica. L'immagine in generale ha infatti la funzione di scaricare tensioni; diciamo dunque che - in modo apparentemente paradossale - il nucleo d'insogno perde efficacia quando sorge l'archetipo che gli corrisponde. La funzione dell'immagine è quella di terminare di scaricare tensioni; quindi questo clima di grande fissità sta trasportando le sue cariche verso la periferia. Il nucleo d'insogno può cambiare per: A) Cambiamento di età, tappa vitale (passaggio dalla fanciullezza alla giovinezza ecc). Infatti in una determinata età della vita, il soggetto possiede un caratteristico sistema di tensioni a cui corrisponde un nucleo. Passando a un'altra età, i cambiamenti fisiologici modificano tale sistema di tensioni; sorge allora un nuovo insieme di climi emotivi, cioè un nuovo nucleo. B) Incidenti o shocks capaci di determinare un cambiamento nel sistema di tensioni interne. Varia così il nucleo cambiando i climi e di conseguenza le immagini secondarie. In questo caso il comportamento del soggetto subisce repentinamente notevoli cammbiamenti. Dunque quando un nucleo si logora e ne appare un altro, la condotta cambia in modo significativo. Sulla base di queste conoscenze, l'autoliberazione tende proprio verso la modificazione del sistema di tensioni interne. facendo variare gli insogni secondari e provocando un cambiamento nell'atteggiamento di fronte al mondo. Le tensioni interne che generano il nucleo d'insogno sono correlate con il funzionamento del centro vegetativo. Da questo deriva che eventuali tecniche destinate a produrre cambiamenti di nucleo d'insogno non potrebbero essere applicate nel livello di veglia in modo volontario a partire dal centro intellettuale (V. Centri di risposta). INTENZIONALITA'. Meccanismo fondamentale della coscienza. La coscienza mantiene la sua strutturalità proprio attraverso questo meccanismo che lega "atti" con "oggetti". Il legame tra un atto di coscienza e il suo corrispondente oggetto non è permanente; esistono pertanto atti alla ricerca di oggetti e questo dà alla coscienza la sua dinamica caratteristica. L'intenzionalità è sempre diretta verso il futuro; questo fenomeno viene registrato come tensione di ricerca, anche quando tale ricerca è volta verso avvenimenti passati. L'ordinamento di tempi realizzato in questo gioco intenzionalità-evocazione è più efficace se realizzato nel livello di veglia. INTERESSE. (V. Attenzione). IO. Chiamiamo io l'entità che osserva i meccanismi e le operazioni della coscienza nel loro continuo sviluppo. Nel livello di veglia questa osservazione viene effettuata come "da dentro"; nel sogno, invece, viene effettuata come "da fuori". In entrambi i casi, l'io appare separato, non incluso nelle operazioni che osserva. Quindi, proprio per questi registri interni non è legittimo identificare l'io con la coscienza né con le sue funzioni. (V. Coscienza). I limiti dell'io corrispondono ai limiti delle sensazioni del corpo, specialmente del tatto esterno. ISTINTI DI CONSERVAZIONE INDIVIDUALE E DELLA SPECIE. (V. Centri di risposta, Centro vegetativo). LUCE, registro della. Esperienza che di solito accompagna i processi di trasferenza o autotrasferenza: l'energia che si libera perché determinati problemi sono stati risolti, determina un registro cenestesico che si traduce come luce e aumento di chiarezza nello spazio di rappresentazione. MEMORIA. Funzione dello psichismo che regola i tempi e immagazzina i registri o sensazioni, generati dagli stimoli esterni ed interni, codificandoli, ordinandoli in base allo stato della struttura psichica nel momento

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dell'impressione (V. Evocazione). La memoria paragona ogni nuova sensazione con sensazioni precedenti. (V. Comportamento, fattori che intervengono nella.) Le sensazioni immagazzinate possono essere proiettate sia nel presente che nel futuro. Di entrambe queste operazioni - attualizzazione o ricordo e proiezione o immaginazione - si ha sensazione. L'attività della memoria è legata in modo strutturale a quella dei sensi, a quella dell'apparato di registro e al livello di coscienza. MEMORIA, errori della. A) Falso riconoscimento che si verifica quando un dato nuovo non è messo correttamente in relazione con un dato precedente; oppure quando un oggetto, che viene riconosciuto, suscita l'immagine di una situazione che appare come già vissuta, anche se non è stata vissuta (paramnesia). B) Ricordo equivoco: si verifica quando un dato di memoria che non appare nella coscienza viene sostituito da un altro. C) Amensia, che viene registrata come impossibilità di evocare un dato o una sequenza di dati. Esistono differenti tipi di amnesia (V.). D) Scambio di un ricordo contiguo con quello centrale. E) Ipermnesia, che è un ampliamento anormale della memoria; in genere implica una maggiore affluenza di dati antichi che sostituiscono quelli più recenti. MEMORIA, frange di. Distinguiamo tre frange: A) Memoria antica: è il substrato o base formato dalle prime impressioni ovvero dai toni affettivi o registri interni delle operazioni che hanno accompagnato l'arrivo dei dati per la via sensoriale. Su questa base si struttura a poco a poco tutto il sistema attraverso il quale i nuovi dati verranno messi in relazione. B) memoria mediata: è costituita dalle impressioni che continuano ad accumularsi durante la vita. C) Memoria immediata: si riferisce ai dati più recenti che quotidianamente vengono confrontati ed ordinati. Grazie all'esistenza di queste frange, la coscienza può collocarsi non solo nel tempo ma anche nello spazio, in quanto lo spazio mentale è vincolato ai tempi di coscienza i quali, a loro volta, sono dati da fenomeni di memoria. Se così non fosse la coscienza perderebbe la sua