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ABC del ritratto fotografico

© 2008 buonaluce.com

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Edizione 1 – Marzo 2008

Intro 3

Luce 4

Durezza: 4

Caduta di luce 4

Diffusione 5

Riflessione 6

Concentrazione 6

Assorbimento 6

Luci di scena 7

Tipi di luci 7

Misurazione della luce 7

Rapporti 8

Tono di ritratto e scelta dei rapporti 10

Uso delle luci 11

Alte luci (highlights) 13

Riflesso degli occhi (Catch light) 15

Uso dei modificatori 16

Centro dell’attenzione 17

Tipi di ritratto 20

Taglio 20

Angolo 20

Simmetrie 22

Stili 23

Rembrandt 23

Loop chiuso o completo 25

Loop aperto 27

Paramount , Butterfly, Cinematografico 29

Laterale, Split 31

Luce di bordo o profilo, Rim light 33

Bipartita, double side light, double kickers 35

Composizione e Postura 37

Posa di base 37

Posa maschile 37

Posa femminile 37

Sguardo 39

Composizione 39

Inquadratura 40

Tecniche di ripresa 41

Focali e profondità di campo (PdC) 41

Consigli 42

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Intro Fotografia Etimologia: la parola fotografia deriva dal greco phós, phótòs/luce, e grafèin/scrivere, quindi scrittura della luce. Ritratto Etimologia: la parola ritratto é il participio passato del verbo ritrarre dal latino retràhere (pp rectràtus) composto da re/indietro tràhere/trarre-tirare ossia ricavare l'effigie di qualcuno. Questa breve introduzione al ritratto fotografico classico copre tre aspetti fondamentali: la tecnica, il soggetto e la luce. La tecnica permette di approssimare l’immagine che si produrrà all’immagine che si è creata nell’occhio di colui che l’ha registrata nel momento in cui l’ha registrata. La corretta gestione del soggetto allevia l’imperfezione delle cose. Infine, la luce in fotografia è tutto, controllare la luce è controllare l’immagine. Voglio aggiungere che, sebbene le moderne tecniche di post-editing diano grandi possibilità di elaborazione dell’immagine, l’eccessiva manipolazione porta ad una sorta di innaturalità. Una buona base di partenza può condurre a buoni risultati, una pessima, spesso, a delusioni. Nell’introduzione di base si è voluto limitare l’esposizione al classico ritratto con taglio da “mezza figura” a “primo piano” per limitare al massimo le attrezzature e lo spazio di lavoro necessario. MV

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Luce Durezza: La durezza della luce è una caratteristica che dipende dalla grandezza, dalla distanza, e dal grado di diffusione della sorgente della luce stessa. Il nostro principale fornitore di luce è il sole, una sorgente abbastanza grande ma posta a grande distanza, e che in una giornata limpida risulta essere una sorgente piccola, direzionale, quasi puntiforme che genera ombre marcate, in questo caso la luce risultante viene definita come dura. Al contrario, in un giorno coperto le ombre, a causa della diffusione operata dalle nuvole, appaiono meno marcate, più morbide, in questo caso si può parlare di luce morbida. Ovviamente la grandezza e la distanza del sole non è cambiata, ma gli strati di nuvole agiscono come diffusore, appaiono essere loro stessi la sorgente di luce che risulta essere grande, infatti, copre tutto il cielo, ed é vicina, almeno rispetto al sole. Nella fotografia in studio avremo modo di utilizzare sorgenti di luce morbida e dura.

Luce dura Luce morbida

Relazioni tra distanza, grandezza della sorgente e durezza.

Caduta di luce La propagazione della luce segue la regola cosiddetta dei quadrati che afferma che l’intensità si riduce ad un quarto raddoppiando la distanza. L’implicazione di questa legge è che, se si misura l’intensità di una sorgente ad un metro e questa intensità varrà un dato diaframma con un certo tempo d’otturazione ad una data sensibilità ISO, misurando con lo stesso tempo e sensibilità a 2 metri il nuovo valore di diaframma sarà di due stop inferiore. Conseguentemente se la sorgente di luce è sistemata diagonalmente dall’alto a 60 cm. dalla fronte del soggetto, la luce che raggiungerà le spalle 30 cm. più giù avrà all’incirca un’intensità di un diaframma in meno, questo effetto di vignettatura, se non gradito, potrà essere ridotto piazzando la sorgente

Distanza Minore Maggiore

Durezza Minore Maggiore

Durezza Minore Maggiore

Grandezza sorgente Maggiore Minore

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ad una distanza superiore, cioè facendo in modo che la distanza della sorgente dal soggetto sia sensibilmente superiore alle distanze fra le varie parti dello stesso.

Regola dei quadrati

L’intensità nel punto B sarà pari ad ¼ dell’intensità nel punto A

Diffusione La diffusione della luce è la caratteristica di alcuni materiali di trasmettere la luce che li colpisce in maniera disordinata.

La diffusione della luce può aumentare la grandezza relativa della sorgente.

Riflessione

1 2 3 4

1/4 1 1/16

Distanza

Intensità

A

B

Luce entrante Luce uscente

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La riflessione della luce è la capacità di determinati materiali di riflettere la luce che li colpisce in maniera ordinata.

La riflessione viene utilizzata per moltiplicare le sorgenti di luce o a concentrarla.

Concentrazione La concentrazione della luce avviene tramite dispositivi basati sulla riflessione o altro.

Si usa per diminuire la grandezza relativa della sorgente o illuminare aree delimitate.

Assorbimento La luce colpendo un materiale opaco viene assorbita.

Questa caratteristica é usata per mascherare completamente o parzialmente sorgenti di luce.

