1899, “pietro micca”: inizia la nostra storia del condividere · tempo per raccontare e...

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19 ECO DI BIELLA GIOVEDÌ 6 NOVEMBRE 2014 Una polisportiva e la grande forza del condividere Si parla sempre più spesso, nella società attuale, di “rete”. Spesso viene associata alla semplice immagine di internet e dei social network, ma occorre non trascurare l’importanza della co- municazione e delle conoscenze anche nella vita quotidiana. La bellezza dell’A.P.D. Pietro Micca risiede anche in quella “P.”, che sta a significare “polispor tiva”. L’etimologia del prefisso “poli” arriva dal greco e significa “molto”. All’interno della nostra società, non solo ci sono molte sezioni e sport diversi, ma molte persone, con idee e progetti da condividere. Quel prefisso significa tantissimo e tiene unite realtà completamente diverse tra loro da oltre cent’anni. “Molteplicità e Diversità” diventano così una forza motrice e non un ostacolo. Nella società attuale, occorre ripensare questi termini in positivo, come un mezzo di crescita ed evoluzione. La convivenza porta a grandi miglioramenti in tutti i settori; dalla conoscenza delle diverse attività alla condivisione di momenti emozionanti per tutti. Non è tutto facile; certamente ci vuole passione e a volte un briciolo di pazienza, per poter ottenere un buon lavoro di squadra. La “Montanina” ne vuole essere un esempio. Tutte le sezioni hanno regalato un po’ del loro tempo per raccontare e raccontarsi; il risultato è sotto i vostri occhi. l Jessica Lagna LA PRESENTAZIONE 1899, “Pietro Micca”: inizia la nostra storia Dal primo libro sulla storia della nostra Associazione, a cura del gior- nalista Pier Paolo Benedetto, rica- viamo le ragioni che hanno portato alla fondazione. COME SIAMO NATI. Correva l’anno 1899 allorquando, per iniziativa di due professori di Ginnastica, sulla scorta di quanto avveniva in parecchie città del Piemonte, manifestarono la vo- lontà di istituire una Società di Gin- nastica. L’originale idea venne sug- gerita da Augusto Roscio e Luigi Regis, rispettivamente insegnanti di tale disciplina nelle scuole medie e nel ginnasio liceo. A dispetto di parecchie avversità, intesero dare vita al sodalizio, non badando a quelle stolte convinzioni secondo le quali i ragazzi avrebbero avuto difficoltà negli studi, essendo distratti dal praticare le attività mo- torie. Insensibile alle critiche, il duo procedette determinato nel proposito di dare vita ad un nuovo sodalizio. Venne confortato inoltre del parere dell’illustre professor Mosso, docente dell’Università di Torino, il quale spro- nava a praticare le attività motorie anche prendendo in considerazione dei risultati ottenuti dal Club Alpino Italiano - fondato tra l’altro dal biellese Quintino Sella,- coetaneo della nascita della Fiat. Un famoso pedagogo ope- rante nella nostra zona, tale don Calzani, li incoraggiò sul progetto, per cui vennero superate le iniziali per- plessità. Cominciarono a giungere le iscrizioni, cui aderirono anche le per- sonalità più in luce sul territorio, ivi compresi stimati professionisti, in- dustriali ed esponenti della borghesia locale. Non è noto il giorno ufficiale della fondazione della Società Ginnica, ma si ha la certezza dell’anno di fondazione, avvenuta in un angolo del Caffè Gurgo, destinata a rafforzare il fisico delle gioventù, avere tanti gio- vani e “feje fort e robust come ch’j ero nui”. I primi documenti ufficiali risalgono alla riunione del 14 dicembre 1901, non più in un bar ma in una ac- cogliente aula liceale. Venne nominato presidente il professor Regis per ac- clamazione coadiuvato dai vicepre- sidenti professori Vigliani e Roscio e dagli studenti Martinetti, Flecchia e Protto. Nella medesima seduta ven- nero stabiliti gli orari degli allenamenti che si svolgevano nella palestra di via Ravetti. Mancava allora soltanto a chi intitolare la neonata creatura. Si prov- vide il 10 maggio. Si disputò su varie personalità: Quintino Sella, Vittorio Sella oppure il Duca degli Abruzzi, finchè Marco Pipa (al secolo avvocato Neri) in un ap- passionato intervento, effettuato in un misto di dialetto e di italiano, suggerì di assegnarlo a Pietro Micca, il mi- natore di Sagliano, icona nazionale per eroismo e sacrificio per avere salvato Torino dalla capitolazione per mano del nemico. Passera: «Fare rete, il futuro dell’associazionismo» Cari Soci della Pietro Micca e cari Lettori di Eco di Biella, quest’oggi trovate la storica rivista “Mon- tanina” ospitata all’interno del giornale. Credo che sia la prima volta che accada. Abbiamo cercato un metodo efficace per comunicare le nostre attività e la qualità con cui cerchiamo di realizzarle, facendo i conti con le solite, poche disponibilità eco- nomiche; arrivare a Eco di Biella è stato logico. Ringrazio il giornale perché ha accolto subito la nostra proposta. Mi auguro che Soci e Lettori apprezzino il risultato e che questa collaborazione porti utili frutti a tutti. Come Soci, se siamo anche Lettori, possiamo manifestare il nostro apprez- zamento con scelte di acquisto. Sono convinto che il futuro dell’associazionismo passi attraverso il “fare rete” con tutte le realtà del territorio, per raggiungere migliori risultati insieme; superare il concetto di “concorrenza”, o meglio, rovesciarlo: noi vogliamo “correre insieme”! Per questo, or- ganizzeremo la terza prova di campionato di Ginnastica Ritmica di Serie A, insieme a Ginnastica La Marmora e Ginnastica Piemonte Libertas. Con il Cai di Biella la giornata “neve sicura”. E siamo solo all’inizio! Vogliamo crescere anche insieme a chi è meno fortunato di noi, a chi si cura della salute, a chi lavora per sostenere questa nostra bella terra biellese, cercando nuovi modi di crescita civile. A cominciare dalla cultura e dallo sport. l Ercole Passera Presidente A. P. D. Pietro Micca

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19ECO DI BIELLAG I OV E D Ì 6 N OV E M B R E 2014

Una polisportivae la grande forzadel condividere

Si parla sempre più spesso, nella società attuale,di “rete”. Spesso viene associata alla sempliceimmagine di internet e dei social network, maoccorre non trascurare l’importanza della co-municazione e delle conoscenze anche nella vitaquotidiana.

La bellezza dell’A.P.D. Pietro Micca risiede anchein quella “P. ”, che sta a significare “polispor tiva”.L’etimologia del prefisso “poli” arriva dal greco esignifica “molto”. All’interno della nostra società,non solo ci sono molte sezioni e sport diversi, mamolte persone, con idee e progetti da condividere.Quel prefisso significa tantissimo e tiene uniterealtà completamente diverse tra loro da oltrecent’anni.

“Molteplicità e Diversità” diventano così unaforza motrice e non un ostacolo. Nella societàattuale, occorre ripensare questi termini in positivo,come un mezzo di crescita ed evoluzione.

La convivenza porta a grandi miglioramenti intutti i settori; dalla conoscenza delle diverse attivitàalla condivisione di momenti emozionanti per tutti.Non è tutto facile; certamente ci vuole passione e avolte un briciolo di pazienza, per poter ottenere unbuon lavoro di squadra.

La “Montanina” ne vuole essere un esempio.Tutte le sezioni hanno regalato un po’ del lorotempo per raccontare e raccontarsi; il risultato èsotto i vostri occhi.

l Jessica Lagna

LA PRESENTAZIONE

1899, “Pietro Micca”:inizia la nostra storia

Dal primo libro sulla storia dellanostra Associazione, a cura del gior-nalista Pier Paolo Benedetto, rica-viamo le ragioni che hanno portatoalla fondazione.

COME SIAMO NATI. Correva l’anno1899 allorquando, per iniziativa di dueprofessori di Ginnastica, sulla scortadi quanto avveniva in parecchie cittàdel Piemonte, manifestarono la vo-lontà di istituire una Società di Gin-nastica. L’originale idea venne sug-gerita da Augusto Roscio e LuigiRegis, rispettivamente insegnanti ditale disciplina nelle scuole medie e nelginnasio liceo.

A dispetto di parecchie avversità,intesero dare vita al sodalizio, non

badando a quelle stolte convinzionisecondo le quali i ragazzi avrebberoavuto difficoltà negli studi, essendodistratti dal praticare le attività mo-torie. Insensibile alle critiche, il duoprocedette determinato nel propositodi dare vita ad un nuovo sodalizio.

Venne confortato inoltre del pareredell’illustre professor Mosso, docentedell’Università di Torino, il quale spro-nava a praticare le attività motorieanche prendendo in considerazionedei risultati ottenuti dal Club AlpinoItaliano - fondato tra l’altro dal bielleseQuintino Sella,- coetaneo della nascitadella Fiat. Un famoso pedagogo ope-rante nella nostra zona, tale donCalzani, li incoraggiò sul progetto, percui vennero superate le iniziali per-

plessità. Cominciarono a giungere leiscrizioni, cui aderirono anche le per-sonalità più in luce sul territorio, ivicompresi stimati professionisti, in-dustriali ed esponenti della borghesialocale. Non è noto il giorno ufficialedella fondazione della Società Ginnica,ma si ha la certezza dell’anno difondazione, avvenuta in un angolo delCaffè Gurgo, destinata a rafforzare ilfisico delle gioventù, avere tanti gio-vani e “feje fort e robust come ch’j eronui”.

I primi documenti ufficiali risalgonoalla riunione del 14 dicembre 1901,non più in un bar ma in una ac-cogliente aula liceale. Venne nominatopresidente il professor Regis per ac-clamazione coadiuvato dai vicepre-

sidenti professori Vigliani e Roscio edagli studenti Martinetti, Flecchia eProtto. Nella medesima seduta ven-nero stabiliti gli orari degli allenamentiche si svolgevano nella palestra di viaRavetti. Mancava allora soltanto a chiintitolare la neonata creatura. Si prov-vide il 10 maggio.

Si disputò su varie personalità:Quintino Sella, Vittorio Sella oppure ilDuca degli Abruzzi, finchè Marco Pipa(al secolo avvocato Neri) in un ap-passionato intervento, effettuato in unmisto di dialetto e di italiano, suggerìdi assegnarlo a Pietro Micca, il mi-natore di Sagliano, icona nazionaleper eroismo e sacrificio per averesalvato Torino dalla capitolazione permano del nemico.

