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1 STORIA DEI PAESI ARABOISLAMICI Lezione 1 16/03/2015 [Per studiare la storia di questi paesi è meglio riferirsi ad essi chiamandoli araboislamici e non soltanto islamici poiché per esempio la Turchia, l’Iran e il Pakistan sono islamici ma in essi si parlano lingue differenti dall’arabo: turco, farsi e curdo, urdu] Islâm (che non ha nulla a che fare con l’odierno ISIS) significa “sottomissione”, ovvero accettare per fede l’esistenza di un Dio unico. Il termine viene anche dalla radice di Salama, ovvero pace interiore, data dalla sottomissione. Esso non può essere definito solamente come religione poiché permea tanti aspetti della vita del credente: Spiritualità > preghiera 5 volte al giorno; ajj = pellegrinaggio alla Mecca Legge o Shari’â > strettamente connessa al Corano vita quotidiana > relazioni pubbliche e private L’Islâm si afferma nei primi decenni del VII secolo d.C.. L’ambiente geografico in cui si verifica il suo avvento è l’ ijāz (=barriera), un’altopiano desertico lungo la costa occidentale della penisola araba, prospiciente al Mar Rosso. Questa landa era continuamente attraversata da nomadi e commercianti che si spostavano verso nord o verso sud, nell’Arabia Felix (attuale Yemen). Le lingue dell’ Islam sono l’arabo, il turco e il persiano. L’arabo classico, da cui si sono originati i vari dialetti odierni, preesisteva all’Islam e con esso è scritto il Corano. Il testo sacro è considerato insuperabile e di conseguenza inimitabile. Esso contiene norme, precetti, preghiere, regole di comportamento, passi di poesia. Esso è suddiviso in sure (capitoli) ordinati per lunghezza, dalla più breve alla più lunga; si dividono in medinesi e meccane. Il Corano è autoreferenziale, parla di se, e di chi lo riceve, Muhammad, che significa “colui che è lodato da Dio”. L’unico nome femminile proprio presente nel libro sacro è quello di Mâriam, madre di Gesù. L’Islam va guardato sotto due lenti: Novità: Dio unico Continuità col passato: si pone come continuazione delle due religioni monoteiste, cristianesimo ed ebraismo.

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STORIA DEI PAESI ARABO­ISLAMICI

Lezione 1 16/03/2015 [Per studiare la storia di questi paesi è meglio riferirsi ad essi chiamandoli arabo­islamici e non soltanto islamici poiché per esempio la Turchia, l’Iran e il Pakistan sono islamici ma in essi si parlano lingue differenti dall’arabo: turco, farsi e curdo, urdu] Islâm (che non ha nulla a che fare con l’odierno ISIS) significa “sottomissione”, ovvero accettare per fede l’esistenza di un Dio unico. Il termine viene anche dalla radice di Salama, ovvero pace interiore, data dalla sottomissione. Esso non può essere definito solamente come religione poiché permea tanti aspetti della vita del credente:

­ Spiritualità > preghiera 5 volte al giorno; Ḥajj = pellegrinaggio alla Mecca ­ Legge o Shari’â > strettamente connessa al Corano ­ vita quotidiana > relazioni pubbliche e private

L’Islâm si afferma nei primi decenni del VII secolo d.C.. L’ambiente geografico in cui si verifica il suo avvento è l’ Ḥijāz (=barriera), un’altopiano desertico lungo la costa occidentale della penisola araba, prospiciente al Mar Rosso. Questa landa era continuamente attraversata da nomadi e commercianti che si spostavano verso nord o verso sud, nell’Arabia Felix (attuale Yemen). Le lingue dell’ Islam sono l’arabo, il turco e il persiano. L’arabo classico, da cui si sono originati i vari dialetti odierni, preesisteva all’Islam e con esso è scritto il Corano. Il testo sacro è considerato insuperabile e di conseguenza inimitabile. Esso contiene norme, precetti, preghiere, regole di comportamento, passi di poesia.Esso è suddiviso in sure (capitoli) ordinati per lunghezza, dalla più breve alla più lunga; si dividono in medinesi e meccane. Il Corano è autoreferenziale, parla di se, e di chi lo riceve, Muhammad, che significa “colui che è lodato da Dio”. L’unico nome femminile proprio presente nel libro sacro è quello di Mâriam, madre di Gesù. L’Islam va guardato sotto due lenti:

­ Novità: Dio unico ­ Continuità col passato: si pone come continuazione delle due religioni monoteiste,

cristianesimo ed ebraismo.

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Chi era Muhammad? Muḥammad viene descritto come il sigillo dei profeti, intendendo con ciò che non ve saranno più dopo di lui. Il profeta è colui che è portatore di luce, colui che ha una missione: trasmettere all’uomo il messaggio ricevuto e così, salvarlo. Muḥammad può fare questo solo grazie alla rivelazione di Allah. Il profeta è un uomo e non un Dio, e in quanto tale non è infallibile: “Non ti abbiamo trovato errante e ti abbiamo dato la via?” sura 94 Importante è il doppio significato di “errare” che significa sia sbagliare che vagare; egli infatti era umano e in quanto tale errante. Dio lo prende e gli dice come comportarsi; questa sfaccettatura viene dimostrata, nella sura 80, S’accigliò, dove Dio riprende Muhammad per aver scacciato un mendicante. Egli era orfano, perse il padre e la madre prestissimo, fu allevato dal nonno prima, e dallo zio poi. Era dedito alla pastorizia, ma cambiò stile di vita divenendo economo quando conobbe Khadīja, una vedova che riconobbe in lui molte doti e che decise persino di dargli il controllo di alcuni traffici carovanieri. Muhammad era cresciuto in un ambiente politeista, a la Mecca, dove si veneravano gli idoli della Kaʿba. Questo edificio fu fondato da Abramo e suo figlio Ismaele. Essi erano degli ḥanīf, ovvero monoteisti puri, slegati dalle complicanze delle religioni. Successivamente venne corrotto per il culto di più divinità. A quei tempi già esisteva il pellegrinaggio. Il potere della città era in mano ai Qurayshiti che gestivano un servizio di distribuzione di acqua ai pellegrini, ovviamente dietro retribuzione. Essi erano membri della tribù dei Banū Quraysh, a cui apparteneva Muhammad. Con Muhammad abbiamo il ripristino della Kaʿba: nel 630 il profeta vi riporta il monoteismo. Concetto perno dell’Islam è il Tawḥīd che ha due significati:

­ Unicità: Dio è unico e non ve ne sono altri; si oppone al politeismo (Shirk) ­ Unità: si oppone al concetto di trinità, Dio non è divisibile.

radici come matrice unica, fusto come Islam, rami come varie rappresentazioni. Quando il profeta riceve le rivelazioni tiene il segreto fino a quando il momento non è propizio: nel 614 avviene una prima hijra (=migrazione, Egira) verso l’Abissinia, che si ripeterà nel 622 d.C. con lo spostamento strategico da La Mecca verso l’oasi di Yathrib (odierna Medina) con i suoi seguaci, i muhājirūn (i musulmani della primissima ora) aiutati e accolti lì dagli anṣār (=aiutanti). Nasce così l’Islam: Muhammad forma la umma (comunità) fatta da musulmani, cristiani ed ebrei. I rapporti tra le diverse comunità sono regolati dalla costituzione medinese del 623 che ne garantisce la non belligeranza. [A Medina si trovano la prima moschea, masjid, mai costruita e la tomba del profeta]

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Lezione 2 20/03/2015

al­Qurʾān

Etimologicamente la parola Corano significa: testo fatto per essere salmodiato. La parola si riferisce all'oralità, esso viene dalla radice del verbo Qara’a (=leggere). La sura 96, detta sura del grumo di sangue comincia con una frase imperativa: "IQRA", ovvero “recita”, pronunciata dall’ arcangelo Gabriele. Il testo della rivelazione viene trasmesso oralmente: nel Corano è Dio che parla attraverso la lingua araba, portata al suo più alto livello di perfezione: INIMITABILITA e INSUPERABILITA. Altri testi fanno riferimento alla tradizione profetica: gli Ḥadīth, ovvero “i detti, i fatti e silenzi del profeta” che furono scritti dalle persone più vicine a lui. In questi testi si narra ciò che avviene all'inizio della rivelazione: Era la notte del destino, il 27 del mese di ramaḍān dell’anno 610, Muhammad, che all’epoca aveva 40 anni, viene improvvisamente avvolto da un mantello. L'angelo gli dice ­IQRA! ­ e lui ­ cosa devo recitare? ­ Alla terza volta Maometto comincia a recitare il Corano. Controversie: Nel Corano vi sono due visioni riguardo la rivelazione: la prima afferma che esso viene rivelato tutto in una notte; la seconda che viene rivelato in brani e momenti differenti, l’ungo l’arco dell’esistenza di Muhammad. Sebbene le due tesi possano sembrare in contraddizione, gli studiosi le accettano entrambe poiché il testo sacro non può autocontraddirsi. IL Corano diviene la principale fonte della teologia islamica e del diritto islamico,Shari’â, tesa a regolare l'intera vita del credente. La trasmissione del corano avviene attraverso la dimensione orale e quella scritta. Le persone deputate a questo compito sono i qurrāʾ (=coloro che recitano, trasmettono e insegnano il Corano). La rivelazione viene resa pubblica due anni dopo, nel 612, e inizialmente tocca solo le persone a lui più vicine. La prima persona a sapere è la moglie Khadija, successivamente Abu Bakr (anziano esperto nella guida delle comunità e padre di ʿĀʾisha, sua seconda moglie), poi Ali (cugino e sposo della figlia Fāṭima), e infine 'Uthmàn, terzo califfo ben guidato (con il quale si avrà la prima redazione del Corano, una sorta di vulgata). La famiglia di Muhammad deteneva il potere politico ed economico della Mecca, ed egli avrebbe creato scandalo rivelando da subito nella propria città; da qui la scelta strategica di Muhammad di andare a Medina. Scaturiranno varie conseguenze dopo l’hijra: vengono scissi i legami di sangue per quelli religiosi. Il termine letteralmente significa “rottura dei legami preesistenti.

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[Nelle società preislamiche vigevano i legami di sangue; essi si riunivano in Clan, attorno alla figura di capi importanti (primus inter pares) chiamati Shaykh, ovvero anziani, saggi ai quali si può fare affidamento sia in campo militare che amministrativo. La solidarietà tribale che troviamo prima dell’Islam, detta ‘asabiyya viene messa in secondo piano per i vincoli religiosi. Nasce così la prima comunità di credenti, la umma.] Con arabi ci si riferisce a tante realtà diverse. L'islam si comincia a diffondere ai confini della penisola araba tramite i due processi di arabizzazione (espansione della lingua orale) e islamizzazione (attraverso conquiste), estesi immediatamente a nord della penisola, come a Damasco e a Gerusalemme (al­Quds = la santa) e poi a ovest, nel nord Africa. __________________________________________________________________________ ISIS = Islamic State of Iraq and Syria, in arabo da‘ish

­ dawla (impropriamente stato, dinastia: avvicendamento del potere all’interno di una stessa famiglia)

­ islamiyya ­ ‘iraq ­ sham (deriva da shama = neo, segno di bellezza; indica territorio fertile, da Bilad

as­Sham) [La Mezzaluna Fertile è una regione storica del Medio Oriente che include la Mesopotamia, il Levante (Mashriq) e l'Antico Egitto. Questa regione viene spesso indicata come la "culla della civiltà”; tra l'altro, fu nelle valli fertili dei quattro grandi fiumi della regione (Nilo,Giordano,Tigri edEufrate) che si svilupparono le prime civiltà agricole e le prime grandi nazioni dell'Antichità, come i Sumeri, la prima civiltà stanziale della storia.]

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L’Islam costruisce un patrimonio culturale che si estende dal Maghrib (luogo dove tramonta il sole) che comprende Marocco, Mauritania, Algeria, Libia, Tunisia, fino al Mashriq (luogo dove sorge il sole) ovvero Syria, Libano, Giordania, Palestina.

[da gharb → occidente e sharq → oriente] Jazira = isola, penisola → al­Jazira al­‘Arabiyya = penisola araba Se no fosse per l’Islam oggi non si parlerebbe di Mondo Arabo e la lingua araba stessa non sarebbe così diffusa. Il paradosso sta nel fatto che agli inizi dell’espansione la diffusione della lingua è più rapida dell’islamizzazione poiché il Corano è scritto in arabo e bisognava prima conoscerlo per poterlo leggere e comprendere. Lughat = lingua Dîn = religione Se i musulmani avessero imposto la propria cultura, non sarebbero sopravvisuti degli elementi precedenti. Fatḥ = conquista → dalla stessa radice di Iftitâh = apertura Questo sta a indicare che le operazioni di conquista sono state condotte con il rispetto degli ordinamenti e delle religioni preesistenti. Questo forse perché i primi arabi erano nomadi, dunque con l’espansione vengono a contatto con esperienze e abitudini di vita nuove. L’Islam, ponendosi come religione ultima e definitiva, istituisce un sistema di protezione per le comunità cristiane ed ebraiche detto dhimma. Perciò le popolazioni locali non vengono allontanate ma veniva chiesto loro di aderire all’Islam e riconoscere la sua superiorità pagando una tassa, la Jizya, come successe anche a Palermo, conquistata nel 823. L’Islam riconosce l’importanza sia alla Bibbia che alla Torah e i cristiani e gli ebrei sono chiamati la gente del libro = Ahl al­Kitâb.

muslim = musulmano, da mu’min = credente

[La moschea di Damasco dell’epoca Omayyade nasce sui resti di una chiesa e lascia ai cristiani uno spazio per continuare a pregare. Al suo interno vi è un monumento nel quale è contenuta la testa di S.Giovanni Battista ed è attualmente visitato anche da musulmani.]

