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1 VALORI, SÉ E PERSONALITÀ Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004 Capitolo 8. Valori, sé e personalità

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VALORI, SÉ E PERSONALITÀ

Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004Capitolo 8. Valori, sé e personalità

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Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004Capitolo 8. Valori, sé e personalità

La cultura è una costellazione di valori

Ciò che le persone credono bene o male, giusto o sbagliato, desiderabile o

indesiderabile

Hofstede definisce i valori come la tendenza generale a preferire certe condizioni e situazioni del mondo

rispetto ad altre

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Valori e cultura

I valori sono l’espressione della desiderabilità e costituiscono le credenze che fanno riferimento a scopi

desiderabili e alle condotte opportune al loro conseguimento

Motivano le persone al raggiungimento degli obiettivi esercitando una forza direttiva nei confronti della

condotta dei soggetti

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La struttura dei valori secondo Schwartz

Partendo dalla scuola di Francoforte sull’analisi della cosiddetta “personalità autoritaria” e dai contributi di Rokeach, Schwartz ha esteso lo studio culturale dei valori effettuando una classificazione delle culture secondo tre dimensioni bipolari:

• Conservatorismo – autonomia

• Gerarchia – Eguaglianza

• Padronanza – Armonia

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Il modello di Hofstede

Hofstede attraverso un’analisi fattoriale su 40 culture identificò 4 fattori indipendenti:

• evitamento dell’incertezza

• distanza del potere

• mascolinità – femminilità

• individualismo – collettivismo

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Descrive il grado in cui le diverse culture sviluppano dispositivi per gestire l’ansia e lo stress generati dall’incertezza

Fa riferimento al grado in cui differenti culture mantengono o incoraggiano il potere e le differenze di status tra persone

La mascolinità fa riferimento al grado in cui le culture sostengono le differenze di genere ed è definita dai valori del potere, della sicurezza di sé, dell’ambizione, mentre la femminilità è caratterizzata dai valori dell’armonia, bellezza e nutrimento

Evitamento dell’incertezza

Distanza dal potere

Mascolinità – Femminilità

I Quattro Fattori Indipendenti

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Individualismo:

Radicato nelle culture occidentali, nelle società più ricche e urbanizzate

Collettivismo:

Radicato nelle culture orientali, nelle società agricole e nelle classi socio-economiche più modeste

Vs.

Individualismo e collettivismo non costituiscono due poli opposti di un’unica dimensione, ma sono piuttosto due dimensioni indipendenti, articolate al proprio interno.

Dimensione Orizzontale Dimensione Verticale

Individualismo - Collettivismo

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Cultura Orizzontale enfatizza l’eguaglianza fra le persone e la tendenza a evitare l’incertezza

Cultura Verticale sottolinea la gerarchia e la distanza dal potere

Le culture si possono quindi caratterizzare per:

• individualismo orizzontale (caratterizzato dal principio di uguaglianza)

• individualismo verticale (segue il principio gerarchico di superiorità rispetto agli altri)

• collettivismo orizzontale (tendenza a identificarsi con il gruppo)

• collettivismo verticale (condivide l’identificazione di sé con il gruppo ma condivide la gerarchia)

Cultura Orizzontale - Verticale

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Collettivismo e individualismo sono costrutti caratterizzati da costellazioni diverse di valori

I Valori dell’Individualismo e del Collettivismo

Collettivismo:

armonia sociale, cooperazione, integrità della famiglia, ricerca di consenso, atteggiamento di modestia e umiltà

Individualismo:

unicità, edonismo, successo personale, competizione sociale, attenzione all’immagine di sé

Queste costellazioni di valori sono strettamente legate all’immagine da attribuire a un soggetto/evento/persona.

Esempio: un’immagine scadente è associata coi valori più bassi della gerarchia di una certa cultura (dalla devianza alla follia).

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Le distinzioni tra i valori individualismo/collettivismo e della società orizzontale/verticale, sono state completate dall’ultima distinzione fra concezione idiocentrica e allocentrica.