Passera: «Fare rete, il futuro dell’associazionismo»Cari Soci della Pietro Micca e cari Lettori di Eco

di Biella, quest’oggi trovate la storica rivista “Mon -tanina” ospitata all’interno del giornale. Credo chesia la prima volta che accada. Abbiamo cercato unmetodo efficace per comunicare le nostre attività ela qualità con cui cerchiamo di realizzarle, facendoi conti con le solite, poche disponibilità eco-nomiche; arrivare a Eco di Biella è stato logico.Ringrazio il giornale perché ha accolto subito lanostra proposta. Mi auguro che Soci e Lettori

apprezzino il risultato e che questa collaborazioneporti utili frutti a tutti. Come Soci, se siamo ancheLettori, possiamo manifestare il nostro apprez-zamento con scelte di acquisto. Sono convinto cheil futuro dell’associazionismo passi attraverso il“fare rete” con tutte le realtà del territorio, perraggiungere migliori risultati insieme; superare ilconcetto di “concor renza”, o meglio, rovesciarlo:noi vogliamo “correre insieme”! Per questo, or-ganizzeremo la terza prova di campionato di

Ginnastica Ritmica di Serie A, insieme a GinnasticaLa Marmora e Ginnastica Piemonte Libertas. Conil Cai di Biella la giornata “neve sicura”. E siamosolo all’inizio! Vogliamo crescere anche insieme achi è meno fortunato di noi, a chi si cura dellasalute, a chi lavora per sostenere questa nostrabella terra biellese, cercando nuovi modi di crescitacivile. A cominciare dalla cultura e dallo sport.

l Ercole PasseraPresidente A. P. D. Pietro Micca

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MONTANINA_APD PIETRO MICCA A CURA DI APD PIETRO MICCA

Piccolo angolodi Paradiso!

Esiste un piccolo angolo di paradiso a Oropa, dovela natura e lo sport si fondono lasciando spazio alleemozioni, al silenzio e alla sensazione tangibile diessere in un altro mondo. Non a caso questo angolosi chiama “Pista Paradiso”. Un piccolo anello dedicatoallo sci di fondo, disciplina invernale meno gettonatadello sci alpino. Un diverso modo di vivere lo sci, diamare la neve. Meno meccanico, qui non esistonocabinovie o skilift; raggiungi la cima solo con le tueforze e grazie agli sci stretti. E’ meno rumoroso,perché sicuramente meno affollato e frequentato dellepiste da discesa. E’ meno mondano e “di moda”,perché qui ci vieni se vuoi goderti la natura, as-saporare il piacere di una passeggiata sulla neve congli sci o con le ciaspole, magari in compagnia diqualche animale del bosco, lasciandoti rapire da quelpino innevato o da quella montagna che ti lascia senzafiato, tanto è bella.

E’ questo ciò che vuole offrire la nostra piccola PistaParadiso. Nel noleggio potrai trovare tutta l’attrezzaturaper lo sci di fondo, per te e per i tuoi bimbi, oppureprovare le ciaspole per “galleggiare” sulla neve an-dando a spasso per la conca di Oropa. E a completarequesto angolo nordico ad Oropa, la collaborazionecon l’A.S.D. “Lessona per tutti” che gestisce la pista dipattinaggio su ghiaccio adiacente alla nostra struttura.Anche questo inverno vi daremo un’ampia scelta perpassare le vostre giornate sulla neve, con i nostrimaestri a disposizione per darvi i consigli giusti.

Venite a trovarci perché…La “paradiso” non puo’ attendere!!

l Orietta Gazzetto

PISTA DA SCI DI FONDO A OROPALo scialpinismo praticatocon la massima sicurezza

Cercate un maggior contatto con lanatura incontaminata? Allora lo scial-pinismo fa per voi!

Lo scialpinismo è una tra le piùclassiche attività della montagna in-vernale; essa contempla l'uso degli sciattrezzati con le pelli in salita perraggiungere una vetta, e successi-vamente senza pelli per la meritatadiscesa. Si va dalla semplice escur-sione, ai grandi itinerari su ghiacciaioin alta montagna.

Ogni anno lo scialpinismo è pra-ticato da un numero sempre maggioredi appassionati. I motivi di questonotevole successo sono da ricercarenel fatto che lo scialpinismo regali fortiemozioni: ci offre la possibilità diabbandonare il ritmo stressante di tuttii giorni, di stare a contatto con ilfascino intatto e silenzioso della naturainvernale, lontani dal caos delle piste,come fuori dal mondo e dal tempo.Evoca antiche esperienze alpine e ciregala sensazioni uniche: prima lasalita con le pelli di foca, lenta eincessante, a volte faticosa; poi lasoddisfazione della cima e la discesa,liberatoria e adrenalinica. Per praticarlo

è richiesta un’ ottima preparazionefisica, una costante attenzione e co-noscenza dell’ambiente invernale, delclima, del manto nevoso. E’ indi -spensabile conoscere tutte le norme disicurezza, in particolare riguardo que-st’ultima, saper usare molto benel’Arva, l’apparecchio rice-trasmittenteche in caso di incidente, serve acercare i travolti da valanga.

Grazie alle loro caratteristiche mor-fologiche, le montagne biellesi si pre-stano in modo ottimale alla praticadello scialpinismo: dalle gite più sem-plici adatte a chi vuole imparare, aquelle tecnicamente più difficili, inluoghi aspri e selvaggi, che richiedonoottime capacità tecniche e conoscenzadel terreno. La gita più frequentata,dove probabilmente tutti gli sci alpinisti

biellesi hanno mosso i primi passi congli sci, è senza dubbio la Muanda, aipiedi del monte Mucrone.

Le varie esposizioni dei suoi pendiigarantiscono sempre una bellissimasciata.

Una gita di grande soddisfazione, èquella al monte Bo, in valle Cervo.L’itinerario parte da Montesinaro.

Più lunga e difficile della Muanda,questa gita va affrontata in condizionidi neve sicura e assestata. Per rag-giungere la punta si sale una divertentecresta di neve, a volte con i ramponi.La sciata in discesa, in condizioni dineve trasformata, è fantastica!

Consigli a chi volesse avvicinarsi perla prima volta allo scialpinismo? Evi-tare fin dall’inizio il “fai da te”, meglioaffidarsi a un professionista della mon-tagna (guida alpina) o partecipare aicorsi organizzati dalle varie associa-zioni presenti sul territorio. La nostrasocietà organizza ormai già da qualcheanno il corso di “avvicinamento alloscialpinismo”, con la collaborazione diguide alpine: può essere un’ottimaopportunità per chi vuole iniziare.

l Stefano Masserano

La montagna vissuta con tante attivitàLa montagna è natura e relax, bel-

lezza e severità, cultura e tradizioni,sport e fatica, amici e divertimento,silenzio e cime, umiltà e rispetto.

Alpinismo, arrampicata, trekking,scialpinismo, ciaspole… sono questele nostre attività e la nostre passioni.

In questo 2014 che si avvia allaconclusione, oltre alle tradizionali usci-te, si sono svolti anche il corso discialpinismo “Programma di forma-

zione e applicazione alpina Carlo Pi-vano”, nei primi mesi dell’anno, se-guito poi da quello di escursionismo“Basic Hiking”.

In questo periodo, nell’ambito delProgetto Verticale, si sta svolgendol’attività di arrampicata sportiva inpalestra, principalmente rivolta a bam-bini e ragazzi, che proseguirà fino amaggio 2015.

A gennaio 2015 partiranno due cor-si: uno di scialpinismo e uno di escur-sionismo con le ciaspole.

Entrambi sono in via di definizione.La serata di presentazione giovedì 18dicembre per il primo e giovedì 8gennaio per il secondo, sempre pressola nostra sede di Via Monte Mucrone 3a Biella.

Contatti: [email protected] Cavasin 339 5316043

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MONTANINA_APD PIETRO MICCA A CURA DI APD PIETRO MICCA

Ispirazionedei cinque sensi

Se c'è una cosa che mi mette di buon umore, miscarica dalle tensioni lavorative della settimana, miriempie di energia positiva e di ossigeno, ècamminare in montagna.

Affermazione banale, lo so, ma spesso per lafretta si passa oltre le cose semplici per arrovellarciin teorie che non si capiscono. Lo stress, la dieta,i personal trainer, i corsi...va tutto benissimo. Ma iosto meglio in montagna. Per me la montagna èbenessere. Stimola i sensi, tutti e cinque. La vista,beh, è la più scontata: le meraviglie che vedi sonouniche. Ogni stagione ha il suo fascino, un'at-mosfera magica che ti confonde. Poi c'è l'udito: ilvento, che regalo il vento, è capace di fare coseincredibili. Il tatto: camminare a piedi nudi nell'erbaalta, toccare la neve, è il contatto diretto cheabbiamo con la natura.

Grazie per farti sentire. Il gusto: bere l'acquapura delle fonti, mangiare i frutti di bosco...sensazioni quasi primitive, legate alla pura so-pravvivenza, ma non sempre così scontate. E poil'olfatto: la città puzza, inutile negarlo, ti senti losmog nei capelli, nei vestiti, alla sera sotto ladoccia ti togli uno strato che sembrava appiccicatoalla pelle. Hai la faccia grigia, sporca. In montagnano. Hai la faccia bella. Perché ti senti addosso unodore di pulito: i fiori di campo profumano, glialberi anche, i tronchi, il legno, la terra, i funghi,anche le pietre sanno di ghiaccio e licheni. Ti sdraisu una roccia e sembra il paradiso. L'aria rarefattaannulla il pensiero e tu ti senti in sintonia con ilresto del mondo, quel mondo che vorresti tientrasse nelle vene per farlo scorrere e perchédiventi parte di te, tessuto, linfa vitale. Respiri ilbene e butti fuori il male, in un circuito di vitanuova. Filosofia e benessere. Basta un po' dimontagna.

l Benedetta Lanza

LA MONTAGNAAndare in montagna?Non è riempire lo zaino...

Moltissimi sono gli elementi checoncorrono a rendere piacevole, sicuraed appagante una giornata trascorsa inmontagna, qualunque siano le difficoltàdel percorso e la meta che si vuoleraggiungere.