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Lezione 5 30/03/2015 Il profeta è una guida per la Umma, sia spirituale che politica e amministrativa. Egli muore nel 632 senza lasciare eredi maschi. Aveva infatti avuto una sola figlia, Fatima, la quale non poteva essere designata alla successione. Da qui la necessità di trovare un nuovo capo della umma, poiché il Corano e la Sunna non bastano senza un degno leader. Nasce allora l’istituzione del Califfato, khilâfa, dal termine khalìfa, ovvero vicario del profeta. Il successore veniva così eletto tramite sistema consultivo, cioè tramite un consulto dei maggiorenti, gli Shuyukh, che rappresentano la umma. [ → continuità col mondo preislamico] Il califfo doveva essere eletto in base ad alcuni aspetti:

­ età (più grande è più saggio è) ­ vicinanza al profeta ­ doveva essere persona virtuosa, retta, onesta, sana di mente e di corpo ­ doveva essere un buon credente

Il primo Khalifa fu Abū Bakr, padre dell’ultima moglie di Muhammad, ʿĀʾisha, che governerà per soli due anni. Un gruppo di persone non fu d’accordo con la sua elezione e avrebbe preferito Alì, poiché aveva legami di sangue più stretti con il profeta; alcuni scritti riportano addirittura che i due sono stati fratelli di latte. Da questo disaccordo nascono gli Shiiti, da Shi‘a = fazione, partito.

Fitna = rottura, es. tra Sunniti e Shiiti I primi 4 califfi furono detti ben guidati poiché quanto mai aderenti e rispettosi della parola di Dio e di Muhammad. Il periodo nel quale regnarono fu detto aureo poiché garantì un equilibrio e una giusta direzione alla Umma. Gli al­Khulafâ’ al râshidùn furono:

­ Abū Bakr (632­34) uomo maturo e autorevole, anzianità di conversione,capacità di interpretazione dei sogni,

­ ˁUmar ibn al­Khattāb(634­644) doti politiche e militari, da la prima impronta islamica al califfato; in questo periodo la Sirya comincia ad acquistare centralità.

­ ʿUthmān b. ʿAffān(644­656) Amir al­mu’minin eletto dal consiglio, shura, istituito da Umar.

­ ʿAlī b. Abi Tālib(656­661) [Il secondo e il primo saranno assassinati in condizioni misteriose]

Imàma = istituzione dell’imamato

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intorno alla seconda metà del VII sec si viene a costituire la teoria dell’imamato: secondo la Shi’a l’autorità risiede in alcune persone: la prima è Allah, seguito da Muhammad; poi c’è Ali, in quanto IMAM (pl. A’IMMA) e dopo suo figlio Husayn (m. 680) Gli shiiti credono che gli A’imma siano coloro a cui è stato trasmesso il senso più intimo ed esoterico dell’Islam, essi sono accostati al profeta. Alcuni pensano che l’ultimo degli A’imma sia per adesso occultato (=GHAYBA) e che tornerà alla fine dei tempi.Per la Sunna invece, il ciclo dei profeti si chiude con Muhammad e l’Imam è colui che sta davanti, chi guida i fedeli durante la preghiera. Questo è il periodo in cui iniziano le prime conquiste. Si spinsero inizialmente verso Nord; tra l’impero persiano e quello bizantino si trovavano i regni dei Lakhmidi e dei Ghassanidi. Nel 633 conquistarono Hìra, la capitale dei Lakhmidi, e le popolazioni assoggettate vengono arruolate. Gerusalemme e la Palestina, e Damasco con la Syria vennero raggiunte con ‘Umar. I musulmani ebbero l’abilità di realizzare durante le conquiste dei fortini, accampamenti fortificati, come a Bassora (ora al­Basra) e Kufa, entrambe in Iraq. Nel 670 venne occupata al­Fustàt in Egitto, conquista che si deve ad Alì, e che poi diventerà importantissima. I califfi vengono onorati di un titolo, ossia quello di Amìr al­ Mu’minìn (=principe/condottiero dei credenti). Colui che guida il pellegrinaggio è detto, invece, Amìr al­Hajj e a volte è lo stesso califfo a guidarlo. Pratica molto diffusa era quella dell’assassinio dei califfi per ragioni di potere. Anche ‘Uthman morì assassinato e la sua famiglia chiese giustizia ad Ali che rimane passivo. Si pensa per questo che egli fosse implicato nell’omicidio. La famiglia del terzo califfo allora interpella Mu‘awiya, importante capo militare e governatore della Syria. Comincia così nel 660 una battaglia, che subito finisce con un patto accettato da Alì. Una parte di shiiti non fu d’accordo con questa scelta e abbandonò il nuovo Khalifa. Si venne a formare un’altra spaccatura(firqa,firaq) e nacque il gruppo degli Kharijiti (=uscenti), che si separò dalla Shi’a venendo a costituire una fazione estremista. Lo stesso Ali sarà assassinato da un kharijita nel 660. Spinto dai siriani, sarà proprio Mu‘awiya a prendere le redini del Califfato.

1° KHILAFA = 661­719 → Omayyadi Banù Umayya, arabi­ musulmani provenienti dal nord della penisola araba: si parlerà infatti anche in letteratura di IMPERO NAZIONALE. Spostano la sede califfale a Damasco, la più antica città del mondo arabo ad essere stata continuamente abitata e uno dei più grossi centri in cui si raccoglie la carovana prima di arrivare a la Mecca. La Mecca e Medina non perdono importanza: sono sempre considerate le città sante dell’Islam, e di conseguenza mete di pie visite o ziyāra (= visite di un particolare luogo, legato a personalità o eventi importanti per l’Islam). [Una moltitudine di opere letterarie hanno per tema questi viaggi, sono le cosiddette KUTUB ZAYARAT.] Gli Omayyadi portano al massimo della sua espansione il Califfato: nord Africa, Iran, Khorasan, Cina e Spagna.

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Lezione 6 10­04­15 Strutturazione del potere omayyade:

centro del potere: Damasco Califfo è guida della società sia dal punto di vista religioso che politico, poiché

importante figura militare Islam ingloba tutti gli aspetti della vita, gli omayyadi sono sunniti non appartengono alla famiglia del profeta, dunque non fanno parte del Ahl al­Bayt

(gente della casa) hanno mire espansionistiche puntano a creare uniformità nella gestione dei territori le loro conquiste e le loro terre fanno parte del Dar al­Islam (territori dell’Islam) inserimento la lingua araba nelle isituzioni amministrative e politiche, andando a

sostituire ebraico e greco coniazone monete, dette mankush che vuol dire inciso, da cui deriva il cognome

Mancuso Oltre a la Mecca e Medina, anche altre regioni venivano a costituire la periferia del regno: le regioni iraniche, la Transoxiana (che prende il nome dal fiume Oxus dal quale è attraversata), ovvero l’odierno Uzbekistan e infine il Khorasan. In questa regione coesistevano tante culture tra cui persiani e turchi. L’integrazione avverrà attraverso forme clientelari; nascerà la figura del mawālī (mercenari o guardie del califfo). Muhammad Ibn al­Hanafiya, figlio illeggittimo di ‘Ali, organizza una dawa per salire al potere, ma muore nel 700, anche se alcuni sciiti, tra cui duodecimani lo credono vivo, come ultimo imam, occultato, a Radwa’. E’ il concetto di raj’a = ritorno. Verso la fine del califfato, i governatori diverranno inabili al potere a causa della rilassatezza della vita di corte e questo faciliterà la loro caduta. Nel 749 tutti gli omayyadi vengono sterminati, tranne uno: Abd al­Rahman che sarà primo emiro e poi califfo di Cordova. Dopo questa violenta rivolta che capovolge il potere precedente, emerge una nuova concezione di successione: per gli Abbasidi.

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Abu Muslim, discendente di Muhammad poichè imparentato con uno zio del profeta, ‘Abbas, fu il primo generale abbaside, forse di origine persiana, che avviò e condusse a termine la cosiddetta DA‘WA che portò al crollo della dinastia omayyade nel 750. Da‘wa = invito, contestazione; opera di proselitismo, delle forme di appello con manovre politiche o religiose attraverso le quali si cerca di ripristinare ciò che si crede più giusto. Dà‘ì = chi realizza una da‘wa; propagandisti missionari. Abu Muslim scelse come terreno per la sua dawa il khurasan; la popolazione locale aveva l’interesse di contrastare la politica fiscale omayyade. Sfruttando il suo carisma, Abu riesce ad avere il consenso di queste genti, che diventeranno i pretoriani del futuro regime. Si apre allora un nuova epoca, che segna un nuovo cambiamento dei passaggi di potere: non sarà usato più un sistema consultivo ma la trasmissione del potere sarà dinastico; nasce allora il concetto di DAWLA = avvicendamento del potere all’interno di una stessa famiglia.

Khilafa­Dawla = 749­1258 → Abbasidi Inizialmente si stanziano a Damasco, ma sin da subito l’obbiettivo era quello di costituire un’altra capitale presso il Tigri (in Iran): Baghdad. Fu fondata dal califfo al­Mansùr nel 762 e di conseguenza la Syria e Damasco divennero periferiche; il centro si avvicina sempre di più a quelle regioni iraniche come il Khorasan ove non abitano arabi puri, e questo causerà problemi. Solo dal 836 al 892 la capitale sarà Samarrà’ (da Surra Man Ra’àhà = si rallegra chi l’ha vista). Quando le regioni iraniche diventano centrali la commistione delle culture è complessa e eccezionale; si ha un grandissimo rigoglio dal quale avranno vita prodotti raffinati. Il primo secolo abbaside è conosciuto come l’apogeo della storia dell’Islam. Non esistono barriere: si intensificano i viaggi per i pellegrinaggi, per la conoscenza e per la ricerca del sapere (= ṭalab al­ʿilm) Si ha una notevole diffusione della cultura soprattutto filosofica e religiosa. In questo periodo, infatti, inizia una grande opera di traduzione dai classici greci all’arabo; vengono studiati i grandi autori come Aristotele e Platone e si sviluppano le prime scuole per adulti, dove si insegnano le scienze religiose e giuridiche e successivamente anche la lingua araba. Queste storie sono dette madaris ( → sing. madrasa) e l’insegnante che opera al loro interno è chiamato mudarris. Le scuole come istituzioni antiche in cui il bambino inizia il suo percorso sono chiamate invece, kuttab. Si sviluppa il settore giuridico e nascono figure nuove come quella del qāḍī o giudice, il faqīh o giurisperito e il muftī (persona che rilascia un sapere, fatwa, per risolvere controversie). E’ il momento dell’impulso tecnologico e scientifico,delle grandi opere urbanistiche (fondazione di Baghdad) e artistiche (Abu Nuwas).

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Solo nel primo secolo abbaside però si riesce a mantenere l’equilibrio tra tutti i territori; successivamente si verranno a presentare movimenti e rivolte varie, come quello della SHUUBIYYA = movimento di rivendicazione delle genti. → il Corano si rivolge a tutti, ma per leggerlo bisogna conoscere l’arabo, poiché tradurlo sarebbe un sacrilegio; perciò turchi e soprattutto persiani rivendicano le proprie origini e la propria cultura, protestando attraverso la scrittura, ma paradossalmente utilizzando l’arabo stesso, per motivi ovvi, prima di tutto per farsi comprendere. [In questo periodo si ha di conseguenza un forte scambio tra una lingua e l’altra che riguarda soprattutto prestiti tra turco, arabo, persiano ecc. ed è adesso che iniziano a svilupparsi i dialetti]

La lingua araba è importante per due ragioni: la prima è che è la lingua del Corano, la seconda è che è anche la lingua dell’amministrazione. Essa è lingua semitica.

Il persiano, o meglio farsi (in arabo farisi) è invece lingua storica, raffinata e più dolce

rispetto all’arabo. Da esso prende l’alfabeto aggiungendo alcune lettere. Il persiano è lingua indoeuropea.

Il turco è lingua antica ma non tanto quanto il farsi. Esso appartiene alla famiglia delle

lingue altaiche, non è dunque lontana dal mongolo e dal cinese. Nel 833 nacque a Baghdad la Bayt al­ḥikma, ovvero casa della sapienza. Fu la prima e una delle massime istituzioni culturali del mondo arabo­islamico. Nata inizialmente a Baghdad come biblioteca privata del Califfo abbaside Hārūn al­Rashīd, fu grandemente ampliata da suo figlio e successore al­Maʾmūn, dotandola di un patrimonio librario che raggiunse, al momento della sua massima acme, la cifra sbalorditiva di quasi mezzo milione di volumi. Importante l’opera di traduzione dell’epoca, dal greco (al siriaco e all’arabo) attrverso la quale il mondo arabo fa propria una cultura altra. Altri importanti centri culturali li troviamo a Bassora e Kufa, in Irāq.