Concezione idiocentrica e allocentrica

Una persona è considerata allocentrica, quando:

• presta prevalentemente attenzione agli altri

• i suo valori enfatizzano la conformità e la tradizione

• si fonda sul valore dell’eguaglianza

• è centrata sul conservatorismo (sicurezza della famiglia e della nazione…)

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Concezione idiocentrica e allocentrica (continua…)

Una persona è considerata idiocentrica, quando:

• dedica maggiore attenzione agli aspetti individuali (proprie credenze, emozioni e azioni…)

• i valori di riferimento sono quelli dell’edonismo e della realizzazione di sé

• si fonda sul valore dell’equità

• è fortemente basata sull’autonomia (piacere, creatività…)

In tutte le culture sono presenti – in proporzioni differenti – sia l’idiocentrismo che l’allocentrismo

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Individualismo – Collettivismo: i limiti

Il modello teorico dell’individualismo-collettivismo è stato oggetto di critiche, dal momento che:

• appare troppo generale e riduttivo;

• basato su una logica panculturale di natura dicotomica;

• le dimensioni di tale modello coesistono nella medesima cultura in funzione dei diversi ambiti.

Tuttavia, questo modello mantiene una sua validità in quanto validato da un’estesa serie di studi etnografici e di osservazioni naturalistiche sulla priorità dei valori nelle varie culture.

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Moralità e cultura

Il tema dei valori rimanda a complessi rapporti tra moralità e cultura. Gli approcci di riferimento sono:

1. concezione statica Kant

2. teoria cognitiva-evolutiva Piaget, Kohlberg

3. teoria del dominio Turiel

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Concezione statica

Fa riferimento all’impostazione filosofica di Kant, secondo cui la legge morale è universale, razionale ed è un ‘imperativo categorico’

La nostra moralità non dipende dalle cose che vogliamo, ma dal principio per cui le vogliamo

- Il principio della moralità non è il contenuto ma la forma

- Le leggi morali sono considerate eterne e assolute

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Teoria cognitiva – evolutiva: Piaget

Per Piaget la moralità è caratterizzata da una sequenza evolutiva a due stadi:

a.morale eteronoma: confusione tra le norme morali e quelle convenzionali (realismo morale)

b.morale autonoma: tale distinzione è stabilita in modo consapevole (concezione cognitiva)

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Teoria cognitiva – evolutiva: KohlbergKohlberg approfondisce la concezione di Piaget basando il suo concetto di moralità su quello di giustizia e responsabilità.Kohlberg distingue sei stadi evolutivi raggruppabili in 3 livelli:

Stadio 1:obbedienza ed evitamento punizioni.

Stadio 2:individualismo e scambio strumentale.

Stadio 3:mantenimento delle relazioni interpersonali

Stadio 4:rispetto dell’ordine sociale

Stadio 5:promuovere il bene sociale

Stadio 6:rispetto dei diritti universali

Moralità preconvenzionale

Moralità convenzionale

Moralità postconvenzionale

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Teoria del dominio: Turiel

La moralità si costruisce in funzione delle interazioni sociali nel corso della vita quotidiana

Azioni che procurano un danno agli altri

Dominio morale

Azioni che non procurano un danno agli altri

Dominio delle convenzioni sociali

Azioni che concernono la scelta di privilegiare i rapporti solo con certe persone

Dominio delle scelte personali

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L’assolutismo morale

La moralità è un ambito non negoziabile, immutabile nel tempo, basata su una legge naturale, su ideali assoluti e su

principi noti a tutti

Tale concezione indica ciò che è moralmente desiderabile ed ha a che fare con il grado di uniformità e di diffusione

dei principi morali

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L’assolutismo morale (continua…)

L’assolutismo morale che non è esente dalla distorsione dell’etnocentrismo morale…

… Favorisce spesso la produzione di stereotipi e pregiudizi etnici nei confronti di culture che non condividono lo stesso

codice morale

Fondamentalismo morale

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La concezione dinamica della moralità e il relativismo morale

La moralità non è statica e atemporale, ma è dinamica e mutevole assume configurazioni diverse in tempi e luoghi

diversi (Protagora, Hume…)

Se la moralità ha una funzione di adattamento per la sopravvivenza e per l’ordine sociale, non può che essere

relativa

Tuttavia, il relativismo morale nel giustificare qualsiasi forma storica e culturale di condotta morale, conduce a svuotare di senso il concetto d’immoralità… Tutto sarebbe morale

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Assolutismo morale Relativismo morale

Pluralismo morale

Le norme e i giudizi morali sono presenti in tutte le culture

I giudizi e gli standard morali differiscono di cultura in cultura

In ogni cultura i giudizi morali sono percepiti come oggettivi

Gli ideali morali sono numerosi e diversi, distribuiti in modo diseguale fra le varie culture

Il pluralismo morale

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Il pluralismo morale (continua…)

Ne derivano i cosiddetti “tre grandi principi della moralità”:

1. l’etica dell’autonomia: basata su concetti morali come la libertà e la giustizia

2. l’etica della comunità: privilegia i concetti morali del dovere, gerarchia e dell’armonia

3. l’etica della divinità: fondata su concetti morali quali l’ordine naturale, la santità e il peccato

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La moralità fondata sul doveree la moralità fondata sui diritti

Dworkin ha individuato due grandi paradigmi:

a) i giudizi e i valori morali fondati sul dovere;

b) i giudizi e i valori morali fondati sui diritti.