Normalmente, su questo argomentosi spendono fiumi di parole su "comepreparare lo zaino".

Vale la pena soffermarsi su duevariabili fondamentali che concorrono ariempire il nostro zaino conferendogliun diverso peso e valore.

Definirei la prima variabile con iltermine esperienza, ossia ciò che è giàstato, il vissuto precedente; aspettative,è la parola adatta a definire la secondavariabile: contiene tutto ciò che ancoradeve accadere, con il suo carico diemozioni e desideri.

L'esperienza scaturisce dal connubioe dal continuo scambio tra l'individuo el'ambiente che lo circonda; divieneconoscenza nel momento in cui lesensazioni/osservazioni recepite ven-gono organizzate e sistematizzate inuna sorta di "banca dati". Così, moltevolte, capita di procedere attingendo aquelle informazioni, frutto di elabo-

razione personale, per analogia e fa-miliarità con gli eventi, con l'ambiente,con le condizioni atmosferiche che siripetono, con il grado di impegnorichiesto e le difficoltà che il percorsopresenta.

Ognuno sviluppa così il proprio cor-redo esperienziale, modella lo scarponecamminandoci dentro, analizza e valutacostantemente il proprio procedere.

Queste considerazioni rendono ac-cettabile il fatto che un percorso con-siderato divertente o magari banale daqualcuno, possa risultare eccessiva-

mente impegnativo e faticoso per unaltro. L'esperienza in alcuni casi puòestremizzarsi in "overconfidence", conun'importante distorsione di valutazio-ne imputabile al soggetto e conse-guente esposizione/attitudine eccessi-va al rischio.

Diversa è l'esperienza del gruppo,dove la "banca dati" non è sempli-cemente la somma di tutte le singoleesperienze, ma è data dalla condi-visione continua di pratiche, di intenti,interessi, con grande coinvolgimento epartecipazione. Lo spirito aggregativopermette che le esperienze e le aspet-

tative del singolo si riflettano in quelledella comunità e viceversa.

Qual è la motivazione che ci spinge amuoverci, a faticare, ad affrontare congrinta il caldo e il freddo, il peso dellozaino, l'alzarsi all'alba, il pranzo frugaleo la notte in tenda?

La meta che si vuole raggiungere,ovviamente.

Già, la meta. Ciascuno di noi ha lapropria meta, che cambia di volta involta. Può essere la cima di unamontagna, la ricerca di un fiore, lasperanza di scorgere animali selvatici,ammirare la bellezza di un paesaggio, laricerca di antichi sentieri, la gioia diincontri inaspettati, la voglia di con-dividere un'avventura, un percorso so-litario per ritrovare se stessi.

Quando ci accingiamo a prepararecon cura il nostro zaino, non dimen-tichiamoci di considerare quindi l'e-sperienza che abbiamo maturato e leaspettative che sono in noi. Sicu-ramente saremo in grado di trovare ilpercorso adatto a farci vivere unameravigliosa avventura in montagna.

l Mara Viganò

Imparare a sciare: corsi per grandi e picciniDue sono le possibilità che offre la

Sezione Sport Invernali dell’A.P.D. PietroMicca per chi vuole avvicinarsi allo scialpino. Il primo corso, dedicato ai bimbipiù piccoli, si svolgerà a Oropa, grazie allacollaborazione con la fondazione Funiviedi Oropa. Sfruttando il tapis posizionatonei pressi della stazione di arrivo dellaFunivia del Mucrone, i nostri maestriseguiranno i piccoli sciatori. Il corso si

svolgerà il sabato mattina, con data diinizio da definire, in attesa di neve. Per ibambini un po’ più grandi o che hanno giàesperienza sugli sci, per i ragazzi e gliadulti di ogni età, la nostra Associazioneoffre invece tre giornate di corso nellameravigliosa cornice valdostana di Tor-gnon. Domenica 7, 14 e 21 dicembresono le date del nostro corso. La quotacomprende il viaggio in autobus, la tes-

sera sociale Pietro Micca, l’assicurazione,lo skipass, 12 ore di lezione con i maestridi Torgnon, l’assistenza del nostro staff ela merenda per tutti i partecipanti.

Venerdì 14 novembre, nella nostrasede sociale di via Monte Mucrone, 3 aBiella, serata di presentazione di tutte leattività della sezione Sport Invernali.

Vi aspettiamo numerosi.

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Niccolò Ceria “on Normipaiva 8B, Aland Islands (FIN).Photo Rudy Ceria

MONTANINA_APD PIETRO MICCA A CURA DI APD PIETRO MICCA

La Pietro Miccaal Teatro Regio

Com’è consolidata tradizione, i nostri soci amantidel Bel canto hanno assistito alla prima rap-presentazione promossa dal Teatro Regio di Torinomercoledì 15 ottobre. Questi irriducibili, da decenniormai non intendono demordere dal seguire quantooffre il cartellone del prestigioso palcoscenicosabaudo. C’era una non trascurabile apprensionenelle settimane precedenti a causa della lite tra ilmaestro direttore principale Gianandrea Noseda colsovrintendente Vergnano. Per fortuna le cose sisono appianate, consentendo il rispetto della co-spicua programmazione.

L’Otello di Verdi ha inaugurato la Stagione, unadelle opere più famose scritte dal Cigno di Busseto.I punti di forza della rappresentazione sono risultatila scrupolosa direzione con spiccata vocazione allospartito verdiano, l’apprezzata forma vocale deicantanti ed il consueto formidabile apporto del corocomprendente altresì i bambini. Non altrimenti sipuò dire sulla messinscena e la regia risultateentrambe alquanto deludenti tanto da meritare alcuni“buu” di scherno al termine dello spettacolo.

Degna di nota è stata la presenza in sala di uncentinaio di svizzeri giunti da Bellinzona su duepullman. Dobbiamo imparare dagli stranieri anchesotto tale aspetto, stanti le difficoltà a reperire unnumero soddisfacente di adesioni? Eppure l’Italia ètuttora considerata universalmente la Patria prin-cipale della musica.

Le prossime trasferte sono programmate neigiorni di venerdì 19 dicembre per il Don Chisciotte diMinkus a cura del famoso Balletto nazionale diCuba, per continuare nell’anno nuovo con Le nozzedi Figaro di Mozart giovedì 19 febbraio e giovedì 23aprile 2015 per I Puritani di Bellini.

l Flavio Chiastellaro

TRASFERTE CULTURALI«Dalla plastica, fino alla roccia»La sfida verticale di Niccolò Ceria

Com'è iniziata la tua passione per

l ' a rr a m p i c a t a ?

E' iniziata verso l’estate del 2001;ricordo che ero in vacanza a Val D'isere(FRA), per caso ebbi occasione divedere una struttura artificiale e me neinnamorai subito. Appena provai, capiipresto di avere un debole per l'ar-rampicata. Nel 2003 venne inauguratala prima sala boulder biellese e daquell'anno continuai fino ad oggi senzainterr uzioni.

Riusciresti a riassumere la tuaevoluzione, dalla prima volta che haimesso le mani nella magnesite adoggi? Quali sono le motivazioni chehanno alimentato la tua passione?

E’ stato un percorso davvero vario,se pur quasi sempre all'interno delbouldering. Ho sempre amato questopiccolo lato del mondo verticale. Iniziaiad appassionarmi tramite la plastica ele strutture artificiali, luoghi in cui hopassato gran parte dei primi annibadando semplicemente al confrontocon me stesso e alla spensieratezzadell'attività che mi impegnava per oresenza accorgermene.

Dal 2005 iniziai un'ampia parentesiagonistica, ampliando gli interessi ver-so altre branche della scalata. Nel2008 cominciai in maniera molto piùapprofondita a scalare fuori sulla roc-

cia. A quel punto qualcosa cambiòradicalmente in termini di stimoli emotivazione. L'interesse per il mondooutdoor cresceva sempre più, mentrel'entusiasmo per le competizioni ca-lava in maniera drastica. Progres-sivamente mi trovavo sempre più afrequentare boschi e foreste, piuttostoche ambienti agonistici: il lato naturalesoddisfa svariate ricerche e stimoliche per me sono più significativi. Nel2011 lasciai completamente le gare eda più di tre anni mi dedico totalmentealla parte outdoor che è sicuramentemeno sportiva ma molto più esal-

tante.Attualmente sono motivato da vari

fattori. La ricerca di linee sempre piùbelle, emozionanti e perfette; la cu-riosità di vedere i posti più noti nelmondo e anche quelli più selvaggi; ildesiderio di salire massi che provo daanni. Mi motiva il fatto di stare inambienti naturali differenti; ogni luogoha la sua peculiarità e trovo siaparecchio stimolante cambiare settinge tipo di roccia. Insomma ho svariatemotivazioni legate a questo mondoche mi rendono vivo e senza dubbionon riuscirei a farne a meno.

Ti sei tolto un po’ di soddisfazionisui massi in giro per il mondo, c'è unposto che ti ha lasciato qualcosa piùdi altri?

Ogni posto lascia qualcosa di par-ticolare nella tua esperienza e nei tuoiricordi; ogni posto in natura per me hadel bello e dell'unico. Le migliori che hovisto finora potrebbero essere Roc-klands (South Africa), Aland (Finlan-dia), Red Rocks (USA), Fontainebleau(Francia) e il Ticino (Svizzera). Non neho uno in particolare a dire il vero.

Alcuni mesi fa hai avuto un in-fortunio al polso, ora come stai? Cheprogrammi hai per il futuro pros-simo?

Ora va meglio, pian piano cominciaad andare tutto nel verso giusto. Hoperso parecchio e il principale obiet-tivo è sicuramente di tornare prestoalla forma di sei mesi fa. Come ognipassione, stare fermo per problemi èsempre sofferente, ma questo fa partedel gioco e bisogna accettarlo. Hocomunque svariate linee nel raggio di300 km che vorrei provare e con-cludere; inoltre vorrei vedere un saccodi zone in cui non sono ancora stato; lalista dei posti non ha mai fine, quindimuoversi per visitarli sarà semprel’obiettivo principale.

l Alberto Cavasin

La Madonna del Piumin cantata dal CoroLassù tra i monti, nel bosco sovrastante

Bagneri, è stata collocata nell’anno 2000la statua bronzea raffigurante la Madonnadel “Piùmin”, autore l’artista scomparsoSandr un.