Sorgente di luce

Luce entrante

Luce uscente

Luce entrante

Luce uscente

Luce uscente

Luce entrante

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Luci di scena Tipi di luci: Tutto quello che serve in termini di luce per ottenere un ritratto è una finestra orientata a nord (almeno nel nostro emisfero) un pannello riflettente e una giornata di sole, purtroppo l’ultima di queste necessità non è disponibile alle 6 del pomeriggio di un giorno di gennaio e quindi nasce l’esigenza di utilizzare luci artificiali per poter fotografare, quando si vuole, senza dipendere dalle stagioni e dagli orari. Le luci utilizzate nel ritratto sono: Luce principale (key o main light)

La luce principale è l’equivalente della finestra dell’osservazione precedente, la luce principale determina il chiaro nei chiaroscuri, può essere una sorgente di luce dura o morbida, in funzione dei risultati richiesti. Luce di riempimento o schiarita (fill-in light)

La luce di riempimento determina il livello di scuro nei chiaroscuri ovvero la luminosità delle ombre, in genere, per la luce di riempimento si utilizza una sorgente di luce morbida, questo per evitare di formare doppie ombre (ombre generate sia dalla luce principale che da quella di riempimento) che possono apparire innaturali a noi, abituati ad una sorgente unica, il sole. Luce di fondo (Background light)

La luce di fondo serve ad illuminare il fondale. Quando questo non è nero, le altre luci possono in parte illuminare il fondale ma in maniera non controllata e con il rischio di creare ombre, inoltre, la separazione tra soggetto e fondale, determinata dall’illuminazione di questo ultimo porta a un distacco tra il soggetto e il fondo che accentua il centro dell’attenzione. Luci di accentuazione (Hair light, Kick light)

Questo tipo di luci viene utilizzato per accentuare determinate zone del soggetto, in particolare la capigliatura al fine d’aumentare il distacco con il fondale soprattutto se nero. Per questo tipo di luci sono utilizzati attrezzi come snoot, spot e griglie, stando attenti che eventuali riflessi (spill) non colpiscano zone non desiderate (es. la fronte). Misurazione della luce

La misurazione della luce si effettua con un esposimetro esterno. Gli esposimetri sono, in genere, dotati di due calotte di copertura del sensore, una semisferica e una piatta. La piatta serve per misurare, individualmente, le singole luci. La misura andrà fatta nella zona del soggetto, rivolgendo il sensore verso la luce da misurare e attivando solo quest’ultima. La calotta semisferica serve per misurare la luce riflessa verso la fotocamera, la misura deve essere effettuata dalla zona del soggetto rivolgendo il sensore verso la fotocamera e con tutte le luci accese. Le misure per la luce principale e di schiarita si effettuano a livello degli occhi o della fronte del soggetto., lo stesso per la misura della luce verso la fotocamera, la misurazione delle luci d’accento devono essere eseguite dall’area interessata, le misure delle luce di fondo devono essere eseguite direttamente sul fondo verso la sorgente e possibilmente su più punti del fondo per verificarne l’omogeneità, nel caso di fondo non piatto (increspato ecc.) la misura si può effettuare con calotta semisferica e sensore rivolto verso la fotocamera. Nella figura che segue il riassunto delle misurazioni.

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Rapporti

L’assetto d’intensità delle varie luci si esprime con riferimento all’intensità della luce principale. Normalmente la misura è eseguita con un esposimetro a luce incidente, in diaframmi (detti anche F-stop o semplicemente stop). Per la relazione tra la luce principale e quella di schiarita si utilizza un rapporto mentre, in genere, per la relazione tra la principale e le altre luci (fondo e accentuazione) si indica la differenza in diaframmi rispetto alla principale. Per esempio nello schema che segue l’intensità della luce di fondo misurata sul fondale è F8, mentre quella della luce principale è F5.6. in questo caso si dice che la luce di fondo è di uno stop più luminosa della principale. Se la luce di fondo avesse dato F11 come lettura sarebbe stata di due stop più luminosa. Per la luce di schiarita si utilizza il rapporto con la principale, per esempio 1:2 (si legge 1 a 2), dove il termine a sinistra è sempre 1, mentre il termine a destra indica che la luce principale è in termini assoluti d’intensità due volte superiore a quella di schiarita.

Luce di schiarita

Luce principale

Luce d’accento

Luce di fondo

fondo

Soggetto

Fotocamera

Esposimetro con semisfera

Esposimetro con cupola piatta

Esposimetro

Luce di fondo

Fondo

Luce principale

Esposimetro

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Data la stretta relazione tra la luce principale e quella di schiarita, le due si sovrappongono nel soggetto e quindi la luce di schiarita si somma alla luce principale e di conseguenza il rapporto deve tenere in conto questa cosa, ad esempio nello schema che segue un lato del volto riceverà un’unità di luce e l’altro due, in questo caso il rapporto sarà 1:1+1 ossia 1:2 quando principale e schiarita abbiano la stessa intensità o 1:2+1 ovvero 1:3 quando la schiarita sia di uno stop inferiore alla principale (uno stop di differenza equivale a raddoppiare o dimezzare la luce).

Le tabelle che seguono illustrano i rapporti tra diaframmi (stop): Tabella A - diaframmi comuni con risoluzione in mezzi diaframmi, in neretto i diaframmi interi

1 1.2 1.4 1.7 2 2.4 2.8 3.4 4 4.8 5.6 6.7 8 9.5 11 13 16 19 22

Tabella B - rapporti tra diaframmi comunemente utilizzati tra luce principale e di schiarita (in mezzi diaframmi)

1:9 1:7 1:5 1:4 1:3 1:2,5 1:2

Per ottenere il diaframma della luce di schiarita a un dato rapporto rispetto alla luce principale, allineare la cella 1:2 della tabella B con la cella del diaframma della luce principale della tabella A. Il diaframma equivalente al rapporto prescelto nella tabella B corrisponderà alla cella allineata nella tabella A. Per esempio se la luce principale dà F8, allineando la tabella B si avrà per 1:3 una schiarita di F5.6, per 1:4 di F4.8

1 1.2 1.4 1.7 2 2.4 2.8 3.4 4 4.8 5.6 6.7 8 9.5 11 13 16 19 22

1:9 1:7 1:5 1:4 1:3 1:2,5 1:2

Alcune fotocamera permettono una risoluzione di 1/3 di stop, gli esposimetri esterni, in genere, hanno una risoluzione di 1/10 di stop.

Luce principale +

Luce di schiarita Solo Luce di schiarita

Principale

Schiarita

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Le figure che seguono illustrano i risultati che si possono ottenere dai vari rapporti:

1:2 1:2,5 1:3

1:3,5 Solo luce principale Solo luce di schiarita

Tono di ritratto e scelta dei rapporti

Si possono identificare tre toni d’illuminazione caratteristici:

• Tono basso (Low-key) – Questa chiave è caratterizzata dai toni scuri di tutto ciò che circonda il viso del soggetto che deve essere l’area più chiara dell’immagine. Di conseguenza il fondale è nero o comunque scuro e se illuminato non deve avere macchie chiare, inoltre anche l’abbigliamento del soggetto deve essere più scuro del colore della pelle. Il tono basso predilige i rapporti d’illuminazione medio alti a partire da 3:1 in su e l’uso di luci d’accentuazione (es. capigliatura e separazione) per ottenere una separazione del soggetto dallo sfondo, il quale dovrebbe essere abbastanza distaccato dal soggetto (2 metri o più). Il tono basso si presta bene alle riprese in bianco e nero.