strutturalità e l'io registrerebbe la propria disintegrazione. Esiste anche un tipo di memoria "situazionale" così detto perché l'oggetto si imprime attraverso il suo contesto, la sua situazione e viene anche evocato attraverso di esso, cioè localizzando prima il contesto e poi l'oggetto. MEMORIA, funzione della. A) Imprimere, ritenere, strutturare ed ordinare i dati dei sensi e della coscienza. L'impressione dei dati viene effettuata principalmente nel livello di veglia, mentre il loro ordinamento soprattutto durante il sonno. B) Somministrare dati alla coscienza (V. Evocazione). C) Dare alla struttura psichica la sensazione d'identità nel trascorrere del tempo (V. Memoria, frange di.) D) Fornire alla coscienza i riferimenti necessari perché essa possa collocare i fenomeni nel tempo. MEMORIA, impressione nella. Si imprimono contemporaneamente e strutturalmente i dati provenienti dai sensi, quelli relativi all'attività della coscienza, quelli relativi al livello di lavoro di tutta la struttura psichica e quelli relativi al funzionamento dei centri (V. Evocazione). MEMORIA, leggi d'impressione nella. L'impressione è migliore quando: A) Lo stimolo è forte. B) I dati relativi ad uno stesso fenomeno entrano simultaneamente attraverso vari sensi. C) Uno stesso dato viene presentato in maniere diverse. D) Lo stimolo è ripetuto. E) Il dato è in un contesto. F) Il dato è nettamente privo di contesto. G) Non c'è rumore di fondo, per cui il segnale è più nitido. H) non vi sono altri stimoli: allora l'impressione del primo stimolo che arriva è forte. I) La memoria non fornisce dati alla coscienza nel momento di impressione. L) Non c'è saturazione per reiterazione o per blocco. M) La coscienza pone attenzione al dato (appercezione). MONDO, attività nel. Si esercitano fondamentalmente per soddisfare necessità fisiche. Molte attività umane sono in rapporto con scariche di tensione dirette verso il mondo. Altre, invece, si spiegano con trasferimenti interni di cariche psichiche, con nuove configurazioni dei propri contenuti che la mente effettua quando si applica nel mondo. Il primo caso è quello della catarsi empirica nell'azione, il secondo è quello dell'autotrasferenza empirica attraverso l'azione. MONDO o AMBIENTE ESTERNO. Ciò che è situato al di là del tatto interno. Le sue manifestazioni luminose, odorose, auditive, gustative e tattili vengono denominate stimoli; quando questi agiscono sui sensi esterni, si configurano le sensazioni. MONDO o AMBIENTE INTERNO. Ciò che è situato al di qua del tatto esterno. Le sue manifestazioni caloriche, chimiche, di pressione, di tensione, di tattilità, di posizione ecc. vengono chiamate stimoli; quando questi agiscono sui sensi interni, si configurano le sensazioni interne. Esiste anche sensazione interna dell'attività della memoria e dell'immaginazione. MORTE. Osserviamo che il fenomeno della morte suscita forti registri istintivi, vincolati cioè ai livelli di coscienza più bassi. Tutte le valutazioni e le considerazioni che vengono fatte sulla morte dipendono: A)

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Dalla difficoltà psicologica di rappresentare se stessi morti e quindi senza registro. B) Dalla paura del dolore che sorge quando si considera il modo in cui verranno trattati i resti mortali. In entrambi questi casi, quando si suppone che i registri non cessino con la morte, si genera un sistema di immagini illusorie che procurano dolore e sofferenza. Il registro fisico della paura della morte è esclusivamente un prodotto dell'immaginazione, che elabora in modo allucinatorio ciò che succede quando si muore. Immaginare che dopo la morte si continuerà ad avere registri di attività è fonte di sofferenza. La sofferenza causata dal tema della morte è anche in rapporto con il registro di possesso; in questo caso si tratta del possesso di se stessi, del proprio corpo. Il registro di possesso genera tensione e quindi sofferenza. In alcuni casi, l'idea che la morte produrrà una distensione completa e una perdita definitiva di tutto - intese come perdita totale dei registri di tensione e come disintegrazione dell'io - genera il desiderio di permanenza. Ma anche in questi casi, alla base di tale idea c'è il possesso, che genera sofferenza. Lo stesso accade quando si considera la morte degli altri (V. Sofferenza). NUCLEO D'INSOGNO. (V. Insogno, nucleo di.) OBLIO. E` l'impossibilità di portare alla coscienza dati già impressi. E` dovuto ad un blocco della reminiscenza (V.) che impedisce la ricomparsa dell'informazione. A volte l'oblio include non solo un determinato dato, ma l'intera situazione in cui questo è stato impresso: tutto ciò che potrebbe suscitare il clima correlato a tale situazione rimane cancellato; addirittura vengono cancellate intere frange di memoria. Esistono anche delle forme funzionali di oblio che impediscono la continua comparsa di ricordi; esse operano grazie a meccanismi di interregolazione che inibiscono un'apparato mentre ne sta funzionando un altro (V. Amnesia). Cancellare qualcosa dalla memoria è però solo una possibilità teorica perché è sperimentalmente dimostrabile che situazioni vissute e completamente dimenticate possono essere recuperate. Esistono pessimi sistemi di "cancellatura" che, per effetto chimico o elettrico, riescono a bloccare alcuni contenuti e ad inibire le risposte dei centri senza nessuna integrazione. OPERATIVA, conseguenze pratiche immediate della. A) Normalizzazione della coscienza ed in particolare del livello di veglia attraverso l’eliminazione o guarigione della sofferenza. Questa eliminazione si realizza quando si comprendono i meccanismi d’illusione che generano la sofferenza stessa. Per far questo, è necessario far cessare – anche se