Le braccia aperte sorreggono il man-tello, allargato, che sembra voler ac-cogliere e proteggere dai pericoli chiunquechieda aiuto o conforto.

Canta il Coro Monte Mucrone: “O Pro-

tetris, custodisci Tu, sino all’ultimo istantedella nostra esistenza; come lo scorreredei fiumi, incessante, così trascorre lavita, ma Tu Madonna eternamente rimani,a Te il nostro saluto, Ave Maria”.

23ECO DI BIELLAG I OV E D Ì 6 N OV E M B R E 2014

MONTANINA_APD PIETRO MICCA A CURA DI APD PIETRO MICCA

Yoga, la concentrazionecome via per il benessere

Cos’è lo Yoga?Questa è una delle domande che un

insegnante di yoga si sente fare piùsovente. Ed è quella a cui è più difficilerispondere.

Perché per rispondere a una do-manda apparentemente così semplice,ci vorrebbero ore e ore di parole, dispiegazioni, di discorsi teorici sullanascita del pensiero indiano, la tra-dizione millenaria di questa disciplina,sugli effetti sul corpo, sulla mente,sull’umore, sulla qualità della vita.

Innanzi tutto, occorre fare chiarezza.Yoga è un termine che contiene un’in -finità di tecniche e modalità di in-segnamento.

Ci sono scuole con un approccio piùfisico, più energico, e tradizioni cheinvece hanno pratiche più statiche, piùmorbide, più meditative.

Sicuramente in occidente sempre dipiù stanno prendendo piede praticheyoga più intense fisicamente, più le-gate anche ad un lavoro fisicamentepiù impegnativo. Questo per veniresempre più incontro alla mentalità dellanostra società occidentale, meno spi-

rituale e più materialistica che in orien-te.

In ogni caso, però, nessuna praticayoga può esistere senza l’attenzione alrespiro, senza l’ascolto del corpo e la

concentrazione sul “Qui e Ora”.Lo yoga non è una semplice attività

sportiva. Lo yoga, comunque lo sipratichi, porta in sé millenni di tra-dizione, che si traducono in un lavoro

energetico e sottile che ha forti ri-percussioni sulle persone che lo pra-ticano. Oltre ad allungare e rinforzare lamuscolatura e rendere più elastico ilcorpo, ha effetti benefici sulla postura,ma anche sull’umore, sull’energia vi-tale di chi lo pratica. Migliora i rapportiinterpersonali, aiuta ad aprirsi al pros-simo.

Inoltre, attraverso la meditazione,parte inscindibile di qualsiasi praticayoga, aiuta a calmare la mente, e alasciare andare le piccole quotidianearrabbiature, che sembrano ogni gior-no un po’ più inutili.

Tutto questo, oltre a migliorare laqualità della vita, migliora di gran lungale prestazioni sportive di chi lo pratica.Concentrazione, ascolto del corpo, ca-pacità di non cedere a quel “dialogomentale” che troppe volte fa sì che ciarrendiamo anche quando il corpo cela farebbe ancora, sono caratteristichetipiche dei grandi campioni, e che loyoga aiuta a sviluppare.

Permettete alla vostra vita di cam-biare. Fate Yoga.

l Elisa Francese

I 45 anni del Coro Monte MucroneSolitamente, quando si osserva un “prodotto

finito” che suscita interesse e appare perfetto nelsuo insieme, non si pensa al lavoro e all’impegnodei “ costr uttori”, ai problemi che si sono dovutirisolvere affinché il tutto risultasse accettabile efunzionale. Anche organizzare una manifestazione,qualsiasi essa sia, comporta tutta una serie dipassaggi che vanno dall’ideazione, alla proget-tazione e, via via, alla realizzazione. Se da un lato“l’esperienza insegna”, non è detto che tutto possasvolgersi senza intoppi o imprevisti. Immaginiamo

poi che le manifestazioni da realizzare si sus-seguano una dopo l’altra, con la stessa modalità,ma con tipologie e localizzazioni diverse, e ci sirenderà conto della mole di lavoro che occorreràsvolgere. Per il nostro Coro, il 2014 è il 45° anno diaffiliazione alla società Pietro Micca ed era d’ob -bligo celebrare tale ricorrenza perché “del domaninon c’è certezza”. Tenuto conto dei diversi aspetti,si è pensato di celebrare il 45°, organizzando tuttauna serie di rassegne a scopo benefico, invitando icori biellesi e suddividendoli nelle diverse serate.

I concerti si sono tenuti in Biella (Chiesa di SanCassiano- Chiostro di San Sebastiano), e neiSantuari Biellesi (Oropa, Brughiera, San Giovannid’Andorno), riservando al nostro Coro tutta laserata di chiusura al Palazzo Gromo Losa di BiellaPiazzo. Il tutto si è svolto dal 17 maggio al 18ottobre scorsi.

A seconda dei cori partecipanti durante le serate,sono stati proposti repertori molto diversi; il pub-blico ha dimostrato molto interesse e apprezzato lavarietà proposta.

Nell’insieme tutto si è svolto in armonia, si ècreato un clima dicordialità tra i com-ponenti dei diversicori e questo ci hafatto molto piacere,essendo una delleprincipali finalitàdel progetto.

In definitiva, si ècreato uno spetta-colo di “Canti e diAmicizia” apprez -zati dal pubblico, che ha espresso un giudiziopositivo e che si complimentava con i nostri coristial termine delle diverse rassegne. Successiva-mente, le e-mail inviateci dai cori che hannocondiviso questa nostra festa, nelle quali espri-mevano un sincero attrezzamento sia per l’or -ganizzazione sia per lo svolgimento delle serate, haconfermato la riuscita dell’evento; a questo siaggiunge la presenza delle autorità, che hannoespresso un sentito apprezzamento.

Il ricordo nel tempo di questa nostra ricorrenza,oltre a rimanere nella mente di chi l’ha vissuta,resterà nelle “opere” che sono state prodotte;l’opuscolo fotografico commemorativo in primis,poi le registrazioni, gli omaggi ai cori, gli articoliscritti sui giornali, le offerte donate dal pubblicobiellese a favore della “Mensa del Pane Quotidiano”e tutto quanto ha contribuito a far sì che questanostra festa fosse una “Bella festa”, intensa,partecipata, per tutti gioiosa.

l Sandro Coda Luchina

24 ECO DI BIELLAG I OV E D Ì 6 N OV E M B R E 2014

Via Mazzini, 31 - COSSATO - tel. 015.93404

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MONTANINA_APD PIETRO MICCA A CURA DI APD PIETRO MICCA

Striding, con Max Gazzettouna tecnica al top in Italia

Max Gazzetto, cos’è lo striding?Striding è la tua strada, è la tua

energia, è la nostra unica e vera mon-tagna indoor. E’ fatica e sudore, èleggerezza e soddisfazione, è forza eresistenza… Striding sei tu!! E’ unalezione collettiva di fitness musicale, sisvolge su di un tapis roulant col piano ainclinazione fissa. Lo scopo della lezioneè di portare a termine il viaggio im-maginario che ogni volta l’istruttore por-ta gli allievi a fare. Un viaggio semprenuovo, in cui la strada è rappresentatadalla musica che segna il ritmo e lapendenza. Un viaggio che ha delle“montagne” da scalare, uno scambiocontinuo di energia con il proprio vicinoe con l’istruttore; una grande prova divolontà che spesso ci porta a doverstringere i denti per arrivare in cima e ciporta a spostare un po’ più in là il limitedella nostra resistenza.

Raccontaci la tua esperienza, comesei arrivato a diventare uno dei dueStriding National Crew italiani?

Il mio viaggio Striding inizia, come inogni lezione, con un piccolo passo, dalquale non mi sono più fermato e, ogni

volta, è davvero come fosse la prima.Sono diventato istruttore nel 2007 e

dopo due anni di attività in palestra conl’A.P.D. Pietro Micca, sono stato no-minato dall’Accademia Striding di Roma“Regional Presenter” e ho potuto cosìorganizzare i primi eventi regionali inPiemonte, a Ovada, a Torino e a Biella,presentando le mie lezioni ad un pub-blico sempre più vasto e appassionato.Dopo due anni di eventi, durante un’edizione di Rimini Wellness, l’Acca -demia mi ha conferito il titolo di NationalCrew Striding, titolo che condivido inItalia con il mio amico Riccardo Zelli.

Credo di aver contribuito allo sviluppo ealla divulgazione del nostro movimentoattraverso l’applicazione del manuale el’organizzazione di numerosi eventi na-zionali e la partecipazione costanteall’appuntamento clou dell’anno che èsenza dubbio Rimini Wellness, ossia lapiù importante manifestazione mondialedi fitness. Il mio ruolo di National prevedealtresì il mio impegno nel formare nuoviistruttori tramite i corsi di certificazione,che tengo presso i centri ufficiali Stridingche si trovano nel Nord Italia. Il mioultimo corso di certificazione l’ho tenutopresso l’Eracle Sport Center di Como,

una struttura moderna e all’avanguardiaideata e gestita dal Campione del Mondodi calcio, Gianluca Zambrotta, il quale hascelto il nostro programma per l’attivitàindoor praticata dai suoi clienti.

Max, ci hai parlato di Rimini Wel-lness, prova a spiegarci cosa significaguidare una lezione in una mani-festazione così grande.

Guidare una lezione in una mani-festazione così importante comportaore e ore di preparazione della musica,con maniacale attenzione ad ogni par-ticolare, ad ogni sfumatura, ad ognimixaggio. In questi anni di esperienza hocondotto molte lezioni a Rimini, mal’emozione dei primi passi è sempregrande, quando poi la tua musica av-volge tutto, allora diventa più faciletrovare la strada e mettere a ritmo tutti gliappassionati che sono sotto al tuo palcoe si aspettano ancora una volta unastrada da percorrere ricca di fatica e di“pelle d’oca”. Poi quando si torna acasa, si prova a trasmettere ai propriallievi le emozioni ricevute in quei quattrogiorni cercando di rendere interessante especiale ogni lezione.

Tecniche di corsa, dagli studi tecnici al bare-footingPronatore, supinatore, appoggio neutro per i più

fortunati, sono le principali terminologie che en-trano prepotentemente nel bagaglio tecnico deirunners, chiamati prima o poi a fare i conti con gliinevitabili aspetti legati ad un impatto non correttodei piedi sul terreno.