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• Tono alto (High-key) – Questa chiave è complementare alla chiave bassa, è, infatti, caratterizzata da toni tenui nei quali il viso del soggetto risulta essere l’area più scura dell’immagine. In questa chiave il fondale è bianco o comunque chiaro e lo stesso vale per l’abbigliamento. I rapporti d’illuminazione utilizzati sono bassi, minori di 3:1. Lo sfondo deve essere illuminato omogeneamente L’intensità dell’illuminazione di sfondo deve essere, generalmente 1 o 2 stop maggiore di quella della luce principale. Come il tono basso, il tono alto si presta bene alle riprese in bianco e nero.

• Tono intermedio (Middle-key) – Questa chiave è usata quando, si vuole sfruttare più il contrasto cromatico che quello luminoso, ad esempio utilizzando abbigliamento di colori sgargianti. In ogni caso un minimo di contrasto luminoso o meglio di accenno verso i toni alti o bassi deve essere mantenuto. I rapporti usuali per questo tipo di chiave sono quelli intermedi attorno a 3:1.

Low key High key Toni medi

Uso delle luci La ragione di avere più luci e quella di sopperire alla bidimensionalità della fotografia dando l’illusione di una terza dimensione, la profondità, tramite il gioco di ombre e luci. Luce di riempimento o schiarita.

La funzione della luce di riempimento è di stabilire quali sono le ombre dove i dettagli sono ancora visibili. Questo tipo di luce può essere ottenuta nella maniera più semplice attraverso un panello riflettente contrapposto alla luce principale.

Principale

Panello riflettore

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Nella figura viene illustrato lo schema, l’area gialla chiara indica la luce emessa dalla sorgente principale, mentre l’area oro mostra la luce riflessa dal panello. Come si vede in figura il panello non è parallelo alla luce principale, ma leggermente inclinato, questo allo scopo di illuminare più omogeneamente il lato in ombra del soggetto, e di evitare che possano formarsi dei riflessi che apparirebbero innaturali. Lo schema proposto potrebbe essere arricchito con ulteriori panelli per controllare altre ombre. Il difetto principale dello schema con panelli riflettenti è lo scarso controllo della luce riflessa dal panello. Per avere un maggior controllo della luce di schiarita si utilizza per questa ultima un’ulteriore sorgente di luce.

Nella figura s’illustra questo nuovo schema. In questo schema è possibile individuare due distinte configurazioni della luce di riempimento:

• Luce di riempimento neutra – la luce di schiarita è posta a lato o sopra la fotocamera e illumina ciò che la fotocamera vede, la posizione a destra o a sinistra solo aumenta leggermente la copertura delle ombre sul lato scuro. La posizione sopra la fotocamera si attiene tramite un sostegno a giraffa o un soffitto attrezzato.

• Luce di riempimento modellante – la luce di schiarita è posta sull’asse del naso del soggetto, questa posizione crea una sensazione di rotondità e profondità. Questa è la collocazione più adatta al ritratto classico.

La luce di schiarita dovrebbe avere il suo centro all’altezza degli occhi del soggetto e dovrebbe essere abbastanza morbida, vale a dire utilizzare un modificatore quale un bank o un ombrello riflettente. Infine la luce di schiarita può essere coadiuvata da panelli riflettenti o bandiere per schiarire od oscurare zone specifiche del soggetto. Luce principale La luce principale è quella che determina le zone più luminose del viso del soggetto. Questa luce può essere dura o morbida e può essere generata da qualsiasi tipo di illuminatore e modificatore. L’altezza e l’inclinazione della luce principale sono determinate dal tipo di ritratto, mentre la distanza dal tipo di luce che si vuole ottenere. Luce di fondo

Ad esclusione di un fondo nero, la luce di fondo è praticamente sempre necessaria, e a volte, per ottenere un fondo omogeneamente illuminato sono necessarie più di una luce. Nel ritratto a toni alti la luce di fondo deve essere un paio di stop più alta della luce principale. Regolando l’intensità della luce di fondo su fondale bianco si può spaziare dal bianco al grigio e su fondale grigio dal grigio, per appunto, al grigio quasi nero.

Principale

Schiarita modellante

Schiarita neutra

Soggetto

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Disponendo di filtri colorati e fondale bianco si possono creare varie tonalità del colore del filtro variando l’intensità della luce. Generalmente la luce di sfondo è posta in basso dietro il soggetto e punta verso l’alto. Se la sua luce sfuma troppo è conveniente orientarla verso il lato del fondale corrispondente al lato in ombra del soggetto, questo per creare un maggior distacco tra il soggetto e lo sfondo. I bank cosiddetti strip-light sono indicati come luce di fondo.

Schemi d’illuminazione del fondale

Luci d’accento

Le luci d’accento sono utilizzate per mettere in risalto zone del soggetto o per ottenere un maggior distacco dal fondale. Le luci d’accento più utilizzate sono:

• Luce d’accento della capigliatura (hair light) – Questa luce serve ad illuminare parte dei capelli, e deve provenire dall’alto e dallo stesso lato della luce principale, facendo attenzione che non vada a colpire il viso. La luce per la capigliatura ha, in genere, la stessa intensità della luce principale. Per questa luce in genere si utilizza uno snoot o uno spot o una parabola con griglia e alette.

• Luce d’accento del fondo (background light) – Questa luce è posizionata dietro il soggetto e orientata verso la schiena in modo di formare un alone luminoso attorno alla silhouette del soggetto, ovviamente non ha l’intensità e l’orientazione della luce utilizzata per il ritratto in controluce. Per questa luce è conveniente utilizzare una parabola con griglia e alette.

• Luce d’accento di particolari (kicker light) – Si utilizza per esaltare alcune zone del soggetto. Normalmente si utilizzano, per questa luce, spot, snoot e parabole con griglia e alette.