RELIGIONE → RAGIONE → POTERE

Si sviluppa un’importante corrente volta ad indagare la parola della rivelazione, la ʿilm al­kalām, che si interroga sul tema della sua creazione/increazione. Viene adottata dai sovrani abbasidi la muʿtazila, scuola di pensiero che afferma la veridicità della creazione della parola poiché emanata da Allah stesso, e quindi non coesistente ad Egli sin dagli inizi. I sunniti invece pensano che la parola divina sia increata e quindi sempre esistita.

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I sovrani perseguitarono coloro i quali non credevano nel mutazilismo, fino a quando, 22 anni dopo, il dogma dell’increazione viene ripristinato dal califfo Jaʿfar ibn al­Muʿtaṣim, conosciuto con il Laqab di Al­Mutawakkil (il confidente). Ciò che si realizza dal 750 è una sorta di frammentazione del potere proveniente adesso da occidente (Maghreb, Egitto, Syria) da parte di sunniti e sciiti che sostengono la linea di discendenza Ali­Fatima. Alcune dinastie vengono a crearsi nel Maghreb:

Idrisidi, 789­926 sciiti del Marocco Tulunidi, 868­905 Egitto Aghlabiti, 902­972 Tunisia e Ifriqiya (Africa) Fatimidi, 969 Egitto, ismailiti Hamdanidi, sciiti ad al Jazira e Siria nord Tahiridi Persia orientale Qarakhanidi Transoxiana e Turkistan est

Queste dinastie rimangono però importanti a livello locale, sono indipendenti, fino a un certo punto, perchè riconoscono sempre l’autorità centrale del califfo (una sorta di rapporto di vassallaggio). Diversa è la situazione per i Fatimidi che creano un califfato a Il Cairo e per l’emirato omayyade di al­Andalus che si rivelerà antitetico al potere centrale abbaside. I Fatimidi si affermano in africa settentrionale attraverso l’attuazione di una dawla organizzata da ‘Ubaydallāh, che pretendeva di discendere dalla figlia del profeta; da qui il nome della dinastia. Nel 970 fondano il Cairo, al­Qahira, “la vittoriosa”. La loro importanza deriva da tre aspetti principali:

­ il primo riguarda il modo in cui hanno strutturato il califfato. Gli studiosi notano una continuità con la precedente dinastia dei Ikhshiditi. I funzionari cotinuarono a essere scelti tra gli schiavi o i liberti educati allo scopo, tra cui eunuchi. Viene introdotta l’istituzione del vizirato con funzione inizialmente solo esecutiva, poi anche giudiziaria (cosa che spettava all’inizio al giudice, qadi).

­ Il secondo punto riguarda l’apparato religioso che sostiene la dinastia, ispirato all’ismailismo e al suo assetto piramidale, del quale il califfo/Imam è al vertice. La massa dei comuni credenti costituisce la base.

­ Il terzo aspetto rientra nell’ambito della politica estera. Appena divenuti sovrani dell’Egitto essi intraprendono la conquista della Siria fino a raggiungere la sua massima espansione nell’ultimo decennio del X sec: parte della Siria e del Yemen, Sicilia e controllo su Medina e la Mecca.

I Fatimidi in Egitto vengono scalzati dagli Ayyubidi, dinastia fondata nel 1147 da Saladino (prima al servizio dei Zangi) con il pretesto di riportare l’egemonia sunnita. Saladino stesso è colui che nel 1187 riporta Gerusalemme in mano araba.

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Lezione 7 13­04­15

Nuovi soggetti storici Una serie di eventi porterà alla scissione tra potere politico e religioso; nuove realtà si vengono ad affermare: un esempio quello di Harun al­Rashid che dà potere ai Barmecidi (persiani) il cui nome deriva da Barmaki. Arun diede loro in delega il disbrigo di cariche meno rilevanti. I Barmecidi creeranno un loro centro di potere vicino Baghdad. Il caso dei Buyidi invece si presenta intorno al X sec quando si ritagliano un loro regno nell’Iran centrale a fianco dei Samanidi, successori dei Tahiridi. I sciiti Buyidi dipendono in un primo tempo dall’apparato burocratico in esercizio, progressivamente diventeranno arbitri delle scelte di politica internazionale. Al califfo rimarranno poco più della gestione dei beni califfali e della corrispondenza ufficiale con i rappresenatnti provinciali del potere centrale. Essi rimaranno efficenti fino al 1055 quando compariranno i turchi Selgiuchidi. Prima buddhisti o animisti e poi convertiti all’Islam sunnita; essi daranno vita a principati indipendenti. Non si userà il termine khalifa per indicare l’autorità politica, ma sultan. Essi prendono il nome dal turco Salçuk (m. 1000), in arabo Saljuq; essi sono nomadi

provenienti dalle steppe siberiane, attratti dalla vita sedentaria delle corti; affermandosi a ridosso del califfato, iniziarono ad assorbire la lingua e la cultura persiana. Si impiantano gradualmente, prima nel khorasan e poi in Anatolia (il primo principato selgiuchide, quello di Konya 1077­1307), fino al Khwarizm. Danno vita a più principati nella transoxiana; fondarono anche il sultanato di Rūm che durò dal 1077 al 1308.

Il califfato abbaside nutriva mire espansionistiche verso questi territori, ma furono i selgiuchidi ad insediarvici e a creare un impero longevo. Nel 1038, il loro capo Toghrïl si proclama sultano, titolo confermato dal califfo al­Qaim, per paura dell’avanzata verso Baghdad del 1055. Con i Selgiuchidi si istituzionalizza quella dualità dei poteri già sorta con i Barmecidi: al califfo spetta il compiti di rappresentare la comunità di credenti, al sultano tocca la gestione dell’impero in termini difensivi ed espansionistici. Il califfato assume una funzione simbolica fino ad essere accostato al Papato, come cita Ibn Khaldun nella sua Muqaddimah. L’impero viene suddiviso in entità amministrative affidate ai vari rami del clan: il risultato è una netta messa indiscussione dell’esistenza di un unico potere centrale. A ciò corrisponde una maggior importanza dell’apparato militare; in cambio di prestazioni vengono affidate ai militari delle terre secondo il modello di Iqṭā‘ = suddivisione, attraverso cui i mercenari e le proprie famiglie si stabiliscono e ne prendono via via il controllo; anche questo ha contribuito alla dualità di poteri. Ai Selgiuchidi si attribuisce il ripristino dell’egemonia sunnita, attraverso la diffusione del loro madhhab, l’hanafismo, che sarà ufficiale anche per l’impero ottomano.

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Formulazione della Sharia, istituzione di quattro scuole giuridiche, Madhhab:

ḥanafīta [più liberale] shāfita [più liberale] mālikita [Medina, Maghreb] ḥambalita [Arabia Saudita; la più rigorosa]

La storiografia musulmana incolpa i Selgiuchidi di aver spostato più a est e nord, in Iran e Anatolia, il cuore dell’impero, fuori dal mondo arabizzato. in questo periodo si assiste a un impoverimento della produzione di storie universali, a favore di quelle regionali che meglio permettono di dare conto all’importanza degli eventi che interessano una o l’altra regione e questa o quella dinastia. Questo presenta una carenza, quella di lasciare nell’ombra il significato che acquista per i nuovi convertiti, l’adesione all’Islam. L’invasione mongola, di cui l’Iran è obbiettivo, eliminerà dalla scena pubblica l’ismailismo e il califfato.

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Tutto ciò si verifica a Oriente, ma in Occidente..

Al­Andalus Nel 711 viene sconfitto il visigoto Roderigo e vengono conquistate in rapida successione varie città spagnole tra le quali Cordoba e Toledo. Gli Omayyadi da Damasco nominarono dei wālī, ovvero governatori delegati dal califfo (da wilàya = governatorato del territorio conquistato). ʿAbd al­Raḥmān (nipote del califfo Hishām ibn ʿAbd al­Malik) scampato allo sterminio della famiglia omayyade scappa da Damasco nel 749 e si impianta tra i berberi; nel 756 arriva in Spagna, dove fonderà un Emirato (756 ­ 911). La Spagna resta per circa un secolo e mezzo un principato indipendente che gli Abbasidi rivendicano solo nominalmente. Nel 912 si istituirà il primo Califfato di al­Andalus, di dinastia omayyade, che dura fino al 1031. Con l’appoggio della comunità di Spagna, prende il potere al­Nāṣir (=il vittorioso). Anche se si porrà in antitesi col califfato abbaside d’oriente, si verrà comunque a creare una fittissima maglia di scambi culturali. ­ etnia e religione ­ La compagine che si viene a creare è mista. Fin dai primi episodi di conquista, gli arabi sono la minoranza. Vi erano anche berberi e schiavi (neri, slavi, germanici); sia prima che dopo la conquista ci sono anche molti ebrei. Sono presenti perciò delle relazioni culturali molto fitte, anche nel campo della musica. La conversione all’Islam non è mai imposta, ma essere musulmani aveva dei vantaggi. Gli spagnoli convertiti erano chiamati muwalladùn, ovvero rinati; i cristiani e gli ebrei, che mantennero la propria religione erano conosciuti come mozarabi. Essi dovevano pagare una tassa per dimostrare, nonostante la religione, la sottomissione al califfato. Dal 1031 e per tutto l’XI secolo si assiste allo smembramento dei possedimenti musulmani: i sovrani sono noti come Reyes de Taifas, Muluk Al­Tawa’if (re di piccoli regni formatisi da quelli che prima costituivano il califfato). Ṭāʾifa in lingua araba significa "parte, minoranza etnica, fazione" La Reconquista spagnola diventa sempre più aggressiva, i sovrani musulmani chiamano in soccorso gli Almoravidi, una dinastia berbera­africana che prenderà il potere per circa un secolo in Spagna, (1056­1147). La Reconquista che durerà fino alla presa dell’ultimo baluardo a Granada, dove si trova ancora oggi la Alhambra, nel 1492. Nello stesso anno abbiamo uno spostamento di attenzione verso Occidente grazie anche alla scoperta delle Americhe. ALMORAVIDI

Il loro nome deriva dall’arabo al­Murābiṭùn, derivante dal termine ribāṭ, roccaforte di passaggio di truppe per raggiungere Spagna e Sicilia, ma anche luoghi dove comunità si rifugiavano alla ricerca di un contatto diretto con Dio e un distacco dai beni mondani.

Il termine ha dato il nome anche all’attuale capitale amministrativa del Marocco , Rabāṭ . Essi erano berberi orignari del Sahara, si erano spostati verso Nord e avevano conquistato Algeri e il Marocco dove nel 1062 fondano Marrakesh che diventerà capitale del loro regno.

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SUFISMO Il sufismo o taṣawwuf si sviluppa nel mondo arabo­islamico e considerata la dimensione mistica dell’Islam. Le confraternite sufi, turuq (pl di tariqa) si riunivano in dei luoghi sacri, takiyya, considerate waqf. La parola ṣūfī deriva da ṣūf, ovvero lana grezza, con cui erano intessuti gli umili panni dei primi mistici musulmani che per questo vennero chiamati "sufi"; ma un'altra etimologia si rifà al vocabolo suffa, "portico" antistante la casa­moschea di Muhammad a Medina, sotto il quale si raccoglievano alcuni pii musulmani, ospitati volentieri dal Profeta per la loro povertà. Altri riconducono il termine all'arabo ṣafā’ (purezza) o si richiamano alla collocazione dei sufi 'in prima fila' (saff al­àwwal) al cospetto di Dio. Per i sufi, il grande e unico maestro resta il profeta Maometto, che trasmise ai suoicompagni la báraka (che significa 'benedizione') ricevuta da Dio; questi a loro volta la tramandarono alle generazioni successive, creando così la catena iniziatica, la cosiddetta silsila. Il sufi compie un percorso di ascesa dalla circonferenza verso il centro, Dio, inframmezzato da stazioni, le Maqàmàt.

Darwīsh (persiano: ,درويش darvīsh) è un'antica parola proto­iranica che appare nell'Avesta come drigu­, "bisognoso, mendicante". In campo mistico il termine, più ancora che "mendicante" ha acquistato il significato di "colui che cerca il passaggio che porta da questo mondo materiale ad un paradisiaco mondo celestiale".

In campo islamico alcune confraternite fanno della povertà il loro abito fisico e spirituale. Fra esse, in particolare, la Mawlawiyya (in Turco MEVLEVI), fondata dal grande sufi e poeta Jalāl al­Dīn Rūmī nel XIII secolo. Ebbe anche importanti funzioni liturgiche nelle cerimonie d'incoronazione dei Sultani ottomani ed è particolarmente nota per la spettacolare cerimonia dei cosiddetti "dervisci roteanti" che, nella loro ricerca dell'estasi che li avvicina a Dio, ruotano a lungo su se stessi sotto la guida di un loro pir (vecchio), in turco dede e in arabo shaykh.