I primi segnali di allarme giungono normalmenteassieme all’intensificarsi dei primi allenamenti,quando il fisico, non abituato al gesto atletico dellacorsa, viene risvegliato forse troppo prepoten-temente dal nostro entusiasmo di “macinare”

chilometri su chilometri. E’ facilmente stimabile daognuno di noi che durante una maratona corsa alritmo medio di 5 minuti/km, si compiono all’incirca40.000 passi e che, uniti alla fase preparatoria(400-500 Km in poche settimane), portano acontabilizzare cifre da capogiro: parliamo infatti dimezzo milione di passi o giù di lì, concentrando inpochi mesi quello che una persona normalecompierebbe in alcuni anni di vita.

Questa semplicissima analisi spiega chiara-mente come l’industria dell’abbigliamento spor-

tivo abbia puntato pesantemente sullo studio,sviluppo e produzione massiccia di calzature ingrado di soddisfare la biomeccanica di ognicor ridore.

Basandosi su una filosofia e cultura diame-tralmente opposta, sta invece prendendo timi-damente “piede” (e scusate il gioco di parole) unatecnica di corsa senza alcuna protezione: nientescarpe, né tantomeno calze, in pratica la rovinaassoluta per le grandi multinazionali dello sport.

Il “bare-footing”, letteralmente “camminata apiedi nudi”, prende in esame la fondamentaleimportanza legata al benessere dei piedi che, perpoterci garantire una buona durata nel tempo (sispera per tutta la nostra vita), dovrebbero esserecontinuamente stimolati a livello muscolare, in-ducendo lo sviluppo delle capacità sensoriali dellepiante inferiori, aiutandoci così ad armonizzare tuttigli altri movimenti del nostro corpo.

Nel corso dell’ultima “Due Santuari Running” (lagara organizzata, il 2 giugno scorso, dalla nostrapolisportiva, in tandem con l’AS Gaglianico 74),abbiamo avuto l’onore di seguire tra i numerosipartecipanti anche le performance di Fr a n c e s c oArone (www.arone.eu, foto sotto), tra i più im-portanti esponenti del “bare-footing” a livellointernazionale, essendo il detentore del recordmondiale di ultra-maratona (100 km).

Ricordiamo l’eccellente posizione di Francesco,che è riuscito a completare i 19,5 Km di asfalto e500 metri finali di sterrato in 1h 29’ 19”, chiudendoalla 48° posizione assoluta.

La squisita disponibilità del personaggio, unitaalla ricca opportunità offerta da questa uscitaspeciale del numero autunnale di “Montanina”, cihanno indotto a chiedergli di raccontarci bre-vemente la sua storia (pagina a lato), la suafilosofia di vita e le sue aspettative future.

l Mario BorginiOrietta e Max Gazzetto

Foto www.biellaedintorni.com

25ECO DI BIELLAG I OV E D Ì 6 N OV E M B R E 2014

Tecnomeccanica Biellese, daoltre 40 anni leader nellaprogettazione e realizzazionedi impianti per la prepara-zione della fibra di lana allafilatura, è oggi più che maiuna delle realtà più attivedel territorio nel mercatoglobale.

Accanto alla produzione pret-tamente meccanotessile edindustriale, l’azienda ha svi-luppato negli ultimi anni unaproduzione parallela per larealizzazione di arredi e com-plementi su misura, al finedi soddisfare tutte quelle ne-cessità che i prodotti stan-dard non possono coprire.

Ecco che tavoli, specchi, maanche soppalchi, scale e ga-zebo prendono vita dalle sa-pienti mani di chi, da quasimezzo secolo, ha fatto dellalavorazione del metallo unvero mestiere d’arte.

Camburzano (BI) - Tel. 015.590993 - www.tbsrl.it www.stefaniaploner.com

MONTANINA_APD PIETRO MICCA A CURA DI APD PIETRO MICCA

Sono un nudista,ma solo nei piedi

L’idea dei piedi nudi è nata nel 2000, quando unasemplice curiosità mi ha portato alla prova di correreper la prima volta senza scarpe. Da lì nasce ilpersonaggio che sono diventato: una forma dicompetizione e ambizione assieme, mi hanno fattoaumentare le distanze percorse, passando da una10 km sino ad arrivare ai 100 km corsi a piedi nudi(record del mondo certificato dal Guinness WorldRecord). A oggi, ho corso quasi 50 maratone, 50mezze maratone e 4 ultra maratone, tutte ri-gorosamente a piedi scalzi e senza considerare gliallenamenti e le piccole garette della domenica.Sono molti i percorsi difficili che ho dovuto superareaffrontando sterrato, come ad esempio nella fasefinale della Due Santuari Running; quando tagli iltraguardo, la gratificazione è cosi immensa che nonsi può descrivere. Una domanda che mi fannospesso è: “Ma non ti sei mai infortunato?”, edicendo la verità sorrido, rispondendo di no, ma sobene che è tutto dovuto al fatto che faccio moltecose importanti affinché tutto funzioni bene: adesempio un’alimentazione perfetta, che non deveessere confusa con la dieta; buone conoscenze inpsiche e coscienza; allenamenti svolti nel modo piùcorretto possibile sfruttando anche la mia qualifica di“istruttore di benessere”. In più occasioni ho provatoa contattare alcune aziende produttrici di scarpeperché sono convinto che la mia esperienza econoscenza del piede possa produrre un eccellentecollaborazione mirata al miglioramento di quellescarpe che in realtà producono seri danni al fisico.Spero che in futuro questo mio progetto possadecollare seriamente.

l Francesco Arone

IL RACCONTO: FRANCESCO ARONE

Pivotto e il “Tor de Geants”Il Tor de Geants (“Giro dei Giganti” in

dialetto valdostano) è un’endurancetrail di 330 km e 24000 metri didislivello.

13 settembre 2013 ore 22.

Eccomi Courmayeur, sto arrivando!Sono passati cinque giorni e mezzo daquando ti ho lasciato...

Non sento più la stanchezza e corroaumentando l'andatura, ormai è fatta!

Quando vedo lo striscione dell'arrivo,l'emozione sale; il pubblico, i flash deifotografi, lo speaker che urla il mionome!

Mi sento vincitore, l'idea pazza diiscrivermi a una gara di 330 km inmontagna non era così pazzesca, l'im-presa che mi sembrava impossibile èora compiuta!

Che commozione, dopo la firma sultabellone dei FINISHER, gli abbraccidelle persone care che sono venute adaspettarmi fin qui.

A chi mi dice che sembro stravoltodalla fatica rispondo che esagera, in-fatti, a parte qualche dolorino, tuttosommato mi sembra di stare bene.

Forse hanno ragione loro, me neaccorgo subito dopo aver fatto la doc-cia e cenato: mi rilasso seduto accantoalla mia compagna che mi riporta acasa e mi sento investito da unastanchezza mai provata prima.

Gli occhi si chiudono inesorabil-mente, faccio in tempo solo a ribadire ame stesso la decisione già presa du-rante le ultime dure salite e conseguentiinterminabili discese:

MAI PIU'!

7 settembre 2014, ore 10.

Come volevasi dimostrare eccomipronto ad affrontare per la secondavolta la sfida dei giganti!

La decisione è maturata poco alla

volta.Infatti, col passare dei mesi la me-

moria mi ha giocato un brutto scherzo:i ricordi della fatica, del freddo e delsonno patito durante la gara sonosbiaditi mentre sono rimaste ben vive leemozioni, le sensazioni e i paesaggistupendi che si ammirano in questoviaggio nella natura.

Mi sono posto nuovi obiettivi e nuovemotivazioni per trovare gli stimoli giustiad affrontare la lunga preparazione.

Rispetto a un anno fa sono piùfiducioso e credo che riuscirò a go-dermi appieno questa avventura.

12 settembre 2014, ore 21.30.

Sento in lontananza l'altoparlante e gliapplausi che annunciano i concorrentiman mano che arrivano.

Sono davvero felice, anche questa èandata.

Certo non è stato facile, ho dovutoaffrontare le fatiche già sperimentatema anche nuovi problemi.

Ho capito quanto sia importanteavere amici e famigliari che ti seguono esostengono con calore e affetto.

Le conoscenze con i compagni diviaggio occasionali con cui si con-dividono lunghi tratti di percorso e lasimpatia dei numerosissimi volontari aogni ristoro rendono più facile l'im-presa. Quando calco il tappeto rossoche porta sotto lo striscione del tra-guardo, vivo il momento più esaltante:annunciano l'arrivo di un doppio fi-nisher. Ebbene sì, sono io!

Magicamente la stanchezza sembrasparire ma è pronta a prendere ilsopravvento inesorabile poco dopo,non appena mi rilasso un po'.

Questa volta me lo devo propriosegnare: MAI PIU'!

Sì… ma fino a quando?l Valerio Pivotto

Crescere insieme all’Ippon 2 Karate“Pr o n t o ? ”“Buonasera, sono Milena Biollino, vorrei parlare

con il Presidente Ercole Passera.”É iniziata così, nel mese di giugno, la nuova

avventura della IPPON 2 KARATE insieme alla storicaPIETRO MICCA. La IPPON 2, nasce nel novembre1988, grazie alla passione e all'entusiasmo delTecnico Maurizio Feggi, Maestro Specializzato, sestoDan. Probabilmente la metodologia, la sensibilità e laspecializzazione del Maestro Maurizio verso i giovaniha costituito nel corso di questi anni, un folto gruppopreparato e motivato, tanto da sentire l'esigenza ditrovare spazi più ampi e adeguati per lo svolgimentodei corsi. Proprio per questo abbiamo cercato unasede operativa idonea, trovando in Pietro Micca,proprio ciò che cercavamo: una splendida struttura,professionalità e collaborazione. Maurizio si è av-

vicinato al Karate all'età di 16 anni con il maestroVittorio Beloli, già “vicino di casa” della sezionescherma. In seguito, l'esperienza e la partecipazionea numerose competizioni, hanno spinto Maurizio adimpostare gli allenamenti per i suoi atleti sull'attivitàagonistica e la partecipazione a molti corsi dispecializzazione Fijlkam gli ha permesso di ottenererisultati di rilievo e di ricevere l'incarico di Re-sponsabile Regionale dell'attività pre-agonistica. L'a-gonismo, si rivela un momento importante e ne-cessario per l'adolescente, poiché abitua al con-fronto con l'avversario, aiuta ad accettare e superare

i propri limiti personali e applicare quindi un impegnocostante e serio per il loro superamento, educando alrigore e alla disciplina.