Con tutti i tipi di luci d’accento bisogna fare attenzione alle luci parassite che possono crearsi, colpendo zone non desiderate o creando riflessi nell’obiettivo della fotocamera. Questi fenomeni possono essere eliminati attraverso bandiere e panelli assorbenti. Alte luci (highlights)

Le alte luci sono le aree di maggiore luminosità dell’immagine e sono determinate dal grado di riflettenza dell’oggetto e dalla grandezza e distanza della fonte luminosa dall’oggetto. Nel ritratto vi sono due tipi di alte luci da considerare: Alte luci diffuse: è la zona di toni medi del viso. Questa area di toni basici dirà se il colore e la trama dell'oggetto sono corretti. Se si trova il corretto equilibrio tra zone di alte luci e ombra, si riuscirà ad evidenziare la caratteristica struttura porosa della pelle.

Soggetto

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Alte luci speculari: sono i punti di luce più brillante, si incontrano nei riflessi degli occhi, la fronte, gli zigomi, il naso e il mento. La nitidezza dei bordi di queste luci indicano quanto la superficie è lucida.

Alte luci speculari Alte luci diffuse

Gestione delle alte luci Le alte luci dovrebbero essere trattate con molta attenzione:

• Le alte luci speculari, danno dinamicità all’immagine ma se troppo marcate distraggono l’attenzione.

• Le uniche alte luci speculari indispensabili sono i riflessi degli occhi.

• Nelle zone di alte luci speculari si dovrebbe, in ogni caso, mantenere un minimo livello di dettagli, ovvero evitare zone di bruciatura (hot spot), questo rischio è particolarmente alto nella ripresa in digitale o con pellicole invertibili (diapositive)

Come già accennato le alte luci dipendono dalla dimensione e dalla distanza della fonte luminosa, più grande e vicina al soggetto sarà la fonte luminosa, più diffuse e omogenee saranno le alte luci, e minori, se non inesistenti saranno le alte luci speculari. Al contrario più piccola e distante sarà la fonte luminosa più localizzate saranno le alte luci e più marcate saranno le alte luci speculari. Per fare un esempio un bank da 80x120 cm posto a 60 cm dal soggetto produrrà delle alte luci diffuse e la quasi assenza di alte luci speculari, posto a 2 metri e regolata la potenza per mantenere lo stesso diaframma della posizione antecedente, le ombre saranno più nette e cominceranno ad apparire più evidenti le alte luci speculari, posta a 3 metri le ombre e le alte luci speculari saranno marcate. Ne consegue che in base al risultato desiderato, se con ombre più o meno nette, la riflettività del soggetto e la grandezza e grado di diffusione della sorgente luminosa, ogni sorgente avrà una distanza dove le transizioni tra alte luci e ombre saranno ottimali e le alte luci speculari avranno un livello tale da dare dinamicità all’immagine senza diventare elementi di distrazione.

Dettagli ancora visibili nelle zone di alte luci

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Bank 80X120 cm Parabola da 7” alla stessa distanza

Nelle immagini qui sopra si evidenziano le differenze tra due sorgenti diverse ma poste alla medesima distanza, da notare le ombre e l’apparizione di nuove alte luci speculari e la loro conformazione. Riflesso degli occhi (Catch light)

Il riflesso speculare delle luci negli occhi è un dettaglio molto importante nel ritratto in quanto da un senso vitale al soggetto e deve essere tralasciato solo se si vuole dare una percezione molto drammatica al ritratto. Il fatto che l’occhio rifletta qualsiasi fonte di luce posta nell’area di fronte al soggetto porta al risultato che appaiano più riflessi e di forme insolite, e questo appare innaturale. Un effetto laterale di questo è che osservando in ritratto è spesso possibile risalire al tipo e alla disposizione delle luci, La forma e la quantità di riflessi è stato per molto tempo un tema di dibattito tra i fotografi, anche se ora grazie al digitale è possibile elaborare i riflessi a piacimento in fase di post-produzione.

Senza riflessi degli occhi Con riflessi

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Modificatori

Come si comportano I vari modificatori? Le foto che seguono sono state realizzate con una sola torcia per evidenziare i comportamenti.

A - Parabola da 7” B – Parabola da 7” con griglia C - Ombrello da 120cm riflettente bianco

D – Ombrello da 80cm riflettente argento E – Ombrello da 80cm passante bianco F – Bank da 120X80cm

Come si vede dalla foto A, la sola parabola crea ombre nette, l’aggiunta di una griglia (B) peggiora la cosa, come si nota dall’ombra sotto il mento, in quanto concentra di più la luce. La foto C mostra come un ombrello riflettente possa aprire le ombre. Nella foto D è stato usato un ombrello più piccolo e di colore argento, il risultato è che le ombre non sono così aperte come nella foto C, però molto più morbide che nelle foto solo con parabola. Nella foto E è stato usato un ombrello passante delle stesse dimensioni di quello della foto precedente, pur essendo le ombre più scure sono più sfumate rispetto alla foto D. Infine nella foto F è stato utilizzato un bank, le ombre sono aperte e sfumate.

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Centro dell’attenzione Per centro dell’attenzione si intende quell’area dell’immagine verso la quale, alla prima vista, è indirizzata l’attenzione . Aldilà di un contenuto specifico che determini questa attenzione esistono quattro fattori che delimitano il centro dell’attenzione: contrasto luminoso, contrasto cromatico, fuoco e pattern geometrico.

Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3

La figura mostra un centro dell’attenzione dovuto a contrasto luminoso, la 2 a contrasto cromatico, la 3 è il risultato della desaturazione della figura 2, e conferma che non vi è alcuna differenza di luminosità tra il punto e lo sfondo.

Fig. 4 Fig. 5

Nella figura 4, il centro dell’attenzione è ottenuto tramite una sfocatura selettiva, mentre nella figura 5 attraverso uno schema geometrico. Nel ritratto, il centro dell’attenzione voluto, è il viso ed in particolare gli occhi e la bocca, per ottenere questo risultato uno o più dei quattro metodi sopra illustrati deve essere utilizzato.