provvisoriamente – i registri dolorosi. Quest’ultimo è l’obiettivo pratico immediato dell’operativa, che permette di progredire nella comprensione, ottenendo registri vivi del superamento della sofferenza. Così, questa normalizzazione è il passo più importante nella comprensione del problema, e questo è il primo passo verso l’autoliberazione. B) L’operativa permette di comprendere meglio il proprio processo personale diretto verso l’autoliberazione e, oltre essa, verso l’ampliamento e lo sviluppo della coscienza. C) L’operativa permette di comprendere fenomeni psichici individuali e collettivi, che sono la manifestazione di tensioni e di climi legati alla sofferenza distruttiva e che conducono in una direzione opposta a quella della mente e della vita. Per comprendere tali fenomeni, è necessario considerare quei registri interni che risultano universalmente validi in ragione del fatto che la struttura fisica e psichica di tutti gli esseri umani è simile. Questi registri universali riguardano: 1. Le caratteristiche d’illuminazione dello spazio di rappresentazione in dormiveglia e sogno. Come norma generale, le parti alte di tale spazio risultano sempre chiare e quelle basse sempre oscure. 2. La conformazione dello spazio di rappresentazione in dormiveglia e sogno. I contenuti che appaiono nel dormiveglia e nel sogno sono collocati nella cappa più interna dello spazio di rappresentazione che li circonda e li avvolge. Questi fenomeni sembrano essere osservati dal fondo di tale spazio. 3. Determinati luoghi, esseri e fenomeni che si presentano nel dormiveglia e nel sogno come categorie generali in tutti gli esseri umani. Le caratteristiche proprie dello spazio di rappresentazione nel sogno e nel dormiveglia in certe occasioni invadono la veglia: il mondo viene percepito, allora, all’interno di uno spazio di rappresentazione che, in realtà, corrisponde al sonno o al dormiveglia. In quelle occasioni, anche i luoghi, gli esseri e i fenomeni caratteristici degli altri due livelli irrompono nella veglia in modo illusorio o talvolta addirittura allucinatorio. Questo fatto è molto importante perché sono essi che, nel rapporto del soggetto con gli oggetti esterni, orientano le scelte, procurano e modulano la sensazione di gusto o di disgusto, spingono verso il possesso o il rifiuto. Questi esseri, entità e paesaggi interni, li abbiamo chiamati insogni ed il nucleo climatico permanente attorno a cui essi ruotano, nucleo di insogno (V.). OPERATIVA, tecniche di. Esse sono: il sondaggio catartico e il sondaggio trasferenziale, che hanno carattere preparatorio; la catarsi e la trasferenza, che hanno carattere specifico. OPERATIVA, teoria generale della. Si riferisce ad operazioni che possono modificare, convertire o riorientare il comportamento.

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PERCEZIONE. A) Semplice registro del dato sensoriale. B) Il dato che arriva al senso viene registrato come variazione del tono di attività del senso stesso; ma oltre a questo, il dato viene configurato e strutturato dal senso. Pertanto, la percezione è il registro del dato a cui si somma l’attività del senso il quale si trova in una dinamica continua. In sintesi, si tratta di una struttura formata da: dato + attività del senso che astrae e organizza il dato. C) Strutturazione di sensazioni effettuate: da un senso; da vari sensi, dall’attività della memoria e/o dalla coscienza insieme al senso, ai vari sensi e alla memoria. PERCEZIONE, leggi della. A) Legge delle soglie: se la coscienza desidera precisare un registro di percezione relativo ad un determinato senso e, contemporaneamente, esiste un rumore di fondo proveniente da quello stesso senso o da altri sensi o dalla memoria o dall’immaginazione o dalla coscienza in generale, allora è necessario che gli apparati in cui esiste tale rumore restringano le loro soglie, riducano le loro frange, oppure che l'intensità dello stimolo aumenti. Tuttavia lo stimolo non deve superare il limite massimo di tolleranza, perché altrimenti si produce saturazione o blocco del senso. In generale le soglie dei sensi variano al variare dei livelli di coscienza: infatti, nel sonno e nel dormiveglia le soglie del sistema dei sensi esterni si restringono mentre quelle del sistema dei sensi interni si ampliano; il contrario avviene in veglia. B) Legge di diminuizione del registro dello stimolo costante per adattamento di soglia: quando è presente uno stimolo costante la soglia di percezione si adatta ad esso, così che lo stimolo si trova collocato nel limite di percezione ed il senso può continuare ad operare, registrando altri stimoli. PIACERE. Il registro di uno stimolo piacevole è definito, in modo generico, piacere. Esso è in relazione con la diminuzione della tensione e con il registro della distensione. (V. Dolore). PIACERE, tempo del. (V. Dolore, tempo del). POSSESSO. (Vedere Sofferenza). A) La sofferenza nel rapporto con il timore: il timore delle malattie, della solitudine, della morte; il timore è in rapporto con il ricordo, con la sensazione e con l’immaginazione. A sua volta, tutta questa struttura è in sé in intimo e fondamentale rapporto con il possesso: possesso di sé stessi, degli oggetti, delle altre persone. Si soffre anche per il fatto di non avere qualcosa, per il timore di perdere qualcosa che si ha o perché non si riesce ad ottenere qualcosa che si desidera; anche questi tipi di sofferenza hanno la loro radice nel possesso. B) Il registro del possesso è in rapporto con la tensione; anzi la tensione ne è l’indicatore. PRESENZA E COMPRESENZA, campi di. (V. Attenzione). PSICHISMO. Sistema integrato e dinamicamente interregolato formato da sensi, memoria, coordinatore, livelli e centri. PSICHISMO, interregolazione