L'Ordine dei Mevlevi, in Turchia, pratica la celebre danza turbinante come metodo per raggiungere l'estasi mistica (jadhb, fanāʾ). Le danze sacre sono la più antica forma di trasmissione dei "misteri" che essi affermano pervenuti all'uomo dall'antichità, e quanti sono ammessi a un tale esercizio passano attraverso un insegnamento speciale che prevede una lunga preparazione. durante le giravolte la mano destra volta al cielo per ricevere i doni di Dio, la mano sinistra volta alla terra per dispensare a tutti i presenti i doni ricevuti da Dio. L’immagine che esemplifica il rapporto fra musulmani e sufi è la figura geometrica del cerchio: la circonferenza rappresenta la sharī‘a che permette al credente di non allontanarsi dal cerchio, dalla “via che conduce alla fonte”, ossia al centro del cerchio, allahaqîqa, la Verità divina. Ogni musulmano è un punto della circonferenza. Il centro è Dio, la Verità. La tarîqa, il raggio, che dalla circonferenza va verso il centro, rappresenta la via per la realizzazione della Realtà divina e per la Sua conoscenza. Qui avviene il salto fra l’esperienza del fedele e quella del sufi.I primi a praticare questa strada furono proprio Muhammad e i suoi compagni, ahl as­suffa, le genti della panca.

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Lezione 8 18­04­15

al­Ṣiqilliya āthār = rovine; hammām = edificio per lavare il corpo; terme

Le tracce arabe in Sicilia sono soprattutto nella lingua, nel lessico, per lo più nei toponimi: Gibilrossa (da gebel = monte), Misilmeri (abitazione dell’Emiro), Caltavuturo, Caltabellotta (da QAL‘A = castello). La Sicilia era strategicamente fondamentale: era il cuore di tutti i territori e ne favoriva gli scambi. Gli arabi arrivano nel 827. La conquista fu attutata dagli Aghlabiti (sunniti). Il loro centro in Turchia era Kairowan; la Sicilia divennne distretto. Ad operare la conquista fu un giurisperito di 70 anni: Asad Ibn al­furāt. Egli partì da Susa, in Tunisia e sbarcò a Mazzara, in giugno. Fu occupata Marsala (Marsa Allāh, ossia il "porto di Dio"). La conquista procede per tappe: all’inizio lo scopo era Siracusa, poiché roccaforte bizantina, ma la sua conquista avviene dopo 50 anni. Agrigento venne occupata nel 829; Palermo (Balirmu) nel 831; Enna nel 859. Ai cristiani fu all’inizio concessa una certa libertà. Palermo diviene oltre che capitale della Sicilia Islamica, centro culturale ed emporio commerciale per gli scambi con oriente e Spagna. I sovrani si stanziano nell’attuale palazzo dei Normanni. Nascono molte moschee e madrasat. L’isola viene divisa in distretti, cosa che si può notare da alcuni toponimi: val indicava il distretto →Val di Mazzara, Val Demone, Val di Noto. Viene sviluppato un sistema fondiario sempre più efficiente e vengono importati prodotti come agrumi e palma. La presa totale dell’isola avviene con la conquista di Taormina nel 962. La dominazione dura fino al 1061. Si susseguono varie dinastie. Dopo gli Aghlabiti troviamo i Fatimidi, che si distinguono dagli Abbasidi poiché sciiti: pensavano infatti che solo i membri della famiglia del profeta, la ahl al­bayt, potevano accedere al potere, in particolare i discendenti di Ali e Fatima. Essi sbarcarono a Mazara nel 910. Costruirono al­Qasr, il Cassaro, ovvero l’odierno Palazzo dei Normanni. Successivamente il Castello a mare, che divenne residenza emirale; poi fondarono la Kalsa (da al­khalisa = la pura, l’eletta) che diventerà centro politico della città. I Fatimidi comandano fino al 947, quando delegheranno i poteri ai Mutawallī, gli amministratori, per spostarsi in Egitto e fondare il Cairo. In Sicilia il potere passa a una terza dinastia: quella Kalbita (948­1053), che durerà per un secolo e sarà una dinastia semi­dipendente. Questo è il periodo del rigoglio culturale, con lo sviluppo della letteratura: abbiamo la presenza di varie figure eclettiche; tantissimi furono i versi e i canzonieri lasciati. Il più importante fu Ibn Ḥamdīs che lascerà la sua terra per conoscere altre corti, ma tra le sue tematiche toccherà sempre quella della terra del rimpianto. Con i Normanni si ha lo sviluppo della arabizzazione: Ruggero II e Roberto il Giusto riconquistano la Sicilia alla cristianità ma mantengono molti aspetti della cultura arabo­musulmana. Preferiscono infatti, invece di cacciarli, che gli arabi restino lì, con un clima di tolleranza. → commistione tra arabi e normanni → opere del perdono → Zisa, Cuba, Cattedrale

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Lezione 9 20­04­15

I MONGOLI e Chingiz Khan, “Governatore Universale”

L’epoca mamelucca, vede affermarsi nelle regioni orientali dell’ex califfato abbaside, le dinstie mongole: i Il­Khanidi di Persia, i Khan dell’Orda d’Oro della Russia meridionale e i vari principati della Transoxiana e dell’Asia centrale. Questo popolo nomade, fedele allo sciamanesimo, Chingiz Khan è il fondatore della fortuna mongola, eletto capo supremo nel 1206, iniziò una serie di campagne in direzione Tibet e Cina, e poi a Occidente verso il Khwarizm. I mongoli, inizialmente non avevano programmi lungimiranti di conquista, infatti per esempio G. Khan inviò un messaggio all'imperatore ʿAlāʾ al­Dīn Muhammad, indicandolo come suo pari: Tu governi il sole nascente, io il sole che tramonta. E’ un banale incidente diplomatico, tra Chingiz Khan e il governatore del Khwarizm, a segnare l’inizio dell’avanzata mongola, dalle steppe persiane verso il mondo

musulmano. La conquista della Transoxiana durò dal 1219 al 1220. La tattica mongola era contrassegnata da velocità, sorpresa e masse in movimento. Si avvicinavano in colonne ampiamente separate l'una dall'altra convergendo sul nemico da varie direzioni. Praticavano un gran numero di suddivisioni tattiche, a seconda delle circostanze e fingevano di ritirarsi per trarre in inganno il nemico con delle imboscate. Nel XIII l’opera di conquista, in particolare dell’Iran, viene portata avanti da Hülagü, che nel 1256 pone fine all’ismailismo politico. Questo non implicò una preferenza accordata col sunnismo, essi rimasero a lungo devoti allo sciamanesimo, a volte al buddhismo e quando alcuni sovrani decisero di islamizzarsi opteranno per una forma di sciismo duodecimano, che permetterà anche al sufismo di circolare più liberamente. Nel 1258 Il califfato abbaside viene a cadere simbolicamente con la sgozzamento dell’ultimo califfo, al­Mu’tasim, a opera di Hülagü. I suoi discendenti, Il­Khanidi, si fissano in Azarbaygian, fino a quando nel XIV sec il principato si sfalda in piccole dinastie locali. Il tentativo di Tamerlano di ripercorrere le orme dei conquistatori del mondo, proclamandosi ora mongolo ora Alide, rappresenta un ritorno al passato piuttosto che una continuazione della loro opera. Egli parte dalla Transoxiana da lui conquistata nel 1370 e comincia le sue campagne contro il Khwarizm e il Khorasan, poi verso l’Iraq (1395) e la Russia meridionale. Samarcanda diventa il centro delle sue attività che si svolgeranno verso l’India e l’Anatolia tra il 1398 e il 1402.

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I Mamelucchi (1250­1517)

mulk = proprietà → mamlūk (pl. mamālik) = bene posseduto → schiavo

I califfi erano soliti reclutare personale militare tra i turchi, poichè abili con le armi. I mamelucchi rappresentano turchi o circassi (caucaso, Asia centrale) acquistati dagli Ayyubidi nel XII sec e che verranno a costituire già prima della scomparsa del califfato, tra il 1250 e il 1516/7, la più grande presenza musulmana nel mondo islamico.Inizialmente essi costituivano la guarda personale dei sultani ayyubidi e riuscirono a subrentare loro in un momento in cui l’iniziativa militare fu indispensabile dovendo fronteggiare la crociata di S.Luigi e l’arrivo dei mongoli in Siria. Riusciranno a fondare nel 1250 la propria casata e a stabilirsi in Egitto. Nel 1260, in seguito alla battaglia di ‘Ayn Jalut, in cui riescono a sconfiggere i Mongoli,riuscirono a riportare anche Damasco e Aleppo sotto la sovranità del Cairo. Proprio questa battaglia fa affermare il sultano Baybarṣ*, egli accoglie nella sua corte una persona che dichiara di essere il successore di al­Mutasim il califfo. Baybars sfrutta ciò facendosi investire col titolo di sultano per porsi come sovrano dell’Islam. Loro caratteristica particolare era l’estraneità al dar al­Islam: tra essi si convertirono prima i sovrani e poi i sudditi. [Selgiuchidi e Mamelucchi hanno in comune le origini e il modo di arrivare al potere: la IQTA‘ (una sorta di feudalesimo) che generò suddivisione territoriale e che portò alla frammentazione e disgregazione di quelli che inizialmente erano poteri unici. Essi si renderanno però benemeriti all’Islam con le AUQAF, fondazioni di scuole e istituzioni che dovevano rimanere sacre e “ferme” nel tempo.] Nel 1516 i Mamelucchi, che all’epoca occupavano i territori di Egitto, Siria, Ḥijāz, Mecca, Medina, vengono sconfitti dagli Ottomani (già conosciuti e temibili in tutto l’oriente) nella battaglia di Marj Dābiq, alle porte di Aleppo. Il sistema di reclutamento militare attraverso i mamluk continua anche dopo la sconfitta della dinastia. Gli Ottomani riserveranno ai mamelucchi alcune funzioni pubbliche in ambito amministrativo (come l’iltizam, il compito che spetta al collettore fiscale).

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Gli OTTOMANI

Il nome deriva dal fondatore della dinastia: il turco Osman, da cui Osmanli [osmanlœ] che in arabo diventa ‘Uthmāniyyūn (da ‘Uthmān). Inizialmente, nel 1300, sono stanziati in un principato della Bitinia, nel nord dell’Anatolia, un’area difficilmente controllabile; essi aspiravano però ad abitare delle aree in modo sedentario. Le loro conquiste si verificarono con spostamenti dei centri di potere inizialmente ad Amasya, poi a Bursa, poi a Edirne (Adrianopoli) e poi nel 1453 a Costantinopoli, che sarà ribattezzata Istanbul. Gli Ottomani iniziarono a islamizzarsi grazie al contatto coi Selgiuchidi, che svolgono un’ importante funzione di mediazione linguistica e religiosa. Essi assorbiranno anche il persiano e la cultura che aveva caratterizzato tutta l’area. Non si parlerà subito di impero ma c’è sin dall’inizio da parte del sultano l’idea di formare uno stato, devlet (l’arabo dawla), come un sistema stabile, con un governo che prevede l’autorità in vette a una piramide ideale e via via scendendo le varie classi sociali.

Coloro i quali venivano catturati in guerra erano i kapi kullar, ovvero schiavi della porta. La porta è emblematica per il potere. A Istanbul stesso, ancora oggi c’è il topkapi [topkapœ], “la porta del cannone” che nel 1465 crebbe inglobando il sito dell’antico palazzo imperiale. Esso era costituito da cortili concentrici, con porte che arrivavano mano a mano fino al cuore del palazzo, dove c’erano le stanze del sultano. Vigeva la norma “meno visibile sei, più potente sarai”, al contrario dei califfi che invece si mostravano spesso in pubblico. La porta del sultano era chiamata porta della felicità poiché era lì che avvenivano cerimonie per festeggiarne la gloria; ma davanti a essa poteva anche capitare di assistere alle uccisioni di alcuni nemici.

Sotto gli Abbasidi, le steppe del sud­est russo erano abitate dai Turcomanni (o khazari), popolazione nomade incapace di operare lunghi assedi, ma pronta sempre a battagliare e per questo tenuta al confine per difenderlo; con gli Ottomani, questa forza è sostituita dai kapi kullar. Nel 1400, il sovrano Beyazit decise che, per accedere a cariche amministrative e militari, essi dovevano in primo luogo convertirsi; poi apprendere la lingua turco­ottomana dell’èlite, che era un mix tra antico turco, arabo e persiano; in fine giurare ufficialmente fedeltà e al sultano. Tra il 1400 e il 1800 il corpo militare che forniva forza stabile al sultano era costituito dagli Giannizzeri, dal turco Yeni Çeri (= nuova leva). Le caratteristiche dell’Impero ottomano che gli consentirono di estendere le conquiste in Anatolia, in Iran e nell’Impero Asburgico, sono:

Islam come religione di stato grande forza militare (Giannizzeri, ragazzi e/o bambini reclutati tra i prigioneri cristiani in

maniera forzata, che dovevano giurare fedeltà assoluta al sovrano, dovevano convertirsi, e saper scrivere in arabo)

organizzazione amministrativa stabile (al vertice lo shaykh al­Islam e ruoli importanti come qadi mufti e ulamà)

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L’importanza accordata alla trasmissione del sapere nell’Islam è tanta, per questo vengono fondate le WAQF: fondazioni pie, messe al riparo, di cui cioè non ci si può appropriare, inalienabili; possono essere modificate a beneficio dei fondatori o per chi ne ha bisogno (poveri, ecc.)