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Fig. 6 Fig. 7

Nella figura 6 la focalizzazione del centro dell’attenzione sul viso di Marlene Dietrich è ottenuto utilizzando il contrasto luminoso, da notare che le mani e la sigaretta creano un motivo di distrazione, anche se voluto ad arte, per sottolineare lo stile del personaggio. Nella figura 7 viene utilizzato oltre al contrasto luminoso anche lo schema geometrico formato dal collo di pelliccia. Nella figura che segue, un famoso ritratto realizzato da Steve McCurry, il centro dell’attenzione è determinato da contrasto luminoso (tra il viso e il resto) e cromatico (occhi, veste e sfondo).

Fig. 8

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Infine nella figura 9 il centro d’attenzione è ottenuto con un contrasto luminoso e la sfocatura del fondo.

Fig. 9

Dato che il centro dell’attenzione in un ritratto dovrebbe concentrarsi nel viso, tutto ciò che distoglie o disturba dovrebbe essere eliminato o adeguatamente trattato. Questa considerazione riguarda l’abbigliamento, l’acconciatura, eventuali monili e lo sfondo.

Fig. 10 Fig. 11

Nella figura 10, dato lo sfondo bianco, il viso per essere il centro dell’attenzione dovrebbe essere l’area più scura, ma sia il colore dei capelli che, soprattutto, il colore del vestito, impediscono tale condizione. Nella figura 11 questa incongruenza è stata corretta. Nei ritratti high key (chiave alta, ovvero dove lo sfondo è nero o comunque scuro) il viso per essere il centro dell’attenzione deve essere l’area più chiara dell’immagine, al contrario nei ritratti low key (chiave bassa, ovvero con sfondo bianco o chiaro) il viso deve essere la parte più scura.

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Tipi di ritratto Taglio Per taglio del ritratto si intende l’entità di soggetto da includere nell’immagine:

• Figura intera – il soggetto è inquadrato per intero.

• Piano americano – è un’inquadratura tipicamente cinematografica, il soggetto viene inquadrato da sopra le ginocchia alla testa,

• Mezza figura – l’inquadratura è dalla vita in su.

• Mezzo busto – inquadratura tipicamente televisiva, il soggetto viene inquadrato da mezzo busto in su.

• Primo piano – inquadratura dalle spalle in su.

• Close up – da metà del collo in su, a volte tagliato alla fronte, a volte si inizia dal mento.

Angolo Per angolo intendiamo la posizione della testa del soggetto rispetto al piano della pellicola o sensore della fotocamera.

• Frontale – Il viso del soggetto è rivolto verso la fotocamera.

• Profilo – Il viso del soggetto è girato di 90 gradi rispetto alla fotocamera, solo metà ne viene inquadrato.

• Tre quarti (3/4) – Il viso del soggetto è girato rispetto alla fotocamera di un angolo inferiore ai 90 gradi del profilo. Esistono varie denominazioni di questa inquadratura basate sull’angolo come 2/3 o altre.

Frontale Profilo Tre quarti

Close Up Primo Piano Mezzo busto

Mezzo figura

Piano americano

Figura intera

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L’angolo frontale tende a allargare il volto ed è quindi sconsigliato per soggetti che non hanno un viso particolarmente asciutto, è ampiamente utilizzato nel ritratto di moda e glamour ma facendo assegnamento sui visi snelli e sul trucco elaborato dei modelli/e. Il profilo da molti anni non è di moda. Nella inquadratura di profilo bisogna fare attenzione a che non appaiano elementi del lato nascosto del viso quali le ciglia, le sopraciglia o il globo dell’occhio, ecc, inoltre bisogna fare attenzione alla posizione della pupilla dell’occhio visibile, in quanto se il soggetto guarda in fronte a sé, questa non è visibile, e l’occhio appare bianco. Il tre quarti è l’angolo più utilizzato in quanto smagrisce il viso. L’angolo massimo utilizzabile è quello che permette ancora di vedere parte della tempia nel lato del viso più lontano dalla fotocamera, e con il quale, comunque, la punta del naso non esce dal profilo della guancia più lontana.

Tre quarti: angolo ancora accettabile Tre quarti: angolo oltre al limite

Un’altra caratteristica del tre quarti, sono i due differenti stili che si possono ottenere illuminando con la luce principale o il lato del viso rivolto alla fotocamera oppure l’altro. Questi due stili sono chiamati in inglese broad light (broad side lighting) ovvero illuminazione del lato ampio, quello più vicino alla fotocamera e short light (short side lighting) per quello più lontano. Quest’ultimo stile (short) smagrisce maggiormente il viso.

Short Light Broad Light

E O

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Nel tre quarti è consigliata l’illuminazione in tono basso (low-key) o in tono medio con fondale è scuro quando si utilizza lo stile short light, al contrario, con illuminazione in tono alto (high-key) o in tono medio con fondale chiaro è consigliabile lo stile broad light. Simmetrie Nessun viso è assolutamente simmetrico, comunque esistono differenze fra i due lati.

Angelina Jolie: foto originale Lato sinistro specchiato Lato destro specchiato

Claudia Schiffer: lato destro specchiato Foto originale Lato sinistro specchiato A causa della asimmetria nei ritratti angolati è consigliabile, prima di cominciare la sessione, cercare il lato migliore del soggetto. Questa operazione si esegue esaminando i lati del viso da punti diversi, direttamente e attraverso il mirino della fotocamera.

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Stili Nome: Rembrandt Origine: dal nome del pittore olandese Rembrandt Harmenszoon Van Rijn (1606 – 1669), questo stile non fu inventato da Rembrandt, molti pittori lo usarono precedentemente, ma fu ampiamente utilizzato da Rembrandt, sembra a causa della particolare illuminazione del suo studio.

Rembrandt: Autoritratto Veronica Lake

Tratto peculiare: il triangolo luminoso sotto l’occhio del lato in ombra, il triangolo non dovrebbe essere più alto del naso e non più largo dell’occhio. Varianti: il cosiddetto Rembrandt scorretto include l’occhio nel triangolo, al fine di dare maggior vitalità. Angolo: frontale, tre quarti sia broad light che short light, profilo. Caratteristiche: è lo stile che in tre quarti short light smagrisce di più, è particolarmente adatto agli uomini, ma può essere utilizzato anche per le donne. Rapporti d’illuminazione: con rapporti d’illuminazione di 1;3 o maggiori questo stile fa assumere un aspetto drammatico al soggetto. Schema: l’effetto Rembrandt si ottiene con la luce principale inclinata verticalmente di 45 gradi e orizzontalmente a circa 45 gradi rispetto all’asse del naso del soggetto. La posizione corretta si ottiene spostando leggermente la luce sia orizzontalmente che verticalmente rispetto alle posizioni di base fino ad ottenere l’effetto voluto.