dello. Se una funzione o un fattore si modifica, si modificano anche tutte le altre in quanto tutte agiscono strutturalmente. Per esempio, l’appercezione inibisce l’evocazione, la memoria inibisce la percezione. Il funzionamento dei sensi esterni frena l’entrata di stimoli interni e viceversa. La discesa al sonno blocca i meccanismi di reversibilità e libera quelli di associazione; nell’ascesa alla veglia, il funzionamento dei meccanismi critici inibisce quello dei meccanismi associativi. Questo esiste anche tra gli stessi sensi esterni: quando la frangia della vista si amplia, quelle del tatto, dell’olfatto, dell’udito, ecc. si restringono. PSICHISMO, rumore nel sistema di autoregolazione dello. Vi sono rumori che si originano per interferenza di impulsi nel circuito di informazione o in quello di decisione. Essi rendono confusa l’informazione che arriva ad uno o a tutti gli apparati e ai centri: per esempio, l’informazione che arriva dai sensi esterni è permeata, è “tinta” dallo stato in cui si trova l’intera struttura in quel momento (climi, tensioni, ecc.). Il rumore suole provocare un aumento delle tensioni che, a sua volta, quando superano la soglia di tolleranza dei sensi interni (o esterni, se si tratta dell’aumento della tensione muscolare esterna puntuale), interferiscono nei canali informativi, vengono registrate come dolore mentale. Climi e “trascinamenti” quando arrivano alla coscienza, producono l’emissione di immagini che risultano inadeguate, perché la coscienza non dispone di parametri adeguati per ordinare una tale miscela di informazioni. PSICOFISICA, ginnastica. Permette di raggiungere un maggior controllo di se stessi nella vita quotidiana. E’ un sistema di pratiche di controllo di se stessi e di sviluppo integrale. Tende a ristabilire un equilibrio tra mente e corpo. I lavori di psicofisica non hanno l’obiettivo di aumentare lo sviluppo muscolare e la resistenza o l’agilità del corpo a differenza dello sport e della ginnastica. Gli esercizi permettono al praticante, attraverso un sistema di tests, di comprendere i suoi punti di minor controllo e di cominciare un lavoro coerente per perfezionare il suo comportamento.

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RAPPRESENTAZIONE. Ogni fenomeno di memoria che tocca il campo di presenza della coscienza. Differisce dal dato di memoria che agisce subliminalmente in compresenza; è anche, senza nessun dubbio, differente dalla percezione (V.). REGISTRO. Esperienza della sensazione prodotta dagli stimoli captati dai sensi interni ed esterni; includiamo negli stimoli i ricordi e l’immaginazione. RELAX. Insieme di tecniche che permettono di distendere la muscolatura esterna ed interna e le tensioni mentali. Il elax, abbassando le tensioni e facilitando il riposo, rende possibile una normalizzazione in senso generale del livello di veglia e l’accesso alle pratiche catartiche e trasferenziali. Le tecniche di relax richiedono esercizi preliminari che permettono di distinguere una specifica tensione puntuale dal sistema di tensioni non necessarie che si sviluppano insieme ad essa. RELAX, passi del. A) Assumere la posizione corporea migliore permessa dalla situazione esterna, eliminando le tensioni non necessarie. B) Evitare di addormentarsi, ricorrendo per questo ad una posizione di equilibrio instabile, lavorando sui sistemi di tensioni in modo simmetrico, in base alle sequenze: viso, testa, collo, membra e torace in generale. C) Ripassare mentalmente per gli stessi punti. D) Approfondire il lavoro toccando i punti più interni: fare attenzione al registro cenestetico degli occhi, della testa e del tronco. F) Sperimentare, appoggiandosi a registri, sensazioni sempre più interne di “mormidezza”, di “caduta”, ecc. REMINISCENZA. Atomo teorico di memoria. Ciò che si registra è quello che si riceve in memoria; processa e ordina i dati sensoriali e, inoltre, lo stato generale della struttura che percepisce. Di conseguenza non si ricordano elementi isolati di contesti mnemici. (V. Evocazione). REVERSIBILITA’. Meccanismo fondamentale della coscienza che definiamo come la facoltà della coscienza di dirigersi, per mezzo dell’attenzione, alle sue fonti di informazione. Così nel caso dei sensi abbiamo l’appercezione (V.) e nel caso della memoria l’evocazione (V.). Può esistere, inoltre, l’appercezione nell’evocazione. Il suo funzionamento è direttamente relazionato con il livello di lavoro della coscienza, in maniera che quando si ascende aumenta il lavoro della coscienza e viceversa. Esistono inoltre fenomeni di blocco della reversibilità o parzializzazione della stessa, anche in piena veglia. RICONOSCIMENTO. Si produce nel momento in cui si riceve un dato e viene comparato con i dati anteriori, appare come già registrato. (V. Oblio). RICORDO. A) Chiamiamo ricordo il contenuto di coscienza che, non venendo dai sensi, arriva alla coscienza stessa. (V. Evocazione). B) Attualizzazione di un’immagine nella coscienza (V.) che proviene dal passato, dai sensi esterni e interni. RISPOSTA. Viene denominata risposta l’azione che si esprime verso il mondo della sensazione (V. Comportamento, valutazione del; V. Ruoli). RISPOSTA DIFFERITA. Si distingue dalla risposta riflessa perché in essa intervengono circuiti di coordinamento, perché può essere canalizzata verso centri differenti e perché risulta ritardata rispetto allo stimolo. RISPOSTA RIFLESSA O RIFLESSO. Segnale che va direttamente dal senso al centro eludendo la coscienza; in questo tipo di risposta non interviene alcuna immagine, che se fosse, invece, presente, si proietterebbe sullo schermo di rappresentazione, agendo, da lì, sui centri. RUOLI. Sono abitudini fisse, codificate, di comportamento che una