[da WAQFIYYA = atto di fondazione] Il waqf è fondato spesso da un uomo facoltoso e ha sempre qualcuno che lo gestisce. Ha di solito proventi da mulini e frantoi e ha al suo interno una maktaba = biblioteca; la figura che lo amministra può chiamarsi mutawallī o mutaṣarrif. All’interno delle kuttāb insegna lo shaykh; queste spariscono nel tempo, ma solitamente erano situate all’interno a fianco moschee. La gestione dei beni delle waqf ha quasi sempre arricchito notevolmente la classe degli ʿulamāʾ. Con il termine ḤADD (= confine) si suole indicare l’atteggiamento di chiusura degli Ottomani, nei confronti anche dell’Europa. Fu un criterio elaborato dall’alto: si richiedeva ai cittadini di rimanere all’interno delle proprie competenze, di non valicare i confini e di non interferire negli affari altrui. Venivano scoraggiati persino i viaggi tra Europa e Impero Ottomano. Con ciò il sultano vuole istillare ai suoi sudditi un senso di sufficienza e superiorità: “noi bastiamo a noi stessi”. L’Impero era nel suo apogeo: splendore, efficienza, organizzazione; l’esperienza che gli arabi vivono sotto gli Ottomani è grande e pacifica. Al contrario, il regno di Ahmed III viene definito come Periodo dei Tulipani (alla moda di importare tulipani dall’Olanda per abbellire la corte sultanale) ma questa breve ripresa dell'antico splendore ottomano fu presto ostacolata dai Giannizzeri, che vedevano in questa occidentalizzazione (francesizzazione → tafaǧan‘) dell'Impero un pericolo per la loro privilegiata posizione amministrativa e gerarchica. Nel 1453, Mehmet II, detto al­Fātiḥ (= Il Conquistatore), occupa Costantinopoli e ne fa la nuova capitale dell'Impero, operando qualcosa di grandioso in questa ricca città allora trascurata. Coloro i quali fuggirono all’assedio vennero richiamati a ripopolare la città, insieme a grandi figure di artisti e umanisti, tra cui l’italiano Gentile Bellini che dipinse un ritratto del sultano. Mise delle esenzioni fiscali per gli artigiani, fece ricostruire scuole, ospedali, strade, ponti sulla base di ciò che già c’era. IMPERO SOVRANAZIONALE Mehmet elabora un sistema all’interno del quale si ritroveranno a vivere tante genti: le Millet = comunità confessionali; un ordinamento secondo il quale ogni comunità poteva fare riferimento al proprio “capo” o rappresentante religioso → arabi, ebrei, greco­ortodossi, rispettivamente guidati da un imam, un rabbino e un patriarca. [questo sistema costituisce una forma perfezionata e con influssi bizantini dell'istituto islamico della dhimma, applicato nell’Impero ottomano fino al XIX secolo]. Era consentita grande mobilità da una millet e l’altra, tranne da quella musulmana alle altre, poiché peccato di apostasia. L’humus che permette l’amalgama del ttutto è un tipo di sofismo popolare cui i personaggi altolocati aderiscono, tra le forme più colte ed elitarie di confraternite,tariqa, va sdegnala la maulawiyya.

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Nel 1516, a Marj Dābiq, guidati da Selim I gli Ottomani sconfiggono i Mamelucchi e nel 1517, al Cairo, lo stesso sovrano destituisce il mamelucco Tuman Bay, nella battaglia di Raydāniyya. Selim I, detto il Crudele, regnerà fino al 1520 e sarà famoso per le pratiche barbarie come l’impalazione, eseguita anche tra i membri della propria famiglia, come i figli e un fratello. Gli succederà Sülayman I, conosciuto come il Magnifico tra gli occidentali, il Legislatore (al­Qānūnī) tra i turchi, fino al 1566. L’impero crollerà con la sconfitta subita nella prima guerra mondiale nel 1918 e la conseguente parcellizzazione. Tuttavia al sultano deposto , ‘Abd al­Majid II, verrà riconosciuto il titolo di califfo fino al 1924. Moghul La storia dell’affermazione dei MoghuI in India è collegata a Tamerlano, infatti questi occupa e saccheggia Dheli nel 1398 lasciando poi il sultanato in preda all’anarchia.La precarietà continua a contraddistinguere il sultanato fino alla presa di potere da parte Moghul. La realizza Babur, (1483­1530) ,discendente per ramo materno da Chingiz Khan. Il suo obbiettivo è quello di unificare l’intero subcontinente allora diviso in molti sultanati. La cultura Moghul nelle sue varie espressioni e il sistema militare inglobano molti aspetti presi dall’esperienza safavide, tuttavia man mano che l’impero Moghul si consolida le relazioni con i safavidi si fanno più problematiche. I Moghul dimostrano più interesse ad allacciare relazioni con l’Europa e a contrastarne l’importanza sul proprio territorio, che non a trovare interlocutori all’interno dell’ecumene islamica.La strutturazione sociale dell’impero prevede la famiglia imperiale al vertice, seguita dai proprietari terrieri e poi da sudditi, da cui sono esclusi i paria, e dalle caste inferiori (contadini mercanti e artigiani) che costituiscono la base della piramide. I Moghul sono rimasti famosi per lo sfarzo della loro corte imperiale, e per lo splendore delle loro capitali, Delhi e Agra, nonché per i loro stupendi monumenti, basti ricordare ad Agra il Taj Mahal, costruito dall'imperatore Shah Jahan come tomba per la propria sposa. La dinastia Moghul fu l'ultima forza unificatrice dell'India prima della conquista europea. La sua fine aprì indirettamente le porte dell'India alla penetrazione britannica Impero Safavide La loro origine è fatta oggetto di mistificazione storiografica da parte di essi stessi,quando una volta insediatisi in Iran, volendo legittimare la loro autorità, si attribbuiscono un’ascendenza alide, in particolare Husaynide dichiarandosi discendenti dall’Imam Musa Al­Kazim. L’origine del nome deriva dalla confraternita sufi fondata da Safi al­din, uno degli antenati del primo scià safavide d’iran. Il potenziale carisamitco di questa tariqa, la Safawiyya, verrà utilizzato per militarizzarne gli aderenti e creare il movimento Qizilbash (dal copricapo che essi indossano, rosso a dodici bande come il numero degli Imam). Essi saranno la forza d’urto che porterà al potere il famoso Ismail I.Esso stabilisce la prima capitale dell’impero a Tabriz (Iran nord­occidentale) e dichiara lo sciismo religione di stato. Egli riesce ad unificare la maggior parte del territorio iranico, ma quando prova a riaffermare la sua sovranità sulle regioni orientali dell’Anatolia subisce ad mopera di Salim I una sconfitta tale da far cadere il mito della sua invincibilità. L’ultimo sovrano muore nel 1732.

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I grandi Imperi sovranazionali

A cavallo tra XV e XVI sec, in concomitanza con la scoperta dell’America e con la conclusione della Riconquista Spagnola dei possedimenti musulmani in Spagna e il conseguente esodo di ebrei e mori verso l’Africa settentrionale e l’oriente si registra la venuta affermazione di tre grandi imperi che si spartiscono la quasi totalità dell’ecumene islamica:

­ Ottomano (1342­1924) ­ Safavide (1501­1732) ­ Moghul (1526­1858)

Le tre dinastie imperiali possono essere considerate turche, sul piano culturale la componente dominante è fondamentalmente persiana, e il persiano diventerà lingua veicolare dal Meditarreneo all’Oceano Indiano. La compresenza di molte lingue, ognuna con il suo statuto (arabo lingua sacra, persiano letteraria,turco dell’autorità) è determinate a definire sovranazionali gli imperi di cui è cui questione. Alla mancata imposizione di una lingua unica corrisponde una sostanziale tolleranza nei confronti delle diversità, compresa quella religiosa. Le diverse etnie mantengono la propria identità. Questo stesso periodo, per l’Occidente, corrisponde all’inizio dell’età moderna, caratterizzata dallo sviluppo scientifico e tecnologico, dalla costituzione di stati nazionali e dalla elaborazione di quelle idee che grazie alla rivoluzione francese porteranno alla formulazione dei principi di laicismo e democrazia tipici della nostra etica politica. Tutto ciò porta al radicarsi di un giudizio complessivamente negativo sul mondo musulmano che ha echi fino ai giorni nostri. Nonostante ciò nel 700 inizia un gusto per i viaggi e l’esotico che diventerà un secolo dopo cliché e veicolo di intervento nelle mani delle potenze coloniali. L’acculturazione che accompagna il periodo coloniale comporta una presa di posizione ideologica da parte degli ex sudditi degli imperi in questione che si traduce oltre che in opzione politica anche in corrente storiografica il che è spesso arbitrario e sviante. Infatti le categorie storiche attraverso le quali gli occidentali analizzano le realtà imperiali islamiche vengono prese in prestito da arabi indiani persiani e mal interpretate senonché il risultato è che proprio la produzione storiografica che dovrebbe rappresentare una lettura dall’interno del fenomeno “imperi” dimostra il modello coloniale. Gli arabi identificavano gli ottomani come i loro primi colonizzatori e di conseguenza verrà loro attribuita la causa del ritardo socio­economico e politico del mondo arabo. Da qui l’equiparazione Impero=arretratezza e stato­nazione=modernità, Nonostante gli effetti deleteri, per il mondo arabo­musulmano della scelta stessa. Nell’epoca in questione si realizza un avanzamento culturale ispirato all’accettazione di un sincretismo tra: indù e musulmani in India, tra cristiani e musulmani nell’ impero ottomani, tra musulmani ed europei un po’ ovunque. Un simile processo avrebbe probabilemnte portato ad un avvicinamento tra oeriente ed occidente, all’insegna ad un progressivo assorbimento da parte delle società musulmane delle novità tecnologiche ed ideologiche europee. Ciò non si è dato, e della cosa il colonialismo è ritenuto responsabile.

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Lezione 11 15­05­15

il XIX sec

Il diciannovesimo secolo è un secolo importante! Durante il secolo precedente, il diciottesimo, col contatto tra ottomani e europei, i primi prendono alcuni usi dei secondi. Nell’Ottocento si apre un dibattito politico. storiografia= scrittura della storia che tende a fare un riepilogo degli eventi del mondo arabo e allo stesso tempo riflette su essi.

Tārīkh = storia La loro visione della storia è diversa da quella nostra. Essa è vista come un flusso di eventi, un movimento con un principio e una fine. Il discorso è connesso alla religione. L’islam è l’elemento collante tra varie aree. La connessione avviene anche tramite la lingua. Poeti di etnie diverse hanno un patrimonio comune. L’unità del patrimonio è essenziale ai fini del nazionalismo.

Uno dei dibattiti fulcro è il dispotismo (arabo zulm, turco zulüm) Esso ha un effetto sulla vita della persona: vi è l’aumento della tassazione, negazione della libertà, censurazione della stampa; tutto ciò rende impossibile un dibattito politico, ma ve ne sono comunque di clandestini lontano dalla sede del potere. Yeni osmanilar(1865): movimento dei giovani ottomani che si pone contro il potere dispotico. Erano dei giovani intellettuali che avevano chiaro il senso della politca e dunque gli effetti del dispotismo e in virtù di ciò facevano grandi pressioni al potere centrale, cercando in tutti i modi di distruggere il potere autocratico.Il dispotismo comportava un grande disagio per il popoli, ossia quello di non essere rappresentato. In tutta risposta la classe diregente di difende affermando di voler fare delle riforme. Le rivendicazioni dei giovani ottomani erano: ­promulgazione di una costituzione che estendesse i diritti a tutte le fasce. Istituzione di un parlamento(sotto influenza europea).I giovani musulmani ottengono un parlamento e la costituzione,(dura un anno) dopo varie persucuzioni il gruppo è sciolto e i molti fuggono in egitto ed europa.I giovani ottomani si basavano sul concetto dell’ottomanismo, ossia sull’appartenenza identitaria all’impero. Abdul­Hamid II regna dal 1876 al 1908, fu un sultano autoritario; sotto il suo governo viene promulgata la Costituzione e istituito il Parlamento, il quale ha due camere: il consiglio dei notabili eletti dal sultano, e il consiglio dei rappresentanti eletti dal popolo. Il Parlamento ebbe vita solo un anno. L’azione di riforma del sultano porta delle migliorie a livello infrastrutturale: nasce la rete ferroviaria, che provoca però un forte indebitamento poiché gli ottomani si fanno finanziare dall’Europa. Anche l’istruzione viene riformata, viene infatti garantita l’istruzione gratuita, resa obbligatoria la scuola primaria, e allargato il diritto allo studio anche alle donne.