45° 45°

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Frontale Tre quarti broad light Tre quarti short light

Profilo Tre quarti short light 1:2 Tre quarti short light 1:4

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Nome: Loop chiuso o completo. Origine: Prende il nome dall’ombra che parte dal naso e percorre il bordo della guancia sino alla tempia, questa ombra si sviluppa in forma semicircolare a disegnare un ricciolo, per appunto loop in inglese.

Botticelli: ritratto di Ser Piero Lorenzi Ava Gardner

Tratto peculiare: L’ombra che a partire dal naso segue il bordo della guancia, l’ombra della punta del naso non dovrebbe uscire dall’estensione della bocca e non dovrebbe toccare il labbro superiore. Varianti: loop aperto. Angolo: frontale, tre quarti sia broad light che short light, profilo. Caratteristiche: adatto ai ritratti maschili e femminili sia in frontale che in tre quarti. Rapporti d’illuminazione: adatto a rapporti d’illuminazione bassi. Schema: l’effetto loop chiuso si ottiene con la luce principale inclinata verticalmente tra i 20 e i 45 gradi e orizzontalmente a meno di 45 gradi rispetto all’asse del naso del soggetto. La posizione corretta si ottiene spostando leggermente la luce sia orizzontalmente che verticalmente rispetto alle posizioni di base fino ad ottenere l’effetto voluto.

Inferiore a 45°

20-45°

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Frontale Tre quarti broad light Tre quarti short light

Profilo Tre quarti short light 1:2 Tre quarti short light 1:4

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Nome: Loop aperto. Origine: Prende il nome dall’ombra che percorre il bordo della guancia sino alla tempia, questa ombra si sviluppa in forma semicircolare a disegnare un ricciolo, per appunto loop in inglese. Al contrario del loop chiuso l’ombra formata dal naso non si collega a quella del bordo della guancia.

Caravaggio: particolare di Santa Caterina d’Alessandria Elizabeth Taylor

Tratto peculiare: L’ombra segue il bordo della guancia e la linea del naso, l’ombra della punta del naso non dovrebbe uscire dall’estensione della bocca e non dovrebbe toccare il labbro superiore. Varianti: loop chiuso. Angolo: frontale, tre quarti sia broad light che short light, profilo. Caratteristiche: adatto ai ritratti maschili e soprattutto femminili sia in frontale che in tre quarti. Rapporti d’illuminazione: adatto a bassi rapporti d’illuminazione. Schema: l’effetto loop aperto si ottiene con la luce principale inclinata verticalmente tra i 20 e i 45 gradi e orizzontalmente a meno di 40 gradi rispetto all’asse del naso del soggetto. La posizione corretta si ottiene spostando leggermente la luce sia orizzontalmente che verticalmente rispetto alle posizioni di base fino ad ottenere l’effetto voluto.

Inferiore a 40°

20-45°

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Frontale Tre quarti broad light Tre quarti short light

Profilo Tre quarti short light 1:2 Tre quarti short light 1:4

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Nome: Paramount, Butterfly, Cinematografico. Origine: I nomi Paramount e Cinematografico derivano dall’uso sistematico di questo stile che si faceva negli anni 30 e 40 del secolo passato negli studi cinematografici della Paramount, il nome Butterfly (farfalla in inglese) deriva dalle ombre simmetriche che ricordano le ali di una farfalla.

Leonardo da Vinci: particolare della Dama con ermellino Grace Kelly

Tratto peculiare: La luce disegna due ombre simmetriche sulla parte bassa delle guance e un’ombra sotto il naso, la forma queste ombre richiama le ali di una farfalla. Varianti: con o senza schiarita del mento. Angolo: frontale, tre quarti, profilo. Caratteristiche: tipicamente femminile, però richiede un viso snello, simmetrico e ben definito, molto utilizzato nella moda. Rapporti d’illuminazione: si adatta a tutti i rapporti d’illuminazione. Schema: l’effetto butterfly aperto si ottiene con la luce principale inclinata verticalmente di 60 gradi e orizzontalmente perpendicolare rispetto all’asse del naso del soggetto. La posizione corretta si ottiene spostando leggermente la luce verticalmente rispetto alla posizione di base fino ad ottenere l’effetto voluto. L’ombra del naso dovrebbe estendersi fino a circa un terzo della distanza tra il naso e il labbro superiore. Si deve fare attenzione a non creare ombre nella parte bassa delle orbite. La schiarita del mento si ottiene con un piccolo panello riflettente posto sotto il mento.

60°

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30

Frontale Frontale con schiarita

Tre quarti Profilo

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Nome: Laterale, Split. Origine: La luce principale è posta a 90° rispetto all’asse del naso del soggetto quindi lateralmente.

Caravaggio: particolare di Amor Vincit Gregory Peck

Tratto peculiare: Il viso è diviso a metà sulla linea del naso. Varianti: nessuna. Angolo: frontale, tre quarti. Caratteristiche: tipicamente femminile, però richiede un viso snello, molto utilizzato nella moda. Rapporti d’illuminazione: si adatta a tutti i rapporti d’illuminazione. Schema: La luce principale è posta perpendicolare all’asse del naso del soggetto, all’altezza della linea degli occhi.

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Frontale Tre quarti

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Nome: Luce di bordo o profilo Rim light. Origine: Non è uno stile classico. La luce principale è posta a 45° dietro il soggetto

Tratto peculiare: La parte del viso illuminata è quella nascosta. Varianti: nessuna. Angolo: profilo. Caratteristiche: Sia maschile che femminile. Rapporti d’illuminazione: si adatta a tutti i rapporti d’illuminazione. Schema: La luce principale è posta a 45* dall’asse del naso del soggetto, all’altezza della linea degli occhi, dietro il soggetto.

45°

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Profilo 2:1 Profilo 4:1

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Nome: Bipartita, double side light, double kickers. Origine: Non è uno stile classico. Due luci sono poste a 90° rispetto all’asse del naso del soggetto, da ambo i lati.