persona conforma nella misura in cui affronta i diversi ambienti in cui si trova a vivere (V. Comportamento, fattori che intervengono nel. V. Risposta). I ruoli hanno a che vedere con il mondo di rappresentazione esterno dell’immagine di sé stessi. RUOLI, errori nei. A) Selezione di ruoli. B) Fissazione: applicazione di un ruolo vecchio ad un ambiente mutato. In entrambi i casi si origina una condotta non adeguata allo stimolo. RUOLI, funzione dei. La funzione dei ruoli è quella di far risparmiare energia al soggetto, riducendo al minimo le resistenze che questi incontra nell’ambiente. I ruoli si codificano per apprendimento attraverso il sistema “esatto-errato”. Essi danno luogo a risposte tipiche o atipiche, a seconda che si adattino o meno alle situazioni o a ciò che viene considerato normale. Si produce in questo modo un adattamento crescente o

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decrescente. Il nucleo d’insogno – attraverso le immagini che genera – dà una risposta compensatoria globale sia alle esigenze dell’ambiente sia alle carenze fondamentali del sistema di ruoli. SEGNICA. Funzione compiuta da una qualunque percezione oggettuale che sia stata precedentemente codificata. SEGNO. Simbolo o allegoria che svolge la funzione di codificare i registri interni (V. Comunicazione tra persone). SENSAZIONE. A) Vedere Registro. B) Atomo teorico della percezione. C) Chiamiamo sensazione ciò che viene registrato quando si capta uno stimolo proveniente dall’ambiente esterno o interno (incluso le immagini e i ricordi), stimolo che fa variare il tono di lavoro del senso che percepisce. Da questo deriva che nella coscienza non può esistere alcun fenomeno che non sia stato prima captato dai sensi; anche i contenuti di memoria, l’attività della coscienza e quella dei centri vengono registrate dai sensi interni. Per la coscienza esiste solo ciò che si manifesta ad essa e questo vale anche quando la coscienza si manifesta a se stessa; anche questa manifestazione, come tutte le altre, deve essere registrata, cioè corrispondere ad una sensazione. D) Ciò a cui ogni impulso si riduce (V. Dolore). SENSI. Apparati o funzioni dello psichismo che registrano stimoli provenienti dall’ambiente esterno e da quello interno al corpo (sensi esterni ed interni, rispettivamente). I vari sensi sono in continua attività operano simultaneamente mantenendo una relazione strutturale sia tra di loro sia con gli apparati di memoria e di registro. SENSI, caratteristiche comuni dei. A) Attività di registro degli stimoli. B) Attività di astrazione di alcune caratteristiche del dato e di strutturazione e configurazione dei dati tra di loro. C) Attività permanente di ricerca degli stimoli. D) Tutti i sensi possiedono una sorta di rudimentale “memoria”, ossia un’inerzia nella percezione: la percezione continua anche quando lo stimolo è cessato. E) Operano all’interno di frange di percezione con un tono che è loro proprio e che deve essere alterato dallo stimolo. F) Possiedono una soglia minima e un limite massimo di tolleranza, che sono entrambi mobili; quando lo stimolo non supera la soglia, non c’è percezione, quando esso sorpassa il limite di tolleranza viene registrato come dolore. G) Traducono gli stimoli in un sistema omogeneo di impulsi. H) I loro terminali – o organi – possono avere localizzazioni precise o diffuse che sono sempre collegate con l’apparato di coordinamento. I) Sono collegati con l’apparato di memoria generale dell’organismo. L) Producono registri caratteristici per variazione del tono che è loro proprio. M) Possono commettere errori nella percezione del dato (V. Percezione, leggi della). N) La loro attività può essere diretta o influenzata dalla coscienza (V. Reversibilità, Appercezione, Allucinazione). SENSI, classificazione dei. A) Sensi fisici: vista, udito. B) Sensi chimici: gusto, olfatto e cenestesica. C) Sensi meccanici: tatto esterno cenestesica parzailmente, in quanto tatto interno, e Cinestetica. D) Esterni e interni, come più ampia classificazione. In quanto ai sensori detentori di pressione (baroricettori) e della temperatura (termoricettori), della salinità e della alcalinità, ecc., possono essere classificati all’interno dei sensi interni e in particolare della cenestesica. D’altra parte sensi come l’occhio che ricevono l’impatto della luce prima di trasmettere l’impulso nervoso, effettuano una grande quantità di operazioni chimiche, cosa che succede anche con altri sensi. Cosicché i sensi appaiono alla luce delle nuove investigazioni come misti. SENSI, errore dei. Sono dovuti a: A) Un blocco del senso per saturazione o per eccessiva intensità dello stimolo. B) Un difetto organico del senso (miopia, sordità, ecc.). C) Alla creazione artificiale della sensazione o della percezione mediante condizioni meccaniche, chimiche o una interpretazione del dato. SENSI, funzione dei. E’ quella di ricevere dati e di somministrarli alla coscienza e alla memoria; tali dati verranno poi organizzati in forme diverse a secondo delle attività e del livello di lavoro che l’organismo ha in quel momento. SENSI INTERNI. Sono: A) Cenestesico, che fornisce i dati relativi alla pressione, alla temperatura, all’umidità, all’acidità, all’alcalinità, alla tensione, alla distensione, ecc. e in genere a tutte le sensazioni che provengono dall’intracorpo. Esso inoltre capta: l’attività dei centri (per esempio, le emozioni, le operazioni intellettuali, ecc.) il livello di lavoro della struttura utilizzando come indicatori il sogno, la stanchezza, ecc.; il lavoro della memoria ed il lavoro e l’attività dell’apparato di registro. B) Cinestetico, che fornisce dati relativi al movimento, alla posizione, all’equilibrio e allo squilibrio del corpo.