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Gli Yeni Türkler (=giovani turchi) ribalteranno il potere e se ne approprieranno nel 1908, tramite una rivolta pacifica, che reistaurerà la costituzione abolita nel 1877. Essi governeranno insieme al comitato Unione e Progresso, saranno mantenuti dei sultani fantocci per dare una parvenza di unità politica e spirituale. Nasce dunque la Repubblica Turca. PANTURCHISMO → fa leva su un’etnia turca, quella anatolica, che si oppone a quella occidentale. Questa ideologia dà vita al Movimento Nazionalista. [Oggi il panturchismo è ancora abbastanza forte in Turchia, Caucaso (soprattutto Azerbaigian) e Asia centrale (Uzbekistan, Turkmenistan, Tagikistan, Kirghizistan, Kazakistan). Tra i movimenti che ancora oggi si ispirano a questa ideologia ci sono il partito turco dettoMovimento nazionale e i Lupi grigi.] PANISLAMISMO → è un pensiero politico e religioso che auspica l'unione politica di tutti i popoli islamici in un'unica istituzione statale, cioè la Dār al­Islām. Il movimento nasce come reazione all'espansionismo occidentale e rivendica di essere una difesa antimperialista e anticolonialista. Difeso dai sultani ottomani, che vogliono porsi garanti di tutti musulmani, il pensiero panislamista iniziò ad acquistare peso dopo la prima guerra mondiale, influenzando il programma politico del primo movimento islamista della storia moderna dell'Islam, i Fratelli Musulmani. L’impero ottomano crolla durante la prima guerra mondiale. Sykes­Picot: siglato nel 1916, si tratta dui una spartizione a tavolino di aree geografiche dell’impero turco attuate da Francia e Inghilterra. Alla prima vengono assegnate Siria e Libano, alla seconda Palestina e Iraq. Quattro anni più tardi vi sarà il trattato di Sevres, attraverso il quale l’impero ottomano perde tutte le province non turche; la Francia si impone definitivamente sulla Siria e L’Inghilterra su Iraq e Palestina. A ciò consegue una vera e propria imposizione militare per rendere impotente l’esercito turco. Abū’l­Qāsim Sa’d Allāh fu uno storico che contrastò la teoria secondo la quale il nazionalismo riguardò solo l’occidente, per dimostrare la sua tesi prese come esempio l’eroica lotta dell’Algeria contro la Francia, che agisce per un forte sentimento d’appartenenza. 1835 ­ La Francia invade l’Algeria che prontamente risponde, sotto la guida del carismatico Al­Amir ‘Abd al­Qādir al­Jazā’irī. L’Algeria non è un juz’ , ossia porzione, non combatte dunque solo per se stessa, ma in una visione più ampia, che riguarda il mondo arabo musulmano.

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Lezione 12 18­05­15

Lo smembramento dell’Impero Ottomano

Sebbene al sultano deposto, ‘Abd al­Majìd II verrà riconosciuto il titolo di califfo fino al 1924, l’impero ottomano crollerà con la sconfitta subita nella Prima guerra mondiale e con la conseguente parcellizzazione, che avverrà attraverso il trattato di Sèvres (1920). Le potenze alleate Francia, Giappone, Grecia, Italia, Regno Unito, disegnarono a tavolino i confini di un territorio che non era pronto a riceverli. [durante la colonizzazione dei territori dell’Impero, da parte dei coloni vi fu molta attenzione verso le materie prime che gli stessi ottomani erano costretti a vendere e ricomprare per pagare i debiti] Nel 1920 nasce il Libano sotto l’epoca del mandato francese. waṭan = patria; *indicante il legame che intercorre tra l’individuo e il luogo di appartenenza o che ti ospita. → Questo termine trascende i confini odierni e risale il mondo arabo antico, poiché unità e potere locale si vengono a perdere con la colonizzazione, quando le grandi potenze si ritagliavano fette di potere, nascondendolo sotto una forma di autonomia che in realtà non era tale.

parcellizzazione dei confini territoriali

differenze etnico confessionali (una delle quali porta alla formazione del partito Ba‘th) __________________________________________________________________________ Baššār al­Asad, leader assoluto della Siria dal 2000, successore e figlio di Ḥāfiẓ al­Asad è più aperto di lui; fa parte degli alawiti (il termine ʿAlawī mostra la loro reverenza ad ʿAlī). [Gli alawiti nacquero da un distaccamento dagli sciiti duodecimani nel IX secolo. Fanno risalire le loro origini all'undicesimo Imam, al­Ḥasan al­ʿAskarī, e al suo pupillo Ibn Nuṣayr che si proclamò suo rappresentante o bāb (porta). La setta sembra sia stata organizzata da un seguace di Ibn Nuṣayr noto come al­Khaṣībī, che morì ad Aleppo attorno al 969.] Baššār al­Asad fa parte del partito arabo socialista Baʿth ,(بعث) costituito nel secondo dopoguerra, che in Siria riesce ancora a mantenere il controllo. __________________________________________________________________________

ṭā’ifiyyah = suddivisione su basi religiose

taǧzi’a = suddivisione in parti

ǧuz‘ = parte, suddivisione

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waṭaniyya → sentimento patriottico Il fenomeno nazionalistico nasce e si confronta con :

­ relazioni arabi/turchi­ottomani, quando si inizia a contrastare il dispotismo poiché gli arabi avvertono gli ottomani come una potenza straniera, la prima potenza coloniale.

­ relazioni arabi/europa; tafaǧan‘ = francesizzazione. Qawmiyya = nazionalismo, che durante il periodo coloniale fa riferimento all’unione dei territori → da Qawm = nazione, come etnia o popolazione; il termine *indica il legame che intercorre tra gli individui. Il senso di Qawmiyya si estende all’intera dimensione del mondo arabo; esiste un legame implicito tra questo termine e un altro: ‘urūba = arabicità, ovvero l’essere arabo; ciò implica: I → lingua araba II → islām III → patrimonio storico condiviso Con il colonialismo il confronto con l’Europa è inevitabile! Gli arabi escono dall’esperienza ottomana riconoscendo la propria arretratezza nei confronti della potenza europea. Essi sentono dunque il bisogno di una nuova riforma, più peculiare alle proprie esigenze di quel momento. Alcuni arabi hanno dimenticato l’uso corretto della lingua; come fare, di conseguenza, a leggere e interpretare correttamente il Corano? Urge un’opera di recupero!* → nascono enti per lo studio della lingua, scuole, ecc.

iṣlāḥ / ifsād

*iṣlāḥ → riforma, come risanamento ifsād → disordine e corruzione; nasce da negligenza ed errori dell’uomo, come per esempio dai sovrani ottomani [ “se il cuore è malato, come non possono essere malati anche i ventricoli…” M. Kurd ‘Ali ] __________________________________________________________________________ Viene dato un nuovo valore a quello che è la storiografia, dando spazio alla storia dei singoli territori, rianalizzando gli eventi sotto una nuova luce! → riscrittura della storia, letta con occhi diversi.

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Tra i vari generi ci sono le yawmiyyāt = una cronaca quotidiana per tener conto dei mutamenti sensibili che avvengono ogni giorno.

ḥawādith = relazioni di eventi Le storie locali analizzano la storia di un intero territorio. Uno scrittore siro­libanese è Amīn al­rītḥānī, che visse tra la metà del XIX sec e la metà dello scorso; egli si allontana dal waṭan arabo per arrivare in America. Fa parte dunque dei muhāǧir (coloro che compiono un viaggio allontanandosi dalla patria). Egli scrive un testo: La Siria Storica, in cui parla delle nakabāt, le catastrofi, i disastri, a cui gli arabi non hanno saputo far fronte e susseguitisi da prima dell’islam fino all’epoca contemporanea.

nakbat → giorno della commemorazione delle catastrofi

__________________________________________________________________________ intidāb = mandato In seguito alla separazione dell’impero ottomano, l’ONU decide che la Francia entri in Siria e assuma le redini del potere, che doveva essere transitorio e durare poco, ma che in realtà durò ben 25 anni → 1920 ­ 1945 Con la presenza armata dei paesi coloniali nei territori gradualmente si tenderà ad un adattamento del modello politico a quello occidentale. I colonizzatori volevano trarre benefici dalle materie prime dei territori sottomessi, e per riuscire a governarli meglio, li divideranno a loro piacimento. Questo successe all’Algeria, all’Egitto, alla Siria, alla Tunisia, che solo gradualmente riescono a guadagnarsi l’autonomia, oistiqlāl = fine di un processo, raggiungere l’autonomia, con l’espulsione dei coloni. L’autonomia algerina si realizza il 5 luglio del 1962, dopo una battaglia decennale contro i coloni francesi. Lo scontro si svolse principalmente in Algeria ma, a partire dal 1958, il FLN(Front de Libération Nationale) decise di aprire un secondo fronte in Francia, scatenando una serie di attentati.

[Quando nasceranno dei partiti, saranno costruiti sul modello europeo, per forza di cose]

Non tutti sono propensi all’aprirsi all’Europa: si creeranno situazioni in cui si cerca di ritornare alle origini e alle tradizioni proprie. [taqaddum = progresso] I FRATELLI MUSULMANI → اإلخوان المسلمون (al­Iḫwān al­Muslimūn) [Sono oggi diffusi soprattutto in Egitto (Partito Libertà e Giustizia) e in Palestina (Hamas). Sono stati dichiarati fuorilegge, in quanto considerati un'organizzazione terroristica, da parte dei governi dei seguenti paesi: Bahrain, Egitto,Russia,Siria,Arabia Saudita,Emirati Arabi Uniti,Tagikistan eUzbekistan. Godono invece di cospicui finanziamenti e protezione più o meno esplicita da parte del governo del Qatar. ]

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Una militanza intransigente e radicale che nacque in Egitto nel 1928 con al­ḥasan al­bannā, per contrastare il potere britannico sulla base di ideologie sull’islam estremiste rispetto alla tradizione. Daranno paradossalmente appoggio agli Ufficiali Liberi da cui nascerà la repubblica: nel 1952 attuano un colpo di Stato, guidati da al­Nāṣer e proclamano la repubblica. Nel 1956 l’Egitto conseguì la piena indipendenza (già avvenuta formalmente nel 1922) con la fine del condominio anglo­egiziano sul Sudan e la nazionalizzazione del Canale di Suez. [I testi di faḍā’il (= virtù) si legano al necessario recupero della cultura di un certo luogo, soprattutto se di quel luogo si sta perdendo la memoria. La loro funzione è quella di offrire degli stimoli per ripristinare quanto perso; parallelamente le opere di riḥla raccontano i luoghi.]

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Lezione 10

‘Ilm al­Iǧtimā‘ scienza della società

SOCIOLOGIA → studio delle società e delle relazioni tra individui, quanto essi influiscono. Nasce in Francia, nel 1837 con Comte il padre del positivismo (che si basa su un approccio totalmente scientifico: osservazione, ipotesi, verifica), in contesto europeo e in una società aperta al cambiamento: dopo le rivoluzioni francese e industriale, cambiano le ideologie e il modo di fare economia, la società, l’idea di città (fenomeni di migrazione). Colonizzazione dei paesi arabi Isti‘mār = occupazione, colonizzazione → dare vita ad amministrazioni di tipo occidentale 1798 Napoleone giunge in Egitto e l’elitè religiosa degli Ulemā si ritroverà a confronto con quella europea. I coloni si propongono come portatori di conoscenze scientifiche e di idee di libertà, uguaglianza che iniziano a permeare in questi paesi; con questi anche la sociologia. Sotto il controllo dell’impero romano, si verificano delle riforme nel periodo del 1800; Istanbul e Anatolia ritenevano di essere autosufficienti ma nel momento di crisi l’impero guarda all’Europa cercando di prendere le armi culturali e svilupparle in proprio. Trapiantando la sociologia in contesto arabo­musulmano però, vengono fuori 3 punti di crisi:

­ crisi della società → non ben delineata e territorio molto esteso; ­ crisi della disciplina → la sociologia non è capace di descrivere in maniera chiara; ­ crisi del sociologo → non può mettere delle regole per le relazioni sociali poiché è

davanti a una società multiforme. Sebbene siano arrivate idee di libertà oggi non si può parlare di democrazia; i primi sociologi si formano in contesti francesi e poi se ne introduce lo studio partendo da fonti arabe. I temi trattati sono: petrolio, migrazione, ma nessun approfondimento su religione, politica, libertà. Lo stato arabo è neopatrimoniale: ha un leader carismatico che tende ad affermare i poteri sotto la sua figura, che può favorire un elitè e può introdurre anche la sua famiglia come accade in Marocco o in Iraq con Saddam Hussain. La società non è libera nemmeno di scioperare e se tattasse temi di politica e religione verrebbero censurati. Questo è accaduto per esempio a Mansur Fahmi, un professore arabo quando riconobbe un auto­favoritismo di Muhammad nel Corano.

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Necessità di decolonizzazione dall’occidente, critica all’orientalismo che nasce nel XIX sec in contesto europeo: modo di studiare l’oriente attraverso la letteratura, per esempio. Le Mille e una Notte viene tradotto e inizia a nascere una visione distorta dell’oriente. Nel 1978, Albert Ḥūrānī definisce l’orientalismo come una “visione distorta”, come fosse una costruzione erronea da parte dell’occidente.

La sociologia araba deve rinascere dal mondo arabo stesso!