Alla IPPON 2 viene dedicata una particolareattenzione ai bambini, i corsi infatti sono divisi perfasce di età, proprio per impostare un lavoro coe-rente con le fasi dell'età evolutiva, in cui gli obiettivisono rivolti allo sviluppo dell'intelligenza psico-mo-toria. L'avventura quindi continua all'insegna dellapassione e dell'entusiasmo, in sinergia con nuoviamici e prospettive future di crescita insieme.

l Milena Biollino

26 ECO DI BIELLAG I OV E D Ì 6 N OV E M B R E 2014

MONTANINA_APD PIETRO MICCA A CURA DI APD PIETRO MICCA

Esperienza internazionaleper tre promettenti atlete

Nel mese di maggio, le giovani ginnaste MartinaPozzato, Matilde Bono e Alice Andreetto (classe2003), accompagnate dalla Tecnica Federale Ma-rica Giovannini, hanno disputato la loro prima garainternazionale a Madrid, il “Trofeo InternacionalPo z u e l o ”.

L’avventura inizia in aereoporto a Malpensa:l’emozione che traspare dai volti delle ginnaste inattesa di prendere il volo fa presagire la voglia diesserci e di mettersi in gioco.

Madrid le sorprende e le stupisce ad ogni passo.Occorre famigliarizzare con un ambiente nuovo e“ostile”, a cominciare dalla lingua.

Gli attrezzi però sono uguali in tutte le palestre e leginnaste acquistano subito nuova sicurezza. Conloro si allenano atlete di altre nazioni; oltre laSpagna, sono presenti ragazze della Francia, delBelgio, dell’Olanda e del Portogallo.

Nella loro categoria, “Little Gymnast”, erano 33 leatlete in gara, appartenenti a 13 differenti “Clubs”.

La grinta con cui Martina affronta il suo primoattrezzo in gara, le parallele, fa ben sperare in unacondotta di gara precisa ed elegante, e così è:nessun errore per lei.

Non da meno le compagne Matilde e Alice che sifanno onore negli altri attrezzi.

La piccola squadra italiana chiude con buonirisultati che gratificano anche tecnici e dirigenti dellaPietro Micca per il duro lavoro svolto da tutti, inpalestra e fuori.

Si torna motivati e rinnovati nella grinta e nellospirito per nuovi e sempre più stimolanti ap-puntamenti.

GINNASTICA ARTISTICA

«Sono un runner cieco,correre mi fa vivere meglio»

Sono un modestissimo runner cieco; corro con unacerta regolarità da circa 10 anni. La corsa ha gra-dualmente assunto sempre maggiore importanza nellamia routine fino ad arrivare a costituire un elementobase per il mio quotidiano equilibrio.

Correre contribuisce ad aggiungere due ingredientifondamentali a tutto l’impasto: il perseguimento digrande soddisfazione, nel momento in cui riesco acogliere gli obiettivi prefissati; il raggiungimento di unostraordinario stato di benessere psicofisico, ogni qual-volta mi ritrovo ad aver concluso un allenamento duroma proficuo e performante. Dato il mio handicap,ovviamente, tutto ciò non sarebbe realizzabile senzal’ausilio di una guida, la quale si renda disponibile acorrere con me, ad adeguarsi al mio ritmo e stato diforma del momento, a spendere parte del suo tempocorrendo in un modo un po’ fuori dagli usuali schemi.

Per circa 4 anni ho corso sempre ricorrendounicamente all’apporto offertomi da parte di una solapersona, con cui, peraltro, ancora oggi mi alleno e concui il feeling si fa, se possibile, sempre più intenso.

Nel 2008 tuttavia, in seguito ad una normale evo-luzione delle mie nonché delle sue esigenze, ho avvertitola necessità di reperire nuove guide, decidendo così diiscrivermi alla società polisportiva Pietro Micca, oveeffettivamente ho ricevuto grande ed inattesa ac-coglienza da parte della relativa sezione podistica.

Inizialmente, non ero solito seguire una particolare

tabella di lavoro, tuttavia, divenendo i miei obiettivisempre più “ambiziosi”, e riscontrando che adattarsi aiprogrammi delle varie guide avrebbe potuto comportareanche un incremento delle probabilità d’infortunarsi, hoincominciato a provare a seguire una tabella per-sonalizzata, esclusivamente predisposta sulla basedelle mie caratteristiche e dei miei piani.

Con il tempo, ho fatto registrare dei discreti mi-glioramenti nelle prestazioni e il mio tasso di sod-disfazione è ulteriormente cresciuto, grazie all’intro -duzione di tali accorgimenti, anche la mia integrità fisicane ha tratto beneficio. Questa “maturazione” tecnica èda ricondursi quasi esclusivamente a un’evoluzione insenso quali-quantitativo del gruppo delle guide, da pocopiù di un anno integrato da nuovi forti runners nonaffiliati alla Pietro Micca, resisi egualmente disponibili aseguirmi e supportarmi nei miei allenamenti. Diventaimportante sottolineare che il sacrificio offerto daqueste persone è rilevante, in quanto non solo scelgonodi regalarmi una fetta del loro tempo, no, molto di più; lemie guide, come già anticipato molto più veloci di me,accettano di adeguarsi alla mia programmazione, diallenarsi lungo percorsi a me più confacenti, di correread un ritmo nettamente inferiore al loro. Oggi la qualitàdella mia vita è sensibilmente migliore anche in forza ditutto ciò, e la speranza è che tale gruppo possa ancoraestendersi, integrandosi con nuovi elementi.

l Matteo A.

Il signore dell’anello ci fa sudare veloci con luiL’anello, citato nel titolo un po’

fantasy dell’articolo, rappresenta inquesto caso quell’accessorio tec-nico indispensabile per legare laguida al compagno corridorenon-vedente, un elemento moltodiscreto che, anche in questi casi,consente nel modo più naturalepossibile la pratica dell’attività spor-tiva che sta’ alla base di qualsiasidisciplina: la corsa.

L’anello del nostro racconto, dal2008 ad oggi, ha unito un nutritogruppo di guide all’autore dell’ar -ticolo sottostante, Matteo A., cheda sempre ha voluto colorire lesessioni di allenamento proponen-do periodicamente diverse tipologiedi legaccio: siamo passati infatti daltradizionale cordino colorato allacinghia delle tapparelle, dal cavobianco con connettore BNC uti-

lizzato per il collegamento del te-levisore alla presa dell’antenna, alpiù tecnologico cavetto nero USB.Un esperienza quindi anche un po’“elettrizzante” per le guide biellesi,che devono necessariamente man-tenere un discreto stato di formalungo la settimana per poter ga-rantire un allenamento di buonaqualità a Matteo nel week-end.

l Mario Borgini

27ECO DI BIELLAG I OV E D Ì 6 N OV E M B R E 2014

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MONTANINA_APD PIETRO MICCA A CURA DI APD PIETRO MICCA

La scelta di Sofia Passini:«In palestra come a casa»

In una giornata come tante altre, miopapà mi ha fatto una sorpresa, “comeun regalo”, mi ha detto. Questo infattiha modificato tutto, rendendo quellagiornata davvero indimenticabile.

All'incirca verso le cinque del po-meriggio mi ha portata davanti ad unastruttura grandissima che inizialmentemi ha un po' intimorita, ma varcata lasoglia tutto si è trasformato in un“paradiso per bambini”: c'erano ma-terassi di qualsiasi forma e colore,alcuni mi facevano addirittura rim-

balzare!Poi una volta

accolta tra lebraccia di unamaestra, la-sciando il papàseduto su unapanchina aguardarmi, so-no entrata sco-prendo untrampolinoelastico enor-me e un im-mensa piscinanel pavimentopiena di mor-

bidissimi cubetti ognuno di colorediverso!

Una volta finito il giro turistico misono messa in fila insieme a tutte le

altre bambine, abbiamo fatto un saluto“speciale” e abbiamo cominciato acorrere, saltare, fare capriole, saltialtissimi e ci siamo anche tuffati nellapiscina di cubetti; insomma, comeprima esperienza è stata stupenda.

Ovviamente i problemi non hannotardato ad arrivare, infatti le voltesuccessive, quando chi mi portava

non rimaneva a guardarmi tutta lalezione oppure il gioco che stavofacendo a casa era divertentissimo, hocominciato a fare storie per andare inpalestra; i miei genitori sembravanonon ascoltarmi più di tanto e tutte levolte inventavano piccole scuse perpor tarmi.

Questi piccoli inconvenienti, tutta-

via, sono spariti man mano che pren-devo confidenza con la mia inse-gnante, le mie compagne, il mio corpoe la tenacia e costanza dei miei genitoriveniva ringraziata quasi sempre dalmio sorriso meraviglioso stampato inviso ogni volta che uscivo dalla pa-lestra.

Pa s s a v a n o gli anni, salivo di livello,l'impegno era sempre maggiore, gliallenamenti hanno cominciato a es-sere più intensi e frequenti e alcunecompagne a cui ero molto legatasmettevano; io, però nonostante fosseduro andare avanti continuavo, perchéla passione era tanta e le soddisfazioniche mi regalava questo sport, im-mense.

Insomma oggi sono ancora qui, conmaggiore padronanza del mio corpo,un fisico interessante, forse non ec-celsi risultati a livello nazionale mafantastiche gratificazioni raggiunte nel-le trasferte in mezza Italia con lasquadra e nei risultati comunque si-gnificativi, che mi hanno resa più fortee sicura di me stessa sia fisicamentesia nello spirito.

Ora sono io che prendo per mano lebambine che fanno i primi passi inquesto mondo; e da piccoli bruchivivaci cerco di trasformarle in leg-giadre farfalle.

l Sofia Passini

Che cos'è la Ginnastica Ritmica?La ginnastica è un gioco, la ginnastica è un

passatempo che diverte, è indossare un body edelle scarpette, è un punto d’incontro con leamiche, è la gioia che si realizza nel momento incui si entra in pedana, è l’euforia data dal muoversie saltare sulla musica…

E’ una passione che si insinua in profondità donaalle bambine emozioni che non avrebbero maipotuto vivere se non si fossero avvicinate a questadisciplina. La ginnastica è coordinazione, velocitàe destrezza; è agilità e raffinatezza del movimento.