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SIGNIFICATO – SIGNIFICAZIONE. E’ il registro interno di corrispondenza tra: A) la percezione di un oggetto che agisce come segno e B) il registro interno, precedentemente codificato come forma, della percezione dell’oggetto in questione. SIMBOLO. Immagine con caratteristiche fisse, riduttiva, priva di ogni qualità secondaria, che sorge dal canale astrattivo, che sintetizza o astrae ciò che c’è di più essenziale tra tutte le caratteristiche presenti. Quando il simbolo svolge la funzione di codificare i registri, lo chiamiamo segno (V.). SOFFERENZA. V. Dolore. A) La sua radice si trova nella mente così come quella del dolore si trova nel corpo, tuttavia se la mente dipende dal corpo è corretto dire che anche la sofferenza mentale deriva dal corpo. B) Gli impedimenti alla normalizzazione, all’ampliamento e allo sviluppo della coscienza sicuramente hanno come base la sofferenza. C) La sofferenza non può soluzionarsi grazie ad una semplice rivalorizzazione o rivalutazione di persone, fatti o situazioni, a meno che questa non abbia prodotto un’attitudine mentale e una condotta differente rispetto al problema in questione. SPAZIO DI RAPPRESENTAZIONE. Specie di “schermo mentale” su cui vengono proiettate le immagini derivanti dagli stimoli sensoriali, da quelli della memoria e da quelli prodotti dall’attività immaginativa della coscienza. In sé, oltre a servire come schermo di proiezione, esso è formato dall’insieme delle rappresentazioni interne delle sensazioni cenestesiche; pertanto corrisponde esattamente ai segnali provenienti dal corpo fisico e viene registrato come sommatoria di essi, come una specie di “secondo corpo” costituito da rappresentazioni interne. Lo spazio di rappresentazione oltre a possedere altezza e larghezza, possiede anche volume (profondità). E’ proprio in base alla profondità di collocazione dell’immagine che è possibile discriminare un fenomeno interno da uno esterno; in quest’ultimo caso si produce l’illusione che la rappresentazione (che è necessariamente interna) sia esterna come il fenomeno rappresentato. Nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa, aumentano le dimensioni e quindi il volume dello spazio di rappresentazione e questo avviene in concomitanza con l’aumento dei registri dell’intracorpo. Invece, nella misura in cui il livello di coscienza si avvicina alla veglia, lo spazio di rappresentazione tende ad appiattirsi. Più in generale diciamo che esso assume caratteristiche distinte in funzione del livello di coscienza che è in attività. Anche lo spazio di rappresentazione è sottomesso ai bioritmi che regolano l’intera struttura umana. Non esiste uno spazio di rappresentazione vuoto, cioè senza contenuti; è infatti grazie alle rappresentazioni che si ha sensazione di esso. SPAZIO DI RAPPRESENTAZIONE, funzioni dello. La rappresentazione interna dello spazio mentale, che corrisponde alla traduzione di immagini visive delle sensazioni interne del corpo, permette le connessioni tra le produzioni della coscienza ed il corpo stesso. Questa connessione è necessaria perché il corpo possa muoversi coerentemente in una data direzione. Infatti un qualunque sistema di impulsi proveniente dai sensi, dalla memoria o dall’immaginazione, quando raggiunge lo spazio di rappresentazione, viene trasformato in un’immagine che si colloca ad una certa altezza e ad una certa profondità di tale spazio; questa immagine agisce poi sui centri ed il tipo di centro messo in azione – e quindi il tipo di risposta – dipende proprio dalla collocazione dell’immagine nello spazio di rappresentazione. STATI INTERNI. Sono fenomeni di coscienza che influiscono sulla situazione propria di ogni livello, tingendolo di certe caratteristiche corrispondenti alle esperienze che si mobilizzano e che corrispondono a contenuti degli altri livelli. Così, nel livello di sonno, distinguiamo uno stato passivo e uno stato attivo; in quello di dormiveglia, ugualmente uno stato passivo ed uno attivo; in quello di veglia distinguiamo ancora uno stato attivo ed uno passivo, ciascuno dei quali può essere attento o alterato. (V. Coscienza, livelli di). Lo stato attivo o passivo di un dato livello dipende dall’intensità energetica - o tono – del livello stesso. Un errore che viene spesso commesso è quello di confondere gli stati interni con i livelli di coscienza. TENSIONI. Chiamiamo tensioni le contrazioni dei sistemi muscolari più o meno profonde. Queste tensioni non sempre hanno un vincolo diretto con lo psichismo, poiché il rilassamento muscolare non sempre accompagna il rilassamento mentale. Da un punto di vista psicologico, diciamo che le tensioni psichiche sono in rapporto con aspettative eccessive che spingono lo psichismo alla ricerca, alla speranza di qualcosa, in esse è sempre presente un sottofondo di tipo possessivo, mentre le relazioni si producono quando sorge un atteggiamento psicologico di non possesso o di disposizione a dare (accompagnata dal registro di lasciarsi andare). È’ interessante poter individuare il registro delle tensioni, piuttosto che cercare la loro causa così come è importante individuare le dissociazioni delle tensioni non necessarie che accompagnano la tensione in un determinato momento. Dividiamo: tensioni esterne, che possono essere occasionali o permanenti; tensioni interne o di tipo muscolare profondo o in generale di irritazione viscerale. Queste ultime sono accompagnate da un’importante componente emotiva e pertanto le chiamiamo climi

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(V.), e possono, o non, coesistere con le tensioni esterne. In occasioni causano al lasciarsi andare, fenomeni mnemonici che fanno sorgere il registro che corrisponde al clima. TONICITA’ MUSCOLARE. Tendenza dei sistemi muscolari a spostare il corpo verso il luogo in cui è stata collocata un’immagine (V. Immagine, funzione della.). Per es., immaginare un oggetto collocato verso destra significa predisporre i muscoli esterni in quella direzione. Le immagini visive hanno il carattere di “traccianti” della tonicità, che è poi posta in azione quando sorgono le immagini cinestetiche con la carica e la collocazione adeguate. TONO. Le operazioni di ciascun livello di lavoro possono essere effettuate con maggiore o minore intensità o tono. TRASCINAMENTO. Il fenomeno del trascinamento si dà quando contenuti di rappresentazione, climi o tensioni propri di un livello si trasferiscono in un altro livello ed in esso permangono per un certo tempo. Un fenomeno di trascinamento si trasforma in una vera fissazione se la sua permanenza diventa stabile nei vari livelli di coscienza. TRASFERENZA. A) Tecnica che, insieme ala catarsi e all’autotrasferenza, configura il sistema dell’operativa. B) Tecnica che agisce nel campo della rappresentazione interna scaricando tensioni di uno dei contenuti e portando le sue cariche fino ad altri. Opera nel livello di dormiveglia attivo guidate da una