Greta Garbo

Tratto peculiare: La fascia centrale del viso in ombra. Varianti: nessuna. Angolo: frontale, tre quarti. Caratteristiche: Sia maschile che femminile.. Rapporti d’illuminazione: si adatta ad alti rapporti d’illuminazione. Schema: Le luci sono poste perpendicolarmente all’asse del naso del soggetto, all’altezza della linea degli occhi.

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Frontale

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Posa

Posa di base Esistono due tipi di pose di base, maschile e femminile, ambedue condividono una postura comune, questa postura comune si ottiene nella seguente maniera:

• L’altezza dello sgabello deve essere regolata in maniera che il soggetto siedi con le cosce rivolte leggermente in basso (punto 1 nella figura che segue).

• Il soggetto dovrebbe sedersi verso il bordo dello sgabello.

• Il peso deve essere caricato sul piede più lontano dalla fotocamera (punto 2).

• Il soggetto deve sporgersi leggermente in avanti oltre la cintura (punto 3). Questa postura porta il soggetto ad avere la spalla rivolta verso la fotocamera più alta di quella più lontana (punto 4).

Postura di base Angolo di ripresa

Rispetto al piano della fotocamera il corpo del soggetto dovrebbe avere un angolo tra i 30 e i 45 gradi, con un angolo inferiore ai 30 gradi il corpo appare troppo grosso, invece con un angolo maggiore di 45 gradi il soggetto è costretto a girare troppo il collo distorcendolo. Posa maschile

La posa maschile si usa per gli uomini nello stile frontale e di tre quarti, nel profilo è consigliato usare la posa femminile anche per gli uomini. La posa maschile si ottiene dalla posa di base tenendo la testa ortogonale alle linea delle spalle. Posa femminile La posa femminile si adatta per le donne a qualsiasi stile, l’unica situazione nella quale è sconsigliata, è, quando il soggetto è molto corpulento, in tal caso conviene usare la posa maschile. La posa femminile si raggiunge inclinando e girando la testa verso la spalla più alta

1

2

3

4 30*

45*

Fotocamera

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Posa maschile

Posa femminile

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In alternativa esiste una posa che si adatta principalmente alle donne, ma è utilizzabile anche per i maschi, questa posa si ottiene reclinando la testa verso la spalla più bassa e in avanti.

Posa alternativa

La torsione e la flessione del collo oltre certi limiti provoca l’apparizione di pieghe orizzontali e/o la rivelazione dei tendini del collo (più precisamente dei muscoli Sterno-cleido-mastoidei), questi inestetismi possono essere controllati riducendo la torsione e la flessione del collo.

Sguardo Una volta, prima di scattare, si alzava una mano e si diceva “guarda l’uccellino”, lo scopo di questa finzione era di costringere il soggetto ad alzare le palpebre, dato che questa necessità tuttavia permane, è bene istruire il soggetto a fissare un punto sopra e a lato della fotocamera o semplicemente sopra la fotocamera se si desidera uno sguardo più aggressivo. Nel caso di inquadratura di profilo è consigliabile che il soggetto fissi un punto a lato della fotocamera e non davanti a se per evitare che la pupilla non sia visibile e l’occhio risulti bianco e vuoto.

Composizione Un fattore di rafforzamento del centro dell’attenzione che non riguarda direttamente i meccanismi di visione dell’occhio umano, ma piuttosto attiene a fattori psicologici, è l’uso di schemi geometrici relativi alla composizione, il più noto di questi schemi è la cosiddetta regola dei terzi, nella quale il campo inquadrato viene diviso in tre parti uguali sia orizzontalmente che verticalmente per poi porre un punto d’interesse, ad esempio un occhio, in una delle intersezioni di queste aree.

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Griglia dei terzi Inquadratura libera Inquadratura in griglia

Altro esempio della regola dei terzi:

La testa è contenuta nei primi due terzi orizzontali, la linea degli occhi cade sul primo terzo verticale

Inquadratura Posizione della fotocamera

La fotocamera dovrebbe, normalmente, un’altezza leggermente superiore alla testa del soggetto, questo per ridurre il corpo rispetto alla testa. Inizialmente il piano del sensore/pellicola dovrebbe essere parallelo all’asse del corpo del soggetto, successivamente si potrà inclinare la fotocamera allo scopo di aggiustare nel fotogramma lo spazio vuoto sopra la testa del soggetto o accentuare o ridurre l’altezza della spalla più alta puntando la camera verso questa spalla o l’altra. E’ bene ricordare che la corretta posizione della fotocamera non dipende dall’altezza del fotografo. Composizione nel fotogramma. E’ consigliabile applicare la regola dei due terzi con qualsiasi inquadratura esclusa quella di profilo nella quale il posizionamento dell’occhio ad un terzo dal bordo superiore del fotogramma porterebbe ad avere al centro l’orecchio. Nel caso del profilo è meglio porre al centro del fotogramma la linea dell’occhio. Nell’inquadratura di profilo e di tre quarti quando il soggetto rivolge lo sguardo a lato, è consigliabile, nel fotogramma, lasciare un maggior spazio vuoto nella direzione verso la quale il soggetto guarda, ciò per evitare di dare la sensazione che il soggetto guardi “oltre il fotogramma”.

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Tecniche di ripresa

Focali e profondità di campo (PdC) La prospettiva di un oggetto rispetto ad un osservatore dipende solo dalla distanza. Più la distanza è breve e più la proporzione tra i piani dell’oggetto più vicini e quelli più lontani balza all’occhio. Per esempio, in formato 24X36, con un’ottica con lunghezza focale di 50 mm per riempire il fotogramma con un oggetto alto 30 cm dovrò piazzarmi a circa 60 cm di distanza, con una focale di 100 mm a circa 1,6 metri. La prospettiva a 60 cm non è la stessa che si ottiene a 1,6 metri ed i piani più vicini con il 50 mm appariranno, in proporzione, ben più grandi di quelli posti qualche centimetro più lontano.