Ogni ginnasta impara negli anni a conoscersiprofondamente, a riconoscere i propri limiti e leproprie potenzialità, a sentire ogni muscolo.

La ginnastica insegna il senso della disciplina e ilrispetto delle regole. Si impara a seguire le in-dicazioni delle proprie insegnanti, a impegnarsi ilpiù possibile per far si che una cosa venga almeglio, a fare dei sacrifici per ottenere ciò che ci siè prefissi. La gara, per le ginnaste non è unmomento solamente agonistico, ma anche unasorta di lezione di vita, dove l’amicizia, la lealtà, lapreparazione, le emozioni e i sacrifici si intreccianodando vita ad esperienze uniche ed indimen-ticabili.

Ottenendo dei risultati cresce l’entusiasmo chegenera voglia di migliorarsi e di spingersi ancoraoltre. Le bambine imparano a non arrendersidavanti alle difficoltà, ad affrontare gli ostacoli edare sempre il meglio. Imparano a essere aperte,ad ascoltare le proprie sensazioni e a dedicareanima e corpo alle co-se che amano.

La ginnastica è ilsabato mattina, ore8.00. La scuola nonc’è, ma la sveglia diAlice, 14 anni, non dàtregua: è ora di alzarsi,non si può arrivare tar-di agli allenamenti. Ali-ce è in palestra daquando aveva sei an-ni, ha iniziato per gio-co si è innamorata diquesta disciplina ed èarrivata a gareggiare in serie A accanto alle miglioriginnaste del mondo. La ginnastica è Emilia, 8 anni,che vorrebbe venire in palestra tutti i giorni perchésogna di diventare brava con le clavette come Alice.La ginnastica è Giulia, 4 anni, che non vede l'orache sia il martedì per andare in palestra a divertirsiimparando a usare il nastro insieme alla sua amicaMaddalena. La ginnastica è Irina che le allena, chele vede crescere, superare le proprie insicurezze,che le accompagna in pedana e che le consola sequalcosa non va come si erano prefissate. Insegnaloro come affrontare i propri limiti e a gioire appienodelle piccole conquiste quotidiane personali.

Passione, consapevolezza, sentirsi parte di ungruppo, responsabilità, gioia, conquiste…

La possibilità di avvicinarsi a questo mondo ecogliere anche solo una minima parte di questi donifondamentali per la propria formazione e sviluppodella personalità è una possibilità imperdibile perogni bimba.

l Marta Nicolo

28 ECO DI BIELLAG I OV E D Ì 6 N OV E M B R E 2014

MONTANINA_APD PIETRO MICCA A CURA DI APD PIETRO MICCA

La scherma è passione,anche se la si ammira...

Sono entrata a far parte del mondo della schermanel 1995, grazie alla mia amica di gioventù LauraBricarello, allora responsabile sezionale. Ero andata inpensione da poco e cercavo un modo per trascorrereil tempo rendendomi utile con un lavoro volontario.

Il primo impatto è stato molto particolare perchénon conoscevo l’ambiente; c’era un misto di stuporee curiosità.

Sono 19 anni che frequento la sala d’armi e lascherma nel tempo è diventata un “amore sfegatato”.Ho visto le persone trasformarsi nel tempo: credo chevedendo passare molte generazioni diverse, nelcorso degli anni si abbia una bella visione delletrasformazioni sociali. Le persone sono cambiate.Non in meglio o in peggio, c’è semplicemente unadifferenza nei comportamenti e negli atteggiamenti.E’ sempre stato un ambiente giovane e giovanile; èpositivo e piacevole trascorrere ore in palestra ed iomi sono sempre trovata molto a mio agio.

L’approccio è serio e leggero al tempo stesso: silavora duro, c’è molto impegno da parte di tutti, maparallelamente ci si diverte, si scherza e si stainsieme. Se così non fosse, non sarei riuscita aresistere tutti questi anni! Pur da esterna, mi rendoconto delle capacità e della passione che le in-segnanti mettono nel loro lavoro. Sono riuscite acreare una società competitiva a livello nazionale,mantenendo un clima piacevole e sereno.

Credo che la scherma insegni principalmente ilrispetto: per l’avversario, per le regole, per le in-segnanti. Occorre una grande disciplina e moltoimpegno per raggiungere un buon livello e sono felicedi vedere tanti ragazzi lavorare in questo modo.

Anch’io ho un sogno, pur non essendo un’atleta:spero, un giorno, di poter indossare una divisa dascherma! In palestra non c’è la mia taglia, ma nondispero so che un giorno avrò finalmente questaoccasione.

l Carla Grassi

CARLA GRASSI, SEGRETARIA SEZIONALEFederico Magni, ex azzurro:«Scherma, ti prepara a tutto»

Ho iniziato a fare scherma a 7 anniperché Andrea, un mio compagno discuola, ha iniziato prima di me e mi haconsigliato di provare.

Non ho ricordi dei primi anni, per meera un gioco ed ero piuttosto incon-sapevole. Il primo grande cambiamento,che coincide con il primo vero ricordo, èstato quando ci siamo trasferiti dallapalestra di Piazza Curiel a quella di ViaMonfalcone. Ero alle scuole medie e da lìla scherma ha cominciato ad assumere

un ruolo diverso nel-la mia vita: è passatadall’essere un sem-plice gioco a esserel’unica cosa cheavrei veramente vo-luto fare. Ho ottenutoottimi risultati anchein campo internazio-

nale, ma la gestione dell’alto livello non èsemplice. Occorre capire le proprie po-tenzialità e gestire al meglio la propriatesta. All’epoca probabilmente non eroabbastanza maturo per vivere serena-mente l’impegno e i risultati che essoproduceva. Nel momento in cui affron-tavo le gare, non ero in grado di gioire per

quello che facevo; nessuno mi ha maicostretto a impegnarmi, a lavorare duro;ho sempre fatto tutto da solo. La miatesta mi diceva che era quello chedovevo fare. Cinzia, il mio Maestro, mi èsempre stata vicina e abbiamo lavoratoinsieme attraversando momenti di gioia,ma anche tanti momenti di difficoltà. Perme è stata non solo una guida tecnica,

ma anche spirituale.

Oggi riesco ad allenarmi meno acausa dell’università. Sono più sereno ela scherma è tornata a essere solo unosvago. Grazie a questa tranquillità riescoad apprezzare i miei risultati passati, dicui mi rendo conto solamente ora. Lasoddisfazione più grande è stata il terzo

posto in Coppa del Mondo a Budapest,nel gennaio 2010, una delle mie primegare internazionali. Era un risultato ina-spettato, dato anche il fatto che quelgiorno avevo la febbre e non avrei maicreduto di poter affrontare una gara diquella portata. Anche qui ho imparatoquanto la testa ti permetta di superare deilimiti che credevi invalicabili.

Grandi soddisfazioni sono arrivate an-che dalle due gare a squadre che hovinto, conquistando la serie A2, insiemeai miei compagni Alessandro, Edoardo,Marco e Pietro. Condividere il momentodella vittoria con persone care è davverouna bella sensazione. L’emozione piùgrande che ho vissuto in pedana è stataquando avevo 15 anni. Ho battuto Ga-briele Bino, oggi atleta della NazionaleItaliana e all’epoca numero uno indi-scusso nella nostra categoria.

La scherma mi ha insegnato a esserepronto a tutto. Occorre saper accusare lesconfitte, essere pronti a perdere. Da lìpoi, è importante il percorso personaleper rialzarsi e riprendere il proprio cam-mino. Si può imparare tantissimo in queimomenti.

l Federico Magni

Il ritmo della mia vita? Il rumore delle lame che s’incrocianoSi potrebbero spendere un'infinità di parole su

cosa sia la scherma. Difficile, per chi ne fa parteda tutta una vita, scegliere quelle adatte araccontarla su carta a un pubblico vasto.

Proviamo a farlo "dall'interno", ripercorrendo ilfilo dei ricordi e delle esperienze di persone chehanno attraversato questo mondo, ognuna conun ruolo diverso.

Come ho già detto, è difficile per me parlaredella scherma. Quando si ha una passione, unaqualsiasi passione viscerale, sembra di smi-

nuirla al solo tentativo di raccontarla. Non riu-scirei a utilizzare le parole giuste nemmenopotessi utilizzare un intero giornale.

Sono nata in una sala d'armi.Non letteralmente, ma certamente ho vissuto

buona parte della mia vita tra il rumore metallicodelle lame che si incrociano e il costante emonotono "bip" degli apparecchi segnapunti.Negli anni, questi suoni sono stati assimilati tantoda non essere nemmeno più percepiti dalle mieorecchie, se non quando qualche “non addetto ai

lavori” mi chiede “Ma come fate a passaregiornate intere in mezzo a questi rumori?”

Già, come facciamo? Come facciamo a rap-portarci con ogni nuovo allievo, a conoscerlo ecapirlo? Come accettiamo di uscire dalle lezionicon lividi in tutto il corpo? Come abbiamoimparato a svegliarci ogni weekend in una cittàdiversa, in un letto diverso?

Non ci sono risposte razionali.E’ semplicemente la nostra vita.

l Jessica Lagna

Il gruppo della scherma con al centro Carla Grassi. Nel riquadro, Federico Magni

29ECO DI BIELLAG I OV E D Ì 6 N OV E M B R E 2014

MONTANINA_APD PIETRO MICCA A CURA DI APD PIETRO MICCA

Vittoria, 10 anni:«Mi diverto tanto»

Mi chiamo Vittoria Siletti (foto), ho dieci anni, e hovisto la scherma per la prima volta in tv. Erano leOlimpiadi e mi è piaciuto molto. Inoltre mia zia eraun’atleta e consigliere sezionale della Pietro Micca. Hainiziato per prima mia sorella minore Carolina e io l’hoseguita, ma mi sono trovata, per problemi di orario, ingruppo di bambini più piccoli di me. Mi divertivo, male mie insegnanti dicevano che ero brava e che avreidovuto spostarmi in un gruppo di atleti della mia età.

Con un po’ di sacrificio deimiei genitori sono riuscita acambiare orario. Quando hoiniziato ad allenarmi con lo-ro, ho capito che mi sareidivertita ancora di più, per-ché utilizzavamo le armi diferro ed era tutto più “vero”.