guida. TRASFERENZA, requisiti previ della. Si richiede: A) confidenza reciproca tra soggetto e guida; B) perizia tecnica; C) eliminazione di stimoli sensoriali; D) che non esista nel soggetto l’idea che la sua situazione sarà danneggiata; E) che sono soggetto e guida intervengono nel lavoro; F) cambiamento di guida in caso di ambivalenza affettiva o dipendenza psichica; G) posizione fisica adeguata, la guida si colloca al limite della compresenza visiva del soggetto; H) informazione sullo stato dei sensi del soggetto e sulle deficienze organiche interne; I) una sessione di contatto per effettuare un sondaggio trasfereziale e per questioni biografiche; J) padronanza adeguata della tecnica di relax da parte del soggetto. TRASFERENZA, entrata nella. Il soggetto propone le immagini di un sogno o un avvenimento biografico o un insogno per lui significativi. TRASFERENZA, sviluppo e uscita dalla. Quando il soggetto si vede presente nella scena (a livello di rappresentazione) questa viene sviluppata secondo la tecnica dei livelli, delle trasformazioni e delle espansioni, il soggetto racconta ciò che gli succede senza razionalizzare o bloccare le scene. Nella tecnica dei livelli si parte dal piano medio, si discende e si risale ripercorrendo lo stesso cammino per il quale si era discesi; poi si torna al piano medio e lo si riconosce e si comincia a salire e si ritorna quindi al piano medio rifacendo il percorso seguito nell’ascesa (tutto il percorso attraverso gli stati interni viene effettuato nel livello di dormiveglia). La tecnica delle trasformazioni consiste in questo: il soggetto trasforma l’immagine iniziale o quella di se stesso ogni volta che questa operazione risulta opportuna; poi fa il percorso inverso, tornando all’immagine iniziale. Nella tecnica delle espansioni si opera espandendo alcune sensazioni cenestesiche in modo opportuno; quindi si ritorna allo stato iniziale contraendo tali sensazioni. In tutti e tre i casi, quando si terminano le operazioni, il soggetto deve trovarsi in uno stato interno buono, di riconciliazione con se stesso. TRASFERENZA, indicatori di resistenza nella. Sono indicatori la mancanza di immagini, l’eccessiva razionalizzazione vigilica, l’insistenza in un atteggiamento catartico, i rimbalzi, la fissazione di immagini, lo spostamento eccessivamente veloce delle immagini, il rifiuto di uscire da un determinato stato, l’atteggiamento di chiusura. Queste difficoltà, che possono sorgere nella pratica trasferenziale, sono i migliori indicatori, che permettono alla guida di scegliere la tecnica appropriata, lavorando nella direzione opposta alla resistenza che indica il blocco e che è la traduzione in immagine di un clima. Tutto questo deve essere fatto senza forzature e senza scontri diretti, cercando di persuadere i contenuti che oppongono resistenza e di produrre una riconciliazione con essi, mostrando che possono essere integrati in un sistema controllabile. TRASFERENZA, modi di operare nella. Prestare attenzione al clima: si cerca di produrre, di indurre o di far recuperare dal soggetto il clima fissato, elevando il suo potenziale. Quando questa operazione è stata compiuta (il che è osservabile attraverso le concomitanze fisiche) si cerca di far aderire il clima ad un’immagine opportuna, suggerita dalla guida, capace di renderlo più intenso o di rinforzarlo; quindi si sostituisce la prima immagine con un’altra simile o contigua. Si produce così uno spostamento della carica aderita alla prima immagine, spostandola sulla seconda (di trasferimento in trasferimento) fino ad arrivare a verificare che la prima immagine ha perduto potenziale e il clima incomincia a distaccarsi. Prestando

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attenzione alle immagini: si opera con la tecnica dei livelli, delle trasformazioni e delle espansioni; si parte dal piano medio, si discende, si ascende e si ritorna al punto iniziale. TRASFERENZA, passi successivi alla. A) Discussione nel livello di veglia tra soggetto e guida; ricostruzione da parte del soggetto di quanto è successo durante la trasferenza con l’aiuto mnemonico e sequenziale della guida. B) Interpretazione da parte del soggetto del significato delle proprie allegorizzazioni, la guida si preoccupa solo di rilevare gli eccessi interpretativi. C) Sintesi scritta in cui il soggetto espone brevemente i problemi, le resistenze e le difficoltà che gli si sono presentati, i climi che li hanno accompagnati ed i registri fisici corrispondenti ad essi. D) Se la trasferenza è stata efficace, nel soggetto inizia, sia nel livello di veglia che in quelli di sonno e di dormiveglia, un processo interno automatico di riordinamento di dati e di integrazione di contenuti; prima di effettuare nuove trasferenze il soggetto dovrà attendere la conclusione di questo processo di rielaborazione e di integrazione post-trasferenziale. TRASFERENZA, sistema di valutazione della. Il modo migliore per valutare i risultati di un processo trasferenziale, nel quale si è attaccato e superato un problema, consiste nel verificare se il soggetto sperimenta o no un sensibile cambiamento di condotta in tutto ciò che è in relazione con il problema affrontato. Quando si manifesta, questo cambiamento può essere più o meno intenso, a seconda che la trasferenza abbia coinciso o no con un momento vita, significativo per il soggetto. Il registro interno di cambiamento si produce nella fase post-trasferenziale, quando il soggetto avverte che i sistemi di ideazione e di immaginazione del dormiveglia, del sonno e persino della veglia, si sono modificati in modo considerevole. Il lavoro trasferenziale ha dunque che dipende dal momento di processo vitale del soggetto e si esaurisce quando appaiono gli indicatori opportuni; in ogni caso il lavoro deve procedere sempre attraverso la comprensione di tutti i fenomeni che si presentano e l’integrazione dei contenuti. TRASFERENZIALE, sondaggio. Tecnica breve e veloce che opera nel livello di veglia e che si può usare in una qualunque situazione quotidiana per determinare le resistenze di un soggetto. La guida parte da un racconto, da una barzelletta o da un sogno proposti dal soggetto, sceglie poi un personaggio di queste storie e propone al soggetto di realizzare delle trasformazioni, spostamenti, di far aderire o staccare dalle scene immaginate un determinato clima, ecc., osservando la facilità o la difficoltà. In alcune occasioni il soggetto può interpretare il ruolo di qualcuno dei personaggi di tali storie, effettuando gli spostamenti caratteristici del processo trasferenziale. UNITA’ INTERNA. Si sperimenta il registro di unità interna quando i centri lavorano armonicamente. Quando invece la loro attività segue direzioni divergenti sorge il registro di contraddizione interna. Si può esprimere con una frase: “Pensare, sentire ed agire nella stessa direzione”. La disfunzione delle attività dei centri, l’opposizione tra di esse provoca dolore interno, aumento della tensione interna.