[Verso la fine del 1400, Ibn Khaldun è il primo che nella sua “Storia Universale”, in particolare nella introduzione (muqaddima) fa una riflessione sulla società arabo­musulmana andalusa → sociologia antelitteram] _________________________________________________________________________ 1­ La CREAZIONE

sura 30, dei romani v. 20 ­ 21 → “prima Dio forma l’uomo dalla polvere e da quella stessa, poi la donna”

sura della stella Nel v. 45 viene sottolineato come l’uomo viene creato prima della donna.

sura 39, delle schiere v. 6 → “Ei v’ha creato da una persona sola, poi ne trasse la sua sposa” [il termine zauǧ può significare coniuge, sposo, coppia → viene dunque considerata contemporaneamente l’unitaria e duplice essenza della coppia, che è due e uno allo stesso tempo.] 2 ­ OMOSESSUALITA’ e SHARI‘A Uno studioso musulmano fa una riflessione sull’omosessualità: anche se essi sono due uomini o due donne, non vuol dire che non possano trovare un equilibrio, dato che ogni individuo ha in sé una duplicità, ossia una parte femminile e una maschile. Nel Corano si parla della gente di Lot, un profeta, nipote di Abramo; vengono usati termini quali turpitudine e libidine, poiché accusati di aver compiuto atti impuri:

sura 7, del limbo v. 81 → “Vi accostate con desiderio agli uomini piuttosto che alle donne. Sì, siete un popolo di trasgressori"

sura 26, dei poeti v. 169 → “Signore salvami e la salva la mia gente dal loro turpe agire”

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Quello che condannano queste frasi sono le pratiche in sé, poiché non dedite alla procreazione, come anche sono proibite tra un uomo e una donna sposati o non. La Sharia sostiene per l’omosessualità una punizione, la zinā, ovvero 100 frustate; la stessa che per l’adulterio, fornicazione e prostituzione. La pena esatta, poi, varia a seconda del paese: in Arabia Saudita vi è la pena di morte; negli Emirati Arabi non è espressa esplicitamente; nel Qatar e in Kuwait la prigionia; in Egitto e in Marocco sono più tolleranti. La Sharia è tutt’ora in vigore, ma in ogni paese si è sviluppato un sistema dualistico che deve comunque accontentare la consuetudine: la legge politica di pari passo con quella religiosa! Il Marocco è più tollerante ma mai quanto lo fu nel 1800. Era un vero paradiso per la libertà sessuale. Molta di quella libertà è stata spazzata via dall’avvento del colonialismo e dalle ideologie cristiane. Per quanto riguarda la lapidazione, nel Corano non se ne parla mai! Fu il secondo califfo ben guidato, ‘Umar, a introdurla; da lì il preconcetto di questa usanza come tipica islamica. L’omosessualità è presente anche prima dell’Islam, ma è stata vista sempre come devianza. L’Islam cerca di correggere alcune pratiche come questa, come anche l’uso di sostanze inebrianti come l’alcol, ma ciò non vuol dire che ciò è rispettato del tutto. Quello che è veramente importante da capire è se l’Islam punisce l’uomo, la pratica o l’intenzione. (Certo è che l’intenzione → niyya ricopre un ruolo di una certa importanza). 3 ­ l’ HAREM e le donne ḥaram fa riferimento ad un luogo sacro, inviolabile; erano dei luoghi atti a proteggere le donne. In epoca omayyade, abbaside e anche tra gli ottomani erano le stanze in cui si trovavano le donne del califfo, ovvero mogli, figlie e concubine. Le donne della Ahl al­bayt godevano inoltre di un particolare statuto, e per distinguersi dalle altre portavano il velo, usanza appresa in Siria dalle matrone bizantine. A oggi, in alcuni paesi più moderni, tra cui Siria, Libano, Egitto, alcune donne non lo portano più, ma ciò dipende anche dal consenso della famiglia. [In Arabia Saudita è un’aberrazione il fatto che la donna non possa guidare.] [A volte, le donne in epoca preislamica, durante periodi di crisi, venivano uccise poiché forza lavoro mancante.]

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4­ La POLIGAMIA e il matrimonio La poligamia nasce come risoluzione di un problema, in seguito alla battaglia di Uḥud (625) quando, in seguito a una schiacciante sconfitta vengono a mancare tanti uomini; molti bambini rimangono orfani, e molte donne vedove. Adesso questa pratica è scemata; in Tunisia, addirittura, proibita. Il Corano ha sempre considerato il matrimonio come un dovere, per due ragioni principali: la procreazione, tramite la quale dare continuità alla Umma; per la famiglia, valore molto importante per i musulmani. Nello statuto personale del cittadino, il matrimonio è descritto come un contratto. Essere celibe o nubile è un oltraggio, è indice di fitna = disordine. La dote viene vista come una ricompensa quando ci si sposa. E’ l’uomo che la dona alla famiglia della sposa. Oggi questo significa molte volte, indipendenza economica della donna. una consuetudine preislamica era quella del matrimonio per piacere → muta‘ nel momento in cui un uomo si allontana per un viaggio o per lavoro, poteva avere un matrimonio contrattuale a tempo determinato, che poteva durare, una notte come anche mesi. Tutto questo solamente per legittimizzare l’atto sessuale con un’altra donna.

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[last lesson] Non esiste per gli attuali disordini un’unica chiave di lettura, ma si possono ribadire due termini chiave: EUROPA, con cui vi sono contatti che si sviluppano fino alla nostra epoca, tra cui i flussi migratori e ISLAM, perché non bisogna mai trascurare il dato religioso. Gheddafi, 1969, jamahiriya (=repubblica) ­ diversi partiti si fanno portavoce del popolo ­ democrazia come modello di importazione dal 1800/1900 e riformulato ­ tafaǧan‘ → francesizzazione, acculturazione La acculturazione, intesa quasi al fine di civilizzare, può avvenire in due modi: può essere imposta o meno; nel periodo coloniale è imposta, ma già con la campagna napoleonica e la costruzione di biblioteche aveva cominciato a veicolare un po di cultura occidentale. Date le condizioni di arretratezza in cui vivono i popoli arabi dal colonialismo in poi, essi vogliono rigettare i contenuti nuovi e ritornare alle origini. Vi sono casi rigetto e di accettazione o di mediazione, ma occorrono dei filtri per capire ciò che può essere nocivo o meno: vengono interrogati gli ‘ulāma. Il confronto è frutto di fondamentalismo (ritorno alle origini); molti gruppi attivi nel mondo arabo affrontano questo attraverso una interpretazione letterale. Altri hanno un atteggiamento riformista che intende reinterpretare l’Islam per ricondurlo alla purezza originaria considerata garanzia di promozione socio­economica . “PRIMAVERE ARABE” Si suppone abbiano avuto effetto domino Un tunisino, vessato dalle tasse, decide di darsi fuoco, e scoppiano altri casi come per esempio quelli di violenza nelle cave. Si è parlato di risveglio, perchè è sembrato che questo partisse dalla gente, che chiedeva la caduta del potere, ma la situazione adesso è peggio di prima. Bisogna avere dei filtri quando si leggono gli articoli di stampa italiana. Sono le cosiddette primavere arabe ma difatti non è così nella reazione della popolazione, come i commercianti in Siria, che rifiutano le contestazioni. La verità è che molti occidentali erano presenti (vedi caso muos); al governo occidentale, in accordo con Arabia Saudita e Yemen, interessa mantenere le basi di controllo su quelle aree. Si sta creando deliberatamente un’intera area per ridisegnare una mappa del mondo arabo, vedono l’islam come un nemico.

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attaccare la diversità → definire sè stessi

I 5 PILASTRI dell’ISLAM I → Shaada: La ilaha illa allah wa muhammad rasulu llah II → preghiera canonica (salat, la quale è un atto di fede, ‘ibāda) III → sazagat: elemosina rituale, diversa da ṣadaqa, quella spontanea IV → digiuno: ṣawn o ṣiyām, nel mese di Ramadan V → pellegrinaggio, hajj verso la Mecca ISLAMISMO Questi movimenti hanno delle caratteristiche, partono da una tendenza di un fondamentalismo religioso per tornare a un principio primo. Volontà di attuare un progetto politico, economico sociale → impossibilità di accedere al potere data la presenza di elite con maggiore controllo. Si sviluppano in aree che hanno subito processi di colonizzazione e decolonizzazione traumatici. [Il fatto di non poter accedere al potere è una delle cause scatenanti, perché gli islamisti fanno leva su queste insofferenze sociali. Il fatto che la gente comune non possa accedere al potere crea malumori, disagi etc, quindi gli islamisti voglio dare una "speranza/possibilità" alla gente comune di farsi avanti e raggiungere il potere. Il potere solitamente è, infatti, nelle mani di élite, gli intimi dei vari governanti di turno, per intenderci e quindi la gente spera in questi nuovi movimenti di rivolta per avere una voce in capitolo, poter farsi avanti, poi i risultati sono quelli che sono... però le intenzioni sarebbero queste!]

FONDAMENTALISMO Nasce con l’orientamento protestante, che voleva un ritorno alla tradizione, ma non c’era una tendenza violenta come nell’islamismo. movimento wahabita, XVIII sec, mirava a una lettura radicale del Corano e movimento salafita nel XIX che ricerca la spiritualità; entrambi volevano dare delle risposte e nuove proposte.

[salafiyya da al­salaf (genitori) e al­ṣāliḥ (genuino)]

Negli anni 80’ c’è un’apertura → LIBERALISMO (Mubarak e Burai) Punti in comune tra ISLAMISMO e FONDAMENTALISMO: ritorno alla religione pura e progetto politico economico e sociale che dà accesso al potere.

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TRADIZIONALISMO

fa riferimento agli ‘ulama, i detentori dell’islam. Quando si impiantano regimi a volte

sono illeggittimi e per confermarsi avevano bisogno di conferme dagli ulama → rapporti di clientelismo. Quando viene proposta una nuova legge, gli ulama a volte bloccano.

INTEGRALISMO nasce in ambito cristiano nel concilio vaticano, quando per esempio

alcuni mostrano mentalità retrograda riguardo al togliere la messa in latino. il termine viene esportato poi come se fosse sinonimo si islamico, ma non lo è!

Non esiste il concetto di islamismo nella lingua araba, è un concetto nostro che di islam

ha poco. Alcuni dicono che la religione è un pretesto. In questo termine si includono anche le tendenze terroristiche→ terrorismo islamico

islamista è lo studioso di islam

fondamentalismo sfocia nei fratelli musulmani 1928 in Egitto, come voce contradditoria

all’occupazione britannica, con Hasan al­Banna, si diffonde in Siria e nel Sudan, ha un progetto benefico che appoggia le necessità del popolo egiziano, nel 1969 viene assassinato al­Banna, da Nasser che perseguita i fratelli musulmani. Si inizia a reagire violentemente.

Guerra dei sei giorni 1977 ­ Egitto e Israele, che prende il Sinai

anni 80 ­ anzioni più violente

1981 ­ uno dei movimenti che nasce dalla divisione dei fratelli si chiama al­Jihad,

assassina Sadat, il successore di Nasser

Cosa spinge questi movimenti ad unirsi?

puntano su disoccupazione, povertà, assenza di sanità, nelle rivolte ci sono anche delle

donne. su questi punti deboli si ha la coesione, sia chi organizza che chi si aggrega sono giovani istruiti, che sfociano poi nel fanatismo.

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ULEMA

Nel periodo in cui tradizione e modernità costituirono aspetti caratterizzanti il dibattito sui

problemi posti dalla relazione islam arabismo, il ruolo degli ulema (uomini di scienza) attivi nelle grandi città fu notevole. Prendiamo in esame il caso di Beirut, che a metà del secolo XIX poteva considerarsi un borgo attorno al suo porto, ma che dal 1860 ebbe un periodo di forte impulso per lo sviluppo, dovuto all’immigrazione di famiglie provenienti dalla Siria interna e dal forte contatto con l’Europa. Quando nel 1890 lo shayk egiziano Abd al­Rahman Bey Sāmī visitò la città, diede a Beirut l’appellativo di “insenatura e fiore della Siria”.

Fu la presenza e il ruolo degli ulema a esprimere le contraddizioni derivate dal difficile

adattamento alle novità dell’epoca. Nella rihla di al­Qayātī, il primo capitolo è dedicato proprio a queste figure. L’autore egiziano affermava che gli ulema costituirono un corpo numeroso e variegato di figure legate alle istituzioni e alle madāris. Sebbene, conseguentemente al processo di modernizzazione subirono formalmente una marginalizzazione, essi mantennero il proprio ruolo di referenza e consulenza per la politica e l’autorità costituita. Da ciò il ‘ālim otteneva beneficio grazie ad elargizioni finanziarie provenienti dalle autorità ottomane e dal sistema delle awqāf (beni religiosi, pl. di waqf). Quindi, nonostante le novità apportate ai codici giudiziari, essi continuarono ad esercitare un fondamentale ruolo di continuità col passato. Basti pensare all’importanza che continua ad avere un fatwā nel determinare costumi e comportamenti socio­giuridici ancora nel XIX sec.

[Con il termine fatwā (parere consultivo) si intende la risposta data a unqāḍī,giudice, da unfaqīh (esperto

di legge coranica), quando questi sia interpellato per conoscere quale sia l'orientamento sciaraitico prevalente riguardo ad una certa fattispecie giuridica. Quando si tratta di liceità di un comportamento, il faqīh viene detto muftī.]