La mia prima gara l’hovinta. Era il secondo anno discherma ed è stata una bellasoddisfazione; la ricordo co-

me l’emozione più grande della mia carriera perchénon me lo sarei mai aspettata. Non è facile mantenerela concentrazione per tutta la durata dell’assalto equando si è in svantaggio è difficile restare tranquilli epensare solo all’azione da fare. Credo che sia la cosapiù complicata. Sei tu, con il tuo avversario davanti, edevi solo pensare a fare la cosa giusta per toccarlo.Devi affrontarlo da solo, anche se c’è sempre una delleinsegnanti a fondo pedana, non può vincere per te.

Oggi per me la scherma è diventata importan-tissima, non so cosa farei se non ci fosse. E’ un belmodo di divertirsi in compagnia; dà sempre nuovistimoli per crescere sia tecnicamente sia perso-nalmente e spero di poter un giorno raggiungere il miosogno. Quale? Il sogno di qualunque sportivo, leOlimpiadi.

Testo raccolto da Jessica Lagna

SEZIONE SCHERMA Marcialonga, alternarsi d’emozioniSuona presto, prestissimo, la sveglia

la mattina della Marcialonga, troppopresto per i miei gusti.

Appena riesco ad aprire gli occhi, conla notte che ancora si affaccia allafinestra, la domanda si presenta pun-tuale e spontanea nella mia mente: “Machi me l’ha fatto fare….??”

Ma ormai ci siamo, è tutto pronto eallora si va, la colazione abbondante,tanto abbondante da sembrare un pa-sto, gli sguardi addormentati e ansiosidei compagni di avventura, il viaggio inpullman per la piana di Moena, tutti congli sci in mano, ognuno perso nei suoipensieri: chi spera di abbassare i tempiper migliorare la propria prestazione echi, come me, spera di riuscirci solo perrendere un po’ meno lunga questaagonia!!!

Fa sempre tanto freddo alla partenzadella Marcialonga, alle 7:30 del mattino,a gennaio, in Trentino, è così.

I piedi e le mani fanno male, ilpensiero torna alle coperte calde chequalche ora prima donavano sensazionidecisamente diverse e ancora una voltala domanda torna alla mente: “Ma chime l’ ha fatto fare???”

Migliaia di persone di tutte le età e daogni angolo del mondo.

Tutti lì per lo stesso grande obiettivo:percorrere i 70 km che li separano daltraguardo di Cavalese.

Colpo di cannone e si parte.Il lungo serpente dei 5000 parte-

cipanti comincia ad allungarsi, capi-tanato dai big dello sci di fondo chedivoreranno il percorso, e concluso dai“bisonti” come me, che ne assapo-reranno centimetro per centimetro.

I primi chilometri sono sempre i piùimpegnativi, le gambe fredde e dure, ilfiato da rompere, il ritmo difficile daprendere nel “traffico” dei tanti par-tecipanti e quella domanda che torna, dinuovo, ancora, a insinuarsi nella mente:

“Ma chi me l’ha fatto fare???”.Poi la giornata comincia a scorrere e

le emozioni ad alternarsi, i paesaggi aogni curva diversi, gli scambi di battutecon chi, come me, ha deciso di passarela giornata in questo meraviglioso, ma-sochistico, modo o con chi ti accogliesorridente ai ristori.

I momenti di sconforto ogni tanto miassalgono, insinuando il tarlo del “nonce la farò mai!”.

Il sorriso raggiante di quel bimbo chelungo la strada, fuori dalla sua casa, mi

corre incontro con un bicchiere di thècaldo mi scalda l’anima!

Quando ormai ho trascorso ses-santasette dei settanta chilometri e hosolo voglia di arrivare… mi trovo ai piedidi una salita a tornanti che scorag-gerebbe chiunque e quindi, ancora unavolta: “Ma chi me l’ha fatto fare???”.

In un modo onell’altro la af-fronto, intanto leombre della se-ra mi stanno av-volgendo e vedole luci del paeseche lassù miaspetta. Le ul-time curve diquella salita chetanto ho speratodi arrivare a fare, il ponte di legno sottocui passare e poi il rettilineo di arrivo.

Sono ancora tutti lì, ad aspettarmi eincitarmi, esattamente come hanno fat-to, molte ore prima, con il vincitore. Allostesso identico, caloroso, modo.

Sono ormai dieci ani che vivo questaemozione, con il cuore gonfio e leguance bagnate di lacrime di gioiaincontenibile. Passo il traguardo e pen-so già all’iscrizione dell’anno prossi-mo… ora so chi me l’ha fatto fare.

l Orietta Gazzetto

Marcia alpina di regolarità: un bel modo di tenersi in piena forma!Sei un agonista nato, ma non hai molto

tempo per allenarti? Prova con una gara dimarcia alpina di regolarità! Quando, tanti annifa, un amico mi chiese di sostituirlo in unagara a pattuglie per la Pietro Micca, nonsapendo in cosa consistesse, ero parecchiorestio e gli chiesi: “cosa devo fare?” Mirispose: “Sai camminare? Per questa volta èsufficiente”.

All'inizio ho faticato ad adattarmi al con-cetto di “gara di regolarità”. Infatti, non vincechi impiega meno tempo, ma chi si avvicinamaggiormente al tempo ideale di percor-renza. In cosa consiste una gara? Si tratta di

camminare alla velocità oraria che vieneassegnata dagli organizzatori, valutando ledifficoltà del percorso. Sulla base delle mi-surazioni effettuate da chi organizza e dellemedie assegnate con un calcolo matematico,si ottiene il tempo “ideale” di percorrenza. Loscarto in secondi tra “tempo reale” e “tempoideale” determina le “penalità” di ciascunsettore. Sommando quelle parziali, si hannole penalità totali di ciascun atleta. Vincerà lagara il concorrente con minor penalità.

Ogni concorrente parte un minuto dopo chilo precede. Le gare individuali sono di circa12 chilometri, quelle a coppie circa 15

chilometri. Ricordo che fanno parte dellaPietro Micca, gli atleti Flaviano Pivotto eLorenzo Miola, che si sono classificati al 2° e3° posto nella classifica finale del cam-pionato regionale categoria amatori. Per co-loro i quali volessero cimentarsi, verrà tenutoun corso di avvicinamento nei mesi didicembre/gennaio: per informazioni contat-tare la segreteria o telefonare allo015-31056. L'attrezzatura per gareggiareconsiste in un cronometro, un paio di scar-poncini, uno zainetto con materiale in caso dipioggia e... buona camminata!

l Ivo Gedda

30 ECO DI BIELLAG I OV E D Ì 6 N OV E M B R E 2014

SCONTO AI SOCI 10%

MONTANINA_APD PIETRO MICCA A CURA DI APD PIETRO MICCA

Come contattarci!Sito internet: www.pietromicca.itSegreteria generale presso la sede:Via Monte Mucrone 3, BiellaTel.: 015.21361Email: [email protected]: 015 30679La segreteria è aperta tutti i lunedì pomeriggio,

dalle ore 18:00 alle ore 20:00Info point presso "L'officina del movimento"Via De Mosso, 31 a Biella Chiavazza (dal lunedì al

venerdì - nei mesi da settembre a giugno - dalle ore17:00 alle 20:00) Tel.: 015.0990259

Presidente: [email protected]: [email protected] Alpina: [email protected] Coro: [email protected] Escursionismo: escursionismo@pietro-

micca.itSezione Fitness: [email protected] Ginnastica: [email protected] Podismo: [email protected] Scherma: [email protected] Sport invernali: sportinvernali@pietro-

micca.itSezione Turismo: [email protected]

Clerico: «Fare sport vuol dire salute»Abbiamo fatto alcune domande a Ma-

rio Clerico (foto), primario del reparto diOncologia dell’Ospedale di Biella e fre-quentatore dell’Officina del Movimento.

Mario, quanto è importante l’attivitàfisica nella prevenzione delle malattietumorali?

Muoversi è bello: dopo una cam-minata, una corsa o qualsiasi altra attivitàfisica ci si sente meglio, come i bambiniche giocano, sudano e alla sera sonostanchi ma felici. Il nostro corpo, con ilmovimento, è anche meglio attrezzatoper difenderci: moltissimi studi hannoevidenziato che l’attività fisica è impor-tante per prevenire le malattie cardio-vascolari, il diabete, i tumori e molti altrepatologie.

Chi è malato, se fa esercizio fisico, hauna prognosi migliore.

Non è necessario immaginare ore e orechiusi dentro una palestra: ognuno puòscegliere l’attività che preferisce, com-patibilmente con la propria età e la propriacondizione fisica. E’ consigliabile chequesta sia di almeno 30 minuti al giorno,oppure un’ora 3-4 volte alla settimana, e

che aumenti il battito cardiaco: una cam-minata veloce, una pedalata, ma ancheballare o fare giardinaggio.

Quali le indicazioni per l’alimenta -zione più corretta?

La maggior parte dei tumori è con-seguenza dello stile di vita: fumo, alcool,

alimentazione, scarsa attività fisica, obe-sità. Mentre tutti conoscono i danni cau-sati dal fumo e dall’alcool, pochi sonoconsapevoli dell’importanza dell’alimen -tazione e del sovrappeso. Già Ippocratediceva: “Fa che il cibo sia la tua medicinae la medicina sia il tuo cibo”. Noi italianisiamo famosi per la nostra cucina. La

dieta mediterranea è considerata la mi-gliore del mondo e i popoli che ne fannouso i più longevi. Ma le cose stannocambiando: i cibi sono sempre più raf-finati, quindi impoveriti di sostanze fon-damentali per la nostra salute, e lavoratiindustrialmente, spesso con aggiunta disostanze che non comparivano nelladieta dei nostri nonni, come i grassiidrogenati. Basta osservare le etichettedei cibi acquistati per accorgersi di quantesostanze vengano aggiunte. Dunque bi-sogna basare la propria alimentazione sucereali integrali, legumi, frutta, verdura,semi oleaginosi. D’altra parte si deveridurre il consumo di carni rosse, salumi,formaggi (che contengono grassi saturi)e di zuccheri. Gli zuccheri aumentano laproduzione di insulina, mentre i cibi ricchidi grassi saturi ne ostacolano il fun-zionamento. L’insulina, oltre ad abbassarela glicemia, stimola la crescita cellulare equindi la formazione di tumori.

Che consigli ci dai per una buonasalute?

Fare attività fisica, non essere in so-vrappeso, non fumare, mangiare bene.

l Orietta Gazzetto