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INDICE Prologo all''edizione del 1980 Prologo alla presente edizione PRIMA PARTE. MIGLIORAMENTO COMPORTAMENTALE PRATICHE DI RILASSAMENTO Raccomandazioni Lezione 1. Relax fisico esterno Lezione 2. Relax fisico interno Lezione 3. Relax mentale Lezione 4. Esperienza di pace Lezione 5. Immagini libere Lezione 6. Direzione delle immagini Lezione 7. Conversione di immagini tese quotidiane Lezione 8. Conversione di immagini tese biografiche Lezione 9. Tecnica unificata di rilassamento Revisione PRATICHE PSICOFISICHE Raccomandazioni Lezione 1. Posizione corporale e stati mentali Lezione 2. Lavoro dei centri. Tipi umani. Centro vegetativo Lezione 3. Centri. Parti e sub parti. Centro motorio Lezione 4. Caratteristiche del lavoro dei centri. Centro emotivo Lezione 5. Centro intellettuale Lezione 6. Perfezionamento attenzionale Revisione PRATICHE DI AUTOCONOSCENZA Raccomandazioni Lezione 1. Analisi di situazione. Tensioni e climi Lezione 2. Autobiografia Lezione 3. Ruoli Lezione 4. Circoli di prestigio Lezione 5. Immagine di sé Lezione 6. Insogno e nucleo di insogno Revisione SECONDA PARTE. OPERATIVA Revisione di lavori precedenti Introduzione all'operativa Raccomandazioni PRATICHE DI CATARSI Lezione 1. Sondaggio catartico Lezione 2. Sondaggio catartico (approfondimento) Lezione 3. Catarsi. Schema della coscienza. Catarsi profonda PRATICHE DI TRASFERENZA Lezione 1. Introduzione alla trasferenza. I. Tensioni e climi. Gli impulsi e le loro trasformazioni. II. Percezione e rappresentazione. Catene associative. III. Associazioni e livelli di coscienza. IV. Spazio di rappresentazione Lezione 2. Introduzione alla trasferenza. I. Spazio di rappresentazione e livelli di coscienza. II. Profondità e livelli dello spazio di rappresentazione. III. Revisione di apparati e impulsi. Esercizi di revisione Lezione 3. Introduzione alla trasferenza. Allegorie, simboli e segni. Esercizi di simbolica

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Lezione 4. Introduzione alla trasferenza. Allegorica. Temi. Argomenti. Analisi allegorica. Interpretazione allegorica. Esercizi di allegorica Lezione 5. Sondaggio trasferenziale. I. Indicatori. II. Indicatori di resistenza. Esercizio di sondaggio trasferenziale di resistenza Lezione 6. Sondaggio trasferenziale. I. tecnica di livelli. II. Tecnica di trasformismi. III. Tecnica di espansione. Esercizi di sondaggio e spostamento trasferenziale Lezione 7. Trasferenza di immagini. Passi della sessione trasferenziale. Osservazioni. Esercizi di trasferenza di immagini. Lezione 8. Trasferenza di climi. Trattamento dei climi senza immagini visuali. Esercizio di trasferenza di climi. Esercizio di trasferenza negativa Lezione 9. Elaborazione post trasferenziale PRATICHE DI AUTOTRASFERENZA Revisione dei lavori precedenti Lezione 1. Differenza fra trasferenza e autotrasferenza. Introduzione all'autotrasferenza. Raccomandazioni. Elemento autotrasferenziale. I. La condizione autotrasferenziale. I temi. Esercizio di entrata nel processo autotrasferenziale. Lezione 2. Differenti tipi di sviluppo autotrasferenziale. I. Autotrasferenze empiriche. II. L'autotrasferenza empirica nelle religioni. III. Il processo autotrasferenziale. Esercizio di sviluppo del processo autotrasferenziale (discesa) Lezione 3. Le direzioni autotrasferenziali. I. Struttura generale del sistema autotrasferenziale. II. Alcune digressioni sugli stati alterati di coscienza. III. I piani medio e alto nel lavoro autotrasferenziale. Esercizi di processo autotrasferenziale (piano medio e ascesa). Lezione 4. Elaborazione post trasferenziale. EPILOGO GLOSSARIO