Focale 35mm Focale 105mm

Gli obiettivi consigliati per il ritratto con taglio da mezza figura o più stretto sono quelli che in formato 135 vanno da 80 a 120 mm, obiettivi di focale inferiore tendono a distorcere i visi, quelli con focali superiore oltre ad abbisognare di parecchio spazio per l’inquadratura, appiattiscono troppo la prospettiva. La distanza tra la fotocamera e il soggetto dovrebbe essere compresa tra 1,5 e 3 metri in funzione della lunghezza focale dell’obiettivo usato e della porzione di soggetto che si vuole far entrare nel fotogramma. La profondità di campo è determinata da vari fattori: formato del sensore/pellicola, lunghezza focale dell’obiettivo, distanza del soggetto, diaframma utilizzato. Le tabelle che seguono illustrano la profondità di campo ottenibile a due distanze di messa a fuoco (1,5 e 2 metri), con vari diaframmi su tre formati di pellicola/sensore e con obiettivi equivalenti a 85 mm in formato 24X36 (l’ APS-C ha un fattore di crop di 1,5)

Fuoco a 1,5 m

APS-C con 57 mm 24X36 con 85 mm 6X6 con 150 mm

Distanza (m) minima massima totale minima massima totale minima massima totale

F5.6 1,43 1,58 0,15 1,45 1,55 0,1 1,48 1,52 0,04

F8 1,4 1,61 0,21 1,43 1,57 0,14 1,47 1,53 0,06

F11 1,37 1,66 0,29 1,41 1,61 0,2 1,46 1,55 0,09

Fuoco a 2 m

APS-C con 57 mm 24X36 con 85 mm 6X6 con 150 mm

Distanza (m) minima massima totale minima massima totale minima massima totale

F5.6 1,88 2,14 0,26 1,91 2,09 0,18 1,96 2,04 0,08

F8 1,83 2,2 0,37 1,88 2,14 0,26 1,94 2,06 0,12

F11 1,77 2,3 0,53 1,83 2,2 0,37 1,92 2,09 0,17

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Come si può notare dalle tabelle la profondità di campo non è così grande nelle focali, diaframmi e distanze utilizzate in studio, ne deriva che in determinate situazioni è necessario scegliere se far cadere fuori fuoco particolari in primo piano o particolari su piani più lontani. Nel ritratto, soprattutto nel tre quarti, il mettere a fuoco l’occhio più vicino, nelle situazioni di scarsa PdC, può creare problemi di fuoco nei piani più lontani, quindi conviene mettere a fuoco la punta del naso se questa si trova in posizione più arretrata rispetto all’occhio più vicino, oppure l’occhio più lontano se gli elementi in primo piano sono di disturbo.

Consigli Cavalletto

Da anni il cavalletto ha assunto un senso di oggetto obsoleto e limitante della creatività, questo ruolo gli è stato involontariamente assegnato dallo stereotipo del fotografo di moda che nel cinema, la televisione e nelle riviste sempre appare impegnato a scattare a mano libera, in verità in questa rappresentazione, il fotografo se non è un attore che sta interpretando il ruolo, probabilmente avrà la macchina spenta o scarica oppure scatterà dei fotogrammi per gioco. Nel ritratto in studio il cavalletto è utile perché:

• Permette di mantenere la posizione prescelta, senza doverla ritrovare di nuovo, ogni qualvolta ci si allontani dal set.

• Permette di alzare la testa per parlare con il soggetto o regolare la fotocamera o sistemare altre cose senza perdere l’inquadratura.

• Permette di mantenere la corretta posizione spaziale della fotocamera senza doverla controllare ad ogni inquadratura.

• Permette di non dover cercare un posto dove appoggiare la fotocamera nelle pause o quando servano tutte e due le mani libere.

Paraluce

Il paraluce è un attrezzo indispensabile nel ritratto in studio, evita riflessi indesiderati nell’obiettivo (luce in camera) e aumenta la saturazione dei colori. I migliori paraluce sono i cosiddetti kompendium a forma di soffietto nei quali si può regolare la lunghezza. Il paraluce dovrebbe essere dimensionato in base all’obiettivo, purtroppo nei moderni zoom il paraluce è dimensionato per non vignettare alla minima lunghezza focale, cosi che non è abbastanza efficace alle lunghezze focali maggiori. Gestione della dinamica

Una corretta gestione della dinamica deve prevedere di mantenere i dettagli sia nelle zone delle alte luci che nei lati in ombra. Anche se la latitudine (la capacità di registrare i chiari e gli scuri) tra la pellicola e il digitale è comparabile, se non a favore della nuova tecnologia, esistono ancora delle differenze, in particolare sulle alte luci dove il comportamento non lineare della pellicola negativa a colori e soprattutto quella in bianco e nero protegge dal rischio di sovraesposizione estrema, le cosiddette bruciature, rispetto al digitale, al contrario il comportamento lineare del digitale sui toni più scuri permette di avere più dettagli rispetto all’analogico. Per queste ragioni, è preferibile avere una sottoesposizione in digitale e una sovraesposizione in analogico piuttosto del contrario.

Make-up

E’ assolutamente necessario nelle donne, dovrebbe essere leggero e uniforme e coprire anche il collo per evitare eccessivi salti di tonalità. Negli uomini qualche ritocco si rende necessario per coprire zone particolarmente riflettenti che possono generare riflessi speculari eccessivi. Una certa attenzione deve essere riposta nei lati in ombra per evitare che il volto della persona appaia macchiato o di un colore sgraziato. Eventualmente si usi un leggero trucco rosso molto trasparente. Nel digitale, si può correggere in fase di post-editing, ma è molto meglio avere input ottimale piuttosto di passare molto tempo di fronte a un monitor con il rischio di ottenere risultati finti. E’ inutile ricordare che il make-up realizzato da un professionista fa la differenza.

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Capelli

E’ bene verificare se ciuffi di capelli creino ombre non volute, coprano gli occhi o sporgano dalla silhouette della testa. Inoltre i singoli capelli che ricadono sul viso vanno eliminati. In fase di post-editing è possibile rimediare a questi difetti ma a costo di tempo e risultati spesso innaturali. Pupilla

In un ambiente molto illuminato la pupilla si restringe dando luogo all’effetto cosiddetto degli occhi a spillo, non gradevole da vedersi. Al contrario, in un ambiente scarsamente illuminato la pupilla si dilata riducendo l’area dell’iride che, soprattutto con un bel colore degli occhi, è una cosa spiacevole. In un ambiente scuro come lo è uno studio è consigliabile far fissare al soggetto, prima della ripresa, una lampada pilota accesa o un’altra lampada in maniera di conseguire il giusto rapporto tra iride e pupilla, se quest’ultima dovesse poi restringersi troppo, é sufficiente far chiudere gli occhi per un po’.