Tra gli ulema vi erano però anche personalità più aperte alle novità,una di queste: lo

shayk Tahir al­Gaza’iri. Egli sosteneva che l’opera di cambiamento si sarebbe rivelata feconda se si fossero raccolti sistematicamente quei dati proficui in fatto di novità e si si fosse fatto uso di quelle scienze moderne utili alla riforma della società musulmana. Si sarebbe dovuto inoltre analizzare e interpretare il tutto basandosi sullo studio delle scienze sociali e politiche indispensabili al progresso e alla lotta contro le tradizioni cristallizzate. In sintesi si sarebbe dovuto valorizzare il nesso tra Islam e scienza su cui si era fondata la stessa civiltà arabo­islamica.

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Interessante è anche la visione che al­Gaza’iri aveva sull’amor di patria, wataniyya, che

considerava una grande virtù. Egli ribadiva il nesso inscindibile il suddetto patriottismo e l’umanesimo islamico, e tra visione islamica e interesse della comunità a partecipare al progresso.

Watan= Haqq (diritto)

In riferimento al corano egli sottolineava che un credente era legato all’altro derivandone

l’affetto sincero dell’uomo verso la propria watan; di conseguenza era convinto che una equilibrata propensione per la wataniyya potesse avere un senso solo all’interno di una cornice politico istituzionale dominata da un governante giusto ed equilibrato.

Analizziamo adesso una fatwa dettata dal muftì Muhammad ‘Abduh sul nazionalismo ed

etnia. La domanda ad egli posta era: qual è la nostra nazionalità? Il resposto affermava che : “ la legge islamica si è fondata su un unico fondamento, che è il dovere di ogni musulmano di legarsi ad essa.Poco importa dove questi risieda; il watan per il musulmano che vive in un paese musulmano è il luogo dove egli si prefigge di risiedere, dove adotta il sistema di vita.

L’idea di nazionalità/cittadinanza ( al­ginsiyyah) non è nota nell’ Islam; tale idea delle

nazioni europee somiglia a ciò che gli arabi indicano con il nome di ‘asabiyya: vincolo di coloro che appartengono a una stessa tribù. L’ avvento dell’Islam ha invalidato tale vincolo cancellandone i segni e ha reso uguali i musulmani nei diritti e nei doveri.

Un’altra personalità importante fu Abd al­Qadir al­Maghribi. Critico nei confronti dell’

autoritarismo ottomano, considerato corrotto, si trasfer’ nel 1905 in Egitto, collaborando con importanti giornali. I suoi articoli riguardavano il bisogno di riforma dal punto di vista sociale e politico del governo e dell’amministrazione, della famiglia e della donna. Un punto chiave del suo pensiero riguardò la pratica dell’ Inqilab che interessava i primi anni del 20esimo secolo diversi governi dei paesi islamici dall’impero ottomano all’Iran, Afghanistan, Marocco.Egli ribadiva che il movimento riformatore riguardasse il sistema di insegnamento e il miglioramento della società, da intendersi come un ritorno alla genuinità della fede e all’agilità del metodo educativo del metodo educativo dei primi tempi dell’Islam.Con ciò sosteneva, contro gli oppositori del movimento riformista, che riforma non significava annacquare il proprio essere musulmano.

Scriveva Khayr al­ Din nel suo saggio sulle riforme necessarie agli stati musulmani in

polemica con certi ulema contrari alla recezione di apporti esterni: “Se ciò che arriva da

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fuori è buono ed in sè conforme alla ragione, ed ha a che fare con quanto già esistito presso di noi, non solo non c’è motivo di respingerlo e di non prenderlo in cosiderazione, ma al contrario è nostro dovere accettarlo e approfittarne.

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La Formazione del Pensiero Nazionale Arabo al­qawmiyyah al­‘arabiyyah

La principale opera di ʿAbd al­ʿAzīz al­Dūrī ha introdotto un nuovo elemento di discussione in ambito arabo­islamico: lo studio del processo di formazione del nazionalismo arabo, come punto di arrivo di un processo di costruzione della coscienza araba; e la relazione tra arabismo e Islam nella storia. Il nazionalismo, qawmiyya, sarebbe per lui la reazione al dominio dei turchi­ottomani e alla spartizione europea dell’Asia araba, seguita dalla dissoluzione dell’impero ottomano. “La nazione araba è araba per lingua, islamica per eredità culturale. Si è formata nel suo cammino storico sulla base della lingua e della cultura. La sua arabicità si basa su ciò” “L’idea di nazione presso gli arabi si è dunque formata attorno al valore della lingua araba, al processo di arabizzazione e islamizzazione a partire dal VII sec. Il patrimonio culturale condiviso e il ruolo nella storia risultano dunque aspetti caratterizzanti. L’Islam è forza motrice dell’arabismo, soprattutto quando gli arabi­musulmani incontrarono gli altri non­arabi in Asia e in Africa settentrionale che si lasciarono arabizzare”. Scrive Sa‘ad Allah: La patria araba ha sempre rappresentato un’unità perfetta, fino al 1835 essa era sotto l’influenza spirituale del califfato islamico ottomano. Fino a quel momento non si era manifestato nessun movimento nazionale in senso moderno del termine, basato sulla risposta attiva al pericolo straniero. L’Algeria fu, dal 1830, il primo territorio della patria araba ad essere interessato da questo pericolo. La resistenza araba in Algeria, contro l’occupazione francese va considerata primo movimento nazionale e dunque elemento di novità nella storia araba moderna. Lo storico algerino cita due figure guida fondamentali per il periodo, tra cui l’emiro ‘Abd al­Qadir al­Gaza’iri, che riunì nella sua opera di combattente e uomo di cultura arabo­islamica l’obbiettivo duplice di libertà e adesione al patrimonio culturale arabo­islamico dell’Algeria. Il rapporto profondo tra islam e arabismo ha costituito lo strumento che ha reso possibile l’organizzazione della resistenza contro l’occupazione straniera; ruolo che è stato continuativo fino al momento in cui islam e arabismo sono stati considerati separatamente dalle potenze europee, all’indomani della Prima guerra mondiale. Il marocchino ‘Allah al­Fasi considerava il Maghrib arabo come un’ala del mondo arabo tutto; per questo motivo il legame tra la lotta nel maghrib e la più generale lotta coloniale non riguardava solo una questione di solidarietà, ma era la lotta degli arabi e dei musulmani contro i tentativi coloniali francesi, tendenti ad estirpare l’arabismo e l’islam dal maghrib, era la lotta contro a tagzi’a, disunità. La Francia, infatti, ha tentato di creare dal nulla l’artificiosa separazione etnica tra arabi e berberi, secondo loro figli originari del paese. Ma, ribadisce al­Fasi, “gli arabi costituiscono una nazione unica (umma wahida) che supera le distinzioni razziali”.

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Per egli, la causa principale del disastro di Palestina era da individuare nella debolezza delle èlite dirigenti; infatti, la classe politica post­coloniale sarebbe stata troppo acculturata e lontana dagli ideali dell’Islam. La nakba dunque è stata prodotta dal fatto che lo spirito dell’unità islamica è stato indebolito a favore del nazionalismo ristretto (qawmiyya dayyiqa). La Palestina è stata separata dalla patria siriana secondo una visione coloniale di tipo confessionale, per cui vi sarebbe una Siria interna musulmana, un Libano cristiano e una Palestina ebraica. La spartizione coloniale dell’Asia araba, all’indomani della Grande Guerra mondiale, da parte di Francia e Gran Bretagna, formalmente sottoposta a “Mandati” secondo la società delle Nazioni Unite introdusse, esasperandolo, l’elemento della tagzi’a. Le manipolazioni operate da tali potenze sulla composita società e sulle piccole nazionalità, tesero ad esaltare lo spirito di ta‘assub (concepito negativamente come sentimento di solidarietà di gruppo etnico confessionale) contrapposto al movimento nazionale siriano e arabo unitario in generale. Secondo Ettore Rossi infatti, queste divisioni “hanno ostacolato l’azione concorde e favorito le competizioni locali, le lotte personali, i maneggi elettorali”. Nel gennaio 1920, l’emiro Faysal dichiarava di non aver accettato e di non accettare mai alcun accordo che non si fondi sull’indipendenza della Siria e dei paesi arabi. Nel trattato di pace firmato nell’agosto dello stesso anno a Sévres, tra le potenze europee e la Turchia, si recita: “sarà costituita una Commissione per tracciare sul terreno la frontiera”, come applicazione del principio coltivato da tempo del break­up dell’impero ottomano, per cancellare l’antica tradizione unitaria della coscienza araba. Si ricorda che l’accordo segreto anglo­francese Sykes­Picot, si rivelò per gli arabi, non appena scoperto, “a shocking document”. Nel 1958 fu proclamata la Repubblica Araba Unita tra Siria e Egitto, e successivamente la Federazione araba tra Giordania e Iraq. Nel 1973 si stampava a Bengasi, in Libia Il nazionalismo arabo tra sfida e reazione, nel quale si analizza il concetto di qawmiyya al arabiyya tenendo conto delle quattro tappe della sua formazione: 1­ al­‘uruba, che ha avuto inizio con l’avvento dell’Islam ed è durata fino agli inizi della dominazione ottomana, ed è stata alla base dell’appello al nazionalismo arabo. 2­ la Lega islamica, nel periodo compreso tra gli inizi del dominio ottomano (1517) fino alla caduta del sultano Abdulhamid nel 1908. In questo periodo gli arabi avvertirono di essere parte di un grande stato islamico quale era quello ottomani e si unirono per riaffermare il proprio ruolo all’interno della moderna civiltà contro il colonialismo occidentale. 3­ riappropriazione del concetto arabo di nazionalismo, che va dal 1909 alla rivoluzione nasseriana del 1952. 4­ unità geografica, che ha valore sia nella parte asiatica che in quella africana.

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Qawmiyya→ al­umma ≠ al­dawla → ordinamento politico con principi e leggi precise

­ lingua araba ­ unità storica ­ unità dell’origine e del gruppo etnico ­ unità geografica ­ complementarietà economica(a condizione che le ricchezze degli arabi restino nelle loro

mani) Per la gran parte degli studiosi arabi l’uso del termine qawmiyya si sarebbe affermato nel pensiero arabo politico agli inizi del XX secolo, negli anni della rivolta dello sharif al­Husayn della mecca contro l’impero ottomano. Dopo il crollo dell’impero ottomano gli arabi furono alla ricerca di un nuovo legame nazionale: qawmilla prende il posto di al­milla. Scrive al­Husari che “la qawmilla è il legame del singolo con l’insieme di uomini mentre la patria,wataniyya è il legame del singolo con una porzione di terra . La lingua è il più importante dei legami che lega il singolo uomo all’altro, essa forma lo spirito della nazione e la sua vita. La lingua araba si è diffusa grazie alla religione islamica, da considerare tra i legami principali”. Tenendo conto di queste affermazioni al­Duri sosteneva che al­Husari è stato il primo a porre in modo organico una teoria del nazionalismo arabo e a fare appello alla completa unità araba.

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Fedeltà ottomana e coscienza araba

Ra’if Khuri ,intellettuale considerato democratico rivoluzionario attivo negli anni 30,riconosceva quanto fosse difficile definire il tipo di apporto delle idee della rivoluzione francese sugli sviluppi del pensiero arabo moderno. E’ sufficiente dire che la rivoluzione francese abbia aiutato l ‘avvento di rivoluzioni patriottiche di indipendenza contro il potere ottomano? Egli esprimeva la consapevolezza che la ricezione di tali idee si fosse rivelata al quanto articolata: in alcuni casi esse furono calate con lo sguardo rivolto al corano e all’esperienza dell’Islam dei primi tempi; non a caso il problema del dispotismo e della corruzione venne riletto ricorrendo a dei versetti coranici in cui un faraone è presentato come corrotto, sicché riscoperta politica dell’eredità culturale del passato diventò una necessità. A partire dai primi anni dell’ 800 il Bilad al­Sham fu al centro di un’opera di apertura favorita dalla presenza egiziana nella regione, e fu interessata dal processo di riordinamento voluto dai governi ottomani e dall’elite arabe più consapevoli. Questa trasformazione si accompagnò alla crisi dell’industria locale, causata dalla diffusione di prodotti europei, commercializzati senza trovare ostacoli. A ciò va aggiunta la crisi del commercio regionale. Ciò nonostante, si riconosceva che il commercio e le altre attività economiche continuavano ad espandersi grazie all’opera di modernizzazione dei governanti ottomani. Il conflitto russo­turco del 1877 rallentò l’opera di riordinamento moderno, che riprese con la fine del conflitto stesso. Il sapere era considerato un bene trasferibile e l’azione di prendere a prestito dalla moderna cultura europea, coniugava alla legittimità di cogliere il passato (epoche delle libertà islamiche) nel presente. L’intellettuale riformatore aveva lo scopo di operare per l’interesse della comunità musulmana e di conciliare gli insegnamenti islamici con gli elementi esogeni del tempo(visione Khalduniana). E attraverso la lettura del materiale in lingua araba che va riconsiderata l’evoluzione della storia delle idee nel mondo arabo ottomano, superando la classica visione europea per la quale la modernità e la rinascita del mondo islamico arabo avrebbe avuto avvio solo a seguito della spedizione napoleonica in Egitto (1798).