Pur essendo queste due dimensioni presenti nella condotta di tutte le persone, esse differiscono in termini di priorità loro assegnata

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Moralità basata sul dovere

• Concepisce il mondo e gli altri come entità fisse

• L’ordine morale e sociale è considerato come statico

• La condotta morale consiste nel conformarsi a una gamma di doveri e obblighi prescritti dalla cultura di appartenenza

• Il codice morale è considerato immutabile

• Il bene morale del gruppo e della società vengono prima del bene individuale

• Vi è una modesta tolleranza verso la devianza

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Moralità basata sul diritto

• Il mondo e gli altri sono visti come una realtà malleabile e flessibile

• L’ordine morale e sociale può essere plasmato e modificato nel corso del tempo

• Non vi è un’autorità morale assoluta

• Ogni soggetto è in grado di sviluppare la propria moralità personale

• La fonte della moralità è interna, basata sui propri principi

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Il caso della circoncisione femminile

La mutilazione genitale femminile riguarda milioni di donne di paesi africani e asiatici.

Ciò che nelle culture occidentali è ritenuta una mutilazione, nelle culture indigene è considerato un perfezionamento del corpo femminile di cui essere fiere e orgogliose.

Definizione dell’identità femminile

La pratica della circoncisione femminile costituisce un test per valutare la connessione tra aspetti universali e aspetti locali

della moralità

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Il controllo tra autonomia e armonia

Etica dell’autonomia

occidente

CULTURA

Etica dell’armonia

oriente

Indipendenza,autosufficienza…

Affiliazione, solidarietà…

CONTROLLO

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Locus of Control

Rotter: Luogo di controllo

Interno

Le persone tendono a riferire a se stesse la causa degli eventi e ad assumersene la responsabilità

Esterno

Le persone tendono ad attribuire la causa degli

avvenimenti a fattori esterni (destino,fortuna…)

Culture occidentali Culture orientali

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L’esercizio del controllo

Il controllo può essere inteso come la capacità di causare un evento in modo intenzionale.

Esistono diverse forme di controllo che sono elaborate dalla cultura di appartenenza:

• il controllo personale

• il controllo per delega

• il controllo collettivo

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Il controllo personale

Tipica modalità di controllo etica dell’autonomia

Il sé come attore e protagonista individuale in cui entra in gioco il concetto di auto-efficacia

Capacità di portare a termine con successo un determinato compito (Bandura 2001)

Sentimento dell’efficacia(riduzione dell’ansia…)

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Controllo personale: diretto – indiretto

Controllo personale diretto

Tipico delle culture occidentali. Le azioni personali dei soggetti non vengono nascoste spesso enfatizzate.

Controllo personale indiretto

Vige l’etica dell’armonia. I soggetti nascondono la loro

azione fingendo di non agire in qualità di agenti incremento

della propria autostima attraverso il gruppo.

Self-effacing attribution

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Il controllo per delega

Ci si serve di una terza persona in qualità di intermediario per ottenere i risultati desiderati

Culture asiatiche

Atteggiamento tipico di soggetti che si trovano in posizione di debolezza

Il controllo per delega è conforme all’etica dell’armonia e può anche alimentare il livello di auto-stima, poiché richiede buone abilità relazionali e sociali

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Il controllo collettivo

Assai più diffuso nelle culture orientali che in quelle occidentali

La responsabilità è distribuita tra i partecipanti e la sfida del compito diventa la sfida di tutti.

Efficacia collettiva l’illusione del controllo della situazione abbassamento della percezione del rischio

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Il target del controllo

Benessere

Adattamento del soggetto all’ambiente fisico e sociale

Controllo Primario – Controllo Secondario

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Controllo Primario

Modificare l’ambiente esterno attraverso la propria azione in modo da ottenere un livello più alto di soddisfazione, attraverso 4 strategie:

a) strategia predittiva: i soggetti prevedono un andamento degli eventi e agiscono di conseguenza

b) strategia illusoria: i soggetti cercano di controllare gli eventi

c) strategia per delega: i soggetti fanno ricorso a un mediatore per modificare l’ambiente

d) strategia interpretativa: i soggetti cercano di capire la situazione per risolvere le difficoltà

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Controllo Secondario

Consiste nel controllare se stessi e le proprie risposte alle condizioni dell’ambiente fisico e sociale. È una forma di accomodazione che si propone di ottenere il massimo della soddisfazione adattandosi alle contingenze ambientali. Anche questa forma di controllo segue 4 categorie:

a) strategia predittiva: la previsione degli eventi consente ai soggetti di optare per le risposte interne più opportune

b) strategia illusoria: tentativo di controllare situazioni casuali: concetto di fato

c) strategia per delega: i soggetti si appoggiano sui sentimenti di altri per gestire gli eventi

d) strategia interpretativa: i soggetti cercano di cogliere i significati secondari

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Sé: punto di sintesi e cornice delle relazioni tra soggetto e mondo sociale

La formazione del sé avviene nel corso del tempo attraverso la partecipazione attiva alla vita sociale

Identità

(luogo di radicazione e consapevolezza di appartenenza a una data comunità)

Il sé è quindi l’organizzazione delle esperienze culturali e rappresenta la sintesi della propria storia in un dato momento.

Sé indipendente e sé interdipendente

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Il sé indipendente

Sé indipendente (I-self) tradizione dualistica di Cartesio di oggettificare se stessi

Il soggetto (occidentale) si vive come separato dagli altri e dal mondo

Concetto di unicità in termini di esclusività, irripetibilità e indipendenza

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Il sé indipendente (continua…)

Il principio del successo, affermazione di sé, diventare qualcuno, tipico della cultura occidentale

Concetto di autostima

Self-enhancement

(essere migliore della media)

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Il sé interdipendente

Sé interdipendente (We-self) risale alle antiche religioni e filosofie orientali

Il soggetto non si sente come separato dagli altri e distinto dall’ambiente circostante, ma parte integrante di esso

Sé fluido, flessibile e impegnato nel contesto in cui vive

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Il Sé interdipendente (continua…)

Domina il concetto di relazionalità essere parte di… appartenere… ridurre la distanza…

Autocritica

Atteggiamento spontaneo di adattamento al gruppo

Enfatizzazione dell’empatia e del senso di armonia

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Il Sé indipendente-interdipendente: i limiti

•Difficoltà nell’operativizzazione di questi concetti e nella costruzione di strumenti validi e attendibili sotto il profilo psicometrico

•La distinzione non è così dicotomica e netta, ma più sfumata

•Indipendenza e interdipendenza attraversano in varia misura ogni cultura e possono ritrovarsi all’interno di ogni soggetto

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Il costrutto culturale della personalità

Quell’insieme di proprietà relativamente stabili e coerenti nel corso delle situazioni

e del tempo in grado di spiegare la condotta del soggetto

Tratti di personalità: disposizioni globali e universali, indipendenti dalla cultura di riferimento

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Dai tratti di personalità all’interazionismo

I tratti hanno un fondamento genetico e orientano il soggetto a selezionare le situazioni ambientali e a organizzare uno stile di vita congruente con i suoi tratti.

Su questa piattaforma teorica ne derivano i seguenti modelli:

•Big Five: ogni personalità può essere rappresentata attraverso 5 fattori fondamentali estroversione, amicalità, coscienziosità, stabilità emotiva/nevroticismo, apertura mentale.

•Neo-Pi-R (Neo Personality Inventory Revised): per il confronto fra le varie culture

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Dai tratti di personalità all’interazionismo: (continua…)

La teoria dei tratti si fonda su una concezione essenzialistica e disposizionalistica personalità come struttura coerente e

stabile nel tempo

Ipotesi del situazionalismo: la condotta di un soggetto è spiegabile in funzione della situazione la personalità è un

dispositivo di adattamento

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Anolli, Psicologia della cultura, Il Mulino, 2004Capitolo 8. Valori, sé e personalità

Dai tratti di personalità all’interazionismo (continua…)

Disposizionalismo Situazionismo

Interazionismo: esiste un’interazione e una covariazione tra tratti e situazioni

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Considerazioni conclusive

Abbiamo visto come la cultura influisca sui valori, sulla moralità, sul sé e sulla personalità degli individui.

Non vi è esperienza che non sia plasmata dalla cultura.

L’espressione di sé si configura in funzione della cultura e trova le proprie radici nella cultura di appartenenza.

Entro la matrice culturale di appartenenza, ogni soggetto definisce e costruisce in modo attivo i propri percorsi di vita come esito di scelte e di opzioni personali, in riferimento ai contesti individuali di apprendimento.